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LANDINI-RENZI, QUEL FILO DIRETTO CHE POTREBBE SPEZZARSI (Massimo Franchi) (il Chiosco) Submitted at 8/29/2014 1:01:49 AM ) 29 agosto 2014 Quando la con-tro-parte chiama, il dovere di un sin-da-ca-li-sta è di andare”. Mau-ri-zio Lan-dini ha sem-pre rispo-sto in que-sto modo quando qual-cuno – e non pochi suoi metal-mec-ca-nici Fiom – hanno cri-ti-cato la scelta di incon-trare Renzi. E così quando mar-tedì il pre-si-dente del Con-si-glio gli ha tele-fo-nato ha inter-rotto la sua breve vacanza nelle Mar-che per pren-dere il treno il giorno dopo e mer-co-ledì scen-dere a Roma. A palazzo Chigi il segre-ta-rio gene-rale della Fiom era già andato altre volte ed è arri-vato dopo che il pre-si-dente del Con-si-glio aveva chie-sto al vice-mi-ni-stro allo Svi-luppo Clau-dio De Vin-centi di illu-strar-gli lo stato delle tante ver-tenze indu-striali aperte. Con Lan-dini ha discusso di que-ste: da Ter-mini Ime-rese a Ilva, da Luc-chini (ieri un ope-raio di Piom-bino ha ini-ziato lo scio-pero della fame per denun-ciare lo spe-gni-mento anche della coke-ria) a Iri-sbus e tutto il set-tore tra-sporti, da Alcoa a Eni, da Alca-tel a Ast di Terni, vicende che rica-dono nel disa-strato set-tore di com-pe-tenza della Fiom. Di tutte sono con-vo-cati i tavoli al mini-stero di via Molise dalla pros-sima set-ti-mana, senza che alcuna sia in via di soluzione. Renzi ha ascol-tato il parere e le indi-ca-zioni di Lan-dini, fedele al giu-di-zio espresso pub-bli-ca-mente più volte che “quando lo sento par-lare imparo sem-pre qual-cosa”. D’altra parte la solu-zione della ver-tenza Elec-tro-lux — l’unica risolta finora dal governo — era arri-vata seguendo un ormai vec-chio cavallo di bat-ta-glia della Fiom: finan-ziare i con-tratti di soli-da-rietà (con soli 15 milioni, però), da pre-fe-rire alla cassa inte-gra-zione per-ché distri-bui-scono il lavoro su più per-sone garan-tendo anche un livello sala-riale più alto. Da parte sua Lan-dini aveva accolto i primi passi del governo Renzi con giu-dizi lusin-ghieri: “Ottanta euro al mese non li abbiamo mai otte-nuti con un rin-novo con-trat-tuale”, ma negli ultimi mesi aveva ini-ziato a cri-ti-care pesan-te-mente l’operato del governo difen-dendo la Cgil sul tema della tra-spa-renza dei bilanci, tirati in ballo da Renzi stesso. Cri-ti-che che però il pre-mier ha messo nel conto, cer-cando comun-que di man-te-nere un rap-porto diretto — sep-pur dia-let-tico — con il lea-der Fiom. L’incontro di mer-co-ledì però muta il qua-dro della situa-zione. Lan-dini ha man-dato una sorta di ulti-ma-tum a Renzi: se nelle prime set-ti-mane di set-tem-bre que-ste crisi – a par-tire da Ter-mini Ime-rese che il pre-mier ha visi-tato “met-ten-doci la fac-cia” davanti al migliaio di lavo-ra-tori dello sta-bi-li-mento i cui can-celli sono chiusi da tre anni – non ver-ranno risolte, la Fiom è pronta alla mobi-li-ta-zione. Lan-dini aveva già annun-ciato la volontà di scio-pe-rare a otto-bre, mobi-li-tando i metal-mec-ca-nici pro-prio per dar forza alle pro-po-ste della Fiom: inve-sti-menti pub-blici per rilan-ciare il set-tore indu-striale in primis. Natu-ral-mente l’incontro di mer-co-ledì ha fatto molto rumore. Innanzi tutto per la solita volontà di Renzi di voler sca-val-care e non con-si-de-rare Susanna Camusso — la segre-ta-ria della Cgil in que-sti giorni si trova comun-que in dele-ga-zione in Giap-pone — mirando ad acuire la con-trap-po-si-zione fra lei e Lan-dini. Ma la palma di più arrab-biato di tutti per la “spe-cial rela-tion-ship” tra Renzi e Lan-dini va cer-ta-mente a Raf-faele Bonanni. Ieri il segre-ta-rio della Cisl ha usato parole al vetriolo per i due: “A me inte-ressa una discus-sione vera con il governo, se non c’è una discus-sione vera è bene che Renzi discuta con Lan-dini”. Molto cri-tico anche Gior-gio Cre-ma-schi, sto-rico lea-der della sini-stra Fiom ora in pen-sione, che ha cri-ti-cato Lan-dini “che ignora le ripe-tute affer-ma-zioni di Renzi a favore dei vin-coli euro-pei di auste-rità, prima causa asso-luta della recessione”. Che ci sia molto di stru-men-tale in que-sto rap-porto è lam-pante. Renzi “usa” Lan-dini per coprirsi a sini-stra e in chiave anti Cgil-Cisl-Uil, cer-cando di farlo per-ce-pire come il rot-ta-ma-tore del sin-da-cato. D’altra parte Lan-dini ha tutto l’interesse a man-te-nere un rap-porto diretto con il pre-si-dente del con-si-glio nel ten-ta-tivo di por-tare a casa quella legge sulla rap-pre-sen-tanza sin-da-cale che sor-pas-se-rebbe l’accordo inter-con-fe-de-rale in mate-ria, osteg-giato dalla Fiom e che alla sua prima prova — la ver-tenza Ali-ta-lia — ha subito mostrato molti pro-blemi di appli-ca-zione por-tando a una divi-sione fra sin-da-cati invece che alla pro-messa uni-ta-rietà vincolante. Le pros-sime set-ti-mane saranno dun-que deci-sive: o Renzi deci-derà vera-mente di seguire la linea Lan-dini, svol-tando in fatto di poli-tica indu-striale, oppure anche Lan-dini entrerà a far parte dei “gufi” dell’autunno caldo che Renzi — a parole — dice di non temere. IL PARTITO CHE NON C’È (Marco Damilano) (il Chiosco) Submitted at 8/29/2014 1:03:37 AM ) 29 agosto 2014 Senza uomini, né soldi: sei mesi di Renzi al potere hanno svuotato il Pd. Ma ora il premier chiede un cambio di marcia. Un anno fa, di questi tempi, preparava la rentrée dopo la pausa estiva alle feste dell’Unità di Forlì e di Reggio Emilia, nel cuore del popolo rosso, perché il Pd era tutto da conquistare. E sul tavolo da sindaco di Firenze si ammucchiavano le slide dell’agenzia Proforma sul buon governo della città, per dimostrare al mondo (e soprattutto all’inquilino di Palazzo Chigi Enrico Letta) che l’unica cosa a interessargli era la campagna per la rielezione a Palazzo Vecchio. «Mi metto di lato», giurava con chi lo andava a trovare. Il passo laterale di un anno fa, invece, ha portato alla crisi del governo Letta. E oggi Matteo Renzi è alle prese con altri dossier: dagli asili nido e le isole pedonali al consiglio dei ministri del 29 agosto, la ripartenza del governo su giustizia, scuole, infrastrutture, il “segnale” richiesto al premier dal presidente della Banca centrale europea Mario Draghi nel vertice estivo di Città della Pieve, le riforme strutturali, da ora in poi meno battute su Twitter, meno cronoprogrammi irrealizzabili, si fa sul serio. E poi il Consiglio europeo con all’ordine del giorno la nomina del ministro degli Esteri Federica Mogherini a vicepresidente della commissione Ue e alto rappresentante dell’Unione in politica estera, su cui Renzi ha speso tutto il capitale politico incassato con la vittoria alle europee di maggio. Un nuovo cambio di marcia: il ritmo sfiancante dei primi cento giorni viene sostituito dall’andatura lenta del maratoneta. Mille giorni per trasformare l’Italia, ma intanto la fine dell’estate restituisce l’immagine di PARTITO page 2 N.112 - 29 agosto 2014 www.ilchioscodifrancescoimpala.wordpress.com

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LANDINI-RENZI, QUEL FILO DIRETTOCHE POTREBBE SPEZZARSI (MassimoFranchi)(il Chiosco)

