Fanciullo Erote da Ercolano - Bollettino...

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Fanciullo Erote da Ercolano E venuto inaspettatamente alla luce in questo scorso inverno, al di fuori di quelle che possono ormai considerarsi le mura della città dal lato del mare, nel grande spiazzo che Cl notevole profondità dal livello delle case signorili soprastanti, si apre, in area già suburbana, innanzi alle terme della Marina e intorno all'ara flmeraria di M. Nonio Balb6 e, precisa- mente, al di sotto della terrazza della « Casa dei Cervi» 1). Avviluppato nella gran massa del ban- co tufaceo che in tutta quell'area, per la maggior altezza e per le scaturigini delle vene d'acqua latenti, assume vera e pro- pria compattezza petiosa, giaceva a me- tri dieci sotto il piano di quella terrazza e a circa metri nove dal piede del muro bastionato, fortunatamente entro una ve- na di terra meno indurita. Non essendovi alcun resto di costruzione che giustificasse la sua presenza in quel luogo, apparve evidente che la preziosa statuetta era pre- cipitata dall' alto, travolta e trascinata dalla marèa di fango che aveva sommersa la città nell'eruzione del 79: e conferma se ne ebbe dall'infruttuosa ricerca delle parti mancanti, travolte anch'esse, ma di- sperse più lontano 2). ... .. N on è del resto questa la sola opera d'arte che si è raccolta, fino ad oggi, in quell'area sottostante alle mura alte della città e delle case. Vi si ricuperò, alla mi- nore profondità di metri otto, un'ermetta in bronzo di Ercole barbato con la base fessurat ·a e deformata dall'urto della ca- duta; vi si raccolsero frammenti, pur- 1) Stùle più recenti scoperte d'Er colano vedi MAIURI A., Un decreto onorario di M. Nonio Balbo scoperto recen- tement e ad Ercolano, in Rendic. della R. Acc. d'Italia, Cl. di Sco Mor. e Star., Serie VII, Vol. III , 1942, p. 1 sg. 2) Sulle co ndizioni del seppellimento cl'Ercolan.o e la disp ersione e frammentarietà di molte opere d'arte, vedi MAluRI A., Nuovi studi e ricerche intorno al seppellimento di Ercolano, in Rendic. d. R. Acc. d'Italia, Cl. di Sco Mor. troppo non ancora ricomponibili, di un'al- tra statuetta affine, per modulo e per finezza d'esecuzione, a quella fortunata- mente pressochè integra del fanciullo Ero- te; e, infine, vi si a diverso livello, p. arti . struttive e decorative di quella bella abitazione e, fra esse, un pezzo del frontone rivestito di preziosa opera musiva che sormonta l'ingresso principale del giardino. Par ovvio supporre che anche questa statuetta di fanciullo precipitata dall'alto delle mura, appartenesse alla signorile abi- tazione del proprietario della «Casa dei Cervi ». E invero questa casa quella che ha dato fino ad oggi la più ricca e la più pregevole serie di opere di scultura e non di valore meramente decorativo. Il Satiro con l'otre, bella variante di altro celebre bronzetto pompeiano, l'Ercole ebbro, gio- cosa e pur possente raffigurazione del- l'eroe mitico fondatore della città e i due gruppi dei Cérvi assaliti da cani in caccia, rivelano nell'ignoto proprietario un gusto più fine e sapiente che non sia quello comune a tante altre abitazioni di Pompei ornate dei più correnti prodotti dell'arte decorativa 3). Si rinvenne quel gruppo di sculture insieme con un tra- pezoforo, una bella tazza marmorea e un puteale, nell'area del giardino, non si sa come miracolosamente sfuggiti ai ricer- catori borbonici che pur avevano con j loro cunicoli attraversato in lungo e in largo la casa; ma altre sculture che de- coravano le ri cche stanze dell'ala meridio- nale del criptoportico, gli eleganti cubicula e Stor., Serie VII, Vol. II, 1940, p. 43 sg.; cfr. dello stesso: Geologia ed archeologia ad Ercolano ed a Pomp ei, in Rendic. della R. Acc. d'Arch. Lett. e B. A. di Napoli, 1942, p. 23 sg. (E str. ). 3) Sulla « Casa dei Cervi » e sull e sue scultur e, DOti- zie preliminari SODO state da me date in Ercolano , Visioni Italiche, p. 72 e in Ercolano, Itinerario dei Musei e Monum. d'Italia, p. 48, pianta a fig. 5 e tavv. XXX-XXXIII. ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

