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UCCIDENDO SANITÀ E STATALI COSÌ MATTEO PAGA LA 14ESIMA (Marco Palombi). by Il Fatto Quotidiano 9/4/2014 (il Chiosco) Submitted at 4/9/2014 1:09:25 AM SUBITO TAGLI PER 4,5 MILIARDI, IL RESTO UNA TANTUM. NEL DEF IL FUTURO È IN ROSA. Secondo Matteo Renzi chiamarla “manovra elettorale” è impreciso, forse addirittura malevolente, eppure non c’è modo di chiamarla altrimenti. Gli obiettivi scelti, le parole usate, i numeri sottostanti il Documento di economia e finanza (Def) approvato ieri altro non sono che un piccolo manuale di comunicazione politica: i pensionati non si possono colpire, mentre le banche (giustamente), la Sanità (che fa rima con sprechi) e il pubblico impiego sì (e non solo i manager, come vedremo); si dice che la riduzione dell’Irpef per chi guadagna meno di 25mila euro è “strutturale” come le coperture che la finanziano e non è vero; si fanno previsioni per il futuro che solo con un eufemismo possono essere definite rosee(e infatti il Fmi le ha già bocciate) e questo proprio mentre si dà il via ad una operazione recessiva che taglia stipendi e domanda pubblica diretta per dare la 14esima elettorale entro maggio agli elettori (già cittadini). Un breve riassunto per punti. GLI 80 EURO. I soldi ci sono, il decreto arriverà venerdì prossimo (il 18 aprile), in tempo per le buste paga di maggio. Costa per gli otto mesi del 2014 circa 6,6 miliardi, 10 l’anno a regime. Le coperture, però, al momento sono indicabili solo da qui a dicembre: per 4,5 miliardi saranno strutturali e arriveranno dai tagli della spending review, un altro miliardo dall’aumento dell’aliquota sulle plusvalenze delle banche dovute alla rivalutazione delle aliquote di Bankitalia, il resto dai maggiori introiti Iva generati dal pagamento di circa 40 miliardi di debiti commerciali della Pubblica amministrazione. È la quattordicesima che il governo di Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan paga agli italiani in vista delle elezioni europee per tutto il 2014. Come abbiamo già scritto, per rendere il provvedimento valido strutturalmente servirà la legge di Stabilità con la formalizzazione dei tagli del commissario Cottarelli. IL MASSACRO DEI TAGLI. Ottenere 4,5 miliardi di risparmi in otto mesi è un’operazione difficile e dolorosa. Il menu, checché ne dica il premier, non è deciso, ma si sa che a dare la maggior parte delle risorse saranno Sanità e pubblico impiego: il Servizio sanitario nazionale dovrà sopportare tagli tra uno e due miliardi; gli stipendi degli statali – e non solo quelli dei manager, ma dalle simulazioni in corso anche quelli da 60-70mila euro l’ anno – verranno colpiti per almeno un altro miliardo (è il caso di ricordare che i contratti non vengono rinnovati dal 2010 e che i numero dei dipendenti è sceso, dice il Def, del 5,7% in pochi anni); 800 milioni, forse più, sono riduzioni lineari di acquisti di beni e servizi trasversali a tutte le amministrazioni; 600 milioni dovrebbero arrivare dalla Difesa (più sui nuovi arruolamenti che dai tagli ai sistemi d’arma); il resto sforbiciando qua e là in ministeri e enti locali. Le reazioni degli interessati già oggi non sono di felicità: la guerra nei prossimi dieci giorni s’annuncia durissima. In ogni caso, e nonostante le parole del premier e del suo ministro dell’Economia, se si fissa un obiettivo di risparmio preventivo per macrosettore il taglio è lineare. IL FANTASMA IRAP. Renzi conferma: riduzione del 10% subito finanziata, par di capire, dall’aumento dal 20 al 26% dell’aliquota sulle rendite finanziarie (esclusi i titoli di Stato). Il governo cifra il taglio di tasse a 2,4 miliardi e il gettito della copertura a 2,6 miliardi: peccato che per la Ragioneria generale il gettito sarà al massimo di 1,4 miliardi. Tradotto: i soldi, ad oggi, non ci sono. L’ETERNO PRIVATIZZARE. Anche Renzi e Padoan puntano sulla vendita delle partecipazioni del Tesoro tipo quella in Enav e Poste già passata in Parlamento grazie ad un provvedimento di Enrico Letta (del patrimonio immobiliare, ormai, non si parla neanche più). L’esecutivo scrive nel Def che frutteranno 12 miliardi di euro l’anno dal 2014 al 2018. A parte che è impossibile, l’operazione in alcuni casi è persino in perdita: vendere Eni comporta un incasso subito, vero, ma una perdita per sempre di parecchi milioni di euro l’anno in dividendi. IL FUTURO IN ROSA. A leggere il Def, vivere in Italia nei prossimi anni sarà un vero colpo di fortuna: Pil che torna a crescere dello 0,8 % quest’anno e di quasi il 2 nel triennio; un balzo delle importazioni che in due anni passano dal -2,8% del 2013 al +4,4% dell’anno prossimo; persino i poveri consumi delle famiglie dopo anni di flessioni tornano a crescere già quest’anno e prendono il volo dal 2016, l’anno fatidico – sia detto en passant – in cui raggiungeremo il pareggio di bilancio strutturale. E che dire degli investimenti? Nel 2013 sono crollati del 4,7 con la decisiva collaborazione del settore pubblico, quest’anno già schizzeranno su del due per cento per poi mettersi a correre a ritmi superiori al 3% l’anno dal 2015 in poi. E le esportazioni? A parità di cambio col dollaro (previsto fisso a 1,362) l’anno scorso sono aumentate dello 0,1%, nel 2014 cresceranno invece del 4% mantenendo questo ritmo almeno fino al 2018. Come sempre a leggere i Def, non si può non pensare quanto sarà bello vivere in Italia in futuro. MANOVRA RECESSIVA. Sostiene il governo che le sue manovre garantiranno un aumento del Pil dello 0,3% già quest’anno per poi spingere il Prodotto a ritmi sempre più sostenuti fino al +2,1% aggiuntivo del 2018. È curioso perché tra le operazioni annunciate da Renzi ci sono manovre espansive come il pagamento dei debiti della P.A. o i cantieri per l’edilizia scolastica e il dissesto idrogeologico, però pure una manovra pesantemente recessiva come quella degli 80 euro: durante le crisi infatti, come testimoniano i moltiplicatori utilizzati dal Fmi, solo la domanda pubblica (stipendi e, meglio, acquisti e appalti) garantisce di non sprofondare, mentre i tagli di tasse mai si traducono del tutto in consumi. Utilizzando quei moltiplicatori, la manovra elettorale di Renzi è recessiva per una cifra che si aggira – a regime- attorno ai dieci miliardi di euro (lo 0,7% del Pil). Poco male: se ne parlerà dopo le elezioni. Da Il Fatto Quotidiano del 09/04/ 2014. N.23 - 9 aprile 2014 www.ilchioscodifrancescoimpala.wordpress.com

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UCCIDENDO SANITÀ E STATALI COSÌMATTEO PAGA LA 14ESIMA (MarcoPalombi).by Il Fatto Quotidiano 9/4/2014(il Chiosco)

