Falicon

7
• 62 di Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti ARCHEOLOGIA MISTERIOSA Q uella di Falicon, paesino del diparti- mento delle Alpi Marittime, è una vera e propria pira- mide in scala ridotta, realizzata con pietre calcaree e caratterizzata da un andamento geometrico irre- golare, in quanto costruita lungo un ripido pendio vicino alla som- mità di Mont Cou o Chauve (Monte Calvo). È priva della parte superiore e versa in cattive condi- zioni a causa dell’azione erosiva degli elementi e di quella, ugual- mente deleteria, dei visitatori e cer- catori di improbabili tesori che, di anno in anno, contribuiscono a diminuirne l’altezza. Fortunata- mente, dopo molteplici richieste di intervento al fine di scongiurar- ne la sparizione, nel 2007 è stata iscritta nella lista dei monumenti storici. Nel corso delle nostre ri- cerche ci siamo imbattuti, come il lettore avrà modo di constatare, in In apertura, ricostruzione della piramide di Falicon, in un’elaborazione in 3D di Alberto Forgione. «A nord di Nizza, a un centinaio di metri a sinistra, dopo l’incrocio dell’Aire Saint Michel, sul cammino per il piccolo villaggio di Falicon, una strada conduce alla fra- zione di Gaines e, attraverso un sentiero segnalato, si giunge in un quarto d’ora a un pozzo naturale dominato da una piramide alta da 7 a 8 metri, molto rovinata». IL MISTERO DELLA PIRAMIDE DI FALICON

Transcript of Falicon

Page 1: Falicon

• 62

di Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti

ARCHEOLOGIA MISTERIOSA

Q uella di Falicon,paesino del diparti-mento delle AlpiMarittime, è unavera e propria pira-

mide in scala ridotta, realizzatacon pietre calcaree e caratterizzatada un andamento geometrico irre-golare, in quanto costruita lungoun ripido pendio vicino alla som-mità di Mont Cou o Chauve(Monte Calvo). È priva della partesuperiore e versa in cattive condi-

zioni a causa dell’azione erosivadegli elementi e di quella, ugual-mente deleteria, dei visitatori e cer-catori di improbabili tesori che, dianno in anno, contribuiscono adiminuirne l’altezza. Fortunata-mente, dopo molteplici richiestedi intervento al fine di scongiurar-ne la sparizione, nel 2007 è stataiscritta nella lista dei monumentistorici. Nel corso delle nostre ri-cerche ci siamo imbattuti, come illettore avrà modo di constatare, in

In apertura,ricostruzione della piramide di Falicon, inun’elaborazione in 3D di AlbertoForgione.

«A nord di Nizza, a un centinaio di metri a sinistra, dopo l’incrocio dell’Aire SaintMichel, sul cammino per il piccolo villaggio di Falicon, una strada conduce alla fra-zione di Gaines e, attraverso un sentiero segnalato, si giunge in un quarto d’ora aun pozzo naturale dominato da una piramide alta da 7 a 8 metri, molto rovinata».

IL MISTERODELLA PIRAMIDE DIFALICON

Page 2: Falicon

63 •

ti

un vero e proprio rompicapo circa la datazione dellapiramide e la motivazione per cui essa venne eretta. Lecontraddittorie descrizioni della stessa e della grottasottostante, le documentazioni storiche acquisite e ipareri, spesso discordi, degli studiosi hanno avuto ilpregio di confermare l’enigma che circonda la costru-zione, lo stesso che, istintivamente, ci ha intrigato co-sì tanto da farci decidere di intraprendere questo viag-gio tra storia e mistero. Tutto ha inizio nel Marzo del1803, quando l’italiano Domenico Rossetti, di pas-saggio a Nizza per vedere «i diruti avanzi dell’anticaCameneleon, città capitale delle Alpi marittime neitempi della Repubblica Romana», viene a sapere che«verso la sommità della vicina montagna vedeasi unbuco profondissimo, dal quale all’imbrunir del gior-no uscivano a gruppi i pipistrelli, che in quel linguag-gio sono detti “ratte pignate”». Rossetti, di professio-ne avvocato, ma profondo conoscitore della storia an-tica, «curioso di veder siffatto loco», decide di visitar-