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  • Fanciullo Erote da Ercolano

    E venuto inaspettatamente alla luce in questo scorso inverno, al di fuori di quelle che possono ormai considerarsi le mura della città dal lato del mare, nel grande spiazzo che Cl notevole profondità dal livello delle case signorili soprastanti, si apre, in area già suburbana, innanzi alle terme della Marina e intorno all'ara flmeraria di M. Nonio Balb6 e, precisa-mente, al di sotto della terrazza della « Casa dei Cervi» 1).

    Avviluppato nella gran massa del ban-co tufaceo che in tutta quell'area, per la maggior altezza e per le scaturigini delle vene d'acqua latenti, assume vera e pro-pria compattezza petiosa, giaceva a me-tri dieci sotto il piano di quella terrazza e a circa metri nove dal piede del muro bastionato, fortunatamente entro una ve-na di terra meno indurita. Non essendovi alcun resto di costruzione che giustificasse la sua presenza in quel luogo, apparve evidente che la preziosa statuetta era pre-cipitata dall' alto, travolta e trascinata dalla marèa di fango che aveva sommersa la città nell'eruzione del 79: e conferma se ne ebbe dall'infruttuosa ricerca delle parti mancanti, travolte anch'esse, ma di-sperse più lontano 2). ~.'.,;

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    N on è del resto questa la sola opera d'arte che si è raccolta, fino ad oggi, in quell'area sottostante alle mura alte della città e delle case. Vi si ricuperò, alla mi-nore profondità di metri otto, un'ermetta in bronzo di Ercole barbato con la base fessurat·a e deformata dall'urto della ca-duta; vi si raccolsero frammenti, pur-

    1) Stùle più recenti scoperte d'Ercolano vedi MAIURI A., Un decreto onorario di M. Nonio Balbo scoperto recen-temente ad Ercolano, in Rendic. della R. Acc. d'Italia, Cl. di Sco Mor. e Star., Serie VII, Vol. III, 1942, p. 1 sg.

    2) Sulle condizioni del seppellimento cl'Ercolan.o e la disp ersione e frammentarietà di molte opere d'arte, vedi MAluRI A., Nuovi studi e ricerche intorno al seppellimento di Ercolano, in Rendic. d. R. Acc. d'Italia, Cl. di Sco Mor.

    troppo non ancora ricomponibili, di un'al-tra statuetta affine, per modulo e per finezza d'esecuzione, a quella fortunata-mente pressochè integra del fanciullo Ero-te; e, infine, vi si rinvennero~ a diverso livello, p.arti . struttive e decorative di quella bella abitazione e, fra esse, un pezzo del frontone rivestito di preziosa opera musiva che sormonta l'ingresso principale del giardino.

    Par ovvio supporre che anche questa statuetta di fanciullo precipitata dall'alto delle mura, appartenesse alla signorile abi-tazione del proprietario della «Casa dei Cervi ». E invero questa casa quella che ha dato fino ad oggi la più ricca e la più pregevole serie di opere di scultura e non di valore meramente decorativo. Il Satiro con l'otre, bella variante di altro celebre bronzetto pompeiano, l'Ercole ebbro, gio-cosa e pur possente raffigurazione del-l'eroe mitico fondatore della città e i due gruppi dei Cérvi assaliti da cani in caccia, rivelano nell'ignoto proprietario un gusto più fine e sapiente che non sia quello comune a tante altre abitazioni di Pompei ornate dei più correnti prodotti dell'arte decorativa 3). Si rinvenne quel gruppo di sculture insieme con un tra-pezoforo, una bella tazza marmorea e un puteale, nell'area del giardino, non si sa come miracolosamente sfuggiti ai ricer-catori borbonici che pur avevano con j loro cunicoli attraversato in lungo e in largo la casa; ma altre sculture che de-coravano le ricche stanze dell'ala meridio-nale del criptoportico, gli eleganti cubicula

    e Stor., Serie VII, Vol. II, 1940, p. 43 sg.; cfr. dello stesso: Geologia ed archeologia ad Ercolano ed a Pompei, in Rendic. della R. Acc. d'Arch. L ett. e B. A. di Napoli, 1942, p. 23 sg. (Estr.).