Submitted at 4/9/2014 1:09:25 AM

S U B I T O T A G L I P E R 4 , 5MILIARDI , IL RESTO UNATANTUM. NEL DEF IL FUTURO ÈIN ROSA. Secondo Matteo Renzi chiamarla“manovra elettorale” è impreciso,forse addirittura malevolente, eppurenon c’è modo di chiamarla altrimenti.Gli obiettivi scelti, le parole usate, inumeri sottostanti il Documento dieconomia e finanza (Def) approvatoieri altro non sono che un piccolomanuale di comunicazione politica: ipensionati non si possono colpire,mentre le banche (giustamente), laSanità (che fa rima con sprechi) e ilpubblico impiego sì (e non solo imanager, come vedremo); si dice chela riduzione dell’Irpef per chiguadagna meno di 25mila euro è“strutturale” come le coperture che lafinanziano e non è vero; si fannoprevisioni per il futuro che solo conun eufemismo possono essere definiterosee(e infatti il Fmi le ha giàbocciate) e questo proprio mentre sidà il via ad una operazione recessivache taglia st ipendi e domandapubblica diretta per dare la 14esimaelettorale entro maggio agli elettori(già cittadini). Un breve riassunto perpunti. GLI 80 EURO. I soldi ci sono, ildecreto arriverà venerdì prossimo (il18 aprile), in tempo per le buste pagadi maggio. Costa per gli otto mesi del2014 circa 6,6 miliardi, 10 l’anno aregime. Le coperture, però, almomento sono indicabili solo da qui adicembre: per 4,5 miliardi sarannostrutturali e arriveranno dai tagli dellaspending review, un altro miliardodall’aumento dell’aliquota sulleplusvalenze delle banche dovute allarivalutazione delle aliquote diBankitalia, il resto dai maggioriintroiti Iva generati dal pagamento dic i r c a 4 0 m i l i a r d i d i d e b i t ic o m m e r c i a l i d e l l a P u b b l i c aa m m i n i s t r a z i o n e . È l aquattordicesima che il governo diMatteo Renzi e Pier Carlo Padoan

paga agli italiani in vista delleelezioni europee per tutto il 2014.Come abbiamo già scritto, perrendere il provvedimento validostrutturalmente servirà la legge diStabilità con la formalizzazione deitagli del commissario Cottarelli. IL MASSACRO DEI TAGLI.Ottenere 4,5 miliardi di risparmi inotto mesi è un’operazione difficile edolorosa. Il menu, checché ne dica ilpremier, non è deciso, ma si sa che adare la maggior parte delle risorsesaranno Sanità e pubblico impiego: ilServizio sanitario nazionale dovràsopportare tagli tra uno e duemiliardi; gli stipendi degli statali – enon solo quelli dei manager, ma dallesimulazioni in corso anche quelli da60-70mila euro l’ anno – verrannocolpiti per almeno un altro miliardo (èil caso di ricordare che i contratti nonvengono rinnovati dal 2010 e che inumero dei dipendenti è sceso, dice ilDef, del 5,7% in pochi anni); 800milioni, forse più, sono riduzionilineari di acquisti di beni e servizitrasversali a tutte le amministrazioni;600 milioni dovrebbero arrivare dallaDifesa (più sui nuovi arruolamentiche dai tagli ai sistemi d’arma); ilresto sforbiciando qua e là inministeri e enti locali. Le reazionidegli interessati già oggi non sono difelicità: la guerra nei prossimi dieci

giorni s’annuncia durissima. In ognicaso, e nonostante le parole delp r e m i e r e d e l s u o m i n i s t r odell’Economia, se si fissa un obiettivod i r i s p a r m i o p r e v e n t i v o p e rmacrosettore il taglio è lineare. IL FANTASMA IRAP. Renziconferma: riduzione del 10% subitofinanziata, par di capire, dall’aumentodal 20 al 26% dell’aliquota sullerendite finanziarie (esclusi i titoli diStato). Il governo cifra il taglio ditasse a 2,4 miliardi e il gettito dellacopertura a 2,6 miliardi: peccato cheper la Ragioneria generale il gettitosarà al massimo di 1,4 miliardi.Tradotto: i soldi, ad oggi, non ci sono. L’ETERNO PRIVATIZZARE.Anche Renzi e Padoan puntano sullavendita delle partecipazioni delTesoro tipo quella in Enav e Poste giàpassata in Parlamento grazie ad unprovvedimento di Enrico Letta (delpatrimonio immobiliare, ormai, non siparla neanche più). L’esecutivo scrivenel Def che frutteranno 12 miliardi dieuro l’anno dal 2014 al 2018. A parteche è impossibile, l’operazione inalcuni casi è persino in perdita:vendere Eni comporta un incassosubito, vero, ma una perdita persempre di parecchi milioni di eurol’anno in dividendi. IL FUTURO IN ROSA. A leggere ilDef, vivere in Italia nei prossimi anni

sarà un vero colpo di fortuna: Pil chetorna a crescere del lo 0 ,8 %quest’anno e di quasi il 2 nel triennio;un balzo delle importazioni che indue anni passano dal -2,8% del 2013al +4,4% dell’anno prossimo; persinoi poveri consumi delle famiglie dopoanni di flessioni tornano a cresceregià quest’anno e prendono il volo dal2016, l’anno fatidico – sia detto enpassant – in cui raggiungeremo ilpareggio di bilancio strutturale. E chedire degli investimenti? Nel 2013sono crollati del 4,7 con la decisivacollaborazione del settore pubblico,quest’anno già schizzeranno su deldue per cento per poi mettersi acorrere a ritmi superiori al 3% l’annodal 2015 in poi. E le esportazioni? Aparità di cambio col dollaro (previstofisso a 1,362) l’anno scorso sonoaumentate dello 0,1%, nel 2014c r e s c e r a n n o i n v e c e d e l 4 %mantenendo questo ritmo almeno finoal 2018. Come sempre a leggere iDef, non si può non pensare quantosarà bello vivere in Italia in futuro.MANOVRA RECESSIVA. Sostieneil governo che le sue manovregarantiranno un aumento del Pil dello0,3% già quest’anno per poi spingereil Prodotto a ritmi sempre piùsostenuti fino al +2,1% aggiuntivo del2018. È curioso perché tra leoperazioni annunciate da Renzi cisono manovre espansive come ilpagamento dei debiti della P.A. o icantieri per l’edilizia scolastica e ildissesto idrogeologico, però pure unamanovra pesantemente recessivacome quella degli 80 euro: durante lecrisi infatti, come testimoniano imoltiplicatori utilizzati dal Fmi, solola domanda pubblica (stipendi e,meglio, acquisti e appalti) garantiscedi non sprofondare, mentre i tagli ditasse mai si traducono del tutto inc o n s u m i . U t i l i z z a n d o q u e imoltiplicatori, la manovra elettoraledi Renzi è recessiva per una cifra chesi aggira – a regime- attorno ai diecimiliardi di euro (lo 0,7% del Pil).Poco male: se ne parlerà dopo leelezioni. Da Il Fatto Quotidiano del 09/04/2014.

