EURO 1,00 · fuoco che, pur sotto un po' di ... menti e ai cuori di piccoli, adolescenti e giovani....

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IInn ccooppeerrttiinnaa::Jan Vermeer, La massaia, 1660 circa, olio su tela, Amsterdam, Rijksmuseum

editrice

ANDREA BRUNO MAZZOCATO

ARCIVESCOVO DI UDINE

IL LIEVITOE IL BUON PANE

LLeetttteerraa aaii ccaatteecchhiissttii ee aaggllii aanniimmaattoorrii

3. Collana:MAGISTERO DEL VESCOVO

editrice

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Carissimi catechisti,carissimi animatori,

con questa lettera desidero iniziare un dialogo tral'Arcivescovo, primo catechista nella Chiesa che ilSignore gli ha affidato, e tutti voi, che insieme coni genitori e con i sacerdoti condividete l'esaltante edelicato compito di trasmettere la fede e formare lecoscienze cristiane dei nostri bambini, preadole-scenti, adolescenti, giovani e adulti.

1. Voi siete i collaboratori della gioia di tante per-sone perché le avvicinate a Gesù Cristo. Il dono piùprezioso, infatti, che possiamo fare a quelli che a-miamo è aiutarli ad incontrare Gesù e, per mezzodi Lui, imparare a pregare il Padre e ad amare i fra-telli nella Chiesa.Mentre ci sostiene con la certezza della Sua presen-za e della Sua benedizione, il Signore ci lancia vi-gorosamente nell'avventura missionaria, anche inquesta nostra terra friulana: «Andate dunque e fatediscepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome delPadre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnandoloro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato.Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine delmondo» (Mt 28, 19-20). Come si può fare discepo-li i bambini, i ragazzi, i giovani, gli adulti che in-contriamo nell'esperienza della catechesi?

Farina

2. La risposta alla nostra domanda prende forma inuna brevissima parabola evangelica, carica di pro-fumo familiare: «Un'altra parabola disse loro: "Ilregno dei cieli si può paragonare al lievito, che unadonna ha preso e impastato con tre misure di fari-na, perché tutta si fermenti"» (Mt 13,33). In pocomeno di due righe il Signore Gesù ci rivela il se-greto e il cuore di ogni catechesi. Il buon pane è ilcristiano maturo che profuma di Vangelo. Esso na-sce dal lavoro di una donna (l'opera del catechistanella Chiesa) che sa impastare la farina (la pasta u-mana di cui è formato ogni uomo) con la giustamisura di lievito (cioè, la grazia che Gesù dona conlo Spirito Santo).Mi soffermo con voi a meditare questa parabola.

TRE MISURE DI FARINA

3. La donna inizia il lavoro, che porterà il pane sul-la tavola della sua famiglia, prendendo tre misuredi farina. E' la materia prima nella quale introdur-re, poi, il lievito.La «farina» messa nelle nostre mani sono i pic-coli che hanno occhi pieni di stupore e cuore pienodi un istinto religioso incontenibile, i preadole-scenti che si trasformano e che si gettano come e-sploratori nelle avventure della vita, gli adolescentiche cercano di sviluppare il senso critico e i giovaniche sono chiamati a fare sul serio nella vita.Sono essi che si rivolgono a noi portando nel cuorela domanda che il giovane ricco fece a Gesù: «Mae-stro, che cosa devo fare per avere la vita eterna?»(Mt 19,16). Con fiducia aspettano da noi una parola

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e un esempio che indichino come si possano inve-stire le energie e le doti della propria persona perrealizzare una vita bella e grande.

4. Sono in tanti perché – ringraziando Dio – quasitutti i genitori affidano ancora i loro figli alla par-rocchia, chiedendo di prepararli a ricevere i sacra-menti dell'iniziazione cristiana. Quei fanciulli, queigiovani ci arrivano in situazioni molto diverse,spesso disturbati dalla società del cosiddetto benes-sere, che non ha occhi né tempo per l'infanzia e po-co di tutto ciò anche per la gioventù. Perciò, a vol-te, si è fatto arduo il compito del catechista…Tutti, però, attendono di essere accolti con interes-se e disponibilità. Le giovani generazioni di questonostro tempo sono esigenti, hanno un fiuto infalli-bile per quello che si nasconde dietro le apparenzedegli adulti, e capiscono al volo se li prendiamo acuore o meno e se crediamo per primi o meno a ciòche vorremmo trasmettere loro. Anche se non san-no dirlo, sperano di trovare in noi il cuore compas-sionevole di Gesù che diceva ai discepoli: «Lasciateche i bambini vengano a me» (Mt 19,14). Egli vede,infatti, negli occhi di ognuno di loro il progetto ir-ripetibile di amore di Dio Padre che li ha voluti echiamati all'esistenza. Il primo atto di educazione cristiana che ci è chie-sto è quello di guardare i piccoli e i giovani congli occhi di Gesù, come capolavori unici dell'amo-re del Creatore, anche quando sono in qualche mo-do rovinati da adulti che non li hanno rispettati.

