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Bollettino mensiledell’Opera Nazionaleper il Mezzogiorno d’Italiadiretta dalla Famigliadei Discepoli

Direttore Responsabile:

Don Michele Celiberti

Segretario di Amministrazione:

Michele Giovanni Leone

Collaboratori:

BRACCIANI F.CAPUZZA V.CARLINI G.D’AMELIO S.DI STASIO F.ELEFANTE G.FAIAZZA C.FERRI C.LUONGO P.MASTROMARINO G.VERDONE L.VITALE A.

Direzione - Redazione

Amministrazione:

Via dei Pianellari, 7Tel. 06/68801409Fax 06/6861025c.c.p. 3387000700186 ROMAe-mail: [email protected]

Autorizz. Trib. RomaN. 185 del 27 aprile 1994Poste Italiane S.p.a.Sped. in abb. postale 70%D.C.B. Roma

Stampa:

AGC Arti Grafiche Ciampinotel. 06/[email protected]

SOMMARIO

N. 6 Giugno 2014

3 Operai della Messe!4 Preghiera Trinitaria5 Padre Semeria e il S. Cuore di Gesù6 È finita oggi l’educazione?7 Il ruolo della famiglia nella educazione8 La parola di Papa Francesco

Il Cuore di Cristo / La Misericordia9 Esortazione Apostolica: Evangelii gaudium (8)

11 I Sacramenti dell'iniziazione Cristiana:Il Battesimo

12 L’amore, statuto del cristiano13 Esame di Stato, esperienza memorabile14 Note a margine della causa di Beatificazione

Giulio Salvadori e Giovanni Grosoli17 Storie di vita: La mia povera grande famiglia (3)19 Movimento New Age:

caratteristiche principali e sviluppo20 Madre Maria, Sorella e Madre21 Da Itaquaquecetuba

Ordinazione Sacerdotale del Diacono Ronaldo23 Orvieto: Una Giornata di fraternità e di preghiera

Dalle nostre Case

25 Da Rocca di Mezzo: Concentrarsi per effondersi

Da Ascoli Piceno: Una nuova Madre per le Ancelle

26 Da Catanzaro Lido: Scuola e Famiglia insieme

27 Da Potenza: Lo Spirito Santo al Principe

28 Da Santa Rufina: Che bella l’isola che non c’è

29 Da Pizzoli: Fine anno

30 Da Riesi: Diplomati... per la vita

Dalla Certosa di Padula: Un Museo degli orfani

32 Da Castel di Sangro: Un anno insieme

33 Da Gela: Festa di Fine anno

34 Da Sant’Antimo: La Tavernetta

35 Da S. Giorgio: Le Suore ci lasciano

36 Da Palazzo S. Gervaso: Fine anno

37 Da Sparanise: Convegno

Da Castrovillari: Lasciateci le “nostre” Suore!

38 Spizzicando

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oPerai Per la MeSSe!Bollettino mensiledell’Opera Nazionaleper il Mezzogiorno d’Italiadiretta dalla Famigliadei Discepoli

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editoriale

don Cesare Faiazza, DF

Vorrei condividere con voi, affezionati Lettori, a chiusura di quest’anno sociale e pa-storale, una rilevante quanto sincera riflessione su un argomento di scottante attualitàper la nostra Opera.

Il primo semestre di questo 2014 è stato allietato, per la nostra piccola realtà, da unospeciale dono di grazia: le sacre ordinazioni.

Come avete potuto riscontrare nei precedenti numeri, e anche su quest’ultimo chestate per sfogliare, la Famiglia dei Discepoli è stata arricchita in questi ultimi mesi di ben3 sacerdoti, 4 diaconi, 1 professo perpetuo, 7 professi temporanei. Non c’è che da rin-graziare Dio per tanta predilezione d’amore!

I Discepoli aumentano e ritornano i sacerdoti nelle nostre stazioni missionarie diBrasile, India e Perù.

Una consolante constatazione che però immediatamente si attenua se la caliamo nellanostra realtà italiana e ancor più specificamente sulla organizzazione dell’Opera. Qui inItalia, dove l’Opera ha ben 40 Istituzioni, sono 5 anni che non abbiamo più un sacerdoteitaliano e, se tutto va bene, ne dovremo aspettare altri 4 per averne un altro. L’ultimoprete, di nazionalità indiana, è stato ordinato a Potenza nel 2010. Tra qualche mese sali-ranno l’altare altri due sacerdoti di origine malgascia. Ben poca cosa per una attività chereclama giovani e ferventi sacerdoti animati del travolgente carisma di Padre Minozzi ePadre Semeria.

A fronte di tutto ciò dobbiamo con tristezza mettervi a conoscenza che nelle pros-sime settimane ben 3 Congregazioni di Suore si ritireranno dalle Case dell’Opera (Col-dirodi, S. Giorgio a Liri, Catanzaro Lido). Mentre le ringraziamo per la impagabile lorodedicazione alla vita e alla missione nostra, non possiamo nascondere l’amarezza e il di-sagio che il loro vuoto ci procurano con conseguente decadimento delle nostre attivitàcaritative.

Cari Amici, non ce lo nascondiamo: è un periodo di crisi vocazionale per la nostraItalia e magari abbiamo più d’un motivo per batterci il petto e riconoscere le nostre re-sponsabilità, ma per favore: non restiamo insensibili ed indifferenti! E’ giuntoil momento di reagire e di rimboccarci le maniche.

Chi, se non voi, può aiutarci a metterci in contatto con giovani che, se sensibilizzati,possono venire a rimpolpare le nostre fila?

E’ un tempo di sbandamento e di aridità per il mondo giovanile, ma il Signore ci haassicurato che se pregheremo assiduamente e fiduciosamente le vocazioni ver-ranno, gli operai del campo non saranno lesinati.

Operai, naturalmente: di quelli, cioè, che sono pronti mettersi a servizio… di Dioe dei fratelli.

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il PeNSiero del SUPeriore

Lo scorso 15 giugno abbiamo celebratocon solenne trepidazione la Santissima Tri-nità che più che essere un astruso temaspeculativo è DIO stesso nella sua visibilee dinamica manifestazione a noi nella sto-ria della salvezza.

A partire da ciò vorrei riflettere con voisull’importanza e la correttezza della pre-ghiera trinitaria, non solo nelle celebrazioniliturgiche ma anche nel dialogo personalecon il Signore.

Ad Patrem. Ogni nostra preghiera èsempre rivolta a Dio Padre fonte della vitae di ogni bene: “da Lui discende ogni donoperfetto” ci dice l’apostolo Giacomo. Tuttoparte da Lui e tutto ritorna a Lui e noisiamo suoi figli. Gesù stesso ci ha inse-gnato: ”Quando pregate dite:”Padre no-stro…” (Mt. 7,14).

Per Filium. Consapevoli della nostraindegnità e debolezza noi sperimentiamoche spesso la nostra preghiera non è ca-pace di attraversare le nubi. Ancora SanGiacono ci fa notare che spesso noi pre-ghiamo male o chiediamo cose che, pur ap-parentemente buone, no sono quelle cheveramente ci necessitano. Abbiamo biso-gno di un Intercessore, di un Mediatore.Ecco, allora, Gesù che intercede sempreper noi presso il Padre, offendo per noi isuoi meriti, quelli acquistati con il sacrificiodella sua Passione dolorosa e redentiva.Gesù ci dice nel vangelo: “Finora non avetechiesto nulla nel mio nome… Chiedete edotterrete … perché la mia gioia sia in voi

e la vostragioia siapiena” e an-cora: “Qua-lunque cosachiederete alPadre nelmio nomeEgli ve laconcederà”.

In Sancto Spiritu. San Paolo poi ri-prendendo quanto sopra già espresso cirammenta che spesso nella preghiera noinon sappiamo cosa sia conveniente do-mandare e ci rassicura: “Lo Spirito stessointercede per noi con gemiti inesprimibilisecondo i disegni di Dio”. Questo significadue cose: primo che dobbiamo lasciarci il-luminare dal Paraclito nella nostra richie-sta, secondo che dobbiamo far nostroquesto gemito dello Spirito. Pregare con loSpirito e secondo lo Spirito, che po-tremmo tradurre anche: pregare conamore e secondo l’amore. E quando c’èl’amore nella nostra preghiera, essa nonconosce stanchezze, ritardi e tiepidezze.Essendo gemito essa non è semplice mo-vimento delle labbra o elucubrazione dellamente ma tocca le fibre più profonde delcuore e le fa vibrare con accenti ora digioia ora di suplica ora di lode.

Per concludere. La preghiera cristiana,così scandita e caratterizzata diventa in-contro con un Dio che non solo è pregatoda noi ma prega con noi e per noi apren-doci al mistero della Vita, al mistero del-l’Amore.

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il PeNSiero del SUPerioreGeNerale

PreGHiera triNitaria

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alle NoStre SorGeNti

da una testimonianza di P. Tito Pasquali

Padre SeMeria e il S. CUore di GeSÙ

“Ecco nuovamente ristampato «ILCUORE CHE EGLI EBBE», sotto il ti-tolo che l'autorità volle all’epoca: «QUELCUORE CHE TANTO HA AMATOGLI UOMINI».

Oggi non c'è bisogno di ripetere e insi-stere su l'ortodossia del Padre Semeria; maricordo con venerazione l'umiltà e la obbe-dienza, virtù in lui sovrane.

Nel 1924 a Potenza ci fu questo dialogo:Hai tu qualche copia del mio « Il Cuor cheEgli ebbe»?

Sì, Padre.Ebbene, brucia.lo non brucio niente. Perchè dovrei bru-

ciare?Se mi vuoi bene, devi bruciare tutte le

copie.Ma no. lo non brucio. Perché dovrei bru-

ciare?L'autorità me l'ordina. Ed io devo e voglio

obbedire. Ho interrogato P. Sales, Maestro deiSacri Palazzi: Padre, da amico e non da Su-periore, quali gli errori dottrinari nel miomese di giugno? Voglio emendarmi, se ce nesono. E il P. Sales: errori non ce ne sono, daamico; ma, da superiore, ti raccomando, perprudenza, di ritirare il tuo opuscolo.

- Vedi: - continuò - fammi contento: brucia.Finì così. Confesso che non bruciai.Gli è che nel P. Semeria c'era stoffa au-

tentica di santità, ché non si concepisce lasantità senza obbedienza ed umiltà, e trat-tava il cuore umano della umanità di Gesù,Gesù che si presentava alla umanità caduta

per superbia, da uomo, senza lasciare la suadivinità. E come uomo il suo cuore eraumano, dotato di una ricchezza che non po-teva che illustrare e rendere comprensibile,attraverso la umanità, il Cuore Divino.

Ma leggete, cari lettori, meditate attenta-mente, ricercate con intelligenza chiara esenza preconcetti, e mi direte se il P. Semeriaha negato o, almeno, offeso la divinità del Fi-glio di Dio fatto uomo .

Illustrando la ricca e varia manifestazionedella umanità che il Cristo assume per redi-mere dal peccato l’uomo, Egli, il P. Semeria,ha illustrato proprio la divinità del Redentore,e in forma tanto chiara quanto sapiente.

P. Semeria credeva alla verità e alla ca-rità,sulla scia di S. Paolo e di S. Giovanni. Cre-deva alla verità nella carità. E non potevache parlare e scrivere conformemente allaverità e alla carità, nelle quali virtù è vissuto,facendo del bene e nelle quali gloriosamenteha chiuso la Sua vita di apostolo fervente,apostolo sincero, apostolo fondato nella dia-mantina verità, nella fiammante carità che loindusse a chiamarsi SERVO DEGLI ORFANI,titolo d'ogni onore non cercato mai, ma inforza del quale egli certamente ha fatto ilsuo ingresso in cielo: “Venite, voi, benedetti delPadre mio, possedete il Regno che v'è statopreparato sin dalla fondazione del mondo.Perchè ebbi fame e mi deste da mangiare;ebbi sete e mi deste da bere; fui forestiero, emi accoglieste; fui ignudo, e mi rivestiste; fuiinfermo, e mi visitaste; fui in prigione, e veni-ste a trovarmi”.

Roma, 25 aprile 1967

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attUalità delPeNSiero MiNoZZiaNo

Oggi, dopo l’epoca dell’opulenza degli anni‘60/70 e la successiva illusione della cultura delbenessere basata sull’individualismo esaspe-rato, sul possesso, sul consumismo, sulle logichedel potere, sull’edonismo, stiamo finalmenteaprendo gli occhi, narcotizzati come eravamoda questa illusione di felicità vana. La crisi eco-nomica, sociale, morale e religiosa non solo hafrantumato il rapporto di per sé già problema-tico fra le generazioni, ma ha aggravato la con-dizione umana ed esistenziale, creando un climadi disagio, di tensioni, di sperequazioni socialispesso generatrici di ingiustizie e di violenze.

Ma nel passato non sono tutte rose e fiori.Subito dopo la prima guerra mondiale del1915/18, in Italia, vi erano forti tensioni sociali:dalle richieste delle terre ai contadini agli scio-peri nelle fabbriche, ai problemi dei reduci ecombattenti, all’involuzione politica in cui pre-valsero, come disse Minozzi, le fazioni e i partitial posto del senso del bene comune e della Pa-tria. In particolare l’Italia Meridionale, che di-verrà il luogo privilegiato della sua missione dibene e di carità, era afflitta da mali endemici ir-risolti, denunciati dai meridionalisti più avve-duti, tra cui l’amico suo e di Semeria, GiustinoFortunato. Infatti, padre Minozzi nei suoi viaggiin Basilicata, come evidenzierà, soprattutto, neitesti “Lucania non verde” e “L’Opera Nazionaleper il Mezzogiorno d’Italia”, si rese conto delconsistente degrado di una società arretrata,con i conseguenti problemi del lavoro, del bu-rocratismo, del servilismo padronale, del fami-lismo amorale, della scarsissima religiosità trail popolo e tra lo stesso clero. Poi ancora de-nuncerà la mancanza di infrastrutture, la man-canza di quelle che realmente potevano dirsicase e, invece, erano topaie, caverne, grottecome i sottani a Potenza e i Sassi a Matera.

A ciò si aggiungevano non solo le arpie dellasiccità, della malaria, della pellagra ma anche edi più la carenza di istruzione e di educazione.

Per questo la sua risposta, all’unanimità conSemeria e con lo stesso don Giustino Fortu-

nato, fu l’EDUCAZIONE, nella quale era com-presa essenzialmente anche l’istruzione edu-cativa, in grado di cambiare le cose. DonMinozzi riteneva, anzi credeva che l’educazionepotesse essere una forza rigeneratrice, unaPentecoste di fuoco, capace di trasformare “abimis” la pianta-uomo e, quindi, prodromica enecessaria per un cambiamento sociale e poli-tico.

