F SETTE · cardinato nella diocesi di Roma, opera come presbitero itinerante del Cammino...

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La gioia per la liberazione di don Pallù DI CHRISTIAN GIORGIO comunicarlo ufficialmente è stato il mi- nistro degli Esteri Angelino Alfano: don Maurizio Pallù è stato liberato. Rapito giovedì scorso da un gruppo di miliziani armati in Nigeria, il sacerdote è stato lasciato andare nel giorno del suo 63esimo compleanno. Già nella notte tra martedì e mercoledì 18 le voci si rincorrevano su Twitter. Il primo a scrivere della liberazione sul social, mentre la notizia non era ancora confermata, è stato il confra- tello don Francesco Voltaggio, rettore del se- minario Redemptoris Mater in Galilea. In Ni- geria il sacerdote, originario di Firenze ma in- cardinato nella diocesi di Roma, opera come presbitero itinerante del Cammino neocate- cumenale. Giovedì don Maurizio è atterrato a Firenze. Ad accoglierlo c’erano il sindaco Dario Nardella e la comunità della chiesa di San Bartolomeo in Tuto, a Scandicci, dove ha maturato la sua vo- cazione missionaria. «Ho avuto attimi di pau- ra – ha spiegato il sacerdote a Radio Vaticana – ma devo dire ho sentito molto l’assistenza dei santi, della Vergine Maria, di Carmen Hernan- dez (iniziatrice del Cammino neocatecume- nale, ndr)». È la seconda volta che viene rapi- to in un anno, «questa è stata più difficile, ma ho visto i miracoli che il Signore ha fatto per tenerci in vita». I due rapimenti sono avvenu- ti entrambi nella festa della Madonna di Fati- ma: «L’anno scorso siamo stati rapiti il 13 ot- tobre e attraverso il miracolo della Madonna siamo stati rilasciati dopo un’ora e mezza. Que- st’anno siamo stati rapiti il 12 ottobre, la vigi- lia del miracolo del sole a Fatima». Don Maurizio ha dichiarato più volte di voler tornare in Nigeria «perché il demonio lo si sconfigge stando lì. Il demonio è codardo, vuo- le metterci paura ma ha scelto la strada sbagliata perché siamo poveri uomini che abbiamo pau- ra ma siamo sostenuti dalla grazia di Dio. Quando mi permetteranno di tornare tornerò ben contento e offrire la mia povera persona per l’evangelizzazione della Nigeria». Don Mau- rizio è stato prelevato sulla strada verso Benin City, capitale dello stato di Edo, insieme a un sacerdote e una studentessa nigeriani. Sono sta- ti rilasciati intorno alle 10 di sera del 17 otto- bre. A Benin City avrebbe concelebrato con i vescovi della Nigeria la riconsacrazione del Pae- se alla Vergine Maria, ma «il 13 ottobre l’ho passato nella foresta e ho ricevuto un segno dell’attenzione materna di Maria e poi la do- menica ho ricevuto la conferma che la Ma- donna e tutti i santi ci avrebbero tirati fuori da questa situazione». Il Papa, la diocesi di Firen- ze e quella di Roma hanno pregato per don Maurizio. La diocesi di Roma ha espresso «gioia» per la liberazione: «Rendiamo grazie alla Provvidenza divina. Ringraziamo tutti co- loro che si sono adoperati, soprattutto con la preghiera, per la sua liberazione». La paura, per il sacerdote, è stata tanta: «Sono venuti fuori spa- rando e poi ci hanno portato nella foresta. E- ra una banda di rapitori, abbiamo cammina- to abbastanza verso un luogo solitario e poi sia- mo stati lì, loro avevano poco da mangiare, ci davano quello che avevano, abbiamo bevuto l’acqua del torrente, un’acqua marroncina... co- munque siamo in vita». A Il sacerdote rapito nei giorni scorsi in Nigeria da un gruppo di miliziani armati è tornato dalla madre in Toscana. La diocesi: «Rendiamo grazie alla Provvidenza divina» ROMA SETTE On line su www.romasette.it facebook.com/romasette twitter.com/romasette rancesco l’ha voluta come segno concreto del Giubileo della Misericordia: una sorta di eredità ma anche un “promemoria” continuo di quell’urgenza che l’opzione privilegiata per i poveri rappresenta per la Chiesa post– conciliare. Nella domenica precedente la solennità di Cristo Re dell’Universo – quest’anno il 19 novembre – si celebrerà quindi la prima Giornata mondiale dei poveri. Il tema scelto dal Papa, ricorda il suo vicario Angelo De Donatis in una lettera indirizzata a parroci, sacerdoti e diaconi della diocesi di Roma, è “Non amiamo a parole ma con i fatti”. «Il Santo Padre – scrive l’arcivescovo citando le parole di Francesco – ha invitato ogni comunità a vivere questa occasione per “creare tanti momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto”. Una chiamata quindi a conoscere e incontrare i poveri nelle nostre parrocchie perché la povertà non è un’entità astratta, ma “ha il volto di donne, di uomini e di bambini sfruttati per vili interessi, calpestati dalle logiche perverse del potere e del denaro”». Davanti a questi scenari, continua De Donatis, «il Papa ci chiede di non restare inerti e rassegnati ma di “rispondere con una nuova visione della vita e della società”». Diverse, per la diocesi di Roma, le opportunità di dare risposta concreta a questo invito di Francesco. A iniziare da sabato 11 novembre, quando, alle 9.30 nell’aula magna della Pontificia Università Lateranense, scrive ancora l’arcivescovo De Donatis, «presenteremo il programma pastorale della Caritas di Roma e il Rapporto sulla Povertà nella nostra città. Un incontro a cui sono invitati i parroci, gli animatori e tutti coloro che, nell’ambito degli istituti religiosi e delle organizzazioni ecclesiali, sono impegnati nelle opere di carità». Al clero della diocesi di Roma il vicario del Papa ricorda anche i due appuntamenti organizzati dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione: la veglia di preghiera per il mondo del volontariato, sabato 18 novembre alle 20 a San Lorenzo fuori le Mura, in piazzale del Verano, e infine la celebrazione eucaristica con il Papa, domenica 19 alle 10 nella basilica di San Pietro, «rivolta particolarmente ai poveri e agli emarginati assistiti dalle comunità», seguita dalla preghiera dell’Angelus. «Invito tutti voi – le parole del vicario – a partecipare alle iniziative, nonché a promuovere momenti di preghiera e di incontro nell’ambito delle parrocchie, coinvolgendo in modo particolare quei gruppi, associazioni e movimenti ecclesiali impegnati nell’animazione alla carità». La celebrazione della Giornata dei poveri, è l’auspicio di De Donatis, «sia occasione per rinnovare il nostro spirito di preghiera, di condivisione e di carità». I biglietti di accesso a piazza San Pietro possono essere richiesti al Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. F Le iniziative per la Giornata mondiale dei poveri Il Rapporto povertà, la veglia, la Messa con il Papa E DITORIALE «I US CULTURAE»: NO AL DIBATTITO IDEOLOGICO GUERINO DI TORA* artedì scorso è stato presentato il “Rapporto italiani nel mondo”, uno studio sugli italiani che emigrano all’estero. Il problema delle migrazioni non ci riguarda solo nei confronti di chi arriva, ma anche di chi parte. Siamo abituati a vedere l’Italia come Paese di immigrazione, dimenticando, o addirittura disconoscendo, che anche l’Italia è Paese di emigrazione. All’inizio del 2017 sono 5 milioni gli italiani residenti all’estero. Solo nel 2016, le partenze degli italiani, tra fuga obbligata e voglia di riscatto, sono state 124.076, esattamente 16.547 in più rispetto all’anno precedente. Le migrazioni rimangono un fenomeno complesso e in continua e costante trasformazione, ed evidentemente vanno studiate, monitorate e quindi, soprattutto, governate. Ogni immigrato è un uomo che porta attese e speranze, non è un numero o una categoria. Occorre dire “no” ad una cultura di slogan e frasi fatte; saper discernere nei segni dei tempi le opportunità, le risposte a problematiche antropologiche e lavorative, considerando la presenza dell’altro come opportunità ed arricchimento. Il rapporto della Fondazione “Moressa” per l’Italia ci dice: «Dagli immigrati 130 miliardi di Pil, senza rubare posti a nessuno». La Bibbia poi ci insegna già dal libro del Levitico: «Il forestiero dimorante tra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; l’amerai come te stesso», fino alle parole del Signore Gesù che si identifica con lo straniero accolto o rifiutato di tutti i tempi: «Venite benedetti dal Padre mio, ero forestiero e mi avete accolto». In visita alla Fao, Papa Francesco ha espresso pieno appoggio al “Patto mondiale per la migrazione sicura, ordinata e regolata” dell’Onu. La sua sollecitudine pastorale l’ha declinata nel messaggio per la Giornata mondiale delle migrazioni 2018, in quattro verbi: «accogliere, proteggere, promuovere, integrare». Nel contesto di integrazione rientra il riconoscimento di cittadinanza a coloro che nascono in questa nazione, parlano la nostra lingua, accettano la nostra Costituzione: lo “ius soli”. Legge che risolve i problemi, non li crea, e stabilisce una maggiore responsabilità impegnando tutti al benessere del Paese. Legge che prevede l’acquisizione della cittadinanza per chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, dei quali almeno uno sia in possesso del diritto di soggiorno permanente. Non è quindi un’invasione, né un’intrusione, ma un principio di diritto internazionale contro l’«apolidia». Egualmente per lo “ius culturae”, cioè l’acquisizione della cittadinanza a seguito di un processo formativo per i minori arrivati entro il 12° anno di età, che dimostrino di avere completato un processo intero di studi e accettano pienamente le nostre leggi e la nostra Costituzione. Purtroppo, anziché approfondire la legge, ci siamo immersi in un dibattito ideologico di un cosmopolitismo poco concreto e di un identitarismo nazionale altrettanto aleatorio. La convinzione che le migrazioni non sono la “fine del mondo, ma l’inizio di un mondo nuovo”, come la storia ha più volte insegnato, unita ad un rinnovato impegno e presa di coscienza da parte di tutti, ci offrono la speranza di poter costruire una società aperta di benessere nella novità e nella continuità. * vescovo ausiliare presidente Fondazione Migrantes M La croce per i missionari dal legno dei barconi Il mandato agli evangelizzatori nella veglia presieduta dal vicario De Donatis Bertin, vescovo di Gibuti: «Martiri in Somalia, esempi anche per i lontani» DI ROBERTA PUMPO a Roma al Camerun, al Bangladesh e in Brasile per annunciare il Vangelo. Due religiose e una missionaria hanno ricevuto, giovedì sera, il mandato missionario durante la veglia diocesana svoltasi nella basilica di San Giovanni in Laterano e avente per tema “Ho udito il grido del mio popolo”, tratto dall’Esodo. «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» è il messaggio che il vicario del Papa, monsignor Angelo De Donatis, ha invitato a scolpirsi nel cuore. Lo stesso che Gesù consegnò ai discepoli inviandoli in missione. Già allora esisteva una sproporzione tra il numero degli operai e la messe, ha evidenziato, «ma è una sproporzione necessaria affinché la missione sia vissuta nella logica della Croce e dell’affidamento a Dio e non in se stessi. Pregare significa lasciarsi inviare». Suor Lucia Citro, missionaria delle Saveriane, svolgerà il mandato in Camerun; suor Celestina Sebastine, dell’Immacolata – Pime, sarà destinata in Bangladesh; e Raffaella Campana, missionaria della comunità di Villaregia, andrà in Brasile. Hanno ricevuto il Vangelo e la croce realizzata con il legno recuperato da un barcone di migranti con due chiodi sopra per raffigurare Cristo, assemblata dai giovani della cooperativa sociale “Rò La Formichina” della comunità Papa Giovanni XXIII. La veglia si è aperta con una preghiera di ringraziamento per la liberazione, mercoledì 18 ottobre, di don Maurizio Pallù, il sacerdote della diocesi di Roma rapito da un gruppo di miliziani in Nigeria (vedi articolo in basso), e per il popolo somalo colpito dall’attentato che sabato 14 ottobre ha provocato nella capitale oltre 300 morti, tra cui molti bambini. Un atto terroristico che per Papa Francesco «merita la più ferma deplorazione», come ha detto nell’udienza di mercoledì. Significative le testimonianze di monsignor Giorgio Bertin e padre Daniele Mazza, missionari all’estero da molti anni. Il primo è vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio e ha lavorato in Somalia accanto al vescovo Pietro Salvatore Colombo, assassinato il 9 luglio 1989. Monsignor Bertin ha esortato ad essere «sacramento di salvezza» più che missionari, affinché anche gli altri popoli D possano essere «operatori di quella vigna dove la messe è veramente abbondante». Citando alcuni martiri italiani uccisi in Somalia negli ultimi decenni, ha ricordato che sono «semi che producono, esempi che hanno aperto gli occhi a tante persone lontane dal Vangelo» e ha auspicato che possano essere una testimonianza per musulmani e non credenti affinché si impegnino per la giustizia, la pace, la fraternità e la ricerca della verità. Per il vescovo è importante «coinvolgere persone al di là dei confini della nostra fede perché la missione e l’evangelizzazione vanno oltre il numero dei battesimi, devono portare le persone all’incontro con Cristo nascosto nei piccoli e nei poveri». Padre Daniele Mazza del Pime, dal 2008 è impegnato in Thailandia dove si dedica al dialogo interreligioso con i buddisti e organizza attività legate all’educazione e all’assistenza degli anziani e dei bambini disabili e abbandonati. Ha condiviso i doni ricevuti in questi anni di missione come l’aver vinto le proprie paure e trovare il coraggio di lavorare in luoghi non facili come il carcere minorile, il braccio della morte e le baraccopoli. Ha invitato ad andare oltre i propri confini raccontando la sua esperienza all’università dove era l’unico cattolico tra 27 mila monaci buddisti. «Il sacramento dell’incontro mi ha permesso di allacciare belle amicizie che hanno portato a un dialogo vero e alla richiesta di insegnare cristianesimo in una università buddista». Monsignor De Donatis, durante la meditazione, si è soffermato sullo sguardo compassionevole di Gesù nei confronti di chi lo seguiva e lo ascoltava, «affaticati soprattutto dall’assenza di qualcuno che si occupasse di loro, li aiutasse a tessere legami. È quello sguardo che genera la chiamata al servizio e l’impegno dei discepoli perché il Suo amore non è egoista, non ci trattiene ma ci consegna agli altri affinché, attraverso di noi, possano amare quello sguardo». «Udire non con le orecchie ma con il cuore il grido di dolore degli scartati del mondo» è l’esortazione di don Michele Caiafa, addetto al Centro per la cooperazione missionaria tra le Chiese. Centro diocesano, focus sui minori a condizione minorile nel mondo, la tratta dei più gio- vani e la condizione dei migran- ti minori: questi i temi portanti del programma di “formazione e informazione missionaria” del Centro per la cooperazione mis- sionaria tra le Chiese, per il nuo- vo anno pastorale. Una serie di incontri al Pontificio Seminario Maggiore: il primo l’11 novembre su “La condizione minorile nel mondo. Urgenze e sfide missio- narie”. Il 20 gennaio spazio alle riflessioni sulla tratta che coin- volge minori; il 17 febbraio si par- lerà di migrazioni dei minori e accoglienza; il 5 aprile i minori non accompagnati nella nostra città; il 5 maggio le sfide di sanità e istruzione. L formazione Il vescovo Bertin (foto Gennari) Monsignor De Donatis consegna croce e Vangelo a suor Celestina Sebastine (foto Gennari) Anno XLIV – Numero 36 Domenica 22 ottobre 2017 Don Maurizio Pallù Supplemento di Avvenire - Responsabile: Angelo Zema Coordinamento redazionale: Giulia Rocchi Sede: Piazza San Giovanni in Laterano 6a 00184 Roma; [email protected] Tel. 06 6988.6150/6478 - Fax 06.69886491 Abbonamento annuo euro 62,00 C. Corr. Postale n. 6270 intestato a Avvenire - Nei Spa Direzione vendite - Piazza Indipendenza 11/B 00185 Roma - Tel. 06.68823250 - Fax 06.68823209 Pubblicità: Publicinque Roma - Tel. 06.3722871

