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EUROP.E. Public Entities in Europe Indagine sull’utilizzo dei fondi europei diretti e strumenti per il futuro

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EUROP.E. Public Entities in EuropeIndagine sull’utilizzo dei fondi europei diretti

e strumenti per il futuro

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Provincia Autonoma di Bolzano Alto AdigeUfficio di BruxellesRue de Pascale 45- 47B1040 BruxellesTel.: (+32) 2 743700-01Mail: [email protected]: http://alpeuregio.org/index.php/it/cercanelsito/603-europ-e-public-entities-in-europe

Realizzazione del progetto: Stefania Paolazzi, Giulia ChiarelCoordinamento del progetto: Vesna CaminadesIdeazione e Grafica: Creativeconnection - [email protected]: Tipografia Provincia Autonoma di Bolzano Alto Adige

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Sommario

Sommario

Prefazione p. 2

Arno Kompatscher, Presidente della Provincia Autonoma Bolzano-Alto Adige, Presidente della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige p. 2

Andreas Schatzer, Presidente del Consorzio dei Comuni dell’Alto Adige p. 3

Introduzione p. 5

I fondi europei diretti p. 6

I progetti europei, una breve panoramica p. 7

1.0 L’indagine p. 9

1.1 Quali informazioni? p. 10

1.2 I risultati dell’indagine p. 12

1.1 Gliufficieleripartizionidella Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige p. 13

1.1.1 Gliufficieleripartizionichehanno presentato proposte progettuali p. 15

1.1.2 Gliufficieleripartizionichenonhannomai presentato proposte progettuali p. 18

1.2 Le Comunità comprensoriali p. 23

1.2.1 Le Comunità comprensoriali che hanno presentato progetti per l’ottenimento di fondi europei diretti p. 24

1.2.2 Le Comunità comprensoriali che non hanno mai presentato progetti p. 26

1.3 I Comuni della Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige p. 29

1.3.1 I Comuni che hanno presentato proposte progettuali p. 32

1.3.2 I Comuni che non hanno mai presentato proposte progettuali p. 35

1.4 Conclusioni: un’analisi aggregata p. 41

2.0 Imparare dai risultati: strumenti per il futuro p. 45 Introduzione p. 46

2.1 EU – TIPP: l’importanza di un buonpartenariatoediunefficace sistema di comunicazione delle opportunitàdifinanziamento p. 48

2.2 Percorsi di formazione personalizzata p. 49

2.2.1 L’esperienza della Ripartizione Cultura italiana della Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige p. 51

2.3 Sostegno all’adesione a reti transnazionali p. 53

2.3.1 L’esperienza della Comunitá comprensoriale Oltradige - Bassa Atesina p. 55

2.4 Il ruolo dell’Amministrazione centrale p. 34

2.4.1 L’esperienza e i consigli del Comune di Bressanone p. 61

2.4.2 Comunicazione p. 61

2.4.3 Struttura e personale p. 62

2.4.4 Laboratori territoriali e formazione p. 62

2.4.5 Focus on: Euro Helpdesk, il servizio della Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige p. 63

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Prefazione

Arno KompatscherPresidente della Provincia Autonoma Bolzano-Alto Adige,Presidente della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige

Da diversi decenni la politica di coesione rappresenta una voce essenziale del bi-lancio europeo e un’importante fonte di finanziamento in Europa per promuovere progetti che favoriscono la coesione economica, sociale e territoriale. L’obiettivo di questa politica è quello di ridurre il divario tra le varie regioni e il ritardo di cui soffrono le regioni meno favorite. Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE), il Fondo di coesione, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) costituiscono insieme i Fondi strutturali e d’investimento europei (fon-di SIE). Oltre a questi, esistono i cosiddetti contributi finanziari “diretti” stanziati dall’Unione europea a favore di ambiti quali la mobilità, l’energia, la formazione, la sanità e la ricerca, solo per citarne alcuni. Tali contributi vengono stanziati tramite bandi per la presentazione di proposte e i finanziamenti vengono erogati diretta-mente dalla Commissione europea ai promotori dei progetti. Attualmente, l’Alto Adige beneficia in diversi modi dei finanziamenti europei: da un lato percepisce i fondi strutturali di cui sopra e, dall’altro, fa ricorso ai cosid-detti finanziamenti “diretti” dell’UE. Tuttavia, per diverse ragioni, l’utilizzo dei fi-nanziamenti diretti in Alto Adige non è paragonabile a quello dei fondi strutturali. Gli sviluppi a livello europeo, però, lasciano presagire che nel periodo di pro-grammazione post-2020 l’attuale bilancio per la coesione potrebbe subire delle

riduzioni. Anche per questa ragione è fondamentale capire chiaramente se e in quale misura i finanziamenti diretti dell’Unione vengono utilizzati in Alto Adige, per prepararci a sfruttare maggiormente questa possibilità in futuro. Per questo è stata lanciata l’iniziativa EuroP.E. – Public Entities in Europe. I Comuni, le Comuni­tà comprensoriali e anche l’Amministrazione provinciale sono stati invitati a partecipare a un sondaggio. Questa indagine ha permesso di valutare le conoscenze relative ai finanziamenti diretti dell’Unione europea, di capire quali difficoltà vengono riscontrate nel ricorso a tali fi-nanziamenti e, in particolare, di quali servizi vorrebbe usufruire il settore pubblico per avvici-narsi maggiormente al mondo dei programmi sovvenzionati con finanziamenti europei diretti. Sono convinto che questo sia un passo importante verso un maggior utilizzo dei fondi euro-pei. L’obiettivo è quello di sensibilizzare, diffondere conoscenze e offrire formazione e con-sulenza. Questa pubblicazione e l’intero progetto si prefiggono di analizzare la situazione, di riconoscere le difficoltà e le chance, nonché di sviluppare strategie e strumenti per fare in modo che, in futuro, il ricorso ai finanziamenti diretti dell’UE non venga più visto come un obiettivo irraggiungibile, ma piuttosto come una sfida e un’opportunità.

Arno Kompatscher

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Prefazione

Andreas SchatzerPresidente del Consorzio dei Comuni dell’ Alto Adige

Sono già trascorsi 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma. Da allora l’Unione eu-ropea è cambiata profondamente e oggi si trova in una fase di grande trasforma-zione. Circostanze quali i flussi di profughi, la crisi finanziaria, le turbolenze poli-tiche a livello europeo e internazionale e le guerre nel resto del mondo spesso ci fanno dimenticare quali sono i valori fondamentali dell’Unione europea che dovremmo avere particolarmente a cuore: la pace, i diritti umani, le libertà fon-damentali e la democrazia, solo per citarne alcuni.I comuni svolgono un ruolo fondamentale in particolare per quanto riguarda la cosiddetta “governance multilivello”, perché rappresentano il livello più vicino ai cittadini. Questa vicinanza è particolarmente importante per comunicare l’Europa ai singoli stakeholder in maniera mirata, tenendo conto delle loro preoccupazioni e dei loro interessi. Il livello comunale svolge, infatti, un ruolo cruciale quando si tratta di comunicare ciò che l’Unione europea incarna.In questo contesto rientrano, tra le altre, le possibilità offerte dai programmi di fi-nanziamento diretto. È importante diffondere l’idea che accedere a questo tipo di aiuti non è impossibile, sebbene in alcuni casi possa essere complesso. Proprio qui sta l’utilità di iniziative come la presente, che si prefigge di ottenere un quadro chiaro dell’effettivo livello di conoscenza e sfruttamento dei finanziamenti diretti dell’Unione europea nel settore pubblico in Alto Adige per mettere a disposizione l’assistenza desiderata. I risultati dell’indagine permettono di trarre conclusioni in-teressanti. Una delle più importanti è che, per lo più, la volontà di avvicinarsi a questo ambito esiste, sebbene si auspichi la presenza di un sostegno strutturato.Il coinvolgimento in progetti europei comporta inevitabilmente anche una maggior apertura nei confronti dell’Unione e delle sfide che la riguardano. È importante non limitarsi ad agire in maniera “reattiva” ma avere soprattutto un atteggiamento “proattivo” per influenzare gli sviluppi futuri dell’Unione europea.

Andreas Schatzer

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Introduzione

Titolo

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Introduzione

1 Non verranno quindi analizzati i comportamenti legati all’utilizzo di fondi strutturali quali FESR, FSE, FEASR o di fondi che fanno riferimento a programmi come INTERREG.

2 Mentre sono stati contattati tutti i Comuni e le Comunità comprensoriali, le ripartizioni sono state individuate in base al proprio settore di azione, che determina la loro potenziale partecipazione a progetti europei.

Ai fini di questa pubblicazione le strutture organizzative dei rispondenti sono sempre indicate come “enti”, nella sua accezione generica di “organizzazione di persone o beni” e non in quella contenuta nelle normative vigenti in tema di enti pubblici e locali.

Introduzione

Al fine di comprendere meglio se e fino a che punto il set-tore pubblico in Alto Adige stia sfruttando i finanziamenti diretti dell’Unione europea, è stato lanciato il progetto “EU-ROP.E. – Public Entities in Europe”. L’iniziativa dell’Ufficio di Bruxelles della Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige si propone di verificare quali servizi siano maggiormente consoni alle necessità del territorio e quali nuovi servizi va-dano sviluppati.Questa pubblicazione si inserisce all’interno del progetto proponendosi due obiettivi principali. Il primo è quello di tracciare i contorni dell’attuale stato di attivazione degli enti pubblici della nostra Provincia in tema di finanziamenti diretti europei, soffermandosi non solo sul-la descrizione di quanti enti abbiano ottenuto fondi diretti europei, ma anche analizzando quali siano le maggiori sfide riscontrate in questo ambito e dunque quali siano i bisogni più urgenti delle amministrazioni in tal senso. Il secondo è quello di riuscire a stimolare la ricerca di nuovi strumenti e strategie di azione per l’ottenimento di finanzia-menti europei sul territorio, attingendo dalle esperienze di attori europei e altoatesini e offrendo spunti e idee pratiche utili per comprendere meglio come destreggiarsi in questo ambito.Prima di proseguire con la trattazione è importante specifi-care che la pubblicazione si concentrerà solo ed esclusiva-mente sui finanziamenti a gestione diretta europea, ovvero i fondi provenienti da programmi tematici gestiti diretta-mente dalla Commissione europea, come i programmi Era-smus+, Life o Horizon 2020.1

Il lavoro che segue è così organizzato:

• La prima parte della pubblicazione sarà dedicata all’esposizione dei dati raccolti tramite un questionario circa l’utilizzo di fondi diretti europei e inviato ad un campione di enti pubblici sul territorio altoatesino, tra cui Comuni, Comunità comprensoriali, uffici e ripartizioni della Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige.2 Oltre all’esposizione dei dati verranno riportate alcune interviste condotte con amministratori rispondenti al questionario, al fine di raccontare in maniera più approfondita alcune esperienze territoriali.

• Nella seconda parte, invece, si cercherà di offrire una “cassetta degli attrezzi” agli attori pubblici che desiderino avvicinarsi al mondo dei finanziamenti diretti europei o rafforzare la propria capacità di destreggiarsi in tale ambito. Verranno inoltre presentate alcune pratiche quale fonte di ispirazione per la creazione di una strategia sistemica di miglioramento nell’attivazione verso i finanziamenti diretti europei sul territorio.

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Introduzione

I fondi europei diretti Come già accennato, l’indagine si focalizza sull’utilizzo dei finanziamenti a gestione diretta comunitaria. Quali sono questi fondi? Si tratta di programmi tematici gestiti diretta-mente dalle Direzioni generali della Commissione europea e dalle Agenzie esecutive, che si concentrano sul raggiungi-mento degli obiettivi europei in un singolo settore o area te-matica (ad esempio ricerca, ambiente, cultura, cittadinanza) attraverso l’erogazione di sovvenzioni per progetti a carattere tendenzialmente transnazionale.3 I finanziamenti provenienti dall’Unione europea si dividono infatti in “fondi a gestione diretta” e “fondi a gestione indiretta”.

Gli obiettivi di ogni programma rispecchiano, dettagliandoli, gli obiettivi stabiliti nella Strategia Europa 2020, approvata nel 2012. Le priorità fondamentali di questa strategia sono tre:• crescita intelligente, per migliorare le prestazioni

dell’Unione europea nei settori dell’istruzione, della ricerca, dell’innovazione e del digitale;

• crescita sostenibile, per un’economia più verde, più competitiva e più efficiente nel consumo delle risorse;

• crescita inclusiva, con l’obiettivo di ridurre la povertà in Europa, aumentando il numero di posti di lavoro anche e soprattutto di quelli qualificati, promuovendo azioni a favore di donne e altre categorie che rimangono ai margini del mercato del lavoro.

