Narrativa Aracne

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Narrativa Aracne 63

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AlbinoEpistolario

di un prigioniero politico (1944–1945)

a cura di

Casimira Grandi

Vincenzo Adorno

ARACNE

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Copyright © MMVIIARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, 133 A/B00173 Roma

(06) 93781065

ISBN 978–88–548–1444–8

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: novembre 2007

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INDICE

Presentazione di Casimira Grandi ......................................................... 7

Premessa ............................................................................................... 11

Capitolo I Il Comitato per l’Indipendenza Trentina

1. Propaganda e organizzazione del Comitato per l’Indipendenza

Trentina nelle carte di Albino ......................................................... 21 2. L’epistolario di Albino dal carcere di Trento................................... 25

Capitolo II Albino condannato

1. Lettere dal carcere di Bolzano ........................................................ 105 2. Lettere dal carcere di Innsbruck ...................................................... 131 3. Lettere dal lager di Bernau am Chimsee ......................................... 135 Conclusioni ............................................................................................ 145 Immagini fuori testo .............................................................................. 149

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Presentazione 6

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Presentazione

di CASIMIRA GRANDI

Wie es eingetlich gewesen (mostrare in che modo il passato si è realmente svolto)

Il presente volume nasce dalla volontà di Vincenzo Adorno di trasmette-

re una memoria famigliare ai nipoti, attraverso la trascrizione dell’epistolario intercorso tra Albino Ravagni ― zio materno dell’Autore, il piccolo Enzo sovente citato ― ed i parenti durante il periodo della sua detenzione quale “politico” nei carceri di Trento, Bolzano ed Innsbruck, prigionia conclusasi nel lager tedesco di Bernau am Chiemsee dopo l’arrivo delle truppe alleate. Quindi si propone come ricordi di famiglia, dove sono evidenziati legami af-fettivi che aiutano a fronteggiare la durezza delle avversità, in cui ci si ag-grappa agli antichi valori della civiltà contadina, fatti di radicamento ance-strale alla propria terra e di fiducia nella Provvidenza divina, da cui emerge la dignitosa capacità di procedere senza essere piegati dal dolore.

Nel breve volgere dell’ultimo anno di guerra molti accadimenti si adden-sarono anche sul Trentino e attraverso le lettere della famiglia Ravagni pos-siamo cogliere la complessità di quel periodo, lo stordimento di gente che trovava nella religione l’unica speranza, perché incapace di immaginare il futuro del suo paese; era un mondo intriso di quel minimalismo che aiuta i semplici ad affrontare gli eventi che li sovrastano, siano essi legati alla dura banalità della sussistenza quotidiana o alle immani incognite dei fatti politici che si profilavano sull’orizzonte della sconfitta bellica.

Il fatto che l’epistolario contenga anche notizie storiche importanti per la comprensione del Trentino contemporaneo per Adorno è quasi irrilevante, a fronte della volontà di esporre in una dimensione di intimità domestica gli avvenimenti epocali di cui è stato protagonista Albino suo malgrado; la lunga amicizia che mi lega all’Autore, apprezzato “archivista di lungo corso” con il quale io storica ho condiviso molta polvere d’annata, mi impone una dovero-

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Presentazione 8

sa glossa in proposito. La documentazione archivistica, e quindi nel suo pic-colo anche il “fondo Ravagni”, è «memoria interna di chi la detiene»1, secon-do l’accezione di quella pratica conservativa che ne cura la custodia e, a vol-te, ne impedisce la completa consultazione per divieti di varia natura; la pra-tica storiografica, invece, opera altre selezioni come «esercizio regolato della funzione del ricordare»2: due approcci non sempre coincidenti sul piano della fruizione delle fonti. Ma sia la pratica conservativa sia quella storiografica, nello specifico di questo caso, coincidono nel dare voce al silenzio di una storia negletta, al di sopra delle tante battaglie politiche e ideologiche tuttora in atto sui diversi fronti dell’autonomia trentina, in cui l’unico vincolo docu-mentale ― per l’archivista ― è stato il doveroso rispetto della privacy. Cer-tamente lo storico apprezzerebbe la stampa anastatica dei documenti, per po-ter accedere al completo utilizzo di una fonte che si presta a più livelli di let-tura; i tempi, però, non sono maturi per l’accesso alle pieghe recondite di una storia ancora troppo recente, ed è in quest’ottica che ritengo di dovere accet-tare la giusta riservatezza imposta alla trascrizione delle fonti.

Desidero altresì ringraziare i famigliari di Albino che hanno messo a di-sposizione della collettività trentina una preziosa testimonianza, i cui conte-nuti si riverberano ben oltre l’immediatezza dei fatti esposti nelle lettere, per-ché da esse si ricava l’affresco di quel mondo di proletari e piccoli borghesi protagonisti di una storia sociale solitamente trascurata.

Nell’atmosfera crepuscolare dell’ottobre 1944: Dinnanzi al Tribunale speciale per la Zona d’Operazioni delle Prealpi erano comparsi nella scorsa settimana numerosi imputati dalla provincia di Trento, per rispondere di attività sovversiva. La polizia tedesca era riuscita ad accertare l’esistenza di due movimenti illegali. Il primo di questi movimenti era stato chiamato in vita dallo studente ventenne Giusep-pe Cadonna di Lavis e vi avevano aderito il 20enne Albino Ravagni da Cadine e il 22enne Severino Costanzi. Si trattava di un movimento segreto che si prefiggeva di raggiungere i suoi scopi anche con le armi e che si era pure avvalso di numerosi vo-lantini, nei quali veniva rivolto l’invito di raccogliere armi, il che rendeva tale attività particolarmente pericolosa. Tuttavia l’organizzazione non era andata oltre lo stadio i-niziale. Tenuto conto della giovane età degli imputati e del fatto che il movimento si era fer-mato agli inizi, i componenti del movimento stesso sono stati condannati a pene de-tentive. Il Cadonna è stato così condannato a 8 anni di carcere duro, il Ravagni e il Costanzi ciascuno a 5 anni.

1 I. Zanni Rosiello, Archivi e memoria storica, il Mulino, Bologna 1987, p. 112. 2 A. Prosperi, Premessa, “Quaderni Storici”, 1982, n. 50, p. 405 – numero monografico I morti e i vivi.

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Presentazione 9

Nel movimento segreto erano pure implicati il 19enne Bruno Gentilini, come pure il dott. Guido Viberal e Giovanni Battista Tambosi, tutti da Trento. Essi erano a cono-scenza dell’esistenza dell’organizzazione e del fatto che essa si prefiggeva di raggiun-gere i suoi scopi anche con le armi e ciò nonostante avevano omesso di sporgere de-nuncia. Perciò il Gentilini è stato condannato a un anno e mezzo di carcere duro, il dott. Viberal a dieci mesi di reclusione e il Tambosi a sei mesi di reclusione. Il secondo movimento di cui è stata accertata l’esistenza era di tendenza prettamente comunista. Il 32enne Lino De Zorzi e il 26enne Vittorio Sordo erano associati per svolgere azione di incitamento del popolo all’attività comunista. In loro possesso ven-gono trovati numerosi volantini e altri scritti di pericolosissima intenzione comunista. Mentre per Vittorio Sordo veniva accertato che egli non aveva svolto azione attiva, ma pur essendo a conoscenza del movimento segreto comunista, aveva omesso di de-nunciarlo, per il De Zorzi venivano raccolte le prove della sua nefasta attività bolsce-vica. In suo possesso è stato trovato un manuale sulla guerra dei fuori–legge. Egli è stato condannato dal Tribunale speciale, come ribelle e demente nocivo al popolo, alla pena di morte, mentre al Sordo sono stati inflitti sei anni di carcere duro3.

Una oscura pagina di storia locale saliva così alla ribalta della cronaca in quel tormentato autunno del 1944, in una Trento «apatica e indolente come sempre, [che] continuava a vegetare brontolando sommessamente»4, mentre l’Europa tutta era ridotta ad una “espressione geografica”.

Su questo scenario si rileva la breve vita del Comitato di Indipendenza Trentina creato da un gruppo di giovani idealisti, che nel clima di quietismo tipico della provincia ― anche durante gli eventi bellici ― assume contorni sfocati, sia per la carenza documentaria sia per la voluta marginalità che gli riservava la cronaca locale, tesa a sminuire gli eventi contrari al regime. Tra i sovversivi c’era il ventenne Albino Ravagni, maestro elementare all’inizio della carriera arrestato dalle SS durante la lezione nella sua classe in una scuola di paese.

3 B.Z., Al tribunale speciale. Una serie di condanne ad appartenenti a movimenti sovversivi, in “Il

Trentino”, 4 ottobre 1944. 4 Archivio famiglia Ravagni, Albino Ravagni, Il C.I.T. e sua attività, ms., (f. 1)., s.d.

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Presentazione 10

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Premessa In queste pagine mi propongo di trasmettere delle vicende famigliari e,

secondo ma non secondo, di riportare alla luce un episodio di storia trentina pressoché sconosciuto ai più1, un fatto che a parer mio la memoria ufficiale del nostro passato non restituisce adeguatamente, ad eccezione del libro di Carlo Alberto Bauer Autonomia. Il Comitato di Indipendenza Trentina, edito nel 1978 da Esperia. Attraverso la corrispondenza intercorsa tra Albino Ra-vagni zio materno di chi scrive ― ed i suoi famigliari durante la detenzione per motivi politici, ho cercato di ricostruire le vicende salienti che hanno coinvolto un ragazzo di quel tragico periodo, il quale nelle sue utopie giova-nili anelava alla pace ed alla libertà per la sua terra. Lo zio Albino moriva il 29 novembre 1995 e fu solo allora che ebbi modo di guardare, distrattamen-te, quelle che tutti in casa chiamavano «le sue carte». Erano lettere, appunti, poesie (scritte da Orlando Magrini, suo compagno di sventura), che forma-vano un piccolo eterogeneo archivio; era un coacervo molto disordinato di fogli, incomprensibile per me anche se provenivo da un’esperienza archivi-stica maturata per decenni nell’Archivio storico del Comune di Trento. Al-cuni anni dopo la morte dello zio, per curiosità, ripresi quelle carte e da ar-chivista cominciai a ordinarle cronologicamente; mentre il lavoro di riordino procedeva, sempre più frequentemente mi soffermavo a leggere qua e là, al-lora mi tornavano alla mente i rari racconti che egli ci faceva ― quando noi nipoti avevamo raggiunto l’età matura ― sui funesti giorni della sua espe-rienza di carcerato.

Lo zio narrava sottovoce, quasi per alleggerire il ricordo di un periodo della sua vita tanto travagliato e doloroso, per lui e per la famiglia, ma nello stesso tempo si coglieva la sua precisa volontà di narrare ai nipoti quei tristi eventi affinché non fossero dimenticati; contenevano un monito ed una esor-tazione al contempo, che ci dovevano indurre a perseguire l’onestà e ad ama-re la nostra terra, ma soprattutto avremo dovuto tramandare questi valori ai figli ed ai nipoti.

1 Ringrazio l’amica Casimira Grandi che mi ha seguito durante tutto il percorso.

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Premessa 12

Sull’onda dei ricordi, ora che sono nonno, mi sono accinto a trascrivere «le sue carte» e tutto ciò che di zio Albino era stato amorevolmente con-servato; è stato un lavoro che mi ha aperto nuovi orizzonti, consentendomi di capire come mai prima quale era stata la vita dei civili durante la secon-da guerra mondiale. Ansie, privazioni, fatiche e soprattutto paura: questa era stata la loro quotidianità. Quando le notizie e le storie si leggono sui giornali o si studiano sui libri sembrano sempre lontane, pare quasi impos-sibile che siano successe, ma allorquando le sofferenze dei nostri cari ci si presentano attraverso la loro narrazione in prima persona tutto cambia, quelle storie e quelle notizie ci pervadono al tal punto da sembrarci di aver-le vissute con loro.

A questo volume consegno la memoria della mia famiglia durante i tragi-ci anni del conflitto, sono scene di quotidianità simile a quella di molte altre famiglie, di relazioni affettive intense ― non sempre velate dal conformismo tipico dei tempi ― straziate da un dolore che tanti hanno provato per i loro parenti, ma per me è una storia speciale: perché è quella della mia gente. So-no persone che hanno vissuto inconsapevolmente una fase importante del nostro passato, sostenute dalla volontà di arrivare dignitosamente alla risolu-zione degli eventi che si andavano profilando, contribuendo così a stilare una pagina di storia non celebrata sui libri, come sempre accade per coloro che con umiltà partecipano alle grandi azioni corali, scritta nell’intimità del vive-re domestico attraverso le piccole cose di tutti i giorni e trasmessa a noi sen-za clamori.

Onde comprendere compiutamente la figura di Albino Ravagni ritengo opportuno contestualizzarla sullo sfondo del suo ambiente, di quel Trentino rurale che gli aveva dato i natali in una amena località poco distante dal ca-poluogo: Cadine, antico borgo a 495 metri di altitudine lungo la statale 45 bis che da Trento porta a Riva del Garda, «poco dopo il bivio a sinistra per Sopramonte», a 6 chilometri dalla città2.

La famiglia Ravagni bene rappresenta il mondo contadino radicato in questo territorio da innumerevoli generazioni, forte del legame con la sua terra, di cui si possono recuperare gli antenati semplicemente andando a leg-gere i registri parrocchiali del paese, dove generazione dopo generazione si sono stratificati confondendosi con la sua storia3. La famiglia materna di Al-

2 A. Gorfer, Trento Città del Concilio, Ed. ARCA, Trento 1995, pag. 417. L’economia del paese era prevalentemente agricola, ma non mancavano piccole industrie di supporto all’agricoltura stessa: mulini, maniscalchi, fabbri carrai, filande e in località Camalghe esisteva una cava di pietra rossa di una certa importanza, che dava lavoro a numerosi operai e scalpellini.

3 Genealogia della famiglia Ravagni: Albino Carlo (nonno del protagonista) nato il 30 gennaio 1850 a Cadine da Domenico e Catarina Fadanelli; Erminio Domenico Leone nato il 20 luglio 1878 a Cadine fi-glio di Albino Carlo e di Virginia Bonvecchio, sposa Francesca Caldin di Cadine;Vitale Lorenzo Agricora

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Premessa 13

bino, invece, era arrivata a Cadine verso gli anni sessanta dell’Ottocento, quando Fortunato Tasin da Fraveggio ― di professione agricoltore, sensale e macellaio ― vi trasferiva la propria residenza; aveva comperato una casa con chiesura in centro al paese ed un fondo in località Coltura4.

Della famiglia Tasin vi sono molte notizie e tante fotografie, mentre della famiglia Ravagni poco si sa oltre alle informazioni anagrafiche, anche se è assodato che era in quel di Cadine da tempo immemorabile. Albino Ravagni ― nonno del nostro protagonista ― era tessitore e sacrestano nella chiesa parrocchiale, attività integrativa al misero bilancio famigliare; presumo che le poche notizie reperite sulla famiglia Ravagni siano dovute proprio alle tri-sti condizioni economiche nelle quali essa si dibatteva. Dal matrimonio di Albino Ravagni con Virginia Bonvecchio, di Povo, nascevano quattro figli maschi, fra i quali Isidoro. Il 19 aprile 1913 si celebravano a Cadine le nozze tra Isidoro Ravagni, di professione giornaliero, e la casalinga e sarta Fosca Tasin: i genitori di Albino. Alle prime avvisaglie della Grande Guerra Isido-ro partiva per il fronte, destinato al forte di Livinallongo; l’Italia entrava in guerra il 24 maggio 1915 e in data 6 giugno dello stesso anno Fosca riceveva il seguente messaggio dal Comando del forte:

nato il 7 settembre 1881 a Cadine figlio di Albino Carlo e Virginia Bonvecchio, sposa Anna Pitschieler da Bulla in Val Gardena; Isidoro Giosuè nato il 9 dicembre 1883 a Cadine figlio di Albino Carlo e Virginia Bonvecchio sposa Fosca Tasin; Ottone nato il 14 settembre 1889 a Cadine figlio di Albino Carlo e Virgi-nia Bonvecchio sposa Liduina Paissan. Genealogia della famiglia Tasin: Fortunato Emanuele Felice nato a Fraveggio il 30 novembre 1842 figlio di Domenico e Lucia Lucchi; Ermenegildo Beniamino Rocco nato a Cadine il 5 giugno 1871 figlio di Fortunato e Fortunata Tonello muore il 21 novembre 1871; Cornelio Angelico nato a Cadine il 14 gennaio 1873 figlio di Fortunato e Fortunata Tonello sposa il 17 marzo 1928 Pasquina Faes; Ermenegildo Bonifacio Pio nato a Cadine il 5 giugno 1875 figlio di Fortunato e Fortunata Tonello; Largia Giuseppina Abigaille nata a Cadine il 21 dicembre 1877 figlia di Fortunato e Fortunata Tonello prende i voti con il nome di suor Guglielmina; Rodolfo Enrico nato a Cadine il 1° dicembre 1878 figlio di Fortunato e Fortunata Tonello sposa il 9 novembre 1821 Maria Corrà; Attilio Regolo Giovanni nato a Cadine il 28 aprile 1880 figlio di Fortunato e Fortunata Tonello sposa in seconde nozze Maria Do-rigatti; Roberto Gregorio Leone nato a Cadine il 16 novembre 1881 figlio di Fortunato e Fortunata Tonel-lo sposa Angela Fadanelli; Liberato Benvenuto Lorenzo nato a Cadine il 16 agosto 1883 figlio di Fortuna-to e Fortunata Tonello il 10 aprile 1912 sposa Maria Fedrizzi; Amelia Maria nata a Cadine il 30 agosto 1885 figlia di Fortunato e Fortunata Tonello il 1° settembre 1909 sposa Saverio Bortolotti; Cornelia Gio-seffa nata a Cadine il 30 agosto 1885 figlia di Fortunato e Fortunata Tonello; Fosca nata a Cadine il 28 luglio 1887 figlia di Fortunato e Fortunata Tonello sposa il 19 aprile 1913 Isidoro Ravagni (note genealo-giche a cura dello scrivente).

4 La famiglia Tasin ricordava un aneddoto relativo al matrimonio del corpulento Fortunato con la mi-nuta Fortunata Tonello di Vezzano: il paese di Fraveggio non aveva parrocchia e per celebrare battesimi e matrimoni bisognava andare a Vezzano, così Fortunato invitò la futura moglie ad accomodarsi in una gerla da fieno e caricatasela sulle spalle portò la sposa alla chiesa di Vezzano. Dal matrimonio nascevano ben 11 figli e tra essi anche Fosca, la madre di Albino.

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Premessa 14

Stimatissima Signora! Suo marito che si trovava di posto qui sembra sia stato fatto prigioniero dagli Italiani in un combattimento li 26 maggio. Partecipandole ciò voglio metterla fuori d’ogni pensiero. Con tutta stima Suo devotissimo (firma illeggibile)5.

Così Isidoro aveva dato il suo piccolo contributo alla redenzione del

Trentino–Alto Adige. In effetti, Isidoro era stato fatto prigioniero dalle trup-pe italiane durante un attacco al forte, cessata l’azione egli con altri commili-toni era andato in ricognizione per raccogliere gli eventuali feriti che giace-vano sul campo di battaglia, ma trovatosi fuori dal raggio di copertura dell’artiglieria era stato fatto prigioniero e inviato quale famiglio presso una grande azienda agricola di Isernia.

Cessate le ostilità, presumibilmente nei primi mesi del 1919, la famiglia Ravagni si riuniva e tornava alla problematica quotidianità: Fosca cuciva per terzi e Isidoro lavorava a giornata come muratore e imbianchino, ma era sempre alla ricerca di un’occupazione stabile per garantire la sussistenza dei suoi cari6. Il 20 dicembre 1919 nasceva Carmen, il 5 giugno 1921 Dolores e il 29 aprile 1924 Albino; la famiglia era cresciuta e bisognava trovare una soluzione che ponesse fine alla precarietà del vivere, cosa che si verificava attorno al 1926, quando Isidoro era assunto come “guardia fili del telegrafo”. Tutti i giorni egli si recava a piedi da Cadine a Trento per prendere servizio, e poi, sempre a piedi, andava lungo la ferrovia della Valsugana per control-lore la linea telegrafica fino a Civezzano. Era una situazione gravosa, che non poteva continuare a lungo; nel 1929 Isidoro e Fosca si trasferivano a Trento, nella zona di Piedicastello7, in un alloggio molto umido e malsano deleterio per la salute già malferma di Fosca.

Nel 1935 la famiglia Ravagni otteneva un alloggio dall’Istituto Autonoma Case Popolare, ai Casoni di via Vittorio Veneto nel rione cittadino di San Giuseppe; la costruzione di numerosi edifici di case operaie aveva popolato la zona soprattutto di famiglie proletarie, stante la vicinanza con la fabbrica di pneumatici Michelin8. La vita dei Ravagni, inurbati e inseriti nel predetto

5 Archivio privato famiglia Ravagni. 6 All’epoca Fosca attendeva il secondo figlio (il primo era morto in tenerissima età, dopo la chiamata

in guerra di Isidoro). 7 L. Cesarini Sforza, Piazze e strade di Trento, ed. Scotoni e Vitti, Trento, 1896. 8 I Casoni sono il III gruppo di case popolari che l’I.A.C.P. costruisce a Trento nella prima metà degli

anni Trento del secolo scorso. Chi entra in questo enorme caseggiato a forma di quadrilatero, provenendo da via Damiano Chiesa, può tuttora leggere sull’architrave del portone che immette neglii spaziosi cortili interni: NEL SOLE LA VITA. A Cesare Battiti è intitolato questo III gruppo di Case Popolari.

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Premessa 15

contesto sociale, trascorreva serena: Isidoro lavorava, Fosca, rimessasi in sa-lute, continuava a cucire per terzi ed a sbrigare le faccende domestiche, men-tre i figli Carmen, Dolores e Albino frequentavano le scuole elementari “alle Verdi”, oggi sede della facoltà di Sociologia. Completate le elementari Albi-no veniva iscritto all’Istituto Magistrale di Trento9, seguendo la tradizione della famiglia materna, infatti i Tasin annoveravano già due insegnanti ele-mentari e la professione del maestro all’epoca era considerata molto rispet-tabile, oltre a fornire la garanzia di uno stipendio sicuro. Tale scelta era stata attentamente valutata dai genitori, perché sapevano che mantenere il figlio agli studi avrebbe richiesto tanti sacrifici.

Albino frequentava la neo parrocchia di San Giuseppe, dove era pure chierichetto, ma non partecipava a nessuna forma associativa cattolica; le sue amicizie, oltre ai compagni di classe, erano tutte nell’ambito della parrocchia e dei coetanei con cui giocava nei piazzali polverosi dei Casoni, anche se il tempo da dedicare al gioco era poco perché lo studio lo impegnava molto ed era consapevole che non poteva permettersi di perdere tempo.

In quegli anni il regime fascista penetrava ogni settore della vita degli ita-liani e anche Albino, come le sorelle e tutti i ragazzi dell’epoca, seguiva la trafila prevista dal fascio: figlio della lupa, giovane fascista e avanguardista; da avanguardista aveva partecipato ai campi di formazione tenutisi a Bolza-no, Roma e Forlì ― l’ultimo, nel 1942 ―. Il partito lo plasmava e investiva al contempo su di lui ― come su tanti altri giovani dell’epoca ―, era l’addestramento necessario per ricoprire futuri incarichi nel Partito Naziona-le Fascista. Ma in casa Ravagni non si parlava mai di politica, perciò viene spontaneo chiedersi da dove originava il suo antifascismo, quali erano le sue frequentazioni “alternative” se diligentemente frequentava le riunioni del sa-bato fascista ed i corsi per diventare un funzionario di partito?

Il 1943 era stato un anno importante per Albino: aveva ottenuto il diplo-ma magistrale e ricevuto il primo incarico, presso la scuola di Fornace. Ma non solo, nel giugno di quell’anno aveva maturato con Beppino Cadonna l’idea politica di fondare il Comitato di Indipendenza Trentina (C.I.T.). Per capire questo evento, però, bisogna arretrare all’inizio dell’anno scolastico 1942–43, perché proprio in tale periodo egli iniziava a frequentare un labora-torio dove si riparavano macchine da scrivere ― in via Grazioli a Trento ―, dove probabilmente si radunavano altri giovani non entusiasti del fascismo sotto la fantomatica copertura di una associazione filodrammatica, della qua-le non so nulla di più. Sono a conoscenza della filodrammatica grazie anche ad alcune fotografie che ritraevano lo zio su un palcoscenico, il che a poste-

9 L’Istituto allora era diviso in 2 cicli: 4 anni di inferiori e 4 anni di superiori.

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Premessa 16

riori mi fa pensare che la compagnia di teatranti, menzionata pure nei suoi scritti, fosse solo una copertura. Le idee, comunque, circolavano al di sopra di qualsiasi coercitivo controllo: Albino si era trasformato in un carbonaro del XX secolo.

La storia ha portato al riconoscimento dell’autonomia trentina anche gra-zie all’utopia di questo gruppo di giovani che, tra l’altro, per mezzo del Co-mitato aiutavano i piloti alleati abbattuti dalla contraerea tedesca in Trentino ad espatriare attraverso il passo del Tonale verso la vicina Svizzera; ma dalla lettura delle sue memorie si evince pure che i gli aderenti stavano aspettando il momento favorevole per prendere il potere con la forza:

Nel frattempo (gennaio è pieno di ottimi lavori) Andreaus va in contatto coi partigiani dell’Istria ……. Nel C.I.T. c’è anche Paolo Barbacovi aviatore nelle formazioni tedesche che si impe-gna al momento opportuno di venire sopra Trento con una squadriglia di Trentini, per aiutare la rivolta contro il nemico. Intanto a Fondo si costituisce un deposito d’armi, abbandonate dalla “Cuneense”, in ogni paese, in ogni casa dei nostri ci sono armi e munizioni. Costanzi ha preparato pure una radio trasmittente–ricevente, utile per met-terci in collegamento con gli Alleati e per eventuale propaganda “fantasma”. Nuove “Cellule” si formano e Caldonazzo, a Predazzo, ed a Lavis, forte di 20 elementi.

In proposito, trascrivo fedelmente uno scritto di Albino ― non datato e

vergato sicuramente al suo rientro dalla prigionia ―:

C.I.T. ― Ideazione Cad[onna] ― Rav[agni] giugno 1943. Affermazione nel luglio dopo il famoso 25 ― Caratteri, perché e scopo del C.I.T. nell’inquadratura politica d’allora ― Perché della sua netta posizione anti–ital.[iana] alla partenza ― eviden-temente perché anti–tedesco. Prime segrete sedute coi nuovi affiliati che dovevano diventare: “la Centrale” ― Promulgazione del Programma e affiliazione crescente specie nell’animo della popolazione ― prime cellule nella regione. Ingrossarsi verti-ginoso del C.I.T., tanto da pensare alla nomina di un Capo, e sostituire Cad.[onna] nel peso non indifferente della Direzione. ― Costituzione Ufficio Prop.[aganda], S.S.S. [sic], Commissione di Giustizia. Emanazione dell’”Istruzione per la Prop.[a-ganda]. Si prepara al C.I.T. il colpo di scena (11 novembre) nella Direzione stessa e cosa si fece invece ― Cosa si pensò dapprima e cosa si fece invece ― Ancora alla ribalta con la Circolare 22 ottobre sulle armi. Approcci coi circoli politici clandestini della città: esito negativo per il carattere trop-po trentino di coloro che volevano fare allora i cospiratori. Il movimento si allarga sempre di più e vengono costituiti i famigerati depositi d’armi a Fondo per essere pronti al momento della riscossa. Ultimo fatale approccio con De Zorzi ― arresti ― interrogatori ― 100 celle ― C.I.T. vigliaccamente alla deriva: prudenti si, ma non morti!! Isolamento nostro coi compagni ― In carcere si discute ancora le nostre idee senza tema di venire arrestati. ― Processo: Innsbruck, Bernau ― Si ritorna pieni di fiducia

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Premessa 17

nel nostro popolo: schifo e delusione. ― Molti di noi si confusero in seno agli altri partiti. E noi? Errori: disamina Cedo la parola.

Queste righe, che hanno la forma di un promemoria, probabilmente sono

servite per un suo intervento nell’ultima riunione del C.I.T., e questo si de-sume da quel «cedo la parola» pronunciato da Albino forse con rammarico e frustrazione, perché le cose non erano andate come si aspettava. Dalla lettura di quanto trascritto si potrebbe anche arguire come le SS erano arrivate ad arrestare i membri del C.I.T., Albino scriveva «Ultimo fatale approccio con De Zorzi», ma chi era De Zorzi? Leggendo la sentenza del Tribunale Specia-le di Bolzano si può formulare un’ipotesi e, forse, capire il ruolo avuto da questo personaggio nel C.I.T.:

De Zorzi Lino, nato il 27/10/1912 in Mezzano di Primiero, Prov. di Trento, figlio di Francesco e di Margherita Tavernaro, Italiano, celibe, segretario comunale, residente in Trento, Piazza del Duomo n. 9, attualmente in arresto

omissis Lino De Zorzi: È figlio di un segretario comunale. Egli superò nel 1934 l’esame di maturità al Ginnasio di Trento. In seguito fu impiegato comunale in Primiero, fino al 1941; indi impiegato dell’Unione degli Industriali in Trento. Dal 1932 è membro del partito fascista: non fu abilitato al servizio militare.

motivazioni della sentenza omissis

“De Zorzi Lino: In seguito ad una perquisizione, domiciliare fu trovato in casa dell’imputato un grande numero di scritti d’ispirazione comunista. In particolare un manuale sulla guerriglia, la sua strategia e lotta. Al processo del Tribunale Speciale Zorzi affermò che egli non fu reclutato per il partito comunista da Carlo Scotoni, con il quale era in stretta amicizia sin dagli anni dell’Università, che Scotoni non gli rac-contò che ufficio e che carica rivestiva nel partito comunista. Il manuale sulla lotta partigiana e lo scritto “Anno 1929–1931” non l’aveva affatto letto, non aveva mai prestato servizio militare e perciò aperto. Era esatto che Scotoni era venuto un giorno con un signore di Padova e lo aveva presentato. La visita era durata solo dieci minuti. …..

omissis De Zorzi si riunì per scopi sediziosi con Scotoni ed altri comunisti a Trento per con-seguire gli obiettivi ed attuare le azioni violente del partito comunista e per opporre resistenza all’autorità. Egli approfittò delle straordinarie circostanze belliche, dell’insufficiente sorveglianza degli organi di sicurezza ed il suo comportamento co-stituisce il crimine contemplato dal paragrafo OESTGB e del paragrafo 4 VVO…Il tribunale Speciale ha perciò condannato a morte l’imputato…10

omissis

10 C.A. Bauer, Autonomia, Il comitato di indipendenza trentina (1943–1944),ed. Esperia Tipografia,

Gardolo, 1978.

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Premessa 18

Prima di formulare conclusioni affrettate bisogna ricordare quanto Albino aveva an-notato nei sui appunti più sopra trascritti ― Approcci coi circoli politici clandestini ― dove emerge a chiare lettere che il C.I.T. non si rifaceva ne tanto meno si appoggiava o era emanazione di nessun partito politico esistente. Fatta questa precisazione si può, con molta cautela, perchè in questi casi è d’obbligo, e perchè non ci sono notizie certe disponibili, azzardare l’ipotesi, e solo di ipotesi si tratta, che le forze dell’ordine tede-sche probabilmente seguendo gli spostamenti del De Zorzi, viste le sue tendenze poli-tiche che si rivolgevano al partito comunista, siano arrivati casualmente anche alla co-noscenza dell’esistenza del C.I.T. Già prima dell’arresto gli appartenenti al Comitato avevano avuto il sentore che qual-cosa c’era nell’aria e che si stava evolvendo in negativo; da un altra memoria di Albi-no si può leggere che anche al governo repubblichino di Salò giunge nuova di un movimento politico Trentino ed un ispettore in missione speciale piomba a Trento a svolgere indagini. Il pericolo è sventato per opera del prefetto de Bertolini ed altri e la Repubblica è soddisfatta. Heinricher però, vice–prefetto, chiama Cadonna e lo consiglia di desistere…”….”…E si attendono gli eventi che purtroppo si prospettano poco lieti: ai 15 marzo succede l’imprevisto primo arresto di De Zorzi: Allarme e preoccupazione, si fanno sparire i corpi del reato ma fra le carte di De Zorzi11. E così tutti i componenti del gruppo di Trento venivano catturati e tradotti

nelle carceri della città. Era il marzo del 1944. Albino era stato arrestato a Fornace dove insegnava presso la locale scuola elementare: le SS erano en-trate in classe e avevano portato via il giovane maestro ― che, preparato all’evenienza, si era preventivamente liberato di ogni documento, di qualsia-si traccia, che potesse ricondursi alla sua attività politica–. I tedeschi trova-rono ben poco di compromettente nella stanza che aveva in affitto presso la famiglia Dallapiccola. Durante gli interrogatori i membri del C.I.T. non han-no parlato, nessuno ha tradito neppure sotto le torture delle SS, come prova il fatto che nessuno degli appartenenti alle altre cellule sparse in Valsugana, valli di Non e di Sole è stato arrestato.

Ed è proprio dopo l’arresto che inizia la fitta corrispondenza tra Albino e la sua famiglia, soprattutto con mamma Fosca che era cardiopatica, alla qua-le la sua detenzione aveva dato un dolore immenso. All’inizio le lettere, o più precisamente i bigliettini scritti a matita su ogni tipo di carta e usciti dal carcere con la complicità di un secondino, contenevano direttive che la sorel-la Dolores doveva recapitare ai membri del C.I.T. ancora liberi. Albino ri-maneva nel carcere di Trento ― con gli altri ― per sei lunghi mesi, poi era trasferito a Bolzano per essere giudicato dal Tribunale Speciale; dopo la condanna veniva trasferito nel penitenziario di Innsbruck e infine presso il campo di concentramento di Bernau am Chimsee. Nella tarda primavera del 1945 era liberato dall’arrivo delle truppe americane; unitamente al compa-

11 Archivio privato famiglia Ravagni

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Premessa 19

gno Beppino Cadonna collaborava con gli alleati al censimento degli italiani detenuti in quel campo, nonché al loro successivo rimpatrio.

Finita la guerra Albino partecipava all’ultima riunione del C.I.T.: dopo di allora sulla sua vita politica calava il silenzio. Che io sappia, non ebbe mai nessuna tessera di partito e con tenacia volle cancellare dalla memoria anche l’esperienza politica e la parola fascismo, arrivando a tagliare accuratamente da p. 395 a p. 417 del volume Chirone. Manuale di cultura popolare12 il ca-pitolo sulla politica.

Tornato a Trento, dopo un breve periodo quale impiegato presso il Prov-veditorato agli Studi del capoluogo, vinceva il concorso magistrale che lo portava ad insegnare a Sardagna, Castelnuovo, Trento presso le scuole Bel-lesini ed alla scuola di tirocinio annessa all’Istituto Magistrale della città. Chiudeva la sua carriera di insegnante presso la scuola elementare di Ravina, trascorrendo gli ultimi anni del servizio in qualità di segretario del Consorzio dei Patronati Scolastici.

Moriva a Trento il 29 novembre 1995. Non è fuori luogo ritenere che la saldezza delle origini sia alla base delle

idee di Albino, coltivate con la rettitudine di chi della serietà avevano fatto uno stile di vita.

Dedico ai miei nipoti Federico, Noemi, Filippo, Mattia, Sara e a quelli che ancora potranno venire queste pagine, con la speranza che ne facciano buon uso.

12 AA.VV., Chirone. Manuale di cultura popolare, Ed. Tipografia editrice Mutilati e Invalidi, Trento,

1936.

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CAPITOLO I

Il Comitato per l’Indipendenza Trentina

1. Propaganda e organizzazione del Comitato per l’Indipendenza Tren-tina nelle carte di Albino

Nel presente capitolo sono riportate le trascrizioni dei pochissimi docu-menti del Comitato per l’Indipendenza Trentina (C.I.T.) che si sono salvati dalle requisizioni delle SS, conservati prima dalla famiglia Ravagni e poi da Albino.

C. I.T.

CENTRALE DEL MOVIMENTO Ufficio Propaganda

––––––––––– ISTRUZIONI PER LA PROPAGANDA

n. 4/1–cop. 1° Battere sul fatto della disorganizzazione italiana in genere, in collegamento con gli eventi attuali: carattere italiano, suoi difetti, ecc.; senza che l’ascoltatore se ne accorga portare la discussione nel Trentino, facendo un parallelo con l’Italia e rilevandone le profonde differenze. 2° Si tratta ora la possibilità di un Trentino indipendente e libero, prima teoricamente e poi praticamente: ― t e o r i c a m e n t e: indipendenza economica: (agricoltura, turismo, idroelettrica) ― rilevandone i pro e i contro e deducendo che con l’impiego intelligente di questi fattori si può arrivare in un domani al pareggio della bilancia commerciale con l’estero. ― Indipendenza politica: ammessa una sconfitta dell’Asse, gioco intelligente sul vincitore indicandogli la nostra situazione (Trentino pacifico, lavoratore, non in-dustriale, razza bastarda ― né italiana, né tedesca ―), mettendo in luce l’interesse per il conquistatore della formazione di uno stato–cuscinetto, neutrale, ed ossequiente, nonché d’altro canto le difficoltà amministrative e organizzative che incontrerebbe una potenza straniera nel Trentino, senza una nostra fattiva collaborazione. ― Soprat-tutto, se si rendesse necessario, colpo di testa o di forza per dimostrare al mondo inte-ro la nostra volontà, da farsi con ogni mezzo. a) p r a t i c a m e n t e: per far ciò occorre il Comitato per l’Indipendenza Trenti-na ― C.I.T. con il suo programma; occorre poi studiare le varie possibilità d’azione, occorrono elementi decisi, occorre la propaganda tra il popolo.

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Capitolo I 22

3° Ed allora la vittoria arriderà al movimento: in un prossimo domani avremo a Tren-to un Parlamento libero, un governo centrale intelligente, avremo un “repulisti” degli elementi indegni, avremo finalmente il benessere della popolazione

IL CAPO UFFICIO PROPAGANDA (firma illeggibile)

T R E N T I N I ! ! ! LO T T A T E P E R L A V O S T R A I N D I P E N D E N Z A ! ! ! !1

Presidenza: Direzione: Cadonna, Rasmo, Ravagni, Costanzi, Gentilini, Andreaus, Segreteria: Caprioli e Magrini Organizzazione: Borgogno – errori, difetti, mancanza di realizzazione degli scopi. – vedere Zanini alla D.C. dalle 17.30. – passaggio ai partigiani di molti nostri elementi. – esclusivamente anti–tedesco. – Elementi negativi!. – Mancanza di sensibilità nei compagni fuori–norma […] per vedere di accordarsi

sul proseguimento del C.I.T. – Difficoltà incontrate (errori)[…] trentino. – Turpe cambio ― movimento partigiano improponibile per formazione naturale

del Trentino. – Mancanza di mezzi. – Solo lavoro abulico ed egoista che ben poco ci aiutava pur approvando le nostre

idee.

RESOCONTO DEGLI INTERROGATORI SUL C.I.T.2

1. Degli arrestati sono componenti del C.I.T. solo Cadonna e Ravagni. Gli altri (Ma-grini e Gentilini) non sono del C.I.T.

2. Il C.I.T. sorto in seguito al 25 luglio fu autonomista e anti italiano con scopi esclu-sivamente economici (nessun fine politico: partigianato antitedesco). Ben presto apparve chiaro essere una ragazzata in mano di due giovani senza ingerenza, con-siglio, relazione con terze persone anziane. Una pagliacciata che poteva durare 1 o 2 mesi.

1 Esiste un altro proclama, in cui a penna è sostituito l’aggettivo “italiana” e “italiano” con

l’acronimo P.N.F. e altre forme di incitamento. Inoltre, vi sono appunti senza data scritti dallo zio proba-bilmente durante la direzione dell’11novembre 1943.

2 Documento relativo agli interrogatori subiti dopo l’arresto.

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Il Comitato per l’Indipendenza Trentina

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3. Ancora in agosto Angelo tu fosti pregato da Cadonna e Ravagni di stampare i pro-grammi dato che potevi usare il ciclostile di San Giuseppe. Li stampasti tutti da solo, nella Chiesa stessa, con cartacera e carta trovata nel ciclostile. L’originale lo possedevi già tu, in quanto avevi battuto a macchina con Ravagni le prime 2 o 3 copie del programma. Ne furono stampati 50 circa di cui parecchi mal riusciti. Tutti furono poi consegnati a Cadonna e la cartacera bruciata.

4. Caprioli fu poi sempre tenuto all’oscuro di tutto perché non ebbe mai occasione di vedere ne Ravagni ne Cadonna. In novembre seppe da Ravagni che tutto era finito in ottobre, quando già Angelo si era immaginato che il C.I.T. fosse morto ancora sul nascere, perché in mano di 2 ragazzi e basta.

5. Borgogno e Claudio siano avvisati della cronistoria del C.I.T. e dei suoi scopi. Claudio conobbe Cadonna alla filodrammatica ed ebbe da lui un programma con qualche spiegazione a voce. Non seppe, ne fece mai nulla perché fu sempre via da Trento. Seppe per caso da Cadonna che tutto era finito in ottobre. Le stesse identi-che cose per Borgogno (solo programma da Cadonna. Non fece mai niente).

