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Il Collegio Ipasvi ha portato un contributo significativo alla manifestazione che si è tenuta a Roma il 12 ottobre scorso, indetta dal Comitato Unitario Professioni (CUP) per porre all’attenzione del Governo la non più rinviabile “questione infermieristica”. Ben 40 dei nostri iscritti hanno manifestato accanto agli altri rappresentanti dei Collegi IPASVI e di numerose rappresentanze professionali per chiedere il riconoscimento dei diversi aspetti della professionalità infermieristica, l’attuazione rapida della Legge 43/2006 sulla riforma degli Ordini e, quindi, la pubblicazione dei decreti attuativi sulla trasformazione dei Collegi in Ordini e l’istituzione di nuovi ordini per le professioni sanitarie non regolamentate. Dopo il memorabile evento della manifestazione del 1 luglio 2004 per l’approvazione del profilo professionale degli infermieri, il Consiglio Nazionale dei nostri Collegi ha deciso che nuovamente si doveva scendere in piazza per tutelare diritti e prospettive della nostra professione, a partire dalla richiesta di istituzione dell’Ordine degli Infermieri. I nostri iscritti hanno, in questo modo, condiviso l’obiettivo di affermare la loro presenza come professionisti attenti alla loro funzione di cura e assistenza per garantire il diritto fondamentale del cittadino alla salute. Ciò è avvenuto contro ogni tentativo di strumentalizzazione e senza motivazioni politiche di base: gli infermieri hanno voluto testimoniare la loro preoccupazione per un riordino complessivo del sistema che stenta ad avviarsi nonostante l’emergenza, non solo infermieristica. In particolare per la questione della nostra professione riveste particolare urgenza la necessità del suo riconoscimento intellettuale, al fine di riconoscerne specificità ed esclusività delle competenze, percorso di carriera nella gestione, nella formazione e nella clinica e per combattere alcune problematiche come la lotta all’abusivismo e l’offerta di servizi ad alto profilo professionale. Per questo riconoscimento professionale, presente e futuro, e per tutelare, così, il diritto dei cittadini ad una “buona sanità” i nostri iscritti hanno meritoriamente manifestato. Nei giorni 13 e 14 gennaio 2007 si terranno le elezioni per il rinnovo degli organi all’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza in favore degli Infermieri. Tutti i Liberi professionisti della Provincia di Gorizia sono invitati a esprimere il proprio voto attraverso le forme previste quali: 1. Direttamente presso il seggio elettorale di Via Morelli, 38 – GORIZIA 2. Per corrispondenza: inviando la scheda elettorale come da istruzioni indicate nella lettera di convocazione. 3. Per via telematica: direttamente da casa vostra entrando nel sito www.enpapi.it, seguendo le istruzioni, dalle ore 7.00 del 13 gennaio alle 19.00 del 14 gennaio 2007. sede del Collegio – Via Morelli 38 – Gorizia tel. fax 0481 534024 EDITORIALE In piazza per il futuro della nostra professione a cura del Presidente Mario Schiavon 1 Elezioni Enpapi 1 VITA PROFESSIONALE “Visto con gli occhi di chi infermiere ancora non è……” 2 A cura di Silvana GASTALDI – studentessa 2° anno CdL in Infermieristica – Università degli Studi di Trieste “Il contesto normativo degli ordini professionali e le professioni sanitarie” 3 A cura di Orietta MASALA AGGIORNAMENTI Il profilo di competenze 6 A cura di Francesco CECCHINI “L’Infermiere case manager: strumento per la qualità assistenziale.” 7 A cura di Patrizia MAGRIN SOMMARIO IPASVI Via Morelli, 38 34170 Gorizia Tel/Fax 0481.534024 E.mail: [email protected] [email protected] internet: www.ipasvigorizia.it feed back 1 EDITORIALE PERIODICO DEL COLLEGIO PROVINCIALE INFERMIERI PROFESSIONALI - ASSISTENTI SANITARI VIGILATRICI D’INFANZIA GORIZIA Direttore Responsabile: Mario Schiavon - Redazione consiglio direttivo Collegio IPASVI - Via Morelli, 38 - 34170 Gorizia - Tel./fax 0481.534024 - Grafica e Stampa: Centro Stampa tipografia - Via Romana, 46/48 - 34074 Monfalcone Autorizzazione Trib. Gorizia n° 273 di data 18/3/97 - Periodico trimestrale - “Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1 comma 2 - DCB/Gorizia Anno VII • N°3 e 4 Luglio Dicembre 2006 In piazza per il futuro della nostra professione A cura del Presidente Mario Schiavon ELEZIONI ENPAPI a tutti i lettori di feed back giungano dalla Redazione i più sinceri auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo

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Il Collegio Ipasvi ha portato un contributo significativo alla manifestazioneche si è tenuta a Roma il 12 ottobre scorso, indetta dal Comitato UnitarioProfessioni (CUP) per porre all’attenzione del Governo la non piùrinviabile “questione infermieristica”. Ben 40 dei nostri iscritti hannomanifestato accanto agli altri rappresentanti dei Collegi IPASVI e dinumerose rappresentanze professionali per chiedere il riconoscimento deidiversi aspetti della professionalità infermieristica, l’attuazione rapidadella Legge 43/2006 sulla riforma degli Ordini e, quindi, la pubblicazionedei decret i attuativi sul la trasformazione dei Col legi in Ordini el’istituzione di nuovi ordini per le professioni sanitarie non regolamentate. Dopo il memorabile evento della manifestazione del 1 luglio 2004 perl’approvazione del profilo professionale degli infermieri, il ConsiglioNazionale dei nostri Collegi ha deciso che nuovamente si doveva scenderein piazza per tutelare diritti e prospettive della nostra professione, apartire dalla richiesta di istituzione dell’Ordine degli Infermieri. I nostri iscritti hanno, in questo modo, condiviso l’obiettivo di affermarela loro presenza come professionisti attenti alla loro funzione di cura eassistenza per garantire il diritto fondamentale del cittadino alla salute.Ciò è avvenuto contro ogni tentativo di strumentalizzazione e senzamotivazioni politiche di base: gli infermieri hanno voluto testimoniare laloro preoccupazione per un riordino complessivo del sistema che stentaad avviarsi nonostante l’emergenza, non solo infermieristica. In particolareper la questione della nostra professione riveste particolare urgenza lanecessità del suo riconoscimento intellettuale, al fine di riconoscernespecificità ed esclusività delle competenze, percorso di carriera nellagestione, nella formazione e nella clinica e per combattere alcuneproblematiche come la lotta all’abusivismo e l’offerta di servizi ad altoprofilo professionale. Per questo riconoscimento professionale, presente e futuro, e per tutelare,così, il diritto dei cittadini ad una “buona sanità” i nostri iscritti hannomeritoriamente manifestato.

