FABIAN NEGRIN Chiamatemi Sandokan! SALANI · anno, il libro di Fabian Negrin è sicuramente tra i...

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75 74 DAGLI 8 AI 10 ANNI ‘Ehi! Voi due! Scendete immediatamente di lì!’ ha detto il signor Giulio passando fuori dalla finestra. ‘Prenderai un colpo di scimitarra se continui a infastidirci!’ ha risposto Aldo. ‘Cosa? Adesso dico alla vostra nonna di telefonare ai vostri genitori. Vedremo chi è che prende i colpi’ ha ribattuto il signor Giulio, che è solo il vicino della nonna, ma a volte si crede chissà chi. ‘Inutile che li chiamate. Tanto ce ne andiamo nella nostra isola e non ci prenderete più’ ha urlato mio cugino. Io cercavo di zittirlo, ma quando lui parte non lo ferma nessuno. ‘Presto, a Mompracem!’» « FABIAN NEGRIN Chiamatemi Sandokan! SALANI LA TRAMA on sempre andare in vacanza dalla nonna è piacevole. Soprattutto se vive in una casa ordinata e senza grandi attrazioni, se non ci sono amici con cui giocare, se il tempo non passa mai. Ma anche in simili situazioni si possono scoprire tesori: in questo la bambina protagonista trova tre vecchi volumi di Emilio Salgari, appartenenti al ciclo malese, che emergono dal passato e dallo scaffale dimenticato di un armadio. Tanto vale mettersi a leggerli e d’improvviso si è rapiti in un altro mondo, le pagine scorrono veloci, le storie si divorano. Come a voler testimoniare un cambiamento di atmosfera, poco dopo arriva nella stessa casa Aldo, un cugino con cui finalmente poter giocare. Lui non sa niente di Salgari, di Sandokan, dei pirati della Malesia, di Yanez. Bisogna spiegargli tutto e lo si fa inframmezzando lettura, racconto, gioco. Il mondo salgariano prima si alterna alla quotidianità dell’appartamento, poi letteralmente irrompe nel salotto o nella cucina, infine rapisce i bambini sulla tolda di un praho, o nell’intrico della foresta. Niente è più uguale a prima: la vasca diventa una nave all’arrembaggio, il gatto una temibile tigre, i due bambini due tigrotti carichi di esperienza e avventura. E quando la vacanza è finita, e la mamma è tornata a prendere Aldo, non lo trova più come prima, “Chiamatemi Sandokan!” è diventato il suo motto. N

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‘Ehi! Voi due! Scendete immediatamente di lì!’ ha detto il signor Giulio passando fuori dalla finestra. ‘Prenderai un colpo di scimitarra se continui a infastidirci!’ ha risposto Aldo. ‘Cosa? Adesso dico alla vostra nonna di telefonareai vostri genitori. Vedremo chi è che prende i colpi’ ha ribattuto il signor Giulio, che è solo il vicino della nonna, ma a volte si crede chissà chi. ‘Inutile che li chiamate. Tanto ce ne andiamo nella nostra isola e non ci prenderete più’ ha urlato mio cugino. Io cercavo di zittirlo, ma quando lui parte non lo ferma nessuno. ‘Presto, a Mompracem!’»

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FABIAN NEGRIN Chiamatemi Sandokan! SALANI

L A T R A M A

on sempre andare in vacanza dalla nonna è piacevole. Soprattutto se vive in una casa ordinata e senza grandi attrazioni, se non ci sono amici con cuigiocare, se il tempo non passa mai. Ma anche in simili situazioni si possonoscoprire tesori: in questo la bambina protagonista trova tre vecchi volumi di EmilioSalgari, appartenenti al ciclo malese, che emergono dal passato e dallo scaffaledimenticato di un armadio. Tanto vale mettersi a leggerli e d’improvviso si è rapiti in un altro mondo, le pagine scorrono veloci, le storie si divorano. Come a voler testimoniare un cambiamento di atmosfera, poco dopo arriva nella stessa casa Aldo, un cugino con cui finalmente poter giocare. Lui non sa niente di Salgari, di Sandokan, dei pirati della Malesia, di Yanez.Bisogna spiegargli tutto e lo si fa inframmezzando lettura, racconto, gioco.

Il mondo salgariano prima si alterna alla quotidianità dell’appartamento,poi letteralmente irrompe nel salotto o nella cucina, infine rapisce

i bambini sulla tolda di un praho, o nell’intrico della foresta. Niente è più uguale a prima: la vasca diventa una nave all’arrembaggio, il gatto una temibile tigre, i due bambini due tigrotti carichi di esperienza e avventura. E quando la vacanza è finita, e la mamma è tornata a prendere Aldo, non lo trova più come prima,“Chiamatemi Sandokan!” è diventato il suo motto.