A queste priorità corrispondono cinque obiettivi in diversi ambiti: • occupazione: il tasso di occupazione da raggiungere è il

75% delle persone comprese fra i 20 e i 64 anni; • istruzione: il tasso di abbandono scolastico deve essere

inferiore al 10% e almeno il 40% delle persone di età compresa fra i 30 e i 34 anni deve raggiungere il livello di formazione universitaria;

• ricerca e innovazione: la quota di PIL dell’Unione europea destinato a questo settore deve essere pari al 3%;

• integrazione sociale e riduzione della povertà: alla fine del decennio ci deve essere una riduzione pari ad almeno 20 milioni di persone rispetto a quelle che nel 2012 vivevano in una situazione di povertà o di emarginazione;

• clima ed energia: raggiungimento dei target “20/20/20”, cioè la riduzione rispetto al 1990 delle emissioni di gas serra del 20%, il 20% del fabbisogno energetico ricavato da fonti rinnovabili e l’aumento del 20% dell’efficienza energetica.

I programmi tematici hanno quindi lo scopo di promuovere e finanziare azioni che rientrano nelle priorità elencate. È possibile trovare un elenco sintetico dei programmi e del-le tematiche da essi affrontate nella pubblicazione “I fondi europei diretti – prepararsi a presentare un progetto” allega-ta a questa indagine, mentre per una trattazione più esau-riente vi rimandiamo alla “Guida ai programmi di finanzia-mento europei 2014­2020” pubblicata in collaborazione con l’Ufficio per l’Integrazione europea della Ripartizione Europa della Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige3.

3 La Guida è consultabile e scaricabile da questo link: http://alpeuregio.org/images/­Helpdesk/GuidaProgrammiFinanziamento_IT_web­Sept2015.pdf. 4 Maggiori informazioni sulle Direzioni generali e sulle Agenzie esecutive possono essere consultate qui: http://ec.europa.eu/about/ds_it.htm e https://europa.eu/european­union/about­eu/agencies_it.

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Introduzione

Fondi diretti Fondi indiretti

Quali sono I fondi strutturali e di investimento europei

I programmi tematici

Alcuni esempi di programmi difinanziamento

Fondo Sociale Europeo, Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, Fondo per la Coesione

Horizon 2020, Erasmus+, Creative Europe, LIFE

Chi li gestisce Autorità di gestione nazionali o regionali

Direzioni generali della Commissione europea e Agenzie esecutive dell’Unione europea4

5 Per ogni programma è possibile consultare la lista dei Paesi aderenti allo stesso: molti dei programmi sono aperti anche a Stati diversi dagli Stati membri.

6 Questa quota è generalmente espressa come una percentuale del budget totale e vi è un’indicazione anche del contributo massimo che si può richiedere. Anche in questo caso si rimanda alla Guida citata alla nota 4.

I progetti europei,una breve panoramicaA seconda del programma e dell’invito a presentare propo-ste pubblicato al suo interno, vengono finanziate attività e azioni differenti. Nondimeno è possibile rintracciare alcuni tratti comuni alla maggior parte delle linee di finanziamento. Innanzitutto, i progetti sono transnazionali, cioè portati avanti da un consorzio composto da partner provenienti da Stati membri diversi. Questo consorzio forma un partenariato che può essere formale (cioè alla cui base vi è un accor-do scritto di collaborazione, non necessariamente legato unicamente al progetto, fra gli enti e le organizzazioni che ne fanno parte) o informale (i partner si accordano per col-laborare al progetto ma non vi sono particolari obblighi fra le parti). Possono partecipare persone fisiche e giuridiche stabilite in uno dei Paesi membri5, amministrazioni ed enti pubblici, associazioni, imprese, scuole e università, centri di ricerca e organizzazioni non governative.

Per essere cofinanziati essi devono infatti rappresentare un “valore aggiunto europeo”, devono cioè sviluppare propo-ste, soluzioni, reti e/o collaborazioni che non siano legate unicamente ad un determinato territorio e lì implementabili, raggiungendo gli stakeholder in aree diverse o essendo re-plicabili anche in altre realtà. Altro tratto comune è quello che riguarda il cofinanziamento: nella maggioranza dei casi, infatti, l’Unione europea finanzia unicamente una parte dei costi sostenuti per la realizzazio-ne delle attività legate al progetto.6 Per una trattazione più approfondita delle caratteristiche dei progetti europei e della scrittura delle proposte (dall’indivi-duazione dell’invito a presentare proposte alla rendiconta-zione delle attività) si rimanda alla Guida allegata a questa pubblicazione.

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Introduzione

Titolo

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L’INDAGINE

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L’ indagine

L’indagine

Quali informazioniPer raggiungere gli obiettivi che il progetto EuroP.E. – Public EntitiesinEuropesipone,l’UfficiodiBruxellesdellaProvinciaAutonoma di Bolzano – Alto Adige ha elaborato un questio-nariodasomministrareaglientipubblicialtoatesinialfinediraccogliere dati e informazioni capaci di fotografare lo stato e ledifficoltànell’utilizzodeifinanziamentidirettieuropeisulterritorio.

Nello specifico, il questionario è stato inviato a tutti i Comu-ni dell’Alto Adige, a tutte le Comunità comprensoriali e ad alcuni uffici e ripartizioni dell’Amministrazione provinciale le cui aree di competenza sono particolarmente interessate da finanziamenti diretti europei.7

L’indagine è stata costruita in modo da far emergere gli ele-menti più importanti nel comportamento degli enti pubblici in relazione alla sfera dei finanziamenti diretti europei. Una prima parte è stata dedicata alla conoscenza del con-testo e dell’esperienza pregressa del rispondente. In parti-colare è stato chiesto di specificare il grado di internaziona-lizzazione8 del proprio ente – ipotizzando una correlazione tra questo elemento e l’attivazione per ottenere fondi diretti europei – e di specificare se l’ente di appartenenza abbia mai presentato un progetto per l’ottenimento di tali finan-ziamenti. In questo modo è stato possibile distinguere fin da subito tre profili tra i rispondenti: chi ha presentato almeno una volta un progetto, chi non ha mai presentato progetti e chi non conosce per niente il mondo dei finanziamenti diretti europei.

Al fine di approfondire le specifiche dei profili selezionati sono stati costruiti due percorsi differenti di indagine, ognu-no dei quali risponde tuttavia ad uno schema comune di analisi che si focalizza su categorie di problemi considerate centrali nell’utilizzo dei finanziamenti diretti europei. Oltre

7 Il periodo di rilevazione è iniziato nel mese di luglio ed è terminato nel mese di settembre 2016. Fermo restando il numero dei rispondenti, il numero di risposte alle singole domande può variare poiché non è stata prevista

l’obbligatorietà di risposta al questionario.8 Con il termine “internazionalizzazione” ci si riferisce alla presenza di una o più attività internazionali nell’Amministrazione, quali, ad

ad una serie di quesiti strutturati sono state garantite delle domande aperte per approfondire le questioni ritenute di maggiore complessità.

Tra chi ha avuto esperienza nella presentazione di proposte progettuali sono stati distinti i soggetti che hanno ottenuto e coloro che invece non hanno mai ottenuto finanziamenti di-retti europei, mettendo in luce anche i diversi ruoli che que-sti soggetti hanno avuto all’interno del progetto (capofila, partner, unico ricevente). Si è poi proseguito chiedendo di indicare il grado di importanza di alcuni problemi riscontrati dall’ente nel presentare un progetto europeo. Nello speci-fico, le difficoltà elencate fanno riferimento al tipo di com-petenze necessarie per la presentazione di un progetto, alla presenza di risorse umane sufficienti per gestire la sfera dei progetti, al carico amministrativo e burocratico legato ai fondi, alla gestione del partenariato e alla comprensione dei meccanismi di valutazione della Commissione europea. Al fine di comprendere l’atteggiamento di apertura o chiusura verso un’ulteriore esperienza con i finanziamenti diretti, è stato anche chiesto un giudizio complessivo sulle opportu-nità di finanziamento diretto europeo.

Per quanto riguarda invece chi non ha mai presentato propo-ste progettuali, il questionario ha voluto investigare la perce-zione comune circa alcune variabili che possono dissuadere dall’attivarsi nell’ambito dei fondi diretti europei. Anche in questo caso è stato chiesto di indicare il livello di importanza dei fattori che fanno riferimento alla sfera delle competenze, a quella normativa nonché a quella delle risorse umane e dei contatti per la costruzione di partenariati. Si è voluto inol-tre comprendere se chi non ha mai presentato un progetto ritenga comunque che le risorse dirette europee possano essere considerate o meno un’opportunità e quali incentivi favorirebbero una maggiore attivazione dell’ente.

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L’ indagine

Anche a tal riguardo si è distinto tra incentivi riferibili alla struttura amministrativa e alla possibilità di esternalizzare alcuni degli sforzi progettuali, come la scrittura, la consu-lenza giuridica o la leadership nella formazione del parte-nariato di progetto. A conclusione dell’indagine, a tutti i rispondenti è stato chiesto di suggerire, tra una serie di servizi e strumenti proposti per supportare le amministrazioni, quali fossero ritenuti realmen-teutiliedefficaci.Taliservizisonostatiselezionati inquantomolto visibili, immediati e facilmente adattabili ai livelli di bi-sognodeglientiinbasealleesperienzedialtriufficieservizinazionali e europei.

esempio, la partecipazione a reti o organizzazioni internazionali, la presenza di servizi dedicati alle relazioni internazionali, l’attivazione di gemellaggi o altri progetti con partner.

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L’ indagine

I risultati dell’indagineAll’indagine hanno risposto 36 uffici o ripartizioni della Pro-vincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, tutte le sette Co-munità comprensoriali e 74 Comuni dell’Alto Adige, per un totale di 117 risposte. Tra i rispondenti, 51 enti pubblici, pari al 43% del campione, hannoaffermatodiaverpresentatoproposteprogettualiperl’ottenimentodi finanziamenti diretti; 64, pari al 55%, hanno invece sostenuto di non aver mai presentato una proposta progettuale; solo 2, infine, hanno sostenuto di non conosce-re le opportunità di finanziamento diretto europee (Figura 1).

Proseguendo nell’analisi dei dati raccolti si scopre che, tra i rispondenti al sondaggio, sono 37 gli enti pubblici che hanno ottenuto almeno un finanziamento diretto di natura europea, ovvero il 32% dei rispondenti. Tuttavia, se consideriamo solo gli enti pubblici che hanno provato a presentare almeno una proposta progettuale nell’ambito dei programmi tematici gestiti dalla Commissione europea, è possibile notare come circa il 73% degli enti appartenenti a questo gruppo abbia an-

che ricevuto fondi e potuto implementare il proprio progetto. Questa informazione è molto interessante poiché ci dice che circa i tre quarti degli Enti che hanno provato ad accedere ai fondi diretti europei hanno anche avuto successo.

Sebbenequestidatipossanogiàoffrircialcune informazioniutilialfinediconosceremegliol’esperienzadegliEntipubblicialtoatesini, come abbiamo anticipato nell’introduzione, l’o-biettivo dell’indagine non era solo raccogliere dei dati quan-titativi circa il numero di enti che si sono attivati e hanno ot-tenuto un finanziamento diretto europeo. Il questionario si proponeva, infatti, anche di approfondire se gli Enti pubblici percepiscano questi fondi come un’opportunità, quali siano le maggiori sfide da affrontare per rafforzare la capacità di accesso a queste risorse sul territorio e gli strumenti ritenuti più utili per sostenere gli enti pubblici.A tal proposito e al fine di garantire una maggiore sistemati-cità e precisione nell’esposizione dei risultati dell’indagine, si è ritenuto opportuno proseguire la trattazione focalizzandosi sui diversi gruppi locali (uffici e ripartizioni della Provincia Au-tonoma di Bolzano – Alto Adige, Comunità comprensoriali, Comuni), riservando a un paragrafo finale alcune conclusioni circa la situazione generale del territorio.

Il 43% del campione ha presentato proposte progettuali per l’ottenimento di finanziamentidiretti.

il 73% degli enti che hanno presentato proposte progettuali ha anche ricevuto fondi.

43%

55% 2%

Rispondenti che hanno presentato o meno una proposta progettuale per l’ottenimento di finanziamenti diretti europei

No

Si

Non so di cosa si parli

Figura 1

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Gliufficieleripartizionidella Provincia Autonoma

di Bolzano – Alto Adige

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Figura 2

GliufficieleripartizionidellaProvinciaAutonomadi Bolzano – Alto Adige

58%

39% 3%

Ripartizioni e uffici provinciali che hanno presentato o meno una proposta progettuale per l’ottenimento di finanziamenti diretti europei, per valore percentuale

No

Si

Non so di cosa si parli

Il 58% del campione ha presentato proposte progettuali per l’ottenimento di finanziamentidiretti.

L’86% degli enti che hanno presentato proposte progettuali ha anche ricevuto fondi.

Tra i differenti enti pubblici della Provincia Autonoma di Bol-zano – Alto Adige a cui è stato inviato il questionario, ritrovia-mo anche gli uffici e le ripartizioni provinciali potenzialmente più interessati dai programmi di finanziamento diretto.