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La gioia per la liberazione di don PallùDI CHRISTIAN GIORGIO

comunicarlo ufficialmente è stato il mi-nistro degli Esteri Angelino Alfano: donMaurizio Pallù è stato liberato. Rapito

giovedì scorso da un gruppo di miliziani armatiin Nigeria, il sacerdote è stato lasciato andarenel giorno del suo 63esimo compleanno. Giànella notte tra martedì e mercoledì 18 le vocisi rincorrevano su Twitter. Il primo a scriveredella liberazione sul social, mentre la notizianon era ancora confermata, è stato il confra-tello don Francesco Voltaggio, rettore del se-minario Redemptoris Mater in Galilea. In Ni-geria il sacerdote, originario di Firenze ma in-cardinato nella diocesi di Roma, opera comepresbitero itinerante del Cammino neocate-cumenale.Giovedì don Maurizio è atterrato a Firenze. Adaccoglierlo c’erano il sindaco Dario Nardella ela comunità della chiesa di San Bartolomeo inTuto, a Scandicci, dove ha maturato la sua vo-cazione missionaria. «Ho avuto attimi di pau-ra – ha spiegato il sacerdote a Radio Vaticana

– ma devo dire ho sentito molto l’assistenza deisanti, della Vergine Maria, di Carmen Hernan-dez (iniziatrice del Cammino neocatecume-nale, ndr)». È la seconda volta che viene rapi-to in un anno, «questa è stata più difficile, maho visto i miracoli che il Signore ha fatto pertenerci in vita». I due rapimenti sono avvenu-ti entrambi nella festa della Madonna di Fati-ma: «L’anno scorso siamo stati rapiti il 13 ot-tobre e attraverso il miracolo della Madonnasiamo stati rilasciati dopo un’ora e mezza. Que-st’anno siamo stati rapiti il 12 ottobre, la vigi-lia del miracolo del sole a Fatima». Don Maurizio ha dichiarato più volte di volertornare in Nigeria «perché il demonio lo sisconfigge stando lì. Il demonio è codardo, vuo-le metterci paura ma ha scelto la strada sbagliataperché siamo poveri uomini che abbiamo pau-ra ma siamo sostenuti dalla grazia di Dio.Quando mi permetteranno di tornare torneròben contento e offrire la mia povera personaper l’evangelizzazione della Nigeria». Don Mau-rizio è stato prelevato sulla strada verso BeninCity, capitale dello stato di Edo, insieme a un

sacerdote e una studentessa nigeriani. Sono sta-ti rilasciati intorno alle 10 di sera del 17 otto-bre. A Benin City avrebbe concelebrato con ivescovi della Nigeria la riconsacrazione del Pae-se alla Vergine Maria, ma «il 13 ottobre l’hopassato nella foresta e ho ricevuto un segnodell’attenzione materna di Maria e poi la do-menica ho ricevuto la conferma che la Ma-donna e tutti i santi ci avrebbero tirati fuori daquesta situazione». Il Papa, la diocesi di Firen-ze e quella di Roma hanno pregato per donMaurizio. La diocesi di Roma ha espresso«gioia» per la liberazione: «Rendiamo graziealla Provvidenza divina. Ringraziamo tutti co-loro che si sono adoperati, soprattutto con lapreghiera, per la sua liberazione». La paura, peril sacerdote, è stata tanta: «Sono venuti fuori spa-rando e poi ci hanno portato nella foresta. E-ra una banda di rapitori, abbiamo cammina-to abbastanza verso un luogo solitario e poi sia-mo stati lì, loro avevano poco da mangiare, cidavano quello che avevano, abbiamo bevutol’acqua del torrente, un’acqua marroncina... co-munque siamo in vita».

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Il sacerdote rapito nei giorni scorsiin Nigeria da un gruppo di milizianiarmati è tornato dalla madre in Toscana. La diocesi: «Rendiamograzie alla Provvidenza divina»

ROMA SETTE

On line su www.romasette.itfacebook.com/romasettetwitter.com/romasette

rancesco l’ha voluta come segno concreto del Giubileodella Misericordia: una sorta di eredità ma anche un“promemoria” continuo di quell’urgenza che l’opzione

privilegiata per i poveri rappresenta per la Chiesa post–conciliare. Nella domenica precedente la solennità di CristoRe dell’Universo – quest’anno il 19 novembre – si celebreràquindi la prima Giornata mondiale dei poveri. Il temascelto dal Papa, ricorda il suo vicario Angelo De Donatis inuna lettera indirizzata a parroci, sacerdoti e diaconi delladiocesi di Roma, è “Non amiamo a parole ma con i fatti”. «IlSanto Padre – scrive l’arcivescovo citando le parole diFrancesco – ha invitato ogni comunità a vivere questaoccasione per “creare tanti momenti di incontro e diamicizia, di solidarietà e di aiuto concreto”. Una chiamataquindi a conoscere e incontrare i poveri nelle nostreparrocchie perché la povertà non è un’entità astratta, ma “hail volto di donne, di uomini e di bambini sfruttati per viliinteressi, calpestati dalle logiche perverse del potere e deldenaro”». Davanti a questi scenari, continua De Donatis, «ilPapa ci chiede di non restare inerti e rassegnati ma di“rispondere con una nuova visione della vita e dellasocietà”». Diverse, per la diocesi di Roma, le opportunità didare risposta concreta a questo invito di Francesco. Ainiziare da sabato 11 novembre, quando, alle 9.30 nell’aulamagna della Pontificia Università Lateranense, scrive ancora

l’arcivescovo De Donatis, «presenteremo il programmapastorale della Caritas di Roma e il Rapporto sulla Povertànella nostra città. Un incontro a cui sono invitati i parroci,gli animatori e tutti coloro che, nell’ambito degli istitutireligiosi e delle organizzazioni ecclesiali, sono impegnatinelle opere di carità». Al clero della diocesi di Roma ilvicario del Papa ricorda anche i due appuntamentiorganizzati dal Pontificio Consiglio per la promozione dellanuova evangelizzazione: la veglia di preghiera per il mondodel volontariato, sabato 18 novembre alle 20 a San Lorenzofuori le Mura, in piazzale del Verano, e infine lacelebrazione eucaristica con il Papa, domenica 19 alle 10nella basilica di San Pietro, «rivolta particolarmente aipoveri e agli emarginati assistiti dalle comunità», seguitadalla preghiera dell’Angelus. «Invito tutti voi – le parole delvicario – a partecipare alle iniziative, nonché a promuoveremomenti di preghiera e di incontro nell’ambito delleparrocchie, coinvolgendo in modo particolare quei gruppi,associazioni e movimenti ecclesiali impegnatinell’animazione alla carità». La celebrazione della Giornatadei poveri, è l’auspicio di De Donatis, «sia occasione perrinnovare il nostro spirito di preghiera, di condivisione e dicarità». I biglietti di accesso a piazza San Pietro possonoessere richiesti al Pontificio Consiglio per la promozionedella nuova evangelizzazione.