5. La «farina» che la Chiesa mette nelle nostre ma-ni di catechisti sono tutte le nuove generazioni: dai

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piccolissimi portati al battesimo ai giovani. Si av-verte, a volte, una certa tendenza a privilegiare igiovani e gli adulti nelle proposte di formazione,denunciando, magari, il fatto che si sono spesetroppe energie per i piccoli…Sarebbe un errore trascurare gli anni dell'infanziae della fanciullezza nei quali i nostri figli ricevonole prime impronte educative, che resteranno le piùprofonde.Non dobbiamo frenare i piccoli pronti a correreverso Gesù e dobbiamo credere che lo Spirito San-to è in grado di parlare al loro cuore anche qualo-ra fossero circondati dal vuoto spirituale degli adul-ti. È prima responsabilità della Chiesa accompa-gnarli lungo gli anni della loro crescita con uncammino catecumenale adeguato alle loro esigenzeintellettuali, affettive, morali e spirituali.

6. I figli che crescono sono l'oggetto della passioneeducativa della Chiesa e dei catechisti che la rap-presentano. Ne è testimonianza il recente docu-mento della Conferenza Episcopale Italiana, «Edu-care alla vita buona del Vangelo», che invita tuttele Diocesi a dare priorità, nei prossimi anni, all'im-pegno educativo.Non ci sono, però, figli senza genitori. Nel bene o –Dio non voglia – nel male, essi restano i primi edu-catori. Su di essi spalanca gli occhi il piccolo, appe-na sbocciato alla vita, per capire dove sta il bellodell'esistenza cui è stato appena chiamato. Per que-sto, la «farina» messa nelle mani dei catechistisono i figli assieme ai genitori.Sappiamo che esiste spesso una grande difficoltà acoinvolgere i genitori, affannati dal ritmo degli im-

Lievito

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pegni lavorativi e familiari, tentati di delegare ad al-tri l'educazione dei figli, talvolta impreparati a tra-smettere la fede. Non dobbiamo, però, rassegnarcima continuare a cercare le migliori possibilità per-ché la formazione cristiana delle nuove generazio-ni sia un'alleanza comune tra genitori, figli, comu-nità cristiane e catechisti.

7. La catechesi va, quindi, proposta ai figli e insie-me ai loro genitori. Con lo stesso occhio attento eamorevole con cui guardiamo i nostri ragazzi, caricatechisti, guardiamo anche agli adulti che li han-no generati e che hanno il delicato compito dell'e-ducazione. Laddove non ci sembra di scorgere unafede viva e solida, soffiamo sulle braci, perché tal-volta basta qualcuno che ci spera ancora e che conuna ventata coraggiosa fa divampare nuovamente ilfuoco che, pur sotto un po' di cenere, non s'era deltutto estinto. In fondo, nella storia dei figli i geni-tori vivono tanti momenti di grazia, in cui il lorocuore si fa particolarmente vulnerabile all'amore diDio. L'amore per il figlio e per la sua educazionepuò inoltre diventare momento di salvezza e diguarigione per le coppie e le famiglie.

IL BUON LIEVITO

8. Dopo aver messo assieme le tre misure di farina,la donna prende una giusta misura di lievito e losparge sopra. È l'ingrediente più importante, per-ché ha in sé la forza di fermentare la pasta, di tra-sformarla in modo tale che, una volta messa in for-no, diventi pane fragrante.