All’interno di questo campione, i rispondenti sono stati in to-tale 36. Tra questi, 21 soggetti, corrispondenti al 58%, hanno

affermato che l’ente a cui fanno riferimento ha presentato almeno una volta una proposta progettuale al fine ottenere finanziamenti diretti europei; 14 (39%) hanno invece afferma-to che il proprio ente non ha mai presentato una proposta progettuale; un solo rispondente (3%) sostiene infine di non conoscere le opportunità di finanziamento diretto europee (Figura 2).

L’ indagine

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Tra gli enti dell’Amministrazione provinciale che hanno pre-sentato proposte progettuali, 18 su 21 (corrispondente a cir-ca l’86% del campione qui considerato) hanno anche ricevu-to finanziamenti diretti europei.

Se osserviamo il livello di attività degli enti che hanno pre-sentato proposte progettuali, il quadro sembra essere ab-bastanza polarizzato, con quattro soggetti su 21 che hanno affermato che il proprio ente di riferimento ha presentato dieci o più progetti per l’ottenimento di fondi diretti europei e 13 rispondenti che hanno indicato un numero più ristretto – contenuto tra uno e tre – di progetti presentati.9 Tra questi ultimi, sette sono quelli che affermano che il proprio ente ha presentato un solo progetto. Questa specifica situazio-ne potrebbe far pensare ad una fase di apertura degli enti al mondo dei finanziamenti europei o, al contrario, ad uno scoraggiamento a seguito del primo approccio a questi ul-timi. Tuttavia, se andiamo ad osservare il livello di successo del gruppo di enti per cui è stato indicato un solo progetto presentato, è possibile notare come cinque progetti su set-te siano anche stati finanziati mentre solo due enti afferenti a questo gruppo hanno presentato progetti senza ottene-re finanziamenti. Inoltre, dal giudizio dato dai rispondenti di questo gruppo sulle opportunità di finanziamento non si riscontra un atteggiamento di chiusura nei confronti delle opportunità, quanto piuttosto un approccio consapevole e cauto. Infatti, nessuno dei rispondenti considerati ha soste-nuto che provare ad accedere a questi fondi sia una sfida persa in partenza, ma tutti hanno affermato che presentare un progetto “vale la pena solo se si ha un’idea progettuale chiara e un buon partenariato”.

Nella fase di redazione del nostro questionario, tra le varie ipotesi formulate c’era anche quella secondo cui un più alto grado d’internazionalizzazione dell’ente potesse favorire anche una maggiore apertura verso il mondo dei finanzia-menti diretti europei. Tuttavia, se andiamo ad osservare i dati raccolti in riferimento al numero di attività internazionali negli enti che hanno presentato proposte progettuali, tale fattore non sembra essere così determinante nell’attivazio-ne dal momento che 14 enti su 21 (circa il 67%) hanno affer-mato di avere livelli di internazionalizzazione nulli, bassi o mediamente bassi.

Passando ad analizzare le modalità di partenariato secon-do le quali sono state presentate le proposte progettuali, è possibile riscontrare una maggioranza di progetti propo-sti e finanziati grazie al coinvolgimento da parte di soggetti internazionali o nazionali, pur non mancando le esperienze in cui è stato l’ufficio o ripartizione altoatesina a presenta-re progetti coinvolgendo altri soggetti. È bene sottolineare che gli Enti che hanno provato a presentare progetti senza riuscire ad ottenere finanziamenti non sono accomunati da una stessa modalità di costruzione del partenariato e pre-sentano situazioni differenti. Tali dati ci ricordano come ogni programma di finanziamento possieda regole proprie sulla natura dei partenariati di progetto nonostante, tendenzial-mente, i programmi offerti dalla Commissione europea sia-no spesso orientati alla creazione di consorzi transnazionali. Per quanto riguarda i problemi riscontrati dagli enti, nella Fi-gura 3 (pag. 17) è possibile notare come il maggior numero di rispondenti (sette su 21) abbia indicato il carico burocra-tico e amministrativo provinciale da sostenere per accedere aifinanziamentidirettieuropeicomeunproblemadiestremaimportanza.

9 Quattro dei rispondenti che hanno affermato di aver presentato proposte progettuali non hanno risposto alla domanda in cui veniva chiesto di indicare il numero di progetti presentati.

Gliufficieleripartizionichehannopresentatoproposte progettuali

L’ indagine

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18

Se consideriamo poi l’insieme di tutte le risposte date a questa domanda è evidente come questa problematica risulti essere particolarmente rilevante all’interno del cam-pione di rispondenti.10 Anche il carico amministrativo e burocratico derivante di-rettamente dalle regole di gestione dei finanziamenti diretti europei viene indicato da un numero consistente di soggetti come un problema estremamente importante; dalle rispo-ste appare evidente la necessità di rafforzare gli strumenti di supporto anche in relazione a questo ambito.

In generale, tra i problemi sollevati nello spazio dedicato all’individuazione libera dei problemi riscontrati in ambito burocratico e amministrativo è possibile notare come alcuni rispondenti segnalino il non-allineamento tra le disposizioni locali ed europee in termini di rendicontazione dei progetti. Quest’ultima fase progettuale risulta inoltre essere quella più complessa per i soggetti rispondenti. Un’altra fase par-ticolarmente impegnativa sembra essere quella dedicata alla preparazione della modulistica necessaria per la con-segna della proposta progettuale. Un ulteriore aspetto che registra un numero consistente di giudizi tra loro notevolmente discordanti è quello che fa ri-ferimento alla scarsità – o meno – di personale disponibi-le nell’ente per potersi occupare direttamente di questioni inerenti ai finanziamenti diretti europei oltre che ai compiti che già gli sono attribuiti all’interno dell’Amministrazione.11

Anche la mancanza di competenze in ambito di europroget-tazioneottienegiudizichecomunicanolanecessitàdiraffor-zamento delle capacità amministrative12, mentre le compe-tenze linguistiche necessarie nell’approccio ai finanziamentidiretti europei sembranoesserediffusenell’Amministrazioneprovinciale.

La gestione dei partenariati e la comprensione dei parame-tri di valutazione che la Commissione europea applica alle proposte progettuali ottengono un minor numero di giudizi “estremi”, riportando invece valori più “centrali”. Tuttavia, con riferimento al ruolo della Commissione europea nel giudi-zio di ammissibilità del progetto, tra i rispondenti è emerso come sia difficile comprendere quali siano i criteri oggettivi di valutazione utilizzati da quest’ultima e il grande limite di ottenere valutazioni molto restrittive solo una volta termina-ta “l’esecuzione dei lavori”.

Particolare attenzione deve essere riservata ai problemi in-dicati da quegli enti dell’Amministrazione provinciale che hanno presentato proposte progettuali senza tuttavia otte-nere finanziamenti diretti europei. In questi casi, il maggiore problema riscontrato risulta essere la mancanza di compe-tenze tecniche in ambito di progettazione europea, seguita dalla scarsità di personale.

A fronte della propria esperienza, ai rispondenti è stato inoltre chiesto di esprimere un giudizio sulle opportunità di finanziamento diretto europeo. A questa domanda, 18 sog-getti su 21 hanno risposto che vale la pena provare solo se si ha un’idea chiara da sviluppare e un buon partenariato. Tra i soggetti restanti, due hanno affermato che vale sempre la pena provare mentre uno ha sostenuto, motivando il proprio giudizio negativo, che le forze da investire sono maggiori dei risultati ottenibili.

10 È comunque importante notare come al contempo sette rispondenti abbiano indicato che il carico burocratico non costituisce un ostacolo importante per l’accesso ai finanziamenti diretti europei.

11 Un approccio interessante alla risoluzione di questo tipo di problemi può essere rintracciato nell’esperienza della Ripartizione Cultura italiana, consultabile all’interno di questa pubblicazione.

L’ indagine

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19

Figura 3

Gestione del parternariato

Comprensione valutazione della Commissione europea

Carico burocratico/amministrativo fondi diretti UE

Carico burocratico/amministrativo provinciale

Scarsità di personale nell’ente

Mancanza di competenze linguistiche (inglese) nell’amministrazione

Mancanza di competenze tecniche (europrogettazione) nell’amministrazione

1

1

2

1

3

10

8

5

7

4

13

5

6

9

11

7

9

6

9

4

3

5

7

6

1

4

Grado di importanza dei problemi incontrati in relazione ai fondi diretti europei dalle ripartizioni e dagli uffici provinciali

Estremamente importante Molto importante Poco importante Per nulla importante

12 È bene tuttavia segnalare come questo fattore sia anche stato indicato da tre enti come “per nulla importante”. Se ad una prima lettura questo dato potrebbe far pensare alla presenza di competenze di europrogettazione ormai forti in alcuni rispondenti, è bene sottolineare che nel corso dell’indagine spesso è emerso che tali competenze vengono ritenute come uno strumento da ricercare esternamente.

L’ indagine

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20

Gliufficieleripartizionichenon hanno mai presentato proposte progettuali

Dalle risposte offerte dai 14 enti dell’Amministrazione pro-vinciale che non hanno mai presentato proposte progettuali al fine di ottenere finanziamenti diretti europei è possibile notare (Figura 4) come la percezione di doversi confrontare con un complesso ed eccessivo carico burocratico e ammi-nistrativo derivante dal livello europeo sia un fattore di limite moltofortenell’approcciarsiaquestotipodifinanziamenti.La metà dei rispondenti afferma infatti che questo elemento è estremamente importante, altri cinque lo considerano mol-to importante e solo due rispondenti credono invece sia che sia poco importante.13 Una situazione molto simile è riscontrabile anche a proposi-to del carico burocratico e amministrativo di natura provin-ciale; se si osservano le risposte date per specificare meglio quali siano le norme o le pratiche percepite come troppo onerose, scopriamo che esse fanno nuovamente riferimen-to alla fatturazione e rendicontazione, alle modalità attra-verso cui cofinanziare i progetti e alle pratiche di gestione degli incarichi per il personale che si deve occupare dell’im-plementazione di questi. Sempre in riferimento all’ambito delle risorse umane, anche in questo gruppo di rispondenti ritroviamo tra i fattori di limite percepiti come più importanti la difficoltà di dedicare personale all’avvicinamento al mon-do dei finanziamenti diretti europei. Questo problema viene tuttavia percepito come poco o per nulla importante da un numero di rispondenti più sostanzioso rispetto ai temi legati ai carichi burocratici.

Alcuni fattori proposti nel questionario come limiti all’attiva-zione degli enti dividono maggiormente e in maniera netta il campione dei rispondenti. In particolare si fa riferimento alla capacità di creare o inserirsi in reti di attori per la costru-zione di partenariati di progetto, alla presenza di competen-ze di europrogettazione all’interno dell’Amministrazione e alla scarsa conoscenza delle opportunità di finanziamento. Quest’ultimo elemento, a differenza degli altri due elencati, non viene tuttavia indicato da nessun ente come “estrema-mente importante”. L’approccio con un settore la cui principale lingua di lavoro è quella inglese non sembra invece essere particolarmen-te limitante, anche nel caso degli enti dell’Amministrazione provinciale che non hanno mai presentato proposte.

Oltre ai limiti percepiti all’attivazione dell’ente per l’otteni-mento di fondi diretti europei, ai rispondenti è stato chiesto anche un parere sulla necessità di provare a fare ricorso alle opportunità di finanziamento diretto europeo. A tale doman-da solo due rispondenti hanno risposto che, non credendo che all’interno del proprio ente vi siano le competenze ne-cessarie, non si dovrebbe provare ad accedere a tali linee di finanziamento. Tra gli altri rispondenti, tutti affermano che si dovrebbe provare a fare ricorso alle opportunità; cinque su dodici sottolineano tuttavia come attualmente questa non sia una priorità del proprio ente. Nessuno dei rispondenti ha affermato che questo tipo di risorse non può rappresentare un valore aggiunto per il proprio ente. Alla luce di queste informazioni è interessante analizzare il grado d’importanza indicato dai rispondenti circa alcuni fat-tori che potrebbero stimolare il cambiamento di approccio dell’ente al mondo dei finanziamenti diretti europei.

13 A tal proposito è interessante riportare degli spunti ottenuti grazie al confronto telefonico diretto con alcuni dei soggetti coinvolti nell’indagine sul tipo di problemi percepiti. Questi hanno fatto riferimento principalmente alla cultura amministrativa degli enti, ovvero alla difficoltà di cambiare il proprio approccio verso le politiche e l’innovazione dei territori, preferendo sfruttare i fondi di natura esclusivamente provinciale perché ritenuti “più sicuri”.

L’ indagine

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Carico burocratico/amministrativo fondidiretti UE

Carico burocratico/amministrativoprovinciale

Mancanza di contatti per partenariato

Scarsità di personale nell’ente

Mancanza di competenze tecniche(europrogettazione) nell’amministrazione

Mancanza di competenze linguistiche(inglese) nell’amministrazione

Scarsa conoscenza delle opportunità

Grado di importanza dei fattori limite nell’attivazione per l’ottenimento di finanziamenti diretti europei, secondo ripartizioni e uffici provinciali

1 1

1

1

5

1

2

2

6

4

6

6

6

5

6

6

4

6

3

7

7

6

5

1

Figura 4

L’ indagine

Estremamente importante Molto importante Poco importante Per nulla importante

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Se osserviamo la Figura 5, risulta subito evidente l’unani-mità nell’identificare facilitazioni o incentivi per accedere a consulenze esterne in ambito di europrogettazione come un fattore molto importante per stimolare l’attivazione dell’ente. Sei rispondenti su 14 ritengono, inoltre, estrema-mente importante l’offerta di un supporto giuridico per la ri-soluzione di quesiti legati alle norme da seguire per l’utilizzo dei fondi diretti europei e altri sette ritengono questo fattore molto importante.

