Bimestrale dell’UAAR n. 5/2004 (34) · chiamatemi Maria Turchetto e date-mi del tu. Volete sapere...

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Bimestrale dell’UAAR n. 5/2004 (34) 2,80 UAAR – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti ISSN 1129-566X Bimestrale – Spedizione in abbonamento postale – Tabella C – art. 2 comma 20/c legge 662/96 – Filiale di Firenze. n. 5/2004 (34) Orgoglio ateo

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Bimestrale dell’UAARn. 5/2004 (34)€ 2,80

UAAR – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti

ISSN 1129-566X

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2004

(34)

Orgoglio ateo

In copertina

Immagine di Ron Sandford (da Il popolo di Roma in 100 sonetti di Giusep-pe Gioacchino Belli, Bardi Editore s.r.l., 1984).

Nell’interno vignette di

Pag. 3, 23, 28: Turco; pag. 8: Boris Erenburg (da Il mondo con gli occhi delSud, Studio d’Arte Andromeda, 1991); pag. 14, 27: (da Il Vernacoliere, giu-gno 2004); pag. 16: Carlo Capuano.

L’ATEO n. 5/2004 (34)ISSN 1129-566X

EDITOREUAAR – C.P. 749 – 35100 Padova

Tel. / Segr. / Fax 049.8762305www.uaar.it

DIRETTORE EDITORIALEMaria Turchetto

[email protected]

REDATTORE CAPOBaldo Conti

[email protected]

COMITATO DI REDAZIONEMarco Accorti, Massimo Albertin,

Mitti Binda, Raffaele Carcano, Francesco D’Alpa,

Calogero Martorana, Romano Oss,Rosalba Sgroia, Giorgio Villella

CONSULENTIRossano Casagli, Luciano

Franceschetti, Dario Savoia, Carlo Tamagnone, Alba Tenti

GRAFICA E IMPAGINAZIONERiccardo Petrini

DIRETTORE RESPONSABILEEttore Paris

REGISTRAZIONEdel tribunale di Padovan. 1547 del 5/12/1996

Per le opinioni espressenegli articoli pubblicati,

L’Ateo declina ogni responsabilitàche è solo dei singoli autori.

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oppure per posta ordinaria aBaldo Conti

Redazione de L’AteoCasella Postale 10

50018 Le Bagnese S.G. (Firenze)Tel. / Fax 055.711156

STAMPATOsettembre 2004, Polistampa s.n.c.

Via Livorno 8, 50142 Firenze

SOMMARIO

Editoriale

di Maria Turchetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

Siamo brillanti o cretini?

di Piergiorgio Odifreddi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

Atei e orgogliosi di esserlo

di Mitti Binda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .5

I Brights

di Sergio D’Afflitto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .7

Intese concordatarie fra Stati europei e Chiesa cattolica

Documento NSS-UAAR . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8

La strada più difficile

di Piero Angela . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10

Radici

di Silvio Manzati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .11

Conoscenza scientifica e professione di fede:

verso l’incompatibilità?

di Maurizio Magnani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .13

A proposito di verità assoluta, ateismo e tolleranza

di Carlo Ballardini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .15

Notizie sul 6° Congresso Nazionale UAAR . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .17

Sul prossimo Congresso di Firenze

di Giorgio Villella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .18

La laicità è una sola: difendiamola

di Vera Pegna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .19

Notizie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21

Dai Circoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23

Recensioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26

Lettere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29

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Cari lettori,

“e care lettrici” – direte voi. E inveceno! Marameo, non lo dico. Mica per-ché le lettrici non mi siano care: figu-riamoci, mi sono carissime. Perché“come donna in quanto donna nel miospecifico di donna” – dicevano le fem-ministe di una volta – presumo di po-termi permettere il lusso di soprasse-dere alle formalità del politically cor-rect e di tornare all’uso normale dellalingua italiana. Me lo consentite? Sì?Ah, che sollievo.

Cari lettori, dunque, eccomi qua: so-no il nuovo direttore editoriale de L’A-teo. “Direttore?” – direte voi. Ma cheroba è? Una femminista-maschilista?Tranquilli, niente di ideologico, que-sta volta. Un problema estetico, piut-tosto: “direttrice” evoca inesorabil-mente l’immagine di una vecchiacciabaffuta e stizzosa. Non voglio davve-ro che mi pensiate così. Quanto a “di-rettora”, proprio no, mi rifiuto di usa-re questo genere di neologismi.

Ma finiamola con questi salamelecchi:chiamatemi Maria Turchetto e date-mi del tu. Volete sapere perché ho ac-cettato questo incarico? Per orgoglio.Sapete, quando l’ennesimo testimonedi Geova mi suona il campanello o miferma per la strada dicendo “voglia-mo parlare di Dio?”, rispondergli “so-no atea” mi piace da pazzi. Sprizzo or-goglio, autocompiacimento e fierezzada tutti i pori, tanto che le paroleescono dalla mia bocca in inequivoca-bili caratteri maiuscoli: “SONOATEA”. Pensate un po’ adesso chepotrò dire: “non solo SONO ATEA, so-no addirittura pensiunpo’ nientedi-menoché il DIRETTORE DE L’ATEO”.Farò le fusa, mi gonfierò come una ra-na, leviterò a dieci centimetri da ter-ra!

La parte monografica di questo nume-ro è per l’appunto dedicata all’orgo-glio ateo. Quindi mettetevi comodi egodetevela: fate le fusa, gonfiatevi, le-vitate. Ateo è bello! Sono ateo e sonofelice di esserlo! Grazie a Dio sonoateo! Mamma come son contento diessere ateo!, ecc. Io scherzo, perchéson fatta così, ma guardate che que-sta associazione di ateismo e conten-tezza ha precedenti antichi e illustris-simi: Democrito, il primo pensatore ra-zionalista ad aver eliminato qualsiasielemento mitico dal proprio pensiero,viene tradizionalmente rappresenta-to con un gran sorriso che indica la

gioia procuratagli dal trionfo sullepaure irrazionali e sulle superstizioni.

Ci sono tanti modi di praticare l’orgo-glio ateo. C’è il modo dei Bright, chehanno scelto un nuovo termine caricodi connotazioni positive – bright, cioè“brillante” o “illuminato” – per “indi-care coloro che possiedono una visio-ne naturalistica del mondo”, comescrive Piergiorgio Odifreddi nell’arti-colo in cui presenta il movimento diopinione promosso dal biologo Ri-chard Dawkins. Odifreddi spiega be-ne l’esigenza che motiva questa scel-ta: evitare la consueta definizione intermini negativi che viene riservata achi aderisce a questa posizione – noncredente, ateo, agnostico, senza Dio– volta “a rafforzare la posizione op-posta del credente e del teista”. Il di-sagio per la definizione negativa èsentito da molti: in una lettera pub-blicata ne L’Ateo n. 2 (31) di quest’an-no, ad esempio, Marco Rapetti argo-mentava addirittura l’opportunità dicambiare il titolo della nostra rivista:“quell’alfa privativo che evoca unostato di mancanza, d’assenza, d’infe-riorità per non dire di devianza da unasupposta norma”.

Capisco queste ragioni, e capiscodunque l’efficacia di un invito a fareouting con un nome lustro e nuovo dizecca come quello lanciato dai Bright.Personalmente, tuttavia, a quell’alfaprivativo, a quella negatività delle de-finizioni tradizionali sono un po’ affe-zionata. Ho l’impressione che indichiqualcosa che ha a che fare col nostro“metodo”, se mi capite. La negazionerichiama il dubbio, il pensiero critico,l’atteggiamento razionalista che nona caso un grande filosofo della scien-za, Gaston Bachelard, ha definito “fi-losofia del no”. La negazione alludeal fatto che non siamo disposti a dareper buona una spiegazione che si pre-tende esaustiva e definitiva. In que-sto senso abbiamo scelto “la stradapiù difficile”, come dice Piero Angelanell’intervento che presenta il IX con-vegno nazionale del CICAP: a una fe-de si aderisce una volta per tutte,mentre la ragione è costantemente al-l’opera, è continuamente chiamata avagliare quanto a qualsiasi titolo – innome di Dio, in nome delle consuetu-dini o in nome della scienza – ci vieneproposto come “vero”.

“Abbi dubbi”, dice il poeta (quale?,chi lo indovina vince un premio). Fie-ra di avere dubbi, fiera di stare in una

posizione più scomoda, ma più evolu-ta (del resto anche l’andatura erettaha i suoi inconvenienti), fiera dell’alfaprivativo, concludo questa scorpac-ciata di orgoglio con un atto di pote-re: vi annuncio che finché durerà ilmio mandato la discussione sul titolodella rivista è sospesa e L’Ateo conti-nuerà a chiamarsi L’Ateo. Non pren-detevela, cari lettori: quanto voleteche duri, come direttore, se cominciosubito con queste maniere poco cor-rette e poco democratiche? Mi tirere-te giù a furor di popolo, lo so! Ma pri-ma che cominciate a tirarmi pomodo-ri, voglio assicurarvi che ho presoquesta decisione per ragioni eminen-temente pratiche: non è opportunocambiare il titolo di una rivista che haormai alle spalle un’attività plurien-nale, si rischia di perdere la continui-tà e la visibilità del lavoro svolto. D’al-tra parte abbiamo già un consensostorico a questo titolo, dall’autorità diArcangelo Ghisleri: “Io feci plauso al-la fondazione dell’Ateo, perché que-sto titolo mi suonava come atto di sin-cerità, atto per sua natura eminente-mente morale” (lettera del 28 maggio1878). Da dove ho tratto questa cita-zione? Lo saprete nelle prossime pun-tate …

Maria [email protected]

3n. 5/2004 (34)

EDITORIALE

4 n. 5/2004 (34)

ORGOGLIO ATEO

Il 21 giugno 2003 il quotidiano inglese“The Guardian” ha pubblicato un ar-ticolo del noto biologo Richard Daw-kins, autore di capolavori divulgativiquali Il gene egoista (Mondadori, 1994)e L’orologiaio cieco (Rizzoli, 1993), nelquale veniva portato per la prima vol-ta a conoscenza del grande pubblicoun nuovo meme: una parola-concetto,cioè, destinata a riprodursi cultural-mente alla stessa maniera in cui i ge-ni si riproducono geneticamente.

Si tratta dell’aggettivo “bright”, “bril-lante” o “illuminato”, sostantivizzatoa indicare coloro che possiedono unavisione naturalistica del mondo. Laparola richiama direttamente la lucedella ragione accesa dall’Illuminismo,e si contrappone a “oscuro”, che ca-ratterizza invece gli oscurantisti cheguardano al mondo in maniera so-prannaturale e mistica. Ovvero, i cre-denti d’ogni religione: in particolare,quella dalla quale deriva la parola“cretino”, introdotta nel Settecentoper indicare i cristiani delle regioni al-pine della Savoia, nelle quali era dif-fusa la disfunzione tiroidea che oggisi chiama appunto cretinismo.

Benché la creduloneria sia un’analogadisfunzione mentale, l’atteggiamentoreligioso è considerato normale in mol-ti paesi e culture, compresi quelli tec-nologici occidentali. E anormale vieneinvece considerata la condizione na-turale dell’uomo, indicata appuntomediante termini negativi (non cre-dente, agnostico, ateo, senza Dio) vol-ti a rafforzare la posizione opposta delcredente e del teista. È per cambiarequesto stato di cose che, nel marzo del2003, Paul Geisert e Mynga Futrellhanno introdotto in California il termi-ne “bright”, che Dawkins ha comin-ciato a diffondere col suo articolo.

Si tratta, in sostanza, di incominciarea pretendere che i credenti portino,riferendosi agli illuminati che non ab-boccano alla loro fede, lo stesso ri-spetto che altri emarginatori e op-pressori sono ormai costretti a porta-re verso molte altre categorie di emar-ginati e oppressi. Visto che non ci siriferisce (più) alle donne come “nonuomini” o “sesso debole”, agli omo-sessuali come “non eterosessuali” o

“finocchi”, agli africani o agli orienta-li come “non bianchi”, “negri” o “mu-si gialli”, e ai popoli in via di sviluppocome “non occidentali” o “sottosvi-luppati”, così è giunta l’ora di smet-terla di chiamare “non credenti” o“atei” coloro che, semplicemente,non accettano superstizioni e miti.

Naturalmente qualcuno penserà cheparlare di emarginazione e oppressio-ne per gli “illuminati” sia eccessivo,poiché l’Inquisizione ha smesso datempo di far girare le ruote della tor-tura. Ma nel suo articolo Dawkins por-tava due esempi che, nei mesi se-guenti sono diventati emblematici inItalia e negli Stati Uniti: l’esposizionedei crocifissi e dei comandamenti neiluoghi pubblici.

Tra parentesi, vale la pena di ricorda-re che, di fronte a parallele azioni deitribunali per imporre la rimozione diun crocifisso a L’Aquila, e di un mo-numento dei comandamenti in Alaba-ma, in ottemperanza alla separazionecostituzionale fra Stato e Chiesa, ol-tre che appunto per rispetto verso gli“illuminati”, le reazioni sono statecontrapposte: negli Stati Uniti il mo-numento è stato rimosso, insieme alministro della Giustizia che si oppo-neva alla rimozione; in Italia è statainvece rimossa la sentenza, dopo checontro di essa si erano mossi il mini-stro degli Interni e il Capo dello Sta-to, rimasti saldamente inchiodati alloro posto insieme al crocifisso.

Per tornare alle prove di emarginazio-ne e oppressione dei non credenti,Dawkins citava anche un sondaggioGallup del 1999 negli Stati Uniti, in cuiveniva chiesto agli intervistati seavrebbero votato per un candidatocon certe caratteristiche. Le rispostepositive sono state il 90% per un can-didato cattolico, o ebreo, o battista, omormone, o nero, o donna, il 59% perun candidato omosessuale, e il 49%per un candidato ateo. E questo non-ostante gli atei negli Stati Uniti, se-condo un’indagine del Forum sullaReligione e la Vita Pubblica, siano cir-ca 30 milioni: dunque, molti di più diciascuna delle minoranze citate, don-ne a parte! Se questa non è emargi-nazione, che cosa lo è?

A proposito di Stati Uniti, a iniziare adiffondervi il meme “bright” in gran-de stile è stato il noto filosofo DanielDennett, autore di capolavori divulga-tivi quali Brainstorms (Adelphi, 1991)e La mente e le menti (Rizzoli, 2000).In un articolo del 12 luglio 2003 sul“New York Times” egli dichiarava chebisogna avere il coraggio di dire abambini e ragazzi che non c’è nientedi male (e molto di bene) a non crede-re in Dio, e che i non credenti hannodiritto a un rispetto uguale (se nonmaggiore di) a quello accordato a co-loro che credono in fantasmi, spiriti,elfi, babbi natale e dèi.

Sia Dawkins sia Dennett sottolineanoche i non credenti sono la maggioran-za fra gli scienziati: più precisamen-te, il 60%, oltre che addirittura il 93%dei membri dell’Accademia delleScienze statunitense. Il che dimostra,se ce ne fosse bisogno, che identifi-carli come “bright” è giusto, perchépiù si è intelligenti e brillanti, e menosi risulta essere credenti e creduloni(o, se si preferisce, cretini). Non stu-pisce, dunque, che all’appello dei“bright” abbiano già risposto anchealcuni Nobel, dal fisico Shelton Glas-how al biologo Richard Roberts.

Abbiamo chiesto a quest’ultimo, vin-citore del premio Nobel per la Medici-na nel 1993 per la scoperta della seg-mentazione dei geni, perché sia usci-to allo scoperto dichiarandosi un“bright”. Ci ha risposto: “Perché so-no ateo, e non ho paura di dirlo”. Eperché non crede? “Perché non vedonessuna ragione per credere in qua-lunque tipo di divinità. E se non ci so-no prove dell’esistenza di un Dio, per-ché mai dovremmo inventarcelo?”. Lascienza e la religione possono comun-que coesistere? “Certamente. Non c’ènessun motivo perché debbano com-battersi, visto che non hanno nientein comune: la religione inizia dove lascienza finisce”. Ma la scienza può ri-spondere a domande che sono appa-rentemente di natura teologica, qualil’origine dell’universo o della vita?“Finora la scienza non ha ancora ri-solto questi problemi, ma non mi sem-bra di grande aiuto postulare comespiegazione un’ipotesi indimostrabi-le, quale appunto Dio. Dire che Dio è

Siamo brillanti o cretini?di Piergiorgio Odifreddi, [email protected]

la risposta, è solo un altro modo di di-re che non sappiamo quale sia la verarisposta”. La scienza può dunque so-stituire la religione, nel mondo moder-no? “Perché mai si dovrebbe sostitui-re la religione con qualcosa di diversodall’ateismo? La scienza è solo scien-za, mentre la religione è essenzial-mente una costruzione sociale chequalcuno, in genere i diseredati, tro-va utile, e qualcun altro sfrutta politi-camente, per il potere che ne deriva”.

Sulla scia di Dawkins, Dennett, Glas-how e Roberts, molti non credenti so-no già usciti allo scoperto dichiaran-dosi “bright”. Chiunque sia interes-sato a seguirli può consultare il sitowww.the-brights.net, nel quale so-no descritti gli obiettivi del movimen-to, che si riducono sostanzialmente apromuovere la conoscenza di una vi-sione naturalistica del mondo, a farnericonoscere pubblicamente l’impor-tanza civile, e a educare la società adaccettarla.

Ma, come sottolinea Dennett, i“bright” non rappresentano che lapunta esposta e visibile dell’icebergdei non credenti, che probabilmentecostituiscono una maggioranza silen-ziosa sommersa dalle urla e dal clamo-re dei fondamentalisti. Lo conferma ilsito www.celebatheists.com, che ri-porta un elenco di personalità chehanno dichiarato in occasioni svaria-te, e indipendentemente dai “bright”,il loro rifiuto della religione. Fra essi sitrovano menti straordinarie di ogni ge-nere: scrittori come José Saramago eSalman Rushdie, attori come Dario Foe Woody Allen, musicisti come Pierre

Boulez, informatici come Bill Gates eMarvin Minsky, linguisti come NoamChomsky, scienziati come FrancisCrick e James Watson ...

Quest’ultimo, ad esempio, premio No-bel per la Medicina nel 1962 per lascoperta della struttura a doppia eli-ca del DNA, e uno degli scienziati piùfamosi del Novecento, ci ha detto: “Miconsidero molto fortunato a esseresenza Dio. L’unico problema che hachi non è religioso, è decidere se vuo-le o no migliorare la qualità della vita,senza far del male a chi gli sta intor-no”. È sempre stato ateo? “Dalla pri-ma adolescenza. Mio padre non eracredente, e mia madre era una catto-lica irlandese. Io ho fatto la comunio-ne e la cresima, ma subito dopo mene sono andato. Non mi è mai piaciu-ta l’alleanza della Chiesa cattolica colfascismo. E nemmeno il Papa”. Nep-pure quello attuale, che qualche aper-tura alla scienza l’ha pur fatta? “A mesembra che abbiano tutti la stessagran confusione in testa”.

Affermazioni simili ci ha fatto HaroldKroto, premio Nobel per la Chimicanel 1996 per la scoperta del fullere-ne, la molecola di carbonio a formadi pallone da calcio: “Poiché sonoateo, per me l’etica si riduce al fareil minor male possibile al prossimo”.Una volta ha detto di essere addirit-tura un ateo devoto. “Una volta, ap-punto. Oggi sono un ateo militante.E se le cose peggiorano, diventerò unateo fondamentalista”. Perché?“Perché credo che ci siano due tipidi persone al mondo: quelle che han-no credenze mistiche, e quelle che

non ce l’hanno. Questi ultimi credo-no che la vita sia tutto ciò che abbia-mo, e che dobbiamo godercela e aiu-tare gli altri a godersela. Gli altri pen-sano che la vita futura sia più impor-tante di quella presente, e temo chefaranno saltare in aria il mondo”.

Il maggior pericolo per l’umanità nonè forse, oggi, il fondamentalismo re-ligioso? “No, peggio. È che l’1% del-l’umanità ha seri problemi mentali, euna buona parte di questi matti tro-va giustificazioni religiose per la pro-pria pazzia”. Ma non si può esserereligiosi in un senso più alto, veden-do Dio nelle leggi della natura? “Cre-dere, come Einstein, nel Dio di Spi-noza, che si rivela nell’armonia delcreato, ma non si interessa delle fedie delle azioni dell’uomo, è la stessacosa che essere atei. Il vero proble-ma è che la maggioranza della gentevive una vita miserabile, e ha un bi-sogno disperato di aggrapparsi aqualcosa. Solo una minoranza riescea uscirne e accettare che questa vitaè tutto ciò che c’è, e che quando è fi-nita, è finita”.

Naturalmente, sarebbe inutile conti-nuare a domandare a oltranza opinio-ni sulla religione a scienziati famosi:a parte i rari poveri di spirito alla Zi-chichi, che confermano la regola, le lo-ro risposte ricalcherebbero quelle cheabbiamo sentito. Accettiamo, allora,la realtà: che chi pensa non crede, echi crede non pensa. Voi che pensatee non credete, dunque, non abbiatepaura: unitevi ai “bright” di tutto ilmondo, perché vostro è il Regno dellaTerra.

5n. 5/2004 (34)

ORGOGLIO ATEO

Atei e orgogliosi di esserlodi Mitti Binda, [email protected]

L’ateismo è sempre esistito e regolar-mente è stato perseguitato, come an-cora accade in molti paesi. Dalle no-stre parti, essendo i roghi passati dimoda, ci si limita solitamente al di-sprezzo e tanto per cominciare si di-chiara che la parola ateismo non af-ferma un concetto positivo, ma si li-mita alla negazione; insomma, è pro-prio una parola disdicevole e chi si

professa ateo si pone al di fuori dellenorme. Non cadiamo in questo traboc-chetto: è vero, è una negazione, mabisogna valutare cosa si nega: se sinega un’illusione fonte di numeroseforme di alienazione, questo è il pri-mo passo, irrinunciabile e imprescin-dibile, per affermare se stessi, per ap-propriarsi di se stessi. Alienus, infat-ti, significa appartenere ad un altro,

come ogni uomo che crede in un Dioe si rimette a lui, mentre l’essenzadell’uomo non alienato è appartenerea se stesso. Ricordiamo Feuerbach:“Io nego Dio. Questo significa per me:io nego la negazione dell’uomo”.

La caratteristica principale, il valorepositivo dell’ateismo moderno nellesue varie correnti di pensiero, è pre-

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ORGOGLIO ATEO

cisamente quella di voler liberare l’uo-mo dalle molte alienazioni che lo ten-gono prigioniero e che hanno le radicinella fede religiosa. La fede in Dio enell’aldilà è una pericolosa idea chefa preferire il cielo delle illusioni allaterra degli uomini, in una parola un’e-vasione e, come chiarisce l’ateismomarxista, è anche una mistificazioneperché si serve della credenza in unagiustizia e in una vita migliore nell’al-dilà per rendere accettabili e quindimantenere le ineguaglianze e le ingiu-stizie sociali della vita terrena.