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Le iniziative per la Giornata mondiale dei poveriIl Rapporto povertà, la veglia, la Messa con il Papa

E D I T O R I A L E

«IUS CULTURAE»:NO AL DIBATTITO

IDEOLOGICO

GUERINO DI TORA*

artedì scorso è statopresentato il “Rapportoitaliani nel mondo”, uno

studio sugli italiani che emigranoall’estero. Il problema dellemigrazioni non ci riguarda solo neiconfronti di chi arriva, ma anche dichi parte. Siamo abituati a vederel’Italia come Paese di immigrazione,dimenticando, o addiritturadisconoscendo, che anche l’Italia èPaese di emigrazione. All’inizio del2017 sono 5 milioni gli italianiresidenti all’estero. Solo nel 2016, lepartenze degli italiani, tra fugaobbligata e voglia di riscatto, sonostate 124.076, esattamente 16.547in più rispetto all’anno precedente.Le migrazioni rimangono unfenomeno complesso e in continua ecostante trasformazione, edevidentemente vanno studiate,monitorate e quindi, soprattutto,governate.Ogni immigrato è un uomo cheporta attese e speranze, non è unnumero o una categoria. Occorredire “no” ad una cultura di slogan efrasi fatte; saper discernere nei segnidei tempi le opportunità, le rispostea problematiche antropologiche elavorative, considerando la presenzadell’altro come opportunità edarricchimento. Il rapporto dellaFondazione “Moressa” per l’Italia cidice: «Dagli immigrati 130 miliardidi Pil, senza rubare posti anessuno». La Bibbia poi ci insegnagià dal libro del Levitico: «Ilforestiero dimorante tra voi lotratterete come colui che è nato fravoi; l’amerai come te stesso», finoalle parole del Signore Gesù che siidentifica con lo straniero accolto orifiutato di tutti i tempi: «Venitebenedetti dal Padre mio, eroforestiero e mi avete accolto». Invisita alla Fao, Papa Francesco haespresso pieno appoggio al “Pattomondiale per la migrazione sicura,ordinata e regolata” dell’Onu. Lasua sollecitudine pastorale l’hadeclinata nel messaggio per laGiornata mondiale delle migrazioni2018, in quattro verbi: «accogliere,proteggere, promuovere, integrare».Nel contesto di integrazione rientrail riconoscimento di cittadinanza acoloro che nascono in questanazione, parlano la nostra lingua,accettano la nostra Costituzione: lo“ius soli”. Legge che risolve iproblemi, non li crea, e stabilisceuna maggiore responsabilitàimpegnando tutti al benessere delPaese. Legge che prevedel’acquisizione della cittadinanza perchi è nato nel territorio dellaRepubblica da genitori stranieri, deiquali almeno uno sia in possesso deldiritto di soggiorno permanente.Non è quindi un’invasione, néun’intrusione, ma un principio didiritto internazionale control’«apolidia». Egualmente per lo “iusculturae”, cioè l’acquisizione dellacittadinanza a seguito di unprocesso formativo per i minoriarrivati entro il 12° anno di età,che dimostrino di avere completatoun processo intero di studi eaccettano pienamente le nostre leggie la nostra Costituzione. Purtroppo,anziché approfondire la legge, cisiamo immersi in un dibattitoideologico di un cosmopolitismopoco concreto e di un identitarismonazionale altrettanto aleatorio. Laconvinzione che le migrazioni nonsono la “fine del mondo, ma l’iniziodi un mondo nuovo”, come la storiaha più volte insegnato, unita ad unrinnovato impegno e presa dicoscienza da parte di tutti, cioffrono la speranza di potercostruire una società aperta dibenessere nella novità e nellacontinuità.

* vescovo ausiliarepresidente Fondazione Migrantes

MLa croce per i missionaridal legno dei barconi

Il mandato agli evangelizzatori nella veglia presieduta dal vicario De DonatisBertin, vescovo di Gibuti: «Martiri in Somalia, esempi anche per i lontani»

DI ROBERTA PUMPO

a Roma al Camerun, al Bangladesh ein Brasile per annunciare il Vangelo.Due religiose e una missionaria

hanno ricevuto, giovedì sera, il mandatomissionario durante la veglia diocesanasvoltasi nella basilica di San Giovanni inLaterano e avente per tema “Ho udito ilgrido del mio popolo”, tratto dall’Esodo.«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamentedate» è il messaggio che il vicario del Papa,monsignor Angelo De Donatis, ha invitato ascolpirsi nel cuore. Lo stesso che Gesùconsegnò ai discepoli inviandoli inmissione. Già allora esisteva unasproporzione tra il numero degli operai e lamesse, ha evidenziato, «ma è unasproporzione necessaria affinché la missionesia vissuta nella logica della Croce edell’affidamento a Dio e non in se stessi.Pregare significa lasciarsi inviare». Suor LuciaCitro, missionaria delle Saveriane, svolgerà ilmandato in Camerun; suor CelestinaSebastine, dell’Immacolata – Pime, saràdestinata in Bangladesh; e RaffaellaCampana, missionaria della comunità diVillaregia, andrà in Brasile. Hanno ricevuto ilVangelo e la croce realizzata con il legnorecuperato da un barcone di migranti condue chiodi sopra per raffigurare Cristo,assemblata dai giovani della cooperativasociale “Rò La Formichina” della comunitàPapa Giovanni XXIII. La veglia si è apertacon una preghiera di ringraziamento per laliberazione, mercoledì 18 ottobre, di donMaurizio Pallù, il sacerdote della diocesi diRoma rapito da un gruppo di miliziani inNigeria (vedi articolo in basso), e per il popolosomalo colpito dall’attentato che sabato 14ottobre ha provocato nella capitale oltre 300morti, tra cui molti bambini. Un attoterroristico che per Papa Francesco «merita lapiù ferma deplorazione», come ha dettonell’udienza di mercoledì. Significative letestimonianze di monsignor Giorgio Bertine padre Daniele Mazza, missionari all’esteroda molti anni. Il primo è vescovo di Gibuti eamministratore apostolico di Mogadiscio eha lavorato in Somalia accanto al vescovoPietro Salvatore Colombo, assassinato il 9luglio 1989. Monsignor Bertin ha esortatoad essere «sacramento di salvezza» più chemissionari, affinché anche gli altri popoli

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possano essere «operatori di quella vignadove la messe è veramente abbondante».Citando alcuni martiri italiani uccisi inSomalia negli ultimi decenni, ha ricordatoche sono «semi che producono, esempi chehanno aperto gli occhi a tante personelontane dal Vangelo» e ha auspicato chepossano essere una testimonianza permusulmani e non credenti affinché siimpegnino per la giustizia, la pace, lafraternità e la ricerca della verità. Per ilvescovo è importante «coinvolgere personeal di là dei confini della nostra fede perché lamissione e l’evangelizzazione vanno oltre ilnumero dei battesimi, devono portare lepersone all’incontro con Cristo nascosto neipiccoli e nei poveri». Padre Daniele Mazzadel Pime, dal 2008 è impegnato inThailandia dove si dedica al dialogointerreligioso con i buddisti e organizzaattività legate all’educazione e all’assistenzadegli anziani e dei bambini disabili eabbandonati. Ha condiviso i doni ricevuti inquesti anni di missione come l’aver vinto leproprie paure e trovare il coraggio di lavorare

in luoghi non facili come il carcere minorile,il braccio della morte e le baraccopoli. Hainvitato ad andare oltre i propri confiniraccontando la sua esperienza all’universitàdove era l’unico cattolico tra 27 mila monacibuddisti. «Il sacramento dell’incontro mi hapermesso di allacciare belle amicizie chehanno portato a un dialogo vero e allarichiesta di insegnare cristianesimo in unauniversità buddista». Monsignor De Donatis,durante la meditazione, si è soffermato sullosguardo compassionevole di Gesù neiconfronti di chi lo seguiva e lo ascoltava,«affaticati soprattutto dall’assenza diqualcuno che si occupasse di loro, li aiutassea tessere legami. È quello sguardo che generala chiamata al servizio e l’impegno deidiscepoli perché il Suo amore non è egoista,non ci trattiene ma ci consegna agli altriaffinché, attraverso di noi, possano amarequello sguardo». «Udire non con le orecchiema con il cuore il grido di dolore degliscartati del mondo» è l’esortazione di donMichele Caiafa, addetto al Centro per lacooperazione missionaria tra le Chiese.

Centro diocesano, focus sui minori

a condizione minorile nelmondo, la tratta dei più gio-

vani e la condizione dei migran-ti minori: questi i temi portantidel programma di “formazione einformazione missionaria” delCentro per la cooperazione mis-sionaria tra le Chiese, per il nuo-vo anno pastorale. Una serie diincontri al Pontificio SeminarioMaggiore: il primo l’11 novembresu “La condizione minorile nelmondo. Urgenze e sfide missio-narie”. Il 20 gennaio spazio alleriflessioni sulla tratta che coin-volge minori; il 17 febbraio si par-lerà di migrazioni dei minori eaccoglienza; il 5 aprile i minorinon accompagnati nella nostracittà; il 5 maggio le sfide di sanitàe istruzione.

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formazione

Il vescovo Bertin (foto Gennari)

Monsignor De Donatis consegna croce e Vangelo a suor Celestina Sebastine (foto Gennari)

Anno XLIV – Numero 36 Domenica 22 ottobre 2017

Don Maurizio Pallù

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inganna con il suo veleno e genera innoi mormorazioni e sospetti». Quindiil presule ha invitato a pregareaffinché «otteniamo la grazia di saperabbracciare la nostra croce»comprendendo come «quando siamochiamati a vivere lo scandalo del malesiamo in realtà immersi nell’amoredel Padre». Concepire dunque laPassione come «la più grande estupenda opera del divino amore»secondo le intenzioni di san PaoloDanei, fondatore dell’ordine deiPassionisti nel XVIII secolo, che almomento della professione religiosascelse l’appellativo “della Croce”proprio ad indicare la sua radicaleappartenenza. «Per seguire l’itinerario tracciato dasan Paolo – ha auspicato De Donatis –è importante vivere bene le tredimensioni da lui privilegiate, ossiaorazione, solitudine e povertà». Al

bbracciare la croce come rimedioal dolore: questa l’indicazione e la

provocazione del vicario generaleAngelo De Donatis, proposta nellasolenne celebrazione presiedutagiovedì, festa di san Paolo della Croce,nella basilica dei Santi Giovanni ePaolo, al Celio. «La croce è la rispostadivina al mistero del male e dellasofferenza – ha spiegato –: noi ciaspetteremmo una vittoria trionfanteda parte di Dio e invece Lui lascia cheil male si accanisca su di sè per mezzodella passione di Suo figlio»; perquesto «Cristo è diventato immaginedella sofferenza ma ne è, alcontempo, il rimedio». L’arcivescovoha poi evidenziato come sia «difficileaccettare che la promessa di vita diDio si realizzi con una mortedolorosa» e quanto sia «umanocoltivare il dubbio di fronte a ciò»,tuttavia «è solo il serpente che ci

A termine della celebrazione, animatacon canti in diverse lingue dal corodelle suore Passioniste, il superioregenerale della congregazione, donJoaquim Xavier Rego, ha volutoringraziare il vicario del Papa «peravere accettato il nostro invito e averciaiutato a pregare insieme in modocosì prezioso, in questo giorno di festaper noi qui a Roma e in tutto ilmondo». Paolo della Croce morì aRoma il 18 ottobre 1775. Alla suamorte la congregazione era ormai unarealtà viva nella Chiesa e contavadodici conventi con 176 religiosi.Dopo la crisi del periodo napoleonicoi Passionisti cominciarono aespandersi in Italia e in Europa,attuando un intenso impegnomissionario. Oggi sono presenti anchenelle Americhe, in Africa, Asia eOceania.

Michela Altoviti

Sostentamento clero:Girardi presidenteCaforio nuovo direttore

onsignor Eugenio Girardi, 71 anni, diorigini veronesi, è il nuovo presidentedell’Istituto interdiocesano per il

sostentamento del clero delle diocesi di Romae Ostia. Succede a monsignor Gianrico Ruzza,ausiliare per il settore Centro, nominato dalPapa prelato segretario del Vicariato. Girardi,che ha diretto l’organismo diocesano per 32anni, è anche consigliere del Fondo disolidarietà fraterna e incaricato diocesanodella Faci, nonché coadiutore della basilicalateranense e rettore delle chieseSant’Anastasia e Santa Balbina. Il vicariogenerale Angelo De Donatis ha nominatonuovo direttore dell’Istituto (che ha gli ufficial secondo piano del Palazzo Lateranense)monsignor Luciano Caforio, del cleroromano, nato a Latiano (Brindisi), il 7gennaio 1950, finora parroco della comunitàSanta Maria del Carmine e San Giuseppe alCasaletto.