Submitted at 8/29/2014 1:01:49 AM

) 29 agosto 2014 Quando la con­tro­parte chiama, ildovere di un sin­da­ca­li­sta è diandare”. Mau­ri­zio Lan­dini hasem­pre rispo­sto in que­sto modoquando qual­cuno – e non pochi suoimetal­mec­ca­nici Fiom – hannocri­ti­cato la scelta di incon­trareRenzi. E così quando mar­tedì ilpre­si­dente del Con­si­glio gli hatele­fo­nato ha inter­rotto la sua brevevacanza nelle Mar­che per pren­dereil treno il giorno dopo e mer­co­ledìscen­dere a Roma. A palazzo Chigi ilsegre­ta­rio gene­rale della Fiom eragià andato altre volte ed è arri­vatodopo che i l p re ­ s i ­den te de lCon­s i ­g l io aveva chie­s to a lvice­mi­ni­s tro al lo Svi­ luppoClau­dio De Vin­centi di illu­strar­glilo s ta to del le tante ver­ tenzeindu­striali aperte. Con Lan­dini hadiscusso di que­ste: da Ter­miniIme­rese a Ilva, da Luc­chini (ieri unope­raio di Piom­bino ha ini­ziato loscio­pero della fame per denun­ciarelo spe­gni ­mento anche de l lacoke­ria) a Iri­sbus e tutto il set­toretra­sporti, da Alcoa a Eni, da Alca­tela Ast di Terni, vicende che rica­donon e l d i s a ­ s t r a t o s e t ­ t o r e d icom­pe­tenza della Fiom. Di tuttesono con­vo­cati i tavoli al mini­sterodi via Molise dal la pros­sima

set­ti­mana, senza che alcuna sia invia di soluzione. Renzi ha ascol­tato il parere e leindi­ca­zioni di Lan­dini, fedele algiu­di­zio espresso pub­bli­ca­mentepiù volte che “quando lo sentopar­lare imparo sem­pre qual­cosa”.D’altra parte la solu­zione dellaver­tenza Elec­tro­lux — l’unicarisolta finora dal governo — eraarri­vata seguendo un ormai vec­chiocavallo di bat­ta­glia della Fiom:finan­ziare i con­tratti di soli­da­rietà(con soli 15 milioni, però), dapre­fe­rire alla cassa inte­gra­zioneper­ché distri­bui­scono il lavoro supiù per­sone garan­tendo anche unlivello sala­riale più alto. Da parte sua Lan­dini aveva accolto iprimi passi del governo Renzi congiu­dizi lusin­ghieri: “Ottanta euro almese non li abbiamo mai otte­nuticon un rin­novo con­trat­tuale”, manegli ultimi mesi aveva ini­ziato acri­ti­care pesan­te­mente l’operatodel governo difen­dendo la Cgil sultema della tra­spa­renza dei bilanci,tirati in ballo da Renzi stesso.Cri­ti­che che però il pre­mier ham e s s o n e l c o n t o , c e r ­ c a n d ocomun­que di man­te­nere unrap ­po r to d i r e t t o — sep ­pu rdia­let­tico — con il lea­der Fiom. L’incontro di mer­co­ledì però mutail qua­dro della situa­zione. Lan­diniha man­dato una sorta di ulti­ma­tuma Renzi: se nelle prime set­ti­mane di

set­tem­bre que­ste crisi – a par­tireda Ter­mini Ime­rese che il pre­mierha visi­tato “met­ten­doci la fac­cia”davanti al migliaio di lavo­ra­toridello sta­bi­li­mento i cui can­cellisono chiusi da tre anni – nonver­ranno risolte, la Fiom è prontaalla mobi­li­ta­zione. Lan­dini avevagià annun­ciato la volontà discio­pe­rare a otto­bre, mobi­li­tandoi metal­mec­ca­nici pro­prio per darforza alle pro­po­ste della Fiom:i n v e ­ s t i ­ m e n t i p u b ­ b l i c i p e rrilan­ciare il set­tore indu­striale inprimis. Natu­ra l ­mente l ’ incontro dimer­co­ledì ha fatto molto rumore.Innanzi tutto per la solita volontà diRenzi di voler sca­val­care e noncon­si­de­rare Susanna Camusso —la segre­ta­ria della Cgil in que­stig iorni s i t rova comun­que indele­ga­zione in Giap­pone —m i r a n d o a d a c u i r e l acon­ t rap­po­s i ­z ione f ra le i eLan­dini . Ma la palma di piùarrab­biato di tutti per la “spe­cialrela­tion­ship” tra Renzi e Lan­diniva cer­ta­mente a Raf­faele Bonanni.Ieri il segre­ta­rio della Cisl ha usatoparole al vetriolo per i due: “A meinte­ressa una discus­sione vera con ilgoverno, se non c’è una discus­sionevera è bene che Renzi discuta con

Lan­dini”. Molto cri­tico ancheGior­gio Cre­ma­schi, sto­rico lea­derdella sini­stra Fiom ora in pen­sione,che ha cri­ti­cato Lan­dini “cheignora le ripe­tute affer­ma­zioni diRenzi a favore dei vin­coli euro­pei diauste­rità, prima causa asso­luta dellarecessione”. Che ci sia molto di stru­men­tale inque­sto rap­porto è lam­pante. Renzi“usa” Lan­dini per coprirsi a sini­strae in chiave anti Cgil-Cisl-Uil,cer­cando di farlo per­ce­pire come ilrot­ta­ma­tore del sin­da­cato. D’altraparte Lan­dini ha tutto l’interesse aman­te­nere un rap­porto diretto conil pre­si­dente del con­si­glio nelten­ta­tivo di por­tare a casa quellalegge su l la rap­pre ­sen­ tanzasin­da­cale che sor­pas­se­rebbel’accordo inter­con­fe­de­rale inmate­ria, osteg­giato dalla Fiom e chealla sua prima prova — la ver­tenzaAli­ta­lia — ha subito mostrato moltipro­blemi di appli­ca­zione por­tandoa una divi­sione fra sin­da­cati inveceche alla pro­messa uni­ta­rietàvincolante. Le pros­sime set­ti­mane sarannodun­que deci­sive: o Renzi deci­deràvera­mente di seguire la l ineaLan­dini, svol­tando in fatto dipoli­tica indu­striale, oppure ancheLan­dini entrerà a far parte dei “gufi”dell’autunno caldo che Renzi — aparole — dice di non temere.

IL PARTITO CHE NON C’È (MarcoDamilano)(il Chiosco)

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) 29 agosto 2014 Senza uomini, né soldi: sei mesi diRenzi al potere hanno svuotato il Pd.Ma ora il premier chiede un cambiodi marcia. Un anno fa, di questi tempi,preparava la rentrée dopo la pausaestiva alle feste dell’Unità di Forlì edi Reggio Emilia, nel cuore delpopolo rosso, perché il Pd era tutto daconquistare. E sul tavolo da sindacodi Firenze si ammucchiavano le slidedell’agenzia Proforma sul buongoverno della città, per dimostrare al

mondo (e soprattutto all’inquilino diPalazzo Chigi Enrico Letta) chel’unica cosa a interessargli era lacampagna per la rielezione a PalazzoVecchio. «Mi metto di lato», giuravacon chi lo andava a trovare. Il passo laterale di un anno fa,invece, ha portato alla crisi delgoverno Letta. E oggi Matteo Renzi èalle prese con altri dossier: dagli asilinido e le isole pedonali al consigliodei ministr i del 29 agosto, laripartenza del governo su giustizia,scuole, infrastrutture, il “segnale”richiesto al premier dal presidentedella Banca centrale europea MarioDraghi nel vertice estivo di Città della

Pieve, le riforme strutturali, da ora inpoi meno battute su Twitter, menocronoprogrammi irrealizzabili, si fa

sul serio. E poi il Consiglio europeocon all’ordine del giorno la nominadel ministro degli Esteri FedericaMogherini a vicepresidente dellacommissione Ue e alto rappresentantedell’Unione in politica estera, su cuiRenzi ha speso tutto il capitalepolitico incassato con la vittoria alleeuropee di maggio. Un nuovo cambio di marcia: il ritmosfiancante dei primi cento giorniviene sostituito dall’andatura lenta delmara tone ta . Mi l l e g io rn i pe rtrasformare l’Italia, ma intanto la finedell’estate restituisce l’immagine di

