Eureka n.12

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Anno VII - numero 2 LUGLIO - DICEMBRE 2012 IL LIBRO BIANCO SULL’INCONTINENZA URINARIA finco convegno nazionale “moving to the future” VI ° BARI, 29 e 30 NOVEMBRE 2012

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Eureka Anno VII n. 2 Luglio Dicembre 2012

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Anno VII - numero 2LUGLIO - DICEMBRE 2012

IL LIBRO BIANCO SULL’INCONTINENZA URINARIA

fincoconvegno nazionale

“moving to the future”

VI°BARI, 29 e 30 NOVEMBRE 2012

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Anno VII - numero 2

LUGLIO - DICEMBRE 2012

IL LIBRO BIANCO SULL’INCONTINENZA URINARIAfincoconvegno nazionale

“moving to the future”VI°BARI 29 e 30 NOVEMBRE 2012

DIRETTORE RESPONSABILEFrancesco Cav. Diomede

DIRETTORE EDITORIALEAdo Franco Dr. De Rose

COMITATO SCIENTIFICOLucio Prof. Miano (coordinatore)Arianna Dr.ssa BortolamiNadia Dr.ssa CrottiStefano Dr. DatiAldo Dr. Franco De RoseRosa Dr.ssa LagrecaIvan Dr. MartinesMaria Dr.ssa Ripesi

UFFICIO PRESIDENZAFrancesco Cav. Diomede - PresidenteMarcello Avv. Stefanì - Vice presidenteMaddalena Dr.ssa Strippoli - Segr./Tesoriera

CONSIGLIERI Carmela Sig.ra Crescenzo Antonio Dr. Di GiorgioVincenzo Avv. FalabellaElena Sig.ra GranataEfisio Renato Dr. PoddiLudovico Sig. TavianoAntonio Sig. Trevisani

REVISORI DEI CONTIFrancesco Dr. Pasanisi Zingarello - PresidenteMonica Sig.ra Di RomaIvan Dr. Martines

FINCO PPFederazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni del Pavimento Pelvico

SEGRETERIA NAZIONALEViale Orazio Flacco, 24 - 70124 BariTel. 080 5093389 - Fax 080 5619181Email: [email protected]

Federazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni del Pavimento Pelvico

ONLUS FINCO PP

Ai sensi del D. Lg.vo n. 196 del 2003 l’interessato/a acconsente che i dati personali forniti vengano utilizzati dalla FINCO PP (Federazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni del Pavimento Pelvico) esclusivamente per aggiornamenti e informazioni relativi alla Federazione stessa. In relazione ai predetti trattamenti, Lei potrà esercitare i diritti di cui all’Articolo 7 del D. Lg.vo n. 196 del 2003

PP

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LETTERA APERTA

DEL PRESIDENTEFrancesco DiomedePresidente FINCO PP

Carissimi, la società moderna è sempre più povera, complessa e articolata, a iniziare dal decadimento dei valori, dal-la crescente disoccupazione e povertà delle famiglie. Non servono economisti per capire che l’oppressione fiscale (oltre il 50%) e una spesa pubblica insostenibile (in costante aumento, anche durante il Governo Monti, quello del rigore e della “spending review”) non por-teranno il Paese fuori dalla crisi. Le Aziende sono oggi strozzate dalle tasse e abbandonate dalle banche tra-scinando nella povertà migliaia di famiglie, mentre il Governo (e l’Europa) non fanno altro che tagliare de-trazioni, aumentare l’Iva, insistere con l’Imu, mante-nendo però i super-stipendi dei dirigenti della pubbli-ca amministrazione e permettendosi anche di istituire nuove Autority. E la politica? La politica va in tv e litiga come al solito, chi grida di più è, come al solito, il più “trandy” del momento. I nostri politici si rimpallano reciprocamente e istericamente le responsabilità del passato e, tra “inciuci”, alleanze improbabili, primarie e slogan vari, a pochi mesi dalle elezioni, con un indice di astensionismo disarmante, alla ricerca di un nuovo “salvatore della Patria” e con i partiti nella confusione totale. Ma questa volta gli italiani hanno una grande responsabilità: scegliere e scegliere bene! Quello che è accaduto in Grecia potrebbe accadere in Spagna e anche da noi se chi ci governerà non saprà seguire una linea che tende alla crescita e al dimagrimento della “macchina Stato”, con tetti di stipendio, accorpamenti di enti, dismissione di molte società partecipate, dimi-nuzione delle indennità degli eletti, etc. Nello stesso tempo va allentata la morsa fiscale permettendo alle aziende di lavorare e alla gente di vivere civilmente.

In tale contesto socio-politico anche la nostra associa-zione ha molteplici difficoltà di sopravvivenza del quo-tidiano, pertanto vogliamo risvegliare le coscienze dei lettori e ricordare taluni obblighi statutari:

1. la quota associativa è di 15 euro l’anno, meno di un caffè al mese;

2. nonostante il basso costo della quota moltissime persone “non la versano”;

3. La raccolta del 5permille è insufficiente (eppure non costa nulla);

4. la rivista “EUREKA” è inviata a coloro che versano la quota annuale poiché notevoli sono costi di stam-pa e distribuzione.

Abbiamo nuovamente modificato lo statuto associati-vo prevedendo la modifica della denominazione, del logo e di taluni articoli statutari. Infatti, venerdì 30 no-vembre 2012 si è svolta l’Assemblea straordinaria soci ed ora ci denominiamo “Federazione Italiana In-continenti e Disfunzioni Pavimento Pelvico”, acroni-mo FINCO PP - ONLUS”.

L’anno prossimo partirà la “Scuola Nazionale di For-mazione Perfezionamento dei “Professionisti Sa-nitari della Continenza e del Pavimento Pelvico - FINCO”, istituiremo il “Registro Nazionale dei Pro-fessionisti Sanitari della Continenza e del Pavi-mento Pelvico” che sarà da noi gestito, convinti che l’addestramento e la formazione professionale degli infermieri, ostetriche e fisioterapisti serve a migliorare la nostra “qualità e quantità di vita”.

Carissimi, auspichiamo che il nostro appello venga ac-colto e soprattutto che doniate un po’ di tempo libero e qualche soldino alla nostra Associazione.

Fraterni saluti.

Francesco Diomede

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Il 30 ottobre una delegazione del-la FISH ha lasciato la Camera dei Deputati dopo l’audizione alla Commissione Affari Sociali, dove era in esame lo schema del decre-to che rivedeva le Tabelle usate per valutare l’invalidità civile. Se-condo la FISH il testo era inemen-dabile.

“Basta ricordare che questo sche-ma di decreto discende da un ar-ticolo di legge che aveva per tito-lo ‘Contrasto alle frodi in materia di invalidità civile [art. 20, Legge 102/2009, NdR] per capire che l’interesse primario non sia quel-lo della tutela della salute delle persone”. Così commenta Pietro Barbieri, presidente della Federa-zione Italiana per il Superamento dell’Handicap, all’uscita da Mon-tecitorio.

La FISH ha espresso in Commis-sione tutte le sue critiche, a par-tire dalla patente violazione dei principi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disa-bilità ratificata dall’Italia nel 2009: la visione è puramente sanitaria, senza alcuna attenzione alle diffi-coltà e agli ostacoli all’inclusione e alle pari opportunità.

Le nuove procedure, a causa delle numerose ulteriori certificazioni specialistiche previste, produr-rebbero un aumento dei costi a carico del Servizio Sanitario Na-zionale e del Cittadino. Una com-plicazione e un sovraccarico che mal si coniugano con le recenti tendenze alla semplificazione amministrativa e alla spending review.

La Federazione contesta anche la debolezza, inadeguatezza e arre-tratezza scientifica dello strumen-to di valutazione che si continua ad adottare. Si pensi solo che il concetto di “incapacità lavorativa generica” risale agli anni Venti del Novecento.

