Festa del Preziosissimo Sangue

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1 Festa del Preziosissimo Sangue La festa di oggi ci offre una porta preziosa per entrare nel Mistero della rivela- zione e della redenzione: l’immagine del sangue percorre tutto l’Antico Testa- mento, ci parla della relazione dell’uomo con Dio, della salvezza che Dio ha ini- ziato con il popolo di Israele e che poi si è compiuta nella Pasqua di Gesù. 1a) Nel Libro del Levitico troviamo più volte la proibizione di gustare il sangue degli animali: dietro c’è l’idea che il sangue è la vita, e la vita appartiene solo a Dio. E quindi che Dio solo può decidere del sangue, perché, se il sangue è la vita, solo il Signore è Signore della vita (Lv 17). La proibizione era così grave e assoluta che la pena per la sua infrazione era la morte: chi mangiava il sangue di un animale, doveva morire. E Dio stesso, tante volte, interviene nella storia per dire che Lui stesso vendicherà il sangue sparso innocentemente. 2a) Proprio perché il sangue è la vita, ha un valore espiatorio. Lo leggiamo chiara- mente in Lv 17,11: “il sangue espia, perché è la vita”. Valore espiatorio significa che in qualche modo ridona alla vita la sua integrità, la sua pienezza: la vita dell’uomo, segnata dal peccato che in qualche modo la muti- la, la impoverisce, viene purificata e rinnovata attraverso il sacrificio del sangue. Il sangue in sé non aveva valore espiatorio. Quello offerto in sacrificio, of- ferto a Dio sull’altare era il sangue che purificava ed espiava. Il sangue veniva asperso sull’altare, per dire che in qualche modo veniva re- stituito a Dio: il sacrificio di un animale nel tempio poteva avere diversi si- gnificati, fra cui proprio questo, di restituire tutto a Dio, di restituirgli la vi- ta. Ed è altrettanto importante che questa offerta di un sacrificio, questa offerta del sangue, aveva senso solo dentro il contesto dell’Alleanza. Anzi, il sacri- ficio veniva offerto proprio per ristabilire quest’alleanza, questa comunione con Dio; perché questa è la vita! La vita dell’uomo è piena solo dentro la comunione con Dio, solo dentro un’alleanza.

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Festa del Preziosissimo Sangue

La festa di oggi ci offre una porta preziosa per entrare nel Mistero della rivela-zione e della redenzione: l’immagine del sangue percorre tutto l’Antico Testa-mento, ci parla della relazione dell’uomo con Dio, della salvezza che Dio ha ini-ziato con il popolo di Israele e che poi si è compiuta nella Pasqua di Gesù. 1a) Nel Libro del Levitico troviamo più volte la proibizione di gustare il sangue degli animali: dietro c’è l’idea che il sangue è la vita, e la vita appartiene solo a Dio. E quindi che Dio solo può decidere del sangue, perché, se il sangue è la vita, solo il Signore è Signore della vita (Lv 17). La proibizione era così grave e assoluta che la pena per la sua infrazione era la morte: chi mangiava il sangue di un animale, doveva morire. E Dio stesso, tante volte, interviene nella storia per dire che Lui stesso vendicherà il sangue sparso innocentemente. 2a) Proprio perché il sangue è la vita, ha un valore espiatorio. Lo leggiamo chiara-mente in Lv 17,11: “il sangue espia, perché è la vita”. Valore espiatorio significa che in qualche modo ridona alla vita la sua integrità, la sua pienezza: la vita dell’uomo, segnata dal peccato che in qualche modo la muti-la, la impoverisce, viene purificata e rinnovata attraverso il sacrificio del sangue.

Il sangue in sé non aveva valore espiatorio. Quello offerto in sacrificio, of-ferto a Dio sull’altare era il sangue che purificava ed espiava. Il sangue veniva asperso sull’altare, per dire che in qualche modo veniva re-stituito a Dio: il sacrificio di un animale nel tempio poteva avere diversi si-gnificati, fra cui proprio questo, di restituire tutto a Dio, di restituirgli la vi-ta.

Ed è altrettanto importante che questa offerta di un sacrificio, questa offerta del sangue, aveva senso solo dentro il contesto dell’Alleanza. Anzi, il sacri-ficio veniva offerto proprio per ristabilire quest’alleanza, questa comunione con Dio; perché questa è la vita! La vita dell’uomo è piena solo dentro la comunione con Dio, solo dentro un’alleanza.

