Erica Cosentino - La mente narrativa

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ERICA COSENTINO La mente narrativa I fondamenti simulativi della comprensione e produzione del discorso Le storie invadono la vita degli esseri umani in molti modi. Si presentano nella forma di aneddoti, pettegolezzi, film e racconti, attraverso i quali costruiamo la nostra identità personale e sociale, miti, leggende, religioni e una cultura collettiva. La domanda centrale di questo libro è: che cosa accade nella nostra mente e nel nostro cervello quando elaboriamo una storia e, più in generale, un discorso? Data la centralità delle storie nella nostra esperienza, l’indagine dei processi che ci permettono di comprendere e produrre discorsi è in intrinsecamente legata alle questioni che riguardano la natura umana. L’estrema rilevanza scientifica e filosofica della questione giustifica, dunque, il tentativo di questo libro di far luce sui fondamenti cognitivi del discorso. Mostreremo che comprendere e produrre un discorso non consiste semplicemente nel mettere delle frasi in successione, ma piuttosto nel proiettare una storia di film nella propria mente, facendo esperienza di ciò che è narrato. Una spiegazione di questo tipo implica l’adesione a un modello della mente che enfatizza il radicamento all’ambiente in contrapposizione alla metafora classica della mente come calcolatore. Erica Cosentino è attualmente Asegnista di ricerca presso l’Università della Calabria e Visiting Researcher presso la Ruhr Universität (Bochum). I suoi interessi di ricerca riguardano prevalentemente il funzionamento e l’evoluzione del linguaggio, l’identità personale e la memoria. Le sue pubblicazioni includono due monografie (Quodlibet, 2008; Aracne, 2012) e numerosi articoli in riviste nazionali e internazionali. La mente narrativa ERICA COSENTINO

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I fondamenti simulativi della comprensione e produzione del discorso pagine132 formato15x21 ISBN978-88-98138-04-3

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Erica cosEntino

La mente narrativaI fondamenti simulativi della comprensione

e produzione del discorso

Le storie invadono la vita degli esseri umani in molti modi. Si presentano nella forma di aneddoti, pettegolezzi, film e racconti, attraverso i quali costruiamo la

nostra identità personale e sociale, miti, leggende, religioni e una cultura collettiva.La domanda centrale di questo libro è: che cosa accade nella nostra mente e nel

nostro cervello quando elaboriamo una storia e, più in generale, un discorso? Data la centralità delle storie nella nostra esperienza, l’indagine dei processi che

ci permettono di comprendere e produrre discorsi è in intrinsecamente legata alle questioni che riguardano la natura umana. L’estrema rilevanza scientifica e

filosofica della questione giustifica, dunque, il tentativo di questo libro di far luce sui fondamenti cognitivi del discorso. Mostreremo che comprendere e produrre

un discorso non consiste semplicemente nel mettere delle frasi in successione, ma piuttosto nel proiettare una storia di film nella propria mente, facendo esperienza di

ciò che è narrato. Una spiegazione di questo tipo implica l’adesione a un modello della mente che enfatizza il radicamento all’ambiente in contrapposizione

alla metafora classica della mente come calcolatore.

Erica Cosentino è attualmente Asegnista di ricerca presso l’Università della Calabria e Visiting Researcher presso la Ruhr Universität (Bochum). I suoi

interessi di ricerca riguardano prevalentemente il funzionamento e l’evoluzione del linguaggio, l’identità personale e la memoria. Le sue pubblicazioni includono due

monografie (Quodlibet, 2008; Aracne, 2012) e numerosi articoli in riviste nazionali e internazionali. La

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La mente narrativaI fondamenti simulativi della comprensione e

produzione del discorso

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Erica cosEntino

La mente narrativaI fondamenti simulativi della comprensione e produzione del discorso

ISBN: 978-88-98138-04-3

Proprietà artistica e letteraria riservata.È vietata qualsiasi riproduzione totale o parziale ai sensidella L. N. 633 del 22/04/1941, L. N. 159 del 22/05/1993,L. N. 248 del 18/08/00 e successive modificazioni.

