Bimestrale dell’UAAR n. 4/2004 (33) · sti anni di crescita affannosa, ma so- ... di massa; hanno...

32
Bimestrale dell’UAAR n. 4/2004 (33) 2,80 UAAR – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti ISSN 1129-566X Bimestrale – Spedizione in abbonamento postale – Tabella C – art. 2 comma 20/c legge 662/96 – Filiale di Firenze. n. 4/2004 (33) Dogmatismo e superstizione

Transcript of Bimestrale dell’UAAR n. 4/2004 (33) · sti anni di crescita affannosa, ma so- ... di massa; hanno...

Bimestrale dell’UAARn. 4/2004 (33)€ 2,80

UAAR – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti

ISSN 1129-566X

Bim

estra

le –

Spe

dizi

one

in a

bbon

amen

to p

osta

le –

Tab

ella

C –

art.

2 c

omm

a 20

/c le

gge

662/

96 –

Filia

le d

i Fire

nze.

n.4/

2004

(33)

Dogmatismo e superstizione

In copertina

Immagine di Sergio Staino (dal Corriere della Sera, 3 aprile 2004).

Nell’interno vignette di

Pag. 6: Victor Kudin (da Il mondo con gli occhi del Sud, Studio d’Arte An-dromeda, 1991); pag. 9: Sassi e Picozze (da Il nuovo grande libro delle bar-zellette, Demetra, 2001); pag. 12: Zap & Ida (da L’hanno santo, MassariEditore, 1999); pag. 15: (da La barzelletta anticlericale, Napoleone Editore,1977); pag. 22: Vauro (da L’ulivo santo, Massari Editore, 1999); pag. 23:Sergio Staino (da l’Unità, 4 giugno 2004); pag. 30: Sergio Staino (da l’Uni-tà, 28 maggio 2004).

L’ATEO n. 4/2004 (33)ISSN 1129-566X

EDITOREUAAR – C.P. 749 – 35100 Padova

Tel. / Segr. / Fax 049.8762305www.uaar.it

DIRETTORE EDITORIALERomano Oss

[email protected]

REDATTORE CAPOBaldo Conti

[email protected]

COMITATO DI REDAZIONEMarco Accorti, Massimo Albertin,

Mitti Binda, Raffaele Carcano, Francesco D’Alpa,

Calogero Martorana, Rosalba Sgroia, Maria Turchetto,

Lia Venturato, Giorgio Villella, Sabrina Zucca

CONSULENTIRossano Casagli, Luciano

Franceschetti, Paolo Ottaviani, Livio Rosini, Carlo Tamagnone

GRAFICA E IMPAGINAZIONERiccardo Petrini

DIRETTORE RESPONSABILEEttore Paris

REGISTRAZIONEdel tribunale di Padovan. 1547 del 5/12/1996

Per le opinioni espressenegli articoli pubblicati,

L’Ateo declina ogni responsabilitàche è solo dei singoli autori.

L’Ateo si dichiara disponibilea regolare eventuali spettanze perla pubblicazione di testi, immagini,o loro parti protetti da copyright,

di cui non sia stato possibilereperire la fonte.

Contributi, articoli, lettere,da sottoporre per la pubblicazione,

vanno inviati per E-mail [email protected]

oppure per posta ordinaria aBaldo Conti

Redazione de L’AteoCasella Postale 10

50018 Le Bagnese S.G. (Firenze)Tel. / Fax 055.711156

STAMPATOluglio 2004, Polistampa s.n.c.Via Livorno 8, 50142 Firenze

SOMMARIO

Editoriale

di Giorgio Villella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

Dogmi e superstizione

di Luciano Franceschetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

Dogmi, magia, superstizione

di Francesco D’Alpa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

Superstizioni e religioni senza differenze

di Calogero Martorana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8

Fatima: la grande illusione

di Daniela Di Pasquale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10

Peccati

di Guglielmo Crescimanno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13

Quando la coppia scoppia. Sguardo critico su cattolicesimo

e televisione mentre la Rai compie 50 anni (Quarta e ultima parte)

di Carlo M. Pauer . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15

In ruolo i docenti di religione cattolica nella scuola pubblica,

a rischio di confessionalizzazione

di Marcello Vigli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20

Intervista al fisico-matematico Freeman Dyson

di Piergiorgio Odifreddi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21

Notizie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23

Dai Circoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24

Recensioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27

Lettere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29

2 n. 4/2004 (33)

Come avrete letto nell’editoriale delnumero precedente della nostra rivi-sta, il direttore Romano Oss si è di-messo; era già stato sia segretariodell’UAAR sia direttore de L’Ateo dicui aveva firmato il primo editoriale.L’UAAR lo ha spremuto molto in que-sti anni di crescita affannosa, ma so-no sicuro che il nostro Romano avràancora del “succo” per le occasioniimportanti. Il prossimo numero saràdiretto da Maria Turchetto e la rivistafarà un altro salto di qualità, come hafatto quando Baldo Conti è diventatoil redattore capo.

La prof ha scritto diversi ottimi ar-ticoli per L’Ateo e ha anche dise-gnato la copertina del numero4/2000 (16), da buona umorista;concordo con lei che l’humor è unaottima arma contro ogni dogmati-smo. Il suo primo articolo, nel nu-mero 2/1999 (10), trae spunto dal li-bro di Mario Alighiero Manacorda,Lettura laica della Bibbia; l’ultimo,del numero 1/2004 (30), è sul termi-ne razionalismo. L’articolo che pre-ferisco è uscito nel numero 4/2003(28): [Ricerca filosofica senza dio] –Contro la filosofia contemporanea.La religione sarà l’“oppio dei popo-li”, ma che dire della filosofia chespaccia “spirito”? A me è servitoper liberarmi da complessi d’inferio-rità per filosofi e filosofie astruse,anche se monopolizzano immerita-tamente le discussioni filosofiche epolitiche italiane. Molti anni fa hoconosciuto un giovane filosofo tede-sco che faceva il dottorato ad Ox-ford; gli ho chiesto chi erano secon-do lui i maggiori esponenti della fi-losofia italiana; con fatica mi ha det-to i nomi di Machiavelli, Vico, Leo-pardi, Enriques (che in realtà non losono eccetto Vico); del matematicoEnriques ricordava che aveva pole-mizzato a lungo con un filosofo checonsiderava la scienza una formasecondaria di conoscenza avendoneperò dimenticat il nome (BenedettoCroce).

Dopo gli interessantissimi DarwinDay, organizzati il 12 febbraio scor-so dall’UAAR in numerose città ita-liane, che hanno avuto tanto suc-cesso, l’Avvenire, organo dei vesco-vi italiani, ha cominciato a prender-ci in considerazione: “Anche gli ateifesteggiano il loro natale. Ieri si è in-fatti celebrato il Darwin Day, in oc-casione della data di nascita del ce-lebre naturalista inglese. Così l’U-

nione degli atei e degli agnostici ra-zionalisti (Uaar) si è lanciata in cele-brazioni anticlericali, dimenticandoperò “che il creazionismo – comespiega il filosofo Emanuele Severino– non è incompatibile con l’evoluzio-nismo” e dunque non è esatto faredi Darwin il simbolo dell’ateismo” ...Darwin non sarà il simbolo dell’atei-smo, ma sicuramente le sue ricer-che hanno liberato il mondo dallanecessità di ipotizzare un dio crea-tore della vita; è dopo Darwin chel’ateismo è diventato un fenomenodi massa; hanno dato più spiegazio-ni sulla vita le sue ricerche, che lespeculazioni di migliaia di teologi,mistici, metafisici, o i miti e le leg-gende religiose che si propinanoacriticamente nell’infanzia.

C’è un argomento che è dibattutospesso all’interno dell’UAAR e chesuscita sempre delle lacerazioni pe-ricolose. L’UAAR, a cui si iscrivonopersone che vogliono combattere ilclericalismo dello Stato e delle isti-tuzioni pubbliche, deve e può assu-mere anche una posizione rispetto aigrandi e drammatici temi che manmano si presentano alla ribalta? Perl’eutanasia, per il riconoscimentodelle coppie di fatto, etero o omoses-suali, per il divorzio, l’aborto, per laprocreazione medicalmente assisti-ta, per tutti i problemi che pone labioetica clericale e che le istituzionipubbliche ci vogliono imporre, siamotutti d’accordo e il sostegno alle lot-te relative da parte dell’UAAR èscontato; fa parte della richiesta dilaicità. Ma ci sono altre problemati-che, poste per esempio da come ci sideve porre di fronte alle guerre chesi succedono ininterrottamente nel-le varie parti del mondo. Io ho cerca-to, con la maggioranza del Comitatodi Coordinamento, di non spaccarel’associazione schierando l’UAAR afavore dell’opposizione alla guerrasenza se e senza ma. Siamo senz’al-tro tutti contrari alle guerre, ma peralcuni di noi questo deve essere unprincipio assoluto, a priori, un dog-ma inviolabile (naturalmente poi conchi vìola i dogmi non si possono ave-re rapporti); per altre questioni si de-ve ragionare ogni volta, caso per ca-so, per vedere se sia possibile un’al-ternativa, valutando bene i se e i ma:la guerra delle nazioni neutrali con-tro le invasioni da parte della Ger-mania nazista nel 1940, era legitti-ma o no? Le guerre anticoloniali era-no legittime o no?

Si può essere iscritti all’UAAR eavere posizioni diverse sulle guer-re, senza scandalo o malumori; senon vogliamo spaccare l’associazio-ne dobbiamo accettare che su que-sto e altri analoghi temi si possa mi-litare nell’UAAR anche pensandoladiversamente. Scrivo questo perchévorrei che, prima del Congresso, cifosse un ampio e approfondito di-battito su questo argomento delica-to (sulla rivista, sulle mailing list,nei Circoli), in modo che ci si arrivipreparati ad accettare la diversitàdi atteggiamento dei soci; su que-sti temi è facile arrivare al murocontro muro, mentre l’UAAR do-vrebbe essere contro i muri, dovreb-be usare pacatamente la ragione enon visceralmente i sentimenti.Nell’UAAR militano soci delusi dal-le ideologie politiche e anche socidi sinistra, di centro e di destra;dobbiamo spaccare l’associazionetra chi è favorevole all’economia dimercato e quelli che preferisconoquella statalista? Tra chi è contra-rio agli OGM e chi è favorevole? Cisono partiti, movimenti, sindacatidove i nostri soci possono militareper le loro idee politiche e anzi do-vrebbero portare all’interno di que-ste organizzazioni le tematiche lai-che.

Ma perché schierare l’UAAR? Nonsiamo un partito politico che deveavere una risposta, un programma,su tutto.

Se qualcuno afferma che non può ri-manere nell’UAAR perché l’associa-zione non assume la sua stessa posi-zione in tema di guerra, degli OGM,dell’economia, ecc., o una delle sueposizioni possibili, vuol dire che isuoi interessi prevalenti sono in queicampi, fa bene a perseguirli, ma nonè giusto che cerchi di trascinare l’as-sociazione a condividere il suo puntodi vista. In tutti i movimenti, sinda-cati, partiti ci sono attualmente deicattolici che sulle questioni che ri-guardano gli interessi clericali sischierano compatti con la chiesa: peresempio sulla legge sulla fecondazio-ne clericalmente assistita o su mozio-ni per i crocifissi nelle aule, cattolicidi destra e di sinistra si sono schie-rati compatti a favore. Alla compat-tezza dei cattolici dobbiamo opporrela nostra compattezza, se non voglia-mo perdere.

Giorgio Villella, [email protected]

3n. 4/2004 (33)

EDITORIALE

4 n. 4/2004 (33)

DOGMATISMO E SUPERSTIZIONE

Se li conosci, li eviti. Calza giusto peri virus, il celebre slogan, ma s’addiceappuntino anche ai dogmi religiosi, aifoschi fantasmi medioevali, tanto sco-nosciuti quanto micidiali per la salutementale dei fedeli. Meglio di tutto sa-rebbe riderci sopra. Ma si può rideredei dogmi, scherzare sui santi, coglio-nare il pensiero magico? Si può e sideve, senza troppe ambagi. Almenoda noi, almeno per ora. Ma il punto èun altro: chi li conosce, i dogmi?

Ahi, quanto si stimano i credenti “mo-noteisti”, che perlopiù neanche san-no d’essere tali, della propria fede“matura”, tanto lontana, tanto diver-sa – s’immaginano – dalle primitivesuperstiziose credenze “pagane”! Vaia guardare un po’ da vicino, chiedi unpo’ in giro, e tocchi con mano quantogrande sia la dabbenaggine di questisempliciotti (“beati i poveri di spiri-to”!), quanto profonda l’ignoranza deiloro stessi dogmi, direttamente pro-porzionale al loro quoziente di intolle-ranza.

Si dicono cristiani, e per di più cattoli-ci, ma sono solo impregnati di super-stizioni, smaniosi di apotropaiche be-nedizioni (auto, case, animali), dipen-denti da “guaritori”, assetati di mira-coli, di riti propiziatori. Pratiche evi-denti di come la religiosità popolaredella tradizione sia tuttora intrisa diimmagini e credenze tipiche dell’an-cestrale spiritualità animista. A ripro-va, se ancora ce ne fosse bisogno, dicome nessun principio della cristiani-tà sia originale, nessuna credenzainedita per davvero; e si certifica co-me l’ideologia cristiana sia tutta robacopiata, frutto di plagio, di travesti-mento e appropriazione dell’anticamitologia classica: ovvero “pia fraus”[Deschner, Il gallo cantò ancora, Mas-sari 1998].

Avessero almeno un vaga idea di checosa sono obbligati a credere, questipoveri credenti! Fin dalla tenera età,genitori irresponsabili e conformistili hanno mandati “a dottrina”, li han-no lasciati catechizzare fin dall’asiloe nelle scuole, talché poi non posso-no non credersi automaticamentecattolici. Ma i dogmi – i pilastri dellafede, i suoi misteri gloriosi dolorosi

eccetera – no, non li conoscono, nonpossono comprenderli, tanto gli so-no indifferenti. Per giunta, pretendo-no “rispetto” assoluto per la fedepropria (un po’ meno per quelle al-trui), e sono prontissimi ad “offen-dersi” alla minima critica o ironia ri-volta al loro clero (attenti al vilipen-dio alla religione!).

Una fede istintiva, quindi verace e te-nace, le masse credulone ce l’hannoinvece nei poteri soprannaturali(energie positive, per i maghi) di og-getti, amuleti, crocette, santini, sta-tuette, talismani, insomma dei feticci,caratteristici di tutte le sottoculturesuperstiziose, simboli di ataviche cre-denze animiste, feticiste, sciamaniche[A.M. Di Nola, Lo specchio e l’olio, Lesuperstizioni degli italiani, Laterza1993]. Nella realtà, tale feticismo per-vade menti e comportamenti di per-sone intrise di superstizione. Sannotutto dello zodiaco, di malocchio e difiltri, fantasticano di angeli e di oro-scopi, ma non hanno idea (né tantomeno amano discutere) di creazione,di trinità, di transustanziazione, di ri-surrezione della carne, d’anima im-mortale, di tantissime analoghe scem-piaggini teologiche che – per quantostolide e risibili, d’accordo – non do-vrebbero tuttavia lasciare indifferentii fedeli autentici. Pensare che è tuttaroba obbligatoria! Materia prima percatechisti. Con la scuola Moratti, poi,c’è perfino all’asilo!

E poi sono dogmi, poffarbacco! Qualedovere maggiore, per chi si crede cre-dente? Invece non gliene frega pro-prio nulla, forse perché – supponiamonoi – i fedeli s’accorgono che i primi asaperne pochino (o a non crederci perniente) sono i loro stessi guru spiri-tuali: confessori, prelati, imam, pope,rabbini, teologi e ciarlatani consimili.Paradossalmente, le rare volte che co-storo accettano di “dialogare”, capitache i dogmi glieli dobbiamo spiegarenoi! Noi che siamo atei e/o agnostici,noi miscredenti, scettici impenitenti –o quanto meno “fedeli” alla razionali-tà – eppure (lo diciamo senza ombradi smentita né di modestia) tutt’altroche digiuni delle ortodosse tesi fidei-ste. Le critichiamo a fondo proprioperché ne conosciamo piuttosto bene

i capisaldi. Ed ecco perché, tra l’altro,i liberi pensatori non accettano lezio-ni dai credenti, ridotti oggi più chemai al miserando ruolo di “pecorelleche non sanno” e che pertanto, dicebene l’Alighieri, “tornan dal pasco pa-sciute di vento” (Par. XXIX, 107).

E li chiamano credenti! La loro divini-tà, nella sostanza, si chiama supersti-ziosità: fenomeno ancestrale dell’an-tropologia. Nata già, si direbbe, conl’ominazione del primate Homo sa-piens sapiens, documentata da 10.000anni almeno d’evoluzione, la credulo-neria si perpetua, anzi s’approfondi-sce con la crescente ignoranza scien-tifica. Che cosa c’è, in realtà, di piùpopolare della superstizione, che inconcreto si declina poi sempre al plu-rale? Essa appare addirittura univer-sale, e lo è per definizione, essendospeculare, per l’appunto, alla non me-no credula “devozione”; le cui formetradizionali – tra il pittoresco e l’osce-no, ad ogni latitudine – sono arcinoteai turisti di tutto il mondo. Come tuttii grandi mali dell’umanità (povertà,fame, analfabetismo, epidemie), qual-siasi superstizione trova brodo di col-tura nelle odierne società di massa; ainostri giorni si moltiplica a dismisura,paradossalmente, per tramite deimassmedia; proprio quelli che dovreb-bero essere i più raffinati vettori di co-noscenza, naturali antagonisti dell’o-scurantismo fideista.

Chi non vede, per contro, televisionipullulanti di maghi, di oroscopi, ta-roccari, predicatori, liturgie, traboc-canti di ridicoli “misteri”, di padrepiie madreterese, di infiniti beati mena-grami? Si possono immaginare formepiù subdole e/o manifeste di istupi-dimento, veicolate dalle tecnologiepiù avanzate? Processioni, santifica-zioni pubbliche, statuette piangenti,guarigioni che “neanche la scienzasa spiegare”, a detta di giornalistiignoranti più del giusto. Ecco un al-tro paradosso: che la modernità av-venirista dei canali mediatici (ed in-combe già il digitale terrestre!) si tro-vi a veicolare tante ataviche scem-piaggini. Che cosa fa testo, oggi?Già, lo dice la tv! (alla stessa stregua,in un non lontano passato, lo dicevail prete dal pulpito).

Dogmi e superstizionedi Luciano Franceschetti, [email protected]

La superstizione dei contemporaneinon è certo una compensazione peril troppo razionalismo. Non è arcai-smo. Non è il sedicente “bisogno disacro” in un mondo secolarizzato. Lasuperstizione è fatta in realtà dellastessa pasta della tecnica moderna.L’irrazionalità è già tutta data inquelle concatenazioni di segniastratti che ogni giorno manipolia-mo, restando del tutto ignari, indif-ferenti al loro significato.

Ma i dogmi, seriosi “misteri” della fe-de, che c’entrano con le ottuse, bana-li superstizioni? Bella domanda, chesi fa più che altro in ossequio all’arteretorica. Per illuminarci, i teologi d’o-gni credo – coltivando tuttora la me-dievale pseudoscienza dell’infinita-mente assurdo (Proudhon) – ci propi-nano caterve di mirabolanti sofismi,al fine di distinguere zuppa da panbagnato: le religioni sedicenti supe-riori, cioè, dalle banalissime sette, ov-viamente inferiori. Basta così! Perchésmantellare e ridicolizzare la teologiaè davvero come sparare sulla croce-rossa; chi ne sa poco o punto (e vor-rebbe saperne di più) non ha che dacercare e gustarsi uno dei grandi libriGarzanti: Il buon senso di Paul d’Hol-bach (ormai introvabile, Milano 1987).Un gioiello della letteratura illumini-

stica, ma direi anche umoristica. Unospasso squisito. Per riuscire a rideredella barbarie oscurantista, sondan-done i fittizi arcani.

Esistono tuttavia alcuni dogmi “ra-zionali”. Eccone uno: ogni religione,di per sé, appare come superstizioneai seguaci d’una fede diversa (Hob-bes). Per di più, si sa che il dogmati-smo, sinonimo di potere e magisteroclericale, nulla ha a che fare col po-vero Gesù, uomo ingenuo, naiv, anal-fabeta, mago e visionario. Il nazare-no non se li sognava neppure, queglischemi. Quei Dogmi assassini li par-torì invece difilato lo psicopatico Pao-lo, imitato da una sequela di sommiPadri e Dottori della Chiesa. Furonoloro, indubbiamente, gli iniziatori in-fami del turpe imperialismo cattoli-co, gli araldi di tanti razzismi, anzidel nazismo, immesso ante litteramnella storia umana. I dogmi, sedicen-ti “verità” fanciullesche, oscene ca-ricature di pensiero mascherato di fi-losofia, ridicolaggini sì, ma tutt’altroche innocue (vere armi pesanti perfondamentalisti d’ogni credo), i dog-mi sono lì per generare e legittimaredi continuo mostri, nemici, angosceesistenziali. Altro che ecumenismo,altro che buonismo, queste ennesi-me ipocrisie del postmoderno. Quan-

te altre guerre di religione dovrannoripetersi, perché gli sia strappata co-desta “rispettabile” maschera?

È vero. Non si possono immaginareprove della fragilità e stupidità uma-na più infauste delle superstizioni daun lato, più pericolose del dogmati-smo dall’altro: in perfetta simbiosi direciproco parassitismo, facce dellastessa grama realtà storica. Chi stu-dia e arricchisce la propria conoscen-za (non solo a scuola, si badi, ma fin-tanto che campa) non può trovareesempi peggiori di idiozia massifica-ta, di istupidimento pedagogico. Vi siesprime compiutamente, purtroppo,il criminoso “cupio dissolvi” inerentein tutte le superstizioni religiose. Pic-cole e grandi.

Per finire col grande Bertrand Russell,non ci resta che rammentare un ulti-mo dogma. Ma “razionale”, cioè irre-futabile. Che è, oltretutto, uno dei po-chissimi (e accettabilissimi) assiomiagnostici. Ossia che tutte le religionisono false e dannose in ugual misura.In verità, credere che una religione siapiù vera di un’altra, oppure un dogmapiù credibile dell’altro, è la peggioredelle superstizioni. Senza ombra didubbio.

5n. 4/2004 (33)

DOGMATISMO E SUPERSTIZIONE

Dogmi, magia, superstizionedi Francesco D’Alpa, [email protected]

Il dogma

Dogma, secondo una costante tradi-zione cattolica, è ogni verità “rivela-ta” da Dio, e proposta dalla Chiesa,che richiede un assenso di fede, anzi,secondo San Paolo, una sottomissio-ne dell’intelletto, giacché la cognizio-ne di Dio attinta per fede sarebbe piùcompiuta di quella ottenuta tramite lanatura. Il dogma ha in sé il caratterestesso di Dio, da cui proviene; è effi-cace anche per la sua prospettiva dipremio o di sanzione eterna; ed è im-mutabile, anche se la sua compren-sione può accrescersi nel tempo. Fon-te dei dogmi sono innanzitutto le sa-cre scritture (per il loro valore divino,non per quello storico) e poi la tradi-

zione, cioè la trasmissione, per vie di-verse dalle sacre scritture, di altre ve-rità da essa derivate. Credere ai dog-mi, per atto di fede, è dunque crede-re a “verità che non si vedono”, sullasola base dell’altrui testimonianza, eper un assenso basato anche sullapresunta “ragionevolezza” del dogmastesso.

Le asserzioni dogmatiche fondamen-tali furono riassunte nel cosiddettoCredo niceno-costantinopoliano (325-381 d.C.), ed ogni buon credente è ob-bligato a ritenerle vere, anche controqualunque diversa evidenza; come nelcaso dell’evoluzionismo, teoria scienti-fica non confrontabile con l’ingenuaspiegazione biblica, secondo la quale

non solo l’uomo venne creato diretta-mente da Dio, ma lo fu già nella formafisica e mentale attuale; o in quello del-l’infallibilità papale, per difendere laquale i teologi hanno dovuto affronta-re veri e propri (tragicomici) contorsio-nismi mentali, cercando di differenzia-re le occasioni nelle quali il papa sa-rebbe realmente infallibile da quelle incui invece non lo sarebbe.

