Fabio Vaccarezza Crimea e Afghanistan e Afghanistan... · 2019. 11. 2. · noni che sparavano ad...

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Fabio Vaccarezza Crimea e Afghanistan Antonio era uno studente universitario iscritto al secondo anno di sociologia. Studiare non gli piaceva, e se passava ore in biblio- teca o a casa a interrogare google su fatti storici antichi e moderni era solo per soddisfare la sua innata curiosità su fatti particolari. Ora aveva un problema: il suo professo- re di Sociologia Generale aveva assegnato una tesina, propedeutica all’esame orale. “Se mai diventerete socio- logi, eventualità di cui dubito - aveva detto il professore – dovrete acquisire la capacità di analizzare fatti e luoghi lontani nel tempo e nello spazio riuscendo a percepire il sottile filo di unione generato dall’osservazione dei com- portamenti umani”. Poi il professore aveva consegnato fotocopie di due oggetti, chiedendo a ogni studente di aggiungerne un terzo, decisamente slegato dai primi due, e trovare i collegamenti nel comportamento dei soggetti. Il primo era una lettera che un ufficiale medico, tal Luigi Bogetti, aveva scritto il 19 ottobre 1855 alla mo- glie Giulietta(figg. 1, 1a, 1b, 1c, 1d) ai tempi della guerra di Crimea che durò dall’ottobre del 1853 sino al feb- braio del 1856; il secondo era un ritaglio di giornale in- glese dello stesso periodo. Si trattava del The London Evening Star del 25 ottobre 1854 (fig. 2) con allegata una foto e che parlava della famosa battaglia di Balacla- 138 fig. 1a fig. 1b fig. 1

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Fabio Vaccarezza

Crimea e Afghanistan

Antonio era uno studente universitario iscritto alsecondo anno di sociologia.

Studiare non gli piaceva, e se passava ore in biblio-teca o a casa a interrogare google su fatti storici antichi emoderni era solo per soddisfare la sua innata curiosità sufatti particolari. Ora aveva un problema: il suo professo-

re di Sociologia Generale aveva assegnato una tesina,propedeutica all’esame orale. “Se mai diventerete socio-logi, eventualità di cui dubito - aveva detto il professore –dovrete acquisire la capacità di analizzare fatti e luoghilontani nel tempo e nello spazio riuscendo a percepire ilsottile filo di unione generato dall’osservazione dei com-portamenti umani”.

Poi il professore aveva consegnato fotocopie didue oggetti, chiedendo a ogni studente di aggiungerneun terzo, decisamente slegato dai primi due, e trovare icollegamenti nel comportamento dei soggetti.

Il primo era una lettera che un ufficiale medico, talLuigi Bogetti, aveva scritto il 19 ottobre 1855 alla mo-glie Giulietta(figg. 1, 1a, 1b, 1c, 1d) ai tempi della guerradi Crimea che durò dall’ottobre del 1853 sino al feb-braio del 1856; il secondo era un ritaglio di giornale in-glese dello stesso periodo. Si trattava del The LondonEvening Star del 25 ottobre 1854 (fig. 2) con allegatauna foto e che parlava della famosa battaglia di Balacla-

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fig. 1a fig. 1b

fig. 1

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va. Ora Antonio stava scartabellando la sua collezionedi storia postale alla ricerca di un non meglio identifica-to reperto che in qualche modo fosse collegato ai primidue e gli facesse accendere in testa una lampadina ... lalampadina dei sociologi.

Dopo un’ora di ricerche aveva la sensazione chedifficilmente avrebbe trovato quello che gli serviva. Poi,fra le sue mani, si materializzò una busta con annullotriangolare blu di un soldato sovietico durante l’occupa-

zione dell’Afghanistan del periodo tra il1979 e il 1989(fig. 5). Ricordava qualchecosa sull’argomento poiché aveva corri-sposto via internet con l’associazione re-duci sovietici dall’Afghanistan. Un clickscattò nella sua mente. Si sedette in pol-trona e ripassò le informazioni che avevasui tre reperti.

Documenti diversi anche se i primidue riguardavano la stessa guerra. La lette-ra dell’ufficiale medico faceva parte di uncarteggio fra marito e moglie e il professo-re aveva specificato che altre missive dava-no notizie interessanti sullo svolgimentodell’assedio di Sebastopoli. Il secondo eraun reportage, di uno dei primi inviati diguerra, che dava notizie ai londinesi dellabattaglia avvenuta a Balaclava a sole tresettimane dagli avvenimenti in Crimea.

Il terzo era una lettera scritta da unsoldato sovietico quando si trovava sul

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fig. 1c fig. 1d

fig. 2

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fronte afghano. Antonio cercava un filo sottile che col-legasse i tre reperti. Qualcosa nei fatti e nei comporta-menti dei personaggi coinvolti aveva destato la sua at-tenzione ma non aveva ancora trovato il bandolo dellamatassa che lo portasse a soddisfare la richiesta del pro-fessore.