Al contempo, lo schema di decre-to, incredibilmente, non fornisce alcuna indicazione per la valuta-zione specifica degli atti quoti-diani della vita, cioè del requisito principale per accedere all’inden-nità di accompagnamento, prefe-rendo lasciare carta bianca all’IN-PS.

“Nei prossimi giorni chiederemo al Ministro Balduzzi di ritirare lo schema di decreto e di avviare un

confronto per giungere a criteri di valutazione della disabilità rispet-tosi dei principi fissati da un atto internazionale sottoscritto e rati-ficato anche dal nostro Paese: la Convezione ONU sui diritti della persone con disabilità”.

Con soddisfazione si segnala che al termine dell’audizione l’ono-revole Miotto ha anticipato che il Gruppo del PD chiederà il riti-ro dello schema di decreto. Una profonda revisione viene chiesta anche dall’onorevole Porcu (PdL). Di cultura del sospetto, quale re-tropensiero del documento in discussione, parla l’onorevole Bi-netti (UDC) invitando i colleghi a suggerire il ritiro dello schema di decreto.

Le Osservazioni presentate dal-la FISH presso la XII Commissio-ne (Affari Sociali) e l’Atto n. 507 “Schema di decreto ministeriale concernente l’approvazione delle nuove tabelle indicative delle per-centuali di invalidità per le meno-mazioni e le malattie invalidanti” sono consultabili nel sito della Fe-derazione: www.fishonlus.it

COMUNICATO

STAMPANuove Tabelle di invalidità: FISH in audizione

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BURNOUT,OSSIA LA SINDROME DEL BUON SAMARITANO DELUSO

Quando parliamo di incontinenza tendiamo ad occuparci dei bisogni del paziente e della sua famiglia, di-menticando spesso che fra gli attori della lotta all’incontinenza e della promozione di una migliore qualità di vita ci sono altri personaggi, quali gli operatori sanitari tutti (dal medi-co all’infermiere, all’uro-riabilitatore, all’assistente che riceve allo sportel-lo ticket). Ricordiamo infatti che an-che gli operatori sono “umani” che hanno emozioni, sensazioni, che la loro professione assorbe molte energie, che spesso sono il paraful-mine delle frustrazioni dei pazienti e dei superiori, frustrazioni alle vol-te apparentemente scollegate dalla problematica medica o dal rapporto gerarchico professionale.In seguito a tutto questo, può ar-rivare un particolare tipo di stress, chiamato burnout (letteralmente vuol dire “bruciato”), che colpisce soprattutto le professioni di aiuto, ovvero quelle professioni che impli-cano una relazione basata sull’aiuto unilaterale. In pratica il burnout è un tipo di risposta ad una situazio-ne di lavoro sentita come intollera-bile, che non può essere alleviata

attraverso una soluzione attiva dei problemi. In tal caso, l’operatore sentirà una sensazione di sfinimen-to, di incapacità e tenterà di evitare il coinvolgimento con gli altri (esau-rimento emozionale); oppure avrà sentimenti negativi verso gli altri, visti come incompetenti, seccanti, sentimenti negativi verso se stessi con senso di colpa (spersonalizza-zione); o ancora vivrà un senso di inadeguatezza, di fallimento pro-fessionale (ridotta realizzazione personale sul lavoro). Ovviamente il burnout per svilupparsi ha biso-gno che sia già presente una base di stress piuttosto avanzato. Alla base del burnout quindi ci sono le stesse cause del comune stress la-vorativo: fonti intrinseche al lavo-ro (fattori fisici e ambientali come rumorosità, vibrazioni, variazioni di temperatura, ventilazione e umidi-tà, illuminazione, carenze dell’igie-ne ambientale); ruolo nell’orga-nizzazione (ambiguità di ruolo e conflitto di ruolo, ossia richieste tra loro incompatibili); sviluppo di car-riera (ambizioni deluse, competiti-vità tra colleghi, sovra-promozioni, retrocessioni); relazioni di lavoro (incongruenza di posizione, densità sociale, personalità non empatica dei colleghi); struttura e clima or-ganizzativo (mancanza di senso di appartenenza). Le reazioni a questa complessa situazione, laddove si svi-luppa anche il burnout, sono quelle già indicate precedentemente, alle quali vanno aggiunti un forte distac-co emotivo, la perdita di idealismo ed entusiasmo e l’aumento di apatia che hanno una funzione difensiva (ossia, se mi allontano, se creo un di-

stacco, sono meno investito emoti-vamente e quindi posso sopravvive-re). A questa reazione consegue poi il senso di colpa, generato proprio dalla consapevolezza di aver preso le distanze e di non riuscire più a ri-spondere adeguatamente ai bisogni altrui. Ovviamente il burnout è un meccanismo che si autorinforza, una sorta di circolo vizioso.Ma! Ma… c’è la possibilità di uscirne. Le soluzioni possibili sono diverse, dal cambiare lavoro (quando possi-bile), al “cambiare se stessi” (ossia intraprendendo un percorso psico-terapeutico che aiuti ad affrontare le situazioni), allo scindere la vita pro-fessionale da quella privata (os-sia investire in attività altre, attività ricreative (artistiche, sportive..), ma-gari prendendo spunto da passioni che erano rimaste sopite (un sistema utile anche per prevenire lo stress). Uno strumento che può accompa-gnare e supportare questa ricerca di cambiamento e sviluppo è il Trai-ning Autogeno che consente di raggiungere il totale rilassamento fisico e psichico e aiuta a ritrovare l’armonia psico-fisica attraverso una serie di esercizi da svolgere mental-mente seduti o stesi sul letto. E’ un po’ come un’isola su cui potete rifu-giarvi quando avete bisogno di stac-care la spina liberandovi soprattutto dallo stress e dalle preoccupazioni della vita quotidiana. Le parole che direte (per esempio “Sono calmo e rilassato” o “Le mie gambe sono pesanti”...) susciteranno in voi varie sensazioni fìsiche come pesantezza, calore o freschezza, che vi faranno raggiungere stati di calma e di rilas-samento muscolare assieme ad una

Dr.ssa Pamela Pellegrini

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serie di altri effetti benefici.

1° esercizio fondamentale: LA PESANTEZZA E’ molto utile per superare problemi psicofisici legati a tensioni muscolari che derivano da tensioni emotive.Si parte dall’induzione di calma e ri-lassamento per passare poi alle frasi seguenti concentrandosi sulla parte del corpo interessata:

- il mio braccio destro è pesante (ripetere 5 o 6 volte)

- (braccio sinistro per i mancini)(ripetere 5 o 6 volte)

- il mio braccio sinistro è pesante(ripetere 5 o 6 volte)

- (braccio destro per i mancini)(ripetere 5 o 6 volte)

- entrambe le braccia sono pesanti(ripetere 5 o 6 volte)

- gamba destra pesante (ripetere 5 o 6 volte)

- gamba sinistra pesante(ripetere 5 o 6 volte)

- entrambe le gambe sono pesanti(ripetere 5 o 6 volte)

- corpo pesante(ripetere 5 o 6 volte)

- io sono perfettamente calmo e ri-lassato(ripetere 1 o 2 volte)

2° esercizio fondamentale: IL CALOREServe per alleviare problemi circo-latori, aiuta a riscaldare i muscoli ed aumentare lo stato di rilassamento prodotto dalla pesantezza:

- il mio braccio destro è caldo (ripetere 5 o 6 volte)

- (braccio sinistro per i mancini) (ripetere 5 o 6 volte)

- il mio braccio sinistro è caldo(ripetere 5 o 6 volte)

(braccio destro per i mancini)

(ripetere 5 o 6 volte)- entrambe le braccia sono calde(ripetere 5 o 6 volte)

- gamba destra calda(ripetere 5 o 6 volte)

- gamba sinistra calda(ripetere 5 o 6 volte)

- entrambe le gambe sono calde(ripetere 5 o 6 volte)

- corpo caldo(ripetere 5 o 6 volte)

- io sono perfettamente calmo e ri-lassato(ripetere 1 o 2 volte)

3° esercizio complementare:IL CUOREÈ un esercizio molto suggestivo che permette di mettersi in contatto con il proprio ritmo di vita e di quella parte del corpo che simbolicamente deputiamo alle emozioni.