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PARTITOcontinued from page 1

un premier sempre più solo alcomando . Ne l governo , dovel ’ annunc i a t a cab ina d i r eg i aeconomica è per ora af f ida taall’autostima dei singoli che sonosicuri di farne parte, come il deputatoYoram Gutgeld che va in girodicendo: «La legge di stabilità lascriverò io». E nel partito, il Pd, chedopo sei mesi di doppio incaricorenziano, premier e segretario, siritrova con una inattesa valanga divoti che piomba su un parti tos v u o t a t o d i i d e e , u o m i n i ,p a r t e c i p a z i o n e . E d i r i s o r s ee c o n o m i c h e . Dal 22 febbraio, giorno in cui ilgoverno Renz i ha g iu ra to a lQuirinale, la segreteria del Pd èdimezzata: in quattro (Maria ElenaB o s c h i , F e d e r i c a M o g h e r i n i ,Marianna Madia, Luca Lotti) si sonotrasferiti nei palazzi ministeriali.Dopo vari tentativi, organigrammicompilati e poi bruciati, si è deciso dirimandare tutto a dopo l’estate. E lesovrapposizioni tra partito e governocontinuano: il responsabile economiadi largo del Nazareno Filippo Taddeida mesi è dato in via di trasferimentonel gruppo di economisti di PalazzoChigi. In attesa del trasloco è rimastoappeso il programma della festanazionale del Pd a Bologna: con cheruolo collocare Taddei? Nulla difatto. I superstiti sono coordinati dal vice-segretario Lorenzo Guerini, di felpatascuola democrist iana e grandecapacità di ascolto, una camera dicompensazione, lo sfogatoio di tuttele inquietudini che si agitano nelpartito: litigi, ambizioni personali,angosce es is tenzia l i , ans ia d iabbandono. Non più incanalate nellecorrenti e nelle famiglie tradizionali.Orfane dei leader di sempre, quasiscomparsi anche nel programma dellafesta nazionale del Pd a Bologna.Anna Finocchiaro? Non pervenuta.Gianni Cuperlo, l’ex sfidante di Renzialle ultime primarie? Non c’è. BeppeFioroni, Franco Marini? Nessuninvito. Massimo D’Alema, WalterVeltroni, Pier Luigi Bersani? Cisaranno, ma da comprimari. E l’unico

ad apparire da solo sul palco, aconcludere la festa, inutile dire chisarà. Succedeva così anche ai tempidei segretari generali del Pci, infondo.«È tut to aff idato a un’estrosaindividualità: la sua», fotografa unrenziano della primissima ora. Il PdRè un paradosso: mai così ricco di voti(in percentuale, perché in terminiassoluti il primaro spetta al Pd diVeltroni nel 2008: altra epoca), maicosì povero, e non per metafora. Nelrendiconto del 2013 presentato duemesi fa dal tesoriere FrancescoBonifazi, avvocato fiorentino edeputato renziano, c’è una voraginedi10,8 milioni di euro. La fine del2014 e il 2015 si annunciano dilacrime e sangue, con l’obiettivo diarrivare a un bilancio in pareggio,un’impresa che in scala minorericalca la mission impossible delcommissario governativo CarloCottarelli: taglio del quaranta percento delle spese per servizi (373mi la euro se ne sono anda t inell’ultimo anno soltanto per lagestione del sito web) e consulenze,nel 2013 hanno superato il milione dieuro («un costo oggettivamenteelevato», commenta in modo britishBonifazi). Eliminare il mezzo milionedi euro finito nell’organizzazione diassemblee nazionali tanto affollateq u a n t o s p e s s o p o l i t i c a m e n t einconcludenti, il milione per le spesedella segreteria, il milione per le sedinazionali di via Tomacelli e via delTri tone, ol tretut to deserte. Laspending review di la rgo delNazareno è imposta non solo daesigenze di risparmio, ma dalla fined e i r i m b o r s i e l e t t o r a l i , i lf i n a n z i a m e n t o p u b b l i c o c h erimpinguava le casse dei partiti, giàdimezzato quest’anno (per il Pdentreranno 12 milioni anziché 24) edestinato a esaurirsi nel 2017. Via l ibe ra a i f inanz iament ialternativi, le sponsorizzazioni deglistand delle feste, la parola magica diogni associazione privata, il fundraising. Una mini-struttura era giàstata messa in piedi un anno fa dallasegreteria Epifani, ma risulta inattiva.

Le cene di autof inanziamentovagheggiate da Renzi sono unagoccia nel mare. E non fa ben sperareil bilancio della parallela fondazioneOpen (la ex Big Bang), costituita daRenzi a Firenze, che nell’anno dimassima ascesa nazionale dell’exsindaco ha raccolto poco più di unmilione e ha chiuso in leggeropassivo. In compenso ha portatofortuna ai componenti del consigliodirettivo: una è diventato ministro (laBoschi), un altro si è trasferito aPa lazzo Ch ig i con Renz i ( i lsottosegretario Lotti), il presidenteAlberto Bianchi è stato nominato dalgoverno nel cda dell’Enel, il quartonome è l ’eminenza grigia delrenzismo Marco Carrai . Il modello del partito pesante diapparato è in via di estinzione come idinosauri, per mancanza di cibo; laleggenda del partito leggero, agile,capace di funzionare grazie aifinanziamenti privati è tutta dascrivere, per ora. La strada del dueper mille è considerata da Bonifazi“aleatoria”. Ma è un’emergenza che ilPdR dovrà affrontare alla ripresa: invista ci sono primarie, campagneelettorali regionali in autunno e inprimavera, la necessità di consolidaree allargare il 41 per cento delleeuropee. Per qualcuno, in realtà,questo è un obiettivo minimale, sidovrebbe fare molto di più: la cinghiadi trasmissione, come si sarebbe dettoun tempo, tra il leader, il governo e lasocietà. «Condivido quello che diceRenzi: rivoluzionare i salotti, gliintellettuali, l’establishment. Ma perfarlo serve un partito», spiega l’exgiovane turco Matteo Orfini, chenell’estate che si conclude hafesteggiato i quarant’anni e la nominaa presidente del Pd dopo avercontrastato per anni la scalata diRenzi alla leadership nazionale. «Nonpossiamo pensare che faccia tutto dasolo. Nel resto d’Italia, a livellolocale, il Pd è ancora un partitorespingente». Poco ci manca per tornare a unantico schema, “a voi il governo, anoi il partito”, anche perché intanto èdiventato maledettamente difficile

stabilire cosa si intende per “voi” e“noi” (prima erano gli ex dc e gli expci, ora chissà). Ma tanto basta perfar preoccupare i protagonisti dellarivoluzione renziana che si vedonoaccerchiati. «Eravamo come gliscozzesi di Braveheart, siamo finiticon gli inglesi che fingono di parlarecome noi. Abbiamo vinto e ci siamofatti colonizzare», sospirano. Leprimarie, benzina nel motore di Renziquando c’era da dare l’assalto alquartier generale e considerate il dnadel nuovo partito, non sono più untotem intoccabile: sono saltate inPiemonte con Sergio Chiamparino,non si faranno neppure in Toscanacon la riconferma di Enrico Rossi perinvesti tura diretta di Renzi inun’intervista televisiva. Anche inEmilia si cercava la candidatura di undiscendente della Ditta post-Pci, finoallo strappo di Matteo Richetti,renziano pensante e autonomo, tra ipochissimi a dissentire nel votosull’adesione del Pd al Pse. E ladirigenza nazionale rischia di perdereun altro pezzo: la vice-segretaria delPd Debora Serracchiani, appenanominata e già in regime di doppioincarico (è stata eletta solo un anno emezzo fa presidente della regioneFriuli-Venezia Giulia), potrebbetrasferirsi alla Farnesina al posto dellaneo-commissaria Ue Mogherini. Un triplo salto mortale, dalla regioneal partito al governo, che spiega piùdi mille analisi l’essenza del partitorenziano, specchio e laboratorio delmetodo Renzi esportato nel governo.Rapidità e improvvisazione, nessung i o c o d i s q u a d r a e r u o l iinterscambiabili tra Pd e ministeriperché alla fine l’unico giocatore checonta è il Capitano. Anche a costo disvuotare del tutto il più votato partitoitaliano. Oppure di meditare, perl’autunno, una nuova riunione allastazione Leopolda, per incontrarel’unico popolo che davvero Renziporta nel cuore. Il suo.

