Etica e business, un binomio indispensabile · competenze distintive ma soprattutto i desideri e i...

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A.I.C.G. Etica e business, un binomio indispensabile Vertemate 15 gennaio 2016

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A.I.C.G.Etica e business, un binomio indispensabileVertemate 15 gennaio 2016

«Ci hanno insegnato che non esiste un’azione che non generi una reazione e che l’albero è sempre riconoscibile dai frutti che

produce. Così davanti ai frutti «immaturi» prodotti dal mondo dell’economia in questi anni viene naturale chiedersi che cosa li

abbia generati. Le risposte sono tante, spesso contrastanti, e molte di loro guardano agli stessi modelli che ci hanno

condotto fino a qui, con il rischio di un futuro che finirà forse per assomigliare al presente. Ma esistono altre chiavi di lettura e

altre soluzioni? Esistono altri valori su cui costruire?»

Da «Un’impresa possibile»

Relatore
Note di presentazione
Io farei prima di tutto un brain storming su “cos’è la comunicazione” per usare poi le parole emerse durante la presentazione e poi farei apparire la definizione

"Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande

benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere 'superato'. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai

problemi che alle soluzioni".

Albert Einstein

Relatore
Note di presentazione
Io farei prima di tutto un brain storming su “cos’è la comunicazione” per usare poi le parole emerse durante la presentazione e poi farei apparire la definizione

Opportunità o “krisis”?

Nella radice della parola greca «krisis» troviamo il significato di

“tagliare, dividere”: la crisi dunque è un momento di scelta, di cambiamento che ci pone

davanti ad un bivio.

Affrontare la crisi significa modificare comportamenti e abitudini, lasciare la “zona di

comfort” e accettare la sfida di un bivio e di una nuova strada.

Crisi e complessitàSpesso alla parola crisi viene istintivo

unire la parola: complessità. Letteralmente è complesso ciò che “abbraccia” più cose e costringe a

soluzioni più complesse.

Nella complessità entrano in gioco tre fattori la cui combinazione può

divenire fonte di “crisi”: la necessità di fare più azioni, (quantità), di farle

meglio (qualità), di farle più velocemente (vincoli di tempo).

Complicata

Tante «cose», tante relazioni

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Complessa

Normale Caotica

Attività

Relazioni +

+

-

-

Efficacia, efficienza, eccellenza

Efficacia, efficienza ed eccellenza sono i 3 termini che meglio esprimono il passaggio quantitativo e qualitativo che permette ad un’azienda di fronteggiare la complessità e fare sviluppo.

Con “efficacia” si intende la capacità dell’ azienda di conseguire risultati in linea con gli obiettivi

con “efficienza” la capacità di essere efficaci attraverso il giusto utilizzo delle risorse disponibili

con “eccellenza” la capacità di mantenere l’efficienza nel tempo e di tendere verso il miglioramento continuo

La gestione delle risorse e l’eccellenza

Nel raggiungimento dei 3 livelli di performance la gestione delle risorse gioca in modo molto diverso.

Al primo livello (efficacia)si arriva anche attraverso un uso adeguato ma non ottimale delle risorse (le risorse sono numerose, ciò che conta è il risultato).Nel secondo livello (efficienza) entra in gioco l’utilizzo ottimale delle risorse e in particolare di quelle «tangibili».L’eccellenza è raggiungibile soltanto attraverso lo sviluppo di tutte le risorse e in particolare di quelle «intangibili».

“Il comportamento etico è possibile anche in presenza di una intensa competizione nella misura in cui proprio tale

comportamento tende a favorire maggiori livelli di efficienza. Le performance di un’impresa sono determinate dagli specifici asset tangibili e intangibili su cui l’impresa può contare e i suoi vantaggi competitivi sostenibili sono essenzialmente spiegati

proprio da queste caratteristiche. I comportamenti etici, nella misura in cui contribuiscono a sviluppare tali risorse, non sono solo fonte di vantaggi competitivi ma si traducono anche in

vantaggi difficili da imitare e quindi sostenibili, che permangono nel tempo.”

Luciano Venturini

“Ethos”, eticaLa parola deriva dal greco “ethos”

che significa “comportamento abituale” ma anche che è «etico» solo un comportamento che ha

come fine il bene comune.