    3) Sulla « Casa dei Cervi » e sulle sue sculture, DOti-zie preliminari SODO state da me date in Ercolano , Visioni Italiche, p. 72 e in Ercolano, Itinerario dei Musei e Monum. d'Italia, p. 48, pianta a fig. 5 e tavv. XXX-XXXIII.

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    diurna della loggia e forse anche i viridari e la pergola, dovettero essere trascinati in basso dall'impulso della fiumana di fango. Tra le sculture che rovinarono tra-volte e sommerse nella belletta viscida, era questa mu'abile statuetta di fanciullo: il gorgo di fango precipitando dall'alto l'aveva, pur spezzandone e frantuman-done le parti più delicate, depositata quasi intatta sul fondo e, l'apprendendosi e coagulandosi, l'aveva segretamente cu-stodita nella sua massa indurita: nessu-na furtiva ricerca aveva sfiorato il luogo del giacimento e dalla çinerea e rozza belletta che l'aveva avvolta e attana-gliata, nessun' opera d'arte è riapparsa, mai forse, così fresca e pura come que-sta (figg. 1-4).

    Ne dò qui breve preliminare notizia sembrandomi che anche in questo tempo di guerra e nelle non facili condizioni di lavoro e di studio a Napoli, debba io assol-vere il mio dovere di scopritore.

    La statuetta, di marmo greco, ha le dimensioni predilette dalle sculture di me-dio modulo della casa pompeiana ed er-colanese: misura m. 0,74 alla spezzatura dell'arto, sÌ che si può calcolare che giun-gesse a poco più di un metro con la base. Rinsaldate le parti frammentate che le si rinvennero accanto, risultano ancora man-canti: il piede destro spezzato al malleolo; il piede sinistro rotto poco al di sotto della rotula; le dita della mano sinistra e una falange della destra; l'attributo S!l cui si appoggiava; e infine il pilastrino di so-stegno che fiancheggiava il lato sinistro della figura oltre alla piccola base mar-morea su cui la scultura poggiava. Fortu-natamente intatto il volto pur nel balzo e nell'urto violento della caduta.

    E il fiorente corpo ignudo di un ado-lescente in riposo, dalle forme piene e carnose già sbocciate nel primo rigoglio della pubertà. Si appoggia egli mollemen-te in atto di stanco e dolce abbandono, premendo con il polso e con il cavo d ella

    mano destra sull'oggetto che doveva ser-virgli di sostegno, mentre che la sinistra, mutila, serviva forse a tenerne più salda-mente la presa. Il braccio sollevato e ri-piegato in alto all'altezza della spalla , e il volto inclinato, seguono anch'essi la molle ondulazione delle membra ove, nella linea sinuosa dei fianchi e nella positura dei piedi, riecheggia uno degli schemi predi-letti dalle scultUl'e d'ispirazione prassi-telica . Ma nulla più dello spirito di quel-l'arte si coglie nel corpo di quest'adole-scente che ha la morbidezza delle carni dei putti del tardo ellenismo; una mor-bidezza femminea nella rotondità dei fian-chi, nella stessa pigra mollezza del gesto delle mani, mentre ha ancora dei fan-ciulli la lieve gonfiezza dell'addome. Di adolescente grazia e di ambigua delica-tezza femminea appare anche il volto pie-no l'otondo, dall'alta spaziosa fronte, ani-mato solo dal giuoco vivido del mento, della bocca, delle fossette accentuate, dei pomelli in risalto mentre che nel taglio a mandorla degli occhi socchiusi dal velo delle palpebre abbassate e nelle labbra se-miaperte, passa come il senso di un pI'imo stanco abbandono.

