FABI Giovani Novembre/Dicembre 2017 La teoria … · 08 ATTUALITÀ Criptovaluta: l’ultima trovata...

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MY GENERATION edizione web del bimestrale d'informazione a cura del Coordinamento FABI Giovani. Registrazione Tribunale di Roma n. 209/2012 del 5 luglio 2012 Direttore Responsabile: Lando Maria Sileoni a cura del Coordinamento FABI Giovani [email protected] Novembre/Dicembre 2017 ATTUALITÀ Welfare aziendale SCALA 40 Criptovalute: la sfida di Chainside WELFARE I pilastri della previdenza DELL’EVOLUZIONE La teoria

Transcript of FABI Giovani Novembre/Dicembre 2017 La teoria … · 08 ATTUALITÀ Criptovaluta: l’ultima trovata...

MY GENERATION edizione web del bimestrale d'informazione acura del Coordinamento FABI Giovani. Registrazione Tribunaledi Roma n. 209/2012 del 5 luglio 2012 Direttore Responsabile:Lando Maria Sileoni

a cura del Coordinamento FABI Giovani [email protected]/Dicembre 2017

ATTUALITÀWelfareaziendale

SCALA 40Criptovalute:la sfida di Chainside

WELFAREI pilastridella previdenza

DELL’EVOLUZIONELa teoria

03 EDITORIALELa teoria dell’evoluzione

05 ATTUALITÀWelfare aziendale

08 ATTUALITÀCriptovaluta: l’ultima trovatadella speculazione?

09 ATTUALITÀStrengthening Social Dialoguein finance sector

12 SCALA 40Criptovalute: pagare il caffè in Bitcoinla sfida di Chainside

14 SICUREZZASorveglianza sanitaria dei lavoratori

15 WELFAREI pilastri della previdenza

17 LETTERATURAKent Haruf / Le nostre anime di notte

20 MUSICA & CONCERTIGhemon / Mezzanotte

21 CINEMANon è un paese per giovani

22 ARTE&CULTURALe trame di Giorgione

24 SPAZIO APERTOAIRC / Associazione Italiana Ricerca sul Cancro

26 SPORTFigli d’arte. Quando il cognome pesa

28 ENOGASTRONOMIAIl riso è vita

32 VIAGGIL’incanto delle Dolomiti

36 CITAZIONI

CollaboratoriFlavia GamberaleSimona Sacconi

Grafica di copertinaSilvia Catalucci

Ricerca iconograficaGiuditta Romiti

Edizione webMarco Ammendola

ImpaginazioneOrione. Cultura, lavoroe comunicazione

CONTATTACI: [email protected]

Direttore ResponsabileLando Maria Sileoni

Capo RedattoreLodovico Antonini

Comitato di RedazioneMattia PariPierluigi AielloRiccardo BarabaniDaniele BottazziWladimir BrottoSimone CapuaniGiovanni CorsaroAlessandro De RiccardisElisa Bianca GallinaroRoberto InchiappaGiorgio IsabellaAlberto LodaAlessio ManiscalcoSimona MisticoniFederico MostaccioLudovico PaganelliElio SfarraCaterina StramengaFrancesco UrsoAlessandro Vanoncini

Un tempo le regole si presentavano come immodificabili, perché collegate allarealtà divina e, come tali, non condizionabili da un atto di volontà dell’uomo.La “legge rivelata” era consegnata alle persone e decideva della loro vita.Questo processo si è interrotto quando si è affermato il secolarismo. Infatti, la rivendicazione forse più importante dell’Illuminismo riguardava propriol’autonomia; il non accettare passivamente le imposizioni di una qualcheautorità. La dimostrazione che dal rifiuto possono nascere cose straordinarie.

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di Mattia PariCoordinatore Nazionale FABI GiovaniditorialeE

EditorialeNovembre / Dicembre 2017

DELL’EVOLUZIONE

LA TEORIA

La legge diventa, quindi, la rappresentazione diun’opera di volontà dell’uomo e, pertanto, uno stru-mento a disposizione dello stesso che può essere mo-dificato dal pensiero e della cultura collettiva. Esempio emblematico di questo processo evolutivo èlo sciopero. Nel primo periodo dopo l’unità d’Italia losciopero era considerato un reato. Mentre con il codi-ce Zanardelli del 1889 diventa una liberalità. In so-stanza, lo Stato non interveniva più a sanzionare il la-voratore, ma l’azione restava una inadempienza con-trattuale nei confronti del datore di lavoro e, per que-sto, il prestatore poteva essere chiamato a risponder-ne. Il sistema non tutelava adeguatamente la parte

ditorialeE

4 Editoriale

contrattuale più debole e affermava una netta distanzadella sfera pubblica rispetto agli interessi tra privati.Nel periodo corporativo, con il codice Rocco, lo scio-pero torna ad essere un delitto. Soltanto con la Costi-tuzione del 1948, che si consolida poi con le interpre-tazioni della Corte Costituzionale e con lo Statuto deiLavoratori del 1970, lo sciopero diventa finalmenteun diritto. Poi negli anni Ottanta inizia ad essere trop-po spesso percepito dall’opinione pubblica come un“fastidioso disagio” e nasce così la L.146/90 sulla re-golamentazione dell’iniziativa di lotta nei servizi pub-blici essenziali. Normativa che limita i tempi e le azio-ni dello stato agitazione anche nel settore del credito.Paradossalmente pure oggi, nell’epoca in cui moltibanchieri professano la volontà di sostituire noi ban-cari con delle macchine. Decretando, quindi, una no-stra presunta marginalità nel processo produttivo, matenendosi ben stretta la possibilità di limitare le nostreproteste. Si potrebbe poi proseguire il ragionamentosullo sciopero, aggiungendo l’ulteriore deterioramen-to di tale diritto per i tanti giovani che lavorano a par-tita iva, i precari, ecc..In questo brevissimo e tutt’altro che esaustivo rias-sunto si potrà notare come ogni cambiamento legi-slativo sia in realtà il prodotto di un processo cultura-le, conseguenza dei nostri comportamenti individualie collettivi. Ne è la dimostrazione anche il percorso, atratti ondivago, che ha fatto lo sciopero in meno di160 anni (un tempo insignificante, rispetto ai 150.000anni dell’homo sapiens e ai 4,5 miliardi di anni dellaTerra). Nessun diritto nasce o si perde per il fato. Èsempre una responsabilità di tutti. È per questo che,prima di archiviare dei diritti, occorre domandarsi sele condizioni che ne hanno favorito l’introduzione so-no ancora esistenti o meno. Se i motivi restano ancoravalidi oppure no. È per questo che non bisogna maidimenticare che non esiste niente di immodificabile ei diritti, che oggi ci sembrano scontati, non lo sono af-fatto. In fondo, anche per l’insieme delle norme cheregolano la vita dei membri di una comunità apparepiù convincente la teoria dell’evoluzione rispetto aquella creazionista. Ne sarebbe convinto anche Tho-mas Henry Huxley, passato alla storia come il mastinodi Darwin. n

LO SCIOPERO NEGLI ANNI OTTANTA INIZIA ADESSERE TROPPO SPESSO PERCEPITODALL’OPINIONE PUBBLICA COME UN

“FASTIDIOSO DISAGIO” E NASCE COSÌ LAL.146/90. NORMATIVA CHE LIMITA I TEMPI E LEAZIONI DELLO STATO AGITAZIONE ANCHE NELSETTORE DEL CREDITO. PARADOSSALMENTE

PURE OGGI, NELL’EPOCA IN CUI MOLTIBANCHIERI PROFESSANO LA VOLONTÀ DI

SOSTITUIRE NOI BANCARI CON DELLE MACCHINE

5Novembre / Dicembre 2017

Lo ha dichiarato qualche tem-po fa il nostro Segretario ge-nerale, a margine di un con-

vegno tenutosi a Torino e comesempre, Lando Maria Sileoni, èriuscito anche in quell’occasione asintetizzare in modo estremamen-te efficace l’importanza e la centra-lità di un argomento tanto delicatoquanto complesso.Nel nostro Paese lo stato socialetrova il suo fondamento giuridiconell’art. 38 della Costituzione:“Ogni cittadino inabile al lavoro esprovvisto di mezzi necessari pervivere ha diritto al mantenimentoe all’assistenza sociale. I lavoratorihanno diritto che siano prevedutied assicurati mezzi adeguati alleloro esigenze di vita in caso di in-fortunio, malattia, invalidita e vec-chiaia, disoccupazione involonta-ria. Gli inabili e i minorati hanno

diritto all’educazione e all’avvia-mento professionale”. È bene, tuttavia, sottolineare che idiritti sociali per essere attuatihanno bisogno di risorse e deter-minano così la necessità di trovaresoluzioni alla loro sostenibilitàeconomica anche attraverso rifor-me drastiche.È, infatti, sotto gli occhi di tutti chenegli ultimi decenni lo stato socialestia vivendo un’epoca di forte crisi.Se da un lato l’allungamento dellavita media ha aumentato le spesesanitarie e pensionistiche, dall’al-tro i processi di globalizzazionehanno messo in competizione l’Eu-ropa con altri Paesi caratterizzati,invece, da un basso costo della ma-nodopera e senza spese in terminidi welfare. Inoltre, lo scenario in-ternazionale di lungo periodo ap-pare ancora molto compromesso,

Attualità

ttualitàA di Ludovico PaganelliEsecutivo Nazionale FABI Giovani

“IL WELFAREAZIENDALE NON PUÒ

ESSERE USATODALLE BANCHE PERDESTRUTTURARE

IL CONTRATTONAZIONALE, MA DEVE

ESSERE SEMMAI UN ELEMENTO

DI ARRICCHIMENTODELLA

CONTRATTAZIONE”

ttualitàA

6 Attualità

re pubblico non è più in grado digarantire.In quest’ottica, la contrattazionecollettiva e in misura maggiorequella integrativa, rimediano i tagligovernativi sulla spesa sociale evengono incontro alle esigenze del-le lavoratrici e dei lavoratori.