Anche oggi è molto forte la preoccupa-zione perché tutti, dai giovani agli adulti, riflet-tano sulle esigenze di una vera educazione che,superando la mera informazione e nozione,possa parlare al cuore delle persone, possa aiu-tarle a trovare un senso della vita e si propongacome vissuto, come coerenza di comporta-menti umani e civili condivisi. Ciò implica il su-peramento della logica del profitto,dell’esclusivo vantaggio personale a favore delbene comune, in un’ottica di oblatività e di so-lidarietà tra generazioni e tra persone.

Non basta indignarsi e poi restare inerti nelproprio perbenismo che è sinonimo di mene-freghismo. Occorre, come hanno fatto Minozzie Semeria, agire, essere presenti dove c’è il bi-sogno secondo i propri carismi e possibilità,cambiare stile di vita, farsi carico della comples-sità della vita nel proprio territorio con losguardo verso la mondialità. Occorre togliersile bende dagli occhi, svegliarsi dalla stagnazionenarcotizzata del proprio “io” e non cadere nellatrappola di quell’”ospite inquietante” che stainvadendo la nostra società e cioè il nichilismo,il niente, il vuoto, il senso della passività e del-l’inutilità, in definitiva il senso della morte diDio nella vita dell’uomo. L’educazione non è fi-nita, anzi è possibile e, oggi, ancor più necessa-ria. Ma, come spesso ricordava don Minozzi,l’educazione è un compito sociale che implicala relazione tra Famiglia-Scuola e Società. Di-venta, quindi, fondamentale il patto educativo,il gioco di squadra, la ricerca della coralità doveognuno suona o canta per creare sintonia e ar-monia.

Giuseppe Mastromarino e’ FiNita oGGi l’edUCaZioNe?

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attUalità del PeNSieroMiNoZZiaNo

il rUolo della FaMiGliaNella edUCaZioNe Claudio Domingos Fernandes

La pensatrice americana Hannah Arendt hascritto in fine del 1950 un breve saggio dal ti-tolo Crisi dell’Educazione coniando l'espres-sione sintetica del suo studio: "L'essenzadell'educazione è la nascita." Per lei, il bambino,oggetto della formazione è un nuovo essereumano che entra in un mondo già dato ed èun essere umano in formazione, che "richiedeparticolare cura e protezione, in modo chenon succede nulla di distruttivo a lui per partedel mondo [.. .] Per avere il bisogno di essereprotetto, il luogo naturale del fanciulo è la fa-miglia” (Arendt, Hannah, Tra passato e futuro,São Paulo: Perspective 2003, p.235). In questaprospettiva, secondo Hannah Arendt: I genitoriumani [...] assumono la responsabilità in ma-teria di istruzione, mentre la vita e lo sviluppodei bambini e la continuità del mondo (idem:235).

In righe molto prossime, l’educatore fran-cese Célestin Freinet afferma che l'educazioneinizia quando una coppia decide di sposarsi epianificare la venuta dei bambini. Per lui "dalconcepimento alla nascita, il bambino è giàparte della famiglia." E così, "L'essere umanodovrebbe accogliere il nascituro, preparatevicon la stessa preoccupazione struggente chespinge l'uccello di preparare il loro nido. Lascelta di una culla o un vestito è soltanto se-condario. L'uccello non costruisce il suo nidosul un luogo qualunque. Come lui, l'uomo do-vrebbe essere più impegnativo per preparareil nido del bambino atteso e rendere al megliol'ambiente favorevole.” (Freinet, Célestin. Pisi-cologia Sensivel. Sao Paulo: Martins Fontes.1998: 37).

Ancora, secondo Freinet: "[...] I genitori au-menteranno le possibilità di equilibrio fisiolo-gico per il servizio della personalità delnascituro, zelando attentamente l'equilibrio vi-tale della madre durante la gravidanza: una

corretta alimentazione, esercizio fisico ben re-golamentato, la sicurezza sociale. (Ibid: 36). "

Ricordiamo brevemente questi autori conlo scopo di sottolineare il ricco e consonantecontributo del Servo di Dio Padre GiovanniMinozzi sulla tematica della importanza dellafamiglia per una salda educazione dei piccoli.

Cosi, saggiamente, nostro Servo ha scritto:“Primo a essere curato con premura vigile él’ambiente dove i fanciulli devono svilupparsi,crescere, fisicamente e spiritualmente.” (MI-NOZZI, P. Giovanni. Principi Educativi: Evange-lizare, agosto 1972, 37) E, più avanti,puntualizza: “I genitori hanno il diritto di gene-rare figliuoli; insieme però hanno il diritto e ildovere di nutrirli ed educarli’. E conclude: “Lafamiglia è come una piccola Chiesa: vi fioriscela vita del tempo e vi rigoglia, per la Grazia sa-cramentale, quella eterna: vita naturale e vitasoprannaturale.” (Idem, 38,39)

Così, se per Freinet l'educazione inizia conla preparazione del contesto adeguato per ri-cevere un nuovo essere nel mondo, e per Han-nah Arendt l'educazione consiste nellaintroduzione di questo nuovo essere nelmondo attraverso l'attività degli adulti, in par-ticolare i genitori, per Don Minozzi: “L’am-biente ha un valore enorme, biologicamente espiritualmente...; bisogna saper farsene un fa-scinoso, suggestivo collaboratore.” (idem: 37.Ed in un ambiente saldo, la famiglia è il cuoredi una vera educazione, in cui: “La mamma èl’iniziatrice pe’ figliuoli d’ogni forma educa-tiva...” Ed il padre: “L’amico migliore, il migliorconfidente, l’educatore massimo dei proprifigli” (idem, 39).

Non si può pertanto lasciare l’educazionedelle nuove generazioni soltanto all’impegnodello Stato o della Chiesa. Senza il contributodella famiglia, ogni forma di educazione è unaazione a vuoto.

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il CUore di CriSto / la MiSeriCordiaa cura di Don Savino D’Amelio, DF

La parola di Papa Francesco

“La misericordia di Dio non può es-sere considerata come uno dei tanti at-tributi del suo modo di comportarsi neinostri confronti, ma costituisce la sferastessa del suo incontro con ciascuno, contutti noi, con il suo popolo. E’ il modo piùgenuino in cui si esprime la sua fedeltà, ela più grande manifestazione del suo po-tere…un potere di quello della crea-zione.”

“La Bibbia dice che nella creazioneDio ci impastò e plasmò con le sue manidal fango della terra; nel perdono, in cam-bio, ci plasma e impasta dal fango dei no-stri peccati, e lo fa con il suo cuore fedeleall’amore che non può smentirsi,proprio perché nella fedeltà haipotecato il suo cuore.”

Nel suo perdono possiamoscorgere un altro aspetto dellasua misericordia, di cui non sem-pre teniamo conto: la sua pa-zienza. Dio ci aspetta conpazienza quotidianamente rinno-vata, come il padre aspetta il fi-glio della parabola.”

“Misericordiando il Si-gnore guardò Matteo, Zaccheo,il lebbroso, il cieco, il paraliticodella piscina, la samaritana, Pie-tro dopo che l’ebbe rinnegato

tre volte. Così la misericordia di Dio si fapazienza, si fa carne in Cristo e in lui simanifesta infine come mansuetudine, poi-ché la lingua eminentemente pastoraledella misericordia e della pazienza di Dioè la mansuetudine”

“Il cuore di Cristo è il cuore di un Dioche, per amore, si è «svuotato». Ognunodi noi che segue Gesù dovrebbe esseredisposto a svuotare se stesso. Siamo chia-mati a questo abbassamento: essere degli«svuotati». Essere uomini che non de-vono vivere centrati su se stessi perchéil centro è Cristo e la sua Chiesa”.

CHieSa e SoCietà

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CHieSa e SoCietà

eSortaZioNe aPoStoliCaeVaNGelii GaUdiUM (8) Michele Giovanni Leone

Riprendiamo la lettura del messaggio diPapa Francesco ed analizziamo il primopunto, o meglio il primo dei NO necessarialla nostra vita ed a quella della Chiesa peressere testimoni autentici ed audaci del Van-gelo.

No a un’economia dell’esclusioneIl Papa guarda il mondo moderno, i suoi

modi di comunicare e di mettersi in rela-zione fra le persone e si accorge che la so-cietà di oggi è una società che ha fatto e faogni giorno delle scelte di esclusione edi emarginazione. La vita umana hasempre più spesso un valore marginale,mentre sono diventati IDOLI altre coseche poco o nulla hanno a che fare con ilvalore della vita umana e con la sua es-senza.

Ma sentiamo le sue parole: Così come il comandamento “non ucci-

dere” pone un limite chiaro per assicurare ilvalore della vita umana, oggi dobbiamo dire“no a un’economia dell’esclusione e della ine-quità”. Questa economia uccide. Non è possi-bile che non faccia notizia il fatto che muoiaassiderato un anziano ridotto a vivere perstrada, mentre lo sia il ribasso di due punti inborsa. Questo è esclusione. Non si può più tol-lerare il fatto che si getti il cibo, quando c’ègente che soffre la fame. Questo è inequità.Oggi tutto entra nel gioco della competitivitàe della legge del più forte, dove il potente man-gia il più debole. Come conseguenza di questasituazione, grandi masse di popolazione si ve-dono escluse ed emarginate: senza lavoro,senza prospettive, senza vie di uscita. Si con-

sidera l’essere umano in se stesso come unbene di consumo, che si può usare e poi get-tare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello“scarto” che, addirittura, viene promossa. Nonsi tratta più semplicemente del fenomenodello sfruttamento e dell’oppressione, ma diqualcosa di nuovo: con l’esclusione resta col-pita, nella sua stessa radice, l’appartenenzaalla società in cui si vive, dal momento che inessa non si sta nei bassifondi, nella periferia, osenza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi nonsono “sfruttati” ma rifiuti, “avanzi”.

Certamente queste parole sono forti,ma, purtroppo, fotografano una situazioneche nella nostra società si va allargando amacchia d’olio. Papa Francesco ha fattotanta esperienza in un mondo ancora piùproblematico di quello nostro occidentale.Noi, però, non credo che possiamo gioirese guardiamo al nostro mondo italiano edeuropeo, neppure se guardiamo al nostropiù piccolo mondo cittadino e/o paesanoo, ancora più vicino, a quello familiare.

Le inequità (la parola è quasi nuova)che esistono attorno a noi sono tantis-sime. Dobbiamo tutti fare una riflessioneprofonda, ma non di sola constatazione, epoi attualizzarla alla nostra vita concreta.

Papa Francesco all’inizio di questo pa-ragrafo richiama una parola “COMANDA-MENTI”, e ci ricorda che nella legge divinaesistono delle REGOLE fondamentali chetutti siamo chiamati ad osservare ed amettere in pratica.

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CHieSa e SoCietà

Troppe volte il nostro modo di aderirealla prescrizione divina è solo di facciata, ilnostro modo di rispettare la legge divinasi ferma alle apparenze e non incide nellasostanza delle realtà che ci circondano.Siamo, insomma, dei “sepolcri imbiancati”che rispettano la legge solo formalmente.

La parola “Uccidere” non risuona nelgiusto modo nella nostra vita. Noi mai epoi mai abbiamo compiuto un gesto così“grave” e mai lo faremmo. Per noi la vitaumana è sacra. Questi i principi generali acui ci atteniamo.

Ma Papa Francesco va ancora più inprofondità e ci dice a chiare parole cheanche la sola “esclusione” dei nostrifratelli e delle loro necessità primarie,come il lavoro, la casa, il cibo, la socialità ela fratellanza, è di fatto un UCCi-dere. Noi uccidiamo il fratello quandonon lo ascoltiamo, quando non lo aiutiamo,quando non lo accogliamo, quando non losfamiamo. In fondo saranno questi i “Capi-toli” del Giudizio Finale.

Il nostro dovere di UOMINI, di Cri-stiani, di Religiosi, di Sacerdoti…. È e DEVEessere quello dell’inclusione e dell’Amore.

Il Papa continua ancora la sua analisi eci dice che la società di oggi si preoccupamolto di più dei problemi della “Borsa” edello “Spread” che di quelli concreti dellepersone. Ma non solo. La cosa ancora piùgrave è che si è sviluppata una globalizza-zione dell’indifferenza. Quasi senza accorger-cene, diventiamo incapaci di provarecompassione dinanzi al grido di dolore deglialtri, non piangiamo più davanti al drammadegli altri né ci interessa curarci di loro, comese tutto fosse una responsabilità a noi estra-nea che non ci compete. La cultura del benes-

sere ci anestetizza e perdiamo la calma se ilmercato offre qualcosa che non abbiamo an-cora comprato, mentre tutte queste vite stron-cate per mancanza di possibilità ci sembranoun mero spettacolo che non ci turba in alcunmodo.

Il messaggio è molto forte, dovrebbefarci tremare nel profondo e farci fareun’analisi impietosa verso i nostri compor-tamenti e, soprattutto, verso le scelte chespesse volte dovremmo fare a favore deglialtri; ma, ahinoi, troppo spesso dimenti-chiamo che “gli altri siamo noi” e che,forse, prima che noi pensiamo si potrebbecapovolgere tutto e che le parti potreb-bero invertirsi, se non qui sulla terra cer-tamente lassù dove tutti prima o poidovremo rendere conto.

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CHieSa e SoCietà

i SaCraMeNti dell'iNiZiaZioNe CriStiaNa:il BatteSiMo Giancarlo Carlini

Questo è il primo dei sacramenti, e vieneamministrato a tutti coloro che intendono ade-rire alla fede cristiana. Noi siamo abituati, nellamaggior parte dei casi, ad amministrarlo aibambini, ma inizialmente esso veniva conferitoagli adulti. Perciò assistiamo ad una cerimoniain cui il soggetto che lo riceve è totalmentepassivo data la tenera età. In verità con il Bat-tesimo il catecumeno si impegna a vivere edannunziare il Vangelo. Infatti quando viene am-ministrato ad un adulto la cerimonia è moltodiversa, non nel rito, ma nell'atteggiamento dichi lo riceve. Quando viene amministrato adun bambino si dice che è un momento in cuiinizia una vita nuova, ma gli impegni vengonoassunti dai genitori e dai padrini, che spesso, acerimonia finita ritornano alle loro attività quo-tidiane dimenticandosene. Questi impegnisono relativi a condurre una vita cristiana se-guendo un cammino di fede che porterà al sa-cramento della Eucaristia.

Gli effetti di questo Sacramento sono stra-volgenti. In primo luogo veniamo riammessiallo stato di Grazia che avevano i nostri pro-genitori, Adamo ed Eva, quando furono creati.Per questo si dice che cancella il peccato ori-ginale che abbiamo ereditato da essi. La con-seguenza è che diventiamo figli di Dio! (Rm8,14-17) Questo è molto importante perchécome figli di Dio dobbiamo comportarci, equindi vivere le virtù cristiane in primo luogoFede, Speranza e Carità (vedi 1Cor 13,1-13).