Finito di stampare nel mese di ottobre 2012 daEdas s.a.s. di Domenica Vicidomini & C.via S. Giovanni Bosco, 17, 98122, Messina

.. Corisco Edizioni . Marchio Editoriale ..Roma-Messina

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INDICE

7 Introduzione10 Ringraziamenti

11 Il primato della proposizione. La teoria computazionale e rappresentazionale della mente12 1. Gli argomenti a sostegno della teoria rappresentazionale della mente (TRM)13 1.1 Produttività e sistematicità del pensiero15 1.2 La natura dei processi mentali20 2. Il formato unico della rappresentazione mentale22 3. Il linguaggio nella prospettiva computazionale23 3.1 L’analisi dell’enunciato26 3.2 Il modello del codice28 Conclusioni

31 La coerenza del discorso e l’architettura della mente32 1. Microanalisi e macroanalisi34 2. Il modello delle «catene di enunciati»37 3. La grammatica del discorso40 4. Coesione e coerenza42 5. Microstruttura e macrostruttura46 6. Contro la teoria proposizionale del discorso49 7. Radicare i modelli mentali51 Conclusioni

53 Simulazione mentale e discorso55 1. La plausibilità del discorso61 2. Il problema del grounding63 3. La simulazione mentale

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65 4. Radicare il discorso alla realtà70 Conclusioni

71 Radicamento al contesto. La consonanza del discorso alla situazione73 1. Leggere tra le pieghe del discorso 75 1.1. Il principio di pertinenza77 2. Letteralismo e contestualismo 81 3. Pragmatica lessicale: significati e concetti ad hoc 85 4. Il nesso tra linguaggio, cognizione e azione: sul confine tra semantica e pragmatica87 5. Dalla macroanalisi alla microanalisi92 Conclusioni

95 Il discorso incoerente. Scenari mentali e patologie del linguaggio96 1. Il discorso come navigazione nello spazio, nel tempo e nella mente altrui98 2. Costruzione di scenari, proiezione e core network103 3. Teoria della mente, autismo e discorso107 4. Viaggiare nel tempo: il Mental time travel108 4.1 Il discorso deragliante111 5. Navigazione spaziale e discorso 117 6. Conclusioni

121 Bibliografia

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IntroduzioneSu un muro della città di Auckland è riportato, a lettere cubitali, que-

sto scarno messaggio linguistico: «Ralph torna, era solo un rash». Il graf-fito neozelandese ha fatto il giro del mondo per il suo potere di esprime-re in poche sillabe la tragedia di un abbandono, il tentativo disperato di riavvicinare la persona amata, una provocazione o uno scherzo. Anche Hemingway ha fatto affidamento sulla capacità della mente del lettore di imporre la struttura di una storia a poche espressioni linguistiche e, sfidato a scrivere un racconto in sei parole, compose questo frammento:

«In vendita: scarpette neonato, mai indossate». Le conversazioni e, in generale, la comunicazione di informazioni sono elaborate prevalente-mente nella forma di storie, infatti bastano indizi molto poveri per rico-struire una storia complessa, per esempio una mezza frase colta di sfuggita mentre scendiamo dal tram, una melodia o un disegno. Negli scambi co-municativi quotidiani ricostruiamo costantemente storie sofisticate a par-tire da pochi elementi e, così facendo, aggiungiamo i pezzi mancanti che ci permettono di interpretare in modo appropriato scambi come il seguente:

Donna: «Ho bisogno del mio spazio.»Uomo: «Chi è lui?»

Le storie invadono la vita degli esseri umani. Si presentano nella for-ma di racconti, film, pettegolezzi, aneddoti. Le storie personali degli altri ci attraggono in modo incontenibile e, cominciando dalle favole che tanto ci affascinano da bambini, testi di varia natura accompagnano gran parte della nostra vita: romanzi, saggi, manuali di istruzioni, guide per fare ogni genere di cose. Attraverso i racconti che facciamo di noi, agli altri e a noi stessi, costruiamo un’identità personale e sociale, miti, leggende, religioni e una cultura collettiva. L’importanza delle storie nella vita degli esseri uma-ni è forse all’origine della convinzione di alcune culture che la narrazione sia il principio di costituzione della realtà, per esempio nel libro Le vie dei canti Chatwin racconta che gli aborigeni australiani difendono la sacralità del loro territorio perchè credono che ogni sua parte costituisca un pez-zo della narrazione attraverso cui gli Antenati, cantando, hanno creato il mondo.

