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Indice Capitolo 1. Comportamento e Azione (M.C. Federici) ........ 1 Capitolo 2. Le Azioni non logiche – I residui (M.C. Federici) .................................................................... 23 Capitolo 3. Il mito virtuista e la letteratura immorale: un esempio di protesta contro l’ipocrisia del suo tempo (M.C. Federici) .................................................................... 33 Capitolo 4. Verso una teoria evoluzionista della conoscenza (M.C. Federici) .................................................................... 39 Capitolo 5. L’attuale stagione culturale: scrigno di nuovi orizzonti di senso (M.C. Federici) .................................... 51 Capitolo 6. Lo spettacolo: le azioni non logiche (R. Federici) ......................................................................... 57 Capitolo 7. L’azione creativa nel cinema:di Sharunas Bartas e Stanley Kubrick (R. Federici) ......................................... 69 Capitolo 8. Il nuovo concetto di creatività nello spettacolo digitale ed interattivo (R. Federici) .................................. 85 Conclusioni ............................................................................... 95 Appendice I – V. Pareto: Il mito virtuista e la letteratura immorale ................................................. 101 Introduzione ............................................................................. 103 Scheda di lettura (a cura di Stefano Fanini) ............................ 111 Il mito virtuista ........................................................................ 115

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Indice

Capitolo 1. Comportamento e Azione (M.C. Federici) ........ 1Capitolo 2. Le Azioni non logiche – I residui

(M.C. Federici) .................................................................... 23Capitolo 3. Il mito virtuista e la letteratura immorale: un

esempio di protesta contro l’ipocrisia del suo tempo(M.C. Federici) .................................................................... 33

Capitolo 4. Verso una teoria evoluzionista della conoscenza(M.C. Federici) .................................................................... 39

Capitolo 5. L’attuale stagione culturale: scrigno di nuoviorizzonti di senso (M.C. Federici) .................................... 51

Capitolo 6. Lo spettacolo: le azioni non logiche(R. Federici) ......................................................................... 57

Capitolo 7. L’azione creativa nel cinema:di Sharunas Bartase Stanley Kubrick (R. Federici) ......................................... 69

Capitolo 8. Il nuovo concetto di creatività nello spettacolodigitale ed interattivo (R. Federici) .................................. 85

Conclusioni ............................................................................... 95Appendice I – V. Pareto: Il mito virtuista

e la letteratura immorale ................................................. 101Introduzione ............................................................................. 103Scheda di lettura (a cura di Stefano Fanini) ............................ 111Il mito virtuista ........................................................................ 115

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Appendice II – Glossario e Bibliografia essenziale ........... 273Glossario ................................................................................... 275Bibliografia essenziale .............................................................. 285

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Capitolo 1. Comportamento e Azione

Prima di introdurre il pensiero sociologico sull’azione diPareto è importante definire il termine azione, l’azione vienecollegata solo all’uomo e non agli animali, perché presuppo-ne un’intenzionalità interna, sicuramente un momento atti-vo della coscienza.

«L’uomo è l’essere che può dire no»: all’istinto si sostitui-sce un’insieme di valori e di norme che orientano l’agire.

Nella prima fase del suo sviluppo, la teoria sociale haricondotto l’azione al “fare”, l’immagine strumentale del-l’azione, piuttosto che il suo essere espressione di sentimen-ti: «il soggetto è in grado di compiere ciò che è infinitamenteimprobabile» (Scheler).

Le due posizioni teoriche principali che hanno cercato dichiarire la complessità della società sono state quellautilitaristica e quella behavioristica, a cui fanno specchio quel-la individualista e quella olista.

La prima ha riportato ogni forma di agire a una strutturanaturale di bisogni, sottovalutando però la dimensione cul-turale influente nella formazione degli individui. BernardWilliams scrisse che questa teoria «mostra una forte tenden-za ad esemplificare», che «consiste in un corredo troppo po-vero di pensieri e di sentimenti per avere a che fare col mon-do così come realmente è».

Il Behaviorismo è apparso ancora più riduttivo, in quantosi è interessato solo del comportamento e non dell’azione, esicuramente l’esclusione di ogni riferimento all’intenzionalitàe la riduzione dell’agire ai comportamenti animali.

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Parsons, con la sua teoria volontaristica, si è voluto collo-care tra le due teorie, ponendo l’accento sul fatto che le deci-sioni dell’attore sociale non sono solo spinte da interessi maanche dalla volontà, così da riconoscere una certa autonomiaall’individuo rispetto alla situazione in cui si trova. In Parsonsl’attore sociale è debitore della teoria Paretiana dell’azione.

Secondo Gehlen la riflessione sul “se” porta a fermare l’im-mediatezza istintuale e a rielaborare attraverso un sistema disignificati simbolici (mediazione simbolica), sostituendo cosìun insieme di norme e regole, facenti parte della cultura, cheorientano l’agire.

Ci sono stati molti tentativi contemporanei di teorierazionalistiche dell’agire: se gli attori sociali seguono schemirazionali universali potranno essere studiati e calcolati inmodo matematico, con un’analisi scientifica. Ma se, allo stes-so tempo, si formula l’ipotesi che sia l’individuo a valutare lesituazioni e a compiere una scelta, allora entra in campo l’in-dividualismo, in presenza di uomo come centro di bisognicorrelati con oggetti che provocano piacere e dolore.

Polahyi induce a pensare al cibo come una “necessità ani-male”, non come un bisogno umano, ma «ogni bisogno uma-no di cibo è già una determinazione culturale dell’oggettonutritivo, unito a un progetto e a una coscienza sociale diesso».

