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Direore responsabile: Ennio Triggiani. Responsabile di redazione: M. Irene Paolino Registrazione n. 1373 del 18.06.1998 Tribunale di Bari n. 2 - Febbraio 2014 SOMMARIO LA RISPOSTA DEL GRUPPO BEI ALLA CRISI NORMATIVA DELL’UE NEI SERVIZI DI SANITÀ PUBBLICA GIORNATA EUROPEA PER LE VITTIME DI REATO LA POLITICA MIGRATORIA ESTERNA DELL’UE PREVISIONI D’INVERNO 2014 DIRITTO DEI CONTRATTI DI ASSICURAZIONE GIORNATA PER LA PARITÀ RETRIBUTIVA LA RISPOSTA DEL GRuPPO BEI ALLA cRISI D urante il 2013, il Gruppo BEI ha incrementato il suo sostegno finanziario per ri- spondere alla crisi e promuovere crescita e occupazione in Europa. Il Gruppo, composto dalla Banca europea per gli invesmen (BEI) e dal Fondo europeo per gli inve- smen (FEI), ha erogato finanzia- men che hanno toccato il livello record di 75,1 miliardi di euro, con un +37% rispeo al 2012, di cui 67,1 miliardi di euro, +42% ri- speo all’anno precedente, sono i finanziamen nell’UE. La Banca è l’azionista di maggioranza del FEI e, per dare maggiore incisività al ruolo del Fondo, il Consiglio di amministrazione della BEI ha de- ciso, nel dicembre 2013, di raffor- zarlo incrementandone il capita- le e dotandolo di un più ampio mandato. Agendo da banca dell’UE, l’interesse della BEI è rimasto concentrato sulle principali priorità dell’UE: l’Azione a favore del clima, con 19 miliardi di euro a livello globale, e le infra- struure strategiche, con 15,9 mi- liardi di euro. La Banca ha anche impiegato nuovi specifici strumen, come il meccanismo di finanziamento per il commercio estero, il fondo di ga- ranzia per le PMI e le obbligazioni per finanziare proge infrastrut- turali, i cosidde project bonds. L’aspeo più rilevante è che, in virtù del sostegno del Gruppo BEI, l’accesso ai finanziamen da parte delle piccole medie imprese è sta- to fortemente potenziato. Per in- cenvare la compevità dell’eco- nomia europea, il Gruppo BEI ha, inoltre, puntato sulla ricerca e l’in- novazione, erogando 17,2 miliardi di euro. Nel luglio del 2013, la BEI ha varato un apposito “Piano Gio- vani” per l’occupazione giovanile, conosciuto come Skills and Jobs. Invesng for Youth, che affianca l’azione di contrasto alla disoccu- pazione giovanile messa in campo dall’Europa, con una dotazione finanziaria iniziale di 6 miliardi di euro. La BEI, inoltre, ha desnato 7,7 miliardi di euro a proge si- tua nei Paesi terzi, connuando a svolgere un ruolo sulla scena internazionale. (Fonte: UE)

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Direttore responsabile: Ennio Triggiani. Responsabile di redazione: M. Irene PaolinoRegistrazione n. 1373 del 18.06.1998 Tribunale di Bari n. 2 - Febbraio 2014

SOMMARIOLa risposta deL gruppo Bei aLLa crisi

Normativa deLL’ue Nei servizi di saNità puBBLica

giorNata europea per Le vittime di reato

La poLitica migratoria esterNa deLL’ue

previsioNi d’iNverNo 2014

diritto dei coNtratti di assicurazioNe

giorNata per La parità retriButiva

LA RISPOSTA DEL GRuPPO BEI ALLA cRISI

Durante il 2013, il Gruppo BEI ha incrementato il suo sostegno finanziario per ri-