M

De Donatis: «La croce, risposta al mistero del male»

DI MICHELA ALTOVITI

omenica era gremita la chiesa diSanta Maria dell’Orto, aTrastevere, per la tradizionale

festa della chiesa rettoria che da oltre500 anni si celebra la terza domenica diottobre. La Messa solenne è statapresieduta dal cardinale GiovanniLajolo, già presidente delGovernatorato della Città del Vaticano,e animata dal coro Vox Angelorumdella parrocchia di San Gregorio VIInonché dai membridell’arciconfraternita della rettoria,custodi della tradizione di questoluogo. «Sono tanti i devoti legati aquesta ricorrenza – spiega il rettore donMichele Caiafa – che porta con sé unamemoria storica e popolare ma che haanche un senso teologico specifico». Il

rito prevede la benedizione delle mele ela distribuzione dei frutti ai fedeli, unoper nucleo familiare. «Secondoun’antica usanza – racconta DomenicoRotella, camerlengo della confraternita– ciascun capofamiglia, al termine delpasto domenicale, divide una mela tratutti i commensali» tagliandola nelnumero di spicchi necessari e«ricordando la lezione di san Paolodell’unità nella diversità del corpomistico della Chiesa esposta nellaprima lettera ai Corinzi». Il fruttosferico, simbolo di perfezione, vamangiato, dopo aver recitato un’AveMaria, «con la buccia che, comeprotegge la mela dagli agentiatmosferici – continua Rotella –, cosìrimanda al valore di scudo contro ilmaligno della preghiera». La melabenedetta, quindi, fa da contrappeso al

frutto proibito mangiato da Eva ed è«strumento di salute sia per l’anima cheper il corpo per chi se ne nutre». Lasimbologia della mela si intrecciafortemente con la storia della chiesa diSanta Maria dell’Orto che deve la suaorigine ad un miracolo, verificatosiintorno al 1488, che ebbe granderisonanza in tutto il rione: uncontadino ammalato ottenne laguarigione dopo aver pregatoun’immagine della Madonna dipintaaccanto al portale di accesso al suoorto. Ne nacque una devozionepopolare per l’immagine e fu eretta unaprima piccola cappella votiva, poi unagrande chiesa le cui spese furonosostenute da dodici associazioniprofessionali, prima fra tutte quella dei“fruttaroli”. Lo splendido edificiobarocco era adornato con fiori e frutti a

ricordare non solo l’orto dellatradizione popolare ma anche quellofecondo di grazie, immagine di Maria.Il cardinale Lajolo ha sottolineato «latenerezza della Madonna che si famediatrice di ogni grazia» riconoscendoin Lei «uno dei tanti doni che Dio faall’uomo invitandolo al banchetto delCielo». Il santuario di Trastevere èlegato anche ad un’altra anticatradizione: il Giovedì Santo, fin dal1500, si accendono sull’altare maggiorele 213 candele della “macchina delleQuarantore”, l’ultima rimasta in vitaconservando la propria originariaintegrità. Una struttura lignea del XIXsecolo, ricca di decorazioni floreali instile barocco rivestite di oro zecchino,simbolo del sepolcro di Gesù, allestitaogni anno dopo la Messa vespertina delprimo giorno del Triduo.

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A Santa Maria Dell’Orto la benedizione delle mele

Rinnovato il tradizionalegesto. Il rettore: «Memoriastorica e popolare con unsenso teologico specifico»Festa celebrata da 500anni: la Messa di Lajolo

Durante la visita alla Fao,in occasione della Giornatamondiale dell’alimentazione,l’invito a garantire l’accesso

al cibo. Appello per un disarmograduale e per un cambiamentonegli stili di vita, nell’uso dellerisorse, nei criteri di produzione

Il Papa: «Ascoltareil grido degli esclusi»DI ROBERTA PUMPO

n appello per un disarmograduale, un invito acambiare rotta e affrontare

la relazione esistente tramigrazione e fame, che non puòessere presentata «come unamalattia incurabile» ma affrontatasolo «se si opera stando attenti aibisogni e contrastando lespeculazioni e gli sprechi», eintroducendo «nel linguaggio dellacooperazione internazionale lacategoria dell’amore». Sono tantigli spunti di riflessione lasciati daPapa Francesco durante la suavisita alla Fao di lunedì, inoccasione della Giornata mondialedell’alimentazionededicata al tema“Cambiare il futurodella migrazione.Investire nellasicurezza alimentaree nello svilupporurale”. Al suo arrivoFrancesco habenedetto unascultura in marmodi Carrara, da luidonata all’agenziadell’Onu, raffigurante Aylan Kurdi,il bambino siriano di tre anniannegato davanti alla spiaggia diBodrum in Turchia nell’ottobredello scorso anno e realizzatadall’artista trentino Luigi Prevedel.Al termine di un breve incontrocon il direttore generale della Fao,José Graziano da Silva, conl’Osservatore permanente dellaSanta Sede presso le organizzazionie gli organismi delle Nazioni Uniteper l’alimentazione e l’agricolturamonsignor Fernando ChicaArellano, il direttore generaleaggiunto Daniel Gustafson, iministri e gli ambasciatori presenti,il Pontefice ha tenuto il suodiscorso, pronunciato in spagnolo,nella Sala Plenaria. Dopo aversottolineato che la produzionenecessaria di cibo e l’equadistribuzione dovrebbero essere unfatto assodato, Francesco harichiamato tutti a «una maggiore

Uresponsabilità per tutelare il dirittodi ogni essere umano a nutrirsi amisura dei propri bisogni,partecipando alle decisioni che loriguardano e alla realizzazionedelle proprie aspirazioni, senzadoversi separare dai propri cari».Seppur le relazioni internazionali,grazie anche al contributo discienza e tecnica, stianodimostrando «una capacitàcrescente di dare risposte alle attesedella famiglia umana» gran partedella popolazione risulta ancoraesclusa. «Quante sono le vittimedella malnutrizione, delle guerre,dei cambiamenti climatici dellamancanza di lavoro?» ha chiesto ilPapa indicando l’incremento della

tecnologia alservizio dellosviluppo come«strada dapercorrere» perperseguire «azioniconcrete perdiminuire gliaffamati o pergovernare ilfenomeno dellemigrazioni forzate».A tal proposito il

direttore generale della Fao haaffermato che oggi nel mondo «cisono 740 milioni di migranti: maiun numero così alto». PerBergoglio è quindi necessarioadoperarsi per il dialogo, la pace, ildisarmo, altrimenti con il dilagaredei conflitti «propagano gli effettidisastrosi, tra cui l’insicurezzaalimentare e lo spostamentoforzato di persone». Importantel’impegno della diplomazia con laquale è stato dimostrato che«fermare il ricorso alle armi didistruzione di massa è possibile».Non è invece possibile fermare chifugge dalla propria terra per unfuturo migliore «con barrierefisiche, economiche, legislative,ideologiche: solo una coerenteapplicazione del principio diumanità potrà farlo». Parlandodelle conseguenze derivanti daicambiamenti climatici, facilmenteaffrontabili grazie alle scoperte

scientifiche e gli strumenti giuridicicome l’Accordo di Parigi «dalquale, però, alcuni si stannoallontanando», Francesco haaffermato che «è necessario losforzo per un consenso concreto efattivo se si vogliono evitare effettipiù tragici, proporre uncambiamento negli stili di vita,nell’uso delle risorse, nei criteri diproduzione, fino ai consumi che,per quanto riguarda gli alimenti,vedono perdite e sprechi crescenti.Non possiamo rassegnarci a dire“ci penserà qualcun altro”».

Bisogna ascoltare «il grido di tantinostri fratelli emarginati ed esclusi.È necessario un ampio e sincerodialogo a tutti i livelli perchéemergano le soluzioni migliori ematuri una nuova relazione tra idiversi attori dello scenariointernazionale, fatta diresponsabilità reciproca, disolidarietà e di comunione. Glispostamenti spesso tragici deimigranti, possono essere rimossimediante una prevenzione fatta diprogetti di sviluppo».

All’arrivo Francescoha benedetto unascultura in marmoraffigurante Aylan,il bambino annegatoe ritrovato davantia una spiaggia turca

DI CHRISTIAN GIORGIO

una storia fatta di tantestorie quella dellaGendarmeria vaticana.

Sensibilmente meno indagata eapprofondita rispetto a quelladella Guardia svizzera, non èperò meno nobile e ricca diriferimenti storiografici. Bastavasolo andarli a cercare, aspettareche si aprissero le porte degliarchivi, recuperare preziosidocumenti inediti e le memoriedi quegli uomini cheproteggono i papi sin daMelchiade (311–314) e Silvestro(314–355). Siamo all’indomanidell’Editto di Milano, quandoCostantino assegnò al Ponteficeuna scorta di militi armati per ladifesa e per il servizio d’onore,identificati come servientesarmorum. E ancora: ilmanoscritto 1622, conservatonella Biblioteca ambrosiana diMilano, mostra nei suisgargianti colori lunghealabarde che fanno da cornicealla figura centrale di BonifacioVIII nell’atto di indire il primoGiubileo della storia. Siamo nel1300. All’epoca i gendarmimontavano permanentementela guardia ai Sacri Palazzi, cosìcome oltre alla funzione di“Guardia del Pontefice” essisvolgevano quella di miliziaurbana. Fin dal 1378 glielementi validi per il Corpodella Gendarmeria furono sceltitra la gioventù della Corsica,perché ritenuta particolarmente«orgogliosa e coraggiosa». Conquesta denominazione liritroviamo alla fine del ‘700,quando con l’invasionenapoleonica dello StatoPontificio e l’esilio di Papa PioVI, la gran parte di loro passeràal servizio del nemiconell’omonima arma francese.

Tante storie per una storia mairaccontata, quantomeno mai inmaniera così organica come nelvolume di Sandro Barbagallo eCesare Catananti, presentatogiovedì al Braccio nuovo deiMusei Vaticani. Alla presenzadelle più alte cariche della Cittàdel Vaticano – il segretario diStato cardinale Pietro Parolin, ilpresidente del Governatoratocardinale Giuseppe Bertello, ilsostituto per gli Affari generalidella Segreteria di Stato AngeloBecciu e Domenico Giani,comandante della Gendarmeria– il giurista Giuseppe dallaTorre ha sottolineato come il«Corpo dei gendarmi sia statoattore non secondario dellastoria del Risorgimentoitaliano», citando le battaglieche portarono alla Breccia diPorta Pia. «L’identità dellaGendarmeria si è forgiataattraverso questi avvenimenti»fino ad arrivare allaconfigurazione moderna diun’Arma «fedele, scelta,orgogliosa di servire il Papa,vigile nella prevenzione,all’altezza delle sfide di oggi».Lo storico Andrea Riccardi,fondatore della Comunità diSant’Egidio, ha poi sottolineatola capacità della Gendarmeria di«proteggere il Papa evitandol’effetto “campana di vetro”.Francesco è un pastore che habisogno di stare in mezzo allagente». Per questo laGendarmeria oggi è «un Corpocivile militarmente organizzatocapace di fare sistema in unclima cristiano e nel servizio alPontefice». Il comandanteDomenico Giani ha infineprecisato che i proventi dellevendite andranno inbeneficienza per le attivitàpromosse dalla stessaGendarmeria.

È

Un libro sulla GendarmeriaIl ricavato in beneficenza

Il Papa alla Fao (©FAO/Giuseppe Carotenuto)

La distribuzione delle mele

Alcune copie del libro dedicato alla Gendarmeria (foto Gennari)

La chiesa dei Santi Giovanni e Paolo

2 Domenica22 ottobre 2017

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Italiani all’estero in cerca di occupazioneDi Tora: non sia negata la libertà di tornare

occupazione giovanile: per il vescovo GuerinoDi Tora, presidente della Fondazione

Migrantes e della Commissione Cei per lemigrazioni, è questo il tema centrale di riflessionelegato alla scelta migratoria degli italiani. Lo haspiegato martedì, presentando il Rapporto Italianinel mondo 2017, curato proprio da Migrantes. «Lalibertà di partire non deve negare la libertà ditornare o di restare nella propria patria», hadichiarato il presule, osservando che oltre il 39% dichi ha lasciato l’Italia nell’ultimo anno ha un’etàcompresa tra i 18 e i 34 anni: oltre 9mila in piùrispetto all’anno precedente, pari a un +23,3%.«Non bastano le statistiche – è il monito delvescovo –; occorre che gli studi arrivino sullescrivanie dei decisori politici. Un passofondamentale è il passaggio dallo studio allaprogettualità, alle misure concrete». Da Di Tora èarrivato anche un “grazie” ai missionari cheaccolgono i migranti e alle 160 cappellanie presentiin tutto il mondo: un «grande punto di riferimentoe di sicurezza» per i nostri connazionali all’estero.L’Ue, ha osservato ancora, ha garantito per decenni

’L a tante generazioni pace e stato di diritto. «L’Italia èstata spesso chiamata a reagire alla sfida migratoriacon solidarietà e questo ci viene riconosciutodall’Europa»; di qui l’auspicio che «questaaccoglienza e solidarietà siano presenti anche pergli italiani in ogni luogo ove li porti la loro ricercadi benessere». Anche per il segretario generaledella Cei Nunzio Galantino «il motivo principale peril quale i nostri ragazzi vanno all’estero è ladifficoltà che trovano – ma è anche di molti adulti– nel progettare il loro futuro. A fronte di unasituazione sociopolitica che ha sempre piùdifficoltà ad aprire varchi – ha evidenziatocommentando il Rapporto Migrantes – cercanorisposte altrove». Nelle parole di Galantino, però,anche una lettura «positiva». Secondo il segretarioCei infatti «oggi accanto ai migranti economici»,che partono per situazioni sociali non accettabili,«si sta facendo strada un’altra forma di mobilità, lamobilità del desiderio». Vale a dire, una mobilità«legata al desiderio di fare esperienze nuove,incontrare altra gente e progettare in maniera nontradizionale». (R. S.)