Questa “disdicevole negazione” coin-cide con l’affermazione della libertà,che consiste principalmente nell’e-mancipazione dell’individuo dall’au-torità: solo rifiutando la subordinazio-ne ad ogni legge trascendente l’uomopuò essere veramente libero. In que-sto senso l’ateismo coincide con l’u-manesimo dei nostri tempi, con unnuovo sistema di valori e con una nuo-va etica, basata sulla responsabilità esul rispetto degli altri. Si potrebbe ag-giungere che la cosiddetta negazionediviene necessaria in quanto l’idea diDio viene imposta attraverso un con-dizionamento esercitato capillarmen-te fin dalla prima infanzia, invece diessere una libera scelta elaborata per-sonalmente in età adulta.

La psicoanalisi ci ha spiegato come ilsenso d’impotenza del bambino, e ilsuo bisogno di figure parentali, per-duri nell’uomo adulto generando il bi-sogno di un padre ancora più poten-te, il bisogno di Dio. Freud attribuiscealla religione l’effetto di un narcoticocapace di lenire il senso d’impotenzae d’angoscia dell’uomo e sostiene chela religione si configura come una ne-vrosi collettiva che l’uomo può supe-rare, diventando adulto, solo facendoappello alla propria ragione. Insom-ma, come dice Gide, l’uomo deve im-parare a fare a meno della Provviden-za, se vuole essere svezzato, e rim-piazzare Dio con la propria dignità, as-sumendosi la responsabilità totaledella propria esistenza.

L’esistenzialismo sottolinea la neces-sità di assumersi la responsabilità mo-rale che la libertà comporta: per Sar-tre “L’uomo non è niente altro che ilsuo progetto, non esiste che nella mi-sura in cui si realizza, non è altro chel’insieme dei suoi atti, niente altro chela sua vita” (Sartre, L’esistenzialismoè un umanismo, Mursia 2004) e l’uni-co modo di essere se stessi è accetta-

re l’impegno nella realtà sociale e po-litica.

Anche nelle opere teatrali di Sartre,Beckett, Anouilh, il dilemma uomo-diosi configura come la necessità di rin-negare Dio per scegliere l’uomo. DaNietzsche in poi l’ateo non è un noncredente, ma colui che crede nel mon-do dell’uomo, un mondo di valoriesclusivamente umani, dove quelloche importa non è tanto il riconosci-mento di questi valori, quanto la lororealizzazione pratica.

Le tesi del moderno ateismo portanodal problema metafisico del perché alproblema scientifico del come, da unaconcezione cosmologica ad una antro-pologica. In altre parole, secondo que-ste correnti di pensiero che dall’esi-stenzialismo, attraverso il marxismoe il pensiero di Russell approdano al-l’umanismo anglo-americano di Hux-ley e Dewey, non è tanto importanteporsi il problema dell’esistenza di Dio,quanto concentrarsi sui problemi rea-li dell’esistenza dell’uomo e della suafelicità. Il problema del come: come al-leviare le sofferenze, come persegui-re la pace, la solidarietà, la giustizia.

Se si ama veramente la vita, bisognasmettere di perdere tempo ed ener-gie nel porsi domande inutili e senzarisposta. E se si amano veramente gliuomini, questo amore deve essereconcreto, politico, pienamente uma-no, capace di agire alla radice dellasofferenza da eliminare, sforzandosidi annullarne le cause attraverso ilprogresso scientifico e il rinnovamen-to delle strutture sociali.

Tutto questo per dire che la parolaateismo è ben lontana dall’essere unasemplice negazione che lascia il po-sto ad un vuoto di valori, ma è affer-mazione di libertà, di responsabilità,di capacità critica, di amore per la vi-ta in quanto tale, da valorizzare il piùpossibile perché è l’unica vita che ab-biamo, nella quale è possibile la feli-cità se ci si impegna a realizzarne ipresupposti. Parola carica di signifi-cati e di storia: storia del pensiero,storia di uomini e di atti di coraggio.Definirsi atei significa anche procla-mare di far parte di questa storia.

Un ateo è quindi un uomo libero, ingrado di utilizzare le sue capacità ra-zionali e di dare un senso alla propriavita: quanto basta, per esserne orgo-gliosi.

Per questo mi sembra limitante l’ideadi P. Geisert e M. Futrell, i quali han-no introdotto in California il termine“bright” per designare coloro che nonaccettano superstizioni e miti di nes-sun genere e hanno una concezionenaturalistica della realtà, affermandoche questo aggettivo sostantivato hauna valenza molto più positiva e brio-sa rispetto ai vecchi termini comeateo e agnostico. Questa idea è statarilanciata dallo scienziato R. Dawkinsin un articolo, e dal filosofo D. Den-nett. Avere un’opinione diversa dapersonaggi di questo calibro è scomo-do, può sembrare anche ridicolo, tut-tavia è legittimo pensare che questatrovata sia probabilmente geniale eutile nell’America di Bush, dove nes-suno si dichiara ateo, tutti hanno unafede (e non importa se questo portatalvolta ad aderire alle sette piùstrampalate e pericolose), ma sareb-be un po’ pusillanime in questa no-stra Europa, con i suoi pregi e i suoilimiti, ma dove almeno i cittadini nonsventolano biglietti verdi con scritto“In God we trust” andando a fare laspesa al supermercato e dove non ènecessario mimetizzarsi dietro unadefinizione, che può essere diverten-te, ma forse è solo superficiale.

L’UAAR è nata per dare voce e digni-tà ad atei e agnostici; se vogliamo fa-re “outing”, facciamolo con quella pa-rola carica di significato (nonché diforza onomatopeica, ce n’eravamomai accorti?), che è ateo. Non siamo isoli ad avere questa determinazione:nel delirio clerical-fondamentalistache ci circonda, si sono insperatamen-te e improvvisamente levate voci con-trocorrente, attraverso alcuni articoliapparsi sulla stampa straniera e per-sino nei nostri giornali: su la Repub-blica del 13 aprile 2004, Michele Ser-ra afferma che le religioni sono dan-nose, in quanto, promettendo paradi-si e brandendo Libri, portano all’intol-leranza, a varie forme di oppressionee repressione delle libertà individuali,a vecchie e nuove guerre di religione;a questo articolo ha fatto seguitoquello di Eugenio Scalfari su L’Espres-so, che risponde: “non abbiamo un Li-bro ma molti libri, amiamo la libertà ela giustizia e ci sentiamo nipoti diquelli che fondarono il principio del-l’uguaglianza di tutti davanti alla leg-ge”. Infine Fabio Gambaro, ancora suL’Espresso, cita il settimanale ameri-cano “The new republic” per il titolodi copertina “God bless atheism” e iltedesco Zeit, che in prima pagina ha

auspicato il ritorno ad una critica ra-dicale delle religioni. Ma soprattuttol’articolo di Gambaro si basa sull’in-tervista a Danièle Sallenave a propo-sito del suo recente saggio Dieu.com.(edito da Gallimard) in cui la filosofafrancese, che è stata amica di Sartre,

difende “un ateismo filosofico co-sciente e responsabile”. Nel corsodell’intervista la Sallenave ribadisceche nell’attuale contesto internazio-nale, dove predominano fanatismi eirragionevolezza e dove le religioni so-no fonte di intolleranza e di violenza,

è più che mai urgente far sentire lavoce della ragione e dell’ateismo co-me “contrappeso alla progressione in-controllata del discorso religioso”. Di-chiara infine: “io sono per un ateismocosciente che si traduce in un impe-gno costante”.

7n. 5/2004 (34)

ORGOGLIO ATEO

I Brightsdi Sergio D’Afflitto, [email protected]

Iniziamo subito con lo spiegare la ra-gione di un apparente barbarismo:tutti sanno – o, almeno, dovrebberosapere – che i nomi stranieri, quandousati nella nostra lingua, non vannodeclinati nella loro forma plurale. Percui, sappiate che quando trovatescritto su un giornale orrori tipo lea-ders o fans (quest’ultimo spesso usa-to nella forma singolare: È un grandefans …), vi trovate di fronte a qualcu-no che ha poca dimestichezza sia conl’inglese sia, ancor peggio, con l’ita-liano.

Detto ciò, perché usiamo la parolaBrights declinata nella forma plurale,e perché questa parola si sta diffon-dendo, piano piano, ma sempre più inmaniera crescente, tra molti umanistie in generale tra molti di coloro chenon informano la propria vita a sceltereligiose e sovrannaturali? Innanzi-tutto c’è un motivo grammaticale. Ininglese, “bright” significa “brillante,sveglio” ed è un aggettivo. E, cometutti sanno, in inglese l’aggettivo è in-variato, a differenza dell’italiano nelquale esso deve concordare in gene-re e numero con il sostantivo cui s’ac-compagna (per cui noi avremo un“grosso cane”, ma una “grossa casa”e delle “grosse mani”). Ma nel casodi specie, qui il termine brights è usa-to come aggettivo sostantivato e,quindi, soggetto alle stesse regolegrammaticali del sostantivo (in ingle-se noun). Di più: siccome il terminerappresenta un’intera categoria dipersone, ecco che viene, in questa ac-cezione, declinato quasi esclusiva-mente al plurale, anche in inglese. Daqui l’eccezione anche in italiano, perla quale una singola persona saràbright, ma più persone sarannobrights.

Resa la dovuta spiegazione del termi-ne sul piano grammaticale, la doman-da è: come nasce questa nuova acce-zione del termine Brights e ad operadi chi? Nasce non molto tempo fa inCalifornia, ad opera di Paul Geisert eMynga Futrell, la cui esperienza si ri-fà direttamente a quella, abbastanzacomune negli Stati Uniti, di tutti colo-ro che sono liberi da qualsiasi conce-zione del mondo non religiosa o so-vrannaturalistica: assai presenti nelmondo accademico, hanno grandi ri-conoscimenti nel mondo delle scien-ze, ma non hanno alcuna presenza po-litica. Di fatto, è praticamente impos-sibile negli Stati Uniti accedere aqualsiasi carica elettiva se non ci siproclama fedeli di una qualsiasi reli-gione, meglio se di una delle tanteconfessioni cristiane diffusissime inquel Paese.

L’idea di Geysert e Futrell, allora, èstata semplice. Far sì che tutti coloroche condividano la stessa visione nonsovrannaturalistica del mondo si co-noscano, si uniscano e diventino unmovimento diffuso d’opinione, sottoil termine comune di Brights (un ter-mine onnicomprensivo). Una sorta di“orgoglio Bright” che tenda a realiz-zare tre punti fondamentali, secondoil programma espresso nel sitowww.the-brights.net:

a. promuovere il pubblico riconosci-mento di ogni visione del mondolibera da elementi sovrannaturali;

b. guadagnare quel prestigio pubbli-co che permetta di sostenere opi-nioni su questioni di pubblico in-teresse;

c. educare la società ad accettare lapiena partecipazione di tali perso-ne.

Messa così sembra un obiettivo élita-rio, vale a dire: “Noi siamo intelligen-ti, non siamo superstiziosi, siamoBrights appunto, quindi facciamo inmodo che siamo noi a guidare la so-cietà”. Sebbene in sé non ci sarebbenulla di sbagliato nel rivendicare unproprio certo “orgoglio scientifico”, lecose non stanno così. Semmai, unBright vuole convincere la società chefinora l’umanità è progredita grazie atutti coloro che si sono tenuti lontanida concezioni sovrannaturali e super-stiziose del mondo, e non lo vuole fa-re in virtù di una supposta “superio-rità” intellettuale, ma guardando co-me il nostro mondo è progreditoquando la scienza ha potuto libera-mente studiare i fenomeni che ci cir-condano. Quindi, il Bright non vuolericevere una delega in bianco per gui-dare la società. Vuole che chiunque sirenda conto della bontà del pensieronaturalistico e scientifico e che chiun-que in prima persona si faccia artefi-ce del proprio destino, con la propriaintelligenza e le proprie capacità.

La caratteristica curiosa del movi-mento dei Brights è che esso è, ap-punto, un movimento, non un’asso-ciazione né un club né una congregaa qualsiasi titolo: per farne parte ba-sta riconoscersi nei (pochi) punti chene definiscono l’appartenenza e defi-nirsi per l’appunto Bright. Non a ca-so, i fondatori del movimento Brightnon vogliono contrapporsi alle esi-stenti associazioni ma, al contrario,costituire una comunità trasversalealle “… preesistenti associazioni atee,agnostiche, di libero pensiero, umani-stiche, razionaliste, laiche, scettiche”e anche “tra tutti coloro che non so-no religiosi e non associati ad alcungruppo”.

Una comunità tra “tutti coloro che cistanno”, si potrebbe dire. Che non im-pegna nessuno con tessere né elen-chi associativi. E i risultati non hannotardato a farsi vedere. La situazionedei non credenti negli Stati Uniti èparticolare, quindi è logico presume-re che, sebbene di respiro mondiale,l’iniziativa Brights fosse rivolta so-prattutto al “mercato interno”. Ma intutto il resto del mondo non hannotardato a nascere siti e gruppi di di-scussione Bright, che hanno ripropo-sto traduzioni dei testi dei primiBrights e hanno aggiunto contributiscritti nella lingua locale. È il caso didiversi Paesi del mondo, primi tra tut-ti Australia, Belgio, Brasile, Canada,Gran Bretagna, Francia, Germania,Hong Kong, Israele, Giappone, PaesiBassi, Nuova Zelanda, Polonia e SudAfrica: Paesi eterogenei, quindi, e nonnecessariamente nei quali vi siano ir-risolti problemi di effettiva laicità del-le istituzioni. Vedasi la Francia, cheper la laicità è un modello. Non pote-va mancare ovviamente l’Italia, in cui,a cura di chi vi scrive, è nato il sito deiBrights Italiani (http://bright.italia.tripod.com) che ha subito otte-nuto un buon riscontro di accessi e dicontatti, tanto che, allo scopo di met-tere in collegamento tutti coloro chevolevano contarsi per sapere in quan-ti si è, è nata un’apposita mailing list

(http://groups.yahoo.com/group/brightsitalia), cui ci si può iscrive-re liberamente, per favorire discussio-ni, incontri e circolazione di idee.

Il profilo tipico del Bright italiano èquello di una persona di media o ele-vata cultura, non necessariamenteateo mangiapreti, anzi, è una perso-na che ha superato la fase antagoni-sta per passare a quella propositiva.Laddove l’ateo iscritto ad associazio-ni come l’UAAR lamenta la carenza dilaicità delle istituzioni, il Bright italia-no lamenta le carenze educative, lamancata diffusione di una culturascientifica, la sostanziale ignoranzatecnologica del cittadino medio, chefa sì che molti considerino in qualche

maniera “miracoloso” anche il funzio-namento di un semplice frullatore o diun telecomando per televisore. Chia-ramente sappiamo tutti che una ge-nerale crescita della società passa siaper un miglioramento del livello d’i-struzione dei suoi cittadini sia dall’af-francamento delle istituzioni da in-fluenze clericali e quindi sia il Brightsia l’iscritto UAAR puntano il ditocontro due problemi direttamente in-terconnessi: in una società in deficitdi laicità, non è strano che la culturascientifica sia scarsamente diffusa eriservata solo a un gruppo di studiosiche tuttavia hanno poche probabilitàdi influire a livello politico e sociale.Per contro, i programmi ministerialidel ministro Moratti vogliono inse-gnare la centralità della divinità e re-legare Darwin nel retrobottega (salvopoi fare marcia indietro quando il gio-co viene scoperto, perché troppo sfac-ciato).

Se, quindi, la presenza di un’associa-zione come l’UAAR è doverosa in unPaese come il nostro, nel quale un po-litico come Rutelli può permettersi didire senza vergogna “Bossi scherzicon chi vuole, ma lasci stare il papa”,anche la presenza di un movimentocome quello Bright è opportuna, a ri-cordarci che non si ha crescita civilesenza crescita culturale.

8 n. 5/2004 (34)

ORGOGLIO ATEO

CONTRIBUTI

Intese concordatarie fra Stati europei e Chiesa cattolica(Documento preparato dalla National Secular Security del Regno Unito con lacollaborazione dell’UAAR e presentato all’Assemblea annuale della EHF/FHE –Federazione Umanista Europea a Londra il 19 giugno 2004)

1. I Concordati sono accordi tra unoStato e una Chiesa. La Chiesa Cattoli-ca Apostolica Romana (d’ora in avantiCCAR) tenta di stringere intese con-cordatarie con qualsiasi Stato, non ap-pena ne ha l’opportunità politica. Tut-tavia, altre influenti confessioni entra-no in questo regime di intese: adesempio la Chiesa Luterana in Germa-nia, la Chiesa Ortodossa in Georgia e,nel caso di un possibile Concordato tra

la Repubblica Ceca e il Vaticano, an-che gli Avventisti del Settimo Giornoannunciano di volerlo [1].

2. Nei dettagli, i Concordati differisco-no da Stato a Stato. Essi codificano iprivilegi di cui godono le Chiese almomento della stipula e, se possibile,cercano di aggiungerne di nuovi. Levarie confessioni religiose usano direche tali intese sono innocue, in quan-

to non fanno altro che ribadire quan-to già stabilito dal diritto corrente.

3. Si tratta invece di uno specchiettoper le allodole, in quanto, in uno Sta-to democratico vi è sempre l’opportu-nità di rimuovere un qualsivoglia pri-vilegio quando il cambiamento dellecircostanze lo richiede. Il vero scopod’ogni Concordato è quello di porre iprivilegi delle Chiese fuori da ogni con-

trollo democratico. Lo si ottiene tra-mite un accordo che non può esseremodificato se non per reciproco con-senso. Ogni altra legge è emanata dalParlamento, che ne conserva il con-trollo e se possibile l’emendamento.Ma, visto che una delle due parti fir-matarie del Concordato è una confes-sione religiosa, è chiaro che essa nonrinuncia facilmente ad alcuno dei suoiprivilegi.

4. I Concordati sono firmati prima del-la loro ratifica al Parlamento. Questocrea due problemi: (a) si tende a “ba-nalizzare” il contenuto del Concorda-to. I membri del Parlamento sono mes-si davanti a un fatto compiuto da rati-ficare a titolo di formalità, il che tendea rafforzare quanto falsamente propu-gnato dalle Chiese, e cioè che l’interamateria concordataria sia solo un ade-guamento formale alle norme in vigo-re; inoltre (b) il voto retroattivo di rati-fica è spesso un modo per non dar tem-po ai parlamentari di studiare il testo.Ad esempio, il Concordato di Brande-burgo fu firmato due giorni prima delprevisto voto di ratifica al Bundestag.Questo impedì ai parlamentari troppoimpegnati di chiedere consulenza le-gale [2] sul testo del Concordato e dianalizzarlo in maniera serrata.

5. In Georgia (ex URSS) il contenutodell’intesa concordataria con la CCARfu tenuto segreto. Tuttavia, quando ilsegretario di Stato del Vaticano si pre-sentò all’ultimo minuto per firmarel’intesa, il tutto fu sospeso. Più che dascrupoli democratici, la mancata firmadel Concordato sembra derivare dal-l’opposizione della Chiesa Ortodossa,che ha già una sua intesa con lo Statoe non vuole che analoghi privilegi sia-no estesi anche ai concorrenti [3].

Concordati non ratificati

6. L’unico esempio – del quale siamoa conoscenza – di autentica resisten-za democratica contro un’intesa con-cordataria è quello della RepubblicaCeca. Alla base della mancata ratificavi sono due ragioni principali: (a) laprima ragione è storica. Il martirio diJan Hus, avvenuto il 6 luglio 1415 adopera del concilio Vaticano di Costan-za, diede origine alla Riforma in quelPaese, che toccò il massimo nel XVIIsecolo, quando il 90% della popolazio-ne professava culti riformati o evan-gelici. La violenta reazione che ne se-guì da parte della Controriforma fu,per usare le parole di T. Garrigue Ma-

saryk, un terribile evento non solonella storia della nazione Ceca, ma inquella dell’umanità intera. Quindi, lafondazione della Cecoslovacchia nel1918 segnò la fine dell’oppressionedell’alleanza tra gli Asburgo e la ge-rarchia cattolica; (b) la seconda ragio-ne fu che, col ritorno alla democraziain Cecoslovacchia nel 1989, la gerar-chia cattolica ne approfittò per soddi-sfare i propri bisogni materiali: tutti ibeni precedentemente di dominiopubblico vennero trasformati in pro-prietà private della CCAR. La periziapreparata dalla Facoltà di Legge del-la Charles University arrivò alla con-clusione che la cosiddetta restituzio-ne di proprietà ecclesiastiche era sta-ta, “di fatto, una donazione di benidallo Stato alle Chiese e alle comunitàreligiose [4]. Date tali premesse, an-che dopo che il Concordato fu firma-to, i parlamentari Cechi rifiutarono re-cisamente di ratificarlo [5].

Il più recente colpo di mano e le sue ragioni

7. Recentemente c’è stata un’accele-razione da parte sia della CCAR siadella Chiesa Luterana per arrivare aintese concordatarie in tutti i 16 Statidella Repubblica Federale Tedesca. Èchiara almeno una delle varie ragioni:i membri delle varie confessioni reli-giose sono in rapida diminuzione e leChiese non possono più sostenere dirappresentare la maggioranza dellapopolazione tedesca; ciò è imbaraz-zante per esse, visto che le Chiesehanno sempre giustificato il loro tra-dizionale potere e privilegi con il fat-to che esse erano “la Chiesa del po-polo [tedesco]” (Volkskirche) e cometali rivendicavano un’autorità moralesui Tedeschi.

8. Un Concordato offre alle Chieseuna via d’uscita al problema del crol-lo in caduta libera del numero dei lo-ro praticanti. Permette loro di aggira-re il problema di non essere la confes-sione di maggioranza, in quanto è unaccordo che può essere introdotto inParlamento, ma non unilateralmentemodificato, ignorato o cancellato.Quindi, un Concordato è una modoche le Chiese hanno per estendere iloro privilegi – quali ad esempio in-genti contributi statali a dispetto deldecremento dei loro praticanti – e dicongelarli per lungo tempo a venire,in quanto non c’è alcuna realisticapossibilità da parte dello Stato di ri-durre i contributi alle Chiese. Mai.

9. Comunque, v’è un’altra e più sini-stra ragione alla base della fretta va-ticana di stipulare Concordati conquante più nazioni dell’UE possibili.La CCAR vuole ratificare quanti piùprivilegi possibili in modo da farli ri-cadere sotto la tutela dell’art. 51 del-la nascente Costituzione Europea.

10. «Quando l’articolo 51 dice che l’UErispetterà “le varie forme di relazionetra le Chiese e gli Stati”, significa cheesso le proteggerà dall’intervento del-le leggi comunitarie che si supponesiano superiori a ogni legislazione na-zionale. Quando tale costituzione saràratificata, ogni forma di relazione traStati e Chiese, quali per esempio i Con-cordati, le religioni di Stato, lo statutoclericale dell’Alsazia-Mosella, le tasseecclesiastiche, il reato di blasfemìa, sa-ranno tutte integrate nella legge co-munitaria.

11. D’ora in avanti, qualsiasi Stato chevolesse rivedere un Concordato, sia es-so uno Stato bonapartista, hitleriano,franchista, mussoliniano o salazarista,per farlo secondo le leggi comunitariedovrà farlo con l’accordo di tutte e 25le nazioni che compongono l’UnioneEuropea, seguendo la stessa procedu-ra di modifica costituzionale. Un com-pito impossibile.