Tutti in fondo ci siamo conosciuti nella Filodrammatica, anche Borgogno e Cad[onna].

Tutti videro solo il programma, che presentava solo scopi economici; nessuno conosce ne Gentilini ne Magrini, che non sono del C.I.T. ― Altro non fu detto da nessuno, e non furono fatti nomi. (grafia dello zio Albino)

ATTO DI ACCUSA

Io devo formale accusa al Tribunale Speciale per la zona di operazione delle Prealpi in Bolzano ― contro: 1. Cadonna Giuseppe: nato il 4/8/24 a Lavis di Trento, figlio di Oreste e di Maria na-

ta Filippi, italiano, celibe, impiegato presso l’ufficio alimentazione della Prefettura di Trento, abitante a Lavis, via 4 Novembre; imprigionato a Trento dal 24/3/44, senza precedenti penali.

2. Ravagni Albino: nato il 24/4/24 a Cadine (Trento), figlio di Isidoro e di Fosca Tasin, italiano, celibe, abitante a Fornace (Trento), maestro, senza precedenti pe-nali, incarcerato a Trento dal 24/3/44.

3. Gentilini Bruno: nato a Trento il 16/5.25 figlio di Giuseppe e di Angela Maines, italiano, celibe, impiegato presso la Prefettura di Trento, abitante a Trento, via Perini, 53, incarcerato a Trento il 4.4.44, senza precedenti penali.

4. Costanzi Severino: nato il 5.3.22 a Malè (Trento), figlio di Luigi e di Colomba n. Sandri, italiano, celibe, contadino, abitante a Malè, via Trento, 2, senza preceden-ti penali, incarcerato a Trento dal 30.3.44

5. Sordo Vittorio: nato il 30.10.18 a Levico (Trento) , Figlio di Egidio e Ora n. Re-fatti, italiano, celibe, studente universitario, abitante a Trento, via Calepina, 35, senza precedenti penali, incarcerato a Trento dal 21.3.44.

6. De Zorzi Lino: nato il 27.10.12 a Mezzano di Primiero (Trento), figlio di Francesco e di Margherita n. Tavernaro, italiano, celibe, segretario comunale, abitante a Trento, piazza Duomo, 9, senza precedenti penali, incarcerato a Trento dal 20.3.44.

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Capitolo I 24

7. dr. Viberal Guido: nato il 7.5.11 a Trento, figlio di Giovanni e di Giuditta n. Cal-legari, italiano, celibe, segretario del Consorzio provinciale delle Corporazioni in Trento, abitante a Trento, via Grazioli, 24, incarcerato a Trento dal 22.3.44.

8. Tambosi Giobatta: nato il 13.6.03 a Trento, figlio di Luigi e di Teresa n. baroni Pompeati, italiano, celibe, segretario della S.A.T. sezione di Trento, abitante a Villazzano, via Banala, 2, senza precedenti penali, incarcerato a Trento dal 28.3.44.

9. Bonvicini Luciano: nato il 1.9.1891 a Rovereto, figlio di Giuseppe e Lucia n. Ma-yer, italiano, coniugato, farmacista, senza precedenti penali, abitante a Bolzano, via Druso, 47, incarcerato dal 3.5.44 a Bolzano.

10. Zanetti Turno: nato il 28.6.1888 a Rovereto, figlio di Roberto e di Maria n. de Fedrizzi, italiano, celibe, medico specialista, abitante a Bolzano, viale Trieste, 1, senza precedenti penali, incarcerato a Bolzano dal 29.4.44 al 10.7.44.

NOTIZIE PERSONALI DEI SINGOLI ACCUSATI

1. Cadonna Giuseppe è figlio di un impiegato di banca di Trento. Nel 1943 sostie-ne gli esami di maturità al Ginnasio classico di Trento e si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza in Padova. Siccome non poté continuare gli studi universitari per difficoltà finanziarie, nell’autunno del 1943 s’impiegò presso l’Ufficio dell’Alimentazione della Prefettura di Trento. Dal 1934 Cadonna Giuseppe fa-ceva parte del P.N.F., inoltre dal ’37 al ’42 era socio dell’Azione Cattolica. Ca-donna G. non ha prestato servizio militare.

2. Ravagni Albino è figlio di un guardafili telegrafico in Trento, egli frequenta in Trento la Scuola media e nell’autunno del 1943 sostiene gli esami di licenza ma-gistrale. Egli faceva parte del P.N.F.

3. Gentilini Bruno è figlio di un prestinaio di Trento. Dopo aver sostenuto gli esa-mi di maturità classica al Ginnasio di Trento, scelse la facoltà tecnica all’Università di Padova. Col 5 luglio 1943 venne mobilitato presso la Prefettu-ra di Trento e si trovò insieme con Cadonna B. nella Se.Pr.Al.. Dal 1931 l’accusato fece parte della G.I.L.

4. Costanzi Severino è figlio di contadini. Dopo aver frequentato la scuola elementa-re lavora nell’azienda del padre; per un incidente sul lavoro perse 3 dita della ma-no sinistra. Costanzi S. era membro del P.F.. Non prestò servizio militare.

5. Sordo Vittorio è figlio di oste. Nel 1937 sostiene gli esami di maturità classica in Trento e scelse nell’Università di Padova la facoltà tecnica. Dal dicembre 1931 fi-no all’armistizio prestò servizio militare e fu promosso sottotenente. Dal 1926 fu membro [sic!] del P.N.F.. Dopo l’armistizio dell’esercito italiano ritornò a Trento e visse dando lezioni private.

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2. L’epistolario di Albino dal carcere di Trento 1. Biglietto alla famiglia dal carcere di Trento, senza data

Mi raccomando nei vostri scritti non fate capire che pure io vi scrivo! Mi raccoman-do! Ditelo anche a chi altro mi scrive. Attenti c’è la censura! Anche se aveste da ri-spondere a cose che richiedono fatelo con finezza e senza far capire! Bacini cari e tante cose belle.

Pino3

2. Biglietto dal carcere di Trento, senza data

Carissimi tutti e mamma adorata, eccomi a voi per la compiacenza del signor L.[audadio] che mi vuole molto bene. Io qui sto benissimo fumo ed ingrasso: mamma ho sacrificato la barba! Vi ringrazio del cibo, sempre abbondante, e di tutto ciò che fate per me. Ringrazio anche Dolores, che so venire lei quasi tutti i giorni. Mi preoccupo solo di una cosa, la tua salute mamma: come va? Il colpo forte deve essere stato forte: non eri preparata. Spero che il sign. L[audadio] dica la verità assicurandomi che stai bene. Io ti chiedo di perdonare e mai più, mamma, ti farò simili dispiaceri. Preghiamo molto la Madonna del Rosario. Siamo trattati bene e ti saluto perché L. è qui che aspetta. Vi bacio e saluto caramente tutti, Enzo specialmente e mamma cara cui va tutto l’affetto, e papà brontolone e tutti insomma. Bacioni cari ed auguri, fate pregare e pregate. Scrivetemi una lettera famigliare. Baci a Ziotta. Ad un’altra volta vostro aff.mo

Albino (altra grafia) Carissimo Angiolino, finalmente posso mandarti due righe: immagina con quanto affetto. Ti spero forte e sereno senza preoccupazioni: fa come noi, sii fiduciose nella Provvidenza. Vedrai che tutto si accomoderà! Cerca di fare alla meglio ciò che ti scriviamo in altra parte, […] di eseguire al più presto e con la massima cautela possibile: appena fatto facci avvisa-ti se puoi. Per il resto sta tranquillo e prega. Ti ricordo continuamente e ti abbraccio di tutto cuore il tuo

Beppino (altra grafia) Mio carissimo, anch’io voglio salutarti. Non puoi capire come questa nostra chiamia-mola così “esperienza” ci abbia rafforzati sul lato dell’amicizia e pensiamo con affetto a tutti gli amici di fuori specialmente a te. Salutami particolarmente Claudio e Sandro e digli che li ricordo. (A Claudio domanda se può spedirmi a mezzo Dolores dei dadi, ci sarebbero molto utili). Salutoni a tutti in special modo a tua mamma

3 Il nome Pino è uno dei diminutivi di Albino, a volte chiamato anche Pero, come si leggerà in se-

guito.

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Capitolo I 26

3. Biglietto alla famiglia dal carcere di Trento (Manca della prima parte, ciò che è rimasto porta i numeri 2 e 3, proba-

bilmente è stato allegato alla lettera del 9 maggio 1944)

Avete saputo l’inconveniente capitato al F. (?) riguardo ai pacchi e forse vi sarete pre-occupati per noi. State pur tranquilli che noi ci arrangiamo sempre in qualche modo, ma credo, ma credo tuttavia che qualcosa potrete ancora farci avere mettendoti tu Do-lores d’accordo con F. (?) Lui ti dirà come fare. Vi ringraziamo del pacco inviatoci da V. (?): è giunto in tempo a rinforzare le riserve! State attenti a non mettere più nomi in nessun pacco ne alcun biglietto che invece consegnerete a F. (?) Sui biglietti ci siano meno nomi possibili per evitare incidenti. Noi poi abbiamo pensato, siccome a F.(?) hanno levato 11 giorni di paga, di aiutarlo un poco in denaro anche per ringraziarlo di tutto il bene che ci vuole. Se potete fare qualcosa anche voi senza privarvi eccessiva-mente, sono contento, altrimenti dì Dolores, alle Signorine Perugini che ci mettano in più loro. Fammi sapere al più presto se l’ “amica” di Bruno Gent[ilini] è venuta da te a parlarti di ciò e se vi siete messe d’accordo. Naturalmente è desiderio di Beppo che tu, Dolores, dica ciò alle signore Perugini: non avere vergogna! Di loro pure che non si allarmino per i pacchi che in qualche modo si farà sempre. Naturalmente tu cerca di fare il possibile per farci entrare qualcosa che noi non lo rifiuteremo, sta sicura. Ri-guardo alla visita militare non l’abbiamo ancora fatta e credo che mai la faremo se va di questo passo: state pur tranquilli. Anche la seconda cartolina che ha ricevuto Beppo non vuol dire proprio niente! Abbiamo poi sentito dire che, fuori, delle stupide chiac-chiere dicono che ci hanno interrogati. (Ieri ho dovuto interrompere) Ancora una volta vi ripeto di non credere niente di quello che si dice: solo noi possia-mo saperle certe cose, vi pare? E vi dirò che non ci hanno né interrogati, né battuti! Siamo in florida salute siamo in gamba più che mai. Allegri ce la passiamo giocando alle carte o discorrendo o dormendo! Se non ci fosse il fatto di essere chiusi a chiave, ci sembrerebbe di essere a casa nostra. Questa mattina ho saputo che sei venuta tu Dolores alla porta. Per la faccenda del po-sto come ho detto al Signor V.. sarebbe opportuno che tu Dolores andassi sempre se puoi, dal mio Direttore e gli parlassi per sentire cosa dice. Lui, potrebbe anche richie-dermi direttamente per Fornace o caso mai suggerirti un posto per cui fare domanda e magari raccomandarmi. Digli che sono io che lo prego di aiutarmi e pregalo a nome mio di fare il possibile. Domandagli se ha ricevuto la lettera che gli ho scritto, saluta-melo e rispettosamente fagli ogni augurio. Credo che Lui mi aiuterà. Altrimenti, se non puoi andare a Civezzano, sulla domanda richiedi Fornace o “paesi vicino a Tren-to”: fatti aiutare in tutto da zio Roberto. Come avrai osservato alcuni documenti per me non occorrono dato che gli ho presentati l’anno scorso: leggi in proposito il gior-nale. Guarda se ti torna conto farti fare il certificato di povertà come l’anno scorso e cerca di fare la domanda in tempo: mi raccomando. Se vai a Civezzano scappa lì alla famiglia Rossi e salutamela specialmente Daniele e digli che parli anche lui al Diretto-re per me. Io crederei di essere libero per ottobre se tutto va bene. Fammi ogni cosa mia Dolores che ti sono grato. Magari potessi farmi tutto io! E credo di avervi detto tutto. Non mi resta che raccomandarvi di stare calmi e fiduciosi e di fare qualcosa per mandarci ogni tanto le poche “cibarie” che potete. Non pensate a me che sono in gamba. Voletevi bene ed aiutatevi. Tu mamma sta un po’ riguardata nei mestieracci e scusami se involontariamente ti ho addolorata al colloquio: ti ho detto il perché. Sulle

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lettere che mandate guardate di non far capire che vi scrivo di strafugo. Piuttosto fate anche voi come me: scrivete solo lettere famigliari che parlano di voi ed invece man-date dentro qualche biglietto sincero: hai capito veciota? Per il resto su col tempo che tutto deve finire e speriamo in bene che allora vi assicuro tornerà il benessere anche nella nostra povera famiglia! Io vi lascio tutti in Dio, con un monte di belle cose specialmente a mamma cara che non voglio più mi parli di pian-gere ma solo di serena fiduciosa attesa. A papà, Carmen, Nannino, Enzo, Dolores tanti bacioni, saluti ed auguri a te mamma l’amore mio grande. Vostro

― Pino ― P.S. Saluti a parenti e conoscenti!!! Anche a nome dei miei compagni aggiungo i saluti e gli auguri della cella n. 10. Rin-grazio particolarmente lei, cara D[olores], per quello che fa per me. Se non la distur-bo, nei giorni seguenti anch’io spedirò fuori qualcosa. Grazie infinite con tante affet-tuosità

― Beppo ―

…….consegnerà la mia tessera tabacchi: così è meglio. Non so se potrete prelevare i bollini arretrati: forse lassù a Fornace se non ve li passano qui, li accetteranno dicendo che sono per me, che è da tanto che non fumo, ecc., ecc. Così potrete avere un po’ di tabacco per cambio merci, no? Vi prego di cedere dei bollini al signor L[audadio] che lui ha perso la sua tessera: glieli ho promessi io. Mi raccomando! Guardate che c’è anche il bollino della razione premio di 60 sigarette! Fate meglio che potete! Un’altra cosa: nello scritto di Lando lui si è dimenticato di raccomandare a sua madre di non nominare il suo biglietto nei suoi scritti. Se potete avvisatela voi, magari con uno scritto consegnato al giovane di Roncegno cui avete consegnato l’altro. Capito? Al-trimenti succedono dei guai seri anche per il signor L[audadio]. Fate tutto il possibile !!! Vi prego. Ed anche voi state attenti di non nominare questi miei scritti! Se sapeste qualche novità fatemelo sapere con il solito mezzo! Noi qui siamo più che mai con-vinti che la va a strappi!! Speriamo sia addirittura verso la fine di maggio. Però non facciamoci illusioni, altrimenti dopo sarebbe peggio! Spero voi stiate sempre bene malgrado le terribili scosse patite. Coraggio e soffriamo in Dio: Lui solo ci saprà pre-miare in avvenire. Non occorre che mettiate tanto zucchero nel caffè perché ne ab-biamo appena ricevuto ½ kg. Quindi ne ho anche troppo. Già che ho spazio vi chiedo un favore. Se non vi riesca di troppa spesa mandatemi una pipa, non troppo grande, ne troppo piccola ed un pacchetto di tabacco “Forte” che troverete nella casetta in camera nostra mamma. Però non fate spese forti: se la pipa costasse più di 15–20 lire non pi-gliatela assolutamente: va bene? Poi mi mandate dentro tutto con il pranzo se potete. Vi ringrazio. Qui ce la passiamo come sempre: stiamo tutti benone e speriamo di usci-re presto. Mamma tu come stai? Voglio sperare, e perciò prego sempre Iddio che tu sia sana sebbene un po’ turbata. Fatti forza che ho tanta fiducia di venire esaudito dal-la Madonna, ed allora saranno altri giorni più sereni e più belli. Non puoi immaginare La gioia nel leggere la lettera di Ilda al vedere che il buon zio Liberato fa pregare per me come per il suo Italo. Grazie a tutti cari cuginetti e pregate tanto per il vostro Albi-no e grazie zio Bato e Maria. Spero di rivedervi presto! Mamma e tutti miei cari vi lascio con molto affetto e con tanti bacioni che spero potrò darvi fra non molto se Dio mi assiste e vi vuole bene. “Fiat voluntas Dei”. Baci, baci, baci e saluti a tutti i parenti e conoscenti. Ciao mamma e papà e Dolores e tutti!

Vostro indimenticabile Pino.

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Capitolo I 28

4. Cartolina da Trento della sorella Carmen

Trento, 28–4–44 Carissimo Albino! Con tutto l’effusione del mio cuore mando a te caro fratello, mille auguri pel tuo com-pleanno e colla speranza di rivederti presto. Affettuosamente ti bacio. Aff.ma sorella

Carmen

Giungano a te caro Albino i miei migliori auguri per il tuo compleanno. Aff.mo Nannino

Caro zio, Anch’io ti mando tanti bei auguri pel tuo compleanno e provo tanto desiderio di ve-derti e conoscerti. Bacioni fini tuo aff.mo

Enzo

5. Cartolina da Trento di mamma Fosca

Trento, 28–4–1944 Carissimo figlio Giunga a te il mio sincero augurio pel tuo compleanno a nome pure di papà e tutti noi. Con la più viva speranza di presto rivederti fra noi, con la promessa di ricordarti sem-pre al Signor, ti mando la S. Benedizione, tua

mamma 6. Lettera da Trento della sorella Carmen

Trento, 8–5–44 Mio carissimo fratello! Ecco che finalmente dopo tanto tempo ci facciamo viva stamattina mi accingo a scri-verti. Innanzitutto voglio sperare che questa mia ti trovi in buona salute come pure ti posso assicurare che lo è di tutti noi. Qui a casa ti pensiamo sempre e non vediamo l’ora di riaverti qui con noi che tanto ti desideriamo. La mamma è abbastanza in gam-ba ed è tutta preoccupata per farti dei presenti ad ogni pranzo ma dati i tempi che cor-riamo lei dice che può mandarti soltanto la solita minestra. La signora Dallapiccola ci informò che lassù a Fornace tutti ti ricordano e i tuoi alunni ti hanno fatto cantare quindi S.S. Messe; lassù adesso c’è un supplente di Bedollo che si picca di fiorentino: immagini che roba? I biscotti che ti abbiamo mandato a Pasqua come pure il pane bianco sono tutti i presenti che ti hanno fatto i tuoi alunni che sempre ricordano il loro maestro. Ed ora ti parlo del mio ometto che diventa sempre più carino e dà lavoro ad un intero reggimento di lavandaie e bambinaie. Fratello Caro! Se tu vedessi il nostro Enzo come si è fatto grasso. Aumenta di 800 grammi al mese e mangia il latte Alpe e qualche vol-ta per saziare la sua fame famelica bisogna ricorrere ai biscotti; in compenso però dorme poco e si fa certe risate e certi discorsetti che ci incanta tutti; almeno ci possia-mo accontentare che la notte fa il bravo tutta la notte; caro Albino te lo immagini il nostro Enzo così grassocciello, coi capelli così ricciuti che se cade a terra si pianta?

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Sono un po’ in pensiero perché la mamma mi ha detto che quando io e Nannino a guerra finita ritorniamo in Sicilia lei si prende l’incarico di rapirmi Enzo perché lei di-ce che sentirà forte la sua mancanza; però mi consolo e penso che se questo rapimento avvenisse da parte della mamma è sempre piacevole. Ti devo dire un’altra cosa, cioè che quando Enzo piange la Lili si dispera e gira di qua e di là e non si da pace finché non lo sente tranquillo. Mentre ti scrivo c’è la nonna che dà la pappa al nipotino e bi-sogna correre tutti ai posti quando si avvicinano le tre ore perché Enzo dà l’allarme in latteria e se sentisti la sirena!! Anche Nannino è felice del suo piccolo e dice che ades-so lo scopo della sua vita è quel Frugolino di appena settanta centimetri e accumula i tagli di stoffa per fare i calzoncini e la giacca al nostro piccolo grande tesoro. Io credo che fra poco faremo la fotografia del nostro “bocia” e allora te ne manderemo una copia anche a te; sei contento zio barba? Giorni fa è stato qui a casa Beppino Ce-stari che è arruolato nel corpo di sicurezza trentina e ti porge saluti e auguri. Ed ora con la certezza di avverti stancato delle mie chiacchiere chiudo la mia espisto-la. Accetta i saluti di Nannino che è andato per filo; Enzo ti manda tanti grossi bacetti e non vede l’ora di tirarti i peli della tua barba e da me accetta tutti i miei fervidi augu-ri che sinceramente ti porgo, un migliaio di saluti, e colla speranza di rivederti presto affettuosamente ti bacio Tua aff.ma sorella

Carmen

7. Lettera da Trento di mamma Fosca

Trento, 9–5–1944 Mio carissimo figlio. Ora dopo un lungo silenzio voglio dirti tutto quanto il mio cuore angosciato sofferse in questi lunghi e tristi giorni. Povero figlio mio tu che cercasti sempre di non farmi soffrire. Non puoi comprendere quanto fu il mio dolore nell’apprendere la triste noti-zia. Per me fu come un fulmine a ciel sereno, non sapevo più cosa pensare. Ma poi mi sono un po’ alla volta rassegnata con l’aiuto di Dio e della Madonna S.S. Così sono sempre di giorno in giorno con l’ansia di vederti venire a casa libero e buono come sempre. Certo che per la tua mamma fu amaro il calice che dovette bere. Dunque pas-siamo ad altro, io di salute sto discretamente, Iddio mi aiuta sempre, tutti i giorni vado alla S. Messa e Comunione, pregando sempre per te, acciò possa presto venire a casa a consolare la tua mamma, che ha estremo bisogno. Mercoledì della settimana scorsa andai a Arco a trovare zio e Bruno, che mi fecero buona accoglienza, ritornai a casa venerdì mattina, pure loro m’incaricarono di salutarti, con la promessa di pregare per te in questo mese dedicato alla Madonna, acciò ti conceda quanto desideri. Ieri 8 maggio fu il pellegrinaggio alla Madonna delle Laste, che vi partecipai pure anch’io, hanno fatto una bella funzione con una bellissima predica, ed in fine la Bene-dizione col SS. ti raccomandai tanto alla Madonna acciò ci aiuti in questi tristi mo-menti che attraversiamo. Domenica Dolores come pure tua cugina Mirta andarono al Santuario di Pinè, certo che il primo ricordato sarai stato tu. Io voglio credere che le nostre preghiere verranno accolte e che vorrà farci la grazia che desideriamo, e che aspettiamo con ansia. Sono sempre preoccupata per mandarvi da mangiare a te come pure a Rolando perché mi sembra che per lui povero ragazzo i suoi genitori fanno po-co o niente. I tuoi scolari ti mandano i loro saluti come pure la signora Dallapiccola che fu qui ieri sera a trovarci. Avrei un mondo di cose da dirti ma serbiamo tutto al

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tuo ritorno, allora si sarò contenta e felice. Il nostro Parroco ti ricorda sempre al Mo-mento della Messa, lui pure ti manda i saluti con auguri sinceri. Sta sicuro che tutti quelli che ti conoscono pregano per te. Ziotta pure ti saluta tanto, e anzi il tuo vestito nuovo l’abbiamo portato a Cadine così Ziotta vuole che quando esci vada a prendertelo e passare qualche ora con Lei. Sono stanca di scrivere perché sai bene che faccio fatica a concentrami, Papà è buono e a-spetta con pazienza il tuo ritorno in braccio a tutti noi che con ansia ti aspettiamo. En-zo è grasso e bello sai che è cresciuto 2 Kg., ci da un lavoro a tutti, conosce già la vo-ce di noi, papà se lo gode quando viene a casa cerca subito il caro nipotino, credilo che è un vero amorino. Scusami se prima non ti scrissi perché ero troppo avvilita. Dunque su coraggio, tutti ti salutano e ti baciano e ti stringono forte al cuore, e mando a te la Benedizione del Si-gnore, ti lascia nel cuore di Gesù,

la tua mamma Carissimo Figlio, voglio aggiungere anch’io i saluti miei più cordiali e tanti auguri , tante affettuosità colla speranza di vedersi presto. Bacioni fissi dal tuo aff.mo

babbo Cari saluti e auguri. Quando ritornerà il mio segretario?

Bacioni aff.ma Dolores

8. Lettera dal carcere di Treno

9 maggio 1944 Miei carissimi tutti e mamma mia adorata, mamma che molte volte ho disobbedito, che molte volte ho addolorato ma mai come ora. Tu soffri, soffri e taci sempre: anch’io soffro mamma e tanto pensando a te. Te-mevo i primi giorni che tu dovessi soccombere alle pienezze dei tuoi dolori. Temevo per il tuo povero cuore , o mio tesoro dolce e caro. E pregavo, pregavo Dio ed Egli mi comprese e così sentii da Rolando che eri abbastanza calma: spero che tu lo sia ancora pur rifugiandoti tutta in un Dio che sempre ha sorretto il tuo cammino, col tuo duro legno, sul tuo duro Calvario. Mamma buona che hai perdonato al tuo Albino? Non lo fece apposta sai: è tanto giovane! Non credere da queste mie prime parole che sia di-sperato o sfiduciato, moralmente rovinato insomma! O, al contrario: sarò fatto più se-rio, più riflessivo un po’ nostalgico forse, ma forte, forte in Dio che prego sempre con tanta Fede, con tanta certezza! E questo mi da calma, ferma la mia impazienza di usci-re, di vederti, mi rende meno nemica questa cella, mi da rassegnazione in questa im-provvisa situazione. Ti domanderai, ma quando, quando ti vedrò o mio figlio! Anch’io mamma me lo do-mando, anche noi tutti ed io lo domando anche al mio Dio: Chissà….. Fino a 10 giorni fa si viveva di illusioni. Di quell’illusione che i Tedeschi davano anche a voi quando andavate a domandare nostre nuove. Usciremo questa settimana ― l’hanno detto al papà del tale ― “No martedì o mercoledì” ― “ a mia madre”. E così avanti: ogni giorno Radio–galera ci portava una notizia buona. Una dopo l’altra caddero. Ora di-ciamo sempre: “ Sarà domani…..” Uno dei tanti domani “domani” … Quanti siete? Finirete? Si, dovete finire perché ho Fede in Dio e nella Madonna ed Essi mi esaudi-ranno.

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Qui ho tanto tempo di pensare a te, di pregare Dio e la Mamma Celeste. Troppo tem-po per pensare a noi, perché tutto si risolve in un grande rimpianto dei perduti giorni. Un grande abbattimento morale mi aveva immalinconito i primi tempi. Ora è passato ma ha lasciato un solco profondo in me, un grande beneficio. Ho risvegliato quella mia povera Fede vacillante e piena di dubbi, portandola con la bellezza della preghie-ra e della meditazione ad una nuova fiorita di cose grandi. E’ il grande poema della Religione, l’infinita sinfonia di Dio che con la primavera della sua Resurrezione mi ha tratto dall’umano dolore, alla calma di un’evasione pensata, alla gioia della pura feli-cità cristiana! E ringrazio Dio. Come me i miei compagni. Dio ci ha guadagnati inte-ramente alla sua maestà e gliene siamo grati; Dio ci ha messo in cuore un fervore di opere buone che non vediamo l’ora di essere liberi per farle. Com’è bello, vero mam-ma, abbandonarci pienamente all’onda di grandezza che sgorga finalmente sincera dall’anima al suo Dio nella solenne preghiera della solitudine! Così sarà anche per te, è vero? Ma tu sei, sempre stata un angelo, l’angelo della bontà, del dolore, dell’amore! Ed i nostri cuori all’unisono chiedono pure a Dio: Egli ci esaudirà! Quan-do….. ma quando dirà il tuo povero, povero cuore straziato dai doloro di una materni-tà ferita! Mamma il “quando” è nelle mani di Dio: in sante mani buone. Nelle nostre ci deve essere solo: “rassegnazione”! Tanta, infinita, cristiana. Una voce però mi dice che il giorno che potrò abbracciarti e con te tutti non è lontano; Dio lo vuole perché tu non soffra più a lungo, non lo vorrà quando il dolore ci avrà purificati totalmente! Tante cose ci inducono a sperare a ciò: 1° il fatto che nessuna incolpabilità può esserci data perché risulta che il C.I.T. è una cosa caduta già dal Novembre e che era sorto ai tempi di Badoglio ― 2° loro stessi dissero che è una ragazzata e risero molto al senti-re le nostre bambinate ― 3° il papà di Gentilini (è da lì che sappiamo le poche cose che penetrano qua dentro) dissero che ci tenevano qui un po’ di tempo per impaurirci e se le carte dell’istruttoria sono già a Bolzano da lunedì 1° maggio ― 4° fatto impor-tante, che Angiolino e due altri di cui sanno il nome (Bauer e Borgogno) sono ancora liberi quando spero, l’istruttoria è già finita. Così a parer nostro stanno le cose. In quanto al tempo mi disse il signor Villano può essere domani, come fra una settimana, fra un mese, ….. chi lo sa! Io non so cosa dirvi. Senza farvi illusione, ne addolorarvi troppo io penso a giugno, però in cuor mio penso sempre : “Domani” ….”domani”. Io sono rassegnato a tutto. Non so tu mamma, e di questo mi cruccio. Io non ho nes-suna preoccupazione per noi: soltanto penso a te mamma. Non ti ammalerai, spero! No, mamma, no: resisti a denti stretti, fallo per il tuo Albino! Ė una grande prova di-vina che dobbiamo superare in Dio perché con Lui “il legno della nostra Croce sarà soave e leggero”. Quale amore mamma, poter vivere e dopo andare a depositare as-sieme le nostre croci nella Cripta del Santissimo ai piedi di Gesù! Su dunque col tem-po! Mamma! Pensa che il tuo figlio, il tuo Pino sta benone, ed ingrassa, s’è levata la barba per piacere a te , ti pensa sempre, prega forte, ti ama, si mia santa mamma come non mai! E per ora sospendo il mio colloquio affettuoso con te mamma per discendere alle basse sfere dell’usato. Ci sarebbe il modo di vederci di strafugo “s’intende senza però parlarci. Sentite: al passeggio noi stiamo in un piazzale interno che ha un lato verso il Tribunale. Da quelle finestre vicine molto si può vedersi e infatti io vidi Papà e Mamma Gentilini salutare e stare li tutta l’ora a guardarsi il figlio. Ora ho pensato che se voi parlate ai Gentilini, pregandovi di farvi entrare anche voi in quell’ufficio, potreste venire a salutarmi ed a vedermi. Resta a vedere l’ora perché io non passeggio mai col loro figlio. Di solito o nella I (8 ½ ― 9 ½ ) o nella seconda (9 ½ ― 10 ½ ) io sono sempre al passeggio e sono quasi sempre nel piazzale che guarda il lato destro

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del Tribunale (rispetto a chi entra appunto nel Tribunale). Se io non ci fossi al passeg-gio, né da una parte né dall’altra, state attenti che vi spiego il posto della mia cella di dove si potrà anche salutarsi: dal lato destro del Tribunale guardando la parte del car-cere vedrete che a metà della casa scorre giù un canale per l’acqua. Da quel canale la II finestra a pianoterra venendo verso il Tribunale, è la mia. resta a vedere chi dovrà venire. Io direi che per te mamma non è il caso: ti commuoveresti troppo e ti farebbe molto male. Credimi una tale scossa al tuo cuore. Io parlo per il tuo benessere sai: in ogni modo guarda tu. Io penso a Dolores: lei è abituata ormai ad andare e venire dagli Uffici e poi ti riferirà tutto di me: che mi ha visto, che sto benone , che sono allegro, ma ripeto: questo il mio modo di vedere adesso pensate a voi. Spero che il signor Gentilini comprenda e sarà gentile con voi. Se non fosse possibile non addoloratevi che ci accontentiamo degli scritti. A proposito di scritti ho ricevuto le 2 cartoline d’augurio e ringrazio solo quelle. Perché non mi scrivete qualche lettera? Parlandomi di voi tutti, notizie familiari e dei parenti, della mia scuola; chi è adesso maestro las-sù? Il Direttore è indignato? Ditegli che mi faccia il piacere di scrivermi anche lui par-landomi della “mia scuola” che amavo tanto, più di me stesso! Buttare via tante notti per essa che vorrei sentirne parlare: I miei ragazzi non mi scrivono? Ma Voi soprattut-to, tu mamma, tu piccolo Enzo parlami della tua piccola cara vita, tu papà, tutti cosa fate. Scrivetemi minuziosamente e spesso. Niente notizie riguardanti il mio stato at-tuale, niente informazioni pericolose (se ce ne sono mandatele dal Sig. Laudadio che è molto gentile!) Parlatemi tanto di voi . E Ziotta, la cara “Tota” avrà pianto immagino? Leggetele questa mia, mia raccomando che pochi vedano e sappiano di questo scritto !! Vi ringrazio a nome anche di Rolando per ciò che abbondantemente mi mandate. Siamo contentissimi. Quel qualche cosa di caldo nella thermos mi fa molto bene. Però guardate che non sia troppo da aggravare alle finanze famigliari quello che fate! Soldi ne avrò abbastanza per circa un mese. Ringraziate per me D. Franc[esco] per le 100 li-re e la signora Bertoldi per le 50. Scrivete ai suoi di Rolando che gli mandano qualco-sa di soldi […] pochi! Mettete lo scritto di Rolando in una busta chiusa. Il foglio az-zurro è per voi l’altro è per sua mamma. Oggi sei venuta tu mamma a portarmi il pranzo. Grazie, grazie ma non stancarti che immagino hai ben altro da fare! Dolores 1000 ringraziamenti per il tuo affettuoso incarico di vivandiera. Termino chiedendovi di mandarmi un po’ di magnesia per purgarmi: è da tanto che non ne prendo! Pregate tutti perché ci possiamo vedere fra breve: fate pregare. (don Francesco, scolari, don Renzo a Fornace, Ziotta, ecc). Saluti a tutti parenti e conoscenti. A Ziotta un caro ba-cio. Alla fam. Dallapiccola un affettuoso ricordo. A voi carissimi, a te mamma tanti bacioni dal vostro affettuosissimo ― Pino ― che vi ama tanto e spera di uscire fra non molto a soffocarvi coi suoi baci. Mamma mi raccomando! Calma e Fede in Dio.

Lo scritto che segue è un biglietto che chiamerò “p.s.”, probabilmente al-legato alla lettera del 9 maggio 1944 perché in esso è menzionato il numero dei giorni trascorsi in carcere.

9. P.S. Qua i vestiti si rovinano, io penso se potete riattarmi i pantaloni verdi che mise

Paolo (zuave o lunghi) sarebbe meglio così quando esco trovo questi leggeri da mette-re. Ogni 15 giorni mandatemi la biancheria. L’asciugamano sarebbe sporco: non so come si potrebbe fare perché in casa non ce ne sono già. Ho ricevuto una cartolina da

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Ziotta e 2 da Angiolino. Ringraziate e dite tutta la mia gioia: senza far capire che ve lo ho detto io, portate al signor Villano un libretto di preghiere (il mio piccolo è a Forna-ce) ed uno di meditazione, fresco e per giovani (Don Francesco forse vi farà il piacere di prestarvene uno). Anche Rolando desidera un asciugamano. Deve averlo in una va-ligia o lì a casa o a casa sua: non ricorda. Ho saputo che oggi il signor Gentilini è an-dato a Bolzano: da lui saprete qualcosa; tenetevi in collegamento con lui. La mia paga spero l’avrete consumata liberamente. Per i debiti con la signora Dallapiccola ci penso io quando uscirò. Sempre più miei cari mi convinco che la cosa si risolverà in bene e che è questione di poco tempo. Coraggio che dopo ci vorremmo ancora più bene e sa-remo ancora più felici. Rolando, cara mamma, tiene troppo alla sua barba . In ogni modo ha detto che ci pen-serà! Ho appena finito il passeggio: è la più bella ora della giornata in cui ci scambia-mo 4 chiacchiere da vecchi amiconi. Il tempo passa in fretta (51 giorni!!!) e così viene in fretta anche il bel giorno che usci-remo finalmente. Termino qui perché vi ho detto abbastanza. In un'altra lettera vi dirò altre mie nuove. Scrivetemi e pregate. Così mi farete felice. Tantissimi bacioni cari a tutti e tutto il mio affetto sincero. Baci a Ziotta, saluti ai parenti e conoscenti e a voi l’anima mia, vostro diletto

― Pino ―

Mi sono sognato 8 volte di essere libero: sperando che la nona sarà reale. Mi sogno spesso di voi; mamma mi fai spesso compagnia. ― Arrivederci ―

È opportuno ricordare cosa successe a Trento in quel lontano 13 maggio 1944: era mattina, verso le 10, quando la città venne squarciata dalle sirene della protezione antiaerea; a quel sinistro suono tutti cercarono di raggiungere in fretta un posto sicuro dove ripararsi. Mia madre ricordava che mi prese in braccio e, avvolgendomi in una copertina leggera (compivo proprio quel gior-no 3 mesi) si diresse velocemente verso il rifugio antiaereo di piazza Venezia. I bombardieri nel frattempo stavano già sorvolando la città e avevano iniziato a sganciare il loro carico di morte. Ci salvammo tutti e due, ringraziando il cie-lo. Ma quanta distruzione e dolore si lasciarono alle spalle gli aerei alleati!

