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Metodo Tremonti, sotto accusa il potere del politico e tributarista (Gianni Barbacetto) by www.ilfattoquotidiano.it (il Chiosco) Submitted at 7/21/2014 5:46:01 AM Esiste un “metodo Tremonti”? Uno stile della casa, un modo di regolare i rapporti di potere, da parte del tributarista-ministro più influente della Seconda Repubblica? Per rispondere, si devono ripercorre alcune vicende politico-economico- giudiziarie degli ultimi anni. Alcune delle tante in cui c’è stata la presenza, con pesi e ruoli diversi, di Giulio Tremonti, Giano Bifronte: politico, ma anche professionista, tributarista di successo. Come politico militava nelle schiere del Pdl, ma faceva pesare al governo (e nei confronti di Silvio Berlusconi) la forza della Lega, con cui ha sempre avuto un rapporto fortissimo. Come professionista, entra ed esce dal suo studio milanese – Vitali Romagnoli Piccardi&Associati, bella sede in via Crocefisso – a seconda se ha o meno un ruolo di governo. Lo studio Tremonti, però, resta aperto a Milano anche quando il suo fondatore è impegnato al ministero a Roma. E in quei periodi continua a fatturare come prima o forse più. La Guardia di Finanza e l’Agenzia delle entrate sono sempre presenti nelle sue storie. A volte fanno il “poliziotto cattivo” che vuole far valere la legge e far pagare tasse salate; altre volte sembrano il “poliziotto buono” che chiude un occhio e magari anche due. Dalle Fiamme gialle provengono molti degli uomini che formano il suo piccolo cerchio magico: Marco Milanese, che per anni è stato l’ alter ego di Tremonti, l’uomo da chiamare quando si voleva coinvolgere Giulio; poi Dario Romagnoli, partner dello studio Tremonti nonché ex ufficiale della Guardia di finanza, compagno di corso di Milanese; infine Emilio Spaziante, splendida carriera nelle Fiamme gialle, di cui è diventato il comandante in seconda, prima di andare in congedo e poi finire arrestato per il Mose. In quella storia veneziana Tremonti è evocato come ministro: per sboccare i soldi pubblici che servono ad alimentare l’infinito e vorace cantiere alle bocche di porto di Venezia, è necessario intervenire sul Cipe, il comitato interministeriale per la programmazione economica. E Giulio è l’uomo che del Cipe tiene i cordoni della borsa. Si fanno sotto il “re del Mose”, Giovanni Mazzacurati, e il finanziere Roberto Meneguzzo. Il tramite è Milanese. Parte un tangentone da 500 mila euro incassati, almeno secondo i pm, da Milanese e Spaziante. Ma per avere l’ok del “capo”, cioè Tremonti. Per sapere se è vero, dovremo aspettare gli esiti del processo. Sappiamo invece già quante consulenze ha ottenuto lo studio Tremonti. Per l’assistenza fiscale di Bell ha incassato 25 milioni di euro, secondo Gianpiero Fiorani, il banchiere della Popolare di Lodi(ma secondo Dario Romagnoli erano “solo” 5 milioni). Bell è la holding lussemburghese che nel 2001 vende il pacchetto di controllo di Telecom Italia a Marco Tronchetti Provera. I soci di Bell, italianissimi e capitanati da Emilio Gnutti, guadagnano dall’operazione 2 miliardi di euro esentasse. Nel 2003 inizia una lunga contesa: Bell è davvero lussemburghese o italiana ed “esterovestita”? Deve o no al fisco almeno 600 milioni di euro? Interviene la Guardia di Finanza, poi l’Agenzia delle entrate, infine la procura di Milano. Tremonti è ministro dell’Economia. Bell non paga, lo studio Tremonti incassa. Nel 2005, mentre Fiorani con i “Furbetti del quartierino” scala (a destra) Antonveneta e Gianni Consorte assalta (a sinistra) Bnl, compare in scena un altro avvocato, Claudio Zulli, che già negli anni precedenti aveva assistito Bell insieme a Romagnoli. A Zulli, Consorte parla del (bipartisan) ministro Tremonti: “Devo ringraziarlo di due o tre cosette e gli devo spiegare un po’ di roba perché mi deve dare una mano su cose importanti”. Zulli rispunta oggi, ancora una volta insieme a Romagnoli , nell’indagine romana sull’allargamento del porto di Ostia e in quella milanese sulla fusione Unipol-Fonsai. I magistrati antimafia di Roma intercettano una telefonata del 12 dicembre 2012 in cui Romagnoli parla con Tremonti di una riunione avvenuta il giorno prima a Bologna, nella sede di Unipol: presenti l’amministratore delegato Carlo Cimbri, il generale Spaziante, l’avvocato Romagnoli e un uomo “con l’accento del nord”, il bresciano Zulli. All’incontro si parla dell’affare del porto di Ostia e dell’altra grande operazione in corso, cioè la conquista di Fonsai da parte di Unipol. Tremonti si dice disposto a intervenire. Romagnoli, consulente di Unipol, incassa le sue parcelle. Lo studio Tremonti incassa anche, tra il 2008 e il 2009, 2,4 milioni di euro per una consulenza sulle problematiche fiscali dell’acquisizione di una azienda Usa di armamenti, la Drs, da parte di un’azienda pubblica italiana, Finmeccanica. Tremonti, ministro e “controllore” di Finmeccanica, era contrario all’acquisizione, racconta al pm Paolo Ielo il consulente Lorenzo Cola, ma poi si ricrede. Ora il pm milanese Roberto Pellicano sta compulsando le carte per valutare se quel cambio di rotta dopo la consulenza ottenuta dallo studio Vitali Romagnoli eccetera possa essere considerato un reato da tribunale dei ministri. L’ operazione Brontos è invece da manuale. Permette a Unicredit di risparmiare 245 milioni di tasse, tra il 2007 e il 2009, con operazioni realizzate in Lussemburgo. Lo studio Tremonti interviene due volte. La prima (30 marzo 2007) argomenta che è tutto correttissimo: “L’operazione non pare connotata da elementi tali da determinare un ‘aggiramento’ di obblighi o divieti posti dalla normativa tributaria, per mezzo di stratagemmi o artifici strumentali”. Poi nella sede milanese di Unicredit arriva la Finanza mandata dalla procura di Milano. Allora lo studio Tremonti cambia musica e sostiene (10 settembre 2010) che è meglio pagare: “La vostra società, procedendo alla redazione della dichiarazione in linea con l’impostazione del Fisco, eviterebbe sanzioni tra il 100 e il 200 per cento, la contrapposizione forte con l’amministrazione finanziaria, il danno della possibile reiterazione di un’azione penale e il danno reputazionale”. Per questo bel servizio, lo studio Tremonti incamera oltre 3 milioni di euro. Storia-fotocopia nella Bpm di Massimo Ponzellini: anche la Popolare di Milano fa operazioni all’estero da cui ottiene benefici fiscali per centinaia di milioni; anche in questo caso utilizza il parere positivo dello studio Tremonti. Per un po’ va bene, poi arriva il “poliziotto cattivo”, l’Agenzia delle entrate, sotto il ministro Tremonti, a dire che invece le imposte vanno pagate. Bpm tratta e se la cava versando 200 milioni. Oltre alla parcella dello studio Tremonti, naturalmente. Da Il Fatto Quotidiano del 16 luglio 2014 N.93 - 22 luglio 2014 www.ilchioscodifrancescoimpala.wordpress.com

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Metodo Tremonti, sotto accusa il potere delpolitico e tributarista (Gianni Barbacetto)by www.ilfattoquotidiano.it (ilChiosco)

Submitted at 7/21/2014 5:46:01 AM

Esiste un “metodo Tremonti”? Unostile della casa, un modo di regolare irapporti di potere, da parte deltributarista-ministro più influentedella Seconda Repubblica? Perrispondere, si devono ripercorrealcune vicende politico-economico-giudiziarie degli ultimi anni. Alcunedelle tante in cui c’è stata la presenza,con pesi e ruoli diversi, di GiulioTremonti, Giano Bifronte: politico,ma anche professionista, tributaristadi successo. Come politico militavanelle schiere del Pdl, ma facevapesare al governo (e nei confronti diSilvio Berlusconi) la forza della Lega,con cui ha sempre avuto un rapportofortissimo. Come professionista, entraed esce dal suo studio milanese –Vitali Romagnoli Piccardi&Associati,bella sede in via Crocefisso – aseconda se ha o meno un ruolo digoverno. Lo studio Tremonti, però,resta aperto a Milano anche quando ilsuo fondatore è impegnato alministero a Roma. E in quei periodicontinua a fatturare come prima oforse più. La Guardia di Finanza el’Agenzia delle entrate sono semprepresenti nelle sue storie. A voltefanno il “poliziotto cattivo” che vuolefar valere la legge e far pagare tassesalate; altre volte sembrano il“poliziotto buono” che chiude unocchio e magari anche due. DalleFiamme gialle provengono moltidegli uomini che formano il suopiccolo cerchio magico: MarcoMilanese, che per anni è stato l’ alterego di Tremonti, l’uomo da chiamarequando si voleva coinvolgere Giulio;poi Dario Romagnoli, partner dellostudio Tremonti nonché ex ufficialedella Guardia di finanza, compagnodi corso di Milanese; infine Emilio