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Anche per noi il primo impegno è quello di aggre-gare i piccoli, adolescenti e giovani attraverso gliincontri di catechismo e di formazione. Quando,però, li abbiamo riuniti che cosa siamo chiamati adoffrire a loro? Come la donna della parabola, siamochiamati a mettere in loro il buon lievito.Per darlo ad altri, è necessario che noi per primiconosciamo quale sia il buon lievito che la Chiesadona, dove si possa trovarlo e come lo si possa in-trodurre nella mente e nel cuore di un ragazzo.

9. Il buon lievito che la Chiesa trasmette fin dallesue origini è una Persona vivente e ha un nome anoi ben familiare: è il Signore Gesù. San Paolo, ri-cordando come aveva educato alla fede i cristianidella Galazia, ha un'espressione molto significativa:«ai vostri occhi ho rappresentato al vivo Gesù Cri-sto crocifisso» (Gal 3,1).Tutti i nostri itinerari di catechesi e di formazionehanno quest'unico obiettivo: essere momenti favo-revoli per rappresentare in modo vivo e vero la per-sona e l'esperienza di Gesù davanti agli occhi, allementi e ai cuori di piccoli, adolescenti e giovani.Ai catechisti – Vescovo, sacerdoti, consacrate, laici– la Chiesa consegna il mandato di introdurre isuoi figli ad un rapporto vivo e ad un'autentica a-micizia con Gesù. Sarà Lui il buon lievito che, conla potenza del suo Santo Spirito, porterà la luce ve-ra nei loro pensieri, trasformerà con il suo amore iloro sentimenti, darà il sapore e il profumo del Van-gelo alla loro esistenza. Li renderà suoi testimoniin qualunque luogo la vita li porterà.

10. L'apostolo Giovanni inizia la sua prima lettera

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con queste parole: «Colui che era da principio, chenoi abbiamo udito, che abbiamo veduto con i no-stri occhi, che abbiamo contemplato… noi lo an-nunciamo anche a voi, perché anche voi siate incomunione con noi e la nostra gioia sia piena»(1Gv 1, 1-4).Per saper introdurre altri all'incontro vivo con Ge-sù è necessario che noi per primi lo abbiamo udito,visto, contemplato. Resta sempre vero l'antico det-to: contemplata aliis tradere, trasmettere ciò chesi è contemplato e che ha conquistato il nostrocuore. Questa è la condizione per riuscire, secondole parole di san Paolo, a rappresentare in modo vivoGesù ai nostri ragazzi e a non parlare di lui sola-mente per sentito dire.In concreto, a chi nella Chiesa ha il mandato di ca-techista ed educatore alla fede è chiesto di crescerecontinuamente nella conoscenza e nell'esperienzadi Gesù. Conoscenza ed esperienza sono come ledue facce inseparabili di un unico foglio, sono i duemovimenti dell'uomo verso il Signore che è la Ve-rità e l'Amore.

11. Un catechista si preoccupa di crescere nella co-noscenza di Gesù. Per usare uno slogan, non si ac-contenta di dire certe cose, magari anche attraentiper i ragazzi. Ma si prepara a dire cose certe su Ge-sù. È cosciente di aver la responsabilità di far cono-scere la persona di Gesù così come gli apostoli, te-stimoni oculari, l'hanno predicata dopo la Penteco-ste e come la Chiesa l'ha custodita nella sua mille-naria tradizione di fede.Conoscere la persona di Gesù significa accoglieretutta la sua Rivelazione sul Volto di Dio, sul senso

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dell'esistenza dell'uomo e di tutto il creato, sullaChiesa che lui ha voluto, sui comandamenti che halasciato a coloro che vogliono essere suoi discepoli.Per questo è necessaria anche una formazione teo-logica dei catechisti, che la nostra Diocesi ha sem-pre curato e che renderemo ancor più ricca neiprossimi anni.

12. Per conoscere veramente Gesù è necessario, i-noltre, fare esperienza di un rapporto personaledi amore con lui.I contenuti della Rivelazione cristiana – che sonosintetizzati nel Credo o Simbolo di fede – devonodiventare sempre più sostegno e speranza per lanostra vita, convinzioni radicate nella nostra co-scienza, rapporto vivo con il Signore Gesù.Si conosce a fondo una persona quando la si ama eci si lascia amare da lei. È questo che Gesù chiede achi crede in lui: «Se uno mi ama, osserverà la miaparola e il Padre mio lo amerà e verremo a lui eprenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23).La sapienza della Chiesa ci indica anche le vie checonducono ad una vera esperienza personale di Ge-sù:■ ascoltare e meditare con fede la Parola di Dio; ■ trovare ogni giorno, a mattina e a sera, il tempoper pregare; ■ essere fedeli all'Eucaristia domenicale e saper rice-vere e adorare il Santissimo Sacramento anche neltempo feriale, quando è possibile; ■ essere fedeli alla Confessione frequente per libe-rarci dai vizi e crescere nell'amore;■ cercare la guida di un direttore spirituale; ■ amare la Chiesa, onorarla e servirla con generosità.

