Febbraio 2010

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Mensile di informazione, politica e cultura dell’Associazione Luciana FIttaioli - Anno II, n. 2 - Foligno, febbraio 2010 Sono più di 10.000 gli abitan- ti dell’estensione territoriale che va dalla frazione di S. Pao- lo passando per i due grandi quartieri Ina Casa, impianta- to intorno agli anni ’50, e Fla- minio, realizzato intorno agli anni ’70, fino ad arrivare alla frazione storica di Uppello. Un elevato numero di abitan- ti distribuiti all’interno di un’area piuttosto grande do- ve vi sono degli agglomerati urbani ad alta intensità di po- polazione che si alternano ad aree meno affollate o semi- vuote. Un territorio vasto e diversi- ficato composto da un tessu- to sociale non omogeneo con prevalente popolazione an- ziana e con una presenza im- portante di extracomunitari, che rappresenta una realtà con una moltitudine di esi- genze, ma anche di risorse. Questi anni di attività ammi- nistrativa hanno richiesto particolare impegno per tro- vare soluzioni concrete alle numerose necessità, ma an- che dato in cambio soddisfa- zioni, grazie al raggiungimen- to di molti degli obiettivi pre- fissati e al lavoro di sinergia tra l’Amministrazione Comu- nale e la Circoscrizione che sono riuscite a coinvolgere le realtà presenti nel territorio (parrocchie, scuole associa- zioni). Vista la presenza di barriere naturali come il fiume Topino ed artificiali come le linee fer- roviarie Foligno-Ancona e Fo- ligno-Terontola in questi an- ni si è lavorato molto per cer- care di far uscire questa zona dall’isolamento con il resto della città. Ne sono testimonianza la rea- lizzazione del sottopasso pe- donale sotto la stazione, il sottopasso pedonale e cicla- bile di Porta Ancona, il ponte pedonale e ciclabile sul Fiu- me Topino all’altezza delle ex Fornaci Hoffman, l’allarga- mento dei ponti di via Mon- tello, via Isonzo, di Ponte An- timo e la previsione di un ponte carrabile in via Gari- gliano, e l’avvio dei lavori nel 2009 della cosiddetta Varian- te Nord che ultimati colleghe- ranno via Campagnola con San Giovanni Profiamma e quindi i quartieri di Sportella Marini e Prato Smeraldo. La previsione di complanari in entrata ed in uscita in via Campagnola permetteranno di avere un collegamento di- retto con la S.S. Flaminia per gli abitanti di Belfiore, Vescia, S. Paolo e S. Marini. Con queste opere si andran- no a potenziare i collegamen- ti intra ed extra quartiere, e con l’eliminazione dei pas- saggi a livello (via Serena e viale Ancona e Grandi Offici- ne) entro il 2011 tale isola- mento, durato per decenni, si risolverà in maniera significa- tiva. Inoltre il collegamento delle navette per il Centro Storico e l’ospedale, prima inesistenti, contribuiscono in modo tan- gibile a completare il quadro viario. Tra gli obiettivi più importan- ti raggiunti vorrei ricordare i più importanti: il trasferimen- to da San Paolo dell’obsoleto insediamento ELFGAS indu- stria insalubre di I^ classe a rischio di incidente rilevante; l’opposizione ferma e decisa alla riattivazione dell’ex de- posito di munizioni militare di Uppello come deposito di esplosivi in una zona che il P.R.G. del Comune di Foligno fin dal 1984 ha classificato l'a- rea come “Parco Pubblico” de- nominato “Parco Monte di Pa- le – Sassovivo” a confine con un luogo SIC (Sito di Interes- se Comunitario); l’amplia- mento della scuola elementa- re di “Sportella Marini”, ri- strutturazione e adeguamen- to delle scuole dell’infanzia, dell’asilo nido ed elementare dell’Ina-Casa; l’insediamento di importanti servizi per la comunità come l’Ufficio Po- stale, la Farmacia, la Banca, supermercati e negozi; l’ani- mazione bambini post-scuo- la e animazione estiva; il po- tenziamento della pubblica il- luminazione, la realizzazione delle asfaltature e la regimen- tazione delle acque meteori- che; la riqualificazione di Piazza Risorgimento; l’aper- tura presso la ex sede della Circoscrizione di una Sala di Lettura - Centro di vita cultu- rale ove è presente l’Univer- sità Popolare con un proprio calendario didattico, corsi di inglese ed informatica; la si- stemazione dei parcheggi pubblici di via Sicilia, via Tra- simeno, via dei Preti e nella frazione di Uppello; la riqua- lificazione delle aree verdi di via Tiziano, via Sicilia, via Mancini, via Ombrone, via Mancinelli; la metanizzazio- ne, asfaltatura e ridefinizione del parcheggio nella frazione di Uppello, sistemazione del- l’ex-scuola media con realiz- zazione di spazi per il Centro Sociale ad Uppello; la rinasci- ta dell’ex Centro Fiera (area dismessa); realizzazione di un parcheggio pubblico con il collegamento con la stazione FS, edilizia residenziale, sede provinciale Inail ecc.. Gli obiettivi raggiunti, ridefi- niscono gli aspetti che quali- ficano un territorio come il “luogo in cui vivere” con ser- vizi, collegamenti, strutture e impianti idonei a garantire una qualità della vita dignito- sa e che prevengano i rischi di marginalizzazione, di disa- gio e scollamento sociale. Molto è stato fatto in questi ultimi anni per uno sviluppo sostenibile del territorio. Per non disperdere quanto prodotto, occorre dare conti- nuità al progetto ideato in modo che possa essere com- pletato il quadro dei servizi, degli spazi aggregativi e so- ciali, valorizzando il patrimo- nio culturale, storico e asso- ciativo per una migliore qua- lità della vita. Politiche concrete per realiz- zare la società che vogliamo: individuazione dei servizi della ASL da convenzionare con le due Farmacie AFAM presenti nei quartieri; zona archeologica di Via Rubico- ne; coinvolgimento dell’Am- ministrazione Comunale e della Soprintendenza del- l’Umbria per la realizzazione di un parco archeologico: ta- le progetto costituirebbe un importante polo di attrazio- ne turistica oltre a rappre- sentare un vanto per tutta la città; potenziamento e rego- lamentazione degli impianti sportivi e delle aree verdi con forme di gestione inte- grata e adeguate alle esigen- ze pubbliche e del territorio; apertura della sede della ex Circoscrizione diversi giorni della settimana per un “Cen- tro di vita culturale” con l’au- silio del volontariato; riqua- lificazione del II° stralcio di Viale Ancona e riqualificazio- ne di Via Piave; individuazio- ne di idonee pensiline pres- so le fermate della “navetta”; costituzione delle Consulte di Quartiere… Nella storia dei popoli e dei governi è accaduto alcune volte che eventi negativi straordinari hanno travolto le pur ottime capacità e l’o- nesto impegno dei respon- sabili del governo. Altre volte è persino accadu- to che grazie alla capacità ed all’onestà di certi governanti tali eventi negativi hanno avuto conseguenze di mino- re gravità. Queste però sono state sem- pre eccezioni. La “regola” che ci ha insegna- to la storia è stata quella di governanti modesti nel gesti- re la normalità e del tutto in- capaci di gestire l’emergenza. Nella cultura comunista, che non conosce né l’assoluzio- ne garantita del pentimento né la dannazione eterna per l’imperdonabile, la vita so- ciale e politica viene gover- nata con gli strumenti della critica e della autocritica. La prima per indagare sulle ragioni degli eventi, com- prenderne cause e conse- guenze per correggere l’er- rore e migliorare il futuro; la seconda per accertare le re- sponsabilità, riconoscerle ed ammetterle per diventare migliori e nuovamente utili. Diceva il Presidente Mao: “Sia- mo al servizio del popolo, perciò non abbiamo paura quando gli altri notano e cri- ticano le nostre manchevo- lezze. Siamo pronti ad accet- tare la critica dei nostri difet- ti da chiunque. Se hanno ra- gione loro, ci correggeremo. Ogni proposta diretta a mi- gliorare il benessere del po- polo sarà da noi accettata”. L’Italia sprofonda in una crisi economica gravissima che certamente viene da lontano, ma che ha trovato nel nostro paese un terreno fertile pre- parato da politiche di gover- no dell’economia insensate e l’Umbria non si sottrae a que- sta crisi e critica. La regione “ex bella” sta de- gradando rapidamente verso una diffusa meridionalizza- zione economica, sociale e culturale, sempre più aggrap- pata a sussidi e ad opere pub- bliche troppo spesso inutili, scoordinate e fini a se stesse. Una dopo l’altra cadono le “eccellenze” e soprattutto si va dissolvendo la struttura portante della produzione meccanica di qualità che sin dall’inizio del novecento aveva fatto di questa picco- la regione un punto di riferi- mento nazionale. In pochi anni si sta disper- dendo un enorme patrimo- nio, sia economico che cul- turale, faticosamente accu- mulato in decenni di buon governo comunista. Abbiamo di recente assistito ai confronti delle “primarie” che ha (ri)portato alla ribal- ta personaggi che stanno di- mostrando una longevità politica che insegue da vici- no il record di Andreotti che sino a ieri sembrava irrag- giungibile. Eppure non s’è sentita l’eco di una sola critica, tanto me- no di pentimenti e meno che mai di autocritiche. Sportella Marini Critica e autocritica All’interno Patti Chiari: trasparenza bancaria pag. 2 Essere comunista: lettera a un amico pag. 3 Benetton: la terra del popolo Mapuche pag. 4 “La passeggia”: un racconto tra i boschi pag. 5 Presidio alla Merloni: “diario di bordo” pag. 6-7 Stato di Emergenza: per eludere le regole pag. 8 Papilloma: strategie di prevenzione pag. 9 Cucina: due ricette facili pag. 10 Spettacoli: pag. 11 Antonio Merloni spa? non c’è fretta pag. 12 4 4 pagine di inserto pagine di inserto PAOLO GUBBINI Un quartiere vasto e articolato: dal parco fluviale alla collina, dalle Officine al Centro Servizi Una piccola città di diecimila abitanti che cambiano di età e di nazionalità

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Mensile d'informazione politica e cultura dell'Associazione comunista "Luciana Fittaioli", via del Grano 11-13 Foligno (PG) Italia

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Mensile di informazione, politica e cultura dell’Associazione Luciana FIttaioli - Anno II, n. 2 - Foligno, febbraio 2010

Sono più di 10.000 gli abitan-ti dell’estensione territorialeche va dalla frazione di S. Pao-lo passando per i due grandiquartieri Ina Casa, impianta-to intorno agli anni ’50, e Fla-minio, realizzato intorno aglianni ’70, fino ad arrivare allafrazione storica di Uppello.Un elevato numero di abitan-ti distribuiti all’interno diun’area piuttosto grande do-ve vi sono degli agglomeratiurbani ad alta intensità di po-polazione che si alternano adaree meno affollate o semi-vuote.Un territorio vasto e diversi-ficato composto da un tessu-to sociale non omogeneo conprevalente popolazione an-ziana e con una presenza im-portante di extracomunitari,che rappresenta una realtàcon una moltitudine di esi-genze, ma anche di risorse. Questi anni di attività ammi-nistrativa hanno richiestoparticolare impegno per tro-vare soluzioni concrete allenumerose necessità, ma an-che dato in cambio soddisfa-zioni, grazie al raggiungimen-to di molti degli obiettivi pre-fissati e al lavoro di sinergiatra l’Amministrazione Comu-nale e la Circoscrizione chesono riuscite a coinvolgere lerealtà presenti nel territorio(parrocchie, scuole associa-zioni). Vista la presenza di barrierenaturali come il fiume Topinoed artificiali come le linee fer-roviarie Foligno-Ancona e Fo-ligno-Terontola in questi an-ni si è lavorato molto per cer-

care di far uscire questa zonadall’isolamento con il restodella città.Ne sono testimonianza la rea-lizzazione del sottopasso pe-donale sotto la stazione, ilsottopasso pedonale e cicla-bile di Porta Ancona, il pontepedonale e ciclabile sul Fiu-me Topino all’altezza delle exFornaci Hoffman, l’allarga-mento dei ponti di via Mon-tello, via Isonzo, di Ponte An-timo e la previsione di unponte carrabile in via Gari-gliano, e l’avvio dei lavori nel2009 della cosiddetta Varian-te Nord che ultimati colleghe-ranno via Campagnola conSan Giovanni Profiamma equindi i quartieri di SportellaMarini e Prato Smeraldo.La previsione di complanariin entrata ed in uscita in viaCampagnola permetterannodi avere un collegamento di-retto con la S.S. Flaminia pergli abitanti di Belfiore, Vescia,S. Paolo e S. Marini.Con queste opere si andran-no a potenziare i collegamen-ti intra ed extra quartiere, econ l’eliminazione dei pas-saggi a livello (via Serena eviale Ancona e Grandi Offici-ne) entro il 2011 tale isola-mento, durato per decenni, sirisolverà in maniera significa-tiva.Inoltre il collegamento dellenavette per il Centro Storico el’ospedale, prima inesistenti,contribuiscono in modo tan-gibile a completare il quadroviario. Tra gli obiettivi più importan-ti raggiunti vorrei ricordare ipiù importanti: il trasferimen-to da San Paolo dell’obsoletoinsediamento ELFGAS indu-

stria insalubre di I^ classe arischio di incidente rilevante;l’opposizione ferma e decisaalla riattivazione dell’ex de-posito di munizioni militaredi Uppello come deposito diesplosivi in una zona che ilP.R.G. del Comune di Folignofin dal 1984 ha classificato l'a-rea come “Parco Pubblico” de-nominato “Parco Monte di Pa-le – Sassovivo” a confine conun luogo SIC (Sito di Interes-se Comunitario); l’amplia-mento della scuola elementa-re di “Sportella Marini”, ri-strutturazione e adeguamen-to delle scuole dell’infanzia,dell’asilo nido ed elementaredell’Ina-Casa; l’insediamentodi importanti servizi per lacomunità come l’Ufficio Po-stale, la Farmacia, la Banca,supermercati e negozi; l’ani-mazione bambini post-scuo-la e animazione estiva; il po-tenziamento della pubblica il-luminazione, la realizzazionedelle asfaltature e la regimen-tazione delle acque meteori-che; la riqualificazione diPiazza Risorgimento; l’aper-tura presso la ex sede della

Circoscrizione di una Sala diLettura - Centro di vita cultu-rale ove è presente l’Univer-sità Popolare con un propriocalendario didattico, corsi diinglese ed informatica; la si-stemazione dei parcheggipubblici di via Sicilia, via Tra-simeno, via dei Preti e nellafrazione di Uppello; la riqua-lificazione delle aree verdi divia Tiziano, via Sicilia, viaMancini, via Ombrone, viaMancinelli; la metanizzazio-ne, asfaltatura e ridefinizionedel parcheggio nella frazionedi Uppello, sistemazione del-l’ex-scuola media con realiz-zazione di spazi per il CentroSociale ad Uppello; la rinasci-ta dell’ex Centro Fiera (areadismessa); realizzazione diun parcheggio pubblico con ilcollegamento con la stazioneFS, edilizia residenziale, sedeprovinciale Inail ecc..Gli obiettivi raggiunti, ridefi-niscono gli aspetti che quali-ficano un territorio come il“luogo in cui vivere” con ser-vizi, collegamenti, strutture eimpianti idonei a garantireuna qualità della vita dignito-

sa e che prevengano i rischidi marginalizzazione, di disa-gio e scollamento sociale.Molto è stato fatto in questiultimi anni per uno svilupposostenibile del territorio.Per non disperdere quantoprodotto, occorre dare conti-nuità al progetto ideato inmodo che possa essere com-pletato il quadro dei servizi,degli spazi aggregativi e so-ciali, valorizzando il patrimo-nio culturale, storico e asso-ciativo per una migliore qua-lità della vita.Politiche concrete per realiz-zare la società che vogliamo:individuazione dei servizidella ASL da convenzionarecon le due Farmacie AFAMpresenti nei quartieri; zonaarcheologica di Via Rubico-ne; coinvolgimento dell’Am-ministrazione Comunale edella Soprintendenza del-l’Umbria per la realizzazionedi un parco archeologico: ta-le progetto costituirebbe unimportante polo di attrazio-ne turistica oltre a rappre-sentare un vanto per tutta lacittà; potenziamento e rego-lamentazione degli impiantisportivi e delle aree verdicon forme di gestione inte-grata e adeguate alle esigen-ze pubbliche e del territorio;apertura della sede della exCircoscrizione diversi giornidella settimana per un “Cen-tro di vita culturale” con l’au-silio del volontariato; riqua-lificazione del II° stralcio diViale Ancona e riqualificazio-ne di Via Piave; individuazio-ne di idonee pensiline pres-so le fermate della “navetta”;costituzione delle Consultedi Quartiere…

Nella storia dei popoli e deigoverni è accaduto alcunevolte che eventi negativistraordinari hanno travoltole pur ottime capacità e l’o-nesto impegno dei respon-sabili del governo.Altre volte è persino accadu-to che grazie alla capacità edall’onestà di certi governantitali eventi negativi hannoavuto conseguenze di mino-re gravità.Queste però sono state sem-pre eccezioni.La “regola” che ci ha insegna-to la storia è stata quella digovernanti modesti nel gesti-re la normalità e del tutto in-capaci di gestire l’emergenza.Nella cultura comunista, chenon conosce né l’assoluzio-ne garantita del pentimentoné la dannazione eterna perl’imperdonabile, la vita so-ciale e politica viene gover-nata con gli strumenti dellacritica e della autocritica.La prima per indagare sulleragioni degli eventi, com-prenderne cause e conse-guenze per correggere l’er-rore e migliorare il futuro; laseconda per accertare le re-sponsabilità, riconoscerle edammetterle per diventaremigliori e nuovamente utili.Diceva il Presidente Mao: “Sia-mo al servizio del popolo,perciò non abbiamo pauraquando gli altri notano e cri-ticano le nostre manchevo-lezze. Siamo pronti ad accet-tare la critica dei nostri difet-ti da chiunque. Se hanno ra-gione loro, ci correggeremo.Ogni proposta diretta a mi-gliorare il benessere del po-polo sarà da noi accettata”.L’Italia sprofonda in una crisieconomica gravissima checertamente viene da lontano,ma che ha trovato nel nostropaese un terreno fertile pre-parato da politiche di gover-no dell’economia insensate el’Umbria non si sottrae a que-sta crisi e critica.La regione “ex bella” sta de-gradando rapidamente versouna diffusa meridionalizza-zione economica, sociale eculturale, sempre più aggrap-pata a sussidi e ad opere pub-bliche troppo spesso inutili,scoordinate e fini a se stesse.Una dopo l’altra cadono le“eccellenze” e soprattutto siva dissolvendo la strutturaportante della produzionemeccanica di qualità che sindall’inizio del novecentoaveva fatto di questa picco-la regione un punto di riferi-mento nazionale.In pochi anni si sta disper-dendo un enorme patrimo-nio, sia economico che cul-turale, faticosamente accu-mulato in decenni di buongoverno comunista.Abbiamo di recente assistitoai confronti delle “primarie”che ha (ri)portato alla ribal-ta personaggi che stanno di-mostrando una longevitàpolitica che insegue da vici-no il record di Andreotti chesino a ieri sembrava irrag-giungibile.Eppure non s’è sentita l’ecodi una sola critica, tanto me-no di pentimenti e meno chemai di autocritiche.