Spaziante, splendida carriera nelleFiamme gialle, di cui è diventato ilcomandante in seconda, prima diandare in congedo e poi finirearrestato per il Mose. In quella storia veneziana Tremonti èevocato come ministro: per sboccare isoldi pubblici che servono adalimentare l’infinito e vorace cantierealle bocche di porto di Venezia, ènecessario intervenire sul Cipe, ilcomitato interministeriale per laprogrammazione economica. E Giulioè l’uomo che del Cipe tiene i cordonidella borsa. Si fanno sotto il “re delMose”, Giovanni Mazzacurati, e ilfinanziere Roberto Meneguzzo. Ilt rami te è Mi lanese . Par te untangentone da 500 mi la euroincassati, almeno secondo i pm, daMilanese e Spaziante. Ma per averel’ok del “capo”, cioè Tremonti. Persapere se è vero, dovremo aspettaregli esiti del processo. Sappiamoinvece già quante consulenze haottenuto lo studio Tremonti. Perl’assistenza fiscale di Bell haincassato 25 milioni di euro, secondoGianpiero Fiorani, il banchiere dellaPopolare di Lodi(ma secondo DarioRomagnoli erano “solo” 5 milioni).Bell è la holding lussemburghese chenel 2001 vende il pacchetto dicontrollo di Telecom Italia a MarcoTronchetti Provera. I soci di Bell,italianissimi e capitanati da EmilioGnutti, guadagnano dall’operazione 2miliardi di euro esentasse. Nel 2003inizia una lunga contesa: Bell èdavvero lussemburghese o italiana ed“esterovestita”? Deve o no al fiscoa lmeno 600 mi l ion i d i euro?Interviene la Guardia di Finanza, poil’Agenzia delle entrate, infine laprocura di Milano. Tremonti èministro dell’Economia. Bell nonpaga, lo studio Tremonti incassa. Nel 2005, mentre Fiorani con i“Furbetti del quartierino” scala (a

dest ra) Antonveneta e GianniConsorte assalta (a sinistra) Bnl,compare in scena un altro avvocato,Claudio Zulli, che già negli anniprecedenti aveva assistito Bellinsieme a Romagnoli. A Zulli ,Consorte parla del (bipartisan)m i n i s t r o T r e m o n t i : “ D e v oringraziarlo di due o tre cosette e glidevo spiegare un po’ di roba perchémi deve dare una mano su coseimportanti”. Zulli rispunta oggi,a n c o r a u n a v o l t a i n s i e m e aRomagnoli , nell’indagine romanasull’allargamento del porto di Ostia ein quella milanese sulla fusioneUnipol-Fonsai. I magistrati antimafiadi Roma intercettano una telefonatadel 12 d icembre 2012 in cuiRomagnoli parla con Tremonti di unariunione avvenuta il giorno prima aBologna, nella sede di Unipol:presenti l’amministratore delegatoCarlo Cimbri, il generale Spaziante,l’avvocato Romagnoli e un uomo“con l’accento del nord”, il brescianoZulli. All’incontro si parla dell’affaredel porto di Ostia e dell’altra grandeoperazione in corso, cioè la conquistadi Fonsai da parte di Unipol .T remon t i s i d i ce d i spos to aintervenire. Romagnoli, consulente diUnipol, incassa le sue parcelle. Lostudio Tremonti incassa anche, tra il2008 e il 2009, 2,4 milioni di euro peruna consulenza sulle problematichefiscali dell’acquisizione di unaazienda Usa di armamenti, la Drs, daparte di un’azienda pubblica italiana,Finmeccanica. Tremonti, ministro e“controllore” di Finmeccanica, eracontrario all’acquisizione, racconta alpm Paolo Ielo il consulente LorenzoCola, ma poi si ricrede. Ora il pmmilanese Roberto Pellicano stacompulsando le carte per valutare sequel cambio di rot ta dopo laconsulenza ottenuta dallo studioVitali Romagnoli eccetera possa

essere considerato un reato datribunale dei ministri . L’ operazione Brontos è invece damanuale. Permette a Unicredit dirisparmiare 245 milioni di tasse, tra il2007 e il 2009, con operazionirealizzate in Lussemburgo. Lo studioTremonti interviene due volte. Laprima (30 marzo 2007) argomentac h e è t u t t o c o r r e t t i s s i m o :“L’operazione non pare connotata daelementi tali da determinare un‘aggiramento’ di obblighi o divietiposti dalla normativa tributaria, permezzo di stratagemmi o artificistrumentali”. Poi nella sede milanesedi Unicredit arriva la Finanzamandata dalla procura di Milano.Allora lo studio Tremonti cambiamusica e sostiene (10 settembre2010) che è meglio pagare: “Lavostra società, procedendo allaredazione della dichiarazione in lineacon l ’ impostazione del Fisco,eviterebbe sanzioni tra il 100 e il 200per cento, la contrapposizione fortecon l’amministrazione finanziaria, ildanno della possibile reiterazione diun’az ione pena le e i l dannoreputazionale”. Per questo belservizio, lo studio Tremonti incameraoltre 3 milioni di euro. Storia-fotocopia nella Bpm diMassimo Ponzel l ini : anche laPopolare di Milano fa operazioniall’estero da cui ottiene beneficifiscali per centinaia di milioni; anchein questo caso utilizza il parerepositivo dello studio Tremonti. Per unpo’ va bene, poi arriva il “poliziottocattivo”, l’Agenzia delle entrate, sottoil ministro Tremonti, a dire cheinvece le imposte vanno pagate. Bpmtratta e se la cava versando 200milioni. Oltre alla parcella dellostudio Tremonti, naturalmente. Da Il Fatto Quotidiano del 16 luglio2014

N.93 - 22 luglio 2014 www.ilchioscodifrancescoimpala.wordpress.com

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IN QUELLE RIFORME C’È TANTA ARIA DIB. (Paolo Flores d’Arcais).by Il Fatto Quotidiano22/7/2014 (il Chiosco)

Submitted at 7/22/2014 1:23:58 AM

Ho aderito subito con entusiasmoalle 10 proposte “aperte” lanciate dalFatto Quotidiano. Con entusiasmo,perché l’iniziativa voluta da AntonioPadellaro, Marco Travaglio e PeterGomez r iprende la più nobiletradizione del grande giornalismoamericano dall’epoca di ThomasJefferson: l’impegno politico direttodelle testate democratiche. Allora,perché ancora inesistenti i grandipartiti politici rappresentativi, oggi inItalia perché ormai autoreferenziali,“rappresentativi” solo del kombinataffaristico-politico-corruttivo checaratterizza innanzitutto e per lo piùl’establishment del nostro paese.Esiste certamente un’opposizioneparlamentare, che si esprime ins o s t a n z a e s c l u s i v a m e n t e n e lMovimento 5 Stelle, il cui carattereo n d i v a g o e l a c u i s t r u t t u r aorganizza t iva e comunica t iva“proprietaria” si sono però dimostratideleteri di fronte alla potenza dellatenaglia messa in atto dal patto Renzi-Berlusconi propiziato dal lordprotettore del nuovo regime: GiorgioNapolitano. In questa situazione, del resto, chenel servo encomio dei media verso ilgoverno vede ormai la normalità , ilgiornalismo-giornalismo, proprio peressere tale, imparziale (che è cosadiversissima da equidistante) esoggetto solo alle “modeste verità difatto” (senza il rispetto delle quali,ammoniva Hannah Arendt, ci si è giài n c a m m i n a t i s u l l a v i a d e ltotalitarismo) deve farsi anche, esempre più spesso, direttamente agirepolitico. QUANTO AL MERITO dei diecipunt i , presenta t i come aper t i ,

s o t t o s c r i v o s i n e g l o s s a i l 3(opposizione) , i l 4 ( immunitàparlamentare), il 5 (Capo dello Stato),il 7 (magistratura e politica), l’8( p r o c u r a t o r i e p m ) , i l 9(informazione) e il 10 (cittadiniattivi). Sul 6 (Csm) credo che im e m b r i t o g a t i a n d r e b b e r osemplicemente estratte a sorte(anziché votati “su una provvista” diestratti a sorte) poiché altrimenti ilmonopolio delle correnti (e cordate)sarebbe bensì indebolito ma non certodissolto. I punti 1 e 2 mi sembranoinvece i più deboli: penso che ilsenato andrebbe in effetti abrogato,oppure sostituito con un’assembleanon-legislativa, di “difensori civici”,composta dai sindaci (o loro delegati) delle 50 città più popolose e da 50estratti a sorte, con rotazione annuale,tra quelli delle al tre città con più di15 mila abitanti. Ma soprattutto disoli 100 membri dovrebbe esserecomposta la Camera dei deputati(legislativa) eletta per i due terzi incollegi uninominali col doppio turno(i due più votati vanno al ballottaggiose nessuno ha superato nel primo il5 0 p e r c e n t o : d o p p i o t u r n oall’italiana, come per i sindaci, vistoche in Francia al secondo turno puòaccedere chiunque superi il 12,5 percento) . Un terzo, invece, conproporzionale in un solo collegionazionale e con una sola preferenza.In tal modo i deputati conterebberodavvero (non vi sarebbero più“peones”) e i loro elettori potrebberocontrollarli assai di più . E simetterebbe con le spalle al muro proprio il finto riformismo di Renzi,contrapponendo al suo accordo conBerlu sconi la radicalità di unariforma che abbatte i costi, restituisceautonomia e dignità all’eletto,consente di avere un vincitore la serastessa del voto, ma non rende il