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Cina: una condanna a morte molto particolare(Aldo Giannuli)by www.aldogiannuli.it (ilChiosco)

Submitted at 8/29/2014 1:59:57 AM

Cappuccino Brioches & intelligencen. 49 Il 7 agosto la Corte Intermedia delPopolo di Xianning (provinciacentrale cinese dello Hubei) harespinto i l r icorso di Liu Han(l’imprenditore a capo del gruppoHanlong, il più importante delSichuan) confermando la condanna amorte per lui e per altre quattropersone, compreso il fratello. Liu Hanè notoriamente un gangster ed eraaccusato di reati di corruzione (reatopunito con la pena capitale in Cina),pertanto si sembrerebbe trattarsi diuno dei tanti casi di condanne a morteper corruzione –come è noto, in Cinale condanne a morte vanno comel’acqua fresca-, ma le cose  non sonocosì semplici. Il signor Liu Han è un amico difamiglia dell’ex capo degli apparati diZhou Yongkang, già capo degliapparati di sicurezza cinesi. Ora è inpensione, ma è stato a capo del partitonella stessa regione di Liu Han, ilSichiuan, ed è stato membro delPolitburo (il massimo organo del Pcc)sino al 18° congresso, celebrato dueanni fa. Zhou è stato il supervisoredegli apparati di sicurezza e delleistituzioni incaricate dell’applicazionedella legge,(agenzie, procure, polizia,forze paramilitari , e organi diintelligence..). Ed era il figlio, ZhouBin, il “santo protettore” di Liu. E,i n f a t t i o r a i l f i g l i o è s o t t oprocedimento interno del Partito per“gravi violazioni della disciplina”che, nella liturgia dei comunisti

cinesi, è l’equivalente del processodella Santa Inquisizione che, dopo,consegnava il reo al braccio secolareper l’esecuzione. Ora, appare piuttosto difficile che ilpadre, che per di più era a capo degliapparati di sicurezza, ignorasse imaneggi del figlio con Liu ed, infatti,tu t t i danno per scontare che ,tacitamente, l’inchiesta coinvolgeanche lui. E’ la prima volta, dopo il1980, (quando furono processati econdannati  Jiang Quing, moglie diMao, ed i componenti della “bandadei quattro”) che non viene inquisitoun dirigente di partito di così altolivello, anche se attualmente inpensione. Il che è un segale dinotevole gravità sulla situazioneinterna alla leadership  del Pcc. Lo scandalo è stato sollevato daCaixin, il magazine economico-finanziario di maggior prestigio delpaese ed in vaghissimo odore difronda. Ma questo significa chequalcuno ha fatto arrivare a Caixinl’imbeccata giusta e qualche altro glih a c o n s e n t i t o d i p u b b l i c a r el ’ i n c h i e s t a . C’è un particolare interessante: fra imolti interessi del gruppo Halong(servizi finanziari, real estate, giocod’azzardo, ecc.) aveva diverseimprese minerarie fra cui alcune neldelicatissimo settore delle terre rare,un terreno minato su cui è moltofacile farsi male, soprattutto se si facontrabbando. La sensazione molto netta è chequesta sia l’avvisaglia di uno scontroi n t e r n o a l p a r t i t o d i a m p i eproporzioni. Per capire cosa possasignificare la ripresa delle lotte alvertice del Partito e dello Stato cinese

occorre vedere le cose in prospettivastorica. I primi trenta anni di vita della Rpc(1949-1979) furono contrassegnati dacontinue rotture del gruppo dirigentecon crisi drammatiche a distanza dipochi anni l’una dall’altra:-nel 1954 furono Gao Gang e RaoShushi ad essere estromessi in malomodo dal vertice del partito;poi seguìun precarissimo accordo fra le fazioninell’VIII congresso del partito (1956)che non pose fine alle continueturbolenze del gruppo dirigente-nel 1962, dopo il fallimento del“grande balzo” ci fu lo scontro fraMao Zedong e L iu Shaoqu i ,momentaneamente vinto da secondo-nel 1966 iniziò la rivoluzioneculturale che, nella sua prima fase,portò alla caduta di Liu Shaoqui e diDeng Xiaoping ed alla vittoriadell’asse Mao-Lin Biao- Chen Boda-nel 1971 ci fu lo scontro fra Mao eLin Biao terminato con la mortedrammatica del secondo; dopo pocoseguirà la caduta di Chen Boda; nelfrattempo si assisteva al gradualeritorno sulla scena di Deng Xiaoping-nel 1973 si affermò una nuovaleadership “estremista” della “criccadi Shangai” protetta da Jiang Qing,moglie di Mao, che portava allaseconda caduta di Deng Xiaoping eminacciava anche Chou Enlai-nel 1976 la morte di Chou Enlai(gennaio) prima e di Mao subito dopo(settembre) riapriva la questione delgruppo dirigente: l’elezione allapresidenza di Hua Guofeng portava,dopo pochi anni, alla caduta edall’arresto della Banda di Shangai edella stessa Jiang Qing, mentre siassisteva al secondo ritorno di Deng.

Ques to convulso per iodo s iconc ludeva ne l 1979 con l adefenestrazione politica di HuaGuofeng e l’ascesa ai vertici di DengXiaoping. In trenta anni c’erano state7 grandi crisi politiche del gruppodirigente (mediamente una ogni 4anni), culminate nel periodo della“rivoluzione culturale” (1966-1969) che ebbe i caratteri di una vera epropria guerra civile. Deng, sconfitta e disgregata lacorrente degli eredi della rivoluzioneculturale, riuscì a stabilire un patto frale diverse componenti del partito(gruppo di Shanghai, Tuanpai e“Principi Rossi”), stabilendo unpacchetto di regole certe: i congressisi sarebbero tenuti con cadenzaquadriennale ed il gruppo dirigenteeletto in un congresso avrebbe potutoessere confermato per un solomandato successivo, dopo di che,avrebbe passato la mano ad un nuovogruppo dirigente che si sarebbeinsediato seguendo precise procedure,nessuno avrebbe lavorato perestromettere una delle altre correnti ela gestione sarebbe stata sempreunitaria. Nel complesso l’accordo haretto sono ai nostri giorni assicurandoalla Cina quella stabilità del gruppodirigente (unico incidente di percorso,la deposizione del segretario delpartito Zhao Ziyang per i fatti diTienanmen) che ha consentito il fortesvi luppo economico di questotrentennio. Si s ta prof i lando un r i tornoall’instabilità? E’ quello che vedremopresto, nei prossimi 12-18 mesi. Aldo Giannuli

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LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA:PRESCRIZIONE CONGELATA SOLO PER INUOVI PROCESSI (Liana Milella)(il Chiosco)

Submitted at 8/29/2014 1:04:40 AM

) 29 agosto 2014 Cambia in extremis il testo dellar i f o r m a . L ’ N c d c h i e d e d ia m m o r b i d i r e l e n o r m e . Iprocedimenti in corso tra cui quelli diBerlusconi non saranno toccati dallaregola che b locca i tempi d iestinzione dopo la sentenza di primogrado. Il caso intercettazioni. Comincia già a indebolirsi la riformadella giustizia. Prima ancora dientrare oggi pomeriggio in consigliodei ministri, Alfano e i suoi fanno lavoce grossa con il GuardasigilliOrlando e ottengono quello chevanno chiedendo con insistenza ormaida giorni. Subito la stretta sulleintercettazioni, anche se con unalegge che delega al governo l’interamateria, ma con paletti fermi sullapubblicazione e sull’uso stesso delleregistrazioni. Non solo. Via la normasacrosanta che avrebbe consentito,per i reati di corruzione, di regolare leintercettazioni con gli stessi criteriutilizzati per la mafia. Si allontanapure nel tempo, sempre per via diun’ulteriore delega al governo, anchela manovra sul processo penale. Siammorbidisce pure la già morbidaprescrizione bloccata al primo gradoe si rafforza il meccanismo delprocesso breve, che l’attuale ministrodell’Interno Angelino Alfano conosce

assai bene essendone stato un teoricoquando era i l Guardasigil l i diBerlusconi. E non basta ancora. Ci sarà pure unanorma transitoria che tutela gliimputati protagonisti dei processi incorso. I Berlusconi, i Galan, iFormigoni, per intenderci. A loro nonsi applicherà nessuna prescrizionebloccata, che potrà valere solo se lasentenza di primo grado verrà emessadopo l’entrata in vigore della legge.Quindi una tutela importante ancheper i tanti esponenti politici, pure delNuovo centrodestra, finiti sottoinchiesta. Delega infine pure per ilnuovo sistema per ricorrere inAppello e in Cassazione. Ncd è raggiante. Lo dichiarano agran voce i maggiorenti del partito,da Quagliariello a Lupi. Dice il viceministro della Giustizia Enrico Costache nella riunione degli alfaniani hat e n u t o l a r e l a z i o n e t e c n i c aintroduttiva e per tutta la giornata hatessuto la tela delle modifiche con ilministro Andrea Orlando: «Siamomolto soddisfatti, perché siamoriusciti a ottenere quello che il Pdl,nel governo Monti, non avevaottenuto. Pilastri della riforma dellag i u s t i z i a s a r a n n o l a n u o v aresponsabilità civile dei giudici e lanuova legge sulle intercettazioni. AlPdl quelli del Pd avevano sbattuto laporta in faccia, a noi di Ncd hannodato ascolto».

