Esegesi del Pentateuco · 2015-06-08 · Esegesi del Pentateuco – Note del Professore – Dott....

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ROWE BIBLE INSTITUTE UNIVERSITÀ TEOLOGICA AMERICANA 2014 Esegesi del Pentateuco Note del professore Dott. Gabriele Paolini A CCADEMIA C RISTIANA J ESHUA C APACI

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ROWE BIBLE INSTITUTE – UNIVERSITÀ TEOLOGICA AMERICANA

2014

Esegesi del Pentateuco Note del professore

Dott. Gabriele Paolini

A C C A D E M I A C R I S T I A N A J E S H U A C A P A C I

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Introduzione

La presente materia comincia a richiedere molta concentrazione per la buona assimilazione

dei concetti che stanno alla base di una buona conoscenza dei libri che hanno fondato la

religione ebraica: il Pentateuco. Il presente manoscritto, sottoposto a copyright personale

dell’autore, è stato personalmente compilato dallo scrivente con l’unica finalità di

agevolare e consentire a ciascun studente di comprendere meglio le tesi descritte nei libri

di testo che sono di seguito riportati e che vengono consigliati per il buon superamento

dell’esame per la presente materia.

1. Victor P. Hamilton – Handbook of the Pentateuch – Baker Academic

2. L. Mazzinghi - La creazione della Genesi e il poema babilonese di «Enuma Elish» -

Pdv 53/1

3. Westermann C. - Creazione - Queriniana, Brescia 1974

4. J. Blenkisopp - The Pentateuch, An Introduction to the first five books of the Bible -

Anchor Bible, Doubleday, 1992

Ai testi indicati precedentemente si affiancano le presenti dispense che NON sostituiscono i

libri ma si affiancano ad essi nel tentativo di aiutare il discente a comprendere meglio.

Si precisa allo stesso tempo che l’obiettivo della presente materia non è quello di fornire

delle risposte puntuali alle tematiche che via via verranno aperte, nella immediata

considerazione che certi temi di discussione necessitano di approfondimenti e studi

metodici che lo studente deve completare attraverso un percorso personale.

Struttura della Genesi

Ci sono diverse interpretazioni sulla struttura del libro di apertura della Parola di Dio. Fra le

tante, gli studiosi ricorrono in maniera più frequente sull’osservazione del sintagma

(queste le generazioni … ovvero il toledot).

Da questo punto di vista, è possibile dividere ideologicamente il libro della Genesi in due

parti fondamentali:

1. La storia della creazione

2. Le generazioni che si sono succedute

Queste due sezioni in realtà non sono eque. Mentre la prima passa da Genesi 1:1 a Genesi

2:3, la seconda varia da Genesi 2:4 a Genesi 50:26, ed è divisa in dieci sottosezioni.

La disparità sembra interpretabile considerando che la Bibbia non viene scritta dallo Spirito

Santo per farci capire cose che non siano direttamente attinenti alla salvezza. La creazione

viene delineata perché evidentemente deve essere così, ma il principale obiettivo di

introdurre il lettore alle radici umane e ai padri delle fede diventa, diciamo, “più

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importante”: in questa seconda parte il movimento deriva sempre dalla sorgente alla foce,

dalla causa al risultato, dal progenitore alla progenie.

Sembra paradossale che dunque la creazione sia “riassunta” in soli due capitoli, mentre la

genealogia dei patriarchi necessiti di diversi capitoli, ma in realtà questo è proprio il

procedere di Dio che incentra la Sua Parola sull’uomo che rappresenta il centro della Sua

creazione.

Il Primo verso della Bibbia

Attenzione a parte merita il primo verso della Bibbia.

Genesi 1:1 - Nel principio Dio creò i cieli e la terra.

La preposizione Nel è articolata, cioè composta da in + il. In realtà, per quanto questa sia la

traduzione più “in voga” fra le diverse versioni della Parola di Dio, il testo originale recita

beresit,… Ora, beresit indica una idea di tempo “indefinito” senza quindi necessitare

dell’articolo determinativo. Per rendere dunque la traduzione “nel principio”

assolutamente corretta, lo scrittore della Parola di Dio avrebbe dovuto utilizzare il termine

barasit, ma così non è stato.

La traduzione più corretta, o comunque quella che diverse edizioni più moderne stanno

cominciando ad utilizzare in maniera più frequente sarebbe quanto scriviamo dopo:

Genesi 1:1 – Quando Dio cominciò a creare il cielo e la terra …

La tradizione cristiana ha da sempre preferito questa traduzione a quella che sembra

esegeticamente più corretta per il semplice fatto che parlare di una introduzione

temporale nel concetto di Dio sembra quasi metterne in discussione la Sua assolutezza.

Infatti Dio è lo stesso, ieri oggi ed in eterno, dice la Bibbia, (Ebrei 13:8). Essendo Dio lo

stesso, sempre e comunque, i critici della Parola di Dio, introducono la considerazione che

il fatto stesso che ad un certo punto, in un certo momento temporale, Dio ha cambiato

“idea” introducendo la creazione, confuti proprio ex hunc la stessa assolutezza di Dio. Cioè,

i critici sostengono, se Dio è lo stesso, avendo a un certo istante pensato a creare, questo

pensiero “ha modificato” il suo essere, il Suo atteggiamento, introducendo una variazione

in Dio stesso.

In realtà questo è un falso problema, …. Prima del principio, o della creazione, l’idea del

tempo non esisteva e non sussisteva. Proprio l’amore di Dio che ha fatto scaturire la

creazione ha introdotto il termine di tempo, che viaggia su un binario non parallelo con la

stessa esistenza di Dio, che esisteva sempre e comunque prima della creazione.

Questo ci consente di abbracciare significativamente la seconda versione, che, ripetiamo, è

anche quella esegeticamente più corretta.

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Ora, al di là della creazione e della sua temporalità, ci preme sottolineare che il verbo

beresit, in ogni caso, parla di creatio ex nihilo, cioè creazione dal nulla.

Questo è un concetto importantissimo per tutti coloro che studiano la Parola di Dio.

Sostenere che la Terra era informe e vuota, significa sottendere che non esisteva nulla, e

che tutto è stato creato dalla potenza creatrice del Signore che resta una potenza

esclusivamente divina, non fisica o meccanica.

Questa idea, che sottende tutta la Parola di Dio, viene utilizzata proprio nella grande chiusa

della Bibbia, dove le stesse espressioni richiamano la creazione:

Apocalisse 4:11 - «Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l'onore e la

potenza: perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono».

La creazione

Se dunque la creazione viene assolutamente eseguita dalla divina potenza di Dio che crea

dal nulla, diventa importante seguire lo schema della creazione stessa.

Una prima superficiale lettura ci informa immediatamente che i sei giorni della creazione

possono essere divisi in 2 gruppi di 3 ciascuno secondo le schema proposto di seguito:

1 giorno Luce 4 giorno luminari

2 giorno Cieli e mare 5 giorno Pesci uccelli

3 giorno Terra e vegetazione 6 giorno Animali di terra e uomo

Quindi lo schema di Genesi 1 è molto semplice, Dio prima crea i contesti, e poi, seguendo

l’ordine di creazione dei contesti, vi crea i suoi rispettivi abitanti. Prima Dio crea la luce.

Perché la luce è la cosa più importante. Dopo avere creato il cielo e il mare, la terra, allora

comincia a creare i luminari, e così via secondo lo schema proposto.

Diventa singolare considerare come la numerologia ebraica ci aiuta fin da subito a

comprendere che la luce che Dio ha creato è indipendente dai luminari, (sole luna e stelle):

rappresenta la creazione del giorno 1, rappresenta Dio, che è uno, (Deuteronomio 6:4). Alo

stesso modo, la creazione della carne, dell’uomo, degli organismi animali, in generale,

viene indicato con il numero 6, infatti l’uomo venne creato il sesto giorno.

L’apice della creazione di Dio si esaurisce con un “nulla” cioè con il riposo, nel giorno 7,

che, appunto indica perfezione e che si ricollega alla ricompensa che ogni santo uomo avrà

nel momento in cui ogni uomo avendo passato dalla tribolazione della propria vita, riuscirà

ad essere redento nella Nuova Gerusalemme e li potrà riposare, come il Signore stesso

fece.

