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Scansioni di un cervello Nel morbo di Parkinson, muoiono le cellule cerebrali che rilasciano dopamma V»». V»». Ha 38 anni, studia il cervello e il suo, di colpo, si ammala. Una diagnosi che gli cambierà la vita. In peggio e in meglio. di Daniela Mattalia Un anno fa mi trovavo a un'elegante cena di lavoio piena di pei sone celebri e licene Ero stato invitato, insieme a mia moglie, in qualità di professore di una grande univeisita americana L'ospite con cui stavo chiacchierando, un uomo d'affari che aveva un parente colpito da una grave malattia, a un certo punto mi chiese "Lei, che è un neuroscienziato, cosa ne sa del morbo di Parkinson7"» La risposta rimase per alcuni, lunghissimi secondi sospesa nell'aria Non perché il giovane docente, 38enne, ne sapesse poco o fosse impreparato Al contrario, ne sapeva moltissimo, forse più della maggior parte dei neurologi «Avevo un segreto Un segreto di cui solo mia moglie era al corrente e V»». Ha 38 anni, studia il cervello e il suo, di colpo, si ammala. Una diagnosi che gli cambierà la vita. In peggio e in meglio. di Daniela Mattalia Un anno fa mi trovavo a un'elegante cena di lavoio piena di pei sone celebri e licene Ero stato invitato, insieme a mia moglie, in qualità di professore di una grande univeisita americana L'ospite con cui stavo chiacchierando, un uomo d'affari che aveva un parente colpito da una grave malattia, a un certo punto mi chiese "Lei, che è un neuroscienziato, cosa ne sa del morbo di Parkinson7"» La risposta rimase per alcuni, lunghissimi secondi sospesa nell'aria Non perché il giovane docente, 38enne, ne sapesse poco o fosse impreparato Al contrario, ne sapeva moltissimo, forse più della maggior parte dei neurologi «Avevo un segreto Un segreto di cui solo mia moglie era al corre 74 Panorama | 15 gennaio 2014 te e V»». Ha 38 anni, studia il Scansioni di un cervello Nel morbo di Parkinson, muoiono le cellule cerebrali che rilasciano dopamma V»». V»». Ha 38 anni, studia il cervello e il suo, di colpo, si ammala. Una diagnosi che gli cambierà la vita. In peggio e in meglio. di Daniela Mattalia Un anno fa mi trovavo a un'elegante cena di lavoio piena di pei sone celebri e licene Ero stato invitato, insieme a mia moglie, in qualità di professore di una grande univeisita americana L'ospite con cui stavo chiacchierando, un uomo d'affari che aveva un parente colpito da una grave malattia, a un certo punto mi chiese "Lei, che è un neuroscienziato, cosa ne sa del morbo di Parkinson7"» La risposta rimase per alcuni, lunghissimi secondi sospesa nell'aria Non perché il giovane docente, 38enne, ne sapesse poco o fosse impreparato Al contrario, ne sapeva moltissimo, forse più della maggior parte dei neurologi «Avevo un segreto Un segreto di cui solo mia moglie era al corrente e V»». Ha 38 anni, studia il cervello e il suo, di colpo, si ammala. Una diagnosi che gli cambierà la vita. In peggio e in meglio. di Daniela Mattalia Un anno fa mi trovavo a un'elegante cena di lavoio piena di pei sone celebri e licene Ero stato invitato, insieme a mia moglie, in qualità di professore di una grande univeisita americana L'ospite con cui stavo chiacchierando, un uomo d'affari che aveva un parente colpito da una grave malattia, a un certo punto mi chiese "Lei, che è un neuroscienziato, cosa ne sa del morbo di Parkinson7"» La risposta rimase per alcuni, lunghissimi secondi sospesa nell'aria Non perché il giovane docente, 38enne, ne sapesse poco o fosse impreparato Al contrario, ne sapeva moltissimo, forse più della maggior parte dei neurologi «Avevo un segreto Un segreto di cui solo mia moglie era al corre 74 Panorama | 15 gennaio 2014 te e V»». Ha 38 anni, studia il Mercoledì 15/01/2014 15/01/2014 15/01/2014 15/01/2014 Estratto da pag. 74 74 74 74 Direttore Responsabile Giorgio Mulè Giorgio Mulè Giorgio Mulè Giorgio Mulè Diffusione Testata (non disponibile) (non disponibile) (non disponibile) (non disponibile) Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile ——— Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress MEDICINA Pag. 1