spondere alla crisi e promuovere crescita e occupazione in Europa. Il Gruppo, composto dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) e dal Fondo europeo per gli inve-stimenti (FEI), ha erogato finanzia-menti che hanno toccato il livello record di 75,1 miliardi di euro, con un +37% rispetto al 2012, di cui 67,1 miliardi di euro, +42% ri-spetto all’anno precedente, sono i finanziamenti nell’UE. La Banca è l’azionista di maggioranza del FEI e, per dare maggiore incisività al ruolo del Fondo, il Consiglio di amministrazione della BEI ha de-ciso, nel dicembre 2013, di raffor-zarlo incrementandone il capita-

le e dotandolo di un più ampio mandato. Agendo da banca

dell’UE, l’interesse della

BEI è rimasto concentrato sulle principali priorità dell’UE: l’Azione a favore del clima, con 19 miliardi di euro a livello globale, e le infra-strutture strategiche, con 15,9 mi-liardi di euro. La Banca ha anche impiegato nuovi specifici strumenti, come il meccanismo di finanziamento per il commercio estero, il fondo di ga-ranzia per le PMI e le obbligazioni per finanziare progetti infrastrut-turali, i cosiddetti project bonds. L’aspetto più rilevante è che, in virtù del sostegno del Gruppo BEI, l’accesso ai finanziamenti da parte delle piccole medie imprese è sta-to fortemente potenziato. Per in-centivare la competitività dell’eco-nomia europea, il Gruppo BEI ha, inoltre, puntato sulla ricerca e l’in-novazione, erogando 17,2 miliardi di euro. Nel luglio del 2013, la BEI ha varato un apposito “Piano Gio-

vani” per l’occupazione giovanile, conosciuto come Skills and Jobs. Investing for Youth, che affianca l’azione di contrasto alla disoccu-pazione giovanile messa in campo dall’Europa, con una dotazione finanziaria iniziale di 6 miliardi di euro. La BEI, inoltre, ha destinato 7,7 miliardi di euro a progetti si-tuati nei Paesi terzi, continuando a svolgere un ruolo sulla scena internazionale. (Fonte: UE)

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La Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione eu-ropea per non aver applicato correttamente

la Direttiva 2003/88/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 4 novembre 2003 concernen-te taluni aspetti dell’organizzazione dell’orario di lavoro, ai medici operanti nel servizio sanitario pubblico.

In forza della normativa italiana diversi dei diritti fondamentali contenuti nella direttiva sull’orario di lavoro, come il limite di 48 ore stabilito per l’orario lavorativo settimanale medio e il diritto a periodi minimi giornalieri di riposo di 11 ore consecutive, non si applicano ai “dirigenti” operanti nel servizio sanitario nazionale, e i medici attivi nel servizio sanitario pubblico italiano sono formalmente classificati quali “dirigenti”, senza necessariamente godere delle prerogative o dell’autonomia dirigenziali durante il loro orario di lavoro. La direttiva europea, invece, non consente agli Stati membri di escludere “i dirigenti o le altre persone aventi potere di decisione autonomo” dal godimento di tali diritti. Pertanto,

la Commissione ha inviato nel maggio 2013 all’Italia un “parere motivato” in cui chiedeva di adottare le misure necessarie per assicurare che la legislazione nazionale ottemperasse alla direttiva. La direttiva consente, invece, una certa flessibilità nel posporre i periodi minimi di riposo per motivi giustificati, ma soltanto a condizione che il lavoratore possa recuperare subito dopo le ore di riposo di cui non ha fruito.

Per quanto riguarda i medici operanti in qualità di lavoratori subordinati, questi sono sempre stati aiutati nel campo di applicazione della Direttiva sull’orario di lavoro. Per i medici in formazione, la limitazione dell’orario di lavoro è stata introdotta gradualmente, sulla base di regole speciali, nel periodo 2000-2009. Dal 1° agosto 2009 il limite di 48 ore si applica anche ai dottori in formazione. Le regole della direttiva si applicano appieno ai medici in formazione in tutti gli Stati membri dell’UE dall’1 agosto 2004. (Fonte: UE)

Per ulteriori informazioni: http://ec.europa.eu/social/main.jsp?langId=en&catId=860

