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f d L’ Atto Normativo Diocesano per radicare localmente l’AC Verso l’elaborazione dell’Atto Normativo Diocesano Il messaggio del Papa per la Quaresima 2004 A proposito di fecondazione assistita Il secondo laboratorio della partecipazione: Dalla città data alla città partecipata Istanze etiche nella progettazione del territorio Il “contratto di quartiere” per una progettazione partecipata Notizie ed appuntamenti Anno XIV n. 4/2004 5 marzo 2004 f d Editoriale f d Sommario Gino Sparapano presidente diocesano L o Statuto che l’Azione Cattolica ha aggior- nato nel settembre scorso, ratificato in no- vembre dalla Conferenza Episcopale, espri- me la fisionomia che l’Associazione prende quan- do si misura con le esigenze della missione della Chiesa e dell’evangelizzazione del mondo. Il Papa ci ha detto che «Il nuovo Statuto dirà la vostra anima, le mete alte che vi proponete, gli orientamenti che qualificano la vostra matura esperienza ecclesiale e le danno un volto inconfondibile...». Mi piace sottolineare che lo Statuto mette in luce il carisma dell’Azione Cattolica, ed è ancora il Papa a richiamarlo: «La vostra lunga storia ha avuto origine da un carisma, e cioè da un particolare dono dello Spirito del Risorto, il quale non fa mai mancare alla sua Chiesa i talenti e le risorse di grazia di cui i fedeli hanno bisogno per servi- re la causa del Vangelo». Dunque l’aver aggiornato lo Statuto è stato un coraggioso atto di maturità associativa, per fare un’AC nuova, fedele al suo carisma, ma rinnova- ta nelle modalità per manifestarlo ed esprimerlo. Uno Statuto per una stagione di nuova evangelizzazione, promossa da laici maturi che si organizzano unitariamente per essere fermento nella Chiesa e nel Mondo. Questo è il tempo, come ci dice la presidente nazionale, per re-iniziare l’Associazione, ma anche per re-iniziare all’As- sociazione le persone e le Comunità. Con altre parole il nostro Vescovo ci diceva di innamorarci e far innomorare dell’AC le nostre Comunità, con- vinti che essa è un dono ed una risorsa di cui la Chiesa ha bisogno e non può fare a meno. Questo dono, però, richiede di essere radicato nel tessuto e nel tempo di questa Chiesa locale, nel qui ed ora, della nostra diocesi alla quale essa si dedica totalmente. Per questo le scelte dello Statuto vanno tradotte localmente, nella specifi- cità della nostra realtà. Lo strumento che lo Sta- tuto individua per esprimere questo radicamento è l’Atto Normativo Diocesano, un documento che sarà un’Assemblea diocesana Straordinaria ad approvare. La riflessione per giungere alla sua elaborazione è stata avviata dal Consiglio diocesano e allargata ai Presidenti parrocchiali, che ora sono invitati a confrontarsi per definire perchè l’AC, quale AC e come essere AC nella nostra diocesi. É un percorso che richiede preghiera e attenzio- ne da parte di tutta la Comunità. DOMENICA 14 MARZO, UNA TAPPA IMPORTANTE PER LA NOSTRA AC Consiglio diocesano allargato ai Presidenti parrocchiali Domenica, 14 marzo, Seminario Vescovile ore 9,00 arrivi e preghiera di inizio ore 10,00 introduzione ai lavori SCELTE QUALIFICANTI DELLO STATUTO AGGIORNATO DELL’AC ore 10,30 “I TERMINI DEL RADICAMENTO”: Laboratori su: * AC, diocesanità e spiritualità diocesana * AC, parrocchia e pastorale * AC, e missione * AC, cultura e territorio ore 13,00 pranzo a sacco, in condivisione ore 14,30 confronto tra i gruppi e dibattito ore 16,30 S.Messa A conclusione, il Vescovo consegnerà ufficialmente lo Statuto rinnovato a ciascun Presidente parrocchiale e ai consiglieri diocesani. Comunicazioni della Presidenza diocesana di Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi Piazza Giovene, 4 70056 Molfetta (BA) - Tel (fax) 080 3351919 - email: [email protected] - www.acmolfetta.it Anno XIII - Sped. Abb. Post. L. 662/96 art. 2 C. 20/c - Filiale di Bari - Reg. n. 1430 del 5-8-1999 Tribunale di Bari azione cattolica azione cattolica azione cattolica azione cattolica azione cattolica ilodiretto f

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Verso l’elaborazione dell’Atto Normativo Diocesano n. 4/2004 A proposito di fecondazione assistita fd fd Il messaggio del Papa per la Quaresima 2004 Il secondo laboratorio della partecipazione: Editoriale Dalla città data alla città partecipata ore 10,30 “I TERMINI DEL RADICAMENTO”: Laboratori su: * AC, diocesanità e spiritualità diocesana * AC, parrocchia e pastorale * AC, e missione * AC, cultura e territorio Il “contratto di quartiere” per una progettazione partecipata

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L’Atto Normativo Diocesanoper radicare localmente l’AC

Versol’elaborazione

dell’AttoNormativoDiocesano

Il messaggio delPapa per la

Quaresima 2004

A proposito difecondazione

assistita

Il secondolaboratorio dellapartecipazione:

Dalla città dataalla città

partecipata

Istanze etichenella

progettazione delterritorio

Il “contratto diquartiere” per

unaprogettazione

partecipata

Notizieed appuntamenti

Anno XIVn. 4/2004

5 marzo 2004

fdEditoriale

fdSommario

Gino Sparapanopresidente diocesano

Lo Statuto che l’Azione Cattolica ha aggior-nato nel settembre scorso, ratificato in no-vembre dalla Conferenza Episcopale, espri-

me la fisionomia che l’Associazione prende quan-do si misura con le esigenze della missione dellaChiesa e dell’evangelizzazione del mondo.Il Papa ci ha detto che «Il nuovo Statuto dirà lavostra anima, le mete alte che vi proponete, gliorientamenti che qualificano la vostra maturaesperienza ecclesiale e le danno un voltoinconfondibile...».Mi piace sottolineare che lo Statuto mette in luceil carisma dell’Azione Cattolica, ed è ancora il Papaa richiamarlo: «La vostra lunga storia ha avutoorigine da un carisma, e cioè da un particolaredono dello Spirito del Risorto, il quale non famai mancare alla sua Chiesa i talenti e le risorsedi grazia di cui i fedeli hanno bisogno per servi-re la causa del Vangelo».Dunque l’aver aggiornato lo Statuto è stato uncoraggioso atto di maturità associativa, per fareun’AC nuova, fedele al suo carisma, ma rinnova-ta nelle modalità per manifestarlo ed esprimerlo.Uno Statuto per una stagione di nuovaevangelizzazione, promossa da laici maturi che siorganizzano unitariamente per essere fermentonella Chiesa e nel Mondo. Questo è il tempo, comeci dice la presidente nazionale, per re-iniziarel’Associazione, ma anche per re-iniziare all’As-sociazione le persone e le Comunità. Con altreparole il nostro Vescovo ci diceva di innamorarcie far innomorare dell’AC le nostre Comunità, con-vinti che essa è un dono ed una risorsa di cui laChiesa ha bisogno e non può fare a meno.Questo dono, però, richiede di essere radicatonel tessuto e nel tempo di questa Chiesa locale,nel qui ed ora, della nostra diocesi alla quale essasi dedica totalmente. Per questo le scelte delloStatuto vanno tradotte localmente, nella specifi-

cità della nostra realtà. Lo strumento che lo Sta-tuto individua per esprimere questo radicamentoè l’Atto Normativo Diocesano, un documentoche sarà un’Assemblea diocesana Straordinariaad approvare. La riflessione per giungere alla suaelaborazione è stata avviata dal Consigliodiocesano e allargata ai Presidenti parrocchiali,che ora sono invitati a confrontarsi per definireperchè l’AC, quale AC e come essere AC nellanostra diocesi.É un percorso che richiede preghiera e attenzio-ne da parte di tutta la Comunità.

DOMENICA 14 MARZO, UNA TAPPA IMPORTANTE PER LA NOSTRA AC

Consiglio diocesano allargatoai Presidenti parrocchialiDomenica, 14 marzo, Seminario Vescovile

ore 9,00 arrivi e preghiera di inizio

ore 10,00 introduzione ai lavoriSCELTE QUALIFICANTI DELLO STATUTOAGGIORNATO DELL’AC

ore 10,30 “I TERMINI DEL RADICAMENTO”:Laboratori su:

* AC, diocesanità e spiritualità diocesana* AC, parrocchia e pastorale* AC, e missione* AC, cultura e territorio

ore 13,00 pranzo a sacco, in condivisioneore 14,30 confronto tra i gruppi e dibattitoore 16,30 S.Messa

A conclusione, il Vescovo consegneràufficialmente lo Statuto rinnovato a ciascunPresidente parrocchiale e ai consiglieridiocesani.

Comunicazioni della Presidenza diocesana di Molfetta Ruvo Giovinazzo TerlizziPiazza Giovene, 4 70056 Molfetta (BA) - Tel (fax) 080 3351919 - email: [email protected] - www.acmolfetta.itAnno XIII - Sped. Abb. Post. L. 662/96 art. 2 C. 20/c - Filiale di Bari - Reg. n. 1430 del 5-8-1999 Tribunale di Bari

a z i o n e c a t t o l i c aa z i o n e c a t t o l i c aa z i o n e c a t t o l i c aa z i o n e c a t t o l i c aa z i o n e c a t t o l i c ailodirettof

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fd2 Filodiretto Aderenti n. 4-2004

fd Spiritualita IL PAPA CI OFFRE INTENSI SPUNTI DI CONVERSIONE E DI SOLIDARIETÀ

Messaggio del Papaper la Quaresima 2004Carissimi Fratelli e Sorelle! 1. Con il suggestivo rito dell’impo- sizione delle Ceneri prende avvioil tempo sacro della Quaresima, durante ilquale la liturgia rinnova ai credenti l’appel-lo a una radicale conversione, confidandonella misericordia divina.Il tema di quest’anno – “Chi accoglie an-che uno solo di questi bambini in nomemio, accoglie me” (Mt 18,5) – offre l’op-portunità di riflettere sulla condizione deibambini, che anche oggi Gesù chiama a sée addita come esempio a coloro che voglio-no diventare suoi discepoli. Le parole diGesù costituiscono un’esortazione a esa-minare come sono trattati i bambini nellenostre famiglie, nella società civile e nellaChiesa. E sono anche uno stimolo ariscoprire la semplicità e la fiducia che ilcredente deve coltivare, imitando il Figliodi Dio, il quale ha condiviso la sorte deipiccoli e dei poveri. In proposito, santaChiara d’Assisi amava dire che Egli, “po-sto in una greppia, povero visse sulla terrae nudo rimase sulla croce” (Testamento,Fonti Francescane n. 2841).Gesù amò i bambini e li predilesse “per laloro semplicità e gioia di vivere, per la lorospontaneità, e la loro fede piena di stupo-re” (Angelus del 18.12.1994). Egli, pertanto,vuole che la comunità apra loro le braccia eil cuore come a Lui stesso: “Chi accoglieanche uno solo di questi bambini in nomemio, accoglie me” (Mt 18,5). Ai bambiniGesù affianca i “fratelli più piccoli”, cioè imiseri, i bisognosi, gli affamati e assetati, iforestieri, i nudi, i malati, i carcerati. Acco-glierli e amarli, o invece trattarli con indiffe-renza e rifiutarli, è riservare a Lui lo stessoatteggiamento, perché in loro Egli si rendeparticolarmente presente.2. Il Vangelo racconta l’infanzia di Gesù nellapovera casa di Nazareth dove, sottomessoai suoi genitori, “cresceva in sapienza, etàe grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc2, 52). Facendosi bambino, Egli volle con-dividere l’esperienza umana. “Spogliò sestesso, - scrive l’apostolo Paolo - assumen-do la condizione di servo e divenendo si-mile agli uomini; apparso in forma uma-na, umiliò se stesso facendosi obbedientefino alla morte e alla morte di croce” (Fil2, 7-8). Quando dodicenne restò nel tempiodi Gerusalemme, ai genitori che lo cercava-no angosciati disse: “Perché mi cercava-