N.23 - 9 aprile 2014 www.ilchioscodifrancescoimpala.wordpress.com

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Riforme, Zagrebelsky: “Non ci mettiamo in gioco?Il premier ci ascolti, ho una proposta” (JacopoIacoboni - intervista a Gustavo Zagrebelsky)by $ La Stampa -temi.repubblica.it/micromega-online (il Chiosco)

Submitted at 4/8/2014 3:16:41 PM

intervista a Gustavo Zagrebelsky diJacopo Iacoboni, da La Stampa, 8aprile 2014«La cr i t ica di Rusconi , tantoamichevole quanto severa, mi ha fattomolto riflettere». Pranzo a menu fissocol «professorone», 22 euro in due:arriviamo alla piola del cinema, duepassi dietro il bellissimo campus dig i u r i s p r u d e n z a a T o r i n o ,passeggiando lungo la Dora eparlando di tutto, da Renzi a Grilloalle riforme e ai «parrucconi». Cosa l’ha fatta riflettere delle paroledi Rusconi, professore?«In primo luogo la contrapposizionetra le nuove generazioni, che hanno“una gran voglia di cambiare”, e noivecchi . Rusconi su questo haragione». In che senso?«Esiste, nella contrapposizione, unelemento di biologia fisiologica.Viene un momento in cui i giovanidicono che tocca a loro, e noi siamouna palla al piede. Sotto certi aspettiquesto è positivo. Tuttavia se è veroche l’insofferenza dei giovani ha ilsuo fondamento in un istinto vitale,non vuol dire che i vecchi debbanotacere, o peggio mettersi a fare igiovani. Il giovanilismo dei vecchi èuna delle cose più disgustose.Ognuno faccia la sua parte». La vostra è quella dei professoroni?Lei si sente un professorone?«Ma è una parola di scherno. Ci

gonfiano per poterci umiliare e cantarv i t tor ia . Sono e mi sento unp ro fe s so re . I l m io hab i t a t èl’Università, a contatto con glistudenti. Varie volte mi sono stateofferte candidature. Ho semprerifiutato perché la politica non fa perme. È cosa molto seria, e bisognaaverne la vocazione. L’unico potere,per quelli come me o Rodotà, è direciò che si pensa. Mentre il dovere diun politico è ascoltare tutti; poinaturalmente tocca a lui decidere». Renzi non ascolta? L’ha incontrato?«Due volte, non recentemente. Unpaio di anni fa Carl in Petriniorganizzò una cerimonia a Pollenzo,il conferimento delle lauree ai suoistudenti. C’eravamo Lella Costa, io e,per l ’appunto, lui , chiamati arievocare la giornata della nostralaurea. Lo conobbi come un ragazzobrillante, nel quale, allora, non avreiimmaginato la vena di una certapresunzione che mi pare emerga ora esi manifesta con battute e frasi fatte alposto di argomenti». In che senso presunzione?«La presunzione consiste nellachiusura a ogni discussione, unatteggiamento che presuppone ilpossesso del criterio del bene e delmale. Se ci fossero canali aperti diconfronto, si farebbe tutti più strada:tutti, come si conviene in materia diC o s t i t u z i o n e . M a q u e s t opresupporrebbe una cosa, che manca,come ha detto Massimo Cacciari: lachiarezza d’un disegno generale delquale discutere». Davvero siete convinti che ci sia unasvolta autoritaria in Italia?

«La svolta autoritaria non è la riformadel Senato, un obiettivo marginale. E’un insieme di elementi che formanoun quadro inquietante: la riduzionedel Senato a un ibrido non politico;una legge elettorale che comprime ilpluralismo con “soglie” assurde;deputati nominati dalle segreterie chefaticano a mostrare la loro libertà dirappresentanti; il crollo dei partiti dacui emerge solo la leadershippersonale; una riforma strisciante, manon dichiarata, della forma digoverno; il rifiuto altezzoso dellemediazioni sociali, sostituite dallapresunta immedesimazione popolare.Ce n’è abbastanza, tanto più che lachiusura degli spazi della democraziacorrisponde a richieste d’interessiesterni, che passano sopra la nostratesta». La critica che vi fa Rusconi è: perchénon vi mettete in gioco? Magari permigliorare le riforme di Renzi.« V u o l d i r e c h e n o n s i a m opropositivi? Ecco la mia proposta:dimezzamento dei deputati; dues e n a t o r i p e r r e g i o n e , e l e t t idirettamente tra persone con cursushonorum rispettabile; durata fissa elunga senza rieleggibilità; poteririvolti a contrastare la tendenza allospreco di risorse comuni; controllosulle nomine pubbliche e d’indaginesui fatti e sulle strutture dellacorruzione. C’è bisogno d’un organoche abbia lo sguardo lungo e, perciò,non sia sotto la pressione, o il ricatto,delle nuove elezioni». Perché l’idea di Renzi non funziona?«Scaricare integralmente l’avviodell’iter legislativo sulla Camera

ingolferebbe Montecitorio. Cambia,senza dirlo, l’articolo 138, cheprevede due camere elettive nelp r o c e s s o d i r e v i s i o n e d e l l aCostituzione. Crea un’assembleaeterogenea di amministratori didiverso livello e di uomini illustri nonmeglio qualificati». Sareste disposti a dialogare anche voicon Renzi? L’appello non è unaforma un po’ vecchia?«Ma chi ce lo chiede? Forse l’appelloè stato tranchant, ma quali altristrumenti vede oltre l’appello? Ilproblema, dico a Rusconi, è chel’unico modo di mettersi in gioco, perRenzi, sembra essere quello di dire sìa Renzi. C’è un calcolo politico: serealizza le r iforme lui sarà i lriformatore; se non le realizza, si saràcreato un capro espiatorio, il nemicointerno, il sabotatore: “non sonoriuscito a causa loro” e la riformaapparirà ancor più ineludibile». E Napolitano? Raccontano chealcune vostre preoccupazioni sianoanche le sue.«Mi limito a dire che chi apre la portaa questa riforma si assume una granderesponsabilità per il futuro». Ci dica infine una cosa: ha notato chesi è parlato tanto del vostro appellosolo quando l’ha firmato Grillo?«Spesso mi chiedono se sono inimbarazzo per questo. Ma perchéd o v r e i e s s e r l o ? I n q u e s t oatteggiamento vedo un elementod’intolleranza. Se qualcuno condividele nostre posizioni è un bene. Pertutto il resto, vedremo».(8 aprile 2014)

I MIRACOLI E LA REALTÀ (Stefano Feltri).by Il Fatto Quotidiano 9/4/2014(il Chiosco)

Submitted at 4/9/2014 1:00:04 AM

In un romanzo di Gianni Rodari, ilcentenario barone Lamberto pagavala servitù per ripetere il suo nometutto il giorno, perché da questot r a e v a v i g o r e , r i n g i o v a n i v a ,addirittura resuscitava. Il premierMat t eo Renz i c i cos t r inge acommentare quotidianamente gli “80euro in busta paga”, come se bastassequesto per farli apparire nel cedolinomensile, per spazzare via il climacupo da crisi e magari far prenderequalche voto in più al Pd alleEuropee. Ieri il governo ha presentatoil Documento di economia e finanzache fissa i conti pubblici su cuilavorare. E Renzi, a beneficio dei tgdella sera, ha scandito: “Gli italianiavranno la quattordicesima grazie a

noi”. A forza di sentirlo, qualcunopotrebbe pensare che il governo abbiagià approvato tutti i provvedimentinecessari, che si debba solo attenderemaggio per ricevere i soldi. Non è così. Le coperture sulla cartaci sono. Ma trovare 4,5 miliarditagliando sprechi non è facile, specie

se chi vive di quegli sprechi protestae vota. Privatizzare per 12 miliardi inotto mesi è arduo, se si vuole venderee non svendere. Oltre 2 miliardiderivano da un’altra misura incerta, ilpagamento dei debiti arretrati dellaPubblica amministrazione. Certo, sipuò sempre spendere un po’ in

deficit, visto che nei numeri di ieril’Italia resta ampiamente sotto il tettodel 3 per cento. Ma Renzi si espone adue rischi: il primo è che il mantradegli “80 euro” gli si ritorca contro asettembre, quando nella legge distabilità emergeranno i buchi nellecoperture che l’entusiasmo di oggiconsente di ignorare. E che gli elettoririvivano la farsa dell’Imu, rinatacome Tasi. Secondo rischio: cheanche con 80 euro in più in tasca imilioni di italiani a basso reddito siaccorgano che continuiamo a crescerecome la Grecia, che i tagli simbolicialla casta non spingono il Pil, che ilbonus elet torale non basta. Apromettere miracoli si rischia chequalcuno ci creda davvero. Da Il Fatto Quotidiano del 09/04/2014.