Inoltre possiamo delineare uno schema di creazione che rimane sempre lo stesso:

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a. E Dio disse …

b. Sia …

c. E ci fu o ci furono ….( e fu così)

d. E Dio vide che ciò era buono …

e. E poi fu sera e fu mattina …

Quindi alla base di tutto e della creazione vi è la Parola, (Confronta Giovanni 1 e Colossesi

1:16). Per la Parola ogni cosa è stata creata. Quindi, nonostante la Parola non avesse avuta

piena rivelazione nel Vecchio Patto e durante la creazione, pure già era fondamentale e

tutto ruotava intorno ad essa.

La seconda nota da comprendere è l’obbedienza del creato alla Sua Parola. Dio ordina e

subito viene ad effetto. Questa stessa autorità sarà poi il punto di volta, il punto di forza dei

discepoli del Maestro, che compiranno la missione in Sua vece. Questo meccanismo viene

gradito da Dio, perché è la Sua Parola, e crea il fluire degli eventi secondo il piano della

creazione di Dio, (fu sera e poi mattina).

Dal testo emerge un altro dato importante, osservato in modo diverso da sempre. Si ripete

per dieci volte che le creature sono create secondo la loro specie e producono seme

secondo la loro specie. Dalla creazione in poi il futuro di questi esseri sta nella futura

esistenza della loro specie.

Le considerazioni sopraesposte, poi, si scontrano con il capitolo secondo della Genesi

stessa, perché l’ordine della creazione nel secondo capitolo sembra non coincidere con

quella descritta nel primo.

Chi sostiene l’inutilità di riscrivere la creazione, avendone già rendicontato nel primo

capitolo, dobbiamo rispondere chiaramente che mentre nel primo capitolo si parlava di

cosmogonia, incentrando la creazione da un punto di vista generico e generale, nel

secondo capitolo invece la svolta viene incentrata sull’uomo, sull’aspetto antropologico.

Essendo dunque incentrato tutto sull’uomo e sulla creazione antropologica, può anche

giustificarsi un apparente ordine creativo diverso. In realtà il secondo capitolo non è una

rendicontazione della creazione, ma semplicemente una chiarificazione e approfondimento

di quello che Dio stava facendo per l’uomo.

La precedente considerazione, poi, viene suffragata dal fatto che mentre nel primo capitolo

l’opera del creatore è di Elohim, (un Dio, una divinità), adesso nel secondo capitolo si parla

di Yahweh Elohim, (Il Signore Dio). Poi lo shema Israel chiarirà a tutto il popolo che Yahweh

Elohim è l’unico Signore.

Nel secondo capitolo Dio non è più distaccato dalla Sua creazione, (Dio disse e così fu…) ma

vediamo Dio che prende l’argilla, la impasta e forma l’uomo,… lo cominciamo a vedere

come “partecipe” attaccato alla propria creazione. Dio è il vasaio e noi siamo l’argilla,

(Geremia 18:6).

Infine, mentre nel primo capitolo l’ordine viene definito secondo la sua cronologia, nel

secondo capitolo si passa dall’uomo al suo ambiente, perché l’ordine degli eventi è logico

….

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L’unicità di Dio

L’osservazione principale che emerge fin da subito è l’unicità di Dio versus la pluralità

presunta portata dal concetto stesso del termine usato nella Bibbia, echad, che

sembrerebbe indicare una pluralità.

La verità sta nel fatto che Dio è plurale nella Sua natura. Ma evidentemente la sua natura

stessa non può prescindere dalla Sua sostanziale unicità che rendono il senso della parola

uni-verso e dei suoi derivati.

Genesi 1:26 – Facciamo l’uomo a nostra immagine secondo la nostra somiglianza.

Ci sono state mille interpretazioni di questo verso e ne vogliamo riproporre le più comuni:

1. Dio sta parlando con la natura stessa. Questa interpretazione sembrerebbe far entrare

la Natura come partner della creazione. Questa è la teoria di chi vorrebbe far affiancare

la Parola di Dio con la teoria evoluzionistica. La Natura stessa comincia a produrre

l’uomo da una sorta di involuzione. Proprio di questi giorni “scoperte scientifiche” che

vedrebbero legami dell’uomo con pesci rettili e scimmie.

2. Un Dio, inteso come uno dei tanti, (non necessariamente tre, dunque), parlava a degli

Dei minori che erano sottoposti alle sue idee o intenzioni. Questo fatto, ripreso dalla

teologia tradizionale, inficerebbe comunque la spiegazione triuna di tre dei equipotenti

ed equisostanziali.

3. Dio sta parlando con i Suoi angeli. Questa spiegazione, seguita da parecchi ambienti

evangelici, viene anche suffragata da altri riscontri biblici, (Isaia 6:8; Genesi 11:7).

Questo ammette gli angeli come partecipi della creazione.

4. Dio sta usando il pluralia maiestatis. Ci sembra poco probabile, in quanto il pluralia

maiestatis viene proprio ripreso da questi versi della Parola di Dio.

5. Dio sta usando una plurale auto deliberazione. Noi stessi possiamo usare espressioni

del tipo, vediamo un po, che cosa devo fare?

6. Infine, ma non ultimo, questo plurale indica una pluralità di pienezza con il quale Dio

sta parlando. Questa ipotesi viene largamente ripresa dalla teologia moderna e poi

viene suffragata dall’idea della triunicità dell’essere di Dio che crea l’uomo che ha una

natura trina, (anima, corpo, spirito) a sua immagine e somiglianza. Questo concetto

riprendere dunque le tre manifestazioni della sostanza di Dio che compongono

imprenscidibilmente e indissolubilmente la Sua natura, molteplice, variegata, ma

unitaria in ogni senso e maniera.

Al verso successivo, poi il creatore riprende la sua sostanziale capacità non condivisa e non

condividibile con nessuno, infatti “dio li creò,…” usando un verbo e un sostantivo

esclusivamente singolare.

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Tutto proviene da questo Dio. Dio ha creato ogni cosa. La stessa esistenza dell’abisso,

termine ripreso da Genesi 1, in realtà non coincide con la presenza del male, ma proprio

della inesistenza di Dio: il male in realtà è proprio l’allontanamento da Dio, (tehom). Non vi

è dunque nessun riferimento schietto al Tiamat babilonese dell’Enuma Elish babilonese.

L’immagine e la somiglianza di Dio

In ogni caso, l’uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio. Questi due sostantivi

appaiono insieme soltanto in questo verso della Parola di Dio.

Immagine e somiglianza non possono indicare la stessa cosa.

Al verso seguente, si parla soltanto di immagine. In Genesi 5:1 invece si parla

esclusivamente di somiglianza. Questo potrebbe farci intendere che i due sostantivi sono

intercambiabili fra di loro, ma in realtà proprio la concomitanza dei due termini insieme,

anche se in una sola occasione, ci fa comprendere come in realtà non può essere corretta

questa interpretazione.

In realtà l’uso della parola somiglianza, sembrerebbe fungere da amplificazione del termine

immagine. L’immagine infatti, è qualcosa di esteriore, mentre l’interiore potrebbe essere

diversa. Due lumachine hanno la stessa immagine, ma il loro interno si differenzia per la

materia di composizione, si pensino a due razze diverse, per esempio. Il termine

somiglianza, potrebbe amplificare il termine immagine indicando che l’uomo non

rappresenta soltanto ma è il rappresentante di Dio. Soltanto all’uomo Dio conferisce la

capacità di dominare sopra il creato: la capacità del dominio, infatti, sono di stretta

pertinenza del Signore stesso.