La soggettività fa entrare in gioco l’imprevedibilità del-l’azione, che non vuole di certo ignorare Max Weber e la sualettura dei fenomeni sociali in chiave storico-culturale.

Rudiger Bubner, in un suo riassunto del pensiero sociolo-gico riguardo all’azione scrive che: «… Il termine sostituitoal concetto di azione è sempre senso, per quanto si intendanocon esso, di caso in caso, cose completamente diverse».

“Senso” nel significato hegeliano del termine, come spiri-to oggettivo (insieme dei valori culturali all’interno di unasocietà), in questa prospettiva, è utilizzato da Max Weber che

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parla di “spirito” di un’epoca e di tipi ideali dell’agire, intro-ducendo ciò che è il senso intenzionato e le componenti cul-turali che lo determinano.

La difficoltà di affrontare il tema dell’azione sociale nellasocietà postmoderna deriva anche dal fatto che “coscienza” e“soggetto” sono concetti permeati dalla crisi ontologica del-l’io.

1.1 Azioni logiche e non logiche

Pareto, influenzato dal relativismo scientifico, tenta di ap-plicare i metodi conseguiti dalle scienze naturali alla scienzasociale anche se evita di approdare ad una concezione dell’uo-mo riduzionista che considera solo il suo aspetto meccanicisti-co. Rifiutando sia la visione idealistico-immanentistica siaquella scientifico-positivistica, egli modifica i modelli usatidalla psicologia sperimentale, dalla fisica e dalla biologia. Perquanto riguarda la psicologia sperimentale, Pareto consideracome oggetto di studio le credenze, le dottrine che l’uomo haelaborato nel corso del tempo. Che cos’è l’azione per Pareto?L’azione è analizzata come il risultato dei fenomeni relativialla vita degli uomini nei loro rapporti considerati sia a livellosoggettivo sia a livello oggettivo. Le azioni concrete, sintetiche,sono, quindi, il risultato della somma dei fenomeni sociali.

Ogni fenomeno sociale, dice Pareto, può essere considera-to sotto due aspetti: ciò che realmente è (aspetto oggettivo) eciò che si presenta allo spirito di determinati uomini (aspettosoggettivo).

In realtà questi due aspetti sono entrambi soggettivi per-ché l’uomo fa una classificazione secondo le competenze chepossiede e non tutti hanno le stesse conoscenze. Pareto so-stiene che il livello inconscio dell’uomo si manifesta attra-verso le teorie che egli stesso elabora e che, per studiarlo, ènecessario partire proprio da queste teorie.

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Per comprendere l’elemento non empirico si analizzal’azione umana vista come il risultato di una determinata inter-pretazione della realtà racchiusa in un sistema simbolico. Larealtà, i fenomeni sociali hanno un duplice aspetto perché, daun lato c’è il fenomeno in sé, dall’altro c’è l’immaginazione.

Bisogna perciò considerare anche come appare il fenome-no all’individuo. Per questo motivo non è importante analiz-zare il fatto in sé ma il rapporto che l’uomo stabilisce con ilfatto. L’Autore ha tentato di analizzare sociologicamentel’azione fornendo un’alternativa alla sociologia di Durkheim.Sia Sorel, sia Vico e sia Weber avevano tentato di centrarel’analisi sull’individuo.

Si può conoscere l’uomo solo quando si colgono i processiche questo mette in atto costruendosi un certo tipo di imma-gine del mondo e la collega alle relazioni che esso stabiliscecon la conoscenza scientifica (oggettiva). Sul piano della co-noscenza scientifica si può contrapporre verità ad errore per-ché le ipotesi possono essere smentite nel momento in cui cisi scontra con il reale; sul piano conoscitivo la verità di un’im-magine si dimostra nel momento in cui questa appaga i biso-gni e gli istinti.

L’Autore sostiene che dal punto di vista oggettivo esistonodue tipi di azioni che l’uomo può compiere: l’azione logicache unisce i mezzi al fine, risultato di un ragionamentoverificabile e l’azione non logica che si origina nel sentimen-to, nelle pulsioni, nell’istinto ecc.

Nell’azione logica vi è una perfetta corrispondenza tra per-cezione soggettiva e realtà oggettiva. Dal punto di vista sog-gettivo tutte le azioni sono logiche proprio perché l’indivi-duo ritiene che ciò che fa sia logico; ma dal punto di vistaoggettivo non tutte le azioni sono logiche perché molte volteil fine perseguito non coincide con quello ottenuto, es.: i ma-rinai greci offrivano sacrifici a Poseidone prima di imbarcar-si per avere la benevola neutralità del Dio del Mare.

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L’azione non logica che ha origine da un determinato sta-to psichico: sentimenti, emozioni, pulsioni ecc., può essereun’azione quotidiana, che si compie per abitudine; azioni chehanno un fine soggettivo che non corrisponde ad un fine og-gettivo; azioni a cui si attribuiscono fini logici che in realtànon esistono; azioni di tipo fisiologico-istintivo; azioni a cuimanca un fine soggettivo pur essendoci un fine oggettivo. Leazioni non logiche sono determinate meccanicamente, mos-se da cause di cui il soggetto non è consapevole.