Dunque l’etica ha in sé una dimensione speculativa (la ricerca

del bene comune) e un’altra pratica (come fare perché ogni

persona sia concretamente responsabile del suo

raggiungimento)

La «business ethics»: una risposta alla complessità

L’impresa è un sistema aperto, finalizzato a produrre valore

trasformando gli input in output, ponendosi al centro di continue

relazioni con fattori che appartengono ad altri «sistemi».

Alcuni sono interni all’azienda (dipendenti, collaboratori,

proprietà) altri esterni(clienti, comunità locale, fornitori,

ambiente ), tutti ne influenzano l’attività e ne sono influenzati.

Se il rapporto fra gli elementi, sia all’interno che all’esterno, è flessibile e collaborativo l’azienda è in grado di produrre una pluralità di risposte nei confronti dei diversi stimoli esterni e di

reagire con modalità efficaci.

Ma ciò avviene soprattutto quando nel «sistema azienda» tutte le parti sono consapevoli dei suoi obiettivi e del suo funzionamento e diventano parte attiva del suo sviluppo

perché ritenuto reciprocamente utile

Il bene comune: ciò che è giusto, bello e conveniente

La ricerca dei criteri e dei comportamenti che danno vita al bene comune è divenuto nei secoli uno degli elementi fondanti

il pensiero occidentale anche in materia economica ma le conclusioni hanno preso strade molto diverse…

Ciò che è giusto: Hobbes e il contrattualismo

La prima matrice di pensiero fa riferimento al mondo anglossassone e parte da una concezione pessimistica della

natura umana: «Homo homini lupus», sosteneva Hobbes.

L’uomo è incapace di tendere autonomamente verso il bene comune e dunque spetta ad un «legislatore» esterno definire

ciò che è giusto e sanzionare i comportamenti devianti.

Da qui una deriva di tipo organizzativo e normativo che tende a limitare il libero operato individuale e genera un controllo

pressante, teso a «costruire» comportamenti etici dall’esterno

Ciò che è bene: Aristotele e l’etica delle virtù

L’etica delle virtù sviluppata da Aristotele e dall’umanesimo civile italiano parte da una considerazione opposta che

affonda le sue radici nel pensiero antico e cristiano

L’uomo è tendenzialmente buono, ha in sé il bene ed è in grado di attuarlo, anche se, per realizzarlo deve essere supportato e

guidato onde evitare «derive» personali

L’obiettivo dunque è favorire questa predisposizione attraverso tutto ciò che può guidarlo; l’apparato normativo e di controllo è

al servizio della comunità e del singolo.

“La responsabilità sociale è vista come un’importante fonte di vantaggi competitivi. Molti di questi meccanismi passano attraverso la reputazione d’impresa, il goodwill di cui essa

dispone. In generale un’impresa che gode di buona reputazione può sviluppare migliori relazioni con consumatori, fornitori, investitori e ottenere migliori risultati non solo in termini

di vendite ma anche attraverso la capacità di attrarre e mantenere con maggior facilità dipendenti altamente

qualificati e motivati, con una riduzione di turn over, minori costi di reclutamento e di training e migliori relazioni

industriali”.

Luciano Venturini

Ciò che conviene: la responsabilità sociale d’impresa

La parola “responsabilità” deriva dall’unione del termine latino “responsum” (risposta) e “abilis” (abile, capace). Si è «responsabili» dunque quando si è in grado di fornire sistematicamente risposte

capaci di produrre valore

Ciò vale anche per l’azienda vista non solo come entità economica a sé stante ma come “centro di produzione” di valore per tutti coloro

che, all’interno e all’esterno, sono co-generatori di quel valore.

Un’azienda responsabile socialmente ha come obiettivo trovare un bene comune tra tutti i portatori di interesse e di mantenere vivo

questo equilibrio perché produca di un valore sostenibile.

Cosa si intende per RSIÈ un approccio strategico della gestione d’impresa, basato su

una visione relazionale della stessa e dedicato alla sostenibilità e allo sviluppo dello “stakeholder network” in cui l’azienda è inserita.

Un’impresa può essere considerata socialmente responsabile quando sviluppa un’azione mirata nei confronti del suo network e

si fa carico degli effetti che questo comportamento produce.

L’attuazione della RSI avviene verso due dimensioni: gli “stakeholders” ovvero i portatori di interesse: i collaboratori, i

clienti, i partner/fornitori, la comunità locale, l’ambiente e “shareholders”: gli azionisti, il capitale.