12. Ecco perché la CCAR si vuole af-frettare a sottoscrivere Concordati intutta Europa prima della ratifica fina-le della Costituzione Europea. Questoè il risultato: su 25 Stati membri del-l’Unione, 14 hanno un Concordatocon la CCAR, e molti degli altri Statimembri hanno perfino religioni diStato!» [6].

Conclusioni

13. Un Concordato fa tre cose: (a)pianta un paletto che fissa gli attualiprivilegi garantiti alle Chiese e tentadi aggiungerne altri; (b) inoltre, e que-sto è l’aspetto più sinistro, sottrae de-finitivamente tali privilegi – inclusi in-genti finanziamenti di Stato – a qual-siasi controllo democratico; (c) infine,un Concordato istituisce una sorta di“feudo teologico” nel quale alcuni di-ritti umani non vengono rispettati, enel quale non verranno mai formal-mente introdotti senza il consensodella Chiesa. In breve, i Concordatisono una minaccia per la democraziae i diritti civili. Non sorprende che leChiese li vogliano mantenere fuori dalcontrollo pubblico.

9n. 5/2004 (34)

CONTRIBUTI

La strada più difficiledi Piero Angela, Roma

14. L’art. 51 della Costituzione Eu-ropea ratifica tutti questi Concorda-ti a livello statale e nazionale e dàloro un ulteriore tutela costituzio-nale.

15. In un certo senso l’art. 51 è essostesso un Concordato, visto che rico-nosce alle Chiese il diritto di interve-nire nei processi decisionali legislati-vi (nella vita democratica delle istitu-zioni europee). Essendo fallito il ten-tativo di toglierci di mezzo l’art. 51,abbiamo ora bisogno di concentrare erichiamare l’attenzione sulla cono-scenza dei Concordati e sulla preven-zione dal rischio di averne altri in giroper l’Europa.

(Ringraziamo Muriel Fraser, volonta-ria della NSS, che ha redatto la prima

bozza del documento. Ogni aggiorna-mento, aggiunta o correzione va se-gnalata all’indirizzo [email protected]).

Note

[1]Czech Republic: Adventists Conti-nue to Seek Own Agreement With Sta-te, a cura dello Staff dell’ANN, 4 novem-bre 2003, Praga (Repubblica Ceca)http://news.adventist.org/ data/2003/10/1067958815/index.html.en[2] Mausefallen-Strategie: Zu den Hakendes Konkordats zwischen dem Land Bran-denburg und dem Hl. Stuhl, prof. Johan-nes Neumann http://www.jungewelt.de/2003/10-18/005.php[3] Georgia Backs Away From SigningTreaty With The Vatican, Giorgi Kande-

laki, 26 settembre 2003 http://www.eurasianet.org/departments/insight/articles/eav092603.shtml[4] State of the Community of Non-deno-minational Citizens in the Czech Republichttp://slovakia.humanists.net/czechia_rprt.htm[5] Now the Czechs sign a Concordat: TheTablet, 3/8/2002 http://www.thetablet.co.uk/cgi-bin/citw.cgi/past-00086. Vatican-Czech concordatstalled, CWNews, 17/2/2003 http://www.cwnews.com/news/viewstory.cfm?recnum=27712[6] European Rally for Secularism, IHEUhttp://www.iheu.org/european_rally_for_secularism.htm

(Traduzione dall’inglese di SergioD’Afflitto, [email protected])

10 n. 5/2004 (34)

CONTRIBUTI

Esiste negli uomini un bisogno inna-to di credere in qualcosa di trascen-dente, in qualcosa che superi la di-mensione fisica? Esiste cioè una spe-cie di irrefrenabile spinta interna chefa parte della stessa natura umana?Si potrebbe rispondere facilmente dino a questa domanda con una consta-tazione molto semplice: il mondo èpieno di gente che non ha assoluta-mente questo bisogno di credere neltrascendente. Se fosse una necessitàconnaturata all’uomo dovrebbe esse-re comune a tutti (così come è comu-ne a tutti gli uomini il bisogno di aria,cibo, sonno, ecc.), invece non lo è: equesto costituirebbe già la prova chenon si tratta di una necessità “inter-na”, ma di un bisogno creato dall’am-biente, cioè dall’educazione (e dall’in-formazione). Quindi alla domanda:“l’uomo ha bisogno di credere nel tra-scendente?” la risposta potrebbe es-sere: “non l’uomo, ma certi uomini”.Cioè coloro che, per una serie di ra-gioni, hanno sviluppato questo biso-gno personale.

Altri uomini hanno invece espresso laloro fede in altre cose: per esempio inun “credo” di tipo filosofico, morale,politico o scientifico. Probabilmente si

potrebbe dire che ogni uomo ha so-prattutto bisogno di avere un “conte-sto” nel quale riconoscersi e nel qua-le credere: e partendo da questo eco-sistema mentale muoversi alla ricer-ca (personale) della verità. Per questaragione, mi sembra, si potrebbe piut-tosto individuare un bisogno che èdavvero fondamentale per tutti gli uo-mini, un bisogno collegato agli stessimeccanismi di sopravvivenza del si-stema nervoso: quello di conoscere. Èuna cosa che si può osservare anchetra gli animali. Se si mette un topoli-no in una gabbia nuova, piena di bu-chi e di anfratti, la prima cosa che fa(anche se è affamato) non è di andarea mangiare il formaggio, bensì diesplorare questi buchi e anfratti (for-se per assicurarsi che non vi sianoeventuali nemici o pericoli).

Tutto lo sviluppo del sistema nervo-so, infatti (negli animali prima, nel-l’uomo poi), si è basato sulla capacitàdi raccogliere informazioni con i sensi(vista, udito, ecc.) e di elaborarle colcervello, per conoscere sempre me-glio l’ambiente fisico e mentale, ed es-sere così rassicurati sul problema fon-damentale della sopravvivenza. Ilbuio (cioè l’impossibilità di vedere e

di sapere) ha sempre generato paura,così come le cose (e anche le perso-ne) con le quali non si può stabilire unrapporto, una comunicazione. Questobisogno quasi fisiologico di conoscereha avuto ovviamente sin dall’iniziodelle limitazioni importanti. Infatti,sin da quando ha cominciato a pensa-re l’uomo si è posto alcune domandealle quali non poteva trovar risposta:“Da dove vengo? Dove vado? Cos’è lavita? Cosa succederà dopo la miamorte? Esistono altre dimensioni?”.

La scienza, specialmente quella anti-ca, non poteva certo aiutarlo a risol-vere questi problemi fondamentali (ein parte anche angosciosi), e l’uomosi è allora dato delle risposte da solo.Giuste o sbagliate, poco importa. L’es-senziale era che colmassero la pauradel buio, del mistero, della morte, per-mettendogli di “conoscere” certe co-se che sfuggivano alla sua percezio-ne sensoriale. In questo si può direche le religioni siano state uno stru-mento di “conoscenza” assai miglio-re della scienza: sin dall’inizio, infatti,esse hanno potuto spiegare tutto. Peresempio hanno “spiegato” il fulmine,la Luna, il Sole, il vulcano, la mareg-giata identificandoli con particolari di-

vinità. Poi altre religioni hanno “rive-lato” l’origine della vita, il mistero del-l’apparizione dell’uomo sulla Terra, lasopravvivenza dopo la morte, ecc.

Altri uomini hanno tentato una stra-da diversa, per cercare di “sapere”:per esempio la strada della ricercascientifica. Ma la scienza, malgradogli immensi progressi che le hannopermesso di risolvere, via via, molti“misteri”, non è ancora oggi in gradodi rispondere a certe antiche doman-de. Anzi, più la scienza progredisce,più trova altre cose da scoprire, comein un gioco di scatole cinesi. Quindioltre i suoi confini esistono vasti spa-zi bui, dove le risposte possono soloessere immaginate, o essere il fruttodi un atto di fede che permetta di sod-disfare certe ansie esistenziali dandoun senso alla vita e una speranza allamorte.

Del resto ci sono domande ancora piùsemplici alle quali gli scienziati nonsanno dare risposta, mentre invece iveggenti e i chiromanti sono in gradodi farlo: per esempio, sapere se uncerto affare andrà bene, se un certoamore sarà fortunato, o se ci sarà unamalattia grave in famiglia. O se un’e-redità è in vista, se un coniuge è ve-ramente fedele, ecc. Esiste, cioè, tut-to un vastissimo campo di conoscen-ze irraggiungibili con la scienza tradi-zionale, e che può invece essere “rag-giunto” attraverso il paranormale. Po-co importa se le risposte sono giusteo sbagliate, vere o inventate: l’impor-

tante è che l’individuo abbia delle ri-sposte. E che siano confortanti.

Per questo molta gente vuole credereai medium, ai veggenti, ai fenomeniparanormali: il loro obbiettivo non èdi verificare se si tratta di cose vereoppure no, se sono fenomeni genuinio soltanto illusioni, ma piuttosto diavere una speranza per l’avvenire, diascoltare cose meravigliose, di entra-re in dimensioni piene di mistero e difascino, di conoscere cose del futuroe magari di “parlare” (grazie a un bic-chierino, un tavolo o un registratore)con i defunti, rassicurando anche sestessi sull’esistenza di una dimensio-ne ultraterrena, dove sarà forse pos-sibile ricongiungersi con i propri cari.

La scienza, invece, cosa offre? Offrecose come la temperatura della super-ficie del Sole, la struttura della mole-cola di emoglobina, o la velocità di al-lontanamento delle galassie. Cioè co-se che non rispondono davvero a cer-te domande angosciose: anzi, questotipo di conoscenza lascia intravederepiuttosto un universo gelido, fatto dielettroni e di solitudine, ben diversoda quello consolatorio e rassicuranteofferto dalla prospettiva di nuove di-mensioni.

Non solo, ma la scienza non sembraconcedere all’uomo neppure quellefacoltà meravigliose che la parapsico-logia invece gli regala: vedere a di-stanza, comunicare col pensiero, gua-rire coi fluidi, muovere la materia con

la mente, leggere nel futuro, ecc. Ècomprensibile che in queste condizio-ni sia molto forte la tentazione di se-guire la strada più facile, anzichéquella più difficile, così come avvienespesso anche in politica.

V WORLD SKEPTICS CONGRESS

IX CONVEGNO NAZIONALE DEL CICAP

Misteri risolti

In Italia i più grandi investigatori dimisteri per un fine settimana straor-dinario

Teatro Congressi “Pietro D’Abano” –Abano Terme – Largo Marconi 16

8-10 ottobre 2004

Con la partecipazione, tra gli altri, diPiero Angela, Jan Harold Brunvand,Kenneth Feder, Silvio Garattini, RayHyman, Paul Kurtz, Robert Morris,Joe Nickel, James Randi, Richard Wi-seman

Un progetto CSICOP – Committee forthe Scientific Investigation of Claimsof the Paranormal – e CICAP – Comi-tato Italiano per il Controllo delle Af-fermazioni sul Paranormale – con lacollaborazione del Comune di AbanoTerme

11n. 5/2004 (34)

CONTRIBUTI

Radicidi Silvio Manzati, [email protected]

Lo storico Karol Wojtyla paragonal’Europa moderna ad un grande ve-getale, con una immensa varietà dirami, rametti, foglie e fiori, appa-rentemente separati e indipendentigli uni dagli altri. L’idea del grandevegetale non è stata l’ipotesi di la-voro, bensì la conclusione di un’in-dagine pluridecennale condottadallo storico polacco. Wojtyla haesaminato la situazione economica,la stratificazione sociale, l’organiz-zazione sportiva, le istituzioni giu-

ridiche, i rapporti interpersonali, isistemi di trasporto, i mezzi di co-municazioni di massa, le lingue par-late, i vari saperi, ecc. e ne ha per-corso faticosamente la storia all’in-dietro. Ridiscendendo per rametti erami ha trovato vasi, cortecce ed untronco comune ed il tronco derivareda radici omogenee, che, all’analisidel DNA, si sono rivelate cristiane.

Prima e fuori del cristianesimo non cifurono geometria, matematica, fisica,

chimica, astronomia, biologia, farma-cologia, informatica, economia, dirit-to, linguaggio, mezzi di comunicazio-ne di massa, sistemi di trasporto, li-bertà di pensiero, libertà di religione,libertà di stampa, democrazia, divisio-ne e bilanciamento dei poteri, ecc. Laciviltà greca, la res publica romana fu-rono smascherate dalla ricerca wojty-liana come fiction televisive, apparen-ze create dalla potenza demoniacache, purtroppo, domina spesso le co-se di questo mondo.

Lo storico Wojtyla non ha pubblicatotutto il lavoro di ricerca, ma si è limi-tato a diffondere ripetutamente leconclusioni: l’Europa ha radici cristia-ne. I suoi seguaci, sapendo che il sud-detto storico è anche rappresentantepro-tempore in terra di Cristo, il qua-le è a sua volta verità, si sono impos-sessati delle conclusioni e le hannogoebbelsianamente diffuse. Secondola teoria e la pratica di Goebbels (che,essendo europeo, ha radici cristiane)una bugia più viene ripetuta e più di-venta verità.

Alle argomentate conclusioni wojty-liane non potevano sottrarsi i membridella commissione consigliare del Ve-neto per lo statuto ed il regolamento,chiamati a riscrivere lo Statuto dellaRegione. Il Veneto è una regione be-ne allineata alla teoria ed alla praticadi Goebbels quando si tratta di affer-mazioni religiose. Lo si è visto anchein occasione della discussione del cro-cifisso nelle aule scolastiche. Asses-sori regionali, provinciali e comunalia ripetere che il crocifisso è un simbo-lo di tutti. Dichiarazioni di politicigrandi e piccini, ordini del giorno diconsessi democratici, omelie domeni-cali e stampa indipendente a martel-lare su quel simbolo universale. Sequalcuno dissentiva, rientrava nellarealtà virtuale, da non nominare nellacronaca. Qualche volta, tuttavia, riu-sciva a fare capolino.

Agli inizi del dicembre scorso sul Cor-riere del Veneto usciva un editorialedi Ennio Fontana, procuratore gene-rale di Venezia, in cui veniva afferma-to che “Cristo è morto sulla croce, in-giustamente condannato, per salvarel’umanità, tutta l’umanità, non solouna parte di essa”. Il giornale pubbli-cava in seguito una nostra lettera de-siderosa di chiarimenti: salvare da checosa? Non certo dalle guerre, dai ter-remoti, dalle alluvioni, dalle epidemie,dalla fame, ecc. Qualcuno ci dice: sal-vare dall’inferno. Anche qui in Italia èormai una minoranza a credere nell’in-ferno. Solo per quella minoranza Cri-sto è Salvatore. Il Dott. Fontana nonci rispondeva. In compenso sono arri-vate lettere di papisti scandalizzatidella nostra superficialità ed ignoran-za. Sarà, ma noi cerchiamo di leggeree di conoscere. Così, dalla stampa, ab-biamo appreso che la commissioneStatuto e regolamento aveva redattola bozza del nuovo Statuto regionaleche, all’art. 3, c. 1, dedicato alla “iden-tità della regione”, recitava: Il Vene-

to, in conformità con le sue radici cri-stiane, le sue tradizioni di libertà discienza e di pensiero e la laicità dellesue istituzioni, ispira la propria azioneal principio della solidarietà nei con-fronti di ogni persona di qualunqueprovenienza, cultura e religione, pro-movendo processi di integrazione del-le persone e di tutte le comunità sta-bilmente inserite nel territorio regio-nale, combattendo pregiudizi e discri-minazioni e considerando come suovalore fondante la pacifica conviven-za tra i popoli.

Apprendevamo pure che la commis-sione regionale, il 12 ed il 13 luglio2004, avrebbe ascoltato il parere deirappresentanti degli enti locali, delleassociazioni di categoria, dei sindaca-ti, ecc. Poiché all’UAAR non era arri-vato alcun invito per l’audizione, il co-ordinatore del Circolo di Venezia, At-tilio Valier, sabato 10 luglio 2004 in-viava una richiesta urgente al presi-dente della commissione perché fos-se ascoltata anche l’UAAR del Vene-to. Lunedì 12 siamo stati convocatiper lo stesso giorno alle ore 14. Pun-tualmente si sono presentati AttilioValier e Silvio Manzati, coordinatoredel Circolo di Verona. Prima di noihanno parlato i rappresentanti diquattro associazioni cattoliche, tra ildisinteresse pressoché generale. Ilnostro intervento, limitato all’art. 3(comma 1) del progetto di Statuto, èstato seguito, invece, con molta at-tenzione.

Abbiamo ringraziato per la convoca-zione. Dopo l’approvazione dello Sta-tuto, probabilmente non saremmo piùstati convocati, perché saremmo statifacilmente discriminati per via diquelle radici cristiane, non avendo noisimili radici. Abbiamo aggiunto chenon ci piaceva il sostantivo radici, per-ché il Veneto non è un vegetale equando un umano (o una comunità diumani) viene paragonato ad un vege-tale non è certo per un complimento.Radici cristiane, poi, non corrispondealla realtà storica. Ad esempio, la no-stra lingua ha origini che precedonoil cristianesimo, deriva dal latino, cioèdalla cultura romana. Abbiamo evi-denziato, continuando nella figurazio-ne, che da certe radici derivano sol-tanto determinati frutti. Volete direche i frutti del Veneto attuale sonosoltanto ed esclusivamente cristiani?Noi atei ed agnostici rappresentiamoalmeno il 10-15% della popolazione, icattolici praticanti il 20-25% e l’indif-

ferenza religiosa, cioè l’ateismo prati-co, è seguita dal 50%. Sono dati cheprendiamo dalla Civiltà cattolica, la ri-vista dei Gesuiti. Non vorremmo che,facendo passare quelle radici cristia-ne, si operasse poi per privilegiare sol-tanto i frutti cristiani, disconoscendoe discriminando chi cristiano non è.La libertà di scienza e di pensiero nonpuò essere in conformità delle radicicristiane. Ricordiamo che proprio qui,a Venezia, Giordano Bruno è stato ar-restato e imprigionato dalla chiesacattolica, per secoli impegnata a re-primere la libertà di pensiero. Ricor-diamo, come c’insegna il Calimani,che gli ebrei forzatamente o volonta-riamente convertiti al cattolicesimosono stati qui a Venezia perseguitatidalla santa inquisizione una volta ac-cusati di apostasia, oppure, sempre incoerenza con le radici cristiane, comea Verona, 160 eretici siano stati bru-ciati vivi in arena nel 1287.

Noi abbiamo preparato due emenda-menti da sottoporre all’attenzionedella commissione. Con il primo chie-diamo l’eliminazione delle parole ra-dici cristiane. I cristiani, come tuttigli altri, sono garantiti dal successi-vo riferimento a qualunque religione.Con il secondo emendamento, chepresentiamo in via subordinata, chie-diamo che le parole radici cristianesiano sostituite da origini precristia-ne, cristiane e non cristiane, per rista-bilire la verità storica e per non di-scriminare nessuno. Sappiamo beneche la nostra è una vox clamans indeserto, se preferite una citazioneevangelica ed in una lingua che pre-cede il cristianesimo, ma abbiamougualmente voluto parlare davanti aquesta commissione per dare vocenon soltanto ai nostri iscritti, ma atutti gli atei ed agnostici del Veneto,che sono spesso o negletti o discri-minati. A due giorni dal 14 luglio, dal-l’anniversario della presa della Basti-glia, ricordatevi che sono ben altre leradici dell’Europa e del Veneto mo-derni. Arrivate almeno ad una media-zione come quella che è stata rag-giunta per il preambolo della costitu-zione dell’Unione Europea.

Nei giorni seguenti abbiamo cercatonella stampa regionale una tracciadella nostra presenza in commissionetra le cronache dedicate alle audizio-ni. Neppure una virgola. Non rientranella teoria e nella pratica goebelsia-ne parlare dell’UAAR. Se quelle sonole radici, l’UAAR non esiste.

12 n. 5/2004 (34)

CONTRIBUTI

13n. 5/2004 (34)

CONTRIBUTI

I lettori de L’Ateo si saranno doman-dati come possa accadere che unapersona avvezza alla pratica dellescienze possa professare una qualsia-si fede religiosa, la quale impone unatto di rinuncia a quei principi di cri-tica e falsificazione che nutre la cre-scita della conoscenza. La fede richie-de un atto mentale di predisposizio-ne, di accettazione preparata dall’a-spettativa ed ha a che fare con la sfe-ra del sentimento, a volte con l’intui-zione, talora con l’estasi. La scienza èinvece analisi razionale, induzioneprobabilistica, critica stringente, ri-cerca del punto debole delle teorie do-minanti: è stato proprio il principio dicritica ed i procedimenti di demolizio-ne delle teorie che apparivano intoc-cabili (come quella tolemaica geocen-trica) e non solo i risultati tecnologicidi pratica utilità, ad aver decretato ilsuccesso della scienza. La fede è rice-zione acritica, la scienza è ricerca con-tinua, è dubbio permanente.

In questa sede intendo avanzare unaserie di argomentazioni che depongo-no per l’inconciliabilità tra ciò che lereligioni tradizionali, in particolare imonoteismi, propongono nelle lorodottrine e ciò che le attuali conoscen-ze scientifiche sembrano testimo-niare.

Nonostante ripetuti tentativi di attri-buire alla scienza una mera funzioneeuristica (ricerca della verità), ma in-capacità nomologica (incapacità diformulare leggi generali valide in tut-ti gli universi possibili), la scienza staproponendo un suo “progetto forte”,quello di saper rendere conto anchedi quei fatti che in passato sono statioggetto d’indagine della sola specu-lazione metafisica o dell’intuizionemistica. Le religioni abramiche so-stengono da secoli un programma for-te: esiste un dio unico e tutto è ricon-ducibile ad esso, siano la genesi del-l’universo, la creazione degli esseri vi-venti o la Provvidenza che intervienecontro il male. Tuttavia, i monoteisminon hanno risolto un aspetto fonda-mentale per chi intende sostenere unprogramma forte: è la questione della

connotazione della entità sopranna-turale che chiamano Dio. Non defini-re intensivamente un concetto o unaproposizione significa esimersi dal-l’assegnare loro un’identità specifica:ciò è di grande comodità per il loro uti-lizzo in funzione onnicomprensiva(con Dio si intende ciò che via via ser-ve), di conciliazione degli opposti (es.,dio afferma il proprio progetto, ma la-scia libertà al mondo), di concordan-za di principi reciprocamente esclu-denti (es., di fronte al problema delmale dio è buono e onnipotente). Suquesto aspetto sorge il primo grandeconflitto della religione con la scien-za, perché una delle conseguenzeprincipali delle scienze è stata quelladi aver prodotto convergenze concet-tuali e semantiche e definizioni inten-sive degli oggetti che esse studiano.Oggi qualunque cittadino del mondopuò condividere ed usare le stesse co-noscenze scientifiche, comprenden-dole pienamente: è proprio il bagagliodi conoscenze concordemente accet-tate che ha consentito alla scienza diformulare definizioni e descrizioni re-plicabili, invarianti (anche se passibilid’evoluzione), cioè non modificabilidall’opinione personale e sociocultu-rale, e perciò portatrici di valore iden-tificativo universale. Le religioni mo-noteiste, invece, impongono l’accet-tazione di dogmi non discutibili, di ve-rità assiomatiche indimostrabili, sen-za poter vantare né un procedimentodi acquisizione della conoscenza vali-dabile interculturalmente, dato chetutto è riferito alla “rivelazione” di dioa pochi uomini eletti, né un linguag-gio comprensibile a tutti né condivisi-bile, tant’è che esistono in ogni mo-noteismo numerose scuole esegeti-che spesso tra loro in forte contrasto.In definitiva, le scienze razionalisteadottano un metodo fondato sulla ve-rifica e la confutazione, un procedi-mento di elaborazione logica dei datirelativi alle esperienze empiriche edun linguaggio analitico-connotativo,mentre le religioni antepongono a tut-to l’accettazione fideistica dei dogmie degli insegnamenti tramandati, etutto deve essere ad essi sussunto. Invirtù di queste prime considerazioni,

per quanti siano i tentativi di conci-liare scienza e religione, essi mostra-no un’irriducibilità di fondo e descri-zioni del mondo decisamente contra-stanti. Questa tesi è confermata an-che dalle più recenti acquisizioniscientifiche con implicazioni teologi-che di cui darò una breve sintesi, rin-viando il lettore alla bibliografia perun approfondimento.

