Febbraio2014

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Pagina 1 Ricordo di Ciano di Massimo Morroni Ciano era Ciano, e solo Ciano. La sua personalità era unica: un misto di ottime qualità e di lati meno... smussati, che ne faceva un uomo poliedri- co, a volte sorprendente, a volte quasi fanciullesco, ma in senso positivo. Iniziamo dagli aspetti affermativi. Con il tempo, la passione e la pervicacia (tutta sua), si era costruito una bella cultura nel settore storico locale, la quale gli permetteva di pubblicare ottimi lavori e di partecipare con merito ai convegni di studi regionali. Era una persona giusta al posto giusto, una coincidenza che capita raramente. Ben me lo ricordo quando, alle prime armi, girava per la biblioteca comunale, con in mano il vecchio volume della storia del Talleoni (che conserva ancora i suoi segni di matita): si preparava al concorso per occupare il posto che poi terrà per tutta la vita. E lo faceva con meticolosità, giorno dopo giorno, ponendo le basi della sua cultura storica. Non si era laureato da molto: ricordo la simpatica festa che aveva organiz- zato a casa sua, invitando gli amici e le amiche più vicini, dietro il campo sportivo. Dalla strada si sentiva la musica proveniente dai dischi degli anni Sessanta, musica leggera notoriamente mai più superata. Poi, negli anni seguenti, le trasferte per andare a lavorare sulle Dolomiti, da dove, chi l'a- vrebbe detto? ritornò a casa con una cameriera-maestrina di Offagna... Ebbe modo di spaziare, esplorando le carte sulle quali don Carlo era pas- sato velocemente, o non si era fermato abbastanza. Più che topo di biblio- teca, fu un topo d'archivio, che per questo ora gli viene intitolato. E i risul- tati di tali interessi si son fatti vedere, negli anni, scanditi dalle sue nume- rose pubblicazioni. A tutto questo faceva da pendant un rigido senso di possesso nei campi in cui lavorava, che egli considerava degli horti conclusi personali. Guai se arrivava a scoprire che stavi arando la sua terra, ovvero che ti stavi occu- pando dello stesso argomento sul quale in quel momento lavorava: uno dei due avrebbe dovuto cavallerescamente far posto all'altro, e lascio im- maginare chi fosse l'altro... Tutto sommato, caro Ciano, abbiamo perso un grosso punto di appoggio e di riferimento, una bella guida che ti dava risposte immediate o, se non poteva, si segnava (di nascosto) quello che gli avevi chiesto e, stai certo, l'indomani ti telefonava in merito. Certo che ci mancherai, Ciano, e ce ne vorrà prima che digeriamo la tua assenza. Questa proprio non ce la dovevi fare. Sommario: Ricordo di Ciano; Concerto di Chitarra di D. Cecconi; Il valore della Ginnastica; Lettera a Parmenide; Perché “I Promessi Sposi”; Poesia ???; Un sassolino nella scarpa ….. ; Attività mese di Marzo 2014. Siamo su Internet http://www.unitreosimo.it News UNITREOSIMO 24° Anno Accademico 2013 - 2014 A cura della Presidenza Numero 4 Febbraio 2014 Sede: Piazza Sant’Agostino, 2 Osimo Email: [email protected] Seguici su FaceBook uni tre osimo

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Ricordo di Ciano di Massimo Morroni