La lettera dell’ufficiale sabaudo, indirizzata adAsti, era uno scorcio di vita in un ospedale di Istanbuldurante la guerra di Crimea. Cavour aveva mandato uncontingente militare a sostenere Francia, Inghilterra eImpero Ottomano contro la Russia. L’intento dello sta-tista era quello di poter sedere, a conflitto concluso, fra ivincitori e stringere forti vincoli con la Francia in vistadelle guerre di indipendenza contro l’Austria. Ovvia-

mente Cavour aveva messo in conto che il suoesercito forte di ben 18.000 uomini avrebbe avu-to perdite di vite umane in una guerra che nelloStato Sabaudo nessuno capiva. Ma la ragion diStato aveva una sua valenza, oscura ai più ma nonal grande statista. Il fatto che l’ufficiale medicosarebbe poi morto durante un bombardamentonei sobborghi di Sebastopoli era solo un effettocollaterale della Realpolitik.

Il secondo reperto (fig. 2) era molto inte-ressante anche per la tragica illustrazione mo-strata nel quotidiano (fig. 3). Si vedevano infatti i600 lancieri del 17° reggimento di cavalleria leg-gera britannica lanciati verso sicura morte con-tro le postazioni dell’artiglieria dell’Armata ros-

sa ben attestate nella piana di Balaclava. La disfatta chene seguì, in tempi più antichi e prima che fossero am-messe sul campo di battaglia le presenze di fotografi egiornalisti inviati di guerra, sarebbe passata sotto silen-zio in quanto le relazioni fatte dai vertici militari ai lorogoverni tendevano sempre a coprire gli errori del co-mandante in capo e quindi anche i disastri nati da gros-solane decisioni errate passavano sotto silenzio, com-prese le morti di tanti poveri soldati mandati allo sbara-glio come carne da macello.

Nel caso della battaglia di Balaclava l’errore ma-croscopico dell’invio di cavalleria leggera contro i can-noni che sparavano ad alzo zero fu invece documentataed è da attribuire all’inglese Lord Raglan (figg. 4a e 4b)

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fig. 3

fig. 4a fig. 4b

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che, senza avere fisicamente la visione totale del campodi battaglia e sulla scorta di notizie incomplete, non sicurò di approfondirle e diede l’ordine a James Bradnell,settimo conte di Cardigan, di attaccare con i suoi lancie-ri. Fu una strage.

Il terzo reperto, quello afghano, era frutto di unaricerca di storia postale militare che permise ad Antoniodi conoscere quali francobolli fossero usati dai soldatisovietici durante la loro occupazione dell’Afghanistan.Questa ricerca passò attraverso l’associazione dei redu-ci di quella guerra che fornirono un bel reperto, dotatodi timbro triangolare blu di franchigia, (fig. 5) e moltealtre informazioni. Aveva così saputo che il militare del-la sua busta era stato congedato per congelamento agliarti. Antonio era rabbrividito a quella notizia. Ma cosaera successo sul campo? Una situazione allucinante: es-sendo estate le truppe sovietiche avevano le divise estivedotate di calzoncini corti e leggere camicie. Peccato chealcuni reparti erano dislocati oltre i 2.000 metri e di not-te la temperatura scendeva sotto lo zero (fig. 6). Inoltreper ferree disposizioni i soldati non potevano rifugiarsinelle caverne esistenti in altura per evitare imboscate ezone minate. Morale: molti soldati furono colpiti dacongelamento. Assurdo!

Antonio rilesse poi la lettera dell’ufficiale Luigi

Bogetti. Si soffermò sul passaggio in cui lo scrivente in-formava la moglie che sarebbe ritornato in Crimea acombattere piuttosto che fermarsi in un altro ospedaledi Istanbul perché l’ufficiale in capo era noto per i mal-trattamenti riservati ai subalterni anche senza motivo. Idisagi erano in realtà vere e proprie persecuzioni dovutead un astio senza motivo che l’alto ufficiale riversava suisottoposti e dovevano essere ben pesanti se un altro uf-ficiale medico preferiva ritornare in zona di guerra piut-tosto che compiere il proprio dovere in un ospedale diseconda linea. E in Crimea quell’ufficiale avrebbe trova-to la morte. Nella testa di Antonio incominciò a for-marsi un sottile filo rosso che univa l’ufficiale sabaudo ailancieri di Balaclava e al povero soldato sovietico conge-dato con un piede amputato.

La tesina di Antonio aveva preso forma, il titolo -forse un po’ troppo lungo ma certamente esplicativo -era illuminate: Tragiche conseguenze della stupidità esupponenza delle linee di comando. Il contenutoavrebbe riguardato il potere di vita e di morte su altrepersone da parte di individui che hanno il comando mache lo esercitano in modo leggero, superficiale eincosciente.

Fabio Vaccarezza

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fig. 6

fig. 5