In sostanza, il welfare aziendale èsempre più al centro della contrat-tazione nelle banche italiane. Lo scorso anno, in oltre l’80% deiprincipali gruppi bancari in Italia,la FABI e gli altri sindacati di cate-goria hanno negoziato premi azien-dali che prevedono la possibilità

poiché i dati indicano una ripresaeconomica ancora debole e insuf-ficiente. Tutto questo ha accentua-to le difficoltà economiche non so-lo nel Vecchio Continente, ma an-che e soprattutto in Italia, a causaanche di un debito pubblico sem-pre più pesante e da una crescentedifficoltà da parte dei governi di ri-lanciare lo sviluppo.La grave congiuntura che abbiamovissuto negli ultimi dieci anni e chestiamo, nostro malgrado, ancoravivendo, non deve però compro-mettere il successo nelle battaglievinte sin qui dello stato sociale.Il diritto sociale e il welfare non de-vono essere abbattuti, perché sonotestimonianza di civiltà e garanziadi pace sociale. Diritto sociale ewelfare, semmai, vanno oggi ripen-sati e riproporzionati secondo le ri-sorse disponibili, prevedendo for-me che sappiano coniugare il pri-vato, il sociale e il pubblico.In attesa che questi buoni propositisi avverino, in Italia le politiche dicontenimento del welfare pubblicoavviate negli ultimi due decenniper conseguire gli obiettivi di ridu-zione del deficit hanno generato uncrescente bisogno di prestazioniintegrative, non solo nel campodella previdenza e dell’assistenzasanitaria, ma anche e soprattuttoin quello dei servizi a favore dellafamiglia. Ci troviamo, quindi, da-vanti a una forte domanda di wel-fare integrativo a favore dei lavo-ratori dipendenti, tra i quali figu-riamo ovviamente anche noi ban-cari. E tutti noi auspichiamo di ri-cevere dalle nostre rispettiveaziende le prestazioni che il welfa-

IL DIRITTO SOCIALE E IL WELFARE NONDEVONO ESSERE ABBATTUTI, PERCHÉ SONO

TESTIMONIANZA DI CIVILTÀ E GARANZIA DI PACE SOCIALE. DIRITTO SOCIALE E WELFARE, SEMMAI, VANNO OGGI

RIPENSATI E RIPROPORZIONATI SECONDO LE RISORSE DISPONIBILI

di Ludovico PaganelliEsecutivo Nazionale FABI Giovani

per i lavoratori di investire la som-ma contrattata in spese sanitarie,previdenziali o d’istruzione, poten-do così beneficiare di rilevanti age-volazioni fiscali. Da IntesaSanpao-lo a Unicredit, da Banco Bpm aUbi, sino a Bper, Creval, Caripar-ma, Bnl e Ubi: sono questi i princi-

pali istituti di credito dove le rap-presentanze sindacali di categoriasono riuscite a ottenere che la pro-duttività aggiuntiva dei lavoratorifosse remunerata anche attraversoquesti strumenti, nell’ambito dellacontrattazione di secondo livello.I vantaggi offerti sono notevoli. Ilpremio sociale in welfare è sogget-to a un’imposizione fiscale moltobassa o in alcuni casi inesistente.Ciò consente di farne aumentaregli importi a beneficio del lavora-tore, senza costi aggiuntivi perl’impresa. Un aspetto non secon-dario, visto che negli ultimi anni leaziende, soprattutto a causa di bi-lanci sempre più vincolati da tassia zero e accantonamenti sugli NPL,hanno ridotto sensibilmente laquota di denaro da destinare allaremunerazione della produttività.“Dare anche al welfare uno spazionella contrattazione”, ha ricordatonel corso del convegno citato inapertura Mauro Bossola, Segreta-rio generale aggiunto della FABI,“si rivela una scelta politica lungi-mirante perché supplisce ai tagliche i governi stanno effettuandosulla spesa sociale, venendo incon-tro alle esigenze dei cittadini. Dovenon arriva più lo stato, può arriva-re la contrattazione collettiva deisindacati. Inoltre, in un contesto dideflazione come il nostro, questistrumenti consentono il manteni-mento del potere d’acquisto del sa-lario di produttività dei lavoratori”.“Perciò”, ha proseguito Bossola,“facciamo appello al governo affin-ché le politiche di detassazione intema di welfare e di produttivitàsiano ampliate e rafforzate”. n

7AttualitàNovembre / Dicembre 2017

DARE ANCHE AL WELFARE UNO

SPAZIO NELLACONTRATTAZIONE

SI RIVELA UNASCELTA POLITICALUNGIMIRANTE

PERCHÉSUPPLISCE AITAGLI CHE I

GOVERNI STANNOEFFETTUANDOSULLA SPESA

SOCIALE,VENENDOINCONTRO

ALLE ESIGENZE DEI CITTADINI

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In un’epoca di cambiamenti e di digitalizzazione sisentono tutti i giorni termini e parole nuove ri-guardo ai temi della finanza. Quando poi si parla

del denaro contante, da un po’ di tempo si sente sem-pre più spesso parlare di Bitcoin e affini. Ma che cosasono e a che cosa servono? In realtà nascono comecriptovalute e avrebbero lo scopo di sostituire il de-naro così come lo conosciamo oggi nella sua formacartacea. Ne sentiamo, invece, parlare quasi semprein termini di investimenti speculativi. Nel nostro pae-se, almeno quando si parla di criptovalute, a questoci portano a pensare le pubblicità e le poche informa-zioni reperibili al riguardo. È comunque interessanteil concetto di criptovaluta così come lo è l’aspetto tec-nologico che è a monte di essa. Basta, infatti, andaresu Wikipedia per trovare questa definizione: “unacriptovaluta (o crittovaluta o criptomoneta) è una va-

luta paritaria, decentralizzata digitale la cui imple-mentazione si basa sui principi della crittografia perconvalidare le transazioni e la generazione di monetain sé”. Wikipedia si addentra poi in un elenco dellevalute digitali spiegandone brevemente le caratteri-stiche. In particolare, per quanto riguarda i Bitcoin,Ethereum, Ripple, Bitcoin Cash, Litecoin, Monero,Waves, IOTA, Things, ADA.Non vogliamo addentrarci oltre, ma quello che do-vremmo domandarci è il come potrebbero cambiaregli attuali scenari delle politiche di consumo indivi-duale, a fronte di una reale introduzione nella nostraquotidianità della criptovaluta e le eventuali conse-guenze per l’attività lavorativa nel settore.È d’obbligo avere chiaro in testa che cosa abbiamo at-torno a noi per essere in grado di gestire il cambia-mento. n

Attualità

di Wladimir BrottoEsecutivo Nazionale FABI GiovanittualitàA

CRIPTOVALUTAL’ultima trovata

della speculazione?