L’elenco dei dogmi è piuttosto corpo-so, in quanto, come da definizione,comprende non solo quelli sanciti daipapi (ad esempio: l’infallibilità papa-le, l’assunzione di Maria, l’immacola-ta concezione), ma tutte le proposizio-ni chiave della Bibbia (creazione delmondo, trasmissione della colpa ori-

6 n. 4/2004 (33)

DOGMATISMO E SUPERSTIZIONE

ginale, realtà del peccato, esistenzadegli angeli, immortalità dell’anima,incarnazione del Salvatore, giudiziouniversale, ecc.).

La superstizione

Il termine superstizione, strettamen-te connesso alla dimensione magico-religiosa, appare etimologicamenteambiguo, quanto lo è pure la sua ap-plicazione concettuale, in particolarenell’uso che ne fa la teologia. Ogget-tivamente, secondo i casi, ci si riferi-sce a tutto ciò che va oltre (super-) lareligione stessa, oppure ad un com-portamento che sopravvive nell’usoin quanto non ancora superato (super-stes) dalla religione stessa, oppure aduna forma religiosa legata ad espe-rienze sovrannaturali. Soggettiva-mente, il punto di vista superstiziosoè caratterizzato da un’assoluta fidu-cia nella potenza sovrannaturale dioggetti, gesti, formule, rituali.

Secondo l’etologia, il comportamentosuperstizioso consegue ad un erroreo ad un uso improprio di valutazionilogiche, proprie del singolo ovverotrasmesse culturalmente. A piccoledosi, può far parte di ciascuno di noi,ed è un aspetto quasi fisiologico dellamente infantile, facente parte di quelcosiddetto “irrazionale necessario”senza il quale non sarebbe possibileaffrontare certi passaggi della vita. Inpratica, secondo l’odierno approccionaturalista e razionalista, il modo dipensare e di agire superstizioso è so-lo uno dei tanti aspetti del nostro pen-siero, più intenso in individui partico-lari, o in situazioni particolari, allor-quando falliscono o languono altremodalità di pensiero; in tal senso la

superstizione avrebbe un significatoin qualche modo adattativo.

Tutto cambia però se dalla sfera ope-rativa si passa sul piano ideologico-dottrinale e, assai più pericolosamen-te, su quello etico-morale. In tal caso,non viene fatto più riferimento ad unrapporto con l’esperienza, ma a quel-lo con presunte verità di ordine piùgenerale: superstizione è allora (per icredenti) qualunque pratica, creden-za, rituale che non abbia alcun fonda-mento religioso (di quella religioneconsiderata “vera”), di fatto, tutto il“diverso” in quanto appartenente so-lo al mondo degli altri.

Questo spostamento da un piano oggettivo-esperienziale ad un pianosoggettivo-culturale connota tutte lesuperstizioni a carattere religioso,connesse alla disponibilità dei singoli(ma anche e soprattutto all’obbligo lo-ro richiesto) a credere per “fede”. Difatto, elaborare ed imporre un dogmaè proprio il migliore sistema per ge-nerare un comportamento supersti-zioso, oltre che per zittire d’autoritàogni discussione su qualsivoglia ar-gomento chiave.

Per comprendere il punto di vista con-fessionale occorre anche riflettere sulsignificato che ha per i credenti ilmondo soprannaturale, inteso comecoesistente al mondo materiale ordi-nariamente percepito, e con esso in-teragente. Nel soprannaturale sonoipotizzati fatti, azioni, effetti diversi eben più ampi di quelli del mondo ma-teriale; i rapporti di causa-effetto so-no qualitativamente diversi e vengo-no introdotte intenzionalità non pre-senti nell’ordine casualistico del mon-do materiale. In tal senso, tutto ciòche appartiene a questo mondo dicredenze viene elevato al rango di ve-rità, di vera realtà e dunque le rela-zioni (presunte) fra “soprannaturale”e “naturale” vengono escluse per de-finizione dal giudizio di “superstizio-sità”, creando un doppio metro di va-lutazione. Al tempo stesso tutto ciòche appare non integrato a questopresunto ordine delle cose (in prati-ca, il soprannaturale delle altre reli-gioni) resta bollato come “autentica”superstizione.

L’esempio del battesimo

Due dogmi e le loro conseguenze ap-plicative manifestano al meglio l’inti-mo legame fra credenze e comporta-

mento superstizioso: la cancellazionedel peccato originale col battesimo ela presenza reale, dunque col corpo, diGesù Cristo nel pane e nel vino duran-te la comunione. Il primo caso è forsepiù lineare nella sua genesi storica.

Come nella maggior parte dei riti co-muni a tutti i popoli della terra, in ognitempo, i sacramenti della Chiesa cat-tolica constano di due elementi fon-damentali: quello materiale (ad esem-pio l’ostia, l’acqua, l’olio) e quello for-male, ovvero le parole che accompa-gnano gli atti materiali e danno a que-sti significato ed effetto. Nel caso delbattesimo, l’elemento materiale èl’acqua. I Giudei praticavano sin dasecoli prima di Gesù Cristo una ablu-zione totale rituale cui attribuivanosia un valore igienico sia un significa-to religioso, come simbolo di purifica-zione. Il battesimo così concepito ser-viva anche a solennizzare l’ingressodei pagani nella comunità giudea, equindi sottolineava l’altro simbolo, diconversione o iniziatico. Il significatointimo del battesimo diveniva così lacelebrazione della morte del vecchiouomo e della nascita del nuovo. Talerinascita necessitava ovviamente diun consenso da parte dell’interessa-to, e per tale motivo solo gli adulti po-tevano esservi ammessi.

In tutte le testimonianze bibliche, lacerimonia prevedeva l’immersione to-tale del battezzando nell’acqua, equi-valente ad un seppellimento, seguitadalla emersione, equivalente ad unarinascita. Riti similari erano presentiin altri antichi culti, uno dei quali pa-lesemente legato alla genesi del cri-stianesimo, quello di Attis. Anche nelculto di Attis i novizi venivano sotto-posti ad un rituale di seppellimento esuccessiva rigenerazione, che com-prendeva delle lamentazioni, un pa-sto sacramentale, un digiuno, il sep-pellimento in una fossa in terra ed in-fine il disseppellimento. Il concetto diseppellimento passò nel cristianesi-mo, come dimostra l’etimologia stes-sa della parola battesimo, che in gre-co vuol dire “inabissare”, “annega-re”, ma anche “tuffare nell’acqua perpoi ritirare fuori”. Ma nella tradizionecattolica, quest’uso esclusivo del bat-tesimo, quale rito di introduzione de-gli adulti nella comunità dei fedeli,durò pochi secoli. Due fatti contraddi-stinguono il passaggio dalla forma an-tica a quella moderna del battesimo:la sostituzione (forse intorno al XII-XIII secolo) dell’immersione con l’a-

spersione, cioè il contatto dell’acquasolo con una ristretta parte del corpo,e la sostituzione del significato origi-nale iniziatico con quello attuale dipurificazione dal peccato originale. Aciò si aggiunse l’uso del battesimo giàsui bambini, fin dalla più tenera età.In tale modo, l’originario concetto spi-ritualistico cristiano del simbolo veni-va trasformato in concetto formalisti-co pagano di mezzo di salvezza. Daqui il palese raccordo fra il dogma delpeccato originale e le regole supersti-ziose del rito, abbassato ad atto ma-gico e senza più alcuna connessionecon il senso evangelico.

Quale distanza si sia accumulata fral’atto simbolico originario e la formasuccessiva è testimoniata da ciascu-no dei tanti elementi, nozioni, prescri-zioni che hanno per secoli regolato lacerimonia.

L’originaria immersione nell’acqua difiume fu dapprima sostituita da quel-la nelle vasche dei battisteri, poi, conla diffusione dell’aspersione, si forma-lizzò la disciplina dei fonti battesima-li. In esso tutto viene regolato: l’acquautilizzata, materia “remota” del sacra-mento, può essere solo quella “lecita”,cioè naturale, minerale, marina, sciol-ta da ghiaccio, e non si può battezza-re con altri liquidi come vino o latte,acqua distillata da piante, saliva, bro-do. L’abluzione, materia “prossima”del battesimo, è oggetto di una minu-ziosissima quanto pedante e spessocontraddittoria casistica: da una partead esempio si sostiene che non è pos-sibile battezzare un bambino non na-to, cioè non ancora uscito dal grembodella madre (perché così sta scritto nelVangelo di Giovanni), dall’altra è peròpossibile battezzare un bambino nonancora del tutto espulso, se vi è perlui pericolo di vita; in certi casi, si so-steneva in passato, è possibile battez-zare in utero, praticata una opportunaincisione, se la madre muore e non siè sicuri della morte del feto. Le discus-sioni teologiche hanno affrontato persecoli le questioni più assurde, adesempio se le abluzioni debbano es-sere tre, in relazione al mistero dellaTrinità; se sia valido il battesimo quan-do l’acqua non raggiunge direttamen-te il feto, ma si limita a toccare il sac-co amniotico; se basti il contatto conuna goccia d’acqua o ne occorra unfiotto; se l’acqua può solamente pog-giare sulla cute o debba scorrervi perun certo tratto; se tutte le parti delcorpo (ad esempio i capelli) siano vali-

de per l’aspersione. L’insieme di cre-denze connesse al battesimo spiegafra l’altro, ricordiamolo per inciso, lostraordinario interesse mostrato dallaChiesa riguardo ai problemi dell’em-briologia e della determinazione delmomento della nascita dell’individuo,in quanto istante in cui l’anima non so-lo viene congiunta al corpo, ma vieneimpregnata dalla macchia del peccatooriginale.

Se le prescrizioni in ordine alla mate-ria sono palesemente di tipo magico-superstizioso, ancor più lo sono quel-le relative alla forma, cioè all’aspettoparlato-rituale del sacramento. La for-mula latina originaria “Ego te baptizoin nomine Patris, et Filii, et Spiritussancti”, non fu sempre ed ovunqueadoperata, e sulle sue tante variantisi è istruita una ulteriore poderosa ca-sistica, che sentenzia, secondo il gu-sto dei tempi, la validità o meno delrituale. Dire “Gesù Cristo” anziché“Figlio”, usare il termine “lavare” an-ziché “battezzare”, non esclamare“amen”, tralasciare la congiunzione“et” sono elementi fortemente ostati-vi della validità del sacramento, la cuiripetizione viene generalmente consi-gliata, nei casi dubbi, secondo la for-mula “se non sia già battezzato”, es-sendo assolutamente vietato battez-zare due volte la stessa persona.

Al di fuori dei casi di pericolo immi-nente di morte, nel qual caso chiun-que (anche donna o infedele) può inteoria dare il battesimo, le prescrizio-ni sull’officiante del rito sono quantomai severe: chi, quando e dove si puòdare il battesimo viene strettamentedefinito all’interno delle gerarchiedella Chiesa.

Ma l’aspetto più grave di questo sacra-mento, se già non bastassero tutti glielementi magico-superstiziosi connes-si al rituale, è quello legato alla pauragenerata nella comunità sui pericoli acui andrebbe incontro il bambino nelcaso non fosse battezzato. Il battesi-mo deve avvenire entro i primi giornidi vita, e pecca gravemente chi lo dila-ziona di qualche settimana senza cheve ne sia una grave ragione. Tale at-teggiamento della dottrina cattolica ri-marca fortemente il significato “emen-datorio” dal peccato originale, assolu-tamente assente nei Vangeli e nellaChiesa dei primi secoli. Non ultimo,giacché anche la magia ha i suoi aspet-ti servili, per secoli si è disquisito per-fino se e come il battesimo dei nobili e

dei principi dovesse seguire le regoledi quello del popolo, se cioè esso po-tesse celebrarsi in luogo privato e nonin luogo pubblico e così via.

Scorrendo le pagine dei più importan-ti teologi, scopriamo mille altri dilem-mi che hanno tormentato per secoligli uomini di Chiesa: se sia valido ilbattesimo amministrato da più cele-branti, quando ciascuno di essi svol-ga una sola parte del rito; se sia o novalido il battesimo dei pazzi; se si pos-sano battezzare gli adulti dei quali siabbia il dubbio se lo siano già stati;se si possa usare, in mancanza delnuovo, l’olio dell’anno precedente; sesi possa battezzare senza padrini; sei padrini possano essere un numerodiverso da due e se debbano neces-sariamente essere di sesso diverso.Fino a giungere a questioni financoraccapriccianti, come discutere dellapossibilità che il bambino venga deli-beratamente fatto morire nell’atto delbattesimo (ad esempio gettandolo ri-tualmente in una cisterna) per assicu-rargli una sicura salvezza eterna.

La Chiesa dei dogmi

Come ho cercato di sottolineare, trat-tando del battesimo, elementi magico-superstizioni sono presenti, sia nellamateria sia nella forma, nelle altreistituzioni sacramentali della Chiesacattolica, in particolare la Comunionee l’Estrema Unzione. Agli occhi delnon credente, tale assunto è di per séevidente e manifesta ancora una vol-ta, se si vuole guardare il processostorico nel suo insieme, una contraf-fazione dello spirito evangelico, cheparlava essenzialmente al cuore dellepersone, lasciandole sostanzialmentelibere negli atti esteriori, e non pre-scriveva alcunché di rigoroso. Proba-bilmente questa trasformazione ri-sente soprattutto di due fattori deter-minanti: la strutturazione della Chie-sa, che necessitò di una rigida rego-lamentazione dei rituali, e il predomi-nio dei paradigmi medioevali, dell’e-poca cioè in cui sostanzialmente nac-que la Chiesa attuale.

Altro problema è determinare come equanto sia il dogma in sé a indurre egiustificare le molte pratiche super-stiziose. Di certo, il dogma si presen-ta ai nostri occhi disincantati comeuna vera e propria prigione mentale,tanto quanto la sua accettazione ap-pare al credente l’espressione di unalibera conquista.

7n. 4/2004 (33)

DOGMATISMO E SUPERSTIZIONE

8 n. 4/2004 (33)

DOGMATISMO E SUPERSTIZIONE

Superstizioni e religioni senza differenzedi Calogero Martorana, [email protected]

“Pretendere che uno spirito grande facciaentrare nella propria convinzione i dogmidi una qualche religione, è come preten-dere che un gigante calzi la scarpa di unnano”.(Arthur Schopenhauer; supplementi a “IlMondo come volontà e rappresentazio-ne”, 1844)

Magia

La parola “superstizione” forse non èsufficientemente adatta a descrivererituali che hanno tutto l’aspetto di ri-tuali magici. D’altra parte, crederenella magia è per definizione una for-ma di superstizione, una creazione ar-bitraria tra due fatti non collegati dacausa-effetto, che si appella all’inter-vento di forze soprannaturali. La ma-gia e la superstizione sono vicine, maper magia s’intende soprattutto lacredenza nelle forze soprannaturali, ela loro traslazione dalla sfera divina alpiano umano (dogmi); mentre la su-perstizione sembra consistere sempli-cemente nella falsa credenza: rove-sciare una saliera, rompere uno spec-chio, ecc. Di certo la superstizione èuna deviazione del sentimento reli-gioso: benedire l’acqua, o qualsiasi al-tra cosa, è ritenuto un mezzo che con-ferisce una protezione speciale con-tro ipotetiche creature soprannaturali(o che allontana inimicizie, ostilità, av-venimenti negativi), per cui siamonella più completa superstizione.

Accettando i rituali magici soltantoquando appaiono buoni perché posi-tivi, alla fine li accettiamo nella lorointerezza. I rituali magici costituisco-no delle superstizioni, e quindi è in-differente che essi vengano praticatinell’ambito di una religione istituzio-nale o in quello di una setta. È troppocomodo avere due logiche: una che siapplica quando ci conviene, l’altra chesi tira fuori quando arriva il momentodi prendere posizione nei confrontidei comportamenti aberranti dei cre-denti. Non c’è nulla di male nella con-divisione del bere e del mangiare cheavviene durante la messa cristiana,giacché è simbolo della condivisione.Ma la teoria della transustanziazione,che fa sì che si mangi e che si beva ilcorpo e il sangue del Cristo, costitui-

sce un vero e proprio cannibalismospirituale. Che ci precipita in un’epo-ca retriva della psiche umana. Secon-do la teoria del cannibalismo, infatti,ogni qual volta si mangia un essereumano sacrificato, si viene ricolmatidella sua forza e della sua anima.

La forza della convinzione è certa-mente una realtà importante; quandoperò si basa su superstizioni religio-se, crea una dipendenza: “faccio la co-munione e aspetto che il miracolo siproduca”; “vado a messa e a confes-sarmi e sarò lavato dei miei peccati”.In realtà, non è così semplice: se è ve-ro che può operarsi una diminuzionedello stato di colpa, a questo risultatosi perviene certo non “a causa” dei ri-tuali. Lo stesso vale per le così dette“guarigioni miracolose”. La messa inscena spettacolare può avere un ef-fetto risolutivo nel caso di malattiepsicosomatiche; ma ovviamente nullapuò di fronte a patologie fisiologiche.La superstizione, stabilendo i rappor-ti di causa-effetto in modo arbitrario,non può aiutare l’essere umano a ca-pire ciò che è il mondo materiale. Sipensi ciò che si vuole della scienza,ma i protocolli che utilizza sono inogni caso un qualcosa di più rigoroso.Gravi sono le conseguenze che deri-vano dal consentire la superstizionereligiosa, dal lasciare che gli esseriumani si approprino di una potenza“eterna” sul piano temporale: è ciòche conduce alle guerre di religione.Che cos’è la guerra santa se non laconvinzione collettiva che si va ad uc-cidere gli “impuri” per proteggere lapropria religione che è sempre indi-scutibilmente pura?

L’alba della superstizione religiosa

Le religioni sono nate non dalla soli-darietà, ma dalla paura, quella chel’uomo provava di fronte al misterodella natura e dei suoi fenomeni cheha sempre tentato di piegare a suovantaggio. Anche la preghiera con lesue formule e i suoi riti non era cheuno strumento per piegare la naturaai propri desideri e bisogni.

Gli uomini primitivi erano atterriti dal-le proprie superstizioni, e noi oggi ci

meravigliamo delle testimonianze let-terarie che parlano di ecatombe di ani-mali prescritte dai riti religiosi: in que-sto, la Bibbia è uguale alle altre lette-rature. Ma tutti i sacrifici e tutte le pre-ghiere non hanno affatto cambiato ilcorso della storia umana impastatad’illusioni e di tragedie. La grossolanapaura di Dio e dei demoni è presentein tutte le religioni antiche ed è un ele-mento essenziale della religione ebrai-ca, ben documentato nella Bibbia delVecchio Testamento, nel quale trovia-mo il ritornello del popolo Ebreo chel’inizio e il coronamento della sapienzasta nel “timore di Jahvè”.

Nella religione cristiana la paura deldio agisce in maniera più sottile sottoforma di “salvezza dell’anima”, pregiu-dicata dal rifiuto di credere a una Pa-rola annunziata senza prove. I disce-poli di Gesù annunziavano continua-mente questa minaccia. La fede diven-ta il discrimine manicheo tra buoni ecattivi: uno crede perché è buono se-condo S. Paolo, un altro non crede per-ché è malvagio secondo S. Giovanni.Lo stesso atteggiamento discriminato-rio è compagno di ogni “annunzio”,traduzione del termine “vangelo”.

Il termine superstizio deriva dal latinosuper-stare (essere al di sopra di) cheindica la condizione del testimone so-pravvissuto. Già nell’antica Roma, ilvocabolo possedeva una connotazionenegativa, in quanto veniva contrappo-sto alla religio. Il termine religio non ve-niva fatto derivare dal significato delriunire, secondo l’interpretazione cice-roniana, ma da quello del creare unnuovo legame, secondo l’interpretazio-ne di Lattanzio nelle Institutiones divi-nae. Il pensatore cristiano insisteva sulconcetto di legame personale che crea-va un obbligo verso Dio. Superstizionesi connotava così come una forma de-teriore di religione sopravvivente al-l’interno del cristianesimo ma radicatanel paganesimo.

La chiesa cristiana è responsabile del-l’interpretazione unilaterale del con-cetto di fede. La fede religiosa ha unvizio di fondo, quello di portare a cre-dere che l’oggettività delle cose nonstia nelle cose in sé, ma in un’entità

astratta; meccanismo, questo, di chia-ra marca superstiziosa. Chiunque at-tribuisca al demonio le cause del ma-lessere sociale o aspetti da dio la solu-zione dei suoi problemi, non può accet-tare neanche per ipotesi che esista nel-le cose un’oggettività da scoprire. Lafede può avere un primato sulla ragio-ne solo quando la ragione non c’è, va-le a dire nel caso dell’irrazionalità. Èmolto probabile che il concetto storicodi “fede cristiana” abbia prevalso suquello di “ragione ellenistica” non tan-to perché questa avesse fallito, maperché essa rifletteva un tipo di socie-tà in cui la divisione in classi contra-stava con le aspirazioni di giustizia so-ciale delle masse. Nonostante l’espe-rienza cristiana non abbia mai predi-cato alcuna rivoluzione politica, i suoiprincipi sembravano offrire uno spira-glio maggiore di quello offerto dalla fi-losofia greca o dal diritto romano, iquali restavano tenacemente legatiagli interessi delle classi privilegiate.

Probabilmente deve essere esistitoun periodo storico in cui gli uomininon avevano alcuna vera concezionedella divinità, in quanto si rapporta-vano direttamente alla natura e nonconoscevano tra loro conflitti di clas-se. Poi la nascita dei conflitti di clas-se ha fatto emergere la necessità diun “dio protettore”. Col tempo que-sto dio ha assunto sempre nuove fi-sionomie, adeguandosi alle condizio-ni sociali degli uomini. In fondo, quan-do i greci s’immaginavano un dio im-mobile, freddo, lontano dalle vicendedegli uomini, si rendevano conto chenessun dio ha rapporti con gli uomi-ni. Nelle tribù primitive, meno intel-lettuali dei greci e meno interessatealla scienza, la concezione religiosadella divinità era più “calda”, vale adire superstiziosa, magica, feticista,animista, ecc.

Quando, nel I secolo d.C., la filosofiasi trasforma in religione, si ritorna, inun certo senso, alle origini orfiche,con una nuova religione che vuole su-perare la filosofia astratta, aristocra-tica, isolata. La teologia, forte di unacomplessa organizzazione socio-ecclesiastica di derivazione ebraica,seppe dare alla vita degli oppressi unsignificato liberatorio; eppure, di untradimento si è macchiata, nel mo-mento stesso in cui la Chiesa ha ac-cettato d’essere considerata come l’u-nica ideologia possibile. Questo tradi-mento fu l’aver trasferito nell’aldilà laliberazione dalla schiavitù.

Superstizione e MedioevoIl processo di sistematizzazione dellesuperstizioni è avvenuto nell’Alto Me-dioevo, ed ha avuto come teorico SanAgostino. Il vescovo d’Ippona operasu due fronti: da un lato distinguechiaramente le pratiche giudaiche ri-maste all’interno del cristianesimo,che devono essere estirpate, dall’al-tro collega la demonologia alle super-stizioni. La Chiesa diede sempre lacaccia alle superstizioni, ma il modoche essa aveva di considerarle cam-biò notevolmente. Ciò è particolar-mente evidente nel caso della cacciaalle streghe.

La Chiesa cercò fin dall’inizio di estir-pare le sopravvivenze dell’antico pa-ganesimo, tentando d’imporre una re-ligione fissa, stabilita attraverso undogma. Nel mondo rurale le supersti-zioni erano legate alla vita quotidianadell’individuo, e tentavano di impa-dronirsi dello spazio e del tempo at-traverso una serie di pratiche: proteg-gere i raccolti e il bestiame, prevede-re il clima per evitare disastrose an-nate, ecc. L’atteggiamento della Chie-sa nei confronti di questo mondo fumolto differente con il passare deglianni: ci fu un’azione volta alla distru-zione degli idoli compiuta da santi emartiri, e una successiva opera pasto-

rale tesa a mostrare l’inutilità dellesuperstizioni.

Giova anche ricordare come indovinie fattucchiere fossero ritenuti tali permancanza di cultura e quindi le rela-tive penitenze fossero assai lievi: quelche contava era smascherare il mon-do del meraviglioso mostrando comesolo Dio potesse realmente giovare al-la vita di queste persone umili. In que-sto senso tappe decisive furono l’af-fermazione definitiva del tempo cri-stiano, con le sue scansioni, che posefine a gran parte dei riti collegati almondo antico. Gran parte, ma non atutti, perché in alcuni àmbiti essi ri-masero e si modificarono, integrando-si a volta nei riti ufficiali.