«Il sapere è un fattore di sviluppo»

Inaugurata l’iniziativadegli universitari dellaparrocchia San TommasoMoro. Il ministro Madia:«L’eredità del santo è nellademocrazia e nei diritti»Il vescovo Ruzza: «Questavostra esperienza è un segnodi grande speranza per laChiesa di Roma». Allestiti260 pannelli. Sei stanze,sei parole chiave comecoscienza e responsabilità

La denuncia di Tagliavantial workshop organizzatocon la pastorale universitaria

l potere politico va inteso sempre e so-lo come bene comune e servizio col-lettivo e mai come autotutela. San Tom-

maso Moro ce lo ricorda. La sua eredità cultu-rale è nella nostra quotidianità, nella demo-crazia, nei diritti, nella laicità dello Stato, nel-la libertà religiosa. Voi siete stati capaci di tra-sformare i vostri pensieri in concretezza». Ilministro per la Pubblica amministrazione, Ma-rianna Madia, si è rivolto così agli universitaridella parrocchia di San Tommaso Moro, mer-coledì, prima di tagliare il nastro che ha aper-to la mostra “More – Chiamati al più possibi-le”. Subito dopo, la benedizione impartita dalvescovo Gianrico Ruzza.Il percorso espositivo è stato realizzato nelle seistanze allestite nei locali parrocchiali. A cia-scuna di essa è associata una parola chiave: im-pegno, coraggio, bene comune, persona uma-na, coscienza e responsabilità. Temi che e-mergono dalla Scuola di formazione sociale e

I« politica realizzata negli ultimi tre anni. «Ognistanza suscita emozione, e non è scontato nel-la nostra quotidianità – ha affermato Madia –. Non si esce da qui indifferenti ma con la con-sapevolezza che gli incontri danno frutti». Ruz-za ha sottolineato che «la figura di TommasoMoro porta a mettersi dalla parte di coloro cheumanamente sembrano i perdenti. Fa moltopiacere sapere che dei giovani guardino a que-sto obiettivo e pensino così il servizio al benecomune. Questa vostra esperienza è un segnodi grande speranza e un onore per la Chiesa diRoma». Il percorso è scandito da immagini, vi-deo e pannelli. «Da febbraio scorso i ragazzihanno cominciato a individuare i contenutiattuali, in dialogo con la contemporaneità, af-frontati con grande maturità – ha raccontatoil parroco monsignor Andrea Celli –. Sono 260pannelli per circa 600 metri quadrati di aulepastorali». “More – La mostra” sarà visitabilefino al 27 ottobre, dalle 14 alle 22. (Fil. Pas.)

DI EMANUELA BAMBARA

n martello può piantare unchiodo o schiacciare un dito. Laresponsabilità di ciò che accade è

nostra». Il ministro del Lavoro GiulianoPoletti ha esordito con questa analogia alconvegno “Industria 4.0 e lavoro” promossogiovedì alla Pontificia Università Lateranensedall’Istituto Redemptor Hominis insiemeall’Ufficio diocesano per la pastorale dellavoro e alle Fondazioni Etica ed Economiae Tarantelli. Di fronte alle sfide dellacosiddetta «quarta rivoluzione industriale»

(dell’economia finanziaria e della tecnologiadigitale e robotica), che «impone unariorganizzazione del lavoro», per il ministronon ci sono «destini ineluttabili» e «nulla èautomatico», ma «la ragione deve guidare lescelte e i cambiamenti vanno governati», con«l’obiettivo di migliorare la condizioneumana». La «regola generale – ha detto ilministro – deve essere la qualità della vita ela dignità delle persone, non lamassimizzazione del profitto». Il problemadel lavoro, dunque, è principalmente etico. Erichiede un cambiamento di paradigmaculturale e di organizzazione. Per Poletti, «lecategorie classiche non funzionano più» (illavoro regolato in orari, inquadramenti,rapporti gerarchici, una sede fissa). «E questaè una sfida per il mondodell’impresa e per illegislatore». Serve una nuovaregolamentazione del lavoro,attraverso le leggi, «poche echiare», che stabiliscano iprincipi e le regole generali euna riorganizzazione connuove forme dipartecipazione, per «losviluppo di un nuovoparadigma». Tra i nuovi“strumenti” suggeriti dalministro, «la partecipazionedei lavoratori all’impresa, intermini di governance e diprofitto». «Il pilastro dellanuova industria è lamanifattura». E «il sapere e laconoscenza sono il fattore disviluppo decisivo», insiemealla «formazione permanente.Siamo in una fase di shock

U«continui, con cambiamenti velocissimi. Nonsi fa in tempo ad approvare una legge che ègià obsoleta». Bisogna, allora, avere «unacapacità di resistenza superiore e adattarsi.Le imprese che investono in innovazioneaumentano l’occupazione, chi non investe èdestinato a chiudere. La sola alternativa anon innovare è morire». Conclude Poletti:«In un mondo che cambia velocemente,anche la nostra capacità di interpretazione edi reazione deve essere veloce». Anche perLuciano Pero, docente alla School ofmanagement del Politecnico di Milano, lacrisi del lavoro è causata «dall’assenza diconversione», non dall’automatizzazionedell’industria. Infatti, quest’ultima «aumentala produttività e le esportazioni, non haeffetti sull’occupazione». «Le impresecompetitive sono quelle con lapartecipazione diretta dei lavoratori e cheinvestono nell’innovazione». Le imprese chepuntano sulla riduzione dei costi, dei salari edegli occupati, sono «il “ventre molle” dellasocietà – sostiene Pero –, su cui dovrebberoagire i sindacati e la politica, per promuovereuna nuova cultura manageriale e nuoveforme di partecipazione all’impresa». Ilgiurista del lavoro Pasquale Passalacqua,docente alla Pul, ha ricordato i più recentiinterventi normativi per il lavoro: il decretolegislativo n. 81 del 2015 e la legge n.81 del2017, con i quali, tra l’altro, è statointrodotto il «lavoro agile», nel tentativo diadeguare il lavoro subordinato liberandolodai «forti legami di orario, di tempo, diluogo e di gerarchia». Nelle nuove forme dilavoro, «il datore di lavoro è diventatospesso impalpabile e il lavoratore non sa achi rivolgersi per la tutela dei suoi diritti». Inquesto contesto, «il sindacato va riformato»,anche per «riappropriarsi della sua funzionedi mediazione tra il lavoratore e l’impresa,attraverso il collocamento».

«Amare Roma», il settore Centroconvocato per l’assemblea ecclesiale

mare Roma – La Chiesa del centro storico di Ro-ma si interroga» è il titolo dell’assemblea ecclesiale

del settore Centro che il vescovo ausiliare per il settore,Gianrico Ruzza, ha convocato per domani, lunedì 23 ot-tobre, alle 19, nella SalaTiberiade del Pontificio Semina-rio Romano Maggiore (piazza San Giovanni in Laterano 4).Dopo la relazione del vescovo, sono previste quattro te-stimonianze: padre Jean–Paul Hernandez, gesuita; padreMaurizio Botta, della congregazione dell’Oratorio, vicarioparrocchiale a Santa Maria in Vallicella; Lucia Lucchini, del-la Comunità di Sant’Egidio; padre Davide Carbonaro, deiChierici regolari della Madre di Dio, parroco a Santa Ma-ria in Portico in Campitelli. I mesi di novembre e dicem-bre saranno dedicati a una riflessione sui temi proposti inassemblea. A gennaio è previsto un momento di verifica.

DI CHRISTIAN GIORGIO

sercizio delle proprie responsabilità,manifestazione del senso diappartenenza alla città e impegno a

promuoverne il bene comune. La stradaverso una rinnovata cultura imprenditorialea Roma passa attraverso queste tre azioni.Coniugarle tocca all’impegno di ognuno,alla politica e all’alleanza tra università,mondo della ricerca e dell’impresa. È quantoemerso dal workshop “Un’agenda per illavoro per la città di Roma” organizzatodall’Ufficio diocesano per la pastoraleuniversitaria con la Camera di Commercio,

E

sabato 14. «Una culturadell’imprenditorialità che si fa carico delsenso di responsabilità, dell’appartenenza edel perseguire il bene comune implica perl’impresa la necessità di immaginare unvalore della produzione che non sia solo unmezzo per lo scambio di denaro», ha detto ilvicesindaco di Roma Luca Bergamo, aprendoi lavori al Tempio di Adriano. Alla politica siè rivolto il presidente della Camera diCommercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti:«In questi anni di crisi – ha detto – quelloche è mancato a Roma è la classe dirigente,non i romani. Le imprese sono aumentate di65mila unità reggendo il tessuto sociale dellacittà e della periferia». Secondo l’assessore alLavoro della Regione Lazio, Lucia Valente, larisposta passa attraverso tre parole chiave:«flussi, attrattività e contaminazione» che sitraducono in proposte che «porteremo il 17ottobre al tavolo del ministero dello

Sviluppo economico». Roma deve diventare«un hub delle idee imprenditoriali, la sedepermanente di iniziative legate al turismocongressuale, una città in cui convieneinvestire», ha sottolineato l’assessore dopoaver ricordato che in questi anni il numerodelle vertenze sono state 58, da Almaviva aSky, con la crisi Alitalia sullo sfondo. Eticadell’impresa e umanità al centro: questi glielementi con cui bisognerebbe avere a chefare sin dagli anni della scuola. Alla Luiss cistanno provando: «Vogliamo dare ai nostristudenti – ha detto il direttore generaledell’ateneo Giovanni Lo Storto – occasionidi consapevolezza, anche attraverso progettidi volontariato che integrano la loroformazione». Fare impresa vuol dire mettersial servizio degli altri, ha concluso il vescovoLorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficiodiocesano per la pastorale universitaria, «èun’esperienza di comunione tra il mondo

del lavoro, della politica e della formazione.Dobbiamo dare speranza e fiducia allenuove generazioni. La Chiesa è qui con voiper incoraggiarvi e per offrire punti diriferimento per ricostruire insieme untessuto di motivazioni che permettano a tuttidi poter vivere la propria esistenza inmaniera soddisfatta per il bene dei nostrifratelli».

«A Roma è mancata la classe dirigente»La festa per gli stranieri

Sarà la parrocchia diSant’Elena fuori PortaMaggiore a ospitare lagiornata di accoglienzaper gli studenti esteri aRoma, il prossimo 25ottobre. Organizzatadall’Ufficio diocesanoper la pastoraleuniversitaria con St. JohnXXIIIth InternationalCenter in Rome, inizieràalle 20 con il saluto e lariflessione del vescovoLorenzo Leuzzi. Seguiràla veglia di preghiera e lacelebrazione della Parola.quindi la festa e cena.

Un momento dell’incontroorganizzato alla Camera dicommercio (foto Gennari)

La «regola generale», per ilministro del Lavoro, «deve essere laqualità della vita e la dignità dellepersone, non la massimizzazionedel profitto». Invocata dagliesperti la riforma del sindacato

L’intervento di Poletti durante il convegno “Industria 4.0 e lavoro” alla Lateranense«Più occupazione? Investire in innovazione»

Nella foto a lato, il PontificioAteneo Sant’Anselmo, inpiazza Cavalieri di Malta,

che ospita il corso di liturgiaper la pastorale

Al via il corso di liturgia per la pastoralenizieranno alle 19 anziché alle 18, come inizialmente previsto, lelezioni del corso di liturgia per la pastorale promosso dall’Ufficio

liturgico diocesano con il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo. «È unmodo per favorire la partecipazione», spiegano dall’Ufficio. E quantifossero interessati a iscriversi, hanno ancora tempo fino al 26ottobre, data di inizio degli incontri formativi. Il corso è triennale e

ciclico. L’itinerario èspecificamenterivolto a formare glioperatori pastorali,mettendo in lucesoprattutto ladimensioneteologica epastorale dellaliturgia, maoffrendone anche ifondamenti storicie biblici. Non sirichiedono titoli ocompetenzepregresse perpartecipare. Laproposta è offertain modo particolareai candidati aldiaconato, allereligiose, ai membridei gruppi liturgiciparrocchiali, aiministristraordinari dellaComunione.