Nelle azioni non logiche sono presenti i residui (istinti) ele derivazioni (procedimenti che tendono a trasformare l’azio-ne non logica in azione logica). Queste due classi sono diffe-renti si considerino sotto l’aspetto oggettivo o sotto quellosoggettivo. L’aspetto soggettivo ha molta importanza nei fe-nomeni sociali anche perché gli uomini operano seguendo leloro credenze senza tener conto del dato oggettivo. Per “sta-to psichico” si intende un’«entità ipotetica», un’azione estra-nea ad elementi logici sia dal punto di vista degli atti, nonadeguati ai fini, sia dal punto di vista linguistico: si elabora-no teorie non dimostrabili e quindi non scientifiche.

Pareto divide gli atti di culto da altri atti, mettendo in ri-lievo la distinzione tra le azioni rituali e quelle che hannouna rilevanza intrinseca. Gli atti di culto sono influenzati dal-l’ambiente circostante mentre le espressioni linguistiche sonola manifestazione dello stato psichico.

Supponiamo che esista un ipotetico stato psichico A che siaconnesso con degli atti B, i soli che si possono osservare. Negliuomini lo stato psichico A non si manifesta solo per mezzodegli atti B ma anche per mezzo di espressioni C di sentimentiche si sviluppano tramite teorie, dottrine, credenze.

Gli uomini hanno la tendenza a trasformare le azioni nonlogiche in azioni logiche per questo credono che B sia un ef-fetto della causa C. Si stabilisce quindi un rapporto CB inve-ce del rapporto diretto AB, AC. Molti uomini tendono a non

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voler compiere un’azione B (rapporto AB) per questo creanouna teoria C su quel determinato atto che non vogliono com-piere (rapporto AC).

Questi tre elementi sono strettamente connessi tra di loroe si influenzano a vicenda. Per esempio l’esistenza della teo-ria C agisce sullo stato psichico A modificandolo, gli fa pren-dere coscienza,ad es., di non poter svolgere l’azione B, quin-di per via indiretta C agisce su B seguendo lo schema: C, A, B.

Non bisogna giudicare il valore sociale di una religioneconsiderando solo il valore logico della sua teoria. La propo-sizione: «questo popolo agisce così perché crede in ciò» è er-ronea in quanto si dovrebbe dire: «il popolo crede a ciò per-ché agisce così».

Gli uomini si accorgono di certe assurdità e quindi modi-ficano le loro teorie C e le loro azioni D perché è lo statopsichico A che è mutato. Le credenze e le azioni non sonoindipendenti, fanno parte di uno stesso insieme; non dipen-dono l’uno dall’altro ma dipendono entrambi dalla statopsichico A.

Noi non conosciamo direttamente A ma alcune sue mani-festazioni quali C e D ed è proprio da queste che dobbiamopartire per arrivare alla conoscenza di A. È noto che gli uo-mini tendono a procedere dal concreto all’astratto e che lafacoltà d’astrazione cresce con lo sviluppo della civiltà; eccoperché nelle civiltà primitive come quella dei barbari l’im-maginazione era una pratica che non si utilizzava. Ad esem-pio gli dèi sono stati creati con lo scopo di spiegare fenomeninaturali che al tempo erano inspiegabili. Su questo temaPareto ha una posizione di pensiero diversa rispetto aNietzsche e a Freud.

All’inizio del ‘900 il tema della presenza dell’irrazionalenell’agire umano si diffonde e Pareto si cimentò nella letturadelle opere di Bountroux, di Bergson e di James. Vari autoridi questo periodo si interessano delle opere di Pareto e ana-

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lizzano anche il suo rapporto con la psicologia sperimentale.MC Dougall nell’opera Pareto as a psychologist sostiene che ilSociologo ha avuto il grande merito di individuare la presen-za di azioni non logiche accanto a quelle logiche nella menteumana ma non le ha considerate come fonte di qualsiasi altraattività pensando, da uomo di scienza, che l’uomo posseggaun intelletto che lavora autonomamente da questi fattori di-namici.

1.2 Residui e derivazioni

Pareto analizza alcune delle teorie che si riferiscono a fattisociali importanti, quali la religione, la morale, il diritto e inparticolare il diritto naturale. A partire dalle teorie del Grozio,evidenzia come queste teorie:

a. abbiano un linguaggio oscuro e impreciso;b. definiscano l’ignoto con l’ignoto;c. sono costituite da una miscellanea di teoremi e defini-

zioni che non dimostrano;d. non cercano la verità ma la persuasione.Inoltre distingue una parte (a) relativamente costante e una

(b) variabile di queste teorie; la parte (a) è il principio cheesiste nella mente dell’uomo, la parte (b) le deduzioni di que-sto principio.

In questo modo Pareto, nell’analizzare le azioni non logi-che, compie una nuova separazione, distingue una parte (a)costante, istintiva, non logica, espressione di istinti e dei sen-timenti dell’uomo e una parte (b) deduttiva che mira a spie-gare, giustificare la prima ed è la manifestazione del bisognodi logica che ha l’uomo.

La parte (a), costante, rappresenta i residui e la parte (b),variabile, le derivazioni. I residui e le derivazioni sono le ca-tegorie fondamentali per l’interpretazione delle azioni uma-

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ne e delle loro manifestazioni verbali elaborate da Pareto nelTrattato di sociologia generale (1916).

Esempio 1: La religione cristiana comprende il battesimo.Esso serve per togliere il peccato originale. Anche i paganiusavano l’acqua lustrale per le purificazioni, alcuni popoliusano sangue ed altre materie. Inoltre esistono rituali similiche conseguono scopi differenti. Il fenomeno presenta unaparte (a) costante, il sentimento secondo il quale tramite cer-te pratiche viene ristabilita l’integrità dell’individuo, e unavariabile (b) costituita delle spiegazioni riguardanti i riti e lavarietà dei mezzi.