Ciano era Ciano, e solo Ciano. La sua personalità era unica: un misto di ottime qualità e di lati meno... smussati, che ne faceva un uomo poliedri-co, a volte sorprendente, a volte quasi fanciullesco, ma in senso positivo. Iniziamo dagli aspetti affermativi. Con il tempo, la passione e la pervicacia (tutta sua), si era costruito una bella cultura nel settore storico locale, la quale gli permetteva di pubblicare ottimi lavori e di partecipare con merito ai convegni di studi regionali. Era una persona giusta al posto giusto, una coincidenza che capita raramente. Ben me lo ricordo quando, alle prime armi, girava per la biblioteca comunale, con in mano il vecchio volume della storia del Talleoni (che conserva ancora i suoi segni di matita): si preparava al concorso per occupare il posto che poi terrà per tutta la vita. E lo faceva con meticolosità, giorno dopo giorno, ponendo le basi della sua cultura storica. Non si era laureato da molto: ricordo la simpatica festa che aveva organiz-zato a casa sua, invitando gli amici e le amiche più vicini, dietro il campo sportivo. Dalla strada si sentiva la musica proveniente dai dischi degli anni Sessanta, musica leggera notoriamente mai più superata. Poi, negli anni seguenti, le trasferte per andare a lavorare sulle Dolomiti, da dove, chi l'a-vrebbe detto? ritornò a casa con una cameriera-maestrina di Offagna... Ebbe modo di spaziare, esplorando le carte sulle quali don Carlo era pas-sato velocemente, o non si era fermato abbastanza. Più che topo di biblio-teca, fu un topo d'archivio, che per questo ora gli viene intitolato. E i risul-tati di tali interessi si son fatti vedere, negli anni, scanditi dalle sue nume-rose pubblicazioni. A tutto questo faceva da pendant un rigido senso di possesso nei campi in cui lavorava, che egli considerava degli horti conclusi personali. Guai se arrivava a scoprire che stavi arando la sua terra, ovvero che ti stavi occu-pando dello stesso argomento sul quale in quel momento lavorava: uno dei due avrebbe dovuto cavallerescamente far posto all'altro, e lascio im-maginare chi fosse l'altro... Tutto sommato, caro Ciano, abbiamo perso un grosso punto di appoggio e di riferimento, una bella guida che ti dava risposte immediate o, se non poteva, si segnava (di nascosto) quello che gli avevi chiesto e, stai certo, l'indomani ti telefonava in merito. Certo che ci mancherai, Ciano, e ce ne vorrà prima che digeriamo la tua assenza. Questa proprio non ce la dovevi fare.

Sommario:

♦ Ricordo di Ciano; ♦ Concerto di Chitarra

di D. Cecconi; ♦ Il valore della

Ginnastica; ♦ Lettera a Parmenide; ♦ Perché “I Promessi

Sposi”; ♦ Poesia ???; ♦ Un sassolino nella

scarpa ….. ; ♦ Attività mese di

Marzo 2014.

Siamo su Internet http://www.unitreosimo.it

News

UNITREOSIMO 24° Anno Accademico

2013 - 2014

A cura della Presidenza

Numero 4 Febbraio 2014 Sede: Piazza Sant’Agostino, 2 Osimo Email: [email protected]

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CONCERTO di CHITARRA del Maestro Daniele CECCONI

di Marco Tomaino

Sabato 15 febbraio alle ore 21,30 presso l’aula Santa Rosa della nostra sede, il maestro osimano Da-niele Cecconi ha tenuto uno splendido concerto per chitarra acustica sola. Classe 1979, laureato con il massimo dei voti in chitarra, clarinetto, discipline musicali e didattica della musica presso il Conserva-torio G. Rossini di Pesaro, Daniele ha allietato i pre-senti che hanno riempito l’aula della nostra sede con brani tratti dal repertorio del compositore pugliese Vito Nicola Paradiso (Schizzi sonori e pezzi dai Pre-ludi sentimentali), nel corso della prima parte del concerto, seguiti da una propria composizione dal titolo Preludio mattutino, da un brano del noto compositore e concertista Roberto Fabbri. Quindi, la parte conclusiva del concerto, in cui Daniele si è esi-bito in una appassionata e coinvolgente miscellanea di composizioni tradizionali sud americane. Al termine del concerto, due sorprese per tutti i pre-senti. La prima, una breve esibizione degli “allievi” di Da-niele frequentanti il laboratorio di chitarra attivato questo anno accademico tra i corsi dell’UniTre osi-mana. I chitarristi in erba hanno accompagnato Da-niele in un’ altra delle sue composizioni, Con te per sempre - dedicata alla moglie presente in sala con un vistoso “pancione” in attesa dell’erede della bella coppia di giovani sposi. Al primo brano, su entusia-stica richiesta di bis dei presenti, Daniele ed i suoi allievi si sono cimentati in un’esecuzione chitarristi-ca del Canone di Pachelbel, composizione musica-le scritta intorno al 1680 dal religioso e musicista tedesco Johann Pachelbel, in piena epoca barocca, ideale omaggio quindi alla grande mostra Da Ru-bens a Maratta – Le meraviglie del Barocco nelle Marche, a cura di Vittorio Sgarbi, conclusasi lo scor-so 12 gennaio, la quale ha riscosso uno strepitoso successo di partecipazione di pubblico e positive at-testazioni da parte della critica di settore.