- il mio cuore batte calmo e regolare (ripetere 5 o 6 volte)

io sono perfettamente calmo e rilas-sato(ripetere 1 o 2 volte)

4° esercizio complementare: IL RESPIROProduce una migliore ossigenazione del sangue e degli organi. E’ impor-tante nel simbolismo respiro=vita. Dagli esercizi precedenti si passa alle frasi seguenti concentrandosi sui movimenti di inspirazione ed espirazione prendendo coscienza che il nostro corpo respira in modo automatico:

- il respiro è calmo e regolare (ripetere 4 o 5 volte)

- io sono perfettamente calmo e ri-lassato (ripetere 1 o 2 volte)

5° esercizio complementare: IL PLESSO SOLARE (ossia dietro l’ombelico)

- il mio plesso solare è piacevolmen-te caldo (o emana calore)

(ripetere 5 o 6 volte)- io sono perfettamente calmo e ri-lassato(ripetere 1 o 2 volte)

6° esercizio complementare:LA FRONTE FRESCAProduce una vasocostrizione cere-brale che può essere molto utile per ridurre il mal di testa, soprattutto se legato ad un sovraccarico fisico o mentale:

- la mia fronte è piacevolmente fre-sca (ripetere 5 o 6 volte)

- io sono perfettamente calmo e ri-lassato(ripetere 1 o 2 volte)

…ed io sono calmo e rilassato…ed in questa calma rimango ad ascolta-re ciò che proviene dal mio corpo…che si rilassa…che si distende…si tranquillizza…si libera da tutte le tensioni…e quando lo riterrò più opportuno, eseguirò gli esercizi del-la ripresa.

LA RIPRESASi muovono lentamente le dita delle mani come se si suonasse un piano-forte, si aprono e si chiudono per al-meno due volte le mani, flettere ed estendere più volte le braccia, dap-prima in modo lento e poi via via più energico, flettere per almeno due volte le gambe, respirare profonda-mente, aprire gli occhi. Per evitare che leggere le istruzioni vi distragga dall’eseguire gli esercizi con concen-trazione, è consigliabile essere gui-dati dalla voce di qualcuno, almeno per le prime volte. Il Training Auto-geno è uno strumento semplice, senza controindicazioni, utile a tutti: pazienti, infermieri, medici, opera-tori, insomma…persone! Tenete a mente, però, che c’è un particola-re tipo di stress “buono”(eustress), che consiste in quella pressione, quell’esplosivo a timer che ci per-mette di essere produttivi e di rag-giungere i traguardi che ci poniamo nella vita. Insomma, “non tutto lo stress viene per nuocere”!

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Proposta FINCOai politici nazionali di “buona volontà”Scontistica per le associazioni pazienti di volontariato, regolarmente iscritte, accreditate come provider E.C.M. al Ministero della Salute

Premesso che

La legge n.214 del 22 dicembre 2011 (Conversione in leg-ge, con modificazioni, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici) e la Determinazione della Commissione nazionale per la formazione continua (7 ottobre 2010) sanciscono l’obbligo legislativo di conse-guire i crediti formativi E.C.M., prevedendo sanzioni per chi opera nella sanità pubblica e privata (Manovra Governo Monti finanziaria agosto 2012), e non ottempera alla nor-mativa per l’educazione continua in medicina;

considerato che

talune associazioni “pazienti”, regolarmente iscritte al Re-gistro delle Associazioni di volontariato, così come sancito dalla legge n.266/91 (legge quadro sul volontariato), e nor-mative regionali di riferimento, regolarmente accreditate quali provider al Ministero della Salute, svolgono un la-voro volontaristico insostituibile nell’universo della sanità pubblica e privata, con un supporto assistenziale, sociale, psicologico ed economico notevole. Le associazioni pa-zienti, comprendendo molto bene che solo grazie alla for-mazione professionale degli operatori socio-sanitari si rie-sce storicamente a migliorare la “qualità e quantità di vita” delle persone invalide, malati oncologici e non, che quasi sempre vivono il disagio della malattia e delle sofferenze in assoluto silenzio con la famiglia, considerato che per con-tribuire a formare il personale medico/infermieristico no-tevoli sono gli oneri economici che le associazioni pazienti ogni anno devono affrontare, per non parlare dell’attuale recessione economica, non avendo alcun fine di lucro e

considerato che gli eventi da loro programmati con crediti formativi E.C.M. sono del tutto marginali e molto limitati nell’arco dell’anno, di norma sino ad un massimo di cin-que eventi. Al fine di voler meglio sostenere l’universo del volontariato socio-sanitario gestito dalle associazioni pa-zienti di “volontariato” accreditate, purché in regola con la normativa vigente;

si chiede

al Ministero della Salute e alla competente Commissione Agenas, una riduzione dei costi pari ad almeno il 50% delle tariffe stabilite dal Ministero e dalla stessa Commis-sione (attualmente i costi sono: quota annuale provider = 2.582,28 euro + crediti formativi pari a circa 31 euro per credito formativo per eventi con più di 10 crediti. Inoltre, per legge, bisogna considerare che le stesse, pur non aven-do alcun lucro devono pagare la “Certificazione di qualità”, pari a euro 1.210 annui - es.: certificazione Cermet). D’al-tronde, non si comprende bene il perché in talune regioni (es.: la Puglia) le associazioni e le Agenzie accreditate ot-tengano una scontisca pari al 30% sui crediti formativi, eppure è la stessa Commissione nazionale che svolge tutto il lavoro di accreditamento .

Proposta suggerita dall’Associazione Italiana Stomizzati(A.I.STOM), Federazione Italiana Incontinenti (FINCO), Associazione Italiana Malformazioni Ano-Rettali (AIMAR), Associazione Pugliese Stomizzati (APS).

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A prima vista sembrerebbe una bu-fala, una barzelletta proprio perché tutto succede a Napoli e i napoletani, si sa, una ne pensano e cento ne fan-no. Invece poi si scopre che è tutto vero. Alla ASL 2 di Napoli hanno chie-sto, agli incontinenti naturalmente, di pesare i pannoloni. Si potrebbe pensare all’ennesimo tentativo per arginare il malaffare e a smascherare i truffatori. Non sarebbe la prima vol-ta che si tenta di speculare e trarre guadagni anche dalla miseria e, con ogni mezzo, lecito e illecito. Ma i re-sponsabili del provvedimento non ci stanno. In questo caso i pannolo-ni, su richiesta dei responsabili della ASL, vengono realmente pesati ma per altri motivi. Ecco allora i fatti. Nei giorni scorsi, il Tribunale del malato aveva denunciato che, per effetto dei tagli alla spesa, i pazienti dell’azienda sanitaria campana erano costretti a pesare i pannoloni usati in modo che l’Asl potesse verificare se effettiva-