Nei giorni 13 e 14 gennaio 2007 si terranno le elezioni per il rinnovo degliorgani all’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza in favore degli Infermieri.Tutti i Liberi professionisti della Provincia di Gorizia sono invitati a esprimere ilproprio voto attraverso le forme previste quali:

1. Direttamente presso il seggio elettorale di Via Morelli, 38 – GORIZIA

2. Per corrispondenza: inviando la scheda elettorale come da istruzioniindicate nella lettera di convocazione.

3. Per via telematica: direttamente da casa vostra entrando nel sitowww.enpapi.it, seguendo le istruzioni, dalle ore 7.00 del 13 gennaio alle 19.00del 14 gennaio 2007.

sede del Collegio – Via Morelli 38 – Gorizia tel. fax 0481 534024

EDITORIALE

In piazza per il futuro della nostra professionea cura del Presidente Mario Schiavon 1

Elezioni Enpapi 1

VITA PROFESSIONALE

“Visto con gli occhi di chi infermiere ancora non è……” 2A cura di Silvana GASTALDI – studentessa 2° anno CdL in Infermieristica – Università degli Studi di Trieste

“Il contesto normativo degli ordini professionali e le professioni sanitarie” 3A cura di Orietta MASALA

AGGIORNAMENTIIl profilo di competenze 6A cura di Francesco CECCHINI

“L’Infermiere case manager: strumento per la qualità assistenziale.” 7A cura di Patrizia MAGRIN

SOMMARIO IPASVIVia Morelli, 3834170 GoriziaTel/Fax 0481.534024

E.mail: [email protected]@ipasvi.it

internet: www.ipasvigorizia.it

feedback

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EDITORIALE

PERIODICO DEL COLLEGIO PROVINCIALE INFERMIERI PROFESSIONALI - ASSISTENTI SANITARI VIGILATRICI D’INFANZIA

G O R I Z I ADirettore Responsabile: Mario Schiavon - Redazione consiglio direttivo Collegio IPASVI - Via Morelli, 38 - 34170 Gorizia - Tel./fax 0481.534024 - Grafica e Stampa: Centro Stampa tipografia - Via Romana, 46/48 - 34074 MonfalconeAutorizzazione Trib. Gorizia n° 273 di data 18/3/97 - Periodico trimestrale - “Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1 comma 2 - DCB/Gorizia

Anno VII • N°3 e 4 Luglio Dicembre 2006

IInn ppiiaazzzzaa ppeerr iill ffuuttuurroo ddeellllaa nnoossttrraa pprrooffeessssiioonnee

A cura del Presidente Mario Schiavon

EELLEEZZIIOONNII EENNPPAAPPII

a tutti i lettori di

feedbackgiungano dalla

Redazionei più sinceri auguri di

Buon Natale eFelice Anno Nuovo

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feedbackVITA PROFESSIONALE

Fin dalle battute di inizio del primo anno di università i professori snocciolano ilDm 739/94 ed il relativo profilo professionale come se fosse un rosario. E’talmente tanta la spinta e l’invito alla professionalità che talvolta si rimane (o siha l’impressione di rimanere) incollati alle sedie.Tanto che, quando poi a Gennaio 2006 si è cominciato di parlare di OrdineProfessionale, mi è sembrata quasi una naturale evoluzione di un discorso giàiniziato e (quasi) consolidato.Sbagliavo! Ciò che dovrebbe essere un diritto ed un riconoscimento tantocercato di una professione è stato messo in discussione quasiimmediatamente….. Questi erano i pensieri che mi saltellavano in testa quando, la sera dell’11ottobre, salivamo ancora freschi e ben pasciuti di sonno (ancora per poco) sulpullman che ci avrebbe trasportato a Roma per la manifestazione di protestaavente come oggetto la riforma del sistema professionale.Dopo circa nove ore di un viaggio quasi insonne ci ritroviamo catapultati sullametrò.Assonnati ed anche un po’ stropicciati ci risvegliamo del tutto davanti ad unColosseo che si staglia nitidissimo sullo sfondo di una mattinata fresca elimpida…..ed ai piedi del Colosseo, in bell’ordine, una serie di file di striscionidelle Regioni di appartenenza.“Niente male” penso tra me e me “peccato che si sia pochini!!”. Ed invece anche qui sbagliavo! Nel giro di circa un’ora il Colosseo ed i ForiImperiali si sono trasformati in un torrente di persone di tutte le fasce di età. Ogni tanto compare uno striscione di altri ordini con una piccola rappresentanzama per il resto….un mare di infermieri!“Questa proprio non me la aspettavo” riesco a borbottare prima di venirinterrotta da un rullio di tamburi che annuncia l’ingresso di un altro gruppo diprofessionisti. Più tardi mi salta all’occhio quello che ancora non avevo notato cioè una riccarappresentanza di studenti infermieri. “Quale sarà la ragione?” mi chiedo. La ragione penso sia proprio su quei banchi e quelle sedie Universitarie (condelle teste sopra) che giorno dopo giorno sentono parlare di Professionalità,Collegi e persone (non pazienti!). La professionalità è un qualcosa che ormai i neofiti infermieri non sono piùintenzionati a mettere in discussione. Sarebbe decisamente difficile far capire adun neo-laureato che tutto quello che ha imparato per i tre anni di sudataUniversità è da gettare nel cestino. Dura da digerire, vero!?!Un'altra ragione è quella economica ma su quella preferisco sorvolare e farparlare i professionisti del settore.Aspettiamo pazientemente facendo la guardia alle bandiere (da non crederci:sparivano alla velocità della luce) ed ai nostri bei cappellini bianchi. All’improvviso un’ondata di movimento ci avvisa che la manifestazione è partita.Sembra di essere in un mare schiumante di bandiere bianche con lo stemmaIPASVI. Tanti urlano, molti fischiano, altri cercano di sventolare una bandiera checontinua ad arrotolarsi ma tutti, proprio tutti, sono decisamente contenti diessere dove si trovano.Arrivati in Piazza Venezia siamo talmente tanti che quasi si pensa di essere ad