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Sul Senato il Pd resta diviso, M5S: “Lo votiamonoi” (Luca De Carolis).by Il Fatto Quotidiano 9/4/2014(il Chiosco)

Submitted at 4/9/2014 1:23:30 AM

I CINQUE STELLE FIUTANO LED I F F I C O L T À D E L P R I M OMINISTRO E RILANCIANO CONSANTANGELO: “QUELLO DICHITI È IL NOSTRO TESTO,TRANNE LA PARTE SULLEINDENNITÀ”. Il premier che va veloce promettevauna marcia “da rullo compressore”. Eieri ha promesso ancora: “Entro il 25maggio si chiude”. Ma la madre ditutte le riforme si è impantanata.Perché si è impantanato il PartitoDemocratico, nella partita dei testiincrociati. Mentre Cinque Stelle evoci sparse di Forza Italia provano ilcontropiede, offrendo voti al ddlcostituzionale della minoranza dem(trasversale). La revisione del Senato,su cui Renzi ha messo in gioco “lafaccia” e soprattutto la poltrona,rimane una scommessa. Anche se ierisera il premier ha incassato il vialibera del Quirinale. Napolitano hafirmato il ddl del governo “senzaapportare alcuna correzione” come haprecisato la nota del Colle. E Renziha rilanciato: “Entro il 25 maggioPalazzo Madama batterà il primocolpo sulla riforma del Senato e delTitolo V, al di là di qualche senatorePd che cerca visibilità. Non si rimettetutto in discussione come se dopo 20anni sia ammissibile tornare da caposu tutto: i punti inderogabili restano lafine del bicameralismo perfetto edelle indennità”. Dietro i moniti, larealtà.

L’assemblea dei senatori del Pd cheieri doveva portare a un’intesa ha soloconfermato le distanze reciproche. Dauna parte renziani e anime varie delpart i to, concordi sul testo delgoverno: una bozza che ieri mattinaera ancora un’ipotesi, prima dellafirma del Quirinale. Dall’altraVannino Chiti, i civatiani e cuperlianisparsi: i 22 firmatari di un ddl cheprevede un Senato elettivo, a cuiresterebbe l’esame e il voto delleleggi costituzionali ed elettorali e deitrattati europei. Come spiega uno deifirmatari, “è un testo che vuoleconservare Palazzo Madama comeorgano di garanzia, a bilanciarel’Italicum iper maggioritario”. FIUTANDO il muro contro il muro,Cinque Stelle piazza la mossa ariunione in corso, con il capogruppoVincenzo Santangelo: “Quello diChiti di fatto è il nostro testo, trannela parte sulle indennità. Credo chepotremmo votarlo”. Si aggiungeNicola Morra: “Al testo Chit ivorremmo aggiungere la riduzioned e l l e c o m m i s s i o n i e a l t r imiglioramenti. Non escludiamo ilvoto”. Domanda: la vostra aperturavuole solo spaccare il Pd? Sorriso,risposta: “Si è aperto uno spaziopoli t ico”. L’apertura r imbalzanell’assemblea del Pd. Il renzianoAndrea Marcucci, Nicola Latorre eValeria Fedeli chiedono il ritiro delddl della minoranza. “In cambioapriamo ai vostri emendamenti” èl’offerta ai 22. Il primo firmatarioChiti è a Strasburgo, per il Consigliod’Europa. Rispondono i citavianiWalter Tocci, Corradino Mineo e

Felice Casson, con tre no: “Il testorimane”. Mineo cinguetta su Twitter:“Abbiamo votato con M5S ladecadenza di Berlusconi, perché nondovremmo provare a votare insiemele riforme?”. L’assemblea vieneaggiornata a martedì prossimo.Irrompe Paolo Romani (Forza Italia):“Se si fanno patti e accordi vannorispettati. Molti dei nostri, mecompreso, sono convinti che unae l e z i o n e d i r e t t a s a r e b b eassolutamente meglio: se il Pd nonrispetta i patti non è esclusa laconvergenza sulla proposta Chiti”. Inuncorridoio del Senato, ancoraMineo: “I 5 Stelle? Sono il primo aessere scettico, ma anche se è un bluffdobbiamo andare a vederlo. Cistrumentalizzano? Chi se ne frega”.Francesco Campanella, referentedegli ex M5S, fornisce un’altrasponda: “Nel ddl Chiti ci sono buonispunt i , s i amo ben d i spos t i a

confrontarci” . I l sostegno piùconcreto, perché quello di M5S parepiù che altro strategico. Mentre daForza Italia Giovanni Toti precisa:“Non credo in maggioranze parallelesulle riforma, abbiamo un impiantoche è quello del patto del Nazareno:andiamo avanti con quello”. InSenato appare Maria Elena Boschi,anche per f iutare l’aria. Chit iribadisce: “Il testo rimane, vogliamosolo dare il contributo a una buonariforma”. Mentre 25 senatori deminvocano: “Le modifiche non devonoessere un tabù”. Il bersaniano MiguelGotor: “Lavorerò con la maggioranzaper approvare il ddl entro il 25maggio, ma rimangono due nodi: varidefinito il patto Berlusconi-Renzi,pe rché ho l ’ impres s ione cheriguardasse soprattutto l’Italicum. Epoi va chiarito il rapporto tra riformecostituzionali e il tema della forma digoverno”. Civati punge: “Non è ilcaso di procedere come un rullocompressore”. Ma Renzi tira dritto.“Si chiude entro il 25 maggio, almeno15 dei 22 del testo Chiti presto sisfileranno” sibilano i suoi. E ilpremier attacca: “Se il punto èconservare l’indennità dei senatori,come dice anche M5S, la cosa misorprende”. Grasso ha assegnato ilddl del governo alla CommissioneAffari Costituzionali. Si parte alle14.30 di oggi, con l’ufficio dipresidenza sul calendario dei lavori. Da Il Fatto Quotidiano del 09/04/2014.