1. Gli studi sulle strutture dissipativee sui sistemi dinamici lontani dall’e-quilibrio (sistemi che cambiano radi-calmente dopo uno stimolo anche mi-nimo), quelli sui sistemi caotici e suquelli auto-adattanti (sistemi capacidi apprendere e autoistruirsi), sullacomplessità (soprattutto la scuola diSanta Fe) nonché gli insegnamentidella meccanica quantistica, dellateoria della relatività di Einstein e al-tri contributi, stanno rivoluzionandoil nostro modo di pensare la realtà, ob-bligandoci a rifondare molte delle no-stre categorie concettuali. Per es., ladistinzione aristotelica tra materia eforma ha portato per secoli a pensareche la materia fosse rozzezza inani-mata, necessitante di un alito vitale,un’intelligenza, ovvero cause esternecapaci di animarla; invece la materiapossiede in sé informazione (veicola-ta nelle sue proprietà elettromagneti-che e chimiche, nelle sue struttureatomiche) ed un’intrinseca potenzialecapacità di autorganizzarsi (es., ag-gregarsi e iniziare a ruotare, a gene-rare energia), di rompere la simmetria(creare regioni di spazio con gradien-ti di concentrazione diversi) dotando-si di ordine (accumulare informazio-ne), di generare “proprietà emergen-ti” (come idrogeno, ossigeno e carbo-nio generano, secondo varie combina-zioni stechiometriche, composti conproprietà assai diverse come un car-boidrato e un lipide) ed evolvere au-tonomamente dalla semplicità versola complessità, verso la realizzazionedi strutture evolute come la vita bio-logica. Queste nuove concezioni sonodecisamente anti-trascendentali e li-berano dal bisogno d’appellarsi conimbarazzo alla casualità per spiegareeventi complessi. Per es., la vita non

Conoscenza scientifica e professione di fede: verso l’incompatibilità?di Maurizio Magnani, [email protected]

origina da una lunghissima serie ditentativi biochimici casuali, parago-nati scetticamente dai creazionisti aduna scimmia che battendo a caso suitasti potrebbe scrivere la Divina Com-media, ma una volta avviata la primareazione adeguata (le altre abortisco-no) essa innesca una successione direazioni di autorganizzazione che pro-cedono verso la strutturazione com-plessa: la complessità compare im-provvisamente e non per somma divariazioni stocastiche. Nell’universo,è la forza di attrazione gravitaziona-ria, generata dalla deformazione del-lo spazio-tempo da parte della massa,a determinare l’aggregazione di sem-plici particelle di polveri e gas a crea-re stelle, e pianeti: è la materia stes-sa che anima sé medesima autocon-ferendosi strutture e funzioni organiz-zate(come il sistema solare). Anchel’importante concetto di “vuoto” de-ve essere reinterpretato: il vuoto nonè “assenza di”, “mancanza di”, comeci hanno insegnato a scuola, ma è pre-senza di complementari che si annul-lano (un più e un meno, un elettronee un positrone) ed è permeato dai“campi” delle forze; in questa nuovaottica, si può capire come dal nullapossano nascere particelle di materiae si può capire in che cosa possa con-sistere quella “fluttuazione del vuotoquantistico” da cui l’energia-materiaprese origine per dare il via all’univer-so. Il bilancio energetico complessivodell’universo attuale è zero, come pri-ma della sua esistenza: è stata la se-parazione dell’energia gravitazionale(negativa) dalle altre energie (positi-ve) ad avviare la produzione di mate-ria cosmica; dunque, non un atto dicreazione a partire da una “Causa Pri-ma”, ma un atto di suddivisione ine-vitabile, ha dato il via all’universo incui viviamo.

2. Il lavoro di migliaia di fisici e cosmo-logi è riuscito negli ultimi anni a co-struire una teoria matematicamentecoerente ed elegante (comprimibilealgoritmicamente) dell’origine dell’u-niverso. Teoria della relatività, mec-canica quantistica, teoria dell’inflazio-ne, teoria di J. Hartle e S. Hawkingsulle membrane, tralasciando di cita-re l’ancora controversa teoria dellesuperstringhe e degli universi multi-pli (accreditata è la teoria di Lee Smo-lin sul darwinismo cosmologico), for-niscono la descrizione di uno scena-rio cosmologico iniziale, nel quale è lafluttuazione dell’energia del vuotoquantistico a generare la “condizione

all’inizio” del nostro universo ed è lafase di espansione inflativa a render-lo isotropo (omogeneo) così come è laseparazione delle forze fondamentali,soprattutto quella elettromagnetica egravitazionaria a modellare le strut-ture galattiche. Sono poi le fusioni ter-monucleari stellari a generare ener-gia ed a sintetizzare gli elementi chi-mici necessari per formare pianeti,oceani, cellule e cervelli. In tutto ciònon è contemplato alcun ruolo di unamano creatrice né di una progettuali-tà finalizzata, nemmeno di un’intelli-genza panteistica destinata anch’es-sa alla morte termodinamica come ilnostro universo in gelida espansioneche essa permeerebbe.

3. Se l’origine della vita sembrava do-vesse restare celata da un mistero im-penetrabile fino a poco tempo fa, l’ap-proccio della biologia molecolare edella teoria dell’informazione, nonchéi numerosi contributi della biofisica,della genetica e della paleontologia(inclusi quelli del nostro compiantoMartino Rizzotti), persino lo studio deicristalli, hanno condotto alla formula-zione di alcuni modelli teorici che sod-disfano moltissimi dei requisiti neces-sari e sufficienti per spiegare la vita.Anche in questo caso, non trova piùalcun credito tra gli scienziati l’ideadi un creatore, né di un principio vita-le, né di un progetto che non sia in-trinseco alla materia.

4. In tutte le discipline scientifiche at-tuali che si occupano di cervello emente, siano esse le neuroscienze, lapsicologia cognitiva, l’intelligenza ar-tificiale con le reti neurali o altre, nonsi trova più alcun richiamo ad essen-ze trascendenti (come gli psiconi di J.Eccles). Sono i neuroni del cervello,attraverso i miliardi di connessioni el’elaborazione dei segnali nervosi, agenerare le abilità cognitive, i senti-

menti, la volontà, la coscienza e l’au-toconsapevolezza. Accusata in passa-to di cieco riduzionismo, la posizionemonista materialista sta riprendendo-si una definitiva rivincita sulle teorieche volevano il cervello solo un orga-no effettore, un substrato organico dicui l’anima si serviva per realizzare lasua natura divina. Il “miracolo” dellamente risiede nella materia e nellasua intrinseca capacità di autorganiz-zazione verso la complessità.

In conclusione, l’accumulo del saperescientifico mal si concilia con la cono-scenza sul mondo delle religioni tra-dizionali e con ipotesi trascendenti.Scienza e fede possono convivere inuna stessa persona, così come convi-vono sentimenti passionali e intelli-genza critica, tuttavia è inconfutabileche la sfera di influenza del “sopran-naturale” sia stata fortemente ridottadalla conoscenza scientifica: lampi,terremoti e pestilenze erano conside-rati fenomeni celesti, oggi parliamo discariche elettriche, di slittamento del-le faglie terrestri, di epidemie di bat-teri e virus. Per fermare la lava deivulcani si usano dinamite e ruspe,non si va più in processione né si in-vocano gli dèi. Non è facile prevederefino a che punto reggerà la conciliabi-lità tra il sapere scientifico e quellodelle religioni, però noi tutti siamo te-stimoni delle terrificanti bordate edelle profonde crepe che la conoscen-za scientifica ha procurato nelle co-struzioni teologiche e nella credibilitàdelle narrazioni delle religioni: i rigur-giti di fondamentalismo e l’attuale re-gressione verso l’irrazionale del cri-stianesimo nostrano sono un eclatan-te sintomo della sua difficoltà a reg-gere il dialogo con la modernità.

Piccola bibliografia

Damasio A., L’errore di Cartesio, Adelphi1995.De Angelis V., La logica della complessità,B. Mondadori 1996.Gell-Mann M., Il quark e il giaguaro, Bol-lati Boringhieri 1994.Greene B., L’universo elegante, Einaudi2000.Maynard Smith J. e Szathmàry E., Le ori-gini della vita, Einaudi 2001.Smolin L., La vita nel cosmo, Einaudi 1998.S. Hawking, L’universo in un guscio di no-ce, Mondatori 2002.M. Gasperini, L’universo prima del BigBang, F. Muzzio Editore 2002.M. Piattelli Palmarini, I linguaggi dellascienza, Mondadori 2003.

14 n. 5/2004 (34)

CONTRIBUTI

15n. 5/2004 (34)

CONTRIBUTI

Un tema dei più dibattuti fin dai pri-mordi del pensiero greco e che tutto-ra occupa spazi vastissimi nella ricer-ca filosofica (religiosa e non), che nes-suna agevole bibliografia può conte-nere, è quello della verità assoluta,cioè di una verità incontrovertibile,perfetta, valida sempre e che non di-pende da altre relazioni, quindi vali-da per sé: Verità Assoluta, vien vogliadi scrivere. Non intendo discutere adalto livello tale argomento, tuttavia mipropongo di fare alcune riflessioni, atal proposito, su un concetto elemen-tare, ma fondamentale, che tuttiquanti usiamo pressoché quotidiana-mente: il concetto di lunghezza. Eb-bene mostrerò come il concetto di lun-ghezza assoluta non solo non esistema non può esistere, cioè se qualcunocredesse comunque di definirlo puòda essa prescindere … solipsisti com-presi. Da queste considerazioni micollegherò poi, anche se può apparirestrano, all’articolo di Carlo Tamagno-ne “Riflessioni per un’etica atea”(L’Ateo n. 1/2003, pp. 16-19).

In fisica si introducono i concetti fon-damentali di lunghezza, massa, inter-vallo di tempo, carica elettrica e po-chi altri. Con moltiplicazioni e divisio-ni fra le loro misure, date con certeunità (ad es., centimetro, grammo-massa, secondo e coulomb), si co-struiscono tutte le altre grandezze,che vengono perciò dette derivate: ades. la velocità – per l’esattezza quellamedia, ma la sostanza non cambia perla velocità istantanea – è la divisione,cioè il rapporto, fra la lunghezza di unpercorso fatto in un certo intervallo ditempo e questo intervallo, e quindi,riguardo al tipo di unità fondamenta-li, è un rapporto lunghezza/tempo,cioè lt-1. In realtà quello di lunghezzaè il più importante, perché senza diesso non si possono misurare le altregrandezze. Ad es. per confrontare lemasse fra di loro partendo da unamassa-campione occorre una bilanciae quindi dei bracci di sostegno di lun-ghezza uguali o di scale graduate condeterminate tacche distanti ugual-mente, e così via.

Allora prendiamo il caso più elemen-tare di un’asta sottile, metallica e ri-

gida (apparentemente però) e che ciappare rettilinea e di una lunghezzaapprossimata di pochi centimetri o dipochi decimetri. Proponiamoci di cer-carne la lunghezza assoluta. Le con-siderazioni che seguono, con even-tuali adattamenti e variazioni, si ap-plicano a qualsiasi lunghezza e pre-sentano analogie con qualsiasi misu-ra fisica.

Subito appaiono alcune difficoltà:

(a) come facciamo ad avere la certez-za assoluta che sia rettilinea, giacchéper verificarlo abbiamo bisogno alme-no di un segmento rettilineo perfettoche è un’astrazione? Altrimenti, se ilsegmento è curvo, da quale lato mi-surare la lunghezza assoluta?;

(b) qualunque oggetto reale ha tre di-mensioni e quindi anche la nostraasta per quanto sottile, ma la lun-ghezza assoluta dovrebbe esserequella rettilinea fra i suoi punti più di-stanti; nulla ci assicura che possiamotrovarli, ammesso per ipotesi che esi-stano, e nulla ci assicura che possia-mo appoggiare il nostro strumento dimisura al segmento ideale congiun-gente i due punti estremi dell’asta,segmento che potrebbe essere inter-no all’asta e quindi inavvicinabile; al-lora potremmo usare uno strumentocon opportuni traguardi ottici, peròsorgerebbero altre difficoltà ben im-maginabili;

(c) che cosa poi ci garantisce che lostrumento di misura che useremo cidarà la lunghezza assoluta? Nulla,perché lo strumento costruito da noiha tutte le inevitabili imperfezioni ela stessa impasse logica che per co-struire lo strumento che ci darebbe lalunghezza assoluta dobbiamo primaavere uno strumento che ci permettadi costruirlo dandoci la lunghezza as-soluta!

Supponiamo però che queste diffi-coltà insuperabili siano invece su-perate, magari da un misuratoreideale, extra-umano … metafisico.Questo potrebbe superare anchel’inconveniente che nell’aria sullasuperficie del metallo si forma una

sottilissima pellicola di ossidi e im-purità che dovrebbero essere esclu-si dalla misura di lunghezza assolu-ta. Anche un misuratore reale, ope-rando nel vuoto entro un recipien-te, potrebbe in gran parte superarequesta difficoltà: ma chi lo garanti-rebbe del vuoto assoluto?

Supponiamo di superare anche la dif-ficoltà della variazione della lunghez-za di un metallo al variare della tem-peratura (o addirittura della sua fusio-ne oltre una certa temperatura). Un’a-sta non metallica poi avrebbe anchela difficoltà di variare la lunghezza se-condo l’umidità atmosferica … A que-sto punto però sorge il problema dideterminare i punti estremi dell’asta,che se ai nostri occhi – privi di stru-menti – possono apparire tali, in veri-tà, con opportuni ingrandimenti attra-verso un microscopio, sono delle mi-nuscole areole solcate da “canaletti”e dotati di protuberanza varie: e allo-ra vattelappesca come ricercare i pun-ti estremi. Ma almeno il nostro misu-ratore metafisico potrebbe superareanche questa difficoltà.

Tuttavia ingrandiamo ancora la no-stra “visione” fino agli atomi (con ilmicroscopio elettronico a scansionead effetto tunnel si è riusciti a foto-grafare gli atomi: Binnig e Rohrer1983, insigniti del Nobel nel 1986),che vibrano rapidissimi incessante-mente; come si può stabilire qualiatomi, quale loro “parte” e in qualiistanti costituiscono i presunti puntiestremi dell’asta? Se poi riuscissimoad ingrandire ancora fino a raggiun-gere alla “nuvola” degli elettroniche, molto più piccoli del nucleo, co-stituiscono con quest’ultimo l’ato-mo, viene da chiedersi quali elettro-ni costituiscono i punti estremi? Ep-poi – ammesso che sia possibile – co-me determinare la posizione, datoche stanno girando velocissimi attor-no al nucleo, e in quali istanti misu-rarla? Quanto è lungo un istante: unsecondo, un nano-secondo, cioè unmiliardesimo di secondo = 10-9 secon-di, un atto-secondo = 10-18 secondi,una lunghezza di tempo di Plance =5,39 × 10-44 secondi (oltre cui la fisicateorica attuale non sa andare) oppu-

A proposito di verità assoluta, ateismo e tolleranzadi Carlo Ballardini, Ravenna

re ancora più infinitamente breve?Risulta evidente che anche al misu-ratore metafisico può risultare almassimo una serie, tendente all’infi-nito, di misure tutte diverse e tuttelegittime senza alcun privilegio etutte presunte assolute.

Cioè in definitiva la lunghezza assolu-ta non esiste e ogni tentativo sia puremetafisico di definirla e di determinar-la sarebbe sbagliato. E poi non ho ac-cennato alle altre impossibilità che de-rivano dalla relatività ma soprattuttodalla microfisica quantistica! E nonaggiungo poi la fisica delle stringhe,che per ora è solo teorica e non svi-luppata come le altre.

Allora in queste condizioni dobbiamoper caso rinunciare al concetto dilunghezza con tutto il disastro chene seguirebbe? Evidentemente que-sta follia va rifiutata e qui ci soccor-re la scienza che, rinunciando al con-cetto fasullo di lunghezza assoluta,associa ad ogni misura possibile, fat-ta con un certo strumento, una corri-spondente incertezza e, ad essere pi-gnoli, e eventualmente anche l’inter-vallo di temperatura, umidità, ecc.,in cui quella misura va consideratavalida. Ad es., per rifarsi al caso no-stro dell’asta potremo con uno stru-mento usuale e nelle condizioniusuali accontentarci di una misura diquesto tipo in metri: m (0,352 ±0,001) cioè una misura fra 35,1 e 35,3centimetri. E così via con strumentiben più raffinati fin dove la fisica ela tecnologia ce lo consentono.

Va riconosciuto che non tutti i con-cetti di verità assoluta hanno com-pleta analogia con questo elementa-re della lunghezza, e meno che mai iconcetti riguardanti le questioni eti-che, politiche, estetiche e di filosofiagenerale, ecc. Tuttavia questa disa-mina ci dà un’idea delle difficoltà in-sormontabili che possono sorgerequando si pretende di ricercare laverità assoluta, ammesso pure, manon concesso, che esista. E quan-d’anche fossimo convinti di averlaraggiunta non c’è alcuna garanzia(assoluta!) che sia veramente tale.Per usare un linguaggio usato damolto filosofi, non solo nelle cosesensibili ma anche in quelle solo in-telligibili, pure accettando la nozio-ne di assoluto, anche a prescindereda Kant, non possiamo essere asso-lutamente certi di aver raggiunto lacosiddetta Verità Assoluta.

La scienza ci insegna che occorre ac-cettare il valore probabilistico della ve-rità da noi abbordabile e che ogni “ve-rità” sottintende sempre di riserva ilconcetto “allo stato attuale della co-noscenza”. Ma mentre nella scienzafisica si può definire sovente la pro-babilità con formule matematiche,questo è quasi sempre impossibile inaltri ambiti e la valutazione di validi-tà è una questione complessa semprepassibile di parzialità ed errori. Per in-ciso rilevo che il Prof. Piergiorgio Odi-freddi potrebbe riassumere, con com-petenza ben maggiore della mia, ciòche è accaduto dopo i teoremi di Gö-del, non solo, nelle “certezze” dellapiù esatta delle scienze: la matemati-ca e i suoi fondamenti laddove il cal-colo delle probabilità non c’entra.

Infine, coloro che poi sono sicuri dicerte verità assolute, perché – essi af-fermano – sono rivelazioni divine, do-vrebbero rendersi conto che, siccomealtri ragionevolmente non ritengonoo dubitano che esista questo esseredivino (d’altronde secondo loro la fe-de è una grazia divina), o altri ancorapur credendo in un Dio unico, non cre-dono a quelle rivelazioni, ma magariad altre – è il caso delle tre religionimonoteiste ma anche delle loro divi-sioni interne – ripeto, dovrebbero ren-dersi conto che quelle certe verità nonpresentano per tutti gli umani queicaratteri di assolutezza che loro gli at-tribuiscono. Di qui si aprirebbe il di-scorso sulla tolleranza, termine checertuni rifiutano perché lo ritengonoinadeguato o equivoco (e magari pre-

feriscono rispetto, che secondo mepresenta altri inconvenienti), ma cheio uso per semplicità e perché entra-to nel linguaggio comune da più didue secoli.

D’altronde gli atei – non gli scettici egli agnostici, per i quali l’assoluto èqualcosa di incerto – negando l’esi-stenza di dio sembrano affermarepur essi un assoluto! Ma in realtà lecose stanno diversamente. Il veroateo è pervenuto a quella convinzio-ne non per Fede assoluta, ma per ra-gionevolissime argomentazioni filo-sofiche e storiche (non solo di storiapolitica ed economica ma di storiadella cultura, della scienza e finan-che del costume, cioè di storia inte-grale per quanto possibile), consape-vole della conquista del pensieroscientifico sul valore probabilisticodella verità, ritiene che l’assoluto siaun concetto opinabile, almeno casoper caso, ed inoltre l’ateo vero è sem-pre pronto a ridiscutere e rivedere ilsuo punto di vista. E poi sa che Diocome idea esiste veramente nella co-scienza dei veri credenti …

Anche per questi motivi, oltre quellietici, il vero ateo è sempre tollerante,pur se talvolta si indigna per le discri-minazioni, le disinformazioni, le diffa-mazioni e le persecuzioni a cui è sog-getto da millenni. Infine, esso si ren-de conto che l’ateismo profondo è unaconquista difficile della maturità uma-na e sempre è da verificare e rinnova-re con le vicende della storia e l’au-mentare delle conoscenze e sarà, pro-babilmente, chissà ancora per quantisecoli, appannaggio di minoranze nonnecessariamente più intelligenti e piùcolte, ma più fortunate di trovarsi incondizioni individuali e storiche piùfavorevoli allo sviluppo di un tale spi-rito critico e intenzionate a compiereun continuo sforzo di onestà intellet-tuale come quello testimoniato dal-l’articolo all’inizio citato di Carlo Ta-magnone.

L’Ateo vero respingerà sempre – sal-vo forse (anche questo “sempre” nonè assoluto!) situazioni del tutto estre-me ed eccezionali – il nefasto detto “Ocon me o contro di me”, matrice trop-po spesso di tutti i fanatismi. Per ter-minare con un esempio, un vero ateopur dissentendo in quasi tutto dalleopinioni del capo della chiesa cattoli-ca, può essere sostanzialmente d’ac-cordo con lui sulla grave questionedella guerra in Iraq.