Il dato più interessante sembra tuttavia essere quello per cui sette rispondenti su 14 considerano estremamente importante

la creazione di un ufficio, all’interno dell’ente, esplicitamente dedicato ai fondi diretti europei con personale specializza-to. Questo elemento è particolarmente importante perché sembra comunicare quantomeno una predisposizione posi-tiva all’ipotesi di dedicare più spazio all’interno della propria struttura per cogliere le sfide provenienti dal livello europeo. Tale affermazione è rafforzata dal fatto che sei di questi sette rispondenti hanno anche affermato che i finanziamenti diretti europei sono risorse importanti e dovrebbero essere sfruttate maggiormente. In linea con questo dato, inoltre, molta impor-tanza è data anche alla formazione tecnica dei dipendenti.Sorprendono i tanti giudizi che indicano come poco impor-

Grado di importanza dei fattori di stimolo per una maggiore attivazione dell’ente, secondo ripartizioni e uffici provinciali

1

1

8

8

6

1

3

3

3

4

7

7

12

4

10

2

1

1

6

2

7

1

Figura 5

Coinvolgimento in un progetto da parte di un ente esterno

Coinvolgimento in un progetto da parte di un ente del territorio

Maggiore sponsorizzazione delle opportunità sul territorio

Supporto giuridico per risoluzione quesiti su utilizzo fondi diretti europei

Incentivi per accedere a consulenze esterne in ambito di europrogettazione

Creazionediunufficiodedicatoaifinanziamentidiretti europei all’interno dell’ente

Più formazione tecnica e/o linguistica dei dipendenti dell’ente

L’ indagine

Estremamente importante Molto importante Poco importante Per nulla importante

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14 Per approfondire questo punto, si veda l’ intervista condotta con la Comunità comprensoriale Oltradige­Bassa Atesina contenuta in questa pubblicazione a pagina 55.

tante il ruolo che altri attori, nazionali o stranieri, possono avere nel catalizzare l’attivazione dell’ente coinvolgendolo in un progetto. Tale fattore di attivazione, infatti, può favorire un alleggerimento del carico amministrativo e burocratico legato alla stesura dei progetti e può anche fungere da gui-da nell’approcciarsi per la prima volta ad un mondo che ap-parentemente può risultare complesso.14

A conclusione del questionario, a tutti i rispondenti è stato infine chiesto di indicare quali tra alcuni strumenti – scelti per il loro alto livello di adattabilità e per la loro immediatezza – fosse-ro considerati utili per offrire un supporto concreto e tangibile. Com’è possibile notare dalla Figura 6, i servizi ritenuti effica-

ci dal maggior numero di rispondenti sono la possibilità di ottenere una formazione su misura e l’offerta di un servizio che affianchi gli enti nell’accesso ai finanziamenti attraverso un supporto pratico e di coordinamento, capace di aiutare anche in fasi come quella della costruzione dei partenaria-ti. Le altre opzioni fornite hanno ottenuto meno preferenze ma in generale nessun servizio sembra essere escludibile a priori come veicolo di formazione di un sistema e di una strategia territoriale per il potenziamento dell’accesso ai fi-nanziamenti diretti europei.

Newsletter conaggiornamentisu fondi diretti

11 10

24 25

14

Infoday su fondi diretti europei

Formazione su misura

Servizio informazione supporto e coordinamen-

to nell’accesso ai fondi

Esperienza formativa di networking a

Bruxelles

Servizi ritenuti più utili come supporto nell’ambito dei finanziamenti diretti secondo ripartizioni e uffici provinciali

Figura 6

L’ indagine

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Introduzione

Le Comunità comprensoriali

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15 I diversi gradi di internazionalizzazione sono stati così definiti: nullo (presenza di nessuna attività internazionale); basso (presenza di una attività internazionale); mediamente basso (presenza di due o tre attività internazionali); mediamente elevato (presenza di quattro attività internazionali); elevato (presenza di più di quattro attività internazionali).

Le Comunità comprensorialiTutte le Comunità comprensoriali della Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige hanno partecipato all’indagine.Dalle risposte fornite emerge che solo due Comunità com-prensoriali su sette hanno presentato progetti per l’otteni-mento di finanziamenti europei diretti. Nessuna Comunità ha affermato di non conoscere l’argomento di cui trattava il que-stionario. In linea generale è possibile notare (Figura 7) come il grado di internazionalizzazione delle Comunità comprensoriali sia tendenzialmente non molto sviluppato, con una sola Co-munità che afferma di avere un’internazionalizzazione media-mente elevata e le altre Comunità che riportano livelli nulli (2), bassi (1) o mediamente bassi (3).15

Tuttavia, se i dati complessivi possono far pensare ad una correlazione tra il grado di internazionalizzazione e l’atti-vazione nella presentazione di progetti europei, guardan-do ai dati dei singoli rispondenti il rapporto tra queste due variabili non risulta essere del tutto chiaro e univoco. È infatti possibile notare come le due Comunità che han-no affermato di aver presentato progetti abbiano anche un grado di internazionalizzazione mediamente basso, mentre l’unica Comunità che descrive il suo livello di in-ternazionalizzazione come mediamente elevato non ha mai presentato progetti.

Le Comunità comprensoriali che hanno presentato progetti per l’ottenimento di fondi europei diretti

Entrambe le Comunità che hanno presentato progetti hanno ottenutofinanziamentieuropeinell’ambitodiprogettipromos-si da partner nazionali o esteri, quindi mai in veste di capofila di progetto o per progetti singoli.Se analizziamo quali sono stati i problemi riscontrati da queste due Comunità (Figura 8), è possibile notare come entrambe indichino come molto importanti il carico buro-cratico e amministrativo provinciale, la scarsità di personale amministrativo a disposizione per seguire l’ambito dei finan-ziamenti diretti e la mancanza di competenze tecniche e lin-guistiche adatte alla gestione di questo tipo di finanziamenti. Anche la gestione del partenariato viene descritta come un problema molto importante o estremamente importante. Pareri discordanti emergono invece in relazione ai problemi derivanti dal carico burocratico legato ai fondi diretti europei,

ritenuti molto importanti da una Comunità e poco importanti da un’altra. Unanime il giudizio di estrema importanza dei pro-blemi derivanti dalla difficile comprensione delle valutazioniche la Commissione europea dà ai progetti. Se leggiamo più nello specifico quelli che sono stati i pro-blemi elencati liberamente dalle due Comunità, esse la-mentano alcune difficoltà nell’individuare a chi rivolgersi per ottenere informazioni circa le pratiche burocratiche neces-sarie alla gestione delle diverse azioni di progetto. Tuttavia, nonostante i problemi riscontrati, entrambe le Co-munità sembrano dare un giudizio positivo alle opportunità difinanziamentodirettoeuropeo,sottolineandocomevalgasempre la pena provare a presentare un progetto qualora ce ne fosse l’occasione e come sia necessario adoperarsi con uno sforzo maggiore per attivarsi in questo campo.

L’ indagine

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27

Elevato

0

1 12

3

Basso Mediamente elevato

Nullo Mediamente Basso

Numero di Comunità comprensoriali per grado di internazionalizzazione

Figura 7

Grado di importanza dei problemi incontrati in relazione ai finanziamenti diretti europei secondo le Comunità comprensoriali

Carico burocratico/amministrativo fondi diretti UE

Mancanza di competenze linguistiche (inglese) nell’amministrazione

Mancanza competenze tecniche (europrogettazione) nell’amministrazione

Gestione del partenariato

Comprensione della valutazione della Commissione europea

Carico burocratico/amministrativo provinciale

Scarsità di personale nell’ente

1 1

2

2

11

2

2

2

Figura 8

L’ indagine

Estremamente importante Molto importante Poco importante

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Le Comunità comprensoriali che non hanno mai presentato progetti Passando all’analisi delle risposte date dalle Comunità che non hanno mai presentato progetti per l’ottenimento di finanziamenti diretti europei, è possibile notare come il carico burocratico provinciale e quello legato ai finanzia-menti europei sembri essere percepito all’unisono come un fattore di limite molto importante e, in alcuni casi, estre-mamente importante. Più variegata è invece la percezione degli altri fattori, con alcune Comunità che riportano come estremamente importante la scarsità di personale, la man-canza di competenze di europrogettazione nella propria Amministrazione e la scarsa conoscenza delle opportunità di finanziamento. Quest’ultimo elemento tuttavia è ritenuto poco importante da quattro Comunità su cinque. Per quan-to riguarda le competenze linguistiche, i valori sembrano essere medi, con nessuna Comunità che indica questo pro-blema come di estrema importanza (Figura 9).

Nella specificazione di quali siano stati i maggiori problemi riscontrati in termini amministrativi e burocratici le Comuni-tà hanno elencato una scarsa comprensione delle regole e dei criteri di partecipazione ai bandi, la natura molto diversa di norme e logiche di azione rispetto a quelle applicate a livello nazionale e provinciale e la paura di non essere in grado di rendicontare e di dover investire troppo tempo, co-sti e personale nella gestione dei progetti. Emerge inoltre che spesso le esperienze pregresse con l’utilizzo dei fondi strutturali sembrano influenzare gli enti nell’approcciarsi a qualsiasi tipo di programma di finanziamento targato UE.

Se interrogate su quali potrebbero essere i fattori di stimolo per favorire l’attivazione del proprio ente verso i finanzia-menti diretti europei, le Comunità hanno risposto con una grande varietà di opinioni. Dai dati è tuttavia possibile pren-dere atto della necessità di accedere con maggiore facilità a competenze in ambito di europrogettazione sul territorio. Più specificatamente, le esigenze delle Amministrazioni ri-spondenti sembrano essere maggiormente orientate all’e-sternalizzazione di consulenze in ambito di europrogetta-

zione o alla creazione di uffici specificamente dedicati ai finanziamenti diretti europei piuttosto che alla formazione dei dipendenti dell’Amministrazione stessa. Tale tendenza è in linea con l’elevata importanza attribuita, nella domanda precedente, alla scarsità di personale come fattore di limite all’attivazione dell’ente nella ricerca di fondi diretti UE. No-nostante alcune eccezioni, invece, scarsa importanza sem-bra essere attribuita all’ipotesi di coinvolgimento da parte di enti connazionali o stranieri. Dato il valore attribuito alla costruzione del partenariato e la natura transnazionale di quest’ultimo in sede di valutazione dei progetti, i dati pos-sono comunicare la necessità di approfondire sul territorio l’importanza di questo elemento al fine di ottenere finanzia-menti diretti europei.

Per quanto riguarda il tema della pubblicizzazione delle opportunità di finanziamento sul territorio, nonostante nella domanda precedente solo un rispondente avesse indivi-duato la scarsità di comunicazione come un grande fattore di limite, tre Comunità su cinque ritengono molto importan-te uno sforzo ulteriore a riguardo (Figura 10 ­ pag. 28).

Inoltre, se andiamo ad analizzare il giudizio complessivo delle Comunità che non hanno mai partecipato a proget-ti europei, solo tre su cinque ritengono che il proprio ente dovrebbe sfruttare tali risorse e solo due di queste non escludono che l’apertura verso le fonti di finanziamento europeo possa essere una priorità dell’ente. Tra coloro che sostengono che il proprio ente non dovrebbe fare ricorso alle opportunità di finanziamento diretto offerte dall’UE, una Comunità su due afferma che non crede che nell’ente ci sia-no le competenze necessarie mentre l’altra non riconosce in tali opportunità un valore aggiunto per lo scopo del pro-prio ente. A conclusione del questionario è stato poi chiesto a tutte le Comunità comprensoriali di offrire un parere su quali fosse-ro i servizi di sostegno agli enti pubblici più utili in ambito di finanziamenti diretti europei, tra una serie di strumenti

L’ indagine

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proposti. A tal proposito, l’offerta di una formazione su mi-sura per gli enti che vogliano rafforzare la loro azione risulta essere il servizio più desiderabile, insieme alla disponibilità di un servizio di informazione e coordinamento chiaramen-te individuabile per l’ottenimento di un supporto sia nella ricerca che nell’accesso ai fondi diretti europei. Anche la promozione di un’esperienza formativa e di networking a

Bruxelles sembra sollevare interesse, mentre l’ideazione di una newsletter specificatamente dedicata ai finanziamenti diretti europei e l’organizzazione di Infoday sui fondi dedica-ti a specifici settori di interesse non sembrano essere perce-piti come efficaci (Figura 11 ­ pag. 28).