lo e, dopo un’ascesa «per la riferita monta-gna», raggiunge «il mentovato buco» alle die-ci e mezza della mattina. Grande è il suo stu-pore quando vede, illuminata da un raggio disole che penetra obliquamente il foro, «unagrossa colonna d’alabastro, candida al par del-la neve, eretta in mezzo di una gran sala». Nel1965 lo studioso francese Robert Charroux, invisita alla cavità sotterranea in questione, ripor-ta che «… basta recarsi al villaggio di Falicon,che si trova a monte di Nizza e domina lacittà dalla collina, per poter scorgere a non piùdi duemila metri di distanza questa scono-sciuta piramide» che doveva avere in origine glispigoli lunghi 9 metri. «Interamente costruitain lastroni di pietra viva, legati con una maltaancor più tenace di quella che impiegavano iRomani, cela una voragine dall’imboccaturasimile a un pozzo di due o tre metri di diame-tro». Charroux descrive poi lo stesso effetto diluce osservato da Rossetti, specificando che èl’orientamento del portale a consentire al sole«alle dieci di ogni mattina d’estate, di penetra-re nel pozzo fino a illuminare una bianca co-lonna calcarea centrale, sulla quale poggia l’in-tera volta di un tempio sotterraneo».

La piramide invisibileStranamente, nelle 115 pagine del suo poe-metto La grotta di Monte-Calvo, edito a To-rino nel 1812, nel quale Rossetti descriveminuziosamente fatti e luoghi inerenti allasua scoperta, non viene mai citata espressa-mente la presenza della piramide. Comespiegare questa omissione? Lo abbiamochiesto agli studiosi Javier Sierra e AndréDouzet. «Una delle mie fonti principali –dice Sierra – è stata La mysterieuse pyrami-de de Falicon, di Henri Broch. L’autore ci-ta l’opera di Rossetti e non fa molto caso al

fatto che la piramide non vi sia menzionata, poichéritiene che Rossetti fosse interessato solamente al-la grotta». Per Douzet, Rossetti non ne avrebbeparlato volontariamente: «Secondo voci sarebbestata sua intenzione riservare la notizia per un’ope-ra successiva». Un’altra ipotesi circa l’assenza nel li-bretto di ogni riferimento alla piramide vuole chela stessa, al momento della scoperta della grotta, fos-se talmente confusa nel paesaggio da non essere sta-ta notata da Rossetti, ma per confutare questa esilepossibilità basta leggere la sua biografia, dalla qualeestrapoliamo poche ma esaustive righe: «poetaestemporaneo, filosofo, tragediografo, archeologo eavvocato, incarnò pienamente lo spirito dell’intel-lettuale illuminista ed enciclopedista erudito», eancora «… si appassionò alla speleologia e all’ar-cheologia, compiendo diverse esplorazioni». A unapersona dotata di un così vasto bagaglio culturalepoteva sfuggire una struttura artificiale?

In un piccolo villaggio della Francia meridiona-le una misteriosa costruzione diroccata è dive-

nuta l’enigma archeologico su cui si formulanovarie, affascinanti teorie: una piramide, la cuiapertura conduce a una grotta, una sorta di

tempio con indizi egizi, templari, indiani, persi-no mitraici. Si tratta delle vestigia di un’antica

cultura o di un falso storico?

Page 3: Falicon

• 64

In alto,i resti attuali della

piramide diFalicon.

In basso a destra,frontespizio

dell’opera diDomenico Rossetti,La grotta di Monte

Calvo (1812), in cuil’autore è

raffigurato nell’attodi indicare unapiramide sullo

sfondo.