Sportella Marini

Critica e autocritica

All’interno

Patti Chiari: trasparenza bancaria pag. 2

Essere comunista: lettera a un amico pag. 3

Benetton: la terra del popolo Mapuche pag. 4

“La passeggia”: un racconto tra i boschi pag. 5

Presidio alla Merloni: “diario di bordo” pag. 6-7

Stato di Emergenza: per eludere le regole pag. 8

Papilloma: strategie di prevenzione pag. 9

Cucina: due ricette facili pag. 10

Spettacoli: pag. 11

Antonio Merloni spa? non c’è fretta pag. 12

44pagine di insertopagine di inserto

PAOLO GUBBINI

Un quartiere vasto e articolato: dal parco fluviale alla collina, dalle Officine al Centro Servizi

Una piccola città di diecimila abitanti che cambiano di età e di nazionalità

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Leggi e diritti21

“Patti Chiari” è il consorzio che lavora per semplificarel'uso dei prodotti bancari, definendo regole che tendo-no a migliorare la qualità del rapporto banche clienti.Quindi da una banca che aderisce a “Patti Chiari” si do-vranno ottenere informazioni semplici e comparabiliper una molteplicità di servizi ad esempio: condizioniper conti correnti e mutui, trasferibilità del mutuo, uten-ze, depositi titoli, sicurezza per operazioni on-line, tem-pi medi di risposta sul credito alle piccole imprese. L'argomento trattato sarà quello dei tempi medi dirisposta.Per non apparire prevenuti o essere troppo critici, biso-gna dare atto che in molti aspetti specifici sono stati ef-fettuati miglioramenti epocali (gestione utenze, paga-menti elettronici, sicurezza, ecc.) pur tenendo conto cheil livello di partenza era da ritenere assai modesto e chemolti dei miglioramenti sono stati effettuati sulla “spin-ta” di provvedimenti legislativi, vedasi la trasferibilitàdel mutuo, o obblighi normativi conseguenti all’uso del-l'euro (bonifici esteri, ecc.). Ora però andiamo ad indi-care cosa dovrebbe fare una banca che aderisce a “PattiChiari” per i tempi di risposta al credito:a) pubblicare sul proprio sito o a consegnare allosportello l'elenco dei documenti necessari per richie-dere un fido;b) rendere noto il nome della persona e/o funzione in-caricata di seguire la tua pratica;c) informare sull'esito della richiesta;d) pubblicare sul sito www.pattichiari.it il prospetto deipropri tempi medi di risposta, per regione, per tipolo-gia di impresa, per importo.Sembrano cose relativamente facili, che quasi ci doman-diamo perché debba essere stato istituito un consorzioper sapere e/o ottenere cose logiche e scontate.Ma la risposta purtroppo è triste… i tempi di rispostaerano e purtroppo lo sono ancora, legati al rapporto diforza che si instaura fra cliente e banca. In altre parole, meno si conta e più si aspetta. Sembraquasi che il fattore “tempo” sia una variabile ininfluen-te, insignificante, senza tener conto che spesso è più im-portante dello stesso importo; basti pensare ad un affa-re che sfuma, una scadenza programmata che rimaneinevasa con conseguenze a volte devastanti per la vitadi un’impresa.Purtroppo sono infinite le segnalazioni ricevute per com-portamenti al limite della ragionevolezza da parte di isti-tuti locali o meglio ex locali e del sistema in genere.Qualche piccolo miglioramento, ma molto in lontanan-za, sembrerebbe intravvedersi, ma purtroppo ad oggi c’ètanta strada da percorrere e spesso non resta che subireo cercare di tutelarsi, con le molte associazioni di con-sumatori che sono presenti, con l'arbitrato bancario o allimite anche alla magistratura; non dobbiamo mai di-menticare che le banche sono operatori qualificati e nonbasta la sola diligenza del buon padre di famiglia peresimersi dalle proprie responsabilità (un buon avvocatopotrà meglio consigliarvi). Il sistema bancario dotato di risorse, competenze, profes-sionalità dovrebbe capire che proprio dal miglioramento del-la propria efficienza potrebbe contribuire ad aumentare laqualità della propria clientela, senza per questo diminuirele doverose valutazioni sui criteri di affidabilità. Come sempre concludo: chi vorrà potrà sottoporre qual-che domanda via e-mail alla redazione, mi raccomandodomande “facili” e non aspettatevi la risposta magica.

L’art. 10, comma terzo, del-la Costituzione recita:"Lo straniero al quale sia im-pedito l'effettivo eserciziodelle libertà democratichegarantite dalla Costituzioneitaliana ha diritto d'asilo nelterritorio della Repubblicasecondo le condizioni dellalegge”.La giurisprudenza dellaCorte di Cassazione (Sezio-ni Unite del 12.12.1996-26.05.1997, n. 4674) hachiarito che la norma costi-tuzionale ha natura precet-tiva ed immediatamenteoperativa e non meramen-te programmatica, taledunque da vincolare l’auto-rità giudiziaria civile anchein assenza di una disciplinaattuativa.Ugualmente la Cassazioneha chiarito la distinzioneconcettuale tra la nozionedi “asilo” e quella di “rifu-giato” ricavabile dalla Con-venzione di Ginevra del1951: la prima è legata acriteri di natura oggettiva(la mancanza di libertà de-mocratiche nel paese diorigine), la seconda a pre-supposti di natura sogget-tiva (il timore individualedi persecuzione).A mente della “Dichiarazio-ne sull’Asilo territoriale”,adottata dall’Assemblea Ge-nerale delle Nazioni Unite il15 dicembre 1967, inoltre"la concessione da parte diuno Stato dell’asilo a perso-ne che possano invocarel’art. 14 della DichiarazioneUniversale dei Diritti del-l’Uomo costituisce un attopacifico e umanitario che, inquanto tale, non deve esse-re considerato un atto osti-le nei confronti di un altro

Stato".La concessione dell’ “asilo”prescinde dunque non soloda eventuali ragioni di “op-portunità” di politica esteranazionale, che comunquenon possono interferire sul-le autonome attribuzionidell’ordinamento giudizia-rio, ma anche dalla circo-stanza di regolari relazionidiplomatiche tra l’Italia e loStato di origine dal richie-dente il diritto di asilo che,di per sé, non escludono ilgiudizio dell’esistenza inquel Paese di “impedimenti”all’esercizio delle stesse li-bertà democratiche godutedai cittadini italiani.La previsione costituziona-le dell’asilo politico va infi-ne integrata e completatacon quella sul divieto diestradizione dello stranieroper motivi politici, dettatadall’art. 10, comma quarto,della Costituzione; divietosuccessivamente ribaditosul piano internazionaledalla Convenzione Europeadi estradizione di Parigi del1957 che stabilisce, ad ulte-riore garanzia dell’estradan-do, che l’estradizione nonverrà concessa nel caso incui ricorrano "seri motivi dicredere che la domanda,pur motivata da un reato didiritto comune, sia statapresentata per perseguire opunire un individuo perconsiderazioni di razza, re-ligione, nazionalità ed opi-nioni politiche, oppure chela situazione di detto indivi-duo rischi di essere aggra-vata da una qualsiasi di que-ste ragioni”.Il 4 ottobre 1999 il Tribuna-le Civile di Roma ha emessola sentenza di riconosci-mento del diritto di asilo infavore di Abdullah Ocalan,noto con il soprannome di

“Apo”, leader del PartitoKurdo del Lavoro (PKK) rifu-giatosi in Italia inseguito intutto il mondo dalla poliziapolitica turca.Il Tribunale di Roma ha fat-to applicazione di tutti iprincipi sopra descritti rite-nendo in particolare, sullabase dell’esame degli innu-merevoli documenti raccol-ti dal Parlamento Europeosulle gravissime violazioniumanitarie commesse dalgoverno turco ai danni del-la minoranza etnica curda,che le attività illegali impu-tate ad Ocalan muovevanoda un progetto di azione po-litica “certamente degna diconsiderazione sia nell'at-tuale contesto (della lottaper il riconoscimento dei di-ritti del popolo curdo, dirit-

ti fino ad ora contestati econculcati) che in una pro-spettiva storica - funge dacontrappeso all'entità delleoffese arrecate".Purtroppo al momento deldeposito della sentenzaOcalan non era più in Ita-lia, da dove era stato rapi-damente allontanato, erastato consegnato alla poli-zia segreta turca dall’am-basciatore greco a Nairobi,dove si era rifugiato, erastato infine trasferito inTurchia dove lo attendevauna condanna a morte, poiconvertita in ergastolo perl’intervento della comunitàinternazionale.In quel tempo in Grecia go-vernava il socialista Pa-pandreu, in Italia l’ex co-munista D’Alema.

SANDRO RIDOLFI

ROBERTO FRANCESCHI

MARCO MARIANI

FOLIGNOFEBBRAIO 2010

Diritti di “asilo” e di “rifugio”

Nuova riforma della legge 241/90

Patti ChiariLa banca deve garantire al clientela trasparenza sui tempi di lavorazio-ne delle richieste, altrimenti rispondeper responsabilità professionale

Il rispetto dei principi costituzionnali può “cedere” all’opportunismo

della politica internazionale. Un caso emblematico: “Apo” Ocalan

E’ obbligatorio rispondere alle domande dei cittadiniLa P.A. sarà tenuta a risarcire il danno per il ritardo nella risposta

Senza ombra di dubbio la l.241/90 rappresenta una del-le principali riforme nel cam-po del diritto pubblico ap-prezzata e conosciuta nonsolo dagli operatori del dirit-to ma anche dai cittadiniQuesta legge come è notodetta specifiche disposizio-ni in materia di procedimen-to amministrativo e diritto diaccesso ai documenti.Proviamo ad esaminare inquesta sede le più recentimodifiche alla l. 241/90 in-trodotte dalla la l. 18 giugno2009 n. 69 senza dubbioispirate ai principi di sempli-ficazione e velocizzazionedell’azione della pubblicaamministrazione, in lineacon l’aspirazione a un’evolu-zione nel senso di una mag-giore democraticità dei rap-porti tra cittadino e poteripubblici.

Tale profilo si coglie nel nuo-vo intervento operato sulladisciplina dei termini massi-mi di durata del procedi-mento.La novella del 2009, ha ripri-stinato nuovamente il termi-ne “ordinario” di trenta gior-ni ( art. 2 comma 2 ) entro cuiil procedimento deve essereconcluso eliminando il ter-mine più lungo di novantagiorni in precedenza intro-dotto. Tale termine è espres-samente riferito ai soli pro-cedimenti di competenzadelle amministrazioni stata-li e degli enti pubblici nazio-nali; a ciò si aggiunge la fis-sazione di termini massimianche per i procedimenti au-tonomamente disciplinati alivello regolamentare dallevarie amministrazioni stata-li e dagli enti pubblici nazio-nali, che comunque non pos-sono essere superiori a 90giorni (art. 2 comma 3). Il si-stema è completato dal com-

ma 4, che consente la previ-sione di termini superiori a90 giorni in caso di procedi-menti di particolare com-plessità.Ci si domanda allora cosasuccede se la P.A. non rispet-ta i predetti termini ovveroviola l’obbligo di concludereil procedimento con unprovvedimento espresso neitermini indicati.Orbene con riguardo agli ef-fetti dell’inosservanza deitermini l’innovazione princi-pale introdotta dalla l. n.69/2009 è costituita dallaprevisione della risarcibiltàdel danno ingiusto causatoda tale inosservanza (c.d.danno da ritardo); infattil’art. 2 bis della l. n. 241/90espressamente sancisce l’ob-bligo della P.A. di risarcire ta-le danno, la giurisdizioneesclusiva del giudice ammi-nistrativo sulle relative con-troversie e la prescrizionequinquennale del diritto al

risarcimento.Accanto al riconoscimentoesplicito della risarcibilitàdel c.d,. danno da ritardo,nella segnalata prospettivadi incremento dell’efficien-za e delle garanzie degliamministrati, deve segna-larsi l’espressa previsionesecondo cui i predetti ritar-di possono essere causa diresponsabilità dei dirigentiamministrativi.Il novellato art. 2 l. n.241/90, al suo ultimo com-ma, prevede infatti che lamancata emanazione delprovvedimento nei terminicostituisce elemento di valu-tazione della responsabilitàdirigenziale. Tale previsioneintroduce una nuova e ulte-riore ipotesi di responsabi-lità dirigenziale destinata adoperare per il solo fatto del-l’inosservanza dei terminiche sarà interessante verifi-care sul campo con le primeapplicazioni pratiche.

Abdullah Ocalan, presidente del Partito Kurdo del LavoroRoma, il palazzo della Banca d!Italia di via Nazionale

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Politica ed Etica 31FOLIGNO

“Il Piano Marshall”, edito-riale di “Rinascita”, AnnoIV, n. 6, giugno 1947(…) Ora gli Stati Uniti fan-no precedere la propostaMarshall da clamorose di-chiarazioni del loro presi-dente, in cui si dice che sipropongono di imporre almondo il loro sistema eco-nomico, che essi chiamanodella “libera impresa”, ed èin realtà quello del piùsfacciato e incontrollatopotere dei grandi monopo-li privati.Gli Stati Uniti hanno di-chiarato guerra in tutto ilmondo al movimento co-munista, cioè a quel movi-mento che in modo piùconseguente combatte peruna riforma democratica esocialista delle struttureeconomiche.Gli Stati Uniti, dopo avereannunciato di voler parti-colarmente aiutare la Gre-cia, hanno invaso quel pae-se di armi e lo hanno spin-to verso la guerra civile.Gli Stati Uniti hanno unastampa nella quale quoti-dianamente si parla diguerra contro l’Unione So-vietica come di una neces-sità della politica esteraamericana.

Gli Stati Uniti si sono rifiu-tati, sino ad ora, di metterefuori legge le armi atomi-che; continuano anzi a te-nere il mondo intero sottol’incubo dell’impiego diquesto strumento di distru-zione della nostra civiltà.Gli Stati Uniti non ostante

le loro grandi tradizioni de-mocratiche, si trovano inun periodo della loro storiain cui i più reazionari edaggressivi dei loro gruppimonopolistici tendono aprendere il sopravventosulle forse democratiche.Gli Stati Uniti, infine, non

ostante il loro spaventosorafforzamento economico,anzi precisamente a causadi esso, sono minacciati anon troppa lunga scaden-za da una crisi economicaaltrettanto spaventosa, edevidentemente la loropreoccupazione è oggi

specie e specie di lavora-tori.Nego il merito individualeperché non credo al liberoarbitrio. Ogni individuo

presta quell’opera che pernascita e per condizioni diambiente è costretto a pre-stare.Deve farsi in modo che

La politica

L’etica

ITALO FITTAIOLI

PALMIRO TOGLIATTI

FEBBRAIO 2010

Amico carissimo,come prevedevo già nellamia lettera precedente, noicombattiamo in campi av-versi, ma questa constata-zione non diminuisce pernulla in me il sentimentodi affetto e di stima che hosempre sentito per te e vo-glio sperare che anche tunon cesserai di ricordarmicon simpatia.Questa colleganza derivadalla comune lotta per ununico ideale: il bene dell’u-manità e quindi anzituttola patria, l’elevazione mo-rale e materiale degli uo-mini.Io sono attratto dalla con-cezione comunistica dellasocietà, aborro la violenzaindividuale e collettiva co-me mezzo normale di lot-ta: sono rivoluzionario eidealista in quanto ritengola tattica riformistica dan-

nosa e ritardatrice dellenostre finalità.Concepisco quindi la rivo-luzione come atto finale disollevamento di tutte leclassi soggette e degli uo-mini onesti contro una so-cietà basata su ingiusti ederrati principi.Amo la patria come partedell’umanità e quindi ri-spetto ed apprezzo l’amo-re per le patrie altrui.Ricordo ancora il gridodell’anima tua che mi sof-fiasti all’orecchio il giornodel nostro distacco e chemi fece fremere tutto: quelgrido “viva l’Italia” sonopronto a ripeterlo ancheoggi io pure.Combattei lealmente inguerra perché mi illudevoche si lottasse veramenteper la fine dell’ingiustiziafra le Nazioni libere nei lo-ro naturali confini, legatetra loro da vincoli di soli-darietà pel trionfo dei san-ti principi sociali.Non posso oggi essere per

l’esaltazione della nostravittoria, perché essa ci haportato risultati apprezza-bili quali la liberazione diterritori italiani, è manca-ta però quanto alle finalitàpiù ampie, più elevate.Non rinnego però l’operamia ispirata ad una fedesincera.Sono anche io un fedeledella religione del dovere,pratico il rito del lavoroche da tutti dovrebbe esse-re compiuto.Opino che la lotta socialeristretta a quella fra capi-tale e lavoro (manuale) siatroppo meschina e non ri-spondente ai tempi pre-senti.La lotta è tra sfruttati esfruttatori, intesa questaespressione non nel sensovolgare e astioso della pa-rola.Fra gli sfruttati compren-do naturalmente e princi-palmente i lavoratori intel-lettuali.Non vedo differenza fra

quella di assicurarsi condi-zioni economiche interna-zionali favorevoli, anche ascapito dell’interesse deglialtri paesi.Sono quindi oramai chiariper noi quali sono i veriproblemi che stanno alfondo del dibattito attornoal “piano” Marshall.Le forze che sono statemobilitate attorno allaproposta americana simuovono secondo una li-nea che porta: a) alla crea-zione di un blocco di pae-si legati ad una politicaostile all’Unione Sovietica;b) alla divisione perma-nente dell’Europa in dueblocchi divisi da quelloche gli americani chiama-no il sipario di ferro; c) al-l’intervento di un gruppodi grandi potenze per con-trollare la vita economicadegli altri paesi; d) e infinecome ultima conseguenzaa quell’intervento politiconegli affari interni dei pae-si europei di cui l’esempiopiù tragico è la Grecia, madi cui ha fornito un esem-pio, purtroppo, anche l’Ita-lia, quando da parte deireazionari americani è sta-ta pretesa l’esclusione dalgoverno dei comunisti.Orbene, non vi è nessunodi questi punti che sia ac-cettabile da chi voglia unapolitica estera italiana det-tata esclusivamente dainostri interessi nazionali.Esiziale sarebbe per noitanto la creazione di unblocco contro l’Unione So-vietica, quanto la divisio-ne dell’Europa in due bloc-chi. L’una cosa e l’altra cifarebbero perdere le no-stre possibilità di svilup-po indipendente.Esiziale per noi un control-lo che significhi, come ine-vitabilmente significhe-rebbe, subordinazione

della nostra economia agliinteressi di potenze impe-rialistiche il cui potenzia-le industriale supera digran lungo il nostro e checi obbligherebbero a vive-re sui margini della loroespansione e del loro be-nessere.Esiziale infine l’interventopolitico nei nostri affari in-terni, ché esso apre l’Italiaa prospettive che ogni ita-liano respinge.Da che cosa viene dunquel’infatuazione per le pro-poste americane e franco-inglesi di una parte dellastampa italiana?Da che cosa derivano leposizioni, per lo meno im-prudenti e avventate, pre-se in proposito dal gover-no italiano?L’infatuazione giornalisti-ca viene senza dubbio, inprima linea, dagli stipendiche ricevono gli autori de-gli scritti esaltatori.Essa viene poi, quando sitratta di persone oneste,dalla speranza segretache il piano Marshall siala prima pietra di unanuova “Santa Alleanza”,che questa volta sarebbela Santa Alleanza di tuttele forze reazionarie con-tro la democrazia e il so-cialismo.Quanto alle posizioni pre-se dal governo, fatta la de-bita parte alla vanità per-sonale di un ministro degliEsteri particolarmente va-naglorioso, esse ci diconoancora una volta quantogià sapevamo, e cioè che ilgoverno attuale è scarso dispirito nazionale, e che an-che per i ministri democri-stiani, la tentazione diprendere parte alla crea-zione di una nuova SantaAlleanza è più forte diqualsiasi considerazionedegli interessi preminentidella Nazione.

ogni essere esplichi quelleattività per cui è predispo-sto. Combatto la gradua-zione delle estimazionidegli individui, mentre so-lo l’opera può essere sog-getta a maggiore o minoreconsiderazione.Non nascondo che per ot-tenere la diffusione di que-sti principi occorrerà deltempo, non solo, ma chenella pratica si riscontre-ranno ostacoli o manche-volezze; ma credo che peristradare la collettività al-la adesione a questi cardi-ni fondamentali del viveresociale, il potere deve es-sere assunto da coloro chelegalmente e sinceramentelottano per essi e li ricono-scono giusti.Finché il potere politico ètenuto direttamente o in-direttamente da coloro cheo non accettano o ritengo-no a sé dannosi tali princi-pi, noi non potremo maicelermente avvicinarci al-la realizzazione di questaforma sociale perfetta oper lo meno più rispon-dente ai veri principi digiustizia.Non posso condividere latua simpatia pel fascismoanche per le sue manife-stazioni di violenza inco-raggiate e protette dal po-tere dominante.E dovrai riconoscere conme che la violenza del for-te è la cosa più obbrobrio-sa che si possa concepire.(…)

Foligno 10 aprile 1921

Italo Fittaioli, iscritto al Partito Comunista d’Italia dalla fondazio-ne nel 1921, Sindaco della Città di Foligno dal 1946 al 1964

Renato Guttuso, I funerali di Togliatti, 1972

Il ricatto del “Piano Marshall”La nascita dell’imperialismo USA

La delusione della Grande GuerraLa nascita del fascismo

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stati in cui operano.In pochi anni, complici po-vertà e privilegi dei ricchiduri a morire nelle zone ru-rali, prendono piede un po’dappertutto nel miseroBihar, dove contrastano ef-ficacemente i thakur sena,i temibili eserciti dei la-tifondisti e si battono con-tro i privilegi di casta, arri-vando fino a fondare un go-verno parallelo che in po-chi anni, con azioni armatee con i suoi "tribunali istan-tanei", elimina qualche mi-gliaio di “sfruttatori dellaclasse contadina”. Altret-tanto è successo ai movi-menti Naxaliti in Orissa enel confinante Madhya Pra-desh. Dove negli anni Ot-tanta le divise verdi maoi-ste promisero ai contadini,in gran parte tribali e fuori-casta, che non sarebberostati più presi alla gola dai“caporali” per una miserapaga di ottanta paisa (più omeno cinquanta centesimi)al giorno. La minaccia bastò a far pro-mettere al governo un pianodi risanamento rurale da7,35 miliardi di rupie. MaDelhi non mantenne la paro-la e i guerriglieri dei poveriottennero l’appoggio deicompagni del confinanteAndhra Pradesh. Dove la ri-voluzione armata era inizia-ta già nel 1968, quando lette-rati e scienziati si univano ai

guerriglieri nascosti nelle fo-reste di Srikakulam.I Naxaliti hanno organizza-to i contadini in efficientigrama rakshak dal o squa-dre di difesa del villaggio, eogni dal fa riferimento a unComitato contadino che ge-stisce le attività economi-che della comunità.Per molto tempo, i guerri-glieri maoisti sono stati con-siderati poco più che bandi-ti, bande di disperati che as-saltavano granai e casermedella polizia per ottenere ci-bo o visibilità: ed è stato unerrore fatale. Forti di un

braccio politico, di solide ba-si ideologiche e del control-lo capillare del territorio, igruppi Naxaliti hanno fonda-to dei veri e propri governi-ombra. E, nel 2004, è statocompiuto un salto di qualità.Il Maoist Communist Centreof India (Mcc) e il Communi-st Party of India (Marxist-Le-ninist) People’s War (noto an-che come People’s GuerrigliaGroup o Pwg) si sono unitidando vita al CommunistParty of India-Maoist (Cpi-M)superando divisioni ideolo-giche e conflitti interni.Oggi i Naxaliti non sono un

Il movimento naxalita, cosìdenominato perché fece lasua comparsa alla fine deglianni ‘60 nel distretto benga-lese di Naxalbari, ha lontaneorigini.Nacqe quando gli inglesi la-sciarono l'India, e gli Statidel nord-est rifiutarono l'in-vito di Nehru a entrare nel-l'Unione indiana.Attivo in Assam, Nagaland,Manipur e Mizoram dove, al-leati del gruppo indipenden-tista di Angami Zapu Phizo,agivano come squadra diguastatori per la Naga Armysecondo il motto: “Il poterepolitico scaturisce dalla can-na del fucile”.Col tempo hanno cambiatodi segno per diventare uffi-cialmente i difensori dei di-ritti dei poveri e delle castebasse nelle zone rurali. Il movimento di ispirazionemaoista, negli anni ‘80, si in-sedia nella cittadina di Naxal-bari, nel Darjeeling, la cittadi-na, cioè, da cui il movimentoprende nome e in cui troneg-gia ancora un busto di CharuMazumdar, padre ideologicodei moderni guerriglierimaoisti e filosofo dell’“an-nientamento selettivo”. I Naxaliti si propongono insostanza di instaurare il go-verno del popolo nella Re-pubblica indiana e, pratica-mente, forniscono appoggioalle rivendicazioni dei conta-dini e dei gruppi tribali degli

gruppetto di nostalgici in ve-na di malinconie.Il nuovo Cpi-M comprendedifatti circa settemila guerri-glieri armati di tutto punto,forti di armi da fuoco di va-rio genere e, perfino, di minee della tecnologia necessariaper riparare le armi e assem-blare granate.I guerriglieri del popolo sonodifatti una vera e propriastruttura militare, gerarchi-camente organizzata in“Commissioni” (Centrali, Sta-tali, di zona, di distretto e diarea) e in “Squadre combat-tenti di guerriglia.