te? Non sapevate che io devo occuparmidelle cose del Padre mio?” (Lc 2, 49). Inverità, tutta la sua esistenza fu contrasse-gnata da una fiduciosa e filiale sottomis-sione al Padre celeste. “Mio cibo – Egli di-ceva – è fare la volontà di Colui che mi hamandato e compiere la sua opera” (Gv 4,34).Negli anni della sua vita pubblica, ripetépiù volte che solo quanti avessero saputofarsi come i bambini sarebbero entrati nelRegno dei Cieli (cfr Mt 18,3; Mc 10,15; Lc18,17; Gv 3,3). Nelle sue parole il bambinodiventa immagine eloquente del discepolochiamato a seguire il divino Maestro con ladocilità di un fanciullo: “Chiunque diven-terà piccolo come questo bambino sarà ilpiù grande nel regno dei cieli” (Mt 18,4).“Diventare” piccoli e “accogliere” i piccoli:sono questi due aspetti di un unico inse-gnamento che il Signore rinnova ai suoi di-scepoli in questo nostro tempo. Solo chi sifa “piccolo” è in grado di accogliere conamore i fratelli più “piccoli”.3. Sono molti i credenti che cercano di se-guire fedelmente questi insegnamenti delSignore. Vorrei qui ricordare i genitori chenon esitano a farsi carico di una famiglianumerosa, le madri e i padri che, invece diadditare come prioritaria la ricerca del suc-cesso professionale e della carriera, si pre-occupano di trasmettere ai figli quei valoriumani e religiosi che danno senso vero al-l’esistenza.Penso con grata ammirazione a coloro chesi prendono cura della formazione dell’in-fanzia in difficoltà e alleviano le sofferenzedei bambini e dei loro familiari causate daiconflitti e dalla violenza, dalla mancanza dicibo e di acqua, dall’emigrazione forzata eda tante forme di ingiustizia esistenti nelmondo.Accanto a tanta generosità si deve peròregistrare anche l’egoismo di quanti non“accolgono” i bambini. Ci sono minori chesono feriti profondamente dalla violenzadegli adulti: abusi sessuali, avviamento allaprostituzione, coinvolgimento nello spac-cio e nell’uso della droga; bambini obbliga-ti a lavorare o arruolati per combattere; in-nocenti segnati per sempre dalla disgrega-zione familiare; piccoli travolti dal turpe traf-fico di organi e di persone. E che dire dellatragedia dell’AIDS con conseguenze de-vastanti in Africa? Si parla ormai di milioni

di persone colpite da questo flagello, e diqueste tantissime sono state contagiate sindalla nascita. L’umanità non può chiuderegli occhi di fronte a un dramma così preoc-cupante!4. Che male hanno fatto questi bambini permeritare tanta sofferenza? Da un punto divista umano non è facile, anzi forse è im-possibile rispondere a quest’interrogativoinquietante. Solo la fede ci aiuta a penetra-re in un così profondo abisso di dolore.Facendosi “obbediente fino alla morte ealla morte di croce” (Fil 2,8), Gesù ha as-sunto su di sé la sofferenza umana e l’hailluminata con la luce sfolgorante della ri-surrezione. Con la sua morte ha vinto persempre la morte.Durante la Quaresima ci prepariamo a rivi-vere il Mistero pasquale, che illumina di spe-ranza l’intera nostra esistenza, anche neisuoi aspetti più complessi e dolorosi. LaSettimana Santa ci riproporrà questo miste-ro di salvezza attraverso i suggestivi riti delTriduo pasquale.Cari Fratelli e Sorelle, iniziamo con fiducial’itinerario quaresimale animati da più in-tensa preghiera, penitenza e attenzione ver-so i bisognosi. La Quaresima sia, in parti-colare, utile occasione per dedicare mag-giore cura ai bambini, nel proprio ambientefamiliare e sociale: essi sono il futuro del-l’umanità.5. Con la semplicità tipica dei bambini noi cirivolgiamo a Dio chiamandolo, come Gesùci ha insegnato, “Abba”, Padre, nella pre-ghiera del “Padre nostro”.Padre nostro! Ripetiamo frequentemente,nel corso della Quaresima, questa preghie-ra, ripetiamola con intimo trasporto. Chia-mando Dio “Padre nostro”, avvertiremo diessere suoi figli e ci sentiremo fratelli tra dinoi. Ci sarà in tal modo più facile aprire ilcuore ai piccoli, secondo l’invito di Gesù:“Chi accoglie anche solo uno di questibambini in nome mio, accoglie me” (Mt18,5).Con tali auspici, invoco su ciascuno la be-nedizione di Dio per intercessione di Ma-ria, Madre del Verbo di Dio fatto uomo eMadre dell’intera umanità.Dal Vaticano, 8 Dicembre 2003GIOVANNI PAOLO II