La seconda sorpresa i presenti l’hanno avuta quando, sulle note di Tanti auguri a te! intonate da Daniele, si è levato un coro per salutare ed omaggiare la socia Luigina Giardinieri per i suoi “primi” 90 anni, cui è seguito un piacevole e simpatico rinfresco per tutti. Un momento simpatico, piacevole e significativo in cui, ancora una volta, sono emersi i valori ed il significato dell’Associazione UniTre, ovvero promuovere, sostenere ed attuare iniziative so-cio-culturali, più che della Terza Età, direi delle Tre Età, considerato che tanto ai diversi corsi e laboratori attivi, quanto alle altre attività sociali (gite, visite, partecipazioni a mostre, organizza-zione di serate ed eventi) partecipano sempre più spesso rappresentanti di tutte le età, anziani, adulti, giovani, giovanissimi ed i bambini del futuro!! Presupposto fondamentale per cercare di salva-guardare – per quanto possibile – una società sana ed equilibrata.

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Il Valore della Ginnastica di Rossana Giorgetti Pesaro

Il valore del corpo,occupa un posto importante nell’antropologia, grazie alla Creazione l’uomo si ritrova il corpo come realtà “donata”. Quando Dio infonde nell’uomo un “alito di vita”, il suo corpo ac-quista immediatamente delle funzioni che lo distin-guono dal mondo animale e vegetale. Quindi quel corpo rende l’uomo somigliante anzi è l’immagine del suo creatore cioè di Dio. Abbiamo perciò il dovere di curare il nostro fisico, per mantenere un aspetto gradevole per sé e per gli altri, per non destare la compassione, ed infine per non pesare sul bilancio familiare e su quello pubbli-co. Quindi per ritardare il processo di invecchiamen-to sugli organi, sui muscoli e sullo scheletro è di par-ticolare importanza praticare la Ginnastica. L’ideale greco vedeva nell’atleta un equilibrio armonico tra il corpo e la mente e nella scuola la ginnastica aveva una valenza educativa come sussidio alle altre disci-pline culturali. Anche nell’antica Roma si praticava il detto “Mens sana in Corpore sano “ per indicare che un fisico sano aiuta la mente a mantenersi viva ed attiva. Se nel 400 il famoso pedagogista Vittorino da Feltre introduce l’Educazione Fisica accanto all’educazione della mente, il medico Gerolamo Mer-curiale nel 500, nella sua ”De arte gimnastica”, ci parla dell’importanza nella medicina di esercizi fisici atti a irrobustire e sanare il corpo. Infine scopriamo un insolito Giacomo Leopardi che scrive: “Ci resta molto da recuperare della civiltà greca e latina, biso-gnerebbe introdurre nelle scuole l’uso della ginnasti-ca, dei bagni e simili” Quindi per gli anziani è di fondamentale importanza praticare la ginnastica per combattere l’indebolimento e la degenerazione dell’organismo, naturalmente grazie ad esercizi mirati e specifici per migliorare la funzionalità del proprio corpo e per a-vere una più forte consapevolezza delle sue potenzia-lità. Guai però a relegare l’anziano in gruppi di soli anziani, l’attività fisica va sì eseguita in gruppo, ma in gruppi diversificati per età e sesso, per non far sentire l’anziano emarginato e per aiutarlo ad entrare in contatto con persone diverse in un momento della vita in cui l’isolamento e la solitudine possono di-ventare un rischio molto grave.