È D’OBBLIGO AVERECHIARO IN TESTA CHE

COSA ABBIAMO ATTORNOA NOI PER ESSERE

IN GRADO DI GESTIRE IL CAMBIAMENTO

9AttualitàNovembre / Dicembre 2017

FINANCE SECTOR

Strengthening Social Dialogue in

ttualitàA di Simona MisticoniEsecutivo Nazionale FABI Giovani

l’Unione, dove il dialogo socialenecessita ancora di ulteriori raffor-zamenti e supporto. Paesi dove al-cuni grandi gruppi bancari multi-nazionali sono già presenti e chenecessitano di veder applicati gli

Si stanno svolgendo degliworkshop sul tema del “Raf-forzamento del dialogo so-

ciale nel settore finanziario”. Glieventi sono organizzati dall’agen-zia di formazione Internazionaledel Lavoro ITC-ILO di Torino. Lacollega Simona Misticoni, compo-nente dell’Esecutivo nazionale FA-BI Giovani, sta partecipando alprogetto anche in rappresentanzadel Coordinamento Giovani. Tragli obiettivi delle riunioni c’è quellodi costruire un valore aggiunto,partendo dallo scambio incrociatodi idee e soluzioni alle nuove sfidedel settore e la condivisione delleconoscenze ed esperienze nei varipaesi, per arrivare ad un consoli-damento del dialogo sociale euro-peo, soprattutto in quei paesi, inparticolare dell’Est Europa o inpaesi candidati ad entrare nel-

standard del dialogo sociale validinel paese d’origine. L’impegno del-la Commissione europea Politichesul lavoro-Affari Sociali e Inclusio-ne e di Uni Europa (il maggiorenetwork sindacale europeo del set-tore terziario) e Uni Finance Glo-bal (che raccoglie gli affiliati mon-diali del settore del credito), chehanno partecipato alla sessione dilavoro, va proprio in questa dire-zione.

ttualitàA

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Nel 2010 il settore bancario euro-peo contava 3,920,100 lavoratori,pari al 1,8% della forza lavoro dei28 paesi dell’Unione Europea(EU28 - Eurostat 2013). L’occupa-zione nel settore è diminuita di5,7% fra il 2008 e il 2010 ed è ri-masta abbastanza stabile tra il2010 e il 2012. I paesi dove il set-tore bancario ricopre un ruolo nu-mericamente importante rispettoal numero di occupati sono Malta(3,2%), Irlanda (3,3%), Cipro(3,9%) e Lussemburgo (9,9%),mentre in Bulgaria, Portogallo,Svezia e Romania essi rappresen-tano un ristretto numero di addet-ti, circa 1% per paese.Una parte consistente dei lavora-tori bancari europei (18%) lavorain grandi banche (> 250 addetti)rispetto al 12% dei lavoratori nell’EU28. La percentuale di lavoratorioccupati in medie imprese banca-rie (10-249 addetti) è del 52% piùalta rispetto alla media EU28 del46%. D’altra parte la presenza dimicro realtà è più bassa nel settore

bancario (31%) rispetto alla mediadegli altri settori (42%).È presenteun sostanziale equilibrio di genere,52% lavoratrici e 48% lavoratorimentre la percentuale di giovanilavoratori – 25/30 anni – è del43% (rispetto alla EU28 del 36%).

La tendenza è la richiesta di giova-ni per micro realtà e PMI e per ledonne in grandi aziende. Secondolo stesso studio i lavoratori nel set-tore bancario sono stati più colpitidalle ristrutturazioni societarie edall’introduzione di nuove tecno-logie rispetto alla media dei lavo-ratori EU28.Lo sviluppo del settore bancario èstato influenzato dalla liberalizza-zione del settore tanto quanto dal-l’introduzione di canali alternativie dall’information technology. Ilraggiungimento di un mercato fi-nanziario integrato per banche ecompagnie finanziarie è caposaldodella politica europea nel settoredei servizi finanziari. Attualmenteil settore risente dei cambiamentiderivanti dalle crisi finanziarie edalla perdita d’immagine nell’opi-nione pubblica. L’UE si sta muovendo per limitarel’impatto della crisi finanziaria glo-bale e contribuire ad un’adeguatae maggiore regolamentazione deimarcati finanziari, tra cui un au-mento della protezione per corren-tisti, rendere i rating più affidabili,il miglioramento della gestione delrischio nelle società finanziarie,rafforzare la supervisione di ban-che e compagnie di assicurazionepromuovendo Pratiche di lavororesponsabile. Queste azioni possono avere unimpatto significativo sul settorebancario, anche sullo sviluppodell’occupazione. Accanto a questepriorità, il settore bancario deveanche affrontare la questione dellecarenze di competenze e dei cam-biamenti demografici.

Attualità

CARATTERISTICHEOCCUPAZIONALI E SITUAZIONE DEL SETTORE FINANZIARIOIN EUROPA(DATI EUROSTAT 2013)

LO SVILUPPO DEL SETTORE

BANCARIO È STATOINFLUENZATO

DALLALIBERALIZZAZIONE

DEL SETTORETANTO QUANTO

DALL’INTRODUZIONE DI CANALI

ALTERNATIVI EDALL’INFORMATION

TECHNOLOGY

11AttualitàNovembre / Dicembre 2017

LA FABI E LE ALTREORGANIZZAZIONI SINDACALI SI SONO CONFRONTATE SU ALCUNE DELLE SFIDE CHIAVE PER CUI RISULTA NECESSARIO UN RAFFORZAMENTO DEL DIALOGO SOCIALE

I posti di lavoro si spostano progressivamente dal-l’ovest all’est Europa dove gli stipendi sono più bassie le organizzazioni sindacali hanno una rappresen-tatività meno forte.

La digitalizzazione interessa sempre più il manteni-mento degli attuali livelli occupazionali e ciò può por-tare a licenziamenti collettivi ed a una minore qualitàdel lavoro. Gli addetti devono essere coinvolti in pro-grammi di riqualificazione professionale. Occorre inol-tre inserire la digitalizzazione negli accordi collettivi.

Un numero sempre maggiore di banche ha drastica-mente ridotto gli organici. Questo trend particolar-mente visibile dopo la crisi ha coinvolto in manieraattiva il quadro sindacale con l’obiettivo di alleviarele perdite attraverso il dialogo sociale e le garanziederivanti dalle contrattazioni collettive nazionali.

La forte presenza di donne e giovani nel settore del cre-dito ha nuovamente sottolineato l’importanza del dia-logo sociale e della contrattazione nazionale, con parti-colare riferimento alle pari opportunità e politiche diwelfare.

12 Scala 40

cala 40S

PAGAMENTI PIÙ SICURI NEI BARE NEI NEGOZI

Rendere i pagamenti in bitcoinpiù sicuri: questa la sfida diChainside. La start up romana

dal prossimo gennaio lancerà sul mer-cato, in via sperimentale, dei pos checonsentiranno di effettuare transazionicon la celebre criptovaluta negli eser-cizi commerciali attraverso un sistemamultifirma in grado di certificare loscambio di denaro ancora prima chequesto sia stato registrato nella reteblockchain. Ad oggi, spiega LorenzoGiustozzi, Ceo di Chainside, “un’ope-razione in bitcoin impiega non menodi 10 minuti per essere registrata suiserver e in questo lasso di tempo c’è ilrischio che l’utente possa annullare ilpagamento. Insomma, la possibilità

Storie di giovani che ce l’hanno fatta

Pagare il caffè in Bitcoin: la sfida di Chainside

A GENNAIO LASTART UP FONDATADA UN TEAM DI GIOVANI ROMANILANCERÀ I PRIMI100 POS PERCONSENTIRE I PAGAMENTI CON LA NOTA MONETAVIRTUALE NEINEGOZI E NEI PUNTIVENDITA FISICI,GARANTENDO PIÙELEVATI STANDARD DI SICUREZZA

effetti, gestibile anche al di fuoridella rete delle transazioni online.E a chi dice che il bitcoin potrebberivelarsi una bolla pronta a sgon-fiarsi, Giustozzi replica così: “in 10anni la crescita di questa moneta èstata costante. Dietro c’è un ecosistema autosuf-ficiente ed è impensabile cheesploda. Inoltre queste transazionisono vantaggiose anche perchéprevedono commissioni molto piùbasse rispetto a quelle dei circuitifinanziari tradizionali”.

CLUB ITALIA 2 INVESTIMENTISCOMMETTE SU CHAINSIDEE così, alla luce di queste conside-razioni non appare peregrinol’obiettivo di Chainside, che sul

che si verifichino frodi è molto ele-vata”. Da qui l’idea di progettareun sistema che garantisca miglioristandard di sicurezza anche conl’obiettivo di smorzare la diffiden-za dei negoziantiverso queste nuo-ve forme di pagamento.

A GENNAIO I PRIMI 100 POSLa start up romana intende com-mercializzare i primi 100 pos al-l’inizio del prossimo anno ed è giàin trattativa con alcune catene del-la grande distribuzione organizza-ta per testarli.Sogno di questo te-am di giovani under 30 è portare ilbitcoin nel mondo reale: nei bar,nei ristoranti e nei negozi. Insom-ma, non più bene rifugio dei nerdma moneta di scambio a tutti gli

progetto sta investendo pratica-mente tutto il suo capitale, sup-portata anche da Club Italia 2 In-vestimenti. Proprio recentementeil Fondo di venture capital è entra-to come socio stabile nell’aziona-riato della start up con una quotadel 10%.