È evidente che una questione del tipo «Che cos’è una storia, che cos’è, più in generale, un discorso?» non può lasciarci indifferenti. Dietro a tale interrogativo, che è la domanda centrale di questo libro, vi è il progetto di

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contribuire in modo sostanziale a rispondere alla questione più generale e più impegnativa con la quale gli studiosi della mente si trovano a fare i conti: che cosa ci rende umani? Data la centralità delle storie nella nostra esperienza, l’indagine dei processi che ci permettono di comprendere e produrre discorsi è intrinsecamente legata alle questioni che riguardano la natura umana. L’estrema rilevanza scientifica, oltre che filosofica, della questione giustifica, dunque, il tentativo di questo libro di far luce sui fon-damenti cognitivi del discorso.

Che cos’è, dunque, un discorso? L’idea portata avanti in questo libro è che tale domanda debba essere affrontata guardando al modo in cui gli esseri umani comprendono e producono discorsi. Da tale punto di vista potremmo dire che comprendiamo un discorso quando siamo in grado di rispondere a questioni del tipo: Di che cosa parla questo testo? Dove vuole arrivare il mio interlocutore? In genere rispondiamo a domande di tal sorta più abilmente di quanto faccia Woody Allen riassumendo succin-tamente il contenuto di Guerra e Pace con la frase “parla di certi russi...”. Ma che cosa accade esattamente nella nostra mente quando siamo intenti a trovare il senso di un flusso di parole e di frasi che si susseguono in rapida successione?

La risposta esplorata nell’ambito delle scienze cognitive cosiddet-te classiche rispecchia l’intuizione comune secondo cui comprendere e produrre un discorso equivale a comprendere e produrre le frasi che lo compongono, messe in fila una dietro l’altra. In una prospettiva di que-sto tipo, la priorità accordata all’enunciato fa corpo con l’idea che esista uno specifico dispositivo mentale per la sua analisi. Tale connubio tra una certa visione di che cosa sia il linguaggio e l’individuazione di uno speci-fico meccanismo di elaborazione ha rappresentato a lungo un punto di riferimento indiscusso per l’indagine cognitiva sul linguaggio, non ultimo anche in virtù dell’assenza di alternative valide. Ma i tempi sembrano es-sere ormai maturi per avanzare qualche dubbio circa l’esaustività di tale prospettiva: e il discorso costituisce il banco di prova rispetto al quale metterla in discussione.

Tanto per cominciare, non è sempre vero che un discorso è com-posto da un insieme di frasi. Si pensi al racconto di Hemingway: anche una singola frase può racchiudere un’intera storia. Inoltre, le frasi possono mancare del tutto eppure noi possiamo essere ancora capaci di costruire storie complesse: luci e ombre proiettate su una parete si trasformano in personaggi che danno vita a iperboliche avventure; note musicali si intrec-ciano all’interno di sofisticate trame narrative; movimenti del corpo, uno

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sguardo malinconico, un gesto impaziente tessono racconti struggenti, comici o commoventi; l’immagine in dissolvenza di un treno che si allon-tana, una foto consumata stretta tra le dita... Dal punto di vista adottato in questo libro, comprendere e produrre un discorso non è tanto mettere in successione delle frasi, ma è più simile a qualcosa come proiettare un film nella propria mente. Di più: raccontare una storia, o comprenderne una, significa fare esperienza di ciò che è narrato. Se è così – e questo libro cer-cherà di mostrare che è proprio così – allora per spiegare che cosa accade nella nostra testa quando costruiamo e ricostruiamo storie non dobbia-mo guardare tanto a un meccanismo di elaborazione delle frasi quanto ai meccanismi di costruzione degli scenari mentali fittizi per mezzo dei quali simuliamo l’esperienza reale delle cose.