Inoltre, poiché l’uomo e la donna sono entrambi fatti a immagine di Dio, dobbiamo

desumerne la sostanziale equivalenza, (Genesi 1:27). La presunta sudditanza della donna

all’uomo, in realtà è data dal compito che la donna riveste nei confronti dell’uomo, (Genesi

2:23). Inoltre, proprio il compito della donna di essere aiuto convenevole dell’uomo,

(Genesi 2:19-20) in realtà porrebbe la donna semmai al di sopra dell’uomo, essendo in

qualche modo la caratteristica di aiutatore propria di Dio. L’espressione che la donna sia

stata tratta dall’uomo, poi, si trova in altri versi della Parola dove emerge chiaramente che

il rapporto non è di sudditanza, ma di lealtà, (Geremia 29:14; Giudici 9:2; II Samuele 5:1; II

Samuele 19:12-13). La lealtà viene sancita dal rapporto di matrimonio, che libera la donna

dal legame con i suoi genitori, come l’uomo: “e lascerà suo padre e sua madre e si atterrà

…” (Genesi 2:24). Inoltre, se leggiamo Genesi 3:16 ci viene chiaro che se di subordinazione

della donna all’uomo si parla, la si intravede non tanto nella creazione, quanto nella

caduta, e, presumibilmente, proprio perché fu la donna a cedere per prima al peccato. La

donna, chiarirà il nuovo testamento è sottoposta al proprio marito come il marito si deve

attenere alla propria moglie. I due sono una stessa carne e davanti a Dio non può esserci

riguardo alla qualità delle persone.

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La somiglianza quindi prescinde in buona sostanza dalle fattezze, anche perché Dio è

Spirito, ma si incentra sostanzialmente sulla molteplicità della natura degli esseri umani.

Il giardino dell’Eden

Dio ha dato il controllo all’uomo, ma questo non significa che l’uomo possa fare quello che

vuole. Dio lo ha posto in un giardino, con dei confini ben precisi. Si sono limiti a quello che

noi possiamo compiere nella nostra vita.

La collocazione del giardino non è semplice da individuare, ma sembra che sia a Est,

(Genesi 2:8) e in Mesopotamia, fra il fiume Tigri e il fiume Eufrate, (Genesi 2:14)

Nel giardino sono due le responsabilità dell’uomo: custodire il giardino lavorandolo,

(Genesi 2:15) e non mangiare del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male,

(Genesi 3:22). La condanna per la trasgressione del secondo ordine, è la morte.

Ora, questo fatto ha causato non pochi dissensi in molti cristiani che aderiscono a quel

termine come la morte vera e propria. In realtà ci pare proprio che la consumazione del

frutto della conoscenza del male e del bene oltre che sancire la morte in termini fisici,

abbia significato allontanamento da Dio, che è anche peggio della morte fisica. La lettura

profonda di Genesi 3:22 ci fa capire proprio questo. Morire dunque significa anche e

soprattutto perdere il legame, il contatto con Dio, e cominciare a cercare di farsi “strada da

soli” mangiando del frutto dell’albero della vita per non morire e diventare eterno. Da quel

momento in qualche modo, vediamo l’uomo costantemente impegnato nel sogno di

diventare immortale e imperituro.

Ma cosa implica la conoscenza del bene e del male? Ha davvero una relazione con un

atteggiamento sessuale? Vediamo che la prima azione degli uomini fu proprio quella di

coprirsi le proprie nudità. La considerazione che emerge da questo, e che può essere

condivisa, è che proprio perché il peccato fu di tipo sessuale, l’uomo corse al riparo

coprendo il proprio intimo. In realtà una rilettura del verso ci fa comprendere che il verbo

usato dalla Parola di Dio per seduzione, indica esclusivamente una seduzione mentale: è la

contorsione della Parola di Dio ad avere creato la differenza e il problema nel rapporto fra

Dio e l’uomo. Poteva esservi il male nel giardino e l’uomo coglierlo con quel frutto

proibito? Isaia 7:15 e II Samuele 14:17 ci fanno meglio comprendere del fatto che la

consumazione del frutto proibito ha in realtà fatto cadere l’uomo nella concupiscenza e

quindi nel non potere bene aderire alla perfetta volontà di Dio, diventando succube invece

del male! Anche Deuteronomio 1:39 sembra andare in questa direzione. In ultima analisi,

la conoscenza del bene e del male, implica autonomia morale. Avendo questa autonomia

l’uomo muore non tanto perché non è più immortale, quanto perché è diventato Dio a se

stesso, lasciando il pieno controllo del vero Dio.

Genesi 3-11 figura che Dio ha messo dei limiti all’uomo. Aderire al peccato, in buona

analisi, significa uscire fuori da questi limiti.

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La risposta di Dio a questa frattura diventa la cacciata dal giardino di Eden. Ma per fare

cosa? Se leggiamo Genesi 3:23, notiamo che in fondo la questione resta la stessa: l’uomo

continua a lavorare il terreno, con la differenza però che quella terra non è più benedetta,

ma maledetta, e crea problemi all’uomo stesso.

Senza Dio nella nostra vita ci saranno sempre problemi e questioni che saranno

insormontabili.

Eppure, proprio in questo momento della cacciata, si crea il primo atto di promessa da

parte di Dio: la progenie della donna calcherà la testa del serpente, (Genesi 3:15). Questa è

la prima promessa di redenzione dal peccato. Infatti in questo verso, anche se il seme è

della donna, non viene usato un pronome femminile ma maschile, …, Egli calcherà la testa

del serpente.

E se il seme è della donna dove sarebbe il seme dell’uomo? Questo riguarda proprio il

concepimento di Cristo non per mezzo di uomo ma per lo Spirito Santo. E dalla nascita

della nostra redenzione noi abbiamo potuto ereditare questa divina potenza e promessa.

Infatti, questa espressione ricorre in Romani 16:20 quando l’apostolo Paolo parla del Dio

della pace pesterà la testa del serpente attraverso i piedi di chi avranno abbracciato il

Signore Gesù Cristo, la nostra redenzione.

E, questo, avviene proprio nella Genesi!

Genesi 3:15 anticipa la creazione di una linea reale di discendenza che invertirà lo schema

della paura e della morte innescata proprio dal peccato commesso dalla donna stessa.

Lo Schema della Genesi

Dalla caduta e conseguente cacciata dal giardino di Eden, l’uomo comincia la sua parabola

discendente. Dalla sua relazione con Dio, Egli è costretto a cucire relazioni con altri che non

sono Dio. E da qua che comincia la sua caduta vera e propria, in una serie di cadute sempre

più gravi che lo conducono lontano da Dio e, nello stesso tempo, a cercare di superare il

Suo creatore.

Dal momento in cui l’uomo consuma del frutto della conoscenza del vene e del male,

comincia a percorrere una strada in discesa che lo condurrà in un sentiero poco

raccomandabile.

1. La gelosia nell’offerta delle primizie di Abele porta Caino a consumare un omicidio,

(Genesi 4:8)

2. Attraverso Lamech, comincia ad introdursi un altro allontanamento dalla Legge di Dio

che aveva creato un uomo per una donna. Comincia la poligamia, (Genesi 4:23-24)

3. I figli di Dio cominciano a vedere le figlie degli uomini e cominciano a iniziare dei legami

sbagliati, senza il volere di Dio (Genesi 6:1-4)

4. Comincia violenza e corruzione dilagante in tutta la Terra (Genesi 6:5-12)

5. L’uomo si da all’incesto. Arriva la maledizione di Canaan, (Genesi 9:20-27)

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6. Avendo percorso tutti i sentieri “proibiti” l’uomo ricalca esattamente la strada che fece

patire la condanna a Lucifero: L’uomo si inorgoglisce e comincia a costruire una Torre

per arrivare a Dio.

Come si può notare sono tutti i passi che schematicamente conducono l’uomo verso la sua

stessa rovina. Come Lucifero, anche l’uomo non aveva nessuna possibilità di eguagliare o

superare Dio, eppure tentò. Ma l’unico risultato fu l’essere confuso mentre Dio ripete lo

stesso schema vissuto in fase di creazione dell’uomo, (scendiamo e confondiamo….).

Il fratricidio

Cominciamo brevemente la nostra illustrazione su questi capitoli della Genesi parlando del

primo peccato. Stranamente, il primo peccato avviene in un contesto di adorazione. Forse

gli altri peccati potrebbero sembrare più pesanti di questo, … ma riflettiamo un attimo

insieme. Peccare essendo lontani da Dio ha un peso, peccare in Dio ne ha un altro, molto

più severo al di là della gravità del peccato in se stesso.