Esempio 2: Molte civiltà credono di poter provocare o al-lontanare le tempeste. Esaminiamo così una parte (a) costan-te che consiste nell’istinto che spinge a credere a certi riti oall’esistenza di una divinità che con mezzi variabili (b) inter-viene sui fenomeni atmosferici.

Esempio 3: Secondo i cattolici il venerdì è un giorno di cat-tivo augurio, a causa della passione di Cristo. Per i romani il18 luglio era di cattivo augurio in quanto ricorrenza della per-duta battaglia dell’Allia. Il sentimento che fa considerare dicattivo augurio un giorno che ricorda un avvenimento nega-tivo è la parte (a), costante, i giorni che variano da cultura acultura costituiscono la parte (b), variabile.

L’idea di attribuire il contenuto concreto delle azioni uma-ne in parte ai residui e in parte alle derivazioni, si collocaall’incrocio di due importanti correnti del pensiero europeodella seconda metà del XIX secolo e dei primi decenni delXX.

Il pensiero di Pareto rappresenta una novità per la sociolo-gia, egli infatti distingue un livello profondo dell’animo uma-no, in cui risiedono la volontà reale, i desideri ultimi, i senti-menti più vitali; e un livello relativamente superficiale di ra-gionamenti, ideali, propositi più o meno illusori. Questa rifles-

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sione circa una rottura epistemologica dell’io si afferma sianella letteratura sia nella filosofia, tanto in psicologia come nelpensiero politico e sociale. La volontà di Schopenauer, le forzedel Diòniso nietzschiano, l’inconscio di Freud sono le forze re-ali che governano la condotta dell’uomo e il corso della storia;l’idea, il pensiero, le visioni apollinee, la coscienza non sonoche coperture, meccanismi di difesa, razionalizzazioni.

La sociologia di Pareto, quindi, a differenza dell’econo-mia politica, non cercherà più di leggere le azioni logiche mai sistemi continuamente mutevoli di connessioni e interdi-pendenze tra azioni logiche e azioni non logiche.

Le parti che Pareto chiama residui rappresentano la sferaistintuale ma anche ciò che residua dall’azione di controllologico che l’individuo esercita sugli stessi istinti, ciò significache l’individuo non può essere inteso in senso meccanicisticoo razionalistico come un essere nel pieno controllo dei senti-menti, delle emozioni e degli istinti.

Nel Trattato i residui vengono divisi in sei classi, ciascunadelle quali, tranne l’ultima, comprende più generi che a lorovolta sono suddivisi in specie.

Classe I. Istinto delle combinazioni: la tendenza a stabilirerelazioni tra fenomeni e tra cose, tra eventi simili ed opposti.Comprende i seguenti generi: Combinazioni in generale; com-binazioni di cose simili ed opposte: somiglianza ed opposizio-ne in generale; cose rare ed avvenimenti eccezionali; cose edavvenimenti terribili; stato felice unito a cose buone, stato infe-lice unito a cose cattive. Operazione misteriosa di certe cose edi certi atti: operazioni misteriose in generale; nomi vincolatimisteriosamente alle cose. Bisogno di unire i residui; bisognodi sviluppi logici, fede nell’efficacia delle combinazioni.

Questi residui rappresentano la base da cui nascono i pro-cessi di innovazione e quelli di ristrutturazione dell’ambien-te sociale dell’uomo; anche la scienza è un prodotto di questoresiduo.

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Classe II. Persistenza degli aggregati: la resistenza al mu-tamento che oppongono tutte le relazioni in atto, tra indivi-dui come tra le classi, tra le idee, tra i vivi e i morti, tra leforme e le figure linguistiche. Comprende i seguenti generi:persistenza delle relazioni di un uomo con altri uomini e conluoghi: relazioni di famiglia e di collettività affini; relazionicon luoghi; relazioni tra classi sociali; persistenza delle rela-zioni dei viventi coi morti; persistenza delle relazioni di unmorto e delle cose che erano sue mentre era in vita; persistenzadi una astrazione; persistenza delle uniformità; sentimentitrasformati in realtà oggettive; personificazioni; bisogno dinuove astrazioni.

Il ruolo di questi residui è quello di garantire la stabilitànella realtà sociale.

Classe III. Bisogno di manifestare con atti esterni i senti-menti: include i residui che si connettono a manifestazioniesterne di sentimenti profondi. Comprende i seguenti gene-ri: bisogno di operare mediante combinazioni; esaltazione re-ligiosa. Questi residui spingono gli attori a lasciare prove dellaloro esistenza.

Classe IV. Residui in relazione alla socialità: vi rientrano lapietà come la crudeltà, la ripugnanza per la sofferenza, l’in-clinazione a far partecipare gli altri ai propri beni, il senti-mento della gerarchia, il bisogno di essere approvati dallasocietà. Comprende i seguenti generi: società particolari; bi-sogno di uniformità: uniformità ottenuta operando su sé stes-si; uniformità imposta agli altri; neofobia. Pietà e crudeltà:pietà di sé riflessa sugli altri; ripugnanza istintiva per la sof-ferenza; ripugnanza ragionata per le sofferenze inutili. Im-porre a sé un male per il bene altrui: esporre la vita; fare partealtrui dei beni propri. Sentimenti di gerarchia: sentimenti deisuperiori; sentimenti degli inferiori; bisogno dell’approvazio-ne della collettività. È ancora più importante per Pareto il

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genere che si riferisce alle manifestazioni dei residui tenden-ti a far parte altrui dei beni propri, si osservano negli indivi-dui della classe dominante che si pongono a capo di fazionipopolari per raggiungere scopi personali. Questi residui sonoportatori di particolari forme di solidarietà e rappresentanoil punto di partenza dell’attività politica. Al manifestarsi diquesti residui si deve l’esistenza delle società umane. In que-sta classe è importante il genere della gerarchia poiché per-mette la divisione in classi sociali.