ugnmdputtesgd

IDqvtdeionacpss

I possibili costruttoriSul frontespizio del poema vi èuno strano disegno. Opera diuna certa Sophie Lederk, raffigu-ra il nostro eroe in primo piano esullo sfondo una piramide cheegli indica con un dito. Quale si-gnificato cela questa immagine?Catherine Ungar, nel suo Nou-veaux aperçus del 1983, affermache la piramide fu costruita pro-prio da Rossetti e dal suo amicoGiovan Giacomo Vinay, alloraconsigliere della Prefettura di To-rino, nonché proprietario del ter-reno ove si trova la grotta, a mo’di visibile segnale, oseremmo di-re turistico, per meglio identifi-care la grotta di Monte Calvo.Douzet reputa però ridicolo che«Rossetti e Vinay si siano messia costruire o finanziare un talelavoro, in quanto degli operai sa-rebbero stati obbligati a recarsisul posto e dei lavori svolti sareb-be dovuta rimanere traccia. Direche questa costruzione è del XIXsecolo sarebbe come sostenereche le piramidi egiziane sonostate edificate da Napoleone, peresempio, per farne dei fari per lesue truppe». Tuttavia, all’epocadella scoperta di Rossetti inFrancia era scoppiata l’egittoma-nia, a seguito della spedizionemilitare di Napoleone nella terra

del Nilo, che aveva visto il fioriredi monumenti in stile egizio,pregni di significati ermetici. Ènoto che la piramide figura tra isimboli della Massoneria, infattimolte di queste bizzarre opere inmuratura furono progettate damembri della società segreta, ce-lando spesso delle cavità sotterra-nee, in cui probabilmente si cele-bravano riti iniziatici. Se Rossettifosse stato un massone comemolti suoi colleghi intellettuali,si giustificherebbe la sua sceltasimbolica di collocare una pira-mide sopra l’antro da lui scoper-to ma, in mancanza di documen-tazione certa, attestante o menotale affiliazione, ci limitiamo a ci-

tare la sua volontà di tenersi lon-tano da ogni spirito di partito.Secondo lo studioso Enrico Cal-zolari: «Si potrebbe attribuire lapiramide di Falicon a un movi-mento ideologico neo-templare,di stampo massonico. Quandoperò ho letto dell’allineamentoFalicon-Tarquinia-Argos è salta-to fuori il tema dei campi morfi-ci, delle linee di forza. Ho quin-di inserito le coordinate di Fali-con nella carta del Mediterraneo(43o 45’ N - 07o 16’ E) scopren-do che il punto viene a coincide-re con la bisettrice del triangoloisoscele che è formato dal trilitesormontato da losanga rinvenutonel Lozère (Francia), dal trilitesormontato da losanga di Niolu(Corsica) e dal quadrilite sor-montato da losanga di San Lo-renzo al Caprione (La Spezia).Dopo di che ho tracciato in car-ta la linea Falicon-Roma e hoavuto la seconda sorpresa. Conti-nuando la tracciatura la linea haraggiunto Atene-Paphos-Sidone(Tyro). Troppe coincidenze perpoter accettare che la piramidedi Falicon sia stata costruita nel-l’Ottocento. Occorrerà ap-profondire». L’allineamento Fali-con-Tarquinia-Argos, citato daCalzolari, è uno degli elementidella più sorprendente tra le ipo-tesi avanzate circa l’origine dellapiramide, cioè quella che vuolegli Etruschi costruttori dell’enig-matico monumento. Ad affer-marlo è Charles Lebonhaume, ilquale espone questa teoria nelsuo Le grand livre des piramides,con una serie di indizi che perònon trovano riscontri storici, inquanto gli Etruschi ad esempionon costruivano piramidi, edifi-cavano a secco e orientavano i lo-ro templi e monumenti versopunti cardinali intermedi. «I sitisegnalati sembrano interessanti –spiega l’etruscologo GiovanniFeo – potrebbe trattarsi di luo-ghi con particolari caratteristicheterritoriali, anticamente reputateimportanti, forse anche sacre.L’ipotesi proposta dall’autore, di

IL MISTERO DELLA PIRAMIDE DI FALICON

Page 4: Falicon

In questa pagina,altre immaginidella piramide diFalicon. Le pochetestimonianzestorichedocumentaliriguardanti talestruttura rendonodifficile la suadatazione, nonchéle sue effettivefunzioni.

un’origine etrusca della piramide, sembra che pog-gi solo su basi tecniche; mancano prove concrete,non potendo reggersi l’ipotesi solo su un toponi-mo (Falicon = Falisci. I Falisci erano gli abitantidell’etrusca Faleria, l’odierna Civita Castellana, inprovincia di Viterbo), peraltro molto comune, e suun “allineamento” che andrebbe valutato e spiega-to più approfonditamente. Certo gli Etruschi por-tarono anche nella Gallia celtica saperi, conoscenzee scrittura, ma ancora non si sa nulla su di una pos-sibile presenza etrusca nella regione di Falicon. Il si-gnificato e l’origine della piramide francese restanodunque ancora da svelare».