Qua Caino era in una fase di adorazione. Stava cercando di svolgere un rito sacro. Sulle

modalità di questo rito tanto si è detto e tanto si potrebbe dire ma in realtà sarebbero e

resterebbero soltanto delle misere interpretazioni: il dato oggettivo che risalta dalla

questione è soltanto che Caino stava obbedendo a un rito. E Abele pure. Perché l’offerta di

Abele venne considerata meglio di quella di Caino? Molti hanno argomentato che la

questione è legata al sangue: Abele offriva un sacrificio con il sangue Caino no. In realtà

leggendo la Parola di Dio ci accorgiamo che quando si tratta di un sacrificio non espiatorio

la mancanza di sangue può essere concessa, (Levitico 2 e Levitico 5). E, da quello che

leggiamo nella Genesi, il sacrificio in offerta non era espiatorio. Il problema dunque non è

in se stesso il sacrificio offerto, ma il motivo della sua offerta, o meglio le modalità

dell’offerta: Caino non stava obbedendo a Dio, stava soltanto obbedendo alla Legge che gli

prescriveva di fare quello che stava facendo. Abele, invece, stava offrendo il sacrificio per

amore di Dio. Fin da qua la legge dell’amore di Cristo comincia a prendere campo. Gloria al

Signore.

E, paradossalmente, nonostante il suo peccato, Caino udì la voce di Dio, (Genesi 4:9). Cosa

pensate e perché pensate che Dio abbia parlato con Caino? Aveva bisogno di sapere

davvero da Caino o stava cercando comunque un barlume di ravvedimento in Caino?

Eppure ottenne il sarcasmo,…. “sono il custode di mio fratello?”. Vedete? Il peccato genera

orgoglio e distacco. Quando maledico o sparlo mio fratello o Dio, io mi distacco da lui o da

loro, quando la legge di Dio è quella di amare gli uni e gli altri nonostante tutto.

Dio non vuole che tu custodisca tuo fratello, ma che lo ami, a custodirlo ci penserà Lui

stesso. Prima che Adamo ed Eva fossero espulsi da Eden vennero coperti… e prima che

Caino fosse cacciato venne posto con un marchio,….. riflettiamo attentamente su queste

parole.

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Da un male Dio ne trae sempre un bene. Il verbo ebraico usato per descrivere la lotta fra

Caino e Abele, (qum el) in realtà viene usato per indicare coloro che avendo fatta una tale

azione, possono andare nelle cosiddette città rifugio, (Deuteronomio 19:1-10). Qualcuno

argomenta che proprio la città che Caino costruì divenne una prima città rifugio, (Genesi

4:5).

Poligamia e retrogradia

Dio fece le cose fin dal principio affinché ad un uomo corrispondesse una donna e

viceversa. Se poi nel vecchio testamento stesso ci sono esempi di poligamia, (Abramo con

Agar Giacobbe con Leah e Rachele,… per esempio) notiamo che le conseguenze della

poligamia sono davvero terribili e mettono ogni uomo in grande distrazione e

problematiche. Semplicemente perché non è volontà di Dio. Non mettiamo il dito sul fatto

che Dio perdoni o meno, …., ma ogni azione detta una reazione. Se mio figlio mi graffia il

mobile del salone, anche se io lo perdono e non lo punisco, comunque il mobile avrà un

graffio!

Da Lamech si inserisce la poligamia e lo stesso Lamech è autore di macabre statistiche,

(Genesi 4:23-24). Dai figli di Lamech paradossalmente, si sviluppano talenti nella

coltivazione (Jabal) nella musica (Jubal) nella metallurgia (Tubal Caino). Se da un punto di

vista umano ci sarebbe da apprezzare queste doti, eppure vediamo che si sviluppano in

concomitanza con il peccato e con la poligamia . Al contrario attraverso la dinastia di seth

avviene il movimento del piano di Dio per la redenzione dell’uomo.

La decima discendenza di Seth è Noè, e la parola porta redenzione e libertà (Genesi 5:29).

I figli di Dio e le figlie degli uomini

Questo passaggio della scrittura è molto enigmatico e compleeso, soprattutto perché quasi

volutamente la Parola di Dio non esprime nessuna enfasi o descrizione del fenomeno

stesso.

Ci sono tre teorie che rendono un po’ le diverse correnti che cercano di spiegare la

questione.

1. Innanzitutto molti esegeti della Parola di Dio credono di intravedere nei figli di Dio i

discendenti di Seth, mentre le figlie degli uomini sarebbero discendenti di Caino. In

effetti diversi passaggi proprio nel capitolo 6 suggeriscono un simile parallelismo.

2. Una seconda interpretazione della questione vedrebbe nei figli di Dio una sorta di

dinastia regale antica precedente e le figlie degli uomini come il loro target. Questa

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seconda interpretazione muove naturalmente in aperto contrasto con la Parola di Dio

che non fa alcuna menzione su dinastie regali precedenti.

3. Una terza interpretazione invece vede i figli di Dio come angeli che uniscono il

soprannaturale al naturale. In effetti alcuni versi di Giuda, (6 e 7) danno in qualche

modo forza a questa interpretazione, ma notiamo che la Parola di Dio parla

espressamente di matrimonio, dalla quale poi originano i giganti. E non crediamo sia

descritto nella Parola di Dio niente di simile.

Il diluvio e l’arca di Noè

Il diluvio universale ha trovato e scatenato le riflessioni di tutti i teologi nel mondo. Una

cosa ci preme sottolineare su tutte: la forma dell’arca non era come quella che viene

comunemente descritta nelle antologie cristiane. Era una sorta di portaerei. Proprio le

indicazioni che la bibbia ci danno ci portano a concludere che il rapporto tra la larghezza e

l’altezza erano di uno a sei. Questo fatto per noi è molto importante e inquietante. Uno

infatti rappresenta Dio, il 6 l’uomo. E questo ci fa anche capire che l’uomo deve essere in

un certo rapporto con Dio. Se questo rapporto sta in un certo modo (le indicazioni divine)

allora ne viene fuori una imbarcazione in grado di resistere al rolliamento delle onde anche

di 90 gradi. Da immaginare che incredibilmente le portaerei americane hanno fatto tesoro

di certi insegnamenti e il rapporto tra larghezza e altezza in effetti si avvicina molto a 1:6.

Gloria a Dio! Se pensiamo che racconti come quello di Gilgamesh parlano di navi che hanno

affrontato il diluvio senza avere la forza baricentrica di resistere neanche a un grado di

inclinazione ci viene da sorridere e da capire come Dio sia stato veramente nel progetto di

Noè.

La maledizione di Canaan

Ci sono almeno due problemi che ricorrono nella questione che stiamo affrontando.

Innanzitutto dobbiamo comprendere la natura del crimine commesso da Cam e il motivo

per cui la maledizione di Noè non fu gettata su Cam stesso ma su suo figlio Canaan.

Innanzitutto vediamo che l’ubriachezza di Noè trova dei precedenti in altri patriarchi della

Parola di Dio. Anche Giacobbe, presumibilmente, era ubriaco alle sue nozze e non capi se

non dopo avere smaltito la sbronza quello che suo suocero gli aveva combinato.

Ma questo è un argomento che non ci viene dato da comprendere in pieno. Passando al

peccato di Cam, qualche ipotesi è stata avanzata. In particolare, leggiamo che qualcuno ha

detto che mentre suo padre era ubriaco Cam aveva approfittato della nudità di suo padre

svergognando nel senso proprio che aveva commesso incesto con la sua moglie dando

luogo a canaan che spiegherebbe entrambe le questioni precedentemente dichiarate. In

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Genesi 35:22, Genesi 49:3-4, Genesi 19:30-38 ci sono dei precedenti in tal senso: le figlie di

Lot e Ruben con la concubina di suo padre. Qualche altra evidenza in supporto di questa

tesi potrebbe venire da Levitico 18 e 20, dove viene proibito di vedere la nudità di …

Non ci sentiamo di abbracciare questa spiegazione sia perché questo presupporrebbe che

canaan fosse nato prima del fatto e che Noè sembra rendersi conto subito dopo la sua

sbornia di quello che era successo.