Come si vede il Battesimo è legato alla par-tecipazione attiva alla vita cristiana(CCC1212). In questo sacramento noi siamouniti alla morte di Cristo ed alla sua resurre-zione che è la garanzia della nostra risurre-zione che avverrà alla fine dei tempi. (vedi ilcapitolo 15 della prima lettera ai Corinzi). In-fatti l'annunzio cristiano, la buona novella (ilVangelo) è proprio questo: Cristo nostra Pa-squa è risorto! (At 13, 32-34) ed è questo l'an-nunzio che noi battezzati dobbiamotestimoniare nel mondo con la nostra vita dicristiani. Vi do un comandamento nuovo: che viamiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così

amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tuttisapranno che siete miei discepoli, se avrete amoregli uni per gli altri». (Gv 13 34-35) Con il Batte-simo noi riceviamo la forza necessaria per vi-vere questo comandamento che è la nostracaratteristica.

L'elemento sostanziale del sacramento èl'acqua che non serve solo per lavare il peccatooriginale nei bambini, ed anche gli altri negliadulti. L'acqua ci riunisce alla morte di Cristo.Infatti battezzare è un verbo che viene dalgreco babtizein vuol dire tuffarsi, immergersi equindi con questo gesto si vuole simboleggiarela morte del catecumeno nella morte di Cristodalla quale risorge come nuova creatura(CCC1214). Il battezzato rinato a vita nuova èunito a Cristo ed acquisisce i suoi attributi chesono tre: Sacerdote, Profeta e Re. Questo vuoldire che diventiamo Sacerdoti, perché siamouniti al sacerdozio di Cristo; Profeti, perché ab-biamo il compito di portare la Parola di Dio almondo; Re, perché legati alla regalità del Cri-sto, che è una regalità di servizio per la salvezzadei fratelli.

Essere battezzati non ci conferisce solo lostatus di appartenenza alla Chiesa, ma ci chiamaall'opera di redenzione iniziata da Cristo nellaquale siamo chiamati a fare la nostra parte.

Oggi purtroppo è in uso una credenza se-condo la quale battezzare i bambini sia una vio-lenza contro la libertà di scelta, lasciando loroquesta facoltà all'età della ragione. Questamentalità frutto del "modernismo" è un graveerrore. Chi ragiona così non capisce quali donidi grazia riceva il bambino, anche se non ne èconsapevole. Ma se consideriamo che il Sacra-mento del Battesimo conferisce la Grazia San-tificante e ci fa figli di Dio, allora capiamo comee quanto sia importante dare loro una ric-chezza così grande. Infatti le cure, sia moraliche materiali, pensiamo all'istruzione ed allecure mediche, che vengono elargite ai figlisenza che loro lo chiedano o siano in grado diapprezzarle, tanto più i genitori che amano iloro figli provvederanno a battezzarli renden-doli partecipi alla vita di Grazia.

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CoN Maria, diSCePoli di GeSÙ

l’aMore, StatUto del CriStiaNodon Fernando Di Stasio

MADRE CELESTE

In quei tuoi dolci occhi

che colmi di tenerezza

ami i tuoi figli, li conforti

e non abbandoni mai.

O Madre Celeste

che illumini la nostra vita

con un raggio di sole

che delinea con fede

il nostro cammino.

O amatissima Madre,

non ci sentiamo più soli

sapendo che ogni dì ed

ogni notte vegli

su di noi figli tuoi.

Quando ci sentiamo persi,

sbandati dalle vicissitudini

della vita che ci colgono

impreparati,

felici delle gioie

della vita, sconfortati dai

nostri dolori e tormenti,

fieri ed orgogliosi

di chi amiamo, ci rivolgiamo

sempre a te Madre nostra,

per invocare il tuo aiuto,

il tuo amore,

la tua tenerezza,

la tua protezione,

e con un sorriso

sulle labbra ed uno nel cuore

ti ringraziamo per vegliare

su di noi, di amarci

sempre e comunque,

e di proteggerci sempre.

O Madre Celeste,

Madre di Dio,

Madre Nostra

Patricia Luongo

L’amore è l’anima della vita della Chiesa e quindi della vita di ogni cri-stiano. Soltanto chi vive nell’esperienza personale dell'amore per il Signoree il prossimo è coerente nella sua vita cristiana, perché solo l'amore è cre-dibile e perché servire Cristo è anzitutto questione di amore.

La nostra appartenenza alla Chiesa e il nostro apostolato devono risplen-dere di questo unico segno per la nostra adesione senza riserve all'amoredi Cristo. I giovani, soprattutto, hanno bisogno di ricevere l'annuncio della li-bertà e della gioia, il cui segreto sta in Cristo, dal momento che solo in lui sitrova quel connubio di verità e amore in cui è posto il senso pieno della vita.

Tutti dobbiamo essere una Chiesa che annuncia la beata notizia di Cristo,la sua proposta di vita, il suo messaggio d'amore. Gesù ci ha lasciato in ereditàil suo amore senza misure; perciò la gloria di Dio splenderà quando nellaChiesa tutto sarà intessuto di amore, segno unico che ci fa riconoscere comediscepoli di Cristo. Amare come Gesù ci ha amati significa prendere comemisura la grandezza del cuore di Dio e non la logica delle nostre chiusure edel nostro egoismo.

Anche la Vergine Santa è donna di amore, di dolcezza e bontà, prima di-scepola del Figlio. Nel suo primo viaggio è portata sulle ali della carità versole montagne della Giudea, dove i tre mesi di permanenza ad Ain Karim sonotutti intessuti di fragranza amorosa come una rosa che effonde il suo soaveprofumo, come un sorriso che mai si spegne.

Ma poi Maria riversa l'amore per il Figlio su tutti i figli affidatole dalla mis-sione di corredentrice. Ella sarà sempre pellegrina per le strade del mondofino a quando anche l'ultimo figlio non abbia raggiunto la vera patria. Noi an-diamo pellegrini ai suoi santuari, ma è lei la perenne pellegrina dell'amore.

Anche i santi come Gesù, come Maria, sono persone fatte di amore, per-ché per essi l'unica legge di vita non è stato che l'amore vissuto in modo in-tenso, eroico. Ecco perché S. Giovanni XXIII era chiamato "pater amabilis”.Quant’è felice il cristiano che segue e ama Cristo Signore con tutta l'animae ama Maria e i santi con l'ardore del suo spirito! Quant'è felice il cristianoche sa spiare e coptare l'amore dei santi, perché esso è l'elemento in cui vi-viamo, senza l'amore vegetiamo.

Come per Gesù, per la Vergine e i santi anche per noi è vitale far cantarela speranza, far risuonare l'amore, farlo echeggiare ovunque, perché il cuoresplenda di bontà e di tenerezza e il ritmo della musica prenda posto nellanostra esistenza.

Scrive Khabil Gibran: "Quando l'amore chiama, seguitelo, anche se le suevie sono ardue e ripide. Fate in modo che i desideri siano questi: svegliarsial mattino con le ali al cuore e ringraziare per un altro giorno d'amore". EMichel Quoist:"Amare non vuol dire impossessarsi di un altro per arricchirese stesso. L'amore non è un vestito già confezionato, ma stoffa da tagliare,preparare e cucire. Non è un appartamento "chiavi in mano", ma una casada concepire, costruire, conservare e, spesso, riparare".

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edUCare Si deVe, edUCare Si PUo’

Luciano Verdone

Il colloquio degli esami di Stato, alla finedella scuola superiore, rappresenta un’espe-rienza unica, memorabile. Sentirsi chiamatiper nome, entrare in un’aula, di fronte a seiprofessori, sedersi, illustrare un percorsotematico, sottoporsi alla verifica, materiaper materia, in un virtuosismo funambole-sco che mette a dura prova anche i migliori,in quanto obbliga a sintonizzarsi, di volta involta, su saperi diversi … Così, per un ora… Fino all’uscita liberatoria dall’aula, all’ab-braccio con gli amici … E’ un rito di pas-saggio dal grande valore simbolico, a cuitutti, anche i meno motivati, partecipanocon commovente coinvolgimento. Eppure,a cosa serve questo logorante cerimonialeche stressa ragazzi, famiglie ed insegnanti?Tutto questo non è inutile, ripetitivo? Chie-dere le stesse cose, a distanza di quindicigiorni? Ripassare dieci materie nel giro dipochi giorni è un martirio di dubbia utilità.Se è vero che, nella prima decade di giugnofinisce la scuola, nella seconda comincianogli esami e poi, subito dopo, tutti a prepa-rarsi per i test di ammissione all’università.Non è meglio risparmiare queste prezioseenergie e terminare il corso quinquennaledegli studi con uno scrutinio che sanzionila media dei risultati dell’ultimo anno o degliultimi anni. Oppure, non è il caso passareda un esame contenutistico, basato sulle no-zioni, ad uno incentrato sulle competenzee sulla soluzione dei problemi, in modo davalutare non più solo il sapere (che è stato

già più volte verificato durante l’anno) masoprattutto il “saper pensare” ed il “saperfare”, evitando agli studenti ulteriori ore distudio?

Nella scuola italiana, siamo rimasti inmezzo ad un guado: vogliamo conservare lanostra nobile tradizione (erudita e centra-lizzata sul sapere), rispetto ai paesi d’ol-tralpe che mirano con troppa disinvolturaad una formazione professionalizzante, conricadute immediate … E facciamo moltobene a volerla conservare. Ma non sap-piamo operare riforme che snelliscano ilcorso degli studi e favoriscano la comple-tezza ed essenzialità delle valutazioni. Moltirimpiangono il tema tradizionale perché sti-molava alla costruzione del pensiero. Manon comprendono che l’analisi di uno o piùtesti (come si fa attualmente) con domandespecifiche sui contenuti ed altre che chie-dono informazioni e valutazioni, hanno uncarattere formativo e valutativo più com-pleto.

Togliere l’esame? Ma forse, va bene così.Quel percorso iniziale nel quale i giovanimostrano un’incredibile sensibilità e creati-vità … Quel guardare negli occhi tanti edu-catori che stanno lì per te. Parlare di tutto,sentirsi valutati su un insieme di cose. Sen-tirsi al centro dell’affetto di amici e parentiche stanno lì nell’aula, oppure occhieggianofuori la porta. E sembrano dirti: Dai, siamocon te … Oggi inizia la fase adulta della tuaesistenza.

eSaMe di Stato, eSPerieNZa MeMoraBileeSaMe di Stato, eSPerieNZa MeMoraBile

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Giulio Salvadori (Monte San Savino, 14settembre 1862 – Roma, 7 ottobre 1928)è stato un poeta, critico letterario, giorna-lista e docente universitario italiano.

Fu vero amico di P. Minozzi (1), che loricorda con pensieri molto belli anche nellibro Buona notte (come parlo ai miei fi-gliuoli), del 1955, da p. 615 a p. 617: “Io loconobbi le prime volte pel fratello suo,Monsignor Enrico, mio insegnante d’ita-liano al Liceo del Seminario Vaticano, inRoma, declamatore impareggiabile diDante, che m’innamorò del poeta divino.L’ebbi poi professore di stilistica all’Univer-sità di Roma e d’allora mi divenne affezio-natissimo, mi si legò d’una premura soave,tra paterna e fraterna. (…) Negli anni cheabitai dai Missionari del S. Cuore, all’alloraVia della Sapienza, dal grande Padre Ge-nocchi, tutte le mattine, scendendo svelto

svelto dall’apparta-mentino che abitava aPalazzo Doria, inpiazza Navona en-trava in Chiesa tra iprimi, qualunquetempo fosse, vestitoalla grama (…). S’ingi-nocchiava in un an-golo, su uno di quegliinginocchiatoi impa-gliati che usano nelleChiese romane, pie-gava l’ampia fronte sule lunghe mani ossutee rimaneva fermo,

quasi raggomitolato, a meditare e pregareper un’ora o due, profondato in un abissod’umiltà. (…) Quando compilai lo statutodell’Opera lo scelsi come consigliere, in-sieme all’altro santo, il conte GiovanniGrosoli, per averli ambedue accanto conprofumo squisito della loro perfetta san-tità”.

Il primo documento scritto è una car-tolina inviata dal Salvadori il 07/09/1912; neseguirono davvero molte. Ricordiamonedue, fra le più significative.

a) Nella Lettera del 06/04/1924 GiulioSalvadori scrive a P. Giovanni Minozzi, rin-graziandolo per la bella lettera ricevuta chegli infonde sempre nuovo coraggio per su-perare le sue prove: “E certo non posso di-menticare chi, nel momento che una nuovabastonata mi aveva buttato a terra, mi hadato la mano per risollevarmi. E rendaIddio agli amici veri quello che io non sorendere, ma che sento in fondo al cuore”.

b) Molto bella è la Lettera del Salvadoria P. Giovanni Minozzi , scritta il 16/10/1921:è addolorato per la scomparsa dellamamma di Padre Minozzi e cerca di con-fortarlo; le parole sono molto profonde, damettere in parallelo con quelle scritte daP. Genocchi al Servo di Dio per la mortedella mamma; così il Salvadori: “Nel doloreche solo Iddio può misurare Ella ha com-pagni i Suoi Orfanelli, le Sue Orfanelle: èquesto il vero conforto del Suo cuore, el’Anima benedetta della Sua amata Mammanon poteva salire al Cuore di Dio accom-pagnata da più dolci preghiere”.

GiUlio SalVadorie GioVaNNi GroSoli

Note a MarGiNe della CaUSadi BeatiFiCaZioNe

Vittorio Capuzza

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c) Mons. Francesco Faberi, già superioreal Collegio dell’Immacolata, scrive a Gio-vanni Minozzi l’08/02/1929 parole di com-mozione per le belle frasi scritte da PadreMinozzi sull'amico comune Giulio Salva-dori, da poco scomparso.

Salvadori è citato fra gli autori che P. Mi-nozzi cercò per “motti d’autore presceltiper la carta da lettera e le cartoline fornitedalle Case del soldato alle truppe” (2).

* * *Nel libro Buonanotte del 1955 P. Mi-

nozzi ricorda anche la figura di GiovanniGrosoli, definendolo “un santo”, come Giu-lio Salvadori. A pagina 606 del libro ricordala morte del Grosoli, che fu primo presi-dente dell’Opera: “Amico nostro – di P. Se-meria e mio – lo presi come presidenteper l’aureola di superiore bontà ond’eracircondato. Tutta la vita di lui fu dedicata albene, assorta in un sogno luminoso dibene. Scarsi i riconoscimenti ufficiali e stra-namente mutevoli, quasi nulle le ricom-pense terrene: non importa: egli mai lavoròper soddisfazioni personali, per le piccoleglorie del mondo, immutabilmente fisso allaVerità in che dobbiamo sublimarci. (…). Ti-mido fattosi più con gli anni, quasi pauroso,tremava alla mia irrompente audacia sba-razzina, ma tanto era il bene che mi volevache appena appena osava sussurrar pudi-camente, a fil di voce, ondoleggiando un po’la bella testa imbianchita, consigli di pru-denza, lieto, in fondo, sfavillante d’intimagioia, per quell’ardore fiammante che bru-ciava sereno ogni vanissima pusillanimitàumana”.