10. Biglietto dal carcere di Trento

Dall’Università, 14–5–1944 Miei carissimi tutti e mamma mia adorata! Sono qui ancora una volta a darvi notizie di me ed a parlare, insomma un poco con voi che siete il mio unico pensiero! Vengo a voi in un giorno che è pieno ancora di ricordi del terribile avvenimento di ieri. Terribili a quanto dicono qui i pochi che hanno visto qualcosa perché noi abbiamo visto ben poco! (Ma sentito anche troppo) Troppo per-ché con un fiotto di sangue dal cuore non salisse alla gola un grido di dolore. “I miei”! Preghiere, invocazioni ed il vostro pensiero che tornava insistente alla mente, come Dio volle passò il terribile, il turbine, il disastro e poi venne la buona notizia dal si-

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gnor Laudadio. Egli è ormai la persona per la quale oltre che essere riconoscente si deve anche portare affetto, perché è tanto buono con noi e se può ci fa ogni piacere. Così seppi che eravate tutti salvi, come sono salvo io, salvi fra tanti morti immagino! Qui dicono che la nostra cara Trento è mezza distrutta! Io ho pregato per i poveri mor-ti ho ringraziato tanto Iddio. Mamma: è pur tanto buono con noi Dio. Vedi se da un la-to ci ha tanto addolorati con la mia disgrazia, dall’altro ci ha pur salvati da una peg-giore! Mi sembra che l’ultima volta voi siete andati nel nostro rifugio. Guarda, mam-ma, se ci foste andati anche ieri! Non è caduto? Bisogna dire proprio che il Cielo ci è vicino in un modo miracoloso. Tante grazie ci fa il Signore e non vorresti che ci fa-cesse quella che io e voi tutti desideriamo? Ė per questo che io sono calmo e spero che non è che questione di qualche settimana. Il giorno stesso che consegnavo al Laudadio il biglietto per voi mi giunsero 3 lettere: la tua mamma, la tua Carmen ed una proprio inattesa di Vilde che mi ha fatto piacere (ho pensato che c’è anche una bella ragazzina che pensa al Carcerato “1518”. Ė più facile provarla che scriverla la gioia mia in que-sti momenti! Sentivo una cosa che veniva su dal cuore e che inghiottivo con piccole grida ma articolate: io non so cosa sia precisamente: credo troppa gioia. Proprio come il coccodrillo che piange dopo aver mangiato. Rilessi un’altra volta, poi un’altra, e co-sì anche ora ogni tanto mi piglio le mie lettere e leggo! Con tutto questo non le so an-cora a memoria! Così credo di avervi dato una pallida idea di quello che sia avere una lettera qua dentro, in questi “cari” luoghi! Ora per esempio ho qui davanti la tua mamma, perché le altre le ho date a Rolando da leggere essendo egli un po’ troppo giù di morale. Dalle tue poche parole, mamma, riguardo al tuo dolore t’ho compresa tutta: ma già io t’avevo immaginata così: ferita, angosciata ma cercante conforto ai piedi del nostro Dio! Così, mamma, così: sono proprio orgoglioso di essere tuo figlio! Anche noi preghiamo tanto alla mattina, alle 4½ e verso sera le 7½ ― 8.alle 4½ faccio una piccola funzione del mese di Maggio con canti, Rosario, Litanie, preghiere, proprio come se fossi nella nostra chiesetta. Dal 20–4 ― al 8–5 abbiamo fatto la Novena alla Vergine del Rosario. L’8, tu sei andata alla Madonna delle Laste, noi alle 12 abbiamo fatto la supplica. La Domenica poi faccio la funzione delle 3, una alle 4 ½ , e le altre solite […]. Così credo di santificare la festa! Ma anche il mio sai: proprio quando con orgoglio potevo dire di aiutare anch’io la famiglia; ecco che sono passato più giorni qua dentro (54!) che non all’insegnamento (48). Ma pazienza! Volle così Dio per il mio bene e lo ringrazio solo lo prego di abbreviare le vostre e le mie ansie gettandoci finalmente l’uno nelle braccia degli altri! Sono contento che tanti fuori preghino per noi perché vuol dire che siamo ancora ricordati e bene! Ringrazio proprio con la più bella riconoscenza chi intercede per noi presso Dio! [ora Rolando mi ha dato le altre lettere] Fra le gioie più belle e più dolci sono anche quelle che mi procurano i miei scolari che sebbene mi abbiano conosciuto e potuto apprezzare poco hanno dimostrato di comprendere che li amavo come dei veri figli: (interrompo perché c’è l’allarme! Speriamo in Dio!!!) Riprendo: oggi tutto è andato benone. Ringraziamo Dio e speriamo che Lui ci proteg-ga sempre così. A questo punto credo opportuno dire una mia idea. Io sono dell’avviso che voi tutti torniate a sfollare a Cadine e od in qualunque altro paese poco importa, perché a mio parere torneranno a bombardare ed allora il pericolo è grande! Di me non prendetevi pensiero che qui siamo bene al sicuro, anche troppo!!, sia le cel-le che il Rifugio sono con soffitti a volta di botte, in più rafforzati e grossi muri. Per il mangiare ci arrangeremo con quello che mandano al Bepo e ad altri di noi che è ab-bondante. Il pensiero mio, sia l’ultimo a trattenervi qua poiché vi esporrete [...] ad un doloroso pericolo, a continue “fughe” e tu mamma che sei già scossa te ne accorgere-

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sti, ed anche tu Carmen: la tua agitazione nuocerebbe molto al piccolo Enzo con con-seguenze al momento del suo sviluppo. Dunque se volete farmi un piacere dal cuore, sfollate, andate via, e per papà fate nel migliore dei modi possibile: se occorre è vero che ti adatteresti anche tu paparino ad andare dalla città al paese, vero? Ė per la tua vecchietta che è ammalata mentre tu sei ancora un vecchio alpino! Queste le mie idee che bramerei accettaste. Per me come ripeto non angosciatevi che sono al sicuro!!! E poi credo che fra poco finirà questa vita! No? Un’altra cosa devo dirvi. Mi sembra di aver sentito che i Tedeschi hanno incominciato a “chiamare” anche le donne per mandarle nella loro Germania infernale! Ora ho pen-sato subito alla Dolores, alla mia carissima sorellina; lei disoccupata è in pericolo (se sono vere le voci che ho sentito) ma credo che con la scusa che tu, mamma, sei amma-lata, se la possa cavare. Perciò preparatevi a tempo certificati e ciò che occorre per es-sere al sicuro, ed a tempo. Credo che così avrete pensato anche voi, no? E torno un po’ a rispondere alle lettere vostre. Grazie mamma del tuo pellegrinaggio: preghiamo tanto, che al fine il Cielo ci aprirà queste benedette porte!! Noi siamo tutti convinti che Dio ce la farà questa grazia e perciò siamo tranquilli e preghiamo tanto. Quando sarò libero ti racconterò ogni cosa vedrai “tu stessa come il Cielo ci abbia protetti ne-gli interrogatori per es. ed in tante altre cose. Ė così che noi stiamo aspettando ogni giorno la grazia divina. Mi dici che Dolores e Mirta sono andate a Pinè invece! Ave-vamo supposto qualcosa io e Rolando vedendo che domenica non è venuta Dolores a portarmi il pranzo. Io non so come ringraziare tanto affetto per me anche da parte di Mirta: vuol dire che quando sarò fuori ringrazierò meglio perché qui mancano anche le parole. Dite a Mirta che mi scriva ed anche zio Roberto ed intanto saluti e baci a lo-ro. Sono contento che la sig.ra Dallapiccola venga ogni tanto a trovarvi. Lei, lassù, mi fece da seconda mamma. Io mi ricordo ancora l’ultima sera mi ha fatto mangiare tanta marmellata in compagnia con la mia cara amichetta Gina e poi quando andai a letto mi accomodò le coperte sulle spalle come facevi tu mamma! Certi particolari si ricor-dano! Grazie anche a Don Francesco: non supponevo mi volesse così bene. Ditegli che mi ricordo spesso di lui specie quando mi faccio le “mie” funzioni. Ziotta, mi sembra ve l’ho detto, mi ha scritto e fu una sorpresa che mi fece contentissimo! Gra-zie, Tota mia cara, e sta pur sicura che se anche non ci fosse il suo vestito a casa tua, il tuo nipote sarebbe venuto lo stesso a trovarti. Ho fatto tutto il programma per quando uscirò. Sono sicuro che papà è buono. D’ora in avanti quando sarà cattivo minacciate-lo di mandarlo all’”università” : per mio consiglio ma non ci entrerebbe neanche per un milione. Invece non so immaginarmi Enzo. per tanti sforzi che faccia quando pen-so a lui mi vengono in mente soltanto un poco di pelle e due manine invisibili. Ora sa-rà bello, sarà grande e fra breve, cosa farà? Morderà e incomincerà a parlare, o a comminare. Ah, fortunato tu Nannino che puoi goderti un simile dono, tu che hai sempre sofferto così poco. Ma quando uscirò mi lascerai il tuo posto per un po’ vero? E così è finita la tua lettera ed ho risposto a tutto che mi dicevi, mamma. Come vedi io sono piuttosto lungo quando mi metto; peccato che devo restringere un poco tutte le idee che mi verrebbe voglia di scrivervi. Pazienza. Come dici tu, mamma, ci diremo tanti di più quando ci rivedremo! Perfino papà mi scrive due righe con la sua cara, ”calligrafia”!! Grazie papà, quando mi scrivi tu vuol dire che è da tanto che non ci ve-diamo; mi hai scritto al Campo, a Bolzano ed ora qui all’Università. Poche volte ma che hanno più valore. Fra noi uomini il silenzio vuol dire “Stringi i denti e tira avanti: al resto ci pensa Dio”. E così mi pare. Fatti vivo ancora! Dolores poi ha pensato forse che Lei è vicina a me tante volte. Ci separa solo una ventina di metri. Il tuo segreta-rio? Ma si che tornerà! Ma, come va con Tonin dolce. Scrive ancora? Ah, l’amore,

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l’amore: è meglio sai della politica anche se è fatta da “boci” come tuo fratello. E ri-spondo allo scritto della mia cara Giegia […]. Tutto ad un tratto, compio 20 anni, ci si accorge che non si è più bambini, che si è uomini, che l’avvenire ci aspetta e che non si è più piccoli niente nella vita mia una cosa importante nella società umana. E così ho pensato con un sorriso ai tempi delle botte fra me e te erano all’ordine del giorno, allora ero felice e non ti volevo bene. Ora sono ancora più felice perché ti voglio bene veramente mia Carmen, forse ancora di più perché fra me e te c’è anche l’amore di un nipotino che è inutile ti gli metta in mano il pennello della barba per abituarlo a tirar-mi i miei pochi “peli” del mento. Inutile perché non ci sono più. Pace a loro poveret-ti!! Ci sono solo 2 baffettini alla gagà che non donano molto. Lo immaginavo che tu mi avresti scritto perché so che in famiglia sei l’unica che senza tanta fatica puoi scri-vermi qualcosa. E ti dico grazie. In quanto ai presenti che vuol farmi la mamma dille pure che non si piglia pensiero per quello che noi siamo più che contenti di quello che può fare senza che si metta a volere ciò che non può fare. Quindi niente pasta al sugo così di frequente: basta ogni 15 giorni. A meno che non la facciate per tutti! Ecco io voglio che ci mandiate quello che fate per voi. La solita minestra e se c’è dell’altro meglio, e se no, non angustiatevi che noi ne abbiamo sempre abbastanza. Qui non si guarda per il sottile! E tutti quei conigli di dove vengono? Non sarà mica la Ziotta che si distrugge la razza? Mi raccomando! Dici Carmen che al mio posto c’è un supplente abbastanza scemo? Ne ho dispiacere ma così forse non occorre io tema che mi rubi il posto. So quanto sono terribili i miei scolari e si cambierà, vedrai. Per le SS. Messe, i biscotti ed il pane, ringraziate i miei cari lazzaroni e soprattutto dite loro che siano buoni e bravi e lavorino bene se vogliono piacere al loro maestro che tanto li ama. 15 SS. Messe! Ne sono felice, così le offro a Dio al posto delle 8 che ho perso da quando sono qui. Di Enzo mio ho già parlato nella I parte del mio romanzo e lo spazio qui è poco. Ogni tanto, mamma Carmen, scrivimi “del tuo piccolo mio” che sarò tanto feli-ce. Povera vecchia Lilli vi dispera? Ė proprio come il suo padrone si vede: ultrasensi-bile!! Si Nannino, hai ragione essere felice del tuo Enzo ed orgoglioso! Così se davve-ro ha compreso il grande significato della parola figlio non ti resta che comprendere quello della parola “ M A D R E” e così quando la mamma mia ti parla o ti sgrida af-fettuosamente usa un po’ di quella dolcezza che usò Cristo con tutti ed onora e rispetta i tuoi II genitori e comprendi, comprendi Nannino che è una mamma che ti parla, quello che di più santo abbiamo sulla terra. Tu che da tanto non la vedi forse ti accor-gerai ora di quale affetto ami tua madre. China il tuo capo orgoglioso ed ama chi ti ama. Quando uscirò parleremo di tante cose. Se il destino avesse disposto altrimenti avevo deciso di venire presto a casa a parlarti perché ne sentivo il bisogno. Non posso tollerare nella mia famiglia né l’astio, né i sorriseti […]: solo amore, amore Nannino caro perché su ciò si fonde anche la nostra fede in Dio. Non meravigliarti delle mie parole, mio caro, io ti ho sempre amato come una volta: prima che l’amicizia tua per me si cambiasse in quella per Carmen. Quindi amami ancora e più che me ama mia madre, lo merita: forse l’hai capito tu stesso ora che vedi il suo amore per Enzo, per “tuo” figlio. E così venga il beato momento che potrò insegnare al mio Enzo a sillaba-re! Magari: ma voi sarete lontani e forse avrò anch’io qualche Enzo che pianta i suoi riccioli per terra! Chissà! Per i punti e le virgole, Nannino, ho già provveduto.

* * * Alle lettere di Vilde e di Ilda risponderò un’altra volta perché lo spazio urge. Si, mi ha scritto anche Ilda con una parola di ognuno della famiglia di zio “Bato”. Oggi il signor Villano mi ha portato il libretto di meditazione. Grazie per la vostra premura. Poi ho avuta anche la biancheria. Grazie infinite delle 20 sigarette. Quello è stato uno dei so-

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liti buoni pensieri di mamma? O di Dolore? Sbaglio? Se la gentilissima cugina Elia vi può far avere qualche pacchetto ogni tanto senza umiliarvi, ditele che l’accetterei vo-lentieri. Ha sempre detto volermi bene! Ė venuto il momento di dimostrarmelo! Qui ne ricevo un pacchetto al giorno ma volano in un attimo perché nell’ozio fumo un po’ ….tanto. Ho promesso che fuori per qualche mese non fumerò più. Guarderò per farvi avere le mie tessere, così potrete mandarmene senza dipendere. Spero che non avrai usato le tue tessere Dolores. Lasciale a papà, che lui li gode i suoi toscani, mentre io posso fumare un po’ meno.

Notturna del 15–5–44

Anche questa notte 2 allarmi! No così non può andare, mamma. Ogni volta mi si strappa il cuore quando vi vedo tutti fuggire e magari con tutta l’acqua di questa notte! Mamma ti prego, ti prego va via da Trento, andate via tutti! Non addoloratemi così Se siete in salvo voi sono in salvo anch’io perché qui è il miglior posto per sicurezza del-la casa e del Rifugio. Cosa mi gioverebbe uscire salvo io se vi trovo morti o rovinati voi? No, vi scongiuro ancora una volta: andate via, convinciti mamma, che altrimenti sarò ad ogni allarme sempre più disperato. Almeno, almeno se non volete proprio an-dare via da Trento, cambiate casa, ammucchiatevi da qualche famiglia in Bolghera. Io penso che i signori Valler saranno così gentili da cedervi 2 locali, almeno, uno? Tenta-te! Ma se non fosse possibile andate via vi prego. Mamma se mi vuoi bene fammi sto grande piacere! Per il mangiare non preoccupatevi che per il po’ di tempo che staremo ancora qui ci arrangeremo fra di noi. Qualcosa da comprare si trova anche qui. Se mi vuoi bene comprenderai il mio angoscioso penare per voi e mi ubbidirai. Torno a ripe-terti che non sia il mio pensiero a trattenerti qua; che è un sacrificio inutile, mamma! Ho letto la lettera che hai scritto a Rolando: l’avevo immaginato che a forza di spen-dere e spandere la tua dispensa si sarebbe svuotata: perciò ti dico ancora non occorro-no i 2–3 piatti, basta uno; non occorre il panino imbottito; quando ci mandi un po’ di quello che fate per voi ed il pane è abbastanza perché una minestra l’abbiamo anche qui ed anche 2 pagnotte tipo militare. Come vedi puoi benissimo diminuire i “piatti” che noi ne abbiamo abbastanza lo stesso. Capito, mamma: questo finche rimango qui. Se andate via non pigliatevi pensiero che noi ci aiuteremo l’un l’altro. Oggi avete mandato 50 lire: ma benedetta mamma! Cosa vuoi mandarci a noi se non avete da ti-rare avanti voi? Immagino che tutto grava sulle spalle di papà con le sue 1000 lire al mese! Almeno ci fossi io! Eh, sono stato un animale proprio coi fiocchi! Tante cose rovinate per niente! In ogni modo non mandate più soldi: capito? Vi ringrazio con l’animo in mano ma non posso permetterlo ancora ! Dirai tu mamma: dopo tanto che faccio e facciamo, figlio mio, non hai altro che questi comandi da dare al mio povero cuore? Che sono contro il mio sentire? No, mamma, spero mi comprenderai e capirai che se uno di noi Ravagni è qui, fuori ce ne sono ancora 6 fra Ravagni e Adorno da salvare. Ti assumeresti una grave responsabilità mamma a tenere tutti qua per me. Quindi è contento il mio immenso amore che vi ho detto tutto ciò: fatemi contento! E per il resto speriamo in Dio! Siamo nelle sue sante mani! Io sono tranquillissimo per-ché ho tanta Fede: spero che voi tutti, tu mamma specialmente, siate come me. Quan-do potete mandatemi dentro un paio di bottoni da polsini per la camicia, ma fateli con 2 bottoni soliti perché quelli che avevo di metallo me li hanno levati. Grazie! Chiudo questo lungo letterone con tante belle cose a voi, bacioni, saluti, auguri che Dio ci pro-tegga e sperando di rivederci presto. Salutatemi quelli che mi vogliono bene. Scrive-temi e pregate. Bacioni fissi a te mamma tutta l’anima mia, vostro aff.mo

― Pino ―

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Capitolo I 38

P.S. La fotografia del mio Enzo? Sarà il miglior regalo che mi puoi fare tu, Carmen. L’aspetto con ansia: al più presto. Ma perché dovete fare quella vita di essere da un rifu-gio all’altro? Perché? Anche di notte! Mamma, mamma, dammi retta e va via, andate via tutti se mi volete bene! Beppo vi manda a salutare affettuosamente sperando che non sia-te arrabbiati con lui: io non lo credo, vero? Se potete il pranzo alle 12 come fate da 2 giorni basta la sola minestra che mangiamo alla sera perché alle 11 mangiamo quella che ci danno qui. Io vi consiglio di far sparire i miei biglietti per maggior sicurezza.

17–5–44

Anche oggi grazie a Dio ce la siamo cavata col solo allarme, che sia sempre così e ringrazieremo sinceramente Dio! Il signor Sottocapo vi consegnerà

11. Lettera da Trento di mamma Fosca

Trento, 15–5–1944 Carissimo figlio. Vengo a te mio carissimo, solo per dirti che noi tutti stiamo bene, la nostra casa è an-cora in piedi solo siamo senza vetri delle finestre, le porte tutte rotte, però altro fino a ora non c’è di male. Carmen e Enzo sono a Cadine, e Nannino sta cercando una stanza per mettere la nostra mobilia e così rimanere pure lui e Carmen. Qua a casa siamo io, papà e Dolores altrimenti non saprei come fare con papà e tu. Siamo sempre in ansia aspettando giorno per giorno a raddolcire i nostri tristi giorni. Tu non pensare a noi che tutte le sere aspettiamo e verso le nove andiamo insieme al rifugio della busa e re-stiamo fino al mattino, perché non ci fidiamo a restare in casa. Qua nel rifugio del ca-sone vi furono parecchi morti così noi ci assicuriamo. Come vedi il mangiare lo mando verso le 11 perché dopo andiamo al rifugio, così puoi stare sicuro sul conto nostro. Spero che presto finirà anche il nostro soffrire. Sii bravo e forte nella preghiera che Iddio ci aiuti a portare la croce benché pesante. Ciao tesoro mio ti mando un bel bacione sulla tua bocca, con la speranza di presto ve-derci tua affezionatissima

mamma P.S. La settimana scorsa fu qui alla piccola, m’incaricò di salutarti; i tuoi scolari ti ri-cordano sempre nelle loro preghiere e spesso parlano di te, non vedono l’ora che tu possa ritornare fra loro. Di nuovo saluti e baci. Iddio di benedica perché lo meriti.

Tua mamma I più cari saluti da tuo

papà Carissimo Albino Immagino quale sia stata la tua preoccupazione per noi. Grazie a Dio (che fin ora ci ha sempre assistiti) siamo rimasti salvi pur trovandoci in mezzo al pericolo. Anche il pic-colo Enzo seppur piccino sentiva il pericolo: piangeva tanto da far compassione. Io cerco sempre di star vicino a mamma e papà sebbene poco sia il mio coraggio.Fatti coraggio, abbi fede in Dio e la Madonna S.S. che mai ti abbandoneranno.Le 50 lire che ti ho mandato oggi te le manda Don Francesco. Un caro saluto, un forte ciao. Ar-rivederci speriamo presto tua aff.ma

Dolores

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12. Lettera da Trento di mamma Fosca

Trento, 18–5–44 Mio carissimo figlio. Sono appena ritornata dalla solita gita del dopopranzo, cioè dal rifugio, e subito mi accingo a mandarti il mio saluto, il mio bacio affettuoso e materno. Ogni giorno che passa sento sempre più il bisogno di ricordarti coi miei scritti, per sollevare un po’ la nostalgia del mio povero cuore. Sta certo che sei sempre il mio bambinone. Il tempo spero non sarà tanto lontano in cui potremo a vicenda trascorrere i bei giorni insieme allora sì saremo felici, per intanto mi contento di poter scrivere a saperti contento a leggerli. Ieri fu qui il padre di Magrini e si portò via la cagnetta perché ci dava noia. Noi passiamo una vita di ansie e buone speranze. La sera andiamo alla funzione di maggio alla chiesetta dei frati, sai che c’è un bravo oratore, poi andiamo al rifugio, la mattina ci alziamo, e alle 5 ½ alla S. Messa per poi ritornare a casa e preparare il desi-nare. Qua nel cason sono quasi tutti sfollati perché le case sono inabitabili. Noi per ora stiamo bene come spero ed auguro sia di te. Termino mandandoti il mio bacio, il mio più dolce pensiero e la S. Benedizione del Signore. Tua aff.ma

mamma P.S. Ieri fu qui Nannino a dirci che Enzo e buono e bravo, tutti stanno bene, Ziotta e zii tutti ti salutano con affetto. Caro Albino, metto solo il mio saluto perché tutti i giorni vengo a portarti le “opere di bene” come dice Rolando. Bacioni grossi tua aff.ma

Dolores (Sai che è stato colpito in pieno il famoso garage “Alpe”. Lo vedessi il gagà De Ga-spari a cercare fra le macerie!) Sempre con ansia aspettando il tuo ritorno fra noi, mando a te il mio affettuoso bacio paterno. Tuo affezionatissimo

padre

13. Lettera da Trento di mamma Fosca

Trento, 21–5–1944

Mio carissimo figlio. Oggi giorno di calma voglio trattenermi con te , scrivendoti questo foglio dicendoti quanto il mio cuore sente di dirti. Prima di tutto spero che tu saprai da un altro mio scritto che Carmen, Enzo e Nannino si trovano a Cadine così loro spero siano al sicuro ed in pace. Tutti i giorni Nannino sale giù a vedere se tutti stiamo bene, e poi per ritornare alla sua cara famigliola. Sai che sono calma, non sono capace di lasciare Trento, perché tu mi conosci, e soffrirei di più ad allontanarmi che restare qui, così ho la fiducia in Dio che ci protegga tutti per un giorno non lontano essere uniti.

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Capitolo I 40

Ieri stavo al rifugio come il solito del dopopranzo, è venuta Bertoldi a cercarmi ed a sa-lutarmi, perché lei con la famiglia si trasferiva a Tenna. Prima di tutto mi domandò di te, e dopo mi volle dare 100 £ per il suo caro scolaro Albino, e raccomandò di salutarti tan-to. Vidi pure Franco e lui volle l’indirizzo tuo per scriverti a lungo, così avrai da leggere e ti passerai il tempo. Don Francesco non è più qui perché la sua casa è proprio tutta ro-vinata come pure la mobilia, e così lui è Mattarello a dormire e dal giorno si trova all’asilo Pedrotti, pure [nel]la nostra chiesa non possono funzionare perché è tutta tocca-ta dalla scossa. Pensa quanto dobbiamo ringraziare Iddio in mezzo a tanto pericolo, re-star salvi e poi ti racconterò tutto al tuo ritorno. Mirta in quel giorno fatale si trovava all’ospedale del Merler da tre giorni operata di [ap]pendicite e la vicino l’hanno sgancia-to una bomba che fece crollare i vetri dell’ospedale, il dottore subito consigliò allo zio Roberto di portarla a Cadine, ora tutto passato sta bene, già si alza. Vedi come Iddio ci vuole bene. Adesso ti dico come voglio spendere i soldi che mi diede Bertoldi per te, io so che la tua pipa l’hai perduta così io te ne voglio comperare una, ed il resto dei soldi te li porto a te. Ma dimmi Albino e la tua tessera del tabacco l’hai lasciata a Fornace o ce l’hai tu, perché pensavo di comperarti del tabacco da pipa ma non so come fare. Anche nella casa di Mazzonelli è caduta una bomba e la colpita in pieno, papà aveva lavorato l’orto ed ora tutto rovinato. Sai Albino che oggi ha scritto Pasquariello si trova prigioniero dice che sta benissimo e manda saluti a tutti. Ora la mia cronaca è finita, e sono un po’ stanca. Ti mando tanti bacioni accompagnati da teneri amplessi con la benedizione del Signore ti lascio ai piedi della Croce. Tua aff.ma

mamma (saluti da tutti i parenti e conoscenti)

14. Biglietto dal carcere di Trento

Dall’Università, 22–5–44 Alla mia cara famiglia e alla mamma mia, eccomi ancora a voi con un altro mio brevissimo scritto che il tempo a disposizione mi concede ben di scrivere con tutto l’affetto, anzi l’amore di cui sono capace! Sabato 20 u.s. ricevetti la vostra lettera del 15 u.s. Con un po’ di ritardo ma insomma è arriva-ta. So che i miei scritti vi fanno bene e vi tirano un po’ su il morale ed è perciò che scrivo a lungo e con tutto il mio cuore: immaginate di avermi sempre vicino con il pensiero o colla preghiera, sempre vicino a dividere con voi le ansie, i dolori, i perico-li. Io, e voi tutti del resto, grazie a Dio, stiamo sempre benone: in fondo non si sta ma-laccio neanche qui, sapete: questione d’abitudine!!! Certo che per buoni siano i supe-riori non sono mai, mai mamma, né un papà, né una sorella, tuttavia ci voglio bene e noi siamo loro grati. E veniamo a noi, cioè a voi, ed attacchiamo il solito bottoncino. Risponderò alle vostre care parole come sono capace. Dopo tutto il po’ po’ di roba passata vi dico che la vostra lettera è stata per me un sollievo dolce da una parte e una tristezza dall’altra! Sono ben lieto che la nostra casa sia ancora in piedi, salvo qualche ammaccatura! Ed ancor più che voi stiate bene. Bene! Si può immaginare come, ma in ogni modo ci siete: questo è quello che conta. Però a pensarci bene come vivete? In un modo impossibile per ogni essere non solo umano ma anche animale, vero? E questo è quello che mi addolora! Si, credetemi; sono veramente in pensiero per voi 3 miei cari

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che siete la mia vera famiglia e che sento dagli scritti che avete più bisogno voi di un po’ di calma che non io: sono contento che Carmen, Enzo e Nannino siano a Cadine: ma assolutamente non sono contento per voi miei cari che restate ostinatamente a Trento! Tu mi dici, mamma cara che resti qui perché altrimenti non sai come fare per noi e papà? Non ti capisco bene: ovvero capisco una cosa sola: che tu vuoi restare qui solo per me, perché dove c’è tuo figlio vuoi restare tu pure, perché Cadine è odiosa, perché ami il tuo quartiere sconquassato, perché aspetti, ogni giorno aspetti, il mio ar-rivo! Credo pressappoco di aver indovinato, no? Ma tu resti qui per me soprattutto! E questo mi addolora: mi causa rimorsi, mi agita, ecc. ecc.. A meno che non ci sia qual-cosa d’altro di spiacevole che non mi volete dire! Non so: qualche urto con gli Adorno o qualche malattia! Non so. Certo che a parer mio la cosa non è così difficile come lo fai tu mamma. Lo so e l’ho capito anche dalle tue parole, Dolores, che tu sei stanca, che non ne puoi più, che per me hai fatto anche troppo! Ma spero che tu potrai ancora fare come facesti una volta. Cioè restare qua tu sola, fare i pranzi e così la mamma po-trebbe essere tranquilla. Lo so bene che per te, Lole, sarà uno sforzo non leggero tanto più che anche tu non sei un orso di salute, ma noi speriamo che l’abbia a finire presto questa nostra reclusione! Dico insomma che non vedo perché dovete rimanere qua in 2 per io e papà. Avete capito le mie idee? Ma io credo di non sapermi più spiegare giacchè non avete capito neanche le altre mie parole dove vi dicevo, ripeto, di andare via tutti e di non restare qui per me che io m’arrangio sempre: di certo la fame non so-no il tipo che la vuol patire! E poi, parlo a te mamma, ti sembra proprio di volermi be-ne a far così? Di giorno in rifugio coi nervi rovinati e col cuore che non regge, di notte ancora in rifugio, senza riposare un po’: ma come vuoi fare a resistere, mamma; sai che sei molto ammalata e non sei più giovane. E poi questo benedetto rifugio alla “Busa” è sicuro? Ė in roccia? Com’è? State attenti: del rifugio, a meno che non sia come il nostro qui, ci si può fidare poco! Tu non pensare a noi ― dici mamma ― ma come faccio? Non è così facile a sapervi menare una vita che è più un Calvario che una esistenza. Per essere felici bisognerebbe che vi sapessi, almeno tu mamma (papà è un uomo in gamba e sa come arrangiarsi, Dolores è giovane e può fare una corsa), al sicuro a Cadine! Tu mamma devi sapere che come te pensa anche tuo figlio: col cuo-re. Colla differenza che lui ha ragione perché ti dice che voler restare qui per lui è una pazzia perché è un sacrificio inutile: i suoi comodi costerebbero cari se lui ti perdesse e anche solo se tu ti ammalassi! Comprendimi mamma e va via ed anche tu Dolores comprendimi e sforzati a tirare avanti fin che Dio mi da la grazia di uscire: poi in qualche modo faremo. Ho incominciato la novena allo Spirito Santo per le Pentecoste. Credo fermamente che Dio ci esaudirà. Però non fatevi troppe illusioni. Mamma non avere proprio la certezza infallibile di vedermi presto: è meglio essere si fiduciosi ma anche non credere tutto facile. Dio però mi aiuterà; me lo dice ogni giorno quando lo prego: “Bussate e vi sarà aperto”!. Grazie alla signora Dallapiccola delle sue gentilezze e grazie ai miei scolari perché si ricordano del loro maestro per 48 giorni! Si vede che sono simpatico, no mamma, perché i miei bambini mi debbono ricordare ancora dopo 62 giorni che manco. Mi hanno detto però che le scuole sono finite: mi rincresce perché avrei voluto chiudere l’anno scolastico io ma: Fiat voluntas Dei sempre, in ogni momento. Sarà per un altr’anno più calmo e più felice, no? Oggi sono allegro: chissà perché. Ma qui è così: un giorno è nero, pessimista, cattivo; e l’altro è radioso, quasi felice se non si fosse all’….Università! Papà, tu sei bravo come al solito, eh? Come va, vecio? Dirai che di te parlo poco, ma non è perché non ti pensi, no: per me vi ho tutti qui nel mio cuore, tutti cari lo stesso,

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tutti amati e desiderati lo stesso. Parlo di più con la mamma perché Lei ne ha più bi-sogno e perché Lei è più abituata alle mie carezze che non tu, “orso delle Vanezze”. Fuori la primavera deve essere bella, vero? Avrai fatto i soliti lavori nell’orto, no? Mi ricordo la borsa che avevo nell’innaffiare l’indivia o l’insalata, mi ricordo anche le in-digestioni delle nostre ciliegie coi vermetti, ti ricordi? Va là che verrò ben fuori a ca-varmela, ancora, non credere di farmela! Poi verranno i fichi e le albicocche, poi l’uva! Ah, i “fighi de la goza” e le “fior de fic”. Porca miseria, che desideri dirai tu che sei astemio della roba dolce! Su in gamba, caro vecio, che verrò ancora volentieri a sentirti brontolare! Tieni un po’ su il morale anche alla tua veciota che ne ha molto bisogno! Ciao, veciot! E tu Dolores, mia cara, unica Dolores, come va? Maluccio mi sembra, vero? Ti im-magino un po’ stanca, con un po’ di male ai nervi, con un po’ di agitazione, ma sem-pre in gamba per il tuo Albino, no? Grazie, Dolores, grazie: lo so che mi vuoi bene, lo so e sono felice ed orgoglioso di una tale sorellina! Ti scrive Tonin? Sai niente? Forse non t’importano più simili cose ora che anche tu c’hai un fratello, “pezzo di galera” e che la vita è triste in questi momenti. Ma su, Dolores, su: vedrai che proprio sempre tempesta non sarà la vita! Dopo la tempesta l’azzurro: come oggi; e nell’azzurro la fe-licità, la libertà e chissà che un’[…]. Non ti troverai con me su qualche paesello dell’Alpe? Speriamolo, eh! Coraggio, mia piccola cara Dolores, coraggio e voglimi bene come io ne voglio tanto a te! Riprendo a scrivere con la bocca ancora dolce per l’incantevole caffè–latte che mi hai mandato, mamma; davvero vuoi proprio farmi una piccola improvvisata ogni giorno. Anche i “bisi” oggi! Troppo lusso mamma! E ti dico grazie ancora una volta: io ti ho procurato tanti inconsapevoli dolori e tu, buona veciota, mi dai tante care gioie. Verrà, verrà quel giorno che ti abbraccerò con quell’affetto che ora devo affidare a queste carte! Non so in verità come faccia D. Francesco a mandarci dei denari così gentil-mente: povero uomo ne ha appena da tirar avanti lui! A mene che non sia una scusa che usate per non farmi vedere che siete voi! Mi rincrescerebbe! Io faccio sempre il possibile per procurarvi noie, ma sopportatemi. Mi è venuto in mente che in classe io tenevo cose mie personali nella cattedra e forse anche nell’armadio, il portafotografie di Marisa, matite, libri e qualcos’altro che non ricordo. Se potete […] recuperarle (magari per mezzo della signora Dallapiccola) Mi fareste un piccolo piacere. Ma non pigliatevi pensiero che non è mica una cosa importantissima! Forse il signor Vil[lano]. Vi avrà dato la tessera tabacchi. Fate come vi ho detto, consumate i bollini giorno per giorno (intendo quelli degli ultimi di …. (la lettera si interrompe, probabilmente il secondo foglio è andato

smarrito).

15. Biglietto dal carcere di Trento

23–5–44 Mamma mia adorata e miei carissimi papà e Dolores, Prima di tutto scusatemi la carta ma di meglio il mio fornitore non ne ha: devo sfrutta-re al massimo ogni pezzetto per avere da scrivere sempre. Scrivo anche oggi in rispo-sta alle tue due lettere mamma che mi giunsero assieme questa mattina: mi sembra tut-to sommato che Trento è un bel disastro. Ed anche i casoni hanno la loro parte, pur-

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troppo! Ma mi sembra anche di vedere nei tuoi scritti, mamma, che il morale va piut-tosto in ribasso, no? Ne soffro tanto, tanto e prego allora con novello fervore che il giorno della nostra immensa felicità non sia lontano. Appena a casa dal rifugio ecco che invece di riposarti tu ti precipiti a scrivere al tuo “bambinone”! Mi fa tanto bene sentirmi ancora così teneramente amato! Tu soffri di nostalgia mamma! Lo credo: a te, come a noi del resto, fa male questa attesa lunga sempre senza saper niente, né se è finita, né se ci interrogheranno ancora , né se saremmo liberi oggi o domani o fra un mese! Ma, mamma, a pensarci bene: questa è la nostra croce da offrire a Gesù. Ė vero che sei stanca e ammalata ma il tuo soffrire offerto a Dio avrà ancora più valore e sarà quello che a gran voce chiederà la grazia al Cielo. Sento la nostra vita di ogni giorno: lo sapevo che era un travaglio senza fine; ma coraggio che sarete premiati delle nostre pene un giorno o l’altro. Potete immaginare con quale cuore io leggo i vostri scritti ! Se non vorrei anch’io essere vicino a voi e sollevarvi con la mia parlantina e dividere pene e gioie ed aiutarvi anche materialmente! Ma Dio vuole così: e così sia! La gioia finale sarà ancora più grande perché guadagnata a caro prezzo. Ma come fate voi a stare ancora a casa nostra se è così sconquassata? La mobilia l’avete sfollata? Vi rac-comando che prima di tutto sia la Radio, per levarci ogni responsabilità! E così della II tua, mamma apprendo che non te la senti di lasciare la città. Io credo d’aver fatto il possibile per convincerti, di averti implorata a mani giunte! Non so cosa dire, ne cosa fare di più. Non mi resta che lasciar cadere le braccia e pregare, pregare tanto Dio che abbia uno sguardo speciale per chi mi ama tanto! Però mamma guarda che il momento che passiamo non è lieto e puoi anche ammalarti sottoponendoti a tanti strapazzi! Spe-riamo in Dio che ci aiuti come ha fatto finora! Mi commuove tanto l’affetto sincero della mia casa Pasotti che mi vuol ogni tanto fare dei presenti così utili. Io non so co-me ringraziarla perché non merito tanto: pregherò per lei intanto. Sono contento che siano sfollati, perché loro erano abbastanza in tanti da salvare! Mamma cara salutami la signora Pasotti ed il mio vecchio Franco: aspetto lunghi suoi scritti! Se fui lieto in cuore per la mia Pasotti altrettanto m’addolora il sentire che D. Francesco così dura-mente toccato nella casa sua e nella casa di Dio. Sarà triste anche lui: quanti dolori in questa Trento! Mi farete un piacere immenso salutandolo con tutto l’affetto di vecchio fedele chierichetto e sagrestano: una mia misera preghiera la volgerò sempre per lui al Cielo. Potevo ben aspettare io lettere dalla famiglia Tasin! Invece non aspettavo la no-tizia che mi date di Mirta! Oh, povera mia fidanzata per scherzo! Sono contento che stia meglio e di salute piena è l’augurio mio più bello, ditele, l’augurio di chi vera-mente le vuole bene più che ad ogni altra cugina! Quante volte vi ho detto di usare prudenza nello scrivere perché non si accorgano i superiori qui che io mando fuori scritti! Eppure tu mamma mi domandi dove tengo le Tessere Tabacchi come io potessi risponderti!! Sta attenta, mamma, di non farne di peggio chè mancherebbe altro! Comprendo che non hai la calma e nemmeno la testa senza pensieri ma non bisogna che tu rilegga i tuoi scritti e vedere se puoi o no man-darli, capito? E già che ci sono anche tu Dolores sta attenta: nomini le “opere di bene” di Rolando! Attenzione!! Per la tessera ho spiegato nell’altro biglietto. Quando il si-gnor Villano vi avrà dato la mia tessera usate tutti i bollini dei giorni scorsi e poi an-date avanti giorno per giorno. Capito! Il tabacco Forte da pipa non c’è nella casetta che Franco regalò a Carmen? Allora cercate nelle mie robe nel mio tavolino, ecc.; non credo di averlo a Fornace. In ogni modo non stiate in pensiero per quelle robe lì. Mi rincresce per la villa Mazzoleni perché io pensavo di venire a mangiare i frutti dell’orto! Pazienza! Sono contento per Pascà: Due parole per la faccenda Magrini: mi sembra di capire che sei arrabbiata con i suoi di Rolando perché realmente furono ma-

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leducati ed ingrati: perdona; ti dico solo così. La tua lettera fece un po’ di male a Ro-lando e lui soffre, soffre per i suoi che vede così lontani da lui e menefreghisti. Lui stesso ti ha spiegato che razza di tipo è suo padre! Povero giovane mi fa tanta pena e lo consolo come posso. Ci amiamo come fratelli e Lui non ha parole per ringraziarti e benedirti. Dice che tu sei la vera mamma anche di lui. Quindi amalo anche tu il mio caro Lando: noi siamo più che due fratelli! Ho appena finito di mangiare metà dell’ottima pasta–asciutta che mi hai portato oggi mamma, mi sembra. Ma fai miracoli tu per trovare così di frequente la carne da mandarci? Io ti sono grato! E così Carmen è ancora a Cadine: spero che non sarà ancora in urto con la Ziotta e che le vorrà bene se anche brontola un po’ a Nannino spero saprà, almeno lì pagherà il disturbo, no? Si darà un po’ le mani d’attorno credo! Sono contento che tutti stiano bene, specialmente il mio Enzo. Con cambio i saluti e baci a Ziotta e parenti. Bacioni cari anche da me , mia Dolores! Ah così anche i De Gaspari sono stati toccati! Mi rincresce per i loro mi-lioni: caleranno un po’ le arie (anche Marisa “l’avventuriera”). In quanto al fratello scavi pure quel gagarone che impara cos’è la vita! Un po’ ad ognuno, no? Ogni tanto mi ricordo ancora del bel tempo in cui facevo l’amore: ma sono crisi passeggere! E tu papà, mi sembri diventato un po’ più affettuoso! Saresti forse cambiato? Hai perduto la tua calma esemplare? Spero di no che solo così puoi aiutare la mamma. Grazie dei tuoi baci e del tuo effetto che concambio sinceramente centuplicato. Povero il nostro orto, eh! Ė stato vangato 2 volte, così! Pazienza! Termina questa mia sgangherata con tanti, tanti cari baci a te mamma ed a voi papà, sorelle, cognato e nipotino che ricordo tutti, amo e venero. L’affetto mio spero linente a mamma quale ricostituente per le sue pene.Bacioni

Pino

P.S. Aspetto la pipa ed il tabacco Forte o Dalmazia. Rinnovo bacioni ed auguri – spe-riamo presto!!!