Possiamo concludere che il peccato di Cam aveva a che fare con Canaan, ma in senso

metaforico: Canaan era l’ultimo figlio di Cam. E, questo potrebbe anche spiritualmente

significare che era “l’ultimo atteggiamento” che Cam voleva e aveva usato nei confronti di

suo padre, e cioè quello di svergognare la sua nudità anziché coprirla andando all’indietro.

La Torre di Babele

La torre di Babele indica la piena liberazione dell’uomo da ogni limite o previdenza. Egli era

nel pieno delle sue facoltà avendo ormai gustato pienamente il frutto della conoscenza del

bene e del male, e ormai doveva tentare di fare il colpaccio: arrivare esattamente dove il

demonio aveva voluto essere, al di sopra di Dio stesso.

La parola di Dio ci parla di volontà di costruirsi una città, di elevare una torre in cielo e di

darsi un nome: tutte prerogative prettamente pagane ed idolatre.

Da questo punto in poi qualsiasi uomo o artista tenterà una strada similare, di arrivare a

Dio senza passare per la Sua parola.

Vogliamo innanzitutto chiarire la superficiale ingenuità dei progettatori della torre di

Babele. Anche ammesso e concesso che il materiale avrebbe potuto sostenere un peso

immane, (cosa che non è), ma pure conoscendo adesso le grandissime distanze dei cieli

siderali, era impensabile che gli uomini riuscissero nella loro impresa di arrivare a Dio

tramite la costruzione di una torre. D’altro canto, è altresì puerile considerare che Dio

intervenne nel confondere le loro lingue perché temeva che potessero riuscire nel loro

bieco tentativo.

Il punto della questione non è dunque l’azione del peccato che gli uomini commisero

quanto la presunzione che essi ebbero di elevarsi a Dio in un momento di inorgoglimento e

di presunta superiorità rispetto a Dio.

Questo deve farci molto riflettere fratelli cari.

Dio scese e confuse le lingue degli uomini. Questo perché non doveva esserci unione per il

peccato, ma quegli uomini dovevano unirsi semmai per cercare Dio stesso.

La figura di Abramo

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Abramo visse circa 175 anni, (Genesi 25:7). In questo lungo periodo possono essere e sono

state sicuramente compiute tantissime azioni ed iniziative, ma notiamo che il Signore tiene

in oscuro molta parte del patriarca Abramo. L’importanza della figura di Abramo deve farci

comprendere la nostra stessa vita con il Signore. Abramo ne è un esempio per noi stessi.

Non importa quello che hai fatto prima che cominciasse il piano di Dio nella tua vita, non

importa quello che è successo dopo che il piano di Dio si è realizzato in te: è importante

che venga risaltata l’opera dello Spirito Santo nella tua vita. Parallelamente, cogliendo

questo nesso, possiamo allora comprendere per quale motivo i primi 75 anni della vita di

Abramo sono praticamente nascosti, e così gli ultimi 75. Prendono particolare rilievo i 25

anni che costeggiano il piano di Dio nella vita di Abramo che doveva culminare

nell’esplicitazione della promessa di Dio nella sua vita: “io renderò il tuo nome grande”,

(Genesi 12:2). Questo fatto diventa di fondamentale importanza se noi lo paragoniamo al

gradino più basso nel quale gli uomini con la loro cultura si erano posti: la torre di Babele.

Se vi ricordate, proprio per quell’occasione troviamo scritto nella Parola di Dio:

Genesi 11:4 - E dissero: «Orsù, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al

cielo, e facciamoci un nome, per non essere dispersi sulla faccia di tutta la terra»

L’uomo, nel suo miserabile tentativo di arrivare a Dio con LE SUE FORZE, tenta

disperatamente di farsi un nome. Ma la procedura di Dio non è questa! Abbatte facilmente

le resistenze dei superbi e fa grazia agli umili, dice la Parola di Dio:

Giacomo 4:6 - Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura dice: «Dio

resiste ai superbi e dà grazia agli umili».

E’ Dio che chiama i suoi servi e figlioli e GLI CAMBIA IL NOME. Gloria a Dio. E, inoltre, nel

momento stesso in cui noi entriamo nella Sua volontà e grazia, abbiamo LA STESSA

REALIZZAZIONE della promessa fatta ad Abramo, il nostro nome diventa GRANDE, come?

Leggete il verso seguente:

Apocalisse 3:5 - Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche, e io non cancellerò il suo

nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio e davanti ai suoi

angeli.

Il nostro nome è già grande essendo scritto nel libro della vita. Gloria a Dio. Ma ritorniamo

più specificatamente al nostro Abramo. Dio cambia il nome del patriarca in un modo

glorioso. E Dio gli cambia il nome per il solo scopo di raggiungere il Suo piano nella vita di

Abramo:

Genesi 17:5 - non sarai più chiamato Abramo, ma il tuo nome sarà Abrahamo, poiché io ti

costituisco padre di una moltitudine di nazioni.

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Le macchinazioni umane contrastano con il volere divino. Noi possiamo umanamente fare

del nostro meglio, ma invano si affaticano gli edificatori se non c’è la volontà di Dio,

(Romani 9:32). Non possiamo basare la nostra vita sulle opere, ma sulla fede in Dio.

Abrahamo ebbe fede: al comando di Dio di andare da Ur dei Caldei Abramo obbedì;

(Genesi 12:1). Davanti a lui non vi era altro che il deserto. Doveva lasciare le sue ricchezze e

il benessere, e la cultura. Ma, come abbiamo visto le radici della cultura provengono dalla

generazione di Lamech…. Abrahamo preferì lasciare le sue origini, preferì sotterrare i suoi

primi 75 anni di vita e andare incontro alla voce del Signore. Quale esempio per noi! Fratelli

chi sarebbe disposto a far lo stesso? Oggi pochi, molto pochi. Ieri forse qualcuno in più, ma

semplicemente e solamente poche persone vogliono davvero abbracciare la croce di Cristo

nella loro vita.

Eppure, l’atto di obbedienza di Abramo alla voce del Signore fece scattare una molla

maestosa, magnifica, superlativa, alle cinque maledizioni di Genesi a causa del peccato, si

opposero cinque benedizioni di Dio nella vita del Patriarca che poi doveva dare origine a

tutti i credenti avendo una progenie simile alla sabbia del mare e alle stelle del cielo. Il

capitolo 3 della Genesi viene ad essere opposto al capitolo 12. Ora il 3 rappresenta la terza

lettera dell’alfabeto ebraico, ghimel. E, Ghimel, significa “volontà di crescita”. La volontà di

crescita dell’uomo, il suo desiderio di arrivare a Dio con le Sue forze gli causarono la

maledizione. Dio ha però “spezzata” questa volontà di crescita: 3=1+2, e 12 fanno il

capitolo 12. Gloria a Dio. 1 rappresenta Dio, mentre il 2 rappresenta la casa dell’uomo. E

questo non può lasciarci indifferenti se consideriamo che Dio ha iniziato un percorso in noi

per ricondurci nella nostra patria, la Nuova Gerusalemme. Potremmo anche approfondire

l’argomento ma usciremmo naturalmente dal contesto che stiamo trattando.

Maledizioni

Genesi 3:14 Sei maledetto sopra il bestiame

Genesi 3:17 La terra è maledetta a causa tua

Genesi 4:11 siete maledetti dalla terra

Genesi 5:29 la terra che Dio ha maledetta

Genesi 9:25 Maledetto sia Canaan

Come ha efficacemente espresso il dottor Wolff, Genesi 8:21 non rientra in questa lista

soltanto perché il verbo ebraico usato è diverso da quello invece di questi 5 versi. Questa

pienezza di maledizioni, come sottolinea lo stesso Wolff, viene ripresa una ad una in

pochissimi versi al capitolo 12 mostrandoci la grande benedizione di Dio nella nostra vita se

soltanto noi andiamo a Lui.