governo padrone incontrastato dellavita pubblica. Sono proposte nonnuove (lungamente argomentate suMicroMega fin dal giugno 1986). Ches i o p p o n g o n o c o n l o g i c a d iriformismo autentico alla leggeelet torale di Renzi /Berlusconi“italicum”, la peggiore in assoluto, lavera tabe autoritaria del pacchetto di“riforme” renziane, una legge mega-truffa che oltretutto consentirebbe ainfinite liste “Forza Dudù” (non è unoscherzo, Berlusconi le ha fattesottoporre a test dalla sua sondaggistadi fiducia) di fare massa per unanticostituzionale mega-premio dicoalizione. RESTANO PERÒ essenziali duealtri punti: un finanziamento dellapolitica esclusivamente pubblico( t r anne i p i cco l i obo l i de l l esot toscr iz ioni t radiz ional i deimilitanti), che consista in risorsecomunicative eguali per tutti (spaziradiotelevisivi , piazza a teatriattrezzati, ecc.) e un sistema diincompatibilità che vada assai oltre

una legis lazione sul conf l i t tod’interessi e impedisca le indecenzedi ex “stat is t i” che diventanoconsulenti di multinazionali (Blair,Schroeder, ecc.). Si tratta, insomma,di rendere impossibile, a monte e avalle, ogni commistione di ruoli travita pubblica e incarichi privati, oltreche ogni passaggio, in entrambe ledirezioni, tra incarichi di nominapolitica e vita politica stessa. E resta infine il capitolo su cui andràingaggiata la lotta cruciale, quellodella giustizia, su cui l’asse Renzi-Berlusconi giocherà il vero jollypiduista. Lo sta già giocando, inrealtà. Come dimostra l’agghiacciantesentenza, per la gioia dei Ferrara eSantanchè, che ha rottamato la leggeeguale per tutti e codificato che chi hapotere non compie alcun reato seinterviene presso un funzionario dipolizia (o altro servitore dello Stato,cioè della “legge eguale per tutti”)perché non segua il dettato dellenorme ma affidi la “vicenda” di suacompetenza alle cure di una qualchesignorina delegata dallo stessopotente di turno. Sulla questionegiustizia alla ripresa autunnalebisognerà dunque impegnarsi davveronell’azione politica di massa, con unprogetto giustizialista organico,manicheo, la legalità eguale o la“ l e g a l i t à ” s e c o n d o p o t e r e eprepotenza, altrimenti il ventennioche cont inua a non f in i re , ape rpe tua r s i con nuove e p iùaccattivanti maschere, distruggeràquello che resta di giustizia e libertà,di Costituzione e decenza, insommadell’Italia repubblicana nata dallaResistenza. Da Il Fatto Quotidiano del 22/07/2014.

Riforme: il renzismo? Nulla (arrogante) alquadrato (Andrea Scanzi)by www.ilfattoquotidiano.it (ilChiosco)

Submitted at 7/21/2014 6:46:17 AM

Come ha appena scritto l’ottimoLuca Bottura, certo non accusabile(ammesso che sia un’accusa) difilogrillismo: “ Senti parlare laBoschi e capisci che Berlusconi nonha vinto. Ha stravinto”. Senti parlare la Boschi e capisci cheBerlusconi non ha vinto. Ha stravinto— Luca Bottura (@bravimabasta) 21Luglio 2014 Il Ministro Karina Huff ha appenaparlato al Senato e non ha detto nulla,come sempre del resto. E’ una dellecifre distintive di Renzi e delrenzismo: circondarsi di figureservizievoli e marginali, obbedienti e

impalpabili, che non facciano ombraa Jimmy Cinquepance Renzi edunque non ne oscurino la leadership.Tutti coloro che rischiavano di esseretroppo carismatici, o anche solotroppo poco sbiaditi, sono stati via viaallontanati dal Pacioccone Mannaro.Basta pensare a Gori, a Civati e ora aDelrio.  Gli unici “ingombranti”tollerati da Renzi sono quelli che gligarantiscono ancora più ricchezza epotere, su tutti Marco Carrai. Per il resto, alla corte pingue diRenz i può sedere so lo ch i èobbedientissimo e mediamente – maitroppo – bravo a ripetere a pappagallole litanie ottimistico-arroganti delP r e s i d e n t e d e l C o n s i g l i o .Emblematico lo streaming dell’altrogiorno con i 5 Stelle: per alcuni

minuti Renzi ha lasciato che parlassel a s u a p l e b e , s t a n d o s e n efaticosamente in disparte. Poi, terrorizzato dal fatto che Di Maiostesse mettendo in difficoltà Moretti eSerracchiani, nonché piccato per glisms di Gaia Tortora(La7) e gli sfottòdel la Rete su quanto s i fosseinchiattito (“Meglio rimettersi lagiacca Matteo”, gli ha consigliatol’ufficio stampa), Renzi ha zittito laclaque e ha parlato solo lui. Questo hap r o v o c a t o i l f a s t i d i o d e l l aSerracchiani, tutt’altro che un mostrodi carisma ma comunque menoimpalpabile di altri scudieri delPremier, che con la scusa del “ ci houn impegno perdo l’aereo” se ne èandata anzitempo con l’aria ancor piùcrucciata.

In buona sostanza, e con sintesineanche troppo spericolata , i lrenzismo consiste in un Maestro delNulla da solo al comando, che attornoa sé vuole unicamente yesmen/women ad ib i t i a r e i t e ra re l esupercazzole buoniste. Il renzismo ècioè la variante post-contemporaneadel partito leaderistico e iper-verticale, al cui confronto Berlusconie il tandem Grillo-Casaleggio paionoq u a s i d e l l e g u i d e p e r n u l l aingombranti: oltre a Renzi il niente,con la particolarità non trascurabileche lo stesso Renzi è il niente. Ilrenzismo è dunque una sorta dinulla (arrogante) al quadrato, o forseal cubo, che s ta al legramentesventrando la Costituzione. Buonacatastrofe.

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Pronta la lettera di Berlusconi ai leader delcentrodestra “Ora possiamo riunificarci”(CARMELO LOPAPA).by La Repubblica 22/7/2014 (ilChiosco)

Submitted at 7/22/2014 1:32:16 AM

Il capo di Forza Italia preannunciauna missiva chiedendo un incontro aNcd Fdi, Lega e Udc. Alfano:“ D i s c u t i a m o m a n o n i n u n ad i m e n s i o n e b e r l u s c o n i a n a ” . ROMA - Una lettera sta per essererecapitata da Palazzo Grazioli a tutti ileader di quel che è stata la vecchiaCasa delle libertà. Alla galassia delcentrodestra che fu, ora polverizzatain tante sigle. Ad Angelino Alfano,certo, ma anche a Pier FerdinandoCasini e il suo Udc, come a GiorgioMeloni dei Fratelli d’Italia, al leghistaMatteo Salvini fino all’ex ministroMario Mauro. «Ci sono le condizioniper tornare insieme », sarà il cuoredella missiva che Silvio Berlusconiha già messo a punto. Una vera epropria mozione degli affetti allaquale il leader farà appello nella suanuova veste di «assolto e riabilitato». I l ruolo di «riaggregatore» o«federatore», come lo ha definito apiù riprese lui in questi giorni nelchiuso di Arcore, è la missione che siè intestato. E sulla quale intendemostrarsi subito operativo. Anche perfare il punto su questa delicatamission ha intenzione di convocare asorpresa i gruppi parlamentari diCamera e Senato. Potrebbe farloaddirittura entro questa settimana. Unpo’ per riaprire e chiudere il capitoloriforme e archiviare una volta pertutte le obiezioni dei dissidenti.Anche se ieri Augusto Minzolini,Cinzia Bonfrisco, Vincenzo D’Annasi sono visti per fare il punto,intenzionati a portare avanti la lorobattaglia sugli emendamenti econvinti di restare compatti, «non