16 n. 5/2004 (34)

CONTRIBUTI

17n. 5/2004 (34)

ATEISMO E AGNOSTICISMOUNA SCELTA DI LIBERTÀ

6° Congresso Nazionale UAARFirenze – Palazzo dei Congressi – Sala Verde

sabato 20 e domenica 21 novembre 2004

ProgrammaSabato 20

ore 9:00 Inizio registrazione dei partecipanti

ore 10:30 Apertura del Congresso con saluti ufficiali e presentazioni del Segretario

Interventi delle eventuali autorità presenti e degli ospiti

Relazione del Segretario nazionale dell’UAAR

ore 13:30 Pausa

ore 14:30 Dibattito sulla Relazione riservato ai soli soci

Presentazione e discussione di eventuali mozioni

ore 19:00 Sospensione dei lavori

ore 20:30 Cena

Domenica 21

ore 9:30 Proseguimento del dibattito

Votazione delle mozioni

Votazione degli emendamenti allo Statuto e alla Relazione

Elezione del nuovo Comitato di Coordinamento

ore 14:00 Chiusura dei lavori

Notizie utili

Al congresso sono invitati tutti i soci regolarmente iscritti all’UAAR per l’anno 2004Quota di iscrizione: € 12,00 se effettuata entro il 30 settembre e di € 15,00 se effettuata dopo il 30 settembreI versamenti si effettuano sul c/c postale 15906357 intestato a UAAR – Casella Postale 749 – 35100 PadovaSarà possibile iscrivesi all’UAAR e al Congresso anche sabato 20, prima dell’inizio dei lavoriI non soci saranno ammessi al Congresso come uditori, limitatamente ai posti disponibili al momento dell’inizio dei lavori, previo pagamento di una offerta liberaPalazzo dei Congressi – Piazza Adua 1 – 50123 Firenze (adiacente alla stazione di S.M. Novella)

Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a: Livio Rosini – tel 041-2750857 – cell 340-3864567 – e-mail [email protected]

Per prenotazione alberghi è possibile rivolgersi all’agenzia:Nusa Dua Travel (chiedere di Carlo) – Via Ponte di Formicola 24 – 50018 Scandicci (Firenze)tel 055-7351284 – fax 055-750250 – e-mail [email protected]

18 n. 5/2004 (34)

CONGRESSO

Nel mio discorso al prossimo Con-gresso parlerò di tutto quello chel’UAAR ha fatto nei tre anni trascor-si dal Congresso del 2001: il Conve-gno internazionale di altissimo livel-lo “La Laicità Indispensabile”, orga-nizzato a Roma da Vera Pegna, contanta efficienza e tanto lavoro; l’usci-ta del libro con gli scritti di MartinoRizzotti a cura di Mitti Binda, che tut-ti i soci dovrebbero leggere perché faparte della storia dell’UAAR; il suc-cesso superiore ad ogni previsionedei Darwin Day in sei città, tanto cheabbiamo preso già accordi con le Fel-trinelli per ripetere le manifestazioniin un numero maggiore di città neiprossimi anni; la costituzione, final-mente, del nostro Comitato di Presi-denza, i cui otto membri ci dannomolto prestigio; la crescita dei con-tatti nazionali e internazionali, del si-to e della rivista di cui è stato aggior-nato il Comitato di Redazione e no-minato il nuovo Direttore editorialeMaria Turchetto, da cui ci aspettia-mo molto; il consolidamento dello“sbattezzo”; nell’ultima settimanaanticoncordataria abbiamo fatto duedibattiti al Jolly Hotel veramentemolto interessanti; e infine, al culmi-ne di tutto questo, l’UAAR è arriva-ta, per la questione dei crocifissi nel-le scuole pubbliche, alla Corte Costi-tuzionale che, finalmente, dirà la pa-rola definitiva in proposito, presumi-bilmente nel prossimo gennaio; datoche la Corte ha già provveduto a to-gliere il crocifisso dalla sua aula del-le udienze e che negli ultimi anni haemesso sentenze sempre coerenticon il principio supremo della laicitàdello Stato, ci aspettiamo che anchela sentenza, che con la nostra azione(dell’UAAR e dei nostri soci coniugiAlbertin) abbiamo provocato, sia unasentenza laica che risolva definitiva-mente e positivamente la questione.Se tutto va bene, l’UAAR passerà al-la storia di questo Paese!

Sempre nel mio discorso, parlerò an-che dei progetti per il prossimo trien-nio, dalla collaborazione con le asso-ciazioni e i movimenti che agisconoper la laicità della società, alla trasfor-

mazione dell’UAAR in associazione dipromozione sociale: finalmente sare-mo in grado di incidere giudizialmen-te – e quindi concretamente – nel bub-bone del clericalismo dello Stato ita-liano e delle sue istituzioni; avremobisogno però di tante energie, di sol-di e di un’organizzazione interna piùefficiente.

Ma qui, adesso, voglio concentrarmisolo su un punto molto importantedelle dinamiche interne all’UAAR, cheha sempre innescato malumori e liti,fino ad arrivare in qualche caso anchealle minacce di dimissioni di qualchesocio: l’UAAR può, anzi, deve parteci-pare ai movimenti per la “pace senzase e senza ma”?

L’UAAR si è costituita per scopi benprecisi, elencati dallo Statuto nell’art.2 (Scopi), composto da quattro punti,ribaditi anche nelle Tesi, che riportotestualmente:

a. Promozione della conoscenza del-le teorie atee e agnostiche e diogni concezione razionale delmondo, della vita e dell’uomo.

b. Sostegno alle istanze pluralistichenella divulgazione delle diverseconcezioni del mondo e nel con-fronto fra di esse, opponendosi al-l’intolleranza, alla discriminazionee alla prevaricazione.

c. Superamento del principio della li-bertà di religione in favore delprincipio del pari trattamento daparte degli Stati e delle loro arti-colazioni di tutte le scelte filosofi-che e concezioni del mondo, com-prese ovviamente quelle non reli-giose.

d. Riaffermazione, nella concreta si-tuazione italiana, della completalaicità dello Stato lottando controle discriminazioni giuridiche e, difatto, aperte e subdole, contro ateie agnostici, pretendendo l’aboli-zione di ogni privilegio accordatoalla religione cattolica e promuo-vendo la stessa abrogazione del-l’art. 7 della Costituzione che fapropri i Patti lateranensi tra Statoitaliano e Vaticano.

Come si vede nello Statuto e nelle Te-si non ci sono elencati altri scopi oltrea quelli che ho riferito, che sono chia-ri, dettagliati e inequivocabili e indi-cano la ragione per cui è stata fonda-ta l’associazione; non c’è scritto danessuna parte che l’UAAR debba as-sumersi l’impegno di combattere pertutte le cause, per quanto nobili, diquesto mondo; perché è evidente chepiù si allargano gli obiettivi di una as-sociazione laicista, meno soci saran-no d’accordo nel perseguirli tutti. Chis’iscrive all’UAAR sa che, questi ap-pena visti, sono gli scopi della nostraassociazione, sempre perseguiti dallasua fondazione, più di 13 anni fa; chivuole combattere per altre cause èmeglio che aderisca a movimenti, sin-dacati e partiti che si occupano diqueste altre cause con maggior forzae competenza dell’UAAR. D’altrondel’UAAR per mancanza di tempo e dimezzi, riesce a fare in minima parteanche quello che dovrebbe per perse-guire i suoi scopi, condivisi da tutti.

Ma non solo, nel primo capitolo delleTesi approvate, intitolato Caratteristi-che dell’UAAR c’è il Punto 4: “L’UAARè eterogenea; si distingue dalla mag-gior parte delle religioni o sètte o con-venticole anche perché non aspira aomogeneizzare il pensiero dei suoiaderenti. Anzi, è contraria ad ogni for-ma di pensiero unico, in qualsiasi cam-po lo si voglia imporre”.

Mi è sempre piaciuto molto questo ar-ticolo delle Tesi, che non ho scritto io,ma a cui ho cercato sempre di attener-mi e che finché sarò segretario cerche-rò di far rispettare; mi sembra che pre-figuri un’associazione aperta, che cicostringe alla tolleranza reciproca eche favorisca le aperture mentali, al-l’opposto del pensiero dogmatico dellereligioni che sono evidentemente peril pensiero unico e omogeneo e chehanno di conseguenza al loro interno isettari, duri e puri, che provocano con-tinue scissioni. Che in un’associazionesi discuta, si dissenta, ci si spacchi sul-le azioni da intraprendere è nella logi-ca delle cose; alla fine si vota e quelladisputa finisce e si passa a discutere

Sul prossimo Congresso di Firenzedi Giorgio Villella, [email protected]

Segretario nazionale dell’UAAR

della azione successiva; ma che si liti-ghi perché si pretende il pensiero uni-co e omogeneo su argomenti che nonrientrano tra le finalità dell’associazio-ne, mi sembra solo pericoloso, oltreche inutile. Ci sono, per esempio a de-stra, soci liberali, radicali, repubblicanie, a sinistra, soci Comunisti-italiani, delManifesto, di Rifondazione (e moltissi-mi altri soci che non aderiscono più anessuna ideologia politica); non an-dranno mai d’accordo su tematiche di-verse da quelle della laicità. Chi vuoleche l’UAAR abbia successo nel perse-guire i suoi scopi, come elencati nelloStatuto e ribaditi nelle Tesi, dovrebbeavere a cuore che non si spacchi in tan-te piccole associazioni laiciste: una li-berale, una di rifondazione, una anar-chica, una radicale, una stalinista; poiuna di donne, una di uomini, una (omeglio due, se non tre) di omosessualie ancora una che persegue la globaliz-zazione e una che la combatte, una afavore dell’economia di mercato e unadell’economia strettamente direttadallo Stato, una che lascia libera lascienza e la finanzia generosamente euna che invece la controlla, magari fi-nanziandola col contagocce, ecc. Allafine si sarebbe solo impedito ad un’as-sociazione laicista, che comincia adavere successo, di realizzare i suoi fini.

Quindi va bene se ci sono nella nostraassociazione dei soci che hanno deivalori assoluti, “senza se e senzama”. E va anche bene se ci sono altrisoci che invece prima d’ogni giudiziovogliono valutare attentamente pro-prio “tutti i se e tutti i ma”, oppure

che non si sentono di esprimere giu-dizi su argomenti difficili da valutare,come per esempio certe guerre, per-ché sono accessibili solo informazionipropagandistiche. Ma nessuno puòpretendere di omogeneizzare l’UAARai suoi giudizi, di farla diventareun’associazione con pensiero unico.

Ipotizziamo un confronto, all’internodell’UAAR, tra chi pensa che si deb-bano condannare tutte le guerre e chipensa che le guerre di difesa (peresempio contro Hitler) possano esse-re invece giuste; tra chi pensa che laglobalizzazione sia un pericolo imma-ne per l’umanità e coloro che invecepensano che sia una opportunità dicambiamento per i derelitti del mon-do; tra chi condanna gli OGM senzaeccezioni e chi pensa che solo gliOGM permetteranno di sfamare tuttii 6 miliardi di abitanti attuali della ter-ra e i 12 miliardi che la popolerannoalla fine del secolo o di curare final-mente bene milioni di malati. Questoconfronto a cosa porterebbe, che sen-so avrebbe, sarebbe utile a qualcosa?Non si può prendere atto che l’UAARnon è omogenea, punto e basta?

Ammesso che i pacifisti assoluti rinun-cino al “senza se e senza ma” e accet-tino di valutare caso per caso una sin-gola guerra per decidere se l’UAAR ladebba condannare o meno; chi è ingrado di sviscerare fino in fondo i variargomenti? Da quando si parte nellavalutazione dei fatti? Bisogna rifarsi atutto il passato? Ha senso dedicareparte del nostro Congresso a uno

scontro che probabilmente lascereb-be i due schieramenti sulle loro posi-zioni iniziali, e calerebbe un solco in-valicabile tra gli iscritti? Alla fine si ri-durrebbe a una testimonianza e basta.

Parlavamo degli scopi dell’UAAR, chedeve attuare con pochissime forze,lottando contro un nemico stermina-to. Non possiamo affrontarlo in cam-po aperto con uno scontro frontale,dobbiamo specializzarci e concentra-re tutti i nostri mezzi per fare singoliattacchi mirati, scegliendo i suoi pun-ti deboli in cui ci sia qualche speran-za di vincere; devo dire che stiamo di-ventando bravi in questo campo e ab-biamo imparato molto dalle nostre in-genuità iniziali. Ampliare il fronte del-le nostre lotte dalla laicità dello Statoe delle sue istituzioni ad altre temati-che, diventare un movimento che sischiera su tutto, ci farebbe arretrareal livello di quando eravamo in pochie non contavamo niente.

Per queste ragioni, nella riunione delComitato di Coordinamento del 14marzo 2004, venne deciso, con 7 votifavorevoli su 10 votanti, di non inseri-re nella relazione del Segretario l’ar-gomento pacifismo. Io spero che alCongresso non se ne discuta e non sipropongano mozioni su queste tema-tiche che, per quanto nobili, sonoestranee agli scopi fondanti del-l’UAAR. Eventualmente io stesso pro-porrò una mozione che ribadisca chegli scopi dell’UAAR è opportuno ri-mangano quelli indicati attualmentenello Statuto e ribaditi nelle Tesi.

19n. 5/2004 (34)

CONGRESSO

La laicità è una sola: difendiamoladi Vera Pegna, [email protected]

Vice presidente della Federazione Umanista Europea

I tre anni trascorsi dal nostro ultimoCongresso sono stati densi di eventi,alcuni tremendi, da far dubitare che ilcammino dell’umanità tenda a rende-re davvero effettivi i diritti dell’uomo,primo dei quali quello di vivere. Inve-ce si continua a morire di bombe, di fa-me e di sete e anche se le guerre, conle loro conseguenze devastanti, nonsono arrivate fino da noi, alcuni paesi

europei – fra i quali il nostro – vi sonostati comunque coinvolti. Per renderliaccettabili alle coscienze dei cittadini,questi conflitti sono stati chiamatiguerre umanitarie o missioni di pace,stravolgendo il significato delle paro-le. Ma ciò non avviene ogni giorno conaltri termini, quali libertà e democra-zia? E non è vero anche per la parolalaicità, che tanto ci sta a cuore?

Un metodo efficace per contrastare ilnemico consiste nello svuotare di sen-so i concetti cui egli più spesso si ri-ferisce. È ciò che fa la Chiesa cattoli-ca quando afferma di condividere ilconcetto di laicità, precisando peròche la separazione della sfera eccle-siastica da quella statale va applicataa tutto tranne alle questioni morali.Così facendo, cambia il significato

della parola e stabilisce il suo dirittodi condizionare i comportamenti e lecoscienze di tutti gli italiani e – vistol’art. 51 della Costituzione europea –anche di tutti gli europei. Nulla dinuovo: in tutta la sua storia, l’uso del-l’ipocrisia è stato una costante nellacondotta della Chiesa cattolica. DaAgostino che diceva che lui e i suoicristiani non uccidevano nessuno,“eccetto quelli che Dio comanda diuccidere” a Papa Wojtyla che finge dicondannare la pena di morte mentreil suo Catechismo della Chiesa cattoli-ca del 1992 la prescrive.

La malafede cela il disprezzo per lepersone. Noi atei e agnostici le con-trapponiamo la nostra fiducia nel-l’uomo e nella sua volontà di miglio-rare se stesso e la società in cui vi-ve. Come scritto nelle nostre tesi, lacoerenza fra pensiero e azione signi-fica “la ricerca di uno stile di vita al-ternativo a quello preconfezionatodalle religioni, anche qualora questocomporti qualche forma d’imbarazzosociale”.

Moltissime persone ignorano questiargomenti, e sono convinte che chinon crede in dio non creda in niente,quindi non abbia valori. Perciò noidobbiamo combattere la malsanaquanto inveterata abitudine di divi-dere i cittadini fra credenti e non cre-denti, spiegando che si può esserecredenti, atei o agnostici, tre sceltespirituali diverse aventi pari dignità.Dobbiamo ricordare che l’etica è unasola, quella che emerge dai costumie dalle coscienze dei cittadini nei lo-ro rapporti individuali e collettivi,mentre la cosiddetta “etica cristia-na” altro non è che la dottrina mora-le della Chiesa cattolica, inventatada soli uomini senza nessuna delegadi rappresentanza da parte dei citta-dini, neanche dei propri fedeli. Èscandaloso che le istituzioni di unoStato democratico diano loro tantocredito e tanti soldi.

A Bruxelles, nel dibattito sulla futu-ra Costituzione, non si è discussodella laicità delle istituzioni euro-pee. Al contrario, al centro dell’at-tenzione è stato posto – per voleredella Chiesa cattolica, decisa a farpassare in modo indolore ben altriprivilegi – il riferimento alle cosid-dette radici cristiane che ha datoluogo alla manifestazione della con-sueta subalternità culturale di par-lamentari, politici e media. E ci ram-

marica constatare che neanche ilnostro Presidente della Repubblica,che si è sempre professato laico,sembra essersi chiesto se tale riferi-mento non comportasse una viola-zione del principio d’uguaglianzadei cittadini sancito dalla nostra Co-stituzione. Dunque sia in Italia siain Europa il nostro compito priorita-rio rimane la difesa paziente e per-vicace del giusto significato del con-cetto di laicità come elemento por-tante d’ogni democrazia.

Considerando le nostre forze, in que-sti tre anni abbiamo fatto molto, an-che lottando per la rimozione dei cro-cifissi nei luoghi pubblici. Tuttavia,siamo consapevoli che il nostroobiettivo a medio-lungo termine nonpuò limitarsi all’abolizione di simbo-li, ma deve tendere a cambiare lamentalità di chi li accetta perchéignaro delle funzioni e dei doveri diuno Stato laico, per conformismo oindifferenza. E per riuscirci è neces-sario coinvolgere nella nostra lottagli intellettuali più sensibili e quelleassociazioni di cittadini che, pur nonchiamandosi laiche, perseguono latutela del diritto alla propria sessua-lità e salute riproduttiva, ad una mor-te degna, ad una scuola effettiva-mente laica, ad una ricerca scientifi-ca che s’ispiri all’etica umana e nona dottrine religiose che solo uno Sta-to laico è in grado di garantire.

Sono questi i nostri veri alleati. Se fa-cessimo un inventario delle associa-zioni e dei cittadini impegnati per ladifesa di questi diritti, scopriremmoche in Italia un fronte laico c’è, ecco-me. Mi piace ricordare a questo pro-posito la lotta portata avanti dall’Ar-cidonna a Trapani, lotta per il dirittoall’IVG (interruzione volontaria di gra-vidanza) negli ospedali pubblici dellaprovincia, dove tutti i ginecologi si di-chiarano obiettori di coscienza. E midomando quante e quanti, in Sicilia ealtrove – militanti, politici e giornali-sti – abbiano chiaro il nesso esistentefra questo tipo di lotta e la difesa del-la laicità e della democrazia. Stabiliredei contatti con questi gruppi e asso-ciazioni, valorizzare esperienze simili,spesso prive di risonanza nazionale,facendole conoscere rendendo espli-cito il loro contenuto di difesa dellalaicità: ecco un ruolo prezioso che icircoli potrebbero svolgere.

È con viva preoccupazione che con-statiamo le regressioni paurose com-

piute dall’attuale governo nel campodella scuola, della bioetica, e dei tra-sferimenti di denari pubblici a favoredella Chiesa cattolica e del suo indot-to (vedi il finanziamento delle parroc-chie). Altrettanto se non più preoc-cupanti, sono gli spazi concessi dainostri rappresentanti alle gerarchiecattoliche sia nella vita pubblica uffi-ciale, sia nei media. Già al congressodell’UAAR del 1995, Martino Rizzottidenunciava il potere di Berlusconisui mezzi d’informazione come ungrave attacco al pluralismo. Oggiquesto potere – diventato pratica-mente un monopolio – ci rafforza nel-la convinzione che i destinatari dellenostre richieste e denunce devonoessere i parlamentari che abbiamoeletto, la cui subalternità al Vaticanoè indegna sul piano morale e rappre-senta un grave tradimento della de-mocrazia sul piano politico. In questicomportamenti, non tutti certo diuguale gravità, vi sono delle eccezio-ni e salutiamo con rispetto quei par-lamentari che, a testa alta, si sonodemarcati in senso laico durantequesta legislatura.

Queste e tante altre sono le questio-ni che discuteremo insieme al Con-gresso di novembre. Alcune scottan-ti, come la decisione dell’UAAR dinon partecipare alle manifestazioniper la pace, ferma restando però lanostra adesione alle istanze pacifistecontenute all’art. 11 della nostra Co-stituzione; altre ancora di grande im-portanza che negli anni abbiamo sot-tovalutato.

L’UAAR continua ad essere l’unicaassociazione italiana di atei e diagnostici, ma dobbiamo riconoscereche, assillata dalle malefatte antilai-che dei nostri governi – in particola-re di quello attuale – non ha dedica-to un’attenzione sufficiente al suoprimo scopo statutario: la promozio-ne delle idee atee e agnostiche. Dob-biamo approfondire i modi di unmaggiore impegno in questo senso,consapevoli del fatto che la concezio-ne del mondo razionalista, sia ateasia agnostica, è l’antidoto per eccel-lenza all’oscurantismo delle religionie rimane il modo miglior per rimette-re in questione i consensi e i privile-gi di cui esse godono. L’abolizionedel Concordato e dell’art. 7 della Co-stituzione sono un obiettivo lontano,ma sempre prioritario e mi auguroche il dibattito congressuale non loperda di vista.

20 n. 5/2004 (34)

CONGRESSO

da <NEWSLETTER> UAAR(N. 38, del 30 giugno 2004)

Il ricorso UAAR contro la RAI

Il TAR del Lazio, con sentenza del 18maggio 2004, ha rigettato un ricorsodell’UAAR contro la RAI e la Confe-renza Episcopale Italiana. L’Unionedegli atei e degli agnostici razionali-sti aveva infatti chiesto di poter go-dere delle stesse possibilità offerte al-la Chiesa cattolica grazie alla delibe-ra RAI che ha istituito la struttura de-nominata Rai-Vaticano; all’accordostipulato con la Chiesa cattolica, e/ocon enti della medesima confessione(come la CEI), relativi alla gestionedel portale su Internet www.religionecattolica.rai.it; al tariffario invigore per l’inserimento nel Televi-deo, a pagamento, delle notizie rela-tive alle “Istituzioni” (pag. 400 di Te-levideo). Di fronte all’inerzia della RAInell’avviare contatti volti alla conclu-sione di accordi per la gestione in co-mune di un portale per l’informazionesulle concezioni del mondo ateo allemedesime condizioni tariffarie prati-cate alle confezioni religiose, l’UAARha presentato un ricorso al TAR, de-nunciando la violazione degli art. 22e seg. della Legge 7/8/1990 n. 241 edeccesso di potere sotto diversi profili.

Il ricorso è stato dichiarato inammis-sibile dal TAR del Lazio per tre moti-vi: il più risibile è quello secondo cuila richiesta UAAR è stata presentataa una società diversa (RAI Spa anzi-ché Rai-Net Spa). Un altro motivo ad-dotto è stato che “Le associazioniagnostiche da un lato e le associazio-ni religiose dall’altro sono quindi por-tatrici di interessi specularmene con-trapposti … È proprio la radicaleestraneità, nei rispettivi ambiti, dellaicismo e delle confessioni religioseche fa dubitare della sussistenza diun interesse giuridicamente rilevantedell’UAAR”. Il Tribunale ha qui com-messo un doppio errore: da una parteha confuso l’ateismo/agnosticismocon il laicismo (si può essere atei sen-za essere laici ed essere laici senzaessere cattolici), dall’altra ha dimo-strato di non conoscere la sentenza117/79 della Corte Costituzionale. So-stiene, infatti, tale sentenza che “l’o-pinione prevalente fa ormai rientrarela tutela della c.d. libertà di coscienzadei non credenti in quella della piùampia libertà in materia religiosa as-sicurata dall’art. 19, il quale garanti-rebbe altresì (analogamente a quanto

avviene per altre libertà: ad es. gli ar-ticoli 18 e 21 Cost.) la corrispondentelibertà ‘negativa’. Ma anche chi ri-comprende la libertà di opinione reli-giosa del non credente in quella dimanifestazione del pensiero garanti-ta dall’art. 21 Cost. … perviene poi al-le stesse conclusioni pratiche, e cioèche il nostro ordinamento costituzio-nale esclude ogni differenziazione ditutela della libera esplicazione sia del-la fede religiosa sia dell’ateismo, nonassumendo rilievo le caratteristicheproprie di quest’ultimo sul piano teo-rico”.