Lo stato maggiore degli alfaniani sir iunisce al le 14, e al le 17 unsoddisfatto Lupi esce e dichiara che«andrà tutto». Quindi anche leintercettazioni. Dietro di lui unsofferto Quagliariello spiega che «secambia la prescrizione, serve lagaranzia che il processo abbia tempice r t i» . Po i i l t am t am su l l aresponsabilità civile dei giudici, sucui però Ncd è costretta ad accettarela formula di Orlando. Per cui sicontinuerà a parlare di «negligenza» enon di «errore inescusabile». Suquesto il gruppo di Alfano non èriuscito a spuntarla. I mal di panciasono stati fortissimi, a cominciare daquelli complessivi di Schifani su unariforma «troppo dalla parte deimagistrati », per finire a quelli sulfa lso in b i lancio e sul l ’auto-riciclaggio di molti presenti, cheavrebbero formule troppo spinte e chedanneggiano gli imprenditori. I tre ministri – Alfano, Lupi,Lorenzin – hanno voluto conoscerenei minimi dettagli la riforma. Latrattativa con il Pd sulle modifiche èstata serrata. I risultati, alla fine,considerati buoni. È un fatto che, pertutta la giornata di ieri, in via Arenulasi è lavorato per modificare i puntiindigesti, mentre nella riunione di

Ncd si susseguivano i mugugni. Ecco,allora, che al ministero si lavora perr i s c r i v e r e l ’ a r t i c o l o s u l l eintercettazioni, il punto dove ilbraccio di ferro con il Pd è stato piùforte. Non solo sarà previsto che tuttala materia debba essere ispirata alcriterio della massima riservatezza,ma torna in auge la famosa udienzastralcio, nella quale magistrati eavvocati decideranno cosa è rilevantee cosa no per le intercettazioni. Saràprevisto il divieto di trascrivere gliascolti dei terzi, che non potrannomai essere pubblicati. Ma è sulla prescrizione e sul nuovoprocesso breve che Ncd è statairremovibile. Se entra in vigore ils is tema che blocca l ’orologiodell’azione penale al primo grado,Ncd impone nuovi tempi per appelloe Cassazione. Un sistema per fasce,due anni con la proroga di unulteriore anno per l’Appello per i reatigravissimi, un tempo che scende a 18mesi e una proroga di altri sei per ireati meno gravi, mentre per i delittiminori l’appello potrà durare seimesi, con altri sei possibili. A questopunto, a essere preoccupato, è il Pd,tant’è che la presidente del lacommissione Giustizia della CameraDonatella Ferranti parla di riformapenale che «non può assolutamenteessere né ammorbidita né rinviata».

UN’ITALIARIDICOLA E FATUASBALORDISCEL’EUROPA. PERÒ LERESTANO I TALKSHOW (CurzioMaltese)(il Chiosco)

Submitted at 8/29/2014 12:59:43 AM

) 29 agosto 2014

STURMTRUPPEN (MarcoTravaglio)(il Chiosco)

Submitted at 8/29/2014 1:02:23 AM

) 29 agosto 2014 Lo sapevate che le armi chedovevamo spedire ai curdi sonoancora in Italia? Ricordate le armi ai curdi? Lase t t imana scorsa g l i annunc itoni t ruant i del governo e deigiornaloni al seguito ci avevano quasiconvinti che fossero partite per ilKurdistan iracheno. Le ministreP ino t t i e Mogher in i avevanointerrotto le ferie di un centinaio dipa r l amen ta r i , pe ra l t ro i gna r idell’esistenza del Kurdistan, perdeportarli nelle commissioni Difesaed Esteri e comunicare al mondo cheil Califfato aveva le ore contate:l’Italia, nota superpotenza militare,stava inviando ai nemici del califfo al-Baghdadi a lcuni aere i cargostracolmi di kalashnikov, razzika t iu sc i a e mi s s i l i an t i ca r ro“perfettamente funzionanti” (parolad e l l a P i n o t t i , c h e l i a v e v apersonalmente oliati e collaudati alpoligono di tiro di Arma di Taggia).

Si tratta, com’è noto, di vecchieferraglie di fabbricazione sovietica(anni 70), sequestrate vent’anni fadalla Procura di Torino a milizianicroati e destinate alla distruzione perordine dei giudici, ovviamentedisatteso dai nostri governi che letennero ad arrugginire nei magazzini,senza che nessuno le usasse ,nemmeno i l nost ro scalc inatoesercito. Lo stesso giorno Renzi sirecava sul posto, prima a Baghdadpoi a Erbil e, nella migliore tradizionei t a l i a n a , p r e n d e v a i m p e g n icontraddittori per non scontentarenessuno: a l premier i rachenoprometteva di rispettare la sovranitànazionale del Paese, cioè di inviare learmi al governo legittimo (si fa perdire); poi rassicurava i capi curdi,ansiosi di riceverle nelle propriemani. Ieri abbiamo chiesto se il formidabile

arsenale abbia poi preso il volo, e inquel caso per dove. Risposta: tuttofermo. Non che le sorti della guerrane risentano, anzi: finché i curdi nonle vedono, ci risparmiamo il rischioche ci rispediscano indietro le armi eci dichiarino guerra per lo sfregio. Mala partita si fa avvincente, perchéqualunque decisione prendano lenostre Sturmtruppen sarà un disastro:se spediamo le armi ai curdi, ilgoverno di Baghdad – teoricamentenostro alleato – s’incazza, malsopportando l’indipendentismo diquel popolo; se le spediamo alleautorità irachene perché le girino aicurdi, è difficile che queste lofacciano, per non favor i re ladisgregazione del Paese , cosìs’incazzano i curdi, teoricamentenostri alleati. Par di vederli, i nostristrateghi, riuniti davanti al Monopoliper uscire dal vicolo stretto. Idea:mandiamo metà armi a Baghdad emetà al Kurdistan. Anzi no, spediamofucili, razzi e missili ai curdi e le

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CHI FA LA GUERRA AL CETO MEDIO(Michele Ainis)(il Chiosco)

Submitted at 8/29/2014 1:03:05 AM

) 29 agosto 2014 Giovani contro vecchi. E poidisoccupati contro occupati, liberiprofessionisti contro dipendenti,pensionati contro tutti. La crisi hascatenato un conflitto che nonrisparmia nessuno. E mette a rischiola democrazia. L’Italia unita non è mai stata troppounita. Dalla questione cattolica aquella meridionale, sono molteplici lefratture che hanno diviso in due ilpopolo italiano. Fino al divorzio fragovernanti e governati, con i primiaccusati in blocco d’essere una casta,un ceto di rapaci e d’incapaci. Però,attenzione: sta divampando adessoun’altra lotta intestina, più articolata,più feroce; e quest’ultima coinvolgeesclusivamente i cittadini. Nellasocietà civile è esplosa la guerracivile. Le prove? Basta tendere l’orecchioalle reazioni che montano da ognicategoria sociale quando c’è dapagare il conto della spesa, quandoincombe una nuova tassa, unas fo rb i c i a t a ag l i s t i pend i , unpens ionamen to an t i c ipa to . Oaltrimenti quando s’annuncia una

riforma, per redistribuire poteri efavori. Giovani contro vecchi. Figlicontro genitori. Disoccupati controoccupati. Inquilini contro proprietari(se denunci il nero, hai uno scontosull’affitto). Giudici contro avvocati(chi ci rimetterà con il nuovoprocesso?). Imprenditori controburocrati. Burocrazia comunalecontro burocrazia regionale. Liberiprofessionisti contro dipendenti.Dipendenti privati contro quellipubblici. Impiegati contro dirigenti.Lavora tor i con t ro pens iona t i .Pens iona t i con t ro tu t t i . Non che in passato fossero semprerose e fiori. L’italiano, si sa, amal’Italia, però detesta gli italiani. E poisiamo pur sempre un Paese di lobby ecamarille, di corporazioni armate finoai denti per difendere il proprioterritorio. Nell’estate 2008, per dirneuna, si consumò uno scontro fra notaie commercial is t i . Oggetto delcontendere: un codicillo inventato dalgoverno Berlusconi per consentire ilpassaggio di quote nelle srl attraversouna scrittura privata, siglata dalleparti con la firma digitale, e quindisenza timbro notarile. Sicché ilConsiglio nazionale del notariatosferrò i l contrat tacco con unapubblicità che elencava le insidie