Il Cpi-M sta cercando, inol-tre, di estendere le sue atti-vità ad altre regioni dell’In-dia del nord in modo dacreare una Compact Revolu-tionary Zone (Crz) che dalNepal, attraversando ilBihar arrivi via via attraver-so l’India centrale fino al-l’Andhra Pradesh, al sud. Enon manca poi moltissimoperché la Crz diventi unarealtà. Il Cpi-M è legato al LiberationArmy of Peru e al KurdistanWorkers Party, ed è in ottimirapporti, di proficuo scam-bio, con l’Ltte, le LiberationTigers of Tamil Eelam cheoperano nello Sri Lanka. Faparte inoltre della Coordina-tion Committes of MaoistParty and Organisations checomprende nove partitiestremisti dell’Asia del sud(Bangladesh, Nepal, SriLanka). Ma, soprattutto, ilCpi-M è ormai fortemente ra-dicato sul territorio e ne fan-no parte non soltanto conta-dini o tribali, ma anche intel-lettuali, laureati, borghesi. E,sempre più spesso, donne. La povertà, la rabbia e l’in-soddisfazione di contadini,tribali e degli strati più disa-giati della popolazione in ge-nere, unite alla pressoché to-tale latitanza delle istituzio-ni nelle regioni in questione,hanno fornito ai Naxaliti unasolida piattaforma su cuioperare sfruttando e acuen-do abilmente le disegua-glianze sociali ed economi-che della popolazione. E diprogrammare, secondo glianalisti, una vera e propriastrategia a lungo termine chedovrebbe portare, nelle in-tenzioni dei ribelli, a risulta-ti analoghi a quelli ottenutidai maoisti nepalesi.

Nel 1991 l’impresa italianaBenetton acquista per 50milioni di dollari il control-lo della Compagnia di origi-ne britannica Tierras De SurArgentino, la più grandeproprietaria terriera delpaese con 900 mila ettari diterreno, 884 mila dei qualiin Patagonia.La maggior parte di questecostituiscono il territorioancestrale degli indigeniMapuche argentini, che ven-gono sfollati dalle terre sul-le quali hanno da semprevissuto. Le comunità indige-ne Mapuche si mobilitanocontro la multinazionale ita-liana e oppongono resisten-za, iniziando il recuperodelle loro terre.Nelle terre di Benetton ven-gono allevati 260 mila capidi bestiame, tra pecore emontoni, per la produzionedi 1 milione 300 mila chilidi lana da esportare ogni an-no in Europa, oltre all’alleva-mento di 16 mila bovini de-stinati al macello.L’impresa italiana investeinoltre 80 milioni di dollariin altre attività, tra le qualila realizzazione di una sta-zione turistica, l’installazio-ne di commissariati per ilcontrollo della zona e lacreazione del Museo Lele-que per raccontare e conser-

vare la memoria della Pata-gonia e degli abitanti origi-nari Mapuche.Nel suo piano d’investimen-to, che prevede anche pro-getti di riforestazione conalberi il cui legno viene uti-lizzato nella costruzione dimobili, Benetton riceve sus-sidi da parte del governo ar-gentino.L’acquisizione delle terre daparte della Benetton implicalo sradicamento delle co-munità Mapuche, sgombe-rate giornalmente dalle ter-re ancestrali, con gravi mi-nacce per la loro sopravvi-venza basata sull’agricoltu-ra e l’allevamento. Il pianodi riforestazione del Grup-po Benetton non consideral’impatto della piantagionedi alberi non autoctoni, co-me i pini esotici, che altera-no la biodiversità del terri-torio Mapuche.La chiusura dei callejones,strade di campagna, rendedifficile la comunicazionetra le diverse località e im-possibile l’accesso ai diversicorsi d’acqua e alle riserveMapuche. Il lavoro che Be-netton offre agli abitanti del-la zona non rispetta le condi-zioni e i diritti minimi dei la-voratori, facilitando inoltrediscriminazione sul lavoronei confronti dei Mapuche.

Lettera di Perez Esquivel, Pre-mio Nobel per la Pace, a Lucia-no Benetton, 14 giugno 2004

Mi accingo a scriverle la pre-sente, che penso legga at-tentamente, tra lo stupore eil dolore di sapere che Lei,un imprenditore con unanotevole visibilità interna-zionale, si è avvalso del de-naro e della complicità di ungiudice senza scrupoli pertogliere le terre a un’umilefamiglia di fratelli Mapuche,nella provincia del Chubut,nella Patagonia argentina.Vorrei ricordarle e informar-la che Mapuche significa “uo-mo della terra” e che esisteuna comunione profonda trala nostra Pachamama “la Ma-dre terra” e i suoi figli tribù.

Tra le braccia della Pacha-mama si trovano le genera-zioni che hanno vissuto eche ora riposano nei tempidella memoria: gli antenatiilluminano il presente del-le nuove generazioni: lasua identità, valori e tardi-zioni culturali. Deve sape-re che togliendo le terre al-le popolazioni indigene lesi condanna a morte: o le siriduce alla miseria e all’o-blio. Ma esistono sempre iribelli che non zoppicanodi fronte alle difficoltà elottano per i loro diritti eper la loro dignità comepersone e popolazioni.Continueranno a reclamare iloro diritti sulla terra perchésono i proprietari legittimi,di generazione in generazio-

ne, anche se non possiedonoi documenti che un sistemaingiusto chiede loro e che ag-giudica i terreni a colui o co-loro che possiedono denaro;li cacciano dai loro siti ru-bando loro la terra, le stellee i venti che portano con séle voci degli antenati.E’ difficile comprenderequello che dico, se non saascoltare il silenzio, se nonda percepire le voci del si-lenzio; l’armonia dell’uni-verso con le cose più sem-plici della vita. Qualcosache i soldi non potrannomai comprare. Quando so-no arrivati i conquistatori“los huincas” (i bianchi),hanno massacrato migliaiadi tribù a ferro e fuoco,commettendo un genocidio

e un etnocidio per impos-sessarsi delle loro ricchez-ze e rubando le terre e la vi-ta. Sfortunatamente questosaccheggio senza pietàcontinua al giorno d’oggi.Sig. Benetton, Lei ha com-prato 900.000 ettari nellaPatagonia argentina, peraumentare le sue ricchezzee potere e agisce con lastessa mentalità dei con-quistatori: non ha bisognodi armi per raggiungere isuoi obiettivi: però uccideugualmente utilizzando isoldi. Vorrei ricordarle che“non sempre le cose legalisono giuste e non semprele cose giuste sono legali”.(…) Vorrei farle una doman-da sig. Benetton. “Chi hacomprato la terra da Dio?”

Corrispondenze dal Mondo41 FOLIGNOFEBBRAIO 2010

Patagonia argentina: genocidio etnico dei MapucheBenetton, i nuovi “conquistadores” italiani, denaro al posto delle armi.Una lettera del Premio Nobel per la Pace Perez Esquivel a LucianoBenetton in difesa dei diritti del popolo Mapuche

Sorti all’indomani dell’indipendenza dall’Inghilterra i ribelli naxalitisi sono radicati nelle regioni più povere dell’India feudale

India: la sfida dei comunisti maoisti

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Cultura/e 5 1FOLIGNO

La Biblioteca Comunale diFoligno “Dante Alighieri”, in-sieme all’Assessorato alle Po-litiche dell’Infanzia, anchequest’anno ha aderito al pro-getto Nati per leggere, facen-do dello slogan “apprenderel’amore per la lettura attra-verso un gesto d’amore: unadulto che legge una storia”il punto di riferimento perogni iniziativa. Lo scopo delprogetto è da sempre quellodi promuovere la lettura adalta voce, a bambini da 0 a 6anni; questo perché leggeread “alta voce” un libro è unaesperienza preziosa, che ar-ricchisce sia la sfera cogniti-va che affettiva, apportandocosì grandi benefici, accerta-ti inoltre da numerosi studi.

Il progetto nasce attraversola collaborazione di pediatrie bibliotecari. La Biblioteca,in particolare la Sezione Ra-gazzi, fornisce ai genitoritutte le informazioni neces-sarie per aiutarli, non solonella scelta dei libri, ma an-che a familiarizzare con labiblioteca stessa. Gli appun-tamenti di Nati per Leggeresono previsti una domenicaal mese. La prossima lettura si terràdomenica 14 marzo alle ore16, 30, con la storia di Fagio-lino: scritta da Ambra Cenci eGiuseppina Romagna, inter-pretata da Walter Romagnoli,musica di Paolo Giri e specia-le collaborazione dell’Asso-ciazione Spazio Danza. Ungrazie particolare va alla Ful-ginART per la realizzazionedel progetto.

Passò la tessera magneticanell’apposita fessura; sul di-splay comparve la scritta“uscita”. Scese velocemente le scaledell’ospedale, inforcò la bici-cletta e via, a casa, finalmenteun pomeriggio libero!Pranzò di fretta, solo insalata;prese il guinzaglio, scese ingarage, seguito dal suo cane,mise in moto l’auto, partì.Si diresse in collina, con il suocane sul sedile di fianco, conla prospettiva di una bellapasseggiata nel bosco.Arrivato, parcheggiò l’auto, fe-ce scendere il cane, e insieme,come al solito, si incammina-rono per il sentiero, che tantevolte avevano percorso.Il camminare in quei luoghisolitari e antichi, era per lui lacosa più distensiva che potes-se esistere. Camminava, mentre il canegli correva intorno, in quel an-nusare continuo, in quell’an-dare e venire incessante, sem-pre però tenendo d’occhio ilsuo padrone, senza mai allon-tanarsene troppo.Camminò lungo il torrente,salì la stradina nel bosco, co-steggiò l’antica abbazia, attra-versò la strada incatramata; fi-nalmente si immise sullostretto viottolo pianeggiate,circondato da alberi e bosca-glia che impedivano la visua-le verso la valle.Gli piaceva molto quel luogo,gli ricordava l’infanzia, quan-do con gli amici lo percorrevad’estate partendo dalla vec-chia casa di campagna neipressi. Ora quella casa nonera più sua, ma quei luoghierano rimasti sempre “suoi”.La stradina era stretta, lascia-va passare solo una personaper volta; la vegetazione erafitta ed alta, guardando in al-to si riusciva a vedere solouno spicchio di cielo. Il cielo prima azzurro e lumi-noso, era ora grigio, la tempe-ratura era discesa. Era inver-no, cominciava a farsi sera.

Camminava come solito stan-do attento a dove mettere ipiedi sul fondo sconnesso.Uno sguardo al cane, uno allastrada e via. La mente era libera, riposata,lontano dagli impegni e dallaconvulsione della città e dellavoro. Gli piaceva camminare solo. In quei momenti riusciva adestraniarsi dai problemi quo-tidiani, riusciva a volare conla mente, a pensare a cose rea-li, ma spesso a immaginarecose fantastiche.

Si inoltrava nel sentiero solita-rio, senza in realtà renderse-ne conto, un passo dietro l’al-tro.Una leggera nebbia comincia-va a salire dalla boscaglia, l’at-mosfera si faceva sempre piùovattata e surreale. I rami de-gli alberi sporgevano comebraccia tese verso il cielobianco. Camminava con passi leggeri,mentre i pensieri si affollava-no e si dissolvevano nella suamente.Pensava alla cose più stupideche gli venivano in mente, al-la sua squadra di calcio primain classifica, alla prossima gi-ta in bici, agli impegni che l’a-spettavano il giorno dopo,agli appuntamenti di lavorodei prossimi giorni… ma tut-to passava, come scivolassedolcemente sul suo cervello.Improvvisamente un pensie-ro prese il sopravvento, spiaz-zando tutti gli altri; pensò a sestesso, alla sua persona, a secome individuo, alla propriaesistenza.In un momento si rivide bam-bino, ragazzo, uomo. Pensò aimomenti sereni e tristi, ripen-sò ai suoi cari, ormai scom-parsi, come faceva spesso. Vi-de le loro sagome, come foto-grammi di un vecchio filmche scorreva di fronte ai suoiocchi.Pensò con soddisfazione allasua famiglia, a sua moglie aifigli ormai grandi. Un’idea gli baleno in testa: “ lavita è bella, era valsa la penaviverne tutti i momenti anchei più difficili”. Pensò che in fin dei conti que-sta gli aveva riservato più co-se belle che brutte, che si po-teva ritenere un uomo fortu-nato. Fortunato sia per il suovissuto, sia per come avevasaputo affrontare gli avveni-menti e le situazioni.Si era accontentato, aveva vis-suto questi ultimi anni sen-tendosi appagato dagli avve-nimenti, accogliendo tutto

quello che di bello gli era capi-tato come un dono, con sere-nità con il sorriso in volto. Perché dannarsi l’anima peravere una macchina più bella,una casa più bella, un vestitopiù bello, quando le cose chein realtà lo appagavano eranouna passeggiata, un buonfilm, una gita in bicicletta, unacena con gli amici?Sì, aveva ragione lui, avevauna bella famiglia, due figlimeravigliosi, una buona salu-te, un buon fisico malgrado or-mai avesse superato i 50 anni.

Sì, ancora avrebbe potutocompetere con uomini moltopiù giovani di lui.Ma no, ormai basta, il tempoche rimaneva voleva viverloin pace, tranquillo, con calma,un sorso dopo l’altro, assapo-randolo fino in fondo, comequando si gusta un buon bic-chiere di vino, a piccoli sorsi,lentamente, cercando di ap-prezzarne le più piccole sfu-mature.Sì, avrebbe fatto così, un sor-so per volta, un bicchiere pervolta, fino alla fine della bot-tiglia, senza mai ubriacarsi. Anche nel lavoro, pur avendoraggiunto una buona posizio-ne, non aveva fatto a gomita-te, come tanti suoi colleghi. Ilsuo buon carattere lo avevaaiutato; aveva avuto moltesoddisfazioni, curando i suoipazienti, cercando sempre didare il suo massimo, e tuttoera filato liscio.Camminava, la nebbia si face-va sempre più fitta, il sentie-ro si apriva avanti ai suoi oc-chi, sempre più diafano. Passo dopo passo procedeva.Il silenzio era assoluto, il sen-tiero sempre più lungo…La strada che di solito, dopocirca due chilometri, viravabruscamente a destra per sa-lire verso la montagna, questavolta sembrava procederedritta, senza curve, senza fi-ne; la boscaglia sempre piùfolta sopra di lui. Il cane che fino ad allora gliaveva camminato al fiancoera scomparso; ma lui non sene curava, camminava avvol-to dalla nebbia e dalle sueconsiderazioni. Era la prima volta che gli veni-vano in mente quelle cose enon provava un senso di an-goscia, ma era contento. Camminava, mentre l’ariaintorno a sé era immobile,il tempo era come se nonpassasse. Camminava, la sera non so-praggiungeva, la luce rimane-va sempre viva.Passo dopo passo procedevasul viottolo, senza stanchez-za, le gambe si muovevanoleggere. Sentì un senso di benessereinvaderlo, quasi una leggeraeuforia, come quando era pic-

colo la sera di Natale.Camminava guardando avan-ti, mentre piano piano i pen-sieri si dissipavano e la men-te si alleggeriva.Improvvisamente dinanzi aisuoi occhi, in mezzo alla neb-bia, in lontananza comparveuna flebile luce. Come un faroreso indistinto dalla nebbia.Mano mano che si avvicinava,la luce diveniva sempre piùforte e viva.Lui camminava verso essa,leggero, con la mente sgom-bra, era come se galleggiasse

nell’aria. Ecco ormai era vicino, era co-me un cerchio luminoso, chelo attirava, lo chiamava. Lui non poneva resistenza,era portato dalle gambe versodi esso; ecco ormai era vicino.Lo sguardo fisso, il cervellosgombro, pervaso da una sen-sazione che mai aveva prova-to, come se stesse arrivandoad una meta che da sempreinconsciamente aveva cerca-to, ed ora finalmente era riu-scito ad raggiungere.Ecco mancavano pochi passi.Improvvisamente sentì unastrana sensazione sul bracciodestro, come se qualcuno lostesso toccando, trattenendo-lo, fu una sensazione fugace,come una piuma che sfiora lapelle. Volse lo sguardo a de-stra, per poi di nuovo volger-lo avanti, fisso verso il centrodel cerchio luminoso.Non si fermò, oltrepassò la lu-ce, ormai quasi galleggiandonell’aria e scomparve.La casa era immersa nel silen-zio, solo dalla camera da let-to veniva un brusio sommes-so, quasi un lamento.La grande camera era fioca-

mente illuminata, sul lettogiaceva un vecchio, pallido,come sfinito da una inutilelotta.Era circondato dai suoi cari, ipiù giovani, i figli, in piedichini su di lui, una signora an-ziana, la moglie, seduta al suofianco, gli occhi gonfi dalpianto. Una mano stringeva un fazzo-letto, l’altra era appoggiata sulbraccio del vecchio.Lo assistevano negli ultimimomenti della vita. Il vecchio respirava affanno-samente, il viso contratto, lamente lontana.L’unico rumore nella stanzaera il gorgogliare dell’ossige-no sulla testata del letto e isinghiozzi sommessi degliastanti. Ad un certo punto il respiro sifece più leggero, regolare,tranquillo. I lineamenti delvolto si distesero, una luceparticolare comparve negliocchi stanchi del moribondo,come se stesse vedendo qual-cosa di inaspettatamente bel-lo di fronte a sé.Gli astanti si avvicinarono,mentre la vita stava uscendodal corpo del vecchio.La moglie gli strinse il bracciodestro, come per trattenerlo;lui fece un impercettibile mo-vimento degli occhi verso dilei, mentre la bocca si atteg-giava ad un tenue sorriso. Fece un ultimo profondo re-spiro e rimase così immobile,con aria distesa e lo sguardofisso su un punto della pare-te, mentre un lampo di lucegli illuminava gli occhi. Fu solo un bagliore, come unlampo, poi lo sguardo si spen-se, fissando un punto indefi-nito sulla parete della camerafiocamente illuminata.

“La Passeggiata”(04/12/2005)

Nati per leggere

FEBBRAIO 2010

GIUSEPPINA ROMAGNA

C'è una casa a New Orleans la chiamano il sole nascente

ed è stata la rovina di più di un povero ragazzo

e, Dio, so di essere uno di loro mia madre era una sarta

cucì i miei blue jeans nuovi mio padre era un giocatore d'azzardo

giù a New Orleans ora l'unica cosa di cui ha

bisogno un giocatore d'azzardo è una valigia e un bagagliaio

ed l'unica volta che è soddisfatto è quando è completamente ubriaco

oh mamma dì ai tuoi figli di non fare quello che ho fatto io

passate la vostra vita nel peccato e nella miseria nella casa del sole nascente

beh, ho un piede sulla banchina e l'altro piede sul treno

sto tornando a New Orleans per mettere quella palla al piedebeh, c'è una casa a New Orleans

la chiamano il sole nascente ed è stata la rovina

di più di un povero ragazzo e, Dio, so di essere uno di loro

The House Of The Rising SunEric Burdon & The Animals

Un progetto per apprendere l’amore per lalettura, dedicato ai bambini da 0 a 6 anni

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paginone lavoro a cu 6

ORE 6:30, la sveglia suona.