Vi sarebbero quindi ampiamente ipresupposti per un ricorso contro lasentenza del TAR. L’UAAR ha decisodi soprassedere, oltre che in base aconsiderazioni economiche (benché lastessa sentenza del TAR non l’abbiacondannata al pagamento delle spe-se), anche e soprattutto per il terzomotivo per cui il ricorso non è statoaccolto. Ancora una volta un tribuna-le ha rifiutato l’idea che un’organizza-zione possa difendere i legittimi inte-ressi degli atei e degli agnostici. Co-me per altre associazioni, impegnatesu tematiche completamente diverse,ma che si trovano nella medesima si-tuazione, le strade per ovviare al pro-blema sono sostanzialmente due: ri-correre attraverso singoli individuiportatori di un interesse legittimo (edè la strada intrapresa per il ricorsocontro la presenza del crocifisso nellescuole), oppure iscriversi all’elencodelle associazioni di promozione so-ciale, di cui all’art. 7 della L. n.383/2000, decisione allo studio delComitato di Coordinamento del-l’UAAR.

Sergio D’[email protected]

Svezia: prete in galeraper incitamento all’odio contro gli omosessuali

Lo scorso 29 giugno, il tribunale diKalmar ha condannato il prete prote-stante Åke Green ad un mese di pri-gione per incitamento all’odio controgli omosessuali. In particolare, duran-te una predica nel luglio del 2003 nel-la sua parrocchia sull’isola di Öland(cuore della Svezia rurale e tradizio-nalista) il prete aveva definito gliomosessuali “perversi” e “un cancronel corpo della società” e espresso al-tre dichiarazioni consimili, ritenute in

contrasto con le leggi svedesi controle discriminazioni e l’incitamento al-l’odio contro le minoranze che (a dif-ferenza della Legge Mancino in Italia)difendono anche dalla discriminazio-ne per orientamento sessuale e iden-tità di genere.

La condanna, la prima di questo tipo,è stata commentata positivamentedall’associazione gay e lesbica svede-se RFSL, che ha dichiarato in un co-municato stampa: “non ci si può na-scondere dietro la libertà di religioneper esprimere odio o disprezzo controuna minoranza a causa del suo orien-tamento sessuale”; il presidente del-l’associazione Sören Andersson haaggiunto: “La libertà di religione nonpuò comportare l’incitamento all’odiocontro esseri umani”.

(Fonti:http://www.p4.no/txo/126408.asphttp://www.rfsl.se/?p=324&aid=1527)

Lorenzo Lozzi [email protected]

Convegno “Religioni e Stato”

Il Convegno, che si è svolto a Torinonel corso della Fiera del Libro il 7maggio 2004, è stato aperto da EnzoGhigo (Presidente della Regione Pie-monte) che ha citato il Comitato pro-motore dell’iniziativa (World Politi-cal Forum) il quale, ha rilevato, nonsi deve limitare ad approfondire que-sti temi, ma elaborarne prospettiveconcrete di realizzazione pratica. Do-po l’introduzione di Carlo Ossola(Professore al Collegio di Francia),Gabriella Caramore (conduttrice diRAI-3), ha fatto precedere gli inter-venti da una breve presentazionedei relatori, che si sono avvicendatinel seguente ordine: Predrag Matve-jevic (di Mostar, scrittore; Università“La Sapienza” di Roma), Enzo Bian-chi (priore di “Bose”), Christos Yan-naris (filosofo greco di fede ortodos-sa), Nadir Mohamed Aziza (tunisino,poeta), Shalon Bahbout (Collegiorabbinico di Roma), padre Khail Sa-mir (Università di Beirut), GianniLong (Presidente comunità valdesein Italia), Khaled Fuad Allam (socio-logo d’origine algerina), Cesare Mi-rabelli (presidente della Corte Costi-tuzionale Italiana), Emanuele Seve-rino (filosofo).

21n. 5/2004 (34)

NOTIZIE

Il tema proposto è stato affrontato davarie angolazioni: dal punto di vistastorico vi sono stati riferimenti alleantiche origini dell’Europa (C. Osso-la), definita “erede di una società al

plurale”, come pure a quelle medie-vali, per giungere alla Rivoluzionefrancese (P. Matvejevic), che ha po-sto le basi per il processo di laicizza-zione europea, e alla “svolta definiti-va” del 1905 in cui, in Francia, fu san-cita la definitiva separazione tra Sta-to e Chiesa: una legge che provocòreazioni anche violente nei paesi amaggioranza cattolica mentre neipaesi nordici venne accolta in modograduale e non drammatico (G.Long). Sono poi state esposte le ori-gini dell’Islam (K. Samir) e le sue leg-gi contraddittorie che hanno creatovari orientamenti nella popolazionemusulmana, oggi accentuati in sen-so negativo dalla parte integralista efondamentalista che ha trovato spa-zio anche a causa, nei paesi d’origi-ne, di uno svuotamento culturale do-vuto alle migrazioni dell’ultimo seco-lo (K.F. Allam). La storia dell’ebrai-smo con le sue caratteristiche di“non proselitismo” e di promozioneverso le altre culture sono stateesposte dal rabbino S. Bahbout.

Gli interlocutori hanno fatto poi unquadro della situazione attuale pro-spettandone le possibili soluzioni ba-sate principalmente sulla necessità disuperare i blocchi della comunicazio-ne attraverso un dialogo concreto ecostruttivo “che giunga a formulareleggi che salvaguardino l’unicità inso-stituibile di ogni cittadino” (C. Osso-la). In particolare, facendo riferimen-to ai problemi d’integrazione col mon-do islamico in Europa, è stato dettoche questi sono risolvibili stabilendoregole di convivenza laiche e repub-blicane (N.M. Aziza) e favorendo l’a-zione dell’Islam disposto al dialogo ealla democrazia che, in buona parte,si è rifugiato in ambiti artistici o let-terari (K.F. Allam).

Per quanto riguarda la Chiesa Catto-lica, E. Bianchi ha espresso la neces-sità che la religione non venga confu-sa con lo Stato perché, accettando pri-vilegi, c’è il rischio di secolarizzare ilmessaggio evangelico e svuotarlo deisuoi contenuti spirituali; ha anche ag-giunto che “una società pluralista de-ve essere il luogo di garanzia diespressione delle sue diverse compo-nenti” citando però poi l’art. 9 della“Carta dei Diritti dell’Uomo” del 1950,in cui è prescritto, in modo generico,che “se i segni di appartenenza nonturbano l’ordine pubblico e non offen-dono la dignità altrui, intervenire pervietarli è reprimere un aspetto della

libertà religiosa”. Affermazione ana-loga è stata fatta da C. Mirabelli che,parlando di “strumentalizzazione deisimboli religiosi”, si è espresso inquesti termini: “il cancellare la lava-gna può essere un rimedio peggioredel male”. E. Severino, invece, ha af-fermato che il “messaggio evangeli-co” implica la necessità di uno Statoteocratico (“non si può dare a Cesareciò che non è di Dio”), aggiungendopoi che i nemici comuni dell’Islam edel Cristianesimo sono la filosofia de-gli ultimi due secoli unita ad una “mo-dernità” priva di valori spirituali.

C. Yannaris, dopo aver detto che laChiesa, per assolvere al suo compito,deve essere il risultato di scelte col-lettive, ha aggiunto che bisogna ri-nunciare alla visione della “societàcristiana” perché la religione appar-tiene alla sfera del “privato”.

P. Matvejevic, alla fine del suo inter-vento, ha fatto una necessaria preci-sazione dicendo che la “laicità” èstaccata dai termini “religioso, ateo,agnostico” e può essere presente sec’è apertura e tolleranza reciproca:l’Europa deve avere una laicità al plu-rale in un’Unione Europea pluralista.Mancando il tempo necessario per ildibattito col pubblico, Carlo Ossola haconcluso il Convegno augurandosiche Torino diventi crocevia di fecondiscambi tra le varie culture.

Anna Maria [email protected]

da <RationalistInternational> (N. 124, del maggio 2004)

Nigeria: paura musulmana bloccavaccinazione antipolio

Il governo nigeriano ha dovuto so-spendere il suo programma naziona-le di vaccinazione antipolio a causad’una massiccia opposizione degliStati del nord del paese, dominati daimusulmani. È quanto riporta il “Bri-tish Medical Journal” del 28 maggioscorso. Il Dr. Ibrahim Datti Ahmed,segretario generale del Consiglio Su-premo della Charia, ha chiesto la so-spensione del programma perché –secondo lui – il vaccino importatonon è sicuro e presenta una minac-cia per i musulmani. Ci sono prove,sostiene, che questo vaccino sareb-be stato concepito per avere un ef-

22 n. 5/2004 (34)

NOTIZIE

Lezione di religione

Tutti si sono sempre chiesti: maGesù di che colore aveva la pel-le? Di che origine era, da qualepaese proveniva? Noi lo sappia-mo.

Tre motivi per dire che Gesù erairlandese:Non è mai stato sposato.Non ha mai avuto un lavoro fis-so.La sua ultima richiesta è stataquella di bere.

Tre motivi per dire che Gesù eraportoricano:Si chiamava Jesus.Aveva costantemente guai con lalegge.Sua madre non era sicura chi fos-se suo padre.

Tre motivi per dire che Gesù eragreco:Parlava gesticolando.Beveva vino ad ogni pasto.Lavorava nel settore delle co-struzioni.

Tre motivi per dire che Gesù eranero:Chiamava tutti “fratello”.Non aveva un indirizzo fisso.Nessuno lo voleva assumere.

Tre motivi per dire che Gesù eracaliforniano:Non si tagliava mai i capelli.Era sempre scalzo.Ha inventato una nuova religio-ne.

E finalmente, la prova che Gesùera italiano:È andato a lavorare nell’impresadi suo padre.Ha vissuto in casa fino a 33 anni.Era convinto che sua madre fos-se vergine.Sua madre era convinta che luifosse Dio.

(da: www.bastardidentro.com)

Dal Circolo di Verona

Azienda Municipale IgieneAmbientale

Venerdì 26 marzo 2004 abbiamo con-segnato presso la sede dell’AMIA unacopia per il presidente, per ciascunmembro del consiglio di amministra-zione e per ciascun revisore dei contidell’Azienda municipalizzata di igie-ne ambientale. La lettera è del comi-tato direttivo del Circolo UAAR di Ve-rona.

Egregio Signor Presidente, negli ultimianni, in prossimità delle festività pa-squali cattoliche, il Vescovo cattolicodella diocesi di Verona è venuto pres-so l’AMIA per celebrarvi, in orario dilavoro, il rito cattolico della messa peri dipendenti dell’AMIA. Non sappia-mo se il Vescovo cattolico sia stato in-vitato per iniziativa dell’allora presi-dente oppure in base ad una deliberadel consiglio d’amministrazione oppu-re dal direttore dell’azienda. Desidere-remmo sapere: (1) se le ore complessi-ve di lavoro perdute dai dipendentidell’AMIA per assistere a tale rito so-no state rimborsate all’Azienda dal-l’organo che ha proceduto all’invito;(2) in caso negativo, se codesta Ammi-nistrazione ritiene di procedere a ri-chiedere tale rimborso; (3) se i dipen-denti non partecipanti al rito cattolicodella messa abbiano usufruito di untempo equivalente di non lavoro op-pure se sia stata pagata loro una som-ma pari alla retribuzione di quel tem-po.

Auspichiamo che in occasione dellaprossima festività pasquale l’AMIAnon proceda ad invitare il vescovo per

celebrare il rito cattolico della messapresso l’Azienda né in orario di lavo-ro né fuori orario di lavoro in rispettodel principio di laicità che dovrebbetrovare applicazione presso tutte leistituzioni e le aziende pubbliche.Non rispettare il principio di laicità si-gnifica accordare una posizione diprivilegio per la chiesa cattolica ed at-tuare una discriminazione nei con-fronti delle altre confessioni religiosee delle associazioni filosofiche nonconfessionali. Qualora il Vescovochiedesse di poter celebrare la messanon in orario di lavoro, dovrebbero es-sere accolte anche eventuali richiestedi incontri, sempre extra orario, di al-tre confessioni religiose o di associa-zioni filosofiche non confessionali.Cordiali saluti.

Martedì 30 marzo 2004 si è riunito ilconsiglio di amministrazione dell’A-MIA e per circa un’ora ha discusso lanostra lettera. Sembra che ciò sia av-venuto per la prima volta, in quantonon esiste nessuna delibera degli an-ni precedenti con la decisione di pa-gare ore lavorative ai dipendenti perassistere alla messa. La componentecattolica, maggioritaria, ha sostenutoche bisognava procedere anche que-st’anno. La visita del vescovo, con re-lativa messa, era già stata fissata(non si sa da chi) per il martedì suc-cessivo. Tuttavia, c’era preoccupazio-ne sulle possibili conseguenze econo-miche a carico degli amministratori.La soluzione è stata trovata in questomodo: le organizzazioni sindacali han-no chiesto un’ora di assemblea per ef-fettuare la messa. Da notare che lostatuto dei diritti dei lavoratori stabi-lisce che le rappresentanze sindacalipossono indire assemblee con ordine

del giorno su materie di interesse sin-dacale e del lavoro. A Verona succe-dono anche queste cose.

Dall’AMIA siamo stati informati chesaranno accolte anche eventuali ri-chieste di incontri di altre confessionireligiose o di associazioni filosofichenon confessionali, qual è l’UAAR.L’anno prossimo, contemporanea-mente al vescovo, saremo all’AMIAanche noi, organizzazioni sindacalipermettendo.

Mercoledì 7 aprile 2004 è apparso sul“Corriere del Veneto”, in buona evi-denza, un articolo su questa vicendadal titolo tendenzioso: “Gli atei con-tro la messa pasquale”.

Azienda Generale ServiziMunicipalizzati

Venerdì 16 aprile 2004 è stata conse-gnata presso la sede dell’AGSM(Azienda Generale Servizi Municipa-lizzati) la seguente lettera che il co-

fetto sulla fertilità. Dal 1975, gli USAhanno intrapreso una politica intesaa ridurre la popolazione in Africa enei paesi musulmani, ha detto il Dr.Ahmed. Essi hanno sviluppato unvaccino speciale contenente ormoni,che sono stati utilizzati in Nigeria,Tanzania, Filippine, Nicaragua eMessico.

Per porre fine alla confusione ed al pa-nico di questi mesi, il governo nige-

riano ha chiesto a laboratori in Nige-ria, Africa del Sud e India d’esamina-re il vaccino, ma questi non hanno tro-vato alcuna ragione d’allarme e, no-nostante ciò, i responsabili musulma-ni continuano a non avere fiducia nelgoverno. Se dev’esserci una vaccina-zione, essi insistono, i vaccini devonoessere unicamente importati dai pae-si musulmani. La Nigeria è uno degliotto paesi al mondo dove il program-ma di vaccinazione antipolio minaccia

di fallire a causa della paura e del ri-fiuto. Il Dr. Abba Zakeri, direttore delprincipale programma di salute pub-blica ha fatto notare che c’era un tas-so di polio particolarmente alto nellostato di Jigawa, nel nord della Nige-ria. Il governo spera di poter risolverei problemi e rivarare il programma nelprossimo settembre.

(Traduzione dal francese di Baldo Con-ti, [email protected])

23n. 5/2004 (34)

NOTIZIE

DAI CIRCOLI

mitato direttivo del nostro circolo hadiretto all’ing. Giuseppe Nicolò, pre-sidente dell’AGSM, a per conoscen-za a tutti i membri del consigliod’amministrazione e del collegio sin-dacale.

Signor Presidente, abbiamo appresodalla stampa locale che il vescovo cat-tolico di Verona lunedì 5 aprile 2004ha celebrato la messa presso la sededell’AGSM. La celebrazione è avvenu-ta a partire dalle ore 8, cioè in orariodi lavoro. È vero che l’AGSM è una so-cietà per azioni e, quindi, soggetto didiritto privato, ma è altrettanto veroche l’azionista è il comune di Veronache l’ha costituita per la produzione diservizi pubblici. Troviamo ingiustifica-to e ingiustificabile che ore di lavoropagate dall’AGSM siano distratte dal-la produzione di servizi pubblici perpermettere ai dipendenti di assistereal rito di una confessione religiosa alquale potrebbero partecipare libera-mente in altre ore senza alcun incon-veniente. Sappiamo che la celebrazio-ne della messa nella sede dell’Aziendain periodo pasquale da parte del ve-scovo è una consuetudine che risale aparecchi anni addietro, ma le faccia-mo osservare che errare humanum est,perseverare diabolicum.

Desidereremmo sapere: (1) chi ha de-ciso (Lei, il CdA, il Direttore o altri) didestinare ore lavorative retribuite al-l’ascolto della messa; il fatto non è pre-visto né dal contratto collettivo nazio-nale di lavoro né da quello integrativoaziendale; (2) se la decisione è statapresa con un atto formale; (3) nel casoche la decisione sia stata presa da unsoggetto non legittimato ad assumer-la, se sia Sua intenzione procedere alrecupero del risarcimento del dannosubito dall’Azienda, sia per quest’an-no sia per gli anni precedenti; (4) se apartire dal 1984, da quando cioè la re-ligione cattolica romana non è piùneppure formalmente la religione del-lo Stato italiano, siano stati invitati acelebrare i loro riti nella sede dell’A-zienda anche le altre confessioni reli-giose e se siano state contattate le as-sociazioni filosofiche non confessiona-li. Confidando in una Sua cortese ri-sposta, le porgiamo distinti saluti. Ilcomitato direttivo del circolo UAAR diVerona.

Riunioni

Martedì 6 aprile 2004, presso la no-stra sede, ci siamo scambiati opinioni

circa il problema dell’Indottrinamen-to infantile.

Lunedì 10 maggio 2004 a casa di unsocio abbiamo visto il film Magdalenedi P. Mullan; ne è seguita una interes-sante discussione tra i soci.

Antonio [email protected]

Dal Circolo di Firenze

Dalla parte delle scimmie:Chi vuole eliminare Darwin dallascuola e perché?

Su invito di Sergio Staino abbiamopartecipato alla “Festa de l’Unità” alQuartiere 4-Isolotto, la sera del 6 lu-glio 2004. Oltre Giorgio Villella, han-no aderitto all’incontro Marco Vanni-ni, ordinario di Zoologia nella nostraUniversità; il socio fiorentino MauroRomanelli, responsabile nazionale deiVerdi per la Scuola; e il prete AndreaBigalli, vicepresidente della Caritasdiocesana. Moderatrice GiovannaConsolati, presidente del distrettoscolastico 10. Il tutto validamente or-ganizzato da Leonardo Brunetti deiDS. Presenti molti dei nostri iscritti esimpatizzanti con un pubblico strari-pante ed anche in piedi nell’arena,mai visto così numeroso, secondo gliorganizzatori. Il tema è stato introdot-to dalla Consolati, con un panoramadei problemi attuali della Scuola an-che alla luce della cosiddetta “contro-riforma” Moratti.

Ha preso per primo la parola Villellache ha illustrato il suo percorso per-sonale, dalla nascita fino al suo arrivoall’ateismo, accennando alla situazio-ne italiana (con paralleli con altri Sta-ti) e all’ingerenza della chiesa cattoli-ca nella vita pubblica e nella scuola.Ha riferito i dati ufficiali che confer-mano il declino di battesimi ed altri ri-ti religiosi, ha sostenuto poi la neces-sità del rispetto del pensiero altrui el’inopportunità dei crocifissi nel localipubblici. Ha poi presentato l’UAAR, isuoi principi, la sua breve storia, le fi-nalità, le prospettive.

Vannini ha sintetizzato in modo sem-plice e comprensibile per tutti, la sto-ria dell’evoluzione sulla terra (Dar-win compreso) e quella dell’uomo,secondo i risultati fino ad oggi acqui-siti dal mondo scientifico. Ha accen-nato alle varie teorie, alle discussio-

ni, alla difficile accettazione da partedi alcuni nel dover ammettere di es-sere delle quasi-scimmie. In proposi-to ha riportato un significativo aned-doto che sembra avvenuto in Inghil-terra nel corso di discussioni allequali partecipava anche Huxley. Unasignora dell’alta borghesia, presenteai dibattiti, ormai quasi convinta del-la “parentela” umana con scimpan-zé ed oranghi, sembra abbia escla-mato: “Sì, va be’, d’accordo, ma pur-ché non lo sappia la servitù!” susci-tando l’ilarità dei presenti in arena.Sul “perché” di questo rigurgito con-troriformista Vannini ritiene di poter-ne attribuire la causa allo “sdogana-mento” della destra fascista da par-te dell’attuale governo.

Romanelli, ha accennato alla nuovalegge ed al “buonismo” culturale inatto, affermando che il darwinismo èormai qualcosa di acquisito dalla no-stra cultura, accenna poi a Monod edal suo Il caso e la necessità, ricordan-do che la vita non è “ordine” comemolti vorrebbero, ma “disordine”, sot-tolineando il valore della statistica co-me “probabile oggettività”. Ha con-cluso sostenendo che la scienza deverivendicare il valore della propria cul-tura e che non esistono verità incon-testabili, mentre la diversità non puòche far crescere.

Bigagli, che ho stentato a seguire peril suo continuo “svicolare”, si è ram-maricato della mancanza – tra i rela-tori – di un creazionista (come se l’e-voluzionismo fosse confrontabile alcreazionismo!). Tra i concetti espres-si e comprensibili ricordo: l’identitàcattolica è da ripensare totalmente;oggi non si leggono i dati biblici in an-tagonismo alla scienza; il pericolo del-la commercializzazione della scienza;la contrarietà della chiesa a OGM ecellule staminali. Ovviamente si èguardato bene ad accennare a que-stioni più scottanti ed attuali, ma que-sto rientra nella nota abilità oratoriadi preti e pseudopoliticanti.

È seguito, infine, un lungo dibattitocon la partecipazione del numerosopubblico oltre l’orario consentito, mala serata estiva all’aperto lo consen-tiva. Hanno parlato alcuni soci delnostro Circolo, professori di scuolamedia, ricercatrici universitarie, ecc.,ai quali sono state date esaurienti ri-sposte.

Baldo Conti, [email protected]

24 n. 5/2004 (34)

DAI CIRCOLI

Dal Circolo UAAR di Roma

Conoscere il Buddismo:Rapporti con Cristianesimo,Ateismo e Agnosticismo

Venerdì, 11 giugno 2004, nella salettadella libreria Ready Bookstore, è sta-to presentato il libro di Renzo Mam-mini, Conoscere il Buddismo: Cristia-nesimo e spiritualità orientale a con-fronto, Fabio Croce Editore. Sono sta-ti invitati ad intervenire come relato-ri, accanto all’autore, Francesco Pao-letti e Rosalba Sgroia dell’UAAR.