Papa Alessandro IV ordinò agli inqui-sitori di interessarsi non solo di ere-sia, ma anche di sortilegi e divinazio-ni che sapevano di eresia. Le super-stizioni venivano ad innalzarsi sul pia-no dei delitti contro la fede e, di con-seguenza, necessitavano di misurerepressive superiori. I secoli XII e XIIIfurono i secoli delle grandi eresie me-dioevali (catari, albigesi, valdesi) chescossero seriamente la cristianità. Fu-rono riscoperte le nozioni di “demo-ne” e “diavolo”. Demone deriva dalgreco, il suo ruolo nella teologia cri-stiana fu il frutto dell’influenza neo-platonica.

Dopo l’anno Mille, ci fu una profon-da modificazione riguardo la naturadelle apparizioni dei morti. Trala-sciando la quaestio Purgatorio stu-diata da Jacques Le Goff (all’alter-nativa tra salvezza o dannazione siinsinua il “terzo luogo” che tantecontroversie genererà con la chiesaorientale poi con quella protestante,entrambe scettiche perché nelleScritture manca ogni riferimento aun “purgatorio”), la cultura ecclesia-stica medievale riteneva le appari-zioni spiritiche frutto dell’interventodemoniaco durante i sogni, ma ne-gava decisamente la natura materia-le di questi ultimi. Da Sant’Agostinoin avanti le apparizioni erano lecitesoltanto per martiri e santi dato chein esse c’era la sanzione della volon-tà divina. Le cose cambiarono con laecclesiastica e la scolastica, che ri-tennero le apparizioni non più la cor-ruzione dei sogni da parte dei diavo-li, ma come la manifestazione realedelle forze demoniache sulla scia diquanto era accennato nella primapatristica e nella speculazione ara-

9n. 4/2004 (33)

DOGMATISMO E SUPERSTIZIONE

ba. L’immediata conseguenza fu cheil maleficium non fu più il semplicemalaugurio, la fattura compiuta dapersone ignoranti, ma il ben più gra-ve “patto col Diavolo”.

Un ultimo aspetto particolarmente in-teressante è la nascita di superstizio-ni legate al mondo cittadino: con la ri-nascita delle città, la Chiesa dovettefronteggiare un mondo profondamen-te diverso dalla realtà rurale. Differen-ziazione sociale più intensa unita aduno spazio più ristretto contribuironoalla nascita di alcune forme di super-stizione, come il carnevale, accomu-nate da un ribaltamento dei ruoli so-ciali e volte all’esaltazione del corpocontro l’austerità proposta dalla cul-tura ecclesiastica.

L’IlluminismoTra i secoli XVII e XVIII nasce l’esigen-za di una “scienza” che possa rispon-dere alle nuove, tumultuose domandesulla natura delle cose, allontanando-si da un’autorità che fino ad allora ave-va solo imposto dogmi. Nel 1789 la Ri-voluzione Francese introduce il razio-nalismo, soprattutto nel politico e nelsociale, che, assieme all’empirismo in-glese, conduce dritto alla separazionedei poteri dello Stato, e questo dallaChiesa. Il razionalismo punta sull’eli-minazione delle credenze e delle su-perstizioni. L’Homo faber non lasciaspazio al sacro e rinuncia all’occulto.Locke circoscrive la conoscenza allasfera dei sensi, Hume approccia lepassioni col metodo sperimentale. Ilgoverno della vita collettiva non è più

il “portato” della Provvidenza, ma unamanifestazione storicizzata della ra-gione umana. Analogamente, il gover-no della nazione non è più in mano almonarca, ma è una “cosa pubblica”,di tutti e di nessuno. La Ragione aprealla discussione e alla critica, vale a di-re alla legittimità di mettere in dubbiole leggi civili e quelle imposte dal tei-smo sotto forma di dogmi e tabù (ciòche Jedlowsky chiama “decreti immu-tabili della tradizione”).

Anche il materialismo dei Lumi ha unsuo piano morale, in cima al quale c’èla fusione fra utilità e virtù: le azionivirtuose sono quelle utili alla società.L’illuminista vuole liberare l’uomo dal-le sofferenze facendolo transitare dal-la Stato di Natura allo Stato civile.

10 n. 4/2004 (33)

DOGMATISMO E SUPERSTIZIONE

Tutti gli anni quattro milioni di perso-ne si recano a Fatima per rendereomaggio alla sua Signora. Voci discor-di sul fenomeno si sentono raramen-te e per scovare un libro che gettiqualche ombra sulle cosiddette “ap-parizioni” bisogna faticare non poco.È quello che mi è accaduto circa unanno fa, quando, in occasione della ri-velazione del terzo segreto di Fatima,lessi su un articolo della rivista “Dia-rio” di un prete portoghese controcor-rente, il quale si era permesso di pub-blicare un testo che confutava deci-samente le apparizioni in questione(Fátima nunca mais di Padre Mario deOliveira). Trovare quel testo non èstato semplice, nonostante da annisia in contatto col Portogallo e mi in-teressi di cultura e letteratura porto-ghese. Ma poi, grazie ad Internet, illibro è finalmente giunto nelle miemani ed avendolo tradotto in italianomi piacerebbe vederlo pubblicato an-che nel nostro Paese, dove non esisteun altro punto di vista, alternativo,convincente e supportato da attentaanalisi su Fatima che non sia quellounanime e armonizzante della ChiesaCattolica. Nell’attesa che il testo ven-ga integralmente pubblicato anche inItalia, riporto alcuni estratti significa-tivi dalla mia traduzione.

“… quando [è l’autore che parla] rispo-si che non credevo alle apparizioni diFatima, non feci altro che riprendereoggi lo stesso atteggiamento che laChiesa Cattolica assunse tra il 1917 eil 1930. In verità, per 13 anni, essa noncredette alle apparizioni di Fatima. Eavrebbe potuto affrettarsi a ricono-scerle, visto che, già da allora, eranomolte le migliaia di persone che accor-revano a Fatima, tra il 13 di maggio eil 13 di ottobre di ogni anno. E, del re-sto, c’era già stato il cosiddetto “mira-colo del sole” del 13 ottobre 1917.

Tuttavia solo nel 1930 la Chiesa Cat-tolica riconobbe Fatima. Un riconosci-mento ufficiale al quale non sarà sta-to estraneo il fatto di essere riuscitovittorioso il golpe militare del 28 mag-gio 1926.

Al nuovo regime, oscurantista cattoli-co, uscito da questo golpe militare epresidiato dalla coppia Salazar-cardinale Cerejeira, mancava proprioun tale evento per impiantarsi più fa-cilmente tra le popolazioni. La Signo-ra di Fatima, con il messaggio retro-grado, moralista e servile che le vie-ne attribuito e che, ancora oggi, vedeil favore della generalità dei nostrifunzionari cattolici e del paganesimo

religioso-cattolico delle nostre popo-lazioni, veniva proprio per affliggere”.

“[La Chiesa Cattolica] avrà pensato, inquel momento, che se non avesse piùrimandato questo riconoscimento i van-taggi sarebbero stati enormi […]. Van-taggi finanziari. Vantaggi politici, van-taggi clericali. Vantaggi ecclesiastico-cattolici”.

“D’altra parte, questa nuova posizio-ne della grande gerarchia della Chie-sa Cattolica si rivelò come un verotrionfo contro la Repubblica del 1910.E contro la libertà. Contro l’autono-mia individuale. E contro tutte le al-tre Chiese non cattoliche”.

“… alcuni tra i chierici più fanatici delcattolicesimo oscurantista e moralistadi allora […] erano riusciti a trascina-re la piccola Lucia, pochi anni dopo il1917, fuori dal suo paesino e a rinchiu-derla prima presso l’Asilo di Vilar, aPorto, poi in un convento della Gali-zia. Arrivarono al punto di cambiarleil nome (e fu come cambiarle identi-tà) e cominciarono a chiamarla – pen-sate! – Suor Maria dell’Addolorata”.

“Diedero ordini a Suor Addolorata […]di scrivere. E le fornirono, persino, pri-

Fatima: la grande illusionedi Daniela Di Pasquale, [email protected]

ma di ogni resoconto, orientamentimolto precisi su quello che dovevascrivere. Per di più le corressero i te-sti che scriveva a mano, affinché po-tessero essere pubblicati senza errorie con una buona punteggiatura. Tut-to molto libero, come si vede! …”.

“Nacquero, così, le Memorie di SuorLucia, un libro bizzarro e delirante […].I resoconti del libro sorpresero tanto icritici di Fatima che cominciarono achiamarli “Fatima II”, tanto erano di-versi dai primi resoconti del 1917, che,per questo, vennero definiti “FatimaI”, brevi deposizioni, più o meno inge-nue, dei tre bambini detti “veggenti”.

“… si tratta di testi scritti molti annidopo le pretese “apparizioni”, e soloda una delle sue vittime, la quale,benché sia riuscita a sopravvivere alterrorismo che esse avevano materia-lizzato, non poté avere mai più, da al-lora, una vita normale ed equilibrata-mente salutare nel mondo.

Allontanata con violenza dal suo pae-sino […] rinchiusa più o meno a forzain un convento sotto un nome che nonera nemmeno il suo e affiancata daconfessori fanatici e beati che vedeva-no il soprannaturale in tutto e che nel-lo stesso tempo avevano un’isterica fo-bia per tutto ciò che fosse Mondo e Re-pubblica, laico e secolare, libertà di co-scienza e cittadinanza, ecco che la po-vera ragazzina di Fatima diventò untrastullo nelle mani di costoro …”.

“Insomma, una vera disgrazia. Pernon dire un crimine, che, invece di es-sere denunciato e condannato, sarà,dopo la morte di Lucia, probabilmen-te canonizzato, quando i successoridegli ecclesiastici che tanto l’hannooppressa e alienata, esigeranno dalVaticano la sua beatificazione e la suaproclamazione a santa degli altari!”.

“… tutti i dati […] ci portarono allaconclusione che la Signora di Fatimanon aveva niente a che vedere conMaria, madre di Gesù, benché, uffi-cialmente, la Chiesa cattolica conti-nuasse insensatamente ad affermareche si trattava solo di due nomi distin-ti per nominare la stessa persona. Pu-ra menzogna!”.

“… ritengo che Fatima e la sua Signo-ra, anziché tollerate, dovrebbero esse-re teologicamente denunciate e sma-scherate, affinché i popoli prendanocoscienza del veleno che entrambe ap-

portano, sotto il travestimento di gran-diose manifestazioni di fede”.

“… sarà molto difficile che qualcunodella Chiesa cattolica possa venire acreare un’immagine più mostruosa diDio, di Gesù e di Maria, di quella chesuor Lucia creò con le sue Memorie”.

“Lucia […] scrive 20 anni dopo il 1917,con l’intenzione di “raccontare la sto-ria di Fatima tale quale essa è”. Forseavrebbe detto meglio se avesse scrit-to: raccontare la storia di Fatima comela mia fantasia oggi mi suggerisce e,soprattutto, come più conviene alla ge-rarchia della Chiesa cattolica! …”.

“… tutte queste “apparizioni”dell’“Angelo”, delle quali nessuno,nemmeno gli studiosi di Fatima, finoal 1937, sospettarono, hanno tutta l’a-ria di una montatura. E di una cosa ar-tificiale. Sono racconti più o meno ri-calcati su certi testi biblici dell’Anticoe del Nuovo Testamento”.

“Sembra persino [nei racconti di Lu-cia] che Dio sia un mostro creatoredell’Inferno, e che ci libererà da essosolo se ci saranno molte vittime inno-centi ad immolarsi. È un Dio intrinse-camente perverso, appagato solo dalsangue umano, e preferibilmente dibambini innocenti! Quale teologia sinasconde dietro le “apparizioni”?Non è certo una teologia cristiana!”.

“Il racconto si apre con alcuni pream-boli pieni di misticismo di palese catti-vo gusto, misticismo che dà al resocon-to tutta l’aria di una cosa artificiale eposticcia. Tuttavia, ha il vantaggio dilasciarci percepire che il racconto è piùo meno mitico, e che l’immaginazionedelirante di Lucia ha avuto molta for-tuna nella sua elaborazione”.

“… la montagna di Fatima è stata si-multaneamente una montagna di ri-chieste di tutti i generi, di raccoman-dazioni, di commercio con il divino, disfrenato sfruttamento del prossimo, didiscorsi ecclesiastici privi del Vangeloliberatore, di preghiere senza Spirito,di promesse, le più bizzarre e strane,con molta degradazione morale e spi-rituale, una montagna dove moltitudi-ni e moltitudini, ingannate e illuse, ac-corrono a lasciare molte delle proprieparche economie, o addirittura tutte leloro parche economie, con l’aspettati-va di essere guarite o, almeno, solle-vate dai mali che spetta a noi curare,attraverso un’intelligente e costante

azione politica liberatrice e umanizzan-te da sviluppare nelle diverse aree checircondano la nostra vita individuale ecollettiva, in particolare le aree dellasalute, dell’educazione, dell’abitazio-ne, del lavoro, dell’ambiente e, soprat-tutto, dell’economia”.

“[Fatima] nacque sotto il segno del-l’anticomunismo e, per 75 anni, hapuntato sempre sulla “conversionedella Russia”, affinché non continuas-se a diffondere i suoi “mali” per ilmondo. E stranamente, o forse no, siè sempre dimenticata del Capitali-smo, nonostante esso sia, alla luce delVangelo di Gesù, intrinsecamenteperverso e, in questo momento, siaaddirittura il principale responsabiledella degradazione della Natura e del-l’ambiente, e l’assassino, per la famee le malattie facilmente guaribili, dimolti milioni di persone impoverite,ogni anno”.

“La predicazione spaventosa e dai co-lori danteschi che i preti pronunciava-no nelle cosiddette missioni popolari,attraverso le parrocchie del paese, nonpossono avere impressionato a talpunto i bambini, da indurli a vedere esentire tutto quello che hanno visto esentito, quando ascoltavano i predica-tori, o lo stesso parroco nella messa do-menicale e durante la catechesi?”.

“[Le apparizioni] Non saranno un abi-le montaggio pastorale, una specie diparabola pastorale dell’epoca, secon-do il gusto popolare, con la finalità dicatechizzare attraverso essa una po-polazione che non avrebbe potuto es-sere catechizzata in altro modo? Nonpuò trattarsi di una specie di Missio-ne popolare concreta e in azione, o,come si dice oggi, di una drammatiz-zazione?”.

[Intervista a Fra’ Bento Domingues] “…il problema è che, a Fatima, tutto è co-struito sull’ira di Dio. […] è la religionedi un Dio sacrificatore, quello presenta-to dalla Madonna ai bambini, ed era lareligione stessa dell’epoca. Un Dio alquale, ora, si è ispirato Saramago nelsuo Vangelo. Un Dio che bastona le per-sone all’Inferno. È un orrore”.

“La catechesi familiare e parrocchia-le, più le predicazione domenicali e al-tre allora molto frequenti, costituiva-no un tipo di terrore altrettanto inten-so ed anche altrettanto nefasto edomicida. Incideva sulla coscienza del-le persone, specialmente dei bambi-

11n. 4/2004 (33)

DOGMATISMO E SUPERSTIZIONE

ni, piccoli esseri indifesi ed estrema-mente sensibili, pronti a credere a tut-to quello che dicessero loro gli adulti,padri e madri, e anche vescovi e par-roci, la cui parola era miticamenteascoltata e seguita, come se fosse sta-ta la stessa volontà di Dio …”.

“… i bambini che ricevevano tuttequeste informazioni […] soffrivano,piangevano, provavano pena per No-stro Signore. E cominciavano a pen-sare di accogliere in sé le vittime, fi-no alla morte, per sgravare Dio e, inqualche maniera, forzarLo a perdona-re i peccatori”.

“… la Signora annuncia loro che do-vranno morire prima del tempo. Infondo, si limita a riprodurre e a ren-dere valida la catechesi terrorista enegatrice del vangelo che i bambinicostantemente ascoltavano a casa ein parrocchia”.

“… la Signora mostra ai tre bambinil’Inferno. E l’impressione che causa èincisiva soprattutto per Giacinta eFrancesco, tanto che si può dire che idue fratellini, in tenera età e di salutechiaramente debilitata, non si ripre-sero mai più da quella visione terro-rizzante, finendo per morire di spa-vento. Ed anche per la debolezza che,nel frattempo, si impossessò irrime-diabilmente dei loro corpi, una voltache tanto lei quanto lui, da allora, nonriuscirono più ad essere bambini co-me tutti gli altri, non riuscirono maipiù a giocare spensierati, non riusci-

rono mai più ad affrontare la vita co-me bambini in salute […] e non si ali-mentarono più adeguatamente”.

“Si tratta di una teologia su un dio[…] che ha più a che fare con un idolodivoratore di poveri, peggiore di alcu-ne delle sue creature; un dio ad im-magine e somiglianza del boia che ap-paga la sua ira castigatrice e distrut-trice solo davanti al sangue, moltosangue, di vittime innocenti; un diogiustiziere, boia, sanguinario, un diocontro l’uomo/donna e senza senti-mento di misericordia, tiranno e de-spota; un dio intrinsecamente perver-so, che è necessario placare e il cuibraccio giustiziere è pronto a caderesull’Umanità”.

“… a Fatima, il Dio che più viene ri-cercato dalle persone che soffronomalattie e afflizioni di ogni genere, èun dio [...] che ci spaventa, ci ispira ti-more, ci castiga, ci dà e ci toglie la vi-ta, secondo l’umore del momento. Undio che esige sacrifici umani, che sicompiace tutto nel vedere i poveri au-toflaggellarsi, in un’immolazione chepuò arrivare persino al limite delle for-ze e della vita”.

“La Chiesa cattolica che, fin dal primomomento, ha manovrato Fatima […]sembra essere stata più interessata adavvantaggiarsi sacrilegamente del fe-nomeno. Forse perché esso, come dicela pubblicità della Lotteria, è facile, èeconomico, dà milioni. E garantisce no-tevoli statistiche sul numero dei catto-lici portoghesi, il che dà molto potererivendicativo alla rispettiva gerarchiadi fronte al potere costituito”.

“La Chiesa in Portogallo […] non re-ma contro la corrente dell’inconsciocollettivo animista delle popolazioniche ricorrono alla Signora di Fatima,in una dolorosa manifestazione dialienazione religiosa che disumanizzachi ne è protagonista. Al contrario,cerca di andare secondo la corrente eapprofittarsene. Anche finanziaria-mente. Soprattutto finanziariamente.[…] Sono migliaia e migliaia gli escu-dos, probabilmente milioni e milioni,che tutti gli anni la Signora di Fatimaconsegna alla Chiesa Cattolica. Su unvassoio. E totalmente esenti da tas-se. Implicitamente spesso dispensa-ta, la Chiesa deve dichiarare pubbli-camente qualche somma. E benchécon frequenti dispense, essa deve in-formare sulla destinazione, in segui-to, di tanto denaro”.

“… le popolazioni cattoliche più prati-canti questa teologia deviata ed etero-dossa sono anche, in modo generale,le più culturalmente sottosviluppate,le più socialmente impoverite, le piùpoliticamente disorganizzate e quelleche, generalmente, votano più a de-stra, contro le riforme fondamentali”.

“… né la Signora di Fatima, né la suaveggente ancora viva furono in gradodi dire qualcosa contro il vero genoci-dio che era la Guerra Coloniale, nem-meno una parola di solidarietà e di ve-ro affetto per i popoli africani che lot-tavano per il più che legittimo dirittoalla loro autonomia e indipendenza.

Al contrario, sempre Fatima, in tuttoquel periodo, lasciò nei soldati porto-ghesi e nelle loro famiglie l’idea cheMaria di Nazareth, la madre di Gesù,fosse la madre dei Portoghesi, ma, innessuna maniera poteva essere an-che la madre degli Africani.

E, perciò, lei si trovava certamente aFatima a difendere e proteggere i Por-toghesi, ma non si trovava né in An-gola, né in Mozambico, né in Giunea-Bissau, per difendere e proteggere irispettivi popoli, nonostante questifossero le maggiori vittime di unaguerra che il regime dittatoriale e co-lonialista di Salazar aveva imposto aloro e a noi”.

“… i maggiori responsabili della Chie-sa Cattolica continuano a canonizza-re, senza riserve, feste e pellegrinag-gi popolari in onore della Madonna,come se tra questa e Maria di Naza-reth non ci fosse alcuna differenza edentrambe fossero la stessa persona.E non lo sono.

Nemmeno il fatto che quella Madon-na delle feste e dei pellegrinaggi po-polari fosse invocata sotto molteplicie vari nomi, dai più affettuosi ai piùaggressivi […] ha portato i maggioriresponsabili della Chiesa Cattolica asospettare che le cose possano nonessere teologicamente corrette.

Del resto, è oltremodo manifesto chetali feste e pellegrinaggi popolari inonore della Madonna non abbiano af-fatto contribuito alla presa di coscien-za e alla liberazione delle popolazioniche vi sono coinvolte […]. Al contra-rio, ogni volta di più le popolazioni chele mettono in pratica si vedono atro-cemente abbandonate, senza dignitàe senza cultura”.

12 n. 4/2004 (33)

DOGMATISMO E SUPERSTIZIONE

13n. 4/2004 (33)

DOGMATISMO E SUPERSTIZIONE

“Con la trasformazione del cristiane-simo in religione, e in religione uffi-ciale e unica dell’impero [romano],tutte quelle dee e i rispettivi culti fu-rono banditi. E i loro santuari diven-tarono, quasi automaticamente, san-tuari mariani […] l’unico mutamentoeffettuato fu quello del nome”.

“Nessun teologo intervenuto al con-gresso [“Fenomenologia e teologiadelle apparizioni”, 9-12 ottobre 1997,Centro Paolo VI, Fatima] ebbe la luci-dità e il coraggio di dire che, per lomeno per la teologia cristiana, è asso-lutamente impossibile che avvenga-no apparizioni e visioni di Dio, dellemadonne e dei santi. Di conseguen-za, anche a Fatima esse non possonoessere avvenute.

Spetta alla scienza e agli scienziati ilcompito di spiegare e smontare tuttiquesti fenomeni, […]. Ciò che la teo-logia dovrebbe dire, opportunamentee inopportunamente, è che Dio non ri-corse né ricorrerà mai a quei trucchiper portare l’umanità a riconoscerLoe a cooperare con Lui.

Ammettere una tale possibilità sareb-be ridurre Dio a misura dei nostri cal-coli e delle nostre ambizioni, fare di

Lui un Dio a nostra immagine e somi-glianza”.

“… non dobbiamo pensare che le nar-razioni bibliche che parlano di visionie apparizioni di Dio siano relazionigiornalistiche, cioè che le cose sianoaccadute così come vengono narrate.Non accaddero affatto così.

Quelle narrazioni erano semplicemen-te maniere letterarie e mitiche propriedi un contesto densamente religiosoe non scientifico, alle quali anche gliautori umani della Bibbia ricorrevanoogni volta che pretendevano testimo-niare la vita di certe persone”.

“… i bambini furono catechizzati perprivarsi di tutto ciò che occorreva lo-ro, come forma di sacrificio per la con-versione dei peccatori. Il che è ogget-tivamente terrorismo”.

“E il miracolo del sole? Non prova nul-la? […] il miracolo del sole è un rac-conto in tutto identico ai racconti dimiracoli che i fanatici dei culti in ono-re delle loro dee e delle religioni agra-rie e pre-cristiane del Paganesimonon si stancavano di proclamare aiquattro venti, nella speranza, così, diraggiungere nuovi adepti”.

“… la visione dell’Inferno che la Si-gnora di Fatima ebbe il cattivo gustodi rappresentare ai bambini […] nonha alcuna originalità; al contrario, co-incide in tutto con la visione che, de-cenni prima, Padre Manoel do Couto,senza bisogno di alcuna apparizione,aveva già presentato alle suore delConvento di Chaves, […] visione che,in seguito, attraverso il libro che scris-se e le predicazioni della Santa Mis-sione che fanaticamente aiutò a pro-muovere, finì per diffondersi in tuttoil Portogallo”.