La “Ginnastica Dolce” include una serie di esercizi atti a curare le parti più deboli del corpo: per cor-reggere il portamento, per la schiena e la cervica-le, esercizi per rinforzare gli arti superiori e infe-riori, per mantenere l’agilità delle dita dei piedi e delle mani, per irrobustire la muscolatura addo-minale, coadiuvando però tutti gli esercizi con una corretta respirazione. Naturalmente questa ginnastica va praticata in ambienti accoglienti, attrezzati e diretta da personale altamente qualifi-cato L’Università delle Tre Età di Osimo, conscia della sua funzione culturale e sociale, fin dalla sua fon-dazione ha introdotto il Corso di Educazione Fisi-ca come sussidio alle attività culturali, corso fre-quentato con assiduità e passione da molti iscritti di tutte le età. La scelta della palestra Tygim è sta-ta l’ideale per articolare il corso in tre specialità, grazie alle attrezzature adeguate ed a una trainer di alta qualità professionale. La ginnastica per noi anziani è perciò di particolare importanza sia dal punto di vista fisico-motorio che da quello psico-logico-sociale. Praticate allora la ginnastica se vo-lete mantenervi giovani come me che alla verde età di 84 anni, grazie ad una ginnastica mentale e fisica, mi metto in gioco e sfido la vecchiaia senza paura.

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LETTERA A PARMENIDE

di Rossana Giorgetti Pesaro Caro Parmenide, permettimi di chiamarti “caro”, anche se, certamente tu non mi conosci, io sì. Ti ho conosciuto sui banchi del Liceo, quando affaccendata “tra le suda-te carte”, studiavo la filosofia. Sono passati tanti anni da allora, e ti avevo quasi dimenticato, quando un bel giorno, frequentando il Corso di filosofia all’UNITRE, il prof. Pesco mi ha parlato di Te. Siccome non avevo più pau-ra delle interrogazioni, mi sono avvicinata a Te con una mente sgombra di preoccupazioni cercando di recepire il tuo Pensiero. Sono rimasta affasci-nata dal fatto che lo hai affidato ad un poemetto composto nella lingua omerica, in cui racconti di un viaggio compiuto attraverso la “via del Dio”, scortato dalle figlie del sole per arrivare alla dea “Giustizia”. E per questa strada vai alla ricerca della “Verità”, ma le apparenze ingannano, é quin-

di necessario oltrepassare la prima impressione per giungere a conoscere “l’Originaria verità delle cose” che per Te è molto distante e diversa. Se-condo Omero la verità (alétheia) non è contrapposta alla “Falsità”, ma alla “Menzogna” :la verità è quella che si dice, non quella che è, dunque la ve-rità è il “non nascondimento “, il “disvelamento.” Arriviamo però al punto dove la Giustizia ti indica la strada per oltrepassare le apparenze e com-prendere il vero senso della realtà. Secondo Te tutte le affermazioni sulla realtà si riducono a due “è” e “non è” A questo punto Sherlock Holmes avrebbe detto “Elementare Watson”, purtroppo per me è meno elementa-re, perciò cercherò di entrare nel tuo pensiero come meglio posso. Se ho ben capito secondo Te “è” significa che “non è possibile che non sia” e “non è”significa che “è necessario che non sia”. Questa legge logica, (per te”), diventerà “il principio di non contraddizione”. Non esiste una terza

via alternativa all’ “è” e al “non è”, l’unica infatti, (secondo la dea Giustizia) è “il silenzio “, ”l’assurdo” dai quali non si raggiunge alcuna verità. Perché? perché “ciò che non è non può essere in alcun modo pensato”. A questo punto vorrei continuare, parlando di “Ciò” che é” cioè dell’”Ente”, ma si è fatto tardi e i miei pensieri cominciano ad ingarbugliarsi. E poi non voglio rompere i contatti con Te, ora che ti ho ritrovato, continueremo il discorso nella prossima lettera ,

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Perché “I Promessi Sposi” di Rosalba Roncaglia

Perché i Promessi Sposi?