IN PRINCIPIO FURONO I TASSISTIGià lo scorso anno la start up haconcluso un accordo con la coope-rativa capitolina di Taxi 3570 perconsentire ai 3700 tassisti aderen-ti di far pagare le corse anche inbitcoin. “Abbiamo fornito loro lanostra piattaforma tecnologica-mente molto avanzata ma attual-mente i pagamenti vengono effet-tuati solo online. Con il lancio deipos vogliamo alzare l’asticella eportare il Bitcoin offline”, precisail Ceo di Chainside.L’idea è piaciu-ta anche oltre confine, attirandol’attenzione di fondi esteri comeCapital partners e Butterfly, du-rante l’ultimo Ericsson Garagestart up challenge che si è svolto asettembre a Stoccolma, competi-zione internazionale dove il teamromano si è aggiudicato il terzo po-sto, sbaragliando la concorrenza dialtre 150 start up in gara da tutto ilmondo. n

13Scala 40Novembre / Dicembre 2017

di Flavia Gamberale

14 Sicurezza

di Caterina StramengaEsecutivo Nazionale FABI GiovaniicurezzaS

SORVEGLIANZA Sanitaria DEI LAVORATORI

L’art. 176 del D.Lgs.81/08 stabilisce che tutti i lavora-tori sottoposti a sorveglianza sanitaria siano periodi-camente sottoposti alla visita del medico competente.Gli elementi a cui si presta più attenzione sono:

z Rischio per la vista e per gli occhiz Rischi per l’apparato muscolo scheletrico

Dopo aver effettuato le visite, il medico sulla base dellerisultanze delle stesse esprime uno dei seguenti giudizirelativi alla mansione specifica:

z Idoneiz Parzialmente idonei con limitazioniz Inidonei temporaneamentez Inidonei permanentemente

La periodicità delle visite di controllo è biennale per ilavoratori classificati come idonei con prescrizioni olimitazioni e per i lavoratori che abbiano compiuto il

cinquantesimo anno di età; quinquennale per tutti glialtri lavoratori.Per i casi di inidoneità temporanea il medico compe-tente stabilisce il termine per la successiva visita diidoneità.Il lavoratore stesso può richiedere visita di controllocome prevista dall’art. 41 del D.Lgs.81/08; la stessadeve essere ritenuta dal medico competente correlataai rischi lavorativi o alle sue condizioni di salute, su-scettibili di peggioramento a causa dell’attività svolta,al fine di esprimere il giudizio di idoneità alla mansio-ne specifica.

Infine, la normativa (comma 6-Art. 176) stabilisce cheil datore di lavoro fornisca a sue spese ai lavoratori idispositivi speciali di correzione visiva, in funzionedell’attività svolta, quando l’esito delle visite ne sotto-linei la necessità e non sia possibile utilizzare i dispo-sitivi normali di correzione. n

LA SORVEGLIANZA SANITARIA È MOLTO IMPORTANTE PER STABILIRE LO STATO DI SALUTE DEI LAVORATORI E PREDISPORLA,È QUINDI,

UN OBBLIGO DEL DATORE DI LAVORO NEI CONFRONTI DEI LAVORATORI

15WelfareNovembre / Dicembre 2017

a cura di Alessandro Vanoncini Esecutivo Nazionale FABI Giovanie Sergio Valvano Dipartimento Nazionale Welfare FABI

CHE COSA SI INTENDE PER PRIMO,SECONDO E TERZO PILASTRO QUANDO SI PARLA DI PREVIDENZA COMPLEMENTARE?

Sostanzialmente abbiamo tre possibili fonti di redditopensionistico:

z da parte del sistema pubblico obbligatorio (primopilastro), z da parte dei fondi pensione collettivi (secondo pila-stro) e z dalla previdenza integrativa individuale volontaria(terzo pilastro).

IN CHE COSA SI DISTINGUONO I DIVERSI “PILASTRI PREVIDENZIALI”?Per quanto riguarda il sistema pensionistico pubblico,gestito dall’INPS, si è passati da un sistema retributivo- in cui non vi era stretta correlazione tra contributiversati e prestazione percepita, ma la prestazione eradirettamente correlata alle retribuzioni dei soli ultimianni lavorati - ad un sistema contributivo, in cui inveceognuno percepisce una pensione derivante dai versa-menti effettuati nel corso dell’intera vita lavorativa; iltutto passando dal sistema cosiddetto “misto” nellafase di transizione tra i due. L’ente pubblico erogatoredelle prestazioni del “primo pilastro” è l’INPS - Istituto

WELFAREI PILASTRIDELLAPREVIDENZA

elfareW

ANCHE IN QUESTO NUMERO APPROFONDIAMO ALCUNI IMPORTANTI ASPETTI CHE RIGUARDANO IL WELFARE ED IN PARTICOLARE QUELLE TEMATICHE CHE INTERESSANO NOI GIOVANI. Chiunque volesse proporci delle argomentazioni da trattare può farlo scrivendo a [email protected]

Welfare16

elfareW

Nazionale Previdenza Sociale. Par-lando del secondo pilastro, i fondipensione sono stati regolamentatinel 1993, sebbene fosse possibileaderirvi già prima (i fondi pensio-ne già esistenti al momento del-l’emanazione della legge vengonodetti “fondi preesistenti” e risulta-no molto diffusi nel settore del cre-dito), non sono stati molto utiliz-zati in Italia almeno fino alla rifor-ma del 2005, entrata in vigore nel2007, che dava la possibilità, ai di-pendenti, di conferire anche il TFRin un fondo pensione, anziché la-sciarlo in azienda.Il terzo pilastro, invece, è costituitoda quegli strumenti previdenzialiche ciascuno può decidere di sot-toscrivere liberamente (es. fondipensione aperti ad adesione indi-viduale e PIP - piani individuali diprevidenza) ed è formato da stru-menti finanziari che consentono di

scegliere tempi e modi dell’eroga-zione; si consideri però che gene-ralmente i fondi pensione negozia-li, ossia istituiti con accordo sinda-cale, evidenziano costi più bassi ri-spetto ai fondi pensione aperti (incaso di adesione individuale) e an-cor di più rispetto ai cosiddetti“piani Individuali di previdenza”.È estremamente importante saperscegliere la forma di previdenza disecondo ed eventualmente terzo li-vello. Costi più elevati incidono inmodo molto significativo sul risul-tato finale (sia in rendita sia in ca-pitale). Si tenga presente che, nel nostrosettore, esistono numerose aziendein cui il lavoratore può optare perl’adesione ad un fondo pensione,scegliendo fra più opzioni con for-me di investimento diverse e costidiversi, nelle quali realtà esistono- ad esempio - fondi pensione

aperti, ma con costi più bassi diquelli ordinari in quanto concor-dati con i rappresentanti dei lavo-ratori, o fondi negoziali esterni alleaziende o gruppi bancari in quantoquesti ultimi hanno chiuso o nonhanno mai avuto propri fondi ne-goziali aziendali/di gruppo.Saper comparare le diverse opzio-ni, in queste realtà, è importanteai fini delle prestazioni finali. In caso di necessità potrete affidar-vi senza problemi al Vostro rappre-sentante sindacale FABI. n

NEL NOSTROSETTORE,ESISTONONUMEROSEAZIENDE IN CUIIL LAVORATOREPUÒ OPTARE PERL’ADESIONE ADUN FONDOPENSIONE,SCEGLIENDO FRAPIÙ OPZIONI CONFORME DIINVESTIMENTODIVERSE E COSTIDIVERSI

di Simona SacconietteraturaL

17LetteraturaNovembre / Dicembre 2017

Un romanzo magnifico, delicato e struggente. Kent Haruf, ha rac-contato l’America delle piccole città. Là dove nulla sembra acca-dere, in realtà la vita scorre segnata da morti e nascite, arrivi e

partenze, dolori e felicità. Anche in quest’ultimo romanzo pubblicatopostumo, “Le nostre anime di notte”, Haruf non tradisce la propriapoetica, il racconto di quegli universi minimi, ma non privi della forzadei sentimenti. Ancora una volta, Haruf sceglie la cittadina di Holt,dove una donna e un uomo in là con gli anni, entrambi vedovi, inizianouna storia d’amore: Addie Moore rende una visita inaspettata al vicinodi casa, Louis Waters. La proposta di Addie è scandalosa e diretta: vuoipassare le notti da me?Ma comunità di Holt non accetta la relazione dei due, ritenuta troppospregiudicata, incomprensibile. Al punto che i protagonisti si trove-ranno ad un bivio: scegliere tra la propria libertà e il rimpianto. L’essenzialità con cui Haruf con pochi elementi, una struttura imper-niata quasi unicamente sui dialoghi e pochissimi personaggi riesce atenere il filo dell’attesa, stacca “Le nostre anime di notte” da tutto il re-sto. Magistrale il modo in cui riesce a rendere protagonisti gli emargi-nati, gli esclusi, i non allineati al perbenismo, in fondo gli unici veripuri di spirito. Una narrazione che porta il lettore a calarsi nella dimen-sione di Addie e Louis e a sperare che forse, per una volta, le cose po-trebbero cambiare il loro corso, anche in una realtà provinciale comeHolt. Consapevoli che ogni volta potrebbe essere l’ultima, perché infondo le cose belle sono destinate a finire. Addie ne è convinta e perquesto cerca di godere di ogni istante con Louis, nonostante l’avversionegenerale della comunità, il disaccordo di suo figlio. Cala la sera e quellesolitudini si incontrano di nuovo, ormai quasi ogni notte, col pudore didue ragazzini e al tempo stesso con la consapevolezza della fine.La consapevolezza di Haruf, vicino alla morte. Sapeva di non averetempo e quindi ha scritto con più urgenza, stupendosi della velocità

KENT HARUFLE NOSTRE ANIME DI NOTTE

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18 Letteratura

con cui era capace di abbozzare i capitoli. È la moglie Cathy a raccontareche quando ha letto le prime due pagine del libro ha pensato che sitrattasse di un’idea geniale, quella di un uomo e una donna ormai an-ziani ed entrambi soli che decidono di attraversare insieme le notti.