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Nell’AT, quando questa comunione veniva offuscata, era necessario un sa-crificio, era necessario lo spargimento del sangue, l’offerta di una vita, per-ché la vita dell’uomo –cioè la sua alleanza con Dio- tornasse ad essere inte-gra.

Con Gesù, tutto questo si compie, in modo nuovo e definitivo. 1b) È Lui il Signore della vita, è Lui che può decidere della vita dell’uomo, della sua propria vita. E decide di donarla, cioè di spargere questo sangue in sacrificio per tutti. E se nell’AT chi beveva il sangue di un altro essere vivente, doveva essere messo a morte, qui è esattamente il contrario, che proprio questo sangue dà la vita. 2b) Il sangue di Cristo viene versato in sacrificio, per questo la Croce è il vero altare, su cui questo sangue viene versato, per tutti e per sempre. E il sangue di Gesù ha questo valore di espiazione, di rinnovo dell’alleanza, solo perché è versato per amore, in obbedienza al Padre. Nel racconto della cena, nei vangeli sinottici, è molto chiaro e molto forte che donando il suo Sangue, Gesù stabilisce la nuova ed eterna alleanza. La nuova alleanza dell’uomo con Dio passa attraverso il sangue di Gesù, ed è un’alleanza veramente definitiva. Gesù ci dona il suo sangue da bere perché la vita di Dio abiti in noi.

Quando nella Bibbia si usa il termine sangue per parlare dell’uomo (spesso uniti a carne: “carne e sangue”), lo si usa per dire la vita umana nella sua limitatezza. Il dono di Cristo è dato perché la vita di Dio sia innestata in noi, e noi in Lui. Una vita senza fine, eterna. Così non abbiamo più solo un cuore nuovo, o uno spirito nuovo, ma abbia-mo dentro di noi il sangue stesso di Dio, che in qualche modo ci vive den-tro.

Perché questo fosse possibile, Gesù ha versato il suo sangue, perché l’alleanza è un’alleanza d’amore, che si fonda sul dono definitivo di Dio. Per  questo il Risorto può donare la pace. Perché ha versato il suo sangue per la ri-conciliazione tra Dio e il suo popolo, e ora, nel suo sangue, la pace è compiuta. Vorrei finire con un’immagine tratta dal Libro del profeta Ezechiele.

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I capitoli 40-48 di Ezechiele sono capitoli che parlano in modo particolare di cul-to, di offerte, di tempio, di sacrifici. E al capitolo 47 c’è un’immagine molto bella, per cui il profeta vede acqua uscire dal lato destro del tempio. L’immagine è ripresa nel Libro dell’Apocalisse, al capitolo 22. Cosa succede? Succede che il tempio diventa una sorgente. In Apocalisse è il tro-no dell’Agnello ad essere una sorgente, e noi sappiamo che il trono dell’Agnello è la croce. Questa sorgente, piano piano diventa un immenso fiume, un fiume particolare, perché lì dove arriva porta una vita abbondantissima: pesci abbondanti come nel Mar mediterraneo e, sulle sue rive, alberi che portano frutto ogni mese, che non appassiscono, e le cui foglie servono da medicina. Insomma, tutte immagini di vita, di quella vita di cui abbiamo parlato poco fa, di-cendo che il sacrificio del sangue era per la vita, per ridonare la vita in abbondan-za. Ecco, la vita nasce da qui, dal vero santuario, dal vero altare. Come un fiume. Questo fiume arriva fino a noi, oggi. E’ lo stesso fiume, nato il giorno del venerdì santo, con l’offerta in Croce del vero Agnello. Come in Ezechiele 47, basta stare nei suoi paraggi, in riva al fiume, per vivere. Cioè basta lasciarsi raggiungere, lasciarsi toccare e penetrare da questa grazia, da questo dono d’amore. Oggi, questa Eucaristia, non è altro se non questo stesso fiume. Ancora una volta il Sangue di Cristo viene offerto in sacrificio, per noi. E’ lo stesso sacrificio, che oggi ci raggiunge. Ci doni il Signore di stare lì accanto e dentro questo mistero trovare la vita in ab-bondanza. Fra Pierbattista Pizzaballa, ofm Custode di Terra Santa Gerusalemme, 1 luglio 2012