Grado di importanza dei fattori di limite nell’attivazione per l’ottenimento di finanziamenti diretti europei, secondo le Comunità comprensoriali

Mancanza di contatti per partenariato

Mancanza competenze linguistiche (inglese) nell’amministrazione

Scarsa conoscenza delle opportunitá

Carico burocratico/amministrativo fondi diretti UE

Carico burocratico/amministrativo provinciale

Scarsitá di personale nell’ente

Mancanza competenze tecniche (europrogettazione) nell’amministrazione

3 2

1 4

23

2

2

1 1 3

Figura 9

3

2 1

3 2

L’ indagine

Estremamente importante Molto importante Poco importante

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L’indagine

Grado di importanza dei fattori di stimolo per una maggiore attivazione dell’ente, secondo le Comunità comprensoriali

Maggiore sponsorizzazione delle opportunità sul territorio

Creazionediunufficiodedicatoaifinanziamentidiretti europei all’interno dell’ente

Più formazione tecnica e/o linguistica dei dipendenti dell’ente

Coinvolgimento in un progetto da parte di un ente estero

Coinvolgimento in un progetto da parte di un ente del territorio

Supporto giuridico per risoluzione quesiti su utilizzo fondi diretti europei

Incentivi per accedere a consulenze esterne in ambito di europrogettazione

3 11

2

2

21 2

2 2 1

3

1

Figura 10

Infoday su fondi diretti europei

0

1

34

5

Newsletter con aggiornamentisu fondi diretti

Esperienza formativa di networking a

Bruxelles

Servizio informazione supporto e coordinamento

nell’accesso ai fondi

Formazione su misura

Servizi ritenuti più utili come supporto nell’ambito dei finanziamenti diretti, secondo le Comunità comprensoriali

Figura 11

2

13

21

3

Estremamente importante Molto importante Poco importante Per nulla importante

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I Comuni della Provincia Autonoma

di Bolzano - Alto Adige

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I Comuni della Provincia Autonoma di Bolzano – Alto AdigeGrazie al supporto dato dal Consorzio dei Comuni dell’Al-to Adige al progetto “EuroP.E. – Public Entities in Europe”, il questionario ideato nell’ambito di quest’ultimo è stato in-viato a tutti i Comuni dell’Alto Adige. Tra questi, le risposte raccolte sono state 74.

Come è possibile notare dalla figura, il 62% dei Comuni ri-spondenti, equivalente a 45 Comuni, ha affermato di non aver mai presentato proposte progettuali volte ad ottenere finanziamenti diretti europei. Al contrario, sono 27 i Comu-ni del territorio altoatesino che hanno provato almeno una volta a presentare un progetto per ottenere questo tipo di risorse. Solo un Comune ha affermato di non conoscere il tema dell’indagine (Figura 12).

Se distinguiamo tre gruppi di rispondenti in cui il primo è composto dai Comuni con più di 10.000 abitanti, il secondo con un numero di abitanti compreso tra 5.000 e 9.999 e il terzo con un numero di abitanti pari o inferiore a 4.99916, i dati sopra presentati possono essere arricchiti. Nello spe-cifico, si può notare come tra i Comuni con un numero di abitanti superiore a 10.000, sei su sette abbiano presentato almeno un progetto per l’ottenimento di finanziamenti diret-

ti europei. Tra i rispondenti appartenenti al secondo gruppo, sette hanno affermato che non hanno mai presentato pro-getti mentre tre che hanno presentato almeno un proget-to. Infine, all’interno del terzo gruppo, solo 19 Comuni su 57 hanno presentato un progetto, 37 non si sono mai attivati in tal senso e uno sostiene di non conoscere i finanziamenti diretti europei. Se una correlazione positiva tra grandezza demografica del Comune e attivazione per l’ottenimento di fondi poteva essere supposta, è importante sottolineare comunque la presenza di eccezioni all’interno dei differenti gruppi e tenere presente tali dati nel proseguio dell’ana-lisi. In particolare, quando analizzeremo i dati riguardanti i Comuni che non hanno mai presentato progetti per l’otte-nimento di fondi diretti europei, sarà importante ricordare che il campione comprende principalmente Comuni con un numero di abitanti inferiore a 5.000.

Inoltre, come è stato per gli uffici e le ripartizioni provinciali e per le Comunità comprensoriali, anche nel caso dei Comuni è possibile affermare che non esiste una correlazione forte tra grado di internazionalizzazione del Comune e livello di attivazione per l’ottenimento di finanziamenti diretti europei.

16 Questa classificazione è stata proposta dal team del progetto e non è ufficiale. È inoltre importante sottolineare come, tra i Comuni che hanno risposto al questionario, 57 appartengano al primo gruppo, dieci al secondo e sette appartengano al terzo gruppo qui definito. In generale, l’Alto Adige conta sette Comuni con un numero di abitanti superiore a 10.000, tredici con un numero di abitanti compreso tra 5.000 e 9.999 abitanti e i restanti Comuni hanno un numero di abitanti pari o inferiore a 4.999.

Data la natura principalmente divulgativa di questa pubblicazione, si è deciso di limitare la classificazione dei Comuni al criterio demografico senza entrare nel merito dell’estensione o della collocazione dei Comuni nel territorio provinciale.

Fonte: Astat (link http://astat.provincia.bz.it/it/default.asp )

L’ indagine

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33

Figura 12

37%

62% 1%

Rispondenti che hanno presentato o meno una proposta progettuale per l’ottenimento di finanziamenti diretti europei

No

Si

Non so di cosa si parli

L’ indagine

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34

I Comuni che hanno presentato proposte progettualiTra i 28 Comuni che hanno presentato almeno una proposta progettuale, 17 (ovvero circa il 61%) sono stati quelli che hanno ottenutofinanziamentidirettieuropei.17

Dalle risposte raccolte si evince che il numero di progetti presentati dai Comuni è contenuto. In particolare è possi-bile notare come 21 rispondenti su 28 abbiano presentato ad oggi, uno o due progetti. È possibile inoltre notare che la presentazione di un progetto tramite partenariato promosso da un ente nazionale è tra quelle più diffuse, nonostante si riscontrino anche alcuni casi di consorzi promossi da sog-getti stranieri o dai Comuni stessi.

Se passiamo ad analizzare quali siano stati i maggiori pro-blemi riscontrati dai Comuni nell’approcciarsi al mondo dei finanziamenti diretti europei, nella Figura 1318 è possibile no-tare come 15 comuni su 28 ritengano che il carico burocra-tico e amministrativo legato ai fondi diretti europei sia stato un problema estremamente importante e altri nove Comuni lo ritengano un problema molto importante. Complessiva-mente anche il carico burocratico e amministrativo provin-ciale ottiene giudizi che mettono in luce come questo sia un aspetto problematico per le amministrazioni comunali, con nove Comuni che ne danno un giudizio di estrema impor-tanza. Entrando più nello specifico dei problemi di natura burocratica e amministrativa riscontrati è possibile notare una certa difficoltà nel relazionarsi alle regole di fatturazio-ne e nel seguire delle pratiche che possono richiedere molti passaggi burocratici e per questo richiedere tempi di ge-stione mediamente lunghi.

Altri fattori che registrano un numero significativo di valori tra loro molto diversi sono quelli che si riferiscono alla compren-sione della valutazione data dalla Commissione europea circa il progetto presentato e la gestione del partenariato di

progetto. Quest’ultimo dato tuttavia viene anche indicato da nove Comuni come poco importante e da altri quattro come per nulla importante. Se ci spostiamo dunque dall’analisi dei giudizi estremi all’a-nalisi complessiva del numero di Comuni che hanno indicato come estremamente o molto importanti i problemi indica-ti nel questionario, è possibile notare come la mancanza di competenze in tema di europrogettazione sembri essere un grande fattore di complicanza. Similmente, è possibile nota-re come 18 Comuni sostengano che la scarsità di personale sia stata una variabile molto importante nell’approccio ai fon-di diretti europei della propria Amministrazione, nonostante otto Comuni abbiano definito questo problema poco o per nulla importante. Per quanto riguarda invece le competenze di lingua inglese, 22 Comuni ritengono questo fattore di poca o nulla importanza mentre solo cinque lo ritengono un pro-blema molto importante.

Se dedichiamo particolare attenzione alle risposte dei Co-muni che, pur avendo presentato proposte progettuali, non hanno mai ottenuto fondi diretti europei, è possibile nota-re come per questi rispondenti i problemi di maggiore ri-levanza siano stati la mancanza di competenze tecniche nell’Amministrazione, il carico burocratico e amministrativo di natura europea e la comprensione dei meccanismi di va-lutazione della Commissione europea.

Ai Comuni che hanno presentato almeno una proposta progettuale è stato inoltre chiesto di dare un giudizio ge-nerale circa la propria esperienza con i fondi diretti e l’ipo-tesi di un loro futuro utilizzo all’interno delle proprie ammi-nistrazioni. Se osserviamo la figura, è possibile notare una forte spaccatura del campione, con cinque Comuni su 28 che sostengono che valga sempre la pena provare a pre-

17 Rispetto al totale dei Comuni rispondenti all’indagine, circa il 23% degli stessi ha ottenuto finanziamenti diretti europei.18 La figura riporta 27 risposte su 28 perché un Comune rispondente a questo gruppo non ha compilato la domanda qui analizzata.

Circa il 61% dei Comuni che hanno presentato almeno una proposta progettuale haottenutofinanziamentidiretti europei.

L’ indagine

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sentare proposte progettuali e tre Comuni che ritengono ci si debba attivare di più per l’ottenimento di finanziamenti diretti europei; 10 Comuni adottano invece un atteggia-mento più neutrale sostenendo che vale la pena provare ad inviare una proposta progettuale per l’ottenimento di

fondi diretti solo se si hanno un’idea chiara da sviluppare e un buon partenariato; un terzo del campione, infine, dà un giudizio negativo sulle opportunità di finanziamento di-retto europeo, sostenendo che le forze da investire sono maggiori dei risultati ottenibili (Figura 14 ­ pag. 34).

Grado di importanza dei problemi incontrati in relazione ai fondi diretti europei, secondo i Comuni

Carico burocratico/amministrativo fondi diretti UE

Mancanza di competenze linguistiche (inglese) nell’amministrazione

Mancanza competenze tecniche (europrogettazione) nell’amministrazione

Gestione partenariato

Comprensione valutazione della Commissione europea

Carico burocratico/amministrativo provinciale

Scarsità di personale nell’ente

Figura 13

4

2

1

1

3

6

1

9

5

2

3

5

16

4

9

13

9

14

18

5

19

5

7

15

9

1

3

L’ indagine

Estremamente importante Molto importante Poco importante Per nulla importante

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36

5

3

109

Vale sempre la pena provare

Credo ci si debba attivare di più

Ne vale la pena solo se si ha un’idea da sviluppare e

un buon partenariato

Negativo, le forze da investire sono maggiori

dei risultati ottenibili

Giudizio complessivo sulle opportunità di finanziamento diretto europeo dei Comuni

Figura 14

L’ indagine

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l Comuni che non hanno mai presentato proposte progettualiDalle risposte date da questi Comuni alla domanda volta ad investigare il grado di importanza percepito di alcuni fat-tori che possono limitare l’attivazione degli enti nella pre-sentazione di progetti finanziabili tramite fondi diretti UE, è possibile notare come solo il fattore che fa riferimento alle competenze di lingua inglese sia stato indicato a maggio-ranza (ovvero da 30 rispondenti su 45) quale un fattore poco o per nulla importante (Figura 15). Per quanto riguarda com-plessivamente gli altri fattori, invece, la somma dei giudizi di estrema o molta importanza è tendenzialmente elevata.

Questa osservazione è particolarmente vera in relazione alla scarsità di personale all’interno del proprio ente, che viene indicata da 16 rispondenti su 45 come “estremamente importante”, da altri 20 rispondenti come “molto importante” e che risulta essere il fattore percepito come maggiormente limitante per l’attivazione degli enti locali.

Anche i fattori relativi al carico burocratico e amministrati-vo di natura provinciale ed europea vengono indicati come estremamente e molto importanti da un numero sostanzio-

Livello di importanza dei problemi incontrati in relazione ai finanziamenti diretti europei, secondo i Comuni

Mancanza contatti partenariato

Mancanza di competenze linguistiche (inglese) nell’amministrazione

Scarsa conoscenza delle opportunità

Carico burocratico fondi diretti UE

Carico burocratico provinciale

Scarsitá di personale nell’ente

Mancanza competenze tecniche (europrogettazione) nell’amministrazione

Figura 15

4

2

6

3

4

13

3

8

7

12

6

9

17

8

20

25

23

20

29

14

26

13

11

4

16

3

1

6

L’ indagine

Estremamente importante Molto importante Poco importante Per nulla importante

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so di rispondenti. Inoltre, da un’analisi delle risposte date alla domanda aperta che consentiva di entrare maggior-mente nel merito di quali fossero i fattori di natura buro-cratica e amministrativa ritenuti particolarmente gravosi, si evince che soprattutto le pratiche di fatturazione e la dif-ficoltà di reperire e gestire il cofinanziamento dei progetti rappresentano un grande limite. A questi due elementi, si aggiunge la complessità di comprendere e seguire in ma-niera globale le diverse fasi dei progetti e la documentazio-ne ad esse connessa.