Nella Lettera del 29/05/1931 il Grosoli,

Senatore del regno, scrive da Assisi a P. Mi-nozzi, e lo ringrazia per il dono fattogli diuna preghiera scritta dal compianto PadreSemeria; molto bella la riflessione che legaqueste anime nella comune preghiera: “Holetto con profonda commozione la bellapreghiera scritta dal nostro amatissimoPadre Semeria e da Lei favoritami. La reci-terò spesso, pensando di recitarla con P.Semeria (dal cielo) e con Lei (in qualunqueluogo Ella si trovi per continuare l’Operache fu comune con Lui). Così questa pre-ghiera renderà perenne il vincolo delle no-stre anime”.

Ecco la ‘spina dorsale’ dell’Opera: volutada Dio, solo a gloria Sua potè nascere econtinuare. Chi la serviva, perciò, servivaDio e non poteva non essere che la pre-ghiera il segreto vitale di quel camminocontrocorrente che si dovette salire peranni.

(1) E’ notato in AA.VV. Otto/Novecento, vol. 10,Unione Stampa Periodica Italiana, 1986, p. 83: “Pur episodi-che, le sue lettere dimostrano un buon livello di cono-scenza del sacerdote e di coinvolgimento nella sua attività”.Deduzione corretta, ma troppo limitativa: si trattò di unavera amicizia e di un coinvolgimento pieno nell’Opera.

(2) In Mario Isnenghi, Giornali di trincea (1915-18), Ei-naudi, Torino 1977, p. 24.

Note a MarGiNe della CaUSadi BeatiFiCaZioNe

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Questa è la vita che dalla mia nascita miportò a superare le difficoltà iniziali equelle della vita. Negli ultimi anni ‘60 e nei‘70 tutto andava abbastanza bene. I fratellimaggiori lavoravano, Salvatore alla Piaggiodi Pontedera, Peppino aveva messo su unalavorazione di pelle per conto terzi, io eroimpiegato statale e mia moglie era maestraelementare. Mia sorella con la sua famiglialasciò la Francia e venne a San Miniato nel1972; Antonio stette in Francia fino alla pri-mavera del 1982, quando decise di venire,con tutta la sua famiglia, moglie francese edue bambine, in Italia per lavorare insiemea Peppino, che era colpito da un tumore aireni e aveva bisogno di aiuto. Inoltre Anto-nio aveva un grande desiderio di ritornarevicino a noi fratelli e a mamma.

Avevo imparato molto dai Padri Disce-poli e da Padre Minozzi, mi tenni semprein contatto con loro nei vari istituti del-l’Opera; avevo anche conosciuto sacerdoti,diocesani o di altre famiglie religiose in To-scana e seguivo i loro insegnamenti e i loroconsigli. Per questo, nonostante le mie de-bolezze e le mie mancanze, cercavo di por-

tare avanti le idee e i consigli religiosi,anche ai miei fratelli, che erano credentima non eccessivamente praticanti. Per Pep-pino l’importante era il lavoro, non avevatempo per la preghiera. Salvatore andavain chiesa nelle feste più importanti, perònella sua vita ebbe sempre un propositomai dimenticato, fin da quando aveva diecianni. La signora, presso la quale egli andò abadare le capre e che era la nonna della ra-gazza che in futuro fu la sua fidanzata e poimoglie, gli consigliò di dire tutti i giorni treAve Maria alla Madonna. Questo non lo di-menticò mai. Antonio era contento di averconosciuto Padre Minozzi e altri preti e su-periori molto bravi, ma era scontento dialtri, con i quali aveva divergenze di pen-siero. Io fui preoccupato e pregai moltoper Peppino, che fu operato del brutto tu-more nel mese di Luglio 1982. Dopo le va-canze ricominciò a star meglio e di nuovodette un maggiore impegno al lavoro e unminor tempo alla preghiera. Secondo lui ioero troppo esagerato nella preghiera, cheoltre tutto non mi dava nessun guadagno.

aNtoNio - Nel mese di febbraio1984 l’Opera Nazionale invitò gli ex-alunnie gli amici ad andare a Roma e partecipareal loro programma per l’Anno Santo dellaRedenzione. Organizzai il viaggio in mac-china per me, per mia moglie, nostra figliaPaola di 14 anni e per mia mamma. Salu-tammo i fratelli e partimmo per Roma il21 Febbraio. Antonio mi disse: “Salutami P.Romeo! E’ molto bravo”. La mattina del 22,un grande gruppo, di circa un migliaio dipersone, dovevamo riunirci in via dellaConciliazione e stare insieme tutto ilgiorno. Ci fu subito detto che in quelgiorno, rispettando tutte le regole propo-

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la Mia PoVera GraNde FaMiGlia (3) Giancanio Elefante

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ste dalla Chiesa, potevamo ottenere l’in-dulgenza plenaria da applicare, a nostra vo-lontà, per i vivi o per i defunti. Io subitopensai: “la chiederò per mio padre …. Mano, per mio padre è una vita che prego,oggi voglio pregare e applicare l’indulgenzaper i miei fratelli “… per Antonio!” Allamessa delle ore nove pregai per i miei fra-telli, “… per Antonio!” Lo ripetei diversevolte nelle ore successive. A mezzogiornosulla tomba di San Pietro pregai per i mieifratelli, “… per Antonio!”. E tutto il giornopregai e ancora pregai per i miei fratelli, so-prattutto “.. per lui, per Antonio!”.

Alle ore 19 circa tornammo alla sededell’Opera Nazionale e subito mi dissero:“Hanno telefonato un’ora fa da San Mi-niato i tuoi parenti. E’ morto in un inci-dente il tuo fratello Antonio”. Un camion,sbandando, lo aveva travolto ed ucciso.Piansi, ma… ancora ringrazio Dio peravermi dato, trenta anni fa, la forza e l’ispi-razione di pregare per Antonio.

MedJUGorJe - Con sacrificio etanta volontà pregavo per tutti i miei fami-liari e cercavo di dar loro aiuti, consigli ecoraggio. Partecipavo per quanto possibilea tutte le buone istituzioni e il 4 Settembredel 1987 partii, con Adelina e Paola, perMedjugorje, insieme ad un caro gruppo dipreghiera di Don Giovanni Bozzo, sacer-dote conosciuto a Livorno alcuni anniprima ed allora residente al santuario ma-riano di Vernazza, nelle Cinque Terre.Chiesi alla Madonna di darmi tutte le gra-zie necessarie per essere fedele a Lei e aDio e di darmi tutta la gioia e l’amore cheLei donava in quel piccolo paese. Il 6 Set-tembre alle ore 18,40 circa feci due foto inchiesa sul luogo delle apparizioni: la primafu una normale foto; la seconda di mio

ebbe soloil “clic”. Alresto cipensò laMadonna.Ella, sepure ino m b r a ,veniva anoi. Gliocchi nonla videro, la macchina fotografica SI!

Questa foto mi dette molto da pen-sare, anche perché fino a quando non andaia Medjugorje non ero del tutto sicuro chela Madonna apparisse lì veramente. Poi ri-masi entusiasta e felice e ritornai per l’8Dicembre a Medjugorje, ringraziai la Ma-donna e ricordo bene che Vicka, con lafoto in mano, mi disse: “Tutte le persone datutto il mondo non possono venire a Med-jugorje, ma la Madonna, con questa e conaltre foto simili, può arrivare in tutto ilmondo”.

Fu allora che la feci vedere a tutti, pa-renti ed amici, e cominciai a spedirla a tuttiquanti me la chiedevano in copia autenticae accompagnata da DICHIARAZIONE DIRESPONSABILITA’, così come mi avevanodetto di fare i frati di Medjugorje. Ci fuqualcuno che mi disse di non credere atutto quanto dicevo loro e, in particolare,Peppino, mio fratello, mi disse che ero sem-pre pronto per le prediche … Non gli dissipiù niente, ma nel 1989 fu lui a ricordarla.

PePPiNo - Per diversi anni, dopol’operazione del tumore ai reni, Peppinostette abbastanza bene e lavorò molto. Sisottoponeva a continue cure, ma fino ametà dell’anno 1988 era sempre attivo; poiil tumore si riprodusse in modo grave, per

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cui, prima di Natale di quello stesso anno,fu ricoverato in ospedale a San Miniato. Loseguii con la preghiera e con le mie visite,anche perché la mia casa è vicina all’ospe-dale. Pregai Padre Ferruccio, assistente spi-rituale dell’ospedale, che lo convincesse aconfessarsi e a pregare per la sua guari-gione. Contemporaneamente cominciai adandare da lui verso le ore sei del mattino,lo aiutavo ad alzarsi, a vestirsi e lavarsi e afar colazione. In modo crescente cominciaia ripetere con lui le preghiere del mattinoe arrivai perfino a leggere le lodi mattutine.Ne fu veramente contento. Prima delle oreotto ritornavo a casa e andavo al lavoro.

La guida di P. Ferruccio, la vicinanza ditutti noi familiari, lo resero docile e dispo-nibile ad accettare tutto con serenità e fi-ducia. Un giorno mi chiese: “Ma secondote, io ce la farò a guarire, oppure sono inuno stato per niente sicuro?” Non ebbi ilcoraggio di parlargli con sincerità e nem-meno volevo metterlo in pena, per cui glidissi: “Se la Madonna crederà necessarioguarirti, ti guarirà, altrimenti ti darà tutta lasua grazia per farti felice in eterno”. “Hocapito”, mi disse e non ne parlò più. Con-tinuò invece e sempre di più ad essere se-reno e tranquillo ed ogni volta che mivedeva voleva che non smettessi mai dipregare con lui e per lui. Nelle prime set-timane dalla primavera del 1989 gli dissiche io ero meravigliato, perché lui aveva in-trapreso un corso accelerato di vera san-tità.

Nel mese di Aprile Don Bruno Bandi-nelli di Empoli, mio amico e padre spiri-tuale, andò a Medjugorje e, prima dipartire, mi chiese un piccolo indumento dimio fratello: lo voleva consegnare alle veg-genti e farlo benedire dalla Madonna. Loavrebbe riportato al suo ritorno. Io di tutto

questo informai solo mia moglie, mammae la mia cognata. Quando Don Bruno ri-tornò, mettemmo l’indumento a Peppinoche, pur senza sapere nulla, lo tenne permolti giorni. Provvidi anche, sempre con lamassima segretezza, a mettere nel suo cu-scino, una stampa della foto che avevo fattaa Medjugorje nel settembre del 1987.

Un giorno della prima metà di Maggioero andato a trovare Peppino e, vedendoche cominciava a piovere, dissi: “Devo an-dare a casa, ho molto da fare e non honemmeno l’ombrello”. “No! Aspetta! –disse Peppino - devo dirti una cosa impor-tante. Solo a te posso dirla. Quando mi fa-cesti vedere la foto che avevi fatta inJugoslavia, io non credevo che fosse unacosa vera. Ma lo sai cosa mi sta succe-dendo in questi ultimi dieci giorni? Ognivolta che sono solo e chiudo gli occhi perdormire o anche quando mi sveglio, vedola Madonna accanto a me proprio come lavidi nella tua fotografia.” La foto l’avevavista una volta sola.

Morì fra le mie braccia il 23 Maggio1989; io piansi, ma ringraziai Gesù, perché,mentre prendeva Peppino dalle mie brac-cia, accarezzò anche me e mi arricchì delSuo Amore, che solo può riempire il vuotocausato dalla morte dei nostri cari.

Storie di Vita

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Il movimento New Age si pregia molto di nonavere una dottrina specifica e risulta quasi impos-sibile definirlo in maniera univoca in quanto è unfenomeno disarticolato, molto fluido.

Tuttavia, per questa corrente, l’universo è unoceano di energia, è un organismo unitario viventein cui più si penetra e più si fa esperienza dell’unitàdel tutto sino a confondersi soggetto e oggetto.L’uomo fa parte del tutto e partecipa alla vita or-ganica dell’insieme, senza la possibilità di esseresolo uno spettatore neutrale.

Il New Age afferma l’unità del tutto: mondo eDio, materia e spirito, corpo ed anima, sentimentoe intelligenza,conscio e inconscio, cielo e terra. Perquesto può dirsi olista (dal greco olos=tutto). Ineffetti non propone una dottrina, ma proponesolo espressioni che prende dove vuole e le me-scola. Introvigne lo definisce: “un panino ripieno ditutto”.

Per certi versi si può assimilare al panteismospinoziano. Spinoza, infatti, per primo, opera unasaldatura tra il pensiero e la realtà. Con Spinoza ilpensiero moderno abolisce la distinzione tra pen-siero ed essere, tra Dio e il mondo. La totalitàdell’essere è ricondotta alla natura. Tutto ciò cheè,è risolvibile nella natura compreso Dio (Deussive natura). La Sostanza divina coincide colmondo stesso, Dio è tutto: Dio è natura, materiae pensiero e l’apparente molteplicità delle mani-festazioni del mondo è da intendere come una di-versa manifestazione dell’unica Sostanza.

Il New Age fa ricorso anche alla psicologiacome via per ampliare la coscienza e all’esperienzamistica dove un contributo importante è datodalla musica, dalla danza, dalle arti marziali, però èla musica ritenuta particolarmente adatta a co-gliere l’essenza della realtà.

Appare chiaro che questa sorta di esaltazionedel carattere prezioso e sacrale di ogni realtà esi-stente, si traduce in pratica in una negazione deldivino: se tutto è divino (nel senso di una divinitàimmanente) allora niente si caratterizza come di-vino (nel senso di una realtà trascendente). E que-sta pretesa del pensiero di abbracciare la totalità

dell’essere, di abbracciare Dio è ateismo. E ,an-cora, se non si mantiene la differenza ontologicatra l’uomo e Dio e non si ha la coscienza dell’infi-nita alterità di Dio si ha sempre l’ateismo.

Benedetto XVI, in riferimento a questo mo-vimento,parla di un modello del tutto antirazio-nalista di religione,una moderna mistica in cuil’assoluto non lo si può credere, ma sperimentare.Dio non è una persona che sta di fronte almondo, ma l’energia spirituale che lo pervade e lodomina. Secondo il New Age la ragione ci sbarrala via che conduce al mistero della realtà, ci impe-disce l’accesso alla pienezza della realtà cosmicaed è la causa per cui non siamo redenti.Per con-seguire la redenzione bisogna immergerci nellapienezza della vita, si deve cercare l’estasi, l’eb-brezza dell’infinito e per questo ci vengono inaiuto la musica, la danza, il ritmo sfrenato. Si capo-volge così la strada dell’epoca moderna caratte-rizzata dal dominio assoluto del soggetto e,alcontrario l’uomo,per essere redento, deve con-sentire il suo riassorbimento.