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fd3Anno XIV - marzo 2004

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Dopo decenni di discussioni, rinvii,scontri, rifiuti di affrontare il problema,è giunta in porto la legge che si propo-

ne di cominciare a disciplinare la questione nellagiungla della «riproduzione» medicalmente assi-stita.Mettiamo un po’ di ordine alla questione. La leg-ge riconosce ai nati a seguito delle tecniche diprocreazione medicalmente assistita lo stato giu-ridico di figli legittimi o di figli riconosciuti dallacoppia che ha espresso la volontà di ricorrere atali tecniche. Possono accedere alle stesse cop-pie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate oconviventi, in età potenzialmente fertile, entram-bi viventi, evitando così le gravidanze delle per-sone anziane e quelle nelle quali si fa ricorso alseme o all’ovulo di una persona defunta. Sonoescluse le persone sole (single) e le coppie di per-sone dello stesso sesso.Il ricorso alle tecniche di procreazionemedicalmente assistita è consentito solo quandosia accertata l’impossibilità di rimuovere altrimentile cause impeditive della procreazione ed è co-munque circoscritto ai casi di sterilità o diinfertilità inspiegate documentate da atto medico.Con una tale formulazione si è voluto consentireil ricorso alle menzionate tecniche soltanto se nonci siano altri metodi, accertati dalla scienza medi-ca, per superare la sterilità o l’infertilità. Infatti sifa riferimento al principio di gradualità, per evita-re il ricorso a interventi aventi un grado diinvasività tecnico e psicologico più gravoso per idestinatari. Infine, dopo aver vietato ogni inter-vento di clonazione umana, proibito qualsiasisperimentazione su ciascun embrione umano(escludendo da tale divieto quelle ricerche clini-che e sperimentali aventi finalità terapeutiche ediagnostiche volte alla tutela della salute e allo svi-luppo dell’embrione stesso), bandito ogni formadi selezione a scopo eugenetico degli embrioni,tendenti, cioè, ad alterare il patrimonio geneticodell’embrione o dei gameti, la legge, cosa di nonpoco conto, vieta anche il ricorso a tecniche diprocreazione medicalmente assistita di tipoeterologo (cioè con gameti o ovuli provenienti daterzi donatori). Di contro sono considerate lecitetutte le tecniche omologhe: l’inseminazione arti-ficiale (come tecnica intracorporea), la FIVET(fecondazione in vitro ed embrio transfer), laGIFT (introduzione dei gameti nelle tube di

Falloppio), la ZIFT ( introduzione dei zigoti nelletube di Falloppio).Fin qui la legge; ma qual è la valutazione morale?Certamente il dibattito che ha accompagnato l’iti-nerario parlamentare della normativa non è statodei più sereni. Infatti una certa informazione hadiviso gli schieramenti in “cattolici” e “laici”, tan-to da indurre qualche cattolico, poco informato,a ritenere che la legge sia di ispirazione cattolica.È vero che essa contiene alcune indicazioni con-formi alla legge naturale. Ma è anche vero cheessa prevede una normativa di fondo contrariaalla dottrina cattolica, più volte esposta dal Magi-stero recente. Infatti nella normativa si prevedel’accesso alle tecniche di procreazione assistitaalle coppie di fatto che non può essere condivisodall’etica cristiana, la quale invita a costruire unasocietà formata da famiglie fondate sul matrimo-nio, come scelta libera e consapevole. Inoltre letecniche di fecondazione in vitro non sono per-messe dalla morale cattolica, pur nel rispetto del-le persone coinvolte dolorosamente dalla sterilitàe dall’infertilità, in quanto esse appaiono spessoancorate al desiderio di volere «ad ogni costo»un figlio proprio, fatto che talvolta è espressionesoprattutto dell’esercizio di un potere e di un de-siderio dei genitori più che di un servizio al figlio,ispirato dall’amore coniugale, per non parlare deifenomeni di sfruttamento economico che sonosorti attorno a questi desideri.Ma il problema affrontato nella legge riguarda ilmodo con il quale tutti sono chiamati a risolverele affermazioni sino ad oggi condivise sulla basedella «legge naturale» e quindi nel rapporto tralibertà e vita. Ne consegue che non tutto ciò cheè tecnicamente possibile, lo è anche sul piano eti-co. L’insegnamento bioetico della Chiesa è pro-fondamente razionale, in grado di dare ragione diogni norma enunciata, così da indirizzarsi a tutti,cattolici e non, in nome della coscienza e dell’in-telligenza di cui ogni essere umano è dotato. Comeinsegna il Papa, il Vangelo della vita, tutt’altro cherestringere il campo dell’intelligenza, lo allarga:esso «non è un meno, ma un più di verità, non èuna verità altra, ma ulteriore». Esso «racchiudequanto la stessa esperienza e ragione umana di-cono circa il valore della vita, lo accoglie, lo elevae lo porta a compimento»(Evangelium vitae, n. 30 ).

Quando l’amore non basta...a proposito di procreazione assistita

Michele Pappagalloredazione

LUCI E OMBRE DELLA LEGGE SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA Societa

Si è svolto il 28febbraio scorso, a

Molfetta, unconvegno sulla

recente legge perla procreazione

assistita. Éintervenuto l’on.

Carlo Casini,presidente del

Movimento per laVita, che ha

presentato luci eombre della legge.

Proponiamo unaprima riflessione in

proposito erimandiamo

all’ultimo numero diSegno nel Mondo(n.3 del 2004) che

ha dedicatoun’ampia sezione

all’argomento.

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fd4 Filodiretto Aderenti n. 4-2004

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2° Laboratorio della partecipazione:Dalla città data alla città partecipataNicolò Visaggiovicepresidente SG “Diventare attori delle scelte di costruzione della città”.