NORMATIvA DELL’uE NEI SERvIzI DI SANITà PuBBLIcA

Nel rilevare le potenzialità di crescita sosteni-bile e creazione di occupazione del settore del turismo costiero e marittimo in Europa,

la Commissione europea ha presentato la nuova strategia a sostegno di un settore in crescita, che nel 2013 ha registrato un aumento dell’1,6% ri-spetto al 2012. Nella sua strategia, la Commissione prospetta 14 azioni volte ad aiutare le regioni co-stiere e le imprese a superare le sfide del settore quale motore essenziale dell’economia blu in Euro-pa. Tra le azioni proposte figurano l’agevolazione di una cooperazione e di un dialogo paneuropei più stretti fra tutti i portatori d’interesse nel settore del turismo costiero, i partenariati pubblico-privato, la promozione delle competenze e dell’innovazione, la promozione dell’ecoturismo e la redazione di una guida in linea che, illustrando le diverse possibilità di finanziamento, contribuisca ad attrarre investi-menti. Nella concezione e attuazione delle azioni un ruolo fondamentale spetta agli Stati membri, agli enti regionali e agli operatori del settore. No-nostante le potenzialità nel settore sussistono una serie di ostacoli: lacune nei dati e nelle conoscen-ze, volatilità della domanda, grande incidenza del-

la stagionalità, carenza di competenze adeguate e scarsa innovazione, difficoltà nell’accesso ai finan-ziamenti. Le azioni prospettate nella strategia in-tendono aiutare il settore a superare questi ostacoli e a creare un contesto in grado di attrarre investi-menti e conferire sostenibilità alle attività del set-tore, preservare il patrimonio naturale e culturale, recare vantaggi consistenti in termini economici e ambientali e contribuire a migliorare la competitivi-tà del settore su scala mondiale.Il turismo costiero e marittimo occupa quasi 3,2 mi-lioni di persone, genera un valore aggiunto lordo di 183 miliardi di euro nell’economia europea e conta per oltre un terzo nel prodotto lordo dell’economia marittima. (Fonte: UE)Per ulteriori informazioni:Direzione generale Affari marittimi:http://ec.europa.eu/maritimeaffairs/policy/coa-stal_tourism/index_it.htmDirezione generale Imprese e l’industria: http://ec.europa.eu/enterprise/sectors/tourism/index_en.htm

TuRISMO cOSTIERO E MARITTIMO: NuOvA STRATEGIA DELL’uE

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In occasione della Giornata europea per le vitti-me di reato, che si celebra il 22 febbraio, la Com-missione europea interviene per assicurare che

esse possano far valere nella pratica i loro diritti sanciti dalla legislazione europea.Le nuove norme sui diritti minimi delle vittime nell’UE sono state adottate il 25 ottobre 2012 con la direttiva 2012/29/UE, che garantisce una serie di diritti minimi per le vittime, ovunque si trovino nell’UE, compreso un adeguato livello di sostegno, informazione e protezione. Poiché gli Stati membri hanno tempo fino al 16 novembre 2015 per trasporre le disposizioni europee nella loro legislazione nazionale, la Commissione ha pubblicato alcuni orientamenti per aiutarli in questo processo. Gli orientamenti sono stati preparati dalla DG Giustizia della Commissione europea in collaborazione con le organizzazioni di sostegno alle vittime e le autorità nazionali. Il documento fornisce chiarimenti sulle disposizioni della direttiva per contribuire alla concreta attuazione e all’applicazione nella pratica dei vari diritti sanciti dalla direttiva. La direttiva garantirà che:• le vittime siano trattate in modo rispettoso, e polizia, procuratori e magistrati ricevano la necessaria formazione per occuparsene;• le vittime siano informate dei loro diritti e delle cause che li riguardano in un modo a loro comprensibile;