Se volessimo, tuttavia, individuare le caratteri-stiche principali del New Age, potremmo ridurloa due categorie principali:il sincretismo e il relati-vismo.

Quale lo sviluppo di questo movimento finoai giorni nostri.

Senza apprezzabili varianti siamo arrivati quasia cinquanta anni dalla sua nascita e, nonostantetutti questi anni di promesse, nessun sogno si èavverato. Basta aprire le finestre. Il New Age, tut-tavia, non è scomparso ma è passato dalla terzaalla prima persona singolare, cioè non promettepiù una trasformazione planetaria ma ognunopotrà entrare nel suo piccolo New Age privatograzie ad una serie di tecniche di benessere.

Una delle grandi categorie a cui si può ridurrequesto movimento è il relativismo ma è una formamoderna, in quanto non si tratta di un relativismodella ragione ma delle sensazioni,della volontà:tutte le sensazioni sono ugualmente vere e validepurché siano sincere,non esiste una più validadell’altra.

MoViMeNto NeW aGe:CaratteriStiCHe PriNCiPali e SVilUPPo

Giovanni Ciancia

diVaGaZioNi CUltUrali

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Madre Maria,Sorella e Madre

Domenica 15 di Giugno, in Amatrice, lesuore Ancelle del Signore hanno voluto ricor-dare la loro amatissima Madre, Sr. Maria Va-lenti a 18 anni dalla scomparsa. Donnaeccezionale la cui testimonianza di vita è for-temente presente nel cuore di chi l’ha cono-sciuta. C’erano i parenti del nostro fondatoree le ex alunne dell’Istituto Femminile. En-trambi ci hanno onorato con la loro pre-senza: sono loro i primi ad essere statibeneficati dall’opera svolta dalla Madre.

Affidato a Suor Marjana Lleshi, è statotrattato il tema “Madre Maria, sorella emadre”. La relatrice ha esordito con un rife-rimento alla Lumen Gentium dove troviamoalcuni paragrafi dedicati alla maternità spiri-tuale che ci fanno capire l'importanza di que-sto dono. Vi si legge:"La Vergine infatti nellasua vita fu modello di quell'amore maternoda cui devono essere animati tutti quelli chenella missione apostolica della Chiesa coope-rano alla rigenerazione degli uomini. "MadreMaria, infatti, sull'esempio della Madonna hafatto nascere e crescere Gesù nelle anime ditutti i bambini che ella ha incontrato nella suavita di religiosa. Approfondendo il discorso,Suor Marjana ha presentato le sfumature del-l'amore come parte del DNA della madre ingenerale. Non poteva mancare anche solo un

accenno adalcune diesse quali: latenerezza, ladonazione,l ' a t t e n -zione...., per-chè SuorMaria primadi essereMadre èstata sorella.Ella non hascisso i suoi

ruoli anzi ha saputo collegarli insieme inmodo armonico. Dai gesti di tenerezza versoi bambini fino ad arrivare allo svolgimentodelle incombenze più umili, ella è stata unavera madre. La maternità di una suora è spi-rituale e per questo è diversa da quella di unamadre che genera fisicamente. Entrambeperò sono importanti sopratutto nel mondoattuale che tante volte si mostra orfano dimadre e reclama testimonianze come quelladi Suor Maria che ha fatto della sua maternitàun dono per il prossimo. E allora nasce la do-manda: Come si può essere madri spiritualioggi? Nella gestazione di segni di pace, nelpartorire solidarietà e relazioni vitali, nell'of-frire il latte e il pane della parola, nell'alimen-tare vite altrimenti senza futuro e altroancora. Riassumendo: nell'ambito della fami-glia o nella vita comunitaria si può e si deveesercitare la maternità. Il mondo ne ha biso-gno. Di fronte all’egoismo, all’abbandono, al-l’indifferenza, alle guerre etc... noi dobbiamoessere portatrici di amore, tenerezza, per-dono, accoglienza, affetto.

La commemorazione si è poi trasferita inChiesa con la celebrazione della Santa Messapresieduta dal Segretario Generale dei PadriDiscepoli, Don Cesare Faiazza, il quale, pren-dendo spunto dalla festa della Santissima Tri-nità, ha ricordato come il cristiano, adimitazione del suo Creatore, signore e reden-tore, ama veramente non quando dà dellecose ma quando offre tutto sé stesso, senzamisura, per primo e fedelmente. E questitratti emergono evidenti dalla testimonianzadi vita di Suor Maria.

La partecipazione entusiasta degli abitantidi Amatrice e degli amici della Congregazioneci ha fatto toccare con mano quanto ancora èvivo il ricordo, la riconoscenza e l’ammirazioneper questa Suora pienamente avvivata dal ca-risma di Padre Minozzi. Una festosa agape fra-terna ha concluso la bellissima giornata.

il Fatto del MeSe

Sr Feliciana Formentin, AD

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É un motivo di grande allegria e molta fe-licitá per la nostra comunitá religiosa del Bra-sile, ma anche per tutta la Famiglia deiDiscepoli, sapere che un altro confratello,dopo un lungo cammino di formazione e di-scernimento vocazionale, arriva alla sacra or-dinazione rispondendo di sí (in eternum)nella sua ordinazione sacerdotale alla chia-mata di Dio nella sua vita e alla necessitá dellaChiesa che sospira nuovi pastori per la messe

del gregge di Dio, che ha necessitá semprepiú crescente di santi e insigni pastori per gui-dare i fedeli nel cammino per la salvezza.

Il confratello Ronaldo é stato ordinato sa-cerdote sabato, 21 di giugno alle 18 nella par-rocchia Gesú Divino Maestro, localizzatanella via San Rocco, 215, nel “bairro’ VilaJapão, Itaquaquecetuba-SP, durante una cele-brazione eucarística presieduta dall’eccellen-tissimo Vescovo Diocesano, Dom Pedro LuizStringhini. In questa celebrazione erano pre-senti padre Antonio Giura, Superiore dellanostra Famiglia religiosa, altri confratelli dellacomunitá brasiliana, anche altri padri del clerodiocesano, come anche molti religiosi e reli-giose, famigliari, amici e tutto il popolo di Dio,che sono venuti per partecipare e dar presti-gio a questo momento di grande importanzanella vita di fratel Ronaldo, della Famiglia Re-ligiosa e anche della Chiesa particolare diMogi das Cruzes.

É stata una celebrazione molto ricca disimboli e momenti marcanti che hanno fattoche fosse un momento oltre che bello, anchemarcante non solo della vita di Irmão Ro-naldo e dei suoi famigliari ma anche di tutticoloro che erano presenti alla cerimonia eche hanno potuto vivere questo momentospeciale per la nostra famiglia religiosa.

Dopo la benedizione finale data da DomPedro Luiz, tutti i presenti della assembleahanno formato una fila nel corridoio centraledella Chiesa per poter complimentare il giápadre Ronaldo, e felicitarlo per la sua ordina-zione sacerdotale. Dopo questo momento é

ordiNaZioNeSaCerdotaledel diaCoNo roNaldo

da Itaquaquecetuba

Diego Nunes , DF

il Fatto del MeSe

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stato organizzato un piccolo ricevimento peri parenti di padre Ronaldo e amici piú vicinidella nostra Famiglia religiosa cercando direalizzare un momento di confraternizza-zione e ringraziamento dopo questo mo-mento tanto importante nella vita di padreRonaldo e di tutta la Famiglia dei Discepoli.

Di modo molto speciale anche, questomomento simbolizza in fatto di grande signi-ficato e importanza per la nostra comunitádel Brasile che celebra con allegria il terzosacerdote brasiliano ordinato, mostrandocosí i primi frutti di tutto un lavoro di evan-

gelizzazione e animazione vocazionale realiz-zato in terra brasiliana e rivelando anche chela Famiglia religiosa, qui in Brasile, sta cre-scendo e dando frutti, cercando di essere fe-dele al carisma lasciato da Padre GiovanniMinozzi, che é evangelizzare i piú poveri, delleregioni piú abbandonate, piú spiritualmente ematerialmente abbandonate, nelle quali il de-naro non puó sopperire ma solo un amoreforte e disinteressato. Cosí Maria che é invo-cata da noi come Madre dei Discepoli siasempre presente nei nostri lavori e ci aiuti astare attenti alla voce di Dio nella nostre vite.

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L’idea di rivederci con gli amici di untempo, era nell’aria. L’occasione è venuta conla festa del “Corpus Domini”, dietro invitodel Presidente dell’Associazione degli ExAlunni, Ciro Minucci, per una giornata di fra-ternità e di preghiera con una full immersionnel tesoro di arte e cultura che la cittadinaoffre ai suoi incantati visitatori.

Siamo partiti da Matera il giorno 20 io,mia moglie Emilia, Tina amica di mia moglie,e i miei amici Peppino e Bruna. A Orvieto cisiamo sistemati nell’ Hotel “Oasi dei Disce-poli” (albergo stupendo, lo consiglio a tutti),diretto dall’amabile e accogliente Mario Pic-cione e dal suo simpatico staff.

Ed ecco Marco Vannucci con la sua bellamoto venirci incontro, ci siamo abbracciaticome fratelli; la mia emozione è sempre lastessa quando lo vedo.

Lui è stato il mio compagno di scuola aOrvieto e a Cassino per sei anni di seguitoe insieme giocavamo a pallacanestro nella“Virtus Domat”.

Senza preavviso Marco ci ha portato conla sua barca sul Lago di Bolsena facendocifare un bel giro turistico per ben tre ore.

Nel frattempo, in albergo, sono arrivatialtri ex Alunni: l’amico Ciro con la consorteMaddalena; Pietro (eterno ragazzino, solaree pieno di vita e di allegria, con lui non ci siannoia mai!) con la moglie Marilena e dueamici Grazia e Pietro; Luciano Borrello altromio grande compagno di squadra (nostroPivot).

Luciano e Marco sono amici di Orvietoe di Cassino, con loro ho passato sei anni dal1959 (anno della dipartita di Padre GiovanniMinozzi che non ho conosciuto di personama ero presente a Roma nella celebrazionedel suo funerale) al 1965. Noi siamo più cheamici, ci sentiamo fratelli.

Il sabato 21 giugno con tutti gli amici ri-trovati siamo andati a visitare “Castel Vi-scardo” dove grazie a Pietro che ci hapresentato la proprietaria (la Contessa). ab-biamo potuto ammirare il castello del Ducadi Castelvecchio. Abbiamo mangiato ed in al-legria in un ottimo ristorante del paese, ta-gliolini caserecci ai funghi porcini, tartufo ealle noci; ed abbiamo potuto gustare agnelloalla scottadito e cinghiale.

Alle cinque di sera ci siamo ritrovati nellaPiazza del Duomo di Orvieto ad ammirarela bellissima facciata e abbiamo assistito alla“Sfilata delle Dame”, tutte donne belle e inbellissimi vestiti d’epoca. C’erano anche glisbandieratori e durante la loro esibizione horivisto dopo più di cinquant’anni l’amico FianiAlberto anche lui ex Alunno, lui è uno sto-rico di Orvieto poiché ricorda proprio tuttodegli anni ’59 - ‘62.

la SVeGlia

UNa GiorNata di FraterNità e di PreGHieraOrvieto - La Festa del “Corpus Domini”

Franco Bruno e Emilia Iacovone

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A cena, con dolci e limoncello preparatie offerti da mia moglie Emilia, intervallatidagli innumerevoli brindisi tra don Cesare,che nel frattempo ci ha raggiunti, e il nostroamico Peppino di Matera.

La giornata di Domenica 22, iniziatamolto presto, è stata tutta dedicata alla cele-brazione del Corpus Domini. Il momentoclou è stata la partecipazione alla solenneSanta Messa nel maestoso Duomo, presie-duta dal Cardinale Segretario di Stato Vati-cano Pietro Parolin, con molti sacerdoti eSindaci dalle diverse località umbre. LaChiesa era stracolma fino all’inverosimile.Tutte le congreghe di Orvieto erano presenticon i loro Stendardi e i loro costumi d’epoca.

La celebrazione, abbiamo scoperto, avevauna particolare risonanza in occasione del750° del miracolo di Bolsena allorché tra lemani di un prelato boemo un po’ dubbioso,durante la celebrazione della S. Messa, l’ostiasi tramutò in Carne e stillarono parecchiegocce di Sangue che macchiarono il Corpo-rale e i gradini dell’altare. Era il 1264 e il PapaUrbano IV che allora si trovava proprio adOrvieto, alla vista del miracolo indisse pertutta la Chiesa cattolica la Festa del Corpus

Domini con la solenne processione del San-tissimo Sacramento. Da allora, ad Orvieto siorganizzò una prestigiosa sfilata che ognianno si ripropone con migliaia di figuranti incostumi medievali. Una bella manifestazioneche ci permettiamo di proporre a tutti perla sua carica di spiritualità eucaristica e perlo spettacolo esteriore ordinato e sontuoso.

Dopo la Santa Messa è partito il CorteoStorico con circa 400 figuranti. Vi è rappre-sentata tutta la corte del ‘200, dal Corteodel Podestà, il Vice Podestà , i Cavalieri e Scu-dieri con i trombettieri, i tamburini e glisbandieratori, il Corteo del Capitano del Po-polo con Scorte Armate, i balestrieri, gli Ar-cieri, le bandiere con Emblemi del Comune,il Corteo della Città e il Corteo Religiosocon tutti gli Stendardi.

All’Oasi dei Discepoli, durante il pranzo,stanchi ma felici di stare insieme, ricordiamogli anni passati con don Franco Panetta, donPierino Salvadori, don Clemente Callegari,don Luigi Corsini, don Giorgio Giunta, donRomeo Panzone ed altri.

Subito dopo alcuni riprendono la stradadel ritorno a casa. Ci salutiamo con tristezzacon l’auspicio di rivederci presto.

Nel pomeriggio ci spostiamo a Bolsenaad ammirare ”l’infiorata“ (tappeti di fiori raf-figuranti i Dieci Comandamenti ed altre fi-gure bibliche eseguiti da artisti locali).

Visitiamo la Cripta di Santa Cristina dovesono custodite alcune pietre segnate dagocce del sangue miracoloso. Mentreusciamo dalla Basilica noto che mia moglieEmilia è emozionata, ha gli occhi bagnati dilacrime.

Chiudiamo così due giornate splendidevissute all’insegna della vera fraternità sug-gellata dalla comune frequentazione dellecase dell’Opera e dalla benemerita educa-zione ricevuta dai padri Discepoli a cui va lanostra filale e imperitura riconoscenza!