Bisognerebbe togliere le teledagli angoli di questo soffit-to. Magari passare una manodi bianco alle pareti. Quadentro in tutto ci sarò entra-to 10 volte da quando lavoroqui. Nemmeno il tizio chedorme nella branda vicino al-la mia, lo conoscevo prima dientrare in questa stanza. E'un mio collega. Sto ancorafissando il soffitto. E' tutta lanotte che lo faccio. Credoche sia perché ho dormitotalmente scomodo che ho imuscoli del collo atrofizzati.Non l’avrei mai creduto. Diritrovarmi così, eh. Qualcheanno fa, mi ero cercato un la-voro per comprare una casa,mettere su famiglia, cose co-sì insomma. Mi sono guada-gnato tutto fino all'ultimocentesimo. Sono entrato nel-l'azienda Merloni che ero unragazzo. La catena di mon-taggio mi ha massacrato. Fri-goriferi, lavatrici. E metti unavite, mettine due, cento, mil-le. Per 8 ore al giorno. La pri-ma settimana pensavo dimorire. E tutti i miei colleghili vedevo come dei marziani,non credevo fosse umana-mente possibile resistere aun lavoro come questo. Peròil tempo passava, i guadagnierano ottimi. E i tendini rovinati non li sen-tivo più. Di notte ormai non cifacevo più caso.E’ un lavoro di merda, intendia-moci bene. Quindi oggi mi chie-do: come mai sono qui a difen-derlo? Perché da tre giorni dor-mo in una branda da campeg-gio, chiuso dentro a una stanzae a svegliarmi invece dell'odo-re dei cornetti caldi c'è quellodell'inchiostro delle fotocopieappena stampate?Bella domanda. Complimenti.Io direi che c’entra la dignità.Sì, sì è così. C’entra l'orgogliodi sentirsi onesti, in questoPaese di furbi. All'inizio dellacrisi, quando guardavo in tele-visione operai di altre aziendeprotestare per mantenere il lo-ro posto di lavoro, scuotevo la

testa e non mi sapevo spiega-re il perché di tanto casino...che poi le cose non cambianomai.Ora che tocca a me alzare lavoce, capisco tutto. Capiscol'intima esigenza che si ha,quando all'improvviso ci sisveglia e si tocca il fondo del-la nostra umanità. Io ho lavo-rato tutta la vita, e lo ripeto esarò ripetitivo nel dirlo. Ho la-vorato onestamente, senzachiedere niente a nessuno,senza rubare, senza delinque-re. Poi guardo la società e miaccorgo che quelli come me,lavoratori, non solo sono quo-tidianamente derisi e presi ingiro dalla politica, ma l'imma-gine che c’è di noi nei pro-grammi televisivi, sui giorna-li, è pure peggio della derisio-ne. C'è l'indifferenza.Ed ecco, quindi, che io sonoqui ad occupare questa stanzadella mia azienda, l’AntonioMerloni di Colle di Nocera Um-bra, non più soltanto per man-tenere quello che è un mio di-ritto cioè il posto di lavoroche ho sudato e meritato conla fatica, in tutti questi anni,ma sono qui anche per dire atutta la gente di tutta l'Italia, ilmondo, l'universo, a Dio stes-so che avrò fatto pure la terzamedia e sarò un ignorante to-tale, un cosiddetto cittadinomedio, ma di ciò che sono sta-to, sono e sarò non mi vergo-gno. E ai miei figli, se un gior-no ne avrò, potrò guardarli ne-gli occhi. Se avranno da man-giare solo il pane lo potrannomangiare con orgoglio, perchéil loro padre non ha rubatomai e si è guadagnato fino al-l'ultima briciola, pagando finol'ultima tassa a questo Statoinfame. Quanti figli potrannofare lo stesso? Quanti potran-no non vergognarsi dei loropadri? Per tutto questo ho accettatodi essere qui ad occupare que-sta stanza dell’azienda Anto-nio Merloni. Lavoro, diritti, dignità.Ora mi faccio un caffè, ci so-no ancora 120 volantini dastampare.

FOLIGNOFEBBRAIO 2010

«Dormire su di una brandina da campeggioda giorni per un lavoro che sino a ieri odiavoper quanto era logorante»

Voci dal presidio

L’inizio vuol sempre la sua parteIl rispetto della dignità dell’uomo, in una società in cui bisogna lottare ogni giorno persopravvivere per non sentirsi come una merce scaduta e da gettareIl nostro Paese, l'Italia, è statola culla delle arti letterarie persecoli. Dante,Petrarca, Boc-caccio, Foscolo, Leopardi,D'Annunzio, Pascoli, Pasolini.E non solo. Una serie infinitadi storie, racconti, poesie.Una serie di nomi da brividoche nella mente dei più forseevocano solo numeri: 2, 5, 4,

0. Insomma i voti di scuola,quelli che si prendevano piùvolte in un anno e contribui-vano a rendere la pagella sco-lastica una schedina del toto-calcio. Oggi, in Italia, non c'èposto per questi nomi. Perché? Perché nell'attualepresente italiano è inconce-pibile che una letteratura li-bera da qualunque interesse(economico, politico...), condiritto, racconti della realtà.In Italia ci sono storie che nonsi possono scrivere. E i motiviportano sempre un nome e un

cognome. O magari più di uno.Forse anche in questo diariomolte cose parteciperanno diquesto silenzio all'italiana. Co-me mai? Non lo dico, per ver-gogna. La vergogna di un'ita-liota vera. Tuttavia, la realtàche troverete in queste elettro-niche parole, sarà vera. Dura ereale. Realtà reale, come primatappa per riappropriarci di unPaese che sembra non appar-tenerci più.«Io che tutti i giorni lotto e so-pravvivo. Autobus in panne,tasse da pagare, il bancomatche non funziona, un lavoro

da cercare. Un lavoro dovemorire, senza dignità, perchémio padre era nessuno, unanullità. Nessuno sono io, perquesto Stato senza nome, peri politici “cazzari”, per la pub-blica opinione.Fuori. Fuori dalla casa pi-gnorata. Fuori dai cancellidell'azienda. Fuori dalla vi-ta. Senza mercato, come unamerce scaduta, un oggettoinanimato. Ma io sono uneroe. Io che tutti i giorni lot-to e sopravvivo.Quando cantate l'inno naziona-

Le foto accanto sono immaginiscattate dagli operai della Merlo-ni che presidiano lo stabilimentodi Gaifana, in occasione dell!in-contro avvenuto a Roma tra Go-verno, Regioni e parti sociali l!8febbraio scorso, per ratificare l!ac-cordo di programma per il rilanciodi un piano industriale che possasalvare l!azienda oramai prossi-ma al collasso.La forza d!animo che stimola latenacia di queste persone è en-comiabile: riescono a trovare unsorriso in una situazione difficilecome questa, malgrado anni edanni di cassa integrazione e dicontinue illusioni, nella speran-za che la vertenza si sblocchi inpositivo aspettando magari i ci-nesi o chiunque altro sia in gra-do di acquistare l!azienda com-missariata.

Riflessioni a cuore aperto di un operaio filosofo

Papà, tu che lavoro fai?

Siamo a Colle di Nocera Umbra,Azienda Antonio Merloni. Untempo tanti papà di questa zo-na dell'Umbria lavoravano inquesta fabbrica per costruire ilfuturo dei loro figli.«Era un onore lavorare lì. Lo po-tevi dire a testa alta, in giro, alsupermercato, nei negozi di ab-bigliamento, dal parrucchiere,dal pescivendolo...Potevi aprireuna finestra e urlarlo forte: «iosono un operaio della Merloni»,era meglio di un posto da stata-le... Non si poteva dire il contra-rio. Lo stipendio era ottimo, il la-voro abbondante e poi e poi sìc'erano le cene aziendali, mioDio un vero spettacolo, un even-to. Era una tradizione, un ap-puntamento fisso, tutta la popo-lazione aspettava le cene di Mer-

loni che cadevano nel periodonatalizio. Ci si comprava il vesti-to nuovo, le scarpe perfettamen-te lucide, si mettevano a posto icapelli per quella serata».E i regali? Si ricevevano persinoquelli e non solo per gli operaima soprattutto per le loro fami-glie: orologi, biciclette... Mai vi-sto nulla di simile. Lavorare al-l'Antonio Merloni era come vin-cere alla lotteria. O molto, mol-to di più. «... io sono sposato da24 anni, ho 3 figli, di 20, 15 e 9anni. Cassaintegrato dell'Anto-nio Merloni. Guadagno circa 800euro al mese. L'altra sera mia fi-glia più piccola mi ha chiesto:"Ma tu papà che lavoro fai? Per-ché resti a casa la mattina, men-tre gli altri papà vanno a lavora-

re?" io l'ho abbracciata forte lamia principessa, ma poi sonouscito e non le ho risposto e hopianto, forse per la prima voltadi dolore e vergogna in 48 anni».«Chissà se un giorno i miei figlipotranno perdonare il fallimen-to di loro padre... Se riusciran-no ad avere un futuro nono-stante tutto...».«Mia moglie è straordinaria enon abbassa mai la testa, perchédice che “almeno noi questi sol-di anche se pochi ce li siamoguadagnati senza rubarli, senzaevadere le tasse, senza fare i fur-bi”. E quando la guardo imban-dire la tavola come se fosse ungiorno di festa nonostante i sol-di per la spesa non ci siano, e i

prodotti siano quelli del di-scount, mi sento, malgrado tut-to, fortunato. E penso che se so-pravvivo è solo grazie alla forzae alla speranza che un giorno,non troppo lontano, restituirò aimiei cari l'orgoglio di avere unpadre e un marito che di mestie-re fa l'operaio».

Le conseguenze della crisi

Quando l’innocenza di una bambina mette in difficoltà un uomo giàlogorato dalla realtà della cassaintegrazione

Buongiorno... dalla fabbrica!

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FEBBRAIO 20107 ura di Gianluca Tofi

tenze i sindacati han-no capito e appoggia-to le iniziative intra-prese dagli operai esa-sperati dalla situazio-ne e in cerca di rispo-ste concrete sul pro-prio futuro! Per la se-conda volta in duemesi siamo costretti aun’iniziativa così forte(la prima risale ai pri-mi di novembre pres-so gli uffici di Fabria-no), per ottenere sem-plicemente il diritto disapere che cosa ci stasuccedendo e qualisono le nostre pro-spettive. Non era nelle nostreintenzioni bloccare l’attivitàproduttiva di tre giornate pre-vista per il mese di febbraio(capiamo l’esigenza dei lavora-tori di rientrare al lavoro pernon sentirsi emarginati dalprocesso produttivo), ma senon avremo certezze sul no-stro futuro, siamo pronti acontinuare nel presidio e amettere in atto ulteriori inizia-tive, senza escludere l’occupa-zione dello Stabilimento, per-ché sia salvaguardato il dirittoal lavoro sancito nel primo ar-ticolo della nostra Costituzio-ne!•Chiediamo che venga final-mente firmato l’accordo diprogramma tra Regione e mi-nistero per lo Sviluppo Econo-mico, mettendo così NERO SUBIANCO le risorse economichedisponibili e le date certe perla concretizzazione del Pianodi Ristrutturazione, affinché lefuture iniziative imprendito-riali possano salvaguardaretutti i posti di lavoro, garan-tendo inoltre la prosecuzionedegli ammortizzatori socialinecessari per la sopravviven-za di migliaia di famiglie del-l’Appennino Umbro-Marchia-

no, già duramente provate dalterremoto del 1997.•Chiediamo inoltre ai sinda-cati nazionali CGIL-CISL-UIL diconsiderare la vertenza Merlo-ni, vista la presenza dei segre-tari nazionali il 17 Dicembrescorso durante la manifesta-zione a Fabriano, al pari dellealtre vertenze nazionali qualil’Alitalia ieri, la Fiat oggi.Facciamo appello a tutti gliorgani istituzionali di compe-tenza affinché si trovi una viadi uscita in cui non siano glioperai dell’Antonio Merloni edelle aziende dell’indotto a pa-gare le conseguenze dell’inca-pacità manageriali della pro-prietà prima (come denuncia-to dagli stessi commissari nel-la relazione introduttiva all’in-domani dell’ammissione al-l’amministrazione straordina-ria del 14 ottobre 2008) e deitre commissari poi che non so-no riusciti a trovare soluzioniconcrete per questa vertenza,ritenendo valido esclusiva-mente il ricorso al FALLIMEN-TO!

A 16 mesi dall’ammissione al-l’Amministrazione Straordina-ria la situazione dell’AntonioMerloni, si è aggravata al pun-to tale che oggi l’unica pro-spettiva è il “fallimento”. Nes-suno è capace di dare risposteconcrete ai migliaia di lavora-tori coinvolti in questa verten-za.Gli operai che lavorano all’in-terno del gruppo Umbro-Mar-chigiano sono circa 3500, piùci sono tutti coloro che fannoparte dell’indotto e che secon-do alcune stime si aggirano in-torno alle 4-5000 unità.Nei giorni scorsi a TerminiImerese dove sono coinvolti2000 dipendenti(1300 Fiat,circa 700 dell’indotto), in se-guito alla decisione della Fiatdi dismettere l’attività produt-tiva del sito dal 2012, alcunioperai della Delivery & Mail(società esterna che lavoravaall’interno dell’azienda), licen-ziati per la cessazione del con-tratto, hanno deciso di occu-pare simbolicamente la fabbri-ca salendo sul tetto dello sta-bilimento, ottenendo anchedelle denunce da parte dellaFiat. Ma la rilevanza che i me-dia hanno dato a questa vicen-da ha permesso loro di ottene-re delle risposte concrete daparte anche degli organi di Go-verno.Nel confermare la nostra pienasolidarietà ai colleghi di Termi-ni Imerese, quello che chiedia-mo è che un’azienda comel’Antonio Merloni che poten-zialmente occupa circa 8-9000dipendenti, quindi di dimen-sioni molto superiori a quelledello stabilimento sicilianonon sia lasciata morire così!!! Ci domandiamo come mai inpochi giorni per lo stabilimen-to della Fiat si sono trovate va-rie ipotesi di interessamentoanche riconvertendo il sito eper la Merloni non sono basta-ti 16 mesi di amministrazionecontrollata per avere un mini-mo barlume di speranza?Non vogliamo essere trattaticome operai di serie “B”, tuttimeritiamo risposte perché ilnostro futuro sia meno incer-to, soprattutto in un periododi “crisi” come quello che ci stacolpendo. Il “nostro presidio” permanen-te di uno stabile all’interno del-lo stabilimento di Gaifana èstato una conseguenza dell’e-sasperazione degli operai inseguito alla manifestazionedel 17 gennaio, in cui ci fu ilvano tentativo di bloccare lavia Flaminia ostacolato dalleforze dell’ordine.Ciò che ci stupisce è sicura-mente la posizione presa dal-le tre organizzazioni sindaca-li di riferimento FIOM-FIM-UILM (Rsu e non solo), chestanno ostacolando la nostrainiziativa dissuadendo tutticoloro che vorrebbero aggre-garsi al gruppo del Comitatodei lavoratori della Merloni,quando l’unica soluzione pro-spettata al momento è il “falli-mento”; nel caso di TerminiImerese e in molte altre ver-

Il documento presentato a febbraio dal comitato dei lavoratori

«Ora basta»La situazione alla Antonio Merloni è diventata drammatica: se nel mese di maggio non verranno trovate soluzioni ci sarà ilrischio concreto del fallimento. Un gruppo di operai ha deciso di presidiare in modo permante lo stabilimento

Il Sindaco di Gubbio Orfeo Goracci - è statouno dei primi ad incontrare gli operai del presidio

GIANLUCA TOFI

Gli scenari futuri

Accettare o respingere l’opportunità Quadrilatero

I retroscena di un’operazione difficile da comprendere e da potercondividere se non per prolungare l’agonia.Il giorno in cui sono venuto asapere che nell’ incontro av-venuto fra Regione e rappre-sentanze sindacali, l’unicasocietà che era interessataall’ Antonio Merloni era la“Quadrilatero”, società mistopubblico-privata che proget-ta e realizza infrastrutturequalche dubbio in testa one-stamente mi è sorto.Mi sono domandato che co-sa potesse farci di un’azien-da che produce elettrodo-mestici, la Quadrilatero cheprincipalmente fa strade; hoprovato a darmi una rispo-sta, dato che i nostri rappre-sentanti sindacali non sonoin grado di darmela.Capisco che a Maggio c’è il

serio rischio del fallimentoma questa opportunità chepermetterebbe di aggirareostacoli per la prosecuzionedel commissariamento avu-to inizio il 14 ottobre 2008per qualche mese, onesta-mente mi sembra un po’troppo vincolante in quantonel momento in cui l’azien-da viene messa nelle manidella Quadrilatero, quest’ul-tima avrebbe sempre la pos-sibilità dietro la presenta-zione di un piano industria-le più o meno fittizio di fareil bello ed il cattivo tempo,in quanto l’unico settore diinteresse è quello di indivi-duare aree per nuovi inse-diamenti produttivi e non ri-

vitalizzare e ristrutturaregruppi industriali in crisi co-me quello Umbro-Marchigia-no della Merloni.Io spero che come è successoper Termini Imerese, in cui cisono state manifestazioni d’in-teresse anche qui prima o poiarrivino industriali disposti adinvestire in un settore come ilnostro, cioè quello dell’elettro-domestico; francamente pensoche sia opportuno rilanciarebandi d’interesse pubblico co-me già fatto nei mesi scorsi evalutare altre ipotesi, comequella ipotizzata da alcuni gior-nali nazionali di una holding ci-nese, purché si tratti di una ri-sposta seria e duratura e nonsolo un palliativo.

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Enti locali e servizi8 1 FOLIGNOFEBBRAIO 2010

Il Decreto Legislativo 27ottobre 2009, n.150, me-glio conosciuto come "De-creto Brunetta", detta nuo-ve norme in materia di ot-timizzazione della produt-tività del lavoro pubblico edi efficienza e trasparenzadelle pubbliche ammini-strazioni.Gli obiettivi espressamen-te dichiarati dal legislato-re sono:- la migliore organizzazio-ne del lavoro;- il rispetto degli ambiti ri-servati alla legge e allacontrattazione colletiva;- il raggiungimento di ele-vati standard qualitativied economici delle funzio-ni e dei servizi;- l'incentivazione dellaqualità della prestazionelavorativa, la selettività ela concorsualità nelle pro-gressioni di carriera;

- il riconoscimento di me-riti e demeriti;- la selettività e la valoriz-zazione delle capacità edei risultati;- il rafforzamento dell'au-tonomia, dei poteri e dellaresponsabilità della diri-genza;- l'incremento dell'efficien-za del lavoro pubblico;- il contrasto alla scarsaproduttività e all'assentei-smo;- la trasparenza dell'opera-to delle amministrazionipubbliche.Il decreto, posti tali obiet-tivi, individua gli strumen-ti mediante i quali le am-ministrazioni dovrannoassicurare il loro raggiun-gimento.La misurazione, valutazio-ne e trasparenza dellaperformance organizzati-va e individuale costitui-scono, quindi, i punti car-dine dell'intero sistemache fissa al centro di ogniattenzione il soddisfaci-

mento dell'interesse deldestinatario dei servizi edegli interventi; in altreparole il cittadino deve es-sere posto da ogni ammi-nistrazione al centro dellaprogrammazione e dellarendicontazione attraver-so un significativo miglio-ramento della qualità deiservizi erogati. Proprio per raggiungeretali risultati le amministra-zioni hanno l'obbligo di re-digere un Piano triennaledi performance nel qualevengono elencati gli obiet-tivi strategici ed operativi,sempre misurabili in ter-mini concreti e chiari. An-nualmente le amministra-zioni presentano una rela-zione sui risultati ottenu-ti, evidenziando gli obiet-tivi raggiunti e motivandogli eventuali scostamenti,nel rispetto della più am-pia trasparenza.L'intero processo si con-clude con il sistema di va-lutazione non soltanto or-ganizzativa, ma anche in-dividuale dei dirigenti edei dipendenti, in un qua-dro di promozione del me-rito attraverso sistemi pre-mianti selettivi.Il progetto è ambizioso; dicerto lo è per le ammini-strazioni statali, meno perquelle locali che da anni,ormai, agiscono e si con-frontano con strumentianaloghi.Sarà, comunque, la prossi-ma esperienza a rivelare irisultati conseguiti dalnuovo modello di PubblicaAmministrazione.