Il tragico vicolo cieco dei neofascisti violenti(Aldo Cazzullo)by www.corriere.it (il Chiosco)

Una storia nata dalle macerie delfascismo e della guerra civile e mortaall’alba della Seconda Repubblica.Una storia densa di sogni e disperanze, che troppo spesso si sonotrasformati in abbagli e illusioni. Etalvolta in violenze e tragedie, chehanno prodotto tanto sangue e troppimorti. Una storia unica, incredibile,inimmaginabile. Una storia che,speriamo, non si ripeta mai più». Così Nicola Rao definisce la vicendadel neofascismo italiano, cui hadedicato tre longseller ( La fiamma ela celtica, Il sangue e la celtica, Ilpiombo e la celtica), ora raccolti daSperling&Kupfer in Trilogia dellaceltica(pp. 1.070, e 19.90). L’opera èarricchita da pagine inedite in cuil’autore racconta la genesi del suolavoro — ispirato a Noi terroristi, illibro di Giorgio Bocca dell’85sull’eversione rossa — e da una

conclusione, intitolata non a caso Laresa dei conti, dedicata ai funerali diPino Rauti e alla dura contestazioneche in quella circostanza subì l’ultimosegretario del Movimento sociale,Gianfranco Fini. Un volume di oltremille pagine, in cui la storia delladestra italiana è ricostruita da unbravo giornalista con il rigore dellostorico, grazie a testimonianze edocumenti spesso inediti, sullosfondo del dopoguerra italiano, e conuna forte partecipazione emotiva. In sintesi, la celtica è il simbolo dip i ù g e n e r a z i o n i c h e n o n s iriconoscono nella linea ufficialedell’Msi e si richiamano alla visionesociale del fascismo repubblicano. Dauna parte, dirigenti che lavorano perin se r i r e i l pa r t i t o ne l g iocodemocratico, spesso in funzionesubordinata alla Democrazia cristiananel tentativo di ancorarla a destra,elaborando una visione filoatlanticadello scenario internazionale e

un’idea in sostanza «borghese» deirapporti sociali. Dall’altra, giovaniche rifiutano il sistema, che tentano dirifarsi al «diciannovismo» e a Salò, alfascismo anticlericale e antiborghesedelle origini e al fascismo dellasoc i a l i zzaz ione che s egna i ldrammatico tramonto del Duce. Afa re da de tona to re d i que l l acontraddizione è il Sessantotto. In un primo tempo i giovani neri siritrovano insieme con i rossi. Poi unaparte di loro viene usata dal vecchioMsi e da apparati dello Stato peraccendere una mimesi della guerracivile 1943-45, in cui non ci sarannovincitori, ma solo vinti. Rao, che è del 1962, è mosso dallacuriosità tipica della sua generazioneper l’idea che ragazzi di poco piùgrandi di lui potessero pensare che,nell’Italia degli anni Settanta, fossepossibile una rivoluzione, o unarestaurazione. Ma poi la ricercaprosegue mossa dalla pietà per vite

bruciate dall’ideologia, dall’odio,dalla violenza, o anche solo dalrifiuto del presente. Ci sono storieoggi dimenticate di aspiranti terroristiin fuga sugli Appennini, culminate insparatorie come la battaglia di Piandel Rascino, cui sono dedicate pagineavvincenti. C’è la vergogna dellebombe e delle stragi nere. Ci sono idrammatici giorni della Roma tra finedegli anni Settanta e inizio degliOttanta (impressionante la cartina coni caduti di entrambi i fronti nellediverse zone in cui le opposte fazionisi erano divise la capitale). E c’èl ’abisso nichi l is ta dei Nar diFioravanti, che con la loro follia ciecachiudono una stagione il cui unicoesito possibile diventa allora ilriflusso, la ritirata nel privato, loscioglimento di una comunità, lariduzione della politica a interessiparticolari. 8 aprile 2014 | 10:47©

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I virtuosisimi che non servono (Michele Ainis)by www.corriere.it (il Chiosco)

La nave delle riforme veleggia inmare aperto. Ma il Capo delleTempeste è al largo del Senato, dovesoffiano venti da destra e da sinistra.Da un lato, l’altolà di Forza Italia:meglio abolirlo che farne un enteinutile. Dall’altro, lo stop deiprofessor i : a t tent i a l la der ivaautoritaria. Può darsi che questeriserve siano figlie dei calcoli politici,degli egoismi di parte o di partito.Non sarebbe il primo caso. Tuttaviachi tratta gli argomenti altrui partendod a l l a m a l a f e d e d e l p r o p r i ointerlocutore, dimostra d’essere a suavolta in malafede. E anche questo èormai un vizio nazionale. Domanda: c’è modo di rispettare leo b i e z i o n i s e n z a s f r e g i a r e l eintenzioni? Quelle del governo, maaltresì degli italiani, che non nepossono più di veti incrociati. E c’èmodo di tradurre le riserve in unariserva di consensi, senza abbattere iquattro paletti issati da Renzi?Nell’ordine: no alla fiducia, no alvoto sul bilancio, no all’elezionediretta, no all’indennità dei senatori.Risposta: gli strumenti esistono, se imusicisti avranno voglia di suonarli.Se per una volta eseguiranno il

medesimo spart i to, smentendol’apologo filmato nel 1979 da Fellini(Prova d’orchestra ). E se ciascunosaprà ascoltare le note degli altriorchestral i , senza eccedere invir tuosismi da sol is ta . Ecco, l’ascolto. Non è vero che ilnuovo Senato sia poco più d’unsoprammobile, come sostiene ForzaItalia. È vero tuttavia che fin quirimane povero di competenze e difunzioni. Partecipa al processonormativo dell’Unione Europea,valuta l’impatto delle politichepubbliche sul territorio. E vota leleggi costituzionali, soltanto quelle.Sulle altre conserva unicamente ipoteri della suocera: consiglia,rimbrotta, sermoneggia. Al contempoperde la titolarità del rapportofiduciario, e perde quindi il sindacatoispettivo sul governo. Curioso: questariforma abolisce il Cnel, organoconsultivo mai consultato da nessuno;però rischia di sostituirlo con unSenato di superconsulenti. E la minaccia autoritaria, evocatasulla sponda sinistra del fiume?Esagerata anch’essa. Dopotutto, nonc’è alcun intervento sui poteri delpremier, che resta un primus interpares rispetto ai ministri. E se con unamano l’esecutivo incassa il voto a

data fissa sui propri disegni di legge,con l’altra rinunzia al dominioillimitato sui decreti legge. È vero,però, che il bicameralismo paritariooffre una garanzia, nel bene e nelmale. Anche se l’eccesso di garanzieuccide il garantito. Ma quante leggiscellerate avremmo avuto in circolosenza il disco rosso del Senato? Auna garanzia in meno, pertanto, ne vaaffiancata una di più. Da Pericle inpoi, la democrazia funziona in questomodo. La via d’uscita? Rafforzare il ruolodel Senato come organo di garanzia.Innanzitutto attribuendogli il votosulle leggi elettorali, che d’altrondes o n o l e g g i m a t e r i a l m e n t ecos t i tuz iona l i , ne l senso cheinnervano la Costituzione materiale diun Paese: se decidi sulle seconde,puoi ben decidere pure sulle prime. Einoltre conferendo al Senato unmonopolio su tutte le materie chetrovano i deputati in confli t tod’interesse, al pari della leggeelettorale. Nemo iudex in causapropria , nessuno può giudicare sestesso; meglio perciò rimettere alSenato ogni decisione sulle immunità,su l le cause d’ ine leggibi l i tà ed’incompatibilità, sulla verifica deipoteri, sulla misura dell’indennità

dovuta ai membri della Camera, o piùin generale sul finanziamento allapolitica. Dopo d i che non è v ie t a toimmaginare ulteriori contrappesi. Peresempio allargando l’accesso allaConsulta anche da parte delleminoranze parlamentari , comesuccede in Francia. O potenziando ilcontrollo del capo dello Stato sulleleggi : con un secondo r invio,superabile a maggioranza assoluta.Ma in ultimo i guardiani della legalitàcostituzionale sono gli stessi cittadini.Siamo noi italiani, che negli anniVenti applaudimmo Mussolini, chenegli anni Quaranta andammo sullemontagne per combatterlo. Nessunanorma scritta, nessun marchingegnocostituzionale, può sostituirsi alsentimento civile. Ma certo puòaiutarlo, può allevarlo. Su questopunto, viceversa, la riforma ospitasilenzi imbarazzanti. Niente recall ,né referendum propositivo, né corsiapreferenziale per le leggi popolari.Dunque una buona riforma perquanto c’è scritto, un po’ meno perquanto non c’è scritto. Si trattad’aggiungervi ancora qualcheparolina. 8 aprile 2014 | 07:56©