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da Ascoli PicenoUNa NUoVa MadrePer le aNCelle

Mentre andiamo in stampa cui giunge labella notizia della elezione della nuova Supe-riora Generale delle nostre suore Ancelle delSignore. Si tratta di Sr Paola Tagliente, nata aCrispiano (TA) il 12 marzo 1949. Entrata in gio-vanissima età tra le Ancelle ad Amatrice, haprofessato il 15 agosto 1960. Conseguito il di-ploma magistrale ha dedicato i primi anni dellasua consacrazione religiosa tra i bambini accoltiin casa madre. Successivamente ha svolto il suoapostolato con i Discepoli a Policoro e quindia Roma nella Scuola dell’Infanzia “Padre Mi-nozzi” a Prima Porta (RM). Nel 2008 è stata in-viata in Perù ad aprire la prima casa delleAncelle all’estero, dedicandosi alla formazionedelle giovani postulanti. Rientrata in Italia il 4dicembre 2012 per motivi di salute, attual-mente si trovava nella comunità di Ascoli Pi-ceno. L’elezione, presieduta e benedetta dalnuovo Vescovo di Ascoli Piceno, nostro Amico,Mons. Giovanni D’Ercole, giunge al termine diun lungo e articolato cammino di preparazioneche ha visto le religiose attente a rileggere lapropria specifica identità in vista di uno stile diconsacrazione più luminoso e di un apostolatopiù adeguato ai nostri tempi. Sono state aiutatein ciò dal Discepolo don Cesare Faiazza negliincontri del 28-29 marzo, 1-2 giugno e 21-22giugno. Sempre a lui sono stati affidati anche gliesercizi spirituali immediatamente precedentiai lavori capitolari, incentrati sulle virtù teolo-gali e sui tre consigli evangelici di povertà, ca-stità e obbedienza con particolare attenzionealla loro incarnazione nel tessuto e nel vissutocomunitario.

Non ci resta che augurare alla nuova madreGenerale ed al suo Consiglio un fervido ses-sennio proteso a dare ulteriore smalto e visi-bilità ad un carisma così bello e prezioso dellaChiesa: la ri-presentazione delle virtù mariane.

da Rocca di MezzoCoNCeNtrarSiPer eFFoNderSi (P. Semeria)

“Venite in disparte e riposatevi un po’”: èl’invito che Gesù rivolge ai suoi discepoli, stan-chi ed esausti per le fatiche apostoliche. Sì,perché quando lo si vive intensamente e ge-nerosamente, il ministero pastorale pesa e lo-gora… col rischio però, di inaridire,innescando un meccanismo di routine che fi-nisce per tarpare le ali dell’entusiasmo e dellaspiritualità.

Ecco il motivo per cui, forte dell’esorta-zione del suo Maestro, la Chiesa invita i suoisacerdoti e i religiosi , ad una settimana an-nuale di Esercizi Spirituali. Un tempo congruoper staccare la spina e rimotivarsi e ricen-trarsi: su Dio, su Cristo naturalmente e sulleragioni del ministero.

Fedeli a questo appuntamento di grazie, iDiscepoli superiori delle varie comunità sisono ritrovati a Roccadimezzo nella loro Casa“Madonna delle Rocche” insieme con l’amatoMons. Giuseppe Molinari, arcivescovo emeritode L’Aquila, per ripercorrere le tappe fonda-mentali della vita di Gesù quale paradigmadella loro vita di consacrazione e modellodella loro azione missionaria.

Sono state giornate splendide, che sonovolate, scandite dalle paterne meditazioni delpresule, la preghiera personale e comunitaria,la condivisione e il confronto fraterno nel co-mune intento di rifare il pieno e di ritrovarecondivise direttrici per un servizio di anima-zione delle comunità in ri-ferimento al comunediscepolato.

Gradita è stata la velocevisita del nuovo arcivescovode L’Aquila, Mons. Giu-seppe Petrocchi, che tuttiha incoraggiato a calcare leorme del Fondatore padreMinozzi luminosa stella delclero ascolano.

dalle NoStre CaSe

(con il Vescovo

Mons. D’Ercole,

da sinistra:

Sr. Agnese, Economa Gen.;

Sr. Margherita, Consigliera;

Sr. Cecilia, Vicaria Gen.;

Sr. Paola, Madre Generale;

Sr. Giuseppina, Consigliera)

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SCUola e FaMiGlia iNSieMe

da Catanzaro Lido

Scuola e famiglia: binomio inscindibileper la formazione della persona.

Alla luce di questa importante e fon-damentale verità si è svolto nel salone del-l’istituto l’incontro tra i genitori degliallievi della Scuola primaria “Maria Imma-colata” e dell’Infanzia “Fausto Salvadori”,con i docenti, la dirigente, il personale ATAe i rappresentanti dell’ente gestore.

I genitori hanno fatto dono alla scuoladi una lavagna interattiva multimediale. “Lalodevole iniziativa deve essere conside-rata – ha rilevato la dirigente Lina ChiodoLeotta – il segno esterno di una realtà in-terna fatta di dialogo, collaborazione, di-sponibilità, che caratterizza la vitaquotidiana dell’istituto. I genitori dellascuola “Maria Immacolata”, si sono fatticarico spontaneamente della necessità diaiutare concretamente la scuola paritaria,che, come tutte le scuole paritarie, devefronteggiare vari problemi economici”.

Infatti, anche se l’opinione comune ri-tiene che i soldi dati alle scuole paritariesono soldi tolti alla scuola statale, la realtàè ben diversa. Le scuole paritarie, chesvolgono anch’esse un servizio pubblico,fanno risparmiare allo Stato, secondo idati OCSE 2013 sei miliardi di euro al-l’anno. Un alunno della scuola paritariacosta allo Stato mediamente € 500 al-l’anno, un alunno della scuola statale costainvece € 6882,78 (dati OCSE 2013 ). Pa-radossalmente la conclusione è che piùscuole paritarie ci sono, più lo Stato ri-sparmia.

Nell’incontro è stato messo in luce at-traverso i vari interventi che sarebbe giu-sto che la scuola paritaria fosse taleveramente, sotto tutti gli aspetti, per i di-ritti e non solo per i doveri.

Il vicepresidente Antonio Ranieri hasottolineato l’importanza dell’uso dellenuove tecnologie, che deve essere sempreassociato alle metodologie didattiche piùvalide ed ai valori ed alle regole, che nonconoscono limiti temporali.

L’insegnante Mirabelli nel ringraziare igenitori ha ricordato i Padri fondatori “Mi-nozzi” e “Semeria” e la Fondatrice “MadreAntonia Verna”. La docente ha rilevato ilsignificato importante del prestare servi-zio in una scuola paritaria cattolica, gestitaperaltro da una Cooperativa sociale, per-ché significa condividere ed impegnarsi avivere anche al di fuori delle aule uno stile

dalle NoStre CaSe

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dalle NoStre CaSe

di vita evangelico, sposare dei valori chevanno attuati nelle aule, nelle famiglie, maanche per strada. E’ essenziale, pertanto,ha concluso l’insegnante, la sinergia tra leagenzie educative, realizzando un’alleanzacon le famiglie, basata sulla condivisione diresponsabilità e impegni, ma anche sul ri-spetto reciproco di competenze e ruoli.

Hanno concluso l’incontro gli inter-venti del presidente del Consiglio d’isti-

tuto Franco Pisano e del vicepresidenteNicola Petrelli: hanno entrambi ricono-sciuto l’entusiasmo con cui tutti i genitorihanno partecipato all’iniziativa, che vedele famiglie vicine alla scuola, unite nellacollaborazione per il bene delle nuove ge-nerazioni, come ha affermato la sig.ra Ve-ronica Alfieri Barreca che si è impegnataper coordinare a portare a termine il pro-getto dei genitori “La nostra scuola 2013”.

don Giuseppe Marrone, DFlo SPirito SaNto al PriNCiPe

da Potenza

Abbiamo fatto una bella esperienzadella presenza dello Spirito Santo attra-verso due circostanze: la partecipazione alConvegno Nazionale del Rinnovamentonello Spirito il 1° e 2 giugno scorsi allo sta-dio Olimpico di Roma, la Veglia di Preghierala vigilia di Pentecoste il 7 giugno nellaChiesa di Maria Discepola al Principe diPiemonte.

Con il gruppo del Rinnovamento, fon-dato dal compianto confratello Don Inno-cenzo Ragone nel 1980 e, dopo varie sedidi preghiera per varie vicende, tornato al-l’istituto nostro dal mese di febbraio del2013, siamo partiti con il pulman per Romala notte del 1° giugno alle ore 3.00. La mat-tina alle ore 8.00 stavamo nella Capitale eall’ingresso dello stadio Olimpico cerca-vamo l’entrata numero 50-51-52 nel re-parto distinti Nord-Ovest.

Stanchi per le poche ore di sonno fattoe accaldati per il clima romano, stentavamo

a trovare la suddetta entrata. Qualcunopensava che forse per l’attuale crisi econo-mica era venuta meno un’entrata... Ma, ap-pena trovata, c’è stata una continua lode,animata da festosi canti e da coreografiemagnifiche, al Signore Gesù. Nel pomerig-gio con Papa Francesco abbiamo pregatoper i sacerdoti, per i giovani, per le famigliee per i nonni. Abbiamo ascoltato le se-guenti catechesi: del cardinale Comastrisulla conversione; di padre Cantalamessasulla fede; di Ralph Martin sullo SpiritoSanto; di Gilberto Gomes Barbosa sullacomunione ed unità e la relazione finale diSalvatore Martinez.

Numerose e toccanti sono stati i rac-conti di testimonianze di guarigioni di di-versi ammalati, guariti dopo la preghierafatta a Gesù ed allo Spirito Santo. La nottedel 3 giugno siamo tornati a Potenza.

La sera del 7 giugno, vigilia della solen-nità di Pentecoste, ci siamo riuniti nella

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chiesa di Maria Discepola per la Veglia eper la Santa Messa alle ore 20,30. La pre-ghiera di lode e di intercessione per le no-stre esigenze è stata animata dalla chitarramagistrale di Giovanni e guidata dal sacer-dote carismatico: Don Antonio Mattatelli,parroco di Montemurro.

Su ogni fedele è stato invocato lo Spi-rito Santo e c’è stata l’imposizione dellemani, eseguita da don Antonio e da donGiuseppe.

La chiesa del Principe di Piemonte eragremita di fedeli di Potenza e dei paesi vi-cini: sembrava un nuovo Cenacolo.

Ogni fedele ha ricevuto un messaggioper vivere più intensamente la propria vitaspirituale.

Nell’omelia della Santa Messa, iniziata

alle ore 23.00, don Antonio, che presiedevala concelebrazione, ci ha vivamente esor-tati a sentire fortemente nel nostro cuorela presenza dello Spirito Santo e a viverecon grande impegno seguendo fedelmenteil Santo Vangelo.

Don Giuseppe ha ringraziato tutti i par-tecipanti alla Veglia di preghiera ed alla S.Messa e, data la vastità della nostra chiesa,ha augurato che l’attuale gruppo del Rin-novamento possa crescere in numero epossa incontrarsi, non nella sala Padre Se-meria, ma nella suddetta Chiesa.

Alle ore 1.00 la funzione religiosa si èconclusa con la gioia di tutti quanti di avereassaporato ancora le meraviglie dello Spi-rito Santo.

CHe Bella l’iSola

CHe NoN C’È

Per iniziare a parlare della scoppiettanteriduzione della fiaba “Peter Pan” fatta daibambini della Scuola per l’infanzia SantaChiara di Santa Rufina, mi piace prendere aprestito le parole della canzone di Bennato“L’isola che non c’è”.

Son d’accordo con voiNon esiste una terraDove non ci son santi nè eroiE se non ci son ladriSe non c’è mai la guerraForse è proprio l’isola chenon c’è.Niente odio e violenzaNè soldati, nè armiForse è propriol’isola che non c’è.

Bellissime parole, che fanno venire inmente un’utopia: un modo diverso da co-struire tutti insieme, adulti e bambini comehanno fatto allievi e egenitori della ScuolaSanta Chiara per mettere in scena lo spetta-colo di Fine anno.

Maria Laura Nardecchia

dalle NoStre CaSe

da Santa Rufina

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dalle NoStre CaSe

Domenica 15 Giugno, nei locali della salaparrocchiale messa gentilmente a disposi-zione dal Parroco Don Lorenzo, un nume-roso pubblico di bambini, genitori e parentiha assistito con entusiasmo e tifo da stadioalla rappresentazione.

In scena “Peter Pan” l’eterno bambino,per la dolcezza dei suoi sentimenti e la caricarivoluzionaria di chi vuole cambiare ilmondo, ha trasportato Wendy, i suoi fratellinie tutti gli spettatori nell’incanto dell’isola chenon c’è. Un’isola abitata da piccole sirene chesanno ammaliare con il ballo e il dolce cantoe dove Peter Pan riesce ad avere la megliosul perfido Capitan Uncino (nella scena unpapà tenerissimo) liberando i bimbi prigio-nieri.

I finali delle fiabe sono sempre positivi“basta crederci” dice il testo di Bennato, poila strada è facile da trovare. La strada in que-sta occasione ci è stata mostrata dai prota-gonisti: i bambini hanno recitato, ballato,declamato poesie come veri attori in erba, lemamme si sono scatenate in un balletto rocksulle note della canzone di Bennato “CapitanUncino”, i papà hanno recitato o collaboratoall’allestimento delle scene. Tutti insieme,uniti nell’impegno comune. Registe, comesempre, le infaticabili Suore Evangeline e Me-rissa. Coordinatrice la superiora, Suor Elisache ha faticato non poco a gestire lo spetta-colo e tenere a freno i più piccoli.

Una parte dello spettacolo è stata unavera sorpresa. Gli allivevi dell’ultimo e penul-timo anno si sono esibiti non solo nella let-tura della musica, ma anche nel suono delflauto, uno per uno, sotto la guida del Mae-stro Massimo Di Vecchio. E’ un esperimentoben riuscito, solo la premessa di un lavoroche sarà proseguito nei prossimi anni.

Auguri!Giornata veramente memorabile per

dare un arrivederci a Settembre ai bambinipiù piccoli e un saluto ai più grandi che l’annoprossimo inizieranno il cammino della scuola

elementare. Questi ultimi, come di consueto,hanno ricevuto il diploma di frequenza inpompa magna: tocco, targa e foto ricordocon i genitori e la superiora.

E allora ancora grazie alle Suore per l’im-pegno profuso, ma soprattutto per l’amoreche hanno saputo dedicare a tutti i bambiniloro affidati.