Definizione europea di RSILa responsabilità sociale è

l’integrazione volontaria da parte delle imprese, delle istanze sociali ed

ambientali che riguardano le loro attività e i rapporti con le parti

interessate.

Le imprese decidono volontariamente di contribuire al proprio sviluppo attraverso azioni

che abbiano come obbiettivo congiunto la creazione di una

società migliore e di un ambiente più vivibile

Elementi in gioco nella RSI

Impatto sul businessUn’ impresa socialmente responsabile

quindi sviluppa:

non solo scelte legate al breve termine, al profitto o agli obblighi giuridici derivanti dalle normative

ma investe in capitale umano, nella salvaguardia dell’ambiente e nel rafforzamento dei rapporti con gli stakeholder perché diventino il centro della strategia complessiva

dell’impresa.

Alcuni benefici… Rafforzare la reputazione e la fiducia dell’impresa rispetto

ai «portatori di interesse» e aumentarne la competitività Migliorare la relazione tra l’impresa e gli stakeholder e

sviluppare la sua capacità di innovare attraverso ilconfronto continuo e reciproco

Contribuire al benessere pubblico e al bene comune,creando un ambiente più vivibile

Generare identità all’interno e all’esterno dell’impresaanche in un’ottica di comunicazione più efficace e mirata

Creare maggiore flessibilità nel sistema impresa attutendo irischi legati alla complessità e ai continui cambiamenti

“Si assiste oggi alla crescente importanza di altre due forme di capitale di natura immateriale ovvero il capitale umano e il capitale relazionale. Il capitale umano è dato dall’insieme di idee, conoscenze, abilità, talenti, oggi sempre più cruciali nell’attività economico-produttive. Il capitale relazionale è costituito dall’insieme delle relazioni interpersonali che sono

alla base della fiducia, senza la quale le stesse transazioni economiche non potrebbero funzionare.“

Benedetta Giovanola

Il «capitale» umano e relazionale

Nello sviluppo di questi «capitali» si aprono due fronti: la gestione

della singola persona e della relazione tra le persone.

Nel primo si intrecciano il miglioramento delle competenze(know how, skill, attitude) e della

motivazione, nel secondo gli aspetti organizzativi e di relazione interpersonale.

Verso la responsabilità individuale Nella scelta etica resta fondamentale

il presupposto della responsabilità individuale. L’etica è la tensione

verso il «bene comune» che anima le azioni della singola persona. Non

esiste un’etica collettiva se non come insieme di scelte individuali.

La responsabilità individuale mette di conseguenza ogni persona di fronte

alla «libertà» di scegliere i propri comportamenti migliori perché ogni persona e l’intera organizzazione ne

traggano vantaggi stabili.

“Ciascuno di noi ha qualcosa di geniale; in tutti gli altri campi siamo mediocri, ma in un punto preciso abbiamo del

genio. E ciò che è geniale in noi è dono di Dio al servizio degli altri. Questo qualcosa di geniale non è legato alla

nostra formazione, ai nostri studi, ai nostri diplomi. Talora è a un altro livello rispetto al nostro compito quotidiano.”

Andrè Louf

Coltivare i talenti…Per migliorare i risultati e renderli sostenibili diventa

necessario imparare ad esplorare i talenti delle persone e puntare alla loro valorizzazione. Le persone crescono più

rapidamente e danno il meglio di sé quando si concentrano sui propri talenti piuttosto che sui limiti.

Lo sviluppo del talento presuppone la crescita di un modello di leadership fondato su una visione ottimistica della natura

umana e sull’intima convinzione che ogni individuo possieda questo talento e che in esso coabitano le

competenze distintive ma soprattutto i desideri e i valori.

Di che talento parliamo?Non più una persona con speciali

caratteristiche ma un’attitudine innata delle persone che se

espressa consente di svolgere con naturalezza attività difficili e di ottenere risultati non ordinari.

Ciò prevede una visione sistemica nella gestione delle risorse umane

che impatta sulla strategia e sull’operatività, a partire dalla

selezione fino alla formazione e ai processi di valutazione e di

feedback.