• il sostegno alle vittime sia garantito in ciascuno Stato membro;• le vittime possano prendere parte al procedimento, se lo desiderano, e siano aiutate ad assistere al processo;• le vittime vulnerabili come minori, vittime di stupro o persone disabili, siano identificate e adeguatamente tutelate;• le vittime siano protette durante la fase delle indagini e quella del procedimento penale.Le norme minime in favore delle vittime sono par-te integrante dell’obiettivo generale di costruire uno spazio europeo di giustizia che consenta ai cittadini, ovunque essi si trovino, di poter contare su una serie di diritti fondamentali e di avere fidu-cia nel sistema giudiziario. Inoltre, per contribuire a proteggere le vittime di atti di violenza da ul-teriori danni da parte dei loro aggressori, è stato adottato nel giugno 2013 il regolamento sul rico-noscimento reciproco delle misure di protezione in materia civile. (Fonte: UE)

Per ulteriori informazioni:Orientamenti per gli Stati membri:http://ec.europa.eu/justice/criminal/files/vic-tims/guidance_victims_rights_directive_en.pdfCommissione europea – diritti delle vittime:http://ec.europa.eu/justice/criminal/victims/in-dex_en.htm

GIORNATA EuROPEA PER LE vITTIME DI REATO

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In una relazione adottata dalla Commissione europea, in cui sono analizzati i principali sviluppi avvenuti nella politica migratoria esterna dell’UE

nel 2012 e nel 2013, si constata che, a due anni dall’avvio dell’approccio globale rinnovato in materia di migrazione e mobilità, sono stati ottenuti risultati importanti nel rafforzamento del dialogo e della cooperazione, ma la politica e gli strumenti esistenti in materia di migrazione e asilo potrebbero essere sfruttati meglio, fra l’altro anche allo scopo di aumentare l’attrattiva dell’Unione europea e rafforzarne l’economia.

L’approccio globale in materia di migrazione e mobilità costituisce, a partire dal 2005, il quadro generale della politica esterna dell’UE in materia di migrazione e asilo e definisce il modo in cui l’Unione conduce il dialogo politico e la cooperazione operativa con i paesi terzi. Si basa su priorità chiaramente definite, che riflettono gli obiettivi strategici dell’UE, ed è integrato nella politica estera generale dell’Unione, compresa la cooperazione allo sviluppo. Lo scopo è quello di promuovere la cooperazione con i paesi terzi partner in quattro settori: organizzare meglio la migrazione legale e promuovere una mobilità ben gestita; prevenire e combattere la migrazione irregolare e debellare la tratta degli esseri umani; aumentare al massimo l’incidenza della migrazione sullo sviluppo; promuovere la protezione internazionale e rafforzare la dimensione esterna dell’asilo. L’attuazione dell’approccio globale avviene tramite dialoghi politici regionali e bilaterali, strumenti giuridici ed una vasta gamma di iniziative di sostegno a programmi e ai progetti, aperti alla società civile,

le associazioni di migranti e le organizzazioni internazionali.

La mobilità internazionale è in aumento e la mi-grazione per lavoro costituirà un aspetto ancora più cruciale nei prossimi anni. A questo proposi-to si potrebbe accentuare il ruolo dei partenariati per la mobilità, facilitando gli scambi di studenti o professionisti, potenziando le capacità di gestione della migrazione nei paesi terzi, introducendo pro-grammi di migrazione circolare, aumentando la protezione sociale dei migranti in posizione rego-lare, affrontando se opportuno la questione della portabilità dei diritti sociali, agevolare il rilascio di visti per soggiorni di breve durata. Questi aspetti potrebbero avere conseguenze positive per lo svi-luppo nei paesi terzi, tra cui l’aumento delle op-portunità economiche e dei legami commerciali con l’UE e il rafforzamento dei contatti interper-sonali e degli scambi culturali, ma per affrontare questa realtà occorrono azioni adeguate alle esi-genze e alle priorità di tutte le parti interessate, un uso migliore degli strumenti esistenti, quali i partenariati per la mobilità e le norme comuni in materia di visti, e il potenziamento della parteci-pazione degli Stati membri all’applicazione delle politiche dell’UE. (Fonte: UE)