Per quanto riguarda i restanti fattori, questi sono stati indi-cati da un minor numero di rispondenti come elementi di estrema importanza nel limitare l’attivazione degli enti. Nu-merosi rispondenti – circa trenta – indicano tuttavia come molto importanti fattori quali la scarsa conoscenza delle opportunità e la mancanza di competenze tecniche specifi-che all’interno del proprio ente.

Valori più vari e centrali sembra ottenere il fattore che fa ri-ferimento alla disponibilità di contatti per la formazione di partenariati di progetto. A tal proposito, infatti, 18 rispondenti su 45 hanno definito la mancanza di contatti come un fatto-re di poca o nulla importanza.

I dati appena analizzati riportano valori che fanno emergere la presenza di alcune sfide da affrontare per favorire e so-stenere gli enti locali nella loro attivazione per l’ottenimento di finanziamenti diretti europei.

A queste si somma la presenza di un nucleo di 14 soggetti su 45 che sostiene che il proprio ente non dovrebbe provare a fare ricorso ai fondi diretti europei. In particolare, tra questi, tre rispondenti ritengono che queste risorse non possano rappresentare un valore aggiunto per il proprio ente men-tre i restanti undici rispondenti restano scettici in quanto credono che nel proprio ente non ci siano le competenze

necessarie per accedere a tali opportunità (Figura 16). Tuttavia, sempre dalla Figura 16 è possibile notare che, no-nostante la presenza di un gruppo che ha espresso posizio-ni negative circa la possibilità di intraprendere un percorso di apertura verso i programmi di finanziamento europeo, 31 Comuni ritengono invece che il proprio ente dovrebbe pro-vare a sfruttare tali opportunità offerte dalla Commissione europea. Tra questi, 18 Comuni sostengono tuttavia che al momento questa non è una priorità del proprio ente mentre 13 Comuni offrono un giudizio di apertura più netto.

In linea con le risposte date alle domande sui fattori di limite all’attivazione e sulla propensione generale dei Comuni che non hanno mai presentato progetti verso il mondo dei finan-ziamenti diretti europei, dalla Figura 17 (pag. 38), che riporta i giudizi circa i fattori di incentivo all’attivazione degli Enti lo-cali in questo ambito, emerge come i Comuni sembrino favo-rire strategie che permettano l’esternalizzazione delle attività di ricerca dei fondi e delle competenze di europrogettazione. È infatti possibile notare come, a differenza dei casi delle ripartizioni, degli uffici provinciali e delle Comunità com-prensoriali, tra i Comuni nessuno afferma che una maggiore formazione del proprio personale sia estremamente impor-tante e solo 14 soggetti su 45 ritengono questo elemento molto importante. A rafforzare tale constatazione interven-gono anche i dati riguardanti la possibilità di creare un ufficio dedicato all’interno dell’ente, che solo un rispondente ritie-ne un fattore estremamente importante, nove ritengono per nulla importante e, tra i restanti rispondenti, i giudizi di poca importanza (17) prevalgono su quelli che trovano questo ele-mento molto importante (15). Sempre a conferma della pre-dilezione di meccanismi di supporto esterni, tra i fattori che vengono indicati come estremamente o molto importanti da un maggior numero di rispondenti troviamo quelli che fanno riferimento al supporto giuridico, alla pubblicizzazione delle opportunità e alla creazione di incentivi e facilitazioni per ac-cedere a consulenze in tema di europrogettazione.

L’ indagine

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Di estremo interesse sono inoltre i dati circa il ruolo che i partner di progetto possono avere in tema di attivazione de-gli enti. È infatti possibile notare che per 28 Comuni su 45, il coinvolgimento da parte di un ente del territorio è un incentivo molto o estremamente importante per favorire una maggiore attivazione.

La distribuzione dei giudizi cambia tuttavia completamen-te se si ipotizza il coinvolgimento da parte di enti stranieri, i quali sembrano veicolare un incentivo minore all’attivazio-ne o forse una minore sicurezza nel relazionarsi con questi soggetti rispetto ad enti che provengono dal proprio stesso territorio.19, 20

19 Questo dato rimanda ai dati raccolti circa i livelli di internazionalizzazione dei Comuni altoatesini, alla luce dei quali uno solo tra i Comuni rispondenti afferma di avere un elevato grado di internazionalizzazione, quattro affermano di avere un livello mediamente elevato, 18 mediamente basso, 23 basso e 27 Comuni affermano di avere un livello di internazionalizzazione nullo.

20 I dati qui riportati sono in linea con gli elementi sollevati nel corso di un’intervista con un funzionario del Comune di Bressanone, di cui alcuni estratti sono consultabili a pagina 61.

11

3

18

13

No, non credo che nel mio ente vi siano le

competenze necessarie

No, non credo possa rappresentare un valore aggiunto per il mio ente

Si, ma attualmente non sono una priorità

nel nostro ufficio

Si, sono risorse importanti e dovrebbero

essere sfruttate

Giudizio sulla possibilità di attivazione del proprio ente in relazione ai finanziamenti diretti europei, secondo i Comuni

Figura 16

L’ indagine

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40

A conclusione del questionario, a tutti i Comuni che han-no partecipato all’indagine, indipendentemente dalla loro esperienza pregressa, è stato chiesto di indicare quali tra cinque differenti tipi di servizi fossero quelli ritenuti efficaci nell’offrire un supporto nell’ambito dei finanziamenti diretti europei. Dai dati raccolti emerge come il servizio ritenuto più utile a sostenere le amministrazioni comunali sia un ser-vizio di informazione, supporto e coordinamento nell’acces-so ai fondi diretti e molto utile sembra anche essere l’idea

di attivare un percorso di formazione su misura. Nonostante ottenga meno preferenze rispetto a questi ultimi due servi-zi, anche lo strumento della newsletter sembra essere con-siderato utile dai Comuni. Al contrario, le ipotesi di istituire degli Infoday sul territorio o di organizzare visite a Bruxelles che favoriscano la conoscenza delle opportunità di finan-ziamento offerte dall’UE e offrano occasioni di networking orientate alla creazione di partenariati sembrano riscuotere meno successo (Figura 18).

Grado di importanza dei fattori di stimolo per una maggiore attivazione dell’ente, secondo i Comuni

Più sponsorizzazione delle opportunità

Creazioneufficiodedicato

Più formazione tecnica e/o linguistica

Coinvolgimento da parte di un ente esterno

Coinvolgimento da parte di un ente del territorio

Supporto giuridico

Incentivi per consulenze di europrogettazione

Figura 17

6

3

3

1

1

9

7

27

11

6

7

7

17

21

8

21

26

27

28

15

14

1

7

7

7

6

1

L’ indagine

Estremamente importante Molto importante Poco importante Per nulla importante

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41

30

13

39

47

9

Newsletter conaggiornamentisu fondi diretti

Infoday su fondi diretti europei

Formazione su misura

Servizio informazione supporto e coordinamento

nell’accesso ai fondi

Esperienza forma-tiva di networking

a Bruxelles

Servizi ritenuti più utili come supporto nell’ambito dei finanziamenti diretti europei, secondo i Comuni

Figura 18

L’ indagine

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Conclusioni: un’analisi aggregata

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Nei precedenti paragrafi abbiamo visto come, tra i rispon-denti, gli enti che hanno provato almeno una volta a presen-tare una proposta progettuale per l’ottenimento di finanzia-menti diretti europei siano numericamente inferiori rispetto a quelli che non si sono mai attivati in tal senso. In partico-lare, i due gruppi corrispondono rispettivamente, al 43% e al 55% del campione.

Tuttavia, dall’analisi delle tre categorie di enti è stato possi-bile notare che tale relazione tra soggetti che si sono attivati e soggetti che non si sono mai attivati vale per le Comunità comprensoriali e per i Comuni mentre il rapporto si capo-volge nel caso degli uffici e ripartizioni della Provincia Auto-noma di Bolzano – Alto Adige. In quest’ultimo caso, infatti, il 58% dei rispondenti afferma di aver proposto almeno una volta un progetto per ottenere fondi diretti europei.

Molto positivo è il dato che fa riferimento al numero di enti che non conoscono il tema dell’indagine, corrispondente solo a circa il 2% del campione. Tuttavia, nonostante questa informazione ci comunichi che negli enti pubblici c’è una forte consapevolezza dell’esistenza di opportunità di finan-ziamento diretto europeo, dall’analisi dei dati è possibile af-fermarechesul territoriosussistonoancoraalcunedifficoltànell’identificare chiaramente questo tipo di fondi rispetto aifondi strutturali. In particolare, leggendo le risposte date alle domande aperte del questionario, molti commenti sembra-no riferirsi più agli schemi e ai meccanismi di funzionamento di FESR o FSE, che non a quelli tipici dei programmi gestiti direttamente dalla Commissione europea come Erasmus+, Europe for citizens o Life. Con riguardo agli enti che hanno presentato almeno una

proposta progettuale è emerso come sul territorio siano pochi gli enti con un numero di progetti presentati pari o superiore a dieci21, mentre la maggior parte dei rispondenti afferma di avere all’attivo un numero di progetti compreso tra uno e tre.22 Tra questi enti, circa il 73% ha ottenuto effetti-vamente dei finanziamenti diretti europei.

Analizzando i problemi ritenuti più importanti da questo gruppo di enti, è emerso come il carico burocratico e am-ministrativo derivante dal livello provinciale o europeo sia ritenuto un problema particolarmente gravoso. In parti-colare, i meccanismi di rendicontazione e di preparazione della documentazione necessaria alla presentazione di un progetto sembrano causare delle difficoltà alle amministra-zioni, anche a causa del non-allineamento delle normative provinciali ed europee. Altri due fattori ritenuti particolar-mente problematici sono quelli che fanno riferimento alla scarsità di personale che si possa dedicare al mondo dei finanziamenti diretti europei e alla mancanza di competen-ze tecniche di europrogettazione nel proprio Ente. In par-ticolare, quest’ultimo elemento è stato spesso identificato come estremamente importante nel gruppo di Enti che, pur avendo presentato una proposta progettuale, non hanno mai ottenuto finanziamenti diretti europei.

In generale, il giudizio dato alle opportunità di finanziamen-to diretto europeo dagli enti già attivi sembra essere cauto, con un’ampia maggioranza di rispondenti che ritiene che valga la pena attivarsi solo quando si hanno una buona idea progettuale e un buon partenariato. Più ridotto è il numero di rispondenti che afferma che ci si debba attivare di più o che valga sempre la pena provare ad accedere ai finanzia-

21 Questi enti appartengono tutti alla categoria “uffici e ripartizioni della Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige”.22 Il dato non può essere identificato con esattezza in quanto un numero significativo di rispondenti non ha specificato il numero di progetti

presentati dal proprio ente.

Conclusioni: un’analisi aggregata

L’ indagine

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menti. Conoscendo l’impegno e lo sforzo di competizione che viene richiesto nella presentazione di un progetto eu-ropeo, questi dati non devono sorprendere e comunicano un atteggiamento consapevole da parte degli enti pubbli-ci verso il mondo dei fondi diretti UE. Va tuttavia ricordato come un numero significativo di Comuni (nove tra i 28 che si sono attivati) sostenga che la propria esperienza è stata negativa e che le forze da investire sono maggiori dei risul-tati ottenibili.

Anche per quanto riguarda gli enti pubblici che non hanno mai presentato una proposta progettuale, i maggiori fattori di limite all’attivazione sono stati identificati principalmente nella percezione di un gravoso carico burocratico-ammini-strativo provinciale ed europeo, così come nella scarsità del personale. È tuttavia possibile notare alcune differenze, con i Comuni che individuano il limitato numero di risorse uma-ne come il maggiore limite alla propria attivazione mentre per gli uffici e le ripartizioni provinciali, così come per le Co-munità comprensoriali, il limite principale risiede nella per-cezione di una grande complessità delle regole connesse alla gestione dei fondi. In particolare, sono nuovamente le fasi di fatturazione e preparazione dei documenti a preoc-cupare maggiormente gli enti, nonché l’approcciarsi con strumenti aventi logiche di funzionamento differenti rispetto a quelle usuali. È inoltre possibile notare come per alcuni enti l’esperienza con l’utilizzo dei fondi strutturali incida sul-la formulazione di opinioni circa i finanziamenti diretti UE. Nonostante i differenti giudizi sui problemi connessi ai fondi diretti, tra gli enti che non hanno mai presentato un proget-to una grande maggioranza di soggetti (48 rispondenti su

64) ritiene che ci si debba attivare di più per partecipare ai programmi di finanziamento gestiti dalla Commissione eu-ropea. È bene tuttavia sottolineare che, tra questi, 21 sosten-gono che attualmente l’attivazione del proprio ente verso questo tipo di opportunità non è una priorità. Inoltre, tra i 16 enti che non hanno mai presentato un progetto e che so-stengono che non è necessario attivarsi maggiormente in tal senso, i soggetti che sostengono questa posizione per-ché ritengono che nel loro ente non ci siano le competenze necessarie sono 12 mentre quelli che affermano che i fondi diretti non possono rappresentare un valore aggiunto per il proprio ente sono solo quattro.