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1. La salvezza delle storie: in un suosaggio, la scrittrice di fantascienza e fantasy Ursula K. Le Guin citava il fatto che ci sono state nella storiapopolazioni che non si sono maiservite della ruota, ma nessuna che non avesse creato racconti. Cosa hanno di così importante le narrazioni? Cosa ci spinge a continuare a crearne? Servonosolo per prendere un momento di pausa dalla realtà o piuttosto per capirla meglio?2. Cosa vuol dire leggere:solitamente quando si pensa al leggere si pensa ad un condizionepassiva, statica. Molti la credonoanche noiosa. Ma davvero si stafermi quando si legge? E con cosasi legge? Bastano gli occhi e il pensiero o serve tutto il corpo? E dopo che si è chiuso il libro, può la nostra lettura condizionare i nostri comportamenti, il nostromodo di vedere la realtà, persino le nostre decisioni future?3. L’avventura è nello sguardo:spesso si dice che l’avventura ogginon è più possibile, perché ormainon ci sono più posti inesplorati,perché si viaggia con troppa facilità,

perché il pianeta è diventato troppopiccolo, grazie allo sviluppo dellatecnologia e delle comunicazioni.Ma davvero il mondo è stato tuttoesplorato? Non è che le sorprese più grandi si nascondono vicino a casa, o addirittura dentro casa? È possibile vivere avventure nella nostra quotidianità? Cosa rende un’avventura davvero tale?

L E G R A N D I D O M A N D E

D E L L I B R O

COMMENTO

ra gli omaggi salgariani che hanno affollato le proposte editoriali dello scorsoanno, il libro di Fabian Negrin è sicuramente tra i più riusciti. Facendo leva sul ricordo di letture infantili, l’autore riesce a far rivivere pienamente il fascino e la meraviglia di quelle avventure, facendone sentire la musicalità e il saporedella prosa e dando pienamente forma agli scenari esotici e alle imprese eroichecon uno stile raffinato ed evocativo. Tale recupero non ha nulla di nostalgico, né si limita alla mera evocatività, ma anzi assume nuova vita e nuovo vigoreproprio grazie al contrasto con il realismo dell’ambientazione e la rappresentazionedi una quotidianità che si mostra nella sua piatta normalità. Questa contrapposizione è subito visibile: le scene di ambientazione domesticasono disegnate dal tratto, con un segno grosso che si staglia su uno sfondoomogeneo, mentre quelle salgariane si impongono per la varietà dei colori, per la luminosità, per il senso di dilatazione che comunicano. Da questo contrasto emerge il senso ultimo del libro che, come tutti gli omaggiveri, non si limita ad ossequiare una memoria, ma ne fa sentire tutta l’attualità.

Negrin sembra dirci che abbiamo semprebisogno di un Salgari, e di un Sandokan, che non possiamo fare a meno di sognareavventure, scenari esotici,eroi, perché sono necessari al nostro vivere. E non è unaforma di evasionetemporanea, piuttostoesperienza vera,

che si riverbera nelle nostreazioni quotidiane, quelle che danno

forma ai giochi durante l’infanzia, alle scelte di vita quando si è cresciuti.

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D E L L O S T E S S O A U T O R E

· Santi bambini, Gallucci, 2012· Frida e Diego. Una favola messicana, Gallucci, 2011· Favole al telefonino, orecchio acerbo, 2010· Charles Darwin, In riva al fiume, Gallucci, 2010· Jack London, L’ombra e il bagliore, orecchio acerbo, 2010· La vita intorno, Salani, 2009· Occhiopin, orecchio acerbo, 2006· Charles Dickens, Capitan Omicidio, orecchio acerbo, 2006· Fumo negli occhi, orecchio acerbo, 2005· In bocca al lupo, orecchio acerbo, 2003

· Per giocare ai pirati: James M. Barrie, Peter Pan, Salani, 2004 Phillys Shalant, Pirati a Brooklyn, Salani, 2005 Margaret Mahy, Quattro pirati e mezzo, Mondadori, 1990 Robert Louis Stevenson, Il mio letto è una nave, Feltrinelli, 2009 Emilio Salgari, Luca Caimmi, L’isola di fuoco, orecchio acerbo, 2011· Per vivere avventure in casa:

P R O L U N G A M E N T I

Giovanna Zoboli, Guido Scarabottolo, Di notte sulla strada di casa, Topipittori, 2005 Giovanna Zoboli, Guido Scarabottolo, Due scimmie in cucina, Topipittori, 2006 Suzy Lee, Ombra, Corraini, 2010 Maja Celija, Chiuso per ferie, Topipittori, 2006 Steven Guarnaccia, Riccioli d’oro e i tre orsi, Corraini, 2002