una manifestazione di soli infermieri. Ci fanno cambiare subito idea. Il comizio si apre, infatti, con un discorso del rappresentante di un altro ordine.“Poco male” penso. “Sicuramente la Silvestro è la prossima”. E invece no. Uno dopo l’altro sul palco si avvicendano tutta una serie di professionisti e lanostra Presidentessa IPASVI col suo cappellino bianco lì vicino ad aspettare. La situazione si fa imbarazzante quando i più cominciano ad intonare a granvoce il suo nome, nella vana speranza che il coprire i discorsi degli altriimponga un cambio di scaletta….neanche a parlarne. Tra la folla il nervosismo è decisamente tangibile. Alcuni addirittura siapostrofano a male parole tra di loro costringendoci ad un tattico defluire versoil palco. La situazione ci lascia l’amaro in bocca: là dove fino a poco prima c’eraun’educata condivisione di obiettivi ora c’è una folla urlante ed indignata.I vari rappresentanti parlano di interessi economici, politici, dei cittadini. Ascoltoin silenzio perplessa, cosa ci facciamo qui?Finalmente la Presidente Annalisa Silvestro prende la parola. Durante il comizioha scosso ripetutamente la testa come a dire “Ragazzi state calmi, non ci sicomporta così!”.E’ l’unica, ma veramente l’unica, con quella sua voce nitida e diretta come unosparo, a specificare che la manifestazione e gli obiettivi condivisi non sono dinatura economica e tanto meno politica (ne a destra ne a sinistra sono state leparole precise). Tempo totale del discorso: 1 minuto (o poco più). Assolutamente breve, concisa ed inequivocabile. Quello che ci mancava comel’aria.Defluiamo in buon ordine verso la metropolitana, accaldata e leggermenteamareggiata, con la sensazione che gli infermieri siano stati un po’ sfruttati evagamente ignorati.In compenso eravamo veramente tantissimi. Le stime hanno parlato di circa7.000 infermieri scesi in piazza. In seguito in autogrill quel poco che ho visto è stato un personaggio politicodell’opposizione che parlava e uno striscione (nessuno dei nostri) di un ordineprofessionale. Peccato, che ci abbiano un pochino sottovalutato? Non saprei.Dopo la manifestazione marciamo quasi disidratati e stanchi verso un ristorantenel quale diamo fondo alle ultime velleità di manifestanti con un ottimo bianco,fiumi di acqua nonché buon pesce...Qui si parla e ci si confronta. Chi ha vissuto il passaggio da mansionario aprofilo, chi si è laureato negli ultimi anni, chi la laurea la vede ancora come unameta lontana…….Torniamo assonnati e stravolti al pullman per un viaggio di ritorno che terminaalle due di notte.Ho aspettato un paio di giorni per vedere cosa sedimentava dopo questaesperienza ed ecco le mie conclusioni (sottolineo le mie). Penso che queste manifestazioni vadano fatte, che non è vero che intanto nonc’è differenza, che non ci si può più permettere di dire “tanto fanno quello chedecidono loro”, che sia ora di alzare la testa e che vada tenuta ben alta, che laprofessionalità che ci stanno instillando di giorno in giorno vada difesa con leunghie, che questo lavoro vada fatto con la convinzione di essere unprofessionista apprezzato piuttosto che un tutto-fare sanitario ed infine pensocon gratitudine alla Presidentessa Silvestro che con poche rapide parole ci hatrasformato agli occhi di chi guardava dall’esterno da una massa di manifestantiad un gruppo di professionisti che manifesta per un obiettivo molto chiaro eassolutamente privo di interessi politici.Grazie a tutti per la splendida compagnia.

““VViissttoo ccoonn ggllii oocccchhii ddii cchhii iinnffeerrmmiieerree aannccoorraa nnoonn èè……””

A cura di Silvana GASTALDIstudentessa 2° anno CdL in Infermieristica – Università degli Studi di Trieste

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Le fonti normative

Le prime leggi che disciplinano l'organizzazione degli Ordini e dei Collegiprofessional i r isalgono al la f ine del secolo scorso e presentanocaratter ist iche diverse a seconda dei settori di appartenenza; lemodificazioni di tali leggi sono avvenute adeguando la disciplinaall'evoluzione sociale.Il R.D.L. n. 103/1924 "Disposizioni per le classi professionali non regolateda speciali disposizioni legislative" può essere considerato la basenormativa di riferimento per tutti gli enti professionali, fino alla suamodificazione avvenuta tra il 1926 e il 1929 ad opera della legislazionecorporativa di scioglimento dei Consigli elettivi e di trasferimento dellecompetenze ai sindacati, ovvero di inquadramento autoritario deiCollegi nelle Associazioni Sindacali.Il D.L.L. n. 382/1944 sui Consigli degli Ordini e dei Collegi e sulleCommissioni centrali professionali, (divenute poi Consigli Nazionali)costituisce ancor oggi la disciplina di riferimento dell'organizzazionedegli Ordini e dei Collegi, in attesa dell'approvazione della legge-quadroche è attualmente oggetto di studio.A completamento del quadro normativo è da citare ancora la leggen.897/1938 "Sull'obbligo dell'iscrizione agli albi professionali", e la leggen. 292/1978 "Sull'esazione dei contributi per il funzionamento deiConsigli degli Ordini e dei Collegi professionali secondo le norme per lariscossione delle imposte dirette".Gli iscritti devono sottoscrivere un codice deontologico e trovanonell'ordine un punto di riferimento per quanto riguarda le possibilità diformazione e aggiornamento. Un albo professionale è un registro in cuisono raccolti i nomi e i dati di tutte le persone abilitate ad esercitare unaprofessione regolamentata dalla legge.Le leggi statali, solitamente, impongono che vi sia l'obbligo, per potersvolgere determinate attività, di essere iscritti ad uno specifico albo, inparticolare là dove entrano in gioco la salute e la sicurezza dei cittadini. In Italia esistono una trentina di albi professionali a cui si entra,solitamente, mediante il possesso di uno specifico titolo di studio, unitoad un eventuale periodo di praticantato, al superamento di un appositoesame di stato e al possesso di determinati requisiti morali, come avere lafedina penale immacolata.Gli iscritti ad un albo sono riconosciuti come professionisti che svolgono

attività ad elevato contenuto intellettuale e hanno spesso dei vantaggianche sul piano previdenziale. L'iscrizione all'albo è fondamentalesoprattutto per chi intende svolgere la libera professione, in quantoconsente di firmare progetti, perizie, consulenze, certificazioni, ecc.In altri casi potrebbe essere sufficiente il solo superamento dell'esame distato.