Classe V. Integrità dell’individuo e delle sue dipendenze:consiste nel desiderio che gli uomini hanno di difendere e diprendersi cura di sé stessi e delle proprie cose e si esprimenelle azioni intese a restituire la sacralità ad un luogo profa-nato, a riparare un offesa, a fare in qualche modo giustizia.Comprende i seguenti generi: Sentimenti che contrastano conle alterazioni dell’equilibrio. Sentimenti di uguaglianza de-gli inferiori. Restauro dell’integrità con operazioni attinentiai soggetti che hanno patito l’alterazione: soggetti reali, sog-getti immaginari o astratti. Restauro dell’integrità con opera-zioni attinenti a chi l’ha offesa: offensore reale; offensore im-maginario. Questi residui riguardano la necessità per l’indi-viduo di difendere il proprio “io” inteso non come essere bio-logico ma come istituzione sociale. Ai residui di questa clas-se appartiene un genere, quello relativo all’uguaglianza, cheriguarda l’attività politica. Del sentimento di uguaglianza siservono le persone che vogliono «sottrarsi a disuguaglianzead esse contrarie e istituirne di nuove a loro favore».

Classe VI. Residuo sessuale: consiste in sentimenti chescaturiscono dall’istinto sessuale. Le sei classi di residui nonsono tutte sullo stesso piano: il primato spetta di gran lun-ga alle prime due, come capacità e frequenza nel determi-nare le azioni umane. Istinto delle combinazioni e tenden-za alla persistenza degli aggregati non sono inoltre distri-

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buiti in modo omogeneo tra gli individui e le classi; i primitendono a concentrarsi soprattutto tra coloro che Pareto chia-ma “speculatori”, cioè gli imprenditori, gli ambiziosi, gliarrivisti, i riformatori moderati e radicali; i secondi sonocoloro che in ogni campo rappresentano i conservatori (1).La parte (b) è costituita dalle derivazioni. Con tale espres-sione Pareto vuole riferirsi al particolare ruolo di influenzao anche di distorsione che sulle scelte e sulle azioni indivi-duali vanno a svolgere con particolare intensità le giustifi-cazioni ex post che gli individui danno alle loro azioni, quan-do devono giustificare lo scostamento delle azioni concretedai modelli logici in cui esse sono rappresentate. Pareto in-dividua la particolare funzione di occultamento e di ma-scheramento della realtà che compiono le ideologie, le giu-stificazioni logiche nei confronti di comportamenti di tiponon logico che scaturiscono da sentimenti, da interessi o daaltri fattori opportunistici. Le derivazioni sono il sintomodel bisogno che ha l’uomo di sviluppi logici, di stendere unvelo, di nascondere con una maschera verbale la nudità im-pudica delle azioni non logiche. Se questo bisogno si appa-gasse solo con i ragionamenti logici allora si otterrebberoteorie logiche ma il bisogno di ragionamento dell’uomo siappaga anche con discorsi persuasivi, parole che muovonoi sentimenti e ragionamenti non logici, così nascono le deri-vazioni. Lo scopo della derivazione è quasi sempre presen-te alla coscienza dell’attore che la esprime ma è sconosciutaper chi la ascolta. Le derivazioni comprendono alcuni ra-gionamenti usati per convincere e persuadere, che possonoessere esaminati in relazione al loro stato di persuasività eal loro stato di utilità. Lo status di persuasività è determina-to dall’abilità di convincimento basata sull’incontro dei sen-timenti tra chi parla e chi ascolta. Pareto nota come la mag-gioranza degli uomini si lasci persuadere dai sentimentipiuttosto che dai discorsi logici o dai risultati dell’esperien-

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za. Nei Systèmes Socialistes l’Autore presenta la sua inter-pretazione critica del marxismo, concludendo che: «grandeè l’influenza che le idee di Marx hanno esercitato nel trasci-nare gli uomini verso una determinata direzione (…). L’au-tore sa parlare agli operai il linguaggio del loro interesse, èun amico che li tratta da uomini, non un pedagogo che litratta da fanciulli».

Va considerata infine la forza di persuasione della stampa diopinione per cui i giornali non acquistano consensi per virtùpropria ma in relazione ai tipi di residui di cui sono propagatori.

Pareto dichiara l’esistenza di una “falsa coscienza” accu-sando gli intellettuali che mettono proficuamente i propriservigi a disposizione dell’offerta più vantaggiosa o i chiericiche prostituiscono le proprie idee alla propaganda del partito.

Le derivazioni sono divise in quattro classi:Classe I. Affermazione: comprende le semplici narrazioni,

le affermazioni di un fatto, le affermazioni di accordo consentimenti, espresse non come tali ma in modo assoluto,assiomatico, dottrinale.

Classe II. Autorità: argomento idoneo a dimostrare o a raf-forzare la dimostrazione di una tesi. Discorso di coloro i qua-li nutrono i sentimenti che rendono accettabili discorsi fon-dati sull’autorità.