“… dobbiamo concludere che l’antica“veggente” abbia vissuto, a partiredalle “apparizioni” del 1917, in un’in-fantile e malata familiarità con la Si-gnora di Fatima e il suo ImmacolatoCuore (!), con visioni ad ogni ora e inogni angolo e cantone, il che, di persé, sembra raffigurare un tipo di vitaalienata da successivi deliri demen-ziali, senza nulla di sanamente spiri-tuale e umano. […] anche così, la no-stra Chiesa, con Papa Giovanni PaoloII in testa, insiste nel fare di questasuora di clausura, a cui criminosa-mente impedirono di essere donna co-me le altre, un speciale interlocutricedi Dio, oggi e qui! …”.

Peccatidi Guglielmo Crescimanno, Roma

Nella tradizione greca, Prometeo è ilsalvatore del genere umano da Zeusche aveva deciso di distruggerlo. Ma,incatenato alla rupe e tormentato dal-l’aquila di Zeus, egli proclama: “Hovoluto, ho voluto il mio peccato e nonlo smentirò”, perché nella sua tra-sgressione si legano la ragione e lagiustizia, logos e dike, tanto che egliprecisa: “Ma io sapevo questo, tuttoquesto”.

Quanto “voluti” e consapevoli sonodiventati i “peccati”, nelle epoche se-guenti? Perché affoghiamo entrambele capacità di valutazione e di respon-sabilità nello stagno dell’idea di pec-cato verso la divinità? Forse perchénon riusciamo a vedere, dietro l’idea

di Dio, la nostra coscienza e le traccelasciate su di essa da tutte le genera-zioni passate. E così, catene meno no-bili di quelle di Prometeo sono quelleche legano alla inconsapevolezza e al-la aggressività che segue ogni fru-strazione; diceva Nietzsche (“Zara-thustra”): “E lo stesso è dei peccatorie delle cattive coscienze! Credetemi,amici: i rimorsi educano a mordere”.

Tuttavia, già nella Bibbia il peccato,più che infrazione di un dettato divi-no, era rottura dell’armonia e dell’in-nocenza originarie, che si riconquista-no non per grazia, ma per crescita del-la ragione e del senso di umanità. So-lo dopo fu ridotto a evento storico, aconcetto metafisico. Ma sono gli inte-

ressi della comunità che contano, tan-to che un tempo li si presentava colsigillo del volere di Dio e, cambiandole condizioni socio-economiche, anchela legge, fatta per tutelarli, deve su-perare la rigidità implicita nella suapretesa origine celeste.

L’idea del peccato portò alla condan-na di Galileo, la cui teoria contraddi-ceva la concezione geocentrica dellaBibbia ed è oggi una delle cause del-l’enorme squilibrio demografico neipaesi del Terzo Mondo. Non riuscia-mo a vedere il valore per l’uomo di ciòche i Greci simboleggiavano nel con-flitto tra la hybris, ossia la tracotanzadegli umani e la némesis, ossia la ine-sorabilità del castigo degli Dei e del

14 n. 4/2004 (33)

DOGMATISMO E SUPERSTIZIONE

destino. Le grandi tragedie – non so-lo quelle greche – nascono da questoconfronto tra l’esigenza di autonomiadella coscienza morale e una forzaesterna e “superiore”, che dissolve lagiustizia nel concetto di peccato, os-sia in un’ambigua e paralizzante retedi tabù e di penitenze.

In latino, “peccare” significava “erra-re”, e gli errori sono violazioni di nor-me della cautela o della ragione, chesi prestano alla comprensione umanae ai tentativi di correggerne gli effet-ti, mentre i peccati, che sono rimozio-ni di trasgressioni di leggi suppostesacre, causano solo frustrazione e ne-vrosi. E così, l’eresia, che in greco si-gnifica “scelta”, quindi libertà di opi-nione, è diventata uno dei peccati piùgravi per le Chiese, mentre è uno deidiritti fondamentali in democrazia.Analogamente, dalla condanna teolo-gica della contraccezione viene oggiil grave rischio di sovrappopolazioneper la specie umana.

Il concetto del peccato “per di più pro-duce la funesta convinzione di far cre-dere di avere in tal modo (con la peni-tenza) messo in pareggio il libro delleproprie colpe, e di essere dispensatidallo sforzo di migliorarsi, che dovreb-be essere invece ragionevolmente rad-doppiato” (Kant, “Antropologia”). Ilmale è in questa convinzione, non ne-gli errori e nelle carenze, che sono in-siti nella natura umana; è nella tenta-zione di seppellirli nell’inconscio e nel-la frustrazione che ne consegue; è neldiaframma, che impedisce di vedere esuperare le cause di un fallimento, ri-ducendole a infrazioni di leggi imposteda caste sacerdotali in nome di Dio,mentre sono “caratteristici appigli perl’esercizio del potere ... Il prete vive dipeccati, per lui è necessario che si pec-chi. Principio supremo: dio perdona chifa penitenza – o più chiaramente chi sisottomette al prete” (Nietzsche, “An-ticristo”).

Dobbiamo prendere coscienza di que-sto rischio e venirne fuori con scienzaed arte se, come diceva Goethe, “Chipossiede scienza ed arte ha con ciò an-che la religione, ma chi non ha nessu-na delle due, conviene che si rivolgaalla religione”, riducendo il bene adubbidienza a Dio l’uomo si svuota. Ilvero peccato non è la ricerca del pia-cere, di cui poi fare ammenda, ma lanegazione del piacere, nei limiti in cuiesso non implica sofferenze per gli al-tri o offese al mondo; proibendolo o in-

vocando l’alibi di una imperscrutabilevolontà celeste o di una tentazione ir-resistibile, inganniamo noi stessi. E poinon ci resta che piangerci addosso!

Il potere si è sempre impegnato nellaclassificazione dei peccati e nella con-danna dei più sottili intenti peccami-nosi. L’ossessione del peccato e delladannazione ha caratterizzato l’interomedioevo, facendone un sistemaideologico compiuto di discriminazio-ne sociale: nel secolo XI, per evitarecontaminazioni peccaminose, si arri-vò ad una netta distinzione tra i gras-si sacerdoti, che non dovevano svol-gere alcuna attività manuale “se nonlavare il proprio corpo” e i miseri con-tadini servi, il cui “ufficio” era: labor,dolor, sudor!

Si presumeva che i primi vivessero se-condo la legge divina, come gli ange-li, fuori dall’impurità, e che i secondistrisciassero nel peccato, schiavi, nondel clero e dei nobili, bensì della lorocarne, del sesso, dei piaceri colpevo-lizzati e della sofferenza che accom-pagna ogni parto. Il peccato giustifi-cava lo sfruttamento e la prevarica-zione come punizione di Dio per esse-re nati impuri, fuori dai due ordini su-periori: i sacerdotes, col compito dipregare, e i pugnatores, con quello dicombattere e “reprimere le sedizionicon la loro virtus”. Si teneva il popololegato alla parrocchia e al potere civi-le con la sacralizzazione del matrimo-nio e connessi artifici, quali la proibi-zione di esso al clero, la rigida collo-cazione in esso del sesso-dovere e lacondanna del sesso-licenza fuori diesso. Divide et impera! L’idea del pec-cato divide gli uomini nella parte piùsensibile del loro corpo, affinché il po-tere possa dominarli col più sottile deiricatti: un misto di dramma sessualee di farsa teologica.

Nel concetto di peccato, ogni ribellio-ne alle ingiustizie sociali diventa viola-zione di una norma religiosa e, così, sisono bruciati vivi gli eretici e si è ten-tato di escludere i comunisti dalla vitapolitica scomunicandoli. Ancora oggi,sebbene la contrizione e la espiazionenel confessionale non abbiano più ef-fetti tragici, la “ipoteca metafisica” delpeccato pesa sulla coscienza, con com-plessi di colpa che la raggelano e la ini-biscono. C’è poi una contraddizionenel peccato: Tertulliano, il primo e piùrigoroso nemico di tutti i peccati e, inparticolare di quello di eresia, che giu-dicava il più grave, arrivò a dubitare

che la stessa chiesa potesse assolverlie finì così per essere considerato eglistesso un eretico! (No, purtroppo, nonlo fu per aver considerato le donne pri-ve di anima).

Quando il problema del male, più cheansia di conoscerlo, si alimenta diconfusa paura e di ossessiva volontàdi evitarlo, si arriva al rigido asceti-smo di Origene, eviratosi per averneuna castità inossidabile! E, come que-sta bizzarra automutilazione, qualsia-si delitto ha potuto essere commessoimpunemente, col pretesto di proteg-gere o raddrizzare la “fede”: roghi dieretici e di streghe, lapidazione diadultere, uccisione di chi lavorasse ilsabato o bestemmiasse.

Nei secoli passati, le dispute teologi-che hanno invaso ogni aspetto dellavita, dai rapporti sessuali ai cibi; per-fino le fave hanno avuto da fare con il“peccato”: i monaci del Medioevo leconsideravano infatti “cibo puro” e sene riservavano personalmente la pre-parazione, mentre, ai tempi di Empe-docle, era “miserabile peccato” ilmangiarle! Ambiguità tragicomichemascherano una realtà dolente, fattadi torti, misfatti, errori, desideri.

Ma mentre i “torti”, o delitti, sono de-biti da pagare, i peccati si assolvonocon una spruzzata di acqua santa; l’as-soluzione crea assuefazioni e recidive;tutto si dissolve in confiteor. La fugadalla responsabilità fa convivere pocheelette anime immacolate con milioni diuomini disperati, dannati per miseria.Gli “errori” sono modi di imparare anostre spese come affrontare i proble-mi che ci si presentano perennemen-te; ridurli a peccati ci priva della possi-bilità di comprenderli e di progredireautonomamente. E i “desideri”, stimo-li ad operare, sorgenti di fantasia e diribellione, non devono essere ridotti atentazioni, da temere ed evitare e dicui pentirsi (“Dio è misericordioso sol-tanto se ti penti”, Nietzsche), perché,umiliando i nostri desideri, noi umilia-mo noi stessi.

La capacità di padroneggiare i propriimpulsi e di rispondere dei propri er-rori è segno di creatività umana, benpiù che il passivo conformismo a una“norma divina”. Trasferire i nostriproblemi, fatti di desideri, paure, er-rori e torti, ad un’ipotetica istanza su-periore, quando siamo noi soli a do-verli affrontare tentando di risolverli,è pura alienazione. Serve solo ad elu-

15n. 4/2004 (33)

DOGMATISMO E SUPERSTIZIONE

derli: come quando, elevando a pec-cato la golosità, si defrauda la dieteti-ca del compito di proteggere gli uo-mini da pinguedine e colesterolemia.E con risultati nulli, perché la proibi-zione è una irresistibile tentazione atrasgredire.

Anche l’atto di trasgressione ne esceimmiserito: il furto di Prometeo o l’iradi Achille non furono peccati, maeventi grandiosi! Per risolvere i pro-blemi umani, la via da seguire è op-posta a quella che li esaspera, ridu-cendo a trasgressioni di norme divinequelli che sono solo nostri terreni de-sideri o errori. Trattiamoli con la mo-derazione, che permeava il Tao già 25secoli or sono: “ ... si trasmettano pu-re parole misurate, ma non paroleesagerate, si avrà così qualche proba-bilità di essere salvi”. E, su questavia, anche gli errori e i torti sarannopiù leggeri, meno esposti all’elusioneo all’ira. Ancora Nietzsche: “... Non si

uccide con l’ira, ma con il riso. Su, uc-cidiamo lo spirito della gravità!”. Ren-diamo alla sessuologia i problemi del-la lussuria; alla dietetica quelli della

gola; al diritto penale quelli del furtoe di altri crimini; sgraviamoli tutti del-la pesante flatulenza che accompa-gna la sterile idea del peccato.

CONTRIBUTI

Gli anni ‘70 e ‘80Trent’anni fa, il 12 maggio 1974, la vit-toria del referendum sul divorzio se-gnava una svolta culturale che aveva,come abbiamo visto precedentemen-te, radici lontane. Un dato, tra i molti,può essere utile ricordare come esem-plificativo di questo processo: nel1960 l’Azione Cattolica contava 3 mi-lioni di iscritti che, nel 1975, eranoprecipitati a 635.000. I giovani nonerano più controllabili perché unanuova coscienza culturale e politica –con l’esplosione del ‘68 – costituiva unfiltro efficace alle arcaiche seduzionireligiose monoteiste [1]; inoltre, comese non bastasse, i loro genitori dopolo shock di Piazza Fontana (12 dicem-bre 1969), a vari livelli maturarono

una diversa consapevolezza sulle di-namiche del potere nella vita politicache il partito dei cattolici, insieme al-la CIA, guidava dal ‘48. Infine, last butnot least, dirompente fu la questionedella donna che il movimento femmi-nista seppe introdurre nella vita quo-tidiana, spezzando alle loro radici so-cioculturali i luoghi comuni, spesso dimatrice cattolica, sul ruolo della don-na, sulla famiglia, sulla sessualità.Nonostante ciò, quando dopo moltirinvii e tentennamenti, per volontà ul-tima di Paolo VI, si decise di indire ilprimo referendum della storia repub-blicana, Fanfani e Almirante credet-tero di veleggiare verso la vittoria gra-zie ad un vento loro favorevole. Nelleelezioni politiche del ‘72, infatti, la DC

e il MSI avevano raggiunto insieme il47,4% dei consensi. Ma gli eventi pro-durranno un naufragio epocale: nelreferendum sul divorzio i favorevoliraggiungono il 59,3% (19 milioni),mentre i contrari si fermano al 40,7(13 milioni). L’anno successivo – il1975 che è anche “anno santo” – Ro-ma, la millenaria sede del Vaticano,“cade nelle mani dei comunisti” (ele-zioni amministrative: PCI 35%, DC28,2%): è nominato sindaco lo storicodell’arte Giulio Carlo Argan.

Che il PCI in quegli anni avesse poi ab-bracciato una politica di basso profilo“socialdemocratico”, per presentarsicon le carte in regola all’inveterataostilità USA (la trappola del compro-

Quando la coppia scoppia.Sguardo critico su cattolicesimo e televisione mentre la Rai compie 50 anni (Quarta e ultima parte)di Carlo M. Pauer, [email protected]

messo storico, il silenzio sulla leggeReale, la politica economica dei sacrifi-ci e di collaborazione con i padroni at-tuata dalla CGIL di Lama, la solidarie-tà nazionale, la firma al “teorema Ca-logero” e la valanga di arresti del 7aprile 1979, ecc.), non è argomento chemodifica, in questo contesto, l’effettosimbolico di una vittoria comunistanell’immaginario di un paese che si vo-leva prono al dogma romano. Quell’u-nità dei cattolici che Gedda e Pacelliottennero nel ‘48 s’era sgretolata,sciolta come neve al sole [2]. Oltre Te-vere, in quel 1975, si celebrava l’annosanto e non stupì, dunque, l’inconsi-stenza delle manifestazioni e della par-tecipazione. Essa fu, per i laici a Roma,memorabile ed imparagonabile con glispettacoli a cui ci ha abituato Wojtyla,o alla pompa magna medievale del pre-cedente giubileo 1950.

Dai “Sogni nel cassetto” al “Nuovo miracolo italiano”

Per completare il quadro della scenain cui la televisione – in particolarequella che possiamo definire la defla-grazione spettacolare del decennio’80 – e le sue relazioni con il cattolice-simo maturano nel ventennio 1970-90, dobbiamo aggiungere alcuni ele-menti determinanti. Da una parte leinquietudini di un potere turbato dalclima instaurato dalle lotte operaie estudentesche. Dall’altra la non piùprocrastinabile riorganizzazione delsistema radiotelevisivo, fino ad alloranelle mani (polverose) del governo econ la concessione delle frequenze al-la RAI in scadenza (dicembre 1973).Due fili che s’intrecceranno in una tra-ma inquietante.

A seguito di uno scandalo, il 12 giu-gno 1966 è destituito dall’incarico ildirettore del SIFAR, il generale Gio-vanni Allavena. Il SIFAR è trasforma-to in SID e il 4 luglio l’ammiraglio Eu-genio Henke ne è designato diretto-re. È a partire da questo momento chesi rafforza, in ambito massonico, laloggia “parallela” di Licio Gelli notacome P2. L’ex SIFAR generale Allave-na prende la tessera 505 e non sarà ilsolo. Carabinieri, guardia di finanza,esercito, politici, industriali, giornali-sti, magistrati, e potenti vari ingros-sano le fila della “Propaganda 2”. Ilsistema si avvale di un meccanismodi finanziamento internazionale (pre-valente il traffico d’armi) nel qualecompaiono con un ruolo centrale lebanche di Sindona, Calvi e del cardi-

nale Marcinkus, lo IOR, la banca vati-cana [3]. Prende corpo il “Piano di ri-nascita democratica”, praticamenteun golpe morbido, lento e strisciante,che ha, tra i principali obiettivi, l’ac-quisizione del controllo e orientamen-to dell’opinione pubblica, occupandospazi strategici nel campo dell’infor-mazione.

Mentre si chiude la fase dello scontromateriale (1969-74) [4] e si apre il nuo-vo corso piduista [5], il 20 aprile 1971,il tribunale di Biella concede una li-cenza a trasmettere all’emittente viacavo TeleBiella. Si apre una vicendache vedrà l’iniziale assoluzione dellapiccola TV, per un vuoto normativodel Codice postale del 1936, poi la di-sattivazione degli impianti legittima-ta dall’entrata in vigore del nuovo co-dice (29 marzo 1973), ovviamente fa-vorevole alla RAI. Da questo momen-to il mercato televisivo, ben lungi dal-l’aver trovato una sistemazione (sipensi al dibattito recente sulla legge“Gasparri”), offre allo spettatore unpanorama alternativo ai due canali diStato. Sui tetti italiani le antenne siorientano per captare il segnale dellaTV Svizzera, di Capodistria, di Tele-montecarlo. Intanto si discute l’intro-duzione del colore (poi avviato il pri-mo febbraio 1977), rinviato sia per isuggerimenti di Paolo VI (un lusso ec-cessivo), sia per l’incapacità del mer-cato italiano di contrastare i colossiolandesi e giapponesi nell’innovazio-ne tecnologica [6], come per la coinci-denza con la profonda recessione eco-nomica mondiale del 1973-75 (eventoprincipale lo shock petrolifero condot-to dall’OPEC) che in Italia porterà al-le risibili contromisure dell’austerity(anticipo della fine delle trasmissioniTV, della chiusura dei cinema, dome-niche a piedi, ecc.). Tra gli imprendi-tori, gli editori e gli affaristi che inter-cettano la novità del nascente merca-to televisivo, c’è un rampante palaz-zinaro milanese: Silvio Berlusconi. Il24 settembre 1974 iniziano le trasmis-sioni di Telemilano, una TV via cavoche dovrebbe servire gli abitanti del-la “sua” Milano 2, un quartiere resi-denziale copiato da un modello olan-dese, edificato alla periferia della cit-tà lombarda.

Infine, qualche anno dopo, la scoper-ta degli elenchi (parziali) degli affilia-ti alla loggia di Gelli presso CastiglionFibocchi e la successiva istituzione(Legge 23 settembre 1981, n. 527) diuna commissione parlamentare d’in-

chiesta presieduta dall’on. Tina An-selmi (DC). Intrecciamo i fili.

Dal 26 gennaio 1978 Silvio Berlusconirisulta affiliato alla loggia P2 (tesseranumero 1816). Nel maggio dello stes-so anno la sua TV si sposta nell’ete-re. Licio Gelli dichiarerà in seguito nelfebbraio 1996 al quotidiano Indipen-dente: Berlusconi “Ha preso il nostroPiano di rinascita e lo ha copiato qua-si tutto”. Il 28 settembre 2003 inter-vistato da la Repubblica il “venerabi-le” dice del presidente del consiglio:“Berlusconi è un uomo fuori dal co-mune. Ricordo bene che già allora, aitempi dei nostri primi incontri, avevaquesta caratteristica: sapeva realizza-re i suoi progetti”. E parlando dell’I-talia attuale: “Guardo il Paese, leggoi giornali e penso: ecco qua che tuttosi realizza poco a poco, pezzo a pez-zo. Forse sì, dovrei avere i diritti d’au-tore. La giustizia, la tv, l’ordine pub-blico. Ho scritto tutto trent’anni fa”.Nel “piano” c’era scritto tra l’altro:“punto chiave è l’immediata costitu-zione della tv via cavo da impiantarea catena in modo da controllare lapubblica opinione media nel vivo delPaese”; “dissolvere la Rai in nomedella libertà d’antenna”.

L’anno seguente, per due miliardi emezzo Berlusconi acquista parte delmagazzino Titanus (300 film mai pas-sati in RAI) battendo altri competitorigrazie alla sua forte liquidità. Nella re-lazione di maggioranza della commis-sione parlamentare sulla P2 si legge:“Non vanno peraltro trascurati anchealtri interventi con identici fini, anchese di portata minore, che la Loggia P2pone in essere sia tramite il BancoAmbrosiano, sia tramite altre bancheove alcuni operatori (Genghini, Fab-bri, Berlusconi, ecc.), trovano appog-gi e finanziamenti al di là di ogni me-rito creditizio”.

I film sono offerti alle decine di neo-nate TV locali sparse per il paese, incambio le emittenti devono trasmet-tere pubblicità fornita dalla sua con-cessionaria Publitalia. Nasce così l’at-tuale impero Mediaset i cui profitti sidevono oggi, per l’appunto, al control-lo della pubblicità televisiva, un bot-tino da 2 miliardi 589 milioni di eurol’anno (2002) [7].

La “rinascita” (democratica), per essereveramente tale, deve ripercorrere tappefondamentali attingendo dal passato perprogredire nel futuro; la tradizione come

16 n. 4/2004 (33)

CONTRIBUTI

17n. 4/2004 (33)

CONTRIBUTI

elemento di continuità nell’innovazioneè una strategia semplice e questo Berlu-sconi lo sa bene, in più ha anche moltisoldi. Così, come per la RAI nel 1954, ilvolto di partenza per Canale 5 (ancoraper poco TeleMilano) [8] fu la metaforavivente della TV, l’italoamericano MikeBongiorno. Dal 16 gennaio 1980, alle20,30, il principe della mediocrità presen-ta un quiz da lui stesso ideato: “I sogninel cassetto”. La campagna acquisti mi-liardaria prosegue con l’ingaggio diun’altra stella storica della RAI: Corrado,che condurrà per otto anni “Il pranzo èservito”. Luogo strategico dello scontrocon la RAI è però il calcio e così, grazieai contatti sudamericani di Gelli, per unmilione di dollari nel 1980 Berlusconicompra il Mundialito (torneo di calcio trai vincitori della coppa Rimet) che si tienein Uruguay, un piccolo paese, all’epocasotto dittatura militare dal 1973, strettotra Brasile e Argentina. Con questo tor-neo la giunta golpista (come avvenne adesempio con la coppa Davis nel 1976 inCile – sotto Pinochet – e i mondiali in Ar-gentina – dittatura Videla – del 1978)tentò di darsi un volto “pulito” a livellointernazionale. Grancassa dell’operazio-ne il Corriere della Sera di Angelo Rizzoli(tessera 532) allora in mano al “buratti-naio”, come ebbe a definirsi lo stesso

Gelli in una celebre e inquietante inter-vista del 1980 a Maurizio Costanzo (tes-sera 626) proprio per il Corriere [9]. È par-tito così l’assalto “alla tv di stato in no-me della libertà d’antenna” e infatti, nel1982 la RAI solleva il caso giudiziario de-nunciando l’emittente “pirata” di Berlu-sconi “per la contemporaneità delle tra-smissioni non via etere, ma a mezzo di vi-deocassette su varie emittenti, intaccan-do così il privilegio monopolistico”. Si na-viga a vista fino a quando, un pugno dipretori il 16 ottobre 1984, oscura le sue,ormai tre, stazioni televisive nazionali eBerlusconi si rivolge direttamente a Cra-xi [10] sodale e debitore che, con un de-creto da presidente del consiglio, siste-ma tutto (cioè nulla) fino all’apogeo del-la corruzione partitocratica con la cosid-detta legge “Mammì” del ‘90 che garan-tirà lo status quo. Nel frattempo in RAI èfinita l’era Bernabei, la legge di riformadel 1975 fonda la “lottizzazione” che dilì a poco, con la nascita del terzo canale(15 dicembre 1979), vedrà l’ente pubbli-co diviso così: Reteuno alla DC, Retedueal PSI e Retetre al PCI con le rispettivetestate giornalistiche [11]. Comincia l’e-poca della TV commerciale, il declinolento ed inesorabile della televisione ge-neralista e l’implosione della realtà nellospettacolo. Berlusconi nel 1994 dopo

aver fondato un “partito” vince le ele-zioni politiche. Principale obbiettivo: re-settare definitivamente la memoria delpiù grande numero d’italiani possibile.