I

«More», aperta la mostra sulla politica come bene comune

In alto: il presidentedella FondazioneMigrantes, monsignorGuerino Di Tora; alato: il segretariogenerale della Cei,monsignor NunzioGalantino

l’appuntamento

Il ministro Poletti e il diacono Colona al convegno alla Lateranense

L’incontro alla Camera di commercio (foto Gennari)

3Domenica22 ottobre 2017

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80 anni fa le leggi razziali, mostra al Museo della Shoah

el pugile Leo Efrati restano lavaligia e i suoi guantoni da boxe.Dopo la promulgazione delle

leggi razziali fu deportato ad Auschwitz,dove perse la vita durante un incontronel campo di concentramento. Di MarcoDi Porto, invece, l’atto di nascita in cui èindicata l’appartenenza alla razzaebraica. Con sua madre è riuscito anascondersi nel convento delle suore deiSette Dolori, sfuggendo al rastrellamentonazifascista. Fotografie, oggetti, filmati,pagine dei giornali dell’epoca,documenti di chi ha vissuto leconseguenze della promulgazione delleleggi razziali sono stati raccolti ed

esposti nella mostra “1938 – La storia”,inaugurata lunedì nella Casina deiVallati, in via del Portico d’Ottavia 29.Un appuntamento organizzato 74 annidopo il rastrellamento nazista nel ghettoebraico romano, avvenuto il 16 ottobre1943, che portò 1.022 persone allacattura e alla deportazione. Apromuovere l’esposizione è laFondazione Museo della Shoah diRoma, che vuole rivolgere uno sguardoagli ebrei italiani, alle loro storie e alleloro vite, prima e dopo essere statitravolti dalle leggi razziali che ne hannocausato l’esclusione da ogni ambitodella società, dalla cultura allo sport. «Inprossimità dell’ottantesimo anniversariodella promulgazione delle normeantiebraiche italiane, avvenuta nel 1938,abbiamo voluto presentare un pezzodella storia del Paese: la “nostra” storia,la “sua” storia, la storia di tutti – affermaMario Venezia, presidente della

Fondazione Museo della Shoah –.Grazie a questa esposizione, il visitatoreavrà gli strumenti necessari percomprendere che l’azione persecutoriaantiebraica dell’Italia fascista è stata uncolossale tradimento di una partefondamentale di sé, quella ebraica, cheera e si sentiva profondamente italiana,ma che aveva una colpa biologica: leorigini ebraiche. Gli italiani ebreivennero trasformati da cittadini inperseguitati, e abbandonati a se stessi».Tra i documenti inediti esposti, ilfilmato relativo al discorso integralepronunciato dal duce Benito Mussolini aTrieste, il 18 settembre 1938, durante ilquale annunciò per la prima volta lavolontà di promulgare le leggi razziali.Non sono state esposte, invece, tutte ledisposizioni antiebraiche emanate dalregime fascista. Alcune sono stateraccolte in un filmato da studenti liceali,ebrei e non ebrei. «Questi giovani hanno

accolto con entusiasmo la nostraproposta. Questa esposizione, anche colloro aiuto, ci aiuterà a essere semprerispettosi di ogni diversità, dei diritti diogni individuo», spiega MarcelloPezzetti, uno dei curatori con SaraBerger. Particolare spazio è riservato aidocumenti che testimonianol’applicazione delle leggi, in particolarenei settori dell’istruzione e della cultura,che sottoponevano all’internamento e allavoro coatto. Attraverso diverseimmagini, viene presa in considerazioneanche la reazione sia delle vittime, gliebrei, sia di tanti altri italiani, che hannocontrapposto atteggiamenti diindifferenza. L’esposizione è aperta alpubblico dalla domenica al giovedì,dalle 10 alle 17; il venerdì dalle 10 alle13 (escluse le festività ebraiche). Resteràchiusa il sabato per il riposo settimanaleebraico. L’ingresso è libero.

Filippo Passantino

D

Deportazioni del 1943:la marcia della memoria

Un libro raccontal’esperienza promossada Sant’Egidioin 80 Paesi a sostegnodell’inserimentodei bambini. Fedeli:«C’è molto di Milani»Tarquinio: un grandeinvestimento sul futuro

Scuole di paceper l’inclusione

DI FILIPPO PASSANTINO

na scuola che noninclude, che nonriconosce le differenze,

che non fa costruire una comunitànon è scuola, non è educazione».Caratteristiche che invece sonopresenti, secondo il ministrodell’Istruzione Valeria Fedeli, nellaScuola della pace che la Comunità

U«di Sant’Egidio ha sviluppato in oltre80 Paesi del mondo per supportare ibambini nell’inserimento scolastico.Le loro esperienze sono stateraccolte nel libro dal titolo “AllaScuola della pace. Educare i bambiniin un mondo globale” (edizioni SanPaolo), curato da Adriana Gulotta,che è coordinatrice del progetto alivello internazionale. Un libropresentato martedì nella sede di SanGallicano, che «andrebbeconosciuto dentro i percorsi diformazione delle scuole – sostiene ilministro –, perché fa superare lepaure delle diversità e l’origine delrazzismo, della differenza edell’odio. Ed è un modello per farsperimentare la relazione educativa.Nessuno può restare indifferente difronte a queste storie». Di fronte allasorte toccata a Gigi, che da un annofrequentava la Scuola della pace, aNapoli. Era ancora un bambinoquando un proiettile vagante locolpì a morte, nel quartiere diPoggioreale, il 15 dicembre 1982. Difronte a quella di William, giovanedi San Salvador, che si occupava

della Scuola della pace nel suo Paesee strappava i bambini allacriminalità organizzata. La sua vita èstata spezzata per il servizio cheportava avanti. «Oggi esce unmetodo: quello dell’amicizia, dellagentilezza, della qualità dellarelazione umana – sottolinea ilministro –. C’è molto di donLorenzo Milani nel metodo dellaComunità di Sant’Egidio. C’è moltonella scuola italiana del metodo didon Milani, per questo credo checon le Scuole della pace abbiatecontagiato positivamente la scuolaitaliana, attraverso la capacità dellaparola, che non è solo insegnare, maeducare alla cittadinanza». Al fiancodel ministro, il presidente dellaComunità di Sant’Egidio MarcoImpagliazzo, che scandisce nel corsodel suo intervento il leitmotiv che haanimato questo progetto, avviato 50anni fa: «Per cambiare il mondo,non solo la città, cominciamo daibambini». «È un viaggio attraversoSant’Egidio – afferma AndreaRiccardi, fondatore della Comunità,storico e autore della prefazione al

libro –, lungo il suo cammino diquasi mezzo secolo tra le strade diRoma e del mondo, vedendo ilmondo stesso con gli occhi deibambini, soprattutto di quelli poveridelle periferie». Ed è proprio dalleperiferie, dalla Roma delle baracche,che le Scuole della pace mossero iloro primi passi, per «lottare control’esclusione dei figli dei baraccati,che spesso non andavano a lezioneperché non avevano scarpe e vestitio perché non potevano lavarsi.Scuole che non si sostituivanoall’istruzione pubblica. Spessodiventavano un doposcuola, uncorso di educazione alla pace». Ed«educare alla pace costituisce ungrande investimento sul futuro,perché imparare a vivere insieme, inpace, è un processo lungo eimpegnativo», secondo il direttore diAvvenire, Marco Tarquinio, cherichiama due temi di grandeattualità: lo ius soli e ius culturae.«C’è ancora qualcuno che pensa chei figli di immigrati siano unproblema che non ci riguarda»,chiosa tra gli applausi.

ambini, giovani, anziani,italiani e stranieri, autorità

civili e militari hanno dato vita,domenica scorsa, alla 23ª marcia inmemoria della deportazione degliebrei di Roma, avvenuta sabato 16ottobre 1943. I deportati nei campodi concentramento di Auschwitz–Birkenau furono 1.024, tra i qualioltre 200 bambini. Solo 15 uomini euna sola donna, SettimiaSpizzichino, tornarono a casa.L’unico ancora in vita è Lello DiSegni, di 91 anni. Dal 1994 laComunità di Sant’Egidio e laComunità ebraica di Romaorganizzano ogni anno lamanifestazione per nondimenticare quei tragici eventi. Intesta al corteo un gruppo dibambini portava uno striscione conscritto “La pace è il futuro”. Ilcorteo, partito da piazza SantaMaria in Trastevere, ha raggiuntolargo 16 ottobre 1943, accanto alTempio maggiore, percorrendo aritroso il tragitto compiuto daideportati. Di questa marciasilenziosa sono «figlienumerosissime marce in tuttaEuropa promosse dalla Comunità diSant’Egidio» ha affermatomonsignor Marco Gnavi, parroco diSanta Maria in Trastevere. «Non c’ènulla di più spaventosodell’annientamento di un uomoperpetrato da un altro uomo – hadetto il presidente del Senato PietroGrasso –. Troppo pochi difesero gliebrei e scelsero di non voltarsidall’altra parte». Per Riccardo DiSegni, rabbino Capo di Roma, oggiricordare significa «ricostruire la

nostra società che sta perdendo glianticorpi. Per questo motivobisogna vigilare e mantenere viva lamemoria». A 74 anni dalrastrellamento è ancora importantericordare perché «in Europaaccadono fatti inquietanti e sisvegliano fantasmi che credevamosepolti, come il fascismo, ilneonazismo, il razzismo el’antisemitismo: parole che noncredevamo di dover risentire», hadichiarato Andrea Riccardi,fondatore della Comunità diSant’Egidio. «La folle strategiaassassina che mai troveràgiustificazione alcuna» non deveessere dimenticata per il sindacoVirginia Raggi, «soprattutto quandoancora oggi qualcuno minaccia difare marce a Roma». Per RuthDureghello, presidente dellaComunità Ebraica di Roma, «oggi c’èun po’ di preoccupazione perché sec’è chi pensa di poter fare unamarcia su Roma e che il fascismorappresenti un modello da imitarevuol dire che c’è ancora tanto dafare». Per il vescovo AmbrogioSpreafico, presidente dellaCommissione Cei per il dialogointerreligioso, la marcia «ricorda ildolore del passato ma fa nascerel’impegno per continuare l’unoaccanto all’altro. Saremo semprecon la comunità ebraica perchévogliamo costruire un mondo senzadivisione. Il nostro stare insieme èun messaggio di vita e convivenza, èuna ferma rispostaall’antisemitismo e a ogni forma dirazzismo e separazione».

Roberta Pumpo

B

coprire quali memorie e reli-quie di martiri e santi sono cu-

stodite nelle chiese della Città e-terna, approfondirne le storie, co-noscere nuovi itinerari attraversoil centro e non solo: si occuperàanche di questo il corso di forma-zione “Luoghi dei santi a Roma.Memorie e reliquie”, organizzatodall’Ufficio diocesano per le ag-

gregazioni laicali e le confraterni-te insieme all’Ufficio catechisticodiocesano. Le lezioni inizieranno il14 novembre e si svolgeranno pres-so la chiesa di San Giovanni Batti-sta dei Fiorentini (piazza dell’Oro,1), dalle 17.30 alle 20. Diviso indue sezioni per un totale di setteincontri, il percorso formativo ègratuito ed è rivolto in particolare

a guide turistiche, catechisti e cul-tori dei santi e delle reliquie. «Sipresenteranno inoltre – aggiungo-no gli organizzatori – le Lettere disan Paolo e le origini della Rifor-ma con lo stato odierno del cam-mino comune. Ai partecipanti saràriservata la partecipazione a visi-te di luoghi di alta risonanza spi-rituale e artistica».