Per leggere la Relazione sull’attuazione dell’ap-proccio globale in materia di migrazione e mobili-tà nel 2012-2013:

http://ec.europa.eu/dgs/home-affairs/e-library/documents/policies/international-affairs/general/docs/gamm_implementation_report_2012_2013_en.pdf

LA POLITIcA MIGRATORIA ESTERNA DELL’uE

Nella relazione redatta dal gruppo di esperti sul diritto europeo dei contratti assicurativi, incaricato dalla Commissione europea

di analizzare la presenza di eventuali ostacoli al commercio transfrontaliero in materia di diritto dei contratti di assicurazione tra Stati membri, si nota che le differenze esistenti tra le diverse normative in materia ostacolano il commercio transfrontaliero

di prodotti assicurativi, a causa dei costi elevati e della mancanza di certezza giuridica, con la

conseguenza che per i consumatori e le imprese risulta svantaggioso sottoscrivere contratti assicurativi in altri Stati membri.Attualmente, un cittadino che si trasferisce in un altro paese dell’UE per motivi di lavoro potrebbe essere costretto a stipulare una nuova assicurazione auto o potrebbe avere difficoltà a far riconoscere i diritti acquisiti nel quadro di un piano pensionistico privato sottoscritto nel proprio paese d’origine. Analogamente, è possibile che le imprese

DIRITTO DEI cONTRATTI DI ASSIcuRAzIONE

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5con succursali in diversi paesi dell’UE debbano sottoscrivere polizze distinte a condizioni diverse in ogni paese, invece di una polizza unica valida per tutta l’UE. Il compito del gruppo di esperti, composto da 20 persone di 12 Stati membri, provenienti da ambiti professionali diversi, era quello di capire se e in quale misura le differenze tra le diverse normative in materia possono ostacolare il commercio e l’utilizzo transfrontaliero dei prodotti assicurativi. Nella relazione, il gruppo ha presentato le seguenti principali conclusioni:• le compagnie di assicurazioni devono adeguare i propri contratti alle discipline nazionali del paese in cui risiede il detentore della polizza, rispettando gli obblighi in materia di informazioni precontrattuali;• le differenze tra le normative contrattuali aumentano i costi e creano una situazione di incertezza giuridica e per i consumatori e le imprese risulta difficile sottoscrivere polizze in altri Stati membri;• gli ostacoli relativi al diritto contrattuale sono minori nei mercati delle assicurazioni grandi rischi collegati a un’attività commerciale o nel caso di certe assicurazioni per imprese di grandi dimensioni.L’11 ottobre 2011 la Commissione europea aveva presentato la proposta per un diritto comune europeo della vendita facoltativo al fine di stimolare il commercio e ampliare la scelta dei consumatori in settori diversi da quello dei servizi finanziari. Inoltre, aveva incontrato i leader delle compagnie di assicurazione europee per avviare un dialogo con i rappresentanti del settore assicurativo e dare una risposta alle preoccupazioni espresse dalle parti

interessate durante la consultazione sul “Libro verde sulle opzioni possibili in vista di un diritto europeo dei contratti per i consumatori e le imprese”. La Commissione ha così istituito il Gruppo di esperti che hanno fatto osservare che le divergenze nella disciplina dei contratti di assicurazione generano costi aggiuntivi e creano incertezza giuridica per il commercio transfrontaliero di prodotti assicurativi. Successivamente a tali osservazioni, il Parlamento europeo ha invitato la Commissione a esaminare più in dettaglio la situazione del settore assicurativo. Pertanto, il gruppo di esperti ha riunito le principali parti interessate - tra cui imprese di assicurazione, rappresentanti dei consumatori e utenti commerciali, studiosi e professionisti del diritto selezionati tramite una procedura di selezione concorrenziale - che si sono incontrate a cadenza mensile per cercare possibili soluzioni agli ostacoli in materia di diritto dei contratti di assicurazione. (Fonte: UE)Per ulteriori informazioni:Rapporto del Gruppo di esperti: http://ec.europa.eu/justice/contract/insurance/index_en.htmCommissione europea diritto dei contratti: http://ec.europa.eu/justice/contract/index_en.htm