Ordini

Per "Ordine professionale" si intende l'istituzione, ovvero un enteorganizzato e istituito per legge, a cui lo Stato ha affidato il compito ditenere aggiornato l'albo e di tutelare la categoria professionale e il codicedeontologico.Il codice deontologico e le norme delle corporazioni sono l'ultima fontedel diritto, subordinata alla Costituzione e alle leggi dello Stato e diregioni, province e comuni. Gli organismi degli ordini sono elettivi, marappresentano solo una parte del la società civi le (una categoriaprofessionale) diversamente dai centri "produttori" del diritto citati prima.Gli Ordini hanno sempre una struttura ben definita, con un consigliodirettivo, un presidente, un segretario, un tesoriere (eletti fra gli iscritti) eappositi uffici. Spesso hanno anche una propria cassa di previdenza.Il professionista deve iscriversi nella sede dell'ordine della provincia in cuiha la residenza. Senza questo dato, eventuali accertamenti devono esserefatti in tutte le sedi locali di un ordine professionale. Per i titoli di laurea,la verifica deve essere fatta per ogni sede universitaria in cui è presenteuna data facoltà.L'abuso di professione è un reato che prevede fino a sei mesi didetenzione e una multa. La garanzia della professionalità degli iscritti èun compito assunto dagli Ordini; ciò contrasta in parte con alcune leggi,come la tutela della privacy degli iscritti, per la quale è querelabile ilpersonale che via telefonica fornisca informazioni su titoli e voti di laureadegli iscritti, a quanti hanno dei dubbi sulla professionalità.

La riforma degli ordini del 22 dicembre 2005

La riforma del MIUR discussa con gli Ordini di categoria, introduce unanno di praticantato obbligatorio gratuito per tutti, e l'obbligo dellalaurea per professioni come quelle di giornalista e geometra (dal 2015)per le quali in passato era possibile accedere all'albo con il solo diploma.Il testo del decreto recita (art. 3): “Fatte salve le previsioni previste dall'art.2041 del codice civile, al tirocinante non si applicano le norme sul contratto

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feedback VITA PROFESSIONALE

““IIll ccoonntteessttoo nnoorrmmaattiivvoo ddeeggllii oorrddiinnii pprrooffeessssiioonnaallii ee lleepprrooffeessssiioonnii ssaanniittaarriiee””

A cura di Orietta Masala

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feedback

di lavoro dei dipendenti studi professionali.”. Il tirocinio non è un contratto,ma una convenzione che interessa l'università-studente, un ente promotoreche è nella maggior parte dei casi un ente pubblico (regione o provincia) eun'azienda che dovrebbe essere la sede di lavoro del tirocinante.

Principali albi professionali italiani

In Italia i principali Ordini professionali riconosciuti dalla legge sono:• Ordine dei medici • Ordine dei dottori commercialisti • Ordine degli avvocati • Ordine dei notai • Ordine degli ingegneri • Ordine degli architetti • Ordine dei geometri • Ordine dei giornalisti • Ordine degli infermieri (di prossima attuazione) • Ordine dei consulenti del lavoro • Consiglio nazionale dei Periti Industriali • Consiglio nazionale dei Geometri

Professioni intellettuali

Le direttive dell’organismo statistico dell’Unione Europea ( EUROSTAT ) intema di armonizzazione del dato statistico e la stessa adozione di unaClassificazione Europea delle professioni (ISCO88 COM) - cui raccordare idati nazionali - hanno definito nuovi e più stringenti vincoli entro i qualirivedere la classificazione italiana. Classificazione riassuntiva per grandi gruppi e gruppi di professioni: 1. Legislatori, dirigenti e imprenditori 2. Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione 3. Professioni tecniche 4. Impiegati 5. Professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi 6. Artigiani, operai specializzati e agricoltori 7. Conduttori di impianti operai semiqualificati addetti a macchinari fissie mobili 8. Professioni non qualificate 9. Forze armate

2. Per professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione siintendono: 1. Specialisti in scienze matematiche, fisiche, naturali ed assimilati: fisicie astronomi, chimici, matematici e statistici, informatici e telematici,geologi, meteorologi, geofisici 2. Ingegneri, architetti e professioni assimilate: ingegneri meccanici,ingegneri metallurgico-minerari, ingegneri elettrotecnici, ingegneri elettronicie in telecomunicazione, ingegneri chimici, ingegneri civili 3. Specialisti nelle scienze della vita: biologi, botanici, zoologi,farmacologi, batteriologi, agronomi, veterinari, farmacisti 4. Specialisti della salute: Medici (medici generici, specialisti in terapiemediche e chirurgiche, laboratorist i e patologi cl inici , dentist i eodontostomatologi, specialisti in diagnostica per immagini e radioterapia,specialisti in igiene, epidemiologia e sanità pubblica, anestesisti erianimatori); infermieri ed ostetrici professionisti 5. Specialisti in scienze umane, sociali e gestionali: 6. Specialisti della formazione, della ricerca ed assimilati: docentiuniversitari (ordinari e associati), ricercatori e tecnici laureati, professori discuola secondaria, primaria

Le professioni sanitarie e le arti ausiliarie riconosciute dal Ministero dellaSanità sono le seguenti:

VITA PROFESSIONALE

Professione

Farmacista

Medico chirurgo

Odontoiatra

Veterinario

Altri riferimenti normativi:• T.U. delle leggi sanitarie del 1934;D.M. 28.11.2000, Determinazionedelle classi delle lauree universitariespecialistiche, pubblicato nella G. U.23.01.2001 n.18, S.O.• Direttiva comunitaria 2001/19/CEdel 14.05.2001

Principali rif. normativi

D. Lgs. 08.08.1991, n. 258 (G.U. 16.08.1991, n. 191)D. Lgs. 17.08.1999, n. 368 (G.U. 23.10.1999, n. 250, S.O.)L. 24.07.1985, n. 409 (G.U.13.08.195, n. 190, S.O.)L. 08.11.1984, n. 750 (G.U. 10.11.1984, n. 310)

CAMBIO INDIRIZZOSSii iinnvviittaannoo ttuuttttii ggllii iissccrriittttii cchhee vvaarriiaannooiinnddiirriizzzzoo aadd iinnffoorrmmaarree tteemmppeessttiivvaammeennttee llaasseeggrreetteerriiaa ddeell CCoolllleeggiioo

ORARIO DI SEGRETERIAMARTEDÌ E VENERDÌ

DALLE 16.00 ALLE 19.00

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feedback VITA PROFESSIONALE

La questione è articolata, ma a Roma siamo stati presenti perché siamoprofessionisti, come ha ripetuto con forza la Presidente della FederazioneIPASVI Annalisa Silvestro e perché vogliamo esercitare una professioneregolamentata in quanto incide sulla salute dei cittadini.

BIBLIOGRAFIA

Zanobini L., L'esercizio privato delle funzioni e dei servizi pubblici, in Primo trattato completo,

Milano, Giuffrè, 1972, p.338 e ss.

Catelani A., Gli Ordini e i Collegi professionali nel diritto pubblico, Milano, Giuffré, 1976, p.40 e ss.

Fiandaca G., Musco E., Diritto penale, parte generale., Bologna, Zanichelli, p.386.

Catelani A., Gli ordini e i collegi professionali nel diritto pubblico, Milano, Giuffré, 1976, p.50.