Grazie anche da parte mia, è un privilegioaffidare alla pagina scritta i tanti sentimentivissuti in questi anni.

da PizzoliFiNe aNNo

La festa di fine anno ci ha consentitodi salutare ufficialmente la maestra Emi-liana Rosica che alla fine del mese si con-gederà dalla nostra scuola dopo più didieci anni di servizio. Uno stacco dolorosoamata com’era dai bambini e apprezzatadai genitori. Non possiamo che augurarledi immettersi, nella nuova realtà lavorativa,con tutto il patrimonio carismatico accu-mulato in questi anni, con lo stile pedago-gico che ci è proprio e ci distingue.

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dalle NoStre CaSe

diPloMati… Per la Vita

da Riesi

Come ormai da consuetudine, i nostri bam-bini, si sono ritrovati venerdì 20 giugno alle ore16:00 nei locali della “SCUOLA DELL’INFAN-ZIA DON SALVATORE RIGGIO” di Riesi dovesi è svolta la tradizionale “festa di fine anno”.

I bambini sono arrivati a scuola con la lorodivisa, camicia bianca e pantaloni blu, consape-voli che quel giorno era speciale. Il giorno incui avrebbero fatto vedere ai propri genitoritutto il lavoro svolto durante l’anno scolastico.

Dopo il saluto della Superiora, i bambiniguidati dalle insegnanti, che hanno seguito i no-stri figli per tutto l’anno con tanto amore, sisono cimentati in canti e poesie che hannocoinvolto tutta la platea.

I piccoli sembravano degli “attori”, ad ogniesibizione ringraziavano il pubblico con un in-chino come se fossero dei veri artisti.

Tutto questo è testimonianza del duro la-voro svolto dalle maestre che con amore emolta pazienza ogni giorno forgiano i nostribambini non solo nel percorso didattico maanche nella formazione educativa e spirituale.

Ancora più emozionante è stata l’esibizionedei bambini di cinque anni, che lasceranno laScuola dell’Infanzia per la Scuola Primaria. Aquesti bambini vestiti di bianco con "cappelloda laureato" è stato consegnato il "Diploma"certi di essere pronti ad affrontare con forzale nuove difficoltà che incontreranno nel loropercorso scolastico e di vita.

A conclusione dello spettacolo, che i nostripiccoli ci hanno donato, è seguito un deliziosorinfresco con un tripudio di pizze, patatine, ca-ramelle, gelati e altre cose ancora che hannorallegrato grandi e piccini.

dalla Certosa di Padula

Non avremmo mai pensato che, dopoanni di assenza e di silenzio, dalla Certosa SanLorenzo di Padula, si sprigionasse un alonedi simpatia e di gratitudine per la presenza el’attività svolta dalla nostra Opera a favoredegli Orfani di guerra che a centinaia furonoaccolti negli anni in quel prestigioso monu-mento di arte e di spiritualità.

E così accanto alle otto, splendide e benriuscite Giornate del Ricordo, promossedalla benemerita Associazione “Nuove Idee”,si è aggiunta lo scorso 29 giugno, la benedi-zione del Museo dei Ricordi allestito nellacella n. 6.

Promotori gli Ex Alunni Vito La polla,Giuseppe Iannaccone che da tutti i porisprizzano la loro fierezza di essere stati ac-colti, cresciuti e formati in quelle sacre mura.

L’invito, esteso a tutti gli orfani, è statoben accolto e la sala capitolare che ospitaval’evento si è ben presto riempita.

Il primo a giungere è stato il Vescovo diTeggiano Mons. Antonio De Luca che si ècomplimentato per l’iniziativa e per la testi-monianza di altro profilo umano e cristianoprofuso dai Padri Fondatori a Padula.

Accolta e applaudita la presenza del Pre-sidente dell’Opera don Michele Celiberti cheha sostenuto fin dall’inizio l’idea di aprire unamostra in Certosa.

E’ intervenuto anche il Sindaco di Padula,il dott. Imparato, il quale, nel plaudire l’inizia-tiva, ha esortato ad una apertura e collabo-razione con la locale Associazione “NuoveIdee” a cui va il merito di aver ridestato e at-tirato in questi anni l’attenzione dei mediasulla presenza dell’Opera e la sua l’azionecartitativa in favore degli orfani.

Gradita è stata anche la partecipazionedel padre barnabita Enrico Moscetta chetutti ha salutato compiacendosi dell’entusia-smo e dell’affetto riscontrati.

A rappresentare il Superiore generale deiPadri Discepoli è giunto da Roma anche il Vi-

UN MUSeo deGli orFaNi

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cario generale don Cesare Faiazza che tornasempre con piacere alla certosa di Padula in-coraggiando tutti a vivere la propria testimo-nianza umana e cristiana, secondo lo spiritodei Padri Fondatori.

A tenere la relazione è stata invitata SuorElena Caiafa delle Ancelle di S. Teresa di GesùBambino che ha portato a tutti il saluto suoe delle consorelle che intendeva rappresen-tare le quali hanno assiduamente lavorato tragli orfani della Certosa.

“Devo dire che, arrivando qui questa mat-tina, ho sentito una grande emozione nel miocuore. Tanti ricordi sono affiorati alla mia mente,per gli anni trascorsi qui nella Certosa di Padulaal servizio dei bambini e ragazzi orfani affidatialle cure dei Padri Discepoli con i quali appuntoci lega una lunga amicizia e collaborazione intante case dell’Opera.

Cosa dire? Per la nostra Famiglia religiosa, èstata molto significativa la collaborazione conl’Opera Nazionale per il Mezzogiorno, e con ipadri Discepoli, fondata per l’assistenza agli or-fani di guerra e alle popolazioni delle regionid’Italia più povere con l’apertura di scuole, orfa-notrofi, colonie montane e marine. Il nostro apo-stolato nella Certosa di Padula è iniziato nelluglio del 1951e si è concluso nel 1959. Io sonostata inviata qui nel 1955. Ero una giovane reli-giosa, di appena 19 anni, piena di fervore e didesiderio di far del bene specie ai più piccoli. Ilmio servizio si è svolto prevalentemente in cu-cina. Ricordo che erano all’incirca 250 orfani percui, per loro mi sentivo mamma e li accudivo in-sieme alle mie sorelle con tutto l’affetto possibile.

Nel pomeriggio finita la cucina andavamo inguardaroba a sistemare la biancheria dei ra-gazzi: ricordo di aver rattoppato centinai di cal-zini. Era molto bello vedere questi ragazzinicrescere e svilupparsi ed è ancora più bello (e diquesto ringrazio il Signore)rivedere qui oggi al-cuni di loro che intanto si sono realizzati nellaloro vita. Ricordo che gli stessi ragazzi aiutavanoal refettorio, ad apparecchiare e sparecchiare,venivano in cucina a prendere il cibo. Sembra divedere ancora oggi il piccolo Vito, Francesco equalcun altro correre di qua e di là e a volte farequalche marachella. Erano bambini affettuosi.Certamente i tempi non erano quelli di oggi incui abbonda il cibo; allora tutta questa abbon-danza non c’era ma grazie a Dio nessuno rima-neva a digiuno e noi come mamme stavamoattente a questo. Ricordo Francesco che venivapiù volte in cucina a prendere il pane, non sem-pre perché mancava, ma spesso per il gusto divenire ed io me ne accorgevo e gli rivolgevo unamorevole rimprovero. Nel prepararmi a venirequi, ho ricordato le lunghe scale che allora condisinvoltura salivo e scendevo più volte al giorno,per andare nelle camerate e mi preoccupavo neldoverle salire ora che le forze non sono le stesse.

Ringrazio il Signore per il bene che LUI hacompiuto qui attraverso i Padri Discepoli, attra-verso la mia povera persona e quella delle miesorelle. A LUI affido la vita di ognuno perché con-tinui ad essere un servizio fatto per amore a chiancora ha bisogno

Grazie a tutti, vi porto nelle miepreghiere e vi auguro ogni BENE”

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In un clima di gioia e festività come con-suetudine, anche quest’anno, i bambinidella scuola materna paritaria “AmedeoGiannini” di Castel di Sangro, hanno con-dotto le loro attività didattiche.

Il giorno 4 Marzo u.s. presso il salonedella scuola stessa, arricchito da una sce-nografia di festoni, stelle filanti e tantissimicoriandoli, i bambini si sono mascherati, in-dossando maschere tradizionali, classiche,quelle del mondo fiabesco; quelle dei car-toni animati classici e moderni. In un’atmo-sfera incantata e suggestiva, hanno ballatoe fatto tantissimi giochi, degustando dolcitradizionali tipici del posto, trascorrendoalcune ore in un clima di allegria e sotto-fondo musicale. La festa del carnevale harappresentato non solo un momento lu-dico, ma si è cercato altresì, di far preva-lere l’aspetto educativo, con il rispettodelle regole e del diverso da se, insiemeall’aspetto formativo, ovvero, la conserva-zione delle tradizioni e del folklore.

Durante l’anno scolastico 2013-2014,presso la scuola paritatia dell’infanzia“Amedeo Giannini” di Castel di Sangro, ge-stita da sette anni, dall’ordine religioso “Fi-glie del Cuore Eucaristico”, si sono svoltenumerose attività di vario genere dal lu-dico, al creativo, all’educativo, religioso ecc..che hanno arricchito notevolmente il per-corso di crescita dei piccoli sul piano edu-cativo e didattico. Nello specifico le attivitàsono state le seguenti:

Musical: La Bella e la bestiaPresso il Palazzetto dello sport di Ca-

stel di Sangro, nell’ambito delle manifesta-zioni della stagione teatrale, si èrappresentata la più bella fiaba popolare, laBella e la Bestia. A tale proposito la com-

pagnia teatrale, si è recata presso la scuolamaterna paritaria “Amedeo Giannini” diCastel di Sangro, per far conoscere diret-tamente ai bambini, della scuola stessa, larappresentazione, anticipandola attraversoalcune delle maschere indossate, del tuttosingolari e suggestive, che hanno catturatol’attenzione e la curiosità dei bambini, iquali numerosi si sono recati, presso lostesso palazzetto a vedere la rappresenta-zione, il giorno 5 Aprile u.s. E’ stataun’esperienza molto positiva dove la sce-nografia del tutto spettacolare ha contri-buito ancora una volta ad affascinare ipiccoli, lasciando loro ottimi messaggi edu-cativi e formativi. Concludiamo riferendodella bella e commovente liturgia dellaPrima Confessione di cui sono stati prota-gonisti molti ex-allievi della nostra Scuola.

dalle NoStre CaSe

UN aNNo iNSieMe

da Castel di Sangro

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dalle NoStre CaSe

FeSta di FiNe aNNo

da Gela

Quest'anno scolastico, ricco carico dimomenti emozionanti, ha avuto il suomomento conclusivo durante la festa difine anno che si è svolta nel grande cor-tile della scuola giorno quattro giugno.

I bambini della scuola dell'infanzia, in-sieme ai compagnetti più grandi dellascuola primaria, si sono riuniti per fe-steggiare un anno ricolmo di tante espe-rienze, tra cui la più emozionante, è statala visita alla casa delle farfalle.

I bambini di sr. Fernanda e Taninahanno salutato con una solenne cerimo-nia i loro compagni, ormai "adulti" chesi accingono a frequentare la scuola pri-maria.

È stato veramente un momentoemozionante: gli alunni di cinque anni,grandi e piccoli allo stesso tempo, hannoricevuto un diploma di frequenza rela-tivo ai tre anni trascorsi nella scuola del-l'infanzia e adesso, con un po' diemozione, sono pronti a iniziare unnuovo percorso.

È davvero emozionante e difficile daesprimere, attraverso le parole, vederecrescere, giorno dopo giorno, questi pic-coli puffi e riscoprirli ogni giorno chepassa più grandi, entusiasti per le nuovescoperte che fanno a scuola, contenti efelici perché consapevoli dei loro tra-guardi raggiunti.

Rosanna Marchisciana

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Domenica 23 marzo 2014 abbiamo inau-gurato e benedetto un locale a Sant’Antimo– NA via dei Platani, 16. Una giornata bellis-sima da non dimenticare.

Un nostro carissimo ex alunno dell’Isti-tuto Roberto Darmon, dal 1966 al 1971,stiamo parlando di Ferdinando Carlea, dopotanti inviti per benedire un suo locale prepa-rato con tanta cura e tanto amore, abbiamoaccettato. Pensavamo che fosse una taver-netta così, un localetto in uno scantinato... sirivelerà, invece, un bellissimo locale.

Presenti all’inaugurazione: IlDirettore attuale dell’IstitutoRoberto Darmon don Salva-tore Iacobellis che ha bene-detto la tavernetta, l’attualePresidente nazionale degli exalunni Ciro Minucci, il Vice pre-sidente Pietro Giuseppe Ma-rino, chitarrista ed ex alunnodi Cassino con l’amico IvanAmici, Don Fernando Di Sta-sio, Sofia, i collaboratori delleopere di ristrutturazione del-l’Istituto: Mario Ceparano, Pa-squale Menale, Luigi D’Angelo, Verde Antoniocon moglie e figli, Franco, naturalmente il pa-drone di casa Nando Carlea e consorte MinaBellotti ed alcuni parenti.

Non potete neanche immaginare la sor-presa culinaria che aveva preparato per noiun cuoco di eccezione: il nostro carissimoNando!!!

Menù: abbiamo già trovato pronto sul ta-volone imbandito per 25 persone un “stuz-zicappetito” coi fiocchi: gingerino, bocconcinidi mozzarella di Bufala d.o.c. di Mondragone,bruschettine, tre grissini avvolti dal pro-

sciutto crudo casareccio, capocollo paesano,salame, formaggio, olivoni verdi e neri, me-lanzane e zucchine alla brace, e natural-mente, pane cafone. Il primo primo piatto eraun’amatriciana coi baffi superlodata persinoda un ex alunno di Amatrice. Il secondoprimo “Scassariello” agli ortaggi al forno. Ilsecondo piatto bocconcini di vitella alla ro-mana al forno con patate, carciofi arrostitialla fornace napoletana e contorno di ver-dure, insalata. Una sublime ed insuperabilePastiera napoletana (secondo la valutazione

di Sofia, una esperta nel settoreculinario) preparata da Nandoe Mina, macedonia con pannatanto speciale che don Fernadoha voluto gustare anche lapanna di Sofia. Non potevanomancare il vino, il caffè, l’amaro,il grappino ed i vari digestivi. Iltutto condito con brani napo-letani, abruzzesi e siciliani ac-compagnati e cantati da tutti ipresenti, con le poesie di donFernando ed i brindisi dei par-tecipanti. Per concludere con il

digestivo analcolico “Ti ja ja” offerto a tuttii partecipanti e accompagnato alla fisarmo-nica da don Rocco.

La tavernetta, messa a disposizione dalcuore grande e generoso di Nando e Mina,è stata arricchita da due dipinti del Padre Mi-nozzi e del Padre Semeria del pittore Di Ste-fano Cipriano. Questi locali saranno unpunto di riferimento per tutta la Famiglia Mi-nozziana, per la Famiglia dei Discepoli, per gliex alunni dell’ONPMI.