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Dalle cifre rese note dalla Commissione euro-pea, il differenziale retributivo di genere, cioè la differenza media tra la retribuzione oraria

di uomini e donne nell’intera economia, è rimasto quasi immutato negli ultimi anni al 16,4% circa. In Europa, quindi, le donne continuano a lavorare 59 giorni a salario zero, cioè sono 59 i giorni che una donna dovrebbe lavorare in più per guadagnare quanto un uomo. Per questo motivo, il 28 febbraio si celebra la Giornata europea per la parità retribu-tiva, data che corrisponde al 59° giorno dell’anno.La Giornata europea, giunta alla sua quarta edizione, è stata inaugurata il 5 marzo 2011, la seconda si è celebrata il 2 marzo 2012 e la terza il 28 febbraio 2013.Negli ultimi anni il divario si è ridotto solo in misura marginale, ma la constatazione più amara è che il lievissimo livellamento è in buona parte attribuibile a una diminuzione delle retribuzioni maschili, come conseguenza della crisi economica, che è stata più forte in alcuni settori a prevalente manodopera maschile (edilizia, ingegneria), più che ad un aumento di quelle femminili. In Danimarca, nella Repubblica Ceca, in Austria, nei Paesi Bassi e a Cipro si registra una costante riduzione del divario, mentre altri paesi, come la Polonia e la Lituania, hanno invertito la tendenza al ribasso nel 2012. In alcuni paesi, come l’Ungheria, il Portogallo, l’Estonia, la Bulgaria, l’Irlanda e la Spagna, negli ultimi anni il differenziale retributivo di genere è aumentato.La parità di genere è uno dei capisaldi dell’Unione europea e la parità retributiva, sancita dai trattati sin dal 1957, trova attuazione nella direttiva 2006/54/CE sulla parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego.In una relazione adottata dalla Commissione il 9 dicembre 2013 sull’attuazione delle norme dell’UE sulla parità di trattamento di uomini e donne in materia di impiego, la Commissione ha constatato che la parità retributiva è ostacolata da una serie di fattori: sistemi retributivi poco trasparenti, assenza di chiarezza giuridica nella definizione di “lavoro di

pari valore” e ostacoli procedurali. Riguardo a tali ostacoli, le vittime di discriminazioni retributive

non sono sufficientemente informate su come presentare un ricorso efficace e non sono disponibili dati sui livelli salariali per categoria di dipendenti. La Commissione sta attualmente valutando i possibili interventi a livello europeo per accrescere la trasparenza salariale e ridurre così il differenziale retributivo di genere. Oltre a monitorare la corretta applicazione della normativa unionale, la Commissione è intervenuta costantemente su tutti i fronti per colmare il divario retributivo. Tra gli interventi si annoverano l’iniziativa Equality Pays Off, portata avanti nel 2012 e nel 2013, che ha sostenuto i datori di lavoro impegnati a ridurre il divario retributivo di genere con l’organizzazione di seminari e formazione, le raccomandazioni specifiche per paese formulate ogni anno nel quadro del semestre europeo, che richiamano l’attenzione degli Stati membri sulla necessità di affrontare il problema del divario retributivo, le giornate europee per la parità retributiva, lo scambio di buone prassi, il finanziamento di iniziative degli Stati membri attraverso i Fondi strutturali e le azioni della società civile. (Fonte: UE)

Per ulteriori informazioni:Divario salariale tra donne e uomini: http://ec.europa.eu/justice/gender-equality/gender-pay-gap/index_it.htmEquality Pays Off: http://ec.europa.eu/justice/gender-equality/equality-pays-off/index_en.htm

GIORNATA PER LA PARITà RETRIBuTIvA