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Scansioni di un cervello Nel morbo di Parkinson, muoiono le cellule cerebrali che rilasciano dopamma V»». V»». Ha 38 anni, studia il cervello e il suo, di colpo, si ammala. Unadiagnosi che gli cambierà la vita. In peggio e in meglio. di Daniela Mattalia Un anno fa mi trovavo a un'elegante cena di lavoio piena di pei sone celebri e licene Ero statoinvitato, insieme a mia moglie, in qualità di professore di una grande univeisita americana L'ospite con cui stavo chiacchierando, un uomo d'affari che aveva un parente colpitoda una grave malattia, a un certo punto mi chiese "Lei, che è un neuroscienziato, cosa ne sa del morbo di Parkinson7"» La risposta rimase per alcuni, lunghissimi secondisospesa nell'aria Non perché il giovane docente, 38enne, ne sapesse poco o fosse impreparato Al contrario, ne sapeva moltissimo, forse più della maggior parte dei neurologi«Avevo un segreto Un segreto di cui solo mia moglie era al corrente e V»». Ha 38 anni, studia il cervello e il suo, di colpo, si ammala. Una diagnosi che gli cambierà la vita. Inpeggio e in meglio. di Daniela Mattalia Un anno fa mi trovavo a un'elegante cena di lavoio piena di pei sone celebri e licene Ero stato invitato, insieme a mia moglie, in qualitàdi professore di una grande univeisita americana L'ospite con cui stavo chiacchierando, un uomo d'affari che aveva un parente colpito da una grave malattia, a un certo punto michiese "Lei, che è un neuroscienziato, cosa ne sa del morbo di Parkinson7"» La risposta rimase per alcuni, lunghissimi secondi sospesa nell'aria Non perché il giovane docente,38enne, ne sapesse poco o fosse impreparato Al contrario, ne sapeva moltissimo, forse più della maggior parte dei neurologi «Avevo un segreto Un segreto di cui solo miamoglie era al corre 74 Panorama | 15 gennaio 2014 te e V»». Ha 38 anni, studia il

Scansioni di un cervello Nel morbo di Parkinson, muoiono le cellule cerebrali che rilasciano dopamma V»». V»». Ha 38 anni, studia il cervello e il suo, di colpo, si ammala. Unadiagnosi che gli cambierà la vita. In peggio e in meglio. di Daniela Mattalia Un anno fa mi trovavo a un'elegante cena di lavoio piena di pei sone celebri e licene Ero statoinvitato, insieme a mia moglie, in qualità di professore di una grande univeisita americana L'ospite con cui stavo chiacchierando, un uomo d'affari che aveva un parente colpitoda una grave malattia, a un certo punto mi chiese "Lei, che è un neuroscienziato, cosa ne sa del morbo di Parkinson7"» La risposta rimase per alcuni, lunghissimi secondisospesa nell'aria Non perché il giovane docente, 38enne, ne sapesse poco o fosse impreparato Al contrario, ne sapeva moltissimo, forse più della maggior parte dei neurologi«Avevo un segreto Un segreto di cui solo mia moglie era al corrente e V»». Ha 38 anni, studia il cervello e il suo, di colpo, si ammala. Una diagnosi che gli cambierà la vita. Inpeggio e in meglio. di Daniela Mattalia Un anno fa mi trovavo a un'elegante cena di lavoio piena di pei sone celebri e licene Ero stato invitato, insieme a mia moglie, in qualitàdi professore di una grande univeisita americana L'ospite con cui stavo chiacchierando, un uomo d'affari che aveva un parente colpito da una grave malattia, a un certo punto michiese "Lei, che è un neuroscienziato, cosa ne sa del morbo di Parkinson7"» La risposta rimase per alcuni, lunghissimi secondi sospesa nell'aria Non perché il giovane docente,38enne, ne sapesse poco o fosse impreparato Al contrario, ne sapeva moltissimo, forse più della maggior parte dei neurologi «Avevo un segreto Un segreto di cui solo miamoglie era al corre 74 Panorama | 15 gennaio 2014 te e V»». Ha 38 anni, studia il