La presentazione del testo (che vantadi una prefazione di Luigi LombardiVallauri) ha avuto inizio con un breveintervento della sottoscritta, volto asottolineare l’importanza di connotareil Buddismo come filosofia atea e di far-lo conoscere nella sua “veste” origina-ria. Ha fatto riferimento ai tentativi del-la Chiesa Cattolica, di imbrigliare que-sta filosofia nelle strette maglie dellereligioni che si rivolgono alla divinità;il Buddismo, infatti, è paragonato, spe-cialmente nei testi di religione cattoli-ca adottati nelle scuole Primarie, a tut-te le altre religioni teiste, affermando,impunemente, che “tutti gli uominihanno bisogno di rivolgersi a Dio”. Haconcluso dicendo che l’ateo e l’agno-stico, anche razionalista, ha necessitàdi conoscere il proprio mondo interioree che la spiritualità (intesa in questosenso) non è e non deve essere mono-polio delle religioni.

Francesco Paoletti ha posto le basiper una discussione inerente il rap-porto tra Buddismo e Agnosticismooccidentale affermando che il Buddi-smo ha posto molto raramente degliorpelli dogmatici che entrassero incontrasto con la scienza ufficiale; tra ibuddisti non mancano ricercatori, me-dici, ingegneri, fisici o biologi. In lineagenerale, la differenza di base traquesta filosofia e l’Agnosticismo occi-dentale deriva dalla concezione cheper il Buddismo non c’è separazionetra l’individuo e l’universo, in quantoognuno, sin dalla propria nascita, co-struisce una visione soggettiva dell’u-niverso che sarà diversa da quella ditutti gli altri.

L’autore, ateo dall’età di 14 anni, haespresso, con entusiasmo e vitalitàaccattivanti, le ragioni del suo libro:fare chiarezza sul Buddismo per re-stituirgli la dignità che lo ha sempreconnotato. Ha voluto sottolineare

che tra Buddismo e Cristianesimoesistono differenze abissali, sia sulpiano storico sia esegetico e che talidiversità non sono soggette a connu-bi e commistioni, come vorrebbe San-ta Romana Chiesa. Oltre ad esporreuna breve storia del Buddismo e del-le varie scuole di pensiero ad essocollegate, ha spiegato come la pre-ghiera cristiana sia ben lontana dal-la meditazione: la prima è una richie-sta fatta all’esterno e dominata dal-l’alto, la seconda è un calarsi dentrodi sé e tende a liberare l’individuodalla paura. Anche il comportamen-to buddista differisce da quello cri-stiano, in quanto è il risultato dellesue azioni interiori e non frutto diprecetti imposti dalla divinità e ac-cettati per obbedienza.

L’incontro, complessivamente, è sta-to stimolante e ha fornito molti spun-ti di riflessione e di discussione tra ipresenti.

Rosalba [email protected]

Dal Circolo di Lecce

Un Sindaco conciliare che elude la laicità

La nomina, al Comune di Bari di unassessore con delega “alle religioni”è stato definito, sulla stampa, dall’e-sponente pugliese delle “laiche auto-convocate”, Imma Barbarossa, comeuno “sfondamento della laicità”.

Appare allo scrivente, inoltre, comeuno sviamento programmatico.

Sarebbe utile rileggere il programmaelettorale e quello di governo, presen-tato in Consiglio dal Sindaco Emilia-no, per individuare la parte ispiratri-ce degli interventi ed obiettivi conse-quenziali in materia di religioni.

I rapporti intercorrenti tra l’ente lo-cale e le chiese, per lo più cattoliche,riguardano le convenzioni per il fi-nanziamento delle scuole materne;gli ingenti contributi per le feste pa-tronali o il patrocinio, quasi mai gra-tuito, a manifestazioni di segno con-fessionale.

Il tema religioso rientrerebbe già nel-l’alveo delle iniziative culturali che

non devono incontrare confini o pre-clusioni.

Com’è possibile, allora, ipotizzareun’azione amministrativa, un’apposi-ta delega assessorile, su tale materia?

Sarebbe stato più appropriato, inve-ce, come “segno dei tempi”, istituireun assessorato alla laicità, non pre-clusiva questa dell’argomento reli-gioso.

Il Comune di Roma, infatti, ha istitui-to le consulte per le religioni e le as-sociazioni laiche; in Francia gli am-bienti cattolici hanno istituito un Os-servatorio sulla Laicità, consideratoterreno insostituibile di confronto.

Il Testo Unico sui poteri dell’ente lo-cale non codifica tra i servizi fonda-mentali gli interventi sulle religioni;l’attuale regime d’autonomia incontradiverse limitazioni sulla finanza co-munale, finalizzata ai servizi generaliper la comunità.

Come configurare allora l’ambito ope-rativo di un assessorato alle religioni?Favorire il confronto teologico; verifi-care la congruenza fra i “testi rivela-ti” e le concretizzazioni confessionali;dibattere sull’etica (ma solo di quellareligiosa) occuparsi di concordati edintese, al posto del governo centrale?

Può un Sindaco, dichiaratosi di tutti,assumere il tema delle religioni checomprende solo alcune concezionidella vita, escludendo quelle degliatei e degli agnostici, ora non più mi-noranza?

Qui non ne chiediamo un recupero,smentiremmo le opinioni espresse;segnaliamo, invece, la validità delconcetto di laicità (principio supremodel nostro ordinamento giuridico chenon vorremmo “affievolito” o eluso daun Sindaco conciliare, già laico opera-tore del diritto).

La laicità, non solo come separazionetra lo Stato ed i credi, ma spazio uni-co, in cui possono convivere e con-frontarsi le diverse concezioni filoso-fiche della vita, senza privilegi o pre-varicazioni.

Alle sensibilità democratiche, oltreche per dovere civico, non dovrebbesfuggire la necessità di tenere liberee separate le istituzioni pubbliche,non dalla religiosità, sfera autonoma

25n. 5/2004 (34)

DAI CIRCOLI

dell’individuo, ma dalle confessionicome potere, tutte irradianti una cul-tura sessuofobica, maschilista, gerar-chico-fondamentalista.

Giacomo [email protected]

(Lettera pubblicata da “la Repubbli-ca” il 28 luglio 2004, a firma di “Gia-como Grippa, UAAR Unione degli Ateie degli Agnostici Razionalisti, Circolodi Lecce”).

Dal Circolo di Palermo

Egregio Presidente della Regione Si-ciliana,

il Circolo UAAR di Palermo esprime ilsuo forte dissenso dall’intento da Ellamanifestato di voler inserire un riferi-mento alle radici cristiane della Sicilianel preambolo del nuovo Statuto del-la Regione. La nostra ferma opposi-zione è dettata da motivazioni giuri-diche, storiche, culturali.

Non è proponibile inserire una qual-siasi forma di riferimento religiosonello Statuto della Regione, poiché sa-

rebbe discriminatorio sia nei confron-ti di coloro che appartengono ad altrereligioni, sia nei confronti dei non cre-denti. Una carta Costituzionale devemantenersi al di sopra e al di fuori diqualsiasi settarismo. Quando una Co-stituzione si occupa di religione lo faper garantire a questa speciali poterie non per proteggere la libertà religio-sa, libertà religiosa che è pienamentetutelata da altre libertà (di coscienza,di manifestare il proprio pensiero, as-sociativa, ecc.) garantite dalla Costi-tuzione Italiana.

Cosa farà il futuro legislatore quandosarà chiamato dal suo compito istitu-zionale a valutare leggi che devonoregolare la pacifica convivenza con unriferimento costituzionale ad una mo-rale e ad una religione che una signi-ficativa parte dei siciliani già oggi noncondivide più? Una norma costituzio-nale e un riferimento morale che, senon condiviso, emargina.

La Sicilia, storico crocevia d’etnie hanei secoli assimilato culture e tradi-zioni da popoli diversi rendendo la no-stra società forse il primo crogiolomultietnico dell’umanità. Come di-menticarci della cultura greca che

grande ha reso la Sicilia, del diritto ro-mano che ancora oggi è fonte di rife-rimento e di Federico II che fece con-vivere pacificamente cristiani, ebrei,musulmani, in tempi dove la barbariereligiosa era la norma?

La globalizzazione dei mercati ha pro-dotto anche una globalizzazione diculture e di idee diverse, a cui oggifanno riferimento molti uomini e don-ne della nostra isola. Girando nelle no-stre città e paesi, ci rendiamo contosempre più che popoli da tutti gli an-goli del mondo colorano le nostre stra-de e quartieri: asiatici, africani, slavisono e saranno i cittadini di questa an-tica isola. L’integrazione si realizza ri-spettando anche la specificità di tuttiche verrebbe invece discriminata conil riferimento alle radici cristiane delpopolo siciliano, riferimento peraltrostoricamente del tutto infondato.

Un dettato costituzionale deve esse-re tale che tutti possano riconoscersied esserne fieri. Fate sì che tra 100anni chi leggerà la nostra Costituzio-ne, sappia riconoscere in voi costi-tuenti gente che seppe volare alto.

Rocco Chinnici, [email protected]

26 n. 5/2004 (34)

DAI CIRCOLI

RECENSIONI

� STUART KAUFFMAN, A casa nell’uni-verso (Le leggi del caos e della com-plessità), Editori Riuniti, Roma 2001,€ 19,63.

A casa nell’universo è un libro di di-vulgazione scientifica e nello stessotempo un testo ideologico. Non chel’autore, scienziato di chiara fama,manchi di credenziali d’obiettività,ma perché è evidente, a volte tra lepieghe della sua esposizione ed a vol-te in modo esplicito, l’intento di limi-tare la portata della darwiniana sele-zione naturale quale processo deter-minante nella formazione del volto edella struttura del mondo che ci cir-conda e di cui facciamo parte, nonchétagliare le gambe alle tesi casualisti-che [1] relativamente alla nascita del-la vita sul nostro pianeta.

Le premesse dell’autore sono sostan-zialmente fideistiche fin dalle primebattute, a giudicare da incisi di chia-ra marca teistica [2] e, tuttavia, non

tradisce il suo intento scientifico difornire solide basi oggettive alla suateoria della “auto-organizzazione”, laquale sottintende un “progetto” chesta a monte dell’evoluzione della ma-teria in generale e soprattutto di quel-la vivente.

Si tenga presente che Kauffman è unmembro importante di quel “Santa FéInstitute” che neanche tanto nasco-stamente si propone una revisione deimodelli materialistici concernenti laconcezione dell’universo e della vita,in funzione di un reinserimento scien-tificamente motivato del fattore divi-no e creazionistico che noi atei vor-remmo fosse definitivamente espun-to. Né si può negare l’autorevolezza ela competenza scientifica dello scri-vente (che spazia dal campo matema-tico a quello medico, oltre al suo spe-cifico chimico-biologico) con cui que-st’operazione viene condotta, per cuibisognerà abituarsi a confrontarci conquesto nuovo fronte fideistico-scien-

tifico, che non ha per nulla le solitecaratteristiche confessionali dei cat-tolici di casa nostra e che mi pare siscosti anche da certi nostri scienziati-bigotti [3].

Per entrare nel merito del libro diròche l’obbiezione di fondo che essomuove al darwinismo è di aver affida-to alla selezione un compito che, inquanto tale, essa non ha potuto assol-vere, dato l’ordine del mondo viventein termini d’organizzazione, costanzae conservazione. Alla base di tutto ciòsta però una corrente scientifica piùampia che potremmo definire deditaallo studio delle “leggi della comples-sità” e il cui esponente più prestigio-so (almeno in Europa) è il premio No-bel belga Ilya Prigogine [4]. Quest’in-dirizzo scientifico sostiene che incampo termodinamico, chimico e bio-logico le cose stanno in modo moltodiverso da come si presentano in ge-nere nella fisica, dove i fenomeni so-no per lo più reversibili, mentre il

mondo che ci concerne si presentaper lo più “orientato” dalla “frecciadel tempo”, con processi (basti pen-sare al II principio della termodinami-ca) che hanno un solo vettore [5].

Kauffman non esita a definire “erra-ta” la tesi evoluzionistica pura e cru-da, perché: «[...] Le scienze emergen-ti della complessità incominciano asuggerirci che un tale ordine [quellodel mondo] non è casuale e che am-pie venature di ordine spontaneo sitrovano a portata di mano». Egli rile-va ancora che gran parte degli erroridi lettura della “complessità” deriva-no dall’eccesso di analisi dei dettaglicon la conseguente perdita del pano-rama d’insieme (che è quello realmen-te esistente) e anche ciò s’inserisce inun’altra corrente emergente e piutto-sto robusta della fisica contempora-nea che propende per una visione oli-stica dell’universo e non più soltantoanalitica [6].

Naturalmente il fulcro del libro stanella tesi di fondo che l’uomo è “a ca-sa nell’universo” e non un inquilinocasuale, poiché il suo avvento sulpianeta è coerente, previsto e pro-grammato all’interno delle stesseleggi fisiche [7]. A partire da tali pre-messe (ovviamente da me un po’semplificate) l’autore espone in quat-trocento pagine densissime e ricchedi diagrammi e grafici, ma con un lin-guaggio relativamente semplice (daanglosassone), le sue ricerche e spie-ga come è giunto alle sue conclusio-ni, attraverso un fitto intreccio di ci-tazioni e riferimenti che sconfinanospesso nello specialistico e su cui(con la mia ignoranza) ho dovuto sor-volare per non perdermi. Kauffman èdocente di biochimica all’Universitàdi Pennsylvania, ma dimostra (perquanto io ne possa capire) un’ottimacompetenza anche in campo fisico ematematico, ancorché il suo sia quel-lo chimico-biologico degli ecosistemi,su cui ha elaborato anche modellimatematico-statistici della loro evo-luzione.

Per concludere; un bel libro di un “av-versario”, che non posso che consi-gliare agli amici atei più preparati dime, quale oggetto di riflessione (equalora ne abbiano gli strumenti diconfutazione) sulle nuove frecce al-l’arco dei creazionisti, coi quali il con-fronto non è detto che in futuro diven-ti più facile di quanto non sia adesso(come dire: tutto si evolve e solo la

cultura permette di difendere ade-guatamente le proprie idee).

Note

[1] La principale vittima è naturalmente ilMonod de Il caso e la necessità (1970), ilquale aveva sostenuto la fortuità della na-scita della vita sulla terra e la successivainstaurazione delle leggi biologiche attra-verso le leggi dell’invarianza e della teleo-nomia.[2] «Solo Dio possiede la saggezza percomprendere la legge finale, il lancio deidadi quantistici. Solo Dio può prevedere ilfuturo [...]» (pag. 49).[3] Alludo al ben noto Antonino Zichichi.[4] Il suo libro più noto (scritto con Isabel-le Stengers) è La nuova alleanza (Einaudi1981).[5] Per esempio l’aumento incoercibile del-la dell’entropia generale, a dispetto delfatto che la vita in parte vi si opponga, as-sorbendo e accumulando energia liberaper convertirla in strutture ordinate e or-ganizzate.[6] Paul Davies, docente di fisica teorica eautore di numerosi libri, che non è un fi-deista, ma propende per una concezionepanteistica, sostiene che solo un’interpre-tazione olistica dell’universo ne rendepossibile la lettura corretta. [7] È interessante notare che in Italia ven-t’anni fa il filosofo materialista ArmandoPlebe in Il materialismo oggi (Fisica, biolo-gia e filosofia oltre l’ideologia) (Armando1980) sosteneva la stessa cosa da un pun-to di vista ateo.

Carlo [email protected]

� PAOLO BRUNELLI, D’io c’È, ISBN 88-87899.11-8, Ed. Clandestine (www.edizioniclandestine.com), Marinadi Massa 2001, pagine 110, € 9,30.

Di non facile lettura, ostico e bizzar-ro, ma anche intrigante e divertenteil libro di Paolo Brunelli. Un non-sense che nasconde il senso della vi-ta che scorre, di un fluire in una real-tà amena e imprevedibile in cui il pro-tagonista è l’individuo che vive “trale cose che accadono”.

In questi 20 racconti regna l’anarchiadel linguaggio, della sintassi, del pen-siero, tra la filosofia e la narrazione, allimite del linguaggio poetico; tutto èsvincolato dalle regole usuali, ma ètutto un marciare nell’ordinario in di-rezione di un sogno irrealizzabile.

Spunti, contesti e luoghi della memo-ria collocati nel “Tempo del Mai”.Un’altalena di sensazioni contraddit-torie che sconcertano, che fanno riflet-tere, che irritano e che affascinano “…Volare e Non-Volare. Pensiero e Oblio.Non-Virtualità e Nulla. Leggerezza ePesantezza. Vieni Qui e Vai a Farti Fot-tere. Velocità e Assensa. Vaiafartifotte-retù. Dio e Non-Dio”. Un piccolo eser-cizio di “seghe mentali” e delirio in cuisi affronta, sempre in questo modoparticolare, l’insieme di formule e diteorie, di precetti e di fedi, tutte elu-cubrazioni inventate dall’uomo per so-stenere l’uomo; un vortice di nientenel niente. E da queste vane disquisi-zioni emerge un’unica certezza, squi-sitamente terrena e tangibile, nonun’esaltazione dell’io ma una consta-tazione innegabile: D’io c’è.

E ancora “(…) E non mi interessa pen-sare a un Dio che non conosco e nem-meno so immaginare. Perché se Dioesiste è un fatto assolutamente suopersonale. Qui da noi non ne vedi,okèy?, non ne vedi (…) Perché qui nonce n’è bisogno, giusto?, te la puoi ca-vare benissimo da te. Okèy, comunqueti vada non hai altro da fare che pro-varci da te (…)”.

Accade di perdersi leggendo questolibro, di richiuderlo in fretta perché atratti incomprensibile, di riaprirlo concautela per scorgerne i segreti nasco-sti tra le righe, di ridere per le imma-gini che ne vengono fuori … Un libroinusuale che stuzzica l’immaginario,ma che ci ricorda la nostra vita, ordi-naria e straordinaria, in cui “nell’anar-chia del buio e dello spazio, dell’uni-verso e del caos, tu, non sei nessuno”.

Rosalba Sgroia, [email protected]

27n. 5/2004 (34)

RECENSIONI

� HENRI PENA-RUIZ, La laïcité (La lai-cità), ISBN 2-08-073067-3, ÉditionsFlammarion (Collection GF Corpus),Paris, agosto 2003, pagine 256, € 9,00[testo in francese].

È un tascabile – del noto editore fran-cese – molto agile nella consultazioneed è la raccolta di 44 pezzi sull’argo-mento scelti, presentati e commenta-ti dall’autore stesso. Nell’Introduzio-ne è definito il concetto di laicità e so-no presentati, inoltre, i sei momenticon i quali Pena-Ruiz divide il libro neisuoi sei capitoli: “Le diverse opzionispirituali”, “Religione e politica: unarelazione pericolosa”, “La ragionecontro l’oppressione”, “Valori e prin-cipi della laicità”, “Lo Stato emanci-pato: la separazione laica”, “Laicità eScuola pubblica”.

Nel libro è sintetizzato sull’argomen-to – riportando brani delle loro opere– il pensiero di tanti filosofi, politici,oratori, insomma di tanti uomini illu-stri, iniziando da Platone per finire aSéailles, ed attraverso Sant’Agosti-no, D’Holbach, Hume, Camus, Lucre-zio, Feuerbach, Kant, Hugo, Tomma-so d’Aquino, Rousseau, Voltaire,Averroè, Pascal, Spinoza, Cartesio,Condorcet, Locke, Weber e molti al-tri ancora.

Sono anche descritti i “diritti dell’uo-mo” secondo i papi Pio IX e X, la Ri-voluzione francese, l’Emancipazioneuniversale, senza dimenticare la ne-cessità di separare la chiesa dalloStato (vedi anche la legge francesedel 9 dicembre 1905). L’ultimo capi-tolo – forse il più importante – riguar-da l’esigenza di avere una scuolapubblica pienamente laica, visto cheè l’unico investimento sicuro e pre-zioso per il futuro delle nuove gene-razioni.

Il volume termina con un utile glossa-rio ed una breve bibliografia, molto uti-le, perché per ogni citazione ne è illu-strato contenuto e quindi eventualeutilizzazione. Un tascabile quindi cheprovoca una profonda meditazione, unapprofondimento del tema trattato edun arricchimento del lettore.

Henri Pena-Ruiz è docente di Filosofiadel Diritto all’Institut d’Études Politi-ques e al Lycée Fénelon di Parigi (Fran-cia), è autore di molti libri e di pubbli-cazioni sulla filosofia e la laicità.

Baldo Conti, [email protected]

� ROBERTO BERETTA e ANTONIO PITTA,Come cambia la Bibbia, Editore Piem-me, 2004, brossura, pagine 159, €

10,00 (IVA inclusa).

La CEI (Conferenza Episcopale Italia-na) sta per varare una nuova versio-ne della Bibbia, così com’è anticipatodal volume “Come cambia la Bibbia”in libreria da pochi giorni. Molte e si-gnificative le variazioni. Ad esempio,la preghiera dell’Ave Maria non inizie-rà più con il classico saluto latino<Ave>, ma con un più moderno <Ral-légrati> diretto però sempre a Maria,dirlo a S. Giuseppe sarebbe di cattivogusto. Invece di <Non uccidere>,<Non ucciderai>; come a dire “nel fu-turo”, al presente: accomodati pure.E ancora, nella Genesi s’è sempre let-to che Abramo offre ai tre ospiti chegli annunciano la nascita d’Isacco<latte fresco con latte acido>, nellanuova versione Abramo offre <pannae latte fresco>, si sa: i carabinieri deiNAS fanno paura a tutti. Via anche l’e-spressione <Vade retro, Satana>, sa-rà sostituita da un ambiguo <Va’ die-tro a me, Satana>, ora si sa che quel-lo lì è un birichino e se interpreta amodo suo quel motto rivoltogli?

Armando Adolgisowww.adolgiso.it/newsletter

� MASSIMO CACCIARI, Della cosa ulti-ma, ISBN 88-459-1855-6, Adelphi Edi-zioni, Milano 2004, pagine 554, €

45,00.

Qualcuno ricorderà che l’anno scorsoscrissi un articolo (“L’Ateo” n. 4/2003)prendendomela con la filosofia con-temporanea, accusandola di “spaccia-

re spirito” e di farsi trovare sempredalla parte dei preti, contro la scienzae le concezioni materialiste. Devo di-re che, nel frattempo, i più noti filoso-fi italiani (mi riferisco alla notorietàche deriva dall’essere intervistati daiprincipali media) si sono fatti in quat-tro per darmi ragione. È tutto un mi-sticheggiare, dissertare di teologia,commentare testi sacri, tirare in balloGesù Cristo e i santi, fare prediche.

Non so cosa sia, quest’ondata di de-vozione – un nuovo gioco di società?,un esercizio di stile in voga nell’acca-demia italiana? – ma se fossi il papami preoccuperei: qui i filosofi stannorubando il mestiere ai preti! Vattimoimprovvisamente “crede di credere”,tiene moltissimo alle radici ebraico-cristiane della cultura europea e vapazzo per Gioacchino da Fiore (cfr.Credere di credere, 1999 e Dopo la cri-stianità, 2002), spiazzando tutti: onon era quello del “pensiero debole”,l’inventore della filosofia del tutto fabrodo?