mente fossero in diritto di usufruire di questa fornitura. Ma il direttore generale dell’Asl, Giuseppe Ferraro, non ci stà e pur confermando la mi-surazione si giustifica dicendo che “si tratta di un test internazionale dalla validità riconosciuta - spiega - Serve a fornirci indicazioni per la scelta giusta dei tipi di pannoloni’’. Il direttore però saprà che il test, attraverso il peso, serve solo a verificare l’incontinenza e quindi quanta urina ha assorbito il pannolone. In entrambi i casi però una cosa è certa: anziani e disabili che ogni giorno usano i pannoloni d’ora in poi dovranno attrezzarsi e al-meno per una volta mettere su bilan-cia il risultato delle loro incontinenze. “E’ una cosa scandalosa - dice il coor-dinatore del Tribunale per i diritti del malato,  Giuseppe Scaramuzza  -  E’ umiliante per persone che soffrono e che già vivono in condizioni di forte disagio. Sottoporsi a questo genere di pratiche è assurdo, non ho mai sentito nulla del genere’’. ‘’Incrociando alcuni dati in nostro pos-sesso - insiste invece Ferraro - abbia-mo scoperto che sul nostro territorio c’era una forte incidenza di allergie, in-fezioni, malattie e piaghe da decubito dovute al tipo sbagliato di pannolone. Per questo motivo abbiamo chiesto a

chi li utilizza, in un giorno a scelta, di segnalarci il peso del pannolone usato. In questo modo, conoscendo il peso di uno nuovo, saremo in grado di indicar-gli la tipologia più adatta da usare’’.‘’Si chiama pad test  - insiste  Ferra-ro - e se ne deducono delle indicazioni mediche specifiche che servono a sce-gliere meglio il tipo di pannolone. Non si tratta assolutamente di un escamo-tage per poi tagliare la fornitura - dice in risposta agli esponenti del Tribunale del malato - sono gli specialisti a deci-dere le quantità di pannoloni da distri-buire e, anche potendo, noi non inter-veniamo su questo. Il nostro interesse è solo capire quali sono i pannoloni migliori per i nostri pazienti’’.Il presidente della FINCO (federazione Italiana Incontinenti) Francesco Dio-mede è invece del parere che questi livelli si raggiungono quando nel Terri-torio i cittadini che soffrono di inconti-nenza urinaria e fecale, che pure sono tantissimi, prestano pochissima atten-zione verso la propria Associazione, a caduta, questi sono i risultati...inoltre, e per chi soffre di incontinenza fecale come ci si comporta? Anche queste no-tizie giungono all’ASL?

A Napoli fanno pesare i pannoloni agli incontinenti

a cura di Aldo Franco De Rose

Prof. Aldo Franco De Rose

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Mi chiamo M.G., ho 42 anni e nel 2006 ho subito un intervento chirurgico al pavimento pelvico con la tecnica STARR: emorroidopessi per prolas-so muco-emorroidario di IV grado con rettocele. Dopo circa un mese dall’intervento, cessati i tradizionali e tollerabili dolori post-operatori ho incominciato ad accusare diversi fasti-diosi sintomi dolorosi di altra natura: bruciore e senso di calore nel retto distale e in vagina, bruciore perineale generalizzato, urgenza e bruciore alla minzione, senso di peso perineale e vaginale con conseguente difficoltà a stare in piedi a lungo e a camminare, dolori inguinali, fitte dolorose come

punture di spillo sotto la pianta del piede, sulla schiena, sulla pancia sotto le costole e dolori simili a quelli me-struali. In particolare, il bruciore retta-le e vaginale era molto intenso e non cessava con l’assunzione di antidolori-fici di qualunque tipo, si calmava solo in posizione supina. E’ così iniziata una vera odissea di visite mediche presso diversi specialisti: dal chirurgo che mi aveva operato (il quale sosteneva che i dolori fossero di origine psicologi-ca), al ginecologo che mi curava per un’infiammazione vaginale. Mi sono sottoposta a una miriade di esami, tra cui una defecografia, una rettosco-pia, una coloscopia, un ecodoppler e

un’ecografia trans-vaginale che non evidenziavano nulla di anomalo. Ma forti i bruciori e dolori perineali per-manevano e limitavano fortemente le mie attività quotidiane. Molti degli specialisti consultati ritenevano i miei fastidi di poco conto e mi spiegavano che l’intervento di Longo (che comun-que nel mio caso era perfettamente riuscito in quanto l’evacuazione era ritornata pressoché normale) non è mai scevro da problemi post-opera-tori, come del resto ogni intervento chirurgico. Finalmente un illuminato colonproctologo di Padova individua-va la causa dei miei dolori nell’intrap-polamento da parte dei punti metalli-

Testimonianza

Riabilitazione pelvi perineale nel dolore neuropatico post STARR

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ci della Starr di qualche nervo (e forse anche di qualche vaso) e mi parlava per primo di dolore neuropatico (per il quale l’unica cura consiste nel bloc-care lo stimolo doloroso con farmaci che agiscano sul sistema nervoso cen-trale). Mi suggeriva allora di compiere un piccolo intervento fisioterapeutico consistente in esercizi di stretching perineale, nel biofeedback e nell’elet-trostimolazione. Ma nel mio caso que-ste due ultime procedure non erano praticabili a causa della presenza dei punti metallici della Starr aggettanti nel retto: dunque avrei potuto fare solamente la fisiokinesiterapia del pa-vimento pelvico. Dopo aver accertato

l’assenza di danni ai nervi pudendi con un’elettromiografia perineale, ho svolto la fisioterapia presso il Centro di riabilitazione neurologica S. Mau-geri di Cassano Murge. Ho iniziato la terapia con diverse sedute di digito-pressione sui punti dolenti (tratta-mento dei trigger point) che contribu-ivano a far diminuire sia il dolore sia la contrattura dei muscoli pelvici. Alla terapia fisiokinesica il neurologo ab-binava, per il dolore neuropatico, una compressa di Lyrica da 25 mg la sera e un antidepressivo (Rivotril o Laroxil) in dosi veramente minime di mattina, all’occorrenza avrei potuto prendere mezza compressa di un ansiolitico (Tavor oro) che attenuava gli attacchi di dolore più acuti. Poi è iniziata la fisioterapia vera e propria: la mia pa-ziente ed esperta fisioterapista (a cui vanno i miei più sentiti ringraziamen-ti) mi ha aiutato con diversi esercizi a prendere coscienza della mia area perineale e quindi a rieducare al giu-sto movimento i diversi muscoli (per esempio i glutei, gli addominali, gli adduttori che durante l’attività peri-neale devono essere inibiti; il muscolo pubo-coccigeo e l’elevatore dell’ano che invece devono essere attivi). Ho imparato anche a rilassarmi e ad ab-binare la respirazione al rilassamento per coordinare l’area perineale e faci-litare la defecazione magari utilizzan-do anche la posizione accovacciata con i piedi leggermente sollevati da terra. Una volta coordinata l’area pe-rineale, è incominciata la parte attiva di rinforzo muscolare con una serie di esercizi mirati a incrementare la forza dei muscoli del pavimento pelvico trattando di volta in volta i muscoli vaginali e quelli pelvici. Ho sperimen-tato anche l’uso dei coni vaginali per rinforzare la parte vaginale e ovvia-re a piccole perdite urinarie dovute all’indebolimento del pavimento pelvico. Nelle sedute successive mi è stata insegnata l’automatizzazione dei muscoli del perineo durante le attività quotidiane: per esempio ogni-qualvolta dovevo sollevare pesi o in relazione a movimenti o a incrementi pressori (terapia comportamentale). Al lavoro presso la clinica Maugeri ho abbinato esercizi domiciliari che ho svolto regolarmente tutte le sere