Il collasso osmotico

Questa breve ricognizione, nel perio-do che Sergio Zavoli chiamò con unafortunata perifrasi “La notte della Re-pubblica” [12], altrove ampiamenteanalizzata e raccontata da storici egiornalisti, rivela uno sfondo per noiaffascinante se consideriamo la tramache combina gli elementi oggetto delpresente scritto. Il potere Vaticano,per il tramite di un principe della chie-sa (in un certo senso, Marcinkus è sta-to per il papa quello che è Tremontiper Berlusconi) a capo dell’Istituto perle Opere di Religione (IOR) e in diret-ta connessione con il Banco Ambro-siano di Roberto Calvi (tessera 519)ha avuto stretti legami con la P2 laquale, tra l’altro, abbiamo visto esse-re stata il volano dell’ascesa di Berlu-sconi, il signore e padrone della TVcommerciale. Ne consegue che, inuna, finanche per il vicario di Cristo,incontrollabile complessità di osmosidel Potere nei poteri, la chiesa di Ro-ma ha contribuito moralmente ed eco-

Firenze, Palazzo dei Congressi, Sala Verde

6° Congresso Nazionale UAARNovembre 2004

Sabato 20 (ore 10-18) – Domenica 21 (ore 9-14)

Visto che il prossimo 6° Congresso Nazionale dell'UAARsi terrà ancora a Firenze al Palazzo dei Congressi (a po-chi metri dall'uscita della Stazione di SMN) il 20 e 21 no-vembre prossimi – e considerato l'aspetto tipicamenteturistico della città – potrebbero esserci alcune difficol-tà, prenotando all'ultimo momento, sia nei costi sia nel-le disponibilità di camere.

Pertanto abbiamo ottenuto le seguenti opzioni valide fi-no al 20 luglio 2004, molto favorevoli rispetto agli stan-dard cittadini.

Dopo tale data se gli alberghi non prorogheranno l'op-zione, si procederà solo su richiesta.

Gli interessati sono perciò invitati a rivolgersi diretta-mente, se lo riterranno opportuno, meglio se nel più bre-ve tempo possibile, alla:

Agenzia NUSA DUA TRAVEL (all'attenzione di Carlo)Via Ponte di Formicola 24, 50018 Scandicci (Firenze)Tel. 055.7351284 – Fax 055.750250E-mail: [email protected]

che dispone in via preliminare di due alberghi:

• uno (3 stelle) in Via Nazionale a 100 metri dal Palazzo deiCongressi:camera Doppia Uso Singolo con prima colazione € 121,00 anottecamera Doppia con prima colazione € 134,00 a notte

• uno (2 stelle) in Via XXVII Aprile a 250 metri dal Palazzo deiCongressi:camera Doppia Uso Singolo con prima colazione € 60,00 a nottecamera Doppia con prima colazione € 90,00 a notte

più diritti prenotazione Agenzia € 15,00 per camera.

nomicamente alla sua lenta dissolu-zione teologica, favorendo l’afferma-zione definitiva della merce e dellospettacolo in “casa sua”. Dunque, “lacoppia scoppia”, o come si diceva“eterogenesi dei fini”.

Il ritorno in grande stile di Mike Bon-giorno, colui che deflorò i costumi ita-liani con Lascia o raddoppia?, propo-nendo su Canale 5 un gioco i cui vin-citori realizzavano il loro “sogno nelcassetto” sposta da subito in avantiil discorso sul denaro cui abbiamo ac-cennato all’inizio di queste cursorieargomentazioni. Si era detto per ilboom economico e l’americanizzazio-ne (mi permetto di rinviare a me stes-so) “la teologia morale si polverizzanella seduzione degli scaffali dei su-permarket” [13]; ebbene, con l’avven-to di Berlusconi e il ritorno di Mike, ilsupermarket entra quotidianamentenelle case di 20 milioni di famiglie.Quelle tanto amate famiglie cattoli-che cui periodicamente Giovanni Pao-lo II rivolge accorati appelli indirizzan-dogli encicliche, lettere pastorali,esortazioni e vibrati richiami domeni-cali, sorde perché quotidianamenteimmerse in un Paese governato dallospettacolo fantasmagorico della pub-blicità, menzogna assai più seducen-te delle favole evangeliche [14].

I “sogni nel cassetto”, come un virusletale, conquistano la metropoli, pren-dono a poco a poco la forma della “Mi-lano da bere” e le parole di Bianciar-di, qui in epigrafe, suonano comeun’agghiacciante verità. Mike Bon-giorno, con le “televendite”, raggiun-ge vette che neanche ai tempi di Ca-rosello con la grappa Bocchino, quan-do si faceva portare in elicottero sulCervino e gridava “… sempre più inaltoooo!”. Dalle reti dell’unto di Arco-re, come novello Eva, offre quotidia-namente il suo frutto proibito allemamme, ai papà, ai figli; l’eucarestiasi fa col prosciutto cotto Rovagnati.

Una pallottola per Fatima

Eletto nel 1978, il papa polacco dichia-ra guerra alla “teologia della libera-zione” in America Latina, poi dallasua Cracovia tuona contro il comuni-smo “senza se e senza ma” e, ormairidotto a sacrestano del Capitale, siavvia negli anni ‘80 verso un’escala-tion spettacolare senza precedenti.Compie centinaia di viaggi promozio-nali, scrive libri, pubblica CD musica-li, videocassette, nomina oltre 1800

tra santi e beati, inventa un AnnoSanto straordinario (1983) dopo il flopdel ‘75 e organizza ispirandosi aWoodstock giornate mondiali per gio-vani imbolsiti da MacDonald e aggre-diti dall’acne. Ma non sembra basta-re, le amate famiglie cattoliche prefe-riscono nel 1994 ben altri prodigi. Vo-gliono “il nuovo miracolo italiano”,vogliono il lusso per tutti e ad ogni co-sto, vogliono il fuoristrada da città (leautomobili sono ormai ossimori), labarca (si appassionano all’American’sCup incollati alla TV alle 3 del matti-no), si nutrono di lardo di Colonnatae Jamon Serrano, comprano la baguet-te alla “Boutique del pane” e degu-stano vini californiani con il bouquetal jet-lag, indossano “scarpe che re-spirano” (sfuggite alle previsioni diGiulio Verne) e orologi no limits, uninvito ad uno stile di vita perfetta-mente in linea con l’etica cristiana. Inun delirio mistico-spettacolare il pon-tefice si lancia allora nella fictionhollywoodiana, mettendo in scena ilpiù grande show del suo lungo regno:Una pallottola per Fatima. L’idea èquella di rilanciare la madonna (comeai tempi di Gedda e Pacelli) con tuttol’apparato (tele)visionario che le è col-legato e di autosantificarsi in vita. Cen’è per tutti i gusti: una storia miste-riosa, un manipolo di “pastorelli” ri-gorosamente under 14 e analfabeti,due guerre mondiali, un segreto sullafine del mondo, un complotto omici-da, i comunisti, l’Islam e una buonadose di miracoli. Se fosse davvero unfilm diremmo, come si diceva una vol-ta, “Successo al botteghino. Bella lafotografia”. Lo spettacolo è invecepiuttosto grottesco.

Nel messaggio ai vescovi italiani inoccasione della 53a Assemblea Gene-rale della CEI, il 20 maggio 2004, il pa-pa scrive “conosciamo bene l’influssopenetrante che i media esercitano og-gi sui modi di pensare e sui compor-tamenti, personali e collettivi, orien-tando ad una visione della vita che,purtroppo, tende spesso a corroderefondamentali valori etici, in particola-re quelli che riguardano la famiglia”,dando l’impressione di una piena (maattenzione al “purtroppo”) consape-volezza secolare; poi aggiunge imme-diatamente che “i mezzi di comunica-zione si prestano però ad essere im-piegati anche con ben diverse finalitàe risultati, contribuendo in notevolemisura all’affermazione di positivi mo-delli di vita e alla stessa diffusione delVangelo”, alludendo evidentemente

alla disponibilità di un potere, capacedi ri-orientare i media e dunque ri-definire la logica del Capitale (pro-prietà e profitto), che la chiesa, comeabbiamo detto, non ha.

Negli anni ‘90, guardando all’immi-nenza del 2000, la grande antagoni-sta del marchio di Atlanta (allegoria“zucchero e bollicine” del Capitale),per sconfiggere l’inquietante EnjoyCoke!, lanciò una geniale campagnapubblicitaria. Nello spot più riuscitosi vedeva un nave spaziale nel XXIIsecolo, con a bordo due astronautiche discutono di un curioso repertoarcheologico: la mi(s)tica bottigliettadella cocacola. Non riuscendo a com-prendere il significato del manufatto“alieno”, la gettano aprendo una luc-cicante lattina di Pepsi e si allontana-no per dare “spazio” allo slogan: Pep-si, a choice of a new generation.

La chiesa ha dunque ancora l’ultimacarta da giocare: la Papsi Cola?

In realtà le sorti del cattolicesimo ro-mano sono, come mai dai tempi di Ni-cea o Trento, in buona parte affidateal prossimo conclave. Se qualcuno pa-venta un concilio Vaticano III, in mol-ti sostengono che la successione pre-parata dallo stesso Wojtyla, rinnovan-do con cura meticolosa e nuove nomi-ne quasi tutti i cardinali elettori, nondovrebbe riservare sorprese, ma è le-cito dubitare il contrario. A Roma, sidice, “si entra papa, si esce cardina-le” a proposito delle certezze gabel-late dalla stampa sui papabili che cir-colano ad ogni elezione. Sul piattodella bilancia stanno l’opulento ecrasso Occidente che brucia e divoraenergia (aria, acqua, terra in ogni for-ma) per almeno l’80% delle disponibi-lità e il “resto del mondo”, 4 miliardidi abitanti, che ha a disposizione il ri-manente 20%. Il liquido amniotico è ilcristianesimo, lancia in resta la chie-sa cattolica, che ha edificato nei tra-scorsi 2000 anni la teologia politica ditale modello di sviluppo: universali-smo ed evangelizzazione, cioè impe-rialismo ed etnocidio. Molte le altreconfessioni religiose e filosofie tra-scendentali, e la più organizzata, inambito teologico politico, pare esserequella musulmana. Si profila una dif-ficile convivenza per tutti.

Se il livello simbolico, il papa polaccoeletto “contro” il patto di Varsavia, de-lineerà ancora l’incarnazione del potereclericale, allora è giusto ipotizzare un

18 n. 4/2004 (33)

CONTRIBUTI

papa extraeuropeo, quasi certamentesudamericano (visti gli sforzi delle dit-tature nazicattoliche degli anni ‘70 e laguerra teologica vinta da Roma succes-sivamente), ma questo vorrebbe direaccettazione del primato mediatico, unpontefice simulacro (un po’ come la re-gina Elisabetta) schiacciato dall’agen-da del mondo e dunque l’inevitabile edefinitiva polverizzazione del potere ro-mano a vantaggio delle diocesi locali.L’alternativa sarebbe infatti la pretesadi una governabilità globale – simile al-la divisione in due del mondo decisa daAlessandro VI nel 1493 [15] – la qualeappare, alla luce degli squilibri planeta-ri cui si è accennato in sintesi, realisti-camente impossibile (anche perché l’u-niversalismo cattolico s’è sgretolato aWittemberg nel 1517). Impossibile an-che controllare e definire una politicaplanetaria con un papa curiale, certa-mente italiano, che dovrebbe, pena l’in-visibilità teologica, fronteggiare defini-tivamente il Capitale in occidente (sci-volando nella palude del cattocomuni-smo), per acquisire una reale credibilitànel resto del mondo, dove decine di“correnti” teologiche di matrice cristia-na (prima fra tutte quella pentecostalein America latina) sono già ben lonta-ne, se non altro culturalmente, da Ro-ma. Non ci pare plausibile. A poche oredalla prolusione alla CEI, ecco un ulte-riore esempio di quell’eterogenesi deifini sopra evocata: il presidente del Mi-lan e proprietario di Mediaset, due mo-gli, attualmente anche presidente delconsiglio e fervente cattolico ha detto –il 24 maggio 2004 a Milano durante lacampagna elettorale – che i ricchi “nonbisogna guardarli come ricchi, ma co-me benefattori che rischiano in proprioe fanno il loro interesse, certo, ma dan-no benessere all’intera comunità”, di-mostrando di essere un sincero propu-gnatore di quelle “radici cristiane” chetanto vorrebbe veder citate nel pream-bolo della futura costituzione europea.Non pago, tanto per chiarire quanto ab-bia ben presenti i dogmi di Roma in fat-to di famiglia (tanto cara al papa), ag-giunge, parlando di deputati e senato-ri, che “devono dimostrare [votando] amoglie e figli che non vanno a Roma so-lo perché hanno l’amante. Anche se ol-tre i 400 km l’amante non conta […] nonè peccato”. Come si vede, e quella ita-liana è solo la punta rozza e milanesedell’iceberg, il potere di GP2 (e del suosuccessore chiunque egli sia) è ben lon-tano dal trionfalismo megafonato daimedia. Lo spettacolo asservito al profit-to del ricco Epulone, ha stritolato persempre le fiabe evangeliche, ormai ri-

dotte a le grida manzoniane di licealememoria. Valga per tutti Lc 12,33: “Ven-dete ciò che avete e datelo in elemosi-na”. Si attende conferenza stampa diBerlusconi.

Note

[1] A partire dall’esperienza indiana deiBeatles, almeno come fenomeno di mas-sa, il numero delle “conversioni” in occi-dente è sensibilmente aumentato proprionegli anni ‘70, prevalentemente in favoredi culti orientali generalmente con approc-cio filosofico-esistenziale. Un fenomenoche sembra ripetersi nell’attuale fase dicrisi. Se prima la secolarizzazione avevaindebolito le religioni tradizionali spingen-do l’individuo in cerca del sacro versoorientamenti “esotici”, oggi la spettacola-rizzazione, percepita come dissacrante eimmanente, induce il desiderio di trascen-denza verso esperienze New Age o di am-bientalismo ed ecologia radicale e com-portamenti alimentari estremi, ecc. Certola questione del sacro non è stata risoltae nuovi interrogativi si pongono alla ra-gione che, troppo sbrigativamente, avevain taluni casi archiviato il problema.[2] Al centro della crociata anticomunista,che non si esaurisce affatto nelle elezionidel 18 aprile, organizzata da Pio XII e Lui-gi Gedda, il potentissimo presidente del-l’Azione Cattolica, troviamo lo spettacolo,rielaborato da Wojtyla per Fatima, dellaPeregrinatio Mariae (la cosiddetta Madon-na Pellegrina): “Se la montagna non va daMaometto …”. Ma se il richiamo al cultodella pietà popolare, attraverso il rilanciodegli appetiti più volgari: miracoli, appari-zioni, idolatria, sembra delineare un recu-pero di “religiosità” premoderna, la chie-sa di Roma non dimentica la lezione diGoebbels e il fascino degli italiani per i“balconi”, così il volto “tecnologico” dellacrociata è affidato alle invettive di padreLombardi, “il microfono di Dio”. L’incer-tezza dei tempi e le difficoltà del Vaticanonel varcare, giustamente controvoglia, lamodernità, sono ancora una volta confer-mate da questo intreccio indistinguibiledi “sacro e profano” il cui esito di lungoperiodo sarà tutt’altro che favorevole allacausa cattolica. Sulla crisi del cristianesi-mo si veda il recente: P. Jenkins, La terzachiesa. Il cristianesimo nel XXI secolo, Ro-ma 2004. In particolare p. 4 dove l’autore,che guarda al sud del mondo per la so-pravvivenza del cristianesimo, ammette:“… la crescente secolarizzazione dell’Oc-cidente può solo significare che il cristia-nesimo è alla fine dei suoi giorni”.[3] Chi guidava la cordata delle banche?Alla domanda lasciamo rispondere LuigiCipriani, da un’intervista a Radio popola-

re sulla vicenda “Calvi-Banco Ambrosia-no” del 1985 (fonte: http://www.fondazionecipriani.it/): “Chi guidava era essenzial-mente il Vaticano. La dimensione politicadell’intervento vaticano è stata sempre ri-dimensionata, ridotta a una semplice que-stione di esportazione di capitali, di uomi-ni di malaffare. Non è affatto così. Se noianalizziamo il ruolo che il Banco Ambro-siano ha avuto sul piano internazionale,con una serie di proprie banche aperte intutti i paesi del Sudamerica, vediamo cheil Banco ha finanziato tutti i regimi di de-stra e autoritari. Quindi c’è un interventopolitico del Vaticano in Sudamerica e que-sto in accordo col Presidente degli StatiUniti, per impedire che ribellioni popolariabbattessero i regimi di destra. Il BancoAmbrosiano ha finanziato l’acquisto di ar-mi, molto spesso di industrie italiane, perl’Argentina, per il Nicaragua e per tutti iPaesi governati da regimi di destra. In Ci-le è stata costituita addirittura una finan-ziaria insieme a Pinochet. In Nicaragua,quando Somoza entrò in crisi, il Banco diManagua, che faceva capo al Banco Am-brosiano, dirottò centinaia di milioni didollari per sostenere il dittatore”. Il sito èeccellente e si consiglia una visita.[4] La “strategia della tensione” attuatadalla CIA, DC e neofascisti sul modelloche in Grecia portò la dittatura dei colon-nelli, non ottenne i risultati sperati. Anzi,i regimi fascisti di copertura più vicini(Spagna, Portogallo, Grecia) stavano fra-nando e la copertura CIA aveva cambiatodi segno dopo la caduta di Nixon per ilWatergate.[5] Questa strategia avrà, invece, succes-so. Si conclude nel 1980-82 con la fine po-litica del PCI, la finanziarizzazione del ca-pitale per opera di Agnelli e Cuccia e l’av-vento di Craxi al governo. La svolta, va in-dividuata nel sequestro Moro (operato au-tonomamente e con ben altri obiettivi dal-le BR nel marzo-maggio 1978) e nell’im-patto complessivo che la deflagrazionedell’evento avrà sugli equilibri politico cul-turali del Paese. Il programma Craxi-Andreotti porterà al disastro l’economiaitaliana. L’apoteosi del sistema di corru-zione sarà fermata momentaneamente apartire dal 1993 da una parte della magi-stratura (periodo cosiddetto “mani puli-te” e “tangentopoli”) che operava per l’in-gresso italiano in Europa.[6] Si veda sull’argomento: L. Gallino, Lascomparsa dell’Italia industriale, Torino2003; ed anche, prevalentemente sul pro-blema della mancanza di ricerca nell’hi-tech in Italia, dello stesso autore, Se tre mi-lioni vi sembran pochi. Sui modi per com-battere la disoccupazione, Torino 1998.[7] Le concessionarie Sipra (RAI) e Publi-talia (Mediaset) controllano attualmente

19n. 4/2004 (33)

CONTRIBUTI

20 n. 4/2004 (33)

CONTRIBUTI

il 95% del mercato pubblicitario in TV. Nel2002 il fatturato complessivo delle due so-cietà era di oltre 7.500 miliardi di lire (3miliardi e 951 milioni di euro). Con la leg-ge “Gasparri” Publitalia è destinata a in-crementi del 25% della sua già maggiori-taria fetta di mercato. Questo fa oggi diBerlusconi uno degli uomini più ricchi delmondo. Non sappiamo nulla dei “dirittid’autore” a Gelli.[8] Il 12 novembre 1979 con 20 milioni dicapitale, fu registrata la società Canale 5Music s.r.l.[9] Cfr. Corriere della Sera, 5 ottobre 1980.Il titolo era: “Il fascino discreto del poterenascosto. Parla per la prima volta, il SignorP2”. Nell’occhiello “Licio Gelli, capo indi-scusso della più segreta e potente loggiamassonica ha accettato di sottoporsi aun’intervista esponendo anche il suo pun-to di vista. L’organizzazione, un Centro cheaccoglie e riunisce solo elementi dotati diintelligenza, cultura, saggezza e generosi-tà per rendere migliore l’umanità”. La da-ta di affiliazione di Costanzo è la stessa diBerlusconi e Gervaso (26 gennaio 1978).[10] “Il potere craxiano si sostenterà peranni, oltre che di corruzione e concussio-ne, dei mezzi di comunicazione berlusco-niani, e l’editore piduista si avvarrà peranni della sponda politica socialista e delsodalizio di potere con Craxi per muovere

il suo attacco al monopolio RAI e al plura-lismo della stampa, egemonizzando il ne-vralgico mercato pubblicitario”. In: M.Guarino, Berlusconi. Inchiesta sul signorTv, Milano 1994, p. 84.[11] Per la cronaca, all’inizio la terza reteverrà “lottizzata” con due tutor. Infatti ilprimo direttore del canale fu Giuseppe Ros-sini (DC), quello del telegiornale BiagioAgnes (DC) mentre solo il condirettore ve-niva dalle file del PCI: Sandro Curzi, attualedirettore di Liberazione, quotidiano di RC.[12] La notte della Repubblica è un’inchie-sta in 18 puntate, che parte dalla stragedi Piazza Fontana e arriva al 1988, andatain onda nel 1989-90 su Raidue, scritta econdotta dal giornalista che fu, nel perio-do 1980-86, presidente della RAI. È il mo-mento dell’anomala affermazione della TVcommerciale (qui brevemente riassunto)che Zavoli seppe ben fronteggiare, man-tenendo il servizio pubblico all’altezza del-la competizione, pur se questa, com’è no-to, era “truccata”. Disponibile in VHS.[13] In L’Ateo. Bimestrale dell’UAAR, n.2/2004 (31), “Quando la coppia scoppia”parte seconda.[14] È in questo quadro di “seduzione”che vanno visti come emblematici, all’ini-zio del XXI secolo, i due Papi GiovanniXXIII e i due padri Pio di Raiuno e Canale5. Una scelta tra prodotti concorrenti, un

confronto e due possibili interpretazioni,dunque un’evidente concessione sul ter-reno proprio della Riforma: lo spettatorevaluta autonomamente. Come avviene alcinema per chi (ri)vedesse il Vangelo diPasolini (pochi) e il cristo di Gibson (mol-ti), in mezzo, magari, Jesus Christ Super-star di Jewison o il Gesù di Scorsese. Undio pret-à-porter con la tunica di Dolce eGabbana, un profet-à-porter. A quandol’ostia take away?[15] Ritratto dal Pinturicchio negli omoni-mi appartamenti (Rodrigo de Borja yDoms — papa Borgia), Alessandro VI(1492-1503) governa gli inizi del processodi invasione del “Nuovo Mondo” con labolla Inter coetera che assegna metà delmondo al Portogallo e l’altra metà allaSpagna, passante una linea a cento leghea ovest dalle Azzorre. A cento anni dallosbarco di Colombo erano sorti, dal Messi-co alla Patagonia, 5 arcivescovadi, 27 ve-scovati, 400 monasteri e un incalcolabilenumero di parrocchie. Lo spagnolo diven-ta una lingua tra le più parlate al mondo.Un numero oscillante tra i 50 e gli 80 mi-lioni di nativi sparisce per sempre con lesue lingue e culture dalla faccia della ter-ra. Il più grande genocidio della storia.Con un destino sempre più incerto inAmazzonia resistono piccoli popoli, spre-giativamente chiamati indios.