della firma digitale, mentre l’Ordinedei commercialisti rispose con uncomunicato per esaltare le virtù dellasemplificazione. Ma adesso è un’altra storia. Nonsingoli episodi, bensì un Vietnam chefiammeggia in lungo e in largo, senzatregue, senza prigionieri. Non rivalitàfra categorie professionali, piuttostoun corpo a corpo fra gruppi sociali.Ciascuno per se stesso, strappandodalle mani del vicino il salvagentementre la nave affonda. Sicchéquando il governo prospetta una curadimagrante per chi percepisce 3500euro di pensione, tutti d’accordo(tranne i pensionat i ) . Quandopromette d’abol i re i segretar icomunali, s’alza un respiro di sollievodal popolo dei non aboliti. Quandotaglia gli stipendi dei dirigentipubblici, nessuno (salvo i dirigenti) loaccuserà d’aver tagliato troppo,semmai troppo poco. In questa mischia fratricida è arduodistinguere i vessilli delle diversetruppe in armi. Ma è possibile isolareil teatro di battaglia: il ceto medio. Èla sua crisi – economica, e forseanche morale – che sta frantumando

quel po’ che ci restava di coesionenazionale. È il grumo d’angosce cheti frulla in capo quando ti sentiricacciato giù nella scala sociale, è lospettro d’un futuro ben peggiore delpassato che scoperchia il vaso diPandora degli egoismi collettivi. Ed èinfine questa crisi che può risucchiaredentro un vortice la stessa democraziaitaliana. Perché non c’è democraziasenza ceto medio, come ci haspiegato Amartya Sen. O meglio c’èuna democrazia apparente, tal qualein America latina. Con il popolo dellefavelas che assedia un manipolo diricchi, mentre un governo muscolaretiene in ordine le piazze. C’è modo d’arrestare la deriva? Eche poteri ha il potere esecutivo?Sarebbe già tanto se la smettesse disemina r z i zzan ia . L ’ha f a t toBer lusconi , accanendosi sul lepensioni pubbliche mentre lasciavaindenni quelle private. Ma in generalesi può tassare il reddito, non singolecategorie contributive. Lo vietal’universali tà della tassazione,principio scolpito nella Déclarationdel 1789. Se tasso i soli pensionati, ècome se dec idess i d i t assareesclusivamente i sa lumier i . Edell’Italia rimarrebbero salsicce.

SCUOLA, GIUSTIZIA E SBLOCCA-ITALIA:IL BIG BANG DI RENZI ARRIVA A RATE(Marco Palombi)(il Chiosco)

Submitted at 8/29/2014 1:05:29 AM

) 29 agosto 2014 R I N V I A T E L E M I S U R ESULL’ISTRUZIONE. E NON CISONO I SOLDI PER LE GRANDIOPE RE Fuori uno. Al Consiglio dei ministridi oggi non si discuterà della riformadella scuola, quella con cui – ha fattosapere Matteo Renzi ai giornali amici– assumerà 100mila precari. In realtàsi t rat tava di l inee guida cheandavano poi trasformate in disegnidi legge e decreti nei mesi successivi,ma si sa come va con la propagandadi questi tempi. In ogni caso laministro Stefania Giannini glieleaveva fatte avere complete mercoledìsera, solo che il premier non ha avutotempo di leggerle: sono due giorniche è, per così dire, bloccato sulloSblocca Italia. Anche ieri, per dire, il buon Matteos’è dovuto sorbire nel pomeriggio unariunione di oltre tre ore con GrazianoDelrio, Maurizio Lupi e Pier CarloPadoan sul tema. Motivo: per ilTesoro non ci sono i soldi pergarantire i progetti messi insieme daR e n z i e d a l m i n i s t r o d e l l e

Infrastrutture. Intanto i capitoli deldecreto che – dice palazzo Chigi –innescherà 43 miliardi di investimentiprivati sono già passati dai 15 dellebozze preliminari ai 10 annunciatiieri: su quelli, sostiene Lupi, “lecoperture ci saranno”, mentre ilministro dell’Economia chiosa che“ci saranno là dove servono”.Espress ione g ià p iù ambigua.Cominciamo coi soldi finti, cioèquelli semplicemente spostati da altricapitoli di spesa: ai nuovi cantieridovrebbero andare 1,2 miliardi dal“Fondo Revoche” del ministero delleInfrastrutture e 2,5 miliardi da quellodi “Sviluppo e coesione”. Questo èquanto. I soldi nuovi invece – nelle bozze deigiorni scorsi – erano spiccioli: 200mil ioni nel 2014, 650 l ’annoprossimo e 700 nel 2016. Qui c’è ilproblema. L’estensione dell’ecobonusp e r l e r i s t r u t t u r a z i o n i c o nriqualificazione energetica annunciatoda Renzi o il pacchetto di incentiviper i l “se t tore casa” cos tanoparecchio di più: probabile che moltedelle misure finiscano per slittare allaLegge d i S tab i l i t à . S i vedrà ,d’altronde le riunioni tecniche sonoancora in corso e continueranno fino

all’ora del Consiglio dei ministri, chedovrebbe tenersi alle 18. Anche per discutere delle difficoltàdello Sblocca Italia, comunque, ieri ilpremier è stato ricevuto al Quirinale:Giorgio Napolitano, secondo alcunefonti, ha invitato Renzi a non spararetroppo alto, a non mettere troppacarne al fuoco e altre sagge metaforeper dire che è meglio far uscire dapalazzo Chigi solo quello che si è poisicuri di riuscire ad approvare. Uninvi to ad una prudente f re t tasull’economia – per dirla con queininnoli linguistici che fanno la gioiadei quirinalisti – e all’adelante macon juicio sul fronte giustizia, che poiè quello in cui il governo rischiadavvero di perdere l’abbrivio. Lavicenda è a questo punto: il ministroAndrea Orlando porta in Cdm undecreto sulla giustizia civile (su cuic’è l’accordo di tutti) e la bellezza di8 disegni di legge per cambiare ilprocesso penale. Il casino, ovviamente, ci sarà suquesti ultimi. Il Nuovo Centrodestra

vuole piantare le sue bandierine: no alritorno del falso in bilancio, no alreato di autoriciclaggio, no alcongelamento della prescrizione dopola sentenza di primo grado, sì albavaglio sulle intercettazioni. Tutto ilcontrario di quello che ha in mente difare il Guardasigilli. Insomma, Renzirischia di perdersi per strada un pezzodecisivo della maggioranza. L’uomo,però , è t ignoso e ier i , pr imadell’incontro al Colle, lasciavatrapelare che sarebbe andato allaprova di forza: “In Cdm si voterà sututto il pacchetto”. Sulla giustizia, comunque, le riunionicontinueranno anche stamattina:“Alla fine – prevede un ministro – c’èun unico compromesso possibile.Primo: si approva una legge delegagenerica sulle intercettazioni, cherinvia il problema all’autunno e oltre,ma fa contenti Alfano e gli Ncd, chepiazzano la loro bandierina. Secondo:si va al voto sulla prescrizione e la siapprova con la contrarietà deglialfaniani. Terzo: se proprio Ncdinsiste, magari si rinviano falso inbilancio e auto-riciclaggio”. Il BigBang arriverà a rate?

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Renzi, il M5S e l’aria serena dell’ovest(Alessandro Gilioli)by L'Espressowww.espresso.repubblica.it (ilChiosco)

In un Paese democratico dovrebbefunzionare così: c’è una maggioranza,che porta avanti il suo progetto digoverno; e c’è un’opposizione, che fal’opposizione a quello che fa ilgoverno e indica come dovrebberoandare le cose, invece, se al governoci fossero loro. Ciò dovrebbe consentire al cittadino-elettore, se correttamente informato,di scegliere a fine legislatura se fargovernare ancora la maggioranzauscente o spedirla all’opposizione,mandando al governo chi prima siopponeva. Facile no? Non in Italia. In Italia funziona così: c’è unamaggioranza, che in teoria ha dueo p p o s i z i o n i ; m a d i q u e s t eopposizioni, in realtà, una stasurrettiziamente con la maggioranza,cioè Forza Italia; mentre l’altra, ilM5S, non riesce a decidere né a dircise e come governerebbe se fossemaggioranza, cioè ad esempio conquale premier, quali ministri, qualeprogramma economico e sociale; incompenso, i l c i t tad ino non ècorrettamente informato perché imedia stanno tutti con la maggioranza(il che non migliora le cose, ma lepeggiora). Ecco: in questo blog si parla quasisempre della maggioranza, rispettoalla quale qui ci si sente – non perpregiudizio, ma per giudizio day by