SALVATORE ZAITI

GIUSEPPE LORENZETTI

Nella seduta dell'1/04/2009della Conferenza unificatatra Stato, Regioni ed Auto-nomie locali si è raggiuntaun'intesa "...per il rilanciodell'economia attraversol'attività edilizia..." che sca-turì dall'esigenza di "...indi-viduare misure che contra-stino la crisi economica inmaterie di legislazione con-corrente con le regioni, qua-le quella relativa al governodel territorio...".L'accordo si pone l'obiettivodi fronteggiare la crisi me-diante un riavvio dell'atti-vità edilizia favorendo altre-sì lavori di modifica del pa-trimonio edilizio esistentenonché prevedendo formedi semplificazione dei rela-tivi adempimenti secondomodalità utili ad esplicareeffetti in tempi brevi nel-l'ambito della garanzia delgoverno del territorio.L'intesa, raggiunta nella se-duta del "tavolo tecnico" del31/03/2009, è finalizzata a:favorire iniziative volte al ri-lancio dell'economia; ri-spondere anche ai bisogniabitativi delle famiglie; in-

trodurre incisive misure disemplificazione procedura-li dell'attività edilizia, ed èstata formalizzata median-te l'approvazione di un do-cumento. (cfr. G. U. n. 98 del29 aprile 2009)Tale documento pone in ca-po alle regioni l'impegno diapprovare leggi con gliobiettivi di:- regolamentare interventifinalizzati a "...migliorareanche la qualità architetto-nica e/o energetica degliedifici entro il limite del20% della volumetria esi-stente di edifici residenzia-

li uni - bi familiari..." fermirestando dei tetti massimidi consistenza e fatte salvediverse determinazioni re-gionali che possono pro-muovere ulteriori forme diincentivazione volumetrica;- disciplinare interventistraordinari di demolizionee ricostruzione con amplia-mento per edifici a destina-zione residenziale entro illimite del 35% della volume-tria esistente, con finalità dimiglioramento della qualitàarchitettonica, dell'efficien-za energetica ed utilizzo difonti energetiche rinnovabi-

Al fine di snellire il caricoprocessuale dei vari giudi-ci e per promuovere unapolitica transattiva tra leparti, è stata ideata unaprocedura conciliativa adhoc, recepita e regolata dal-la delibera n. 182/02 Cons.emanata dall’Autorità ga-rante per la correttezzadelle comunicazioni. In essa si indica nel Core-com, Comitato regionaleper le comunicazioni, com-petente per territorio, l’or-gano conciliativo presso cui«gli utenti singoli o associa-ti, ovvero gli organismi ditelecomunicazioni, che la-mentino la violazione di unproprio diritto o interesseprotetti da un accordo di di-ritto privato, o dalla normain materia di telecomunica-zioni attribuite alla compe-tenza dell’autorità e che in-tendono agire in giudizio,sono tenuti ad esperire untentativo di conciliazione». Ebbene, allorché l’utente diservizi di comunicazioneelettronica (telefonici, tv apagamento, etc..) ravvisi unaddebito di costi non dovu-to o lamenti un disservizio,può effettuare la contesta-zione mediante raccoman-data a.r. e pagare, se del ca-so, solo la quota che ritienelegittima. Per il gestore inve-ce sussistono precisi limitialla possibilità di interrom-pere il servizio a seguito delmancato pagamento (parzia-le o totale) di una fattura.Laddove, poi, non arrivasse

una risposta ufficiale (o nonla si ritenesse soddisfacen-te), si ritiene che l’azione or-dinaria in giudizio dovreb-be essere preceduta dal ten-tativo obbligatorio di conci-liazione. Ciò vale anche peri gestori, tranne per il recu-pero del credito per presta-zioni effettuate e non conte-state dall’utente.Occorre quindi individuareil sito del Corecom dellapropria regione e compilareil relativo modulo (Formula-rio UG) da inviare secondole modalità suggerite; il Co-mitato procederà ad infor-mare l’utente della data fis-sata per il tentativo di con-ciliazione a cui prenderan-no parte, oltre all’utente(che può farsi rappresenta-

re anche da altro soggetto,non necessariamente un av-vocato), un rappresentantedel gestore e un conciliato-re del Corecom.Il conciliatore ha il compitodi favorire l’accordo, senzaentrare nel merito della con-troversia. Se un accordo vie-ne raggiunto, si stila un ver-bale che diventa vincolanteper le parti.Il tentativo di conciliazionedeve avvenire entro 30giorni dalla presentazionedell’istanza. Se entro taletermine l’udienza non sitiene, l’utente può rivolger-si alla giustizia ordinaria(Giudice di Pace, per le con-troversie di valore non su-periore ad euro 5.000,00 oTribunale).

LORENZO BATTISTI

Bollette telefoniche esose e disserviziLa “performance” della P. A.

L’utente può ridursi la bolletta con addebiti non dovutiProcedura di conciliazione avanti al Corecom regionale

N u o v e n o r m e i n m a t e r i a d i o t t i m i z z a z i o n e d e l l aproduttività del lavoro pubblico

Le due facce di una stessa medagl ia dedicata al la "casa"

Rilancio dell'attività edilizia o "Piano casa"?

li e secondo criteri di soste-nibilità ambientale, fermarestando l'autonomia legi-slativa regionale in riferi-mento ad altre tipologie diintervento;Sempre in base all'intesa, gliinterventi: non possono ri-guardare edifici abusivi o ri-cadenti nei centri storici o inaree con inedificabilità asso-luta; si demanda alle Regio-ni l'individuazione di ulterio-ri siti nei quali detti interven-ti possono essere esclusi o li-mitati con particolare riferi-mento ai siti sottoposti a tu-tela come beni culturali o be-

ni paesaggistici,Nella parte conclusiva deldocumento, oggetto dell'ac-cordo, si rileva che il Gover-no, "…confermando integral-mente gli impegni assunticon l'Accordo sottoscrittocon le regioni in merito al so-stegno dell'edilizia residen-ziale pubblica…" assumel'impegno ad avviare con glialtri soggetti sottoscrittori"…uno studio di fattibilitàper un nuovo piano casa…"per reperire le risorse finan-ziarie. pubbliche e private,necessarie "…per soddisfareil fabbisogno abitativo dellefamiglie particolari catego-rie, che si trovano nella con-dizione di più alto disagiosociale e che hanno difficoltàad accedere al libero merca-to della locazione…".A ben vedere l'intesa affron-ta due diverse problemati-che: il rilancio dell'econo-mia mediante quello dell'at-tività edilizia, favorendo an-che il recupero edilizio, edun sostegno dell'edilizia re-sidenziale pubblica. Mentre,però, per la prima vengonoforniti, alle Regioni, princi-pi generali di riferimento (ilgoverno del territorio è ma-teria concorrente tra Stato eRegioni in base all'art. 117della Costituzione) e tempi-stica (90 giorni dall'intesa)per l'emanazione delle leg-gi regionali, nella seconda siaffermano solo dei principiin ordine al reperimentodelle risorse finanziarie.

Siamo quindi di fronte a duediversi e distinti scenari an-che se, nell'informazionemediatica, ma anche tecni-ca, la disciplina sul rilanciodell'attività edilizia vienefatta transitare come il "Pia-no casa" pur trattando fatti-specie del tutto diverse: laprima è rivolta a chi una ca-sa (o un immobile) ce l'ha eil secondo dovrebbe dare ri-sposte a chi, invece, la casanon ce l'ha.La Regione Umbria ha tenu-to fede all'impegno assuntonell'intesa ed ha varato lenorme sul rilancio dell'atti-vità edilizia, incluse quelleper incentivare il recuperodel patrimonio edilizio esi-stente, con gli articoli dal 33al 38 della legge regionale26 giugno 2009, n. 13.Informazioni di caratteretecnico e procedurale sonoconsultabili nel sito internetdel Comune di Foligno(www.comune.foligno.pg.it)seguendo il percorso "AreaGoverno del Territorio -News e avvisi" e quindi "Ri-lancio attività edilizia (PianoCasa). Quelle che invece sivorrebbero porre all'atten-zione del lettore sono alcu-ne considerazioni rispettoalle valutazioni, sovente ne-gative, degli effetti e dellericadute della legge regiona-le, dovute forse anche aduna scarsa conoscenza,quando non derivino dacontestazioni pretestuose.(continua nel prossimo numero)

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Salute 9 1FOLIGNO

Il carcinoma del collo dell’ute-ro rappresenta in Europa laseconda causa di morte,dopoil cancro della mammella, trale donne di età compresa trai 15 e 44 anni e la prima neipaesi in via di sviluppo,doveè anche il tumore femminilepiù diffuso. Questa neoplasiaè la prima ad essere ricono-sciuta dall’OrganizzazioneMondiale della Sanità cometotalmente riconducibile adun’infezione. La sua insorgenza è infatticausata dal papilloma virusumano(HPV), capace di in-fettare le cellule dell’esocer-vice e di trasformarle in cel-lule neoplastiche. Oltre a provocare il carcino-ma del collo uterino, l’HPV èla causa di un’ampia gammadi lesioni genitali ed extrage-nitali che vanno da forme be-nigne, ma fastidiose e diffici-li da trattare, come i condilo-

mi ano genitali, alle lesionicervicali iniziali.Tale infezione è molto fre-quente: si stima che il virusinfetti oltre il 75% della po-polazione sessualmente atti-va, con picco negli adole-scenti e giovani adulti.I papilloma virus, sono ungruppo eterogeneo di virusche comprende più di 100 ti-pi virali, detti anche genoti-pi, dei quali circa la metàpredilige la pelle causando lecosiddette verruche, mentrel’altra metà infetta le muco-se ano-genitali. Questi ultimivengono classificati a lorovolta in: a basso rischio on-cogeno e associati a lesionebenigne (condilomi), e ad al-to rischio oncogeno associa-ti al carcinoma cervicaleLe infezioni da HPV sono ac-quisite in seguito a contattiintimi interpersonali, in mo-do particolare durante rap-porti sessuali.L’uso del preservativo offreuna protezione sempre im-

portante, ma parziale a diffe-renza delle altre malattiesessualmente trasmesse. Ilprofilattico infatti può nonproteggere completamentedall’infezione in quanto lezone colpite possono esserefuori dell’area da esso pro-tetta.In genere il tumore ha inizioda un’alterazione cellulareindotta dal papilloma virus:le cellule infettate comincia-no a moltiplicarsi senza con-trollo, fino ad evidenziarsicome lesioni che vengonoclassificate in CIN1-CIN2-CIN 3 indicativi del rischio diprogressione in carcinomainvasivo.Da qualche anno al PAP TESTsi è aggiunto un ulteriore epiù sofisticato test: la carat-terizzazione ed identifica-zione molecolare dei ceppidi HPV presenti nel tratto ge-nitale. In parole più sempliciil PAP TEST ci avverte se cisono alterazioni cellulari in-dotte da eventuale HPV, la ti-

pizzazione molecolare è ingrado di dire se tali alterazio-ni sono effettivamente in-dotte da HPV e inoltre daquale ceppo, se a basso o al-to rischio.Ultimamente si sta moltoparlando della prevenzioneprimaria.Esistono in effetti due tipi divaccino utilizzabili su bam-bine dai 12 anni in su, chenon siano mai venute in con-tatto con il virus.I test clinici, effettuati su am-pia popolazione, hanno di-mostrato che la protezioneclinica esiste, che il vaccinoè di efficacia profilattica, chela memoria immunitaria ri-mane presente, ma tuttavia,l’introduzione del vaccinonon deve essere interpretatacome un superamento delPAP TEST, al quale ogni don-na deve sottoporsi con rego-larità ogni 3 anni.Concludendo sia la vaccina-zione, sia lo screening conPap test e test HPV, continua-no ad essere strumenti es-senziali per combattere ilcancro del collo dell’utero. Il vaccino, somministrato inragazze giovani, può poten-zialmente prevenire l’insor-gere di molte infezioni mabisogna comunque tenerpresente:- che la protezione comples-siva offerta dal vaccino HPVnon e’ completa, in quantoesistono 15-20 tipi di virusoncogeni e i vaccini proteg-gono dai ceppi principali;- che le ragazze non sonocompletamente protette sehanno contratto un’infezio-ne ad alto rischio prima delvaccino;- che la durata dell’efficaciadel vaccino al momento nonè nota, quindi non si sa se sianecessaria una dose di ri-chiamo.

La grande confusione che re-gna nel mondo degli sportiviè sulla propria alimentazione,più proteine, più carboidrati,più integratori, più sali mine-rali, “piu”...! Questa è la paro-la in cui spesso molti atletisembrano ritrovarsi; ma saràdavvero così? La comunitàscientifica è concorde nell’af-fermare che le raccomanda-zioni dietetiche per gli atletisono molto simili a quelle perla popolazione generale perciò che riguarda le proteine eper i lipidi, ma differisconoper quanto concerne i liquidi,gli elettroliti e i carboidrati. Leproteine per gli atleti dovreb-bero rappresentare dal 10 al20% delle calorie totali, men-tre i grassi il 30% (nella popo-lazione generale le proteine sifermano al 15% e i lipidi al25%). Mentre gli atleti impe-gnati in allenamenti intensi,affaticanti e prolungati neltempo, necessitano di sup-

plementi di liquidi, di elettro-liti e di carboidrati fino al 70%delle calorie totali; poi ci sonogli atleti cosiddetti del “finesettimana” che richiedono ap-prossimativamente carboi-drati per il 50-60% delle calo-rie totali.

Reintegrazione dei liquidie degli elettrolitiLa reintegrazione dei fluididurante l’esercizio fisico, pa-ri ad almeno il 50% del previ-sto calo di peso è sufficienteper prevenire i colpi di calo-re. Nell’atleta la sete non èconsiderata un buon indica-tore delle necessità idriche.Il consumo di bevande con-tenenti carboidrati duranteesercizi fisici prolungati ten-de a mantenere stabili i livel-li di glicemia e a risparmiareil glicogeno muscolare, la de-plezione del quale sembraessere il principale fattore li-mitante della fatica durantel’attività fisica prolungata inaerobiosi. Questo può esse-re d’aiuto per favorire la re-

sistenza in un’attività fisicache duri 60 min. o più.

I carboidrati: essi rappre-sentano la principale fonte dienergia per l’attività muscola-re. In generale la dieta do-vrebbe essere costituita per il60-65% delle calorie totali dadiverse fonti di carboidrati.Un carico di carboidrati o “ri-serva di glicogeno” a livellomuscolare può essere utileper atleti che pratichino sportdi resistenza per più di 80min. Attualmente si racco-manda agli atleti di seguireuna dieta iperglicidica duran-te tutto il periodo di allena-mento. L’attività fisica do-vrebbe essere gradualmenteridotta a partire da circa 7giorni prima di una competi-zione di resistenza, con com-pleto riposo il giorno primadella stessa. Nelle 72 ore cheprecedono la competizionel’atleta dovrebbe consumareil 70% delle calorie in forma dicarboidrati complessi. Men-tre nei giorni successivi a una

Il processo di invecchiamen-to cutaneo, detto “skinaging” è il risultato di dueprocessi involutivi che inte-ressano simultaneamentetutti gli strati costitutivi del-la pelle stessa. Il primo è undecadimento interno o “ch-ronoaging” che dipende dal-lo scorrere del tempo e ri-guarda tutte le cellule e tut-ti gli organi. Il secondo è l'in-vecchiamento estrinseco o“photoaging” che interessa ilrivestimento cutaneo ester-no continuamente sottopo-sto all'insulto dei fattori ag-gressivi esterni, primo deiquali è l'irraggiamento daraggi ultravioletti. In manie-ra più o meno rilevante i dueelementi concorrono al pro-gressivo deterioramentodella pelle ed allo sviluppodelle rugosità. I nemici del-la pelle sono numerosi:stress, invecchiamento, so-le, vento, fumo, alcol, inqui-namento ambientale, fontiartificiali di raggi UV (lampa-de). I danni provocati sullapelle sono molteplici: dimi-nuzione del film idrolipidi-co protettivo, disidratazioneprogressiva, degradazionedel collagene, perdita di ela-sticità, comparsa di rugositàe macchie pigmentate. Lacura della pelle richiede l'a-dozione di uno stile di vitabasato su una corretta ali-mentazione, una costanteidratazione, il rispetto deibioritmi ed un riposo ade-guato, l'eliminazione a livel-lo cutaneo delle impurità edelle cellule morte. L’esposi-zione prolungata e ripetutaai raggi UV, in spiaggia o inalta montagna, può compor-tare numerosi rischi. L'uso

di filtri solari è un validomezzo di protezione, inquanto riduce la quantità diradiazioni ultraviolette chepenetrano nella pelle. I filtrisolari vengono utilizzati an-che per le creme anti-agingche sono prodotti a base disostanze idratanti, utilizza-te per la prevenzione delladisidratazione cutanea, del-la formazione di rughe e del-la perdita di elasticità cuta-nea. Durante l’esposizioneal sole va evitata l'assunzio-ne di farmaci fotosensibiliz-zanti quali cortisonici, diu-retici ed alcuni tipi di anti-biotici. L’uso frequente di sa-poni e tensioattivi rimuoveil film idrolipidico che pro-tegge la pelle, riducendo lasua capacità di trattenere ac-qua, pertanto va preferitauna abituale detersione cor-retta che rimuova secrezio-ni ed impurità, rispettandoil film idrolipidico protetti-vo. In presenza di fattoriesterni piuttosto aggressivi,come l'esposizione a sole evento è preferibile utilizza-re detergenti adatti non ag-gressivi, come i cosiddetti“saponi non saponi” e cremeo latti idratanti e rigeneran-ti risultato della ricerca der-

Il papilloma virus e il carcinomadel collo dell’utero

La pelle specchiodella salute

L’alimentazione negli atleti

I segreti della dermocosmesi in farmacia

FRANCA BUTTARO

LEONARDO MERCURI

WALTER ROMAGNOLI E FRANCESCA VENTURA

FEBBRAIO 2010

competizione è molto impor-tante il ripristino delle scortedi glicogeno muscolare.

Le proteineGli atleti dovreb-bero consumare dal 10 al 20%delle calorie giornaliere sottoforma di proteine. Come det-to precedentemente moltiatleti sono convinti che dieteiperproteiche aumentino lamassa muscolare. Gli atletiche desiderano aumentare lamassa muscolare dovrebberodapprima soddisfare le lororichieste energetiche, attra-verso un adeguato apporto dicarboidrati. La quantità diproteine della dieta necessa-ria per ottenere la massimadeposizione proteica è di 1,5g per kg di peso corporeo.Inoltre, quando l’apporto pro-teico supera la quantità neces-saria al mantenimento dei tes-suti corporei, le proteine ven-gono utilizzate come fonti dienergia o possono essere con-vertite in grassi e accumulatecome tessuto adiposo. Dieteiperproteiche contenenti car-

ni e prodotti caseari ricchi inlipidi possono fornire un’au-mentata percentuale di calo-rie derivante dai grassi.

Lipidi Questi apportano ele-menti fondamentali agli atle-ti, ma necessitano di una cer-ta conoscenza pratica inquanto i cibi grassi provoca-no un rallentamento dello

svuotamento gastrico, e pos-sono causare nausea e di-sturbi digestivi, se assuntipoco prima della gara. Inol-tre bisogna sapere che dieteiperlipidiche e iperglicidichetendono ad impoverire lescorte epatiche e muscolaridi glicogeno e quindi a com-promettere la resistenza e laforza muscolare di un atleta.

Più proteine, più carboidrati, più integratori, più sali minerali; tra mito e realtà

Strategie di prevenzione: vaccinazione e screening Pap test e test HPV

Page 10: Febbraio 2010

Notizie e Corrispondenze101 FOLIGNOFEBBRAIO 2010

far scaldare e aggiungere lesalsicce tagliate ciascuna ametà, lasciare rosolare perqualche minuto, aggiunge-re il vino bianco e far cuo-cere ancora pochi minuti,incorporare quindi i fun-ghi, precedentemente puli-ti, infine la crema di latte,salare e lasciarla cuocere

sino a che non si rappren-derà appena.Portare a cottura la polentache dovrà risultare abba-stanza soda, disporla al cen-tro di ogni singolo piattopiano e condirla con la sal-sa ottenuta e una spolveriz-zata di prezzemolo tritatofinemente.

Polentine con funghi por-cini e salsiccia in biancoDifficoltà *Tempo di preparazione: 30minutiIngredienti per 6 personeFarina di mais precotta gr300 (può essere sostituitada quella di grano sarace-no), funghi porcini freschigr 600 (possono essere uti-lizzati anche i surgelati),salsicce n. 6, aglio uno spic-chio, crema di latte (pannafresca) l !, sale q.b., prezze-molo un ciuffo, olio extravergine di oliva ! bicchiere,vino bianco ! bicchiere.ProcedimentoIn una casseruola a bordialti mettere a bollire l’ac-qua, precedentemente sala-ta, necessaria per la cottu-ra della polenta. In una pa-della mettere l’olio e l’aglio,

LA RICETTA DEL MESE

CINEMA E NON SOLO

Trama Un ragazzo di colo-re si prepara a lasciare il suovillaggio per andare a cerca-re lavoro lontano.Prepara una piccola valigiadi cartone nella quale ripo-ne alcuni indumenti, una fo-to in bianco e nero della fa-miglia con i genitori e tantifratelli minori, una foto diuna ragazza sorridente,qualche piccolo oggetto eun amuleto di buona fortu-na datogli all’ultimo mo-mento dalla madre.Un lungo viaggio per stradepolverose e sabbiose conogni mezzo di fortuna, unaburrascosa traversata inmare su un barcone so-vraffollato.Ora il ragazzo è in mezzo acampi rigogliosi di frutta edi verdura piegato a racco-gliere velocemente i prodot-ti della terra in mezzo a tan-ti altri ragazzi, del suo e dialtri colori.Viene la sera e il ragazzo,stanco, sudato e coperto dipolvere e terra, si ritira perpassare la notte in un grandecapannone abbandonato.All’interno una moltitudinedi persone di tanti colori ediverse lingue che si accal-

ca, seduta o sdraiata sugrandi pezzi di cartone pog-giati in terra, con fili tesi daiquali pendono indumentidei più variegati colori, etanti piccoli fuochi accesiper scaldare zuppe di ver-dure, legumi e cereali raci-molati durante la giornatadi lavoro.Scende la notte e il silenzio.Nel capannone non c’è elet-tricità, né acqua corrente,né servizi igienici.All’improvviso un grande ru-more di motori all’esterno. Eluci abbaglianti e grida e uo-mini in divisa irrompono nelcapannone: è un fuggi fuggigenerale nel caos totale.