Classe III. Accordo con sentimenti o con principi: accordotra chi esprime la derivazione e chi ascolta. Tale accordo consentimenti o principi si vorrebbe universale, di tutti gli uo-mini. Alla base di ogni tipo di discorso persuasivo ci sonointeressi individuali (discorso che ha lo scopo di persuadereun individuo ad agire a vantaggio di colui che lo esprime) ointeressi collettivi (discorso tipico del politicante il quale celai propri interessi personali sotto vesti patriottiche, di benes-sere generale in modo da conquistare la fiducia e il consensodegli individui della classe IV).

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Inoltre possono venire usate entità giuridiche: discorsi ti-pici degli individui che cercano di persuadere altri sulla vali-dità delle loro tesi, riferendole a istituzioni giuridicheipostatizzate o entità metafisiche: discorsi che si riferiscono aconcetti astratti, a entità irreali, ad esempio: la Ragione, laNatura, la Solidarietà, il Giusto, il Bene, l’Umanità, la Demo-crazia, la Scienza, il Vero, o ancora entità sovrannaturali: di-scorsi che si basano sulla rivelazione, sui testi sacri.

Classe IV. Prove verbali: comprende le dimostrazioni, lespiegazioni, che sono affidate a termini indeterminati, dal si-gnificato dubbio o equivoco, spesso non corrispondenti adalcuna realtà. La persuasività di questi discorsi non si fondasull’utilizzo della logica ma dei sentimenti. Residui e deriva-zioni stanno tra loro in un rapporto gerarchico. I primi sonopiù importanti delle seconde, sia perché costituiscono i verimotivi di ogni azione, mentre queste le forniscono solamenteuna veste illusoriamente logica, sia perché sono relativamenteimmutabili, mentre le derivazioni possono venire ad ogni mo-mento sostituite, innovate, trasformate, a seconda della si-tuazione, del tipo di interlocutore o di pubblico, del residuoche si vuol dissimulare. Le derivazioni influiscono sui resi-dui negando loro espressione, articolandoli in nuove mani-festazioni verbali.

Nel corso della storia le classi di residui mutano molto piùlentamente delle derivazioni, mentre all’interno di ciascunaclasse i vari generi di residui variano più frequentemente.

Ad esempio nella classe I, i mutamenti sono stati molto li-mitati, mentre all’interno dei vari generi si sono verificati mu-tamenti considerevoli, basti pensare alle trasformazioni che ri-guardano il campo religioso e politico avvenute del politeismogreco-romano al cristianesimo, alla riforma protestante.

Anche all’interno della classe III si osservano mutamenti,ad esempio alcuni atti pubblici e solenni del culto cristiano

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sono stati sostituiti da atti di culto nei confronti di nuovi “santisociali” quali lo Stato, il popolo, etc.

Così dove sfilavano le processioni ora vi sono cortei e mani-festazioni e il fanatismo religioso si trasforma nel tifo deglistadi o nelle frenesie dei fans del divismo.

1.3 Utilità, ofelimità, fruizione

Analizzati i fattori sociali e i relativi cicli d’interdipenden-za, Pareto volge la propria attenzione all’individuazione del-le proprietà del sistema sociale. Nota come in ogni tempo siastata data rilevanza all’utilità intesa come elemento che staalla base dei comportamenti umani tendente all’acquisizio-ne di beni comunque considerati.

Pareto muove dall’assunto che le azioni degli uomini pre-sentano delle “uniformità” che costituiscono delle leggi na-turali, istituisce una disciplina che individua e analizza le sin-gole componenti dei fenomeni, mette in evidenza le relazio-ni e le ricompone in un lavoro di sintesi.

Nel Riassunto generale che chiude il Cours scrive:«Se tentiamo di mettere un po’ d’ordine nei motivi, estre-

mamente vari e complessi, delle azioni umane, ci avvediamoche possono essere raggruppati in tre classi. Certe azioni han-no il fine di procurare semplicemente una sensazione piacevo-le. Altre azioni hanno il fine di procurare all’individuo che lecompie certe condizioni di salute, di sviluppo del corpo e del-l’intelligenza. Altre ancora hanno il fine di procurare questecondizioni a tutto un aggregato e di assicurarne la riproduzio-ne (…). Per le qualità che si riferiscono ai due ultimi fini ci sipuò valere del termine utilità. Si dirà utilità individuale la qua-lità astratta delle cose atte a giovare allo sviluppo fisico, intel-lettuale e morale di un individuo, ad assicurarne e prolungarel’esistenza. Si dirà utilità della specie oppure, se non si consi-dera che una parte della specie, utilità dell’aggregato o dellaspecie e la loro prosperità fisica, intellettuale e morale. Resta il

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primo genere di azioni. Poiché ci siamo valsi del termine utili-tà per designare i due ultimi dei generi indicati, si deve rinve-nire un altro termine per designare il primo (…)».

È necessario ora specificare il primo significato del termi-ne utilità, in quanto risulta diverso dal senso in cui si usa inambito economico. Nel gergo comune si usa dire “questa cosaè utile” e si pensa che maggiore è l’utilità di cui godono colo-ro che la procacciano quanto più si avvicinano ad averla.

Ma non sempre l’avere la cosa coincide con il massimod’utilità perché se, per esempio, fissassimo come stato limitela prosperità materiale, la nostra utilità differirebbe molto daquella di un asceta.

Si è dovuto affiancare un diverso termine, come in econo-mia, a quello di utilità, l’ofelimità.