Impastare

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Sono punti di una regola di vita personale che ren-de sempre più disponibili all'azione dello SpiritoSanto in noi e ci fa accogliere Gesù come vero lievi-to della nostra vita. Potremo, allora, davvero tra-smetterlo agli altri.

13. Chi ha il mandato di catechista agisce a nomedi tutta la Chiesa: perciò è sempre bello ed impor-tante che condivida con altri catechisti (sacerdoti,consacrate/i e laici) la sua esperienza. La testimo-nianza reciproca arricchisce ognuno, la condivisio-ne della stessa passione per la trasmissione della fe-de sostiene e rimotiva nei momenti di fatica.In tal senso, è preziosa la tradizione della nostraDiocesi, che ha sempre incoraggiato gli incontri tracatechisti a livello parrocchiale, foraniale e diocesa-no. Essi non hanno solo lo scopo funzionale di aiu-tarsi nella preparazione agli incontri di catechismoo di formazione di fanciulli e giovani. Sono mo-menti in cui si condivide lo stesso amore per il Si-gnore Gesù, la sua Parola e la sua Chiesa. Aiutano acrescere nella santità e contribuiscono alla crescitanella santità della Chiesa diocesana.

LA DONNA CHE PRENDE E IMPASTA

14. Il lavoro più importante della donna consistenell'amalgamare bene farina e lievito per ottenereun'unica pasta da introdurre nel forno per la cottu-ra. È un esercizio che richiede di saper fare i movi-menti giusti con abilità, costanza, sensibilità ed e-sperienza.Possiamo vedere in questo lavoro della donna il

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simbolo del nostro servizio di catechisti che tendead impastare il buon lievito di Gesù Cristo conquella farina, che è l'umanità di coloro che ac-compagniamo nel cammino di fede.Vorrei sottolineare tanti aspetti di questo preziososervizio; molti li mediteremo in futuro, mentre oradesidero ricordare solo due punti:- la necessità di una catechesi integrale o catecu-menale;- garantire tre condizioni: unità, varietà, continuità.

15. Fin dai primi secoli, la Chiesa comprese che peraccompagnare le persone alla conversione, alla fedee a vivere una vita nuova in Gesù Cristo erano indi-spensabili quattro attenzioni. Possiamo definirlecome i quattro movimenti che le mani di una co-munità cristiana e dei suoi catechisti devono com-piere per impastare bene il lievito di Gesù con l'esi-stenza dei neoconvertiti. Questi movimenti hannostrutturato il catecumenato: quel cammino, cioè,che introduce alla conoscenza e all'esperienza diCristo e al cambiamento di vita che il Vangelo esigee provoca. Li elenco:■ l'annuncio della bella notizia di Gesù, morto e ri-sorto per noi, e la catechesi che porta a conoscerela Rivelazione da lui manifestata agli uomini;■ l'introduzione all'esperienza dell'incontro di sal-vezza con Gesù nella celebrazione dei sacramenti; ■ l'educazione alla preghiera e alla vita spiritualepersonale; ■ l'allenamento a convertire la mentalità e i costu-mi di vita per seguire il comandamento dell'amoreperfetto che Cristo dona ai suoi discepoli.Ognuno di questi momenti richiederebbe un ap-

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profondimento a cui ci dedicheremo nei nostri fu-turi dialoghi. Per ora, mi accontento di aver ricor-dato che essi formano un unico processo per cre-scere nella fede in Gesù e nella maturazione diun'esistenza ispirata al Vangelo.Dobbiamo riconoscere che nei nostri attuali per-corsi catechistici non è facile tenerli contempora-neamente presenti. Vediamo i bambini partecipareal catechismo ma non alla celebrazione della santaMessa; giovani che partecipano agli incontri di pre-parazione alla cresima ma non curano una vita dipreghiera personale e una verifica morale delle loroscelte e comportamenti…Esploreremo insieme le vie per offrire una cateche-si integrale, ispirata all'antico percorso catecume-nale che è stato recentemente riproposto nel Ritoper l'iniziazione cristiana degli adulti. Essa nonpuò essere affidata solo al singolo catechista, madeve essere curata dall'intera comunità. È nella co-munità che i più piccoli e i giovani devono trovareuna liturgia ben curata, una testimonianza di fedeconvincente, un clima di stima e di amore.