Se dai dati emerge che anche gli enti che non hanno mai presentato proposte progettuali dimostrano una propen-sione positiva verso l’ipotesi di attivarsi per ottenere fondi diretti europei, non sempre di facile lettura sono i giudizi dati circa l’importanza di alcune variabili nel favorire una maggiore attivazione. In generale, i fattori ritenuti più impor-tanti sono stati quelli che fanno riferimento all’incremento della capacità amministrativa dell’ente per l’ottenimento di risorse. È tuttavia possibile notare come l’approccio a tale elemento cambi molto a seconda della categoria di ente considerata. È possibile sostenere che, mentregliufficieleripartizioni provinciali sembrano individuare in una maggiore formazione del proprio personale e nella creazione di un uf-ficio esplicitamentededicatoai finanziamenti diretti europeiall’interno del proprio ente due importanti fattori di stimolo, i Comuni sono invece molto più orientati verso l’esternalizza-zione dei servizi di europrogettazione e di assistenza. Per le Comunità comprensoriali i dati sono più ambigui, nonostan-te anche queste individuino nel rafforzamento della capaci-

L’ indagine

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46

L’indagine

tà amministrativa del proprio ente l’elemento più importan-te per stimolarne l’attivazione. Questo dato può far pensare ad un maggiore desiderio dei Comuni e di alcune Comunità di essere guidati e accompagnati nella loro attivazione ma anche alla presenza di uffici, ripartizioni e Comunità com-prensoriali che sarebbero disposti a partecipare alla crea-zione di un sistema di competenze più solido nella pubblica Amministrazione altoatesina. Interessanti sono anche i dati che fanno riferimento al ruolo che possono rivestire dei par-tner nazionali o stranieri nell’attivazione degli enti. Data la natura transnazionale di molti programmi di finanziamento gestiti dalla Commissione, sorprende in particolare il fatto che questa variabile venga spesso identificata come poco o per nulla importante23, quando invece questo elemento potrebbe essere uno strumento cruciale per l’attivazione degli enti.

A conclusione di questo breve riepilogo degli elementi emersi dall’indagine, è importante fare un ultimo riferimento al tipo di strumenti indicati come più utili per sostenere gli enti pubblici. I due strumenti che sono stati ritenuti mag-giormente efficaci dai rispondenti sono il potenziamento di un servizio di assistenza chiaramente identificabile e capa-ce di sostenere gli enti pubblici nelle diverse fasi dell’euro-progettazione24 e l’offerta di una formazione su misura per gli enti. In generale, non deve sorprendere che questi due strumenti siano stati ritenuti più utili di un servizio di new-sletter o dell’offerta di Infoday sul territorio, dal momento che le criticità sollevate dagli enti pubblici fanno riferimento principalmente all’ambito burocratico e amministrativo. È bene tuttavia ricordare che, nonostante un servizio di coor-dinamento e l’offerta di una formazione personalizzata sia-no certamente due strumenti di fondamentale importanza, una strategia di attivazione degli enti efficace e sostenibile nel lungo periodo richiede la composizione di strumenti di diversa natura.

23 Fa eccezione il dato per cui molti Comuni ritengono di fondamentale importanza essere coinvolti e guidati da un ente del territorio. Questo dato è in linea con la necessità di una guida espressa anche in riferimento all’importanza di servizi di sostegno esterni piuttosto che interni all’Amministrazione.

24 Comprensione delle norme e delle regole, ricerca dei partner, presentazione del progetto, rendicontazione.

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IMPARARE DAI RISULTATIStrumenti per il futuro

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Imparare dai risultati

IntroduzioneIn base alle conclusioni dell’indagine è possibile ricavare un set di strumenti che possono essere combinati tenendo conto delle esigenze del proprio ente di appartenenza o de-gli enti che vi fanno riferimento.

In collaborazione con l’Ufficio di collegamento a Bruxelles del Land Salisburgo abbiamo tracciato un quadro delle azioni implementabili a supporto degli enti pubblici, con-centrandoci sulla creazione di un sistema di informazioni efficiente e sulla creazione di partenariati.

Abbiamo poi cercato di sottolineare l’importanza di tre di-versi aspetti: la formazione personalizzata, il sostegno all’a-desione alle reti internazionali e il ruolo dell’Amministrazio-ne centrale.

Imparare dai risultati:Strumenti per il futuro

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EU – TIPP: L’importanza di un buon

partenariatoediunefficacesistema di comunicazione delle opportunitàdifinanziamento

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Imparare dai risultati

EU – TIPP: l’importanza di un buon partenariato e di un efficacesistemadicomunicazionedelleopportunitàdifinanziamento

Unefficientesistemadiinformazionichesiaingradodirag-giungere gli attori locali nonché un aiuto concreto nella co-struzione di una partnership di successo, sono fondamentali quandositrattadiottenereunfinanziamentodirettoeuropeo.Il passaggio dalla teoria alla pratica però non è sempre faci-le e richiede, tra l’altro, la capacità di collegare in modo si-stematico le informazioni e le reti di diversi attori, sia a livello locale sia a livello europeo.

Tutto ciò può essere realizzato, ad esempio, attraverso:

• punti di contatto per gli attori locali che vogliono avvicinarsi ai finanziamenti diretti europei o che già abbiano avuto alcune esperienze;

• il coordinamento delle informazioni sui programmi di finanziamento e la diffusione mirata agli attori locali, a seconda del loro settore di interesse, traducendo le informazioni originariamente disponibili soltanto in inglese, abbattendo così le barriere linguistiche;

• la costruzione di un sito web curato e ben pianificato, in modo che anche coloro che non hanno familiarità con il mondo dei finanziamenti diretti possano avere accesso alle informazioni fondamentali e che le informazioni su opportunità di sostegno e finanziamento siano suddivise in base a settori ben individuati;

• una continua opera di identificazione di partner progettuali, tramite l’iscrizione degli attori potenzialmente interessati del proprio territorio in una banca dati possibilmente accessibile al pubblico, in modo che i futuri promotori di progetti possano rivolgersi alle eccellenze del proprio territorio, qualora ci fossero opportunità di collaborazione. Questo servizio può essere completato dal collegamento con i motori di ricerca che i punti di contatto europei o nazionali offrono per alcuni programmi europei specifici;

• un flusso regolare di informazioni sugli inviti a presentare proposte (calls for proposals) aperti all’interno dei programmi di finanziamento, divisi per tema, che includa anche una breve descrizione dei requisiti richiesti per l’ammissione;

• l’indicazione dei contatti europei e nazionali;• newsletter specifiche incentrate sui finanziamenti diretti

europei;• l’uso di social media come Facebook;• la costruzione e il sostegno di reti di diversi attori a

livello locale ed europeo, poiché anche i contatti tra reti possono essere utili al fine di sfruttare le sinergie: gli attori che hanno già maturato più esperienza possono ad esempio agire come catalizzatori sul territorio;

• la formazione su misura a sostegno degli attori locali.

Tutti questi strumenti sono naturalmente da adattare alle particolari circostanze e alle esigenze del territorio e dei suoi attori. Per questo motivo, è essenziale un’attenta valu-tazione dei bisogni degli stakeholder.

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Percorsi di formazione personalizzata

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Percorsi di formazione personalizzataAttraverso un’attenta pianificazione di percorsi di formazio-ne specificatamente disegnati sui bisogni dell’ente richie-dente, è possibile fornire informazioni dettagliate sui pro-grammi di interesse dei partecipanti, nonché stabilire una strategia di azione per migliorare le loro conoscenze prati-che e teoriche.

I percorsi di formazione possono strutturarsi in modo diver-so. In particolare è possibile inserire, al fianco delle neces-sarie nozioni di base sul funzionamento dei programmi di finanziamento, anche esercitazioni pratiche, volte ad ap-prendere le tecniche di europrogettazione, o visite di studio a Bruxelles per ampliare la propria rete di contatti e partner.

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L’ esperienza della Ripartizione Cultura italiana della Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige

Recentemente, la Ripartizione Cultura italiana della Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige ha deciso di intraprendere un percorso sistemico di costruzione di capacità amministrativa e di rafforzamento delle competenze in tema d’accesso ai finanziamenti diretti europei all’interno del proprio ente e, più in generale, nel proprio settore di competenza.

Il desiderio di investire forze e risorse in questo senso nasce dalla volontà della ripartizione di per-seguire obiettivi che non sarebbero raggiungibili con un approccio esclusivamente locale e dalla voglia di aumentare la portata delle proprie cooperazioni aprendosi ad attori provenienti da altre regioni e stati. Un altro elemento che rafforza la scelta della ripartizione è anche la convinzione che sia sempre più necessario ampliare il proprio sguardo non solo per favorire politiche nuove, ma anche per migliorare la collaborazione tra gli stessi attori dell’Alto Adige. Ciò può avvenire, in particolare, grazie all’apprendimento di stili di progettazione e di lavoro che, una volta compresi, possono migliorare anche le politiche prettamente locali. Inoltre, a questi fattori si affianca anche la consapevolezza che le risorse provinciali per finanziare progetti che favoriscano l’innovazione sociale e culturale del territorio sono sempre minori e che per potervi avere accesso la compe-tizione è sempre più alta.

Sulla base di queste considerazioni e a seguito del pensionamento di un funzionario della ripar-tizione, la Direzione ha deciso di operare una redistribuzione interna delle competenze al fine di poter inserire tra le mansioni di un membro dell’ente anche quelle connesse alla ricerca e all’ac-cesso ai fondi diretti europei. Questa redistribuzione si colloca a sua volta in una prospettiva di più lungo periodo, poiché la ripartizione si pone come obiettivo quello di creare al proprio interno una task force che si occupi di finanziamenti diretti europei sul territorio.

In linea con questa prospettiva di lungo periodo, la consapevolezza che un numero ristretto di dipendenti non può essere sufficiente per implementare una strategia sistemica di costruzione di strumenti e pratiche innovative ha portato la ripartizione ad attivare un corso di formazione su misura in europrogettazione su iniziativa e con il supporto dell’Ufficio di Bruxelles della Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige. Tale corso prevede una serie d’incontri teorici e pratici a cui possono avere accesso non solo i funzionari provinciali ma anche le associazioni e le organizza-

25 Testo ricavato dalle interviste condotte con il personale della Ripartizione Cultura italiana della Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige.

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zioni che fanno riferimento al settore di attività della Ripartizione Cultura italiana. Questa scelta di non limitarsi alla sola formazione interna è legata soprattutto al ruolo di catalizzatore che la ripartizione si riconosce all’interno del proprio ambito di competenza, sostenendo che, tra i com-piti del livello provinciale ci sia anche quello di creare un ambiente favorevole e di sostegno per quegli attori territoriali che hanno scopi di diversa portata e spesso strumenti insufficienti per ac-cedere e gestire da soli progetti europei, pur avendo capacità e idee di grande valore che devono essere valorizzate.

Da un’intervista con la ripartizione emerge una grande capacità di visione strategica e un forte entusiasmo, nonostante il lavoro da fare sia molto e gli ostacoli da superare siano noti. Tra questi, la consapevolezza che l’avvicinamento al mondo dei programmi di finanziamento diretto euro-peo richiede un grande cambio di mentalità e la volontà concreta di ripensare i propri bisogni in chiave europea e non esclusivamente locale, così come di conoscere in profondità un mondo che ad un primo approccio può risultare complesso e difficile da gestire.

La voglia di poter finanziare nuovi progetti e di aumentare il prestigio della ripartizione presen-tandosi come soggetto promotore d’innovazione sembra tuttavia vincere sulle difficoltà che si possono incontrare nell’affrontare un cambiamento strutturale e culturale.

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Sostegno all’adesione a reti transnazionali

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Sostegno all’adesione a reti transnazionaliA livello europeo esistono diverse reti tematiche che pos-sono raccogliere soggetti omogenei (solo enti locali o pub-bliche amministrazioni) o eterogenei ma uniti da un forte interesse in uno specifico settore (si pensi all’energia, all’in-novazione e alla promozione sociale e/o culturale, solo per fare degli esempi). Partecipare a queste reti, soprattutto per quegli enti che non hanno ancora esperienza con questa fonte di finanziamento, può rappresentare un’ottima opportunità per essere facilmen-

te individuato come possibile partner o per proporsi come tale. Entrare a far parte di un progetto già in via di formazione è sicuramente una modalità per inserirsi in questa tipologia di progetti e sperimentarne i meccanismi di implementazione. Allo stesso modo, stante la necessità di reperire partner internazionali per presentare la propria proposta alla Com-missione europea, le reti offrono un ampio bacino di sog-getti potenzialmente interessati e con i quali è possibile ini-ziare una cooperazione.

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L’ esperienza della Comunità Comprensoriale Oltreadige - Bassa Atesina Tra le numerose realtà che hanno ottenuto finanziamenti diretti europei sul territorio altoatesino incontriamo anche la Comunità comprensoriale Oltradige – Bassa Atesina. In particolare, la Co-munità ha partecipato a due progetti finanziati tramite il programma Erasmus+ e incentrati sullo scambio di pratiche per la formazione di personale amministrativo e membri della società civile sui temi del welfare e dell’inclusione sociale.