Scrive Pareto nel Manuale di economia politica: «L’ofelimitàper un uomo, di una certa quantità di una cosa, aggiunta adaltra quantità determinata (che può essere anche zero) diquella cosa da lui già posseduta, è il piacere che a lui procu-ra quella certa quantità». Una quantità puramente sogget-tiva, che sottostà alla valutazione di un soggetto ipotetico,l’homo economicus, individuo astratto in grado di scambiaredei beni con altri beni, produrli e modificarli, con lo scopodi ottenere un profitto individuale che sia il più elevatopossibile.

I concetti di ofelimità elementare e ofelimità elementareponderata si spiegano in termini quantitativi: se la quantitàdi una cosa è infinitamente piccola e si divide il piacere cheprocura per la quantità stessa, si ha l’ofelimità elementare; sequest’ultima si divide per il prezzo si ha invece l’ofelimitàelementare ponderata.

I caratteri principali della grandezza di cui si tratta sono:che è sempre positiva se l’ofelimità di una merce è considera-ta come dipendente unicamente dalla quantità di detta mer-ce, l’ofelimità elementare decresce quando cresce la quantità

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consumata (ripresa la proprietà dalla legge di Fechner). I resi-dui e le derivazioni in sociologia devono considerarsi con-cetti analoghi all’ofelimità in economia.

I criteri di classificazione dell’utilità danno luogo essen-zialmente ai seguenti generi:

a. Utilità dell’individuo – utilità diretta;b. utilità indiretta: ottenuta perché l’individuo fa parte di

una collettività;c. utilità di un individuo, in relazione alle utilità (degli

altri);d. utilità di una data collettiva – utilità diretta per le col-

lettività, considerata separata dalle altre;e. utilità indiretta ottenuta per riflesso di altre collettività;f. utilità di una collettività, in relazione alle utilità delle

altre.Se si esamina in particolare un’utilità, come può essere

quella di un soldato che va in guerra, egli considererà l’utili-tà individuale diretta e indiretta, quella che gli fa pensare setornerà sano e salvo e il danno eventuale della sua morte. Macolui che andrà in guerra a morte sicura per la difesa dellapatria, compirà un’azione non logica, proprio come gli ani-mali che, mossi dall’istinto, vanno a morire per il bene di al-tri della loro stessa specie.

L’utilità può essere comunque considerata secondo lo sche-ma logico-empirico sia dal punto di vista di un individuo dellacollettività, sia da quello di un estraneo o di un componentedella collettività che si proponga di dare un giudizio oggettivo.

Se rapportiamo l’utilità considerata secondo questo sche-ma e l’utilità considerata in una prospettiva non logico-empirica può essere meglio approfondita in relazione al con-cetto di massimo d’utilità.

Questo problema è stato risolto da Pareto in sede di eco-nomia politica indicando come equilibrio la condizione in cui

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ogni individuo consegue il massimo di utilità economica, ilmassimo di ofelimità.

Dato che le ofelimità degli individui sono eterogenee equindi non si possono raffrontare, non si può parlare di unmassimo di ofelimità di una collettività, mentre si può parlaredi massimo di ofelimità per una collettività perché ogni mem-bro ha goduto di un incremento di utilità indipendentementeda qualsiasi paragone tra le ofelimità dei singoli individui.

A questo punto si pone il problema di come si prendanole decisioni politiche: non sarebbe possibile alcuna forma diumana convivenza se le utilità degli individui e dei singoligruppi non fossero almeno di fatto rese omogenee. In socio-logia, per Pareto, una collettività può essere considerata senon proprio come una persona almeno come unità e il con-cetto di unità implica il massimo di utilità di una collettivitàe va riferito a un’entità intrinseca, intesa come fine unico co-mune a tutti gli individui membri di una determinata comu-nità. Procedendo nell’analisi dei fenomeni sociali egli osser-va la presenza di altri fattori e nota come gli interessi costitu-iscano un fattore determinante, come l’eterogeneità e la cir-colazione sociale siano due fattori significativi per il dinami-smo impresso al sistema.

«Gli individui e la collettività sono spinti dall’istinto e dallaragione ad appropriarsi dei beni materiali utili o anche sologradevoli per la vita, nonché a ricercare considerazioni edonori.

Il complesso di tali spinte ad operare, al quale si può dareil nome di interessi, ha parte molto grande nella determina-zione dell’equilibrio sociale».

Considerati dal punto di vista psicologico degli individuisono considerati manifestazioni di residui della classe V, com-binati in modo vario con altre classi, e sono quindi dei resi-dui nei quali sono prevalenti i sentimenti che tendono a con-seguire un tornaconto.

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Gli interessi sono importanti per l’equilibrio sociale. Il si-stema economico sarà detto in equilibrio se il cambiamentodi una delle condizioni di tale sistema comporta altri cam-biamenti che producono un’azione esattamente opposta; taleequilibrio è stabile quando il cambiamento può essere di gran-dezza finita.

Pareto formalizza il modello di equilibrio con un sistemadi equazioni, di cui alcune legano redditi e spese individuali,altre produzione e beni capitali delle imprese.

Per spiegare cosa sia il traguardo dell’azione, si deve in-trodurre il concetto di fruizione, ovvero «il raggiungimentodel fine con il conseguente appagamento sul piano della vo-lontà o dei sensi».

Fruizione che può essere propria o impropria, a secondase si tratti del fine ultimo della vita o solo di una catena di attie, in ambito economico, parziale se si riferisce ad una solaazione e integrale quando prende in considerazione l’interoinsieme delle azioni (2).