Hombres horizontales (Marco Travaglio).by Il Fatto Quotidiano 9/4/2014(il Chiosco)

Submitted at 4/9/2014 12:33:36 AM

Siccome in Italia – come dicevaFlaiano – “i fascisti sono unatrascurabile maggioranza”, nessunintellettuale (o quasi) riesce ac o m p r e n d e r e l ’ a l l a r m e d iZagrebelsky, di Rodotà e degli altrifirmatari dell’appello di Libertà eG i u s t i z i a c o n t r o l a “ s v o l t aautori tar ia”. Infat t i , dopo unasettimana di ostracismo su tutti i tg e igiornali (tranne il nostro), l’appello ei suoi firmatari sono diventati ilbersaglio di attacchi concentrici,insu l t i p l ena r i e scomunichetrasversali che vanno dalla destra alcentro alla sinistra. “Professoroni”,“ t r o m b o n i ” , “ p a r r u c c o n i ” ,“conservatori” (che – almeno aproposito della Costituzione del 1948– è un meraviglioso complimento).Nessuno – a parte Michele Ainis sulCorriere– ha risposto nel merito alleloro obiezioni. Quasi tutti le hannofalsificate e caricaturate per poterlemeglio ignorare e demolire. Qualcuno ha detto che è ridicolodefinire “autoritaria” la riforma delSenato: infatti non è solo a quella chesi riferisce l’appello, ma a un insiemedi riforme scritte o annunciate chevanno tutte nella direzione di unademocrazia verticale, sempre menopa r t ec ipa t a , dunque non p iùdemocratica. Proviamo a immaginarecome sarebbe l’Italia fra qualcheanno se tutto ciò che Renzi e i suoialleati sparsi qua e là (Berlusconi,

Casini, Alfano, qualche ex-M5S)hanno in mente diventasse legge. Ilpresidente della Repubblica saràeletto (ancora) da un Parlamento dinominati. La Camera sarà (ancora)formata da deputati scelti da 3-4segretari, padroni assoluti dei propripartiti con leadership sempre piùpersonali e carismatiche, tagliandofuori qualunque minoranza che nonvoglia coalizzarsi e non superi l’8% oqualunque coalizione che non saltil’ostacolo del 12%. Il Senato, privo dipoteri, sarà formato da governatori,consiglieri regionali, sindaci e amicidel capo dello Stato, eletti per faretutt’altro o non eletti tout court. Ilpremier sarà il boss dell’unico ramodel Parlamento che ancora puòimpensierirlo grazie a un premio dimaggioranza mostruoso, che regala il

53% dei deputati anche se il partito-guida della coalizione vincente hasolo il 20% dei voti validi (cioè il 12-13% degli elettori), e incasserà entro60 giorni il via libera obbligatorio aqualunque suo disegno di legge. Leprovince cambieranno soltanto nomee, a loro volta, non saranno piùelettive, ma nominate dai soliti noti. Poi, se tutto va bene, si provvederà arafforzare vieppiù i poteri delpremier, consentendogli di sfiduciarei ministri quando pare a lui. Unocomanderà e gli altri eseguiranno, inun sistema mostruoso dove il poteresarà concentrato in pochissime mani( p e r l o p i ù d u e ) e d i v e n t e r àdifficilmente scalabile e contendibile.Cosa resterà dei checks and balances,cioè dei pesi e dei contrappesi previstidai testi sacri della democrazia

liberale, dove i poteri sono separati esi controllano e si bilanciano l’unocon l’altro? Poco o nulla. Chi cita isistemi presidenzialisti francese oamericano non sa quel che dice: lìpuò addirittura capitare che il primoministro o il presidente si ritrovino unParlamento di colore opposto al loro.C o s a c h e i n I t a l i a s a r e b b eimpensabile. Ma l’allarme sulla“svolta autoritaria” insita in questoaccrocco di controriforme cade nelvuoto proprio perché l’Italia è giàdominata da culture autoritarie:l’intellighenzia è cortigiana dalRinascimento (anche se al posto diLorenzo il Magnifico ci sono Renzi,la Boschi e Verdini). La democraziaverticale, per affermarsi, necessita diintellettuali orizzontali. L’anno scorsostuoli di giuristi di corte accorserof e s t o s i a l l a c h i a m a t a d iNapolitano&Letta per arruolarsi incomitati di “saggi” incaricati didevastare la Costituzione: e a nessunov e n n e i n m e n t e c h e q u e l l oscapicol larsi a Palazzo era lanegazione del ruolo dell’intellettuale.Infatti Zagrebelsky, Rodotà & C.vengono scomunicati dai “colleghi”proprio perché non s’intruppano alservizio del potere: non sonoabbastanza governativi. “Un giorno –per dirla ancora con Flaiano – ilf a sc i smo sa r à cu ra to con l aps i coana l i s i ” . Da Il Fatto Quotidiano del 09/04/2014.

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Tutta l’ingiustizia scritta nelle multe (MicheleAinis)by L'Espressowww.espresso.repubblica.it (ilChiosco)

Submitted at 4/9/2014 1:44:00 AM

La giustizia? Cerchiamola nellepiccole cose. Se i grandi malidel l ’umani tà sono inguar ibi l i ,potremmo occuparci degli acciacchipiù lievi, ma non meno dolenti. Ne saqualcosa il popolo delle quattro ruote.Tartassato da governi tecnici epolitici, di destra e di sinistra. E senzala possibilità di scioperare, perdifendersi dalle angherie di Stato.Altrimenti avrebbe incrociato lebraccia (pardon, le ruote) nel giugno2013, quando l’esecutivo Letta deciseu n p r e l i e v o d i 1 2 0 m i l i o n i ,aumentando tasse e balzelli tre mesid o p o l ’ a u m e n t o p r e c e d e n t e .D’altronde gli automobilisti italianipagano 50 centesimi al litro in accisesul prezzo della benzina, compresaquella per la guerra d’Abissinia del1935. Nel frattempo le infrazionicalano, ma le contravvenzioniaumentano; soprattutto per sostavietata. Per forza, quando a Romacircolano 2 milioni e 800 milavetture, mentre i posti auto sono pocopiù di 100 mila. E i divieti? In

California è proibito superare le 60miglia l’ora per i veicoli senzaguidatore; in Italia chi viaggia con uncocker addormentato sul sedileposteriore paga una multa di 65 euro.Poi si può scrivere un bel ricorso alprefetto, benché si traduca quasisempre in un’ulteriore perdita ditempo. Nel febbraio 2011 ne hascritto uno lo stesso prefetto diMilano: il ricorso a se medesimo. Ma chi è il medesimo, quale cosapuò dirsi la medesima cosa? Ecco, lamateria della circolazione stradaleoffre un buon banco di prova perquesti interrogativi filosofici. Proprioperché è materia infima, pedestre (nelsenso dei piedi, ma anche dei pedoni).E perché dunque c i permet ted’osservare le diseguaglianze almicroscopio, piccole e maiuscole alcontempo. Succede quando a Napolila RC auto costa il triplo rispetto allecittà del Settentrione: troppe truffe,sicché le compagnie assicurative sicautelano. E l’automobilista onestosconta una responsabilità per fattoaltrui. Succede quando il motociclistapaga lo stesso pedaggio autostradaledell’automobilista; eppure il primoinquina meno, occupa meno spazio,usura di meno l’asfalto autostradale.