BIBLIOTECA DEL COLLEGIOII tteessttii ddeellllaa BBiibblliiootteeccaa ddeell CCoolllleeggiioo ppoossssoonnooeesssseerree ccoonnssuullttaattii ddaaggllii iissccrriittttii dduurraannttee ll’’oorraarriioo ddiiaappeerrttuurraa ddeellll’’uuffffiicciioo

Infermiere

Ostetrica /o

Infermiere Pediatrico

Podologo

Fisioterapista

Logopedista

Ortottista – Assistente di Oftalmologia

Terapista della Neuro e Psicomotricità dell'Età Evolutiva

Tecnico Riabilitazione Psichiatrica

Terapista Occupazionale

Educazione Professionale

Tecnico Audiometrista

Tecnico Sanitario di Laboratorio Biomedico

Tecnico Sanitario di Radiologia Medica

Tecnico di Neurofisiopatologia

Tecnico Ortopedico

Tecnico Audioprotesista

Tecnico della Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare

Igienista Dentale

Dietista

Tecnico della Prevenzione nell'Ambiente e nei Luoghi di Lavoro

Assistente Sanitario

D.M. 14.09.1994, n. 739 (G.U. 09.01.1995, n. 6) - Direttive comunitarie77/452/CEE e 77/453/CEE - L. 18.12.1980, n. 905 (G.U. 31.12.1980, n. 356)

D.M. 14.09.1994, n. 740 (G.U. 09.01.1995, n. 6) - Direttive comunitarie80/154/CEE e 80/155/CEE - L. 13.06.1985, n. 296 (G.U. 22.06.1985, n. 146)

D.M. 17.01.1997, n. 70 (G.U. 27.03.1997, n. 72)

D.M. 14.09.1994, n. 666 (G.U. 03.12.1994, n. 283)

D.M. 14.09.1994, n. 741 (G.U. 09.01.1995, n. 6)

D.M. 14.09.1994, n. 742 (G.U. 09.01.1995, n. 6)

D.M. 14.09.1994, n. 743 (G.U. 09.01.1995, n. 6)

D.M. 17.01.1997, n. 56 (G.U. 14.03.1997, n. 61)

D.M. 29.03.2001, n.182 (G.U. 19.05.2001, n.115)

D.M. 17.01.1997, n. 136 (G.U. 25.05.1997, n. 119)

D.M. 08.10.1998, n.520 (G.U. 28.04.1999, N. 98)

D.M. 14.09.1994, n. 667 (G.U. 03.12.1994, n. 283)

D.M. 14.09.1994, n. 745 (G.U. 09.01.1995, n. 6)

D.M. 14.09.1994, n. 746 (G.U. 09.01.1995, n. 6)

D.M. 15.03.1995, n. 183 (G.U. 20.05.1995, n. 116)

D.M. 14.09.1994, n. 665 (G.U. 03.12.1994, n. 283)

D.M. 14.09.1994, n. 668 (G.U. 03.12.1994, n. 283)

D.M. 27.07.1998, n. 316 (G.U. 01.09.1998, n. 203)

D.M. 15.03.1999, n. 137 (G.U. 18.05.1999, n. 114)

D.M. 14.09.1994, n. 744 (G.U. 09.01.1995, n. 6)

D.M. 17.01.1997, n. 58 (G.U. 14.03.1997, n. 61)

D.M. 17.01.1997, n. 69 (G.U. 27.03.1997, n. 72)

Professione Rif. normativo Profilo

PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE E PROF. SANITARIA OSTETRICA

PROFESSIONI SANITARIE RIABILITATIVE

PROFESSIONI TECNICO SANITARIE Area Tecnico – diagnostica

Area Tecnico – assistenziale

PROFESSIONI TECNICHE DELLA PREVENZIONE

• Altri riferimenti normativi: D.M 28.10.1992, pubblicato nella G.U. 11.11.1992, n. 266; • D.M 23.04.1992, pubblicato nella G.U. 18.06.1992, n. 142.

Massaggiatore capo bagnino stabilimenti idroterapici

Ottico

Odontotecnico

Puericultrice

R.D.31.05.1928, n. 1339, art. 1.

R.D.31.05.1928, n. 1339, art. 12.

R.D.31.05.1928, n. 1339, art. 11.

L. 19 luglio 1940, n. 1098

Professione Riferimento normativo Profilo

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feedback

Nel corso degli ultimi dieci anni, le trasformazioni alle quali la professione èandata incontro hanno radicalmente cambiato i rapporti professionali che gliinfermieri si trovavano a dover porre in essere, trasformando, in parte, anche ilconcetto di "lavoro".In una situazione fluida e complessa, nella quale alcune certezze venivano minatein favore di un cambiamento non sempre capito (e seguito), sembrava utilecercare soluzioni "nuove" seguendo percorsi non comuni o la cui conoscenzanon risultava ancora ampiamente diffusa.Una proposta poteva arrivare,in tal senso, da un percorso di "bilancioprofessionale" che avesse al centro (core) del progetto il professionista(infermiere) e le sue competenze; un sistema, cioè, di valutazione delle capacità edelle performance che potesse diventare un vero e proprio percorso diconoscenza di se stessi e delle competenze sotto-utilizzate, o di quelle nonpossedute.Il lavoro "è gran parte della nostra vita" secondo la definizione di Hanna Arendt,una "vita attiva" che trascorriamo in organizzazioni, contesti visibili o virtuali(quelli dell'animo, per esempio n.d.r.) in cui ci rapportiamo con persone checondividono con noi conoscenze, informazioni, e "pratiche", muovendoci versoobiettivi comuni quando inseriti in comunità.Nel nostro lavorare si intrecciano così il nostro progetto di vita, l'immagine cheabbiamo (e coltiviamo) di noi stessi, il nostro sapere, le nostre conoscenze, lepossibilità e le capacità di metterle in pratica, le contaminazioni della nostracomunità professionale o altra che sia.L'esperienza lavorativa diviene positiva, tanto più ci sentiamo "capaci" ed"efficaci" nel produrre un oggetto, un artefatto che riconosciamo, e ci èriconosciuto, come ben fatto.In questa prospettiva, impegnarsi in un percorso di bilancio, significherebbecimentarsi in un progetto personale, professionale e organizzativo che ci possaportare ad instaurare relazioni sicure e protette e che attivi un processo dicrescita grazie al quale riconoscere e sviluppare le proprie potenzialità, riuscendoa comprendere il proprio e l'altrui disagio, creando una risposta (personale n.d.r.)per uscirne.Diviene immediatamente chiaro quanto ci si riferisca, per il metodo proposto, alCouseling (infermieristico) e di come la relazione creata sia di beneficio allapersona (quando si trovi in una situazione di difficoltà) che la richiede, e alcounselor che l'attiva.Quali sono, allora, le azioni specifiche che il bilancio di competenze necessita perpoter essere implementato?1) Area del "conoscersi meglio": (sovrapponibile alla prima fase del processo dicounseling in cui la comprensione della situazione porta alla definizione di unproblema); va evidenziato come la ricostruzione biografica (personale eprofessionale) in cui si cerchi di identificare desideri, aspettative e orientamentiprofessionali sia utile per avviare la costruzione dello strumento principale delbilancio: il portfolio di competenze (conoscenze, abilità e risorse psicosociali). 2) Area “Conoscenza e interazione con l’ambiente”: acquisizione delleinformazioni sulle tendenze di mercato e sulle prospettive occupazionali e verificadel loro rapporto con le risorse personali/professionali.3) Area “Ipotesi di progetto e verifica esterna”: analisi delle competenze in basealla prima ipotesi di progetto e verifica della fattibilità tramite confronto conl’esterno (ri-definire il problema);4) Area “Progetto e piano di azione”: definizione di un progetto di sviluppoprofessionale e messa a punto di un piano di azione (gestione del problema)