Crostoncini con guanciale alla salviacon aceto balsamicoDifficoltà *Tempo di preparazione 30minutiIngredienti per 6 personePane raffermo n. 6 fette,guanciale gr 100, foglie di sal-via fresca, aceto balsamico !bicchiere.ProcedimentoDopo aver tagliato a metà lefette del pane lasciarle tosta-re in forno a 180° gradi perpochi minuti. Preriscaldareuna padella antiaderente, di-sporvi le fettine di guancialee lasciare che diventino croc-canti, aggiungere le foglie disalvia e l’aceto, cuocere perqualche attimo. In ogni singo-lo piatto disporre due mezzefette di pane, su di esse ilguanciale, la salvia e infine lasalsina ottenuta dal fondo dicottura, servire ben caldo.

Anche a Foligno sembrache sia scoppiata unaguerra del sesso.Abbiamo letto in questigiorni sulla stampa localeche un giornale giovaniledi recentissima distribu-zione avrebbe causato unsubbuglio nella maggio-ranza che governa il no-stro Comune.La ragione: la pubblica-zione della riproduzioneartistica di due organisessuali che sarebbero

NOTA DELLA REDAZIONE

CONVEGNO

Sessostampae politica

Non èun film

Due facili pietanze: polentine e crostonciniANTONIETTA STADERINI

Redazione: Via della Piazza del Grano 1106034 Foligno (PG) tel. 0742510520Mail: [email protected] tribunale di Perugia n° 29/2009Editore: Sandro RidolfiDirettore Editoriale: Sandro RidolfiDirettore Responsabile: Giorgio AuriziImpaginazione e grafica: Andrea TofiStampa: Iacobelli srl V. Catania 9 Pavona di Albano – RomaChiuso in redazione 18/02/2010Tiratura: 5.000 copie

Periodico dell’Associazione ”Luciana Fittaioli”

Mail: [email protected]

Il ragazzo corre veloce, sen-za guardarsi indietro, colfiato grosso, nel buio, inmezzo ai campi arati.Di nuovo interno del capan-none ora vuoto. Fuochispenti, cartoni rovesciati,indumenti e oggetti sparsiovunque. La macchina strin-ge su una piccola valigia dicartone abbandonata con ilsuo misero contenuto.A questo punto il regista di-ce «stop, macchina indie-tro». L’obiettivo si allarga atutta la scena.Non siamo nella Louisianadegli anni ’50, siamo nel2010 a Rossano Calabro inItalia e non è un film.

esposti (le opere artisti-che non gli organi) nelMuseo d’Arte contempora-nea di Foligno.Non abbiamo avuto mododi vedere direttamente ilnumero del giornale incri-minato e quindi non pos-siamo valutare la “offensi-vità” delle audaci riprodu-zioni delle parti anatomi-che che, chi più chi meno,siamo stati tutti abituati aconoscere e riconosceresin dai primi anni, se nondi primi mesi, della no-stra vita.E’ ben difficile quindicomprendere come mail’esibizione di nudi, peral-tro artistici, possa avere

leso la sensibilità di talu-ni assessori al limite diminacciare una crisi digiunta.Quel che più ancora stupi-sce (e rattrista) è che tra itanti problemi, tutt’altroche piccoli, che colpisco-no oggi la nostra città tan-ti amministratori, liberipensatori e uomini di fedeabbiano tempo da perderein questioni così modeste,per non dire meschine.Molto più importante po-trebbe essere sapere co-me vivono i giovani dellanostra città, come vedonoil loro futuro tutt’altroche roseo, come possonoessere aiutati e stimolati a

Abitare al tempo dellacrisi.Significa fare i conti con leconseguenze del “libero”mercato della casa, con gliaffitti e i mutui alle stelle,con gli sfratti ed i pignora-menti.Abitare contro la crisiSignifica organizzare co-mitati contro le cementifi-cazioni e le “grandi opere”,per il diritto alla salute e ladifesa dei beni comuni.Sembra non possa essercifine al saccheggio dellaricchezza sociale delle no-stre città e dei nostri terri-tori da parte della renditaimmobiliare, delle banche,del padronato e di unaclasse politica subalternae corrotta.Ma queste città sono anco-ra luoghi che noi abitiamoin comune, sono ancoraluoghi di relazione e con-divisione, di festa e dicreatività, di lotta e di au-todeterminazione.E’ proprio attraverso lalente dei percorsi di auto-gestione, delle resistenzecontro le speculazioni,

delle lotte per la casa e peril reddito che possiamoguardare oltre i confini diqueste città, riversandoaddosso ai responsabilidella crisi i nostri desideridi libertà, giustizia sociale,la ricchezza delle nostrediversità dl donne e di uo-mini di tutto il mondo. Per questo intendiamomettere al centro di una ri-flessione orizzontale edinclusiva i temi della crisie dell’abitare al tempo del-la crisi; provare insieme afare il punto sulle lotte incorso, condividendo ric-chezze, difficoltà e diffe-renze proprie delle diver-se realtà locali; indivi-duando nessi ed immagi-nando possibili connessio-ni e battaglie comuni. Abbiamo individuato treambiti tematici principaliche proponiamo alla di-scussione: - reddito e Lavoro nellaCrisi - la Città in Comune controla Città Merce - resistenza Sociale alla Re-pressione, al Controllo al

Razzismo Su questa traccia di discus-sione e a partire da questitemi, lanciamo un appelloaperto per costruire insie-me un convegno nazionaleche immaginiamo articola-to in tre diverse giornate,con tavoli di lavoro, mo-menti di formazione, as-semblee utili ad approfon-dire analisi, collegare espe-rienze concrete, elaborarestrumenti e percorsi nuovida praticare.Dove sia dato spazio tantoalla produzione del dibat-tito, quanto alla costruzio-ne e attivazione di eventiartistici, culturali, perfor-mativi. Le case occupate del Mo-vimento di Lotta per laCasa di Firenze ed il CSANext Emerson ospiteran-no le iniziative ed i parte-cipanti. Il programma è aperto aproposte e contributi te-matici. Per info, adesioni, propo-ste, contattare:[email protected]

Abitare nella crisi Firenze 12-13-14 marzo 2010

resistere e sperare ancoranel domani.Un giornale, un locale diritrovo, uno spazio apertoattrezzato, un concertosono sicuramente qualco-sa, anche se sono davveropoco se si apre lo sguardooltre i ristretti circoli del-le enoteche e delle “happyhour” verso una periferiasempre meno happy e aconcreto rischio etilico (enon solo).Peggio è solo polemizzaresu di una vagina o unoscroto.Per quel che può servirevogliamo esprimere la no-stra solidarietà ai ragazzidi “Grassetto”. Michelangelo Buonarroti, David, particolare

Page 11: Febbraio 2010

Spettacoli ed eventi a cura di Piter Foglietta

Sabato 6 marzo, ore 21,00Auditorium San Domenico“Le otto stagioni” SalzburgChamber Soloists. Lavard Sk-ou-Larsen, direttore e violinosolista; Giampaolo Bandini,chitarra; Cesare Chiac-chieretta, bandoneonMusiche di: Vivaldi, Piazzolla.Alle ore 21.00

Domenica 14 marzoTeatro delle Muse - AnconaOre 16,00“Don Giovanni”, Drammagiocoso in due atti con mu-siche di Mozart e libretto diLorenzo Da PonteOrchestra Filarmonica

Marchigiana - Coro Lirico“Vincenzo Bellini”Asher Fisch, direttore - PierLuigi Pizzi, regia.Per informazioni e preno-tazioni: Donatella Cugini, tel338 6779434.

Martedì 30 marzoAuditorium San Domenicoore 21,00“Concerto di Pasqua”Eugenio Allegri, vocerecitante; RambertoCiammarughi, pianoforteCiammarughi: Una lauda perFrate FrancescoIl concerto è dedicato a DinaDomenica Lilli Turrioni

Domenica 9 maggioAlle ore 17,00 presso l’Audito-rium San Domenico“integrale di trii” di Schumane BrahmasSecondo concertoTrio Modigliani: MauroLoguercio, violino;Francesco Pepicelli, violon-cello; Angelo Pepicelli, pi-anoforte

Giovedì 10 luglioAuditorium San Domenico,ore 21,00“Soiree musicale Rossinieffe”Concerto d'onore per gli os-piti dell'associazione "ValleUmbra Terra di Emozioni"Accademia Nazionale di San-ta CeciliaArtisti di "Opera Studio"

Importante appuntamento

per La Stagione di Prosa

venerdì 12 marzo 2010 ore

21al Teatro Politeama Clari-

ci, in collaborazione con

UMBRIAinDANZA; la

compagnia Kataklò Athletic

Dance Theatre presenterà

PLAY

L’inconfondibile stile della

travolgente compagnia

Kataklò è al centro dell’asso-

luta spettacolarità di Play, una

coreografia di straordinaria

sensibilità artistica firmata da

Giulia Staccioli, fondatrice e

direttore artistico dal 1995

dell’ineguagliabile équipe

tutta italiana Kataklò Athlet-

ic Dance Theatre.

È un lavoro ispirato allo

sport e appositamente ideato

per rappresentare l’Italia alle

Olimpiadi della Cultura di

Pechino 2008 su invito del

Ministero della Cultura

cinese e con l’alto patrocinio

del Ministero per gli Affari

esteri, dell’Istituto Italiano di

cultura e dell’Ambasciata

italiana.

sostenendone la forza evoca-

tiva; mentre gli splendidi

costumi di Sara Costantini

valorizzano le coreografie, di

cui il disegno luci di Andrea

Mostachetti coglie ogni rif-

lesso. Elementi questi di una

spettacolarità che raccoglie

gli entusiasmi di un pubblico

vasto e internazionale e dal-

la quale è difficile rimanere

immuni.

Performer Maria Agatiello,

Elisa Bazzocchi, Paolo

Benedetti, Eleonora Di Vita

Leonardo Fumarola, Serena

Rampon, Marco Ticli, Marco

Zanotti

Ideazione e regia Giulia

Staccioli; coreografie Giulia

Staccioli in collaborazione

con Jessica Gandini; mu-

siche originali Ajad; Costu-

mi Sara Costantini

Lungo una linea immaginar-

ia di corpo e mente, Play dà

una scossa all’anima. Strut-

turato a quadri, ha la capacità

di fagocitare lo spettatore in

un incantesimo. Ipnotico.

Immaginario. Come certe fi-

abe. Una corsa irrompe in

scena, ruba il silenzio, il buio

e il tempo diventano puro rit-

mo. Intuizioni geniali al-

ludono al mondo acquatico

di creature fantastiche che

guizzano come sirene im-

merse in atmosfere lunari.

Senza passi falsi due baller-

ine si fronteggiano. Un duel-

lo in punta di fioretto pronto

a tirare una stoccata.

Le forze in gioco esaltano

una ballata beffardamente

drammatica. Le coreografie

orchestrano scenari inaspet-

tatamente comici ma anche

poeticmente evocativi.

Gli artisti in scena giocano a

costruire storie. Azioni e am-

bientazioni sono istantanee

sotto l’effetto di ripresa e

montaggio.

Affascina la rilettura arguta

di oggetti d’uso comune:

bastoni, palloni, biciclette,

occhiali e scarponi da sci.

L’ordine delle cose si perde e

si ricrea.

Una porta da calcio, che in-

cornicia l’azione divertente di

un arbitro bizzarro, è l’attrez-

zo di aggancio per un portiere

sospeso a testa in giù.

Non ci si stupisce di vedervi

motivi che si prefigurano al-

l’esordio della compagnia in

Indiscipline (1996). Sono

idee forti nel repertorio di

Kataklò. Tuttavia con Play,

dichiaratamente e senza

perdere di vista il passato, si

insinua una vena artistica che

apre a una stagione inedita,

maggiormente volta alla

ricerca teatrale.

Per i ruoli danzati Staccioli si è

avvalsa della preziosa collabo-

razione di Jessica Gandini.

La raffinata colonna sonora,

appositamente realizzata dal

noto compositore Ajad, crea

un filo conduttore musicale

saldamente connesso allo

sviluppo dello spettacolo,

Sabato 19 giugnoAuditorium San Domenico“Il salotto parigino di Rossi-ni” alle ore 21Pamela Villoresi, vocerecitante; Sergio Patria, vio-loncello; Elena Ballario, pi-anoforteTesto di Michele Di MartinoDomenica 5 agosto,Corte di Palazzo Trinci ore21,00 “Musicamania”Filarmonici di Belfiore - Mod-ern Voices EnsembleMarco Pontini, direttore;Mauro Presazzi, maestro delcoroSongs, concertati, corali daipiù celebri musicals

Lunedì 27 settembreAuditorium San Domenicoore 20,30 “L’elisir d’amore”

Opera comica in due attiMusica di Gaetano Donizetti,libretto di Felice RomaniEsecuzione in forma di con-certo,Solisti, Orchestra e Coro delTeatro Lirico Sperimentale diSpoletoDaniel Martìnez Gil de Teja-da, direttore

Ottobre (data da definire)Auditorium San DomenicoVincitore concorso artistico“Alessandro Casagrande”,Terni 2010

Domenica 14 novembreAlle ore 17,00 presso l’Auditori-um San Domenico“Omaggio a Zeffirelli”Presentazione del libro di Gi-na Guandalini "Franco Zef-firelli. Eleganza in scena" (Ed-itore Curcio Musica)Ingresso libero

Domenica 5 dicembreAuditorium San Domenicoore 17,00“Concerto di chiusura”Umbria Art EnsembleGiuseppe Garbarino, diret-toreMusiche di: Chabrier, Gar-barino, Dvoràk

INFORMAZIONIAssociazione Amici dellaMusica di FolignoPiazza Don Minzoni, 2 -06034 Foligno (Pg)tel. e fax: 0742.342183cell: 338.9223675e-mail: [email protected] tesseramenti per la StagioneConcertistica 2010 si possonoeffettuare il giorno della pre-sentazione presso l'Auditori-um e tutti i martedì e giovedìdalle 10.30 alle 12.30 presso lasede dell'Associazione

26 febbraio - qui e altrovePA-RA-DA di Marco Ponte-

corvo (Italia 2008, 100’)

[…] Il direttore di fotografia

Marco Pontecorvo (figlio di

Gillo), all’esordio cinemato-

grafico, racconta la vera storia

del clown di strada Miloud

Oukili, del suo arrivo in Ro-

mania nel ’92, dopo la fin di

Ceausescu, e del suo incontro

con i boskettari, i bambini dei

tombini, che vivono randagi,

dormono nel sottosuolo di Bu-

carest, nelle condotte dove

passano i tubi per il riscalda-

mento e sopravvivono con fur-

ti, accattonaggio e prostituzio-

ne. Parada è la storia commo-

vente della loro amicizia […]

5 marzo - qui e altroveRIPARO di Marco Simon

Puccioni (Italia 2007, 100’)

[…] al secondo lungometrag-

gio (dopo Quello che cerchi

2001) Puccioni realizza un bel

dramma da camera. Al ritorno

da una vacanza in Tunisia, An-

na (Maria De Medeiros) e Ma-

ra (Antonia Liskova) si accor-

gono che un giovane immigra-

to, Anis (Mounir Ouadi), at-

tratto dall’Europa come mi-

gliaia di suoi coetanei, ha

viaggiato con loro. Comincia

così un moto di relazioni, che

cambierà la loro vita tranquil-

la, romperà l’equilibrio preca-

rio ma certo in cui credevano

di esercitare il controllo […]

12 marzo - qui e altroveRACCONTI DA STOCCOL-

MA di Anders Nilsson (Sve-

zia-Germania 2007, 133’)

[…] Anders Nilsson racconta,

unificandole sotto lo stesso

schema concettuale, al di là

delle differenze apparenti, tre

storie di rottura del silenzio

sulla violenza, tre storie, non

intrecciate, che formano un

trittico: i destini, impediti nel-

la felicità, di Leyla, figlia di

una famiglia mediorientale,

cresciuta secondo un rigido

codice; di Carina, madre gene-

rosa e giornalista, umiliata

dalle percosse di un marito ge-

loso, e di Aram, giovane pro-

prietario di un locale, innamo-

rato di uno degli uomini della

sicurezza […]

19 marzo - qui e altroveONCE di John Carney (Irlan-

da-USA 2007, 87’)

[…] a Dublino il regista irlandeseCarney realizza un musical eccen-trico, girato con taglio documenta-ristico, camera a mano e luci di sce-na limitate, cast formato da attorinon professionisti. Un busker (suo-natore ambulante) canta l'amoreperduto e sogna il contratto disco-grafico e una vita a Londra. Incon-tra una giovane immigrata ceca, la-voratrice, ragazza madre respon-sabile e pianista di talento. Un castoamore e la passione per la musicali unisce a comporre il disco della lo-ro anima profonda […]

26 marzo - qui e altroveCORAZONES DE MUJER di

D Sordella e Pablo Benedetti

(Italia 2008, 85’)

[…] lo pseudonimo dei due re-

gisti e produttori, Kiff Kosoof

(parola araba che sta per eclis-

se) investe una tensione narra-

tiva rivolta all’asse nord –sud,

Torino-Marocco in questo ca-

so. Il film racconta la storia ve-

ra di un sarto, Shakira, travesti-

to di origine marocchina, e Zi-

na, una promessa sposa, cui de-

ve cucire l’abito da sposa, che

ha perso la verginità. Se spo-

sarsi così, Zina non può, sali-

ranno allora al volante di una

vecchia spider, da Torino fino

in Marocco, per salvare l’ono-

re perduto e la vita […]

GIOVEDÌALCINEMA

“Play”, importante serataper la Prosa umbra

111FOLIGNO

FEBBRAIO 2010

Una ricca stagione concertistica

Ispirato allo sport lo spettacolo dell’équipe Kataklò Athletic Dancer Theatre al Clarici

Trenta anni di attività degli “Amici della Musica”Appuntamenti di jazz, musica popolare colta e lirica

Alla soglia dei trenta an-ni di attività, l’Associ-azione si propone conuna Stagione Concertisti-ca 2010 dove i 14 appun-tamenti in cartellonespazieranno dalla musi-ca classica al jazz, dallamusica popolare colta,alla lirica con unatrasferta fuori regione. Il primo appuntamento siè svolto sabato 23 gen-naio, con il Duo Cortesi-Venturi, per la presen-tazione della Stagione2010 alla città, poi l’inau-gurazione vera e propria èavvenuta sabato 30 gen-naio, con l'Orchestra Sin-fonica Abruzzese. La Sta-gione è proseguita poidomenica 14 febbraio conil concerto dedicato aChopin in occasione del200° anniversario dellanascita. Trasferta ad An-cona domenica 21 marzoper assistere all’opera DonGiovanni al Teatro delleMuse. Da ricordare il con-certo dei solisti di Salis-

burgo (6 marzo), l’appun-tamento di Pasqua (30marzo) con Eugenio Allegrie Ramberto Ciammarughicon un lauda per frateFrancesco e un tributo aRossini con i solisti del-l’Accademia nazionale diSanta Cecilia (10 giugno).Il cartellone si concludedomenica 5 dicembre conil concerto di chiusura del-l'Umbria Art Ensemble.Il Consiglio Direttivo ècostituito da: AmbrettaCiccolari-Micaldi, presi-dente; Grazia RobertiGentile, presidente ono-rario; Grazia Biagini e Gi-anfranco Faramelli (teso.-riere), vicepresidenti; Lu-cio Cerquetti, Mario Coc-cetti, Donatella Cugini,Sergio Gentili, Davide Gi-annini, consiglieri. Diret-tore artistico: Marco Sco-lastra. Ufficio stampa:Maria Pia FanciulliLa Stagione concertistica2010 è inziata il 23 gen-naio scorso e proseguiràfino al 5 dicembre 2010.,

Gli appuntamenti in calendario

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La paura, quindi, è che ilcaso Merloni si riveli, allafine della fiera, «l’ennesimaspeculazione finanziariafatta sulla pelle di noi lavo-ratori». Si chiedeva chiarez-za nell’incontro di ieri maalla fine la situazione èsempre più confusa: «l’im-pegno a firmare l’Accordodi programma entro feb-braio era un primo impor-tante risultato ma non lasoluzione definitiva» hacommentato MaurizioLandino, segretario nazio-nale della Fiom-Cgil.«Obiettivo comune di tuttele parti, infatti, deve esserela salvaguardia dei livellioccupazionali e la riqualifi-cazione delle attività e dellevocazioni industriali deiterritori interessati». Perquesto negli stabilimentidella Merloni si svolgeran-no assemblee con i lavora-tori per valutare la situazio-ne e decidere le prossimeiniziative.Come avevano promesso ilavoratori non sono staticon le mano in mano.Giovedì 17 a Colle di NoceraUmbra il Comitato dei lavo-ratori ha tenuto una nutritaassemblea alla quale hannopartcipato un centinaio di