meno di 17-20», assicurano. Con lorol’ex Cavaliere vuole evitare i toni da“editto” della settimana scorsa e leminacce di epurazione, ma allo stessotempo convincerli a rinunciare. Ma ilsecondo e non meno importante temaall’ordine del giorno dell’incontrodovrebbe essere proprio quello:annunciare la nuova fase, quella chenei suoi disegni porterebbe ariabbracciare tutto il centrodestra. Iltutto, neanche a dirlo, per tornare adaffermare, più forte di prima, la sualeadership indiscussa. Ieri come oggi.Tanto più dopo l’assoluzione inappello nel processo Ruby. Berlusconi ha sentito in questi giorniPier Ferdinando Casini, Ignazio LaRussa, ha visto Mario Mauro, si èrimesso a tessere la tela del ragno. Sabene tuttavia che i veti, soprattutto incasa del Nuovo centrodestra, sonoquasi insormontabili. I toni dellatelefonata di domenica con AngelinoAlfano sono stati affettuosi, ma non siè andati al di là della cordialità. Di unpossibile incontro al momento,confermano dai due staff, non vi ètraccia. «È stato già tanto farli sentireal telefono per pochi minuti» racconta chi ha lavorato a un minimoriavvicinamento tra i due. Del resto, ilministro degli Interni è più che cauto.«Io continuo a giocare la partita del2018 e non sono disponibile a fareuna cosa in chiave berlusconiana»sono le considerazioni fatte aiparlamentari più vicini. «Io hoi n t e r e s s e a d a v v i a r e u n ariunificazione del centrodestra —premette il leader di Ncd — ma chenon ci riporti indietro nel tempo.Anche la nos t ra ambiz ione ècostruire una coalizione diversa,alternativa a Renzi e alla sinistra, masolo se esistono le condizioni ». È

tutto un percorso da costruire,insomma. E sul quale in parecchi, trai suoi, nutrono perplessità. Se lacondizioni che porrà Berlusconi saràl’abbandono del governo, per esserechiari, ecco su quella strada non loseguiranno. Anche Alfano, come ilpremier, ha in mente la scadenza del2018, un orizzonte lungo, per nonfarsi risucchiare dalla rinata Forza Italia. Al partito degli scettici nel Ncd sonoiscritti in tanti, restii a voltarsiindietro, dalla ministri BeatriceLorenzin a Fabrizio Cicchit to,passando per Gaetano Quagliariello eRenato Schifani. Ben più disposti aldialogo col vecchio leader forzistainvece l’altro ministro Maurizio Lupi,Luigi Casero, Barbara Saltamartini,per non dire della capogruppo NunziaDe Girolamo, che con Berlusconi nonha mai interrotto il dialogo e ilrapporto personale. È stata tra lemedia t r ic i de l la te lefonata d idomenica, per altro, dopo essere stataa cena con l’amica Francesca Pascalequale sera addietro. L’assemblea Ncddi sabato sarà un bel banco di provaper misurare le forze in campo. Ma se l’ex Cavaliere ha fretta, suoi

fedelissimi di un tempo la pensanodiversamente. «Berlusconi non pensidi essere lui ancora il leader dellacoa l i z i one , f a cendo de r i va r el’investitura dalla conclusione dellav i c e n d a g i u d i z i a r i a c h e l ocoinvolgeva» ragiona senza tanti giridi parole Cicchitto. Con Schifani cherincara: «Se qualcuno pensa cheques to verdet to c i res t i tu iscaBerlusconi nuovamente leaderincontrastato del centrodestra,magnete attorno al quale ricostruireun’alleanza, si sbaglia. Una sentenzanon sposta indietro le lancette dellastoria, né tantomeno quelle delcentrodestra». Oggi il capo di Forza Italia rimetteràpiede a Roma per la prima volta dopola sentenza di venerdì. Cancellati gliincubi giudiziari, vuole tornare aesercitare appieno la sua leadership,offuscata negli ultimi tempi, esoprattutto curare di persona la lealtàdei suoi alla linea pro riforma alSenato. Tra gli appuntamenti inagenda, anche un faccia a faccia —l’ennesimo — con Raffaele Fitto,l’eurodeputato pugliese, capofila inpectore dei dissidenti sulle riforme (enon solo). Berlusconi vorrebbechiudere anche con lui la partita,promettere le primarie (ma solo perscegliere gli amministratori) e aprireil cantiere della nuova coalizione dicentrodestra. Ma anche una vecchiavolpe come Pier Ferdinando Casiniieri a Palazzo Madama confidava aic o l l e g h i p i ù d i u n d u b b i o ,sull’ennesima “Costituente popolare”dal sapore centrista, ma anche sulritorno al passato ventilato dall’exCavaliere, figurarsi alla vecchia Casadelle libertà. Da La Repubblica del 22/07/2014.

L’AMACA del 22/07/2014(Michele Serra).by La Repubblica 22/7/2014 (ilChiosco)

Submitted at 7/22/2014 12:23:01 AM

CREDO (e spero) di non esserel’unico italiano che non ha perduto ilsonno interrogandosi sul futuroassetto del Senato. Mi sembra unproblema tecnico, di tutto rispetto, disicura rilevanza, ma non tale damutare nel profondo l’assetto socialedel Paese. Che la poli t ica siainchiodata da settimane, da mesiattorno a quel dibattito mi colpisce:delle urgenze sociali si parla assaimeno, così come del rattrappirsi

s t r u t t u r a l e d e l l a v o r o e d e ldisorientamento di chi non sa comecavarsela. Viene il sospetto che gliambienti politici quasi ci si rifugino,nella trafila delle riforme istituzionali,pur di non rompersi la testa sullequestioni tremende, forse insolubili,della crisi dell’economia. I famosi“costi della politica” sono, di quellacr is i , un elemento et icamentesignificativo, ma del tutto secondario. Non è dunque un eventuale “Senatoleggero” a poter mutare il corsodell’economia. Al contrario, il timoredi un cittadino non addetto ai lavori èche lo s forzo per le r i forme

i s t i t u z i o n a l i s i a d e l t u t t osproporzionato al beneficio (o aldanno) che ne potrebbe derivare,come se si spendesse cento perq u a l c o s a c h e , n o r m a l m e n t e ,costerebbe dieci. E diventa un lusso,quasi un vizio, la lunga trafila dellesedute parlamentari, delle riunioni,dei telegiornali focalizzati su quantisenatori, eletti come, e con qualeautomobile o card a disposizione.Speriamo finisca in fretta. E si passial punto due in agenda. Da La Repubblica del 22/07/2014.

ILCONTAGIO(Gad Lerner).by La Repubblica 22/7/2014 (ilChiosco)

Submitted at 7/22/2014 12:54:16 AM

ARABO contro ebreo. Non c’èscudo protettivo che impedisca ladeflagrazione della guerra di Gazaben oltre il teatro delle operazionimilitari , f ino a riversare nellemetropoli cosmopolite della spondanord del Mediterraneo la logicaferoce delle appartenenze etniche ereligiose.

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IL GOVERNO francese ha vietato lemanifestazioni filopalestinesi nellaregione parigina, senza riuscire aevitare che domenica a Sarcellesmanipoli di violenti si avvicinasseronuovamente al la s inagoga giàcircondata il 13 luglio scorso, mentrevi si svolgeva una funzione. Unadrogheria kasher è stata incendiata. Ilgiorno prima in un quartiere dellacapitale altre centinaia di giovani sisono scontrati con la polizia. Fra idiciannove arrestati, quattro sonominorenni. Ieri a Lione una manosconosciuta ha scrit to “Israeleassassino” sul muro della sinagoga.Per la verità era già accaduto pure inItalia, sul tempio ebraico di Vercelli. Giustamente il primo ministroM a n u e l V a l l s d e n u n c i a l e“intollerabili manifestazioni diantisemitismo”, anche se la politicafrancese si divide sull’opportunità disospendere il diritto costituzionale dimanifestare in piazza. Pesa il ricordodi Ilan Salimi, il giovane ebreosequestrato, torturato e ucciso nel2006 da suoi coetanei arabi dellabanlieue. E poi le stragi nella scuolaebraica di Tolosa e nel museo ebraicodi Bruxelles, perpetrate da militantijihadisti. È umiliante constatare cheluoghi di culto, di educazione e dicultura europei siano divenutibersagli di un odio che pretende digiustificarsi con le vittime civili e congli ospedali colpiti dall’esercitoisraeliano a Gaza. L’abbrutimentodelle coscienze infrange perfino i

cod ic i u sua l i de l l a vende t t a ;calpestare la fede altrui divienetecnica di deterrenza. È bene sottolineare che tale incivilepratica terroristica si è manifestata asenso unico: mai in Europa si èverificata una minaccia diretta a unamoschea o a una scuola islamicarivendicata da mano ebraica. Ma perla prima volta il contagio della guerrafra popoli, degenerata in MedioOr i en t e so t t o fo rma d i od iogeneralizzato, sprigiona pericolosescintille fra comunità europee;abituate finora a convivere nelreciproco rispetto dentro la cornicedella democrazia pluralista dellenostre città. Troppe volte è già bastato i lpassaggio di una kippah o di unakefiah per scatenare la cacciaall’uomo. Manifestazioni politiche(come quelle del 25 aprile scorso)sono s ta te pre tes to d i accesecontrapposizioni, dando luogo aprove di forza e a es ibiz ionisquadristiche. In una triste parodiadella guerra in corso a migliaia dichilometri di distanza, le partiesaltano le opposte virtù militari e,neanche troppo sottovoce, pretendonoun’estensione illegale del dirittoall’autodifesa che, sempre più spesso,degenera in offesa. In Francia, di fronte all’ondataantisemita di matrice islamista che hareclutato miliziani fra i giovanissimidelle banlieue, ora è sorta una Liguede Défense Juive (Lega di Difesa