Attraverso gli strumenti del processo (il portfolio di competenze, il progettoprofessionale, il documento di sintesi…) è così possibile far raggiungere alprofessionista nuovi (e più alti) livelli di competenza senza che quest’ultimoabbia la sensazione di essere valutato da altri, ma anzi centrando la propriaattenzione (ed energia) sul desiderio di crescita professionale (e forse fornendoglinuovi spunti motivazionali).È questo, d’altro canto, un metodo ampiamente usato per la raccolta e l’evidenzadelle competenze delle persone; percorso semplice e flessibile adatto alle piùdiverse esperienze professionali (e umane).

Le parole che guidano il processo diventano estremamente importanti, in quantocapaci di evocare senso e fine del percorso; chiarirne il significato per la diade eper il gruppo è di fondamentale importanza: 11. Competenza: che, etimologicamente, rimanda non tanto al possesso di

contenuti conoscitivi specifici, ma bensì alle dimensioni di “appropriatezza”,

“armonia” e “corrispondenza” attraverso le quali l’individuo si mette inrelazione con le richieste del contesto lavorativo. È a questa interpretazione che si tende oggi a fare riferimento all’interno di uncontesto economico e lavorativo in continua evoluzione, che spinge adattenuare il riferimento agli scenari occupazionali per spostare l’attenzionesulle competenze utili per affrontare con successo un mercato del lavorofluido, incerto, poco prevedibile. In questo scenario sono allora ritenutecruciali capacità trasversali: “saper imparare” (apprendere autonomamentedalla propria esperienza e dai contesti sociali e organizzativi in cui si èinseriti), “diagnosticare” (prestare attenzione, percepire, rappresentarsi,interpretare), “relazionarsi” (riconoscere sé e l’altro, ascoltare, comunicare),“affrontare” (assumersi responsabilità, progettare, prendere iniziativa,decidere).

2. Formazione: attraverso una visione che, scostandosi dal passato, si concentra,attraverso le politiche nazionali ed europee, sempre più sul concetto diapprendimento durante tutto l’arco della vita (lifelong learning), in cui vieneampiamente riconosciuto il valore del luogo di lavoro come contesto diapprendimento di conoscenze integrate.

3. Etica: va infatti ricordato come ci sia sempre una scelta di campo nelle nostreazioni e nelle nostre relazioni professionali, anche se sovente, rispondendo aduna sorta di automatismo dell’esperienza, non ne siamo consapevoli. Laconsapevolezza delle nostre opzioni etiche e, conseguentemente, la loropratica evita che ci si comporti come se tutto si svolgesse in campo “neutro”,caratterizzato da una falsa “oggettività” o “scientificità”, dove strumenti,percorso e risultati finali siano, di fatto, predeterminati.

4. Portafoglio di competenze: Dalla metà degli anni ottanta è sempre più invalsol'uso di denominare "portfolio" un particolare dispositivo valutativo che siavvale di una raccolta sistematica, a partire da specifici obiettivi e criteri, deilavori realizzati da un professionista nel corso di una determinata pratica.Questa raccolta costituisce la documentazione di una serie di prestazioni, chepermette poi un loro esame, interpretazione e valutazione al fine di inferire illivello raggiunto dalle competenze oggetto di verifica.Il portafoglio formativo riguarda, dunque, fondamentalmente la raccolta delladocumentazione attestante ciò che il professionista sa, sa fare, sa essere ocome egli sa stare con gli altri, più che quanto egli ancora non è in grado diaffrontare. Esso mira a trasformare la metodologia valutativa in modo dapermettere la considerazione non solo di prestazioni finali puntuali, ma anchedei processi e delle strategie messe in opera, dei progressi compiuti, dellecircostanze e dei tempi nei quali le varie prestazioni sono state evidenziate.

Le finalità del "bilancio di competenze" sono quindi intimamente legate allanatura stessa del percorso e possono venir così riassunte:1. da etereo ad auto-valutazione: il progetto è finalizzato a sviluppare uno

strumento di autovalutazione dei fabbisogni formativi individuali checoinvolgono direttamente i destinatari;

2. dall’analisi puntuale allo strumento sistematico: il progetto fornirà unostrumento sistematico di valutazione continua che sia alimentato direttamentee continuamente degli stessi destinatari;

3. la proposta di un portfolio di processi e non solo di competenze: comesentiamo l’esigenza di documentare il raggiungimento delle competenze, così,alla luce di quanto abbiamo fin qui discusso, dovremmo sentire l’esigenza didocumentare anche i relativi processi, o meglio, di documentare i modi

AGGIORNAMENTO

IIll pprrooffiilloo ddii ccoommppeetteennzzee

A cura di Francesco CECCHINI

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personali in cui si vivono i processi;4. la descrizione, all'occorrenza, delle proprie funzioni: al fine di ridurre le

ambiguità e le possibilità di conflitto (basti pensare, in tal senso, all' utilitàdelle job description);

5. è patrimonio del singolo: che può utilizzarlo per negoziare con il datore dilavoro nuove collocazioni; è un diritto del lavoratore a perseguire il propriosviluppo professionale e a migliorare la propria condizione lavorativa omodificarla;