Movimenti e lotte12 FOLIGNOFEBBRAIO 2010

Ennesimo nulla di fatto perla firma dell’Accordo di pro-gramma destinato a salvarei lavoratori della MerloniSpa. L’incontro di lunedì 8febbraio scorso presso ilministero dello Sviluppoeconomico si è concluso conun rinvio, «e stavolta senzanemmeno una data certa»hanno commentato i circa1500 operai che, giunti inmassa a Roma da Umbria,Marche ed Emilia Romagna abordo di pullman, hannodato vita al corteo che haraggiunto il Ministero dopoaver paralizzato le vie delcentro della capitale.La nota diffusa dal ministroScajola recitava «Entro feb-braio sarà sottoscritto l’ac-cordo di programma che hacome obiettivo quello difavorire il riutilizzo indu-striale degli immobili e degliimpianti del gruppo presen-ti in Italia e di promuoverenuovi insediamenti produt-tivi nei territori interessatidalle attività dello stessogruppo». Incredibilmente lostesso ministro, alla fine, hadisertato l’incontro in cui sisarebbe dovuta decidere,appunto, la sorte dell’indu-stria Antonio Merloni spa,che, calcolando l’indotto, dàlavoro a oltre 6mila personein tre regioni. Ma «al di làdell’assenza del ministroche ho comunque stigmatiz-zato» ha commentato MariaRita Lorenzetti, presidentedella Regione Umbria, «èproprio nel contenuto del-l’incontro e dell’accordopaventato che non cisiamo». Sono troppe, infatti,le incertezze che, secondo lagovernatrice, il governo ita-liano non è riuscito a dissi-pare, «sia in riferimento allerisorse che intende metterea disposizione, sia in rela-zione alle norme chedovrebbero dar vita a unserio progetto di re-indu-strializzazone». Anche ilpresidente della RegioneMarche, Gian Mario Spacca,si è detto «molto preoccupa-to» per le idee, poche e con-

fuse, che il governo hamostrato nell’incontro diieri. «Noi, insieme allaRegione Marche» ha conclu-so la presidente dellaRegione Umbria «abbiamoriconfermato la totale dispo-nibilità a fare la nostra parte.Anche in termini economici.Ora attendiamo chiarezzadal governo».Per tutta le durata dell’incon-tro, in via Molise gli operaidella Merloni hanno presi-diato l’ingresso del ministe-ro dello Sviluppo Economicoper poi salutare con unaselva assordante di fischi“casa Scajola”. «Siamo delusi,per non dire altro» commen-tano i lavoratori dello stabili-mento di Fabriano accompa-gnati a Roma da diversi citta-dini “qualsiasi”. «Torniamo acasa a mani vuote e semprepiù spaventati non dal man-cato accordo» spiega invecePaolo Frilli, delegato sindaca-le del sito di Colle di NoceraUmbra «ma da tutta lagestione della vicenda». Arilevare la Merloni, infatti,dovrebbe essere la societàQuadrilatero Spa, partecipa-ta dalle due regioni, Umbriae Marche, dalle provincie diMacerata e Perugia, dallecamere di commercio di

Macerata, Perugia e Ancona eda Anas Spa. Una società chesi occupa di infrastrutture,in particolare del “quadrila-tero” viario Foligno -Civitanova Marche – Perugia- Ancona. «Ma la Merlonicostruisce lavastoviglie e fri-goriferi» sottolineano dalComitato Lavoratori Merloni«non si occupa di strade,cavalcavia o gallerie». Iltimore dei lavoratori, quindi,è che questo passaggio diconsegne in una spa «nellaquale, inoltre, ha quote lastessa Merloni», sia solo unasoluzione “tampone” perprendere tempo fino a unanuova alienazione dell’a-zienda. «Siamo stanchi diaspettare» spiega GianlucaTofi, del Comitato LavoratoriMerloni: «da circa sedicimesi, caratterizzati solo daricorsi alla cassa integrazio-ne guadagni, attendiamouna risposta concreta chenon arriva e l’unica possibi-lità che ci viene offerta èentrare a far parte di un’a-zienda, la Quadrilatero spa,che non garantisce tutti ilavoratori in quanto assolu-tamente incapace di riassor-bire al suo interno l’interaforza lavoro rappresentatadalla Merloni».

Merloni? Non c’è fretta

No, non dobbiamolasciarli soli

Al dicastero di via Molise si prende tempo e non si firma l’accordo di programma per il salvataggio degli impianti e dei lavoratori

Ancora un nulla di fatto è scaturito dall’incontro al ministero e senza nemmeno un rinvio

Colle di Nocera Umbra, un momento dell!assemblea di giovedì 18 febbraio

DANIELE NALBONE

Nella crisi che attanaglia l’industria italianacondurre una battaglia a difesa del proprioposto di lavoro nell’immaginario collettivosembra aver assunto un valore di normalità,di consuetudine, come vedere i figli andare ascuola o al cinema.Quando la lotta si fa dura i duri cominciano adivertirsi. Non è sempre così. Per i lavoratoridella Merloni di Colle di Nocera Umbra quan-do la lotta si fa dura iniziano i problemi. Frai tanti quello di avere un aiuto solidale dallagente; e questo deve essere innanzitutto dicomprensione e condivisione delle ragioni diquesti lavoratori. I ricercatori dell’Ispra diRoma, quelli della Yamaha ancor prima, imetalmeccanici dell’Alcoa e tanti altri ancoranon hanno esitato a salire sui tetti o sulle gruper denunciare lo stato di “abbandono” dellasorte della loro azienda. Ad Anagni (Fr) i lavo-ratori della Videocon minacciano di strappa-re, alla vigilia delle elezioni regionali, i lorocertificati elettorali se le autorità non inter-verranno con azioni concrete atte a salva-guardare il loro posto di lavoro. E non ultimo,tantomeno unico, l’estremo gesto di un tren-tacinquenne bergamasco suicida per essersifortemente sentito solo dopo aver perso lapropria occupazione. Chi lotta nella fabbricaper il lavoro e per i diritti, lo fa difendendoindirettamente anche quelli degli altri. E ilrisultato, come sempre, dipende dalla forzadi cui questi lavoratori dispongono. Per que-sto i lavoratori in lotta chiedono solidarietàalla popolazione affinché le battaglie a difesadell’occupazione abbiano il sostegno dellemasse. Quando si perde la battaglia per illavoro oltre al dramma economico che questocomporta sopraggiungono altri effetti colla-terali quali la depressione e la solitudine conconseguenze sociali spesso terribili. E’ perquesto che i lavoratori in lotta hanno bisognodi noi tutti e della nostra solidarietà attiva.Non lasciamoli soli.

persone tra cui le rappresen-tanze dei comuni di NoceraUmbra, Gubbio, Foligno,Bevagna, Fossato di Vico,Sigillo, alle quali si è erachiesta una presa di posizio-ne sull’eventuale ipotesi di“accordo di programma”.Assenti invece le rappresen-tanze sindacali alle quali ilComitato dei lavoratoriaveva chiesto un confrontodemocratico sulle divergen-ze d’opinione in meritoall’accordo di programma.All’indomani dell’assemblea,in un comunicato, ilComitato ha ribadito ulte-riormente la propria posi-zione nel chiedere di pro-lungare il commissariamen-to dell’azienda e della Cigaffinché si possano indivi-

duare efficaci soluzionicapaci di rilanciare l’attivitàdella Merloni e al contempogarantire l’attuale forzalavoro anche indotta. IlComitato, ha ringraziato perle iniziative di solidarietàmorale e materiale attivateverso i lavoratori in lotta.«In particolare - recita ilcomunicato - apprezziamol’iniziativa di “AranciaMetalmeccanica” che costi-tuito una cassa di resistenzaa sostegno economico delpresidio di Colle di Nocera. A Fabriano intanto, venerdì18 oltre 5500 operai hannobloccato le strade diingresso e di uscita dallacittà protestando contro iritardi della firma dell’ac-cordo di programma.

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I

supplemento al numero 2 - Anno II - febbraio 2010 di Piazza del Grano

Sin dall’immediato dopo-guerra ci hanno costante-mente ripetuto che gli StatiUniti erano il nostro futuro;che dovevamo guardare aloro, che ci precedevano diqualche decennio, per sa-pere cosa sarebbe accadu-to, prima o poi, anche a ca-sa nostra. Scienza, tecnolo-gia, consuetudini, cultura epolitica ci sarebbero arriva-ti dagli Stati Uniti e noi, al-leati “minori”, non avrem-mo potuto che omologarci.Per fortuna i profeti disventura non hanno avutoragione, o almeno non l’-hanno avuta del tutto.L’Europa occidentale, ben-ché succube del potente al-leato d’oltre oceano, hamantenuto una sua identitàsino ad immaginare, traina-ta dalle più evolute social-democrazie nordiche, ilprogetto di una identitàpropria, sociale e solidale.Destreggiandosi come pote-va (a volte dignitosamente avolte subdolamente) nelloscontro tra i due grandi del-la terra USA ed URSS, l’Euro-pa ha costruito un progettounitario diverso, se non

persino antagonista sia aquello americano che aquello sovietico (o meglio aquello “russo” dopo la finedella rivoluzione d’ottobre).Una unità “plurale” è stataquella prefigurata dai fon-datori dell’Europa Unita.Una unità tra tanti diversiche mantenevano le propriepeculiarità culturali, stori-che e linguistiche. Una unitànella quale gli Stati tradizio-nali si sarebbero dissolti perdare vita ad un nuovo sog-getto fatto di popoli e non dinazioni. E’ stato detto: unaunità di Comuni.La dissoluzione dell’Imperorusso ha posto improvvisa-mente fine alla divisione indue del mondo e l’ImperoUSA è sembrato invincibile.Travolta sotto le maceriedel “muro di Berlino” l’Euro-pa ha abbandonato il pro-getto politico dell’unionedei popoli ed è rapidamen-te scivolata verso una unio-ne esclusivamente moneta-ria, finanziaria e commer-ciale, incapace di compren-dere ed intercettare le nuo-ve grandi realtà emergential di fuori del perimetro del

controllo dell’Impero ame-ricano. A questo punto iprofeti di sventura hannoavuto ragione e l’America èpiombata nelle nostre caseesportandoci la sua deva-stante crisi economica, cul-turale e morale.L’Europa incapace di pro-durre una propria politicaestera autonoma si è acco-data alle guerre del petro-lio, nascoste dietro le finteguerre al terrorismo, impo-ste dal potente alleato ame-ricano, vedendo in prima fi-la proprio quei paesi e queipartiti che più degli altriavevano combattuto l’inge-renza, quanto meno cultu-rale e morale, degli USA.Anche in Europa l’etica dellapolitica, anche quella piùipocrita, ha ceduto alla po-tenza dell’immagine e delsuccesso personale, lo Statosociale sta franando lascian-do campo aperto al nuovofar west della legge del piùforte, al mito del “privato”.In questo inserto non pre-tendiamo di descrivere itanti aspetti del giganteamericano, cercheremo so-lamente di trattarne alcuni

scegliendoli tra quelli chemaggiormente dovrebberometterci in guardia dallaprofezia dell’omologazione.Certamente l’America èmolto di più di quello chedescriveremo e molto mi-gliore, avendo ben presentela distinzione che c’è tra go-vernanti e governati, essen-do pienamente convinti chenon è vero che i popoli me-

ritano sempre i governi chesi sono dati o che gli sonostati imposti (anche se que-sto lo affermiamo - onesta-mente - magari proprioguardando a “casa nostra”).I dati, i fatti, i riferimenti ingenere contenuti negli arti-coli dell’inserto risentonosicuramente dell’imposta-zione ideologica dichiaratadall’editore, ma trovano

tutti riscontro preciso, pun-tuale e pienamente verifica-bile anche con semplici ri-cognizioni in internet.Diverse o contrarie testi-monianze, informazioni eprecisazioni saranno sicu-ramente recepite da questoperiodico che offrirà il giu-sto spazio al confronto,purché corretto e soprat-tutto documentato.

Giù all’Ovest

Nell’agosto 2005 uno deipiù grandi uragani dellastoria si è abbattuto sullecoste meridionali dell’estdegli Stati Uniti penetran-do nelle regioni interne fi-no a colpire e devastare lacittà di New Orleans.In verità quando Katrina haraggiunto New Orleans ave-va già perso la maggior par-te della sua forza e quindi siè trattato di un urgano dimedie dimensioni.Tuttavia, il pessimo stato dimanutenzione del sistemadi protezione fluviale checirconda la città ha ceduto,sommergendo d’acqua efango l’intera New Orleans.L’arrivo dell’uragano era sta-to annunciato per tempo almomento della sua massi-ma potenza e quando eraoramai prevedibile la rotta.Molti abitanti di New Orle-ans avevano quindi asciatola città per rifugiarsi altrovein attesa del passaggio diKatrina. Molti, ma non tutti,anzi forse assai pochi.Non si era trattato, infatti, diuna evacuazione program-mata ed ordinata, bensì del

solo allontanamento spon-taneo da parte di quegli abi-tanti che avevano mezzi edestinazioni ove andare.La maggior parte degli abi-tanti di New Orleans sonodunque rimasti non per in-coscienza o disinformazio-ne ma solamente perchénon sapevano come e doveandare; decine di migliaiasi sono rifugiati in un im-pianto sportivo, il Super-dome, dove sono rimasti

imprigionati per diversigiorni. I morti nella solacittà di New Orleans sonostati circa 1.600.L’uragano ha colpito NewOrleans il 29 agosto, ma cisono voluti almeno 5 giorniprima che in città arrivasse-ro i primi aiuti.In verità non si è neppuretrattato, come primo arrivo,di veri e propri aiuti ai so-pravvissuti, ma di militaridella Guardia Nazionale ac-

corsi nella città per domarerivolte e saccheggi dei di-sperati in cerca di acqua pu-lita e di cibo. I giornali e letelevisioni americane di queigiorni hanno dato un risaltoesagerato alla situazione del-la sicurezza pubblica al pun-to che il governatore delloStato ha annunciato l’arrivodi truppe speciali ritirate dalfronte dell’Iraq o dell’Afgani-stan con l’ordine di sparare:“Hanno M16 e sono pronti ecarichi. Queste truppe sannocome sparare e uccidere e miaspetto che lo facciano”.Tre giorni sono trascorsidall’evento prima che il pre-sidente degli Stati Uniti,Bush, si decidesse a inter-rompere le proprie vacanzee a sorvolare a bassa quotal’area devastata a bordo delsuo Air Force One per ren-dersi conto del disastro.Katrina ha messo a nudo,per chi ancora non volevarendersene conto, non solol’esistenza di interi Stati incondizioni di estrema po-vertà a livello del terzomondo all’intero dei ricchis-simi Stai Uniti, ma soprat-

tutto la disumanità del si-stema di potere americanocapace di dissipare sommeincredibili nelle guerre diconquista ed occupazionenelle più disparate regionidel mondo ed incapace, omeglio del tutto disinteres-sato a proteggere i propricittadini più poveri da even-ti climatici, bensì anche gra-vi, ma assolutamente preve-dibili e monitorabili.Il 12 maggio 2008 uno deipiù violenti terremoti dellastoria cinese ha colpito unaregione molto estesa e in-tensamente abitata dell’in-terno della Cina, lo Sichuan.Le vittime hanno raggiuntola enorme cifra di circa9.000 morti e decine di mi-gliaia di feriti. Poche ore do-po la scossa l’Esercito delPopolo, il più numeroso delmondo, era in marcia versola zona del sisma con deci-

ne di migliaia di sodati “ar-mati fino ai denti” ma di pa-le e picconi e di ogni mezzonecessario al soccorso dellapopolazione.E’ stato detto che si è tratta-ta della più grande opera-zione di soccorso civile del-la storia. Alla testa delletruppe di c’era anche il pri-mo ministro Wen Jibao, an-che lui intento a scavare,aiutare e soccorrere.Certamente si è trattato diun messaggio politico, maquanto diverso da quello diun presidente che sorvola a3.000 metri di altitudinel’area allagata o di quello(più basso) che in doppiopetto blu e sorriso da spiag-gia consegna un ventina dichiavi di mini appartamentispendendo solo per la ceri-monia l’equivalente del co-sto di almeno 4 o 5 di quellemodeste abitazioni.

Il lato oscuro dell’imperoDal rischio omologazione alla costruzione dell’Europa unita

Bombardamento USA della città di Falluja in Iraq (estate 2005) - Il materiale lanciato dagli elicotteri è “fosforobianco”, arma di distruzione di massa che disintegra i corpi umani ma conserva i “beni”.

La Guardia Nazionale e l’Esercito del Popolo

Da New Orleans allo SichuanModi diversi di affrontare le emergenze: l’utilizzo dell’esercito e delle armi perripristinare la sicurezza da parte del Governatore statunitense; la pala, il picconeed ogni altro mezzo utile per prestare soccorso da parte del primo ministro cinese

Sichuan - I soccorsi dell!esercito del Popolo dopo il terremoto

New Orleans - Militari schierati con le armi verso i civili

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II

Il Muro dell

Si calcola che negli StatiUniti vi siano circa 12 milio-ni di lavoratori clandestini,il dato è però assolutamen-te approssimativo sia per ladifficoltà di censirli che perl’enorme tourn over. La leg-ge americana, infatti, puni-sce i clandestini con cinquemesi di carcere, quindi a fi-ne pena, procede alla de-portazione oltre i confini.Nessuna sanzione è inveceprevista per i datori di lavo-ro anche quando sono a co-noscenza della irregolaritàdei loro dipendenti.Una indagine sul lavoroclandestino, pubblicata sulNew York Times nel maggio2008, ha denunciato condi-zioni di lavoro drammatichesubite dai clandestini sottola minaccia della denuncia edella deportazione.Si parla di 14 ore di lavoro algiorno, anche con turnicompleti notturni, paghe dipoche centinaia di euro enessuna assistenza. E’ notoche in diversi casi sono pro-prio le ditte statunitensi,specialmente quelle che ne-cessitano di lavoratori sta-gionali come alcune aziendeagricole, ad organizzare iltrasporto di questi lavorato-ri, o comunque ad assumerlianche se a conoscenza delfatto che i documenti diquesti non sono in regola,spesso approfittando della

cosa per pagarli meno diquanto dovuto chiudendopoi anche un occhio sull’ap-plicazione delle norme di si-curezza. D’altro canto moltedi queste aziende dipendo-no da questo tipo di mano-dopera, in mancanza dellaquale potrebbero diventareeconomicamente meno con-venienti. E’ stato avanzato ilsospetto che siano proprio idatori di lavoro a denuncia-re periodicamente la pre-senza dei clandestini, maga-ri in occasione di riduzionianche stagionali del fabbi-sogno, in modo di liberarsi acosto zero dei lavoratori ineccesso, salvo poi a riassu-mere al bisogno nuovi di-sperati entrati o rientraticlandestinamente.Il Washington Post nel mesedi maggio 2009 ha dato lanotizia di un “giro di vite”da parte dell’amministrazio-ne Obama che sta amplian-do un programma avviatodalla precedente ammini-strazione Bush per identifi-care gli immigrati clandesti-ni detenuti nelle carceri lo-cali, al fine di allontanarlidagli Stati Uniti. Il segretario per la SicurezzaInterna Janet Napolitano èstata “molto chiara” nell’af-fermare che la priorità del-l’amministrazione è quelladi allontanare dal Paese iclandestini.

