Federigo Tozzi

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FEDERIGO TOZZI (1883-1920) “So che una vipera ha morso uno che m'odia. Pari e patta.”- Bestie

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FEDERIGO TOZZI (1883-1920)

“So che una vipera ha morso uno che m'odia. Pari e patta.”- Bestie

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Nasce da Federico e

Annunziata. Trattoria e due poderi nei

dintorni di Siena. 1901–1904: Partito

Socialista degli Italiani. Opere inedite o disperse tra

giornali e riviste: il figlio Glauco raccoglie il materiale.

Riscoperto negli anni sessanta. Scrittore di stampo psicologico paragonato a Kafka e Dostoevskij.

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ALCUNE OPERE

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“La Città della Vergine” (1913)

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Torna a Siena nel 1908 (morte del padre) e scrive “Bestie” che pubblica nel 1917.

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“Io ho sempre avuto poco tempo di voler bene a qualcuno.Quell'estate era così calda che né meno in cielo c'era posto per lei. Pareva che il sole si levasse sempre più grande, ed era impossibile farsi un'idea di quando sarebbe tramontato.Siepi polverose, cipressi che parevano per seccarsi, alberi, morti, saggine e granturcheti doventati bianchi, fili di ragno così lucenti che parevano di metallo che tagliasse le mani, usci screpolati, botti sfasciate, la terra così dura che non la lavorava più nessuno, i letti dei torrenti senza libellule e con l'erba appassita, salci che non crescevano più, gelsi con la foglia piccola, vomeri lucenti, sassi che scottavano, nuvole rosse come fiamme, stelle cadenti!Una cicala, sopra il nocchio d'un olivo, canta: la vedo. Mi ci avvicino, in punta di piedi, stando in equilibrio dall'una zolla all'altra. La stringo. Le stacco la testa.” (Bestie)

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Il podere 1918

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Tre croci 1918

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Nel 1920, dopo il lavoro nelle ferrovie pubblica “RICORDI DI UN IMPIEGATO” da “RICORDI DI UN GIOVANE IMPIEGATO” (del 1910).

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TEMATICHE

Inettitudine: Realtà che ruota intorno all’inettitudine e all’ inadeguatezza dell’individuo.

Psicologia: Rappresentazione allucinata della realtà come incubo; le patologie psicologiche dei personaggi; difficoltà a vivere.

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SIENA

Le descrizioni della città come criterio per analizzare i romanzi di Tozzi.

La bellezza della citta` contrasta con i personaggi e le loro debolezze nei confronti della vita.

«Andava verso la città sovra la quale si raccoglieva una dolcezza d'azzurro, tra le colline l'una più soave dell'altra. Quella bellezza meravigliosa l'umiliava.» - Con gli occhi chiusi

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L'opera può considerarsi progenitrice del romanzo esistenzialista.

Esistenzialismo: filosofia, letteratura, arti, principalmente tra gli anni '20 e '50.

Senso della vita, limiti e libertà individuale, “Che cos'è l'essere?" e “Che cosa vuol dire esistere?".

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Heidegger e Jaspers: Porsi la domanda "che cos'è l'essere?“ significa conoscere gia` la risposta, perche`si esiste nel momento in cui ci si pone la domanda "perché esisto?".

Esistere = ex-sistere, dal latino "essere fuori da": uscire fuori da noi stessi per guardare l'essere dall’ esterno come qualcosa che non ci appartiene.

In letteratura, autori esistenzialisti furono Kafka, Dostoevskij e Camus, tra gli altri.

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RISVOLTI CULTURALI

Abbigliamento nero, malinconia di fondo,

ribellione alle convenzioni sociali, alle istituzioni, e un comportamento estremo, spesso autodistruttivo. Musica punk, New wave e Gotico.

Il Teatro dell'assurdo viene considerato una variazione artistica dell’ esistenzialismo. Da ricordare “Aspettando Godot” di Samuel Beckett.

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“CON GLI OCCHI CHIUSI”: TRAMA E ANALISI

Scritto nel 1913 a Castagneto, ma pubblicato nel 1919: racconto autobiografico.

Pietro, tormentato e inquieto, e’ Tozzi; Domenico, rude e avido, e` il padre di Tozzi; Ghisola è Isola che Tozzi amò dal 1899 fino al 1903 e il

podere di Poggio a' Meli è il Castagneto. Disagio esistenziale: uomo incompreso, che non dialoga;

l’affetto si trasforma in solitudine; costretto, per attutire le ferite della realtà ostile, a vivere "con gli occhi chiusi".