La prima esperienza della Comunità nell’ambito di un progetto europeo è avvenuta grazie a Volwe, un percorso iniziato nel 2011 e terminato nel 2013 e avente come obiettivo quello di ana-lizzare e migliorare il rapporto tra enti pubblici e associazioni di volontariato al fine di favorire il ripensamento di politiche sociali capaci di rispondere alle sfide che i sistemi di welfare contem-poranei stanno affrontando.

Sulla scorta di questa esperienza, la Comunità ha deciso nel 2015 di aderire ad un altro progetto Erasmus+, il progetto Mobec, attualmente in corso e con termine previsto per il 2017, avente come focus le pratiche di assistenza e cura degli anziani. In questo caso lo scopo principale del proget-to è quello di offrire un percorso di formazione transnazionale per amministratori e addetti ai ser-vizi sociali provenienti da realtà italiane e svedesi al fine di migliorare i servizi dedicati alla persona e favorire l’aggiornamento di chi sul territorio si occupa di questi ultimi. In particolare, il progetto in questione non offre solo formazione tramite seminari ma prevede anche la possibilità per gli amministratori altoatesini di passare alcune settimane in Svezia per conoscere in prima persona l’organizzazione dei servizi sociali di un altro Paese e partecipare ad un percorso di jobshadowing.

In entrambi i casi, la Comunità comprensoriale ha aderito ai progetti europei grazie ai contatti che ha sviluppato con l’organizzazione SERN (Sweden Emilia Romagna Network ­ Rete Svezia Emilia Romagna), una rete di Regioni e città nata per favorire le relazioni in una prospettiva multilivello tra Europa del nord e del sud, in particolare tra la Svezia e l’Italia. Proprio per la sua natura transna-zionale e orientata allo scambio di esperienze, tale organizzazione ha trovato nei progetti europei un’occasione per favorire l’azione di Comuni e città in differenti ambiti, come l’inclusione sociale, la sostenibilità ambientale o la sanità.

Nello specifico, il primo contatto tra la rete e la Comunità comprensoriale è avvenuto grazie al sindaco di un paese di quest’ultima che conosceva direttamente l’organizzazione. Da questo contatto è scaturito l’invito del SERN a partecipare al progetto Volwe, accolto in seguito dalla

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26 Testo ricavato dalle interviste condotte con il personale della Comunità comprensoriale Oltradige – Bassa Atesina.

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Comunità tramite delibera.

Ai progetti, insieme alla Comunità comprensoriale Oltradige – Bassa Atesina, hanno partecipato altre realtà italiane e svedesi come città di piccole e medie dimensioni, regioni e organizzazioni non­profit che si occupano di inclusione sociale.

Secondo il Segretario generale della Comunità entrambi i progetti hanno apportato elementi molto positivi nel lavoro dell’Amministrazione. Infatti, pur essendo essi inerenti ad ambiti di com-petenza classici della Comunità comprensoriale, il tipo di approccio ai temi dell’inclusione sociale e della cura della persona ha rappresentato un’esperienza di formazione che risponde a schemi molto diversi da quelli a cui l’Amministrazione è abituata, introducendo nuovi approcci sia nella formazione del personale che nella conduzione delle politiche pubbliche locali. Tra questi, il Se-gretario include i momenti di confronto diretto con amministratori stranieri e le azioni educative interattive condotte all’estero, capaci di portare molto entusiasmo tra i partecipanti.

Per quanto riguarda la gestione dei due progetti, il Segretario spiega come l’essere stato partner di una rete di enti locali con competenze specifiche in ambito di europrogettazione sia stato fon-damentale per facilitare la partecipazione della Comunità. In particolare, il carico amministrativo e burocratico è risultato essere gestibile anche per un ente con limitate risorse umane grazie al lavoro che il SERN ha svolto come capofila del progetto, occupandosi della costruzione del par-tenariato, della scrittura del progetto e della rendicontazione complessiva. La Comunità ha contribuito al progetto mettendo a disposizione il proprio personale e le proprie competenze in tema di politiche sociali e organizzando workshop formativi internazionali sul pro-prio territorio, partecipando attivamente alle esperienze di scambio e ideando azioni in grado di favorire la sostenibilità e la replicabilità dei risultati nella Comunità comprensoriale. In particolare, nel caso del progetto Volwe la Comunità ha messo a disposizione due dipendenti responsabi-li di due strutture dell’ente che hanno seguito tutto il progetto, mentre in corrispondenza dei workshop territoriali altri dipendenti hanno aiutato con l’organizzazione degli eventi. Per ulteriori quattro dipendenti, il tipo di impegno è risultato essere differente, in quanto questi hanno prin-cipalmente svolto un ruolo di beneficiari, partecipando agli scambi internazionali. Lo stesso vale per il progetto Mobec che, a seconda della partecipazione agli ultimi viaggi formativi, attiverà complessivamente e con diversi gradi di impegno dieci persone.

Tra le difficoltà riscontrate nella gestione delle azioni di progetto che dovevano essere svolte dal-la Comunità, il Segretario nomina principalmente alcuni ostacoli creati dalla lingua inglese, ma, operando un paragone con la propria esperienza nell’utilizzo di altri tipi di finanziamenti europei come quelli che fanno riferimento al Fondo sociale europeo, il Segretario ritiene che il carico bu-rocratico sia stato inferiore e i progetti di più facile gestione.

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A fronte delle esperienze sperimentate, la Comunità comprensoriale ritiene inoltre che la possi-bilità di partecipare a progetti come Volwe e Mobec sia un valore aggiunto per le amministrazioni locali, capace di introdurre elementi di innovazione, contatti e stimoli nuovi nonché fondi per azioni fondamentali come quelle di formazione. In conclusione, il Segretario aggiunge che sa-rebbe interessante costituire associazioni come il SERN che si attivino maggiormente in diversi settori anche sul territorio altoatesino con lo scopo di sostenere le amministrazioni che vogliano sperimentare e far sperimentare nuove pratiche e approcci per la gestione delle politiche locali grazie ai finanziamenti diretti europei.

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Per saperne di piùwww.sern.eu/projects/mobec/overview.htmlwww.sern.eu

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Il ruolo dell’Amministrazione centrale

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Il ruolo dell’Amministrazione centraleL’Amministrazione centrale è, per sua natura, nella posizio-ne di supportare i propri uffici ma anche la generalità degli enti locali attraverso l’offerta di servizi di informazione e di supporto. Risulta infatti spesso complicato per uffici o enti più piccoli riuscire a reperire il personale per affrontare un lavoro costante di ricerca e aggiornamento delle informa-zioni. La centralizzazione di alcune di queste funzioni può

essere d’aiuto nello snellire il flusso delle informazioni e nel permettere una maggiore partecipazione degli enti locali. Attraverso la predisposizione di guide su temi specifici, l’or-ganizzazione di workshop e seminari, nonché la partecipa-zione a reti transnazionali, la stessa Amministrazione può disseminare in modo mirato le informazioni fondamentali e seguire gli enti del territorio nel loro percorso.

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L’ esperienza e i consigli del Comune di Bressanone In passato, il Comune di Bressanone ha potuto avere un primo contatto con i finanziamenti diretti europei grazie al progetto AIDA (Affimarmative Integrated Energy Design Action), cofinanziato dall’Intelligent Energy Europe Programme dell’UE e implementato da un consorzio internazio-nale di imprese ed enti di ricerca. Tra i partner di progetto era presente anche EURAC e, pur non ricoprendo il ruolo di partner di progetto e non ottenendo direttamente fondi europei, il Comune di Bressanone ha aderito al progetto per volontà politica, mettendo a disposizione un proprio edificio per favorire l’implementazione di studi pilota in tema di sostenibilità energetica. Da un’intervista condotta con un funzionario del Comune di Bressanone, emerge come nell’ente si stia diffondendo sempre di più uno spirito imprenditoriale, che porta gli uffici ad essere interes-sati ad attivarsi per l’ottenimento di fondi di diversa natura. Sussiste inoltre anche il desiderio di mettere in pratica, attraverso progetti concreti, principi di natura europea che ormai gli enti locali hanno fatto propri, come ad esempio quelli di sostenibilità ambientale e di risparmio energetico. Riportiamo qui di seguito alcuni preziosi suggerimenti ricavabili dalle interviste condotte con il personale del Comune di Bressanone su quali siano alcuni dei maggiori bisogni degli enti locali in relazione ai finanziamenti diretti europei.

ComunicazioneÈ importante che la trasmissione di informazioni dal livello provinciale ai Comuni avvenga in ma-niera filtrata e puntuale con riguardo alle opportunità di finanziamento disponibili. La necessità di comunicazioni dettagliate e di una struttura che faccia da filtro alle informazioni che raggiungono il livello locale deriva dal fatto che i funzionari comunali svolgono sempre maggiori compiti all’in-terno delle proprie amministrazioni, e non sempre hanno tempo da dedicare alla ricerca e alla elaborazione di informazioni che riguardano ambiti non sempre molto conosciuti come i finan-ziamenti diretti europei. La comunicazione inoltre deve essere tempestiva, poiché, per un ente pubblico, attivarsi per la stesura e l’implementazione di progetti richiede sempre molti passaggi, protocolli e autorizzazioni. I Comuni devono dunque essere messi in condizione di avere più tem-po per programmare le proprie attività sulla base di bandi europei. Sarebbe infine importante ricevere linee guida e informazioni concrete che aiutino i singoli uffici a capire da soli se i programmi di finanziamento diretto corrispondano ai propri bisogni.

27 Testo ricavato dall’intervista condotta con il personale del Comune di Bressanone.

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Struttura e personaleQuando si pensa ai Comuni è importante ricordare la differente struttura amministrativa e la diversa disponibilità di personale rispetto ad altri enti pubblici. Non sempre, infatti, in un Comune c’è la possibilità di creare un ufficio esclusivamente dedicato ai finanziamenti diretti europei o di investire un funzionario di tale competenza. Inoltre, anche quando la possibilità sussiste, è necessaria una struttura di supporto entro cui un funzionario o un ufficio possano inserirsi sistematicamente ed essere messi in condizione di lavorare in maniera efficace. Se a livello provinciale venisse creata questa struttura sistemica, comprensiva di strumenti di assistenza facilmente identificabili, i Comuni riceverebbero un grande aiuto per attivarsi e aprirsi al mondo dei finanziamenti diretti europei.

Laboratori territoriali e formazioneSe è vero che in molti Comuni è necessaria una maggiore formazione in tema di finanziamenti diretti europei, è anche vero che “si impara facendo”. A tal proposito, potrebbero essere molto utili alcuni laboratori e workshop progettuali in cui i Comuni possono portare una propria idea progettuale e, nel corso degli incontri di formazione, acquisire competenze di europrogettazione sviluppando l’idea che loro stessi vogliono implementare, anche con la possibilità di poterla poi raffinare e trasformare in un progetto da presentare per ottenere finanziamenti diretti europei.

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Focus on: €uro Helpdesk, il servizio della Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige

L’€uro Helpdesk è un servizio della Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige per gli enti pubblici, le imprese, i centri di ricerca, le scuole e gli enti di formazione, le associazioni e tutti coloro che vogliono avviare nuovi progetti europei. Vie-ne gestito, in stretta cooperazione, dall’Ufficio di Bruxelles e dall’Ufficio Integrazione europea – Europe Direct Alto Adige.

L’€uro Helpdesk offre informazioni specifiche sulle possi-bilità di ottenere un finanziamento diretto UE, organizza se-minari di formazione e Infoday, offre consigli nella fase pre-paratoria di una proposta di progetto e aiuto nella ricerca di partner.

In particolare esso fornisce informazioni dettagliate e ag-giornate sui fondi europei diretti attraverso la newsletter tematica mensile “Euroflash”, il monitoraggio degli inviti a presentare proposte aperti in un determinato momento e i report degli incontri di aggiornamento e approfondimento a cui partecipa. Il servizio affianca inoltre gli interessati nell’in-

dividuazione del programma europeo di finanziamento e dell’invito a presentare proposte che meglio rispondono alle loro esigenze. Offre inoltre supporto nel reperimento dei documenti amministrativi e nel chiarimento di dubbi riguardo le procedure gestite dalla Commissione europea.

Come ricordato, i progetti europei finanziati attraverso i programmi a gestione diretta richiedono, nella mag-gioranza dei casi, la partecipazione di più enti o imprese provenienti da Paesi membri diversi. €uro Helpdesk offre il suo aiuto per la ricerca di partner all’estero. L’Ufficio di Bruxelles può inoltre supportare la creazione di una rete europea per gli enti, attraverso la pianificazione di meeting e incontri con altre organizzazioni del settore presenti a Bruxelles così come con i funzionari delle istituzioni, an-che grazie al supporto delle numerose reti europee di cui fa parte. Il servizio è infine anche a disposizione per l’organizzazio-ne di incontri su temi specifici e di conferenze tematiche.

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