16. Lettera da Cadine della sorella Carmen

Cadine 25.5.1944

Mio carissimo fratello! Da questo luogo di sfollamento mando a te mio caro fratello questa mia missiva che certo gradirai di cuore. Innanzitutto mi voglio interessare della tua salute che certo sa-rà buona come pure ti assicuro che tale è la mia, quella di Nannino e quella di Enzo. Ben poca cosa ti posso dire della mia vita quassù se non che sono terribilmente an-noiata e se non ci fosse Enzo la vita mi sembrerebbe più triste che mai. Nannino ha messo sartoria qui a Cadine in casa dell’Abramo Muffa e continua a lavorare per mandare avanti la baracca. Enzo si fa sempre più carino, dorme tanto e si fa certe risa-tine e certi discorsetti che fanno incantare; Adesso mi interesso e se il Livio Serafini o il Parroco mi vendono un rotolo ti mando qualche posa di Enzo così potrai meglio ammirare il tuo caro nipotino. Mentre ti scrivo tutto è silenzio qui da me e d’intorno; la Ziotta è in campagna, Nannino è in sartoria, Enzo dorme pacifico assieme ai bocco-lini, e sono qui con tanta nostalgia di tutti i miei cari in cuore. Nemmeno quassù si può stare calmi perché se c’è qualche imbecille che sente la sirena spande la notizia a tutto il paese e allora si può assistere a un corteo di disperati che si avvia a rifugiarsi alle “Crone”. Speriamo che questa guerra abbia presto fine e così poterci tutti riunire e trascorrere con calma e con serenità i giorni che Dio ci ha destinati. La mattina appena

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alzati innalzo a Dio una umile prece perché soltanto Lui ci può salvare da ogni perico-lo; e maggiormente io prego per te, caro fratello, perché Lui faccia pago l’unanime desiderio di vederti tornare fra le nostre braccia pronte a accoglierti per non lasciarti più sfuggire. E una voce sola dal mio cuore e mi dice che tornerai e che tutto andrà bene e che fra breve anche la mamma sarà felice di vivere accanto al suo Albinone tanto caro e tanto buono. Ed ora colla speranza di rivederti presto, chiudo colla spe-ranza di rivederti presto: Enzo manda tanti bacetti al suo zio, Nannino ti porge i saluti cordiali uniti alla Ziotta. Da me abbiti tanti sinceri bacioni colla promessa di pregare sempre per te; a te i miei auguri e mille affettuosità. L’aff.ma sorella

Carmen

Mio carissimo, sono appena arrivato e voglio anch’io mandare al mio caro Albino il mio bacio affet-tuoso. Tuo aff.mo

Nannino

17. Lettera da Trento di mamma Fosca

Trento, 25–5–44 Mia gioia e pensiero mio. Vengo a te prima di partire per Cadine, mi sono decisa sapendo che papà e Dolores mi promise di venire su e giù tutti i giorni fino che tu dovrai restare in quella cella solita-ria. Speriamo e preghiamo che Iddio ci aiuti e sono convinta che sarà per poco questa angoscia. Dunque coraggio sempre e confidente in Dio e la Madonna S.S. che in que-sto mese, possa tu essere con noi il nostro Albino che tutti lo aspettiamo con ansia in-descrivibile. Enzo sta bene, continua a fare progressi, Nannino è buono, ed ora è si-stemato a Cadine in una camera rimpetto a zio Angelico. Zia ha i bachi e per questo non so se si potrà restare insieme, non fa niente, o da una parte o dall’altra andrò. Og-gi Dolores ti porta i pantaloni,gli ultimi nuovi perché è impossibile fare gli altri perché troppo rotti. Ad ogni modo quando sarà finita la guerra ce ne saranno ancora. Io sto meno male di salute, devo riposarmi un po’ perché poi andando a piedi a Cadine certo che sarà lunga. Qui in casa sono tutti sfollati e così per questa sera saremo via anche noi. In questo momento ho ricevuto posta della Sandra Bertoldi, dice di esserti sempre vicino con il pensiero e che la tua vecchia amica non sa dimenticarti e ti saluta tanto. Termino perché devo prepararti qualche cosa da mangiare e poi mandarlo da Dolores. Non pensare per noi che stiamo aspettando l’indennità sfollamento e così si potrà fare fronte a tutto. Sta calmo e pazienta che vedrai che anche questa burrasca passerà e poi saremo sempre uniti insieme. Saluti da tutti quelli che ti conoscono e da noi il più bel bacio accompagnato dalla Santa Benedizione del Signore tua indimenticabile

Mamma

P.S. Domani sarà celebrata una S. Messa per te, seguila con il pensiero.

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Capitolo I 46

18. Lettera dal carcere di Trento

Carceri, 31 maggio 1944 Carissimi tutti e mamma adorata, eccomi a voi dopo 70 lunghi giorni di astinenza espistolare! Secoli che mi separano da voi miei cari e dal vostro dolce affetto! (Non osservate la scrittura poiché ho in mano una quasi penna).Vorrei dirvi tante cose, anche belle, ma una pienezza di idee e di dolci ricordi che in questi momenti sono ancora più violenti non mi fanno trovare il principio! E poi spero che fra non molto potremo rivederci e finalmente dare sfogo a tutto l’affetto da tanto represso e che tanto ci fece soffrire! Io come è sempre del resto, fin da primi giorni sto benone ed il morale è più che buono. Certo che il Cielo mi fu sempre vicino sempre a sorvegliare questa povera pecorella smarrita che forse à cam-biato un po’ la testa, la sua testa balzana. Tante preghiere il Cielo le accolse come sempre ne avevo la certezza. La Fede, unica forza nelle avversità del destino, vince ostacoli e sono certo che la Grazia da me e da voi tanto desiderata non può tardare a giungerci. Preghiamo, preghiamo dunque ancora e sempre con fede in quel Dio che tutto può e che vuole il nostro bene. Tu mamma come stai? Spero ancora bene come mi dici sempre nelle tue lettere e questa è una delle poche gioie che godo qui in questo luogo. Non puoi immaginare quanto io sia stato contento al sapere anche tu, mia ve-ciota, al sicura dalla Ziotta! Ero certo che non potessi continuare una vita di strapazzi in questa povera Trento martoriata e sempre sotto l’incubo di qualche pericolo. Mi rincresce per papà e Dolores che devono fare una vita di sacrifici: ma speriamo che abbiano a finire presto anche le sofferenze di questo povero mondo disperato! Credo che anche papà e Dolores stiano benone e che […] lavori a Cadine. Carmen nella sua ultima gradita mi informava di tutto, ma d’altronde mi sembra un po’ giù di morale: indubbiamente, mia cara Carmen, lo spavento provato l’infausto 13 ti fu fatale, ma co-raggio cara: ci sono dolori più grandi e più deleteri! Te lo dice il tuo fratellone! Salute al mio Enzo, che ansioso rivedrò. Vi potete immaginare dalla calligrafia una penna che neppure i miei terribili scolari userebbero. Salutatemi tutti e a voi i miei bacioni e l’affetto sincero del vostro aff.mo

Pino Gentilissima signora. Finalmente sono col mio Albino. Ce la passiamo meno male e speriamo in Dio di u-scire presto. Ringrazi da parte mia la Dolores e molti ringraziamenti a lei che mi ha fatto da mamma. Speriamo. Saluti cari

Rolando

19. Lettera da Fornace di una ex scolara

Fornace, 31–5–44 Egregio signor maestro. Il tempo trascorre veloce, le scuole stanno per finire. Con quanta nostalgia lo ricordo S. maestro! Sempre mi è presente in scuola a casa da per tutto. Lei era tanto buono con noi e per questo non sarà mai dimenticato certamente. So che lei non può inviare il suo saluto ai suoi amati scolaretti che le vogliono tanto bene. Ma pazienza ci accon-tenteremo di inviarle un saluto per posta. Che viene da un cuore tanto sincero perché lui possa tornare presto, presto nella sua cara aula ove tutto sorrideva ed era allegro e gaio, ora purtroppo si sente la sua mancanza. Ed io pregherò tanto il buon Dio che lo

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ridoni in primo luogo ai suoi cari ed in secondo a noi che lo attendiamo con tanta an-sia. La sua scolaretta Carmelina che lo ricorda sempre le invia tante belle cose assie-me a tutti i miei di famiglia. Ricordandola sempre la sua dev.ma

Stenico Carmelina

20. Biglietto dal carcere di Trento

2–6–44 Carissima mamma mia, ancora una volta sono a voi vicino con un mio scritto che sono sicuro riceverete vo-lentieri e con gioia e vengo subito a noi. Forse non potete immaginare quale impres-sione di bene mi fece la visita di Dolores certamente inattesa. Non so se tu Dolores, ne hai avuto la stessa impressione: io ti ho trovata un po’ più magrolina ma ti dico la ve-rità più bella. Forse sarete certi di vedermi libero fra giorni, forse penserete che [….] lunga la storia: certo che anche fuori ci devono essere tali e tante chiacchiere da far star più male che bene. La mia parola è: non preoccupatevi! Ragionato a lungo il pro-blema anche tra noi non vi possiamo scorgere nessun indizio cattivo. Qui in carcere i nostri superiori aspettano di giorno in giorno l’ordine di scarcerazione. Tuttavia siamo in un tale garbuglio di chiacchiere che non si capisce niente. A parer mio sapete cosa faccio? Prego niente altro. Sono sicuro che Dio venga in mio aiuto, non per me ma per voi che credo soffrirete ansie continue. Alle 3 di notte (la ronda ci visita) ci alziamo a pregare: così siamo in fiduciosa attesa. Non andate al Comando per informazioni: non vale la pena! Caso mai per sapere qualche cosa come ti ho già detto Dolores, va della ragazza di Bruno G[entilini], e di quello che ti dice credi solo le novità che hanno un fondo possibile e logico, non ogni chiacchiera. Così qualcosa saprete. Io ogni minima verità qui la vengo a sapere, state sicuri. Qui mi trovo benissimo con Lando e Gentili-ni, facciamo i nostri canti, le nostre mangiate, le nostre …… brave dormite, ecc., ecc.. La vita è sempre quella. Adesso ci lasciano andare alla S. Messa. Si potrebbe anche fare la S. Comunione ma io preferisco farla fuori assieme a voi miei cari. In quanto al mangiare vi prego di dar retta finalmente a me. Noi non abbiamo bisogno che di un solo piatto perché come ti ho detto Dolores alle 11 mangiamo la minestra di qui nella quale vi mettiamo 1 dado Arrigoni: vi assicuro che è buona. Poi abbiamo 4 pagnotte e le 2 di Bruno che lui non mangia Quindi pane manda solo 3 panini Dolores. Fammi il piacere ubbidisci a me che so quello che mi faccio e comprendo benissimo molte co-se. Anche oggi uno di noi è andato a colloquio con suo padre (Costanzi) il quale gli ha detto che al Comando il Capitano gli ha detto che si attende appunto questo famoso scarceramento. Io credo dunque Dolores che siano proprio vere le chiacchiere ultime. Per la notizia del nostro passaggio al Tribunale Speciale, io credo tu sia in arretrato con le informazioni. Anche a noi questa notizia era giunta 20 giorni fa. E poi il fatto che siamo assieme, che possiamo avere colloqui, che si può scrivere, ecc. ciò è indice sicuro che tutto prende una buona piega, no? Non per questo che voi mi aspettiate il giorno tale, all’ora tale, no. Basta sapere che è possibilissimo uscire presto, come an-che che si deve pazientare per alcuni giorni. Noi andiamo perfettamente d’accordo e passiamo bene i giorni. Io spero che anche a casa sia discreta la vitaccia. Dolores quando qualche volta andrai dall’amica di Bruno G[entilini] presentati ai suoi come amica sua e con lei parla sinceramente. Il mio nome Lei lo sa e Bruno le ha scritto a tuo riguardo. Cerca di andare d’accordo con lei, che è una buona e brava ragazza.

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Ai colloqui ogni volta [che] ti permettono ed ai colloqui speciali (in una cameretta senza grata) o obbligati (con la grata) guarda che si può venire in più persone! Infor-matevi presso Laudadio che lui lo sa: Mi ha scritto Ilda un po’….imprudentemente! Mi raccomando!!!!La ringrazio con tutto il cuore. Mi hanno scritto 3 miei scolari e sono contento: devono avere una borsa del nuovo maestro a quanto pare! Carissima mamma pazienta ancora un po’ che poi spero possiamo guardarci l’un l’altro finché Dio lo vorrà. Abbi Fede ed attendi il momento felice di una libertà. Se non hai paura per il tuo povero cuore, mamma, vieni pure al colloquio speciale, ma guarda che non ti sia nocivo perché questo non è il luogo più adatto per ricevere buone impressioni: in fondo è pur sempre un carcere! Mi farai un piacere mammina se mi mandi almeno un paio di calzini se non puoi la biancheria. Ed spero ed auguro che tu stia bene e che sii forte sempre come sei stata finora! Papà tu sarai sempre l’eterno Doro, no? Ed anche Carmen e Nannino saranno come sempre. Il mio Enzo mi aspetti con un po’ di pa-zienza: non stia a bestemmiare se non ritorno subito. Verrà quel di verrà che anche io come la Gran Madre degli Eroi ritornerò! Ai parenti tutti il mio saluto sincero, agli amici il ricordo gradito, alle famiglie Dallapiccola, l’affettuoso mio saluto. Pregate sempre che Dio sarà con noi. Calma e Fede. Allora Dolores va se vuoi ogni tanto fin che verrò fuori, dalla signorina Atonia che lì saprai qualche notizia. Tu sarai per i suoi la sua amica, vero? Vi saluto con amore te-nero e grande e vi abbraccio con affetto vostro aff.mo

Albino Mamma a te il mio cuore e l’amore più grande. Andiamo nelle mani misericordiose di Dio. Dolores grazie e su benedetta se le mie parole possono valere!

Albino 21. Lettera dal carcere di Trento

Carceri, 3–6–44 Miei carissimi e mamma adorata, eccomi un’altra volta a voi con un mio scritto Vi dico la verità che quasi, quasi non so più cosa dirvi dato che novità non ce ne sono ed il mio affetto, unica cosa di cui par-larvi non muta di certo né diminuisce, anzi costretto qui a pensare a voi più che in al-tro posto posso dirvi mai ho sentito di volervi bene così tanto ed in un modo quasi gi-gantesco! Spero avrete già ricevuto l’altra lettera e ne sarete stati contenti. Io sono sempre il solito Albinone tutto vostro, sempre in pensiero per la barca famigliare che non so se il debole timone finanziario di papà riesce a mandare avanti: unica consola-zione sempre ed in ogni pensiero è la certezza di un Dio che ci vuole bene e che sicu-ramente ci protegge buono e misericordioso. E sotto le sue ali soltanto noi ci possiamo sentire uniti veramente anche se una distanza ci separa. Domani, Domenica, ho deciso di confessarmi e fare la S. Comunione, così per me sarà una delle gioie più pure da quando sono qui. Alle 8 ¼ ci sarà la S. Messa e farò la Comunione così saremo anche spiritualmente ancor più uniti in Dio. Mi ricorderò tanto di voi e di te specialmente, di te mamma adorata affinché la forza divina sorregga ancora la tua croce come lo fece finora e ti dia quella Fede che […], la mamma, il tutto vero e grande. Ti immagino veciota, un po’ più stanca del solito nella vecchia Cadine tua antica ne-mica ed ancora più spiacevoli pettegolezzi sul tuo Albino. Non farci caso, mamma, e

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dì a tutti che il tuo Albino potrà portare ancora, come sempre, alta la sua testa pensie-rosa e che presto crede di uscire ad abbracciare che gli vuole bene testimoniando così la sua tranquillità d’animo. L’unica cosa che mi preoccupa è nei riguardi del mio Direttore didattico che non so se mi apprezzerà ancora e se mi vorrà ancora fra i suoi più devoti collaboratori nell’insegnamento e così potrei sollevare un po’ i vostri pensieri. Mi spiacerebbe se fosse altrimenti perché mi addolorerei anche nei riguardi della mia vocazione che è tutta dedizione per i fanciulli la cui vita e le cui aspirazioni mi sono così care. Prova ne sia il ricordo affettuoso che i miei bimbi hanno per il loro Maestro e la lettera spe-ciale delle alunne Stenico Carmela che mi farete il piacere di ringraziare di vero cuore, a mezzo Natalina, dei suoi cari sentimenti. Il morale delle nostre anime è ottimo e ringraziamo Dio per la sua infinita bontà. Qua assieme ci passiamo il tempo allegramente sembra quasi di essere passati dalla morte alla vita in confronto della solitudine dolorosa passata fino al 25 u.s.. Così sereni e pensando ai nostri cari passiamo le ore dell’attesa. Vi credo sempre in buona salute e spero che saprete passare il tempo abbastanza bene. Non preoccupatevi per me, nep-pure tu mamma, capito? Penso a te che avrai certo bisogno di tirarti un po’ su il fisico! Papà sarà il solito ed abbia il mio figliale abbraccio affettuoso. Dolores l’amore mio profondo. Carmen e Nannino il mio dolce ricordo. Enzo i “zieschi” bacioni. Lui, sarà grande e bello ora, ed io l’amo tanto il mio nipotino. A Ziotta i miei baci, ai parenti, gli amici e conoscenti i miei saluti. Scrivete, a nome mio, ai miei scolari ringraziando-li degli scritti, delle preghiere e salutatemeli con affetto. A voi miei cari, l’amore mio e a te mamma cara e con ciò vi lascio perché la lettera è di Rolando e vi scriverà lui pure. Bacioni eterni, vostro aff.mo

Pino Fede e speranza nell’attesa breve (volutamente tralascio il testo della lettera scritta da Rolando Magrini alla signora Fo-sca Ravagni, perché ininfluente rispetto al contesto famigliare di Albino)

22. Lettera da Trento della sorella Carmen

Trento, 4–6–1944 Mio carissimo fratello! Finalmente i morti risorgono a vita e si fanno sentire con mandare le loro rare missive: e così ne è da me caro fratello che sono sempre la stessa poltrona. Innanzitutto spero che la tua salute sarà ottima come pure tale è la nostra che viviamo fra le vacche e i buoi del paesel natio. Anche il mio piccolo “terrone” si fa bello sempre di più aumen-tando di peso e birichinate. Vedrai caro Albino che quando lo vedrai Enzo per la pri-ma cosa ti mostrerà tanto di lingua; questo il suo modo di salutare le persone. Insom-ma caro fratello quando è che vieni a casa? Come ti fai desiderare! Ma già le cose bel-le ci fanno sempre aspettare. L’altro ieri hai avuto un colloquio con Dolores ed è ri-tornata tutta entusiasta a parlarci di te, della tua buona cera, dei tuoi mustacchi, e ha cantato il miserere alla tua barba. Vieni pure presto e così potrai vedere la grande sar-toria messa su da Nannino che si diverte a pizzicare le stoffe con le forbici. Ieri sera ho visto Pippo Bacando e ti saluta caramente; lui non vede l’ora che tu ritorni a casa per poter rivivere ancora i giorni di Forlì. Oggi, mentre ti scrivo c’è musica qui in ca-sa: Enzo che urla che sembra un’aquila; io credo che abbia visto il diavolo e che abbia avuto paura. Ora sono completamente felice perché c’è qui la nostra cara mammina

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che mi solleva di tanti pensieracci. Nannino è in sartoria che ascolta la radio (quella di Rolando), Dolores fa la bambinaia, papà è andato a trovare Gilio Menegheto, la Tota è in campagna a spiccare le foglie per i baccolini perché quelli non possono bere il latte Alpe; fuori sparano a tutto andare, sono le mine del rifugio alle Crone perché a dirti la verità qua a Cadine tutti hanno fifa; sai com’è! A Dirtene una, ieri è venuto da Trento Pio Capocomune, tutto disperato dicendo che a Trento c’è l’allarme perché alle dieci hanno suonato la sirena e allora vedi la Pia del Giosuè prendere baracca e burattini e correre alle Crone e dietro di lei tutto il paese e noi stiamo sulla finestra a goderci lo spettacolo delle corse ippiche. Ma sai caro fratello che è una vergogna che io ti debba raccontare queste storie, vieni tu piuttosto e ascoltale tu le novità ma però se vuoi te ne racconto ancora e cioè la vita del mio, tuo Enzo. Ora faccio la descrizione: un fac-cino di tinta brunetta; un ricciolo ribelle in mezzo alla fronte e intorno una selva di ca-pelli tutti ricciuti di una tinta castagno [sic] scuro; due occhietti furbi, un nasino all’insù, una boccuccia di baci, due manine che tutto vogliono prendere anche i baffi di zio Albino quando ritorna; delle gambine poi non se ne parla: continua a calciare che sembra un cavallino. Quando lo metto a letto, naturalmente lo metto colla testina poggiata sul cuscino ma quando poi si sveglia devo andare in camera e gridare: Enzo dove sei? Perché non si trova più, tanto è vispo e tutto un movimento. Così è fatto il nostro piccolo «terrone» la disperazione e la gioia di tutti noi. Conosce la nonna e la porta di casa, ama gli alberi e rovescia la testina all’indietro per seguire il movimento delle foglie. Ma quando è l’ora della pappa, mamma mia! Nessuno lo tiene e strilla e apre una bocca che sembra quella di Ciccilino del Corrierino. Ebbè non sei stanco a-desso di chiacchiere? Certo ne avrai una testa piena e quindi ciao e arrivederci a pre-sto. Enzo ti manda tanti bacetti e ti sgnacca una risatina da 50 centesimi. Nannino ti saluta caramente come pure la mamma, la Lole, la Tota e papà, da me abbiti tanti au-guri di rivederci presto, tante affettuosità e mille bacioni aff.ma sorellina

Carmen Saluti a Rolando Capitan Fracassa Albino carissimo Con molto piacere apprendo le tue buone condizioni di salute, spero che al più presto tu possa venire fuori e poterti così godere anche tu il piccolo Enzo, che cresce sempre bene. E Rolando come va? Spero che anche lui si sia rimesso con il suo male di nervi; con questo riposo; per intanto termino con la speranza di un presto arrivederci. Giun-gano i miei cari saluti per Rolando e a te mio caro cognato giungano i miei più cari sa-luti e arrivederci a presto. Aff.mo

Nannino Albino ti saluta Angelo Valer lui si trova con i Repubblicani! (lettera datata Trento, ma scritta da Cadine)

23. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 6–6–44 Mio carissimo figlio. Dopo tanto aspettare finalmente mi giunse la tua cara letterina, non puoi pensare come fu di balsamo per il mio lacerato cuore. Intesi che ora siete insieme cioè con Magrini e Gentilini e così potete passare le ore da veri amici, aspettando con ansia l’ora sospira-

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ta della liberazione. Se sapessi come passo i giorni lunghi eterni pieni di ansie, per di più come sai a Cadine non mi trovo bene, e poi siamo un pochi per parte, gli sposi con Enzo sono giù dalla Ziotta, io, papà e Dolores, nella mia vecchia cameretta cioè da zio Angelico, adesso stiamo aspettando che domani o dopo domani finiscano di portarci la mobilia e gli utensili da cucina e dopo, si fa cucina nella bottega di zio Angelico, che abbiamo già pulita e portando il nostro focolaio di Trento, così spero che mi tro-verò più bene … Con la speranza che verrai pure tu a farmi passare i giorni meno lun-ghi e uggiosi. Sono stanca e sfinita, però con tutto questo ringrazio il Signore che mi volle sempre bene, mi aiutò sempre a portare la croce pesante che si presentò in questi momenti difficili. Ma sai che ho un ansia di domandare un colloquio speciale anche me, ma non mi sento causa la strada da fare a piedi ed in più non poterti stringere al mio cuore e dirti tutto quello che vorrei dirti, così prego Iddio che mi dia pazienza ad aspettare il felice istante della tua liberazione. Dolores fra breve ti farà un’altra im-provvisata e verrà a trovarti. Adesso parliamo un po’ di Rolando, senti, di a lui che gia, io credo, che potrà avere il permesso di scrivere, come l’hai avuto te, che scriva ai suoi genitori che ne hanno bisogno di conforto perché mi scrissero una raccomandata, sono disperati ed in più suo papà è ammalato di febbre maltese, una malattia che ser-peggia in quei paesi, così credo che un suo scritto sarà balsamo per loro. Un’altra cosa dì a Rolando che mi mandi l’asciugamano di spugna da lavare assieme alla camicia. Salutalo tanto e digli che sarà presto finito anche le opere di bene “sempre per scher-zo”. Papà viene tutte le sere a Cadine, e la mattina con Dolores ritorna a Trento, qui tutti sono occupati a fare rifugi, non c’è nulla di nuovo altro che più fame che a Tren-to: i baccani tengono per loro o che vogliono cambio generi, orbene finirà anche la guerra. Non dubitare che io tutti i giorni faccio la S. Comunione e prego tanto, acciò il Cuore di Gesù ci aiuti in tutto. Dunque abbi fede e vedrai che sarai presto libero. Una cosa mi fece pensare, perché mi dicevi sulla tua unica lettera che puoi andare alla S. Messa, ma che non ti senti fare la Comunione, sei demoralizzato o cosa, non farmi pensare ti prego. Ora ti lascio mio caro Albino perché ti ho detto tutto quello che dovevo dirti. Concambio i saluti dai zii e dalla famiglia Povoli, ti bacia e ti manda la Benedizione del Signore la tua mamma che non sa dimenticarti un sol istante P.S. Concambia i saluti a Rolando e saluta il tuo amico Gentilini benché non lo cono-sco.

24. Lettera dal carcere di Trento

7 giugno 1944 eccomi a scrivervi regolarmente le mie lettere che sono sicuro aspettate con ansia. Ed io ancora più ansiosamente le spedisco, sebbene nulla di nuovo abbia a raccontarvi, solo per il motivo di poter parlare con voi anche di piccole cose inutili. Ieri ho ricevu-to la tua lettera, mia Carmen, e credi che mi fece non poco piacere: vedere la tua sere-nità e la tua allegria salita in confronto dell’ultima tua che mi fece pensare brutte cose. Sono lieto anch’io Carmen, si lieta per me e per tutti voi e Dolores non ha di certo sbagliato dipingendomi tranquillo e sicuro e in ottima salute. I baffetti? Ah, quelli poi sono un poema: come quelli di Rizzo, con due belle punte a “tortiglion”! La tua cro-naca Carmen ha fatto passare a me e Rolando un quarto d’ora d’ilarità ed anche mi ha

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mostrato chiaramente la vostra vita là tra “le patate ed i broccoli del natio borgo sel-vaggio”, e tutto l’andamento impressionante del paese. Io e Rolando non vediamo l’ora di esser così “educatamente” salutati dal carissimo Enzo. Non so se ho capito sbagliato ma a quanto sembra Nannino non è troppo soffocato dal lavoro come una volta. Se è così, pazienza: verranno tempi migliori! Grazie dei saluti di Pippo che con-cambio sinceramente da grande amico. Carmen io credo che a Cadine tu fossi quasi disperata finché non giunse la mamma. Vedi cosa vuol dire una mamma? Amala sem-pre Carmen perché Lei è il nostro Angelo e soprattutto falla amare!! Per me ti dico la verità che nei primi lunghissimi giorni ed anche in questi più sereni la sua dolce im-magine e la sua bontà mi sollevarono il morale e mi conquistarono ancor di più a Dio. Preghiamo Dio Carmen di vivo cuore che ce la lasci a lungo questo insostituibile teso-ro! E così invece della fotografia che spero venire a vedere di persona, mi fai tu la de-scrizione del nostro marmocchietto! Sono contento che il primo degli Adorno–Ravagni sia così bello e sveglio: fa onore alle due razze. Sarò sempre lieto, carissima Carmen, di sentire le tue spassose cronache che ci fanno uscire allegramente dalla cel-la e godere della vita di fuori. Ed anche di Nannino sono contento al vedere i suoi geroglifici: in quanto a Angelo di cui mi aggiungi i saluti Nannino, gli auguro ogni bene salvo parlarne un po’ con lui quando ci rivedremo e dirgli il mio affetto per la sua decisione veramente cretina. Tu te la passi bene vero Nannino, fra i tuoi, ed i miei lavorando e ascoltando la radio! Benone, verrò a farti compagnia fra breve, spero. E tu mamma fai la silenziosa ora. Immagino sarà perché mi attendi di ora in ora: si, ma siamo un po’ non troppo ottimisti per non metterci in grado di soffrire maggiormente! Noi pure attendiamo di giorno in giorno e siamo certi che Dio ci vuole bene. Noi stiamo benone e credo che in via di massimo sia anche di voi tutti, di te spe-cialmente mamma che sei la mia solo preoccupazione. Ora che siamo in tre in cella il tempo vola e facciamo le nostre lunghe chiacchierate. Ti dico che la prima sera si aveva la gola secca e la voce rauca dato che da due mesi le nostre corde vocali non facevano che qualche rara parola. Siamo lieti della nuova vita ora che abbiamo an-che la consolazione della S. Comunione e delle visite del Reverendo Padre delle Carceri. Forse ve l’ho già detto che ai colloqui si può venire fino a 5 persone. I miei compagni hanno avuto tutti un colloquio speciale di mezz’ora senza grata. Ora se lo ricevereste anche voi potreste vedermi e parlarmi un po’ meglio. In quanto a chi dovrà venire pensateci voi: forse tu mamma non saresti adatta a meno che non ti sentissi in gamba e sapessi che il vedermi ti farebbe bene. Altrimenti io penso che Dolores e papà. Sul permesso però ci devono essere i nomi delle persone che ven-gono al colloquio. Oggi mi ha scritto un’altra mia scolara: ti dico, mamma, che ogni scritto dei mie cari bambini mi commuove e mi fa bene al pensiero che anch’io ho miei bambini che mi amano veramente e mi vogliono ansiosamente fra loro. Grandi consolazioni queste che Dio manda a chi ha lavorato per i suoi “pargoli” con fervo-re e con passione! Beppo Cadonna mi ha affettuosamente incaricato di mandarvi i suoi migliori saluti. Scrivete a lui una cartolina facendogli vedere così che non siete per nulla arrabbiati con lui per quello che è accaduto, vero? Io non so più cosa dirvi altro che pure qui si contano i giorni e le ore con ansia e speriamo, che la parola “fine” non sia lontana! A papà e Dolores i miei saluti e cari bacioni, a Carmen, Nannino tante belle cose, a Enzo una tiratina di naso, e Ziotta baci e tanto affetto ai parenti, amici, e a chi chie-desse di me tanti saluti!

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A te mamma adorata e tanto a lungo desiderata tutto il sincero amor mio e con tutta l’anima mia tanti baci. Speriamo di vederci presto: sta sana e in gamba per quando tornerò dall’…”Università”, aff.mo

Albino

P.S. L’ultima lettera non fu firmata da Rolando perché erano venuti a ritirarla per spe-dirla! Saluti vivissimi a tutti e specialmente a lei mia buona signora che […..]mi sta proprio facendo da mamma. Quanto ai miei, caro Nannino, la cura migliore sarebbe l’uscita da questa Università, tanti saluti a tutti dunque dall’ex Capitan Fracassa.

Rolando 25. Lettera da Cadine di mamma Fosca4

Cadine 9–6–44 Mio carissimo per sempre. Grazie mio carissimo dei tuoi 2 scritti che con mio sommo piacere ha ricevuto, non puoi pensare come cari e affettuosi mi tornano, sai che soffrivo tanto essendo così lungo priva dei tuoi scritti ne avevo proprio bisogno. Ora che siete insieme i giorni vi passeranno più in fretta, scambiando qualche parola attendendo con ansia il giorno della tua liberazione. Io passo i giorni sempre in ansia, quando vedo Dolores entrare dalla porta, subito le domando c’è novità, ma purtroppo quella pazienza e Fede mam-ma cara, speriamo che Iddio ascolti le nostre preci che incessantemente innalziamo, e non sarà tanto lontano il beato giorno. Si caro sono un po’ giù di morale, ma la pre-ghiera mi da forza. Sono contento che domenica sei andato ai S. Sacramenti e così pu-re quello sarà un conforto per il nostro soffrire. Giovedì, giorno del Corpus Domini, qui a Cadine hanno fatto la processione del Santissimo e avessi visto quanti bambini vestiti di bianco, con le manine giunte, sembravano proprio che scongiurassero la pa-ce, erano tanto bene organizzati, pregavano forte Iddio. Non credere che qui a Cadine siano stati curiosi a tuo riguardo, no tutt’altro anzi a quelli che io ho parlato gli sembra impossibile tu possa essere in prigione, perché dicono che non ti hanno mai sentito parlare di politica, lasciavi sempre le acque percorrere il corso regolare, insomma, so-no anzi tutti ansiosi della tua liberazione. Riguardo al tuo Direttore Didattico, due giorni dopo che sono venuti a prenderti a Fornace, è venuto a casa nostra a domandare il perché, io non potei dirgli nulla perché non sapevo, insomma, gli sembrava impos-sibile, parlò molto bene di te, anzi diceva che era tutto contento e orgoglioso di aver un maestro come desiderava lui serio e bravo, l’avessi visto come era spiacente del caso. Io credo sarà meglio che tu gli scriva perché non sappiamo come fare ad andare a Civezzano, Dolores è molto occupata e io sono stanca e debole, non mi sento di an-darci. Noi siamo sempre in attesa del tuo arrivo in braccia nostre, un bel bacio con la promessa di pregare sempre per te. Saluti da papà e tutti noi da me abbia tutto il mio affetto e la Benedizione del Signore tua aff.ma

Mamma

4 La quarta pagina della missiva è dedicata da mamma Fosca a Rolando Magrini.

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Saluti e baci anche a nome di Enzo e di Nannino. Arrivederci a presto tua aff.me so-rella

Carmen Mio carissimo Rolando. La tua mamma ci ha sempre scritto domandando di te, e trovandosi spesso angosciata e disperata, ci scrisse che tu sei l’unica consolazione, che tu solo puoi sollevare il mo-rale di una povera mamma, si raccomanda di aiutarti in tutto, che poi in qualche modo soddisferà. Quando fu qui tuo papà io gli dissi di scriverti, anzi gli raccomandai, ma si capisce che forse non erano capaci. Ora scrivigli, non fare il poltrone. Pensa che sarà un regalone se gli scrivi. Ti saluto e fatevi buona compagnia aff.ma

Fosca

26. Lettera dal carcere di Trento

Trento, 10 giugno 1944 Miei sempre cari e Mamma adorata, per un’altra volta eccomi ancora a voi con queste poche parole sincere che posso dir-vi. Qui va tutto come sempre, sempre le solite cose che si ripetono ogni giorno. Pas-siamo una vita che se non fosse per il pensiero di voi miei carissimi, potrei senz’altro definire serena e tranquilla. Si passano l’uno dopo l’altro i giorni rallegrati veramente, qualche volta, da una lettera di Voi e dei miei bimbi o, come ieri, di Franco Bertoldi. Adesso ogni Festa o Domenica faccio la mia bella S. Comunione e ascolto la mia S. Messa, ciò che serve non poco a farmi passare questi che credo essere gli ultimi giorni in uno stato di quasi felicità. Non Puoi immaginare mamma mia cara quanto mi giun-se gradita la tua lettera, anzi sospirata! Perché lo sai come sono, che se potessi ti scri-verei ogni giorno ma anche aspetto perciò tanto un saluto da Voi miei cari, da te spe-cialmente, mamma (non badare alla scrittura che abbiamo un tempo limitatissimo per scrivere!). Regolarmente ogni mercoledì e ogni sabato io ti scriverò mamma cara fin-ché starò qui e così voi avrete le lettere verso la Domenica ed il Mercoledì dato che devono passare la Censura. Lo sa cara Mamma che i tuoi giorni sono lunghi e penosi e non so proprio che parole usare al proposito se non quelle profondamente cristiane di rassegnazione e cieco abbandono nell’amore infinito del nostro Dio che se pensa per tutte le creature della Terra maggiormente penserà a noi Esseri creati a sua somiglian-za. Una Fede granitica mi sostiene sempre e fa che Dio sa non per me almeno per le vostre sofferenze mi farà la Grazia sospirata. Preghiamo sempre con tanta Fede e sia-mo certi che Lui il Grande Misericordioso, ci esaudirà. Queste sono le mie parole di amore e di conforto per Te, madre mia, che soffri tanto per il tuo Albino. E così la piccola famiglia Ravagni si è trasferita nella vecchia casa dei nonni. Quanti ricordi per te mamma! E forse penosi. Immagino che tu non ti trovi bene: lo so. E mi viene in mente il periodo del I sfollamento quando la tua pazienza si esauriva così presto e facevi [……] la Dolores che aveva i nervi un po’ più tesi del solito! Ma io so che ora non c’è tempo per i piccoli dissapori famigliari e che vivete felice il più possi-bile senza mutare fra voi i vostri rapporti. Cercate di comprendervi fino in fondo e vogliatevi bene e tu ama, ama mamma anche per me la mia piccola cara Dolores, so-rella incomparabile e così sublime nel suo affetto per me! Chissà quanto sarà stanca povera sorellina mia! Eppure per il suo Albino da tutta se stessa. Le parole non posso-no dire la pienezza dell’affetto per te mia Dolores: spero però ciò serva a legarci anco-

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ra più di quanto ci leghi il comune sangue. Tu puoi immaginare perché lo provi quan-to sia la mia ansia di poter ritornare fra le tue braccia, mamma! Mi piacerebbe così tanto poter vivere anch’io lassù nella vecchia casa di famiglia! Ma speriamo nel Ciel! Se ti senti vieni pure al colloquio, che per me sarà come se toccassi il Cielo col dito! Guarda però di non stancarti troppo e pregiudicare così ancor più la tua povera salute malandata! In quanto a Rolando sta pur certa che ha già scritto ai suoi ed anche oggi perché pure lui ha ricevuto una raccomandata da sua madre. Credo proprio che dovrai interrompere le “opere di bene”: e per questo non preoccuparti che si può benissimo vivere anche col vitto di qui finché staremo dentro! Così Dolores potrà stare definiti-vamente a Cadine e riposarsi un poco, salvo stancarsi a fare la bambinaia di Enzo, mestiere fra il resto più leggero che non il fare la bambinaia a me che sono un pochino più anziano! Si, cara mamma, prega, prega tanto per il tuo caro figlio e batti forte al cuore di Gesù finché capirà. Dunque, carissima veciota, non credere che sia demora-lizzato, che anzi sono molto in gamba, come ti avrà potuto anche dire Dolores l’ultima volta che mi ha visto. Ben poco ancora mi resta da aggiungere se non che noi tutti pensiamo che vada a strappi e che il più bel giorno dei nostri 20 anni non sia lontano. Per il resto ci affidiamo interamente a Dio ed alla Madonna che ci dia la forza di at-tendere fiduciosamente calmi e noi e Voi miei cari. Dunque, mamma cara, fatti forza e resisti alla lontananza dolorosa ed ai disagi pensando che tutto ha un fine e che non potrà esserci sempre burrasca nella vita. Bisogna venire qua dentro, sai mamma, per imparare tante cose, per sapere cos’è la vita, e per conoscere la bellezza insuperabile di una Fede che calma, mentre benefica fa da mamma e ci sorregge sempre. Con ciò chiudo salutando tutti, parenti e conoscenti e mandando a voi miei cari l’immenso mio affetto ed a Te mamma, mia vita, ogni battito del mio cuore fedele. Vostro, nel Signo-re, aff.mo

Albino Ricambio i suoi gentili saluti

Gentilini Saluti carissimi a tutti

Rolando

27. Lettera dal carcere di Trento

Trento 16–6–1944 Carissimi e mamma buona, eccomi a voi con un’altra mia che so vi giungerà più che gradita perché sarete lieti di sentire perlomeno due volte la settimana la voce del vostro Albino anche se non ho nulla o ben poco da raccontarvi. Infatti che volete che vi dica? Qui certamente la vita non ha cambiamenti speciali: scorre sempre come uno uguale l’altro giorno. Vi dico solo che aver avuto il colloquio con mamma e con te Dolores per me è stata una delle gioie più grandi e più belle. Sono rimasto contento della mia cara veciota che ho rivisto tale e quale l’ho lasciata, forse un po’ più stanca, senz’altro un po’ più di pensieri, vero? Beh, coraggio, mamma cara, vedrai che quel Dio che ha permesso che noi soffrissimo per così lungo distacco sarà quello stesso che ci farà godere ancora di più di quello che pensiamo, il felice giorno che potrò finalmente dire di essere a casa mia fra le buone braccia della mam-ma mia. Non preoccuparti per il vitto, mamma: ieri sera ed oggi abbiamo avuto il vitto

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supplementare cioè una lucanica con verze cotte. Ti dico solo che erano eccellenti; na-turalmente abbiamo dovuta pagarla noi. A proposito oggi è stato qui Rossi a trovarmi; sono stato contentissimo. Lui ha voluto lasciarmi qui a tutti i costi del denaro. Non so quanto perché, lo sapete, li ha consegnati in portineria. D'altronde vi dico la verità che sono ben contento. Me la caverò io con lui quando uscirò. Va bene che vi ho viste da poco, ma tuttavia credo che vorrete scrivermi fra breve no-tizie di tutti voi perché così sappia anch’io come va la vita familiare. Come va con te papà caro? Tu penserai che io ti abbia dimenticato, no, caro vecio! Tu sei sempre presente in me con la tua metodicità così cara a me. Solo un pochino mi preoccupo per quel tuo fare la strada 2 volte al giorno. Ma sopporta, babbo caro, che tutto avrà un fine. Tu riderai delle mie parole. Ma questa è quella che noi chiamiamo “filosofia dei galeotti”. Ti dico la verità che la farei anche 4 volte al giorno quella strada a me così cara! Ti saluto caro vecio e sta in gamba! E tu Carmen, e tu Nannino? Sarete come sempre la coppietta felice e più in gamba! Vivete sempre così e il vostro Enzo sarà il gioiello, che adorna, l’amore grande degli Adorno! È l’augurio del fratel-lo ― cognato–zio. E la fotografia di Enzo mio non la posso proprio vedere? Sarà grande e bello ora! E parlerà, e farà i dentini (o è troppo presto?). Ne mangia polenta e ravanelli? Altrimenti non è degno di essere alpino. Ma già lui è “terrone” come dice la sua mamma, ed allora mangerà più volentieri la famosa “insalata all’italiana”, no? E Ziotta: io penso che potrebbe mettere almeno una firma sotto i vostri scritti. O è ar-rabbiata col suo “Pero” perché non l’aiuto dietro i bachi, o far “carghe” di legna? Spe-ro di no! E la famiglia del Maestro Roberto Tasin? Dite al mio carissimo collega che può ben degnarsi di scrivere un rigo al suo Albino, ora che sono finite le scuole! In ogni modo salutatemelo tanto anche la zia, Fabio e Mirta. A proposito è guarita la mia bionda? Salutatemi anche gli altri parenti, i conoscenti, ed il signor Parroco. Ecco, ve-di mamma come devono esser le mie lettere? Tutta una lunga fila di parole sconclu-sionate e tutte domande dato che la mia cronaca è più povera di ogni altra. Nella biancheria portate anche calzetti e fazzoletti, vi prego. E con ciò io credo di non aver altro da dirvi: per la prossima volta cercherò di scrivervi di più. Qui sotto vedete 2 righe per i miei scolari che credo opportuno voi inviate al Parroco Don Lo-renzo Chiocchetti, che lui li vede tutti i miei scolari. Salutatemi caramente anche la famiglia Dallapiccola che mi è particolarmente cara e dite alla Gina di scrivermi al-trimenti le tiro le orecchie. Con ciò vi saluto caramente e mando a voi, miei cari, tanti baci affettuosi, sperando di rivederci alfine felici fra non molto. Baci mamma dal tuo