Una cosa rimane certa e sicura: la nostra fama e grandezza resteranno soltanto nella Parola

di Dio e in Dio! Abrahamo, nonostante fosse un personaggio importantissimo, non viene

ritrovato in nessuna fonte extrabiblica! E anche questo ha per noi un profondo significato

allegorico: noi non siamo famosi per il mondo, ma per il Signore. Dio benedice la nostra

vita ma non per il nostro benessere in senso stretto quanto per il Suo piano nella nostra

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vita. Potrebbe sembrare malsano e cinico, ma è così. Affidiamo a Dio i nostri progetti e le

nostre imprese riusciranno, (Proverbi cap. 18).

Molti lettori applaudiranno immediatamente alla fede di Abramo, ma in realtà notiamo che

nel Patriarca vi è un inevitabile mix di fede e follia, di passi in avanti e passi indietro. E

questo proprio a significare che ogni uomo è in uno stato comunque peccaminoso e di

combattimento. Ogni uomo deve abbracciare la sua sfida con il peccato ricordando gli

obblighi che noi abbiamo davanti a Dio stesso, come Abramo:

1. Genesi 17:1 - Quando Abramo ebbe novantanove anni, l'Eterno gli apparve e gli disse:

«Io sono il Dio onnipotente; cammina alla mia presenza, e sii integro;

2. Genesi 17:9 - Poi DIO disse ad Abrahamo: «Da parte tua, tu osserverai il mio patto, tu e

la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione

3. Genesi 18:19 - o infatti l'ho scelto, perché ordini ai suoi figli e alla sua casa dopo di lui di

seguire la via dell'Eterno, mettendo in pratica la giustizia e l'equità, perché l'Eterno

possa compiere per Abrahamo ciò che gli ha promesso».

Gloria al Signore. Noi abbiamo dei doveri da compiere davanti a Dio: Non dobbiamo MAI

pensare che la sua estrema bontà e a gentilezza con la quale Egli ci cura e ci perdona

debbano per noi significare approfittarsi e sconfinare nell’illecito.

A 75 anni ad Abramo viene perpetrata la promessa ma soltanto dopo circa 25 anni si

compie il piano di Dio nella sua vita. Notiamo come in Genesi 13:15 questa promessa viene

fatta sia per Abramo che per i suoi discendenti, ma è ineluttabilmente chiaro che questa

promessa ebbe degli effetti molto diversi per il patriarca e per coloro che vennero condotti

da Giosuè ad entrare nella terra promessa! Molto spesso agli uomini che servono il Signore

viene lasciato il compito marginale di dare la staffetta a chi lo segue: Abramo ebbe la terra,

la possedette ma non come Israele potè possederla.

Genesi 17:15-16 - 15 Poi DIO disse ad Abrahamo: «Quanto a Sarai tua moglie, non la

chiamare più Sarai, ma il suo nome sarà Sara. 16 E io la benedirò e da lei ti darò pure un

figlio; sì, io la benedirò ed ella diventerà nazioni; re di popoli usciranno da lei»

Le promesse di Dio dovevano avverarsi anche attraverso la moglie di Abrahamo. Notate

che Abrahamo nonostante avesse avuto da Dio rivelato che sarebbe diventato moltitudine

di nazioni, non aveva bene compreso il volere di Dio nella sua vita. Credeva forse che tutto

si sarebbe risolto con Agar, … su concubina improvvisata. Ma non fu così. Da dove poteva

uscirgli una progenie se non dalla moglie che Dio gli aveva affidata? Eppure, badate bene,

Abrahamo non riflettè su questo fatto e quando al capitolo 12 doveva passare per un re

che avrebbe appetito la sua compagna, non fece nulla per evitare che questo accadesse se

non innescare una mezza verità o bugia. E, quando la moglie viene presa, ne lui ne sua

moglie stessa fanno qualcosa perché questo venga evitato. Ma, al contrario, quando

Abrahamo viene a sapere che suo nipote Lot è stato preso (Genesi 14:4) immediatamente

si muove e passa all’azione! Vedete? Se non fosse perché Dio vede e ci protegge e,

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soprattutto protegge il piano che Lui ha nella nostra vita, quest’ultimo non si realizzerebbe

mai. Se Dio non avesse riscattato la moglie di Abrahamo dal re intervenendo direttamente,

la promessa che Dio aveva fatta ad Abramo non si sarebbe potuta realizzare! Abramo

ricevette una ricompensa umana nel salvare Lot, ma ne ricevette una divina nella salvezza

di sua moglie! Il risultato è che la ricompensa divina vale 7 volte più di quella umana, gloria

a Dio.

Il secondo evento che vede un Abramo imperterrito nel prendere delle decisioni

“affrettate” è quello nel quale caccia via Hagar e suo figlio Ismaele dal suo campo. Lui, nella

sua grande ricchezza e magnanimità, aveva delle bestie, dei servi, e certamente non

soltanto pane e acqua. Ma il trattamento che riserva a colui che in ogni modo era un suo

figlio, è alquanto inquietante perché anche lì, se non fosse stato per l’intervento di Dio,

quello dell’uomo avrebbe potuto compromettere il Piano del Signore per il mondo. C’era

una destinazione e in progetto anche per Ismaele, che all’epoca della sua cacciata doveva

già avere 14 o 15 anni e dunque essere abbastanza consapevole di quello che stava

avvenendo. Abramo affidò la custodia di suo figlio ad Hagar, senza neanche preoccuparsi di

farli custodire da un suo servitore o di fornire loro un mezzo di locomozione adatto ad

affrontare il deserto. Ma in ogni deserto, e per ogni uomo, Dio sa come provvedere …

Ciò però non deve scalfire l’integrità o il “rispetto” che dobbiamo nutrire per questo uomo

di Dio, che, come tutti gli altri ebbe i suoi limiti. Ma guardiamo e riflettiamo che Abrahamo

fu in condizione di obbedire ciecamente al comando di Dio, che era chiaro ma con una

destinazione incognita:

Genesi 12:4 - Allora Abramo partì come l'Eterno gli aveva detto, e Lot andò con lui. Abramo

aveva settantacinque anni quando partì da Haran…

La terra sarebbe stata mostrata durante il viaggio, e il viaggio era lungo un deserto. Pochi

potrebbero aderire ad un simile invito. Allo stesso modo Dio fece sì che Abramo

procedesse e abbracciasse il Suo piano. Abramo andò. Gloria a Dio. Passa tempo e Abramo

si trova a vivere per circa 10 anni a Canaan. Paradossalmente, la terra promessa, ma in un

momento di grave carestia. Ricordiamo la maledizione di Noè nei confronti del nipote

Canaan, tutto dovrebbe essere più chiaro adesso. 10 anni sono tanti, ma il numero dieci

indica uno zero guidato da un 1, cioè da Dio. In quei dieci anni immaginiamo che tanti

interrogativi affollarono la mente di Abramo, ma riusciamo anche a comprendere che nei

momenti molto bui il Signore intervenne su Abramo ricordando le Sue promesse nei

confronti del patriarca.

Al capitolo 12 Abramo ritorna nella patria Canaan come il Faraone stesso gli aveva

consigliato. Il capitolo 13 ci fa comprendere che adesso Abramo ha capito meglio cosa deve

fare… li comincia a dovere scontrarsi con i popoli , quando poi anche Lot viene preso ed

Abramo entra in azione per liberarlo.

L’azione del patriarca e il suo amore sviscerato per Dio lo portano perfino a mettere in

discussione la promessa che Dio stesso gli aveva fatta di diventare una progenie. Abramo

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stava per sacrificare Isacco. Ma non è questo quello che Dio gradisce: Dio si è provveduto

un olocausto degno di questo nome, come leggiamo in Romani 8:32

Romani 8:32 - Certamente colui che non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma lo ha dato

per tutti noi, come non ci donerà anche tutte le cose con lui?

Giacobbe e il percorso di vita

Ci sono tre donne importanti nel libro della Genesi, Sara, Rebecca e Rachele. Queste donne

sono state mogli di patriarchi. E su questi patriarchi c’è stata la grande benedizione di Dio.

Eppure tutte queste donne avevano un problema comune: la difficoltà di avere figli,

progenie.