I Templari e il culto solareDa accertare è anche la presenza fino al 1921,quando venne asportata a colpi di scalpello da unvandalo, di una svastica che avrebbe ornato il fron-tone del portale, situato nella facciata rivolta a Estdella piramide. La svastica, presente in molte civiltà,era anche il simbolo di un antico popolo dell’India,i Jain, nonché segno sacro di Manu (l’egizio Minao Menes, il celtico Menw, il greco Minos e il roma-no Numa), e l’attuale frazione di Gaina, il sito piùantico della zona ove sorge la piramide e il più vi-cino a essa, in passato era chiamata Jain o Jaina, to-ponimo che troviamo citato anche in uno studiosui castelli di Falicon di Edmond Rossi, esperto distoria ed etnologia regionale. Nel libro di Charroux

leggiamo che potrebbero essere stati proprio i Jaini-sti a edificare la piramide di Falicon, nel corso del-le loro migrazioni in epoche remote verso l’Europae l’America del Sud, dove avrebbero costruito altrepiramidi, anche se sarebbe più appropriato parlaredi stupa, monumenti religiosi tipici dell’Asia Sud-orientale, che presentano solitamente una torre aforma di cono. Enrico Calzolari evidenzia come lapresenza nella Lunigiana di molti elementi simbo-lici, tipici della cultura indiana, abbia rafforzato il

n-o.l-lai-e,

dotoa-fi-n-i-o

n-e-lotetotelur-o-a).r-

hoi-

haneerdel-

p-i-ati

o-ae

g-r-ilels,ònoi-o-oti–

nio-hetee.di

ARCHEOLOGIA MISTERIOSA

65 •

Page 5: Falicon

pgtqrtpfspgaqzslrcscsnGcf«

In alto e in basso adestra,

la piramide diFalicon è priva

della punta, presentando quindiuna cima piatta, da

cui si domina ilterritorio nizzardo.In basso a sinistra,

schemarappresentativo

delle possibiliconnessioni

storiche tra gliEtruschi, alcuni

luoghi delMediterraneo e

Falicon.nesso tra questa zona e l’India,un collegamento, in un certosenso, estendibile anche alla piùvasta area ligure che deborda dal-l’attuale Liguria. Pierre Bodard, dell’IPAAM (Isti-tuto di Preistoria e Archeologiadelle Alpi Marittime) limita la

presenza di segni incisi a una Avisibile sul rivestimento della fac-ciata Sud della piramide, stron-cando ogni congettura artificialeriguardo croci, svastiche e addi-rittura una presunta figura uma-na, identificata da alcuni con ilBaphomet dei Templari, scolpitanella grande stalagmite della grot-ta, definendole incrostazioni ofessure naturali. Tesi, questa, con-testata da Douzet, secondo ilquale «non ci vuole una laureain archeologia» per constatareche certe stalattiti e stalagmiti fu-

rono appositamenteritoccate per far sìche, illuminate inuna certa maniera,potessero dar vita aparticolari figure:ciò farebbe propen-dere per l’ipotesiche nella grotta siriunissero i seguacidi un culto solare,capaci di calcolarecon precisionequando l’astroavrebbe proiettato ipropri raggi su de-terminate parti.L’affermazione diDouzet circa la pre-sunta natura artifi-ciale della succitata

figura umana si ricollega a un in-trigante passo del saggio Il tesorodei templari. Le ricchezze nasco-ste di Franjo Terhart: «Su unacollina a Nord di Nizza, sorge inun fondo privato un edificio al-quanto insolito. Gli abitanti lo-cali lo chiamano da secoli la pi-ramide di Falicon; di essa si diceche fu eretta dai Templari e siacollegata da un camminamentosotterraneo a un antico monaste-ro dell’Ordine (...) Non è una pi-ramide molto alta; la cavità inter-na raggiunge però notevoli