― Pino ―

28. Biglietto dal carcere di Trento

17–6–44 Miei diletti e mamma adorata, ecco il vostro Pino a Voi, dato che non ho potuto scrivervi mercoledì, perché come vi ho detto al colloquio, ho speditola lettera al mio Direttore sinceramente un po’ per convincerlo ancora di più a tenermi il mio posticino! Io vorrei dirvi tante e tante belle cose, ma ormai non so più cosa dirvi. So[no] tutte cose che voi già sapete e quindi non è che il solito ripetermi delle stesse parole giuste per poter dire con tutta la mia gioia: “beh anche oggi i miei leggeranno un mio scritto”! E, così descrivervi, la gioia in cui dopo 91 giorni potevo stringermi al cuore e baciare la mia cara veciota e la mia sorel-lina? La mano non è capace di scrivere ciò che il cuore sentì. Non so con che opinione

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al mio riguardo vi siete allontanate da me, tu specialmente mamma cara. Forse non vi aspettavate di vedermi così, non so forse vi sembra mutato. No, cara veciota, no: io sono pur sempre il tuo Albino che ti adora e che se soffre qui, è proprio pensando a te che sentirai un po’ sola e triste. Ma tu mamma che lì nella nostra chiesa trovi sempre una Madonna addolorata buttati sempre nelle sue braccia e vedrai che Lei, la Mamma dei deboli, ti darà la forza e ti aiuterà. Io ho notato che sei in gamba come sempre, sei proprio come ti immaginavo: e sono contento. Ė da una settimana che non ricevo posta nessuna, neanche dai miei ragazzi. Si vede proprio che mi si attende presto: speriamo che tanta attesa venga ricompensata, no? Ho saputo che ai 20 si raduna il Tribunale Speciale: voglio credere che per noi sia giornata buona quella e che sia definitiva! Ma in generale la nostra situazione è tale che non si possono fare previsioni alcune: tutte le eventualità sono possibili. Certo che più attendibili sono le buone anche come si crede qui nel nostro ambiente. Hai visto mamma come abbiamo dovuto scappare anche la II volta nel giorno più bel-lo della mia detenzione. Spero che tu, mamma, abbia fatto buon viaggio di ritorno ed avrai trovato tutti in gamba; gli Adorno, zia Cornelia, ed il mio Enzo perciò stanno benone! Sono venuto a te mamma con l’idea di dirti tante cose belle che avevo prepa-rato in mente qui nella mia cella ed invece abbiamo parlato del più e del meno, di tutto e di niente in fondo, vero? Per esempio volevo fare, sebbene in ritardo, gli auguri pel suo compleanno alla Dolores, per l’onomastico di qualche mese fa a papà, per l’onomastico di zio Roberto, ed invece….. ve li faccio ora, va bene? Un’altra cosa vo-levo dirti, mamma, a proposito della questione militare: ho saputo che la mia classe ri-ceverà la cartolina per la visita entro questo mese. Non so se sarà vero ma se fosse non so anch’io cosa fare perciò vi prego di suggerirmi qualcosa e mandarmi un bigliettino e mezzo L[audadio]. Ora non so se varrà la pena di toccarsi il cuore per farmi fare ri-vedibile giacchè non so se i Tedeschi scartano alle visite o fanno tutti abili. Io credo che per informarvi su ciò basta che andiate a parlare al Renzo Zanon (il fra-tello di Graziella, il colosso) chè mi hanno detto essere come interprete alla Commis-sione di Leva. Credo sia lui perché mi hanno detto che c’è questo Zanon che abita ai casoni. Se la cartolina vi arrivasse e caso non so se vi torna conto non fare niente, op-pure andare alla Commissione Leva e dire che io sono qui (caso mai non dite il nomi-nativo, dite che non lo sapete voi). Se venisse invece qui non so se mi torna conto an-dare o no alla visita. Ma a questo ci penso io: vedrò quello che è meglio. Avete capito quello che mi interessa? Non impressionatevi perché chissà anche se arriverà: non so se avranno tempo!!! In ogni modo credo che sia meglio avere il tempo di mettere le mani avanti? Intanto voi cercate di procurare sigarette! Aspirine e qualche tosca-no….caso mai ce ne fosse bisogno! Come vi ho già scritto sulla mia ultima lettera ieri vidi Rossi Danilo e ne ebbi un grandissimo piacere. Mi ha totalmente rassicurato al riguardo del mio Direttore. In quanto alle robe che Giovanni ha dato al mio sergente maggiore sappiate che merco-ledì u.s. mi ha dato 2 uova e 30 sigarette e poi mi ha dato anche oggi, 2 “fornaie” ed il pane biscottato. Ho ricevuto tutto volentieri. Ma se c’è ancora qualcosa datela al Lau-dadio che vi fa bene il piacere me l’ha detto anche questa mattina. In ogni modo fate quello che volete. Finora posso dire che ho sempre mangiato a sazietà. Per l’avvenire spero di mangiare ancora meglio ed a casa mia. Sei ben stato tonto, Nannino, venne a cercare L[audadio] per il vestitino e non portare neanche una sigaretta! A proposito del vestitino: io credo che mi farai la grande gentilezza di fare un presente al mio futu-ro figlioccio Vanni (?) e non pretenderai niente di fattura. Lo so che ne hai bisogno di denaro ma quando verrò fuori vedrai che tutte queste storie le accomodo io ed il be-

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nessere vero e proprio rientrerà nella nostra famiglia. (Per la naia ripeto, desidero sa-pere se scartano per il mio male, caso mai quale corpo preferibile e se può il Zanon fa-re qualcosa anche per ottenermi una proroga di qualche mese e se mi torna conto re-stare qui od uscire alla visita, capito?) Se volete mandarmi qualche cosa mandatelo at-traverso Laudadio; aber ihr musst nicht wie heute machen, denn die Gafängnisperso-nen si offendono wenn der eine wiss, was der andere macht. Hai fatto male quindi Dolores a raccontare a terzi di ciò che Giovanni aveva fatto! Qui è il luogo in cui si fa tutto nel massimo silenzio altrimenti corrono guai: quindi nessuno deve sapere ciò che fa l’altro nei nostri riguardi. Capito? Con ciò vi bacio caramente con tanta speranza. Ciao mamma: bacioni dal tuo

Pino

29. Cartolina da Cadine della sorella Carmen

Cadine, 18–6–1944 Carissimo Albino! Avendo trovato in bottega questa cartolina non potevo far a meno di spedirtela. Si ca-ro Albino proprio così; per te prima è stato come un fulmine che voleva schiantare il tuo avvenire così come il fragor del tuono; ora però si è trasformato in una dolce atte-sa come il sussurrar di sponde e fra poco verrà per te la calma placida in seno a tutti noi che con ansia ti aspettiamo. Accetta i bacietti di Enzo, i saluti di Nannino e da me abbiti colla speranza di rivederci presto, un bacio con mille affettuosità

Carmen

30. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 19–6–44 Albino mio carissimo. Eccomi a te a rispondere alla tua cara e desiderata lettera, che lessi tutto in un fiato, certo che t’assicuro che è la cosa più gradita che puoi farmi. Il giorno che fui da te al colloquio, quel po’ di tempo mi volò come un lampo, pensavo fra me, se era un sogno oppure realtà, ero la persona più felice di tutto il mondo; ma purtroppo dovetti di nuo-vo lasciarti fra quelle brutte mura oscure, si va avanti con la solita lusinga del domani, si domani, confidiamo nel cuore di Gesù, che questo domani sia vicino, e che le nostre preghiere siano ben accette. Adesso siamo qui nella nuova abitazione abbastanza bene sistemati, non soffro così tanto come quando ero giù da ziotta, perché qui c’è tutto piano terra, in un attimo si va a prender l’acqua, subito in bottega senza far tante scale, ziotta viene tutti i giorni a trovarci, zio Angelico pure e tutti gli zii passando mi salu-tano e mi vogliono bene, e così diventa meno dura la vita. Enzo è bravo e buono, dorme abbastanza è quello che ci tiene allegri tutti, e così an-che quando viene papà da Trento, gli fa delle risate, sai che ci conosce tutti, è tutto nervoso che se non si sta attenti scappa dal braccio. Qui il tempo è lungo, in attesa di qualche novità, per farci rivivere. Adesso ti ho detto tutto.

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Saluti da Ziotta e parenti tutti e conoscenti. Salutami tanto Rolando e auguri per la sua salute e concambio i saluti a Gentilini, a te il più bel bacio promettendoti di pregare ogni giorno per te e per tutti, acciò possa aprirti presto le porte che vi tengono chiusi. Dolores dorme ancora perché è stanca e così mando a voi i suoi saluti. Ti bacio man-dandoti la S. Benedizione e lasciandoti nel Cuore di Gesù, tua aff.ma Mamma che non sa scordarti neppure un minuto. Caro Albino, per ora ti mando più cordiali saluti, intanto cerco l’ispirazione per scriverti una lettera da tirarti su il morale: Enzo ti bacia affettuosamente come Nannino; salutami Amedeo Nazzari assieme a Rolando e da noi abbiti il più forte bacione, tante cose belle e mille affettuosità. Arrivederci a presto, tua aff.ma sorella

Carmen

31. Biglietto dal carcere di Trento (sulla pagine anteriore Albino ha scritto “Distruggere!”)

ore 6 ½ – Trento, 20–6–1944 Miei carissimi e mia mamma, eccomi a voi ogni volta che trovo il tempo per mandarvi un saluto, e dirvi tutto il mio grande affetto. Qui non c’è nella di nuovo: tutto come il solito. Noi stiamo sempre in attesa e speria-mo proprio che non sia tanto lontano il benedetto giorno: e soprattutto speriamo che tutte le nostre e le vostre speranze non debbono andare deluse. Noi rafforziamo sem-pre le speranze con la preghiera: così siamo certi che qualcosa avremo se non altro forze per resistere a qualunque necessità. Una piccola novità e successa anzi. Non sono più in cella col Gentilini Ora è venuto qui Cadonna. Immaginati, mamma, la gioia immensa di me e di Rolando! Finalmente i 3 amici cari si trovano assieme! Il tempo vola come sempre poiché svagandoci tutto il giorno sempre meno si pensa di essere in carcere e così si passano le giornate pro-prio come dei minuti. Credo che a voi invece devono sembrare lunghissime ma spe-riamo tanto che tosto cambieranno. A proposito io sono l’eterno seccatore di Dolores: questa volta per un’altra faccenda, ma sempre per la mon segretaria. Si tratta di Beppo che ti chiede un favore. Siccome a lui non viene dentro niente di strafugo così deside-rerebbe che tu andassi dalle sue Signorine e parlassi a loro perché o spediscano per Posta qualche pacco o a mezzo tuo qualcosa venisse dentro. Capisci Dolores? Sarei contento anch’io se tu potessi andare a Lavis perché allora potremmo avere del cibo sostanzioso ed in gamba! Uova, pan bianco, ecc.. Guarda tu se puoi: ci faresti un pia-cerone. Tu ti presenterai con il biglietto che qui acclude Cadonna, nel quale tutte le nostre “pretese” sono spiegate in gamba. Credo vorrai farci questo piacere anche se ti costa un po’ di sacrificio, vero Dolores? A proposito desidererei sapere quanto impie-ga la nostra posta ad arrivare a voi e se è censurata dai Tedeschi. Mandatemelo a dire ma non scrivetemelo sulle vostre lettere! Vi posso dire poi che ho ricevuto il pacco ul-timo. Grazie infinite: è stata la manna del cielo. La marmellata, come dici tu Dolores, la mangerò un po’ alla volta! Il pane invece non dura che pochi minuti. Con tutto que-sto, Dolores, non fare pacchi troppo voluminosi che per le Guardie è un rischio, lo sai

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bene!! Sono beatissimo che ogni tanto mi venga da fumare perché, vi dico la verità: digiuno ma non senza fumo!! Quindi ogni volta che potete!!!…… Sono contento che tu sia stata a Fornace Dolores ed anche contento dei miei scolari, mamma l’hai spedito quel bigliettino che avevo scritto per loro nell’ultima mia lette-ra? In quanto al tuo desiderio di venire ad un altro colloquio, mamma, in realtà non so caso dirti. Per te indubbiamente è un grande sacrificio fare la strada a piedi e perciò io ti consiglierei di non venire, aspettandomi serena e fiduciosa a casa nostra. Io credo che questa volta può venire o papà o Carmen con Dolores, no? In ogni modo se tu mamma lo desiderassi proprio, piuttosto di stare male a casa, vieni pure perché mi fa sempre piacere!! Ho ancora da ricevere la famosa cartolina di cui tu mi parli Dolores! Arriverà oggi. Sono contento che Luigino mi ricorda perché anch’io lo ricordo in special modo. Come le è andato l’esame? Mamma tu dirai che a te ho parlato proprio poco, ma che vuoi questo era proprio un bigliettino per Dolores, dove le do da fare e deve pur […] un po’, no? Credo non sarai gelosa, vero? Sai pure che il mio amore è eterno e ciò deve bastare, altrimenti faccio collera. Spero che fuori la baracca vada avanti abbastanza bene. E ciò mi tranquillizza. Io spe-ro che tu mamma stia bene e così sia di tutti. Termino perché ….. la posta parte fra poco. Sempre assicurandovi del mio grandissi-mo affetto vi saluto caramente ed affettuosamente ed a te mamma, in particolare tanti bei bacioni fissi dal vostro aff.mo

Albino P.S. Dolores, mi raccomando fa il possibile per andare a Lavis e così “faccici” piacere!! Signorine Perugini ― via 4 novembre ― Lavis (vicino al ponte in ferro!) Ricordati!! Dolores non meravigliarti se le Signorine ti daranno qualcosa per la nostra famiglia perché è Beppo che si interessa un po’ per voi. Raccomanda alle Perugini di non par-lare del biglietto sulle lettere e di distruggerlo. Vi ringrazio di cuore di quello […] gentilezza sarà […]. Dica alle signorine Perugini la nostra situazione pregandole di esserci tutti. Ricambio i cari saluti a lei e famiglia. Dev.mo

Beppino Saluti cari,

Rolando

32. Lettera dal carcere di Trento

Trento 20 giugno 1944 Mia veciota e miei cari, Ecco il vostro Albino: è mezzo giorno appena passato. Tutto è calmo intorno a me. Anche in cella giacchè Rolando e Beppo dormono abbracciati in un tenero amples-so!!! Ed io sono qua raccolto davanti a voi mie cari, e vi vedo tutti, davanti a te mam-ma e mi sembra di parlarti fumando una sigaretta (che purtroppo ora non ho!!) mentre tu stai lavando i piatti. E parliamoci allora. Ma… cosa dirti? Questo è il problema, giacchè qui nessuna novità accade mai e tutto è sempre uguale, monotono e pare eter-no. L’unica ora che si attende con ansia è, oltre a quella del passeggio, quella della di-stribuzione posta. Dopo alcuni brutti giorni nei quali invano attesi uno scritto, final-

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mente oggi mi giunsero 3 cartoline e la tua lettera mamma. Una cartolina di Carmen, che ringrazio molto pel suo costante, affettuoso ricordo; Carmen ho bisogno anch’io di ritrovare la calma e la pace di una volta poiché ho sofferto abbastanza in quei lun-ghi giorni, 65, di solitudine! Ti immagini abituato coi miei 50 scolari e ridotto a vivere solo coi miei pensieri per voi che mi afferravano giorno e notte? Ma sono passati per fortuna ed adesso attendo anch’io con fiducia il giorno che mi darà un po’ di calma fra le vostre braccia! Un’altra cartolina di uno scolaro; la terza quella famosa del 14 u.s. dove si è firmato tutta la compagnia con te Dolores. Infine la tua lettera, mamma! Come a te giungano graditi i miei scritti, così a me giungano bramati i tuoi, mamma cara! Mi portano un soffio di bene e di amore dal mondo a me proibito ed anche, un po’, un soave odore del paesello natio e della mia famiglia. Sai mamma che a me, co-me ad ogni bambino abituato su come una bambina, piacciono le cose nuove: così ar-do dal desiderio di uscire da qui anche perché deve essere maledettamente bello abita-re nella vecchia casa noi quattro soli a parlarci sottovoce di tutte le cose avvenute in questi lunghi tre mesi e goderci il nostro reciproco affetto! Mamma cara, tu mi dici che era la persona più felice di questa di questo mondo dopo il colloquio: io invece non so dire come mi sentivo. Mi pareva semplicemente impossibile: e giunsi in cella mezzo incretinito; ma ero felice, tanto felice! Oh, questo si, lo posso ben dire: incanta-to dalla felicità. Ed è per questo che raccomando di venire a trovarmi ogni volta che potete! Spero che al Comando siano così buoni da concedere almeno a te e Dolores un colloquio alla settimana! Guarda mamma che sbagli a chiamare le nostre celle “brutte mura scure”! Qui siamo in piccole stanzette si, ma la luce non manca: altro che viene dentro a scacchi! Voglio credere mamma che quel bene che dici ti vogliono i parenti sia vero: ed allora ti dico che sono ultra contento perché chi vuol bene a te sarà sem-pre felice perché tu sei buona, ed io pregherò per chi ti ama. Ma questo Enzo, allora, è proprio un discoletto quasi? Sai mamma che non riesco proprio ad immaginarmelo così vispo e così bellino come dovrà essere. Pare impossi-bile a me di voler così bene ad un nipotino, eppure è tale il mio desiderio di vederlo quasi come quello di uscire. Cara mammina cosa dirti ancora? Ti dico la verità che sono proprio vuoto, alla manie-ra tale impiegare qualche oretta per scriverti queste 4 scempiaggini. In compenso, mamma cara, ti prometto che quando sarò finalmente fra voi troverò tutte le parole che fanno tanto bene al tuo cuore addolorato. Credo non ti rincrescerà se scrivo due parole anche alla famiglia Dallapiccola. Credo anzi sarai contenta. Ringrazio chi mi ricorda sempre e mando anch’io a tutti i parenti e conoscenti tutto il mio sincero affet-to ed il ricordo più caro. A papà tanti bei bacioni sui suoi baffoni, a Dolores la mia gratitudine fraterna, a Carmen i miei cari saluti e baci a Nannino! …paga la multa e taci, ed Enzo bacetti sugli occhietti, a te mamma mia gioia e mia vita, tutto l’amore di cui è capace il mio essere, tanti bacioni dal tuo aff.mo

Pino (bacia Ziotta) Grazie infinite per i saluti che contraccambio con affetto

Rolando

Anch’io accludo i miei saluti più vivi nonché auguri di ogni bene. Suo dev.mo Beppino

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33. Biglietto dal carcere di Trento

Trento, 22–6–44 Alla cara mia famiglia, eccomi un’altra volta a voi sempre contento di mandarvi un mio saluto ed un mio af-fettuoso ricordo. Qua siamo tutti tranquilli in attesa degli avvenimenti che speriamo sempre siano buoni. Abbiate anche voi pazienza come ne abbiamo noi e vedrete che nella fede immensa di Dio tutto si placherà. Spero che tutti starete bene come imma-gino ed auguro. Io, Cadonna, Rolando e tutti stiamo benone. Per ora nessuna novità al nostro riguardo: tutto è calmo come il solito. Io ricevo di frequente cartoline dai miei scolaretti che mi vogliono proprio bene: sono contento. Non so se verrete ancora a colloquio: in ogni modo non spaventatevi se non ve ne concedono di frequente perché eccettuato Gentilini, gli altri miei compagni ne ricevono uno ogni 20 giorni in media. Tu mamma stai bene? Sei su col morale? Su, su che sembra che anche con la guerra vada bene, no? Vedrai che verrà anche il giorno di nostra grande gioia. Ed adesso due parolette un po’ lunghe a te Dolores: prima di tutto sappi che abbiamo deciso di farti un monumento in bronzo, appena usciremo, in premio a tutto che fai ed hai fatto per me e per noi in generale. Immagino quanto sarai stanca, Lole! Ma corag-gio che Dio premia ogni opera di misericordia: e tu ne fai parecchie per i carcerati!!! Ci è arrivato ieri il pacco col pane e coi sigari Virginia: mia hai fatto svenire dalla sorpresa! Poi oggi abbiamo ricevuto il II pacco che portasti da Lavis. Ci hai fatto can-tare per tutta la sera! Così non abbiamo paura di morire dalla fame. La biancheria pure l’ho ricevuta. Grazie infinite! I calzetti li avevo puliti perché c’è un mio amico lavan-daio qui che mi lava lenzuola e biancheria quando voglio. Ora non ci manca né cibo, né fumo: basta arrivi la libertà! Tu devi essere stanca Dolores me l’ha detto anche il Guardiano che t’ha vista seduta sui gradini della Chiesa! Coraggio! In quanto alla bi-cicletta Beppo ben volentieri te la dà. Vedi il biglietto qui allegato con l’indirizzo: la bici è lì. Sarà un po’ da regolare forse i freni: guarda tu. Poi Beppo mi dice anche se vuoi ritirare la sua Tessera Tabacchi per mandarne dentro un po’ a me e lasciarne un po’ a papà. Avrai bisogno di Tessere Annonarie vecchie del Beppo che ti daranno le signorine Perugini. Nello stesso tempo, se non sono state già ritirate, ritira anche le sue Tessere Annonarie che portano l’indirizzo di via S, Bernardino 18 (Se.Pr.Al.) (Va allo scopo dal signor Perini all’ufficio annonario del Comune che conosce Beppo). Ti metterai d’accordo con le signorine Perugini. Ringrazia di tutto a nome di Beppo e nostre le gentili signorine Perugini. Con ciò vi lascio: scusami mamma se ti parlo po-co: sarà per un’altra volta! Ora non ho tempo. Bacioni affettuosi a tutti: e te mamma la mia adorazione: bacioni e saluti da Lando e Beppo. Vostro aff.mo

Pino Baci e saluti a tutti La ringrazio carissima Dolores di tutto quello che fa per me e non so come esprimerle la mia riconoscenza: vuol dire che quando usciremo ne riparleremo! Per ora riceva un grazie di cuore ed un caro saluto da chi vorrà rendere partecipe anche la sua famiglia

Beppino

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34. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 23–6–44 Mio per sempre carissimo. Oggi trovandomi sola, con Enzo che dorme, sento ancora più il bisogno di rispondere alla gradita tua lettera, e così trattenermi con te mio carissimo Albino io che ti amo tanto, e sento sempre più la nostalgia della tua mancanza. Enzo è un po’ irrequieto perché devi sapere che ha spuntato il primo dentino e quanto prima ne metterà degli altri. Qui a Cadine non sono venuta per riposare, no, tutt’altro, sono sempre occupata per Enzo, perché Nannino e Carmen hanno molto lavoro, così fra la casa, il pensiero del mangiare e Dolores che non può mai fermarsi a casa, non si fa nemmeno il tempo di adempiere i doveri più sacri, spero mi saprai comprendere. Il mio desiderio sarebbe di scriverti ogni secondo giorno, ma purtroppo devi contentarti, di un paio di volte in settimana come te, e poi sai quanta fatica faccio a scrivere. Oggi si compie i tre mesi che sei rinchiuso fra quelle mura, intanto che scrivo un nodo mi chiude la gola, una gran voglia di piangere mi assale. Se il giorno 23 marzo mi avessero detto che devi rimanere là tre lunghi mesi, io credo che sarei stata disperata, ma la speranza di un giorno dopo l’altro, con l’aiuto di Dio, mi sono rassegnata a oggi, speriamo che il giorno desiato non sia tanto lontano. Sono contenta che adesso siete tutti e tre insieme, amiconi vecchi così i giorni vi passeranno velocemente. Il biglietto che hai aggiunto alla mia lettera per i tuoi scolari lo ho già spedito. Dolores ha domandato un altro col-loquio ma ora sono sospesi tutti, è venuta a casa molto avvilita perché c’era anche Mirta che voleva venire a trovarti, pazienza. Vedi che sei ricordato anche dai tuoi compagni di scuola come ho inteso dalla tua che è venuto Rossi , vedo proprio che tutti ti vogliono bene e di questo sono contenta. Riguardo alla foto di Enzo, appena è possibile avere un rotolo sta certo che non mancherà di mandartela, perché è cosa molto difficile da trovare oggi i rotoli. Riguardo zio Roberto e famiglia sono molto occupati perché hanno un pezzo di campagna da lavorare, Fabio invece è occupato ad andare a passeggio con le bimbette graziose, così si passa il tempo. Se vedessi, caro, come m’hanno sistemato bene nella nuova abitazione, ci siamo portati il focolaio da Trento, così, come mio desiderio, posso essere indipendente da tutti. Ziotta è sempre qui con noi, passiamo d’accordo con tutti gli zii, pure tutti ti salutano. Salutami tanto Bepo e digli che io gli voglio bene e che auguro tutto quanto il suo cuore desidera. Sa-luta caramente Rolando e auguri. A te il bel bacio e un tenero amplesso, ti lascio ai piedi della Croce dove solo si trova conforto, tua aff.ma

Mamma

35. Lettera dal carcere di Trento

Trento, 24 giugno 1944 Carissimi e mamma adorata, eccomi a Voi con un’altra mia che vi giungerà da cuore e che gradirete come sempre avete graditi i miei scritti. So che li gradite anche se vi recano notizia importanti ed anche se non fanno che ripetervi le solite storie. Si, di nuovo qui non c’è niente nean-che a cercare col microscopio. Del resto questo è proprio l’ultimo luogo dove si pos-sono sentire notizie. Si va avanti giorno per giorno sperando e pregando Iddio. Quel Dio che ci ha aiutati fin qui a sopportare il nostro distacco ci aiuterà a tirare avanti fi-

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no alla fine. Vi dico la verità che l’unico pensiero che mi turba qua dentro è l’idea del-la vostra condizione sia morale che materiale. Tante volte penso, penso con rimpianto alla vera felicità che godevo fuori: era finalmente giunto il momento di aiutare un po’ voi che per darmi un posto nell’avvenire avete tanto faticato, ed ecco invece che fra poco scadono i 100 giorni di reclusione. Penso che voi, e tu mamma specialmente, sa-rete in una angoscia mortale tutti i giorni attendendo il vostro Albino che vi sta così a lungo lontano. Ecco, credetemi, che se io non avessi questi pensieri per la testa sarei tranquillo, in verità. La notte faccio bei sogni di voi tutti, di te mamma mi sogno più frequente; mi sogno perfino di zio Rinaldo e zia Alice. In sogno mi venite tutti a tro-vare e la mattina mi alzo lieto e sereno. Ora poi che finalmente ci siamo trovati in 3 anime gemelle (Io, Beppo e Lando) facciamo delle chiacchierate da lavandaia ed il tempo passa veloce in attesa degli eventi a nostro riguardo. Ma come è per me così sarà anche per voi, immagino: tuttavia credo che, sia dalla mie lettere, sia dall’unico colloquio che ho avuto con te, mamma, tu ti sia potuta convincere, che sul mio lato puoi stare perfettamente tranquilla. Nessun pensiero cattivo a mio ri-guardo sorga nella tua testa stanca, mamma: solo tranquillizzandoti a mio riguardo ed avendo la nostra bella Fede cristiana o mamma adorata, potrai attendere con fiducia e calma il lieto giorno senza farti eccessive illusioni e senza torturarti col fissarti preceden-temente un giorno , una data. Pensa come me: il giorno a lungo desiderato deve esistere in mezzo ai 365 giorni di un anno: è più bello attenderlo si con sicurezza ma senza dire: è questo ed è quello. Le belle nuove sono sempre bene accolte anche se improvvise: e noi aspettiamo questo anonimo giorno improvviso. Spero , mamma di non averti annoia-ta con le mie chiacchiere: sopportale perché di altre qualità ben poche ne so fare! Ed adesso vengo a chiacchiere di carattere proprio intimamente famigliare. Cioè a chiedere notizie di tutti voi un po’. Certo saranno sempre le solite e godo che in via di massima sono buone. E tu mamma cara, come stai? A quanto pare ti trovi meglio ora al nostro paese che non quest’estate scorsa, no? Sono lietissimo per te che tu sia abba-stanza comoda lì da zio Angelico e godo che tutti i parenti ti vogliono bene e ti siano vicini in questi istanti. Immagino che la storica “panzetta” di papà sarà di un bel po’ calata, no? col movimento che deve fare! Ma in compenso è così più vicino nell’aiutare la Ziotta in campagna nei giorni liberi. A proposito come va Ziotta, quest’anno? Promette bene la terra? Spero di si! E tu sei sempre il solito orso di salu-te? E con Carmen, Nannino, come va? Carmen mi avevi promesso una lettere e finora non l’ho ancora vista! Cosa fai di bello? Spero bene che sarai tanto buona e brava mammina da non far fare troppo da bambinaia a Dolores! Credo che vedrai anche tu che ha più bisogno di una buona dose di iniezioni che di altro. Spero e so che le mie parole non ti hanno offesa, ma buona Carmenona: accettale come quelle di uno che non sa e non vede e tuttavia vuol parlare. Scrivimi Carmen che mi fai un regalone! E tu Dolores come te la passi? Scrivimi anche tu qualche volta quando puoi! Spero che tutta la parentela stia bene. Saluti particolari a zio Angelico e zia Pasqua, ed a tutti in generale; saluti alla famiglia Povoli ed alla Elia un ringraziamento. Termino questa mia con tanta cordialità e tanti bei bacioni per te mamma specialmente, mia unica vita e mio desiderio dal vostro aff.mo

Pino Ai saluti di Albino (che è diventato il “gran maestro” della compagnia tanto è sereno e coraggioso) aggiungo i miei più sinceri. Suo dev.mo

Beppino

Saluti carissimi a tutti. Però Carmen quell’Amedeo Nazzari, non so se mi spiego…

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36. Lettera da Cadine della sorella Carmen

Cadine, 25–6–44 Mio carissimo Albino. Ecco che ancora una volta vengo a te con questa mia che credo accetterai con piacere. Voglio sperare che la tua salute sia ottima come pure ti posso assicurare che lo è di tutti noi. Quassù la vita incomincia a diventare quasi piacevole ora che ci siamo am-bientati e se non fossimo assillati del pensiero di te si potrebbe dire di essere comple-tamente felici. Già la mamma ti avrà informato che abbiamo cambiato dimora ed ora abitiamo nella casa di zio Angelico che ci vuole bene. Fra l’altro ti dico che la nuova cucina si può chiamarla il campo d’aviazione delle mosche tante ce ne sono e quando si alzano quelle noiose squadriglie fanno un rumore assordante, ma a parte ciò ci tro-viamo bene. E tu caro Albino come stai? Spero che fra poco ci concederai l’onore di ritornare fra noi altrimenti perdi i diritti e allora scaduto il tempo, per varcare queste mura famigliari dovresti fare la domanda in carta bollata a Don Isidoro. (scusa lo scherzo) Per la campagna della Tota ti aspettano tante ciliegie, quelle visciole e sono belle tutte a mazzetti che ti fanno venire una certa acquolina in bocca che non so se mi spiego!! Quando Enzo vede le ciliegie ci fa mille feste e le vorrebbe tutte prendere e mangiarle. A proposito, sai la novità? Nella bocca di Enzo vi sono due bei granellini di riso che sono un amore ma però questi dentini l’hanno fatto tanto soffrire facendoci venire la dissenteria; ora sta rimettendosi ma già si preparano a spuntare gli altri dentini. Certo caro fratellone che quando vedrai il mio birichino resterai a bocca aperta, perché è un prodigio, non puoi nemmeno fare un gesto che lui ti capisce; poi quando si mangia bi-sogna portarlo fuori altrimenti piange e vorrebbe mangiare anche lui. C’è poi papà che ha una vera adorazione per quel nostro caro tesoro; quando il nostro caro vecchietto torna stanco da Trento il suo primo pensiero è per Enzo e lui fa sempre restare conten-to il suo nonno col regalargli il più ampio sorriso e col tirargli i suoi baffoni. Caro Albino tu mi chiedi quando potrai avere le fotografie di Enzo; io voglio credere che fra non molto verrai tu a vederlo, di persona; ad ogni modo ieri ho parlato al fra-tello di quello che portava la giubba del Re che è fotografo e mi ha promesso che for-se per domenica prossima mi farà avere parecchi rotoli di pellicola, dato che lui va a Venezia a prenderli e così potrai ammirare il nostro piccolo caro moccioso da mattina a sera. Tu Albino mi dici che Nannino ed io saremo sempre la solita copia felice; ed io ti dico che siamo ancora felici perché Iddio ci ha fatto il grande regalo del nostro bel bambino. Certo che abbiamo lasciato a parte quei soliti svenimenti colorati, come dice Dolores, ma però ci amiamo più profondamente e la nostra vita ora ha uno scopo più grande e più bello quello di far crescere sulla retta via il regalo che Dio ci ha fatto. Sai Albino che il nostro piccolo ha una fata che colle sue attive manine ci confeziona sempre qualcosa da renderlo snob? E questa fata avrai immaginato chi è: la nostra ca-ra Dolores che tutto dona per vedere felici gli altri; il poco tempo che ha avuto dispo-nibile lo ha impiegato per confezionare un bel vestitino e un bel paio di “ciociette” per Enzo ed ora tutta orgogliosa se lo veste e lo porta fuori e sembra che abbia in braccio un bamboccio di quelli che a toccare la pancia chiamano mamma; e se lo tiene in braccio con una delicatezza come fosse un gingillo di vetro, un fiore delicato, una co-sa insomma che a manipolarla si rovina. Ma già avrai avuto modo di constatare fino a quale punto arrivi la delicatezza e la bontà del nostro angelo di sorella, si può dire proprio che per noi è come una seconda mamma. Albino! tu dirai che le mie lettere sono piene di Enzo, Enzo da una parte, Enzo dall’altra, certo che adesso la barba di

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tornerà a crescere soltanto a leggere queste lettere, ma se faccio questo mi è suggerito dal grande bene che porto al mio bambolo e voglio che tutti conoscano le sue prodez-ze. Sabato sera è venuta da Brescia Itala e ci incarica di salutarti calorosamente; sai la novità? Si è sposato Vittorietto con una da Ciago e anche Narciso Bacando colla Bru-na Boninsegna. Come vedi malgrado la guerra c’è chi fa allegria. Ieri la mamma ha avuto in regalo da Lamberto un bel paio si sandali ortopedici; Lamberto ricorda anco-ra il bene che la mamma gli ha fatto quando era con noi a Piedicastello: ecco il motivo del suo regalo. Nannino è sempre indaffarato in sartoria; adesso si è preso un allievo, il figlio della Checca; se lo vedessi è proprio contro ogni tentazione. Tu dici che il mio piccolo terrone non mangerà polenta e io ti dico che il tesoruccio mangia già le pappe di “bro brusa” contro la dissenteria; proviamo a farci anche le pappine di verdura, dato che il latte incomincia a farci male. Che grande barba mi prendo colle tue ciance cara sorella! Hai ragione fratello ed è per questo che la “moco”. Accetta i saluti di babbo, mamma e Dolores. Enzo ti fa un sorriso da una lira e ti manda tanti bacetti e ti racco-manda di ritornare presto e di non “slippegare”. Nannino pure cordialmente ti saluta e ti porge mille auguri. Da me abbiti mille auguri, saluti infiniti, e tantissime affettuosità colla speranza che tu ritorni presto. Prega forte la Madonna di Bergamo che in questi giorni è apparsa ad una bambina. Ricevi bacioni fissi dalla tua aff.ma sorella

Carmen Carissimo Albino. Sempre con molto piacere apprendo le tue notizie e che ci fanno gioia sapendoti bene. Noi qui tutti bene come saprai io sono sempre al lavoro e ringrazio Iddio che fin oggi non me ne manca. Ed ora ti dico che il mio piccolo Enzo incomincia a mettere i denti-ni, i quali lo fanno un po’ soffrire. Termino salutando Rolando e Beppino, fatevi buo-na compagnia, da me gradisci un forte abbraccio

Nannino

37. Lettera dal carcere di Trento

Trento, 28–6–1944 Miei cari e mamma diletta, eccomi a voi. Voi sapete con quale affetto e con quanto amore io vi parli due volte al-la settimana, a voi che siete il mio unico motivo di vita, il mio sollievo, la mia pace. Mamma carissima, da poco ho ricevuto la tua lettera tanto attesa, unito dalla scritto di ziotta che lessi con insolito piacere. Tu, mamma, di certo sai immaginare quale sia la gioia dell’anima mia allorquando sento attraverso le tue dolci righe palpitare all’unisono col, mio, il tuo povero, grande cuore materno. È per me uno dei rari momenti di gioia piena in cui mi sento spinto a ringraziare Dio pel grande dono che m’ha fatto, pel dono di te mamma, che dai ai pen-sieri una mèta, ai desideri uno sfogo, alla vita un perché. Questo, mamma, sento di dirti, per tutta la gioia e la consolazione che mi dai con i tuoi scritti. Tu, mamma cara, sentirai spesso quel nodo che ti stringe la gola in una passione di pianto che tanto si desidera sfogare, ed anch’io ti dico il vero. Ma per me erano ema-nazioni troppo violente, che mi facevano troppo male. E perciò pregai Iddio che mia dia quella calma serena senza la quale qui non si può vivere. Credo che anche tu mamma sarai calma e fiduciosa. Ti so ben capire sai: e so immaginare anche quale

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ondata di ricordi avrà sollevato in te quel giorno 23 u.s. che fa rammentare così cru-damente un tempo che, sembra così lontano e pure è così vicino! Anche noi qui ricor-diamo qualche data speciale nella nostra vita di detenuti, questo ti dico, la ricordiamo solo per innalzare al nostro Dio un pensiero, un grazie. Così, e solo così, si può essere calmi e si può ancora vivere. Come tu stessa mi scrivi mamma, vedi che tutto in noi è relativo. Anche a me se invece di dirmi: “ fra due giorni sarai libero” mi avessero det-to: “preparati pure per qualche mese”, credo che sarebbe parso tanto impossibile da sentirmi quasi impazzire. Ma, come vedi, non sono ancora andato al Manicomio e ne-anche ci andrò spero! Devo dirti che qui in carcere si fanno spesso strani pensieri: a me per esempio riesce quasi impossibile di pensare di uscire un giorno a vedere il mondo, a vedere un po’ di verde, come, talvolta, riesce impossibile il pensiero di esse-re qui, chiusi in una cella, senza libertà, con la volontà comandata dai Superiori, coi desideri proibiti, ecc., ecc. E perché sarà così. Mi chiedo allora. Perché la vita è fatta tutta di sogni e di realtà, i quali messi l’uno nell’altro non sembrano che impossibili! E così, cara la mia veciota, chiudo queste mie filosofaggini che corrono il rischio dfi annoiarti e di impressionarti: non sono che piccole cose che ti dice il tuo Albinone, con la voce bassa, per te sola, vicino al fuoco con la sua testa sulle tue spalle. Sono, sogni! E passiamo ad altro! Tu mi dici mamma che ti rincresce di non potermi scrivere ogni due giorni: io sono più che contento di leggere tue nuove un paio di volte alla settima-na. Non preoccuparti per ciò che io comprendo benissimo ogni cosa. Chissà com’è ora Enzo: io, che me lo ricordo ancora pelle, ossa e peli! Ed adesso spunta anche i dentini. Mi rincresce di non averlo potuto vedere di frequente. Ma vuol dire che me lo godrò nell’età che per i bimbi è la più bella. Mi rincresce proprio che Dolores non abbia ri-cevuto il colloquio anche perché avrei visto volentieri la mia cara cuginetta! Ma non è il caso di avvilirsi, sai cara Dolores: tu badi troppo ad ogni piccolezza! Cosa vuoi che sia! Ci sarà qualche serio motivo che avrà fatto prendere all’Autorità simili provvedi-mento! Non è sai una cosa così terribile! Speriamo che tutto vada bene ed allora ci ri-vedremo come e quando vorremo.Dunque sta di buon animo, Dolores e non star lì ad angosciarti per delle piccolezze! In quanto a mia cugina Mirta: a Lei un grazie per il suo caro pensiero ed un premio, se lo vuole, un puro casto bacio… letterario! E Fabio si diverta pure più che può che è molto meglio divertirsi così che in altro modo! A proposito, mamma, sei stata tu a portarmi soldi? Questa mattina io e Lando ci siamo trovate £ 100 sul nostro libretto della spesa e non sappiamo chi ringraziare. Siamo ri-masti più che contenti. Qui nessuna novità: solo che questa mattina siamo stati al ba-gno: ne avevamo bisogno! Di me non ho altro da dirvi. E lì va tutto bene? Spero e credo che tutto corra col ritmo regolare. Sono contentissimo che vi siate sistemati be-ne e che tu mamma non sia proprio troppo stanca! Ringrazio in modo particolare, Ziotta, del suo biglietto e del suo pensiero gentile sul coniglio che mi aspetta! Grazie zia, prega sempre per me e ricordami con affetto. Chiudo con tanti augurosi e saluti a tutti. Baci filiali a papà e Ziotta e parenti, alla mia sorellina a Nannino, Enzo tanti bacioni. Alla serva niente. A chi mi ricorda, il mio ri-cordo. A te mamma ogni amore e tanti bacioni. Prega per me in questi tempi. Aff.mo

― Pino ―

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38. Biglietto dal carcere di Trento

28–6–44 Mia carissima mamma e Dolores, eccomi a Voi in fretta e in furia con 2 parole. Di me queste novità: le nostre carte, forse lo saprete, sono al Tribunale. Dai 29 ai 1 sembra che la nostra storia venga esaminata da un giudice buono del Tribunale Speciale il quale Domenica riferirà al Tribunale stesso la sua opinione. Verso i 7 detto Tribunale scenderà a Trento per le varie cause e forse giu-dicherà anche noi. Può darsi che veniamo anche sciolti in istruttoria senza processo. Noi siamo tranquillissimi ed abbiamo ogni buona speranza anche perché sappiamo che fuori persone in alto si sono interessate ed hanno fatto tutti gli sforzi per noi. Tutto ci dice che Dio ci aiuta come finora, tutto va bene. Caso mai si saprà qualcosa vero la ½ di luglio. Intanto mamma prego e fa pregare: che lo Spirito Santo illumini chi ci giudica. Sta tran-quilla e calma che Dio è con noi. Mi interessa sapere se voi a cominciare dal 31 maggio avete ricevuto le mie lettere: una ogni mercoledì ed ogni sabato. Quanto ci impiegano e se sono censurate dai Tedeschi. Scrivilo su un bigliettino Dolores. Adesso anche con la questione mangiare siamo contentissimi e vi ringraziamo di tutto cuore. Dolores per me, Beppo, Lando ringrazia infinitamente le signorine Perugini. Reca loro le nostre poche novità. Senti Dolores reca ad Angiolino questo biglietto allegato che serve a lui caso mai venisse interrogato. Mi raccomando al più presto!!!!! Che nessuno sappia le nostre novi-tà ed i nostri affari! La salute nostra è buonissima e stiamo benone così spero ed auguro sia di voi tutti. Non preoccupatevi per me che ho tutta la fiducia che finisca e presto e bene ogni storia. Mamma credo non t’impressionerai: coraggio che il più è passato e con l’aiuto di Dio passerà anche il resto! Chissà che non siano finite le tue povere sofferen-ze! Coraggio, coraggio e Fede che Dio non abbandona chi lo invoca e crede in Lui! Su col tempo. Pensa mamma che mi faresti piangere dal dolore se sapessi che tu ti rattristi per me! Ad un altro volta perché mi urge il tempo dovendo consegnare il biglietto al la-tore. Salatissimi e bacioni devoti, vostro aff.mo

Pino Sei contenta della bicicletta? Cari saluti accompagnati da un “grazie, grazie” di cuore

Beppino Saluti vivissimi e un grazie sentito

Lando

39. Biglietto dal carcere di Trento

Trento, 28–6–44 Mio Carissimo Angelo, eccomi a te anche a nome di Lando e Bepo per esserti un pochino vicino in questi momenti che indovino un po’ burrascosi per te che devi vivere un’incertezza urtante e che vedi la nostra prolungata reclusione. Niente paura, mio carissimo: La faccenda è, crediamo, definitivamente ad una svolta decisiva per noi: Ci è giunta una notizia di straforo che dice essere la nostra questione in esame e che verso il 7–7 si radunerà il Tribunale Speciale per prendere la decisione che, molte cose ce le fanno sperare, cre-diamo buone per la maggioranza.