Ebraica), condannata dagli organismicomunitari, ma attiva nei disordini diquesti giorni. Sul suo sito internetquesta Ldj si presenta con unafotografia di energumeni mascheraticome ultràs da stadio, e lanciaproclami bellicosi: “Di fronte allafeccia islamista i difensori ebrei dellasinagoga di Sarcelles cantano laMarsigliese”. E ancora: “La sinagogaprotetta da 200 eroi della Comunitàebraica”. Si tratta di una minoranza votata allaprovocazione, ma esprime uno statod’animo più esteso: abbiamo unnemico anche qui in terra europea eanche qui lo combatteremo. Quasiche Tsahal e i servizi di sicurezzaisraeliani dovessero trovare la loropropaggine di combattimento in unaguerra che ha sconfinato. Una guerraa s i m m e t r i c a c h e r e n d e r e b b enecessaria una deroga al monopoliostatale dell’ordine pubblico, perché siestende ovunque capiti di doverconvivere. Mi auguro che i responsabili delleComunità ebraiche italiane stronchinosul nascere questa degenerazionemilitarista, fomentata anche fra noi dapoche teste calde, irresponsabilicultori di arti marziali, non sempregiovani. Sono gli stessi che inmancanza di meglio se la prendonocol “nemico interno” e additano cometraditori gli ebrei in dissenso con lescelte del governo israeliano. Oracominciano a essere tenuti d’occhiodiscretamente dalle nostre forze di

polizia, come se non ne avesseroabbastanza di dover vigilare contro ijihadisti e gli antisemiti violentitravestiti da antisionisti. La sensazione è che la guerra diGaza non sia solo tragicamenteinutile ai fini della sicurezza deglii s rae l ian i e de l la d igni tà de ipalestinesi, ma che sia diventataanche contagiosa. La nozione dinemico si è estesa a tal punto dadivenire extraterritoriale, alimentatada un fanatismo che di nuovouniversalizza la colpa di essere ebrei.O p p u r e i l d e s t i n o d i e s s e r epales t inesi , arabi , musulmani .Rintracciare il nemico in ogni arabo ein ogni ebreo, spaventarlo ovunque sitrovi, è l’ultima arma impropria diuna guerra senza sbocchi. Preziosa sarebbe un’iniziativacongiunta delle autorità religiose chefinora sono rimaste schiacciatedall’istinto di appartenenza. InFrancia come in Italia servirebberorabbini invitati il venerdì nellemoschee, e imam invitati il sabatonelle sinagoghe a ripristinare il sensodel sacro calpestato nella guerra ditutti contro tutti. Ma chi ce l’haquesto coraggio? Chi farà la primamossa? Da La Repubblica del 22/07/2014.

Ruby, un’inchiesta due sentenze (RobertoSaviano).by La Repubblica 22/7/2014 (ilChiosco)

Submitted at 7/22/2014 12:41:18 AM

NON è questione solo italiana quelladi una sovrapposizione tra politica egiustizia. Ma è fuori discussione cheil grado di maturità democratica puòessere misurato tenendo conto diquante volte e quanto indebitamente idue piani si mischiano. Processare ilprimo ministro in carica per fattigravi è possibile e una democraziamatura deve potersi permettere icontraccolpi che ne derivano. Senzaberciare al colpo di Stato o senzar i c h i e d e r e l ’ i s t i t u z i o n e d if a n t o m a t i c h e c o m m i s s i o n id’inchiesta, finalizzate non certo acomprendere quanto sotto gli occhi ditutti, ma evidentemente a riscrivere lastoria. Dopo la sentenza di assoluzione inappello per Silvio Berlusconi è partitoun coro meschino di accuse a IldaBoccassini, il magistrato che hacondotto l’inchiesta che ha datoorigine al processo. LE SENTENZE vanno accettate maallo stesso tempo non si può cederealla logica poco democratica, secondola quale non potrebbero esserecommentate. Come ogni azione

umana, come ogni azione pubblicache produce effetti sulla vita diciascuno, anche le sentenze possonoessere commentate. La magistratura èun ambito ben più complesso di ciòche si vede, di ciò che si vorrebbemostrare e il berlusconismo, nei suoieffetti più nefasti, ha reso pococredibile ogni critica al suo operato,poiché ne ha cristallizzato l’idea suun piano di opposizione politica oggiancor più insostenibile. Ilda Boccassini ha gestito con rigoreil suo lavoro, mentre il modusoperandi di molti era quello dicondividere atti di indagine, conl’obiettivo di ottenere in questo modoprotezione mediatica. Non è mai statoil suo caso. In una democrazia semprepiù marcia, Ilda Boccassini non hamai occhieggiato alle facili praterieinfuocate dell’antipolitica, nelle qualitutte le istituzioni sono schifose e solola magistratura è sana. Non ènecessario ricordare semplicemente lasua presenza a Palermo, la suavicinanza a Falcone e l’infuocatoj’accuse formulato all’indirizzo dicolleghi imbelli e poco degni delproprio ruolo, poiché è nella storiarecentissima il segno del suo operato,con i fondamentali risultati giudiziaridi quella inchiesta “Infinito”, che ha

mostrato quanto capillare sia il poteredella ‘ndrangheta in Lombardia. È per questa ragione che oggi non miinteressa aggiungere la mia voce aquella di chi ha voluto commentaregli esiti del processo Ruby, tra primoe secondo grado. Mi interessapiuttosto difendere un metodoinvestigativo che non ha mai cercatole luci della ribalta e che ha portato aquella sentenza di primo gradoemessa da un Tribunale, da uncollegio di magistrati e non certodalla Procura della Repubblica. Inquesti anni ho letto atti relativi adecine, forse centinaia di inchieste,t a l v o l t a m e d i o c r i , t a l v o l t asuperficiali, talvolta costruite sin dalprincipio contando sull’appoggiodella stampa. Ilda Boccassini non èquesto, poiché non è mai stata questola tradizione cui si rifà. L’interpretazione del diritto non èunivoca, altrimenti non sarebbeinterpretazione, e dunque il dibattitosul sovvertimento della decisione insecondo grado è legittimo e visto ilsoggetto coinvolto anche necessario.D e t t o c i ò , v o l e r l e g g e r e econtestualizzare politicamente questasentenza, o peggio, voler giocare,

come è sempre accaduto in questianni, alla sfida tra giustizialisti egarantisti — laddove in Italia questiultimi, quasi sempre, non sono altroc h e s o g g e t t i d i v e r s a m e n t egiustizialisti — oltre che inutile èdannoso. Poiché questa inculturaallontana ancora di più una seriariforma della giustizia che tengaconto delle difficoltà del sistema, mache non umili il patrimonio dic o n o s c e n z a e m e t o d o d e l l am a g i s t r a t u r a . E da questo punto di vista il metododi lavoro di Ilda Boccassini, la suacapacità di stare alla larga da unrapporto anomalo con i media, trattodistintivo vero della incultura diquesto Paese, è un punto di partenza.Un punto di partenza e si spera, nellasua sistematizzazione, un puntod’arrivo. Perché bisogna semprepartire dalle persone serie. Lasciandoalla dimensione cabarettistica queipagliacci, solerti servitori di unpadrone ormai alla deriva, che a voltesembrano avere la testa solo per poterindossare parrucche dal coloresgargiante in quel momento di moda. Da La Repubblica del 22/07/2014.

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Ma quante possibilità di risorgere haBerlusconi? (Aldo Giannuli)by www.aldogiannuli.it (ilChiosco)

Submitted at 7/21/2014 7:11:57 PM

L’assoluzione in appello per il casoRuby ha galvanizzato il Cavaliere e las u a c i u r m a c h e p r o g e t t a n oapertamente l’ennesima resurrezionedell’uomo di Arcore, le cui tappedovrebbero essere:-ricompattamento di Fi e riforma delSenato ed elettorale a braccetto conRenzi-riavvicinamento ad Alfano ed allaLega-abolizione della legge Severinooppure grazia, magari in cambio di unvoto favorevole al governo-campagna antifisco per recuperare iconsensi perduti-nuova egemonia del Cavaliere sulpolo di centro destra che tornerebbead essere competitivo con il Pd nelleprossime elezioni. Vediamo cosa può esserci di vero equanto stia nel libro dei sogni. Effettivamente ci sono due cose chepossono verificarsi: il rientrare dellafronda interna e riavvicinamento diAlfano. Nessuna delle due cose èscontata: sia Minzolini che Alfanosanno che il Cavaliere non è tipo chedimentichi le offese ricevute e, se nonsono proprio scemi, sanno di dovergirare al largo dalle lusinghe di oggi.Però la pressione del branco ubriacatodalla vittoria potrebbe spingerli a farequesta sciocchezza del passo indietro.