Dopo la “Trilogia della Pianura”, “Le nostre anime di notte” è il sigilloperfetto all’opera di Kent Haruf, uno dei più grandi interpreti della let-teratura americana contemporanea.

KENT HARUFLE NOSTRE ANIME DI NOTTE

di Simona Sacconi

Kent Haruf (1943-2014), scrittore americano la cui carriera è legataalla difesa dell’intimità personale. I suoi sei romanzi pubblicati dal 1984 al 2013 confermano senza ombradi dubbio, che era il figlio di un pastore metodista di Pueblo, Colorado.Dopo la laurea alla Nebraska Wesleyan University ha insegnato ingle-se. Prima di dedicarsi alla scrittura ha svolto diversi lavori: come car-pentiere, come impiegato, come infermiere in un ospedale e poi in uncentro di igiene mentale, infine come bibliotecario. Il Colorado occupa una porzione enorme della scrittura di Haruf, riem-pie le pagine di deserti vuoti e di una cittadina in particolare: Holt.Grazie ai suoi romanzi ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui il Whi-ting Foundation Award e una menzione speciale dalla PEN/HemingwayFoundation. Con il romanzo Il canto della pianura è stato finalista alNational Book Award, al Los Angeles Times Book Prize, e al New YorkerBook Award. Con Crepuscolo, secondo romanzo della Trilogia della Pia-nura, ha vinto il Colorado Book Award, mentre Benedizione è stato fi-nalista al Folio Prize.Le nostre anime di notte, pubblicato postumo da una piccola casa edi-trice di Milano, nata appena due anni fa, è uno dei romanzi più letti del2017.

19LetteraturaNovembre / Dicembre 2017

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BIOGRAFIA

LE NOSTRE ANIME DI NOTTEKENT HARUF

2017, NNEditorepp. 171, € 17,00

a cura di Roberto InchiappaEsecutivo Nazionale FABI Giovaniusica & concertiM

20 Musica & concerti

GHEMONMEZZANOTTE

Il 22 Settembre 2017 è uscito il nuovo disco di Ghemon “Mezza-notte”, un album interamente suonato, che ha decisamente cam-biato il modo di intendere il rap e la musica black in Italia. Un la-

voro complesso sia dal punto di vista tecnico, per la ricchezza lessicalee la quantità di musicisti coinvolti, sia da un punto di vista emotivo,per i temi trattati. Mezzanotte è un disco sofisticato rispetto ad “Or-chidee”, più maturo musicalmente per la scrittura ricercata e lo stilesempre molto elegante che lui utilizza. Il tour di Ghemon, iniziato il 30 novembre, girerà nei club d’Italia acominciare dalla Santeria Social Club di Milano.

a cura di Giovanni CorsaroEsecutivo Nazionale FABI Giovani

NON È UN PAESE PER GIOVANI

“NOI RITENIAMO CHE LESEGUENTI VERITÀ SIANO DI PERSE STESSE EVIDENTI; CHE TUTTIGLI UOMINI SONO STATI CREATIUGUALI, CHE ESSI SONO DOTATIDAL LORO CREATORE DI ALCUNIDIRITTI INALIENABILI, CHE FRAQUESTI SONO LA VITA, LA LIBERTÀE LA RICERCA DELLA FELICITÀ”.

Questo è uno dei più celebripassaggi della Dichiarazioned’indipendenza degli Stati

Uniti d’America del 1776, veramen-te rivoluzionaria per l’epoca, asso-lutamente all’avanguardia ancoraadesso, nel punto in cui garantiscead ogni essere umano di potereperseguire le proprie aspirazioni,ricercando - appunto - la realizza-zione dei propri sogni. Secondo unrecente studio dell’Ocse, il nostroPaese si avvia a un invecchiamentodella popolazione sempre più rapi-do e con sempre maggiori dispari-tà. La Penisola è già uno dei Paesipiù vecchi del mondo e lo diventeràancor di più: ci sono già 38 ultra-65enni ogni 100 persone tra i 20 ei 64 anni, contro 23 del 1980, manel 2050 saranno 74 ogni 100. Sa-rebbe opportuno analizzare le ra-gioni di questo fenomeno, ma in

questa sede ci concentreremo suidrammatici effetti che portano mi-gliaia di giovani italiani emigrare(sono stati quasi 50.000 nel solo2016) per provare a cercare la pro-pria strada all’estero. Li chiamano“EXPAT” e di loro si occupa unabella pellicola di Giovanni Verone-si: “Non è un Paese per Giovani”(ITA, 2017 - 105 minuti). La storiaracconta di due amici, Sandro e Lu-ciano che fanno i camerieri in unristorante, ma hanno ambizioni piùgrandi. La loro personale ricercadell’affermazione li porterà a Cuba,dove conosceranno la terza prota-gonista, Nora, interpretata dallabravissima Sara Serraiocco, un’ ita-liana espatriata che in un modo onell’altro stravolgerà le loro vite. Acompletare il cast Sergio Rubini eduno sfavillante Nino Frassica nelruolo di un imprenditore sicilianoche, stremato da tasse e “pizzo”, de-cide di tentare la fortuna sull’isola

Cinema

inemaC

FILMDA NONPERDERE

caraibica. A ben guardare, la circo-stanza narrata, la ricerca di un fu-turo migliore attraverso l’emigra-zione “forzata” dall’altra parte delmondo, sembra essere solo un pre-testo per raccontare qualcosa di piùprofondo: il viaggio all’interno del-la propria anima alla ricerca di sestessi. E sarà proprio grazie a que-sta esperienza che i protagonisti,interpretati da due giovani attoriemergenti, Filippo Scicchitano eGiovanni Anzaldo, troveranno -ognuno a modo suo - la propriastrada. Interessante la scelta dellalocation, quell’isola di Cuba che èlontana anni-luce dall’economia ditipo occidentale, ma che rappre-senta ancora una frontiera dove, lanatura e il carattere della popola-zione da una parte, l’ideologia cheancora imperversa dall’altra, nefanno un luogo quasi magico, unaterra dove ogni sogno sembra rea-lizzabile, ma dove l’incubo può sor-prendere dietro ogni angolo. Larealizzazione del film è pregevole,non a caso ha ricevuto tre candida-ture ai nastri d’argento 2017, ab-biamo apprezzato la fotografia e lacolonna sonora curata da GiulianoSangiorgi dei Negramaro. Molto bello il finale con una parte-cipazione “inconsueta” dello scrit-tore Sandro Veronesi, fratello delregista Giovanni. La pellicola, usci-ta nelle sale la scorsa primavera,ha avuto un buon riscontro sia dipubblico che di critica. Attualmen-te è disponibile nei circuiti di ho-me-video e digital delivery. Nel complesso un film molto bello,da vedere e che emozionerà di si-curo. n

21Novembre / Dicembre 2017

rte&culturaA

22 Arte&cultura

“L e trame di Giorgione” sipresenta come una mo-stra affascinante e coin-

volgente, ricchissima di capolavorie ancora più di storie e di nuove pro-poste interpretative. Si muove neldoppio binario della storia dell’artee della storia del tessuto, a comporreuna originale storia del costume.Una delle chiavi di lettura sceltadalla curatrice Dal Pos (e dal Co-mitato Scientifico che l’affianca) èquella allegorica, visione che con-