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che non avevo rivelato a nessuno dei miei colleghi, lo ho il Parkinson». Inizia così un articolo apparso su Nature che, per chi nonlo sapesse, è una delle più autorevoli riviste scientifiche al mondo; pubblica i risultati di studi, resoconti su progressi medici etestclinici, nuove scoperte su farmaci. Trovarci storie di vita o, addirittura, frammenti autobiografici è un'eccezione. Ma questedue paginette anomale rivelano, sulla malattia, sul lavoro di uno scienziato, sulle angosce, sulla viltà (non lo dico) e sul coraggioGO dico), più di un trattato. «Ricordo la prima volta in cui mi accorsi che qualcosa non andava» prosegue il ricercatore. «Dovevocompilare una montagna di documenti per il laboratorio. Dopo qualche pagina la mia mano diventò un grumo tremante einservibile di carne e sangue». Qualche giorno dopo si accorse che si stava modificando anche il suo modo di camminare, con lebraccia rigide davanti a sé. E una contrazione occasionale a due dita di una mano. «Avevo 36 anni. Considerai varie ipotesi:tumore cerebrale? Distonia? Malattia dei motoneuroni? Corea di Huntìngton? Sclerosi multipla? Stress?». Parkinson a insorgenzaprecoce: raro e cattivo. Come nel caso di un altro «eterno ragazzino», Michael J. Fox, in cui la malattia arrivò, nel 1999, quandoaveva appena 30 anni. Fare come l'attore, che rivelò quasi subito (anche perché dovette ritirarsi dalle scene) la sua condizione? IImedico ci ha pensato su e ha deciso che, no, non l'avrebbe detto. «Pensai che avrei ricevuto meno finanziamenti. Mi dissi che glistudenti avrebbero avuto dubbi nell'unirsi al mio gruppo di ricerca. E, poi, per quanto avrei potuto continuare a condurreesperimenti, la cosa che amo di più? Tremori, rigidità, fatica, movimenti maldestri, cadute, difficoltà nel parlare. La maschera delparkinsoniano. Tutto questo sarebbe stato parte del mio futuro». Da quel momento in poi il Parkinson detta le regole. Su tutto.Travolge le sue condizioni cliniche. Modifica le sue relazioni con gli altri e il suo modo di stare al mondo. Amplia in modo ineditola sua conoscenza di cosa succede a un cervello malato. Inizia un periodo di totale autocontrollo sul proprio corpo, per impedireche mani, volto, gambe tradiscano il segreto. Una recita di estenuante perfezione. Ciò che teme più di ogni altra cosa è lo stigmadella «malattia mentale». D'accordo, il morbo di Parkinson non è la schizofrenia e nemmeno l'Alzheimer. Ma tanti non lo sanno,tanti confondono. Meglio tacere. A volte, come racconta nell'articolo, cerca di sollevare la mano e la mano... niente, non lo fa. Manon è che non possa, è come se si rifiutasse di farlo. Deve concentrarsi sull'atto di muoverla, smettere di pensare o di parlare.Qualche volta, quando nessuno lo vede, usa l'altra mano per sollevare e spostare quella inerte. Si sente in gamba e produttivocome prima, però teme che lo sguardo degli altri possa vederlo diverso. «Ogni momento della mia vita divenne una esibizione: allavoro, al negozio di alimentali, persino di fronte ai miei due figli. Sono sempre iperconsapevole dei miei movimenti. Ed è cosìsoprattutto durante le conferenze scientifiche. Voi potete non notare dove sono le mie mani, ma io lo so sempre. E molto spesso cisono seduto sopra». Al tempo stesso, avere una malattia neurologica è per un neurologo un'occasione spaventosa ma affascinantedi entrare nella complessità del cervello, di sperimentare sintomi e conseguenze in prima persona, di seguire la progressione dellamalattia e l'efficacia dei farmaci. Di porsi domande che partono dalla scienza e finiscono nella filosofia: quando un cervello perdela propria capacità di interagire con il mondo, cosa resta della coscienza di sé Tornando a quella sera di lavoro, l'ospite illustreattendeva una risposta. «Avrei voluto guardarlo negli occhi e metterci la faccia. Dirgli: strano che me lo chieda, perché si da ilcaso che oltre a essere un neuroscienziato io abbia anche il Parkinson. Invece mi limitai a descrivere in modo spassionatopatologia e sintomi. Avrebbe potuto essere un'incredibile sfida intellettuale, ma non lo fu. Ed è questa una delle ragioni principaliper cui ho deciso di smetterla di nascondermi». Agli inizi di quest'anno, il giovane neuroscienziato ha detto la