Questo è il senso primo dell’incontro che la professoressa Luciana Bozzo, do- cente presso la facoltà di Architettura del Politecnico di Bari, ha tenuto nella sera-

ta di sabato 23 gennaio. L’incontro era la parte iniziale del laboratorio di partecipazione sul tema“Gli spazi e i tempi del territorio. L’organizzazione urbanistica”. Forse un po’ intimoriti dalfreddo, e da una minaccia di neve, l’incontro non ha avuto il pubblico che meritava.Lineare e coinvolgente nonostante la sua semplicità, la relazione della professoressa ha permessodi acquisire degli elementi importanti per poter poi cominciare a pensare al nostro ruolo associa-

tivo in questo processo.L’avvio della serata è stato dato dalle citazioni tratte da sociologi e urba-nisti, dell’Ottocento e del Novecento, con cui la professoressa ha rias-sunto l’atteggiamento del cittadino verso la città, intesa come entità “po-litica” ma anche come luogo fisico da vivere.Ed ecco quindi la descrizione della città come focolaio del progresso(Durkheim nel 1839), come fonte di influenza sulle città vicine (Webernel 1922), fino alle idee più recenti della città come manifestazione dellospirito dei suoi cittadini.La svolta nella costruzione della città è poi stata rintracciata dalla pro-fessoressa nella separazione tra le scelte dell’urbanista, cioè del tecnicoche si incarica di disegnare la città e le sue funzioni, e le scelte degliabitanti, che occupano, conquistano e utilizzano gli spazi, che qualcunaltro ha disegnato, in maniera completamente imprevedibile, fino ad ar-rivare al non-uso di un luogo.La professoressa Bozzo ci ha permesso di valutare, di tutti questi feno-meni, tramite un’esposizione di immagini e di testi, il valore di sintomi, didisagio o di accettazione. “Quello che non dobbiamo temere” – ha di-chiarato – “è l’uso spontaneo dei luoghi che ci sono offerti. Semmai icittadini devono fare tesoro della propria esperienza della città, così poida portare il proprio contributo nel momento in cui sarà necessario”.Il momento fondamentale diventa allora quello in cui si è chiamati aproporre delle richieste, e quindi a partecipare, o al contrario a proporsiin prima persona quando questo contributo non ci è richiesto.Se difatti la città del passato era spontanea, la città moderna deve ten-dere a diventare una città costruita tramite un patto sociale tra i gover-nanti e gli abitanti, per definirne il volto. L’ostacolo di questo processo èdato dal fatto che ogni partecipante alla costruzione della città tende aportare le sue particolari istanze, o al limite quelle del suo piccolo grup-po. Le istanze di tanti cittadini, a volte diametralmente opposte, devonopoi essere composte, in quel patto di cui dicevamo sopra, e, per costruir-lo, ognuno deve rinunciare a una parte delle sue richieste.I primi esperimenti di progettazione partecipata, proprio per risolverequesta difficoltà iniziale, sono allora stati fatti con i bambini, per la lorocapacità di guardare alla città con occhi disincantati, ma anche per la“semplicità” delle loro richieste.Alla fine dell’esposizione l’uditorio ha proposto i propri quesiti, in cui allaprof.ssa Bozzo è stato chiesto di pronunciarsi sul legame esistente trarecinzione fisica degli edifici e scarsa disponibilità alla partecipazione,

Un percorso molto importanteda valorizzare maggiormente

Si è svolto nei giorni scorsi il secondoLaboratorio della Partecipazione, promossodall’Ufficio sociopolitico dell’AzioneCattolica in collaborazione con l’Ufficiodiocesano per la pastorale sociale e dellavoro, tappa del percorso di formazioneall’impegno sociale. Vi ha preso parte undiscreto numero di partecipanti, con elevatointeresse e motivazione, che hannoconfermato la validità della formula.Superata la stagione delle Scuole sociopolitiche, molto spesso centrate su unaformazione “in vitro”, disancorata dallequestioni che ci coinvolgonoquotidianamente, è questo il tempo percostruire percorsi che guardino a situazionie problematiche locali e concrete, e nefavoriscano una lettura dal punto di vistasociale, politico, legislativo ed etico.L’esperienza dei laboratori dellapartecipazione, proseguirà in maggio sullenuove forme di lavoro; vuol diventare così uncenacolo per formare e consolidarepersonalità di laici che, in questo tempo digrandi cambiamenti e di disaffezione allapolitica, sappiano recuperare l’esigenteimpegno di una missionarietà vissuta concompetenza nei luoghi propri dellapartecipazione sociale e politica.Per questa esigente motivazione chiediamoalle comunità parrocchiali e alleassociazioni, nonché ai singoli, di prestarepiù attenzione a questi appuntamentied orientarvi quanti mostrano piùsensibilità alle tematiche sociali.

La Presidenza diocesana(continua da pag. 5)

IL TEMA AFFRONTATO NELLA PRIMA SERATA DEL LABORATORIOTerritorio

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fd5Anno XIV - marzo 2004

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Il contratto di quartiere, esperienzadi progettazione partecipata

a cura di Gino Sparapano

presidente diocesano

TerritorioSI DIFFONDE L’OPPORTUNITÀ DEI CONTRATTI DI QUARTIERE

Con qualche variazione di programma il percorso del laboratorio è proseguito con la pre-sentazione, ad opera dell’architetto Maria Antonietta Curci, del CONTRATTO DI QUAR-TIERE, sulla base di quello in dirittura di arrivo per il Comune di Ruvo.