I destinatari dell’intervento possono essere i professionisti alla ricerca di uncambiamento (o che lo stiano subendo) consentendo un feedback puntuale ecostante delle competenze o, ancora, di persone alla ricerca di crescitaprofessionale.Tra i vincoli che più limitano l’utilizzo di questa modalità ci sono sicuramente: 1. La mancanza di una diffusa cultura dell’utilità formativa del bilancio;2. La difficoltà d’accesso a finanziamenti per questo tipo di percorsi formativi; gli

incontri possono infatti coprire un arco di tempo piuttosto ampio, ma sono innumero contenuto e vengono affiancati da un poderoso lavoro a distanza(comunicando tramite e-mail e telefono), per cui i costi finali risultano in lineacon quelli della formazione tradizionale;

BIBLIOGRAFIATesti:1. Calamandrei C., “La dirigenza infermieristica Manuale per la formazione dell’infermiere

dirigente e del caposala”, McGraw-Hill, Milano, 2002 (2a edizione);2. Baraldi S., “Il Dg. Si trasforma in leader”, Astrolabio, Milano, 1998:3. Alby F. e Mora F, “Il bilancio di Competenze”, Carocci Faber, Roma, 1999;4. Limido L., “La leadership situazionale”, Ed. Bur, Milano, 1998;5. Reddy M., “Il counseling aziendale”, Sovera, Washington, 1996;6. Stewart, T.A., “Il capitale intellettuale. La nuova ricchezza”, Ponte alle Grazie,1990;

Articoli:1. Baraldi S., “Il leader”, Il Sole-24 Ore Sanit, pp. 19-22, giugno/luglio 2001;2. Calamandrei C., “Dalla leadership di pochi personaggi a quella di tutti gli appartenenti

alla professione”, Managment Infermieristico, n_1, pp. 42-47, 2005;3. Calamandrei C., “Leadership e Management”, Managment Infermieristico, n_3, pp. 33-

37, 2004;4. Calamandrei C., “Leadarship come responsabilit di tutti gli infermieri”, Management

Infermieristico, n_4, pp. 27-34, 2004;5. Calamandrei C., “Perch parlare di leadership in campo infermieristico”, Management

Infermieristico, n_2, pp.41-44, 2004;6. Grahan I., “The prospectives of leadership by the team leader and a professor of

nursing”, International Jurnal of Nursing Practice

Siti:1. http://www.evidencebasednursing.it/2. http://www.avianorossi.it/3. http://www.infermierionline.it/4. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?DB=pubmed5. http://www.joannabriggs.edu.au/about/home.php6. http://www.sanpietro-gsd.it/html/pdf/pubblicazioni/indice_dirigenza.pdf7. http://www.catalogo.mcgraw-hill.it/catLibro.asp?item_id=13638. http://www.gullivertown.com/libri/showchiave.php?tipo=Autore&chiave=1629859. http://www.med.unibo.it/reparti_servizi/servinfer/foto/chiari.htm

Tutto il mondo sanitario italiano, dagli anni ’90 ad oggi, è andatoincontro a numerose modifiche dettate dalle riforme che via via si sonosusseguite.Nella professione infermieristica si è assistito alla abolizione del Mansionarioed alla ridefinizione del proprio ruolo, diventato un reale ruolo professionaledotato di autonomia, sia pure in parte limitata.Nel corso degli anni, perseguendo la logica di garantire una miglioreassistenza in termini di efficacia, efficienza ed economicità, molti Stati hannoideato e applicato diversi modelli assistenziali.Negli USA nasce, tra gli altri, l’infermiere case manager, il cui modello mira agarantire continuità di cure, appropriatezza, tempestività e a migliorare irapporti con gli altri professionisti impegnati nel processo assistenziale.

Il Case Management utilizza alcune regole dettate dal Management

Care selezionando medici e servizi, applicando un sistema incentivanterivolto sia al personale sia ai pazienti, che in questo modo sono invogliati ascegliere di essere curati e seguiti con modalità alternative e nontradizionali.Altre regole sono proprie del Case Manager, come quella di perseguirel’obiettivo di presa in carico della persona, coordinando le risorse presentinei servizi; è necessario,poi, conoscere la clinica e quanto il percorsoassistenziale, seguendo strade predefinite, costa.Le “strade” sono predefinite ma anche in continua evoluzione e vengono viavia implementate grazie al progresso scientifico.

E’ importante fare un’analisi del contesto in cui si vuole applicare unprocesso di cura che usi questo tipo di modello, bisogna conoscere lepatologie prevalenti, quali risultati assistenziali si possono ottenere e se glistessi possano essere verificabili. Si deve studiare il contesto per capire sel’organizzazione è pronta al cambiamento; è inoltre fondamentale crearesistemi informativi che possano contenere i dati di attività.

Le prime applicazioni di Case Manager si hanno negli USA negli anni’80 e, pur non avendo risultati positivi (causati prevalentemente da un errorenella selezione dei pazienti e del personale coinvolto), si è affermato sianella struttura ospedaliera che nell’assistenza domiciliare, soprattutto nelpassaggio dalla fase acuta a quella post acuta e ad una fase di cronicità o distabilità.Dagli USA il Case Management si è diffuso in altre realtà quali: Canada,Australia,Israele, Regno Uniti, Olanda ed Italia.Nel corso degli anni si sono avuti sviluppi importanti nell’applicazionecreando tre filoni importanti:· Il Case Management Ospedaliero che si rivolge a pazienti nella loro fase

acuta sino alla dimissione.· Il Case management ospedaliero/territoriale che segue il paziente anche al

termine della fase acuta con follow up.· Il Case Management territoriale che nasce dalla necessità di coordinare i

servizi sanitari territoriali.

Tutti e tre i filoni hanno messo in essere miglioramenti mediantel’adozione di obiettivi operativi comuni rappresentati da miglioramento dellaqualità assistenziale. Obiettivi fondamentali mirati ad erogare assistenza chemigliori le risposte alle necessità, ai bisogni ed alle problematichedell’utenza; la continuità assistenziale garantita da un efficace ed efficientecoordinamento degli attori coinvolti nel processo assistenziale del paziente edel suo nucleo familiare; la riduzione della degenza media garantendo altilivelli assistenziali con un controllo continuo dei costi, l’elaborazionecondivisa di linee guida e protocolli che mirano a sfuggire dall’errore dieffettuare prestazioni errate o duplici, la comunicazione tra gli attori chespinge alla collaborazione e alla condivisione degli obiettivi stessi.Il Case Management prevede la realizzazione di un programma di interventoche si compone di più fasi determinando la presa in carico del paziente. Lefasi sono:

1. Fase di screening. E’ il momento in cui si selezionano i pazienti chepossono avere un beneficio dall’applicazione di un processo assistenzialesecondo questo modello. Nella selezione si devono utilizzare degli indicatoriche mirino al miglioramento della qualità assistenziale in particolaripatologie e condizioni cliniche.2. Fase di valutazione. In questa fase si valuta il caso. E’ la fase dellaconoscenza, nella quale si raccolgono e si analizzano tutte le informazioniche indirizzeranno poi alla stesura del programma di Case Management.Sono importanti dati anagrafici, clinici e familiari, dati che riguardano la sferapsicologica e le abitudini della persona arruolata, dove e come vive e le suecondizioni economiche.E’ questa una fase importante, dove si mettono inluce le capacità del Case Manager, che deve saper valutare quali possibilicriticità si possono incontrare e quali servizi devono essere mobilitati perrispondere ai bisogni evidenziati. Sottovalutare o male interpretare uninformazione o un dato può cagionare ricadute sul piano ideato rendendoloinadeguato, determinando ritardi nel processo di cura e della dimissione.3. Fase di sviluppo. In questa fase si sviluppa il piano assistenziale.Grazie alle informazioni raccolte ed ai conseguenti bisogni evidenziati sonoattivati i servizi necessari, secondo un programma di priorità, pianificandointerventi ed allocando risorse.4. Fase di monitoraggio del paziente. Grazie al presidio continuo, nelmonitoraggio del paziente, si possono rilevare delle criticità che non eranoprevedibili o la cui intensità è maggiore di quello che ci si poteva attendere.Tali criticità sono importanti al fine di ridefinire il piano ipotizzato in vista diuno più definitivo. L’evolversi della situazione crea delle continue modifiche

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feedback AGGIORNAMENTO

““LL’’IInnffeerrmmiieerree ccaassee mmaannaaggeerr:: ssttrruummeennttoo ppeerr llaa qquuaalliittàà aassssiisstteennzziiaallee..””

A cura di Patrizia MAGRIN

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feedbackAGGIORNAMENTO

Direttore ResponsabileMario Schiavon

Redazione:Battaglini Alessandro

Codognotto Maria AlessandraDante Angelo

Fedel Edi MaurizioMagrin PatriziaMasala Orietta

Rigotti AlessandraValentini Debora

Proprietario ed EditoreCollegio Provinciale IPASVI

Via Morelli, 38 34170 Gorizia

A questo numero hanno collaborato:Cecchini FrancescoGastaldi SilvanaMagrin PatriziaMasala OriettaSchiavon Mario

Il giornale Feedback è aperto alla collaborazione di quanti desiderino interveniresulle sue pagine con argomenti riguardanti qualsiasi aspetto della professione.

Gli articoli che pervengono al Collegio saranno presi in considerazione dall’Ufficiodi Redazione composto dal Consiglio Direttivo e successivamente pubblicati.

Dovranno essere redatti in lingua italiana, dattiloscritti o su floppy disk Word perWindows versione 2, 6 o 7.

Dovranno comprendere titolo ed Autore, l’eventuale bibliografia utilizzata,eventuali tabelle o didascalie.

Con l’invio stesso del testo e di eventuali allegati l’Autore concede autorizzazionepiena ad utilizzare l’articolo sia per la pubblicazione sia per eventuali riedizioni.Tenuta in considerazione la periodicità trimestrale del Giornale Feedback, in uscita

all’inizio dei mesi di aprile, luglio, settembre e fine dicembre, tutto il materialedovrà pervenire entro la fine dei mesi di gennaio, aprile, luglio ed ottobre.

L’ufficio di Redazione si riserva la facoltà di apportare eventuali modifiche al testooriginale, tali da non stravolgere le intenzioni dell’Autore, che sarà debitamente

informato di tale evenienza.

al piano inizialmente ipotizzato; si tratta infatti di una situazione dinamica incontinuo possibile mutamento ed adattamento.5. Fase di attuazione. E’ la fase in cui si attua il piano definitivo. Ilcoordinamento tra i servizi è stato concordato e l’obiettivo condiviso. Inquesta fase si cerca di massimizzare la sicurezza ed il benessere dellapersona e della sua famiglia. E’ indispensabile presidiare, con continuaverifica, l’azione dei vari professionisti e gli esiti che la stessa determina;tutto ciò per due motivi. Il primo è quello di poter modificare ancora il pianoassistenziale, il secondo è quello di verificare se il comportamento degliattori, chiamati ad agire, sia aderente a quello che è stato stabilito.6. Fase valutativa e di chiusura del caso. E’ la fase conclusiva delprogramma di Case Management. Il Case Manager deve aver fornito allapersona e alla sua famiglia tutte le informazioni necessarie ad affrontare lavita futura.

Le sei fasi del case Management perseguono, una per ciascuncompito e tutte in concerto, un obiettivo comune rappresentato dalla presain carico della persona puntando al migl ioramento della qualitàassistenziale, al governo clinico, al governo dei fattori produttivi e almiglioramento della collaborazione e del dialogo fra i vari professionisticoinvolti.

L’approccio sistemico all’assistenza alla persona è il fondamento cheha fatto nascere e fa continuare questo modello assistenziale, i cui scopisono l’attenzione al la continuità, al la qualità, la r iduzione dellaframmentazione dell’assistenza tra diverse strutture sanitarie, l’innalzamentodella qualità della vita della persona ed il contenimento dei costi riducendogli sprechi.

Il modello Case Management abbisogna, per esistere, di una visioneolistica della medicina e della persona assistita. Per questo motivo,confermato da diversi studi e dalla preparazione scolastica nella sua parteteorico/pratica, la figura individuata a livello internazionale quale migliorrappresentante sembrerebbe essere l’Infermiere. Riservando la funzionedell’attivazione al medico e la funzione dell’organizzazione all’infermiereunitamente alla capacità di verifica congiunta.

Il Case Management è infatti definito come processo olisticosistemico personalizzato, rivolto in particolare a persone con alta intensità

assistenziale per le quali si richiedono costi elevati. Chi si occupa di questodeve avere capacità che sono cliniche, educative, comunicative e dinegoziazione.La persona, da questo sistema, trae notevoli benefici potendo relazionarecon un'unica figura responsabile di riferimento.

Per quanto riguarda l’infermiere Case Manager sono necessarie abilitàdi pianificazione, capacità di adattamento alle situazioni, tolleranza allostress e all’impegno lavorativo, capacità di gestione delle risorse e deitempi. Tali capacità sono frutto in parte di predisposizione personale in parteattribuibili ad una adeguata preparazione teorico/pratica specifica.

AVVISO IMPORTANTESi ricorda che, ai sensi dell’art. 1, comma 63 della Legge 23.12.1996 n° 662,dal 1° marzo 1997 è fatto divieto al personale dipendente di continuare asvolgere eventuali ulteriori attività di lavoro subordinato o autonomo. La violazione di detto divieto che nei limiti indicati dalla stessa legge, nonopera nei confronti del personale a tempo parziale, comporta l’attivazione delleprocedure di licenziamento per GIUSTA CAUSA.