come sostegno per mantenere nel tempo i risultati (il training domicilia-re lo pratico ancora). E, con il passare del tempo, ho notato che il rinforzo sfinterico-muscolare perineale porta giovamento a tutto l’apparato uro-ginecologico e anale perché l’aumen-to del trofismo dei muscoli permette un buon sostegno dei visceri pelvi-ci. Sono ormai trascorsi cinque anni dall’intervento: il dolore neuropatico e muscolare è vistosamente diminui-to tanto che non assumo più farmaci come il Lyrica o gli antidepressivi; in periodi particolarmente stressanti, quando i dolori si fanno sentire, faccio spesso a casa lo sblocco del piriforme con la pallina da tennis, così come mi è stato insegnato dalla mia fisiotera-pista. Alla luce della mia dolorosa e lunga esperienza, ritengo che la ria-bilitazione pelvi perineale sia stata di grande aiuto sia per riappropriarmi della funzionalità pelvica perduta sia per lenire i dolori causati dalla Starr. E mi sento di consigliare a tutti la ri-abilitazione pelvi perineale nel post operatorio della STARR o di interventi sul pavimento pelvico: infatti la fisio-terapia può aiutare sia chi, pur avendo subito un intervento chirurgicamente perfetto, ha ancora problemi legati alla evacuazione perché non riesce a dilatare l’ano (anismo), sia chi sente la parte operata troppo contratta e non riesce a coordinarsi nell’evacua-zione (dissinergia), sia chi, come me, pur non avendo subito danni ai nervi pudendi, soffre di dolore neuropatico a causa dei punti della Starr. E’ inoltre fondamentale e definirei salvifico il sostegno psicologico delle fisioterapi-ste che aiutano le pazienti a riappro-priarsi del proprio pavimento pelvico, della funzionalità del proprio corpo e, perché no, anche della propria ses-sualità! Sarebbe bello che i chirurghi riflettessero bene su quello che fanno quando eseguono i loro interventi pubblicizzati come semplici e miraco-losi e che magari suggerissero alle pa-zienti di compiere da subito la riabili-tazione del pavimento pelvico, che, a volte, aiuta già da sola a convivere con i prolassi e magari evita alle pazienti anche le complicanze e gli esiti più terribili di alcuni interventi chirurgici.

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Cognomi imbarazzanti? ora è più facile cambiare cognome o aggiun-gerne un altro, è sufficiente un de-creto del prefetto e anche l’immigra-to divenuto cittadino italiano potrà avere un doppio cognome volendo mantenere il nome con cui è cono-sciuto. Pertanto, stop ai patronimici imbarazzanti tipo Chiappa, Maiale, Coscia o addirittura Puzzettolina…

che certamente, per chi era costretto a portarli potevano essere un peso insostenibile. Ma a cambiare un co-gnome strano, mettendo fine ad un imbarazzo, spesso fonte di vergogna, che spesso si trascina da una genera-zione all’altra, adottandone uno più «portabile», non è poi così difficile. Ora basta una domanda circostanzia-ta che spieghi i motivi della volontà di cambiare, indirizzarla al Prefetto che potrà rispondere con un decre-to di concessione. In pratica, si potrà chiedere di unire al cognome del pa-dre quello della madre, ma si potrà anche chiedere di aggiungere il co-gnome del marito ai propri figli da parte della donna che, rimasta vedo-va o divorziata, si è risposata. Ed altra novità, potrà fare istanza anche chi è divenuto cittadino italiano e vuole però che venga mantenuto il nome con cui è conosciuto.

COGNOMIIMBARAZZANTI

ORA È PIÙ FACILE CAMBIARE COGNOME O AGGIUNGERNE UN ALTRO

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Aldo Franco De Rose L’enuresi è una forma di incontinen-za urinaria intermittente che si ve-rifica durante la notte: il bambino, più raramente l’adulto, non riesce a svegliarsi al momento dello stimolo per fare la pipì e bagna il letto. Ma l’Enuresi infantile è molto diffusa; in pratica ne soffre 1 bambino su 10 dai 6 ai 14 anni ed è stato calcolato che , ogni notte, mediamente bagnano il letto più di 600mila bambini italia-ni. Infine, un adulto su 100 si trasci-na dall’infanzia questa problematica senza averla mai risolta.

Perché l’EnuresiAlla base dell’enuresi vi sono due componenti fisiche: l’eccessiva produzione di urina dovuta ad un mancato riassorbimento di liquidi da parte del rene (componente po-liurica) e la vescica troppo piccola (componente fisiologica). Mentre in bambini che non lamentano questo disturbo, la produzione di un ormo-ne, la vasopressina, favorisce il rias-sorbimento della pipì da parte del rene e quindi permette di trattenere

la pipì fino al risveglio, nei bambini enuretici, intorno alle 3-4 di notte, si verifica un calo nella produzio-ne di questo ormone. La pipì non viene riassorbita dal rene e il bam-bino si sveglia bagnato. A questo bisogna aggiungere un ulteriore problema: nei bambini enuretici, l’organo della vescica, il “contenito-re” della pipì, è spesso molto piccolo.

La DiagnosiPrima di tutto è importante l’anam-nesi: se in famiglia ci sono casi di enuresi infantile, per il bambi-no aumentano le probabilità di diventare a sua volta enuretico. La collaborazione della famiglia è ne-cessaria: i genitori dovrebbero tenere un calendario in cui registrare le notti asciutte e le notti bagnate; compilare il diario minzionale, segnando quan-te volte il bambino fa la pipì durante il giorno, se corre in bagno e se ha le mutandine bagnate; pesare il pan-nolino la mattina per comprendere quanta urina è fuoriuscita durante la notte, ossia se l’urina prodotta ecce-de la capacità vescicale. Per una corretta diagnosi, prima di tutto, è opportuno distinguere fra enuresi monosintomatica, che si ma-nifesta quando il bambino bagna il letto solo una volta per notte, e non è correlabile a disturbi vescicali, ed enuresi non monosintomatica, ri-scontrabile quando, oltre a bagnare il letto la notte, il bambino ha proble-mi anche durante il giorno e spesso corre in bagno all’ultimo momento

bagnando talvolta le mutandine.

La terapiaSi inizia con una terapia comporta-mentale. Può sembrare paradossale ma i bambini con enuresi devono bere almeno 1,5 litri d’acqua al gior-no, tra le 8 e le 18, in modo da abi-tuare la vescica alla quantità di pipì che riceverà durante la notte. E’ im-portante insegnare ai bambini a fare la pipì correttamente - non di corsa e svuotando completamente la ve-scica -, facendo comprendere loro che la vescica può essere governata. I genitori devono ricordarsi di far fare la pipì al bambino prima di andare a letto La terapia farmacologica prevede la somministrazione di desmopres-sina, un omologo sintetico della va-sopressina. La desmopressina aiuta il riassorbimento dell’acqua a livello del rene e quindi, contrae il volume dell’urina prodotta durante la notte. Perché la terapia farmacologica ab-bia effetto, è importante che venga impostata correttamente. Il dosaggio del farmaco sarà stabilito dal pedia-tra, in base al peso e all’età del bam-bino e ad altri fattori discussi durante la visita. Anche la durata della terapia è importante e sarà stabilita dal pe-diatra a seguito di significative valu-tazioni. Dalla letteratura scientifica e dall’esperienza clinica emerge che il trattamento ottimale dura 3 mesi, da prolungare a 6 in caso di non totale risoluzione del problema. La terapia farmacologica è indicata in caso di enuresi monosintomatica.