16. I percorsi di catechesi e formazione nei qualisono avviati i piccoli e i giovani dovrebbero, poi, ga-rantire sempre tre condizioni: unità, varietà, conti-nuità.Penso anzitutto all'unità del contenuto, non all'u-niformità del metodo: dobbiamo tutti saper intro-durre al medesimo cristianesimo, dobbiamo pre-sentare lo stesso autentico volto del Signore Gesù,rifuggendo versioni riduttive del Vangelo che nestrappano via alcune scomode pagine. Questa unitàdel contenuto – che passa attraverso la fedeltà alla

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Maestro interiore

dottrina della Chiesa, alla retta celebrazione dellaliturgia e alla comunione con i vescovi – non signi-fica uniformità, ma anzi varietà del metodo: inquesta stagione di profonde trasformazioni sociali eculturali dobbiamo anche saper sperimentare stra-de nuove, forme di catechesi diverse da quelle ere-ditate dal passato, senza per questo abbandonare odisprezzare le forme che nel tempo hanno dimo-strato una loro efficacia. Infine, a rendere partico-larmente feconda l'opera catechistica è la conti-nuità del cammino e della presenza delle diversegenerazioni credenti: dovremo sempre meglioprovvedere alla trasmissione della fede tappa pertappa, a partire dai genitori che chiedono il Battesi-mo per i loro figli, passando alle famiglie con bam-bini dal Battesimo all'età scolare, ai fanciulli, aipreadolescenti, agli adolescenti, ai giovani, agli a-dulti, a coloro che accolgono Cristo nella fede cat-tolica lasciandosi alle spalle altre religioni o nessu-na religione o altre confessioni cristiane. È moltoimportante che per ciascuna di queste diverse fasidel cammino della vita le nostre comunità sappianooffrire un serio e qualificato accompagnamentonella fede.

LO SPIRITO SANTO, MAESTRO INTERIORE

17. Ogni buon catechista – sia esso Vescovo, sacer-dote, diacono, consacrato, laico – è sempre ispiratodalla virtù del'umiltà. L'apostolo Paolo ricorda aicristiani di Corinto che nella Chiesa c'è chi piantala fede nel cuore degli uomini e c'è chi la irriga per-ché maturi. Tuttavia «né chi pianta, né chi irriga è

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qualche cosa, ma è Dio che fa crescere» (1Cor 3,7).Chi accompagna una persona nel cammino dellafede esercita un servizio di grande valore, che glimerita il riconoscimento di «collaboratore di Dio»(1Cor 3,9).Proprio perché collaboratori, a noi è chiesto di im-pegnarci nel favorire l'azione di Dio: è Lui, poi, cheagisce nel cuore delle persone con il suo Santo Spi-rito. L'umiltà ci difende dalla tentazione di farci«padroni» e protagonisti primi della fede, anchecon i più piccoli (2Cor 1,24): siamo umili servi chesostengono le scelte dei fratelli e operano per crea-re le condizioni perché agisca lo Spirito del Signo-re.

18. E' Lui il vero Maestro interiore promesso daGesù: «Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà lecose che vi ho detto» (Gv 14,26). Possiamo riconoscere l'azione dello Spirito di Cri-sto anche nella parabola del lievito. La farina e ilbuon lievito si impastano grazie all'acqua, che litrasforma in una pasta omogenea. Come il lavorodella donna, anche quello dei catechisti è certa-mente indispensabile perché un uomo non puògiungere alla fede se nessuno gli fa conoscere Gesùe lo guida all'incontro con lui. Però, è l'acqua cheagisce dall'interno e integra la farina con il lievito,fino a non poter più distinguerli tra loro.Gesù definisce lo Spirito Santo come «acqua vi-va» (Gv 7,38-39) che opera nell'animo di coloroche hanno ricevuto la fede e i sacramenti. È l'Acqua viva che impasta la mente e il cuore del-l'uomo con il buon lievito del Cuore di Gesù. Cosìnasce l'uomo nuovo, capace di testimoniare Gesù

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in mezzo ai fratelli.E quando, al termine del suo lavoro, la donna in-troduce la pasta dentro il calore del forno, non leresta allora che attendere con pazienza che appaiail pane fragrante. Ancora, lo Spirito Santo è il Fuo-co ardente, sceso nei discepoli a Pentecoste, che ri-scalda i cuori con la Carità di Cristo e li fa vibraredel suo stesso amore, fino a renderli capaci di dona-re tutta la loro esistenza come Gesù, in obbedienzaal Padre e a servizio dei fratelli.