Concezione pessimistica della vita: incomunicabilità tra i personaggi, presenza del male.

Insieme a “Tre croci”, il romanzo fu apprezzato per la modernità degli approfondimenti psicologici.

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Inizialmente intitolato “Ghisola”, alias Isola, la ragazza che lo scrittore aveva amato.

« ...erasi stabilita un'amicizia forte e passionale, ed io ricordo che provavo quasi un'ebrezza quando, vincendo la mia ritrosia ingenua, riuscivo a farmi dare del tu. Ricordo anche che sono stato quasi un mese intero senza frequentare la mia scuola perché la mattina ella mi aspettava nel fondo del campo ed andavamo a braccetto lungo il torrente che serve da confine al campo. Le davo anche dei baci senza che me ne rendesse. » (Biglietto del 28 marzo 1900 e lettera del 30 marzo 1903.)

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TRAMA

Pietro Rosi è un giovane di salute cagionevole, figlio di un oste e di una donna ammalata.

Si invaghisce di una contadina, Ghisola che ha incontrato nella tenuta del padre e a questo amore egli si abbandona ad occhi chiusi.

Ghisola incontra Alberto, un uomo più maturo di lei e ne diventa l'amante rimanendo incinta.

Cerca di sedurre Pietro per farsi sposare. Pietro però vuole rispettare la ragazza e aspetta.

Ghisola intanto, visto che i suoi tentativi sono falliti, va in un luogo dove accolgono le partorienti.

Una lettera anonima porta Pietro a scoprire la verita`, ad “aprire gli occhi” e a mettere fine all'illusione .

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Pietro è incapace di “vedere” il mondo di Ghisola, di vedere la vita che ella conduce.

Domenico, il padre di Pietro, è incapace di comunicare con il figlio e Pietro non riesce a rendersi autonomo. Reagisce al carattere scorbutico e oppressivo del padre disobbedendogli e vivendo una profonda solitudine.

Tozzi fu colpito da una malattia agli occhi, da cui guari’, trovando, pero’, grandi difficoltà ad uscire dalla sua camera e a ritornare alla vita normale.

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I PERSONAGGI – DOMENICO, IL PADRE Domenico Rosi: contadino e oste. Da Civitella si trasferisce a Siena e sposa

“una bastarda senza dote”. (pag. 2). Nascono sette figli e poi Pietro che e’

l’unico a sopravvivere anche se si ammala spesso da piccolo.

Lavora molto e pretende molto dai suoi operai.

Autoritario e violento.

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ANNA, LA MADRE

Anna soffre di crisi nervose. Si dedica molto al lavoro, come Domenico.

Ella [Anna] amava Pietro con un affetto superstizioso”. (19)

Muore (68, leggere dal libro). Pietro si vergogna delle sue emozioni, si

emargina dal dolore e si chiude nelle sue paranoie (69, leggere)

Domenico anche per risparmio avrebbe voluto andare a piedi (70). La morte di Anna era stata un vero danno per Domenico. (71)

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Dopo la morte della moglie c’e` una rottura definitiva tra padre e figlio. “Ma, accortosi che ora, a sua volta, Pietro non lo ascoltava ne’meno, s’inquieto`; gli pareva impossibile che un figliolo facesse cosi`! E dire che aveva avuto perfino intenzione di mettergli il suo nome, tanto doveva assomigliargli, appartenergli!” - “E, allora, sarebbe stato meglio se non gli fosse nato. Perche` gli era nato? … meglio non parlargli piu`… “ (75)

Non c’e` comunicazione tra i due. “Domenico gli aveva dato le chiavi evitando che i loro occhi si incontrassero.” (75 )

“Anna era morta la seconda settimana di gennaio; e, tutte le domeniche, prima di giorno, il trattore andava con due mazzi di fiori alla sua tomba. Avrebbe voluto portarne uno lui e darne uno a Pietro; ma Pietro non l’ubbidiva. Piegando I ginocchi dalle percosse, mortificato, diceva: <<Ma perche`? Non mi devi dare i calci>>. (71)

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GHISOLA E PIETRO

Pietro diventa tenero (30, leggere, contrasto con 24)

“Domenico sali` sul calesse, sbircio` Pietro e grido` ancora: <<Sbrigati! Che cos’hai nel labbro di sotto? Pulisciti.>> Egli, impaurito, rispose:<<Niente>>. Poi penso` che ci fosse il segno delle parole dette a Ghisola. […] mentre il cuore gli balzava come per escire fuori.”