E, dunque, queste due cose possonoverificarsi. Più complicate vedo le operazionisuccessive: la grazia abbiamo giàdetto che non può riguardare levicende processuali che restanoaperte. I Berluscones ragionano comese l’assoluzione milanese spazzassevia tutte le altre inchieste in piedi, mace ne sono due dove già c’è larichiesta di rinvio a giudizio ed altretre in fase istruttoria, senza contareche anche per il caso Ruby c’èsempre la Cassazione da affrontare.Insomma, di grazia non se ne parlaper almeno due o tre anni, nelmigliore dei casi. Abolizione della legge Severino:abbiamo una Camera in cui il Pd haquasi la maggioranza assoluta, dandoper scontato il voto contrario dei 5stelle (ed, immagino, di Sel), sia nellaC a m e r a c h e n e l S e n a t o i lprovvedimento potrebbe passare solocon il voto favorevole del Pd. Persinola base del Pd, abituata a digeriretutto, proprio tutto, credo che questavo l t a i n so rge rebbe , i g rupp iparlamentari si spaccherebbero,elettoralmente sarebbe un purosuicidio. E per fare cosa? Perresuscitare un concorrente. Insomma,R e n z i n o n m i h a m a i f a t t ol’impressione di essere Cavour, peròproprio scemo non è ed anzi èfurbetto: non credo farebbe mai unasciocchezza del genere, neppure se achiederglielo fosse “zio Denis” con

tutta la “loggia di Gesù Cristo inParadiso” (per dirla con Pecorelli).Dunque, questa ipotesi non mi parerealistica. Come possano conciliarsi,poi, una nuova politica delle largheintese con una battaglia antifiscale,Dio solo lo sa. E sempre il Padreternoè l’unico che può sapere comemettere insieme l’ultra anti europeistaSalvini con l’ultra europeista Alfano.E, quindi, anche la ricomposizionedello schieramento di centro destranon mi sembra una operazionesemplicissima. Ma, soprattutto, Berlusconi deve farei conti con due problemi: in primoluogo il suo carisma è molto logorato,anche se conserva una certa base diconsenso in to rno a l 10 -12%.Abbastanza per impedire il formarsidi una nuova destra, ma troppo pocoper compattare un fronte realmentecompetitivo con il Pd. In secondoluogo, il Cavaliere deve le sue fortunead una ondata mondiale che, neglianni novanta e per gran parte deldecennio successivo, ha favorito lasua “emulsione di l iberismo epopulismo” (come dice Orsina).Oggi, con la crisi, la formula nonregge più e l’emulsione tende asepararsi: o con la protesta populistao con il blocco delle èlite dominanti. Se si schiera con le èlite perde tuttoquello che ancora ha di seguito nelpopolo delle partite Iva, se sceglie dicavalcare la protesta antifiscale(ammesso che sia ancora credibile)

perde il resto di elettorato moderatoche lo segue ed i “poteri forti” glid ich ia re rebbero guer ra senzaquartiere. E lui ha da perdere, peresempio l e az iende . Dunque ,strategicamente non ha prospettivecredibili. E tutto questo senza contarel’inciampo di altre condanne, su cuioggi sorvolano amabilmente quasitutti i quotidiani. Questo non vuoldire che nell’immediato non possanoesserci effetti di rivitalizzazione delcadavere politico berlusconiano, ma,a coglierne la maggior parte deibenefici, più che lui sarà Renzi, cheuserà questa iniezione  rivitalizzantedel patto del Nazareno per portare inporto le sue “riforme” e consolidarela sua presa sul Pd (poi avrà altriproblemi al governo, ma questo è unaltro paio di maniche). Berlusconi ha vissuto una stagioneormai finita, può agonizzare ancoraun po’ ma la sua stagione non c’è più.Ma, se è finita la stagione delCavaliere, purtroppo, non è finita lastagione del Berlusconismo che,i n v e c e , c o n t i n u e r à , a v e n d oconquistato il Pd, come il tatcherismoconquistò il Labour Party con Blair.Renzi –fatte le dovute proporzioni, èil Blair del Pd. E qui dobbiamochiederci perché la sinistra ha cedutoa l l ’ e g e m o n i a c u l t u r a l e d e lber lusconismo. Ma d i ques topar le remo pross imamente . Aldo Giannuli

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BOSCHI I BUGIARDI E I PIZZINI (WandaMarra).by Il Fatto Quotidiano22/7/2014 (il Chiosco)

Submitted at 7/22/2014 12:36:38 AM

LA “MADRE COSTITUENTE”CONTESTATA IN AULA MENTREN E G A L A S V O L T AA U T O R I T A R I A : “ ÈU N ’ A L L U C I N A Z I O N E ” . I LGOVERNO VUOLE CORRERE MAL ’ A P P R O V A Z I O N E S L I T T AA N C O R A . La Boschi è serena… pardon, volevodire tranquilla”. Ore 16, PalazzoMadama. “Sereno” nell’era Renzi, daquel famoso #Enricostaisereno, vuoldire esattamente il contrario delsignificato semantico della parola. Eil lapsus di un senatore dem descrivebene il clima che si respira: perl’ennesima volta, il voto annunciatosulle riforme costituzionali neancheinizia. Per l’ennesima volta, regnal’incertezza sui tempi e sui modi:7800 emendamenti, molti dei qualiammissibili, sono troppi per pensaredi chiudere rapidamente. E allora?Allora, o si trova una mediazionepolitica, che per ora non s’intravede,oppure il governo potrebbe scegliereil contingentamento dei tempi, contanto di accuse di anti-democraticitàgarantita. Tocca a Maria ElenaBoschi , nel le vest i di “Madrecostituente”, dare la linea, replicandoa nome del governo. Tailleurino pantalone grigio-sobrio,top nero, capello biondo lunghissimoe un certo pallore, il ministro delleRiforme tira fuori toni insolitamenteduri per lei. Niente sorriso angelico,ma un discorso che ha il saporedell’ultimatum. Tanto deciso che sadi rabbia repressa, mentre rivendica illavoro fatto per arrivare alla riformache – ove mai venisse approvata –porterebbe il suo nome.

Fanfani, Pier Ferdinando e lacontestazione grillina Maria Elenaricorre pure alle citazioni. La piùimportante è dedicata ad AmintoreFanfani: è l’ex segretario della Dc,l’ex presidente del Consiglio, ilgrande padre chiamato in causa. Unriformatore che perse la battagliacontro il divorzio: il referendumscelse un’altra direzione. “Ho sentitoparlare di svolta autoritaria: è unaallucinazione che non può essersmentita con la forza della ragioneperchè resta una allucinazione”, dicela Boschi in Aula. Dai banchi deiCinque Stelle si levano urla e fischi.Lei continua: “Un grande statista cheè stato anche presidente di questaassemblea, Amintore Fanfani, hadetto una grande verità: le bugie inpolitica non servono. Si può essered’accordo o meno, votare o meno, maparlare di svolta illiberale è unabugia; e le bugie in politica nonservono”. La contestazione continua,ma lei riceve pizzini con proposte dipatti da Casini e va avanti per la suastrada. La linea l’ha data il premier,che ha parlato di “sassi sulla stradadelle riforme”. E le critiche diventano“bugie”. Chi sperava in una vera

trattativa sentendo la Boschi si èdovuto ricredere . “Sono 30 anni cheprendiamo a calci la possibilità dicambiare noi per cambiare le cose”,dice. Poi, un’altra citazione. Stavoltada Fabr iz io De Andrè , Se t itagliassero a pezzetti: “Sono 30 anniche aspettiamo domani per averenostalgia. Oggi è il tempo delles c e l t e , i l t e m p odidecidere”.Selhapresentatoda solaseimila emendamenti. Loredana DePetr is ha annunciato: “Non l iritiriamo”. “Se va avanti così, lariforma la approviamo per Ferragosto2015”, commentano i senatori. AnnaFinocchiaro ha chiarito che ci sonouna serie di punti su cui si puòtrattare: “I referendum e le leggi diiniziativa popolare. Ma anche lapartecipazione del Senato alledecisioni europee e all’approvazionedel bilancio. E poi il capitolo dellenomine delle istituzioni di garanzia, ainiziare da quella del presidente dellaRepubblica”. N e s s u n o t o c c h i   l ’ i m m u n i t àparlamentare Il cuore della riforma,dalla non elettività in giù non si tocca.E anche la modifica dell’immunità èuscita dall’agenda delle trattative.