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Tu devi restare assolutamente calmo, non impressionarti ne per te e tanto meno per noi. Ora noi stiamo più che bene: come ai visto siamo assieme a 3 amici cari per la pelle: facciamo le nostre chiacchieratone, giochiamo alle carte di trafugo; insomma passiamo il tempo più che bene. La salute è come può essere in questi tempi ma tutta-via in gamba. Col mangiare non ci lamentiamo. Ė col fumo solo facciamo un po’ di astinenza. A proposito: sei stato tu a mandarci quei Virginia? Sei stato ineffabile!!! Come vedi è tutto abituarsi. La galera non è poi quello che sembra. Tutti ci vogliono bene e siamo rispettati. Ed ora caro Nino parliamo un po’ di quello che ci è comune. Come sai primi tempi fu-rono per noi un po’ duri. A motivo di quei frequenti interrogatori ed arresti. Si viveva nell’incertezza più nera. Fummo tutti interrogati chi per una imputazione chi per un’altra. Per il C.I.T. praticamente ci siamo io, e Bepo, e parzialmente Costanzi. O-gnuno degli altri sa qualcosa od era simpatizzante. Ti dico la sincera verità che lo Spi-rito Santo ci ha sempre tenuto una mano sul capo, cosicché i nostri interrogatori in generale coincidevano nelle affermazioni principali. Ciò che fu un grande bene perché per primo si accorsero di aver sbagliato, II di aver esagerato nelle loro paure, III che tutto il famoso C.I.T. non era che una ragazzata. Noi, dal punto nostro, ci abbiamo te-nuto a farlo apparire ancora più bambino e ridicolo così che le nubi si allontanassero dal nostro capo. Sul biglietto qui accluso scritto da Bruno dietro nostra ordinazione, tu trovi ciò che ti può interessare. Ė la migliore linea che puoi tenere in un caso eventua-le che ti interrogassero. Sta sicuro al proposito che tu non vedrai le “famose botte da orbi” dato ormai che la questione è Tribunalizia. Ė anche possibilissimo che non in-terpellano neppure e che sciolgano tutto in istruttoria ma ….. le precauzioni non sono mai troppe, no? Dunque tu non conosci che Cadonna e Ravagni ma avevi ben poco da fare con loro. Costanzi non lo conosci. Magrini per forza, dato che era a casa tua, ma non sapevi niente sulle sue idee politiche. Circolari non ne hai mai viste: solo il Pro-gramma. Ai Tedeschi interessa la questione armi: sta attento a cadere dalle nuvole perché tu non ne sai niente. Non badare se dicono: “Ma questo ha confessato”, “Ra-vagni l’ha già detto”, ecc. perché sono i soliti trucchi polizieschi. In ogni modo credo sarai abbastanza intelligente da dire meno possibile che puoi e ciò che dici sia solo ro-ba a tuo riguardo. Del C.I.T. non sapevi niente e non ti interessava niente. Meno cose dici e mostri di sapere meglio è per te e per noi perché si accorgono che non sei pro-prio che l’ultima ruota del carro. Se tutto procederà come finora va benone e possiamo sperare di essere fuori in luglio altrimenti ci mettiamo ben volentieri nelle mani di Dio che fino adesso ci ha protetti in modo speciale. Resta un dubbio: potrebbero chiederti se hai partecipato a quel colloquio che abbiamo avuto con De Zorzi e Viberal. Tu lo neghi sempre assolutamente, capito? Mi raccomando: nel tuo interesse e nel nostro perché non scocciano altro è meglio che tu sappia pochissimo, ti pare? Conosci Rava-gni e B.: hai fatto un piacere a scrivere i programmi. Si, hai visto che cos’era questo C.I.T.: una ragazzata creduta come e quando dice il bigliettino e tu non ne hai più sen-tito parlare. Questo quello che devi dire. Sul resto sempre negativo. Il bigliettino ti fa la cronistoria come risulta dagli interrogatori non perché tu debba riferire in Tribuna-le, ma perché tu osservi le date ed i periodi di tempo. Trova personalmente e con le debite cautele Claudio e Borgogno. Non spaventatevi che è solo una nostra preoccu-pazione: Può darsi e non può darsi. In ogni modo abbiate calma tanta e Fede in Dio. Poi ascolta bene: sempre sulle misure precauzionali senza spaventare e tantomeno far vedere nero (comprendi?) recati dalla signorina Bruna Gotter presso l’Ente Economi-co della Zootecnia e dille che se eventualmente venisse interrogata dica con sicurezza di aver battuto a macchina per fare un piacere a Cadonna 3 ― 10 copie di carte ine-

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renti al C.I.T.. Lei non sa proprio niente di niente e non ricorda quanto ha scritto in qualche giorno del periodo agosto–ottobre. Da te Angelo, inutile dirlo, aspettiamo un valido aiuto in questi riguardi, riavvisare, ecc. Assicurati prima di avvisare Cl. e B. e attento di non essere seguito ed osservato. In gamba, carissimo! Parlate il meno possibile e niente nomi di altri o cose che ci ri-guardano tutti. Tu sei abbastanza intelligente da capire che sono precauzioni nostre e niente altro e che devi dirigere un po’ la baracca dal di fuori senza impressionare gli altri. Tieni il massimo segreto e brucia il presente subito appena letto.

Aff.mo Pino – Beppino – Lando P.S. La dattilografa sappia solo ciò che la riguarda!!!!! (Grafia dello zio Albino)

40. Biglietto dal carcere di Trento alla sorella Dolores, senza data

Chiedi ad Angiolino, Dolores, se ha fatto ciò di cui l’avevamo incaricato nell’ultimo biglietto a lui diretto. Faccia sapere qualcosa.

Tuo aff.mo Pino

41. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 30–6–1944 Albino mio per sempre carissimo, non puoi pensare quanto e come mi tornano graditi i cari tuoi scritti che mi arrivano regolarmente due volte in settimana, si mio caro gli leggo e rileggo finché la mia me-moria si stanca, e poi faccio due lagrime [sic] sentendoti così affettuoso e vicino alla tua mamma che vive solo per la famiglia. In questi giorni abbiamo potuto avere il permesso di un colloquio con Dolores, così domani, cioè sabato, volerò a trovarti, pensa che non vedo l’ora di essere fra le tue braccia, si è un po’ faticosa la strada ma mio caro chi è capace di farmi stare a casa, no per carità neanche per un milione. Il mio Albino che lo ho sempre davanti agli occhi, non posso descriverti le ore tristi che passo, ore tetre piene di mille castelli in aria, e poi finisco col prendermi Enzo e lo porto davanti alla Madonna e la trovo conforto e pace, di quella pace che solo Iddio sa dare alle anime che pone ogni fiducia in Lui. Orbene coraggio che tutto ha un fine anche la più lunga giornata deve finire perché si è incominciata, e così stiamo in attesa. Nannino, Carmen e Dolores sono in sartoria, ed io sono qua sola con Enzo che dorme, e così posso liberamente scrivere al mio più caro. Io lavoro in casa come sempre, mi decisi però a farmi dare una seria di iniezioni di canfora per il cuore, per poter darmi un po’ d’aiuto a questo martoriato cuore. Papà va viene da Trento a Cadine abbastanza volentieri, la sera va trovare i vecchi a-mici della cooperativa e così se la passa meno male. La campagna è molto bella, zia lavora con soddisfazione, questa mattina presto, ha condotto i bozzoli a Trento che pesavano 21 kg. così può fare i suoi affari con zio At-tilio: pensa che baza. Non preoccuparti per noi che ce la caviamo meno male anche fi-

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nanziariamente, e quando verrai anche tu ci aiuterai e così si sarà subito in gamba, i debiti si pagano dopo, adesso si cerca di vivere. Dì a Rolando che abbiamo dovuto pagare la tassa locativa, cioè 94 £, perché i suoi ge-nitori ci hanno scritto di vendere l’aradio [sic] e la macchina da cucire, e che si po-trebbe ricevere 20.000 £, noi abbiamo parlato ma è troppo alto il prezzo, e così ve-dremo, consigliami se è meglio aspettare che esca Rolando così i suoi affari se gli fac-cia lui, a mio dire mi sembra più opportuno. Ecco adesso ti ho detto tutto quanto il mio cuore sa esprimere. Tutti ti ricordano con la preghiera, famiglia Povoli concambio i loro saluti e tutti insomma parenti e amici e conoscenti, ti mandano i più cari auguri di un presto vederti. Papà e tutti noi mandia-mo un mondo di dolci espressioni affettuose e la tua mamma ti lascia nel cuore di Ge-sù acciò ti sorregga e ti Benedica, ecco questo l’augurio più sincero

Mamma

Carissimo Albino, sono in partenza per Trento, con mamma e prima voglio mandarti il mio saluto. Qua tutti ti attendiamo con ansia. Quando sarà quel giorno? Un caro saluto a Lando e Beppo. Bacioni tua aff.ma

Dolores Aggiungo pure tanti bacioni, tua zia

Cornelia

Sempre ed in ogni istante giunga a te il mio costante pensiero, il mio cordiale saluto, il più fervido augurio e tanti baci. Saluti da Enzo e Nannino. Tanti saluti a Rolando e Beppo. Tua aff.ma sorella

Carmen

42. Lettera dal carcere di Trento

Trento, 1° luglio 1944 Alla mia cara famiglia, Miei cari: ho atteso da questa mattina fino a mezzogiorno per scrivervi, poiché spe-ravo di ricevere qualche altro scritto, specialmente da te, mamma. Invece attesi in-vano. Forse vi meravigliate che io abbia bisogno dei vostri scritti per parlare a voi nelle mie lettere: ma è proprio così. Come potete immaginare quando si hanno esau-riti gli argomenti raccolti in due mesi e mezzo di solitudine terribile, ben poco al carcerato resta da scrivere alla sua famiglia che aspetta in ansia i suoi scarabocchi. È proprio vero che nulla ho da dirvi: troppe cose che solo il cuore può e sa dire, e non una lettera arida e breve. Voi invece, vedo per esempio Carmen, avete sempre tante cose da dirmi, tante piccole cose che a me fanno bene e tanto piacere! Tu Carmen, credi di annoiarmi parlando del tuo piccolo No invece, sappi che è il più grande piacere che mi puoi fare così non posso dire di non sapere il grande progres-so che fa il mio piccolo nipote. E sarebbe giusto che anch’io vi scrivessi i miei progressi: ho fatto anch’io i primi den-tini che avrei ansia di mostrarvi: ma in ogni modo per quando avrò fatto tutta la den-tiera spero di potervi vedere! Accettate lo scherzo perché oggi sono allegro! Mi ha fat-

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to tanto bene la tua visita mamma che, credo mi consolerà fin o al giorno in cui, spe-riamo in Dio ti vedrò per sempre. Vederti per la seconda volta quando non immaginavo di vederti che alla fine di tutte le nostre ansie, fu per me una improvvisata bellissima. Forse questa volta non eri proprio in gamba di morale, vero mamma? E ti comprendo, mia carissima, perché non sempre tutto va come si desidera. Ma pensa, mamma, noi non dobbiamo spesso forzare la no-stra povera e debole natura che, se l’accarezziamo, ci attira nei profondi recessi della malinconia, resistere a quei momenti di smarrimento interno che ci farebbero piangere e metterci in quella dolce calma che ci fa sembrare meno cattiva ogni cosa. Inutile, credo, che ti dica come fare a combattere tali momenti: Iddio è Onnipossente e Mise-ricordioso. In Lui troviamo sempre il conforto. Lui è sempre la fonte che disseta e Lui non ci può tradire. Lo so che a te, mamma, non occorre che dica certa cose ma oggi mi sono proprio sentito in dovere di dirtelo. Tu, mamma, sei troppo stanca sia mentalmente che moralmente. Inutile, e lo so per esperienza, darti dei suggerimenti in proposito. Avrei tante cose da dirti ma immagino che leggendole tu sorrideresti pensando che il tuo caro Albino sa certe cose della sua famiglia ma non ne immagine certe altre. Si, può essere vero anche questo, ma in ogni modo mamma, per chiudere queste chiacchiere, cerca di accontentarmi e di non fare proprio più di quello che il tuo fisico malato ti permette e cerca di tenerti in gamba non solo con le iniezioni. Capito? Perché quando vengo fuori non vorrei trovarti pro-prio consumata! Ed adesso passo a dire due parolette alla mia Carmen che mi ricorda così a lungo! Grazie Carmen, grazie della tua lettera dalla quale traspare sincero affetto per il tuo marito e più ancora per il tuo bamboccio. Si è proprio vero, mia cara, che ora la tua vi-ta ha uno scopo nobilissimo e solo di una cosa ti prego: che tu voglia essere in gamba verso te stessa e allevare la piantina bella che Iddio ti affidò nell’amore della cosa Ce-leste, del suo Creatore, in seno alla Religione. Quella Religione che sollevò la triste ora di tuo fratello e la profonda angoscia di tua madre. Questo Carmen mi sentivo di dirti col cuore e da fratello! A Dolores un grazie sempre per il suo affetto grande e per la sua bontà. E papà Brontolo cosa fa? Voglio credere che, sebbene stanco delle sue gite quotidiane, non sia proprio un cattivo brontolone che abbatte la mamma, vero? Non ce ne sarebbe bisogno! Ringraziate Ilda e famiglia che mi vogliono così bene, come Virginia e zii che mi hanno scritto. A Voi mie cari tutto il mio affetto sincero e tanti bei bacioni a tutti in campagna. I nomi non occorre che li elenchi, vero? Pregate sempre! Vostro aff.mo

― Pino ―

43. Lettera da Cadine della cugina Mirta

Cadine, 1° luglio 44 Caro Albino, dirai che la montagna ha finalmente partorito il topolino. Forse non a torto. Penserai in-fatti che con tanto tempo disponibile avrei dovuto ricordarmi di te prima d’ora. Ma….cosa vuoi! Con quelle tegole che mi sono capitate in testa ho perso quasi il ben dell’intelletto! Credi che non avevo nè la calma intellettuale né materiale per poter pren-dere la penna in mano. Ciò nonostante ti ho sempre pensato e mi sono costantemente in-teressata sul tuo conto. Anche nelle mie preghiere sei sempre stato ricordato e racco-mandato al Signore. La tua mamma e Dolores ci hanno sempre tenuti informati di tutto.

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Ho letto le tue lettere a loro inviate dalle quali ho potuto constatare che il tuo saldo ca-rattere e la tua forza d’animo non ti smentiscono nemmeno in un frangente tanto grave e triste. Mi felicito con te che sai in questo modo alleviare il dolore della zia. Essa si rassegna infatti con più serenità alla tua mancanza se riesci a convincerla che sei tran-quillo: cosa che finora hai saputo fare con vera maestria. Capisco però quale sia, in fondo, lo stato del tuo animo perché ti conosco come una sorella e so quale legame di immenso affetto ti leghi alla tua famiglia alla quale sei stato strappato. Ti esorto ad essere forte. Il Signore ti aiuterà senz’altro a portare la tua Croce. Speriamo che essa non abbia a gravarti più a lungo e che fra breve ti possiamo riavere fra noi. Tempo fa avevo deciso di chiedere un colloquio assieme a Dolores. Purtroppo non ci è stato concesso. Mi è tanto rincresciuto perché cullavo ormai la speranza di rivederti e di scambiare con te le quattro chiacchiere, come facevamo un tempo, da bravi cuginetti. La vita quassù è così monotona che a volte viene di domandarsi se siamo ancora a questo mondo. Sai, Albino, che più di una volta ho invocato la tua compagnia. Si an-dava tanto d’accordo noi due! Certo Fabio non sa sostituirti in questo campo. Il suo carattere, almeno nei miei riguardi, è sempre così impulsivo che gli impedisce di esse-re socievole. La mia mamma, poi, non è certo quella che tiene animato il discorso! Papà sempre occupatissimo per varie incombenze affidategli, anche contro la sua vo-lontà, avanza poco tempo per farmi compagnia. Così si finisce per morire di noia. Pa-zienza! (Per fortuna quella non manca) I tuoi si sono sistemati benino nella “becaria” di casa Tasin Enzo cresce bene. Si è fatto veramente un bel frugolino. Ė intelligente e vispo come non puoi immaginare. Domenica ha indossato per la prima volta il vestitino. Sembra-va un vero ometto. Era un piacere vederlo sgambettare trionfante in mezzo alla tavola! Ti auguro che te lo possa presto godere anche tu assieme a tutti i tuoi cari. Ti prometto d’ora innanzi di ricordarmi ancora di frequente di te, sicura di farti piace-re. Sii forte e confida in Dio. Saluti cari ed affettuosi abbracci anche da tutti i miei. Aff.ma

Mirta

44. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 5–7–1944 Mio carissimo figlio. Vengo a te mio carissimo per darti mie nuove. Non puoi credere come felice passai quel po’ di tempo che godei al colloquio, in fretta e veloce, però ti trovai su di morale ancor più dell’ultima volta che fu per me gran piacere. La sera tornai a casa stanca ma però, sempre col mio caro Albino davanti agli occhi, perfino ad Enzo chiamavo Albi-no, la notte ti ho sognato a casa libero, pensa quanta gioia provai, ma poi delusa, pian-si al mattino, e poi mi alzai e feci la S. Comunione, parlai intimamente a Gesù che te-nevo nel mio cuore e Lui pure mi prometteva presto libero il mio carissimo figlio. Spero che voi tutti starete bene come penso e auguro. Qua si passa il tempo come sempre, in mezzo al lavoro e sempre in attesa di buone nuove. Dimmi Albino come si potrebbe fare per avere l’orologio della Signora Dallapiccola. Informati che sarei con-tenta poterglielo ritornare. Domani o dopodomani, Ziotta ti fa celebrare una S. Messa

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acciò Iddio ti aiuti in tutti i tuoi bisogni, sei contento? Vedi come tutti ti ricordano ma vuoi che Iddio t’abbandoni, no perché non lo meriti, e così abbi fede, fede viva e ve-drai che fra breve sarai con noi unico nostro pensiero. Quando hai bisogno di qualche cosa di soldi scrivi che sarai soddisfatto. Enzo piange e devo preparargli il latte e così per questa volta chiudo questo mio scritto. Salutami caramente Beppo e Rolando, au-gurandovi buona salute, e tanta pazienza e con la speranza della presta libertà, vi la-scio con un mondo di belle cose. E a te, mio carissimo figlio, tutto il mio affetto ac-compagnato dalla Benedizione del Signore, ti lascio nel Cuore di Gesù che Lui solo saprà consolarti, ti bacia la tua mamma che non sa scordarti un istante Vola in fretta a portare questa mia nelle mani di chi t’aspetta. P.S. Concambio saluti dagli zii e conoscenti, tutti sono in ansia aspettandoti. A te Bepo e Lando un caro saluto. Non scrivo di più perché sono appena arrivata da Trento e sono stanca. Accettate il mio sincero augurio di un prestissimo rivederci. Aff.ma

Dolores

45. Lettera dal carcere di Trento

Trento, 5–7–1944 Miei cari e mamma adorata, vengo ancora a voi pieno il cuore della grande gioia che ho provato quando potei ve-derti ancora una volta mamma, il viso arrossato pel caldo, ed il tuo cuore un po’ trop-po stanco, correre malgrado tutto per riabbracciare il tuo caro bambino! Ma volarono un po’ troppo in fretta quegli attimi, vero mamma? Ma quanta vita vivemmo in com-penso in si breve spazio! Ricordi, affetti, dolcezze, desideri mi riempivano la testa mentre ti avevo vicina veciota mia, e potevo un po’ farti convinta della mia serena tranquillità in attesa del dolce momento di unica e più grande felicità! Spero che tu, sebbene stanca, sia tornata a casa un po’ lieta e serena dopo aver visto chi ti fa provare tanti dolori e tante grandi ansie. Lo sa il Cielo quanto mi rincresce di averti addolorata in modo così cattivo ma la tua grandezza d’animo non mi parla mai con una parola dura e di rimprovero: tu mi perdoni e mi benedici. Ed io ti sono eternamente grato e benedico il tuo sublime dolore che m’ha dato la vita tanti anni fa, solo perché mi fa godere e vivere del tuo immenso amore!! Tante cose volevo dirti quella sera ma tutte mi morirono in cuore: io avevo la più bella cosa che può desiderare un carcerato, avevo te ed il tuo infinito affetto. Fui so-lo capace un attimo di prendere con rispettoso amore la tua mano fra le mie: e fu tutto ciò che io seppi dirti. Tu comprenderai il mio stato d’animo e mi sarai sempre vicina come lo sei stata fino adesso. Questa è la sola e grande felicità cui sono sicu-ro di poter aspirare qui in questo luogo. Tutto il resto è desiderio soltanto. L’amore materno è certezza! Tu ti chiederai forse se il tuo Albino avrà qualcosa oggi: no. Credi che è soltanto la pro-fondità di questa gioia d’amore che parla in me, perché ogni ora, ogni giorno che passa, sempre più sento di amare la mia mamma, e di vivere solo per lei. Ed è anche per questo, mia cara, che sento il bisogno di circondarti di un infinito amore, amore di cui come me tu pure vuoi solamente vivere e saziarti. Per questo le mie parole sono un inno di fede fi-liale portato nelle più profonde grandezze del mio cuore che ti adora, mamma! Ed adesso cambio un po’ argomento per parlare delle solite cose trite e ritrite. Di me, come hai potuto vedere, non posso dirti che cose buone che credo ti tranquilliz-

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zano al massimo: la salute va bene, il morale si mantiene saldo: il tutto circondato dalla sante pace della nostra Fede religiosa. Ogni Domenica e Festa di precetto fac-cio la S. Comunione coi miei compagni e sempre preghiamo durante tutti i giorni. Così tra una preghiera, una lettera, quattro chiacchiere, lo specialissimo lavoro in-terno, che puoi ben immaginare quanto sacrificio richieda in una cella di 14 piedi per 8! Noi ci passiamo le giornate in una buona temperatura morale. E ti dico, mamma, che sinceramente ci voleva un po’ di calma dopo la cruda segregazione cellulare popolata di fantasmi e di dolori! In Dio è passata anche quella, per fortu-na! Speriamo e facciamo voti che l’aiuto divino non ci manchi proprio quando ne abbiamo più bisogno. Avrei tante cose da dire ancora ma lo spazio è breve: sarà tutto materia per la lettera di sabato prossimo. Una cosa mi rincresce dirti, mamma: ricorderai le parole che ti dice-vo quando ero libero, riguardo la tua salute. Ti dico solo, ora, che d e vi curarti per te e per amore mio ed anche perché Dio ci ha dato un corpo da curare, e non da maltrat-tare, in attesa di poterglielo restituire meglio che possiamo quando ce lo richiederà. Quindi curati, non sfiancarti col lavoro e dosa ogni sforzo, mi raccomando, mammina, fallo per il tuo Albino! A tutti voi miei cari cose belle, saluti ai parenti a te mamma ogni dolce cosa con bei bacioni dal tuo aff.mo

Pino P.S. Ad un’altra volta con una parola per tutti. Gentilissima signora, ho appreso da Albino che i miei Le hanno chiesto di rendere la radio e la macchina. A parte il fatto del disturbo che, credo senza volerlo, Le hanno arrecato e del quale mi scuso io per loro, credo sarebbe opportuno aspettare come dice bene Lei, questa bene-detta scarcerazione cosicché potrei interessarmi io della cosa. Con mille ringraziamen-ti, aff.mo

Lando

46. Biglietto dal carcere di Trento

Trento, 7–7–44 Miei carissimi, eccomi finalmente con una mia che sono sicuro, non passa alcuna censura: così posso parlare come sento e voglio. Prima di tutto dirò a te mamma che sono seriamente preoccupato per la tua salute che mi sembra proprio sia in ribasso? Dolores, mi dice che è la solita crisi dell’estate! Se tu sapessi mamma come m’impressiona il saperti ammalata in questi tempi che non ci permettono un lusso di un aggravamento in nessun stato di salute! Ora, non so cosa faccia tu durante il giorno, né posso dirti di non fare questo o quello! Però sono con-vinto che non tutti in famiglia fanno il dovere che richiede il loro stato! Ognuno ha obblighi e doveri e cerchi di assolverli e non di farli assolvere: sia figlia, sia madre, sia sposo ognuno cerchi di essere tale nel più profondo senso della parola. Nessuno si offenda per ciò e le mie parole siano accolte nel loro giusto significato: dico a tutti aiutate e sollevate la mamma in ogni cosa anche se siete stanchi e tu mamma cerca di risparmiarti ragionevolmente. Ė questa la parola di un cuore che è vostro e vi ama, di uno che avete sempre ascoltato ed amato, di uno che se fosse libero si spezzerebbe in due per dare un attimo di pace e di riposo alla mamma. La galera compie in ogni cam-

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po profondi miracoli! Dunque, tutti in gamba e tu mamma ancor più in gamba se vuoi piacere al tuo Albino! Qui invece grazie a Dio , stiamo benone sotto tutti i rapporti. Per il mangiare non se ne parla! e vi ringrazio di cuore come pure tutta la mia ricono-scenza alle signorine Perugini che tanto hanno fatto e fanno per noi! I pacchi giungo-no regolari, abbondanti e in gamba, le sigarette vanno in fumo, l’allegria non manca, tutto è calmo e speriamo tutto proceda e finisca bene. Si fa una vita da pascià e dall’1 alle 2 mi faccio un bel bagno al sole in calzoncini corti e a dorso nudo! Senti, Dolores, da bravi “alpinazzi” noi si avrebbe un po’ di sete….”vinaria”!! Ora, come già dissi, guarda se puoi, mettendoti d’accordo con Ferretti, farci avere un po’ di vino; dillo pu-re alle signorine Perugini! Di loro che è un desiderio dei 3 ubriaconi della cella n. 10: Beppo ― Lando ― Pino!!! Credo Ferretti ti abbia detto qualcosa in merito al collo-quio … d’imbroglio. Cerca di venire tu con qualcun altro (non la mamma) nei giorni che in portineria c’è il “Barba” che quello lascia correre! In quanto all’orologio della signora Dallapiccola cerco di fare il possibile per mandarlo fuori. Ma se proprio la si-gnora non ve l’ha richiesto non state a mandarglielo che mi piace portarlo in persona quando uscirò. Capirai, spero mamma, che tu non puoi venire un’altra volta a collo-quio: sarebbe uno strapazzo troppo grande e finirebbe col rovinarti ancor di più. Per questa volta fa la brava e ubbidisci, vero? Ma sapete che è alcuni giorni che sto rompendomi la testa a pensare quale sarà la sor-presa che mamma mi fa per quando uscirò? Se almeno non me l’avessi scritto Dolo-res! Sei venuta proprio a stuzzicarmi! Cosa sarà? Ma …Aspetteremo quindi con ansia maggiore il giorno di …libera uscita! Ed eccomi a parlare di alcune altre cosette mie personali. Quello che da tempo vi ave-vo detto stavo ad aspettare è arrivata: si tratta della cartolina per la visita militare! Do-vrei presentarmi ai 21 del corrente mese. Forse gli eventi della guerra saranno così ve-loci fa impedire ogni cosa, forse qualcos’altro può succedere a mio favore, ma nel ca-so che il 21 arrivasse e mi facessero andare alla visita vi pregherei di informarvi per farmi evitare il grande piacere di vestire una divisa. Angiolino mi sembra avermi detto che può aiutarmi: non so precisamente come ma siccome per l’esonero basterebbe es-sere impiegato in un Ufficio credo, lui potrà aiutarmi. Fatemi sapere subito qualcosa (al più presto e di nascosto s’intende!!) Può darsi anche, che essendo io in carcere, nessuno si curi di me e venga lasciato in pace: ciò che è probabile. Credo che mi avre-te procurato qualche toscano o qualche sigaretta, nonché aspirina o rodine per ogni eventualità. Spero che tu mamma non ti agiterai per questo dato che una cartolina non rappresenta poi tutto questo pericolo! Interessatevi dunque se è possibile ficcarmi in qualche Ufficio! Altrimenti tenteremo di avere una proroga con la scusa che la zia ha bisogno di me per la campagna! Intanto finirà la guerra, cosa che si aspetta per Agosto o Settembre se continua così bene come s’è iniziata!!! E di ciò basta. Ed ora parlo un po’ del mio caso…carcerario. Qui tutto procede come sempre e pare che decisamente questa volta, il Tribunale prima di partire da Trento voglia sbrigare anche la nostra faccenda. Il signor Villano m’ha detto stamattina quel-lo che gli hai chiesto tu Dolores in merito a questo famoso Avvocato. A me sembra che nel nostro caso ben poco potrebbe fare: in ogni modo vedremo se si dovrà fare qualcosa. Certo che noi ogni giorno possiamo dirvi ben poco al riguardo. Bisognereb-be altre cose che ci riguardano. Cioè (come Beppo scrisse alle signorine Perugini) bi-sognerebbe che uno che ne aveva il potere si interessasse qui a Trento o a Bolzano per vedere come viene considerata la nostra faccenda specialmente nei riguardi miei, di Beppo e di Lando. Ed in merito a queste informazioni vedere per quest’Avvocato na-turalmente desidererei sapere anch’io sapere qualcosa di tutto quello che eventual-

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mente venisse fatto o detto allo scopo. Ci interessa più sapere qualcosa sul nostro sta-to, su come veniamo considerati, se la nostra faccenda è chiara o difficile, ecc.: la sega dell’Avvocato a parer mio è cosa secondaria che si dovrà fare proprio se la faccenda dovesse pigliare una piega diversa da quella che pensiamo noi. Guardate se l’Avvocato Cadonna può aiutarci: tenetevi naturalmente sempre d’accordo con le si-gnorine Perugini. Se non si arrivasse a combinare qualcosa da questo lato allora ti prego, Dolores, di un altro favore: va tu, se non ti spiace al Comando qui a Trento e chiedi innocentemente qualche nuova di questo tuo fratello, ora che sei in ansia per la mamma ammalata, la casa sinistrata, la zia da aiutare in campagna, ecc. ecc.. Cercan-do insomma di sapere qualche notizia per me, dalla quale noi trarremo le nostre utili deduzioni. Vi dirò per tranquillizzarvi che il Tribunale Speciale è molto buono questa volta! Parlatene anche ad Angiolino di queste ultime notizie che riguardano le infor-mazioni, Lui forse può aiutarvi dato che conosce l’avvocato Juffmann! In ogni modo non vogliate prendere in mala parte queste parole perché non c’è niente di cui allar-marsi: è solo per sapere qualcosa di noi. Adesso guardate anche voi se vale la pena di far questi passi o no. E con ciò ho finito di seccarvi con le mie chiacchiere più o meno belle. Pigliate ogni mia parola nel suo giusto senso senza esagerarla od impressionarsi inutilmente. Domani, sabato, vi scriverò la lettera settimanale e bisogna che riserva qualche chiac-chiera anche per quella. Cercate di mandarci dentro carta qualunque per scrivere, dato che qui scarseggia e Polveri da tavola per la sete. Così ho finito di disturbarvi. Direte che è una lettera che vi parla solo di me e di cose che non vi piacciono ma mi scuserete e leggerete più volentieri le 2 lettere settimanali che sono più carine ed affettuose, vero? Non mi resta che salutarvi tutti e vi lascio con tanti bacioni specialmente alla mia mamma la cui immagine mi sorregge sempre assieme a quella di Dio. Pregate sempre per noi e sperate, come noi preghiamo e speriamo nel Cielo. A te mamma l’augurio più bello per la tua salute. Noi 3 ti diciamo sempre una “ Salve Regina” perché tu gua-risca presto. A tutti bacioni ad Enzo bacini, ai parenti e conoscenti tanti salutini. Siete contentini? Arrivederci a domani con la mia altra chiacchierata e forse ad un altro col-loquio, vero Dolores? Vostro aff.mo

Pino P.S. L’indirizzo per le Tessere di Beppino è Via S. Bernardino 18 (Se.Pr.Al.). Richie-dile a nome suo al Municipio. Se non le ricevessi vai dal Ragioniere Paolo Cereghini all’Ufficio del Bepo e digli che ti aiuti in proposito. Va bene? Mi raccomando mamma sta su col tempo che io credo ci rivedremo presto. Fede e preghiera: Dio aiuterà i suoi figli che lo invocano. Dolores consegna il biglietto di Beppo alle signorine Perugini, che ti diranno quello che contiene di interessante.

47. Lettera dal carcere di Trento

Trento, 8–7–44 Carissimi tutti, eccomi a voi con un altro mio sproloquio: si perché tra gli incerti che succedono al carcerato c’è anche quello di dimenticarsi presto la maniera di scrivere qualcosa di

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buono. Qui si fa molta fatica nel compilare anche la più misera delle lettere. E poi og-gi decisamente non sono nei più bei momenti per scrivere giacchè il caldo è sensibile e sono quasi addormentato. Tuttavia farò il possibile! Questa settimana mi portò pa-recchia gioia per le lettere ricevute piene d’affetto, da te mamma, da zia Cornelia, da Mirta e dalla Gina Dallapiccola. Le tue lettere mamma sono i soliti “pozzi” di affetto per il tuo Albino che attendi con tanta ansia. Si, mamma cara, speriamo tanto di rive-derci e saziare d’amore i nostri cuori: speriamo tanto che Dio che ambedue preghiamo con tanta sincerità ci permetta di passare ancora qualche felice ora l’uno nelle braccia dell’altro. Non per i miei meriti, mamma, Iddio mi aiuterà, ma perché tu e tutti quelli che mi amano non abbiano più a soffrire per la mia assenza. Ormai, ora che ho passato i cento giorni di prigionia, non mi fermo neanche più a contare i giorni che lenti e ine-sorabili passano pieni di desideri proibiti, almeno per ora! Qui la vita è sempre la soli-ta monotonia, si fanno sempre le stesse cose, con le stesse persone. L’unica cosa che resta poco in prigionia è la fantasia che è sempre fuori in mezzo a voi, miei cari, ad immaginare la vostra vita di ogni giorno, le vostre ansie, le vostre piccole gioie fami-gliari, davanti al nostro Enzo che mi sembra fonte di calma e felicità per tutti. C’è Beppo che dice: “Eh, non saranno sempre bastoni”! Ed io ci credo: spero che dopo questi 4 mesi di temporale il sole debba apparire sopra di noi: I vostri scritti, miei cari, mi fanno sempre piacere; specialmente i tuoi, mamma, che attendo come il più bel re-galo del mondo al detenuto della famiglia al suo figlio. Dalle lettere indovino sempre il tuo stato d’animo che sento nelle ultime due un po’ agitato e depresso. Ti prego, mamma, non cadere nella tristezza e nell’apatia, perché con il morale malato nessuno va avanti. L’abbiamo provato noi. In ogni battaglia della vita bisogna essere armati e forti: altrimenti si deve capitolare! E lo sai anche tu che chi si arrende a se stesso, alle sue argomentazioni, è perduto e soffre infinitamente. Quindi, mamma, guarda sempre di essere in gamba, col morale sempre in alto e chiedere ciò che si desidera al nostro Dio ma sapere e poter dire anche. “ Fiat voluntas tua, Domine”! Collocando se stesso nella mani del Padre suo, l’uomo può dirsi felice e forte nella vita aspra di questi tem-pi! M’hai compreso, mamma? A Ziotta un grazie particolarmente affettuoso pel suo ricordo materno e grazie, grazie, zia, per le tue preci e per ciò che per il tuo Albino fai. Quali sono, zia, ospiti nuovi che aspetti? Sono lieto che la campagna sia bella e che il raccolto dei bozzoli sia stato soddisfacente. Che tutto proprio non vada alla rovescia, è ben giusto, no? Spero di arrivare in tempo per fienagione, le pere, la legna ecc., e così godermi ancora un po’ di aria libera sulla terra libera, senza quelle eterne 5 sbarre che mi “sbarrano” la vita!! Mille grazie, Ziotta, ed abbiti tanti bacioni dal tuo diletto […] ovvero “Pero”! Ed eccomi con due parole per Mirta: finalmente carissima Mirta, ho potuto leggere un tuo scritto sincero e caro. M’hai fatto veramente lieto per quelle piccole cose belle che in esso mi dicevi. Mi sembri un pochino fiacca; sarebbe vero? non so se è il luogo che mi fa vedere un po’ in profondità in ogni cosa ma ogni tua parola mi sembrava triste e voglia qualcosa! Non offenderti, Mirta, e neanche biasimarmi se mi atteggio a psico-logo. Compatiscimi e deduci che dalla tua lettera il tuo “cuginetto” è spinto a volerti ancora più bene! Credo che ti faccia piacere la mia sincerità affettuosa: del resto la collegialità incita a ciò, vero? Vedrai che verrà il tempo delle nostre chiacchierate ed allora avrò tante cose da dirti se vorrai ascoltare questo strano tuo Albino che ti saluta caramente incaricandoti ti tante belle cose per i tuoi e pregandoti di scrivergli ancora così perché lui ha bisogno di qualcosa d’affettuoso! Vuoi? Lo spazio è ancora poco ed avrei ancora tanto da scrivere. Vorrà che rimanderò a mercoledì: per ora voglio assolutamente tirare gli orecchi a papà Doro che mi sembra

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essersi affezionato tanto alla Cooperativa da dimenticarsi di scrivere ogni tanto una parola al suo Albino. A Carmen, Nannino, Enzo tanto affetto e baci. A Dolores ogni cosa bella e cara con circa 999999999 e ½ baci. A mamma mia adorata il mio cuore affettuoso e tanti dolci carezze e baci da soffocarla. Vostro aff.mo

Pino P.S. Per la Gina scriverò nella mia prossima!!

48. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 9–7–1944 Albino mio unico pensiero e mia vita, Eccomi a te mio caro figlio, oggi giorno di festa voglio consacrarmi a scriverti que-ste mie povere ma sincere parole. Dirti quanto piacere mi fece la tua desiderata let-tera scritta in data 5/7 e ricevuta ieri sera, non posso spiegarti come mi fanno bene i tuoi scritti, e in più sentendoti sempre bravo e confortato nella Fede in Dio l’unico conforto di noi mortali. Si mio caro verrà presto il giorno che potremmo essere per sempre uniti, quante cose serberemo per allora, come in fretta ci voleranno i giorni. Iddio vorrà premiare queste nostre sofferenze. Scusami se domenica non potei finire di scriverti perché avevo il mio solito mal di testa e per questo dovetti sospendere, per riprendere questa mattina presto per poter fare in tempo per la posta, perché quassù la posta parte ogni secondo giorno. Io passo i giorni come sempre, tutti mi vogliono bene, papà è il solito che non sa comprendermi, cosa vuoi in fondo non è cattivo. Giovedì mi decido e vado a Terlago dal dottore, perché io credo di avere un po’ di bronchite, la sera ho la febbre leggera, del resto basta che venga a Cadine e poi c’è la scarogna che mi colpisce. Ad ogni modo ti terrò informato riguardo alla mia salute. Qui non c’è nulla di nuovo, altro che piove spesso per dar un po’ di noia ai tempi che siamo. Spero che voi continuate in buona salute come di cuore vi auguro. Finisco perché non so più cosa dirti. Enzo come al solito fa progressi e sta bene. Una sorpresa voglio farti e sai di cosa, di un paio di sandali, che me li porta da Milano Lamberto; vedrai come sono bellini. Nannino c’è li ha già, spero che li troverà e saba-to me li porterà. Sei contento? penso che da lungo li desideravi ed ora è venuto il mo-mento opportuno, avendo la comodità di pagarli a mio comodo. Intanto stiamo in atte-sa di qualche buona nuova che ci fa passare la vita meno dura. Anche la cartolina del-la visita militare ci voleva, ecco ora c’è tutto in pieno ordine. Preghiamo con fede vi-va, e Iddio ci aiuterà. Ti lascio con Gesù sempre nel cuore, e ti benedico tua aff.ma

mamma P.S. Salutami i tuoi compagni, domani Dolores va a fare una gita fino a Lavis. Di nuovo baci fissi e saluti da noi tutti.

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49. Lettera dal carcere di Trento

Trento, 12–7–44 Miei cari carissimi, chissà con quale ansia aspetterete le mie lettere per leggervi qualcosa di nuovo, di bel-le su vostro figlio e fratello. Invece purtroppo tutto è così normale, così calmo come di consueto, che non so proprio se riuscirò a scrivere completamente queste pagine! Ciò non vuol dire, miei cari, che io non vi ricorda e che la mia mente è occupata in altri pensieri: in me non ci sono che due pensieri che abbiano una certa importanza ed una forza tale da essermi unicamente e di continuo presenti: la mia cara famiglia e la mia attuale questione personale. Se il mi fa sorgere qualche pensiero di noia o qualche momento di rabbia è proprio perché ogni mia idea la faccio partire ad arrivare sempre con voi. Immagino per esempio di quale e quanto sollievo sarei per mamma cara in questo periodo duro per lei, di abbattimento morale e fisico! Mamma cara: cosa pos-siamo dire noi? Cosa può dire questo piccolo essere che è l’uomo. Da solo impreca e si ribella. In Dio dice un “grazie”! sommesso ma sincero e pensa al suo Signore che prega sì il suo divin Padre di aiutarlo nella sua passione ma solo nel momento che in Lui l’uomo temette il martirio delle carni! Noi creature misere e deboli, dobbiamo ve-dere in ogni piccola croce che ci viene dal Cielo, quasi una predilezione divina; sof-friamo volentieri se amiamo Dio ed anzi dovremmo essere contenti di poter, come il nostro Cristo, soffrire aspramente, sentirci proprio in questa eterna lotta snervante perché solo così possiamo provare in ogni sua profondità il vero dolore e giungere co-sì al vero grande amore, nella nostra Fede sincera! È difficile lo so mamma il Fiat ma è tanto più bello se lo sappiamo comprendere e se con esso ed in esso troviamo la forza per ringraziare, se il dolore viene a noi, Colui che ci dice esserGli compagno, nell’essenza del dolore, santificato dall’infamia del Golgota! Dirai, mamma, e direte miei cari che come il solito ho voluto essere per un po’ il solito visionario; ma siccome queste sono le cose con le quali ho nutrito e nutro continuamente la mia anima nel tentativo di rimuovere me stesso, penso e credo che possiamo far del bene anche a voi e farvi trovare, anche nelle più grandi avversità, quella calma che era dei primi martiri cristiani al di là del dolore vedevano il loro Dio. Così ha detto il vostro Albino che vi vuole tanto bene e che vorrebbe alleviare il vostro dolore come può: solo con una parola buona, consolatrice nella nostra religione, cara nell’amore che ha per voi tutti, per te mamma specialmente che sei la sua vita, il suo pensiero, il suo sollievo. Qui tutto è come sempre: si tira avanti nell’attesa, ormai abituale, di quel giorno che formerà la vera nostra felicità dopo le prove sostenute. Mi ha scritto ancora una volta la cara Ilda con una buona parola per il suo cugino. A Lei che spesso mi è stata vicina con le sue confortevoli e care parole il mio grazie dall’intimo dell’anima: a Lei come alla sua famiglia, che mi vuole così bene da mettermi, quale figlio, vicino al nostro in-dimenticabile Italo. I due prigionieri sono affratellati nell’amore comune! Dite a Ilda, zii e cugini tutto il mio affetto per loro e la mia gioia nel leggere loro scritti. Fino ad oggi invece da casa mia non ho ancora ricevuto posta. Sarà perché la mamma è ammalata seriamente e mi si vuole dir poco in proposito? O perché non hanno potu-to finora? Per l’orologio, mamma, ho già parlato e spero di farvelo avere. Ed ora finisco di scrivervi i miei sgorbi con tante cose sincere per ognuno di voi miei cari e per te mamma, con l’augurio che tu presto guarisca, ogni mio affetto e tutta la mia devozione filiale. Ai parenti, amici, conoscenti il mio sincero ricordo affettuoso. Vi bacia ed abbraccia

Pino – vostro

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50. Lettera dal carcere di Trento

Trento, 14–7–44 Miei cari e mamma diletta, non sapete con quanto piacere oggi mi accingo a scrivervi e vi dico la verità, special-mente per fare un po’ di compagnia e dare un po’ di sollievo alla mia cara mamma che indovino questa volta un po’ troppo stanca e triste. Sarebbe bello per me poterti scrivere con parole suadenti e dolci, ma credo che non saprò trovare quegli argomenti e sfumature che so per te mamma essere così vitali. Purtroppo so che gran parte della cause che ti rovinano sono tutte le situazioni della mia forzata segregazione: e di con-seguenza so che se io venissi finalmente fra le tue braccia tu staresti bene o almeno meglio, vero veciota? E questo puoi immaginare se non’è anche il mio unico grande desiderio! Ma che vuoi: per ora dobbiamo cercare in noi ed in Dio una forza tale che ci permetta di dire la grande parola cristiana di “rassegnazione”! Ma tu dirai che è da tanto che attendi fiduciosamente, che ricacci in cuore il grido materno che vorrebbe urlare il tuo dolore ed il tuo desiderio. Ed il tempo passa! Ė vero, mamma! Forse un po’ di sconforto può subentrare in noi in certi momenti nei quali più che mai sentiamo il bisogno di aver vicina la persona per la quale viviamo e che tanto amiamo, ma allo-ra veciota, siamo degli ingrati, degli sfiduciati. Dio senza questo particolare stato d’animo ma dobbiamo cercare di combattere anche noi: combattere a denti stretti per non essere costretti a trovarci un giorno proprio in fondo od ad una doloroso demora-lizzazione che incide, e tu lo sai, anche il nostro povero fisico. Tu dici, mamma cara, che queste sono parole,belle si, ma sempre parole. Io so però che se si vuole si può tutto. E noi dobbiamo a tutti i costi combattere questa malattia di tristezza perché non s’impadronisca di noi in modo tale da farci dolorare e sanguinare il cuore. E poi, mamma, tu sai che se l’uomo s’affida alle sole sue forze, può avere qualche paura ed anche cadere nella sua dura battaglia ma sai anche che se l’uomo non è solo nella lotta e nella vita: c’è un Dio grande, onnipotente e misericordioso. Lui ama i suoi figli, an-che se ad essi sembra che qualche volta li abbatta o li dimentica o non li ascolta e per essi fa ogni grazia se è per il loro bene spirituale. Preferisci tu, mamma buona, che il tuo Albino sia un lazzarone senza Dio fuori, o un bravo ragazzo in gamba moralmente e religiosamente ma in ? Credo che la tua anima pia non esiti un attimo ad essere per il secondo caso: ed è per questo che io nelle mie preghiere dico sempre al Signore di li-berarmi si ma se è per il mio bene. E di queste parole noi dobbiamo avere la convin-zione nel cuore. Ė così bella la nostra religione! Ed io posso dirti di godere di essa proprio in maniera grande. Dio mi da tante gioie che prima non avevo: Egli mi ha dato la sensazione sincera che nella Fede tutto è pace, tutto è sopportabile, tutto è accettabi-le. Se tu sapessi quanto fummo assistiti noi dal nostro Dio in questi mesi di ansie e di tristezza! Per questo, mamma, troviamo la forza di attendere e di abbandonare tutti noi stessi nelle Sue sante mani paterne! E se tu sai quanto sia bello e sublime sentirci pro-prio abbandonati all’amore della persona che si adora, potrai immaginare quanto sia consolante essere fiduciosamente dedicati tutti a Dio, al nostro dolce Signore che è” Re e centro di tutti i cuori”. Tutto questo, mammina cara, per dirti di stringerti ora più che mai alla S. Croce, e non ti sentirai più sola e triste. Pensa che se tu hai una pesante croce da portare Dio per te diventa novello Cireneo e se sei stanca ed affaticata ti ristorerà. “Lo credi”? Altro il tuo Albino non sa dirti di buono. Lui ti è sempre vicino nella tua sofferenza ed è sem-pre in pensiero per te: anche solo una cartolina magari ma cerca di tenermi informato di frequente della tua salute. Non preoccuparti a scrivermi letterone se non hai tempo

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o non ti senti. Ti ringrazio per l’ultima tua del 9 c.m. ed anche per il bel pensiero dei sandali. Vuoi proprio farmi fare il bulo quando uscirò, vero mamma? Gli altri di fami-glia mi sapranno scusare se a loro non ho parlato ma comprenderanno perché dato che è la mamma che più d’ognuno ha bisogno di una mia parola. A tutti saluti e baci in quantità e speriamo sempre in un presto arrivederci, vero? Qui tutti stiamo bene: così auguro sia di voi e baciandovi vi lascio con tutto il mio affetto e tanti auguri per mamma cara. Guarisci mia cara per il tuo

Pino

Riceva signora tanti, tanti auguri per la sua salute, assieme a cari saluti. La ricordiamo sempre. Suo dev.mo

Beppino

Sperando che ben presto si rimetta da ogni male, Le auguro tante belle cose suo devo-tissimo

Lando

51. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 17–7–1944 Mio carissimo figlio. Ancor sabato stavo in ansia, aspettando il tuo solito scritto fu invano ieri pure. Questa mattina presto come il solito mi alzai e m’accostai alla S. Comunione, ivi sfogai tutte le mie ansie e i dolori che si preparano giornalmente, si mio caro sento sempre più la tua assenza e sempre più il bisogno di aprirti il cuore angosciato, tu l’unico che mi comprende. Non puoi pensare come volentieri sarei venuta venerdì al colloquio, ma la mia poca salute non me lo permise, papà fu tutto contento di averti trovato così in buona salute, e su di morale. Speriamo che il giorno desiderato non sia tanto lontano. Iddio vorrà por fine a tanto soffrire. Albino mio non stancarti di pregare e soffrire, per poi render-ci il merito. Mi dispiacque che ieri fu qui Lamberto, che io stavo aspettando che mi portasse da Milano i sandali per te, ed invece il negozio che poteva averli è chiuso e così non pos-so appagare il mio desiderio e per questo mi rincresce non poterti accontentare. Come mai Albino caro che l’ultimo tuo scritto portava la data 8–7 sai che mi sembra un anno che non leggo le care tue espressioni affettuose, che mi fanno rivivere in un miglior avvenire. Orbene portiamo pazienza e sempre avanti. Dolores è partita per Trento, per grazia della bicicletta di Bepo, così va e viene come un fulmine, sai che fu un pensiero proprio buono del tuo amico che così può portare il pranzo a papà quasi tutti i giorni. Io sto meno male di salute con un po’ di febbre ma mi alzo tutti i giorni. Scusa se non ti scrivo tanto frequente causa il mio solito mal di testa. Termino questo mio scritto, salutami i tuoi compagni, con la speranza di un presto vedervi tutti in santa pace. Il mio dolce pensiero, il mio amplesso affettuoso e pregando il Signore che ti benedica sempre ti stringo forte al mio cuore tua aff.ma

Mamma P.S. Saluti dai parenti e conoscenti con auguri. Enzo dorme e ride: fa qualche bel so-gno, io credo che vedrà gli Angioletti .

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Ricevi pure baci, oggi non ho tempo, ti scriverò domani. Tua Cornelia

Al mio caro fratellone giungano gradite le cose più belle che il mio cuore per lui sa formulare. Salutissimi e baci anche da Nannino e da Enzo. Arrivederci. Salutami a Mandrache e a Bepo, aff.ma sorella

Carmen

52. Lettera dal carcere di Trento

Trento, 18 luglio 1944 Mamma mia diletta, questa mattina mi giunse finalmente la lettera tua tanto attesa. Pensavo proprio cosa facesse mai la mia cara per lasciarmi senza la sua amata parola! Ed in verità non sape-vo cosa scriverti perché sai bene che qui non c’è mai una cosa che valga la pena di es-sere ricordata su uno scritto che deve leggere la mia mamma! Qui è la solita vita mo-notona a base di cose che si ripetono da 119 giorni. Tanta attesa, tante speranze, tanta Fede, ma di sicuro niente a nostro riguardo. E capisco benissimo che questo stato di cose pesa molto alla mia cara veciota. E lo comprendo il tuo angoscioso attendere an-che perché so che, se tu hai viziato un poco il tuo Albino, egli invece ha viziato un po-co te stessa. E tu ne senti la mancanza! Questo, mamma, mi è indice grande del tuo immenso affetto per me e mi giunge come grande consolazione in mezzo a queste quattro mura dove si è felici per poco e si tocca il Cielo col dito quando scrive la mamma, la cara, impareggiabile amica delle nostre ore solinghe. Nelle ultime lettere tue, velata sotto la forza d’animo che tenti di trovare in te stessa, sento potente la tua nostalgia e la tua profonda stanchezza che, immagino, avrà lascia-to tracce anche sul tuo organismo. Coraggio, mamma, coraggio! Io non so se ti fanno un po’ di bene le mie chiacchiere filosofiche: certamente non vorrei annoiarti e perciò non sto qui a ripetere lo stesso discorso che ti feci l’ultima volta. Io credo che se ti po-teva dare un po’ di consolazione con le mie povere parole quello l’ho già fatto nelle mie precedenti lettere. Credi, mammina, quando io leggo le tue tristezze nostalgiche un nodo mi sale alla gola perché penso che con una carezza ed un bacio potrei lenire i tuoi affanni, con la mia presenza allietare i tuoi giorni e farti vivere in pace questi giorni di per se tanto densi di avvenimenti! Invece devo affidare alla carta la mia ani-ma che venga a te e ti calmi e ti sollevi di tante torture! Mi dici, alquanto contrariata, che non hai ricevuto la mia lettera di mercoledì u.s. Io credo che nel frattempo tu l’abbia già ricevuta: sarà qualche ritardo dovuto alla Posta. Ma, mamma, cerca di non agitarti per così poco! Se arriva quella di mercoledì, arriverà quella di sabato, no? So-prattutto, cara veciota, bisogna cercare di non aggiungere ai nostri già esistenti turba-menti, altre piccole agitazioni per cose che sono del tutto relative. Lo capisco bene che per te le mie lettere sono delle gioie che ti riempiono l’anima e ti dicono tante cose del tuo Albino ma fa come faccio io. Quando il giorno che immagino non mi arriva la tua lettera, più i giorni passano e più quando mi viene portata, è grande la mia gioia. Paro-le non possono esprimere ciò che provo quando noto la tua busta celeste o rossa tra le altre ed il cuore mi trabocca quando leggo le tue buone, materne parole. Cara mamma, apri pure il tuo nobile cuore straziato, al figlio tuo caro: confidati e credi che se posso una parola dolce e buona te la scriverò sempre perché so che per te io posso trovare la

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parola felice che scende in quel tuo povero cuore! Lo so, lo so mamma che saresti ve-nuta di volo a colloquiare, ma fui quasi contento di non vederti perché dopo sarei ri-masto in ansie crude al pensiero che tu, ammalata, devi ritornare a casa a piedi, stanca, accaldata e piena di nostalgia dopo avermi visto e non avermi potuto prendere teco. Fui contento di vedere il mio papà: lo trovo dopo 110 giorni un po’ più magro, più si-lenzioso, e stanco anche lui. Si caro mio papà non credere che io non ti voglia bene: ve l’ho detto tante volte per me al mondo non esiste che la mia famiglia. Io mi fermo più volentieri a fare due parole con la mamma perché lei ne ha più bisogno, perché lei è più triste e afflitta, mi pare. Quindi caro mio papà credimi sempre il tuo Albino che ti vuole tanto bene e che sempre ti ricorda e ti desidera. In quanto ai miei sandali, mamma, non preoccuparti perché non sono una delle cose più importanti e quindi non eccessivamente incresciose. Pace: se non si possono avere contenti come prima, no? Piuttosto mi interessa sapere come è andata la tua visita medica, mamma! Cosa ti ha trovato il dottore? Cos’è quella tosse col mal di testa? Qui in cella con noi c’è un altro inquilino ed è un dottore in gamba. Io gli parlai del tuo caso e mi disse che non è cosa da impressionarsi: quindi io sono calmo ma mi piacerebbe sapere qualcosa di sicuro. Se me lo scrivi sono molto contento. E col dirti la mia costanza nella preghiera, nella S. Comunione settimanale, nella Fede in Dio io ti lascio sperando di averti portato un po’ di gioia e che questa mia giunga a rallegrarti! Spero che papà, sorelle e cognato non si irritino perché non parlo a loro. Mi comprenderanno e perdoneranno. Io amo tutti [con] lo stesso slancio! Grazie dei saluti di chi ancora mi ricorda e a voi e mam-ma ogni amore con tanti bacioni sinceri. Sebbene lontano

Pino

Gradisca i miei cari saluti suo dev.mo Beppino

Magari fossi Mandrache non sarei qui dentro. Con sincero affetto

Lando

53. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 19–7–44 Per sempre mio carissimo. Eccomi a te mio caro, sono qua sola con Enzo che dorme, e voglio consacrare qualche momento scrivendoti. Prima di tutto ti dico che non devi preoccuparti per la mia salu-te, perché da ieri sono senza febbre e sto meno male, anche appetito ne ho abbastanza e poi sappi che i carri rotti, sono sempre in gamba, perché sempre riparati. Invece so-no in pensiero per te, per la tua visita che è già prossima, non so più cosa pensare, ci vuole sempre qualche cosa di nuovo, bene mio caro come Iddio ci ha sempre aiutati speriamo che ci sia ancora in nostro aiuto. La tua ultima era in data 12–7 in questo frattempo spero che ti sia giunta pure la mia corrispondenza non è vero? e così avrai da leggere qualche cosa anche di noi. Ziotta è preoccupata per la raccolta del frumento e orzo, anzi questa sera conduce a casa tutto e poi avrà le pere che credo ne avrà 3 quintali, almeno ci fossi tu ad aiutarla, ed in più per mangiare quelle mature, come be-ne sapresti fare il mestiere. Speriamo che tu possa presto venire in nostro aiuto libero e felice. Ilda ti ringrazia del tuo gentile pensiero, feci leggere sai la lettera che piange-va come una bambina, mi diceva che in quel giorno che ti scrisse quella lettera aveva

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bisogno di dirti tutto il suo affetto da cugina sincera e affettuosa. Noi parenti siamo tutti in buona armonia, tutti s’interessano di te con cura amorosa e sempre vogliono sapere se ci sono buone notizie. Qui si va avanti sempre con la buona speranza che Iddio sia sempre con noi e che ponga fine al nostro soffrire. Sai che mi ha tanto rin-cresciuto non poter avere i sandali da Lamberto, però ha detto che guarderà in qualche altro negozio, e se è possibile mi contenterà. Ora sta calmo e tranquillo che qui si fa alla meglio. Dolores domani va al provveditorato degli studi pel tuo secondo stipendio che abbiamo ancor da avere cioè 22 giorni di paga che sarebbero molto comodi. Ora chiudo questo mio scritto promettendoti di ricordarti ogni giorno nella S. Comu-nione, come pure Magrini e Beppino, se il Signore mi fa degnamente contenta? A voi tutti la mia sincera amicizia e a te Albino caro tutto il mio affetto e ti mando la mia Benedizione tua aff.ma

Mamma Mille bacioni sulla tua bocca.

54. Lettera dal carcere di Trento

Trento, 21–7–44

Miei carissimi e mamma adorata, eccomi un’altra volta a voi a tentare di scrivervi una lettera. Tentare è proprio l’unico verbo che si adatta in questo caso: poiché si tratta di tirar fuori da tutto il caos del mio cervello (che in ciò è uguale a quello di tutti) una fila logica di pensieri che non siano troppo sconclusionati. Non vi sarete meravigliati, spero, se nei miei scritti c’è qualche strafalcione: è tutto dovuto al fatto che qui si scrive tanto poco che non si può più es-sere padroni di un buon italiano. Qui tutto è come al solito. Finora neppure una foglia si è mossa a nostro riguardo. Siamo sempre in attesa di qualche novità che speriamo sia buona. E così passano i giorni, tra una chiacchiera ed un pisolino, tra un’ora di passeggio ed il pranzo, tra un allarme e un altro. Spero a proposito che non vi impensierite per me specialmente tu mamma: vi ho già detto che il Rifugio è più che sicuro e quindi quando sapete che c’è l’allarme no agitatevi e dite piuttosto un’”Ave Maria” per i poveri carcerati! Noi tutti non possiamo finora lamentarci della nostra salute che è aumentata molto anche dalle iniezioni di morale che è l’unico che in Dio rimane costante! Come vedete per noi dunque è sempre la solita storia! Spero che anche voi tutti stiate bene e che nulla turbi la tranquillità della mia povera famiglia. Sono ancora preoccupato per te mamma cara sulla cui salute non ho ancora saputo nulla di pre-ciso e di consolante. Da quanto mi hai scritto posso pensare che nulla di grave ti sia capitato. Certo che sono in ansia di leggere in una tua che mi dica cose belle e gra-dite. Proprio ora ho ricevuto la tua attesissima lettera, mamma in data 19–7. Non puoi immaginare quanto bene mi abbia fatto e quanta gioia mi abbia recato in tanta monotonia di vita! Finalmente mi dici che quella febbriciattola ti è sparita e che stai meno male. Devo proprio essere grato a Dio per la continua predilezione che mi dimostra! Se sapessi quanto L’abbiamo pregato per te nelle nostre orazioni! E se è proprio vero quello che mi dici devo essere contento: contentone che la mia mammina, il mio angelo caro, sia ancora in gamba fiduciosa nell’attesa del suo fanciullone cattivo! Mi dici che sei in pensiero per la mia visita che dovrei aver fatto oggi. Prima di tutto ti dico

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che finora, non l’ho fatta; come del resto non l’hanno fatta ne Rolando, ne Bepi che dovevano averla ai 18–7 ed ai 20–7 Così non sappiamo ancora niente. Credo che in uno di questi giorni, al massimo ai 31–7, la farò tuttavia: ed allora sta certa, vecio-ta, che appena saprò qualcosa, te lo scriverò. Sii sempre sicura, mamma (perché è l’unica certezza nella nostra vita terrena!) che Dio c’è e c’è anche per te, per il tuo povero cuore, per lenire i tuoi dolori ed anche per evitarne degli altri, per darti al-meno tanta forza, quanta ne abbisogna la tua fragile natura umana. Quindi: mai ces-si il nostro ardore, la nostra Fede ed anzi risorga più forte nei momenti a noi sfavo-revoli, nei dolori della nostra umanità che si ribella alla forza del dolore. Tutto di-pende da noi l’essere felici anche nel dolore: perché dobbiamo comprendere la pro-fondità del soffrire che si avvicina al nostro Divino Crocifisso e cercare quindi nel-la sua immagine di farci forza di imporci una volontà di ferro che ci faccia sembra-re dolce ogni spina e dire il grande Grazie al Dio perché ci permetta di patire un po’ con Lui che sempre, ogni minuto, martorizziamo, con la nostra incomprensione, con la nostra cattiveria. Questo, mia adorata mamma, deve essere la concezione cri-stiana del dolore e della vita in genere. Solo così ci parrà meno dura la nostra strada, meno pesante la nostra piccola croce, che, dobbiamo, saper portare con rassegnato amore! In quanto alla tua corrispondenza, mamma, mi arriva regolarissima (entro 2 giorni al massimo) come del resto tutto la posta che mi si scrive. Invece le mie lettere, cara mamma, bisogna che tu le attendi con pazienza finché ti arrivano. Sta sicura che io ti scrivo regolarmente due volte alla settimana poiché sei tu sola che mi interessa qui dentro: tu e la mia cara famiglia. Quindi se per un motivo o per l’altro non le ricevi non preoccuparti che sarà un ritardo postale e senz’altro le avrai qualche giorno dopo. Grazie, grazie, ziotta cara, del tuo sincero affetto! Le tue cartoline mi giungono gradi-tissime e mi dicono che la mia “tota” mi vuole sempre bene come una volta. Se tu sa-pessi quanto volentieri vorrei essere lì in campagna ad aiutarti come una volta! So che saresti contenta se ci fossi lì io a sollevarti un po’ o almeno a farti compagnia nei dure lavori di campagna, ma che vuoi farci zia! Attenderemo con calma che Iddio conceda di riabbracciarci presto. All’affettuosa sincerità di Ilda non posso rispondere con al-trettanta forza di sentimenti che ti dico, cara cugina, sgorgano profondi dall’intimo del cuore. Carissima mammetta ricordami con tanto affetto all’amore buono di parenti che ringrazio se ti fanno un po’ di cara compagnia. Papà, Dolores, Carmen, Nannino tanti bacioni e cose belle. A te, mamma, mia vita ed al piccolo Enzo l’amore mio più grande. Bacioni fissi

Pino – manda a tutti Cari auguri e saluti, sperando di presto rivederci

Beppino

55. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 21–7–1944 Mia unica gioia. Anche oggi voglio mandare a te queste due mal vergate righe, per dirti tutto quanto il mio povero cuore sa esprimere. Prima di tutto voglio dirti che sto benino, incomincio a mangiare, e la febbre se ne andata del tutto così puoi essere sicuro che quello che scrivo è la pura verità, così mi

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preparo in gamba per quando verrai tu, e ti farò compagnia per tutto il tempo che il triste destino ci tenne lontani. Ti prego quando sei andato alla visita scrivimi subito come ti è andata che ho anche per questo una grande preoccupazione. Speriamo che Iddio ci aiuti, e per questo. Anche del nostro preghiamo sempre. Tu credi, mio caris-simo, che io sia arrabbiata per la tua triste sorte, no, mio caro, tutt’altro, io lo so che non hai fatto niente di male, non ho nessun rimprovero e ti dico il vero che piuttosto che certi giovani sulla tua età che sono già cattivi, sono orgogliosa di saperti buono e timorato in Dio come sono sicura, ti preferisco fra quelle mura piuttosto che in così grande dolore. Iddio ha voluto mortificarmi perché ero troppo contenta di te, speria-mo che sia vicino il giorno della tua liberazione, e così passare ancora ore liete come prima, altro non ho da dirti che ti ringrazio delle tue buone parole confortanti, e così ti dico il vero che sono contenta al sentirti rassegnato alla dolce volontà di Dio benché talvolta un po’ aspra. Continua sempre il tuo affetto per la tua mamma che ti vuol tan-to bene. Salutami tanto la tua cara compagnia, Beppo e Rolando, e a te mio caro tutto il mio slancio d’affetto e la Benedizione del Signore. Domani Dolores ti depositerà £ 50 in portineria che spero intanto ne avrai abbastanza. Saluti dai parenti e amici e dalla tua Mamma il bel augurio Carissimo Albino, aggiungo due righe allo scritto di mamma, posso accertarti che la mamma ora sta un po’ meglio, è molto preoccupata perché da due giorni Enzo non sta tanto bene. Ora è venuto il dottore che dice trattarsi di un’indigestione. Fuori naturalmente tutti vi at-tendono al più presto. Concambio i saluti ai tuoi cari compagni. A te un forte bacio e l’augurio di un prestissimo arrivederci. Tua

Dolores

56. Biglietto dal carcere di Trento

Trento 24–7–44 Eccomi a voi con una lettera fuori ordinanza. Ben poco ho da dirvi che già non sap-piate o vi abbia già detto. Di nuovo qui non c’è proprio niente anche del nostro caso non si sa più cosa pensare: tutto sembra fermo e calmo. Di processo a parer mio non è più il caso di parlarne e caso mai chissà quando lo faranno. Noi tutti stiamo più che bene: io come avrete visto non faccio che ingrassare con tutto quello che mangio! Il morale è più che ottimo: siamo sempre allegri, si canta, si gioca, si mangia e così si passano in gamba tutte le giornate che portano con se un solo rammarico: quello di essere qui in questi momenti che sono quelli definitivi per questa maledetta guerra fonte di ogni scarogna anche alla nostra povera famiglia. Ora non siamo più in tre in cella. Ė venuto con noi un nostro amico di sventura, poli-tico lui pure; è un giovane Dottore che si trovava prima come tisiologo in un Sanato-rio di Arco. Così la brigata degli allegri eroi è aumentata e l’armonia continua ancora belle come prima. Ieri ho ricevuto la tua ultima lettera, mamma, alla quale risponderò domani con uno dei miei soliti scritti. Spero che la vita trascorra sopportabile almeno e spero che il Provveditorato via abbia pagato i miei 22 giorni di scuola ultimi. Se co-sì non fosse scrivetemelo che scriverò io al Direttore didattico. In quanto all’orologio

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della signora Dallapiccola credo che il signor Villano vi abbia detto che ci vuole un permesso della Gendarmeria tedesca. In ogni modo guardate voi, perché io non posso fare niente. In quanto alla mia visita, come vi ho già detto, non l’ho ancora fatta. Il giorno è passato e nessun s’è visto: forse, dato che sono qui dentro, non si disturbano per noi e lasceranno correre. Noi speriamo perciò di non farla. Certo che c’è sempre tempo fino alla fine di tutte le viste, ma possono anche dimenticarci, no? In ogni mo-do il nostro amico Dottore, ci ha visitati minuziosamente ed a me ha trovato i disturbi funzionali cardiaci: perciò io credo che una proroga di qualche mese me la posso pi-gliare. Ma sta pur calma, mamma, al riguardo che spero di avere un po’ di fortuna! Dio e il mio cuore mi assisteranno. Vi chiedo poi un favore: noi siamo in 4 e tutti sen-za un po’ di sapone per lavarci! Qualcosa voi e qualcosa le signorine Perugini cercate di mandarcene che ci farete un piacerone! Per il mangiare siamo più che contenti di tutto quello che fate e non possiamo neppure minimamente lamentarci. Mandateci per favore ogni tanto una scatola di acqua da ta-vola che qui si ha spesso la sete. E meglio ancora dell’acqua sapete che cosa c’è? Il vino di cui ve ne ho parlato già un’altra volta. Abbiamo già dimenticato il sapore dell’ultimo litro. Dillo pure Dolores alle signorine Perugini e di loro anche che il no-stro Dottore ha prescritto a Beppo ½ litro di vinazza al giorno per la sua debolezza. Mettiti d’accordo su ciò anche con il signor Ferrazzi. E Continuo ad esporvi i miei e nostri desideri……carcerari! La questione fumare qui è pericolosa: ora siamo io ed il Dottore a fumare. Ed in media un pacchetto al giorno se ne va. Non so se ciò ti rincre-sce mamma ma perdona ai poveri galeotti e senza privarvi di tabacco utile alla fami-glia, cerca di tenerci sempre riforniti. L’ultima spedizione l’ho messa in riserva per la visita. Mandateci anche fiammiferi altrimenti dobbiamo seccare troppo Ferrazzi e qualche pacchetto di cartine per sigarette giacchè con le cicche facciamo altre sigaret-te. Siccome qui giochiamo molto, abbiamo già consumato le carte che avevamo e per-ciò se ne potete trovare un decente pacco ci fareste un regalone a mandarlo. Poi: qui è caldo, sudano i piedi, si….spuzza, e non si piace più alle….guardie; perciò se potete vi chiedo (a Dolores) di fare con le foglie del zaldo un paio di sandali per me: se non sono di lusso non interessa. Basta qualcosa da mettere ai piedi per provare un po’ di sollievo. Acclude il filo di misura che va dalla punta del pollice al calcagno esatta-mente: se potete e se avete tempo mi fate un piacere, anche, fra il resto per non sciu-pare troppo le scarpe che sono già logore. Voi direte che quando incomincio con le mie e nostre pretese non la smetto tanto facilmente: e avete ragione ma io non chiedo che facciate l’impossibile per esau-dirmi e se non potete far qualcosa di ciò che desidero non piangete che di certo non mi viene un gran male, no? Volevo dire un’altra cosa a voi che mi volete bene. Ė riguardo al nostro nuovo compagno, il dott. Franco Ferrazzi il quale si trova qui nelle nostre stesse condizioni sebbene per altri motivi. Ė di Castelfranco Veneto; i suoi sono là, lui è qua solo, senza un soldo e senza una sigaretta. Noi naturalmente dividiamo il nostro meglio che possiamo con lui ma certo che molto non possiamo fare. Ora io ti pregherei Dolores, a nome suo, di recarti all’Ospedale S. Chiara e lì farti dire dove puoi trovare il dott. Maffi (quello specialista in orecchi, naso e gola) al quale consegnerai l’accluso biglietto scritto dal nostro compagno. Se il Maffi ti chiedesse come si può fare a mandare dentro qualcosa digli pure come fai tu , per-chè siamo già d’accordo con il signor Ferr[azzi] Se poi tu ricevesti [sic] dal dott. Maffi del denaro non metterlo alla porta ma, in busta chiusa, consegnalo al signor Ferr[azzi] il quale lo porterà nelle nostre mani. Lo so, Dolores, che ti stanco sempre più con le mie pretese ma cerca di sopportare con pazienza e voglimi bene anche se

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ti faccio girare un po’ troppo. Si tratta di aiutare un nostro amico di sventura al qua-le vogliamo tanto bene e che ti ringrazia per ciò che farai per lui. Lui non sa più a che Santo votarsi per vivere un po’ bene. Non ho ancora finito: di Angiolino non ho più saputo niente. Dal biglietto che gli abbiamo mandato fuori non abbiamo più ri-cevuto risposta; fammi il favore Dolores andare da lui un po’ e dirgli cosa fa, che ci scriva un biglietto in risposta, se ha fatto ciò che gli abbiamo detto, ecc. Portali i nostri saluti più belli e digli che stiamo benone, che lo ricordiamo spesso e che spe-riamo di rivederlo presto! Dolores hai parlato alla signorina Delama di ciò che ti avevo detto di Giongo Giovanni: perché ci disse essere in grado di aiutarci giacchè conosceva il Presidente del Tribunale Speciale? Mi scrivi qualcosa in merito? Ed adesso passo all’ultimo desiderio. Siete stufi dei miei desideri? Pazienza, pazienza che presto finiranno! Ci sarebbero utili alcuni pennini (4–5) per scrivere, ed una bella matita lunga altrimenti dobbiamo scrivere con le dita!!! Se non mi viene in mente altro credo che per questa volta ho finito. Siamo qua in quattro che pensiamo cosa pretendere ancora!! Siete arrabbiate per la nostra sfrontatezza? Noi vi chie-diamo perdono profondamente commossi. Scusatemi se vi ho così leggermente importunati ma tutto ciò che vi ho chiesto è così utile per renderci meno penosa la permanenza ovverosia più bella, più comoda la vita del galeotto! Voglio credere che voi tutti stiate benone ed anche tu mamma ora sia in via di ripresa di salute. Ciò è il mio massimo desiderio e faccio i più belli auguri. Voi direte che è un ben povero scritto il mio. Avete ragione giacchè ho parlato ben poco di cose nostre. Questo lo farò nella mia prossima lettera regolare altrimenti non so co-sa scrivervi. Nella corrispondenza regolare devo usare prudenza per via della censura, come sapete già voi. Vi dico la verità che parlando del nostro caso, noi aspettiamo la fine della guerra che ponga fine alla nostra….clausura e ad ogni calamità. Ma a quanto pare il Kaiser fuori ha la pelle dura e resistente agli esplosivi e la testa ancora più dura!!! In ogni modo nel nostro ambiente politico […] interno si è convinti che tutto finisce più presto di quanto si pensi. Siamo però sempre in mano dell’onnipotenza di Dio che indubbiamente vorrà aiutare i suoi poveri figli! Preghia-mo e attendiamo con fiducia giorni migliori che saranno tanto più belli dopo simile at-tesa. A noi tutti basta restare sempre qui dove siamo fino alla fine, senza tanti proces-si, od altre novità. Qui siamo al sicuro da sospetti e lontani dal trovarci in cattive con-dizioni, come potrebbe essere se fossimo fuori, in questi momenti che un semplice so-spetto può portare a gravi cose. Come vedete noi stiamo tanto bene qui che attendia-mo volentieri la fine della guerra nella cella n. 10 in una galera che per scherzo ab-biamo soprannominato: “Galera Cadonna” in onore al Bepo! Con ciò vi lascio miei cari stringendovi tutti in un tenero abbraccio coprendovi di baci. Con tanti auguri

Pino – vostro

A te mamma scriverò un’altra volta, ti butto in cuore tutto il mio amore con un’infinità di bacioni fissi e numerosi. Dolores leggi pure il biglietto del dottore così vedi come parlare se ti domanda qual-cosa il Maffi. Non dire che stiamo troppo bene, sai? L’altro biglietto è per la Elia.