Questo strumento non è altro che un piano di riqualificazione di aree degradate o prive di servizicome i quartieri di nuova realizzazione. L’azione della legge 21/2003, e successivi decreti, recepitadalla Deliberazione della Giunta Regionale (26 settembre 2003, n. 1493), è diretta ad attivare unprogramma innovativo in ambito urbano finalizzato prioritariamente ad incrementare, con la parteci-pazione di investimenti privati, la dotazione infrastrutturale dei quartieri degradati di comuni e cittàa più forte disagio abitativo ed occupazionale e che preveda, al contempo, misure ed interventi perincrementare l’occupazione, per favorire l’integrazione sociale e l’adeguamento dell’offerta abitativa.I suddetti programmi sono attivati da comuni, IACP, imprese, associazioni e soggetti privati eavranno priorità i programmi compresi nei centri storici e nei piani di zona “167”.Dopo una prima sperimentazione che ha riguardato pochi Comuni in Italia, tra cui quello di Ruvo, lalegge sui Contratti di Quartiere II prevede il complessivo finanziamento pubblico, pari ad Euro89.693.106,91, il cui 65% corrisponde all’apporto statale ed il 35% a quello regionale.Le domande di finanziamento dei programmi, corredate dalla documentazione richiesta nel bando,devono essere inviate entro e non oltre il 6 aprile 2004.Questi contratti non sono fini a se stessi. Sin dal loronascere, in fase di progettazione, esiste una pro-fonda interazione tra i tecnici che progetterannoe gli utenti che utilizzeranno le strutture perloro realizzate a misura d’uomo con partico-lare riferimento alle fasce più deboli (i bambi-ni, gli anziani, i disabili). Questo è quanto av-venuto e sta avvenendo a Ruvo; al termine dellarealizzazione, infatti, i tecnici hanno ancora unimpegno, quello di educare gli utenti ad un cor-retto utilizzo degli impianti progettati visto cheun’altra peculiarità è la sperimentazione di nuo-vi materiali e nuove tecnologie, quali ad esempiola fitodepurazione, che hanno come obiettivo ilrispetto per l’ambiente e la riduzione dei consumienergetici.Nella giungla dei prezzi impazziti delle case, e con-tro il potere quasi assoluto che è nelle mani dei potentati dell’edilizia, riteniamo siaquesta un’ottima possibilità di partecipazione, nonché un adeguato esercizio di cittadinanza atti-va, ove far valere quelle istanze etiche, soprattutto da parte di quanti si ispirano all’etica cristia-na, mirate al raggiungimento del bene comune.

(continua da pag. 4) DALLA CITTÀ DATA ALLA CITTÀ PARTECIPATA

sul rapporto di potere tra cittadini e politici, da rovesciare per arrivare alla progettazione parteci-pata, sulla necessità di partecipare anche nei progetti di recupero della città esistente. Tutti questiinterventi hanno ricevuto risposta dalla relatrice, che in particolare ha sottolineato l’importanzadella partecipazione nella progettazione della città, nuova o già esistente, per costruirne il caratte-re di convivialità e di casa comune, e della partecipazione come sede in cui riscoprire l’importanzadell’assemblea pubblica, lasciando presagire il passaggio al valore politico della partecipazione, esull’effetto di sveglia che questo può avere per creare un nuovo atteggiamento verso le nostrecittà.

Sul sito diocesanoaltri materiali

relativi allaboratorio

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fd6 Filodiretto Aderenti n. 4-2004

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Istanze etichenella progettazione del territoriodi Vito Lamonarcaredazione

Territorio IL TEMA DELLA SECONDA SERATA DEL LABORATORIO

La seconda serata del laboratorio della parteci-pazione dal tema “Gli spazi e i tempi del Terri-torio. L’organizzazione urbanistica”, prevede-va due momenti di riflessione, uno riferito alle“Istanze etiche nella progettazione del territo-rio”, l’altro relativo alle possibilità legislative dellaprogettazione partecipata del territorio.Ad aiutarci nella comprensione del significatodi etica che regola le dinamiche e le scelte ope-rate nell’urbanizzare un territorio è intervenutoil prof. don Rocco D’Ambrosio che ha pensatodi articolare la sua relazione a partire dalla defi-nizione di territorio, inteso non semplicementecome spazio da riempire, bensì uno spazio atti-vo in quanto costituito di soggetti attivi che siincontrano, che interagiscono, che sirelazionano.La riflessione etica, dunque, non è qualcosa chenasce a prescindere dai soggetti che la deter-minano, in relazione magari all’insorgere di unacrisi o dalla necessità di operare valutazioni inmerito ad un determinato comportamento. Lariflessione etica è ciò che uno “ha in testa” comeprogetto di vita, è insita nelle persone che agi-scono, che progettano, che amministrano, che,semplicemente, vivono un territorio.Altra premessa è quella che l’etica non può es-sere neutra ma deve mirare a qualcosa. Se dun-que la gestione dello spazio è slegata dal conse-guire il benessere delle persone, poiché non puòessere eticamente neutra, significa che punta aqualcos’altro. Per una azienda che mira amassimizzare gli utili potrebbe non essere eti-camente scorretto porre il profitto innanzi al la-voro ed ai lavoratori ed in nome del quale sacri-ficare tutto e tutti. L’organizzazione di un terri-torio, però, non è riconducibile alla conduzionedi una azienda in quanto l’oggetto che funge dafulcro deve essere il bene comune. Solo laddovel’obiettivo non è accrescere i profitti ci si ponel’interrogativo se gli abitanti di un determinatoquartiere di una certa città vivano bene. E vive-re bene, conseguire il bene comune non è altroche porre in essere “l’insieme di quelle condi-zioni della vita sociale che permettono ai grup-pi, come ai singoli membri di raggiungere la pro-pria perfezione più pienamente e piùspeditamente” (Gaudium et Spes, 26-76).Nulla allora è neutro rispetto ad una vita vera-