Senza dire che ogni vettura puòtrasportare 4 o 5 persone, le qualipotranno poi dividere il costo delpedaggio; mentre in motocicletta ci siva al massimo in 2. E infatti nellamaggior parte degli Stati europei (maanche in I tal ia , f ino al 1989)s’applicano tariffe differenziate.Succede, in ultimo, quando il governoMonti (dicembre 2011) introduce ilsuperbollo per le supercar, cioè quelleche superano i 185 kW; dunque pagala Mercedes, non paga la PorscheCayenne turbodiesel. E l’importoresta uguale per l’auto di lusso con 5giorni di vita e per quella che gira da5 anni sulle strade, ammaccata esvalutata. Ma un epitaffio all’ingiustizia èiscritto in ogni multa. Perché vi siriflette una giustizia di classe, comedirebbe un bolscevico. Prendiamol’infrazione più comune: l’uso deltelefonino durante la guida. 5 puntipatente , 160 euro da scucire .Sennonché per non perdere i puntibasta omettere la comunicazione dichi fosse il conducente. Dopo di chescatta un’ulteriore multa di 284 euro:i ricchi possono pagarla, i poveri no.E gli altri 160 euro? Il codice stradalenon distingue fra Berlusconi e il suo

g a r z o n e ; m a p e r i l p r i m ocorrispondono a una mancia, ilsecondo con quella cifra ci mangia.L’azione è uguale, la sanzionedisuguale, quantomeno a misurarne lacapacità afflittiva, l’effetto deterrente.Difatti altrove (per esempio inSvizzera o in Finlandia) si tiene contodella potenza del motore, oppure deiredditi del conducente. In Italia laprima soluzione è stata prospettatadal deputato gr i l l ino MicheleDell’Orco, in un progetto di leggedepositato nell’ottobre 2013; tuttaviapuò risultare punitiva per le famiglienumerose, che hanno bisogno dipotenza perché la loro autovetturadeve trasportare molti passeggeri. Laseconda soluzione ha avuto comesponsor l’ex sottosegretario ErasmoD’Angelis; ma alle nostre latitudinirischiano di farla franca gli evasori,dato che i gioiellieri dichiarano inmedia 15 mila euro l’anno. Dallateoria alla pratica, l’eguaglianza èsempre un rompicapo. [email protected] 09 aprile2014

.by Spinoza.it (il Chiosco)

Submitted at 4/9/2014 1:26:39 AM

Un campione del mondo '82 sicandida con il Pd. A rigor di logica

dovrebbe essere Scirea.[donna felicità]

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Brunetta vs Vauro: “Razzista, tiquerelo”. Il vignettista: “Il nanovero è l’altro” (Andrea Scanzi)by www.ilfattoquotidiano.it (ilChiosco)

Submitted at 4/9/2014 3:45:24 AM

“C’è un limite a tutto: diffamazione eattacchi vergognosi durano da anni”.Con la gradevolezza lieve che locaratterizza, il capogruppo allaCamera di Forza Italia RenatoBrunetta tuona contro Vauro. Non èla prima volta, ma in questo casoarriva anche la querela. “La satira nonc ’ e n t r a c o n i l r a z z i s m o , l adiffamazione e l’attacco vergognosoalla dignità e all’ onore delle persone.Ho dato mandato al mio avvocatoaffinché questa indecenza di Vauronei miei confronti, che dura ormai daanni, abbia termine”. Più voltepiccato dalle attenzioni dei comici,che a loro volta faticano a nonoccuparsi di lui, Brunetta non hagrad i to l e v igne t te d i Vauronell’ultima puntata (e ora nel sito) diServizio Pubblico: in una vieneritratto dentro un barattolo chericorda il carro armato degli pseudo-secessionisti veneti, in un’altra ha lesembianze assai prossime di Dudù (“Icagnol in i d i Arcore , Dudù e

Brubrù”). Brunetta è una presenza ricorrente diVauro, storico satirico ex manifestoora al Fatto Quotidiano. L’ex ministrodella Funzione pubblica, immortalatoanche da Maurizio Crozza in unseggiolone immenso, di recente eratornato sul tema: “Per tanti a sinistrasono un’ossessione. D’Alema mi hachiamato energumeno tascabile, FurioColombo mini-ministro. La damnatiodi Gino Strada, la “seggiola” di DarioFo. Ora basta”. In una delle vignette di Vauro, daltitolo “Brunetta pronto ad allearsi conil diavolo”, un demone esclama: “Ehicapo. Mi sa che ci hanno mandato ilnano sbag l i a to” . In un’a l t r a :“Incarichi in Forza Italia. SoloBrunetta resta in piedi”; Berlusconi diprofilo si gira e spiega: “È l’unico cheriesce a leccarmi il sedere anchesenza bisogno di chinarsi”. AncheBeppe Grillo non si è esentato: “Nonne bastava uno di psiconano, abbiamoanche l’altro nano, Brunetta: l’iPodnano! Brunetta è uno che per mettersile mani in tasca deve sedersi”. Lareazione di Vauro alla querela paredivertita: “Non posso dire di essere

sconvolto”. Il vignettista pistoiesesorride. Eppure è accusato, perl’ennesima volta, di essere esageratoe volgare. “Sono esagerato? È vero.Sono volgare? È vero. Non posso nonesserlo: sono le cifre della satira”.Brunetta parla anche di razzismo.“Questo è già più curioso: che iosappia, i nani non sono una razza.Brunetta mi diverte molto, è davveroun caso. Il suo vero problema è unaltro”. Quale? “ La presunzione. Èconvinto di essere “il nano”, mapurtroppo per lui quello vero èquell’altro. Brunetta è addiritturaconvinto di essere nano. Tutto il suoastio nei miei confronti è nato da unequivoco, quando in una vignetta dellontano Anno Zero dicevo “nano dimerda”. Non parlavo di lui. Tuttisanno che in questo paese, quando siparla di nano, ci si riferisce aBerlusconi. Siamo il paese del nanounico, che non è certo Brunetta”. Peròquelle vignette raffigurano lui. “È unbersaglio come un altro della miasatira. L’ho detto altre volte mavoglio ripeterglielo: Brunetta, non seidegno di essere nano”.