Basterà la (poca) disponibilità delg o v e r n o a f a r a m m o r b i d i r el’opposizione? “Ci potrà essere unostruzionismo che ci può portare alavorare una settimana di più esacrificare un po’ di ferie mam a n t e r r e m o l a p r o m e s s a d icambiare”, chiarisce la Boschi. Ilpunto, ancora una volta, sono i tempi.Ad ora imprevedibili. Tanto che alM i n i s t r o a r r i v a n o“consigli”informadipizzini,comequelli di Casini. Lei chiarisce:“Leriformesonol’ultimachance dicredibilità per la politica tutta”. Innome di questo assioma, se leresistenze non rientrano, PalazzoChigi valuterà il contingentamentodei tempi. Che potrebbe non bastareper approvarle prima di settembre.D’altra parte, esiste sempre il pianoB. Dice la Boschi: “Il governo halegato in modo indissolubile ilproprio cammino al percorso delleriforme”. Insomma, restano leelezioni anticipate. Da Il Fatto Quotidiano del 22/07/2014.

I Severinos (Marco Travaglio).by Il Fatto Quotidiano22/7/2014 (il Chiosco)

Submitted at 7/21/2014 11:54:46 PM

Siccome la mamma dei cretini èsempre gravida, è bastato che il Fattoe i l sottoscri t to evocassero lapossibilità che B. sia stato assolto perle telefonate in Questura grazie allalegge Severino, perché si scatenasseun’orgia di aruspici, oracoli, indovini,pizie e fattucchiere d’ogni colore per“smentire il Fatto e Travaglio”. Lasola ipotesi che il Caimano e chi votòquella legge oscena (tutti i partiti inParlamento nel 2012, tranne l’Idv)per salvare lui e Penati non siano deibocciuoli di rosa ha innescato unagara a prevedere con assolutacertezza ciò che i giudici della IIC o r t e d ’ a p p e l l o d i M i l a n oscriveranno nelle motivazioni. Noi, alcontrario di ciò che si legge in giro,non abbiamo mai affermato concertezza che l’assoluzione derivi dalla

l egge Seve r ino : l eggendo l ed i c h i a r a z i o n i a b o t t a c a l d ad e l l ’ a v v o c a t o C o p p i s u l l aimposs ib i l i tà per la Cor te d iderubricare il reato di concussione inquello minore – creato dalla Severino– di “induzione indebita”, abbiamospiegato che questa è una dellepossibili ragioni dell’assoluzione sulCapo A (telefonate in Questura).

L’avevamo già scritto alla vigiliadella sentenza, guadagnandoci le lodipelose dei berluscones. Ancoradomenica ha spiegato a Libero chenon sarà facile per il Pg appellare lasentenza in Cassazione, visto chequesta ha già stabilito a sezioni uniteche l’ induzione scatta solo sel ’ indot to r icava un “ indebi tovantaggio”: e il capo-gabinetto della

Questura, Pietro Ostuni, non ha avutovantaggi indebiti affidando Ruby alduo Minetti-Conceicao anziché a unacomunità per minori, come dispostodal pm Fiorillo. Non si scappa: ol’appello sposava i l Tribunale(concussione per costrizione) ericondannava, o aderiva alla tesi deipm (induzione) e allora dovevaassolvere in base all’interpretazionedet tata dal la Cassazione sul laSeverino. Chi sostiene il contrario usadue argomenti. 1) La Severino che spacchettaconcussione e induzione è del6.12.2012 e la condanna di primogrado è del 24.6.2013: dunque lalegge non ha influito sul processoavviato il 6.4.2012. È la tesi dell’exministra. Ma non sta in piedi: perignorare la legge il Tribunale hadovuto aggravare il reato contestatodai pm da induzione a costrizione;

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Da Matteotti a Di Matteo?#lanuovadittatura (Beppe Grillo)by www.beppegrillo.it Beppe Grillo (il Chiosco)

Submitted at 7/22/2014 5:00:04 AM

La Storia non si ripresenta maiuguale, ma tra l'Italia di oggi e quelladel 1924, anno del rapimento eomicidio di Giacomo Matteotti,esistono molte e impressionantianalogie. L'esito potrebbe essere lostesso, la fine della democrazia, conal posto del fascismo, un sistema checomprende tutte le forze del Paeseche vogliono conservare i loroprivilegi e tenere a distanza disicurezza la volontà popolare:criminalità organizzata, piduisti,istituzioni deviate, partiti. Dallavittoria alle politiche del 2013 delM5S s t iamo ass is tendo a unaControriforma senza che vi sia statauna Riforma o un Martin Lutero,n e p p u r e M u s s o l i n i e b b e l as f a c c i a t a g g i n e d e l t r i oNapolitanoRenzieBerlusconi, lui ladittatura la fece senza nascondersidietro la parola " riforme" e la leggee le t to ra le fasc i s ta Acerbo fusicuramente più rappresentativa delcorpo elettorale e rispettosa della

democrazia del l' Italicum di Renzie edel notopregiudicato, Le parole diNino Di Matteo, che ha avuto ilcoraggio di dire che il re è nudo e conesso la democrazia sono forse unultimo grido di allarme, sono parolepesantissime " Non si può assistere insilenzio al preminente tentativo ditrasformare il magistrato inquirente inu n s e m p l i c e b u r o c r a t einesorabilmente sottoposto allarbitriodel proprio capo, di quei dirigentidegli uffici sempre più spesso,purtroppo, nominati da un Csm cherischia di essere schiacciato econdizionato nelle sue scelte diautogoverno dalle pretese correntiziee politiche e dalle indicazioni semprepiù stringenti del suo presidente. Non s i può r icordare PaoloBorsellino e assistere ai tanti tentativiin atto, dalla riforma dellordinamentogiudiziario, a quella in cantiere sullaresponsabilità civile dei giudici, allagerarchizzazione delle Procure ancheattraverso sempre più numerose ediscutibili prese di posizione del Csm.Non si può ricordare Paolo Borsellinoe assistere in silenzio a questiten ta t iv i f ina l izza t i a r idur re

lindipendenza dei magistrati a vuotaenunciazione formale con lo scopo diannullare lautonomia del singolopm". Parole.che ricordano l'ultimointervento in aula di GiacomoMatteotti, esponente del Partitosocialista Italiano. " Contestiamo inquesto luogo e in tronco la validitàdelle elezioni della maggioranza. [...]L ' e l e z i o n e s e c o n d o n o i èessenz ia lmente non va l ida , eaggiungiamo che non è valida in tuttele circoscrizioni. [...] Per vostra stessaconferma (dei parlamentari fascisti)dunque nessun elettore italiano si ètrovato libero di decidere con la suavolontà... [...] Vi è una miliziaarmata, composta di cittadini di unsolo Partito, la quale ha il compitodichiarato di sostenere un determinatoGoverno con la forza, anche se adesso il consenso mancasse". 30maggio 1924, Camera dei deputatiCome passano i tempi... Da Matteottia Matteo. Oggi per imporre ladittatura la forza non è più necessaria,bastano le cosiddette "riforme...".#lanuovadittatura Tweet

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sennò la Severino l’avrebbe applicataeccome. Cosa che può benissimo averf a t t o l a Co r t e d ’ appe l l o ( l oscopriremo dalle motivazioni) . 2) L’assoluzione sul Capo A è“perché il fatto non sussiste”: se fosseavvenuta per la Severino, i giudiciavrebbero scritto “il fatto non è (più)previsto dalla legge come reato”,formula tipica dei reati depenalizzati.È la tesi di Carlo Federico Grosso.Ma la Severino la concussione perinduzione non l’ha depenalizzata: l’hariscritta con nome, articolo, confini epene diversi, poi le Sezioni Unitel’hanno interpretata in senso vieppiùrestrittivo. Se la Corte d’appelloavesse ritenuto che le telefonatenotturne del premier da Parigi“indussero” Ostuni a fare ciò che nonavrebbe mai fatto senza, non avrebbeavuto l’obbligo di scrivere “il fattonon è più reato”: perché è ancorareato, ma l’orientamento dellaCassazione esponeva i giudici alr i s c h i o d i v e d e r s i a n n u l l a r eun’eventuale condanna. C’è ancheun’altra possibilità: siccome (art. 2Codice penale) nessuno può esserepunito per un fatto che quando fucommesso non era reato, i giudicipotrebbero aver assolto B. perchél’induzione indebita nel 2010 nonesisteva e non c’è “continuitànormativa” fra vecchia concussione elegge Severino. Poi, certo, è anchepossibile che abbia ragione Grosso: ecioè che la Corte abbia consideratoacqua fresca le telefonate del premieralla Questura, convinta che Ostuniavrebbe fat to aff idare Ruby aMinetti&Conceicao contro il voleredel pm anche se B. non l’avessebuttato giù dal letto. Una barzellettaancor più esilarante di Ruby nipote diMubarak. Se così fosse, B. avrebbesprecato tempo e denaro inutilitelefonando per tutta una notte. LaSeverino si sarebbe giocata la facciacon una legge inutile. E il processo inCassazione si rivelerebbe più inutiledi una bella perizia psichiatrica aigiudici d’appello. Da Il Fatto Quotidiano del 22/07/2014.