day – sicuramente all’opposizione;ma l’opposizione? I meno prevenuti, tra quanti mileggono, conoscono il mio rapporto diamore-odio verso il Movimento 5Stelle. Amore per le intenzioni quasi sempreott ime che l i animano, per laradicalità etica nella contrapposizioneal marciume, per l’onestà ideale difondo che ne caratterizza i più; odioper la dipendenza dagli umori e daidiktat di una o due persone, per lascarsa tendenza al pragmatismo nelcambiare in meglio questo Paese, perla pasticcioneria comunicativa (e nonsolo) che spesso presta il fianco adat tacchi g ià di per sé pelos i ,in teressat i e prevenut i . Da quando c’è la pax renziana,tuttavia, il mio sofferente interesse

per i pentastellati – che seguodall’inizio, nelle loro contraddizioni –è ulteriormente aumentato. Per forza:l’arco di maggioranza, come sidiceva, va da Forza Italia al Pd; tutti ipoteri forti e meno forti, quindi tutti imedia, sono unanimemente schieraticon questo arco; e al di fuori diq u e s t ’ a r c o – e s c l u d e n d ol’incasinatissima e minoritaria sinistraradicale – di fatto l’unica opposizioneè il Movimento 5 Stelle. E, come si diceva, un’opposizione èpiuttosto importante, in democrazia.Senza la possibilità concreta diun’alternativa nel breve-mediotermine, una democrazia affonda nelpensiero unico, nell’aria serenadell’ovest. Al M5S, tuttavia, direttamente nonposso chiedere niente: non essendone

sta to e le t tore , non sono mieirappresentanti. Quindi non dovreiincazzarmi se un giorno sfanculano ilpremier, poi improvvisamente cidialogano, poi lo sfanculano dinuovo, e nessuno capisce più qual è ladirezione presa; né dovrei scuotere latesta se nello stesso giorno in cui loroanatemizzano la stampa tutta –compresa quella non certo nemica,come il Fatto – un loro sindacorisponde ai lettori sulla Gazzetta diP a r m a , v e c c h i o b a s t i o n edell’establishment locale; né dovreipreoccuparmi se in Europa hannoscelto un partner neoconservatore,liberista e nuclearista, contrario allaTobin tax, alla regolazione delmercato, alla progressività dels i s tema f i sca le , a l la tassa d isuccess ione e tc . Invece mi preoccupo lo stesso, anchese non potrei. Perché sono uncittadino in cerca di opposizione, incerca di un sistema democraticonormale: quello con un con unamaggioranza che fa il governo e conun’opposizione che si prepari asostituirla, rendendosi coerentementecapace di farlo. È troppo?________(Ps. Ovviamente eventuali commentitipo “pennivendolo del regime” e“vaffanculo non hai capito un cazzo”,saranno pubblicati, come sempre;temo tuttavia che dimostrerebbero ciòche vorrei invece mi fosse smentito,in termini di maturità d’opposizione epreparazione al governo).

STURMTRUPPENcontinued from page 4

munizioni agli iracheni. Meglioancora: paracadutiamo il tutto neldeserto, e il primo che arriva prendetutto, come al gioco del fazzoletto.C’è poi l’eventualità che, ammesso enon concesso che le armai arrivino efunzionino, i curdi le cedano agliattuali alleati sciiti, che oggi sonoamici nostri in funzione anti-Isis, madomani potrebbero diventare nemici ecostringerci a una nuova missione dipace, cioè di guerra, per levargli lenostre armi. Anche in politica estera, insomma, larottamazione tarda ad arrivare.Nell’attesa ci si barcamena con idoppigiochi di sempre: quelli dellasolita Italietta che non è mai riuscita aterminare una guerra dalla stessaparte in cui l’aveva iniziata. Si partecon un alleato, poi si vede come buttae se marca male si passa al nemicoper partecipare alla festa sul carro delvincitore. Fu così nelle due guerremondiali, ma anche nella PrimaRepubblica: l’Italia stava con la Nato,ma anche con Mosca (Andreotti la

Germania la preferiva divisa in due);con Israele, ma anche con i terroristipalestinesi che volevano annientarlo;con l’Inghilterra, ma anche con igenerali argentini che occupavano leFalkland. Quando Reagan bombardòGheddafi per farla finita con i fondilibici all’internazionale del terrore,avvertì Craxi e Andreotti che corseroad avvertire il colonnello per farloscappare. Poi venne Berlusconi, chestava con tutti e col contrario di tutti:con Bush, ma anche con Putin, maanche con Gheddafi. Che poi ilgoverno B. contribuì a bombardare,ma solo un po’ (“non lo chiamo pernon disturbarlo”), e a far massacrareda quegli stessi ribelli che ora sononostr i nemici . Passano le eregeologiche, ma resta inevasa unadomanda di Otto von Bismarck:“Sapete per caso con chi stanno oggigli italiani?”.

CONTRO IL COLESTEROLOMANGIATE SEGATURA(Michele Serra)(il Chiosco)

Submitted at 8/29/2014 12:59:13 AM

) 29 agosto 2014 Non accenna a placarsi la moda delgavettone di beneficenza pro ricercasulla Sla. Dopo Matteo Renzi, eccol’adesione di Giorgio Napolitano, cheha pregato la sarta del Quirinale diversargli un flacone di acquaragiasmacchiante sulla giacca spiegandoche avrebbe mandato qualcuno aritirarla più tardi; quella di LapoElkann, che è andato appositamentead Aspen per farsi versare addossodal suo staff l’inimitabile bourbon onthe rocks de l barman FreddyMaimone; quella di Matteo Salvini,che ha rovesciato un secchio d’acquagelata addosso a un immigratoappena scampato a un naufragio; equella di Daniela Santanché, che si èfatta un gavettone di bellezza albotulino diluito nel latte d’asina.U n i c a c o n t r o i n d i c a z i o n e , l ebanconote si inzuppano e gli assegnistingono, costringendo l’associazione

beneficiaria a un paziente lavoro direcupero delle somme devolute. Idonatori tradizionali, che desideranofinanziare la r icerca in formaanonima e senza apparire, sonodisorientati: i loro denari sonougualmente bene accetti? Dilaganosul web, nel frattempo, nuovecampagne virali . CONTRO LA GUERRA Cantanti, attori e vip di tutto ilmondo sono r imas t i s t r ega t idall’iniziativa del deejay GotoWoops, che in segno di protestacontro tutte le guerre ha postato sullasua pagina facebook la fotografia diuna farfallina con la scritta: “lei nonfa la guerra”. Da Lady Gaga aCristiano Ronaldo, da Shakira alprotagonista di “Buzzy Way” CharlieChu, dalla boyband “Potato Juice”all’intero cast del musical “Cows”,

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I TANTI ANNUNCI GELANO LAFIDUCIA (Federico Fubini)(il Chiosco)

Submitted at 8/29/2014 1:05:11 AM

) 29 agosto 2014 Viviamo in tempi di deflazione deldenaro e inflazione di parole.Impossibile tenere il conto di quantevolte al giorno ormai la classe politicaparli di “riforme” o di “fiducia”. L’unica certezza è che l’inflazione èq u e l f e n o m e n o p e r i l q u a l el’abbondanza crescente di una certamateria prima ne deprime il valore.L’impero spagnolo distrusse il prezzodell’argento nel sedicesimo secoloper gli eccessi con cui lo importavadal Perù. Il governo di Matteo Renzirischia di trovare la sua sindromedell’argento peruviano nella serie diannunci ai quali non sempre, non inmodo univoco, seguono poi i fatti. Ilbilancio di questo mese d’agostopermette di far sorgere qualchesospetto che i l pericolo esistarealmente. Proviamo a riassumere. Al Consigliodei ministri dei primi del mesesarebbe dovuta passare la riforma deiBeni culturali di Franceschini. Poi èslittata. Ora tutto sarebbe pronto, maa quanto pare non sarà varata neppuredal vertice di domani a causa dell’ingorgo di altri procedimenti. Eppuren e a n c h e m i s u r e p i ù i n a l t onell’agenda del Consiglio dei ministriodierno stanno avendo vita facile. Perdirne una, solo sei giorni fa il premieraveva annunciato che oggi sarebbetoccato alla scuola: «Il 29 agostop r e s e n t e r e m o u n a r i f o r m acompless iva » , s cadenza po i

confermata in un tweet di giovedì.Del resto il governo non smentiva,anzi avvalorava, il progetto distabilizzare circa 100 mila precaridell’istruzione con le misure inarrivo. Poi però anche qui contrordine: slittatutto, sempre per colpa dell’ ingorgo .A c r e a r l o s o n o a l t r i d u eprovvedimenti. C’è il decreto Sblocca-Italia, del quale ancora ieri sera anessuno era chiaro il profilo date levas t e d ive rgenze f r a Padoan(Economia) e Lupi (Trasporti) suifondi da spendere. E c’è la riformadella giustizia, dove però molto verràaffidato a una delega al governo, cioèanche qui a scelte da compiere poipiù in là nel tempo. La lista di questo agosto di inflazioneve rba l e po t r ebbe con t inua re .Alternativamente gli italiani hannoscoperto che sarebbero state tagliatele pensioni più alte, poi che nonsa rebbe ro s t a t e tocca te . Chesarebbero stati congelati gli stipendidel pubblico impiego, poi che ciò erafuori questione. Che andava abolitol’articolo 18 dello Statuto deilavoratori (quello offre le tutelemagg io r i d ’Europa con t ro i llicenziamento di chi ha un contrattopermanente), poi che l’articolo 18non andava toccato, infine che nonserve par larne , perché pres tocambieranno tutte le norme sullavoro.