Castelfranco Veneto (Tv)Sino al 4 marzo 2018

LE TRAME DI GIORGIONECAPOLAVORI DELLA STORIADELL’ARTE E DEL TESSUTO RIUNITI IN CASA GIORGIONE

sente anche di illuminare diversa-mente l’opera e la figura del Gior-gione. Proprio a partire dalla Pala,opera di devozione certo, ma anchepotente messaggio politico e alle-gorico.Molti i nuclei sui quali la studiosasi misura in questa mostra. Lanuova lettura della Pala, innanzi-tutto. Nella raffigurazione della“Madonna e Santi” nulla è “solo”quello che sembra. Nemmeno i 5magnifici, diversi tessuti che l’ar-

tista vi raffigura con assoluta pre-cisione. Secondo la curatrice essiveicolano un preciso messaggio di-retto al Senato Veneziano, moltoattento alle vicende dell’Isola di Ci-pro, cui la Pala rinvia in ragionedel suo committente, il nobile Co-stanzo, uomo di stirpe reale.E le trame, intese come tessuti, so-no quelle indossate dagli uomini edalle donne in mostra, personalitàritratte dai grandi artisti cinque-centeschi di area veneta.

di Frog

23Arte&culturaNovembre / Dicembre 2017

L’intera mostra fa volutamente ri-ferimento al solo territorio dellaSerenissima che, all’epoca, esten-deva il suo dominio tra l’Egeo e laLombardia orientale. A ritrarrequesta schiera di personaggi sonoartisti come Giovanni Bonconsi-glio, Pier Maria Pennacchi, Vin-cenzo Catena, Francesco Bissolo,lo stesso Giorgione, Giovanni Ca-riani, Tiziano Vecellio, LorenzoLotto, Andrea Previstali, Bartolo-meo Veneto, Bernardo Licinio, Do-menico Capriolo, Jacopo Bassanoe Paolo Veronese. Nei ritratti tuttiindossano abiti realizzati con tes-suti e complementi il cui costo era,per l’epoca, folle. Per testimoniarestatus symbol, raffinatezza e capa-cità di spesa, in un mondano trion-fo dell’apparenza. Accanto ai ri-tratti, come in tutte le sezioni dellamostra, preziosi esemplari di tes-suti d’epoca.Anche nel nucleo successivo dedi-cato al Seicento, il lusso si pone co-me fattore di distinzione identita-

Usciti dal Museo, il percorso rag-giunge i “luoghi di Giorgione”nell’antico centro cittadino: il Duo-mo, la Torre Civica, lo Studiolo diVicolo dei Vetri, la Casa Costanzo,la Casa Barbarella. In queste sug-gestive ambientazioni il pubblico èinvitato ad ammirare gli esiti at-tuali della grande tradizione vene-ziana della tessitura. Per secoli lamanifattura tessile ha rappresen-tato l’industria più fiorente del Ve-neto, con molte migliaia di occu-pati. Delocalizzate le produzioniindustriali, a testimoniare questaimportantissima tradizione sonorimasti i laboratori di alta gamma.Dalle sensazionali Rubelli e Bevi-lacqua di Venezia, alla Bottoli diVittorio Veneto, che alleva pecorenere per evitare la tintura del fila-to; dalla Bonfanti di Mussolente,con i suoi inconfondibili arazzi, al-la Paoletti di Follina, che tesse untartan senza pari; dalla Serica 1870di Follina, che riesce a collocare lesue impalpabili sete sul mercato ci-nese, fino alla “fabbrica lenta” diBonotto a Vicenza.La Galleria del settecentesco Tea-tro Accademico ospita, invece, i te-lai e la straordinaria produzione diCarlo Scarpa della Tessoria Asola-na, oggi non più sul mercato.La mostra, promossa dal Comunedi Castelfranco Veneto con il Mi-nistero dei Beni e delle AttivitàCulturali e del Turismo e la colla-borazione dell’Associazione Vene-to Museo Sistema, è curata da Da-nila Dal Pos, la studiosa cui si devel’allestimento del Museo Giorgio-nesco, museo che sino al 4 marzo2018, ospita questa rassegna. n

ria, quel lusso che consiste da sem-pre nell’impiego di materiali e dimanifatture di grande pregio e dialtissimo costo.L’ultimo nucleo a raccontare la sto-ria della manifattura tessile vene-ziana, in un percorso ancora unavolta sviluppato tra arte e raffinatoartigianato, è quello dedicato al‘700. Qui, ancora accanto ai ritratti,viene esibita la prestigiosa collezio-ne tessile settecentesca del Duomodi Castelfranco, insieme con abiti,corpetti, guanti e borsette dell’epo-ca, provenienti da Palazzo Moceni-go a Venezia. La commistione trasacro e profano è più apparente chereale. Spesso infatti le sontuose ve-sti dismesse dalle grandi dame fi-nivano con l’essere portate sull’al-tare sotto forma di piviali o pianete,intessute di fili di seta e oro.

Si svela una innovativa storia del costume

24

A IRC è stata fondata nel 1965 grazie all’iniziativa dialcuni medici fra cui il Professor Umberto Veronesie il professor Giuseppe della Porta, avvalendosi del

sostegno di noti imprenditori milanesi. Da sempre è im-pegnata a promuovere la ricerca. L’attività consiste nel rac-cogliere ed erogare fondi a favore del progresso della ri-cerca oncologica. I fondi vengono assegnati attraverso unpreciso processo di selezione e supervisione. La valutazionedei progetti e delle borse di studio è affidato alla direzionescientifica che coordina e supporta il comitato tecnicoscientifico, composto da 24 ricercatori. Il comitato tecnicoè affiancato da un gruppo di oltre 600 ricercatori stranieri,il cui compito è individuare i migliori progetti attraversoun processo che dura circa 9 mesi.

pazio apertoS

Spazio aperto

ASSOCIAZIONEITALIANARICERCASUL CANCRO

AIRC È STATA FONDATANEL 1965 GRAZIEALL’INIZIATIVA DI

ALCUNI MEDICI FRACUI IL PROFESSOR

UMBERTO VERONESI EIL PROFESSOR

GIUSEPPE DELLAPORTA, AVVALENDOSI

DEL SOSTEGNO DI NOTIIMPRENDITORI

MILANESI

di Francesca CacciariRSA FABI Ferrara

25Spazio apertoNovembre / Dicembre 2017

In particolare AIRC si impegna a:z Finanziare progetti di ricercasvolti presso Laboratori Universi-tari, Ospedalieri e Istituti Scienti-fici;z Perfezionare le conoscenze digiovani ricercatori attraverso pro-grammi speciali e bandi ad hoc;z Sensibilizzare ed informare ilpubblico sui progetti compiuti dal-la ricerca oncologica.

Uno degli obiettivi è far crescereuna nuova generazione di scienzia-ti, che si dedichiano alla ricerca on-cologica nel nostro Paese, finan-ziando un percorso che prevedeesperienze formative presso grandiistituti di ricerca, prima in Italia epoi all’estero, per confrontarsi conla migliore ricerca sul cancro nelmondo. La vera forza degli investimenti èpoi quella di creare le condizioni inItalia per incoraggiare il rientro,con bandi studiati ad hoc, perchémettano a frutto il bagaglio di co-noscenze acquisite. Gli scienziati dimaggior valore sono poi sostenutiattraverso programmi pluriennali,che gli offrono un sostegno sicuroe costante, supportando il lungoprocedere che porta ai grandi ri-sultati scientifici.AIRC dal 1977 ha deciso di costi-tuire la Fondazione Italiana per laricerca sul Cancro FIRC. Ricono-sciuta come ente morale nel 1980è autonoma e indipendente, macomplementare ad AIRC, e racco-glie lasciti testamentari e donazio-ni per costituire un patrimonio chepossa garantire il futuro della ri-cerca.

AIRC DAL 1977 HADECISO DI COSTITUIRE

LA FONDAZIONEITALIANA PER LA

RICERCA SUL CANCROFIRC. RICONOSCIUTACOME ENTE MORALE

NEL 1980 ÈAUTONOMA E

INDIPENDENTE, MACOMPLEMENTARE ADAIRC, E RACCOGLIE

LASCITITESTAMENTARI E DONAZIONI

PER COSTITUIRE UN PATRIMONIO CHEPOSSA GARANTIRE

IL FUTURO DELLA RICERCA

FIRC nel 1998 ha creato IFOM ilproprio istituto di ricerca di onco-logia molecolare: si tratta di un cen-tro di ricerca no profit ad alta tec-nologia, che ha lo scopo di trasferirele nuove conoscenze dal laboratorioal letto del paziente. Il contributodella Fondazione è molto impor-tante per portare avanti programmidi ricerca per nuove terapie semprepiù mirate ed efficaci. n

FONTE: WWW.AIRC.IT

portS

26 Sport

UN FIGLIO D’ARTE QUANDO INIZIA A PRATICARE LO STESSO SPORT DEL PADRE È DESTINATO

AD INTRAPRENDERE UN PERCORSODIFFERENTE DA QUELLO DI TUTTI GLI ALTRI,SE PIÙ FACILE O PIÙ DIFFICILE, NON STA

A NOI GIUDICARLO, MA SICURAMENTE SARÀESTREMAMENTE DIVERSO

Qualsiasi cosa un figlio d’arte possa fare sarà sempre pa-ragonato al genitore ed è così che, più forte e importanteè stato il proprio predecessore e maggiori saranno le

pressioni sul ragazzo. Nel calcio, ci sono giocatori che non solohanno retto il confronto, ma che hanno superato brillantementele gesta del proprio padre. Come non pensare, quind,i a PaoloMaldini, figlio di Cesare, difensore che negli anni ‘50 e ‘60 giocònella Triestina e nel Milan, collezionando la bellezza di 450 pre-senze tra serie A e Coppe. Il compito di Paolo era difficilissimo.

