Etica e lavoro: una sfida per i giovani

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Etica e lavoro : una sfida per i giovani Ogni foto comunica un messaggio o un’emozione, ogni scatto stimola una riflessione su un aspetto del mondo che ci circonda. La luce, i colori, la composizione di questa immagine di pescherecci nel porto suggeriscono, più che mostrare, la fatica del lavoro dei pescatori. Più esplicite, per descrivere questa fatica, le straordinarie parole di una canzone di Pierangelo Bertoli, “Pescatore” : “Pesca forza tira pescatore/ pesca e non ti fermare/ poco pesce nella rete/ lunghi giorni in mezzo al mare/ mare che non ti ha mai dato tanto/ mare che fa bestemmiare/ e si placa e tace senza resa/ e ti aspetta per ricominciare”. Il lavoro del pescatore – come anche quello del pastore – si tramandava per tradizione di padre in figlio. E’ inevitabile però che tra le generazioni vi siano confronti e anche scontri . Vengono in mente ad esempio le incomprensioni tra nonno e nipote nel romanzo “I Malavoglia” di Giovanni Verga. E’ lo scontro tra due mentalità, due culture, due concezioni della vita e del lavoro. Al vecchio pescatore siciliano, che considera il lavoro un valore sacro, non finalizzato all’arricchimento, si contrappone la visione del nipote che esprime bisogni e valori diversi da quelli della sua famiglia, manifesta la sua voglia di cambiare, ma soprattutto di guadagnare di più e senza sforzo. La vicenda dei Malavoglia premia l’indissolubilità tra lavoro, dignità e fatica, premia chi sa distinguere il bene dal male, chi agisce nel rispetto dei valori e delle persone. Infatti il giovane protagonista si ferma all’insofferenza, non sa ribellarsi costruttivamente alla sua vita di stenti: la sua è una forza rabbiosa, disgregatrice, che all’oppressione e alla miseria risponde semplicemente con il rifiuto del lavoro. Tra queste due visioni della vita e del lavoro, così estreme, ci sono ovviamente tante alternative più confortanti: ognuno dovrebbe poter credere che bilanciare correttezza e ambizione sia un obiettivo possibile.

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Lanci Marta ITCG "E. Fermi" 5B geom. (P.5)

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Etica e lavoro : una sfida per i giovani Ogni foto comunica un messaggio o un’emozione, ogni scatto stimola una riflessione su un aspetto del mondo che ci circonda. La luce, i colori, la composizione di questa immagine di pescherecci nel porto suggeriscono, più che mostrare, la fatica del lavoro dei pescatori. Più esplicite, per descrivere questa fatica, le straordinarie parole di una canzone di Pierangelo Bertoli, “Pescatore” : “Pesca forza tira pescatore/ pesca e non ti fermare/ poco pesce nella rete/ lunghi giorni in mezzo al mare/ mare che non ti ha mai dato tanto/ mare che fa bestemmiare/ e si placa e tace senza resa/ e ti aspetta per ricominciare”. Il lavoro del pescatore – come anche quello del pastore – si tramandava per tradizione di padre in figlio. E’ inevitabile però che tra le generazioni vi siano confronti e anche scontri . Vengono in mente ad esempio le incomprensioni tra nonno e nipote nel romanzo “I Malavoglia” di Giovanni Verga. E’ lo scontro tra due mentalità, due culture, due concezioni della vita e del lavoro. Al vecchio pescatore siciliano, che considera il lavoro un valore sacro, non finalizzato all’arricchimento, si contrappone la visione del nipote che esprime bisogni e valori diversi da quelli della sua famiglia, manifesta la sua voglia di cambiare, ma soprattutto di guadagnare di più e senza sforzo. La vicenda dei Malavoglia premia l’indissolubilità tra lavoro, dignità e fatica, premia chi sa distinguere il bene dal male, chi agisce nel rispetto dei valori e delle persone. Infatti il giovane protagonista si ferma all’insofferenza, non sa ribellarsi costruttivamente alla sua vita di stenti: la sua è una forza rabbiosa, disgregatrice, che all’oppressione e alla miseria risponde semplicemente con il rifiuto del lavoro. Tra queste due visioni della vita e del lavoro, così estreme, ci sono ovviamente tante alternative più confortanti: ognuno dovrebbe poter credere che bilanciare correttezza e ambizione sia un obiettivo possibile.

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Inoltre, è noto che la storia narrata da Verga si svolge circa 150 anni fa, quando l’Italia unita aveva appena iniziato il suo cammino. E’ un tempo davvero lungo, tanto che oggi, festeggiando i 150 anni dell’ Unità d’Italia, ci si interroga sulle variabili e sulle costanti della storia. Tra le costanti c’è il luogo comune che dipinge i giovani perennemente alla ricerca di scorciatoie, interessati unicamente ai facili guadagni, pronti a vendere il proprio corpo e la propria mente per arrivare al successo. Certo, è innegabile che di giovani così ce ne siano parecchi… Ma è ora di lasciarsi alle spalle i luoghi comuni, e considerare che sono molto più numerosi i ragazzi e le ragazze che non hanno perso la voglia di studiare e e lavorare. Insomma, non sono pochi quelli che cercano seriamente “(…)un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società” (Art. 4 della Costituzione italiana). I giovani migliori vogliono potersi fidare ed essere a loro volta affidabili, e sono in grado di valutare se il loro agire è GIUSTO e VANTAGGIOSO non sono per sé ma anche per gli altri, se risponde a criteri di VERITA’, se promuove l’AMICIZIA e la solidarietà. Infine, è bello pensare che sono tanti, giovani e meno giovani, a portare avanti il loro impegno lavorativo senza clamore, mantenendo ben saldo il riferimento etico. E’ quanto afferma, con parole assai vive, il cardinale Tettamanzi a conclusione del saggio “Etica e capitale. Un’altra economia è davvero possibile?”. E aggiunge che le scelte di individui senza scrupoli, spinti dall’avidità, hanno certo contribuito a causare e ad aggravare la crisi economica in atto. Ma, continua, tale crisi sarebbe potuta diventare ancora più disastrosa se in tanti non avessero agito correttamente. E qui si riferisce “ (…) a quell’operare attento, responsabile e illuminato di chi , sia nella stagione dei profitti facili sia nei giorni di difficoltà, ha voluto e saputo non derogare alla via maestra dell’etica, anche in economia. Questa rete silente ma operosa e feconda di persone (…) è stata ed è il miglior antidoto per prevenire gli effetti irreversibili di questa crisi e di ogni altra crisi futura”. Pensare, comunicare, agire nel mondo del lavoro, per i giovani, significa trovarsi continuamente davanti ad una sfida: rifiutare i modelli negativi, che nella nostra società sono spesso dominanti, e rilanciare un’etica del lavoro fondata su verità, giustizia, buona volontà, amicizia, rispetto delle regole.