verità al suodipartimento. Nei giorni successivi l'ha comunicato all'amministrazione dell'università e a molti colleghi. E stata dura, ammette,ma una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Tutti, al lavoro, l'hanno sostenuto e incoraggiato. «Ognuno mi tratta come alsolito, mi sono sentito un idiota per avere sprecato tutto questo tempo a preoccuparmi di come avrebbe reagito il mondo. È ancoradifficile dirlo a chi non conosco, ma ora non faccio più nulla per simulare. Vorrei dire a tutti che la vita è troppo coita per sfuggirea ciò che si è». Il suo nome? La firma in fondo all'articolo di Nature non c'è. «Perché non voglio essere conosciuto come "il tipocon il Parkinson" prima di essere noto per i miei studi come scienziato. Detto questo, non mi nascondo più. E, se scavateabbastanza, non sarà difficile scoprire chi sono».• © RIPRODUZIONE RISERVATA II neuroscienziato di cui si parlanell'articolo ha un blogsu Parklifensci blogspote twitta a @[email protected] rifiutasse di farlo. Deve concentrarsi sull'attodi muoverla, smettere di pensare o di parlare. Qualche volta, quando nessuno lo vede, usa l'altra mano per sollevare e spostarequella inerte. Si sente in gamba e produttivo come prima, però teme che lo sguardo degli altri possa vederlo diverso. «Ognimomento della mia vita divenne una esibizione: al lavoro, al negozio di alimentali, persino di fronte ai miei due figli. Sono sempreiperconsapevole dei miei movimenti. Ed è così soprattutto durante le conferenze scientifiche. Voi potete non notare dove sono lemie mani, ma io lo so sempre. E molto spesso ci sono seduto sopra». Al tempo stesso, avere una malattia neurologica è per unneurologo un'occasione spaventosa ma affascinante di entrare nella complessità del cervello, di sperimentare sintomi econseguenze in prima persona, di seguire la progressione della malattia e l'efficacia dei farmaci. Di porsi domande che partonodalla scienza e finiscono nella filosofia: quando un cervello perde la propria capacità di interagire con il mondo, cosa resta dellacoscienza di sé Tornando a quella sera di lavoro, l'ospite illustre attendeva una risposta. «Avrei voluto guardarlo negli occhi emetterci la faccia. Dirgli: strano che me lo chieda, perché si da il caso che oltre a essere un neuroscienziato io abbia anche ilParkinson. Invece mi limitai a descrivere in modo spassionato patologia e sintomi. Avrebbe potuto essere un'incredibile sfidaintellettuale, ma non lo fu. Ed è questa una delle ragioni principali per cui ho deciso di smetterla di nascondermi». Agli inizi diquest'anno, il giovane neuroscienziato ha detto la verità al suo dipartimento. Nei giorni successivi l'ha comunicatoall'amministrazione dell'università e a molti colleghi. E stata dura, ammette, ma una delle migliori decisioni che abbia mai preso.Tutti, al lavoro, l'hanno sostenuto e incoraggiato. «Ognuno mi tratta come al solito, mi sono sentito un idiota per avere sprecatotutto questo tempo a preoccuparmi di come avrebbe reagito il mondo. È ancora difficile dirlo a chi non conosco, ma ora non facciopiù nulla per simulare. Vorrei dire a tutti che la vita è troppo coita per sfuggire a ciò che si è». Il suo nome? La firma in fondoall'articolo di Nature non c'è. «Perché non voglio essere conosciuto come "il tipo con il Parkinson" prima di essere noto per i mieistudi come scienziato. Detto questo, non mi nascondo più. E, se scavate abbastanza, non sarà difficile scoprire chi sono».• ©RIPRODUZIONE RISERVATA II neuroscienziato di cui si parla nell'articolo ha un blogsu Parklifensci blogspote twitta a@[email protected] li ri l i iMfflil tasse d HÏ f l r IsCONDERE ISINTOMI. o. Deve concentrars IMI su liu l'a "Hi! to d Egiusto tacere una malattia per paura di essere giudicati Partecipa al dibattito sulla pagina Facebook di Panorama. muoverla,smettere di pensare o di parlare. Qualche volta, quando nessuno lo vede, usa l'altra mano per sollevare e 15 gennaio 2014 |Panorama 75 spostare quella inerte. Si sent

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