L'Italia non èun Paese per [email protected] (Massimo Giannini)by www.repubblica.it (ilChiosco)

Ce lo r icorda Mediobanca:mancano solo le ballerine, ma per ilresto il capitalismo tricolore èpopolato soprattutto di nani. Siamoterra di conquista, e in qualche casosiamo anche carne da macello.Prendiamo il caso Alitalia, lacompagnia che 'sta morendo', comeavverte senza pietà l'amministratore

delegato Del Torchio. La salvano glisceicchi di Etihad, che scuciono 560milioni per il 49% e diventano difatto padroni di un carrozzone cheora costerà il posto a un altro migliaiodi dipendenti ed è già costato unos p r o p o s i t o a 5 0 m i l i o n i d icontribuenti (almeno 5 miliardi dieuro, dopo il sedicente e devastante'salvataggio' da parte dei capitanicoraggiosi di Berlusconi e Passera).Evviva: un altro pezzo di Paese se ne

va, ma cosa importa alla mitica,'seconda manifattura d'Europa'?Nella colpevole, accidiosa latitanzadei capi tal i nazional i , è unabenedizione del cielo se da noipiovono ancora un po' di capitaliesteri. Non è un Paese per giganti.Meno che mai multinazionali. Lodimostra un'altra operazione, inquesto caso fortunatamente incontrotendenza rispetto al tran trandeprimente di questi anni. Per

un'Alitalia che vola verso Abu Dhabi,c'è una Gtech che scommette pesantes u i t a v o l i d i L a s V e g a s .L'investimento da 4,7 miliardi dellaex Lot tomatica , per comprareaddirittura un colosso dei giochi Usacome Igt, è un gran successo per ilgruppo guidato da Marco Sala.Nasce uno degli agglomerati più fortiin un settore che non conosce crisi in

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MA GLI ITALIANI BOCCIANOLA RIFORMA RENZUSCONI(Giampiero Calapà).by Il Fatto Quotidiano22/7/2014 (il Chiosco)

Submitted at 7/22/2014 12:49:04 AM

I PRINCIPALI SONDAGGISTIU N A N I M I : I C I T T A D I N IV O G L I O N O L ’ E L E Z I O N ED I R E T T A . La luna di miele del governo Renzicon gli italiani potrebbe schiantarsisullo scoglio del Patto del Nazareno.Almeno secondo i p r inc ipa l isondaggisti. Boschi e novelli padricostituenti vari, da Mister PorcellumCaldero l i in g iù , non pa ionointeressati ad ascoltare nessuno etirano dritto per la loro strada. Eppurei numeri pubblicati sono allarmantiper il consenso mancante attorno allaGrande Riforma. Lo conferma in pieno Antonio Noto,direttore di Ipr marketing: “Bisognafare una premessa, la maggioranzadegli i taliani, i l 53 per cento,vorrebbe l’abolizione di una delle dueCamere. Ma non vogliono il Senato

di consiglieri regionali e sindaciproposto dal governo Renzi: il 55 percento del nostro campione ha ripostoche se Palazzo Madama dever i m a n e r e t a n t o v a l e v o t a r l odirettamente”. Un surrogato di Senatonon sarebbe accettato, insomma.“E, badate bene – continua Noto –che questo parere è trasversale, nonc’è d i f fe renza t ra e le t to r i d icentrosinis t ra e centrodestra”. CONCETTO ribadito anche dallaIpsos di Nando Pagnoncelli domenicascorsa sul Corriere della Sera. PerIpsos addirittura il 73 per cento degliitaliani vorrebbe il mantenimento delSenato elet to diret tamente daicittadini. Tra gli elettori del Partitodemocratico è di questo stesso parereil 60 per cento, tra quelli di ForzaItalia l’80 per cento e l’83 tra chi alleu l t ime pol i t i che ha vo ta to i lMovimento cinque stelle. Ieri mattinala trasmissione di Rai3 Agorà Estateha pubbl ica to una “sent imentanalysis”: non s i t ra t ta di un

s o n d a g g i o t r a d i z i o n a l e , m adell’elaborazione di dati aggregatiintercettando l’opinione espressa inrete su un determinato argomento. Peril governo della generazione 2.0 tuttaweb e distintivo di Matteo Renzi,quindi, un dato da tenere in grandeconsiderazione: l’85,87 per cento –secondo questo rilevamento – ècontrario al Senato voluto dal Pattodel Nazareno. Una lancia per Renzi la spezza, però,Roberto Weber di Ixè: “Credo chel’85 per cento a favore del Senatoelettivo sia un numero corrispondenteal vero, ma credo anche che importipoco di questa riforma e che lastragrande maggioranza degli italianidarebbe in questo momento cartabianca a Renzi su qualsiasi cosa. Ilpremier può consentirsi tutto, bisognasolo capire quanto durerà”. Da Il Fatto Quotidiano del 22/07/2014.

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nessuna latitudine del pianeta (a parteSisal, che è riuscita a fare male puravendo un giocat tolo come i lSuperEnalotto). E nasce sotto leinsegne del bianco, rosso e verde.Questa è la prova che in certe nicchiedi business saremmo ancora capaci didire la nostra nel mondo, se solo nonmancassero la visione e il coraggio.Ma anche stavolta, appena finiti ibrindisi, lo spumante ti lascia inbocca un retrogusto amarognolo.L'affare Gtech-Igt sarà pure la piùimportante acquisizione effettuataquest'anno da un gruppo italiano, macosa resta in Italia dopo il merger?Poco, molto poco, quasi niente. Unaspa che gestisce i giochi deiMonopoli di Stato, e nulla più. Iltitolo Gtech viene delistato da PiazzaAffari e, insieme a Igt, si quota aWall Street, per ovvie ragioni diopportunità finanziaria. Nello stessotempo la sede legale del gruppo sitrasferisce a Londra, per ovvi motividi convenienza fiscale. Ormai èdiventato uno schema collaudato. LaFiat di Marchionne ha fatto daapripista, con la fusione Chrysler cheha portato le azioni del Lingotto allaB o r s a d i N e w Y o r k e l arappresentanza della nuova societànel cuore della City. Ora, via via,arrivano tutti gli altri. O, almeno,quelli che possono permettersi illusso di mettere a segno il colpaccio,e poi scappare col 'bottino' oltrefrontiera.(21 luglio 2014)©

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Gaza, colpito un ospedale nuovastrage di bambini Uccisi 7 soldatiisraeliani (FABIO SCUTO).by La Repubblica 22/7/2014 (ilChiosco)

Submitted at 7/22/2014 1:10:26 AM

Obama e Ban Ki-moon chiedono ilcessate il fuoco Kerry al Cairo.Pro tes te in C isg io rdan ia e aGerusa lemme. Il presidente Usa Barack Obamachiede un cessate-ilfuoco immediato,il segretario dell’Onu Ban Ki-moonchiede l’immediata cessazione delleostilità, ma nella Striscia di Gaza sicombatte, si muore. Israele e Hamasnon sembrano intenzionati per ora adeporre le armi e consentire cosìl’ingresso di aiuti alla popolazionecivile stremata da 14 giorni dibombardamenti che hanno raso alsuolo interi quartieri, distrutto lecondotte dell’acqua e i pi lonidell’elettricità: un milione di personeè al buio e alla sete, oltre centomila irifugiati in 50 scuole dell’Onu. Ma learmi non si fermano, ieri l’operazione“Protective Edge” ha conosciuto

u n ’ u l t e r i o r e e s c a l a t i o n , ibombardamenti sono stati continui,così come i lanci dei razzi contro lecittà israeliane della costa, intercettatidal sistema Iron Dome. La lista delle vittime palestinesi siallunga di ora in ora, 55 nella giornatadi ieri di cui sedici bambini portano iltragico bilancio di queste operazionimilitari a 580 vittime, 3.500 i feritinegli ospedali; quelle israeliane sono7, tu t t i soldat i impegnat i nelcontenimento degli attacchi deimiliziani islamisti e nell’avanzata nelsettore di Shajaya, il sobborgo diJabalya dove domenica ci sono staticento morti. Violentissimi i raid diieri su Gaza City dove è stato centratoun palazzo residenziale in centro cittàche ha provocato 11 morti — cinque ibambini — e decine di feriti, a DeirAl Balah è stato centrato da unacannonata il piccolo ospedale, quattroi morti fra il personale medico e oltresettanta i feriti. Altri morti a Rafah eancora a Deir Balah e Khan Younis

sotto il fuoco dei carri armati schieratisul confine della Striscia. In rispostasono stati oltre settanta i missilisparati ieri dai miliziani dalla piccolaenclave palestinese. Israele insisteche Hamas nasconde i suoi missili inscuole e ospedali e ha mostrato fotoche documenterebbero il lancio dirazzi da una moschea, da un parcogiochi e da un ospedale. In fermentola Cisgiordania, dove focolai diprotesta cominciano ad esserepresenti e potrebbero presto dilagare,non solo nelle città palestinesi maanche in quelle arabo-israeliane comeNazareth. A Gerusalemme da ieri tuttii negozi arabi sono chiusi per unosciopero di sol idarietà con lapopolazione di Gaza. Il segretario diStato Usa John Kerry è da ieri sera alCairo per sostenere la richiesta di uncessate-il-fuoco, ma né Hamas néIsraele hanno intenzione di fermarsi. Da La Repubblica del 22/07/2014.