Contrordine, compagni! Non è veroche tutto fa brodo – come diceva unvecchio carosello. Il vero buon brodoè quello cristiano-cattolico, meglio an-cora. Galimberti, da parte sua, ci fa lapredica sui vizi capitali – non avessi-mo a dannarci l’anima (cfr. Vizi capi-tali e nuovi vizi, 2003). Quanto a Se-verino – be’! Lui è più metafisico diqualsiasi religione rivelata, così me-tafisico che il Dio creatore della Bib-bia gli sta decisamente stretto. Nono-stante questo, ultimamente si è de-gnato di avere qualche buona parolaper Gesù Cristo, annoverandolo tra isostenitori dello “spirito critico”. Lo“spirito critico” è l’autentico “spiritoeuropeo”, ci assicura il filosofo (cfr. E.Severino, Quello spirito critico che vie-ne da Atene, “Corriere della Sera”20.6.2004). Cosa ne dobbiamo dedur-re? Che l’Europa ha radici cristiane?Ma non mi dica, professore!

In questa nobile gara a chi è più ti-morato di Dio e più attaccato alle ra-dici, Massimo Cacciari batte allagrande i suoi colleghi. Della cosa ul-tima, poderoso zibaldone di 554 pa-gine scritte in italiano, tedesco, lati-no e greco, con una quantità indu-striale di trattini ficcati nel mezzodelle parole (vezzo tutto cacciariano,strascico di una brutta heideggeritecontratta alla fine degli anni ‘70,quando ci fu la grande epidemia) euno sfoggio di erudizione da paura

28 n. 5/2004 (34)

RECENSIONI

(ragazzi, è filosofia!, non è mica pa-ne per tutti i denti!), ci riporta a unmondo precartesiano, in pieno Me-dioevo, ai tempi della patristica e del-la scolastica e delle belle dissertazio-ni sulla natura di Dio e delle sostan-ze spirituali. Vengono poste doman-de davvero urgenti per l’uomo con-temporaneo, del tipo: Dio si è creatoda solo? Come funziona la Trinità?Gli Angeli sono celesti?

Ma se ve le riassumo così non rendol’idea. Sentite qua: “O non dovremmodi nuovo chiederci ‘da dove’ Lui stes-so? In precedenza la risposta al ‘dadove’ si sarebbe potuta anche cosìformulare: dal Ni-ente che Dio stessoè, dal Nihil sui. (Ma il Ni-ente come sidà a conoscere? Se è Ni-ente, o ha ilNi-ente in sé, Dio ignorerà se stesso[...]). Ma ora si tratta di Dio stesso,non della sua creazione ad extra. ‘Dadove’ il suo volere se stesso? Egli nonpuò non volersi. Ma potrebbe volerel’esse di questa volontà?” (p. 348). An-cora: “Se l’Unità divina si dona nelVerbum, scorrerà in uno ‘ad gentes’,

attraverserà i loro verba, si ‘umilierà’nel loro fra-intendersi. E questo mo-vimento è altrettanto essenziale allasua idea; tutto deriva dalla ‘ipotesi’dell’Uno-che-è. Anche l’affermare chenel suo donarsi il Deus-Trinitas si ri-vela soltanto, senza mai disvelarsi,non muta affatto la logica dell’esposi-zione” (p. 334). Mi fermo, con un’al-tra citazione potrei mandarvi all’ospe-dale: in queste pagine c’è tanto diquello Spirito che si rischia l’intossi-cazione.

Che effetto vi ha fatto la moderatis-sima dose che vi ho propinato? Nonvi siete sentiti di colpo tuffati in unoscuro passato, giù nei secoli bui?Basta aprire una pagina di questo li-bro ed ecco – di colpo le vecchie sfe-re celesti tornano a chiudersi sopradi noi, imprigionando il nostro pove-ro mondo sublunare con i suoi corpisoggetti a corruzione, in trappolasotto l’occhio di Dio. Marameo, Gali-leo! Ciao ciao, Newton! Einstein, echi ti vede più? Il povero vecchio Dio,senza la scienza postcartesiana, de-

ve di nuovo darsi un gran daffare: c’èbisogno del primo motore, deve spin-gere la carretta. Deve creare. Mara-meo, Darwin! E in più deve svelarsi,rivelarsi, disvelarsi, fare mille panto-mime affinché l’uomo comprenda. E“quando l’uomo comprende [...] allo-ra non tace, ma parla, trova i propriadverba” (p. 416). L’uomo non so,certo Massimo Cacciari ha senz’altroben compreso, a giudicare da quan-to parla, straparla e innalza cortinefumogene di parole. Marameo, Car-tesio, tu che ci tenevi a parlar chiaro– anche “in basso bretone”, pur difarti capire! Marameo, Illuministi!Qui c’è buio pesto.

Fai bene, Cacciari, a spegnere la lu-ce: meglio che i villani non s’avveda-no che parli a vanvera, potrebberoperdere il rispetto. L’oscurità è totale,eppure non so se puoi davvero staretranquillo: perché, vedi, la puzza diprete si sente anche al buio.

Maria [email protected]

29n. 5/2004 (34)

RECENSIONI

LETTERE

“Caro Wojtyla …”,

Viene finalmente alla luce, dopo 4 se-coli, uno dei motivi più fetidi e spor-chi per cui dal 1550 (Concilio di Tren-to) le gerarchie cattoliche sottraggo-no minori dalle famiglie povere perrinchiuderle nei seminari con la scusadi avviarli alla carriera ecclesiastica e,al riparo da ogni controllo famigliaree civile esterno, poterli manipolare aloro piacimento intellettualmente e,con la pedofilia, anche fisicamente.Dopo il capitolo dei preti pedofili cheha travolto e portato alla bancarottala chiesa americana, anche l’Europa,con l’Austria, incomincia ad alzare ilcoperchio del pozzo nero dell’immo-ralità ecclesiastica, questa volta inquantità industriale via internet.

La vicenda del cardinale Hans Her-mann Groer dimessosi nel 1998 siconcluse con la sua morte nel marzo2003 senza un definitivo chiarimento.Adesso, sul caso dei primi di luglio2004 del rettore monsignor HulrichKüchl e del suo vice Wolfgang Rhotenel seminario di Sankt Polten, lo stes-so cancelliere austriaco Wolfgang

Schuessel, non come autorità di Statoperché anche in Austria c’è il Concor-dato con la Chiesa, afferma: “… comecredente e cattolico voglio una spie-gazione immediata e sincera”. An-ch’io nel seminario di Torino, in etàminore, ho avuto delle avances pedo-file dal mio rettore. Ho narrato la vi-cenda nel mio libro autobiografico“Un prete sposato”, Editore Frontie-ra, Milano 2003. Sono maturi i tempiin cui anche l’Italia, tappeto del Vati-cano, avrà l’ardire di alzare il coper-chio del suo pozzo nero rimasto chiu-so da troppo tempo nel segreto seco-lare dei suoi seminari ecclesiastici.

Ma al di sopra di queste acque nerefetide e maleodoranti, resta sempre amonte l’ingiustizia del celibato obbli-gatorio per gli ecclesiastici. Se andia-mo a scoprire le vere radici cristianedel primo millennio, il celibato era op-zionale e personale. Il celibato nascenel medievale 1139 con legge del pa-pa Innocenzo II e solo da allora si è in-cominciato ad insegnare nella gerar-chia dei vescovi che era peccato mor-tale solo baciare la bocca di una don-na e non quella di un uomo. A me è

stato sussurrato nell’orecchio, nell’ot-tobre del 1953, dal mio monsignor ret-tore del seminario di Torino, Giusep-pe Pautasso. Il mio Padre spirituale,Monsignor Giovanni Serravalle, midisse nel maggio 1960, vigilia dellamia ordinanza sacerdotale che seavessi abbandonato il proposito di di-ventare prete, avrei certamente corsoil pericolo della dannazione eternadella mia anima.

Caro Wojtyla, ho saputo che nel 2000hai inaugurato a Salerno, nel meridio-ne dei disoccupati, il nuovo seminariodove si accolgono i minori per essereavviati alla carriera ecclesiastica ed alcelibato. Prevedo anche per questipiccoli l’incombente quotidiano peri-colo della pedofilia. Non sarebbe oradi smetterla con la tratta dei minorinei seminari? … Quando a 48 anni misono sposato tu mi hai licenziato do-po 23 anni di fedele servizio senza ri-sarcirmi di nulla, come se fossi unoschiavo traditore. Da minore ho subi-to le sporche mani pedofile di un tuomonsignore. Ho dovuto rinunciare a25 anni a quella donna ed a quei figli,che avevo sempre sognato, a causa

30 n. 5/2004 (34)

LETTERE

del disumano ed incivile celibato, chetu continui ad imporre ai tuoi dipen-denti … Adesso, a 70 anni, voglio es-sere risarcito perché tu, se ne hai co-scienza, sei in debito verso di me diuna intera vita.

Antonio de Angelis, prete sposatoPoggio di Sanremo (Imperia)

Benedizioni, teoresi e zia Carmela

Bussano alla mia porta, vado a vederechi è. Apro e mi trovo davanti il nuovoparroco del paese (1800 abitanti) ac-compagnato da un chierico certamen-te sprovveduto. Faccio entrare ed ac-comodare e chiedo poi a che cosa deb-bo l’onore della visita. Lui si stupiscesolo un attimo della mia domanda evi-dentemente inconsueta, poi mi rispon-de che sta benedicendo le case delpaese. Gli rispondo che, ahilui, è capi-tato in quella sbagliata, poiché, com’ènoto, sono ateo. Mi fissa un attimo, poisi alza e mentre si avvia alla porta mifa: “all’ateismo teoretico non credoproprio” ed io di rimando “neppure ioci credo, credere non appartiene al miovocabolario”. Ci salutiamo molto civil-mente con l’invito da parte mia a ripas-sare, se vuole, per discutere con piùcalma sui temi appena abbozzati.Chiusa la porta, cerco l’ultimo numerode L’Ateo per rileggere l’articolo diCarlo Tamagnone “Il sonno intellettua-le dell’ateismo”, dove si parla di atei-smo teoretico. Capisco allora meglioche il buon parroco mi avrebbe in so-stanza detto: “guarda, mio caro ateo,che tu e i tuoi amici non mi fate perniente paura perché le vostre armi so-no spuntate, vi manca una teoresiatea, l’unica cosa che potrebbe infasti-dirmi, ma solo un po’, mettendo a du-ra prova la mia verità rivelata ... e poi,siete anche in ritardo, io ho più di 2000anni d’anticipo!”. Tamagnone scriveancora che “i Leucippo, i Democrito,gli Epicuro, i Lucrezio sono concettual-mente più vivi che mai in attesa chequalcuno colga il senso della loro teo-resi ...”. Va bene, cogliamolo questosenso, ma chi glielo sciorina poi a ziaCarmela che a scuola non ha studiatofilosofia, ma solo economia domestica?Mi sorge poi un dubbio: ma uno comeSocrate si è mai fatto capire dalla buo-na Santippe, che pure lo accudiva esopportava Mirto? Temo che il parrococontinuerà a lungo a portare in girol’acqua santa ed il crocefisso, noi ateiad “incazzarci” (scusate il termine)

dissipando le nostre migliori energie,Democrito e compagni a dormire nei li-bri di filosofia e zia Carmela ad andarea messa la domenica ... in mancanzadi meglio!

Franco [email protected]

Congratulazioni

Gentile Redazione,

È Marcello Franciolini che parla e scri-vo questa mia per ringraziare di cuo-re la scienziata Margherita Hack allaquale ho potuto solamente stringer-Le la mano ieri sera, 16 luglio 2004 al-le ore 23.00 a Falconara (AN). Il suomonologo-lezione è stata proprio unavera lezione di vita per essere riusci-ta benissimo a far comprendere, a noicomuni mortali e spesso ignoranti inmateria, i come ed i perché della no-stra esistenza. Il piccolo rammarico èil fatto che non ho potuto dirLe chegrazie a Lei ed a Voi ho potuto sba-razzarmi di tutte quelle oscenità chela chiesa cattolica mette in atto suisuoi sudditi e da lei stessa in toto, consemplicità, nel salutarLa ho fatto ap-pena in tempo a dirLe: Grazie di esi-stere!, tante erano le persone che l’as-sembravano. Che altro dire? Ho tra-scorso una bella e singolare serata dicultura, sono contento. Confidando inun benevolo accoglimento della pre-sente Vi ringrazio anticipatamente.Distinti saluti da un disabile.

Marcello [email protected]

Pax Vaticana, nuovo Medio Evo

L’inizio del nuovo millennio sembraproprio l’inizio di un nuovo Medio Evopiuttosto che l’inizio di un’era di pro-gresso scientifico e culturale, comecredevamo appena un decennio fa. In-fatti, invece che l’affermarsi di una ve-ra giustizia sociale fondata sui dirittiumani e civili, vediamo un pericolosoreflusso religioso che non tollera le di-versità. Piuttosto che ricorrere alla ra-gione e alla razionalità, ci si rifugia an-cora nel fantomatico Dio e cioè nell’ir-razionalità più bigotta e primitiva.

Nel mondo islamico, i fondamentalisticontinuano a prevaricare il popolo nelnome di Allah e per di più i sunniti

odiano gli sciiti e tra questi le variesette si odiano, sempre nel nome delloro Dio che, per quanto perfettissi-mo, non aveva previsto ciò. E cosa di-re del fanatismo feroce dei terroristidi Bin Laden? In Palestina, il posses-so dei cosiddetti luoghi santi suscitaodi inconciliabili e profondi: piuttostoche di città santa si dovrebbe parlaredi città maledetta!

E il Papa? Già qualcuno parla e scrivedi Karol il Grande e cioè di un nuovoCarlo Magno (pieno Medio Evo!). Il Pa-pa della pace e dei santi e dei beati inquantità industriale! E poi, quale pa-ce? La Pax Vaticana! Sembra che Gor-baciov ed Eltsin non siano esistiti af-fatto: se il comunismo in Europa è ca-duto pacificamente il merito sarebbestato solo di papa Wojtyla (che ha solotirato acqua al suo mulino!). Su tutte leattività umane si notano le ingerenzedel Papa che si propone con arroganzae presunzione come guida del mondointero. Prima di uscire da casa, dovrem-mo fra poco consultare l’Oroscopo Va-ticano! I quotidiani si sono riempiti dipagine per il 25° compleanno del Santo... Pontefice della pace e persino il pre-sidente Ciampi si è accodato negli au-guri a reti TV unificate, cosa mai suc-cessa! Il Papa della pace e dei divietifa morire di AIDS milioni di africani cuisono vietati i profilattici. La Santa Gui-da del mondo impone persino ai politi-ci cattolici di comportarsi da buoni cat-tolici pure nel legiferare, mettendosisotto i piedi la Costituzione Italiana cheprevede la separazione tra Stato eChiesa. Il Concordato è anticostituzio-nale e dovrebbe essere precluso ai par-titi di chiara ispirazione religiosa l’in-gresso in un Parlamento laico.

Il Papa della pace vaticana pretende leradici cristiane nella Costituzione Eu-ropea, non contento dell’art. 51 checoncede alla Chiesa Cattolica di conti-nuare a godere dei privilegi concessidai concordati nazionali, alla faccia del-l’eguaglianza di tutti i cittadini! Il suoEcumenismo fa rima con Imperialismo;ne sanno qualcosa gli Ortodossi che loaccusano di proselitismo cattolico incasa loro! Ciampi ha detto che la sto-ria si ripete quando ci si dimentica diessa. Si riferiva alla Shoah, ma ci si puòriferire anche alle guerre di religione,alle Crociate, all’Inquisizione e ai roghidei vari Giordano Bruno. Gli uomini pri-mitivi sono ancora tra noi! Quale mil-lennio vedrà la loro scomparsa?

Paolo Profita, [email protected]

31n. 5/2004 (34)

RECAPITI DI CIRCOLI

FIRENZE (Baldo Conti)Tel. / Segr. / Fax 055.711156

[email protected]

GENOVA (Silvano Vergoli)Tel. 0185.384791

[email protected]

LECCE (Giacomo Grippa)Tel. [email protected]

MILANO (Mitti Binda)Tel. 02.2367763

[email protected]

MODENA (Enrico Matacena)Tel. 059.767268

[email protected]

NAPOLI (Calogero Martorana)Tel. 081.291132

[email protected]

PADOVA (Flavio Pietrobelli)Tel. 349.7189846

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PALERMO (Rocco Chinnici)Tel. 091.6409716 – 329.9451267

[email protected]

PERUGIA (Maurizio Magnani)Tel. 0742.98829

[email protected]

REGGIO EMILIA (Loris Vivi)Tel. 0522.856484

[email protected]

ROMA (Francesco Saverio Paoletti)Tel. 340.6221060 – Fax 06.233214874

[email protected]

TORINO (Giuseppe Arlotta)Tel. 011.4334227

[email protected]

TRENTO (Romano Oss)Tel. / Fax [email protected]

TREVISO (Mario Ruffin)Tel. 0422.56378 – 348.2603978

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UDINE (Luigi Feruglio)Tel. [email protected]

VENEZIA (Attilio Valier)Tel. / Segr. [email protected]

VERONA (Silvio Manzati)Tel. 045.597220

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UAARUAAR - C.P. 749 - 35100 Padova

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SEGRETARIOGiorgio Villella

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COMITATO DI PRESIDENZALaura Balbo

Margherita HackPiergiorgio Odifreddi

Pietro OmodeoFloriano PapiValerio PocarEmilio RosiniSergio Staino

32 n. 5/2004 (34)

L’UAAR, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, èl’unica associazione italiana di atei e di agnostici ed è com-pletamente indipendente da forze politiche o da gruppi dipressione di qualsiasi genere. Essa si è costituita di fatto nel 1987 e legalmente nel 1991.

Scopi generalidall’articolo 2 dello Statuto

a) promozione della conoscenza delle teorie atee e agnosti-che e di ogni concezione razionale del mondo, della vita edell’uomo;b) sostegno alle istanze pluralistiche nella divulgazione dellediverse concezioni del mondo e nel confronto fra di esse, op-ponendosi all’intolleranza, alla discriminazione e alla preva-ricazione;c) superamento del principio della libertà di religione in fa-vore del principio del pari trattamento da parte degli Stati edelle loro articolazioni di tutte le scelte filosofiche e conce-zioni del mondo, comprese ovviamente quelle non religiose.d) riaffermazione, nella concreta situazione italiana, dellacompleta laicità dello Stato lottando contro le discriminazio-ni giuridiche e di fatto, aperte e subdole, contro atei ed agno-stici, pretendendo l’abolizione di ogni privilegio accordatoalla religione cattolica e promuovendo la stessa abrogazionedell’articolo 7 della Costituzione che fa propri i Patti latera-nensi fra Stato italiano e Vaticano.

Come si qualifica

L’UAAR si qualifica sul piano filosofico. Essa si propone di ri-unire le persone che hanno fatto una scelta di tipo ateo oagnostico; una scelta, cioè, che nega o pone in dubbio l’esi-stenza di ogni forma di divinità e di entità soprannaturale.L’aggettivo razionalisti, riferito sia agli atei che agli agnosti-ci, intende esprimere anzitutto la fiducia nella ragione comemezzo di comprensione della realtà e funge da radicale di-scriminante nei confronti dell’irrazionalismo, ivi compresoquello di natura non religiosa.Il nostro obiettivo strategico è quello di ottenere l’elimina-zione di ogni intrusione dello Stato in materia di scelte filo-sofiche personali, per consentire ai cittadini con diverse con-cezioni del mondo di convivere in un quadro di civile plurali-smo e di rispetto reciproco delle scelte individuali.L’UAAR dice basta all’invadenza, nella politica e nelle leggidello Stato, della Chiesa cattolica che, anche attraverso par-titi da essa ispirati o facendo leva sul servilismo dei governie delle istituzioni pubbliche, cerca di imporre a tutti i cittadi-ni i valori che sono propri dei cattolici quali la sessuofobia, lasudditanza della donna, l’accettazione della condizione dipovertà, la ghettizzazione dei bambini nella scuola in basealla religione dei genitori, la celebrazione dei propri fasti aspese delle amministrazioni pubbliche.L’UAAR intende far emergere l’esistenza di una quota dellapopolazione italiana atea e agnostica, che è consistente e increscita, e che ha diritto di interloquire con lo stato, al paridelle confessioni religiose, in particolare di quella cattolica,su morale, istruzione, bioetica, unioni di fatto, contraccezio-ne, aborto, eutanasia, e così via.

Promuove quindi una concezione della vita basata su valoriesclusivamente umani e un’etica fondata sulle responsabili-tà individuali e sul rispetto reciproco.

Attività

Le iniziative dell’UAAR, organizzate dal Comitato di Coor-dinamento nazionale e dai Circoli locali, consistono in: di-battiti, conferenze, manifestazioni, azioni legali per la dife-sa della laicità dello Stato, per il riconoscimento giuridicodelle associazioni filosofiche non confessionali e per assicu-rare ai cittadini atei e agnostici gli stessi diritti assicurati aicittadini credenti.L’UAAR ha tenuto congressi nazionali a Venezia nel 1992, aBologna nel 1995, a Trento nel 1998 e a Firenze nel 2001.

Rivista

L’UAAR manda ai suoi soci la rivista bimestrale L’Ateo, invendita nelle librerie Feltrinelli a € 2,80, che si può avereanche per abbonamento. Tel./fax 055.711156; e-mail [email protected].

Sito Internet

L’UAAR ha un proprio Sito Internet, www.uaar.it, fre-quentemente aggiornato, dove si possono trovare notiziesull’associazione, articoli, documenti, riferimenti a siti di al-tre associazioni, istruzioni per far valere i propri diritti ecombattere gli abusi della “religione di stato”. Si possonoanche trovare le istruzioni per iscriversi alla mailing-list[uaar], riservata ai soli soci, e alla mailing-list [ateismo] e al-la news-letter mensile aperte a tutti.

Collegamenti internazionali

L’UAAR è in contatto con organizzazioni analoghe in tuttoil mondo. In particolare è membro associato delle seguentiassociazioni internazionali:L’IHEU (International Humanist and Ethical Union), con se-de a Londra, è la maggiore confederazione di associazionidi ispirazione laica e aconfessionale, comprende oggi circa100 organizzazioni in 35 stati di tutti i continenti ed è con-sulente ufficiale dell’ONU, dell’UNESCO, dell’UNICEF, delConsiglio d’Europa e dell’Unione europea.La FHE (Fédération Humaniste Européenne), con sede aBruxelles, raggruppa le associazioni laiche dei paesi mem-bri dell’Unione europea e dei paesi che non ne sono mem-bri. Partecipa a varie istanze in seno all’Unione europea eha contatti regolari con il Consiglio d’Europa di Strasburgo.Durante i lavori della Convenzione che ha elaborato il pro-getto di trattato costituzionale europeo, ha lanciato unacampagna volta ad abolire i privilegi riconosciuti alle chieseed a favorire l’uguale trattamento fra cittadini religiosi ecittadini liberi da ogni religione. In queste occasioni anchel’UAAR ha potuto far sentire la sua voce, soprattutto attra-verso un membro del comitato di coordinamento, che è di-ventato vicepresidente della FHE.

Membro associato dell’IHEU – International Humanist & Ethical Union

UAAR