“La persona umana va sempre compresa nella sua irripetibile ed ineliminabile singolarità. L’uomo esiste, infatti, anzitutto come soggettività, come centro di coscienza e di libertà. Unico ed irripetibile nella sua

individualità, ogni uomo è un essere aperto alla relazione con gli altri nella società. Il con-vivere nella rete di rapporti che lega fra loro individui, famiglie,

gruppi intermedi, in relazioni di incontro, di comunicazione e di scambio, assicura al vivere una

qualità migliore.”

Dalla lettera apostolica Gaudium et Spes

L’impresa e l’eccellenzaLa ricerca del talento diventa così il

presupposto della crescita dell’organizzazione, se supportato dal «talento organizzativo», ovvero prassi,

regole e competenze che permettano di unire il valore della singola persona

a quello delle altre persone

Ma perché le persone lavorino bene assieme serve non solo

un’organizzazione efficace, elemento fondamentale, serve una relazione

positiva, una comunità.

Bene comune e identità d’impresa

Così come le persone esprimono sé stesse nella misura in cui esprimono i propri talenti, anche le organizzazioni esprimono la propria identità nella misura in cui rafforzano i propri fattori di successo, quelli che possiamo chiamare: i «talenti» distintivi

di un’impresa.

Per competere oggi non basta più tendere ad essere i migliori, serve essere riconoscibili nella propria unicità e

distintività. Una cultura aziendale orientata allo sviluppo dei talenti spinge ad andare oltre gli standard per puntare

all’eccellenza e al suo mantenimento nel tempo.

“Ogni volta che in monastero si devono trattare cose di importanza, l’abate raduni tutta la

comunità ed esponga egli stesso di che si tratta. E udito il parere dei fratelli, consideri dentro di sé la cosa e faccia quel che gli sembrerà più utile.

Abbiamo detto di chiamare tutti a consiglio, perché spesso il Signore ispira al più giovane il

partito migliore”.

San Benedetto

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Missione, valori e comportamenti

C‘è un punto in comune finale tra etica e impresa: l'impresa è una realtà caratterizzata dalle azioni perché sono queste a generare risultati. E la parola "etica" sta a

significare comportamento e per di più abituale

L’azienda ha bisogni di azioni efficaci che puntino verso una missione e dei

valori comuni e positivi e anche il comportamento diventa etico

quando tende verso un obiettivo condiviso giusto, buono e

conveniente.

«Ob-audire»Non sorprende allora che la nostra

parola «obbedire» tragga il suo significato dal termine latino "ob-audire" composto dal suffisso ob(che sottolinea un'azione da fare

con cura) e dal verbo audire.

Per la cultura antica la vera obbedienza è un atto che deriva da un ascolto prolungato, e frutto di condivisione. Solo così, forse, si

può passare da una scelta dovuta ad una, almeno in parte, voluta

Dal coinvolgimento alla condivisione

Nella ricerca del «bene comune» la capacità di coinvolgere e condividere diventano due passaggi

chiave. Non basta difatti talvolta né ascoltare né capire: il punto d’arrivo resta sempre e solo la responsabilità

individuale, una risposta.

Serve allora capire assieme e assieme fare. E diventano pertanto fondamentali due passaggi: il coinvolgimento, il

«volgersi assieme» verso un’unica direzione, e la condivisione, che è l’assunzione volontaria di una

responsabilità: «chi fa che cosa quando».

“Il mio fine era racchiuso in questa parola: il bello. Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo. Volevo che le città fossero splendide, piene di luce, irrigate d’acque limpide, popolate da esseri umani il cui corpo non fosse deturpato né dal marchio della miseria e della schiavitù, né da una

ricchezza volgare. A questo ideale in fin dei conti modesto, ci si avvicinerebbe abbastanza spesso se gli uomini vi

applicassero una parte di quella energia che van dissipando in opere stupide o feroci.“

Marguerite Yourcenar

“A tutti noi, precipitati a volte inconsapevolmente, in una situazione che non ci aspettavamo di incontrare, spetta forse l’onere e l’onore di tornare a cercare quelle verità ultime che contraddistinguono l’uomo e ogni forma che l’uomo dà al suo agire; per provare a capire se proprio dentro al bene che la verità sa generare possa risiedere quella bellezza terrena e spirituale che sola è in grado di

muovere il desiderio di ciascuno e indirizzare verso un fine comune i nostri talenti, la nostra intelligenza, la nostra

libertà”.

Da «Un’impresa possibile»

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