So che per molti questo straordinario ca-polavoro della nostra letteratura sa un po’ troppo di un programma scolastico mal digerito, soprattutto per l’età in cui lo si affronta. Mi consola pensare che Umberto Eco ed altri intellettuali contemporanei, secondo una recente ricerca, lo considerano tra i tre libri da salvare da un rogo cartaceo universale. Per anni ho percorso questo romanzo pa-gina per pagina, l’ho trovato sempre più bello e forse sono riuscita a trasmettere qualcosa della mia passione, se allievi che incontro oggi mi dicono d’averlo ripreso in mano in età adulta per un interesse rima-sto a germinare nel tempo come un seme nella terra. Ho letto tanti libri, anche molto belli, e tra questi voglio ricordare “La Storia” di Elsa Morante, l’unico, nonostante la profonda diversità del messaggio e della storia che propone, in cui ho trovato la stessa ric-chezza manzoniana. Eppure i Promessi Sposi restano un capo-lavoro difficilmente eguagliabile, perché dentro c’è tutto l’uomo, facilmente ricono-scibile, se lo si libera dai connotati specifi-ci dell’epoca di ambientazione. Dell’essere umano e della sua storia ven-gono colte non solo grandezze e miserie, ma gli interrogativi più profondi, quelli che sottendono anche oggi alla nostra vita come un sottofondo musicale, a volte appena percepibile, a volte imperioso. Sono gli interrogativi esistenziali dell’uomo “canna pensante”, che , come dice Pascal, domina l’universo perché rie-sce a comprenderlo, ma, fragile canna battuta dal vento, ne è schiacciato.

Il dramma dell’uomo c’è tutto ne “I Promessi Sposi”, nonostante la risposa consolante della fede, che lo addolci-sce, ma non lo risolve. Il romanzo man-zoniano è tutt’altro che fideistico, den-tro c’è sempre l’illuminista che pungola, che interroga e non riesce ad abbando-narsi senza pensare. Ecco perché lo trovo estremamente moderno. Ecco perché l’ho voluto proporre agli studen-ti dell’Unitré e devo dire che non ho mai avuto allievi così consapevoli ed entusiasti.

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LE POESIE

riceviamo da un socio garganico migrato a Osimo Leonardo Grana

DEDICATO ALLO SPERONE D’ITALIA Penso che l'ultimo respiro io renderò volgendo il capo verso lo Sperone, dove come stracci appesi al vento brani della mia vita pendono tra i rami delle querce dei mandorli fioriti e degli ulivi; dove il fico d'india ancora punge le mie tenere dita di bambino, dove il verde Adriatico s'azzuffa con la roccia e stanco poi riposa le sue onde sulla calda sabbia o si raccoglie gorgogliando lieve negli oscuri recessi degli scogli. L'ultimo sguardo sarà per Io Sperone donde spesso mi tornano quei brani con i pianti del bimbo e gli ideali del giovinetto pieno di speranze; per l'aspra terra rossa del Gargano che raccoglie le ossa nella quiete di chi ormai è vivo soltanto nel ricordo. Ripenserò - e mi sarà più lieve l'ultimo passo - alle colline gialle di ginestra alle vigne verdi ed opulente ed alle poveri messi devastate da sciami di voraci cavallette; alla secca caligine d'estate all'umido scirocco ed al tagliente vento di tramontana; rivedrò le more polverose, le bacche di ginepro e di mortella, le sue fila di denti bianchi e rossi mi mostrerà ancora il melograno

E mi verranno incontro il convento antico ed il piazzale con la colonna al centro e il piedistallo ove ci ammucchiavamo a contar favole stretti l'uno all'altro come bianche chiocciole su uno stecco. Annegherò felice, scivolerò dal cielo rosso fuoco nella pozza di luce in mezzo al mare insieme al sole calante che l'accende. Oh terra di Diomede! Riscoperta al turismo e al riposo sei diventata solo luogo di consumi e di piaceri. Il villeggiante si rigira intorno a contemplar l'ardua tua bellezza a respirar l'aria di salmastro sapita di arancio e di limone ma penetrarti non può, non può avvertire l'essenza tua riposta ed il mistero che vago spira all'ombra dei tuoi boschi e dagli erti dirupi e dalle forre; né può sentire la melanconia delle tue leggende e dei tuoi miti delle assurde storie di prodighi briganti di streghe e di fantasmi. Solo chi è nato in te, solo chi ha tratto radici alla sua vita dal tuo cuore ne può avvertire la voce e il palpitare. In sintonia perenne ciascuno è solo con la propria terra. Vincenzo Altieri (Da "Terra Rossa" Rieti '91)