• 66

IL MISTERO DELLA PIRAMIDE DI FALICON

Page 6: Falicon

profondità. Su uno dei suoi muri qualcuno dise-gnò nel XIII secolo una testa di Bafometto, un vol-to barbuto e cornuto che somiglia per certi tratti aquello di Saint Merri di Parigi. Le corna potrebbe-ro essere in realtà anche pian-te o foglie: l’immagine è trop-po indistinta per poterlo af-fermare con sicurezza». Lascoperta, nei pressi della Rata-pignata, di una galleria colle-gata a un pozzo viene citataanche da Henri Brosch, ilquale suppone una frequenta-zione templare dei luoghi, ba-sando la sua opinione su unaleggenda che vuole i cavalierirossocrociati, occupanti la vi-cina bastia, essere stati a cono-scenza del sotterraneo checonduceva a una sala, dove es-si avrebbero sepolto un botti-no. Già nel 1970 MauriceGuinguand aveva ipotizzatoche la piramide fosse stata edi-ficata nel 1260 a opera di«un’organizzazione patroci-

nata dai Templari o di affiliazione templare», ma lesue teorie vennero rigettate dal mondo scientifico.Secondo Edmond Rossi «questa costruzione non èopera dei Templari, benché durante il medioevoabbiano frequentato la regione», mentre per PierreBodard non è storicamente dimostrabile che l’Or-dine avesse dei possedimenti nella zona. Possibili-sta invece è Douzet, poiché «avendo proprietà tut-to intorno, è impossibile che l’Ordine abbia igno-rato questo luogo, ma non posso dire formalmen-te l’uso che esso ne fece». Cauto nell’avallare o me-no l’ipotesi templare appare Javier Sierra: «non esi-stono prove certe che siano coinvolti i Templari.Non ancora almeno». Da segnalare, tuttavia, chenell’ottocentesco Viaggio nella Liguria Marittimaviene ricordata una Fontana del Tempio posta «nel-l’indirizzamento medesimo» della grotta di MonteCalvo, che avrebbe preso il nome dai «... Templarj,ossia Cavalieri del Tempio, i quali ebbero un ostel-lo in questo delizioso recesso. Della chiesa loro ri-mangono in una villa alcune vestige».

Culti mitraiciOgni datazione della piramide impallidisce, però,di fronte a quella fornitaci da Etienne Gotteland,strano patriarca, occultista e fondatore della settaUniversitalità Pratica, stabilitosi a Falicon nel 1922.Basandosi su dati tradizionali egli «misurò 60 gra-di di differenza dovuti alla processione equinozia-le, in senso inverso alla rotazione terrestre. Ora, sesi calcola lo spostamento di un grado in 72 anni,l’età della piramide dovrebbe essere di 4.335 anni».Una vetustità che Bodard, nel 1970, ringiovaniscedi molti secoli, in base al ritrovamento di alcunesteli funerarie nell’area circostante il monumento e

al fatto che da lì partiva l’ac-quedotto che alimentava Ce-menelum (Cimiez), ipotiz-zando che la piramide facesseparte di un più vasto comples-so di origine gallo-romana.Ma ancora più significativa è,a nostro avviso, la notizia, ri-portata nello stesso anno daldottor Cheveneau, membroeminente dell’IPAAM che, nelIV secolo, a Cimiez fossestanziata una legione prove-niente da Alessandria d’Egit-to. Il rinvenimento tra Cimieze Falicon di tombe e sarcofagiromani decorati con teste ditoro e con il gladio e la croce,simboli associati a Mitra, divi-nità solare e petrogenita (natacioè dalla roccia) di origineiranica, il cui culto iniziatico e

tesìna,a

e:n-sisicie,reeoi

e-i.

die-i-tan-o

o-nanl-o-i-ceiatoe-i-r-li

ARCHEOLOGIA MISTERIOSA

67 •

In alto a sinistra,ingresso alla grottaposta sotto lapiramide.In basso,scalini presentiall’interno della stessacavità. Essendo sette,numero sacroricorrente in molticulti, tra cui quellomitraico, è stataavanzata l’ipotesi chela grotta sia stata untempio dedicato aldio Mitra.