SMemorie e reliquie, un corso per conoscerle

Lucilia, 97 anni, volontaria al servizio degli altri anzianiDI ROBERTA PUMPO

uarantadue anni fa nasceva aRoma il Movimento gruppi servizianziani (Mov. G. Sa.) per fornire

assistenza ed essere luogo di ritrovo peranziani soli. Erano gli annidell’inurbamento, e pochi mesi prima siera tenuto nella Capitale quello chesarebbe stato ricordato come il convegno“sui mali di Roma” dal quale emerse, tral’altro, che i tanti anziani lasciati soli inuna grande città erano diventatil’emergenza. Il Movimento mosse i primipassi nella chiesa del Sacro Cuore di Gesùnel quartiere Prati, conosciuta comechiesa del Sacro Cuore del Suffragio, dovegiovedì 19 ottobre è stata celebrata unaMessa di ringraziamento per i 42 anni diattività del centro “Amici anziani”, oggifrequentato da 20 “over 60”.

Qui nacque il primo sportello disegretariato sociale per gli anziani i quali,con spirito di volontariato, si prendevanocura l’uno dell’altro. «Nelle parrocchie ivolontari erano soprattutto anziani che sioccupavano, per esempio, della puliziadella chiesa», spiega Pasqualina Russo,delegata diocesana del Movimento gruppiservizi anziani da sempre «innamoratadella terza età» a favore della quale hadedicato tutta la sua vita. Pasqualina haperso la mamma quando aveva due annied è stata cresciuta dai nonni, dai qualiha imparato tanto «soprattutto lapazienza. Il loro infinto affetto mi hatrasmesso l’amore per gli anziani, deiquali mi sono sempre voluta prenderecura». Il Movimento è presente a Romacon 14 sedi Unisped (UniversitàSperimentale Decentrata) e 4 centrianziani. Organizza per gli iscritti servizi

legali, assistenziali, previdenziali,turistico–culturali e attività motoria, convisite anche a domicilio. «Oggi gli anzianisono più evoluti, vogliono conoscere eimparare e grazie all’Unisped investono iltempo libero per frequentare laboratori dicultura, di disegno, corsi d’inglese e fannoanche ginnastica posturale», affermaLucilia Barraco, 97 anni, prima presidentedel Movimento e attuale responsabile delcentro e dello Sportello di segretariatosociale. Nonostante l’età è ancora moltoattiva. Oltre ad occuparsi della famiglia,del nipote e della pronipote, guida, favolontariato nelle case di riposo, fornisceaiuto e assistenza a chi vuole iscriversiall’Unisped e per 3 giorni a settimana sioccupa del segretariato sociale.Pasqualina e Lucilia lamentano ilcambiamento dei tempi. Oggi, spiegano,gli anziani non hanno molto tempo da

dedicare a loro stessi perché devonooccuparsi dei nipoti e in molti casicontinuare ad assistere i figli. PerPasqualina «viviamo in una societàfondata sulla “nonnitudine”», dove inonni sono costretti «a fare i baby sitter ainipoti pur di dare una mano ai figli»,aggiunge Lucilia. Guardando al futuro,Pasqualina ritiene che il vero problemasia «la fragilità degli anziani oggi tagliatifuori dalle nuove tecnologie» e a talproposito lancia un appello alleparrocchie affinché creino una reteattorno alla terza età con lacollaborazione dei gruppi giovani.Lucilia, il cui unico scopo nella vita «èoffrire aiuto a chi ne ha bisogno»,desidererebbe maggiore collaborazionenei condomini. «Spesso non si conosce ilvicino di casa – dice – e invece sarebbebello poter contare uno sull’altro».

Q

Le storie degli ebrei italiani attraverso fotografie, oggetti, filmati, documenti e giornalidi quel drammatico 1938

Un gruppo dibambini intesta al corteopartito daTrastevere(foto Gennari)

formazione

Ancora in piena attività la primapresidente del Movgsa, presentea Roma con 14 sedi dell’Unispede quattro centri di aggregazione

Alcuni dei documenti in mostra (foto Gennari)

Da sinistra Impagliazzo, Fedeli, Riccardi, Tarquinio e De Luca (foto Gennari)

Un gruppo di anziani

5Domenica22 ottobre 2017

Page 6: F SETTE · cardinato nella diocesi di Roma, opera come presbitero itinerante del Cammino neocate-cumenale. ... se alla Vergine Maria, ma «il 13 ottobre l’ho passato nella foresta

6 Domenica22 ottobre 2017

A Santa Dorotea la «casa dei papà» - Paolo Ricca a San Giuliano - Lectio alla Traspontina con la pastora MaggiMaster in salute e migrazioni - «Post-verità», se ne parla a San Frumenzio - Pellegrinaggio sulle orme di Paoli

celebrazioniMESSA CON MONSIGNOR FRISINA A SANCRISOGONO. Sarà la Messa presiedutada monsignor Marco Frisina, rettore diSanta Cecilia e direttore del Coro delladiocesi di Roma, e animata dal Corostesso, a concludere l’iniziativa«Famiglia e giovani in cammino conCristo» della parrocchia di SanCrisogono a Trastevere (piazza SidneySonnino, 44). La celebrazione avràinizio alle 18 di oggi. Al termine dellaMessa la premiazione dei vincitoridella mostra concorso «Parole, forme ecolori».

incontri«ESSERE MISSIONARI OGGI», SE NE PARLAA SAN FILIPPO NERI. Il gruppomissionario Soter (Solidarietà TerzoMondo) della parrocchia San FilippoNeri alla Pineta Sacchetti – viaMartino V, 28 – ha organizzato peroggi, in occasione della Giornatamissionaria mondiale, una conferenzasul tema «Essere missionari oggi». Laconferenza sarà tenuta nei locali dellaparrocchia dalle ore 19.

ALLA GREGORIANA UN CONVEGNO SUFRANCISCO SUAREZ, «PRINCIPE DEITEOLOGI MODERNI». A 400 anni dallamorte del «principe dei teologimoderni» – come lo chiamò PapaAlessandro VII – gli studiosi tornanoalla sua riflessione sotto la spinta delpresente, connotato da una seriamancanza di chiarezza su punticruciali quali tolleranza, indentitànazionale e reciprocità. Su questi temirifletterà il convegno internazionale«Francisco Suàrez e le fondamentadell’autorità politica», organizzatodalla Facoltà di Filosofia dellaPontificia Università Gregoriana(piazza della Pilotta, 4) per il 23(primo incontro alle 16) e 24 ottobre.I lavori si apriranno con il saluto delrettore, padre Nuno da SilvaGonçalves.

IL PASTORE VALDESE PAOLO RICCA PARLADELLA RIFORMA PROTESTANTE. Martedì24 alle 20.15, al teatro dellaparrocchia di San Giuliano (via Cassia1036), riprendono gli incontriculturali. Il primo sarà dedicato al500esimo anniversario della Riformaprotestante con il titolo «Perché laRiforma? Una risposta 500 anni dopo»e sarà tenuto da Paolo Ricca, pastorevaldese, già ordinario di storia delcristianesimo alla Facoltà valdese diteologia di Roma.

OTTOBRE DI SENSIBILIZZAZIONE ALLAMEDITAZIONE CRISTIANA. Proseguonogli incontri del Centro di formazionealla meditazione cristiana (via dellaTribuna di San Carlo, 9). Giovedì 26ottobre alle 18.30 si parlerà de «Lalotta spirituale per la crescita integrale»con don Fabrizio Pieri checommenterà Matteo 13, 24–30. Altermine dell’incontro verrà proiettatoun film che stimola la riscopertadell’interiorità.

LA GREGORIANA COMMENTA LA NUOVA“RATIO FUNDAMENTALISSACERDOTALIS”. Il Centro San PietroFavre della Pontificia UniversitàGregoriana ha organizzato due seratedi approfondimento in otticainterdisciplinare della nuova “RatioFundamentalis InstitutionisSacerdotalis”. Il primo incontro si èsvolto giovedì 19, la seconda seratagiovedì 26 alle 16. Interverrannopadre Gianfranco Ghirlanda, dellafacoltà di Diritto canonico; padreStanislaw Morgalla, dell’Istituto diPsicologia, e padre Gaetano Piccolo,della facoltà di Filosofia. Il Centro SanPietro Favre, sorto nel 1996 surichiesta della Congregazione perl’Educazione Cattolica, integra corsiaccademici di approfondimento dicontenuti teologici con corsi chevertono su tematiche educative. Perinfo: 06.67015248.

SAN FRUMENZIO, INCONTRO PERANALIZZARE «IL TEMPO DELLE POST–VERITÀ». In una discussionecaratterizzata da «post–verità», i fattioggettivi, chiaramente accertati, sonomeno influenti nel formare l’opinionepubblica rispetto ad appelli, emozionie convinzioni personali. È possibilepensare di contrastare in qualchemodo il flusso di disinformazione? Sene parlerà nell’incontro–dibattitoorganizzato il 26 ottobre a SanFrumenzio (via Cavriglia, 8) dalGruppo cittadinanza attiva. Dalle 21interverranno: Marco Binotto,ricercatore alla facoltà di Sociologiadella Sapienza; Francesco Carchedi,docente nella stessa facoltà diSociologia, e Paola Springhetti,docente alla Pontificia UniversitàSalesiana.

LECTIO DIVINA A SANTA MARIA INTRASPONTINA. Proseguono gli incontridi lectio divina a Santa Maria inTraspontina (via della Conciliazione14/c). Venerdì 27 alle 18.30, la teologae pastora della Chiesa battista diVarese Lidia Maggi commenterà«Amore come di madre e di padre» (Ilettera ai Tessalonicesi 2, 1–13).

PELLEGRINAGGIO SULLE ORME DEL BEATOANGELO PAOLI. Sabato 28 ottobre,ultimo sabato del mese, pellegrinaggiodella carità sulle orme del Beatocarmelitano Angelo Paoli.L’appuntamento è alle ore 9 davantialla parrocchia di San Martino aiMonti (viale del Monte Oppio, 28).

formazioneCARITAS, MASTER IN SALUTE GLOBALE EMIGRAZIONI. Sono aperte le iscrizionialla sesta edizione del master Caritasin Salute globale delle migrazioni.Primo master realizzato in Italia sultema degli aspetti medici e socio–sanitari dell’assistenza agli immigrati ea coloro che soffrono di traumi sociali.Secondo un approccio di saluteglobale, saranno analizzate lediseguaglianze che attraversano lenostre società e proposti strumentioperativi di contrasto. Quest’anno sifocalizzerà in particolare sulletematiche relative all’assistenza aimigranti, richiedenti asilo e rifugiati. Ilmaster è rivolto a medici, infermieri ealtre professioni sanitarie, ad assistentisociali, mediatori e altri operatorisocio–assistenziali e a tutti coloro chesono impegnati nelle professioni diaiuto. Info e iscrizioni: 06.68139624.

culturaINAUGURAZIONE MOSTRA A SANTAMARIA DEGLI ANGELI. «UmbertoMastroianni, l’altare della Basilica diStato degli Italiani e altre opere sacre»è il titolo della mostra che saràinaugurata mercoledì 25 nella basilicadi Santa Maria degli Angeli e deiMartiri (piazza della Repubblica), alleore 18.30. L’allestimento dellapersonale è realizzata in occasione delventennale della morte dello scultore,che cade il 25 febbraio 2018.

PRESENTAZIONI LIBRI/1: «LA RIFORMA ELE RIFORME NELLA CHIESA». Verrà presentato il 25 ottobre alle ore17 nella Sala Pietro da Cortona deiMusei Capitolini il librodell’arcivescovo Agostino Marchetto«La Riforma e le riforme nella Chiesa.Una risposta», edito dalla LibreriaEditrice Vaticana. Interverranno:monsignor Brian Ferme, segretario delConsiglio per l’Economia della SantaSede, suor Mary Melone, rettoredell’Antonianum, il ministro dellaGiustizia Andrea Orlando. Presiederà econcluderà l’evento il segretario diStato vaticano, cardinale PietroParolin.

PRESENTAZIONE LIBRI/2: «STORIA DELLACHIESA ORTODOSSA D’ETIOPIA». Nellacornice degli «Incontri a VillaMassimo» la Fondazione Terra Santapropone, giovedì 26 alle 17.30, a VillaGiustiniani Massimo (via MatteoBoiardo, 16) la presentazione del libro«Storia della Chiesa ortodossaTawahedo D’Etiopia» di Alberto Elli(Edizioni Terra Santa). ParteciperannoAlberto Elli, esperto di Etiopia e dicristianità orientali e autore dell’opera;Tedros Abraha, professore di Teologiabiblica, etiopico classico ed Esegesietiopica, e il cardinale LeonardoSandri, prefetto della Congregazioneper le Chiese orientali.