FIGLI D’ARTEQuando

il cognome pesa

di Pierluigi AielloEsecutivo Nazionale FABI Giovani

27Sport

Quando esordì col Milan nel campionato ‘84-’85 dif-ficilmente ci si sarebbe aspettati una carriera come lasua, Paolo è diventato una bandiera del Milan, vin-cendo tutto ciò che era possibile da protagonista conle sue 900 presenze nei 24 anni successivi. Ed ora,così come disse Cesare riferendosi al figlio: “Lui nonè più il figlio di Cesare, io sono diventato il padre diPaolo”. Altri sono stati capaci di superare la carrierasportiva del proprio padre, tra i più conosciuti, Cri-stian Vieri e Frank Lampard, figli rispettivamente diRoberto e Frank sr. giocatori degli anni ‘70 ed ‘80, mamai come in questa serie A alla ribalta sono saliti tantifigli d’arte vogliosi di trovare una propria strada escrollarsi di dosso l’ombra del proprio padre. Tra questi, i riflettori puntati sono soprattutto su trecalciatori: Federico Chiesa, Giovanni Simeone e Fe-derico Di Francesco.Il ragazzo che lascia intravedere le maggiori poten-zialità è Federico Chiesa, da poco ventenne, ala sini-

stra della Fiorentina. Figlio di Enrico, attaccante diSampdoria e Parma ed autore di più di 200 reti

in 600 presenze. Il compito non è facilissi-mo, ma se il buongiorno si vede dal mat-

tino, Federico potrebbe rubare al papà il primato nellafamiglia Chiesa.Accanto a Federico quest’anno nella Fiorentina giocaun altro attaccante, Giovanni Simeone, figlio di Diego“El Cholo” Simeone. Il ragazzo anche lui poco più cheventenne ha già dimostrato ottimi fondamentali, in 41presenze in serie A ha segnato 14 goal. Il papà per ades-so è inarrivabile, colonna portante dell’Inter e dellanazionale argentina ed oggi allenatore di successo.Infine, un altro figlio d’arte di cui speriamo di sentirparlare ancora a lungo, Federico Di Francesco gioca-tore del Bologna. Federico è il primogenito di Eusebio,centrocampista degli anni ‘90 ed attuale allenatoredella Roma, gioca in posizione più avanzata del padre,è un attaccante esterno: questo dovrebbe garantirglimaggiori possibilità di segnare e magari di superarela carriera del padre da giocatore.

L’augurio che possiamo fare a questi tre giovani ta-lenti, non è quello di superare i propri genitori, maquello di continuare a divertirsi e lavorare per miglio-rarsi senza farsi schiacciare dalle pressioni e dai pre-giudizi così come è successo a Paolo Maldini.

Novembre / Dicembre 2017

28 Enogastronomia

nogastronomiaE

Il riso è una pianta erbacea annuale della famigliadelle graminacee. Le origini del riso non sono cer-te:si ritiene che le varietà più antiche siano com-

parse oltre quindicimila anni fa lungo le pendici dell’-Himalaya. L’unica cosa che sappiamo per certo sulleorigini di questo alimento è che è nato in Asia, preci-samente in Cina verso il VI millennio a.C. così come

testimoniato da diversi siti del neolitico nellaCina orientale. Secondo vari studiosi la sua coltivazio-ne segna l’inizio dell’agricoltura in Asia .Si diffuse poiin Mesopotamia, Persia, Egitto e infine in Europa dovefu introdotto dagli Arabi verso il sec. VI e le prime col-tivazioni si diffusero in Spagna. Le prime notizie certedella coltivazione del riso in Italia risalgono alla se-

EnogastronomiaNovembre / Dicembre 2017 29

di Simone CapuaniEsecutivo Nazionale FABI Giovani

conda metà del XV secolo, epoca in cui esso ve-niva coltivato in Lombardia, per poi diffondersiin Piemonte, nel Veneto e in Emilia.Da primordiali specie selvatiche si sono differen-ziate e sono state coltivate dall’uomo due princi-pali specie di riso, l’Oryza sativa e l’Oryza gla-berrima. La prima, di origine asiatica costituiscela stragrande maggioranza in quanto coltivata sucirca il 95% della superficie mondiale di riso, laseconda di origine africana vede, invece, la suacoltura in costante diminuzione a favore dellaspecie asiatica.È una pianta erbacea, alta da 120 a 195 cm ed inmedia impiega circa 5 mesi per giungere a matu-razione. In alcuni paesi caldi e umidi è possibileavere più di un raccolto all’anno.Ma vi siete mai chiesti come nasce una pianta diriso? La pianta del riso nasce dal seme, detto an-che chicco o carioside, che costituisce il frutto. Ilseme del riso è un embrione e contiene tutti i mi-nerali dei quali la pianta ha bisogno nella primafase di crescita. Appena piantato il seme assorbedal terreno solo l’acqua che è necessaria a farlo“esplodere”. Poi nascono le radici che si allunga-no verso il basso e fissano la pianta al terreno.Contemporaneamente lo stelo si allunga versol’alto. Questa fase si chiama germinazione ed èproprio in questo momento che inizia il processodi fotosintesi clorofilliana. Lentamente si forme-ranno anche le foglie. A questo punto la piantainizia a crescere e a svilupparsi traendo dal ter-reno anche gli altri sali minerali dei quali ha bi-sogno per diventare più grande. In estate la pian-ta emette un’infiorescenza, la pannocchia o pa-nicolo, che spesso viene impropriamente chia-mata “spiga”. Essa contiene 100-150 spighette al-la sommità delle quali vi è un fiore, che si schiudecirca 90 giorni dopo la germinazione del seme.Ciascun fiore si trasforma poi in un seme.La raccolta in Italia avviene tra settembre e otto-bre secondo le varietà. Il seme raccolto grazieall’operazione di mietitura, è detto risone, risogrezzo o riso vestito. Esso viene lavorato tramiteoperazioni atte a liberarlo dalle parti tegumentali,

LA RACCOLTA IN ITALIAAVVIENE TRA SETTEMBRE

E OTTOBRE SECONDO LE VARIETÀ. IL SEMERACCOLTO GRAZIEALL’OPERAZIONE

DI MIETITURA, È DETTORISONE, RISO GREZZO O RISO

VESTITO. ESSO VIENELAVORATO TRAMITEOPERAZIONI ATTE

A LIBERARLO DALLE PARTITEGUMENTALI, LE GLUME

E LE GLUMELLE

30 Enogastronomia

le glume e le glumelle. Per rendereil riso commestibile, sono necessa-rie varie lavorazioni, nell’ordine: lasbramatura per rompere le glumel-le senza intaccare il granello; lasbiancatura o raffinatura per to-gliere i residui delle glumelle e lalucidatura per renderlo levigato epiù bianco.La produzione mondiale di riso ne-gli ultimi decenni è in continuacrescita, superando le 700 milionidi tonnellate annue.L’Italia con 1,44 milioni di tonnel-late di riso rappresenta il principa-le produttore europeo con circa il50% della produzione del conti-

nente e il ventisettesimo paese a li-vello mondiale. La coltivazione èconcentrata principalmente in re-gioni quali il Piemonte e la Lom-bardia nel cosiddetto triangolo“d’oro” Vercelli-Novara-Pavia. Vie-ne inoltre coltivato nella sini-stra Mincio della provincia di Man-tova, in Emilia-Romagna in parti-colare nel basso ferrarese, in Ve-neto, in particolare nella bassa Ve-ronese (Isola della Scala), nel Vi-centino centrale (Grumolo delleAbbadesse), in alcune zone ma-remmane, in Sardegna nella valledel Tirso e in Calabria nella Pianadi Sibari.