La sociologia paretiana è una scienza logico-sperimen-tale che non intende occuparsi di “verità” assolute come fala teologia o la morale. Queste ultime, infatti, sono conside-rate da Pareto come dei fatti sociali: per conoscere un fattosociale non è necessario conoscere l’essenza del fatto in sé.

Il metodo paretiano mira a dimostrare il principio genera-le partendo dall’osservazione dei fatti particolari. Il Nostroaccoglie tutti i fatti diretti o indiretti che possono contribuiread arrivare alla conoscenza dell’uniformità. Pareto sostieneche nella società siano maggiormente presenti le azioni nonlogiche rispetto a quelle logiche, queste hanno un’influenzamolto rilevante nel comportamento degli individui e di con-seguenza anche nelle scelte prese dalla collettività; per que-sto motivo vuole studiare le azioni non logiche dal punto divista scientifico per arrivare alla conoscenza. Anche se la so-ciologia paretiana è stata definita da Palomba una «meccani-

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ca analitica discorsiva» che non dà la sufficiente importanzaai rapporti tra la casualità dei comportamenti e non compren-de in pieno l’importanza delle rappresentazioni.

Pareto studia ciò che gli uomini, di un determinato paesee di una data epoca, esprimono con il loro comportamento.Dall’osservazione empirica di quest’ultimo infatti egli ricavaleggi e teorie generali proponendo anche delle approssima-zioni successive. Infatti dalla ripetizione del comportamentodell’uomo si possono fare delle previsioni sui comportamen-ti che in futuro l’uomo metterà in atto.

Il metodo paretiano può essere considerato parziale rispet-to ai procedimenti che utilizza e limitato per le tecniche diricerca ma è molto ricco per il complesso di criteri che ci sonodietro ai procedimenti tanto che i risultati raggiunti sonomolto soddisfacenti il suo metodo ha permesso ad es. di faredelle previsioni puntualmente confermate dai fatti.

Per quanto riguarda l’analisi delle teorie elaborate dal-l’uomo nel corso della storia, Pareto si basa sull’osservazio-ne dei fatti storici e si rifà alle teorie del cristianesimo e delsocialismo.

Il Sociologo di Celigny non sempre analizza fino in fondogli argomenti che prende in esame in ambito religioso ad es.i criteri di condotta, le norme di comportamento.

La sua analisi mira a verificare lo standard logico-empiricodelle teorie analizzate e ad individuare le deviazioni che cipossono essere rispetto a tale standard: in questo il suo meto-do risponde ai fini che si è prefisso.

Il Nostro inoltre analizza anche i fatti seguendo il siste-ma sintetico-storico con il quale si elaborano teorie che in-teressano più specificatamente la società che si prende inconsiderazione.

La società viene considerata come unità, come una forzache dà stabilità ed equilibrio all’organismo sociale. Pareto so-stiene che quelle discipline scientifiche che non utilizzano il

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sistema sperimentale non sono obiettive; per far sì che la so-ciologia sia una disciplina obiettiva ha tentato di conferirleuna veste scientifica applicando il metodo sperimentale an-che se gli sono state mosse delle critiche proprio perché nonè possibile verificare empiricamente le relazioni tra i valori equindi stabilire relazioni che possano comprovare o smenti-re l’ipotesi assunta.

Bisogna dire però che i suoi studi hanno fornito contributifondamentali alla sociologia nell’assumere un’autonomia eavere una posizione rilevante nello studio del sapere umano.L’opera di Pareto è stata anche in parte tributaria alla psico-logia degli istinti in quanto come già Marx e poi Freud, Paretoha identificato nell’analisi dell’inconscio collettivo una parterilevante del processo che muove l’azione; ma a differenza diFreud, il Nostro non analizza l’inconscio, prende in esameinvece lo studio delle sue manifestazioni. Così negli stessianni in cui Freud giungeva alla scoperta dell’inconscio e allasua importanza, Pareto giungeva alle stesse conclusioni stu-diando le società tramite i residui e le derivazioni.

Verso la fine dell’’800 si comincia a parlare di una sociolo-gia dei sentimenti e Pareto ha contribuito notevolmente aevidenziare l’importanza dei sentimenti considerandoli comemotore delle azioni non logiche e quindi come manifestazio-ne dell’inconscio.

L’Autore afferma che gli interessi, i desideri, i sentimenti,gli istinti, gli impulsi, sono determinanti nella formazione del-l’equilibrio sociale. Dà, però, anche molta importanza all’in-terpretazione economica della storia mettendo in rilievo l’in-fluenza che i fattori economici hanno sui fatti sociali.

Infine benché il sociologo sia consapevole che la scienzanon è in grado di cogliere la realtà nella sua interezza e chel’analisi scientifica consente di accostarsi alla conoscenza me-diante approssimazioni ricavate dall’osservazione dei fatti,sostiene che solo con l’applicazione del metodo logico-scien-tifico sia possibile un progresso delle scienze sociali.

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Note

(1) Cf. M.C. Federici, Redditieri e speculatori in Vilfredo Pareto - Unapproccio alla sociologia economica in V. Pareto a sessant’anni dalla mor-te, Atti congresso Internazionale Istituto Luigi Sturzo, Roma. Paretonon condanna il discorso persuasivo fatto in buona fede, ma ritieneimmorale e dannoso il discorso persuasivo del politicante in malafede e per interesse personale.

(2) Cf. M.C. Federici, Dove fondano le libertà dell’uomo, Borla, Roma1991.