mente umana.Partendo da questi presupposti si comprendecome il compromesso, nell’organizzazione di unterritorio, non può essere l’efficientismo eco-nomico e la riduzione della spesa. Non esisteuna solidarietà a costo zero. Organizzare il ter-ritorio perché sia conseguito il bene comunedeve costare qualcosa e non può assolutamen-te essere ricondotto al mero bilancio di un’azien-da dove tutti i conti devono quadrare. È altresìvero che la risposta etica non nasce a tavolinocome qualcosa di preconfezionato e precostituitoper cui le scelte vanno di volta in voltacontestualizzate. Una indicazione che può aiu-tarci ad avere un approccio eticamente corret-to in materia ci viene dalla formula agostinianadell’habitare et diligere: il modo migliore perabitare un territorio è l’affetto che ci poni. Nona caso gli spazi più brutti sono quelli dove lepersone vivono i rapporti più duri, senza affet-to, spazi dove l’amore per il territorio vienesoppiantato dal senso di possesso, di difesa, cre-ando tassi di alta conflittualità.Pur sulla base di questi presupposti sembra in-verosimile come l’etica, nel confrontarsi con lademocrazia, sembra soggiacere a quelle mag-gioranze che sposano molto spesso scelte chenon fungono da volano al conseguimento delbene comune. Non è inusuale assistere a scel-te di governo che migrano verso atteggiamentinon difficilmente classificabili come eticamen-te scorretti. È altresì vero che le maggioranzenon detengono la piena conoscenza del bene edel male e laddove il regime non è corretto esi-stono strumenti come l’obiezione di coscienza,gli organismi di controllo e soprattutto esiste lapartecipazione dei cittadini. La politica ha biso-gno di consensi e per questo è necessario cre-are consensi che siano sganciati dal bene delsingolo ed agganciati a quello della comunità.Perché ciò avvenga, e qui esprimo un pareredel tutto personale, c’è bisogno di una fortematurità socio-politica, dei cittadini innanzitutto,i quali non possono porgere il fianco all’indiffe-renza e al disinteresse per le tematiche checomunque regolano il nostro vivere quotidiano.Specialmente coloro i quali hanno la possibilità, imezzi e le opportunità di arricchirsi e crescere.

Moltointeressante e diestrema attualitàle riflessioniofferte da donRoccod’Ambrosio,docente di EticaPolitica, circa icriteri etici chedevono guidare idiversi attorinellaprogettazione delterritorio.

Conseguire ilbene comunenon è altro cheporre in essere“l’insieme diquelle condizionidella vita socialeche permettonoai gruppi, comeai singoli membridi raggiungere lapropriaperfezione piùpienamente e piùspeditamente”(cf Gaudium etSpes n.26)

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fd7Anno XIV - marzo 2004

fdAssociazioneVIAGGIO TRA LE ASSOCIAZIONI PARROCCHIALI /7

di Michele Pappagalloredazione

Appena l’A.C. dellaparrocchia

Immacolata haricevuto l’invito

della redazione perun’intervista ai

membri del Consi-glio, subito si è

messo in moto la“macchina

organizzativa” nellapersona di Susan-

na Altamura,presidente parroc-chiale, per presen-

tare la vita asso-ciativa che si

articola in:

Gruppo famiglia(10 coppie );

Gruppo Adulti;3 Gruppi giovani;

2 Gruppi Giovanissimi;A.C.R.: tutte le fasce

(6-8 / 9-11 / 12-14)

Questi “racconti”parrocchiali sonodisponibili anche

nella sezione“parrocchie” delsito diocesano.Invitiamo quanti

volessero adinviare foto

significative percorredare le paginededicate alle asso-ciazioni parrocchia-

li.

Vivere il presente, riconoscendosi nel passatol’AC dell’Immacolata di Molfetta

L’A.C. di questa parrocchia continua adessere attiva nella comunità e nel quar-tiere – dice Modesto De Candia, anima-

tore del 3° gruppo giovani – grazie al lavoro indi-menticabile di parroci e laici. Infatti l’associazio-ne di oggi non può essere narrata senza dare unosguardo attento a quella che è stata l’associazio-ne di ieri, in cui, sin dai tempi della riorganizzazionedei settori, il lavoro attento e paterno di don MauroGagliardi e di don Carlo De Gioia e l’impegnofattivo e instancabile di Cristina Gadaleta eSpaccavento Rosa (quest’ultima vicepresidenteall’epoca della gioventù femminile) ha reso pos-sibile la formazione di quelle basi da cui è natal’A.C. degli anni ottanta e novanta e in cui si sonoformate persone come Tommaso Amato, CosimoAltomare e tanti altri laici che attualmente sonoimpegnati in ambito sociale ed ecclesiale. Infatti,sostiene Susanna, proprio per prospettare tuttoquesto ai giovani e giovanissimi, il Consiglio par-rocchiale ha deciso di promuovere per febbraio emarzo alcuni incontri mensili in cui si cercherà dirispolverare la storia dell’AC parrocchiale, con ilpreciso obiettivo di dare un senso all’identità as-sociativa e rimotivare tutti gli aderenti, con la con-sapevolezza che chi non ha memoria della pro-pria storia, non può avere cognizione del presen-te e del futuro.L’AC è, comunque, ben inserita nel tessuto pa-storale parrocchiale attraverso i tanti volontari,giovanissimi, giovani e adulti, che collaborano alleiniziative promosse dalle diverse realtà parrocchialie che coinvolgono tutta la comunità: la Caritas,casa Emmanuel, gestita dal gruppo di volontariatovincenziano, il gruppo liturgico, il periodico “Chie-sa Nuova”. L’AC è presente anche nelle attivitàsocio-politiche che coinvolgono il territorio at-traverso suoi rappresentanti che costantementepartecipano agli incontri del Comitato di quartie-re e che promuovono specifiche iniziative rivolte