19. Il catechista è come la donna che fa con com-petenza e diligenza la sua parte. Il suo è un sempli-ce contributo esterno, fatto di parole, di attività, diesempi: ma è importantissimo per favorire e soste-nere il dialogo personale tra lo Spirito Santo e lalibertà dell'uomo, sia esso bambino, ragazzo, gio-vane o adulto. In quel dialogo l'uomo si apre alla fe-de e accoglie Gesù come suo Salvatore e Maestroper la vita presente e per la vita eterna.Dopo che ha investito tutte le sue capacità e la suagenerosità nell'annunciare e testimoniare Gesù e ilVangelo, al catechista non resta che attendere, co-me la donna davanti al forno in cui la pasta si statrasformando in pane.È un'attesa che può essere carica di preghiera edi speranza. La preghiera è l'ultimo, il più grandegesto di amore che il catechista può fare ai piccoli eai giovani che segue. Invoca per i ragazzi lo SpiritoSanto, perché trovi spazio nel loro cuore e vi impri-ma, indelebile, il Volto e il Cuore di Gesù.

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BenedizioneUNA BENEDIZIONE FINALE

20. Cari catechisti, in questa prima lettera che horivolto a voi ho cercato di comunicarvi quel che piùho a cuore come Pastore e primo catechista dellaChiesa di Cristo che è in Udine. Mentre scrivevo, mivenivano in mente tante altre cose, ed anche quel-le che ho steso chiedono di essere approfondite…Continueremo a dialogare, a riflettere e a pregareinsieme nel corso degli anni, ma fin d'ora desiderodirvi che trovarci in sintonia sugli aspetti che quiho messo in luce è bello e importante. Ho volutoinfatti indicarvi le direttrici sulle quali camminareassieme, nella grande opera di evangelizzazione edi formazione delle giovani generazioni a cui tuttici siamo resi disponibili.

21. Concludo benedicendo Dio, perché la nostraChiesa può contare sul grande dono di numerosicatechisti e animatori, che con generosità e prepa-razione prendono a cuore bambini, ragazzi, giova-ni, genitori e adulti. Solo alcuni decenni fa tuttociò era impensabile.Benedico Dio per i sacerdoti della nostra Chiesa,che sono i primi catechisti nella comunità cristianaloro affidata. Più numerosi saranno i laici disponi-bili alla trasmissione della fede, più preziosa sarà lapresenza e la competenza dei sacerdoti: pronti afarsi catechisti dei catechisti stessi, esemplari nellacatechesi delle celebrazioni liturgiche, guide indi-spensabili dell'anima, intercessori fedeli per i lorofedeli, conoscitori delicati e solleciti delle famiglie. Benedico Dio per tutti voi, cari catechisti e anima-tori. Siate veri testimoni e grandi maestri. Molte

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delle cose che direte e organizzerete nelle vostrecatechesi verranno forse dimenticate, ma non verràmai dimenticata la passione e la convinzione trasci-nante con cui avete preso la mano di chi vi è statoaffidato e l'avete messa nella mano di Gesù.Vi assicuro uno speciale ricordo nella mia preghie-ra e invoco su tutti la Benedizione del Signore, perintercessione della Vergine Maria e dei nostri santiPatroni.

✠ Andrea Bruno MazzocatoArcivescovo

Udine, 21 novembre 2010Solennità di N.S. Gesù Cristo, Re dell'Universo

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INDICE

Tre misure di farina p. 6

Il buon lievito p. 9

La donna che prende e impasta p. 13

Lo Spirito Santo, maestro interiore p. 16

Una benedizione finale p. 19

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Finito di stamparenel mese di novembre 2010

presso Primeoffset srlvia A. Zanussi 301,

33100 Udine