EurobestYoungCompetition_MA

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Per alzare il percepito dei prodotti a marchio Made in Carcere e vincere il pregiudizio sulla loro scarsa qualità, l’idea è quella di aumentare il percepito stesso delle condannate lavoratrici. Partendo dal presupposto che “al fresco” la vita non si fermi, il carcere diventa scuola di vita, che non reclude ma re-include alla società, una volta fuori. Per stimolare l’utente, sensibilizzarlo sul tema e portarlo ad agire, trattiamo le donne dell’Officina Creativa come fossero delle aspiranti professioniste. Dalla sarta alla costumista, dalla fashion designer alla stylist, sono pronte a mettersi in gioco per trovare lavoro, come fossero parte integrante e attiva del tessuto sociale. L’installazione ricrea l’ambiente dell’orario visite nelle case circondariali. Tramite il telefono le persone possono ascoltare il messaggio della detenuta: La città sarà tappezzata di finte locandine “cerca lavoro” e le linguette staccabili riporteranno il sito del portfolio della detenuta aspirante stylist. Sono Arianna, ho 30 anni e sono dentro per spaccio. Qui lavoro per il marchio Made in Carcere: realizzo borse, bracciali e accessori utilizzando materiali di scarto e dando loro una seconda vita. La mia speranza è quella di avere anche io una seconda opportunità. Tra 6 anni, quando uscirò, vorrei diventare una stylist. Guarda le mie creazioni puntando il QR code e aiutami a ricucire il mio futuro. Le donne del marchio Made in Carcere sono 16 detenute che lavorano all’interno dei penitenziario di Lecce per produrre manufatti di qualità ricavati dall’utilizzo di materiali di scarto provenienti dalle aziende italiane. Lavorano oggi per avere un domani. Presto o tardi torneranno a far parte del tessuto sociale in cui vivi. Fai in modo che non siano impreparate. Visita il sito madeincarcere.it Far scendere in campo volontariamente il pubblico femminile di facebook per promuovere e sensibilizzare sulla realtà Made in carcere. Le donne sono invitate a scrivere il proprio status rispondendo alla domanda “Cosa sarò tra x anni?” Un messaggio di posta spiega come agire. Soggetto: Colloquio di lavoro Datore “D” Candidata “A” D Benvenuta Arianna, si accomodi pure. Leggo dal suo CV che è diplomata in lingue. A Si, ero piena di sogni ma trovare lavoro non era cosa semplice. Qualche furto e borseggio qua e là ma nulla di che. D E poi ha iniziato a lavorare come libera professionista. Di che si occupava? A Per sei anni ho fatto la spacciatrice: ecstasy, lsd, cocaina, eroina; ne avevo per tutti. D E ora mi dica, perché vuole candidarsi come fashion designer? A Cucire borse qui al carcere di Lecce è diventata la mia passione e spero diventi un giorno anche il mio lavoro fuori da qui. Spk ist: Le donne di Made in Carcere sono 16 detenute che producono manufatti di qualità utilizzando materiali di scarto. Lavorano oggi per avere un domani e presto o tardi torneranno a far parte del tessuto sociale in cui vivi. Fai in modo che non siano impreparate. Visita il sito madeincarcere.it IDEA Facebook Ambient Radio Dem Banner Print Adv Landing page on portfolio Body

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Per alzare il percepito dei prodotti a marchio Made in Carcere e vincere il pregiudizio sulla loro scarsa qualità, l’idea è quella di aumentare il percepito stesso delle condannate lavoratrici. Partendo dal presupposto che “al fresco” la vita non si fermi, il carcere diventa scuola di vita, che non reclude ma re-include alla società, una volta fuori. Per stimolare l’utente, sensibilizzarlo sul tema e portarlo ad agire, trattiamo le donne dell’Officina Creativa come fossero delle aspiranti professioniste. Dalla sarta alla costumista, dalla fashion designer alla stylist, sono pronte a mettersi in gioco per trovare lavoro, come fossero parte integrante e attiva del tessuto sociale.

L’installazione ricrea l’ambiente dell’orario visite nelle case circondariali. Tramite il telefono le persone possono ascoltare il messaggio della detenuta:

La città sarà tappezzata di finte locandine “cerca lavoro” e le linguette staccabili riporteranno il sito del portfolio della detenuta aspirante stylist.

Sono Arianna, ho 30 anni e sono dentro per spaccio. Qui lavoro per il marchio Made in Carcere: realizzo borse, bracciali e accessori utilizzando materiali di scarto e dando loro una seconda vita. La mia speranza è quella di avere anche io una seconda opportunità. Tra 6 anni, quando uscirò, vorrei diventare una stylist.Guarda le mie creazioni puntando il QR code e aiutami a ricucire il mio futuro.

Le donne del marchio Made in Carcere sono 16 detenute che lavorano all’interno dei penitenziario di Lecce per produrre manufatti di qualità ricavati dall’utilizzo di materiali di scarto provenienti dalle aziende italiane. Lavorano oggi per avere un domani. Presto o tardi torneranno

a far parte del tessuto sociale in cui vivi. Fai in modo che non siano impreparate. Visita il sito madeincarcere.it

Far scendere in campo volontariamente il pubblico femminile di facebook per promuovere e sensibilizzare sulla realtà Made in carcere. Le donne sono invitate a scrivere il proprio status rispondendo alla domanda “Cosa sarò tra x anni?” Un messaggio di posta spiega come agire.

Soggetto: Colloquio di lavoro Datore “D”

Candidata “A” DBenvenuta Arianna, si accomodi pure. Leggo dal suo CV che è diplomata in lingue.

ASi, ero piena di sogni ma trovare lavoro non era cosa semplice. Qualche furto e borseggio qua e

là ma nulla di che.DE poi ha iniziato a lavorare come libera professionista. Di che si occupava?

APer sei anni ho fatto la spacciatrice: ecstasy, lsd, cocaina, eroina; ne avevo per tutti.

DE ora mi dica, perché vuole candidarsi come fashion designer?

ACucire borse qui al carcere di Lecce è diventata la mia passione e spero diventi un giorno anche il

mio lavoro fuori da qui. Spk ist:Le donne di Made in Carcere sono 16 detenute che producono manufatti di qualità utilizzando materiali di scarto. Lavorano oggi per avere un domani e presto o tardi torneranno a far parte del tessuto sociale in cui vivi. Fai in modo che non siano impreparate. Visita il sito madeincarcere.it

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