Potremmo concludere che erano prove mandate da Dio per provare la fede dei loro mariti

e anche la loro, ma vogliamo anche leggere un significato più profondo e spirituale in

questo tratto comune. Sappiamo che la donna è la costola mancante dell’uomo, e che la

proliferazione è il comando di Dio sia da un punto di vista materiale, (Genesi 2) che

spirituale (Marco 16:15). Ogni patriarca è un chiamato da Dio. Noi che siamo Suoi figli

siamo da Lui chiamati all’evangelo della grazia, ma non siamo chiamati ad essere uditori,

ma esecutori della Parola di Dio, (Giacomo 1:19 e segg.). Ed essere esecutori della Parola di

Dio in ultima analisi significa proliferare in Lui. Ma, soprattutto all’inizio del ministerio,

saremo accomunati dalla “sterilità” dovrà essere la mano di Dio a farci fruttare, (Paolo

predicò a Tiatiri ma Dio aperse il cuore di Lidia).

Giacobbe, come qualsiasi uomo, aveva bisogno della trasformazione, (Genesi capp. 25-

28). Era un uomo molto approfittatore. Giacobbe è egocentrico nella sua fanciullezza. Non

intende lasciarsi sopraffare, anzi! Conoscete molto bene la storia della primogenitura. Non

possiamo plaudire a questa azione che con l’inganno doveva strappare la benedizione

legata al suo fratello Esaù, ma non possiamo non concludere che comunque questo era il

piano di Dio nella vita di Giacobbe. Giacobbe voleva desiderava ardentemente quella

benedizione spirituale, e, anche se con una maniera errata, la volle prendere per se. Al

contrario Esaù aveva già la benedizione, ma non la reputò degna di onore, e la barattò

piuttosto con una minestra di lenticchie.

Nei capitoli 28-32 in Genesi comincia a prendere luogo la preparazione del cuore di

Giacobbe alla trasformazione. Mentre con riferimento alla figura patriarcale di Abramo Dio

comincia il racconto biblico esordendo con un messaggio diretto al Suo servo, qua la natura

di Giacobbe non permette direttamente a Dio di parlargli subito. Cosi molte volte noi stessi

con il nostro egocentrismo, anche volendo il bene e desiderando le cose spirituali, non

riusciamo a sentire davvero la voce di Dio. Giacobbe dovette allontanarsi dai suoi cari e

restare solo prima che Dio potesse parlargli. Questo avvenne a Bethel nel capitolo 32,

gloria a Dio. Non c’era più sua madre a consigliarlo di mettere una tunica di pelle per

ingannare il miope Isacco, non c’erano più le vecchie amicizie, ma Giacobbe era solo,

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fuggente, e con la testa riposava in un cuscino di … pietra. E dormiva. Oggi sarebbe

improponibile, ma sapete perché Giacobbe poté dormire su quel cuscino? Perché per la

prima volta nella sua vita non considerò più le cose che gli stavano intorno, non guardava a

nulla se non alla concentrazione del peccato commesso, e i sensi delle colpe divennero per

lui fondamentali. Questo ci riporta chiaramente al verso della Parola che ci informa che lo

Spirito Santo ci compungerà di peccato e di giudizio! Dio aveva cominciata la Sua opera in

giacobbe ed allora mentre Giacobbe lo cercava, Egli si lasciò trovare.

Il patriarca ricevette allora il dono della Santa amicizia con Dio; la grazia del perdono divino

che lo accoglie favorevolmente; infine, ma non ultimo, Giacobbe raggiunge le promesse di

Dio che poi sono le stesse fatte da Dio ad Abramo qualche decennio prima. Al capitolo 32

finalmente nella seconda parte del capitolo, arriva la trasformazione. Giacobbe è un altro

adesso. E quando meno se lo aspetta e finalmente riposa in Dio, ecco che il suo peccato lo

ritrova: Dio lo aveva perdonato, come Dio ci perdona se noi ci ravvediamo, ma questo non

significa che li effetti devastanti del peccato nella nostra vita vengano miracolosamente

cancellati. Giacobbe che aveva ingannato suo fratello, a sua volta viene ingannato dal

suocero che gli propina non la donna che lui amava ma sua sorella. Passano finalmente 20

anni e Giacobbe ritorna a Bethel, ma questa volta non è lui a cercare Dio, ma Dio stesso lo

cerca e lo trova e Giacobbe ha la lotta con l’angelo del Signore. Giacobbe lotta adesso per

la sua benedizione, non la vuole rubare a nessuno, la vuole strappare a Dio. Questo è il

corretto percorso di ogni santo chiamato in Cristo. Noi non giudichiamo i fratelli per le loro

lauree o per i titoli che hanno, o per la nomea che si portano dietro, quanto dai frutti che li

seguono. Giacobbe era adesso un vero figlio di Dio e in Lui ritroviamo le caratteristiche

fondamentali perché un uomo (donna) possano essere inquadrati e considerati come veri

figli di Dio:

1. Coscienza della propria debolezza (Genesi 32:25) : lotto con Dio nelle sue debolezze

2. Fame del Signore (Genesi 32:26): la benedizione di Isacco era nulla a confronto con

quella di Dio che lui volle a qualunque costo.

3. Confessione della sua indegnità (Genesi 32:27): Quando gli fu chiesto il suo nome, egli

lo dichiarò apertamente “Giacobbe” che significa colui che prende per il calcagno. Nella

sua ammissione, Giacobbe dimostrava il suo passato. Nel suo nome vi era il suo

peccato, la sua colpa, e cioè che aveva abusato del fratello rubandogli la primogenitura.

E questo fatto ci fa comprendere come noi dobbiamo essere sempre pronti a fare

ammenda di noi stessi!

Alla confessione di Giacobbe e al riscontro di questi tre elementi fondamentali, Giacobbe

ottenne tantissimo:

1. Un nuovo nome: Israele…. Il vecchio peccato viene cancellato

2. Una nuova potenza … (verso 28)

3. Una nuova benedizione … (verso 29)

4. Una testimonianza … (verso 30)

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5. Una nuova era una nuova epoca (verso 31)

6. Un segno della sua debolezza , … (verso 31)

Cosi formato, Giacobbe può tornare indietro a reincontrare il suo passato e a mettere una

falla in quello che aveva combinato. Questo avviene nei capp 32-36. Notiamo che il

Giacobbe prima di Peniel faceva andare avanti il suo seguito, mentre il Giacobbe del dopo

Peniel andava lui avanti, …. (Genesi 33:3). Giacobbe incontra suo fratello ma non è

interessato alle ricchezze o ai beni offre a suo fratello quello che può. Quando viene il

rapimento di Dina lui mantiene la sua pace, (Genesi 34:5).

Giacobbe venti anni prima era andato a Bethel (casa di Dio) ma quando ritorna li non va più

a Bethel ma a El-Bethel, cioè al Dio che è nella casa di Dio: al suo ritorno Giacobbe mette

Dio al primo posto in tutto.

Giuseppe e la benedizione divina

Giacobbe amò il frutto della sua senilità più degli altri figli, (Genesi 37:3). Ma non per fare

una distinzione, quanto perché Giuseppe era il frutto di colei che era amata da Giacobbe.

Giuseppe cresce nella grazia di Dio e negli insegnamenti cristiani e, … paradossalmente, ha

due sogni, che se raccontati così apertamente, creano non pochi disagi a chi ascolta perché

si è indotti a pensare che Giuseppe fosse inorgoglito in qualche modo. I suoi fratelli

meditano la vendetta. Giuseppe deve essere eliminato e anche per sempre. Vedono una

carovana di ismaeliti (poi chiamati anche madianiti ma il popolo è lo stesso) e lo vendono a

costoro: anche l’azione di Abramo che aveva “dato” suo figlio Ismaele al deserto adesso si

ritorce contro la discendenza in Dio. Giuseppe viene venduto. Eppure Dio ha già il Suo

piano…

Improvvisamente, mentre prima era circondato da mille attenzioni paterne, si trova da

solo. Si trova schiavo. Si trova con la vita costantemente in pericolo. Dio molto spesso ci

spinge in questo stato verificando se noi siamo disposti a lasciare il suo piano adempiersi in

noi ovvero preferiamo ricorrere al nostro piano. Giuseppe era in casa di Potifar. Tanto si è

detto di questo uomo, e della sua moglie che evidentemente non era nuova a certi

protagonismi, … come una attenta lettura del capitolo ci informa. Eppure noi non

dobbiamo essere lesti a passare oltre: Potifar aveva un compito nel palazzo reale che può

essere associato a quello di un eunuco. Quella donna, sensibilmente richiamata dalla

lussuria, desidera Giuseppe e, crediamo, in cambio gli offre protezione e sicurezza. Quale

grande occasione per Giuseppe! Era schiavo e poteva essere ucciso in qualsiasi istante, e

ora bastava avere una unione con la moglie di Potifar e il gioco era fatto! Avrebbe potuto

mettere al riparo la sua vita….. ma quello era il piano umano, era il piano che si

prospettava. Giuseppe non ci cadde. Giuseppe era attaccato al piano di Dio nella sua vita e

rifiutò il tutto rischiando la prigione e la morte. Ma alla fina trionfò nella gloria di Dio. Allo

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stesso modo i figli di Dio dovrebbero resistere alle offerte allettanti e lasciare che Dio gli dia

la Sua offerta per la propria vita.