    E sulla contenuta pacatezza del volto si stacca il viluppo della capigliatura, an-cora accesa dalla tinta rossiccia del mor-dente dell'antica coloritura: è una massa piena di riccioli serpentini, uTequieti, av-volti a spirale che ricadono d'ogni lato sulla fronte, sul collo e sulle spalle, bi-p al,tit i dalla trecciolina mediana sull'oc-cipite, secondo la moda invalsa dal tardo ellenismo in poi nell'acconciatura degli Eroti e dei fanciulli. Si du'ebbe che in questo già sonno lento abbandono, pieno di saputa compostezza, di vivo e fanciulle-sco sia rimasto l'arruffìo dell'inanellata e bionda capigliatura, quasi ancora natu-ralmente scomposta da uno scrollo di quel capo d'adolescente.

    Non è facile determinare l 'attributo andato irreparabilmente distrutto nell'ur-

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  • TAV. LXVII.

    Fig. 1. FANCIULLO EROTE. - Dai uovi Scavi d'Ercolano. Veduta di prospetto.

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  • TAV. LXX.

    F ig. 5. Putto-Erote co n l'oca (da Pompei). Fig. 6. Putto-Erote con delfino (da Pompei).

    F ig. 7. Base con statuetta marmoren framm entata (da Ercolano).

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    to della caduta per la maggiore fragilità della sua consistenz~ marmorea; possiamo solo tentare di riconoscerne la natura dal solo elemento superstite e dalla positura ed espressione della figura.

    AppaI' chiaro dal braccio destro solle-vato fin quasi all'altezza del volto e da tutto il molle ahbandono del corpo, che il fanciullo si appoggia sull'oggetto che re-ca va lungo il lato sinistro, in corrispon-denza del sostegno che doveva bilancia-re la ponderazione della scultura. Di tale oggetto non resta che l'estremità tondeg-giante di un fusto cilindrico saldamente inserito nel cavo formato dalla piegatura del polso, cosÌ che quella mano, appoggian-dovisi, veniva a tenerlo fermo con la sua dolce pressione. L'altra mano, pur mu-tila delle dita, aecenna con il polso forte-mente girato verso l'interno, ad un gesto di presa o di avvicinamento all'oggetto che doveva più in basso appoggiarsi o saldarsi al sostegno : lma superficie di at-tacco si scorge infatti chiaramente sul ro-vescio interno della mano (fig. 4). Quel-l'estremità terminale di un fusto cilin-drico, può suggerire che si tratti o del-l'estremità di uno dei bracci d'una ce-tra, o dell'estremità di un arco; nè parmi che possa qui soccorrere l'idea di un altro attributo. La scoperta, in questa stessa area, di alcuni frammenti di un'altra sta-t uetta analoga e dello stesso modulo, mi fa propendere per il secondo attributo e cioè per un arco.

    Alla stessa profondità e a poca distanza dal primo rinvenimento, si raccolsero in-fatti, più tenacemente immorsati nel ban-co tufaceo, i frammenti della base d'una scultura anch'essa verosimilmente di un adolescente ignudo, conservata solo nella parte terminale dei piedi e nel pilastrino di sostegno, oltre a due mani identiche nel modulo e nel gesto a quelle della nostra

    4) Sull'Eros di Cirene GUISLANZONI, in Notiz. del Mi-/List. delle Colonie, II, fasc. 1-2, 1916, p. 42 sgg., figg. 23-25 c tav. III; suJI'Eros di Cento celle, MIELUNG, Sculpt. d.