All’indomani dello scioglimento del-l’URSS per i vincitori della guerra fred-da, in grado di condizionare il siste-ma delle comunicazioni nel mondo, èstato facile accreditare l’idea della fi-ne delle ideologie e proclamare l’av-vento dell’era del “pensiero unico”,nel mondo non più diviso in due cam-pi opposti. Fra gli ingredienti costitu-tivi, un misto di liberismo economico,autoritarismo paternalistico, confor-mismo culturale e permissivismo eti-co, hanno rilanciato la funzione di col-lante sociale delle religioni restituen-do potere alle istituzioni che le gesti-scono. Con il marxismo si sono esor-cizzati gli altri frutti “pericolosi” delNovecento tra cui la secolarizzazionee l’autonomia della scienza. L’occi-dente si è riscoperto cristiano per rin-

tuzzare l’aggressività islamica. Invo-ca l’Islam moderato contro quello fon-damentalista, che maschera indiffe-rentemente regimi feudali e volontàdi riscatto dalla miseria e dall’oppres-sione, come ieri dagli USA s’invocava-no i fulmini di Roma contro la Teolo-gia della liberazione in America lati-na. Nel nostro paese la fine del mil-lennio si è identificata con il giubileodella chiesa cattolica e a sostenere lesue pretese al riconoscimento delleradici cristiane dell’Europa hannoconcorso, in gara con i clericali, socia-listi e massoni, liberali e fascisti. L’in-tero Parlamento italiano ha ascoltato,genuflesso, l’alto magistero del papae al cardinale Ruini è stato affidato ilcompito di legittimare nella basilicadi San Paolo il torrente di retorica pa-

triottica che ha sommerso le 19 baredei morti a Nassiriya. Anche per rifor-mare la scuola il governo Berlusconiha confermato e rafforzato l’alleanzacon la Conferenza episcopale e l’inte-gralismo cattolico da tempo all’attac-co della scuola pubblica, complici an-che settori del centro sinistra.

S’impone una rielaborazione della cul-tura della laicità che vada oltre il con-tenzioso Stato-Chiesa metabolizzan-do la crisi dello Stato nazionale, con ilquale essa si è affermata. In questaprospettiva, una conferma viene dal-le vicende che hanno accompagnatol’istituzione di un ruolo speciale pergli insegnanti di religione cattolicanelle scuole pubbliche presentata dapiù parti come la doverosa, pur se tar-

In ruolo i docenti di religione cattolica nella scuolapubblica, a rischio di confessionalizzazione di Marcello Vigli, Roma

21n. 4/2004 (33)

CONTRIBUTI

diva, eliminazione di una sacca di la-voro precario.

La precarietà degli insegnanti di reli-gione cattolica è, in verità, struttural-mente legata alla loro stessa condi-zione di catechisti inviati dalle autori-tà ecclesiastiche nella scuola pubbli-ca e soggetti, pertanto, alla perma-nenza del loro mandato. Tanto insa-nabile era questa condizione, confer-mata nel concordato craxiano, che laloro Associazione, nonostante l’ap-poggio degli stessi sindacati confede-rali della scuola, non era riuscita a ro-vesciarla in vent’anni di pressioni e diattività lobbistica. Era considerato unassurdo giuridico ipotizzare l’esisten-za di funzionari statali selezionati, as-sunti e conservati nel loro posto di la-voro ad arbitrio di un’autorità estra-nea alla Pubblica Amministrazione.La stessa gerarchia cattolica si oppo-neva con fermezza alla creazione diun ruolo per i docenti di religione cat-tolica nel timore che si sottraesseroalle sue direttive se affrancati dalladiscrezionalità del suo mandato.

Nel generale clima di rilancio dell’al-leanza tra trono e altare, ragioni politi-che e vincoli giuridici sono caduti. Ainumerosi progetti di legge presentatiin Parlamento — nove alla Camera e ot-to al Senato rispettivamente alla Com-missione Lavoro e a quella Istruzionedi cui tredici di parlamentari di Allean-za Nazionale, CCD-CDU e Margherita,due trasversali del Polo delle libertà edue di parlamentari Ds — la Moratti neha aggiunto un altro. Diventato legge,la 186/2003, ha istituito un ruolo regio-nale speciale per docenti di religionecattolica a cui si accede per concorso,“regolare” pur se riservato, in confor-mità dell’art. 97 della Costituzione chelo prescrive per l’assunzione di funzio-

nari statali. Ad esso possono accederei laureati in università ecclesiastiche ei diplomati presso le scuole, diocesaneo nazionali, previste nell’Intesa di at-tuazione del Concordato per la prepa-razione all’insegnamento della religio-ne cattolica, se in possesso del ricono-scimento di idoneità … rilasciato dal-l’ordinario diocesano competente perterritorio. I concorsi per titoli ed esamisono indetti su base regionale, con fre-quenza triennale, dal Ministero dell’i-struzione, dell’università e della ricerca.

Nello stesso articolo 3 della Legge silegge: Ai motivi di risoluzione del rap-porto di lavoro previsti dalle disposizio-ni vigenti si aggiunge la revoca dell’i-doneità da parte dell’ordinario diocesa-no competente per territorio divenutaesecutiva a norma dell’ordinamento ca-nonico. Nell’articolo successivo si pre-cisa, però, che l’insegnante di religio-ne cattolica entrato in ruolo, al qualesia stata revocata l’idoneità, ovvero chesi trovi in situazione di esubero a segui-to di contrazione dei posti di insegna-mento, può fruire della mobilità profes-sionale nel comparto del personale del-la scuola, con le modalità previste dalledisposizioni vigenti e subordinatamen-te al possesso dei requisiti prescritti perl’insegnamento richiesto, ed ha altresìtitolo a partecipare alle procedure di di-versa utilizzazione e di mobilità collet-tiva previste dall’articolo 33 del decre-to legislativo 30 marzo 2001, n. 165.Può, cioè, insegnare altra disciplina,per la quale abbia titolo, entrando, ov-viamente, in concorrenza con i colleghivincitori di concorsi specifici o incari-cati a tempo determinato.

Con tale mostro giuridico si salva ilprincipio che non si può perdere un“posto” pubblico per un interventoestraneo alla Pubblica Amministrazio-

ne, ma s’introduce un meccanismoperverso che, oltre a penalizzare gliinsegnanti in servizio, aggiunge nellescuole un canale di reclutamento pa-rallelo. Anche la gerarchia è statasoddisfatta perché può usare la revo-ca senza eccessivi scrupoli “umanita-ri” e, anzi, utilizzarla per rinnovare isuoi quadri all’interno della scuolapubblica attingendo ai sempre più nu-merosi diplomati dalle sue scuole inattesa di essere chiamati. Unica a pa-gare, oltre al Tesoro, è la scuola.

Per il primo concorso sono state detta-te norme transitorie per consentirel’accesso anche ai docenti privi del pre-scritto titolo che hanno insegnato reli-gione cattolica continuativamente peralmeno quattro anni nel corso degli ul-timi dieci anni e per un orario comples-sivamente non inferiore alla metà diquello d’obbligo. Contro il bando diquesto concorso l’Associazione per laScuola della Repubblica il 5 aprile scor-so ha promosso ricorso al TAR del La-zio, per ottenerne l’annullamento. Larichiesta alle Associazioni professiona-li e ai sindacati della scuola di associar-si all’iniziativa è stata disattesa. Solol’UAAR, delle altre organizzazioni in-terpellate ha accettato di condividerela responsabilità del ricorso.

È sempre più difficile ottenere il coin-volgimento nelle battaglie per la lai-cità della scuola perché anche quelliche la rivendicano nei loro proclamiignorano o preferiscono ignorare ilnesso profondo, di cui si è detto, tral’avanzata del liberismo autoritario eil tradizionalismo religioso, che nellascuola si traduce nell’apporto dellapedagogia cattolica ammodernata delprofessore Bertagna alla devastazio-ne del suo carattere pubblico avviatadalla “controriforma” Moratti.

Intervista al fisico-matematico Freeman Dysondi Piergiorgio Odifreddi, [email protected]

È un originale ricercatore, ma ancheun divulgatore di fama. Vive e lavoraa Princeton. Ha fatto molta esperien-za nel nucleare, ma si è anche inte-ressato dell’origine della vita, propo-nendo una sua teoria. Secondo la leg-genda, Vishnu ha due regine: Laksh-

mi, dea della prosperità, e Sarasvati,dea della saggezza. Essendo sposedello stesso uomo, le due sono rivali:ogni volta che una conferisce i propridoni a qualcuno, l’altra gli nega i suoi.Per questo i ricchi non sono saggi, e isaggi non sono ricchi. Una volta, i sag-

gi che volevano rimediare alla pover-tà dovevano bazzicare per corti e pa-lazzi. Perdendo presto, ovviamente, lasaggezza. Oggi alcuni eletti possonoseguire un’altra strada, e diventaremembri dell’Istituto degli Studi Avan-zati di Princeton: una verde oasi crea-

ta negli anni ’30 per riprodurre i van-taggi delle corti senza gli svantaggi.In particolare, i membri dell’Istitutosono pagati solo per pensare, e nondevono preoccuparsi di scrivere, pub-blicare, insegnare e fare esami. L’Isti-tuto ha annoverato fra i suoi profes-sori Einstein, Gödel e Von Neumann:ovvero, gli astri più luminosi della fi-sica, della logica e della matematicamoderne. L’abbiamo visitato per in-tervistare uno dei suoi fortunati mem-bri: il fisico-matematico FreemanDyson, un originale scienziato che èanche un divulgatore di fama. La suaesperienza nel nucleare va dalla pro-gettazione pratica di minireattori uti-lizzati in medicina alle riflessioni teo-riche del suo primo fortunato libro,Armi e speranza (Boringhieri, 1984).

Cosa pensa dell’energia atomica?Non ne sono particolarmente entusia-sta. Direi di essere abbastanza neu-trale al riguardo. Penso che i pericolie i vantaggi dell’energia atomica sia-no stati assolutamente esagerati. Siai sostenitori sia i denigratori ne han-no sopravvalutato il potenziale. A mioavviso, si tratta soltanto di un altromodo per produrre elettricità. Se po-tesse essere più a buon prezzo, sareb-be meglio. Naturalmente sono contra-rio alle bombe anche se spesso l’opi-nione pubblica non sembra compren-dere la differenza.

Nel 1958, però, lei progettava navicel-le spaziali con bombe atomiche comepropellente.Beh, eravamo giovani, e dal punto divista tecnico era un’ottima idea. Sitrattava di mettere un migliaio dibombe atomiche nel serbatoio, e de-tonarne un paio al secondo per salireal cielo: boom, boom, ... Noi volevamofarlo ma, per fortuna o sfortuna, nonottenemmo l’autorizzazione.

Volevate farlo per andare dove?Soprattutto sui pianeti. Eravamo inte-ressati a Marte, a Saturno, ai satellitidi Giove. E naturalmente avremmo vo-luto andare su Europa, dove adessosappiamo che esiste un profondo ocea-no. Avremmo scoperto cose molto in-teressanti, se mai fossimo andati.

Magari altre forme di vita. In “Originedella vita” (Boringhieri, 1987) lei haproposto una teoria su come è nataquella che conosciamo.Il software della vita è rappresentatodal genoma, che codifica le istruzioniper la costruzione di una creatura vi-

vente. L’hardware è rappresentatodalle proteine, la macchina chimicache elabora le istruzioni del DNA. Al-la domanda “chi è nato prima”?, i bio-logi ortodossi rispondono: i geni. Io lapenso esattamente al contrario, e ri-spondo: le proteine. L’idea è che l’hardware può esistere senza il soft-ware, ma il software non può esiste-re senza l’hardware.

Il suo modello semplificato ha alcunecaratteristiche interessanti: ad esem-pio, una simmetria tra la vita e la mor-te. Possiamo dedurne che non sono ledivinità, ma gli organismi rudimentalia risorgere o vivere in eterno? E che lamorte è il prezzo da pagare per potervivere una vita interessante?Direi proprio che sia così. Bisogna es-sere molto semplici per vivere in eter-no o resuscitare: è necessario mante-nere un’organizzazione, o farla emer-gere spontaneamente dal caos, il cheavviene tanto più facilmente quantomeno c’è complessità.

In “Infinito in ogni direzione” (Rizzoli,1989) lei ha affrontato un problemacomplementare. Crede che ci saràsempre vita nell’universo?Non dico di crederci. Ho soltanto vo-luto vedere se le leggi della fisica odella chimica permettono alla vita dicontinuare per sempre. Penso che siauna buona domanda, alla quale ho ri-sposto dimostrando che la possibilitànon è esclusa.

Sarebbe però una vita molto diversadalla nostra, che è destinata a termi-

nare abbastanza presto insieme al si-stema solare.Se la vita riuscirà a sopravvivere, lofarà soltanto modificando ripetuta-mente la propria forma. Ciò che io hoin mente è qualcosa come La nuvolanera di Fred Hoyle: una grande nuvo-la di polvere interstellare, con segnalie sistemi elettromagnetici al posto dinervi e muscoli, che necessita soltan-to di luce stellare e di sostanze chimi-che che può raccogliere nello spazio.Naturalmente, esistono molte altrepossibilità.

Queste idee mi fanno venire in menteuna frase di Primo Levi: “La migliorfantascienza è la scienza”. Nel suo ul-timo libro, “Il sole, il genoma e Inter-net” (Boringhieri, 2000), lei proseguenel genere, immaginando ad esempiopiante a sangue caldo.Si tratta di piante omeoterme, che sirendono indipendenti dalla tempera-tura e dall’atmosfera in cui vivono cir-condandosi di una serra, proprio co-me gli orsi polari sviluppano una pel-liccia, o le tartarughe un guscio, perproteggersi dall’ambiente. Magari suMarte o su Europa già ci sono, e po-tremmo cercarle: dovrebbe essere fa-cile individuarle dalle loro perdite, ameno che le serre non siano perfette.Sulla Terra potremmo costruirle noi,quando avremo imparato a progetta-re geneticamente le piante.

C’è una soluzione “vegetale” ai pro-blemi energetici?Già oggi siamo in grado di produrrecombustibili chimici dalle piante: sicoltiva la canna, si produce l’alcol fer-mentando lo zucchero, e lo si usa co-me combustibile industriale. Funzio-na, ma è più caro che importare pe-trolio. In futuro potremmo progettareuna foresta alimentata dal sole, le cuipiante sintetizzano idrocarburi che fi-niscono direttamente in oleodotti sot-terranei. Sarebbe una bella soluzionea tanti problemi.

E progettare animali?Questo è un problema più delicato.Più ci si avvicina all’uomo, maggiorisono i problemi di carattere etico. Pos-siamo già fare moltissimo con le pian-te, senza dover affrontare queste do-mande.

A proposito di etica e morale, lei ha ri-cevuto quest’anno il Premio Temple-ton, che costituisce l’analogo del Pre-mio Nobel per la religione. La scienzasta forse sostituendo la teologia?

22 n. 4/2004 (33)

CONTRIBUTI

23n. 4/2004 (33)

CONTRIBUTI

In un certo senso è così. Oggi sono gliscienziati a scrivere testi destinati algrande pubblico. Filosofi e teologitendono a diventare sempre più tec-nici, e a scrivere in un modo che sol-tanto loro sono in grado di compren-dere. Non so quale sia la ragione, nécosa ne pensi il signor Templeton.

Visto che siamo in argomento, qual èla sua idea di Dio, ammesso che ne ab-bia una?

Noi abbiamo una mente, e quindi esi-ste una componente mentale dell’uni-verso nella quale siamo integrati. Pos-siamo anche chiamarla Dio, ma è soloun modo razionale di guardare alle co-se. Io definisco Dio come una Mentesviluppatasi a un livello tale che nonsiamo in grado di comprenderla.

Una sorta di inconscio collettivo, o diInternet. Ma esiste qualche legame fraquesto Dio superumano e la natura?

Il cervello mediante il quale compia-mo le nostre scelte è costituito di ato-mi. Gli atomi sono attivi, e sembranofare scelte imprevedibili. Possiamodire che questa sia la manifestazio-ne di una Mente nel senso di un’A-nima Mundi, più che di un Dio tradi-zionale.

(Dalla home page: http://www.vialattea.net/odifreddi/index.html).

NOTIZIE

Strasburgo(dal quotidiano finlandese “HelsinginSanomat” del 5 maggio 2004)

Nel Parlamento europeo, per la primavolta, si sono sentite fino in fondo lepreoccupazioni dei nuovi membri del-la comunità, visto che per la primavolta i partecipanti hanno avuto il pie-no diritto di parola e di voto, a Stra-sburgo. In modo particolare si sono di-stinti i polacchi cattolici, che nelle lo-ro richieste vogliono che le radici cri-stiane siano considerate e rispettatesia nell’Unione Europea, sia nella suafutura Costituzione.

Il deputato polacco indipendente, Wi-told Tomaczack ha chiesto di appen-dere le croci in tutte le aule di Stra-sburgo e di Bruxelles. Ha detto:“Quando guarderemo la croce, l’Eu-ropa potrà liberarsi dal caos. Il terro-rismo non può essere combattuto se

non si combatte il piccolo terrorismoche permette l’uccisione di bambininon ancora nati”. Anche gli altri de-putati polacchi hanno dichiarato cheil più grande paese tra quelli appenaentrati nell’unione, non resterà zitto.“Non accettiamo nessuna richiestadalla Germania; casomai chiediamoun risarcimento di guerra. Abbiamosubito il Nazismo ed il potere sovieti-co. La Polonia non rinuncerà ai suoivalori”, ha detto Anton Macierewitz.

La questione del Cristianesimo è par-ticolarmente difficile perché in autun-no i membri dell’unione cominceran-no a negoziare con un paese musul-mano come la Turchia. La deputatatedesca Sylvia-Yvonne Kaufmann haricordato che nella UE le persone nonvanno divise tra credenti e non cre-denti. Lei non può nemmeno accetta-re che la Polonia usi la religione comearma nelle trattative per la costituzio-

ne europea, oppure contro l’eventua-le membership della Turchia. Il depu-tato finlandese Reino Paasilinna hadetto che il comportamento dei polac-chi è esattamente “quello che si te-meva. Speriamo che sia stato solo uncolpo di testa del primo giorno”.

Paasilinna sostiene che il punto di par-tenza dei polacchi, che sottolinea la fe-de cristiana, è anti-umanista perché di-scrimina sia gli atei, sia quelli che pro-fessano altre religioni. “Dobbiamo dav-vero fare delle guerre di religionequando abbiamo tanti altri problemi darisolvere?”, dice Paasilinna.

(traduzione dal finlandese di SoileLautsi, [email protected])

Spigolando da“L’invenzione di Dio” di Gianni Grana

In tutta franchezza: quattro grossi vo-lumi, da 600-700 pagine ciascuno, pos-sono senz’altro disanimare (e tener di-stante) il lettore più interessato, quan-d’anche la materia gli fosse congenia-le. Aggiungi che, essendo questi librifuori commercio, nemmeno li puoi in-tanto comprare. E allora? Allora, daqueste migliaia di pagine, ultima fati-ca di Gianni Grana (Foggia 1924-Roma2001), che noi dell’UAAR leggiamo (oconsultiamo) a tappe, andremo sce-gliendo fior da fiore, in piccole dosi, aduso e consumo dei lettori de L’Ateo (icui lettori rammenteranno una rubricaintitolata “Florilegio del pensiero criti-co”, in vari numeri delle annate 1998-1999). Era, quella, un’antologia di au-tori e opere disparate: estratti e cita-zioni per qualche verso celebri. Qui, in-

24 n. 4/2004 (33)

NOTIZIE

vece, si tratta di un’opera unica: l’opusmagnum del Maestro italiano del pen-siero ateistico contemporaneo. Il fattoè che non esiste, nell’editoria italiana(ma neanche europea, per quanto nesappiamo) una silloge altrettanto va-sta, organica ed esauriente, sulla let-teratura d’ogni tempo e paese, che te-stimoni con altrettanta acribia la “piafraus” che sovrasta l’umanità. Fornen-do le prove, cioè, della letale sindromereligiosa, della globalizzazione più an-tica; e l’UAAR, ad oggi l’unica testimo-ne di tale impostura per l’Italia, nonpuò non farsene portavoce qui da noi.Sia pure in pillole, mediante questa pe-riodica rubrichetta. Spigolando appun-to il meglio; o solo quanto ci sembravia via più significativo. Intanto, chi vo-lesse saperne di più, si veda il sitowww.giannigrana.it (Notabene: il nu-mero romano apposto alla citazionee/o al capitolo indica il volume, quelloarabo la pagina).

Questa è un’opera di ridiscussioneteorica e storica interamente costrui-ta sui libri, nel senso che, intesa a unacritica radicale rispetto a una tradizio-ne millenaria, non può che esercitarsisui testi antichi e moderni, e dentro ilquadro degli studi contemporanei.Preavvisi tecnici, I, 5.

Diceva assai bene Fritz Mauthner,nella sua grande opera su “L’ateismoe la sua storia in Occidente” (1920,Olms Verlag 1985), inedita in tradu-zione italiana: “Gli dei sono parole!”.Introduzione: La parola è solo il verbodell’uomo, I, 24.

La sovrana chiesa cattolica, semprefelicemente regnante malgrado le bu-fere avverse, è più che mai una “po-tenza mondiale”, e se ne gloria domi-nando, con l’ignobile corrività (correi-tà?) dei poteri “civili”, grazie alla pro-mozione autorizzata di giganteschi vi-cari massmediali come il papa tea-trante (metteur en scène) Wojtyla.Teologia e psicologia, I, 296.

I missionari cattolici “convertitori” sitrovano in difficoltà di fronte a talicontestazioni ragionevoli, che gli de-moliscono facilmente il glorioso diouno-trino come un feticcio, mentreper i buddhisti hinayanici più ortodos-si e antichi (Piccolo Veicolo) “la nostrafede in Dio è stolta e impossibile. Nonesiste alcun dio e non ci può essere,dato il male che regna nel mondo”.Oriente e Occidente, religioni e cultu-re a confronto oggi, I, 619.

Procede la divinizzazione … da partedi personalità predisposte in gradoeccezionale alla “illuminazione” mi-stica della fede e dell’apostolato atti-vo, come Paolo di Tarso, vero edifica-tore anche dottrinale della sua “nuo-va” religione, quella che, sopravan-zando di molto l’insegnamento delMaestro, faceva lui soggetto teofani-co centrale, oggetto di sacro cultoadorante, il Messia “nostro Signore”… Paolo primo ideatore predicante delmito cristologico, II, 446.

Qual è in sintesi la teologia sottostan-te all’Islam, espressa nel libro sacroCorano (“recitazione”), che non im-porta se fu davvero “ispirato” total-mente, o solo in parte, al profeta illet-terato, e verosimilmente elaboratoperlopiù nel tempo da altri “lettera-ti”, come in ogni altra tradizione reli-giosa (i primi manoscritti risalgono al-l’VIII secolo, due secoli dall’ègira)?Erede diretto del giudaismo biblico,l’Islamismo è la più terrena delle reli-gioni, la meno metafisica, trascenden-tistica e “spiritualistica”. L’islamismo,religione mistica di conquistatori ara-bi, III, 428.

a cura di Luciano [email protected]

Senatore USA: Vaticano ipocrita

Washington (USA), 14 maggio 2004(Associated Press). Giovedì scorso, un

rappresentante al Congresso USA, direligione cattolica, ha detto che il Vati-cano non ha il diritto di criticare gli Sta-ti Uniti d’America per gli abusi com-piuti ai danni dei prigionieri iracheni,visto che la storia stessa della ChiesaCattolica è piena di abusi minorili e direlativi tentativi di copertura.

“Se nel mondo c’è qualcuno che nonha il diritto di parlare di abusi sessua-li, questo è il Vaticano”, ha detto ilrappresentante Peter King (PartitoRepubblicano, Stato di New York).“Siamo ai vertici dell’ipocrisia”. Inun’intervista pubblicata sul quotidia-no romano la Repubblica, l’arcivesco-vo Giovanni Lajolo aveva definito gliabusi in Irak “un tragico episodio neirapporti con l’Islam”, asserendo chelo scandalo alimenterà l’odio per l’oc-cidente e la cristianità.

“La tortura? Per gli Stati Uniti è uncolpo più grave di quello inferto lorol’11 settembre. La differenza è che al-lora il colpo fu ad opera dei terroristi,stavolta gli americani se lo sono datoda soli”, aveva concluso Lajolo.

“Qualsiasi cosa abbiano fatto gli USAai prigionieri iracheni è nulla al con-fronto di quel che preti e suore hannocombinato per decenni ai danni dibambini e bambine con la coperturadella gerarchia cattolica”, ha aggiun-to King.

“Pensate alle migliaia di ragazzini ne-gli Stati Uniti e Irlanda che hanno su-bìto abusi da parte di preti e suore, edomandatevi quale sia la statura mo-rale del Vaticano”.

King ha poi detto che le indagini in-terne sugli abusi stanno meritoria-mente portando a galla il problema.Di contro, la Chiesa non ha mai fattonulla né per porre mano al suo proble-ma né per scusarsi.