PRESENTAZIONE LIBRI/3: «ANIMALS,CREATURE DI DIO». Don Fabio Rosinipresenterà venerdì 27 al cinema DonBosco (viale dei Salesiani, 13) – ore 19– , il libro di Giuseppe Scarlato«Animals. Creature di Dio» edito daSan Paolo. Il libro (dedicato aibambini “over 6”) racconta seianimali a partire dalle caratteristichefisiologiche e comportamentali fino alloro rapporto con l’uomo.

solidarietàDONARE IL SANGUE CON L’AVIS NELLEPARROCCHIE. Oggi si potrà donare ilsangue con l’Avis comunale nelleparrocchie di San Timoteo (via Apelle,1) e ai Santi Protomartiri Romani (viaDi Pietro 50).

LA «CASA DEL PAPÀ» A SANTA DOROTEAIN TRASTEVERE. La parrocchia di SantaDorotea apre le porte ai papà chehanno i loro figli in cura all’ospedaleBambino Gesù. Sostenutadall’Associazione volontari del carceredi Regina Coeli, in collaborazione conl’ospedale pediatrico. La parrocchiapuò accogliere fino a 8 posti letto. Ipapà vengono accolti, gratuitamente,dall’associazione Voreco, in via dellaLungara 141A, dietro segnalazione deiresponsabili dell’ospedale, eaccompagnati in parrocchia; vieneloro offerta la prima colazione e, serichiesta, anche la cena.

FESTA DEGLI ALBERI AL PARCO DELLACAFFARELLA. Festa degli alberi al BoscoSacro, domenica prossima, nel Parcodella Caffarella (accesso da via AppiaPignatelli e vicolo di Sant’Urbano),promossa dall’associazione LorenzoCuneo. Alle 10.45 Messa in suffragiodi Lorenzo, volontario Caritas mortotravolto da un’auto nel 2001. Seguiràla messa a dimora di lecci o sughereper i bambini nati dal 2015 al 2017.

Il futuro scippatoai «nativi precari»

eet: ecco una sigla inquietante che si aggiranel pianeta giovani. Ovvero «not ineducation, employment or training». Cioè

giovani che non studiano, non lavorano e,soprattutto, non fanno nulla per cambiare la lorocondizione. In Italia il boom: 1 giovane su 5 tra i15 e i 25 anni è per l’appunto un Neet (dati Esde2017). Il 20%! In Europa la media è intornoall’11%. Questa è una notizia che dovrebbeallarmarci. Ne abbiamo discusso in un recentetavolo per la salute mentale, istituito pressol’Ufficio nazionale Cei per la pastorale della salute.Ma che sta succedendo? Cosa inchioda milioni digiovani, quasi quattro milioni, in una sorta di“stordimento” senza precedenti? Eppure questonon è l’unico dato allarmante. Il Rapporto Iref2017 ne individua altri, relativamente al temalavoro e giovani. Nel rapporto si parla discoraggiamento occupazionale (perdo il lavoro enon ne cerco un altro!), di nativi precari (cioè digiovani per i quali la precarietà è quasi unadimensione antropologica), di lavoro in deroga(giovani che accettano l’umiliazione di derogare adogni diritto sul lavoro, dall’orario allaretribuzione). Nello stesso rapporto si ammetteche la crisi del 2008 ha travolto i giovani, tanto chenell’ultimo decennio la disoccupazione giovanile èpressochè raddoppiata. Ma il punto centraleconsiste nel fatto drammatico che è saltato ognipatto generazionale e in definitiva è stato scippatoil futuro ai nostri figli. Che senso ha studiare,prepararsi, fare la gavetta, impegnarsi, percorrerestrade anche faticose se il contesto generale èdominato dall’incertezza, dalla mancanza di unavera ed adeguata corresponsione tra sacrifici,impegni e futuro? È la dura legge del provvisorio:nessuno sa, se al termine di ogni tappa delpercorso, il patto, che garantisce all’impegno uncorrispettivo, sarà onorato. Questo tema schiaccia igiovani in un presente senza futuro, un presentepietrificato, che può mutare in modoimprevedibile sulla base di criteri noncorrispondenti all’impegno profuso. Non a caso laterza onda della terapia cognitiva ha due pilastri:accettazione e impegno. Si chiama Act, un modellodi psicoterapia che, oltre a ripristinare abilitàrelative alla consapevolezza di sé, lega il benessereall’impegno, alla presa di coscienza che non si puòvivere scollegati dai valori, cioè da quegli aspetticoncreti ed ideali di noi stessi che non possiamobarattare con nulla e che costituiscono la meta diun percorso che richiede impegno, merito, fatica efiducia nel futuro. È compito degli adulti, almenodegli ultimi adulti responsabili, restituire lacertezza del futuro ai “nativi precari”, così tantodeideologizzati e così tanto abituati al provvisorioda non essere in grado neanche di balbettare il loro“no” allo scippo del futuro ,altrimenti condannatiad una sorta di sospensione esistenziale.

N

Pianeta giovania cura di Tonino Cantelmi

La genialità di Totòin mostra a Trastevere

i chiama “Totò genio”la mostra aperta da ve-

nerdì al Museo di Roma inTrastevere, visitabile finoal 18 febbraio 2018. Rea-lizzata a cinquant’annidalla scomparsa dell’atto-re, l’esposizione ripercorrela grandezza di Antonio deCurtis in arte Totò, attra-verso documenti persona-li, cimeli, lettere, disegni,costumi, fotografie, instal-lazioni e testimonianze.

S

cultura

partire dal 19 novembre, tornano nellaCapitale le domeniche ecologiche: bloccototale alla circolazione dei veicoli dotati di

motore endotermico, all’interno della Fascia verde,dalle 7.30 alle 12.30 e poi dalle 16.30 alle 20.30.Con la novità che, a partire dal mese di novembre2017, la limitazione si estende anche agli autoveicoliad accensione spontanea (diesel) Euro 6. Due gliobiettivi: contenere le emissioni inquinanti econtribuire a sensibilizzare la cittadinanza sul temadella qualità dell’aria e sull’uso responsabile dellefonti energetiche, precisano dal Campidoglio.Quattro in tutto le giornate di stop alla circolazioneprogrammate dalla giunta Raggi: dopo il 19novembre, il 17 dicembre 2017, il 21 gennaio 2018 el’11 febbraio. «Le date potranno essere suscettibili dimodifiche, qualora si dovessero verificare eventi, adoggi non previsti e non prevedibili, che, davalutazioni effettuate dagli organi di governocompetenti, dovessero essere ritenuti noncompatibili e di interesse pubblico prevalente», silegge in una nota di Roma Capitale. Dall’assessoratoalla Città in movimento arriva la rassicurazione che

nelle giornate di blocco sarà potenziato il trasportopubblico locale, mentre la polizia locale provvederàalla vigilanza. «Le domeniche ecologiche –commenta l’assessore Linda Meleo – sono occasioneper incentivare la mobilità sostenibile e persensibilizzare i cittadini sul temadell’inquinamento». Ai Municipi il compito direalizzare iniziative volte alla sensibilizzazione deicittadini sul tema della qualità dell’aria e dei suoieffetti sulla salute e sull’ambiente, «con particolareriferimento alla mobilità sostenibile e all’utilizzopiù responsabile delle fonti energetiche». «Questainiziativa – spiega Pinuccia Montanari, assessore allaSostenibilità ambientale di Roma Capitale – rientratra tutte le azioni volute dall’amministrazione pergarantire una migliore qualità dell’aria della città diRoma. Oltre alla limitazione del traffico – prosegue–, abbiamo predisposto l’avvio del Piano d’azioneper l’energia sostenibile e il clima (Paesc), strumentoutile per affrontare la riduzione delle emissioni, estiamo rilanciando la forestazione con lapiantumazione di nuovi alberi».

Federica Cifelli

A

Smog, tornano le domeniche ecologicheIl 19 novembre il primo di quattro stop

MARTEDÌ 24 Sono sospese le udienze aisacerdoti.

SABATO 28 Alle ore 17.30, nellabasilica di San Giovanni inLaterano, presiedel’ordinazione dei diaconi.

DOMENICA 29Alle ore 10 celebra laMessa nella parrocchia diSan Gregorio VII. Alle ore 19 celebra laMessa nella parrocchia diSan Frumenzio.

L’AGENDADEL VICARIO

cinema «Victoria & Abdul», affresco di un’amicizia che cambia la storiaMIX, un progettonei musei civici

ncontri con scrittori e di-segnatori, performance di

arte contemporanea, ma an-che esperienze multicultura-li e inedite modalità di frui-zione artistica messe al ser-vizio dei visitatori. Tutto que-sto è MIX – Incontriamoci almuseo, il nuovo progetto diattività finalizzate alla valo-rizzazione del patrimonio ar-tistico museale e all’aggre-gazione del pubblico pro-mosso da Roma Capitale, As-sessorato alla Crescita cultu-rale – Sovrintendenza Capi-tolina ai Beni Culturali, conl’organizzazione di ZètemaProgetto Cultura. Il progetto,partito ieri, è stato finanzia-to dalla Regione Lazio.

I ll’ultima mostradi Venezia nelsettembre scorso

è stato presentatoVictoria & Abdul, filmche si inserisceall’interno di uncinema inglese spessodi convincentequalità, ben fatto ecapace di recuperareepisodi del passato

tenendo un occhio bene apertosull’attualità. Il film esce in sala il 26ottobre e racconta la storia dell’amiciziache sbocciò tra la regina Vittoria, giàanziana, e Abdul Farim. Questi era ungiovane indiano arrivato a Londra perpartecipare alle celebrazioni per ilGiubileo d’oro della Regina. Durante ilpranzo, Abdul riesce a colpire l’attenzionedella sovrana per il suo modo di fare

gentile e disponibile. Si apre così unasorta di corridoio speciale che lo porta aconquistare i favori della Regina. La storiadice che l’episodio è vero, tenuto nascostoper quasi un secolo all’interno dellevicende della monarchia. Finalmente si èscoperto che Abdul aveva cominciato ascrivere un diario a partire dal 1887, annoin cui affronta il viaggio versol’Inghilterra, e che quei testi sono servitida base per scrivere un copione il piùattendibile possibile. Dopo il primomomento, il rapporto tra Vittoria e Abdultrova il passo per sfociare in una bellaamicizia. Naturalmente questoatteggiamento favorevole verso unostraniero, anzi verso un suddito, suscita acorte parecchia invidia, pronta ben prestoa sfociare in malumori dapprima tenutisottotraccia poi sempre più evidenti, chesi concretizzano in vere e proprieopposizioni alle richieste di sua maestà, al

limite dell’ammutinamento. Con ilconseguente emergere di fazioni opposte econtrastati, tutte orientate a non recareoffesa all’anziana regina e tuttaviafortemente in imbarazzo per il crescentepotere che Abdul acquistava a corte. Ilracconto mantiene una linea coerente cheoscilla tra verità e finzione. Quando leconcessioni fatte dalla sovrana sembranoil risultato di un cedimento eccessivorispetto al peso del personaggio, è ilmomento di pensare al libero lavoro deglisceneggiatori. La sensazione che la reginaceda all’imprevisto amico trovagiustificazione nella ricerca di novità e dicambiamento da parte di Vittoria, nellasua ansia di interrompere un protocolloormai vecchio e ingessato. A dare vigorealla credibilità dei comportamenti diVittoria contribuisce non poco la scelta diJudi Dench. L’attrice inglese, già PremioOscar per Shakespeare in love (1997), offre

dell’anziana regina un ritratto sofferto escavato, stretta tra la voglia di lasciarsiandare alla novità e la necessità di nonrompere con il passato, con unatradizione forte e radicata come quelladella corona britannica. In cabina di regia,Stephen Frears si conferma tra i piùversatili e duttili registi del cinema inglese,autore di titoli quali The Queen (Oscar aHelen Mirren), Tamara Drewe Tradimentiall’inglese, Philomena, ancora con JudiDench, Premio Signis alla Mostra diVenezia. Va detto che in questa occasione,e visto il materiale a disposizione, StephenFrears si mostra al di sotto delle attese. Ilfilm inciampa infatti in qualche passaggiomeno felice, con toni inutilmentedidascalici e talvolta prevedibili,scivolando verso il racconto fiabesco, quae là privo di mordente. Un affresco storicopiacevole e da vedere con molta curiosità.

Massimo Giraldi

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