Fmi all’Italia: crescete meno diAtene (ELENA POLIDORI).by La Repubblica 9/4/2014 (ilChiosco)

Submitted at 4/9/2014 1:28:55 AM

I dubbi del Fondo sulle nostre stimeA p p e l l o a l l a B c e “ E v i t i l ad e f l a z i o n e ” . Italia al rallentatore e con un mare didisoccupati. Cauto come sempre, ilFondo monetario assegna quest’annoall’economia nazionale una crescitarisicata dello 0,6%, inferiore allestime del Def, con un piccolo balzodell’1,1% nel 2015, meno che inGrecia. Rispetto all’anno scorso,quando il Pil era sceso dell’1,9%,senz’altro il paese migliora. Ma glieconomisti Fmi non fanno sconti alnuovo governo di Matteo Renzi:bisogna tagliare il cuneo fiscale,occorre riformare il mercato dellavoro con un contratto unico, va fattala riforma giudiziaria, ci vuole unapubbl ica amminis t raz ione p iùefficiente. Questi cambiamenti sonoresi ancora più urgenti dall’enormemassa d i d i soccupa t i (12 ,4%quest’anno, 11,9 il prossimo) che lostesso ministro Pier Carlo Padoandefinisce «la minaccia numero uno alprogetto europeo». Secondo il Fmi i senza lavoro nonsolo costituiscono un freno alla

crescita ma potrebbero aumentareancora dal momento che incombe sulpaese e su tutta l’Europa il rischiodeflazione, dato al 20%. Un pericoloche “va evitato” e che la Bce devecontrastare “ora”, anche con misurenon convenzionali. «Meglio primache dopo», incalza il capo economistadel Fondo, Olivier Blanchard,alimentando così la polemica adistanza tra Mario Draghi e ChristineLagarde sul da farsi. L’Italia va, matroppo piano e con troppi disoccupatisulle spalle. In una simulazione, ilFmi si dice convinto che solo facendoripartire il credito si potrebbero averebenefici in termini di Pil «del 2% eoltre». Il resto verrebbe dalle riformestrutturali. E’ chiaro comunque chesenza una crescita sostenuta edurevole, tutto si complica perl’economia nazionale, tra le piùdeboli rispetto ai partner. Ora, èdifficile paragonare un peso massimocome l’Italia

con un piccolo paese come la Grecia,sottoposto peraltro alla scure dellatroika. Però fa un certo effettorilevare, nella consueta tabelladedicata al Pil, che l’economiaellenica l’anno venturo crescerà del2,9%, ma con una disoccupazione-monstre del 24,9%. Spiccheranno ilvolo anche le economie degli altripaesi “salvati”, come l’Irlanda (2,5%)o il Portogallo (1,5). Comunque,Eurolandia sta piano piano risalendola china. E’ uscita dalla recessione,questo sì, ma cresce poco (1,2quest’anno, 1,5 nel 2015) soprattuttose paragonata con la forza degli Usa(2,8 e 3%) che fa da traino per tutti,della Gran Bretagna (2,9 e 2,5), delCanada (2,3 e 2,4). Francia eGermania, i paesi-clou dell’Europa,cresceranno rispettivamente nel 2015de l l ’1 ,5 e 1 ,6%. Le naz ion iemergenti, pur sviluppandosi del 4,9e 5,3%, rallentano per via dellanormalizzazione della condottamonetaria Usa. Sulla Russia pesa la“crisi geopolita” dell’Ucraina. Nelcomplesso l’economia mondiale èprevista crescere nel biennio del 3,6 e3,9%. Da La Repubblica del 09/04/2014.

L’AMACA del09/04/2014(Michele Serra).by La Repubblica 9/4/2014 (ilChiosco)

Submitted at 4/9/2014 12:49:17 AM

SI LEGGE dell’“uomo più connessodel mondo”, tale Chris Dancy, e perquanto la tecnologia appassioni oimpressioni si perdono solo pochisecondi per sapere di feedback,smar twatch , googleg lass . Po isubentra l’effetto Guinness (che è unaderivazione moderna dell’effettoBarnum) e viene in mente quello cheingoia cento banane in dieci minuti,quello che traina un camion con i lobidelle orecchie, quello ha i baffi lunghisei metri, quello che ha la linguaprensile. Esilarante o penosissimo aseconda che si inclini al cinismo oal la compassione. Un piccoloringraziamento al signor Dancy èperò dovuto: persone come luir i d i m e n s i o n a n o d i m o l t o l adrammaticità del dibattito sulle nuovetecnologie. Così come non è colpa delle bananese un tizio ne ingoia cento rischiandodi schiattare, non è colpa delleconnessioni se c’è chi se ne faimbozzolare come un baco, e in quelbozzolo asfissia. Tutto, a questomondo, è affidato al nostro altopatronato, insomma alla nostrasagacia e a quella sua “app” moltobasica che è il buon senso. Il mostronon è la banana e non è il web. Ilmostro è l’essere umano. Da La Repubblica del 09/04/2014.

.by Spinoza.it (il Chiosco)

Submitted at 4/8/2014 8:05:13 AM

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Ai servizi sociali tra anziani disabilicosì Berlusconi può espiare la pena(EMILIO RANDACIO).by La Repubblica 9/4/2014 (ilChiosco)

Submitted at 4/9/2014 1:46:46 AM

Proposta al Tribunale, domani sidecide Impegno di mezza giornata asettimana. MILANO- Una struttura per anzianidisabili, a pochi chilometri da Arcore.Con un impegno piuttosto ridotto:mezza giornata di servizio allase t t imana . Sarebbe ques ta l a“sistemazione” che spetterà a SilvioBerlusconi per i prossimi dieci mesi. La notizia, rilanciata da Avvenire. it,non è stata confermata o smentita dalTribunale di Sorveglianza. A questaconclusione sarebbe arrivato l’Uepe(Ufficio esecuzione penale esterna)nel rapporto inviato al giudicerelatore Beatrice Crosti. L’Uepe ha ilcompito di individuare le strutturecompatibili con i condannati chechiedono l’affidamento in prova. La valutazione si basa sul tipo direato commesso, sull’età del soggetto,sul curriculum giudiziario. Il centro che assisteanziani disabili, dunque, sarebbe ingrado di assicurare un percorso direcupero e di evitare recidive. Lascelta sarebbe stata fatta anche per la

mancanza di una indicazione alternativa daparte della difesa. A livello dilimitazioni, invece, non vengonoconsigliate particolari restrizioni, senon quelle di rientrare nell’abitazioneentro le 23 ogni sera. Se questefossero le condizioni, a Berlusconiverrebbe garantita una certa «agibilitàpolitica». Non totale, certo. Visto chel’impegno in prima persona per lecampagne elettorali impedirebbetrasferte lunghe più di un giorno. Il parere dell’Uepe non è comunquev i n c o l a n t e . N e l l ’ u d i e n z a i nprogramma domani pomeriggio alTribunale di Milano, la Crostiillustrerà questa soluzione, ma poiparleranno le parti: accusa e difesa. Ilsost i tuto procuratore generale,Antonio Lamanna, potrebbe ritenerela soluzione individuata troppoblanda. E gli avvocati Franco Coppi e

Niccolò Ghedini, al contrario, troppo«afflittiva ». I legali potrebberochiedere un “percorso rieducativo”limitato a incontri periodici con unassistente sociale. Una volta discussa la causa, ilTribunale si ritirerà per fare le proprievalutazioni, che dovrebbero diventarepubbliche non prima di martedì. Intanto, per aggirare l’incandidabilitàdi Berlusconi alle elezioni europee dimaggio, l’avvocato Ana Palacio hadepositato ieri un ricorso a Strasburgofirmato da diecimila elettori di ForzaItalia. Si chiede alla Corte europeadei diritti dell’uomo una misura perpermettere a Berlusconi di candidarsi.Nel ricorso predisposto dal legale, giàministro degli esteri della Spagna nelgoverno Aznar, si lamenta, infatti, laviolazione del diritto degli elettoriazzurri di votare il loro presidente.Già in serata, il ricorso è statorespinto. La Corte, infatti, ha deciso«di non accogliere la richiesta,ricevuta via fax, di adottare misureurgenti “ad interim”», in favore dellacandidatura di Berlusconi. Da La Repubblica del 09/04/2014.