a quei giovani “lontani” dalla vita ecclesiale e chesono raggiungibili solo attraverso momenti di ag-gregazione e di vita sociale.Ed è proprio la realtà giovanile che ha canalizzatonegli ultimi anni gli sforzi di evangelizzazione del-l’associazione. Infatti, sostiene Antonella Visaggio,educatrice di A.C.R., sono oggetto di attenzionenon solo i giovani che vivono lontano dalla par-rocchia, ma soprattutto coloro che frequentanogiornalmente gli ambienti ecclesiali e che speri-mentano una crescita graduale e, a volte, caratte-rizzate da crisi ciclicamente ricorrenti, ma chetrovano, comunque, nella parrocchia un puntofermo di riferimento, nei confronti della qualesaranno sempre riconoscenti e grati. Proprio perquesti giovani nasce ad una certa età il problemadell’identità, del “perché” aderire all’A.C. e comemotivare le proprie scelte di vita. Per costoro,dice Nico Annese, responsabile ACR di fascia,gli anni di formazione in parrocchia non sono maivisti come una semplice routine, grazie all’aiutodi sacerdoti, come don Vito Bufi e, attualmente,don Nicola Abbattista che si sono sempre dimo-strati disponibili verso l’associazione, condividen-done gli obiettivi e le speranze, anche nei mo-menti difficili.Infine la presidente parrocchiale, invitata a rap-presentare la propria associazione con uno slo-gan, riprende una frase celebre di don Tonino Bello:«Chi non vive per servire, non serve per vivere».È l’icona della lavanda dei piedi che sta da tempoaccompagnando la vita di questa associazioneparrocchiale, attraverso la ricerca di una spiri-tualità che sia fedeltà al Vangelo e promozione diuna formazione dell’uomo concreta e non estra-nea ai problemi della società contemporanea, peruna visione degli stessi in senso cristiano. E’ l’au-gurio che l’A. C. della parrocchia Immacolata ri-volge a tutte le associazioni parrocchiali della dio-cesi.

COMPOSIZIONE ADERENTI PARROCCHIA IMMACOLATA - MolfettaADULTI GIOVANI GIOV.MI ACR totale TOTALE

coppie singoli totale coppie singoli totale singoli 12 14 9 11 6 8 ACR PARR.

2002-03 10 41 61 5 47 57 37 77 59 40 176 3312003-04 11 43 65 3 50 56 28 66 55 57 178 327

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fdfdNotizie Comunicazioni & Appuntamenti

Marzo1 Lunedì, 20,00 centro diocesano

Redazione di Filodiretto3 Mercoledì, 19,30 centro diocesano

Presidenza diocesana11 Giovedì, (vedi spazio nella pagina)

Ritiri cittadini degli Adulti14 Domenica, 9-17 Seminario vescovile

Consiglio diocesano allargato aipresidenti per lo stage diprogettazione associativa

16 Martedì, 20,00 centro diocesanoPresidenza diocesana

18-21 S. Giovanni RotondoEsercizi spirituali nazionali

21 Domenica, Seminario vescovileRitiro spirituale giovanissimie giovani

23 Martedì, 20,00 centro diocesanoPresidenza diocesana

28 Domenica, Casa di preghieraIncontro diocesano coppie

Direttore responsabile: Luigi SparapanoUfficio stampa: Michele Pappagallo (responsabile),don Pietro Rubini, Gianni Capursi, Maria Mangiatordi,Giangiuseppe Falconieri, Michele La Grasta, MicheleSollecito, Onofrio Losito, Antonella Mucciaccia, BeppeSorice, Vito Lamonarca, Antonella Lucanie.Allestimento e spedizione:1° e 2° gruppo giovani -Parrocchia S. Achille (De Ruvo Carlo, Lunanova Niki,Ruospo Mirella, Tatulli Maurizio, Lucanie Antonella,Rossella Pansini.Elaborato e ciclostilato in proprio. Tiratura: 600 copieSpedito da Bari: venerdì 5 marzo 2004Inviato gratuitamente ai responsabili di AC.Sede: Piazza Giovene 4 - 70056 Molfetta (BA)Tel (fax) 080 3351919 Email: [email protected] on line sul sito www.acmolfetta.it

RITIRI SPIRITUALI DI QUARESIMA PERADULTI E COPPIE. Come da programma il momento dispiritualità per adulti previsto per la Quaresima si svolgerà secon-do il seguente calendario:GIOVEDI 11 MARZO 2004 ORE 18,30-20,30Molfetta Parr. Cuore Imm. di Maria (Oratorio S.Filippo Neri)Ruvo Chiesa S.Giacomo (Centro eucaristico)Giovinazzo Chiesa S.Francesco (Calvario) ore 17,30-19,30Terlizzi Chiesa del RosarioInvitiamo tutti gli animatori dei gruppi adulti a favorire la partecipa-zione anche organizzando lo spostamento con le macchine perquelle persone più anziane alle quali è comunque doveroso garan-tire questi momenti.

RITIRI SPIRITUALI DI QUARESIMA PER GIO-VANISSIMI E GIOVANI. Anche per i giovanissimi e igiovani e previsto un appuntamento di spiritualità in quaresima. SisvolgeràDOMENICA 21 MARZO 2004 PRESSOIL SEMINARIO VESCOVILEQuesto momento è proposto dal Centro per la pastorale vocazionale,in collaborazione con l’AC; avrà un taglio vocazionale e possonopartecipare quanti lo volessero. É necessario però informare primadel 21 don Pietro Rubini in modo da consentire un’adeguata orga-nizzazione della giornata.

ACR. INCONTRI CITTADINI EDUCATORI DI IIIMEDIA. Per la realizzazione del musical “Tutta un’altra musi-ca”, da rappresentare durante la festa unitaria diocesana del 16maggio, sono convocati tutti gli educatori ACR di III media:Educatori di Terlizzi e Ruvolunedì 8 marzo, ore 19,30 presso la ConcattedraleEducatori di Giovinazzomartedì 9 marzo, ore 20,30 presso la parr. S.GiuseppeEducatori di Molfettamercoledì 10 marzo ore 20,30 presso la parr. S.Achille

2° INCONTRO DIOCESANO DELLE COPPIE.Dopo la felice esperienza del primo incontro in autunno, le coppieaderenti si reincontrerannoDOMENICA 28 MARZO PRESSOLA CASA DI PREGHIERA A TERLIZZIIl tema di questa giornata sarà relativo alla SPIRITULITÀ FAMILIA-RE e daremo comunicazione quanto prima tramite letterapersonalizzata. Intanto è opportuno cominciare a segnare questadata, peraltro già inserita nel calendario dicoesano.

WWW.ACMOLFETTA.ITWWW.AZIONECATTOLICA.IT

DUE SITI A DISPOSIZIONE DEI GRUPPI

fdRedazione

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