nogastronomiaE

L’ITALIA CON 1,44MILIONI DI TONNELLATEDI RISO RAPPRESENTA

IL PRINCIPALEPRODUTTORE EUROPEO

CON CIRCA IL 50%DELLA PRODUZIONE DEL CONTINENTE

E IL VENTISETTESIMOPAESE A LIVELLO

MONDIALE

di Simone CapuaniEsecutivo Nazionale FABI Giovani

31EnogastronomiaNovembre / Dicembre 2017

Il riso, oltre a trovare largo impie-go come piatto base, nella forma diriso salato bollito, si presta allapreparazione di piatti salati piùelaborati come il risotto, ma anchedi dolci come il risolatte o budinodi riso e la torta degli addobbi.Sugli scaffali dei rivenditori trovia-mo comunemente il riso bianco, ilquale è caratterizzato da un conte-nuto in carboidrati circa il 78%,in proteine il 7% circa e in lipidi percirca lo 0,6%. Il riso, fra tutti i ce-reali, è l’alimento più completo:100 g forniscono circa 330 chilo-calorie con un notevole contenutodi fibra e vitamine, oltre a vari sali

tanza che ha questo alimento a li-vello globale, intere popolazioni vi-vono grazie al riso, lo mangiano acolazione, a pranzo e a cena.Se siete interessati ad approfondi-re le vostre conoscenze circa i mol-teplici utilizzi del riso in cucina, viinvito a partecipare alle numerosefiere dedicate a questo prodotto. Indispensabile è poi una visitaall’annuale Fiera del Riso di Isoladella Scala (VR) che è, da oltremezzo secolo, la più grande e ama-ta festa italiana dedicata al risottoe al riso. E la Fiera non è solo cibo,ma anche sfilate in costumi d’epo-ca, spettacoli, sport e convegni. n

minerali. La sua digeribilità è su-periore a quella degli altri cereali,tanto da essere assimilato in60/100 minuti. Il riso è privo diglutine e, quindi, è un alimentoprezioso per i soggetti celiaci e nel-le allergie alimentari.Proprio per le sue proprietà costi-tuisce il cibo principale per circa lametà della popolazione mondialee viene coltivato in quasi tutti ipaesi del mondo. Le Nazioni Unitehanno dedicato il 2004 al riso, ladecisione di dedicare un Anno In-ternazionale ad una singola colturaè stato un evento senza precedenti,ma è accaduto proprio per l’impor-

iaggiV

Viaggi

NEL TARDO POMERIGGIO, QUANDO LA FUNIVIA CHIUDE

E IN VETTA RIMANGONO IN POCHI,UN BICCHIERE DI VINO “ELEVA

L’ANIMA E I PENSIERI, E LEINQUIETUDINI SI ALLONTANANO

DAL CUORE DELL’UOMO”

Panorami inarrivabili, piste da sci infinite, per-corsi sempre nuovi. E un perfetto equilibrio trasviluppo e rispetto per l’ambiente.

Dolomiti: quel vasto gruppo di cime rocciose nell’Estdelle Alpi che gli alpinisti francesi, con un certo scio-vinismo geografico, apostrofavano con l’appellativo“paracarri”. Loro, che dall’alto del Mont Blanc pare-vano depositari unici della bellezza. Eppure, in un cer-to senso, i francesi avevano ragione: questa catena dimontagne calcaree, battezzate del geologo Deodat DeDolomieu (guarda caso anche lui francese), hannodavvero la forma di massicci bastioni verticali, fin dalprimo della fila, lo Scilar.Quando, salendo in quota, si lasciano alle spalle i bo-schi di abete e si raggiunge la cima, davanti agli occhisi apre una corona di picchi rocciosi che toglie il re-spiro e fa brillare gli occhi. Provate a pensarci: qui siscia da sempre, sui morbidi declivi intorno ai paesisia su pareti praticamente verticali. E che lo sci, da

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L’incanto delle

a cura di Simona MisticoniEsecutivo Nazionale FABI Giovani

33ViaggiNovembre / Dicembre 2017

queste parti, sia considerato una cosa seria lo dimo-stra l’intraprendenza di un distinto ragazzo, che oggisi sta avvicinando al secolo, che, appena terminata laguerra, costruì la prima seggiovia d’Italia sulle pendicidella collina erbosa che incombeva su casa sua, Cor-vara. Erich Kostner non si fermo lì: per farla davverobreve, fu uno degli inventori/promotori del DolomitiSuperski, una rete di impianti consorziati che oggi èla più vasta del mondo, oltre 1200 km di piste con ununico skipass.Al di là delle discese super dove si disputano le garedi Coppa del Mondo, qui si può conoscere il lato vero

L’itinerario migliore parte e ritorna a Corvara, si puòultimare in un giorno solo, per sciatori scattanti e pocoinclini a soste goderecce lungo il percorso o, in due/tre giorni con pranzi e merende in rifugi gourmand,fermandosi per la notte come a Punta Trieste, cheospita il wine bar più alto d’Italia. Pronti? Lasciando Corvara a valle, si sale in quota conla seggiovia del Col Alt: uno sguardo in giù e si notacome da questi parti l’industria del turismo, grazieall’efficienza austro-ungarica del Kaseir Franz, coniu-gata con l’innato gusto del bello e una “provvidenziale”chiusura (geografica e caratteriale) dei ladini, si siasviluppata senza piegarsi al palazzinaggio imperantecon obbrobri edili in altre zone delle Alpi. E questa vi-sta, oltre che agli occhi, fa bene al cuore. Verso Est,

PRIMA ANCORA CHE PISTE EFUNIVIE, QUI L’UOMO HATRACCIATO SENTIERI E

COSTRUITO STRADE, CHERENDONO ACCESSIBILI ANCHELE PIÙ IMPERVIE DELLE CIME

della montagna, quello delle lepri e dei caprioli, di an-goli tranquilli dove godere di una sublime qualità dellesensazioni e paesaggi unici (ma aggiungo anche unapres-ski modaiolo e rilassante per chi ama il genere).E non è detto che sia sempre o solo sci,perché è forseancor più emozionante passeggiare mezza giornata inVallunga, a Selva di Valgardena, oppure tra i pascolidi Stores, tra San Cassiano e Cima Pralongià, e ancorasull’Altopiano dello Scilar o lungo il fiume Gader.

34 Attualità

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AL DI LÀ DELLE DISCESE SUPERDOVE SI DISPUTANO LE GARE DICOPPA DEL MONDO, QUI SI PUÒ

CONOSCERE IL LATO VERO DELLAMONTAGNA, QUELLO DELLE LEPRI

E DEI CAPRIOLI, DI ANGOLITRANQUILLI DOVE GODERE DI UNA

SUBLIME QUALITÀ DELLESENSAZIONI E PAESAGGI UNICI

tutta la zona dolomitica, abitata fin dall’età del Bron-zo: prima ancora che piste e funivie, qui l’uomo hatracciato sentieri e costruito strade, che rendono ac-cessibili anche le più impervie delle cime. Svalicato ilpasso Padon verso nord, indimenticabile la vista delPelmo e del Civetta. Prima di rientrare a Corvara, con-sigliata la salita al Passo Falzarego e alla Cima Laga-zuoi, a metà strada tra l’Alta Badia e Cortina d’Am-pezzo.Nel tardo pomeriggio, quando la funivia chiude e invetta rimangono in pochi, un bicchiere di vino eleval’anima e i pensieri, e le inquietudini si allontananodal cuore dell’uomo: il tutto mentre si assiste, ammi-rati, a quello splendido fenomeno che infiamma dirosso le pareti del Gruppo di Fanes. n

superato il Passo Campolongo lungo le ripide discesedi Porta Vescovo verso Arabba: qui la neve fresca re-gala uno dei più bei fuoripista della zona (da fare comesempre solo se esperti o accompagnati da una guida).La Marmolada è lì, coi suoi 3343 metri, bastione do-lomitico separato dal gruppo del Sella dall’intrusionegeologica della lunga catena del Padon, che si snodada Passo Pordoi fino a Laste. Per prendere la funiviaper la cima bisogna scendere fino a Malga Ciapela, viaPasso Podon e Fedaia. Il ghiacciao della Marmoladaoffre un terreno unico nelle alpi: neve naturale e unpanorama a 360°, dal campanile di San Marco (un unpo’, tanta, fortuna) al Grossglockner e, nelle giornateinvernali più terse, fino al Gran Zebrù e Adamello. Daqui è un attimo, sempre fuori pista raggiungere Piandei Fiaconi, con i suoi impianti di risalita vintage,compreso un cestello stile biga romana, dove salire incorsa – scarponi ai piedi e sci in mano – coordinan-dosi col secondo occupante. Certo, le piste da questeparti sono poche ma divertenti e, come non accade innessun altro posto, spesso la pista si confonde con laneve non battuta. È un tratto caratteristico, questo, in

STOPALLA VIOLENZASULLEDONNE

CHI PICCHIAUNA DONNANON È UN UOMO

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di BiancaneveitazioniC

“Penso a come è stato facile amarti dapiccolo. A quanto è difficile continuare afarlo ora che le nostre stature sonoappaiate, la tua voce somiglia alla mia edunque reclama gli stessi toni e volumi,gli ingombri dei corpisono gli stessi”.Michele Serra, giornalista

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