48, leggere.

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Ghisola e` bella e si inizia a vociferare sul suo conto, finche` decide, acconseziente, di andare a vivere con un commerciante, Alberto (111).

Il commerciante propone a Ghisola di ingannare Pietro. (118). Ghisola cerca di farsi sedurre da Pietro, “pronta a darglisi tutta (135), ma Pietro e` sempre preso dalle sue paranoie (<<Perche` non guardi sempre me?>>) e Ghisola “fuori di se dalla volutta`” dice <<Se tu fossi un uomo!>> (153) e “siccome anche la sua [di Pietro] estasi doventava sensuale, volle tornare a dietro:Ghisola non doveva accorgersene ne’meno!”

Pagina 136 leggere, 143, 156.

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CRITICA

Nel Novecento, con i saggi di Debenedetti, Moravia, Cassola, Baldacci ecc... è stato ampiamente rivalutata l’ opera di Tozzi ed è stata collocata al vertice della letteratura del secolo.

« Narrare, per Tozzi, è catturare quei misteriosi atti, il mistero inarticolabile di quegli atti. Di qui l'antinaturalismo di Tozzi. Il naturalismo narra in quanto spiega, Tozzi narra in quanto non sa spiegare.» - Giacomo Debenedetti

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I LETTORI

Cry, 16/09/'04 Questo libro mi ha molto fatto ridere nel

momento in cui Tozzi parla del sesso. evidentemente al suo tempo parlare di questi argomenti era molto trasgressivo e volgare...

Silvia Podi, Verona, 30/07/'04 INIZIO NOIOSO , PERSONAGGI PRESENTATI

TROPPO VELOCEMENTE, LA SECONDA PARTE DEL ROMANZO INVECE TI PRENDE MOLTO....FINALE SCONVOLGENTE

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Antonio Arcoleo ([email protected]), Palermo, 4/06/'04 Nel leggere questo romanzo mi sono soffermato nell'analizzare il rapporto

padre-figlio. Il disagio di Pietro di fronte al mondo è causato dal rapporto conflittuale con il padre: possessivo, violento, che umilia continuamente il figlio "diverso" da lui, inculcandogli il senso della propria inferiorità ed inettitudine. Il padre domina tutti i rapporti, in famiglia, nel lavoro, impedendo al figlio di farsi una vita propria. L'effetto annientante che egli esercita su Pietro è alluso da numerose scene di sadismo, da quella della castrazione degli animali alla prova di forza che Domenico impone a Pietro quando gli comanda di domare il cavallo: prova in cui il figlio fallisce ed il padre trionfa, sotto gli occhi di tutti, compresi quelli di Ghisola. Pietro rifiuta il padre senza avere mai la forza di ribellarsi apertamente: prova "ribrezzo e ammirazione" verso il pugno puntato contro di lui, "Stava zitto e dimesso; ma non gli ubbidiva". Ho notato come il poeta abbia insistito sul tema dello sguardo: gli occhi di Pietro si abbassano, si chiudono, non guardano; quelli del padre, invece, esprimono sempre una presa di possesso sul mondo, un giudizio o un divieto per il figlio. Conseguenza di questa situazione è l'incapacità di Pietro di vivere e amare: infatti egli vagheggia l'idea di chiedere a Ghisola di "uccidersi con lui". Anche l'iniziazione al sesso e all'amore è un continuo fallimento.

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SPUNTI PER LA RIFLESSIONE

Che tipo di narratore abbiamo qui?  Com'è diverso da quello di Il piacere e di Senilità?

Come possiamo definire lo stile di questo libro?  In particolare, come funzionano le metafore?

Fino a che punto possiamo capire i problemi di Pietro Rosi con la psicologia freudiana?

Dopo una gioventù socialista, Tozzi divenne un "reazionario cattolico." Ci sono tracce della religione cattolica tradizionale in questo libro?

Con Tozzi siamo a pochi anni dagli inizi del Fascismo in Italia e nel periodo dopo la guerra c'è molta violenza già nelle strade e nelle piazze italiane.  E' possibile stabilire dei legami fra la violenza di molti episodi di questo romanzo e la violenza politica nell'Italia dell'epoca?