    statuetta (fig. 7): la mano destra so-' pratutto, anch'essa piegata in basso, reca sotto il cavo la chiara traccia di un ap-poggio, formato evidentemente anche qui dall'estremità di un attributo spezzato purtroppo al punto di giunzione. Infine, sul pilastrino superstite, in fOI'ma di aru-letta, si appoggia la pal'te inferiore di un oggetto cilindrico nel quale è quasi certa-mente da riconoscere una faretra. E poi-chè la seconda statuetta pare, nella stu-diata minuzia dei particolari, essere una copia o una variante della prima, è legit-timo dedurre che anche accanto alla più fine e bella scultura figurassero un arco e una faretra, poggianti su di un'aruletta di sostegno . Non una dunque, ma due sta-tuette pressochè simili di adolescenti ignu-di, ornavano la «Casa dei Cervi»; e dob-biamo rallegrarci se, pur nelle tremende vicende del seppellimento, ci sia perve-nuta integra l'una e dell'altra quanto ba-sta a meglio intendere e completare ideal-mente la prima. r' Se giusto è il riconoscimento dell'in-segna dell'arco, potremmo anche, senza troppa esitazione, egualmente riconoscere n ella nostra statuetta un Eros, un Eros adolescente senz'ali, cosÌ come senz'ali è l'Eros arciere di Cirene, l'Eros di Cento-celle e l'Eros con Psiche del gruppo ca-pitolino 4). E senza pensare a un riavvi-cinamento di forme e di stile, si potrebbe anche supporre che l'artista abbia voluto creare una situazione contrapposta a quel-la dell'Eros di Cirene privo anch'esso di ali : dall'Eros arciere in posizione di scatto, all'Eros malinconicamente e pateticamen-te in posizione di riposo sulla sua stessa insegna d'arme.

    Quel che siamo venuti notando sul ca-rattere di questa scultura, ci esime })eral-tro da una cosÌ specifica determinazione. Siamo nel tardo ellenismo, entro quella

    Vat . Mus. , p, 23 , tavv. XXXII-XXXIII e il più sicuro giudizio del RIzzo , Prassitele, p. 23, tav. XXXII; sul gruppo capitolino HELBIG-MmLUNG, Fiihrer , I , nO 802.

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    cerchia d'opere d'arte a cui non sempre, p armi , a proposito, si è -voluto dare il no-me di antico «rococò» e nelle quali il fan-ciullo, con o senza attributi divini, figUl'a come uno dei temi prediletti della piccola scultura destinata poi alla decorazione di case, di ville, di giardini 5) . E pel·tanto, più della denominazione di Eros fanciullo, preferiamo l'altra di fanciullo Erote. Fan-ciulli con attributi di Ermete con il pé-taso, di Ercole con la clava e la leontide, diritti in positura eroica o accosciati o dOl'menti, putti che fanno il giuoco di Eroti, o Eroti bambini affaccendati in arti e mestieri, e finanche fanciulli atteg-

    . giati gravemente da oratori 6), sono mo-tivi già notati nel repertorio del tardo ellenismo e che saranno in gran parte continuati e sviluppati nella pittura, nel-la scultura e nel rilievo dell' arte romana dell'impero. Si ritrovano in essi le for-me piene, i corpi grassocci, i volti tondi, le capigliature irrequiete o giocosamente sconvolte che abbiamo nella scultura er-colanese.

    Ma il putto o il fanciullo che nella pic-cola scultura, è raffigurato di consueto con il volto animato di nativa gaiezza, o at-teggiato a comica serietà bambinesca, o apertamente ridente del riso furbesco dei satirelli, qui, già adolescente, ci appare con la fronte gravata da precoce tristezza. Si direbbe che un po' dello spirito della poesia epigTammatica alessandrina si sia trasfuso nell' ideazione dell' artista. Quei riccioli scarmigliati più dall'ansietà d'una corsa che da giuochi fanciulleschi, adom-brano una fronte troppo alta e pensosa; gli occhi appannati dal velo delle palpe-bre abbassate, nascondono il senso di una stanchezza non più infantile; e nella bella bocca dischiusa c'è il più breve anelito d'uno stanco abbandono che il guizzo con-

    5) KLElN W., Vom antiken Rokoko, Vienna, 1921. 6) Si veda soprattutto il cap. IV (Das kind in ant. R o-

    koko) della cito opera del Klein e il testo alle tigg. 58-62. 7) 50)0 da un completo catalogo (in preparazione)

    tenuto di un sorriso. Se, come sembl'a, a questo bel corpo di adolescente l'arti-sta ha voluto dare spiriti e forme di un Erote, non poteva esprimere con più con-sumata grazia tutto quel che appare di eccessivamente languido e morbido anche nella più castigata poesia epigrammatica dell'età alessandrina. Il putto innocente e crudele di Boethos che, strozzando con le manine grassocce l'oca, fa il suo primo sforzo atletico di lottatore, è diventato un adolescente mellèfebo, dal volto quasi ermetico, già si direbbe malinconicamente consapevole delle gioie e dei dolori del-l'amore.