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Un sassolino nella scarpa…

di Rosalba Roncaglia

Abbiamo vissuto o siamo vissuti? Qualcuno penserà che la mia sia una pignoleria di vec-chia insegnante d’italiano, ma in realtà per me è una questione d’orecchio, di una mancanza di armonia nel parlare comune, come una stecca durante un brano musicale. Ecco il motivo del contendere. Vivere può essere un verbo transitivo, cioè con comple-mento oggetto, o intransitivo. Se è transitivo vuole l’ausiliare avere (ho vissuto una vita); se è intransitivo vuole l’ausiliare essere (sono vissuto in città). Oggi nel parlare comune, ma anche in quello di confe-renzieri, giornalisti, scrittori, si usa quasi invariabilmen-te l’ausiliare avere, non so se per ignoranza o per un’evoluzione della lingua, che tende alla semplificazio-ne. Fatto è che quando lo sento usare impropriamente, fosse pure dal presidente della repubblica, per un moto istintivo penso “che somaro!”. E mi verrebbe di fare un bel segnaccio con la matita blu.

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LE POESIE

Rossana Giorgetti Pesaro

J’ACCUSE…

Sorridevi ….

quel giorno là all’altare, coronando quel sogno d’amore, contro il volere dei tuoi genitori. Sorridevi …

convinta che lui fosse il tuo uomo con cui volevi passar tutta la vita. Sorridevi ….

finchè un bel giorno osasti opporti ad una sua richiesta. Sorridevi …

quando all’improvviso ti sferrò uno schiaffo lasciandoti il segno delle dita Sorridevi …

quando lui dicendosi pentito ti ha supplicato di dargli il tuo perdono Sorridevi …

sperando che cambiasse ma lui ti prese a calci e pugni come una belva inferocita Fuggivi … invano

quando ti colpì una e più volte con un coltello, spegnendo per sempre il tuo sorriso.

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MARZO 2014

Corsi quindicinali

Giorno Orario Materia Docente

Mercoledì 5 ore 16.30 ore 18.00

Psicologia Crimilogia”

Diamanti, Zanobini Nozzolillo

Giovedì 6 ore 16.00 ore 18.00

Storia dell’Arte Salute e Benessere

Galassi Stramentinoli

Venerdì 7 ore 16.00 ore 17.00

Il problema ecologico Archeologia

Don Quirino Pirani

Lunedì 10 ore 17.00 Astronomia Morroni

Martedì 11 ore 17.00 ore 18.00

Numerologia Medicina tradizionale cinese

Tittarelli Castricini

Mercoledì 12 ore 16.30 ore 18.00

Attualità scientifiche Dura Lex sed LEX

Pettorossi Volpentesta

Giovedì 13 ore 17.30 I Promessi Sposi Roncaglia

Lunedì 17 ore 17.00 Film e letteratura … “Frida” Roccato

Martedì 18 ore 17.00 Meditazione 2 Guerrini

Mercoledì 19 ore 16.30 ore 18.00

Psicologia Criminologia

Diamanti, Zanobini Nozzolillo

Venerdì 21 ore 16.00 ore 17.00

Il problema ecologico Archeologia

Don Quirino Pirani

Lunedì 24

ore 17.00 ore 18.00

Astronomia I Santi che hanno fatto grande

la Chiesa

Morroni Riderelli

Martedì 25 ore 17.00 ore 18.00

Aforismi Biografie

Martedì Nozzolillo

Mercoledì 26 ore 16.30 ore 18.00

Attualità scientifiche Dura Lex sed LEX

Pettorossi Volpentesta

Giovedì 27 ore 16.00 ore 18.00

Storia dell’Arte Salute e Benessere

Galassi Ricci

Si comunica che le lezioni di GEOGRAFIA sono sospese