Dalla sua scelta Dio lo elevò e lo benedisse oltremodo dandogli una donna molto più bella

della moglie di Potifar e ricchezze superiori. Ma non solo: la benedizione di Dio si estese

anche ai suoi fratelli che lo avevano tradito. E questo ci dovrebbe fare riflettere tantissimo.

Giuda e Tamar

Il capitolo 37 della genesi ci parla di Giuseppe, poi, ad un tratto, il racconto si interrompe

per poi riprendere nel capitolo 39. E il capitolo 38? Ci parla di una storia non

cronologicamente inserita e apparentemente fuori luogo. Ci parla di Giuda. E di Tamar.

Anche lei una donna, ma che non aveva problemi di sterilita, ma di mancanza di marito.

Suo marito gli viene meno, e i fratelli non si prendono cura di lei garantendo il nome del

fratello. Tamar vuole portare frutto e lo fa con un espediente che naturalmente non può

non suscitare il nostro “risentimento”. Ma se consideriamo bene la questione, ci rendiamo

conto che Tamar in effetti non aveva una necessità lussuriosa. Voleva una progenie, … e si

rivolse a Giuda, … già nonno. Giuda significa lode. Nella nostra mancanza di “frutto”

dovremmo anche noi rivolgerci alla lode, e dare gloria a Dio in ogni modo e maniera. Anche

quella che può sembrare “scorretta” o eccessiva. Ogni cosa che ha fiato lodi il Signore!!

Vedete, i fratelli di Giuseppe portarono al padre una veste intrisa di sangue, …., la moglie di

Potifar mostro anche lei un vestito di Giuseppe per mostrare la sua presunta violenza,…

anche Tamar mostro una coperta segno della sua unione con Giuda. L’unica che riuscì nel

suo obiettivo fu proprio Tamar. C’è potenza nella lode.

Esodo

La durata periodale del libro dell’Esodo può essere riassunta come segue

Capitoli Durata Scrittura

1 400 anni Genesi 15:13

2-15:21 80 anni Esodo 7:7 Atti 7:23-30

15:22 – 19:2 3 mesi Esodo 19:1

19:3 – 40:38 11 mesi Numeri 10:11

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Mosè comincia la sua battaglia per questo Dio sconosciuto in modo parallelo a come il

popolo di Israele agisce nel momento in cui viene liberato dall’oppressione del Faraone.

Entrambi fuggono dall’Egitto Mosè Esodo 2 Israele Esodo 12

Arrivano al monte dove Dio parla Mosè Esodo 3 Israele Esodo 19

Dio chiama al servizio fa un patto Mosè Esodo 3-4 Israele Esodo 19-24

Non possiamo non notare che alla fine del libro della Genesi si può verificare praticamente

la mano di Dio all’opera, l’unzione di Dio nella vita degli uomini coinvolti, l’inizio del libro

dell’Esodo, invece, sembra essere lontano dall’attività diretta di Dio a parte il verso di

Esodo 1:7 afferente al popolo di Israele nel suo complesso. Ci sono periodi in cui Dio

sembra vicino (Isaia 55:6) e periodi in cui la Sua attività sembra nascosta. Così, il libro di

Esodo non comincia dove il libro di Genesi termina. C’è un periodo di silenzio nella Parola

di Dio. Questo è il periodo dunque nel quale si adempiono le promesse che Dio aveva fatto

ai patriarchi (Esodo 1:7). Essi erano fruttiferi esattamente come Dio aveva loro ordinato in

Genesi. Notiamo che in Genesi 12-50, la sterilità era la minaccia per la fede dei patriarchi,

mentre in Esodo, essendosi adempiute le promesse di Dio, la minaccia, paradossalmente è

proprio la loro superfertilità che attira l’invidia del Faraone.

Li mette allora a compiere un lavoro manuale difficile (Esodo 1:8-14)

Uccide i maschi quando vengono partoriti (Esodo 1:16)

Uccide i maschi gettandoli nel fiume (Esodo 1:22)

Ma adesso comincia a farsi sentire il peso di Dio che scampa Mosè portandolo addirittura

al soldo del Faraone senza che questi ne capisse nulla. Tre elementi sono fondamentali

nella vita di Mosè:

il conferimento del suo nome dopo la sua nascita (Esodo 2:1-10)

La sua capacità di operare come chi rispetta le leggi (Esodo 2:11-15)

La sua dipartita e il matrimonio a Madian (Esodo 2:15-22)

Il nome di Mosè si riallaccia a tanti nomi di Faraone, (Tutmoses, Ramses, Ahmose) che

viene a caratterizzare i Faraoni nella 18esima e 19esima dinastia, con il suffisso –ses che

indica figlio, figlio di… invece nella radice ebraica Mose indica “uno che esce fuori” ricavato

dal verbo MASA (Isaia 63:11 riprende il termine riguardo al popolo di Israele).

Il nome di Mosè indica dunque la sua missione, indica il piano che Dio aveva nei suoi

riguardi per il Suo popolo. Dio doveva restituire agli egiziani esattamente quello che

avevano commesso nei confronti del Suo popolo. Gli Egiziani avevano colpito (usa il verbo

naka) gli israeliti, Mosè colpirà un egiziano (Esodo 3:20) e Dio colpirà tutto il popolo

Egiziano (Esodo 12:12) il verbo usato è sempre naka.

Dio ha sempre dei modi insoliti per incontrarsi con i Suoi. Con Mosè nel pruno ardente

(termine ebraico seneh) che ha la stessa radice di Sinai, il monte di Dio, (sny o snh). Ma

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nonostante Dio abbia parlato con Mosè, questi è ancora lontano da dove dovrebbe

spiritualmente essere. Si pone delle scuse dinanzi la chiamata di Dio.

Inadeguatezza Chi sono io ….? Esodo 3:11

Ignoranza Che cosa dirò loro …? Esodo 3:13

Dubbio Ma essi non mi crederanno … Esodo 4:1

Incapacità MA io non sono eloquente …. Esodo 4:10

Insubordinazione Signore manda qualcun altro Esodo 4:13

Dio risponde punto per punto alle scuse di Mosè

Inadeguatezza Io sarò con te Esodo 3:12

Ignoranza Risponderai che io sono colui che sono … Esodo 3:14

Dubbio Sono stati dati dei segni attraverso Mosè perché il popolo credesse Esodo 4:2-9

Incapacità in realtà Mosè era un eccellente studioso delle scienze egiziane. …

Insubordinazione Dio cercherà la vita del figlio di Mosè se Egli non è disposto a

compiere il piano di Dio nella sua vita…

Io sono il Signore

Ti porterò fuori

Ti libererò verso 6

Ti redimerò

Ti apparterò per il mio popolo

Saro il tuo Dio verso 7

Ti porterò nella terra

Te la darò per possedimento

Io sono il Signore verso 8

Io sono il Signore circonda a mo di corona le promesse fatte a Mosè. Gloria a Dio.

La prima parte dello studio del Pentateuco si ferma qua. Riprenderemo in futuro lo studio

dei restanti libri, alla gloria di Dio.