Ques to res ta un governo d icoalizione, espresso da uno deiparlamenti più frammentati dellastoria repubblicana. Nemmeno per unleader determinato come MatteoRenzi è facile controllare le spintecentrifughe dei suoi ministri e deipartiti di maggioranza. Ancora menolo è adesso, con l’economia maidavvero uscita da un’unica grandedepressione iniziata alla fine del2008. Più è impellente l’urgenza difare qualcosa di risolutivo, piùdiventa chiaro che non esistono néscorciatoie né bacchette magiche. Sipuò solo lavorare in Italia e con ilresto d’Europa per individuare lepriorità e affrontarle passo dopopasso. Anche per questo però la corsaall’argento peruviano che si èscatenata — la ridda di annunci, lecontinue invocazioni della “fiducia”— n o n f a n n o c h e p r o d u r r econseguenze opposte. Nessunoassume, investe nella propria aziendao compra un elettrodomestico a ratese non sa cosa lo aspetta e se imessaggi che riceve sono caotici econtraddittori. Non può essere solosfortuna se in agosto la fiducia delleimprese in Italia è scesa più che inqualunque altro Paese dell’area euro. Forse è il caso di ispirarsi allaSpagna di oggi, quella che haaffrontato molte riforme senza parolea vuoto e ora cresce al ritmo del 2%annuo. Non a quella di cinque secolifa.

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non c’è americano da copertina chenon abbia aderito all’iniziativapostando una farfallina su facebook, otwittando “butterflyagainstwar”, otatuandosela. «Forse le guerre nelmondo non sono diminuite – ha dettodeejay Goto chiamato a illustrare lasua iniziativa alle Nazioni Unite – main compenso non sono aumentate. Vivoglio bene». È svenuto subito dopo,sopraffatto dall’emozione e dallafatica intellettuale compiuta perstilare il suo discorso, che è poi statodiffuso sul web in forma ridotta percoinvolgere il maggior numeropossibile di persone. S A W D U S T A G A I N S TC H O L E S T E R O L Segatura contro il colesterolo. Lasplendida attrice francese MarieEste l le Tabl insky non potevaprevedere il successo planetario delsuo gesto: un selfie che la riprendementre mangia segatura per protestarecontro il drammatico aumento del

colesterolo del mondo. Da alloracelebrities e gente comune di ognilatitudine, contagiati dal gesto,mettono in rete un loro selfie mentremangiano segatura. «L’importante –spiega Marie Estelle nei numerosipost dedicati alla sua missionesanitaria – è che la segatura sia pulita;e poi non bere acqua subito dopo,perché la segatura bagnata tendeprima a gonfiarsi a dismisura, poi aformare dei veri e propri pallets cherischiano di occludere l’intestino oaddirittura di prendere fuoco acontatto con i gas infiammabili tipicidella digestione». Da Lady Gaga aCristiano Ronaldo, non c’è vip chenon abbia aderito alla fortunatacampagna contro il colesterolo. LaTablinsky, non appena sarà dimessadalla clinica per i disturbi alimentaridove è ricoverata, spera di esserericevuta da Papa Francesco. SAVE SEAGULL Reso cieco da un occhio dall’attacco

improvviso di uno stormo di gabbianine l pa rchegg io d i un cen t rocommerciale, lo studente californianoToby Lopez si è reso conto di quantomale deve esse re s t a to fa t todall’uomo ai gabbiani per renderlicosì aggressivi. Con la fidanzatina hadunque fondato Creeker, un nuovos o c i a l n e t w o r k c h e s t a g i àsoppiantando Twitter e prevede digracidare in segno di solidarietà con igabbiani. Da Lady Gaga a CristianoRonaldo, sono ormai milioni in tuttoil mondo i creekers. I gabbiani sonomiliardi, non corrono alcun pericolodi estinzione e rompono i coglionimica male, ma Creeker, come tutti ifenomeni web di natura virale, non siferma. Aprirò oggi stesso il mioaccount su Creeker. Mandatemi ivostri creek. Vi manderò i miei.

L’UNICA RIFORMADELLA GIUSTIZIAPOSSIBILE:CAMBIARE TUTTI ICODICI (Bruno Tinti)(il Chiosco)

Submitted at 8/29/2014 1:04:14 AM

) 29 agosto 2014 L’Italia ha un numero di magistrati(10.000 circa senza contare lamagistratura onoraria), rapportato allapopolazione, analogo a quello deglialtri Paesi europei. È un Paesemoderatamente civile e sarebbedunque ragionevole che litigiosità ecriminalità fossero in linea con quelledegli altri Paesi. Eppure i processiitaliani sono incomparabilmente piùnumerosi: nel settore penale ognianno se ne aprono circa 3.000.000contro i 300.000 della Gran Bretagna;e 2.500.000 nel settore civile. Questacircostanza dimostra – da sola – comela riforma della Giustizia sulla qualela politica si sta scannando siainidonea a riformare alcunché.Chiunque capisce che definire intempi ragionevoli (2 anni contro gli 8attuali) una simile massa di processi èimpossibile: a legislazione invariata(cioè con leggi e codici vigenti),servirebbe un numero di magistrati 4volte superiore; per non parlare delpersonale amministrativo e dellerisorse materiali (uffici, informatica).Una triste dimostrazione di ciò sta inuna delle questioni su cui più stannol i t i g a n d o : l a p r e s c r i z i o n e .Paradossalmente allungarne i terminisarebbe una sciagura: se è vero che il50 per cento dei reati si prescrive,d i m i n u i r e q u e s t o n u m e r osignificherebbe incrementare iprocessi in maniera corrispondente eaumentarne quindi la durata media. È chiaro quindi che l’efficienza delprocesso dipende dal loro numero.Ma com’è che abbiamo tan t iprocess i? È mol to sempl ice . Perchè – nel settore penale – le leggivigenti criminalizzano condotte chedovrebbero essere sanzionate in sedeamministrativa; per intenderci, comesi fa con il divieto di sosta. Perché –in quello civile – la procedura imponetempi di decisione lunghissimi equindi chi deve adempiere unaqualsiasi obbligazione trova piùconveniente farsi citare in giudizio,sperare in una decisione favorevole(non si sa mai…) e comunque pagarea distanza di anni poco di più diquanto dovrebbe. Perché, nel settorepenale, la procedura è ugualmentedissennata e per i colpevoli èpreferibile un lungo processo conpossibilità di prescrizione, indulto ea m n i s t i a , p i u t t o s t o c h e u npatteggiamento a pena magari piùlieve di quella che gli toccherebbe ma

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che dovrebbe essere subito scontata. Tutto questo non è materia didiscussione, è semplicemente vero. Èevidente allora che l’unica riformapossibile in materia di giustizia passaper nuove leggi “fondamentali”.Nuovo codice penale con abolizionedi tutte le leggi speciali: quello chenon c’è nel codice non è reato; e nelcodice ci deve essere un decimo deireati oggi esistenti. Nuovi codici diprocedura civile e penale. Per il civileuna procedura fondata su un solo attodi citazione e correlativo atto dirisposta (anche riconvenzionale) chedevono contenere tutti gli argomenti etutte le richieste; e su un solo attocontenente le conclusioni; in mezzo

l’assunzione delle prove ammesse dalgiudice. Per il penale la cosa è piùcomplicata, i nostri politici non ce lapossono fare: un processo chefunz ionas se l i f a l c i d i e r ebbe .Suggerisco di risolvere il problemaandando alla stazione ferroviaria diChamonix e comprando un codicefrancese (ma andrebbe bene ancheuno tedesco). Poi si potrebbe emettereuna legge dicente: art. 1 – questo è ilcodice di procedura penale italiano;a r t . 2 – è v i e t a t o q u a l s i a s ie m e n d a m e n t o .