Grazie Nando per la tua generosità e di-sponibilità.

la taVerNetta

di Padre SeMeria e di Padre MiNoZZi

da Sant’Antimo

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da S. Giorgiole SUore Ci laSCiaNo

Una notizia girava per l’aria ma nessunovoleva prenderla sul serio… Già altre volteserpeggiava la voce che le Piccole Ancellestavano per lasciare la Scuola e la Comu-nità Sangiorgese ma poi, tutto rientrava esi ripartiva più entusiasti di prima.

Stavolta però sembra che le cose va-dano per altro verso e che a monte ci siauna decisione ufficiale e incontrovertibiledella Madre Generale e del suo Consi-glio…

A darcene ulteriore e indubbia con-ferma è venuto da Roma il segretario ge-nerale dell’Opera nazionale don Cesare, ilquale non solo ha comunicato ufficial-mente la cosa ma ha portato con sé anchealcuni responsabili della Cooperativa “IlPicchio” di Ascoli Piceno che è disponibilea rilevare la scuola.

Non nascondiamo che è stata una fittaal cuore: siamo troppo abituati alla Scuolae allo stile delle suore che il pensare diperderle ci lascia disorientati. La sola pre-senza delle suore ci trasmette serenità esicurezza, sicurezza e serenità da sempregarantite in decenni della loro attività inpaese.

Don Cesare ci ha dichiarato, alla pre-senza anche del Sindaco, del Vice Sindacoe dell’Assessore alla Pubblica Istruzioneche, nonostante il ritiro delle suore,l’Opera continuerà a tenere aperta laScuola e garantisce che la nuova Coopera-tiva che andrà a costituirsi, sotto l‘egida del

consorzio”Il Picchio” sarà all’altezza dellasituazione.

Sr. Anna Santa con il cuore in gola equalche lacrima agli occhi ha spiegato cheil ritiro delle religiose altra causa non hache la diminuzione delle suore nel loro Isti-tuto religioso e che fino alla fine si è ten-tato di assicurarne la permanenza e che laloro non è una fuga ma una dolorosa ne-cessità.

Da parte loro, il Vice Presidente delConsorzio, Franco Bruni, e la Responsabiledella Cooperativa “Paolo Dal Tosto” chedirige un’altra scuola dell’Opera a Pizzoli(AQ), Denise Ruggirei, pur consapevoli dinon poter sostituire in tutto le Suore e laloro specifica dedizione oblativa, faranno ditutto per garantire il livello della qualitàdella scuola e di impostare sui valori cri-stiano-religiosi la loro azione pedagogico-formativa.

E’ stato difficile per tutti entrare nellalogica di un nuovo ordine di cose, ma allafine il diaologo aperto e sincero ha fattocadere molti pregiudizi rasserenando glianimi e spronando tutti a collaborare perassicurare continuità didattica e valorialealla Scuola.

La nostalgia resta ma siamo sicuri chequest’opera, nata dalla Provvidenza, conti-nuerà, da Essa sostenuta, ad offrire a SanGiorgio una fucina di futuri uomini e donnecristianamente impostati, garanzia di futuroper il paese e per la società.

dalle NoStre CaSe

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dalle NoStre CaSe

da Palazzo San Gervasio

Bellissima, colorata, musicale, sarebberocertamente gli aggettivi che dovremmodare, come sempre, alla rappresentazionedei bambini di questo fine anno didattico,ma voglio aggiungerne altri due: geniale esignificativa.

Geniale perché è piaciuta molto l’ideadi vestire i bimbi di fine corso con tuni-chette e cappellino, simili a chi viene insi-gnito di laurea, e con questi dar vita a cantie balli molto belli che hanno espressocome in un racconto tutta l’esperienza dibimbi cantando, con semplicità il loro gra-zie, hanno espresso la loro riconoscenza anoi genitori e alle suore e le loro collabo-ratrici.

Significativa perché importante è statoil tema affrontato in questo ciclo didattico,“I valori della vita”. Infatti i bimbi portavanotutti una maglietta di vari colori con lascritta “alla scoperta dei valori della vita…” e il cartellone al centro della coreografiaaveva disegnato un grande scrigno da cuivenivano fuori come in una esplosione diluce le parole Bontà, Amicizia, solidarietà,Responsabilità, Tolleranza, Accoglienza,Gratitudine, Onestà, Generosità, Lealtà, Im-pegno, Rispetto…

Certamente queste parole anche senon nuove all’orecchio dei bambini non loè nei loro spontanei comportamenti, sicu-ramente è compito di noi genitori e deglieducatori scolastici dare significato edesempio alle parole che indicano i valori,

ma è pur vero che spesso abbiamo da im-parare dai più piccoli che innocentementeabbattono barriere che noi adulti sappiamosolo alzare e sarà proprio per questa ra-gione che Cristo duemila anni fa disse cheper entrare nel suo Regno celeste dob-biamo tutti tornare bambini.

In un mondo in cui i valori sono semprepiù difficili da trovare e dove prevalgono idisvalori come Egoismo, Male, Intolleranza,Razzismo, Disonestà… l’attenzione e l’im-pegno sia di noi genitori che degli educa-tori deve moltiplicarsi nello sforzo e nellaqualità anche perché, purtroppo, moltevolte a sostituirci in maniera arbitrariasono i Media (televisione, facebook e ecc.)che ahimè in un attimo sono capaci di faredanni a volte irreparabili.

Ecco perché aver incentrato la didatticasul tema dei valori è stato, soprattutto peri bimbi di fine ciclo, un buon lavoro viaticoper il futuro non solo scolastico ma di vitae anche per il sottoscritto che dopo seianni di frequentazione di questo Istituto,onorandomi di esserne il rappresentante,ne esco cresciuto anch’io da quello spiritofatto di impegno e abnegazione che ve-nendo dai Fondatori dell’Opera ha pervasoe pervade tutti coloro che in questi anni divita di questo Ente, e ne sono tanti, hannospeso le loro energie per il bene di tutti.

raPPreSeNtaZioNedi FiNe aNNo

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Page 37: f 6 e a geli a e La 1 23/07/14 15:47 Pagi a 1 · gnato: ”Quando pregate dite:”Padre no-stro…” (Mt. 7,14). Per Filium. Consapevoli della nostra indegnità e debolezza noi sperimentiamo

37Per approfondimenti e aggiornamenti visita il nostro sito www.onpmi.org

da SparaniseIl giorno 15 Giugno, presso l’Istituto

“P.G. Semeria” di Sparanise, ha avuto luogoil Convegno “Identità e missione degli sposicristiani”. E’ stato un momento molto sen-tito e partecipato. Fin dal mattino sonoconfluite all’Istituto numerose famiglie gio-vani provenienti da Nola – Aversa – Acerra– Capua etc.

Il relatore P. Renzo Bellini ha sottoli-neato la necessità che la presenza viva diGesù nella vita di coppia, trasformi la quo-tidianità, a volte insignificante, in una realtàsemplice ma viva. La presenza di Gesù devepenetrare sempre più nella persona e nellacoppia affinché questa diventi sempre piùcapace di amare, di testimoniare e di for-mare piccole chiese domestiche aperteche vivono nell’amore verso il prossimo.

Durante la giornata hanno avuto luogoconversazioni e adorazione Eucaristicamolto partecipata e sentita. La giornata siè conclusa con la Santa Messa presiedutadal Vescovo di Teano Mons. Arturo Aielloche si è complimentato vedendo le nume-rose famiglie giovani presenti e convinte.

E’ stata una giornata serena che ha vistol’Istituto affollatissimo in ogni angolo etanti si sono salutati a tarda sera con unarrivederci – complice anche il luogospazioso e accogliente.

laSCiateCile “NoStre” SUore!

Anche Castrovillari ha risentito in questiultimi anni dei contraccolpi della crisi eco-nomica e del ridimensionamento della vitareligiosa.

Le ultime vicende stanno fortemente in-cidendo sulle decisioni delle Suore di Caritàdi Santa Maria di Madre Clarac in merito allaloro presenza apostolica nell’Istituto “Vitto-rio Veneto” dove in più di 90 anni hannoscritto pagine indelebili e gloriose di caritàcristiana e di magistero educativo.

Il giorno 29 giugno si è tenuto un incon-tro tra i nuovi responsabili della Coopera-tiva, la Madre generale Sr Myriam Sida, ilVescovo di Cassano all’Jonio Mons. NunzioGalantino e il Segretario Generale dell’ON-PMI don Cesare Faiazza proprio per verifi-care l’opportunità del ritiro delle Religiose.

Dal sereno e franco colloquio è emersala necessità di avvalersi ancora, magari inmodo ridotto, della presenza e dell’operatodelle Suore a servizio dell’educazione deifanciulli castrovillaresi.

Mentre l’ultima parola ora spetta allaMadre Generale ed al suo Consiglio, noi pre-ghiamo perché le amate Suore continuino adessere un faro di carità e un punto di riferi-mento granitico ed affidabile nell’Istituto peril bene della cittadina.

da Castrovillari

dalle NoStre CaSe

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Il mese di giugno è stato un mese abbastanza particolare perché, mentre da un lato lapolitica ha continuato a fare rumore ed a promettere grandi cose in tempi rapidi, la maggiorparte delle persone erano catalizzate su un avvenimento che ogni 4 anni ci fa risvegliare eprova a farci sognare, i CAMPIONATI MONDIALI di calcio o, come meglio vien detta, laCOPPA DEL MONDO di calcio.

I sogni e le speranze che circolavano erano moltissime; in tanti si auguravano di vederela squadra mondiale, messa a punto dal tecnico, fare scintille come nel 1982.

Le partite a cui abbiamo assistito, invece, sono state abbastanza deludenti e la nostra NA-ZIONALE non ha superato neppure le qualificazioni.

La squadra, purtroppo, non c’era, lo spirito agonistico neppure. E’ sembrato a molti chela nazionale fosse andata in Brasile più per fare una vacanza che per impegnarsi veramente avincere.

L’allenatore ed il presidente della FIGC si sono subito dimessi.Inutile piangere sul latte versato!Anche in questo settore dobbiamo, purtroppo, ricominciare da capo.Un pensiero che circola con sempre più insistenza è quello di far tornare sulla terra i cal-

ciatori, abbassandogli lo stipendio e tutte le altre prebende a livello di persone normali. Solodi fronte a risultati VERI e CONCRETI si potranno dare piccoli riconoscimenti.

E’ un pensiero corretto? Per molti si. Nel frattempo il Presidente del Consiglio scalda il motore per il semestre di Presidenza

europea che inizierà il 1° di luglio. Anche per questo avvenimento si sognano grandi cose. La cosa certa è che il Nuovo Parlamento e la Nuova Commissione dovranno cambiare

marcia e politica se vorranno che l’Europa resti coesa e, soprattutto, che ricominci a crescereeconomicamente come serve. Solo una crescita forte potrà ridare vigore e slancio alla genteche è molto sofferente e fa sempre più fatica a resistere.

Vedremo se la politica italiana riuscirà a far cambiare passo ai burocrati ed ai politici d’ol-tralpe e se finalmente si parlerà più di coesione dei popoli che di regole inutili e sterili.

Quando anni fa un nostro uomo politico fu Presidente della Commissione non si fecerograndi passi in avanti. Fra le tante cose inutili che furono fatte venne stabilita la grandezza deipiselli (grandi, medi e piccoli)… ed altre amenità della specie.

A nostro parare la Commissione dovrebbe preoccuparsi solo di TEMI ALTI e dovrebbelavorare per creare molta più UNIONE fra le varie nazioni che la costituiscono, lasciando aifunzionari le altre cosucce.

Le cose necessarie ed indispensabili potrebbero essere: Unione Fiscale, Unione delle re-gole del Lavoro, Unione Militare, Unione delle politiche di accoglienza, Unione delle politichedel welfare. Riusciremo a convincere gli scettici che solo percorrendo questa strada salve-remo l’EUROPA? Diversamente rinasceranno le forze contrarie molto forti e molto agguer-rite che distruggeranno quel poco che si è fatto sin’ora e saranno guai per TUTTI.

m.l.

SPiZZiCaNdo

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Un esempio:

“Io sottoscritto …………………………………………………………….nato a ……………………………………………….il …………………………………residente in ……………………………………………………….via……………………………………………fatti salvi i diritti che la legge riserva ai miei eredi legittimi (coniuge,figli, geni-tori), lascio all’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia (o alla Famiglia dei Discepoli), a titolo di le-gato……………………………………………………………. (descrizione di ciò che si lascia: somma di denaro,beni immobili, opere d’arte, gioielli, titoli, fondi, assicurazione sulla vita oppure “il mio intero patrimonio”)….”

Data……………………………………….. Firma…………………………

Per maggiori informazioni sul lascito all’Opera di Padre Semeria e Padre Minozzi puoi telefonare a …………

IL LASCITO TESTAMENTARIOUN GESTO D’AMORE CHE NON TI FARA’ DIMENTICARE

Hai mai pensato a chi e come destinare i tuoi beni(SOMME DI DENARO, TITOLI, OBBLIGAZIONI,AZIONI, BENE IMMOBILE O MOBILE, oggetti di valore,ASSICURAZIONE SULLA VITA - CHE NON RIENTRANEL PATRIMONIO EREDITARIO, …)

Hai mai riflettuto che potresti sostenere, anche quando non ci sarai più, ini-ziative e progetti caritativi della nostra Opera e della Famiglia dei Discepoli le-gandoli al tuo nome ed alla tua memoria?

Con il tuo Testamento tu puoi decidere tutto questo,

oggi per domani,

e potrai fare del bene anche dopo la tua morte…

La nostra Opera o la Famiglia dei Discepoli potranno utilizzare il tuo lascitoper aiutare a migliorare i Progetti già in essere ed aprirne degli altri in nuovi

paesi.

SE UNA PERSONA VIENE A MANCARE SENZA LASCIARE DISPOSIZIONITESTAMENTARIE, E’ LA LEGGE (SUCCESSIONE LEGITTIMA) CHE DECIDELA DESTINAZIONE DEI TUOI BENI.

Ai nostri cari la legge riserva comunque una parte del patrimonio, mentre tupuoi disporre liberamente di una quota di esso (quota disponibile).

IL TUO TESTAMENTO PUOI REDIGERLO DI TUO PUGNO, COMPLETO DIDATA E FIRMA (TESTAMENTO OLOGRAFO) OD AVVALERTI DI UN NOTAIOCHE LO CUSTODIRA’ FINO ALLA TUA MORTE (TESTAMENTO PUBBLICO).TU PUOI REVOCARLO O MODIFICARLO IN QUALUNQUE MOMENTO DELLATUA VITA.

Al termine di questa vita terrena, senza che essi vadano a destinatari che tunon hai scelto direttamente, anzi avendo la garanzia che le TUE volontà finalisiano rispettate?

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