Il disastro negli Stati Unitinon è arrivato con l'uraganoKatrina. Il disastro era già là.Dalle acque stagnanti diNew Orleans sono emerse,oltre ai cadaveri, anche lereliquie di una società giàcostretta in ginocchio benprima di venire colpita dallafuria della natura. Tassi di analfabetismo tra ipiù elevati; criminalità inaumento; omicidi in crescitadel 7%; un sistema scolasti-co in cui nel 2004 10milabambini su 60mila (il 96 percento afroamericani) sonostati sospesi da scuola. I cit-tadini delle periferie più av-vilite hanno avuto a che fareper anni con povertà e di-soccupazione cronica, e peranni sono stati ignorati datutti i livelli di governo.Nel rapporto delle NazioniUnite del 2005 sulla povertànel mondo vengono indivi-duate ampie regioni degliStati Uniti povere quanto unPaese del Terzo Mondo. Ilrapporto dipinge il cuposcenario di un pianeta dovei Paesi più poveri sono assaipiù poveri di 15 anni fa, adispetto dei roboanti pro-clami elencati dalla NazioniUnite nei cosiddetti “obietti-vi del millennio”: dimezzarela povertà; ridurre di dueterzi la mortalità infantile;fermare il contagio del-l'Aids. Mentre alcune nazio-

ni stanno progredendo ver-so tali obiettivi in molti tragli Stati più poveri le condi-zioni di vita si sono aggra-vate e questo, contro ognipronostico, è successo an-che negli Usa. Il documentoè un pungente atto d'accusadella politica, nazionale edestera, degli Stati Uniti con-tro la povertà, accusati diperseguire una strategia mi-litare ipertrofica e una stra-tegia per lo sviluppo umanoinconsistente. L'indicatorepiù significativo è dato daltasso di mortalità infantile. Fino al 2000 gli Usa hannoassistito ad una sua pro-gressiva diminuzione, mada allora il trend si è inverti-to, ed il tasso è aumentatoanziché diminuire, raggiun-gendo il livello di quello diPaesi come la Malesia. Inol-tre, pesanti disuguaglianzegravano sui nuovi nati dellasocietà americana. I bambi-ni di colore hanno infatti ildoppio di probabilità deibianchi di morire prima delcompimento del primo annodi vita. Sebbene per la sani-tà gli Usa spendano pro-ca-pite il doppio di altri Paesisviluppati, la spesa sanitariaè enormemente sbilanciataa favore dei bianchi. Altri dati contenuti nelle accu-se dell'Onu che evidenzianoforti disuguaglianze socialisono: la probabilità doppia di

una madre di colore di far na-scere un figlio sottopeso, ri-spetto ad una madre bianca;la mancanza di servizi socialie assistenza medica per unapersona ogni sei; infine, l'au-mento del 20 per cento dellapovertà infantile. Negli StatiUniti sono 43,6 milioni le per-sone senza assistenza sanita-ria, pari al 15,2% della popola-zione. Di questi circa 8,5 mi-lioni sono bambini e adole-scenti. Gli Stati Uniti sono ilpaese occidentale con il piùalto numero di poveri, ed es-sendo anche la prima potenzamondiale, questo dato, nellasua crudezza, apre la porta aduna riflessione sul rapportotra economia di mercato e sta-to sociale, che negli USA, no-toriamente, vede la primaprevalere sul secondo. I tassidi povertà riflettono anche unelemento di discriminazioneetnica (sono più alti per la po-polazione afro-americana eper quella di origine ispanicae asiatica) e colpiscono ben il17,6% della popolazione conmeno di 18 anni. A questi dati va aggiunto unaltro elemento importanteche è il numero di personeche si trova appena sopra lalinea di povertà. Sono 12,5milioni le persone che supe-rano di poco la linea di po-vertà e sono definite come“near poor”, cioè quasi po-

veri. Sono persone che vivo-no in famiglie generalmentemonoreddito, per le qualiun evento critico (un divor-zio, una malattia, un infor-tunio) può determinare unrapido peggioramento dellecondizioni di vita. Se som-miamo le persone economi-camente povere con quellevulnerabili arriviamo ad unastima di 48,4 milioni di per-sone che versano in precariecondizioni economiche.Nonostante le grandi promes-se elettorali e il grande clamo-re internazionale l’ammini-strazione Obama ha visto boc-ciato il piano di estensionedell’assistenza sanitaria aduna parte della popolazionepiù povera. Benché non si trat-tasse di un vero e proprio si-stema sanitario nazionale co-me lo conosciamo in Europa,ma di una modesta assistenzasanitaria pubblica di puraemergenza e marginalità lelobby farmaceutiche non han-no impedito l’approvazione ri-baltando i risultati delle primevotazioni del Congresso. Se ciò non bastasse proprionegli ultimi giorni del mese digennaio 2010 lo stesso Con-gresso ha deliberato un fortetaglio alla spesa pubblica checertamente colpirà i servizisociali visto che, al contrario,l’impegno militare all’estero èpersino stato incrementatodal “premio nobel per la pa-ce… a futura memoria”.

Il far-west del lavoroCondizioni drammatiche per i clandestini

Negli USA i lavoratori clandestini sono

considerati criminali, ma nessuna

sanzione è prevista per i datori di lavoro

La fine del “sogno” americanoLa rivoluzione promessa da Obama è fallita, le lobby detengono il potere

48 milioni di poveri senza assistenza sanitaria, tassi di analfabetismo tra i più elevati

del mondo, mortalità infantile a livello della Malesia, sono questi i dati più rilevanti di

una società che si definisce esempio di “democrazia”

Page 15: Febbraio 2010

III

la Vergogna

Contro la disoccupazione, at-tualmente al 10,2 per cento,gli Stati Uniti impiegano un”cuscino temporaneo” costi-tuito da sussidi governativipari in media a 300 dollari almese (poco più di 200 euro!)per la durata di 79 settimane,un’ancora di salvezza per chi,rimasto senza lavoro, devemettere insieme il pranzo conla cena mentre cerca un altroimpiego. Secondo quantoscrive il New York Times nellaattuale situazione di gravissi-ma recessione il sistema èsaltato.Molti disoccupati infatti re-stano tali più del numero del-le settimane in cui ricevono isussidi, e secondo le stimedel National Employment LawProject (NELP) entro il 2009 il

numero dei lavoratori disoc-cupati senza alcun redditoavrebbe raggiunto la cifra diun milione e mezzo. Attual-mente i sussidi per la disoc-cupazione vengono erogati a9 milioni di persone.A causa dell’attuale emergen-za la durata dei sussidi è giàstata prolungata dal Con-gresso, ma di fronte alla pro-spettiva di milioni di perso-ne indifese contro povertàappare inevitabile un prolun-gamento del periodo di ero-gazione del sussidio, special-mente in Stati dove i senzalavoro stanno raggiungendopercentuali drammatiche,come in Michigan, dove sonoil 15,2 per cento.Il termometro più concreto dicome l’economia in crisi stia

mettendo sul lastrico le fami-glie americane è l’amaro suc-cesso dello Snap. Per la gentee i giornali si chiamano sem-pre “food stamps”, buoni fe-derali per l’acquisto di cibo,ma il governo Bush un annofa decise di chiamare il pianodi assistenza federale per bi-sognosi Supplemental Nutri-tion Assistance Program. Stamps o Snaps che siano,queste tesserine caricate elet-tronicamente sono la versio-ne del nuovo millennio delletessere sanitarie di guerra in-trodotte da Franklin DelanoRoosevelt dal 1939 al 1943,poi riesumate da Lyndon Joh-nson con la sua Great Societynegli Anni 60. In disgrazianell’America reaganiana,quando chi li utilizzava pas-

Il muro di TiJuana provoca almeno due morti al giorno, dal 1994 ad oggi infatti secondo l’American Civil

Liberties Union le vittime circa 5600. Per Obama “non è una priorità della amministrazione USA”

California e di altri Stati delSud continua a dipendere dallavoro sottopagato dei mi-granti che riescono ugual-mente a passare. Le autoritàamericane dichiarano diavere respinto, nel solo2005, più di 1 milione e 200mila persone (più di 520 milanel 2009). Il presidente delMessico Felipe Calderon, inoccasione di un incontro conil Presidente Obama, avvenu-to nell’agosto 2009, hachiesto “il rispetto” da partedegli Stati Uniti “dei diritti

umani e del lavoro degli im-migrati” messicani e dei lorofamiliari negli Stati Uniti.L’Ambasciatore USA in Mes-sico ha replicato che la ques-tione “non è nelle priorità”della “nuova” amminis-trazione Obama.Il 9 novembre 2009, durantela celebrazione del venten-nale dell’abbattimento del“Muro di Berlino”, il Presi-dente Obama, non potendointervenire di persona, ha in-viato un video messaggioproiettato sui maxischermi

della Porta di Bradeburgo nelquale ha esaltato la cadutadel Muro che “ci ricorda comeil destino é determinato daquello che fanno i popoli”, ecome “nonostante la violenzae la repressione i tedeschidell'Est hanno vinto perchécredevano che il mondo pote-va cambiare”. I tedeschi, non imessicani! La cosa peggiore è che a fes-teggiare con Obama in videoe con la Clinton di personac’erano anche molti ex comu-nisti di casa nostra.

sava per un pigro che nonaveva voglia di lavorare, han-no ripreso vita sotto Clinton eanche sotto il conservatore“compassionevole” GeorgeBush. Ora, con Obama e la di-soccupazione al 10,2 per cen-to associata al record di exproprietari che hanno persola casa, i buoni «nutrizionali»sono tornati in auge. Semprepiù richiesti, e sempre menobollati come una vergognapersonale, tanto larga è diven-tata la loro diffusione.Gli aventi diritto sono i nucleifamiliari con reddito inferioreal 130 per cento del livello dipovertà fissato dal governo:una famiglia di quattro perso-ne in questa condizione ottie-ne una somma mensile di500-580 dollari (circa 400 eu-ro). Le cifre variano perchépossono essere combinatecon altri piani di welfare, co-me gli aiuti ai minori e ai rico-veri di emergenza. Il numerodi chi riceve i food stamps hafatto un balzo di nove milioni

dal dicembre 2007, mese uffi-ciale di avvio della recessio-ne, arrivando a 36,5 milioni.Un americano su otto va oraal supermercato con la “cartadi credito” firmata dal gover-no e si calcola che, nelle case,un bambino su quattro bene-fici del sussidio. Le statistichedel fenomeno, rilevato daun’inchiesta del New York Ti-mes su base nazionale, illu-strano un ricorso squilibratosu base etnica ai food stamps:li chiede il 12,5 per cento de-gli americani, che però sonoper l’8 per cento bianchi, il 28per cento neri, il 15 per centolatinos.Non tutti i bisognosi peròhanno fatto domanda: si cal-cola che solo i due terzi degliaventi diritto l’abbia fatta edunque ci siano almeno altri15-16 milioni di persone chehanno titolo. Il Missouri ha ilrecord nazionale di aventi di-ritto: in 21 contee dello Statoun bambino su due mangiagrazie ai buoni.

Il “welfare” all’americanaSussidi di 200 euro a termine per i disoccupati; “carte di credito” per i poverida 400 euro con i quali fare la spesa per mangiare

La barriera di separazione traStati Uniti e Messico, detta an-che Muro messicano o Murodi Tijuana, è una barriera disicurezza costruita dagli StatiUniti lungo la frontiera con ilMessico. Il suo nome ufficialein Messico è quella di Murodella vergogna. Il suo obbiet-tivo è quello di impedire agliimmigranti illegali, in partico-lar modo messicani e cen-troamericani, di oltrepassareil confine statunitense.La sua costruzione ha avutoinizio nel 1994, secondo l'ot-tica di un triplice progettoantimmigrazione: il progetto"Gatekeeper", conosciuto an-che come "OperacionGuardian" in California, ilprogetto "Hold-the-Line" inTexas e il progetto "Safe-guard" in Arizona. Secondoalcuni esperti queste oper-azioni sarebbero solo unamanovra per convincere icittadini statunitensi dellasicurezza e impenetrabilitàdei confini, mentre l'econo-mia continuerebbe a benefi-ciare del continuo flusso diforza lavoro a basso costo inarrivo da oltre frontiera.La barriera è fatta di lamierametallica sagomata, alta daidue ai quattro metri, e sisnoda per chilometri lungola frontiera tra Tijuana e SanDiego. Il muro è dotato d’illu-minazione ad altissima in-tensità, di una rete di sensorielettronici e di strumen-tazione per la visione nottur-na, connessi via radio allapolizia di frontiera statu-nitense, oltre ad un sistemadi vigilanza permanente, ef-fettuato con veicoli ed elicot-teri armati. Il confine tra Sta-

ti Uniti e Messico, lungo3,140 km, attraversa territoridi diversa conformazione,aree urbane e deserti. La bar-riera è situata nelle sezioniurbane del confine, le areeche, in passato, hanno vistoil maggior numero di attra-versamenti clandestini. Ilrisultato immediato dellacostruzione della barriera èstato un numero semprecrescente di persone chehanno cercato di varcare ille-galmente il confine, attraver-so il Deserto di Sonora, o val-

icando il Monte Baboquivari,in Arizona. Questi migrantihanno dovuto percorrere cir-ca 80 km di territorio inospi-tale prima di raggiungere laprima strada, nella riservaindiana Tohono O'odham.L’American Civil LibertiesUnion calcola che dal 1994 aoggi siano morti 5.600 clan-destini e accusa il governodegli Usa di una sostanzialeipocrisia: la barriera e i con-trolli in sostanza servireb-bero soprattutto da alibi,perché poi l’economia della

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Legislazioni deboli e impu-nità diffusa per gli abusi,sistematiche campagne didisinformazione e d'inti-midazione: sono questi iprincipali fattori che han-no permesso alle grandiaziende americane di svi-luppare, in particolare nel-l'ultima decade, praticheantisindacali sofisticatecapaci di minare l'unità ela forza dei lavoratori.Il fatto che i sindacati co-prano, attualmente, il 12,4%della forza lavoro negli Usanon è dunque fatto casualema è la logica conseguenzadi un sistema che, soprat-tutto nel settore privato,impedisce ai lavoratori diaderire ai sindacati.Il gruppo di ricerca sulmondo del lavoro pressola scuola di relazioni indu-striali dell'Univesità diCornell ha denunciato l'in-tensificazione dell'ostilitàda parte delle aziende neiconfronti delle organizza-zioni sindacali.Lo studio, diffuso dall'Epi(Economic Policy Institu-

te) e dal Fondo Americanoper i diritti all'educazionedel lavoro, analizza unaserie di problemi esplosiin tutta la loro gravità du-rante la compiacente am-ministrazione Bush. La ricerca dimostra come ilavoratori del settore pri-vato, negli Usa, siano sot-toposti a una serie di pres-sioni che ne impedisconol'associazione: “I datori dilavoro - si spiega nel rap-porto - stanno usando unarsenale di tattiche legalie non legali per interferirecon i piani dei dipendentiche vogliono organizzar-si; tutto ciò avviene, ov-viamente, in un quadro ditotale impunità”.Lo studio, che si basa suidocumenti del National La-bor Relations Board (NLRB),fa riferimento a rapporti re-datti dalle stesse compa-gnie, a interviste realizzatecon i lavoratori e a investi-gazioni indipendenti supratiche di intimidazione.I risultati sono allarmanti:il 63% delle aziende ingag-

gia degli addetti specializ-zati a investigare le predi-sposizioni sindacali deisingoli dipendenti attra-verso colloqui obbligatorie personali. Gli stessi ad-detti, in molti casi, hannoanche la possibilità di or-ganizzare delle vere e pro-prie sessioni antisindacali.Il 57% delle aziende, inol-tre, minaccia i lavoratoripaventando la chiusuradelle fabbriche mentre il47% minaccia i dipendenticon tagli di stipendio e be-nefit. Il numero dei datoridi lavoro che usano più didieci tattiche di coercizio-ne è, infine, duplicato ne-gli ultimi anni.E' interessante notare co-me, in generale, le compa-gnie si affidino a tattichesempre più aggressive,che prevedono tagli e li-cenziamenti, piuttosto chepromettere premi, incenti-vi, o anche “regali” per nonaderire ai sindacati. Leaziende insomma si trasfor-mano nel vero Grande Fra-tello dei lavoratori spiando-

ne i comportamenti e in-fluenzandone le azioni.E’ stato accertato un climadi opposizione antisinda-cale fatto d'interrogatori edi sorveglianza, di minac-ce e di abusi con il fine diconvincere gli impiegatiche aderire a un sindacatoè rischioso. Si calcola chenegli Stati Uniti ci siano al-meno 30.000 azioni illega-li da parte delle compagnieogni anno nei confronti deipropri dipendenti.Ma è da sottolineare che lamaggior parte delle azioni

L' “Employee Free ChoiceAct” è una proposta di leg-ge sulla libertà sindacalenegli Stati Uniti elaboratadalle Organizzazioni Sin-dacali americane, che l'-hanno presentata nel 2007e che oggi, nonostante lepromesse elettorali diObama, ha ben poche pos-sibilità di essere accoltadal Congresso americanonel marasma della crisieconomica in corso.L'obiettivo del disegno dilegge era quello di "istitui-re un sistema più sempli-ce per permettere ai lavo-ratori di costituire orga-

IV

nizzazioni sindacali, diaderirvi e di svolgere atti-vità sindacale; ... per atti-vare obbligatoriamenteprovvedimenti contro lecondotte anti sindacaliche si verificano durantegli sforzi organizzativi;..... per permettere ai di-pendenti di decidere libe-ramente se vogliono sin-dacalizzarsi e negoziaresalari equi, tutele e condi-zioni di lavoro, senza il ti-more di minacce, mole-stie, punizioni e paura diperdere i loro mezzi disussistenza".La legislazione americana

attualmente in vigore pre-vede una procedura moltocomplessa che passa attra-verso le elezioni tra i lavo-ratori affinché vi sia il rico-noscimento della rappre-sentanza sindacale e quin-di del diritto alla contratta-zione collettiva che si svi-luppa a livello di singololuogo di lavoro. Il meccani-smo funziona così: per at-tivare il processo, un lavo-ratore chiede la "blankcard" a un'Organizzazionesindacale; questa card(adesione sindacale) deveessere firmata dai suoi col-leghi/e; quando almeno il

30% della forza lavoro pre-sente in azienda (inteso co-me luogo di lavoro) ha fir-mato la card, il datore di la-voro può decidere di rico-noscere il sindacato inazienda o indire elezioni ascrutinio segreto chieden-do ai lavoratori se voglionosindacalizzarsi.Nella pratica, il processodi riconoscimento del sin-dacato avviene solo quan-do il 50% + 1 dei lavoratorifirma l'adesione sindacale.Se il datore di lavoro indi-

Inserto a cura di Sandro Ridolf i

Diritto di associazione sindacale ce le elezioni e la maggio-ranza dei lavoratori siesprime a favore (50%+1),la legge prevede una pro-cedura che certifica chequel sindacato - in quelluogo di lavoro - è ricono-sciuto ed è il soggetto tito-lato ad avviare la contrat-tazione collettiva.Nella pratica indire le ele-zioni tra i lavoratori non èun processo semplice, acausa dell'opposizionedelle aziende che fanno ditutto per ostacolarle: spes-so addirittura il clima èostile, caratterizzato daintimidazioni, paure e ri-torsioni da parte dei datoridi lavoro, al punto tale chele OOSS americane sosten-gono che le elezioni sianouno strumento anti demo-cratico. Infatti la legislazio-ne prevede che le impresepossano licenziare i lavo-ratori nella fase di sindaca-lizzazione e possono met-tere in campo ogni azioneche ritengono opportunaper ostacolare l'iscrizioneal sindacato, prima e du-rante le elezioni.Anche quando le elezionisanciscono il consenso, leaziende possono conte-stare i risultati e invalidarei voti e quindi ritardareper anni non solo il rico-noscimento sindacale masoprattutto l'avvio deicon-fronti sindacali. Spessoqueste controversie fini-scono al Tribunale del La-voro, con feroci battaglielegali che richiedono an-che un grande esborsoeconomico da parte dei la-voratori e dei Sindacati chehanno indetto le elezioni.L'ultima versione dellaproposta dell'Employee

Free Choice Act prevedeche: le elezioni non si svol-geranno, se la maggiorparte dei lavoratori firmal'adesione sindacale; il di-ritto a indire elezioni ascrutinio segreto viene ri-conosciuto ai dipendenti,nel caso in cui l'adesione alsindacato è firmata da unaminoranza dei lavoratori enon dalla maggioranza; aldatore di lavoro non vienepiù riconosciuta la possi-bilità di indire elezioni ascrutinio segreto; aboliscela complessa procedura dicertificazione della rap-presentanza sindacale edel diritto alla contratta-zione collettiva; vengonostabilite sanzioni nel casoin cui il datore di lavoropratica condotte anti-sin-dacali quando i lavoratorisi stanno sindacalizzandoattraverso la firma dellacard; sono previste proce-dure di conciliazione e ar-bitrato per la risoluzionedelle controversie (senzadover più ricorrere al tri-bunale del lavoro).Quand’anche dovesse ap-prodare al Congresso mol-to probabilmente il testoattuale della bozza di leggenon sarà votato nella suaforma attuale a causa del-l'opposizione dei SenatoriRepubblicani e dei Demo-cratici più conservatori.Infatti, anche se sono solo40 i senatori repubblicani,i sostenitori del Free Choi-ce Act non hanno ad oggi i60 voti al Senato necessariaffinché la legge venga ap-provata. Lo Statuto dei La-voratori, ma persino la“famigerata Legge Biagi”sono solo un “sogno” neidemocratici Stati Uniti.

“Lo sciopero” - dipinto di Robert Koheler pubblicato il 1° maggio 1886

antisindacali sia perfetta-mente legale.Negli ultimi trent'anni,l'ineguaglianza fra i pro-fitti delle aziende e i gua-dagni dei lavoratori è cre-sciuta minando il poteredi acquisto delle persone.L’economia americana in-fatti ha puntato tutto sul-l'aumento della produttivi-tà mettendo in secondopiano la capacità dei lavo-ratori di beneficiare a livel-lo salariale delle miglioriperformance industriali.Un dato estremamente elo-

quente emerge dall’enor-me divario, in fortissimoaumento, tra i salari dei di-pendenti comuni ed i diri-genti di alto livello, divarioche ha raggiunto negli ulti-mi anni quota 500 a 1.La stampa ha riportato ilparagone emblematico diun dirigente della Walt Di-sney che percepisce unreddito di 9.000 (novemila)volte superiore alla retribu-zione di una sarta messica-na che cuce i vestiti dellebambole dei personaggidella stessa Walt Disney

«Negli USA la condottaantisindacale è legale»

Spionaggio, intimidazioni e minacce di licenziamenti vengono usati per impedire la formazione di sindacali aziendali

Un dirigente può arrivare a guadagnare fino a 500 volte lostipendio medio di un dipendente comune

Andrea Sacco e Bartolomeo Vanzetti - Due emigrati italiani degli anni venti giustiziati sulla sedia elettrica il 23Agosto 1927 con l!accusa di essere stati autori di una rapina a South Baintree in cui morirono due persone. Dal-l!accusa vennero scagionati nel 1977 dal governatore del Massachusettes che riconobbe ufficialmente gli erroricommessi nel processo e riabilitò completamente la memoria dei nostri compatrioti, la cui unica colpa era stataquella di aver partecipato come protagonisti a degli scioperi per chiedere migliori condizioni lavorative e salaripiù alti (Sacco fu precedentemente arrestato nel 1916 proprio con l!accusa di propaganda politica).

Ancora oggi un “sogno” per milioni di lavoratori americani