(traduzione dall’inglese di Sergio D’Af-flitto, [email protected])

Dal Circolo di Torino

Incontro a Biella con l’associazione“ApertaMente”Venerdì 26 marzo 2004 il Circolo di To-rino, con il coordinatore Giuseppe Ar-

lotta, il cassiere Sergio Brigante, ilsottoscritto e la simpatizzante SaraAmarilli, ha partecipato ad un incon-tro organizzato dall’Associazione Cul-turale “ApertaMente” di Biella (“Per-sone per una società sostenibile e in-

terculturale”, www.apertamente.it),accogliendo l’invito pervenuto trami-te un membro del Consiglio Direttivo,Daniele Gamba, abbonato a L’Ateo.Tema dell’incontro, tenutosi presso lasede dell’Associazione, è stato uno

DAI CIRCOLI

25n. 4/2004 (33)

DAI CIRCOLI

scambio d’opinioni e informazioni sul-le attività che l’UAAR svolge a livellonazionale, sullo stato della laicità inItalia e sulle problematiche connesseal famigerato art. 51 della bozza di Co-stituzione Europea.

In un clima di grande cordialità e di vi-vo interesse riguardo alle tematicheproposte, Arlotta ha incentrato il pro-prio intervento sulla presentazionedella nostra associazione, illustrando ifini e gli obiettivi che essa si prefiggein una società moderna e naturalmen-te eterogenea come la nostra, in dife-sa dei valori della laicità e della demo-crazia nel rispetto delle diverse com-ponenti del corpo sociale; al riguardo,si è posta l’attenzione sulla notevoledisparità di trattamento tra i cattolicie coloro che non appartengono alla lo-ro confessione religiosa, su moltepliciquestioni: dai matrimoni civili da cele-brare all’interno di strutture adeguateall’evento, al diritto al conforto umani-stico di un carcerato, alla destinazionedi un locale adeguato per i funerali lai-ci e così via, fino alle pesanti discrimi-nazioni subite dalle famiglie atee eagnostiche ed ai vantaggi concessi aquelle cattoliche in ambito scolastico(ad es. per l’insegnamento dell’ora direligione cattolica).

Ha fatto seguito il mio intervento cheha posto l’accento sullo stato preoc-cupante della laicità in Europa e sucome tale situazione si sia rispecchia-ta nei lavori di preparazione della car-ta costituzionale del nostro continen-te. In tale sede i principi cardine sucui gli Stati europei hanno costruitola propria storia in più di due secoli,derivanti dalla Dichiarazione Univer-sale dei Diritti dell’Uomo, sembranoessere in parte rigettati. Di fronte allanecessità di assicurare una legge chenon conceda privilegi a nessun grup-po sociale e di costruire una carta co-stituzionale che faccia propri valoricondivisi da tutti i cittadini, i “costi-tuenti” europei sembrano essersi fat-ti richiamare dalle insistenti sirenedel Vaticano che, attraverso l’art. 51,vuole imporre il mantenimento, l’e-stensione e l’ufficializzazione dei pri-vilegi delle Chiese nazionali a livelloeuropeo, oltre che sancire un’ulterio-re disuguaglianza tra cittadini e Chie-se stesse.

Il giorno successivo, 27 marzo, sul bi-settimanale “La Nuova Provincia diBiella” è stata pubblicata (a cura diApertaMente, con il contributo di Da-

niele Gamba), un’intera pagina sul te-ma della laicità, recante, fra l’altro, unresoconto dell’intervento del Circoloall’incontro presso l’associazione, unapresentazione dell’UAAR ed un con-tributo sul Convegno UAAR/FHE “Lalaicità indispensabile” tenutosi a Ro-ma nel mese di novembre 2003.

Gian Luca [email protected]

Dal Circolo di Milano

Il Circolo di Milano ha chiuso il cicloannuale di conferenze con l’interes-sante tema Quale filosofia per l’atei-smo? e l’esposizione brillante e rigo-rosa di Maria Turchetto, docente diStoria del Pensiero economico ed Epi-stemologia delle Scienze sociali pres-so l’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Partendo dall’approfondimento deltermine “razionalismo”, Maria Tur-chetto ne individua filosoficamente unindirizzo storico, che designa quellacorrente di pensiero che si è sviluppa-ta con Cartesio e Spinoza e che pre-scinde da ogni concezione finalistica,tomistica e quindi provvidenzialistica.

Il razionalismo storico si è realizzatoprincipalmente nel ‘600, con il pensie-ro di Cartesio e Spinoza e gli stessi fi-losofi si facevano portatori dei principidi laicità e di tolleranza (Locke). Razio-nalismo è però un termine più ampio,si può parlare di razionalismo in Plato-ne e in Heghel e si può dire che nellastoria della filosofia c’è sempre statouno scontro tra una tendenza idealistae una materialista. Epicuro può essereconsiderato il primo materialista, ma ilsuo pensiero è stato ridicolizzato dalloStoicismo prima e dal cristianesimopoi. Cercando di individuare una filo-sofia per l’ateismo, si potrebbe trovareuna proposta valida nel materialismodi Althusser. Caratteristiche di unaconcezione coerente e forte del mate-rialismo sono l’esclusione di sostanzespirituali, di dualismo, di spiegazionifinalistiche, l’adozione di una teoria ra-zionalistica per la conoscenza e lo svi-luppo di un’etica edonistica nella ricer-ca della felicità.

Dall’800 le scienze sono diventatesempre più specializzate, separando-si dal grande contenitore delle scien-ze naturali e la filosofia si è allontana-ta anche dalle scienze sociali, diven-tando sempre più un contenitore vuo-

to, ma i filosofi, confinati nelle Facol-tà di lettere e filosofia, osserva argu-tamente Maria Turchetto, ancora nonlo sanno ... In conclusione può conti-nuare ad esistere solo una filosofiache si rapporta al razionalismo e alpensiero scientifico: come dice Spino-za, “è la nostra ragione che organizzal’esperienza”.

Numerosi interventi hanno dimostra-to l’interesse del pubblico. Ringrazia-mo Maria Turchetto, con la quale ab-biamo concluso l’incontro con unasimpatica serata.

Mitti Binda, [email protected]

Dal Circolo di Roma

Alla Libreria Odradek

“Storia criminale del Cristianesimo”di K. Deschner

L’UAAR continua ad offrire la possibi-lità agli interessati di conoscere il per-corso storico tracciato dal teologo-antiteologo K. Deschner, promuoven-do incontri e conferenze. Il piaceredella conoscenza e della discussione,inerenti alla Storia criminale del Cri-stianesimo, è stato favorito dal Prof.Carlo Pauer Modesti che ha presenta-to alla platea, il 10 marzo 2004 nellasala della libreria Odradek, il quintodei dieci tomi dell’opera.

Ha iniziato la sua relazione fornendoampie spiegazioni del perché l’autoretedesco abbia voluto cimentarsi in unlavoro di così grandi proporzioni: con-trastare il forte e indiscusso radica-mento della Chiesa Cattolica nellaGermania dei suoi tempi, diventò una“guerra personale fatta con inchiostroe penna”, una battaglia ardua e peri-colosa. I suoi lavori di minuziosa rico-struzione storica, comprensiva di cir-ca 2000 anni, iniziarono intorno al1970 per concludersi nell’84; nella pri-ma metà degli anni ’90, Pauer contat-tò Deschner per introdurre l’opera an-che in Italia. Inutile sottolineare ledifficoltà e i rifiuti da parte dei mag-giori editori. Doveroso, invece, evi-denziare la disponibilità alla pubbli-cazione dell’editore Ariele.

Come leggere Deschner? Pauer haprecisato che l’opera non va presacome un lavoro “definitivo”, ma co-me una fonte generosa da cui attin-gere elementi da approfondire anche

su altri testi. Perché leggere Desch-ner? Per restituire “uno spessore al-le parole”, ormai svuotate del lorosenso originario, “per risemantizza-re il discorso del vivere” in “uno sce-nario in cui impera l’occultamentodelle verità”, in un clima di sofistica-zione della comunicazione che laChiesa Cattolica ha saputo elabora-re. A tale proposito, Pauer ha tocca-to molteplici problematiche, ampia-mente dibattute con i presenti, chetoccano la Chiesa Cattolica e la sua“teologia progressiva”, cioè “la suacapacità di adattarsi alle contraddi-zioni interne della parola rivelata”,ossia la sua attitudine “a tenere in-sieme ciò che è inconciliabile”, fun-zione indispensabile per la continui-tà del proprio potere.

Partecipazione al Convegno controla legge sulla PMA

Sono proseguiti i lavori della Rete con-tro la legge sulla Procreazione Medi-calmente Assistita (PMA). L’UAAR èuna delle tante associazioni, ufficial-mente inserite nella Rete, che hannopreso parte alla protesta. Per continua-re ad informare l’opinione pubblica sul-la struttura perversa di questa legge,il comitato “No alla legge 40, una leg-ge contro tutti” ha chiamato in raccol-ta le suddette associazioni e importan-ti esponenti del mondo scientifico, or-ganizzando un Convegno che si è te-nuto a Roma, il 25 e il 26 maggio alCentro Congressi Frentani.

Sono state presentate esperienze, ri-cerche, strumenti e linguaggi già spe-rimentati dai singoli e dalle associazio-ni per comunicare ed informare sullequestioni della infertilità e su tutto ciòche ruota intorno alle TRA (TecnicheRiproduzione Assistita): norme, etica,politica, punizione, repressione, vergo-gna, rabbia. Accanto ai molteplici ar-gomenti di bioetica è stato esaminatoil caso dei coniugi di Catania (presential Convegno), che ha sollevato un’in-dignazione diffusa anche in molte per-sone di orientamento cattolico. Il giu-dice catanese Felice Lima ha recente-mente applicato la legge crudele ne-gando alla coppia la richiesta dell’esa-me del DNA su un ovulo a rischio ditalassemia, imponendone l’impiantonella donna, anche se portatore di ma-lattie genetiche.

Questa è la prima sentenza effettua-ta dopo l’approvazione della legge 40che evidenzia, concretamente, la sua

mostruosità. Con questo verdetto sicalpesta la dignità delle persone, sidichiara la fine della tutela della laici-tà dello Stato in quanto si impone ungiudizio morale inaccettabile in unasocietà civile, e si preannuncia il ri-schio per le libertà individuali.

Nel corso del convegno si è presenta-ta l’urgenza di non affidare ai giudicidecisioni su questioni del genere. Si èdeciso di appoggiare completamentel’iniziativa del Referendum propostodai Radicali, sollecitando la cittadi-nanza alla raccolta di firme (ne occor-rono 500.000) entro il 30 settembre.

Rosalba [email protected]

Dal Circolo di Napoli

Precetto

Il 7 maggio sono venuto a conoscen-za che, per l’imminente occasione del-la pasqua dei cattolici, la presidenzadella mia scuola si approntava a so-spendere le attività didattiche (che insostanza significa vacanza) allo sco-po di consentire di partecipare all’an-nuale “precetto pasquale”.

La prima considerazione è di ordinelogico. Infatti, consentire di parteci-pare a un rito confessionale non puòobbligare alla chiusura della scuolaper tutti; se così fosse, sarebbe trop-po garantito il diritto di chi partecipa,e umiliato il diritto di chi vorrebbe an-dare a lavorare o a studiare, ma nonpuò perché si ritrova la scuola chiusa.

La seconda considerazione riguardal’ignoranza. Nel mio istituto nessunoconosce bene la normativa specificadel caso (in particolare il d.lgs. 16aprile 1994, n. 297, e le sentenze TAREmilia-Romagna del 17 giugno 1993,n. 250 e TAR Veneto del 20 dicembre1999, n. 2478) e si supplisce a questacarenza con l’argomentazione di un ri-to tradizionale che non è opportunosottrarre a una consuetudine diffusae apprezzata (apprezzata perché èuna vacanza).

Il terzo rilievo riguarda il ruolo di unascuola pubblica di uno Stato laico ri-spetto agli eventi di una religione,foss’anche quella di maggioranza.Sembra che “laicità” stia per diventa-re una parola impopolare forse per-ché, anche grazie a organismi come

la UAAR, oggi è molto più diffusa chenegli anni scorsi; e negli ambienti delbigottismo ha assunto un connotatorivoluzionario che comincia a roderele sicumere. Sia come sia, la scuola èun luogo laico come un municipio e untribunale: perché essa dovrebbe ga-rantire “il precetto” ai propri internichiudendo i battenti e gli altri luoghilaici no? Che fine fanno quelle ore re-tribuite e non lavorate? Come si sot-trae quella vacanza ai 200 giorni an-nui garantiti d’attività didattica?

Animato di queste legittime, reali eragionevoli argomentazioni, ho dun-que protocollato un’istanza al mio di-rigente scolastico — adattando il mo-dello presente su www.uaar.it — epreparandomi a condurre la battagliacivile fino in fondo qualora le pur cir-costanziate ragioni addotte non aves-sero prevalso su un pur sempre pro-babile irrigidimento della decisionali-tà della presidenza (come purtroppola cronaca insegna).

Invece, e non senza sorprendermi, al-la fine la scuola non è stata chiusa inoccasione del precetto pasquale.Non garantisco che non ci siano sta-te proteste sottobanco e mugugnidiffusi, che potranno ancor più infan-gare l’oramai acclarata veste di“ateo” che sono ben fiero di indos-sare. Tuttavia, il mio dirigente scola-stico, ancorché molto cattolico (volleinaugurare il nuovo plesso con l’in-tervento di un prete che benedicevamura, oggetti e persone a pioggia) siè dimostrato anche ragionevole e ac-corto a scindere il proprio vissuto dalruolo istituzionale che ricopre. Glie-ne va dato atto. Io, però, non abbas-so certo la guardia.

Calogero [email protected]

Dal Circolo di Lecce

È stata consegnata direttamente alSindaco di Lecce una petizione, daparte del Circolo UAAR di Lecce, perrendere fruibile il servizio di crema-zione, opzione al momento praticabi-le con alti costi a S. Benedetto delTronto. In una precedente nota, indi-rizzata ai rappresentanti di Comune,Provincia e Regione, era stata eviden-ziata l’utilità di tale servizio con la ri-duzione delle aree cimiteriali e dellarelativa spesa, suggerendone la atti-vazione, anche in forma consortile. Il

26 n. 4/2004 (33)

DAI CIRCOLI

27n. 4/2004 (33)

NOTIZIE

Comune, infatti, ha già recepito la so-luzione, aggiornando il regolamentodi polizia mortuaria, conformementealla normativa nazionale, cui dovràseguire l’acquisto dell’impianto e lacostruzione del cinerario.

Manca però il Regolamento per la di-sciplina sulla dispersione delle cene-ri, su cui ha competenza il legislato-re regionale pugliese, come adottato

già in Lombardia e Toscana. DettoRegolamento consentirà ai familiaridi scegliere il modo di conservazio-ne, o meno, delle ceneri che, peresempio a Milano e Firenze, possonoessere interrate, insieme ad un albe-ro con targhetta intestata alla perso-na estinta.

È stato inoltre chiesto all’Ammini-strazione leccese di istituire in un

idoneo stabile “la stanza del com-miato”, ove svolgere i funerali civili,come avviene già nella quasi totalitàdelle città del centro-nord del paese.Il Sindaco programmerà, a breve, unincontro per esaminare la documen-tazione ed aspetti di dettaglio al ri-guardo.

Giacomo [email protected]

RECENSIONI

� GIUSEPPE LANZAVECCHIA e MASSIMONEGROTTI, In difesa della scienza, eti-ca della razionalità e senso comune,Libri Scheiwiller, Milano 2002, pagine202, € 15,00.

Il testo si divide in due parti “Patolo-gie del Novecento” di Massimo Ne-grotti e la “Società della conoscenza”di Giuseppe Lanzavecchia. In entram-be si parte da presupposti razionali-sti per riaffermare l’assoluta necessi-tà di una difesa dell’autonomia dellascienza da ogni intromissione dogma-tica, in primo luogo religiosa. Si iden-tifica nella cultura del dubbio e dellacritica la base della vera conoscenzala quale non può svilupparsi corretta-mente in Stati teocratici in cui non viè separazione fra chiesa e Stato.

La persuasività della scienza è resapossibile dal metodo scientifico, con-quistato nei secoli XVI e XVII supe-rando l’ostilità dell’Inquisizione, dalle“evidenze” di laboratorio e dalla coe-renza delle teorie. È comunque utileche la scienza non si separi drastica-mente dalla cultura umanistica permantenere una visione universale deldivenire dell’umanità e per rimettersisempre in discussione: il pensiero cri-tico può e deve essere sempre ancheautocritico.

La razionalità scientifica è il risultatodi un lungo e faticoso processo diemancipazione non solo dall’ignoran-za, ma anche e soprattutto dalle in-sufficienze del senso comune, all’in-terno del quale allignano incrostazio-ni e pregiudizi di matrice religiosa. Ilmetodo di ricerca avviato da Galileopuò dare qualche contributo aggiun-to anche al di fuori dell’ambito stret-

tamente scientifico migliorando ilsenso comune soprattutto tramite imass media e con riferimento partico-lare anche alle scienze statistiche. Lacultura italiana, sebbene abbia dato inatali a illustri studiosi di queste ma-terie, ha per lungo tempo sottovalu-tato l’importanza e l’utilità del meto-do statistico col risultato che parolecome variabilità, significatività o pro-babilità composta sono del tuttoestranee al lessico comune.

Nel testo ci sono due importanti riferi-menti a Giordano Bruno: nel primo lo sicita all’interno di un discorso sui rap-porti tra religione, filosofia e scienza,ancora di profonda attualità. Nel secon-do si evidenzia la giusta visione del co-smo infinito sostenuta da Bruno che concoraggio ruppe con le vecchie e sbaglia-te concezioni cristiano-aristoteliche. Ilfilosofo nolano ebbe un ruolo impor-tante nel far partire un processo dipensiero che portò a quelle, così defi-nite nel testo, “conquiste eretiche” tracui il già citato metodo scientifico.

La separazione fra chiesa e Stato fuuna fondamentale conquista dell’uo-mo occidentale che gli diede una for-za straordinaria fondata sulla libertàdella critica. Così poté a poco a pocoliberarsi dalle tenebre dell’ignoranza,della superstizione, dell’oscuranti-smo, dell’antropomorfismo religioso.L’uomo con l’Illuminismo uscì da unostato di minorità attraverso una spie-tata critica del fatto religioso. Lascienza per sua natura è scettica noncredendo a nulla che non possa esse-re osservato e sperimentato anche so-lo statisticamente. La scienza è unacultura “laica” nel senso che non pre-tende di stabilire a priori ciò che è be-ne o male, ma affronta i problemi co-

struendo le conoscenze e gli strumen-ti per superarli.

Nel testo più volte si ricorda come laradice dell’Illuminismo si ritrovi nelpensiero filosofico/scientifico dell’anti-ca Grecia che fu poi coartato e sop-presso dal cristianesimo: si è così do-vuta sviluppare una “faticosa riconqui-sta” della scienza dal Rinascimento inpoi. Il libro prende anche posizione sul-la tematica evoluzionista riaffermandol’origine comune della linea evolutivaumana con quella delle scimmie antro-pomorfe africane. Le più recenti ricer-che sulla variabilità genetica delle po-polazioni confermano l’unica origineafricana della specie umana.

Pierino Marazzani, Milano

� CARLO CAPUANO, Ruderi del cristia-nesimo, 11 disegni originali, Aparte(Materiali irregolari di cultura liberta-ria), CP 85 Succ. 8, 30172 Mestre (Ve-nezia) 2004 (E-mail: [email protected]).

Il socio romano Carlo Capuano haregalato alla Redazione de L’Ateouna cartella con una serie di 11stampe da lui disegnate in 60 esem-plari, autorizzandoci a riprodurle nelcaso lo ritenessimo opportuno. Loringraziamo per l’omaggio che ci havoluto fare e non mancheremo diutilizzare i suoi disegni al momentoopportuno. Il tema della serie è evi-dente anche dal titolo, anche se noncondividiamo pienamente quei “ru-deri”, come se si trattasse di unqualcosa di ormai lontano e passato… forse sarebbe meglio sostituirlocon “attualità”.

Per esempio, l’undicesima tavola (de-dicata a Bernardo di Clairvaux) – lapiù significativa secondo il nostropunto di vista – reca la scritta “Lamorte, quando è data o ricevuta nelnome del Cristo, non comporta alcunpeccato e fa guadagnare molta glo-ria”, concetto che appare piuttosto at-tuale visto che anche oggi si elargi-scono divieti papali ai contraccettivie alla ricerca sulle cellule staminali,con il risultato che abbiamo una granquantità di morti per AIDS ed altresindromi, in Africa e nel mondo inte-ro, sempre in nome di Cristo però esenza commettere alcun tipo di pec-cato o di reato. È confermato quindiuna specie di “razzismo” anche nel ti-po di morte; si può, infatti, assassina-re bambini innocenti in modo legitti-mo (è sufficiente farlo in nome di Cri-sto) senza incorrere in alcuna sanzio-ne penale o in problemi di coscienza.Non ricordavamo proprio questa tra-gica trovata nelle nostre passate let-ture evangeliche.

Un’altra tavola ancora, dedicata a Ber-nardino da Feltre, s’intitola “La donnaè la civetta del diavolo” e mi sembrache ogni commento sia superfluo. Co-me ieri, anche oggi si discrimina il mon-do femminile e se dobbiamo essere sin-ceri non si comprende proprio comeuna donna “normale” possa essere inqualche modo religiosa, visto in qualeconto essa è tenuta, almeno rimanen-do nell’ambito delle tre religioni cosid-dette monoteiste mediterranee.

Le altre tavole hanno significati più omeno simili e non ci sarà certo bisognodi un qualche commento per la loro pie-na comprensione. Ci dispiace molto,tuttavia, di non avere lo “stomaco” perappenderle al muro in una serie di qua-dretti: esse ci ricorderebbero tante etante nefandezze passate e presentiche renderebbero la nostra casa più unmuseo degli orrori piuttosto che un am-biente accogliente e confortevole, co-me la vorremmo per noi stessi ed i no-stri eventuali ospiti. Tutto questo perònon diminuisce affatto il valore graficoed artistico delle tavole, disegnate conmaestria, gusto ed originalità.

Baldo Conti, [email protected]

� PIERINO MARAZZANI, Le disgraziedei papi: Da Pietro a Giovanni PaoloII, Edizioni La Fiaccola, Ragusa 2002,Collana Libertaria n. 13, pagine 156,

€ 7,75 (indirizzare le richieste a: Eli-sabetta Medda, Via Benedetto Croce20, 96017 Noto, SR, Tel: 0931 839849).

Pierino Marazzani definisce il suoobiettivo ribaltando quella che lo sto-rico Mimmo Franzinelli evoca come“santa jettatura”, ovvero la strumen-talizzazione delle disgrazie altrui daparte del clero quali intimidazioni sca-gliate da Dio contro gli avversari:“Scopo di questo libro è sviluppare ta-li tematiche alla luce delle più recentiricerche storiche al fine di dimostrarel’assoluta assenza di qualsiasi tipo diprotezione divina sul papato ed anzi,al contrario, evidenziare le terribili di-sgrazie che lo hanno colpito nei suoiduemila anni di storia”.

Non è quindi il “Chi colpisce il papa,muore” di Pio XI, ma un “chi favorisceil papa, muore”, da cui deriva la seque-la di disgrazie che accompagnano i pa-pi, i loro familiari, i credenti più ligi e ivari fiancheggiatori più o meno occa-sionali del Vaticano. Anche le implica-zioni climatiche e i terremoti rientranonelle motivazioni che portano Maraz-zani a concludere che ” … o Dio nonesiste e allora le disgrazie papali sonosolo frutto di contingenze storiche sfa-vorevoli e casi fortuiti, o Dio esiste e al-lora tali eventi sono frutto della male-dizione divina. In ogni caso è chiaro chela chiesa cattolica è nel torto”. Il tuttoè sostenuto da una certosina ricercaper ogni papa delle notizie più dispa-rate, tutte volte a comprovare la “san-ta maledizione”. L’idea è tanto più ca-rina quanto più è suffragata da un cer-to gossip cronachistico-clericale alla“Novella 2000”, ovvero troppo seriosoper far sorridere e troppo banale peressere preso sul serio.