Enuresi...Un problema diffuso ma risolvibile

Prof. Aldo Franco De Rose

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GLI ESPERTIRISPONDONO

RUBRICA

Gentile prof De Rose, leggo i suoi consigli da molti anni su salute repubblica e clicmedicina e per questo mi ricolgo a lei per un consiglio, questa volta per me. Ho 65 anni, un anno addietro sono stato operato di prostata e ora sono incontinente dopo varie vicissitu-dini. Ecco dunque la mia odissea. Per prima cosa sono stato sottoposto ad intervento di adenomectomia transvescicale per ipertrofia prostatica benigna, senza ostruzione urinaria in quanto non avere alcun distur-bo della minzione o altri sintomi delle basse vie urina-rie. Dopo varie vicissitudini di catere dal pene e dalla pancia (epicistostomia, sono stato dimesso dopo circa 18 giorni. Dopo 2mesi e 20gg sono stato sottoposto a

uretrotomia a Lama fredda presso ambulatorio ospe-daliero (dallo stesso medico), per “ritenzione urinaria acuta post ATV da stenosi dell’uretra”. Per il perdurare a fasi alterne di perdite e ritenzioni acute, ho esegui-to cistouretrografia retrograda e minzionale che met-te in evidenza riduzione di calibro a livello bulbare e soprattutto prostatico. Aspetto imbutiforme del collo vescicale, rimosso il catetere in fase di esame e fatta assumere al paziente la posizione eretta, immediata e involontaria opacizzazione dell’uretra con completo svuotamento della vescica. Dopo qualche mese sono stato ricoverato presso altro ospedale per “stenosi ure-trale recidiva + diaframma post adenomectomia pro-statica”. Operato per via endoscopica di uretrotomia + revisione della Loggia prostatica. Viene eseguito pre-lievo bioptico. Risultato iperplasia nodulare prostatica

DOMANDA

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di tipo fibroleiomuscolare. Indipendentemente dallo sforzo sussiste una perdita di urina involontaria, (+/-) ciò a tutt’oggi (dopo più di un anno!) meno frequenti gli episodi di ritenzione acuta.

C. R. - Roma

L’intervento di adenomectomia prostatica transvesci-cale (APTV) è consigliabile per un adenoma di grosse dimensioni e quindi superiore a 60-70 gr. Tutti gli in-terventi però, anche endoscopici come TURP o Laser, si rendono necessari solo in presenza di disturbi minzio-nali (aumento della frequenza diurna e notturna, epi-sodi di urgenza, ritenzione urinaria) o febbre e quan-do la terapia medica (alfalitici e/o inibitori delle 5 alfa reduttasi) risulti inefficace. Infatti, il 30% degli uomini, pur avendo un adenoma, non lamenta disturbi della minzione e quindi non è necessario alcun intervento in quanto non migliora lo svuotamento e si evitano le potenziali complicanze. Infatti, tra le complicanze dell’ APTV, circa il 2% dei soggetti trattati presenta una stenosi uretrale, cioè un restringimento più o meno marcato del canale attraverso cui le urine defluiscono dalla vescica verso l’esterno, e quindi urina male fino a bloccarsi. Dopo l’intervento endoscopico di uretro-tomia però, che in questi casi si rende necessario, non sempre si risolve il problema in quanto circa il 65% (per alcuni anche 80%) delle stenosi uretrali recidivano e spesso si rende necessario l’intervento di escissione della stenosi e l’uretroplastica. L’ incontinenza urinaria si determina per un danno e quindi un indebolimen-to dello sfintere striato dell’uretra che potrà essere ri-solta con la riabilitazione perineale, terapia medica o chirurgica. Naturalmente bisogna escludere infezioni e/o instabilità vescicale: entrambi possono essere re-sponsabili dell’incontinenza che però si risolve con la terapia medica.

Prof. Aldo Franco De Rose Specialista Urologo e Andrologo Clinica Urologica Osp. S. Martino Genova

Dopo l’intervento non ho più urinato.Sono una donna di 72 anni. Ricoverata per una trom-bosi venosa profonda, sono caduta dal letto che non aveva le sbarre alzate, e mi sono rotta il femore con conseguente operazione fortunatamente riuscita.

Dopo l’operazione è stato messo il catetere che non mi è stato levato per molti giorni. Quando si sono de-cisi a levarlo non ho più urinato subito, quindi il ca-tetere mi è stato rimesso: in conclusione, dopo due mesi dall’operazione, sono stata rimandata a casa...col catetere!  Ho spesso infezioni urinarie, come dimo-stra il fatto che mi viene somministrato il monuril  ma nessuno  vuol prendersi la responsabilità di levarmi il catetere per più tempo, non la dottoressa dell’ospeda-le, fermissima nella sua decisione pro catetere, non la dottoressa di base, che si rimette al parere della dot-toressa dell’ospedale e io che cosa devo fare, tenere il catetere per  il resto della mia vita?  Cosa potrebbe succedere a rimuovere il catetere?

Dopo la rimozione del catetere non sempre si riesce ad ottenere la ripresa spontanea della minzione. Infatti le cause che determinano la ritenzione completa di urine, anche nella donna, possono essere molteplici e per questo dovranno essere individuate e trattate dal-lo specialista urologo. Inizialmente, qualora si ipotizzi una ostruzione del collo vescicale, potranno essere utilizzati i farmaci alfa-litici: come nell’uomo, questi diminuiscono le resistenze e favoriscono la minzione. Più rare sono le stenosi dell’uretra nella donna per pregresse infezioni. Altre volte è proprio la vescica che non riesce a contrarsi e quindi ad eliminare le urine: andranno ricercate eventuali lesioni neurologiche, alterazioni dismetaboliche (diabete scompensato) o grossi diverticoli. Naturalmente andranno esclusi ab-bassamenti importanti della stessa vescica (cistocele) che, oltre ad infezioni possono causare anche ritenzio-ne. In caso di persone anziane e/o allettate, potrà inve-ce essere la ripienezza della ampolla rettale, e quindi la stipsi, ad ostacolare la minzione. Per le infezioni uri-narie però non è giustificata l’assunzione di antibiotici per uno – due giorni. Questo comportamento favori-sce le resistenze dei germi e per questo dovrà essere evitato. E’ consigliabile invece eseguire l’urinocoltura, trattare una eventuale infezione in modo mirato, per almeno 10-15giorni. Qualora non si riesca a ripristina-re la minzione spontanea il catetere andrà sostituito periodicamente (25 giorni, se in silicone) mentre per gli spostamenti potrà essere collegato ad un sacchetto posizionato sulla gamba o coscia, in modo da favorire la raccolta delle urine.

Prof. Aldo Franco De Rose Specialista Urologo e Andrologo Clinica Urologica Osp. S. Martino Genova

RISPOSTA

RISPOSTA

DOMANDA

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Questionario

FINCOGentile lettore, Le saremmo molto grati se volesse prendere parte a un’indagine che l’Assai (Associazione Andrologi Italiani) ha proposto alla Finco. Il questionario è anonimo e durerà circa 10 minuti e deve pervenire alla FINCO (V.le O. Flacco,24 - 70124 Bari). Legga con attenzione il questionario in tutte le sue parti e lo compili in base al suo punto di vista ed esperienza di vita, rammenti che non esistono risposte giuste o sbagliate, pertanto si senta libero di esprimere la sua opinione senza condizionamento alcuno.

PARLANDO DI QUALITÀ DELLA VITA, QUANTO SONO IMPORTANTI PER LEI I SEGUENTI ASPETTI SU UNA SCALA DA 1 A 10? (DOVE 1= PER NIENTE IMPORTANTE E 10 = ESTREMAMENTE IMPORTANTE).

AMICIZIA

AMORE

BUONA CUCIN

FAMIGLIA

IMPEGNO SOCIALE

LAVOR

RELIGIONE

SALUTE

SESSO

SOLDI

SQUADRA DEL CUORE

QUALI SONO I 3 INGREDIENTI PRINCIPALI CHE, SECONDO LEI, DEFINISCONO UN “BUON RAPPORTO” ? (SEGNI UN MASSIMO DI 3 RISPOSTE)

SODDISFAZIONE DI ENTRAMBI I PARTNER

LA DURATA DEL RAPPORTO

LA TRASGRESSIONE

IL MIO PIACERE PERSONALE

IL PIACERE DEL MIO/A PARTNER

LA DOLCEZZA

FARE SESSO CON LA PERSONA CHE AMO

AVERE SPESSO AVVENTURE OCCASIONALI

ALTRO (SPECIFICARE) ________________

HAI MAI SOFFERTO DI INCONTINENZA URINARIA? SI NO

DA QUANTO TEMPO SOFFRE DI INCONTINENZA URINARIA? MESI ANNI

SE SÌ, COME È INIZIATA? DOPO GRAVIDANZA DOPO MENOPAUSA NESSUNO DI QUESTI

DOPO SFORZO DOPO UN FORTE STIMOLO ENTRAMBI

QUALE SONO LE MODALITÀ CON CUI PERDI LE URINE?