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Non è suddiviso in capitoli, ma in paragrafi.

Narrazione spezzettata. Portare a galla la negatività del suo protagonista, anche attraverso la negatività del narratore, che non collega bene tra loro i diversi episodi e non riesce ad esplicare i rapporti tra una vicenda e l’altra.

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IL PIACERE - NARRATORE

NARRATOREAutobiografia ideale dello scrittore e la sua fede esclusiva nella bellezza. Il romanzo costituisce la perfetta applicazione artistica del principio dannunziano secondo il quale occorre fare della vita un’opera d’arte, sostituendo al senso morale il senso estetico delle cose. Nell’opera si denota il vuoto di valori e la crisi della società aristocratica ottocentesca che va verso il proprio disfacimento.

ASPETTO STILISTICO E LINGUISTICOL’autore usa un linguaggio pomposo, con delle frasi strutturate in modo complesso; usa spesso termini ricercati, molte volte ricorre a parole straniere. La lettura risulta pertanto pesante, non facile. Ciò è dovuto in pratica al fatto che D’Annunzio intende esprimere il suo gusto estetico e anche dare sfoggio della sua cultura e della sua preparazione. Questa ricerca della raffinatezza stilistica lo porta ad esprimersi con uno stile aulico.

D’Annunzio ha come scopo principalmente l’esprimere il suo ideale di bellezza e raffinatezza.

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IL PIACERE - AUTORE

Creazione di un vero e proprio "pubblico dannunziano" condizionato non tanto dai contenuti quanto dalla forma divistica, un vero e proprio "star system", che lo scrittore costruì attorno alla propria immagine. Egli inventò uno stile immaginoso e appariscente di vita da "grande divo", con cui nutrì il bisogno di sogni, di misteri, di "vivere un'altra vita", di oggetti e comportamenti-culto che stava connotando in Italia la nuova cultura di massa.

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SENILITA’

Romanzo introsprettivo. Mira a mettere in luce la vita interiore di Emilio.

L'inettitudine di Brentani è infatti spietatamente messa a nudo dal narratore, che considera il protagonista come persona in un certo senso malata e, infine, anche senile.

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TOZZI

Nella prosa si assiste ad immagini che seguono in modo lirico le sensazioni, le sofferenze e le impotenze.

Tozzi riesce a delineare con una raffigurazione precisa la società provinciale di fine Ottocento sullo sfondo della quale agisce la piccola borghesia padronale e la gente contadina, in modo impietoso e oggettivo.

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TOZZI

La paralisi di Pietro, malattia di astrazione e di scollamento dalla vita, con il programmatico rifiuto dell'avvicinamento sessuale a Ghisola, viene letta da Testi sotto la lente dell'angoscia (sul piano del soggetto) e del rancore (contro la figura paterna, ma pronto a rovesciarsi in autolesionismo).

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Tozzi di Freud conosce solamente i Saggi sulla sessualità. Con gli occhi chiusi= sogno= Freud?

Concetti interpretativi a partire da quello centrale: la violenza del padre verso il figlio. (padre= Padre, Dio ?).

Cristianesimo: Dio vi sta in quanto opposto ideale all'uomo divenuto bestia;

“Orfanezza del mondo", il mondo senza carità - amore.

Semi-cristianesimo: non accetta la religiosità tragica‚ l'assenza di Dio; scetticismo.

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Il suo terrore per Dio nasce dalla paura per la figura del padre: il Dio di Tozzi non è quello provvidenziale di Manzoni, ma un Dio che trasforma i propri figli in bestie. L’uomo nei romanzi di Tozzi è come una bestia in preda all’ansia, incapace di ragionare.

Pietro non vuol più vedere il mondo. Così il romanzo si pone come un resoconto di una realtà quale essa appare a chi non possiede i criteri razionali per vederla nei suoi concatenamenti naturalistici, nei suoi nessi causa-effetto. La sua irrifiutabilità oggettiva è spaventosa; è come se Tozzi attraverso Pietro ci dicesse che non vuol più vedere, e di conseguenza inventariare la realtà; decide anzi di chiudere gli occhi. Questo mistico della cabala, che sa che Dio, sentito come padre, ha infuso nell'uomo il bisogno di vedere, ma non lo strumento per farlo. La vita è allora un'attesa all'infinito. Lo stesso capita a Pietro, inetto, impotente, psicologicamente castrato.

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FINE

BRAVI!!!