Non a caso al lettore alla fine rimane laconvinzione che avere a che fare con unpapa, incontrare una coppia di mona-che o un gatto nero a coda ritta, pas-sare sotto una scala o rovesciare il salein tavola è più o meno sempre la stessacosa. Per cui, all’insegna del “non ci cre-do, ma non si sa mai”, sembra che nonrimanga altro che fare gli scongiuri. In-somma se fra fede e superstizione, cosìcome fra preci e macumbe, siam tuttid’accordo che non ci sia una gran diffe-renza, è però anche vero che accredita-re la sfiga, tanto più “divina”, rischia dipassare per un’operazione anticlericaledi stampo … fideistico.

Se quindi ad un lettore genericamen-te anticlericale forse basta “dimostra-

re” che “In ogni caso … la chiesa cat-tolica è nel torto”, all’anticlericaleateo, agnostico, razionalista tutto que-sto magari strapperà un mezzo sorri-so, ma anche un po’ amaro per la puz-za di zolfo … divino che aleggia. Già,perché sembra che gli orrendi misfattiperpetrati dal papato non siano dipesidalla radicata tendenza egemonica al-la prevaricazione connaturata al cat-tolicesimo, ma solo da una “celeste”predestinazione degli inconsapevolivicari. Quindi, tanto per citare un“moccolo” con nobili radici storiche,per Marazzani “Pio IX ladro” non è ta-le per aver rubato consapevolmente ecolpevolmente la fiducia agli italianidell’800, ma perché riveste il ruolo disemplice portatore di jatture; ne con-segue che le rivolte contro la sua poli-tica non furono dovute alla pulsione li-bertaria risorgimentale, ma solo al suoruolo di portatore di mala sorte. E Gio-vanni Paolo II sarebbe portatore disciagure perché durante l’ultimo giu-bileo ci furono a Tor Vergata “ben mil-le denunce per furti vari subiti daglisfortunati pellegrini”, e non perché,sempre per fare un esempio, non hamai sostenuto una campagna per ilcontrollo delle nascite o per l’uso con-sapevole del preservativo.

Non a caso Marazzani non fa cenno aimilioni di morti per fame ed alle con-seguenze per il dilagare dell’AIDS, co-se che invece per un lettore ateo,agnostico, razionalista pesano comemacigni sull’operato del polacco. Dun-que un libretto da leggere senza im-pegno, da apprezzare per le notiziolesparse, da prendere con le molle qua-si fosse un’operazione commerciale.D’altra parte è giusto anche rilevarecome lo spazio disponibile per valuta-zioni serie e storicamente importantisu questo argomento sia già stato am-piamente occupato da autori di ben al-tra caratura. A questo proposito valericordare non solo il lavoro approfon-dito di Franzinelli, ma anche le bellepagine di “Risorgimento scomunicato”che Vittorio Gorresio dedicò proprio a“la sacra jettatura” di cui Don Bosco,consapevole alimentatore della suanomea di jettatore patentato, fece usoa piene mani per minacciare, ricattaree prevaricare chiunque ostacolasse lesue mire. Ecco, casomai atei e agno-stici razionalisti avessero bisogno dialtri documenti, queste sono le pagi-ne che testimoniano quanto “… lachiesa cattolica è nel torto”.

Marco Accorti, [email protected]

28 n. 4/2004 (33)

DAI CIRCOLI

29n. 4/2004 (33)

RECENSIONI

� MAURIZIO BALISTRERI, Etica e clo-nazione umana, ISBN 88-8335-486-9(Collana diretta da E. Lecaldano, D.Neri e V. Pocar), Guerini Studio (ViaFilippetti 28, 20122 Milano, E-mail:[email protected]), Milano 2004, pa-gine 185, € 18,00.

All’indomani dell’approvazione dellalegge sulla Procreazione Medicalmen-te Assistita (PMA), definita “crudele”da molti parlamentari e da cittadinicomuni, l’opinione pubblica si trovasempre più ad affrontare argomentiriguardanti le pratiche di riproduzio-ne in vitro e tutte quelle sperimenta-zioni che hanno a che fare con l’inter-vento della tecnica nel campo biome-dico, clonazione compresa. In vista diun probabile (e auspicabile, per noi)referendum contro questa legge che,a conti fatti, rallenta il cammino dellascienza e preclude la possibilità di ot-tenere benèfici risultati per molte per-sone, è utile affrontare le tematichebioetiche che sottengono all’uso del-le varie tecniche riproduttive, non sol-tanto quella della PMA.

In questo libro Balistreri, docente nelmaster in Etica pratica e bioetica

presso l’Università “la Sapienza” diRoma, intende soffermarsi sulle ragio-ni che sono avanzate a favore o con-tro la clonazione umana e sulla valu-tazione dei possibili impieghi dellaclonazione nelle sue diverse forme,nella consapevolezza che tale tecnicadebba essere maggiormente svilup-pata per poter, eventualmente, esse-re utilizzata al meglio. Il testo offreuna ricostruzione empirica delle varieforme di clonazione: (a) nucleare, (b)embrionale, (c) partenogenesi. Spie-gazione utile per la successiva analisidelle questioni etiche connesse allaclonazione umana per scopi riprodut-tivi e terapeutici.

Ampio spazio è dedicato al dibattitosull’individualità dell’embrione e sullasua rilevanza etica, al di là della que-stione ontologica, dal momento che laclonazione implica spesso la sua di-struzione. L’autore esamina varie posi-zioni a partire da quella sostenuta dalMagistero della Chiesa Cattolica che,com’è noto, considera l’embrione unindividuo e persona già al momentodel concepimento, alla “posizione di-fesa da quelle prospettive che identifi-cano le persone con esseri razionali co-

scienti di sé come entità esistenti nel-lo spazio e nel tempo” (p. 63).

Balistreri esamina anche i paradossi ele difficoltà di tutte le concezioni ridu-zionistiche di individuo e critica quelleche sostengono la piena rilevanza eti-ca dell’embrione senza ricorrere al con-cetto di individualità e lo fa con un ar-gomentare chiaro ed esauriente. Svi-luppa, inoltre, i problemi etici e i rischiderivanti dalla sperimentazione dellaclonazione sugli animali e sugli esseriumani e le questioni riguardanti l’usodegli embrioni a fini terapeutici e ripro-duttivi, in una prospettiva laica, rifiu-tando le posizioni che si oppongonopregiudizialmente all’uso di questatecnica, considerandola di per sé noci-va e sconsiderata. Tuttavia, l’autorenon ritiene “che un intervento di clo-nazione (terapeutica e riproduttiva) siasempre eticamente giustificabile, mache si debba affrontare la questionecaso per caso, tenendo conto delle mo-tivazioni dei genitori e degli effetti ditale intervento sulle persone coinvol-te” (p. 20).

Rosalba [email protected]

LETTERE

� Alla Redazione de L’Ateo

Nel “Contributo per una giurispruden-za laica” (n. 1/2004) Franco Galante ac-cenna all’ordinanza del giudice aquila-no Montanaro, esprimendo una valu-tazione quantomeno inesatta. Egli cri-tica il magistrato perché avrebbe erro-neamente ritenuto abrogate le normeregolamentari degli anni Venti sull’e-sposizione del simbolo cattolico nellescuole statali, mentre avrebbe dovutosottoporre tali norme al giudizio di le-gittimità della Corte Costituzionale.

(1) In merito all’abrogazione tacita diquelle norme, l’ordinanza recepiscesemplicemente quanto affermato dal-la Corte di Cassazione nella sentenza439/2000, quarta sezione penale. A ta-le conclusione – ovvia – era già perve-nuto Luciano Zannotti dieci anni pri-ma (vedi il suo saggio in “Il diritto ec-clesiastico”, n. 2, 1990). Per concordedottrina, l’abrogazione esplicita di unprincipio giuridico (in questo caso “la

religione di Stato”) determina l’abro-gazione tacita delle disposizioni che sudi esso si fondano; a meno di voler so-stenere che il criterio dell’abrogazioneimplicita non esiste. Proprio tenendoconto di questo criterio la Corte di Cas-sazione ha emesso la suddetta senten-za 439/2000. E altri studiosi, commen-tandola, hanno condiviso senza riser-ve le sue motivazioni.

(2) Insomma: rivolgersi alla Corte Co-stituzionale significa ignorare la giuri-sprudenza della stessa Consulta e del-la Cassazione sui temi inerenti i prin-cipi di uguaglianza e di laicità, e i dirit-ti di libertà delle persone. Però è quel-lo che hanno fatto, poco dopo, i giudicidel TAR del Veneto (ordinanza n.56/2004, prima sezione), nonostantefossero ben consapevoli che la Consul-ta non si pronuncia su quesiti di legit-timità riguardanti norme regolamenta-ri. Infatti, essa non controlla la legitti-mità di norme che non hanno forza di

legge (e tali sono i decreti sul crocifis-so), tanto che – salvo due rare eccezio-ni – ha sempre dichiarato inammissibi-li tutte le questioni riguardanti regola-menti; e il caso dei regi decreti non pa-re davvero assimilabile a quelli trattatinelle due eccezioni suddette. La scel-ta del TAR del Veneto, pur se argo-mentata in modo ingegnoso, parequindi un espediente piratesco per la-sciar decantare le polemiche, sospen-dendo un giudizio che, in base alle mo-tivazioni dell’ordinanza, è chiaramen-te orientato contro la presenza del cro-cifisso a scuola. Tuttavia, se mai laConsulta dovesse esaminare nel meri-to il quesito del TAR del Veneto (pro-nunciandosi coerentemente per l’ille-gittimità dei regi decreti), bisogneràdoverosamente fare i complimenti aimagistrati che l’hanno inoltrato. Mafrancamente ne dubito.

Marcello MontagnanaBorgo San Dalmazzo (Cuneo)

30 n. 4/2004 (33)

LETTERE

� Considerazioni sulle religioniÈ per me incomprensibile il fatto chemolte persone (anche di elevato livel-lo intellettuale e culturale) – a propo-sito dell’esistenza di Dio e di una vitaultraterrena – ricorrano ad argomen-tazioni chiaramente errate e specioseper tentare di dimostrare che dopo lamorte ci sarà una punizione per i “cat-tivi” e un premio per i “buoni”, inten-dendo per cattivi tutti coloro che han-no tenuto in vita un comportamentoasociale e per buoni gli altri. Fino alMedioevo le categorie erano solo que-ste due.

Poi ci si rese conto che era opportunocreare una terza categoria intermediadi “recuperabili” perché la distinzio-ne fra buoni e cattivi era troppo net-ta, come avveniva anni fa quando gliinsegnanti solevano tracciare una ri-ga verticale che divideva in due partila lavagna: da una parte scrivevano inomi degli alunni buoni, dall’altra inomi degli alunni cattivi. La religionecristiana si inventò allora l’esistenzadi un luogo ove coloro che, non sonostati in vita né troppo cattivi né suffi-cientemente buoni, dopo un po’ diespiazione potevano essere recupera-ti: il Purgatorio. Ma torniamo al sofi-sma di cui si diceva.

Di fronte all’evidenza dell’argomenta-zione che nega l’esistenza di una vitaultraterrena vengono inventate argo-mentazioni avverse semplicemente ri-dicole: costoro obiettano che “se lecose stessero nei termini esposti” nonsi comprenderebbe chi o cosa avreb-

be creato la Terra, i pianeti, l’Univer-so, per cui deve necessariamente esi-stere un Creatore; costui, che chiame-remo Dio, si preoccupa anche delcomportamento delle sue creature alpunto di stabilire e attribuire premi epunizioni a seconda che le creaturestesse le abbiano più o meno osser-vate. Credo che non esista ragiona-mento più specioso anche se ne fossestato autore il signor Antonino Zichi-chi.

È evidente a chiunque che non c’en-tra per nulla il fatto che qualcuno oqualche entità abbia costruito o nol’Universo con l’esistenza di un dioche premia o punisce “post mortem”,né con l’esistenza dell’anima o di unavita ultraterrena. Anche a voler cre-dere che esista un padrone dell’Uni-verso, nulla, assolutamente nulla, senon la fantasia galoppante di qualcu-no, fa ritenere che questo padrone siinteressi di quelle infinitesimali enti-tà che siamo noi, dispensando addi-rittura premi e punizioni. Il proprieta-rio di un terreno sul quale si trova untermitaio o un alveare si preoccupaforse che i rapporti delle termiti fra diloro (o delle api fra di loro) seguanodeterminate regole di comportamen-to; regole solitamente (anche se nonsempre) cervellotiche. È sommamen-te illogico pensare che noi esseri uma-ni possediamo una parte eterna dinoi, salvo che non si voglia intendere(ma le religioni non sono così ridutti-ve) che qualche molecola del nostrocorpo, dopo lo sfacelo della morte edella dispersione nella terra, torni a

costituire una particella del corpo diun uomo dei nostri giorni. Come direche ognuno di noi potrebbe avere nelproprio corpo una molecola già appar-tenuta a Giulio Cesare o Napoleone.

L’unico merito che si potrebbe ricono-scere alle religioni rivelate risiede nelfatto che alcune opere d’arte, specieletterarie, che altrimenti sarebberoandate perdute, sono state invece sal-vate perché trascritte da monaci ama-nuensi. Non bisogna però dimentica-re che in passato il popolo veniva sog-giogato e tenuto nell’ignoranza dairicchi, dai nobili e dalla gerarchia reli-giosa per cui anche questo presuntoaspetto positivo della religione è me-no rilevante di quanto si ritenga. For-mulo invece l’auspicio di un affranca-mento dell’umanità dalle fantasiosesuperstizioni che ci hanno “regalato”i nostri predecessori.

Concludo con una mia opinione stret-tamente personale: secondo me gliStati dovrebbero far qualcosa, senzacalcare troppo la mano, per impedireo comunque disincentivare, il fattoche tante energie vadano sciupatenella costruzione di edifici per chiese,moschee, templi, sinagoghe, pagodeo altro così come tanto tempo vengasprecato in inutili riti.

Luigi Lombardini, Bologna

� L’essere supremo secondoEinstein

A me sembra che l'idea di un Dio per-sonale sia un concetto antropologica-mente impossibile da prendersi sulserio. Mi sento inoltre incapace di im-maginare una qualche volontà o sco-po al di fuori della sfera umana. I mieipunti di vista sono vicini a quelli diSpinoza; ammirazione per la bellezzae fede nella semplicità logica dell'or-dine e dell'armonia che noi possiamorecepire umilmente e soltanto imper-fettamente. Credo che dobbiamo ac-contentarci della nostra conoscenzaimperfetta, della nostra imperfettacomprensione e considerare i valori egli obblighi morali come un problemapuramente umano, il più importantedi tutti i problemi umani. All'idea diDio di Einstein si potrebbe aggiunge-re quella di Shopenhauer: l'uomo si in-venta gli Dei e poi finisce per adorar-li. Distinti saluti,

[email protected]

31n. 4/2004 (33)

RECAPITI DI CIRCOLI

FIRENZE (Baldo Conti)Tel. / Segr. / Fax 055.711156

[email protected]

GENOVA (Silvano Vergoli)Tel. 0185.384791

[email protected]

LECCE (Giacomo Grippa)Tel. [email protected]

MILANO (Mitti Binda)Tel. 02.2367763

[email protected]

MODENA (Enrico Matacena)Tel. 059.767268

[email protected]

NAPOLI (Calogero Martorana)Tel. 081.291132

[email protected]

PADOVA (Alessandro Patruno)Tel. 349.5895524

[email protected]

PALERMO (Rocco Chinnici)Tel. 091.6409716 – 329.9451267

[email protected]

PERUGIA (Maurizio Magnani)Tel. 0742.98829

[email protected]

REGGIO EMILIA (Loris Vivi)Tel. 0522.856484

[email protected]

ROMA (Francesco Saverio Paoletti)Tel. 340.6221060 – Fax 06.233214874

[email protected]

TORINO (Giuseppe Arlotta)Tel. 011.4334227

[email protected]

TRENTO (Romano Oss)Tel. / Fax [email protected]

TREVISO (Mario Ruffin)Tel. 0422.56378 – 348.2603978

[email protected]

UDINE (Luigi Feruglio)Tel. [email protected]

VENEZIA (Attilio Valier)Tel. / Segr. [email protected]

VERONA (Silvio Manzati)Tel. 045.597220

[email protected]

ISCRIZIONE ALL’UAAR

L’iscrizione è per anno solare (cioèscade il 31 dicembre). Quando la fi-ne dell’anno è vicina è quindi consi-gliabile iscriversi per almeno due an-ni.

La quota di iscrizione comprendeanche l’abbonamento a L’Ateo. Lequote minime sono:

Socio 1 anno 2 anni 3 anniOrdinario € 17 € 32 € 45Sostenitore € 50 € 100 € 150Benemerito € 100 € 200 € 300

A norma di statuto, il socio ha dirittodi prendere visione dell’elenco dei so-ci.

ABBONAMENTO A L’ATEO

Ci si può abbonare a L’Ateo per uno,due o tre anni. L’abbonamento decor-re dal primo numero utile.

1 anno 5 numeri € 102 anni 10 numeri € 183 anni 15 numeri € 24

ARRETRATI DE L’ATEO

Gli arretrati sono in vendita a € 3,60l’uno. Per il pagamento attenderel’arrivo degli arretrati.

PAGAMENTI

Si effettuano sul conto corrente po-stale 15906357 intestato a: UAAR – C.P. 749 – 35100 Padova.

PER CONTATTARCI

UAARC.P. 749 - 35100 Padova (PD)

soci&[email protected]. 349.4511612

ATTENZIONE

Per ogni versamento è necessariospecificare chiaramente la causalee l’indirizzo completo di CAP.

Vi preghiamo inoltre di comunicarciun indirizzo e-mail, o un numero ditelefono, per potervi contattare in ca-so di necessità.

www.uaar.itIl sito internet più completo su ateismo e laicismo

Vuoi essere aggiornato mensilmente su quello che fa l’UAAR? Sottoscrivi la

NEWSLETTER

Vuoi discutere con gli altri soci dell’attività dell’UAAR? Iscriviti alla

MAILING LIST [UAAR]

Vuoi discutere con altre persone di ateismo? Iscriviti alla

MAILING LIST [ATEISMO]

Vuoi conoscere i tuoi diritti? Consulta la sezione

PER LA LAICITÀ DELLO STATO

Vuoi leggere ogni giorno notizie su ateismo e laicismo? Sfoglia le

ULTIMISSIME

UAARUAAR - C.P. 749 - 35100 Padova

E-mail [email protected] Internet www.uaar.it

Tel. / Segr. / Fax 049.8762305

SEGRETARIOGiorgio Villella

Tel. / Segr. / Fax [email protected]

COMITATO DI PRESIDENZALaura Balbo

Margherita HackPiergiorgio Odifreddi

Pietro OmodeoFloriano PapiValerio PocarEmilio RosiniSergio Staino

32 n. 4/2004 (33)

L’UAAR, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, èl’unica associazione italiana di atei e di agnostici ed è com-pletamente indipendente da forze politiche o da gruppi dipressione di qualsiasi genere. Essa si è costituita di fatto nel 1987 e legalmente nel 1991.

Scopi generalidall’articolo 2 dello Statuto

a) promozione della conoscenza delle teorie atee e agnosti-che e di ogni concezione razionale del mondo, della vita edell’uomo;b) sostegno alle istanze pluralistiche nella divulgazione dellediverse concezioni del mondo e nel confronto fra di esse, op-ponendosi all’intolleranza, alla discriminazione e alla preva-ricazione;c) superamento del principio della libertà di religione in fa-vore del principio del pari trattamento da parte degli Stati edelle loro articolazioni di tutte le scelte filosofiche e conce-zioni del mondo, comprese ovviamente quelle non religiose.d) riaffermazione, nella concreta situazione italiana, dellacompleta laicità dello Stato lottando contro le discriminazio-ni giuridiche e di fatto, aperte e subdole, contro atei ed agno-stici, pretendendo l’abolizione di ogni privilegio accordatoalla religione cattolica e promuovendo la stessa abrogazionedell’articolo 7 della Costituzione che fa propri i Patti latera-nensi fra Stato italiano e Vaticano.

Come si qualifica

L’UAAR si qualifica sul piano filosofico. Essa si propone di ri-unire le persone che hanno fatto una scelta di tipo ateo oagnostico; una scelta, cioè, che nega o pone in dubbio l’esi-stenza di ogni forma di divinità e di entità soprannaturale.L’aggettivo razionalisti, riferito sia agli atei che agli agnosti-ci, intende esprimere anzitutto la fiducia nella ragione comemezzo di comprensione della realtà e funge da radicale di-scriminante nei confronti dell’irrazionalismo, ivi compresoquello di natura non religiosa.Il nostro obiettivo strategico è quello di ottenere l’elimina-zione di ogni intrusione dello Stato in materia di scelte filo-sofiche personali, per consentire ai cittadini con diverse con-cezioni del mondo di convivere in un quadro di civile plurali-smo e di rispetto reciproco delle scelte individuali.L’UAAR dice basta all’invadenza, nella politica e nelle leggidello Stato, della Chiesa cattolica che, anche attraverso par-titi da essa ispirati o facendo leva sul servilismo dei governie delle istituzioni pubbliche, cerca di imporre a tutti i cittadi-ni i valori che sono propri dei cattolici quali la sessuofobia, lasudditanza della donna, l’accettazione della condizione dipovertà, la ghettizzazione dei bambini nella scuola in basealla religione dei genitori, la celebrazione dei propri fasti aspese delle amministrazioni pubbliche.L’UAAR intende far emergere l’esistenza di una quota dellapopolazione italiana atea e agnostica, che è consistente e increscita, e che ha diritto di interloquire con lo stato, al paridelle confessioni religiose, in particolare di quella cattolica,su morale, istruzione, bioetica, unioni di fatto, contraccezio-ne, aborto, eutanasia, e così via.

Promuove quindi una concezione della vita basata su valoriesclusivamente umani e un’etica fondata sulle responsabili-tà individuali e sul rispetto reciproco.

Attività

Le iniziative dell’UAAR, organizzate dal Comitato di Coor-dinamento nazionale e dai Circoli locali, consistono in: di-battiti, conferenze, manifestazioni, azioni legali per la dife-sa della laicità dello Stato, per il riconoscimento giuridicodelle associazioni filosofiche non confessionali e per assicu-rare ai cittadini atei e agnostici gli stessi diritti assicurati aicittadini credenti.L’UAAR ha tenuto congressi nazionali a Venezia nel 1992, aBologna nel 1995, a Trento nel 1998 e a Firenze nel 2001.

Rivista

L’UAAR manda ai suoi soci la rivista bimestrale L’Ateo, invendita nelle librerie Feltrinelli a € 2,80, che si può avereanche per abbonamento. Tel. / fax 055.711156; e-mail [email protected].

Sito Internet

L’UAAR ha un proprio Sito Internet, www.uaar.it, frequen-temente aggiornato, dove si possono trovare notizie sul-l’associazione, articoli, documenti, riferimenti a siti di altreassociazioni, istruzioni per far valere i propri diritti e com-battere gli abusi della “religione di stato”. Si possono an-che trovare le istruzioni per iscriversi alla mailing-list [uaar],riservata ai soli soci, e alla mailing-list [ateismo] e allanews-letter mensile aperte a tutti.

Collegamenti internazionali

L’UAAR è in contatto con organizzazioni analoghe in tuttoil mondo. In particolare è membro associato delle seguentiassociazioni internazionali:L’IHEU (International Humanist and Ethical Union), con se-de a Londra, è la maggiore confederazione di associazionidi ispirazione laica e aconfessionale, comprende oggi circa100 organizzazioni in 35 stati di tutti i continenti ed è con-sulente ufficiale dell’ONU, dell’UNESCO, dell’UNICEF, delConsiglio d’Europa e dell’Unione europea.La FHE (Fédération Humaniste Européenne), con sede aBruxelles, raggruppa le associazioni laiche dei paesi mem-bri dell’Unione europea e dei paesi che non ne sono mem-bri. Partecipa a varie istanze in seno all’Unione europea eha contatti regolari con il Consiglio d’Europa di Strasburgo.Durante i lavori della Convenzione che ha elaborato il pro-getto di trattato costituzionale europeo, ha lanciato unacampagna volta ad abolire i privilegi riconosciuti alle chieseed a favorire l’uguale trattamento fra cittadini religiosi ecittadini liberi da ogni religione. In queste occasioni anchel’UAAR ha potuto far sentire la sua voce, soprattutto attra-verso un membro del comitato di coordinamento, che è di-ventato vicepresidente della FHE.

Membro associato dell’IHEU – International Humanist & Ethical Union

UAAR