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DOMANDA RISPOSTE POSSIBILI > MOLTO ABBASTANZA POCO PRE NIENTE

1. IL MIO PARTNER SA DELLA MIA INCONTINENZA MA NON NE PARLIAMO MAI

2. QUANDO HO PICCOLE PERDITE NON SE NE ACCORGE NESSUNO

3. PENSO CHE LA RIABILITAZIONE PELVICA SIA UNA SOLUZIONE

4. SPESSO AFFRONTIAMO INSIEME IL PROBLEMA DELL’INCONTINENZA

5. PARLO SPESSO DELLA MIA INCONTINENZA CON IL MIO PARTNER

6. L’INCONTINENZA INTERFERISCE SULLA QUALITÀ DELLE MIE RELAZIONI

7. L’INCONTINENZA CI HA ALLONTANATI E I NOSTRI RAPPORTI SONO PIÙ FREDDI

8. VORREI UNA SOLUZIONE VELOCE ANCHE SE CI FOSSERO EFFETTI COLLATERALI

9. HO PROVATO LA TERAPIA CHIRURGICA PER RISOLVERE LA MIA INCONTINENZA

10. MI SFORZO DI FARE TANTA PIPÌ PRIMA DI UN RAPPORTO CON IL MIO PARTNER

11. CONOSCERE ALTRI CON IL MIO PROBLEMA NON MI FA SENTIRE SOLO

12. SONO TANTI ANNI CHE AFFRONTO QUESTO PROBLEMA

13. L’INCONTINENZA INFLUENZA LA NOSTRA INTIMITÀ E I RAPPORTI SESSUALI

14. MI È STATA PRESCRITTA UNA TERAPIA RIABILITATIVA DEL PAVIMENTO PELVICO

PER RISOLVERE IL PROBLEMA DELL’INCONTINENZA

15. È BELLO SAPERE CHE NON SEI SOLO CON QUESTO PROBLEMA

16. L’INCONTINENZA INCIDE SULLA MIA VITA DI COPPIA

17. QUALCHE GOCCIA DI URINA NON INTERFERISCE CON IL RAPPORTO SESSUALE

18. SPESSO DIMENTICO DI SOFFRIRE DI INCONTINENZA

19. LA PERDITA DI URINA INVOLONTARIA MI FA SENTIRE DI AVERE UN HANDICAP

20. FREQUENTARE PERSONE CON LO STESSO PROBLEMA NON MI FA SENTIRE MEGLIO

21. CERCO SPESSO UNA SOLUZIONE PER L’INCONTINENZA

22. LA QUALITÀ DELLA VITA È SCARSA PER CHI SOFFRE DI INCONTINENZA

COSA LE È STATO PRESCRITTO PER RISOLVERE L’INCONTINENZA URINARIA?(POSSIBILI PIÙ RISPOSTE)

TERAPIA CHIRURGICA

RIABILITAZIONE PELVICA

TERAPIA MEDICA

NESSUNA TERAPIA

USO IL PANNOLINO

ALTRO (SPECIFICARE) _________________________

HA CONSULTATO UNO SPECIALISTA? SI NO

QUANTI ANNI HA?

SE SÌ, QUALE SPECIALISTA? UROLOGO GINECOLOGO

ORA CI SONO ALCUNE DOMANDE ALLE QUALI MOLTI HANNO RISPOSTO PRIMA DI LEI. MI DICA QUANTO È D’ACCORDO CON CIASCUNA DI ESSE ATTRAVERSO LA SCALA MOLTO - ABBASTANZA - POCO - PER NIENTE. (SEGNI UNA SOLA RISPOSTA PER OGNI RIGA METTENDO UNA CROCE NEL QUADRATINO CORRISPONDENTE).

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GESTIONE INTESTINALEIrrigazione transanale

L’irrigazione transanale è un sistema di rieducazione dell’intestino neuro-logico, che si attua in tutti i soggetti che presentano turbe dello svuota-mento intestinale: incontinenza e/o stipsi. L’intestino neurologico rap-presenta una delle disfunzioni a più alto impatto sulla qualità di vita dei pazienti con lesione midollare. Inte-ressa dal 50% al 95% dei pazienti con lesione midollare e si traduce nei se-guenti sintomi: perdita del controllo volontario della defecazione, perdita della capacità di percepire lo stimo-lo, perdita della capacità di rin-viare l’atto defecatorio. Dal 2004 il lavaggio colico è il sistema che ha di-mostrato la maggiore efficacia come alternativa a comuni trattamenti conservativi quali lassativi, suppo-ste, evacuazione manuale e stimola-zione digitale. Tale sistema stimola la peristalsi intestinale facilitando cosi un efficace e completo svuotamen-to. L’acqua sale lungo l’intestino con una pressione minima, ma costante, grazie ad un sistema meccanico di controllo pressorio e ad un pallon-cino di ancoraggio che ne arresta la fuoriuscita. Raggiunto il riempimen-to desiderato, si sgonfia il palloncino per consentire l’evacuazione. L’adat-tamento personale alla procedura di irrigazione può essere raggiunto in genere dopo 4-6 settimane di trattamento utili per consolidare la pratica. Tale procedura deve essere eseguita esclusivamente secondo

prescrizione medica o da parte di un infermiere specializzato. Dopo la pri-ma irrigazione, la persona potrà pro-vare la procedura in autonomia, fino al momento in cui l’utilizzatore sarà sicuro e avrà fatto della procedura una normale routine. È controindica-ta in fase di shock spinale, in caso di stenosi organica del colon, divertico-liti ricorrenti, proctiti, malattia emor-roidaria complicata e in situazioni tipo “ disreflessia autonomica”. A ra-gione di quanto sopra, sulla scorta di quanto sperimentato in altri centri qualificati, la prima irrigazione retro-grada, per ciascun paziente, viene da noi, Fondazione Salvatore Maugeri di Cassano delle Murge, eseguita in sala radiologica, in scopia, grazie all’uso di liquido con mezzo di con-trasto. Ciò permette di ottimizzare e personalizzare i seguenti parametri:

• Volume dell’aria nel palloncino• Volume dell’acqua• Frequenza dell’irrigazione• Assunzione di farmaci, lassativi e

prodotti per la formazione della massa fecale.

In conclusione ne consegue che l’irri-gazione transanale retrograda appa-re il presidio migliore che permette un rapido svuotamento intestinale, una netta riduzione dell’inconti-nenza fecale, delle infezioni urinarie sintomatiche, della terapia farma-cologica che, comunque, va spesso associata. Inoltre tutti i pazienti che hanno adottato questa tecnica, sia durante il periodo di degenza che nel post ricovero hanno manifestato un elevato grado di soddisfazione e miglioramento della qualità di vita.

Deborah Ciracira

a cura di Ciracira Deborah, infermiera.Fondazione Salvatore Maugeri IRCCS Cassano delle Murge (Ba)UO di Neurologia NeuroriabilitazioneUnità Spinale.