Da questo punto di vista, lo studio dei processi di elaborazione del discorso comporta un radicale cambiamento di prospettiva. Insistere sul ruolo della costruzione di scenari significa far riferimento a un modello di mente ben diverso da quello adottato dalle scienze cognitive classiche. In contrapposizione all’idea della mente che, conformemente alla metafora del calcolatore, è intesa come un elaboratore di simboli astratti e arbitrari (ossia, che non hanno alcun legame con ciò a cui rimandano), in questo li-bro proponiamo un modello della mente fortemente radicata all’ambiente. In questa contrapposizione si annida gran parte delle questioni più scot-tanti del dibattito contemporaneo sulla natura della mente e degli esseri umani. L’analisi dei processi di comprensione e produzione del discorso punta direttamente al cuore di tale contrapposizione, mostrando in vivo le difficoltà di un approccio allo studio della mente incentrato sulla metafora del calcolatore.

I capitoli di questo libro compongono un percorso argomentativo che tenta di smantellare, un tassello dopo l’altro, l’immagine della mente come una macchina astratta. Allo stesso tempo, l’analisi di come la mente elabora le storie è una lente di ingrandimento che offre un pretesto per raccontare una storia sulla mente, in cui convivono tratti apparentemente contraddittori: i dispositivi cognitivi che ci radicano all’ambiente tenendo-ci, per così dire, con i piedi per terra sono anche a fondamento della nostra capacità di costruire scenari immaginari che ci portano con la nostra testa tra le nuvole. D’altra parte è proprio in virtù di questo stretto legame tra esperienza reale ed esperienza immaginaria che spesso i racconti con cui arricchiamo le nostre vite producono un’impressione tanto sconvolgente su di noi. Noi tutti siamo tanti David Copperfield che, proprio come il personaggio di Dickens, trasformano le parole in esperienze concrete e

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fanno del loro linguaggio narrativo, saldamente ancorato all’esperienza re-ale, uno straordinario ponte verso l’immaginario.

RingraziamentiQuesto libro è il frutto di un lavoro iniziato più di due anni fa. In

questo periodo molte persone hanno contribuito in molti modi diversi ad arricchire l’esperienza professionale e umana di chi scrive. A tutti loro va il mio ringraziamento. Un ringraziamento particolare va a coloro con i quali ho collaborato più strettamente in questi anni: a Francesco Ferretti per le discussioni stimolanti e il sostegno costante; a Maria Grazia Rossi per aver letto e commentato questo lavoro; grazie a Ines Adornetti, Alessandra Chiera e tutto il gruppo di Roma Tre. Grazie ai colleghi e amici che sono stati fonte di ispirazione offrendomi le loro varie e preziose competenze, tra questi ringrazio in particolare Mimma Bruni, Michael Corballis, Ales-sandra Falzone, Daniele Gambarara, Arthur Glenberg, Franco Lo Piparo, Massimo Marraffa, Antonino Pennisi, Pietro Perconti, Maria Spychalska, Markus Werning e tutti gli altri amici e colleghi dell’Università della Cala-bria, dell’Università di Messina e, più recentemente, della Ruhr-Universität di Bochum. Infine, i ringraziamenti a un gruppo di persone speciali: Giu-seppe, Franca, Tonino, Katia e Ivan. Ciascuno di loro sa perché.

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I linguaggi delle scienze cognitive

Douglas r. HofstaDtEr, Sulla coscienza, la cretività e il pensiero analogico, a cura di A. Pennisi e P. Perconti

consuElo luvErà, Altruismi. Saggio di etica animale e umana

alEssanDra falzonE, Evoluzione e comunicazione. Nuove ipotesi sulla selezione naturale nei linguaggi animali e umani

alEssio PlEbE, Per una semantica neurale

Erica cosEntino, La mente narrativa. I fondamenti simulativi della comprensione e produzione del discorso

ignazio licata (a cura di) Sistemi, modelli, organizzazioni. Management e complessità

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