Page 7: Falicon

• 68

In alto a sinistra,ancora uno schemainerente al legame

tra Falicon e alcuneculture

mediterranee, tracui quella etrusca e

quella romana.In alto a destra,

colonna calcareapresente all’interno

della grotta.In basso a sinistra,copertina del libro

di Javier Sierradedicato a

Napoleone e aisuoi contatti con

l’Egitto.In basso a destra,veduta di Nizza e

del Mont Chauve,presso cui si trova

Falicon.

misterico si era ampiamente dif-fuso nell’Impero Romano, so-prattutto tra i soldati, ha fattosupporre che i legionari di Ci-miez fossero adepti del dio. Que-sto porta a un’intrigante possibi-lità. I santuari in onore di Mitraerano solitamente ricavati in am-bienti sotterranei e, come specifi-ca M. Vermaseren, specialista nelcampo del culto del dio Mitra:«La grotta simboleggia la voltaceleste. L’idea dominante è quel-la di rappresentare il dio Mitratauricida in una grotta. La cifra 7trova nel culto di Mitra un signi-ficato dominante. Certi rilievidelle regioni danubiane rappre-sentano 7 cipressi (alberi solari)alternati a 7 pugnali ricoperti daun berretto frigio. A Doura 7scalini portano alla nicchia ritua-le. Spesso il tempio era orientatoverso Levante, per permettere aiprimi raggi del sole di penetrareda una finestra o da un’apertura

praticata nella volta e colpi-re direttamente l’effige deldio». Nella grotta di Ratapi-gnata vi sono sette gradini,corrispondenti ai sette gradidell’iniziazione mitraica,che accedono a una piat-taforma su cui il sacerdoteavrebbe potuto officiare e,nella sala vicina, un rigagno-lo d’acqua, elemento purifi-catorio del rituale mitraico.Inoltre, l’apertura meridio-nale della grotta è orientataverso il sole. Dunque i sol-

dati di Cimiez potrebbero averadibito la vicina grotta di MonteCalvo a luogo di culto, conside-rando anche il clima particolar-mente temperato all’interno dellaprima sala, e aver contrassegnatoil tempio con il monumento piùrappresentativo del loro paese diprovenienza, ovvero una pirami-de, costruita, come afferma Ed-mond Rossi, da autentici egizia-ni alquanto lontani dal loro pae-se. Quest’ultima ipotesi, ci premesottolinearlo, non ha nulla a chespartire con quella, riportata in

molti siti web, blog e forum, chevuole la piramide essere la tombadi un antico condottiero di pro-babile origine egizia, poiché trat-tasi di uno scherzo candidamen-te confessatoci dall’autore. Senzadubbio si è fin troppo fantastica-to su tale diruto monumento ma,ammettiamolo, anche questo hacontribuito al fascino particolareche esso esercita da oltre duecen-to anni, un fascino che «non puònon farci sognare su questa anti-ca testimonianza smarrita, oggiminacciata da molteplici degra-dazioni». Da Il Mistero egizio diNapoleone di Javier Sierra: «Mitenete sulle spine, commissario.Cos’altro avete trovato durante levostre ricerche, Monsieur?».«Un’altra piramide. Forse la piùstraordinaria di tutte». «Davve-ro?». «L’abbiamo individuata suuna montagna vicino Nizza. Omeglio proprio sopra la città».«Perché vi ha colpito più dellealtre?». «Senza dubbio per la po-sizione privilegiata. La piramidenon è molto grande: in originenon doveva superare i nove metrid’altezza, però domina ancora labaia della città e gode di una vi-sta invidiabile sul Mediterraneo.Se non fosse che si tratta indub-biamente di una piramide,avrebbe potuto ospitare benissi-mo un faro per le nostre navi...».

IL MISTERO DELLA PIRAMIDE DI FALICON