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IL LIBRO BIANCO SULL’INCONTINENZA URINARIA

fincoconvegno nazionale

“moving to the future”

VI°

Il VI Convegno Nazionale FINCO, che si è svolto il 29 e 30 novembre presso lo Sheraton Nicolaus Hotel, a Bari, segna un passaggio evoluti-vo nella storia della nostra (e vostra) associazione. In un periodo storico in cui la crisi, la burocratizzazione e le politiche economiche fanno ormai da padrone, il Convegno si configura come un’occasione di confronto, di discussione civile, di reciproco rispet-to e influenza, che segna sì una crisi, ma intesa come ne parlavano gli an-tichi greci, laddove krisis corrisponde a stravolgimento, cambiamento e rinascita. In apertura del convegno il Presiden-te della FINCO Francesco Diomede

ha consegnato insieme al Prof. Lu-cio Miano (Presidente del Comitato Scientifico della Finco) una targa ri-cordo alla Dottoressa Lucia Zanollo, figlia del compianto Prof. Alberto, pioniere della neuro/urologia italia-na. Subito dopo è stato presentato il Libro Bianco sull’Incontinenza uri-naria, pubblicazione unica nel suo genere a livello internazionale, alla quale hanno contribuito i massimi esperti dell’incontinenza urinaria su tutti i fronti, medico, psicologico, so-

ciale e legale. A differenza dei precedenti conve-gni, sono state affrontate tematiche generalmente poco considerate in tali sedi, come l’incontinenza pedia-trica, l’impatto dell’incontinenza sul-la sessualità, i problemi relativi all’età adolescenziale e le importantissime norme comportamentali. Tutti i relatori, indistintamente, han-no dato un grande e professionale contributo, permettendo al Conve-gno (e a noi tutti) di raggiungere

Dr.ssa Pamela Pellegrini

BARI29 e 30NOVEMBRE 2012Sheraton Nicolaus HotelVia Cardinal Ciasca – Bari Poggiofranco

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l’obiettivo prefissato: la massima di-vulgazione delle problematiche col-legate all’incontinenza in ogni fascia d’età, sesso, razza e condizione socia-le, con il diretto coinvolgimento delle persone affette dal problema, delle loro famiglie, dei professionisti della salute e dei mass-media, uniti in un percorso riabilitativo, sociale, econo-mico, psicologico e sessuale. Nel me-rito la splendida testimonianza della presidente della Finco Campania, la gentile Sig.ra Carmela Crescenzo, che grazie alla magistrale conduzione del prof. Aldo Franco De ha esposto in maniera concreta le problematiche cui vanno incontro le persone che soffrono di incontinenza.Altrettanto importante il contribu-to dato dalle esponenti della WIFP (World Federation of Incontinent Patients), nell’ottica di una coopera-zione internazionale nell’affrontare i problemi legati all’incontinenza, prescindendo dalle politiche e dalle configurazioni della sanità dei diversi

Paesi.Il Convegno ha rappresentato un evento di primo piano anche sotto il profilo dei risultati conoscitivi che ne deriveranno a tutto vantaggio delle politiche e delle concrete iniziati-ve che, rispettivamente nell’ambito delle loro competenze, le differenti Istituzioni dovranno utilizzare per conseguire risultati socialmente utili ed apprezzabili per i pazienti e le loro famiglie. Il messaggio augurale del Senatore Giuseppe Caforio e la parte-cipazione del Senatore Luigi d’Am-brosio Lettieri (Segretario della 12^ Commissione Permanente Igiene e Sanità del Senato della Repubblica) confermano l’interesse e l’impegno, preso anche personalmente dal Se-natore Lettieri, nell’affrontare e risol-vere le problematiche delle persone che soffrono di incontinenza, portan-do le nostre e vostre richieste nelle sedi decisionali.Nonostante la crisi economica e la spending review abbia comportato

tagli al personale sanitario, con una conseguente drastica diminuzione di coloro che avrebbero potuto di partecipare, nonché la difficoltà nel reperire fondi da investire nell’even-to, il Convegno è stato un successo, la partecipazione è stata comunque superiore alle aspettative e il futu-ro si mostra impegnativo e pieno di luce. A partire dal cambio della denominazione e del logo (da FIN-CO a FINCO PP, ossia Federazione Italiana Incontinenti e disfuzioni del Pavimento Pelvico), giungendo alla Scuola Nazionale per Profes-sionisti Sanitari della Continenza e del Pavimento Pelvico e alla con-seguente istituzione del registro na-zionale dei “Professionisti Sanitari della Continenza e del Pavimento Pelvico”.Informazione, formazione e lavoro in rete con passione costituiscono il filo rosso che lega la FINCO di ieri, la FINCO-PP di oggi e le persone di sempre.

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a cura di Alessandra Morelli Volontaria Servizio Civile

CONFERENZA STAMPA

Il 20 novembre 2012 si è svolta a Roma, presso la Sala Nassirya del Senato della Repubblica, la con-ferenza stampa de “Il Libro Bianco sull’incontinenza urinaria”. Un libro unico nel suo genere, che ha dato forma e voce all’incontinenza: un disturbo che colpisce soprattutto il 60% delle donne (senza escludere bambini e uomini), patologia che ha effetti negativi e devastanti, che por-tano l’individuo ad isolarsi e a sentirsi fisicamente e psicologicamente più fragili. “L’incontinenza urinaria - ha spiegato il presidente della FINCO France-sco Diomede - rimane una patologia sommersa in quanto pudore, vergo-gna e disagio spingono l’incontinente a soffrire in silenzio, evitando di rivol-gersi al medico e ricorrendo ad acqui-stare pannolini: Colpevole di questo anche la pubblicità ingannevole dei media che presenta una donna sorri-dente e sicura mentre indossa il pan-nolino, nascondendo così i problemi reali: cattivi odori ed irritazioni geni-tali”. “Ma, alle cure, – conclude il pre-

sidente – si rinuncia anche per motivi economici: il nostro Sistema Sanitario dispensa la terapia medica solo per il disturbo minzionale correlato a pato-logie come ictus, traumi, Parkinson e tumori (nota AIFA 87) e non per la sin-drome da urgenza minzionale, molto più frequente, dovuta a contrazioni involontarie della vescica e caratteriz-zata da improvviso e irrefrenabile biso-gno di urinare”.Dopotutto, non è una novità che tale disagio sia un tabù e quindi impos-sibile da condividere con coscien-za e serenità col proprio familiare o amico. Anzi, è esattamente la voglia di non essere “giudicati”, che spinge queste persone a viversi estranea-mente. E come se non bastasse, sono costantemente tartassati da ingiusti-zie sociali e tasse, che li vede vittime di un sistema sanitario che non fun-ziona e, soprattutto, non interagisce. La Conferenza stampa, condotta dal giornalista/prof. Aldo Franco De Rose, è anzitutto su quest’ultimo punto che si è voluto soffermare: il Sen. Luigi D’Ambrosio Lettieri - se-gretario 12ma Commissione Igiene e Sanità – ha elencato e spiegato quali sono le problematiche che affliggo-no il nostro sistema e ha dato sua completa disponibilità nel cercare di sostenere le rivendicazioni socio/as-sistenziali denunciate dal presidente della Finco il Cav. Francesco Diome-de. Tali argomenti sono stati illustrati e sviscerati con interesse anche dalla Sen.ce Emanuela Baio - compo-nente la 12ma Commissione Igiene

e Sanità -, dal Prof. Lucio Miano - Responsabile del Comitato Scienti-fico Finco - e dallo stesso prof. Aldo Franco De Rose . Interesse ha anche destato la costituzione da parte della Finco di un pool di avvocati guidati dal vicepresidente Finco, l’avv. Mar-cello Stefani. L’attenzione è stata accolta con partecipazione di impor-tanti testate giornalistiche, quali Rai Parlamento, Telenorba e Retenews Pianeta Salute. Per analizzare queste tematiche e per presentare il “Libro Bianco sull’incontinenza urinaria”, il 29 e 30 novembre 2012 si è svolto a Bari il “VI Convegno nazionale” della Federazione Italiana Inconti-nenti. La riuscita di questi eventi ci dà sicuramente la forza e la speranza di perseguire nei nostri obiettivi, per-severando con impegno e passione, affinchè la nostra associazione possa essere sempre la voce delle persone affette dalla patologia, ed un tramite tra loro e le istituzioni.

Alessandra Morelli

PRESENTAZIONE DEL “LIBRO BIANCO SULL’INCONTINENZA URINARIA”

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