    La piccola scultura pompeiana ed er-colanese in bronzo e in marmo non c'è stata avara di Eroti, di Satiri e di Sileni fanciulli, di putti non altrimenti caratte-rizzati che da attributi di fontana. Ma si tratta per lo più di arte corrente di umili botteghe che dovevano rispondere con l'abbondanza dei prodotti all'abbondanza della richiesta, e se qui se ne dà qualche esempio (figg. 5-6), è più per il proposito di mostrarne la diversità di ideazione e di esecuzione, che non la possibilità di un raffronto 7). Per trovare invece qual-cosa che si avvicini alla grazia leggiadra e sapiente di questo adolescente Erote, bisogna muoversi nella cerchia p~ù ampia della scultura del tardo ellenismo . Acco -sterei ad esso, per novità e finezza di in-ventiva, il volto tondo e dolcemente at-territo della fanciulla con la colomba del Museo Capitolino, che si gira e si muove nella gonfiezza delle ricche vesti con la sa-puta grazia d'una damina del settecento .

    La nuova scultura d'Ercolano è pro-babilmente opera d 'uno dei tanti «vir-tuosi» artisti dell'ultimo ellenismo che rielahorando il tema prediletto dell'Eros

    della piccola scultura pompeiana ed ercolanese, si potrà addivenire ad una più esatta valutazione del suo copioso complesso quale indice del gusto prevalente in due città campane del I secolo dell'impero.

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    fanciullo sul motivo, caro al gusto del-l'alessandrinismo, dell'Eros malinconico, prepararono inconsapevolmente motivi e forme per la scultura dell'età imperiale che adornerà di simbolici Genì alati e senz'ali, atteggiati o meno nello stesso schema dell'adolescente ercolanese, cippi, rilievi e sarcofagi funerari.

    D erivi esso o no da un originale di maestro, non è comunque banale opera di copista: la modulazione plastica cosÌ sa-pientemente resa nella morbidezza delle carni fiorenti ancora di puerizia, l'espres-sione patetica e la viva freschezza del trattamento della capigliatura, rivelano capacità di diretta ideazione ed esecU-zione. Nè la mollezza fluida del model-lato (se si eccettua l'accentuazione lineare delle arcate sopraccigliari), esclude la de-rivazione dal bronzo, poiché già la pic-cola scultura ercolanese e pompeiana ci

    8) Si veda, fra tante, una statuetta del Museo del l.ouvre, la più affine a quella d'Ercolano, REINACH, Rép.

    ha abituato a un trattamento di eccessiva morbidezza nelle statuine dei suoi putti di giardini e di fontane.

    Rappresenti oppur no l'adolescente er-colanese un Eros stanco e in riposo sul sostegno della faretra e dell' arco, esso viene ad assumere particolare importanza nella tipologia delle sculture simboliche funerarie dell'età imperiale: il mellèfebo d'Ercolano diventerà presto il Genio fan-ciullo (Hypnos o Thanatos) con il volto poggiato sul dorso della mano e la mano poggiata sulla face 8). Mancava a que-ste sculture generalmente mediocri, spesso scadenti, passate a far parte del reper-torio di hottega, un nobile esemplare a cui tipologicamente ricollegarle. Ci sembra che l'ahbiano acquistato, e nobilissimo, in questa bella e avvincente scultura erco-lanese.

    AMEDEO MAIURI.

    de la Stat. , I, 151, 6; FROEHNER , No/ice de la $cl/.lptl/.re antiqu.e dI/. LOltvre, p. 4.94.

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