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57. Lettera dal carcere di Trento

Trento, 25–7–44 Ai miei cari ed alla mamma mia, mando anche oggi una delle solite misere lettere che non hanno alcun pregio se non quello di essere sincere e di voler essere sempre unito a voi oltre che in spirito anche con una parola buona e affettuosa. Il tempo passa per noi come sempre, senza alcuna variante, nell’attesa di qualche nuova che speriamo buona. La salute e il morale sono come sempre. Noi ci teniamo buona compagnia e cerchiamo di passare il tempo meglio che possiamo. L’unica no-stra preoccupazione è la famiglia e quindi puoi immaginare mamma, quanto mi fai contento con un tuo scritto! Mi è giunta anche l’ultima lettera in data 21/7 che ti dico proprio sinceramente è una delle più belle che m’abbia mai scritto! Prima di tutto per-ché mi dice che tu stai benino e quindi mi cessano le preoccupazioni per la tua salute che spero si rimetta decisamente, no? Spero e credo che davvero, quando uscirò, ti troverò un po’ in gamba. Cerca di fare il possibile di esserlo, poiché avrò da raccon-tarti tante cose, tante impressioni che ti stancherai di certo ad ascoltarle. Pensa sono già 4 mesi e giorni che vivo una vita diversa da quella che vivi tu e quindi avrò passa-to anche attimi ben rari a passare nel mondo comune! Ma soprattutto mi fece bene il sentirmi dire da te, mammetta, che non sei arrabbiata per ciò che ti ho combinato e che sei del mio stesso parere che è meglio essere chiusi qua dentro ed avere vicino Dio, che non essere liberi bestemmiandolo. Ti dico la veri-tà mamma che bisogna venire in galera per comprendere tante cose e per trovare, ven-tenni appena, l’esperienza dei vecchi ed una buona maturità. Nel silenzio della mia cella, quando ero solo, ho meditato a lungo, ho guardato la mia vita e sono giunto sin-cero e convinto al mio Dio. Ed, in ginocchio sul pavimento, l’ho pregato a lungo e Lui è venuto a me e m’ha fatto felice: senza Lui credo che non sarei più capace di vi-vere. L’ho pregato anche perché protegga i miei cari e specialmente che lenisca i cru-di dolori della mia veciota: e credo che m’abbia esaudito. Qua dentro, mamma, o si crede o non si crede. O bianco o nero: non ci sono vie di mezzo. Ed io non vedo l’ora di uscire per essere migliore, tanto, se è possibile, di prima; per darti tante gioie e farti godere un po’ sereni e circondati dal mio affetto smisurato i giorni che saranno dopo queste lacrime! Perciò, mammina, preghiamo il nostro Signore ed abbiamo cieca fede in Lui: nessuna delusione turberà così i nostri sogni! Spero mamma che vorrai tenerti un po’ meglio che per il passato, ora, vero? Che non vorrai strapazzarti proprio senza sugo, e che cercherai di non fare certi sforzi che senza fatica invece può fare chi è più giovane di te. Mi raccomando mia cara, ab-bi finalmente un po’ di cura per la tua persona: altrimenti quando uscirò, sarai tanto consumata che non sarò più capace di vederti e se ti darò un bacio ti butterò a terra e se ti stringerò al mio cuore ti farò male. E con papà Brontolo come va? Mi scriverà qualche volta i suoi saluti? Spero che sia in gamba come il solito sebbene un po’ stanco: ma consolati papà, che stanchi siamo tutti e quindi: “mal comune, mezzo gaudio”, no? Sta in gamba vecio, aiuta la mamma e sollevala dove puoi senza farle dispiacere col brontolare! E con Carmen e Nannino come va? Non sono mica morti? O sono arrabbiati con me per qualche parola detta sinceramente? Voglio credere di no e che sarà invece il trop-po lavoro che li tiene occupati. Sono contento che abbiano tanto da fare così saranno più felici e potranno comperare ogni piccolezza al loro Enzo. Ma però tu, Carmen, m’avevi promesso di scrivere: finora non ho ricevuto niente. Attendo però prossima-

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mente tue care nuove con un geroglifico di Nannino e uno “sgriffo” del piccolo Enzo. A proposito di Enzo, come va? È guarito dalla sua indigestione? È vispo, bello, parla? E la sua fotografia vi decidete a farla? Avrei tanto piacere di vedere il personaggio più illustre della famiglia farmi una “sghignazzata” in faccia! Pensate che non me lo ri-cordo più. Son passati 4 mesi e lui sarà diventato un ometto! E con te , mia Dolores, come va? Sempre indaffarata a far del bene agli altri, vero? Iddio ricompenserà ogni tua fatica; sta pur certa che nulla sfugge al Suo sguardo! E Tonin si ricorda ancora di te? Come sta il tuo cuore? Sta sempre in gamba, Lole, che quando uscirò vedrai quante gite faremo, quante belle cose, per dimenticare il lungo tempo d’inattività! Aspettami con ansia e con fede e vedrai che ci vorremo sempre ed a lungo bene. Così miei cari ho finito questo colloquio con i miei sei affezionatissimi e chiudo la mia lettera con tante belle cose ai parenti tutti a quanti mi vogliono bene e chiedono di me. A voi ed a te, mamma cara, un monte di bacioni ed auguri belli dal vostro

― Pino ―

58. Cartolina da Cadine di mamma Fosca

26–7–44 Mio carissimo figlio. Il tempo non mi permette di scrivere una lettera, e così mando a te il mio saluto since-ro ed affettuoso da farne parte ai tuoi compagni, dopo pranzo scriverò una lettera. Sa-luti da noi tutti e dalla tua mamma il più caro ricordo ed il bacio sincero. Dopodomani spero di vederti

59. Cartolina da Cadine della sorella Carmen

Cadine, 28–7–44 Carissimo Fratellone. Ti giungano sempre graditi tutti i saluti cordiali che manda la tua Gegia. Pure Enzo e Nannino ti salutano cordialmente. Prossimamente potrò avere le copie delle fotografie del nostro piccolo e così potrò appagare il tuo desiderio. Saluta per me tutta la comiti-va e per te giungano i baci di Enzo e di Nannino. Da me abbiti, assieme ai baci, l’augurio più bello di rivederci presto e mille affettuosità. Tua aff.ma sorella

Carmen

60. Lettera dal carcere di Trento

Trento, 28–7–44

Miei carissimi e mamma adorata, come al solito eccomi a voi a fare due chiacchiere alla buona, se sono capace e se ne trovo l’argomento! Già perché è la solita storia per noi che non si sa mai cosa scrivere a casa dato che niente ce ne da lo spunto. Alle tue ultime lettere, mamma, ho già ri-sposto e di altre non ne ho più ricevuto. Ho aspettato tutta la mattina per vedere se

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c’era posta per me: ma invano! Ed allora eccomi a cercare di mettere insieme qualco-sa. Come tutte le altre mie lettere anche questa non vi può portare alcuna novità. Qui non c’è pericolo che la vita, che da 129 giorni continua, abbia qualche mutamento. È sempre la stessa monotonia. Noi all’incontro non possiamo lamentarci di niente: si vi-vacchio finalmente sempre sperando: Spes, ultima dea!” Si soffre qualche volta di caldo ma pian piano ci si fa l’abitudine. Credetemi proprio che scrivo solo per farvi vedere che sono ancora capace e quindi non meravigliatevi se dentro le mie parole ben poco trovate di me. Mi ha scritto un’altra volta Franco al quale bisognerà che qualche giorno scriva io pure. Ma da nessun altro e non da voi mi giunge mai uno scritto. Cara mamma, sappi che il tuo Albino è sempre lo stesso. Più forte che può nel-la sua Fede, devoto al nostro Dio ed alla nostra Mamma Bella dai quali spera di otte-nere misericordia e sollievo. Io prego sempre ed alla Domenica faccio la S. Comunio-ne nella Chiesetta nostra, ascolto la predica e ricevo la Benedizione Eucaristica. In-somma noi tutti cerchiamo di essere più vicini alla nostra bella Religione per avere tutta la tranquillità e la pace che in ogni momento di nostra vita è necessaria, special-mente in questo. Così noi possiamo essere spiritualmente felici anche adesso, perché abbiamo con noi il nostro Dio. Così spero e so che sia di voi e di te mamma in modo speciale. In ogni frangente della nostra vita noi dobbiamo essere capaci, se siamo veri credenti, di cantare due Inni: il Miserere ed il Te Deum! Il primo per domandare per-dono a Dio, il secondo per dire “Grazie o Signore che con una sofferenza mi dai la possibilità di emendare i miei peccati e di essere vicino a Te che, Crocifisso una volta, soccorri sempre chi soffre”! Difficile ma sublimi parole di amore e di serenità che an-che noi ci sforziamo si saper dire, vero mamma? Io voglio credere che nessuna cattiva nuova turbi la calma familiare giacchè di tristezza ce ne sarebbe abbastanza. Anche lì sarà tutto come al solito, cose vecchie e nostalgie. E tu mamma! Stai bene? Come te la passi? E voi tutti miei cari cosa fate? Sarete tutti in attesa di me. Io non so cosa dirvi. Solo questo: Abbiamo pazientato per quattro mesi e più, attendiamo ancora. I mortali non possono sapere gli imperscrutabili disegni di Dio: sanno solo che tutto è fatto per il nostro bene e che tutto deve finire ciò che è incominciato! Misera filosofia direte voi quest’ultima frase! Non interessa la parola grande, il profondo pensiero! A uno a volte, anzi il più delle volte, in certi momenti, bastano delle sciocchezze! E tu ziotta come stai? Ma dimmi un po’: con tanta acqua la campagna com’è? Non marcisce tut-to? Spero che quest’anno sia annata buona e così avrai compensate le tue fatiche, no? Scrivimi che mi fai sempre piacere! Se hai occasione di vedere qualche Dallapiccola, fammi il piacere, Dolores, di porgere loro i miei migliori auguri e tante cordialità: di loro che se mi scrivono sono contentissimo. Ed ora miei cari non ho altro da dirvi. Le mie chiacchiere sceme le ho finite: perciò chiudo col salutare tutti i parenti e cono-scenti che sempre ricordo con affetto. A voi miei cari ogni bella cosa che il mio cuore può augurarvi con tanti bacioni affettuosi ed a te mamma che sempre riempi di te le mie giornate, tutto il mio cuore sincero, amore che ti aiuterà ad attendere con calma il mio arrivo. Vostro aff.mo

Pino

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61. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 28–7–44 Per sempre mio unico pensiero. Con tutta la buona volontà, ancora l’altra sera volevo scriverti ma non feci in tempo a rubare un momento per adempiere al mio dovere di mamma, causa che Enzo è un po’ ammalato, fra i denti e il caldo non mangia più volentieri e stenta a digerire e proprio l’altra sera sembrava che il suo cuoricino funzionasse poco bene, Carmen disperata piangeva, Dolores pure preoccupata per il caro nipotino, ora però inco-mincia a mangiare e a fare qualche pisolino, così speriamo che continuerà a progre-dire in salute. Tu vuoi sapere riguardo alla mia salute ringraziando Iddio sto meno male , ora mangio e la febbre non si fece più sentire, vedrai che se non è domani, sarà lunedì, verrò a trovarti e così potrai accertarti riguardo alla mia salute. Qui c’è anche una novità, papà ieri mattina ha dovuto partire per Verona a lavorare con la squadra, ma non è rimasto perché appena arrivato andò dal Dottore, che lo fece an-dare dal Dottore fiscale, perché troppo vecchio non si sentiva di andare a lavorare con la squadra, e così gli concesse 8 giorni di riposo e ancor ieri sera è tornato a ca-sa tutto contento. Vi ringrazio tutti delle preghiere che avete fatto per la mia guarigione, sperando che continuerò a star benino finché potrò vedere la mia famiglia unita a godere insieme e giorni che Iddio mi concede. Oggi è il mio compleanno credevo di poterlo passare in-sieme con te, almeno per qualche ora ma il tempo brutto e piovoso non me lo permi-se, ad ogni modo il permesso del colloquio l’abbiamo e così ogni momento vale per venire a trovarti. Zia e papà sono qui che incassano le pere per portarle all’ammasso io credo saranno 3 q. e mezzo. Sai una novità che il tuo santolo Guglielmo si sposa con una servetta da Pinè da 25 anni. Altro non ho da dirti che salutarti forte con il mio cuore promettendo di ricor-darti sempre nelle mie misere preci, ti lascio ai piedi della Croce e con la speranza di presto vederti ti Benedico tua aff.ma

Mamma P.S. Sappi che Don Francesco l’altro giorno ha visto papà, s’informò di te e Rolando raccomandando di salutarvi e volle ancora una volta mandarvi 200 £. cioè cento per Rolando e le altre a te, ma cagione che te ne avevo già mandate 50 allora pensò bene di mandartene solo 50 così quando le hai terminate ne manderemo ancora. Di nuovo saluti e baci. Mio carissimo Albino Anch’io voglio aggiungere due righe a questa lettera che ti scrive la mamma. Quando Nannino avrà fatto fare le copie ti mando le fotografie di Enzo che è venuto molto bene. Enzo è un pochino indisposto ma speriamo che si rimetta presto perché a dirti la verità è diventato tutto occhi e banana. Accetta i saluti di Nannino che è in sartoria tutto intento a sbrigare il forte lavoro. Enzo ti manda tanti bacietti e una flebile risati-na. Da me abbiti tante belle cose colorate. Ti diverti a giocare a dama? A Te i miei auguri di rivederci presto, mille bacioni e un milione d’affetto. Tua sorella aff.ma

Carmen (terremoto)

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62. Lettera dal carcere di Trento

Trento, 1° agosto 1944 Ai miei cari ed alla mia mamma, Eccomi ancora una volta alle prese con una lettera che spremerò abbastanza il mio pre-zioso cervello finché ne salterà fuori qualche idea non del tutto disprezzabile. A quanto pare, però, come gli argomenti mancano a me, anche per voi si lasciano desiderare! E questo lo dico non per lamentarmi di voi ma per consolarmi della mia … sterilità. Ho ricevuto, carissima mamma, la tua ultima cartolina in data 26–7 che mi fece molto piacere. Invano però, finora, ho atteso la lettera che in essa mi promettevi. Si vede proprio che non hai tempo: chissà quanto avrai da fare, chissà che lavori farai. Ma al-lora non varrebbero proprio a niente le sincere raccomandazioni mie e che ti avrà fat-to anche il dottore! Io non posso indovinare cosa faccia tu lassù in tutto il giorno. Una cosa però ti dico: perché a me interessi più tu e la tua salute che non altro, fammi, mamma cara, questo benedetto piacere di occuparti di quelle cose e di quei lavori che puoi fare e non di ogni cosa per pesante e faticosa che sia! Tu dirai che l’unica cosa che ti farebbe ringiovanire e far felice, sarebbe la mia scarcerazione: ed io lo so, mia cara. Ma sai benissimo come stanno le cose e so pure che non c’è altro che armarsi di santa rassegnazione e attendere finché Dio vorrà il giorno che finalmente porterà tanta luce sul nostro triste cammino! Tu forse sarai stanca mamma di tante ore agitate, an-gosciose passate nel desiderio del tuo figlio: e ti comprendo, veciota! Né tante parole so trovare neppure io per darti un po’ di calma e di gioia. Solo ti offro quello che un figlio affettuoso può dare alla sua buona mamma: ti darò tutto il mio sincero amore che va più in là di ogni sventura e che niente al mondo può toglierti e che nessuna po-tenza umana può impedire! Lo so che in questo tu sei sicura. Ed allora, mamma cara, non resta che buttarci nell’affetto dell’altro e vivere in esso e di esso. Quando ero solo in quei 65 giorni nefasti di duro ed ero triste e vedevo tutto nero, tu m’apparvi, mam-ma, e mi sembrava che la tua mano mi sfiorasse i capelli e la tua bocca mi sfiorasse gli occhi e con un bacio mi asciugasse le lacrime. E la tua visione mi dava forza, do-nava linfa vitale alle membra stanche di dolore. E il tuo viso che indovinavo ango-sciato e pieno di lacrime, e le tue spalle curve sotto la violenza del duro colpo mi di-cevano quelle belle cose e sante parole che tu, mamma, tu sola sai avere per il tuo Al-bino. Ed allora pensando al tuo grande dolore anche il mio si acquietava poiché capi-vo che se tanto male sentivo io, tu dovevi avere il cuore spezzato. Così mi consolavo io in quei lunghi primo giorni quando non avevo niente, neppure uno scritto, di tuo! Ė per questo che, sapendo quanto bene faccia, il sentirsi circondato dall’affetto immen-so d’una persona amata, ti dico: quando maggiormente sentirai il bisogno della mia presenza, pensa che spiritualmente ti sono sempre vicino e che ogni battito del mio cuore è per te. Di piccole cose vive l’uomo e noi dobbiamo cercare la vita in quelle che sono moralmente, le massime gioie nel mondo delle cose care. Nessuna novità è accaduta qui nei nostri riguardi: tutto è come sempre e speriamo che, se cambia, sia in meglio. Ieri abbiamo ricevuto la biancheria: quando volete veni-te a ritirare quella sporca: Grazie Dolores della tua cartolina da Bolzano: ringrazia per me sinceramente Vilde, Eliano e Bruno del loro ricordo; anche per la cartolina che mi hanno inviato da Soprabolzano mille ringraziamenti. Pure Carmen non ha voluto stare indietro e sebbene alla lettera che mi aveva promesso avesse preferito una modesta cartolina la ringrazio perché in essa mi dice che fra breve potrò vedere il mio Enzo così carino come sarà, ora, dopo cinque mesi che non lo vedo! Sono in ansia, Carmen, di osservare a lungo il nostro piccolo erede e spero che accompagnerai la fotografia

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con uno scritto che mi parli di te a lungo, cosa fai, come stai, come va la tua fami-gliotta, e quel discolo di Nannino. Concambio a te, Nannino ed Enzo, saluti, auguri e bacioni. Mi scrisse la mia cara ziotta che ringrazio di aver intercesso per me presso la Mamma del Cielo come lei chiama S. Anna. Grazie, Tota, del tuo affetto e delle tue preghiere che saliranno a Dio prima certo di quelle del tuo Pero lazzarone! Mamma, saluta per me la famiglia di zio Ottone: con cambio tante belle cose a loro in risposta della cartolina di Virginia. E con ciò ho finito lo spoglio dell’ultima posta. E passo anche con le ultime solite chiacchiere. A chiudere questa mia. Spero che tutti siate sa-ni e che Enzo sia guarito. E con papà come va? Ė ancora via a lavorare? Chissà come sarà stanco povero vecchio! A te babbo tanti bacioni con tutto il mio affetto. E tu Do-lores come stai? Sei stufa di andare su e giù da Trento? Funziona la “Gilera” del Bep-po? Con tante belle cose a voi tutti miei carissimi ed a te mamma tutto il mio grande amore chiudo i miei sgriffi baciandovi forte, forte. Vostro aff.mo

Pino P.S. Saluti a tutti i compaesani che mi ricordano. Un saluto cordiale a tutti ad un presto arrivederci. Speriamo ….. Vostro aff.mo

Lando Sempre ricordandovi, invio tante affettuosità

Beppino 63. Lettera da Cadine di zia Cornelia

Cadine, 4 agosto Caro Pero. Oggigiorno di vacanza perché come al solito piove, però sappi che per un po’ di tem-po la campagna lascia un po’ di riposo essendo non grandi ma piccoli baccani è così passo il tempo un po’ da mamma a farli [sic] compagnia un po’ a casa essendo che adesso ho per 8 giorni Antonio da Roncafort che si trova per questi giorni per i bagni di fieno e martedì parte anche lui e così resto libera fino i primi di settembre e così faccio vita sperando che verrai tu a farmi compagnia e passare qualche giorno in compagnia con te. Adesso incomincia pure qualche frutto ho raccolto le pere moscate e ne ho fatto quintali 3 adesso qualche cosa di imperiali e poi incomincia il resto. Sappi che in questi giorni di un po’ di calma mi occupo nella preghiera per tutti i miei cari il primo sempre il mio caro Pero che Dio conceda calma e rassegnazione finché un giorno ci uniamo tutti per godere la pace della famiglia, io credo anche oggi di go-dere la tua compagnia con lo spirito vicini col cuore e con l’affetto. Dunque coraggio sempre che Dio aiuta tutti fuorché i disperati, bisogna confidare in colui, che con la preghiera e la fede si vince ogni cosa. Sta sempre contento e sappi che la tua tota ti sta sempre vicina. Adesso pure andai da mamma a trovarla e al solito lavori di famiglia e il piccolo Enzo che gli fa compagnia adesso però sta bene è sveglio che conosce tutti noi e comincia a fare le sue risatine, vedrai quando che vieni avrai un bel nipotino birbo e intelligente. Adesso ti lascio che sento la capretta che chiama per il mangiare, e così lascio posto se vuol scrivere i tuoi di casa. Intanto ti bacio ricordandoti sempre nella S. Comunione e preghiera. Tua aff.ma

Zia Cornelia Saluti cari ai tuoi compagni. Scusa nel mal scritto e errori in sazietà.

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Mio carissimo Albino. Voglio anch’io aggiungere i miei più cari saluti e baci a nome anche di papà e fami-glia, il mio pensiero è sempre a te, spero ora ti saranno giunti i miei scritti, benché miseri, ma tanto più dal cuore, ti bacia la tua aff.ma

Mamma che non sa scordarti un solo istante

64. Lettera da Cadine della sorella Carmen, senza data

Eccomi finalmente a te, dopo un lungo silenzio per mandarti mie e nostre nuove. Vo-glia questa mia trovarti in ottima salute come pure ti assicuro di noi tutti. Avrei infini-to piacere se potessi venirti a trovare ma che vuoi, Nannino non mi permette perché dice che i pericoli del viaggio sono immensi e perciò dato che non ti posso parlare di persona possa questa mia portarti i miei pensieri. La mamma e Dolores mi informano che il tuo morale è ottimo, è proprio così che si devono affrontare le controversie della vita, con animo sereno e lieto, cosa vuoi? Queste sono delle dure prove che ci manda il Cielo per renderci più degni delle gioie che l’avvenire ci riserva. Non sono certo io la persona adatta per dettarti sagge parole ma che vuoi? Io in questo momento mi sento vecchia, coi capelli grigi e con un sacco di esperienza; ma dov’è questa esperienza? Mentre ti scrivo c’è zia Dolores che dà il “cecè” ad Enzo che è diventato un gran campione di remengaria. Egli dorme poco ma in compenso dà lavoro ad un reggimento; quando ride sembra la reclame del dentifri-cio Erba; sì, mangia le pappine e i biscotti Mellin e quando si arrabbia grida: mmà, ppà. Eh! Si, caro fratello, grande bella cosa è l’essere mamma specialmente la notte quando la voglia di dormire è tanta e c’è la serenata che ti tiene sveglia. Sai che ti de-vo dire? Che notti fa, pure qui a Cadine, si è rivissuto il romantico settecento perché i giovani del coro hanno fatto le serenate all’Angelo e alla Maria Tasin che hanno fatto le nozze d’oro. Caro Albino chiudo questa mia perché c’è Enzo che incomincia a suonare la trombetta e allora bisogna correre; ma però ad un’altra volta con una lette-ra lunga ed allegra. Accetta i saluti di Nannino, Enzo ti manda tanti bei bacietti e ti dice: caro zio per dir le mie virtù basta un sorriso!!! Da me ricevi un’infinità di auguri fervidi, mille cordiali saluti, tante affettuosità e un milione di baci. Tua aff.ma sorella

Carmen

65. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 4–8–44 Mio carissimo figlio. Eccomi mio caro a rispondere alla tua desiderata lettera ricevuta ieri sera in data 28–7. Prima di tutto ti dico che rimasi contenta trovarmi vicino al mio caro figlio da lun-go desideravo di passare qualche momento, per appagare tutte le mie ansie ed i miei desideri, ma è proprio vero che quando è da lungo che si desidera qualche persona ca-ra, si resta muti e guardandosi solo si sazia ogni brama, non è vero? Però ti ho trovato un po’ più giù che l’ultima volta, ti ho lasciato col cuore straziato, con il solito nodo alla gola volevo piangere ma non ero capace soffrivo immensamente. Se il mio caro tesoro più muto dell’altra volta poverino forse teneva nascosto qualche segreto che

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temeva di addolorarmi, non è vero? Ti trovai buono e forte in quel Dio che tutto può, così continua mio caro che spero non sarà tanto lontano il giorno che le porte del si apriranno per sempre. Tu dici sulla tua ultima lettera che in ogni frangente della vita si deve essere forti e sempre più vicini a Dio. Hai ragione mio caro questo, è proprio l’unica cosa che mette il cuore in pace. Oggi è il primo venerdì sono appena ritornata dalla S. Comunione, puoi pensare quanto ho pregato per te mio caro, sta tranquillo che il Signore ci aiuterà. Io sto benino. Enzo è qui che dorme pure lui è in gamba. Termino perché devo imbucarla altrimenti va dopodomani. Ti lascio nel Cuore di Ge-sù e ti mando la S. Benedizione, tua aff.ma

Mamma P.S. Salutami tutti quanti i tuoi compagni di cella. Caro Albino Giunga a te sempre e in ogni istante tutto il mio affetto. Domani spero di scriverti una lettera–cronaca e così ti mando le fotografie di Enzo che tanto desideri. Ora Enzo sta bene e ne mangia di tanta e dura gnocchi che fan paura. Accetta i saluti di Nannino e i bacietti di Enzo. Da me abbiti un vagone di cose belle, tanti auguri e mille affettuosi baci dalla tua aff.ma sorella

Carmen 66. Lettera da Fornace di Gina Dallapiccola, senza data

Caro signor Maestro Ecco che la vostra “paciocona” finalmente vi scrive una lettera. Spero che non vi sa-rete arrabbiato di questo mio lungo silenzio; capisco che ho fatto molto, ma molto male a essere così poltrona e perciò riparo subito a questo mio male scrivendovi. Voi mi conoscete, ed è per questo che oso sperare che non porterete rammarico. Credetelo, che noi non vi abbiamo mai dimenticato! Qualche volta mi sarebbe venuta la voglia di andare a cercare la famosa “carena de or” e poi venire a prendervi con quella! Figuratevi che la nostra abitazione sembra un deserto dopo che siete andato via voi. La mamma Maria non fa altro che nominarvi e lodarvi. La compagnia del paesello ri-corda spesso e con nostalgia quella sera trascorsa così gaiamente con il signor pode-stà, la moglie, il parroco, Irene, la Tomasi …ecc. I primi giorni che il maestro supplente si trovava qui a Fornace, non lo potevo vedere. Quando lui entrava dalla porta di casa, io uscivo, quando lui usciva, io entravo, tanto mi era antipatico con quel fare che mi aveva da superbo. Poi invece un po’ alla volta mi sono rassegnata, sempre, però con la speranza di vederlo presto andare al suo pae-se per lasciare il posto al nostro caro fratello Albino Qualche cosa dentro di me dice che non staremo molto a rivederci ed allora prego “il signor maestro” di voler avvisarci per tempo affinché possa preparare gli archi trion-fali con scritto: “W il signor maestro che finalmente è tornato da noi!”Allora si che Ida allora dalla gioia si sbaglia: al posto di un pizzico di sale, ne mette un chilo nella minestra o nelle patatine. Anzi intanto che mi ricordo! Sapete che Anna degli Ortolani si è sposata? Quale stu-pore vi desterà questo matrimonio!

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Capitolo I 98

La gente di Fornace dice spesso che dopo che è venuto questo maestro si accorgono, e di molto! I ragazzi pigliando il buon esempio dal supplente non vanno mai alla S. Messa la mattina e, la Domenica stanno quasi tutto il tempo della Messa grande sulla piazza o nella latteria. Figuratevi che da dopo che c’è qui questo maestro non l’ho visto Andare nemmeno una volta in Chiesa nemmeno alla Domenica!! Quale differenza a metterlo in con-fronto con voi!!! La compagnia filodrammatica di Fornace non aspetta che voi per ritornare a fare la commedia da voi inviata. Come sarei contenta di potervi vedere per dirvi tante, tante cose che a scriverle occuperebbero un volume intiero!!! Perciò in mancanza di spazio mi dovrò accontentare del necessario. I vostri scolari e le vostre scolare mi pregano di scrivervi che non vi hanno mai di-menticato e che non vedono l’ora di potervi ancora fra loro. E ora non mi resta che salutarvi e augurarvi tante belle cose anche a nome della mamma Maria, Ida, Natalina e Maria Rosa. Anche da parte degli Ortolani vi saluto con affetto. Sperando in un prestissimo arrivederci. La vostra paciocona

Gina

67. Biglietto dal carcere di Trento

Trento, 6–8–44 Miei carissimi e mamma adorata, voi direte che finalmente mi faccio vivo con un mio scritto. E avete ragione poiché potevo scrivervi prima ma o per una cosa o per l’altra non ne ho mai avuto il tempo. Scrivo ora e di notte, alla luce di una debole lampadina. E vi parlo proprio dall’intimo del cuore come chi da tempo infinito non ha la gioia di buttarsi fra le braccia dei suoi cari e quindi finalmente si “sbrocca”. Qui finora nulla di nuovo nel nostro riguardo: come il solito. E spero che anche a casa sia tutto al solito posto. Mi è arrivata la tua cara e triste lettera, mamma. Non mi ha meravigliato il tuo sfogo a mio riguardo. Ap-pena ritornato in cella dopo il colloquio mi veniva da piangere, al pensiero che ero ri-masto lì davanti alla mia mamma, imbambolato, senza parole, solo con una lista di or-dinazione come in una bottega. Mi sono chiesto il perché, come te lo sei chiesto tu. Tu hai pensato che forse non stavo bene, hai osservato che ero pallido. No, mamma, non era la salute: ci vuole altro! Io so che mai, fuori sono stato così bene come qui. I miei compagni, tutti, continuano a scherzare sul mio ingrassare e sulla mia salute. Sono il più in gamba della combriccola; e magari potessi dare a te un po’ del mio grasso salu-tare! Così non ti penserei mai, magra e pallida! Ma un’altra cosa mi turba l’anima! Io pensavo appena ti ho lasciata, che tu tornavi alla tua vita di stenti, di sacrifici, di fati-che e di pensieri. Che tu avresti di nuovo, appena a casa incominciato a pensare al tuo Albino, a piangere per lui e desiderarlo fra le tue sante mani, per consolarti e per aiu-tarti nel tuo duro cammino! Pensavo che potrei essere fuori ad aiutarvi tutti con le mie braccia, a dire una buona parola, a godere insomma la mia cara famiglia nella sua bel-la intimità! Quando mi parlavi pensavo che la mia veciota, appena rimessasi un poco, si era precipitata dal suo Albino, aveva persino permesso alla mia infaticabile Dolo-res, di recarsi a Bolzano, perché voleva recarsi qui dove il suo cuore l’attirava. Pensa-vo che tu soffrivi e che io non ti sapevo consolare, che i momenti a nostra disposizio-ne erano pochi; e questo, mamma, mi portava via col pensiero. Invece di goderti infi-

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nitamente finché mi eri vicina e pensare dopo, io mi sentivo un nodo in gola perché sempre temo che il tuo coraggio, la tua forza d’animo, non ti venga a mancare in qualche giorno di mero abbattimento o di stanchezza, vedendo che la cosa va così per le lunghe. Io, tutti questi brutti pensieri (che in galera sono facili) non te li avrei detti se non avessi letto sulla tua lettera che tu andavi a pensare chissà mai che cosa. Ma cosa mai che ti nasconda di brutto? L’unica cosa un po’ spiacevole che avevo da dirti, te l’ho detta, e cioè: che sarà provabilissimo che ci tengano fino alla fine della guerra senza alcun processo dato che di poco ci possono accusare e lasciarci liberi in questi momenti è per loro una cosa un po’ imbarazzante. Questa naturalmente, se tutto va come è andato finora!, è per noi una buona cosa. Chè almeno qui siamo a casa nostra, fra gente che ci vuole bene e non al fronte come i nostri compagni o in Germania a la-vorare. Io credo che, ragionando, anche tu mamma preferirai lo stato attuale delle co-se, no? Quando è contento il tuo Albino, non vuoi esser contenta tu? Per il resto sicuro sempre nelle mani della divina Provvidenza che noi sempre preghiamo e nella quale abbiamo tanta fiducia! Credo di averti tranquillizzata sul mio conto e sulla mia stra-nezza il giorno del colloquio, vero? E passo a qualcos’altro. Saprai già la nuova di-sposizione riguardo alla nostra corrispondenza. Tutta sia la mia che la vostra posta passa la censura tedesca. Ciò vuol dire: che noi scriviamo una sola volta alla settimana e che voi la riceverete quando che avrà passato qualche giorno all’Ufficio censura; e perciò non spaventatevi di eventuali ritardi ― che possiamo scrivere mezzo foglio di cose famigliari più brevemente possibile ― che la vostra posta viene pure censurata e perciò vi raccomando di scrivere solo cose che possono leggere tutti: capito? ― Voi naturalmente potete scrivermi quando e quanto volete! ― Fammi un piacere Dolores di dire queste cose alle signorine Perugini ed alla signora Elia. ― Poi fate un piacere a Rolando scrivendo ai suoi di queste cose: “Che per nuova disposizione la posta passa alla censura tedesca e che non si meraviglino se scrive una volta la settimana dato che le nuove disposizioni vogliono così, che non si allarmino dato che è una norma per tutto il , ― che pure la posta in arrivo viene censurata dai tedeschi mentre prima non lo era. Rassicurateli sul suo buonissimo stato di salute!! ― Naturalmente non fateci caso se le nostre saranno lettere stupide o vi diranno poco, perché è meglio che i Te-deschi non sappiano altro che noi stiamo “abbastanza bene”. Cercheremo invece di spedire il più regolarmente possibili di questi biglietti che vi diranno ogni cosa giusta. E su ciò siamo intesi credo! Noi scriveremo probabilmente ogni mercoledì con la po-sta censurata. Una volta o due alla settimana con i biglietti. [lo scritto si interrompe, forse esisteva un’altro foglio poiché il primo porta il n. 1; ri-prendo la trascrizione con la parte finale] […] Qualche giorno vieni a ritirare gli zoccoli, Dolores, che sono rotti. Mettici 2 cin-ghie solide!! Ci sarebbe poi i calzoni di Rolando da riparare e la camicia del Dottore. Intanto Rol[ando], mette i calzoni di Beppo. Rispondete (notizie riguardanti il mio posto) al mio biglietto con altro vostro, non per lettera però!!!! Bacioni, bacioni a tutti, sta in gamba, mamma, ed abbiti tutto il mio cuore. Grazie Do-lores!!!!

Pino

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Capitolo I 100

68. Lettera da Cadine della sorella Carmen

Cadine 6–8–1944 Mio carissimo fratello!! Finalmente dopo tanto aspettare mi faccio viva per darti mie e nostre nuove. Innanzitut-to vengo a dirti la nostra salute è abbastanza buona e che Enzo sembra che si ristabilisca dalla sua intossicazione. E tu caro Albino come stai? Spero bene, vero? Ed io te lo augu-ro di vero cuore. Certo tu vorrai leggere in questa missiva cose nuove, ma cosa vuoi che ti dica se non la solita minestra, il solito tiritera? Ma sta pur certo che qualcosa che ti faccia piacere cerco di mettere in queste righe iniziate in questo meriggio di domenica mentre fuori splende più bello il sole e qui dentro ronzano le mosche! Certo ti faranno piacere queste tre fotografie ove puoi contemplare il nostro birichino nei suoi giorni migliori. Eh! si migliori, perché ora è molto dimagrito per quella bato-sta ricevuta; ma speriamo che passato questo terribile e pericoloso mese di agosto tut-to proceda per il meglio e che il nostro piccolo Enzo ritorni come prima, anzi più bel-lo di prima. Però quest’oggi Enzo è affetto da una dissenteria abbastanza forte; dap-prima eravamo tutti preoccupati, ma dopopranzo ci siamo accorti che altri due dentini stanno spuntando nella sua boccuccia dorata, e così abbiamo potuto supporre il moti-vo di questo malessere. Sebbene sia ancora convalescente non credere, caro Albino, di vedere in Enzo un cosino che si piega in due! Ah, no caro; egli è ancora arzillo, pieno di spirito e le sue gambine magre si raddrizzano come se fossero di un sergente. Quando poi vede il nonno fa tutta una festa e cerca le orecchie per tirargliele. Il nostro piccolo è stato sotto cura della dottoressa Zambra e adesso di pasto prende la Caseo-bacillina e il Glaxo. Adesso che sei al corrente di tutto mi dai un bacio di mancia? Caro Albino, quanto desideravo venirti a trovare ma c’è il bambino e a dirti la verità ho un po’ di spaghetto, capito? Vuoi un po’ di cronaca? Eccomi pronta. Prima di tutto devo dirti che quassù quasi tutti i giorni piove; ma che acqua! Sembra un diluvio Albino! Ti immagini quando la notte piove, si vede la mamma e Dolores che con un secchiello girano la stanza da letto per cogliere le abbondanti gocce d’acqua che cadono dal soffitto; e si raccomandano l’anima perché ad ogni rombar di tuono il soffit-to fa cric–crac. Questa scenetta è ingrandita dalla mia fantasia perché io, Nannino ed Enzo dormiamo in cucina e non possiamo vedere quello che succede di sopra. Un’altra novità ti devo dire e cioè che la nuova malattia di papà è catarro e mal di stomaco, motivo per cui si è preso otto giorni di convalescenza e la Ziotta è tutta con-tenta perché così lui non occorre che vada a Verona. Che cosa devo dirti ancora? Niente se non che ne ho una barba di sfollamento che non ti puoi immaginare. Tutte le mattine si devono fare questioni per il latte perché i signori lo prendono e noi dob-biamo aspettare i comodi altrui. Caro Albino, immaginati che il Romano della Preda-ra ha cinque vacche e all’ammasso consegna solo un litro e mezzo di latte; ti fai un’idea? E poi vuoi dire che in questo paese sono camerati? Ah, no è! Ed ora basta colle chiacchiere che certo ne avrai una barba! Cosa vuoi? Io non sono capace di scri-vere lettere profonde che tirano su il morale e nemmeno di scrivere certe parolone che fanno andare in visibilio. Accetta, caro fratellone, tutto quello che quest’asina di so-rella ti sa scrivere. Chiudo col porgerti i saluti di Nannino, della mamma e di papà convalescente, di Dolores e della Tota; accetta i bacietti di Enzo. Da me abbiti assie-me all’augurio di un presto rivederci, tanti cordiali saluti, un trilione di baci e mille, mille, mille affettuosità, aff.ma sorella

Carmen P.S. Porgi mille saluti cordiali a Rolando, a Beppino e al signor Ferrazzi.

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69. Lettera da Trento della cugina Virginia

Trento, 6.8.1944 Carissimo cugino, solo stamattina ho saputo il tuo indirizzo, ed ora mentre la capo ufficio è fuori appro-fitto per scriverti. Con piacere posso dirti che noi tutti stiamo bene; stamattina ho incontrato la tua mamma e mi ha pregata di informarti che pure lei e famiglia stanno bene, malgrado i soventi allarmi, ecc. E tu come stai? Voglio sperare bene anzi sempre più bene. Qui a Trento e di conseguenza anche a Cadine vi è tutti i giorni l’allarme. Lunedì co-me saprai ci sono stati ben tre allarmi in quattro ore ed al terzo allarme hanno bom-bardato, però, grazie a Dio, noi tutti, compresi anche i tuoi famigliari, ce la siamo ca-vata solo con uno spavento. Speriamo, che con l’aiuto di Dio, finisca presto questa guerra altrimenti non so come la passeremo. Tu che hai tanto tempo ricordati di pregare anche per noi, per Luciano specialmente, che contraccambieremo anche noi. Io continuo sempre il mio lavoro in uffici, Rita ora è a casa per alcuni giorni, ma poi riprenderà di nuovo il suo lavoro, papà invece lavora un po’ qua, un po’ là, così se la passa alla meglio. Ora termino la mia breve lettera perché la capo rientra, per scriverti presto più a lungo. Ricevi tanti cari saluti, anche dai miei, con auguri tua aff.ma cugina

Virginia

70. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 8–8–1944 Per sempre mio carissimo figlio, vengo a te mio caro per rispondere alla tua cara e desiderata lettera in data 1–8 non puoi pensare quanto care mi giungano le tue frasi amorose e sincere. Sai che mi sembra nel leggerle di averti vicino e di doverti in cambio di tanto affetto dare tanti baci fino a che tu sia stanco. Si, mio caro, proprio la tua scarcerazione sarebbe il dottore migliore e la miglior medicina, ma cosa vuoi, aspetteremo con pazienza e santa rassegnazione , finché a Dio piacerà, diremo sempre il dolce Fiat benché pesante, non mi stanco mai di pregare e far pregare finché Iddio mi ascolterà e ti aprirà le porte dure del che mi ha fatto tanto soffrire e piangere. Spero che la mia visita ti abbia fatto tanto piacere, così puoi accertar-ti che sto abbastanza bene, e che non sono il tipo da abbandonarmi proprio in mano alla disperazione, perché con Dio vivo e spero unico conforto di chi soffre. Ti comprendo, mio caro, quanto hai sofferto i primi 65 giorni sempre solo, ma la tua mamma ti era sempre vicina se non in persona almeno in spirito, sai che passavo ore sempre nella preghiera, ne sentivo bisogno. Andavo al cimitero sulle tombe dei miei cari e lì piangevo e pregavo. Ma ora quei brutti giorni sono passati e spero di essere più vicina alla fine del soffrire, sempre coraggio e avanti per la via del Calvario. Riguardo a papà è a casa perché ha ricevuto ancora 8 giorni di riposo e così può ripo-sare senza fare la strada di buco di Vela, aiuta alla zia in campagna quel poco che si sente, è buono e bravo. Spero che ora avrai ricevuto la posta di Carmen con la foto del

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nipotino. Io, sai Albino caro, non lavoro tanto, faccio quello che mi sento per non an-noiarmi nell’ozio. Anche qui la posta va solo due volte in settimana, ecco il perché non ricevi la nostra posta in regola e qualche volta si passa al domani, e così povero Albino privo dello scritto della mamma e per questo scusami. Termino col mandare a voi tutti il migliore augurio e a te mio caro figlio il mio since-ro affetto e la Benedizione del Signore. Tua aff.ma

Mamma P.S. Sai Rolando che tuo zio è venuto a prendere la radio mandato dai tuoi genitori, hanno fatto bene così potranno ricevere quando desiderano. Ricevi tanti cordiali saluti pure a nome di Nannino, bacetti da Enzo e da me ricevi u-nito a mille affettuosità, mille auguri di un presto arrivederci e un vagone di baci dalla tua aff.ma sorellina

Carmen Carissimo Albino, sto lavorando per prepararti le carte per il Provveditorato da presentarsi entro il 10 agosto. Domani vedo il tuo Direttore perché mi rilasci una dichiarazione così gli par-lerò di te. Saluti a tutti i tuoi compagni, a te bacioni. Tua

Dolores Oggi ho depositato £ 200 per Beppo Carissimo figlio, Trovandomi a casa in riposo volio [sic] mandarti il mio bacio paterno augurandoti ogni bene e tutto quanto desideriamo. Saluti a Rolando e Beppino. Tuo aff.mo

Papà

71. Lettera dal carcere di Trento

Trento, 9–8–1944 Miei carissimi, eccomi ancora una volta a voi ma da questa lettera in poi con un ritmo rallentato, cioè con uno scritto alla settimana. Nulla di nuovo ho da dirvi: io sto come al solito e sin-ceramente spero che anche lì a casa tutti godiate ottima salute. Tu mamma come stai? Vai rimettendoti pian piano? Ed il piccolo Enzo, immagino sarà tornato vispo e biri-chino come prima! Desidererei sapere qualcosa di papà: se è dovuto ancora andare a lavorare a Verona o se è a casa. Sarebbe un ammalarsi per lui il doversi recarsi così lontano a lavorare! Come vedete non faccio che rispondere alle notizie che mi manda-te voi: ne uscirà una lettera arida ma non fateci caso. È perché ho qui 3 vostre lettere a cui rispondere e la carta è poca. In quanto il mio padrino, fategli l’augurio più bello sebbene lui personalmente non si sia degnato di parteciparmi il suo fidanzamento, né il suo matrimonio! Le ultime lettere che mi sono arrivate sono in data 28–7, 4–8, e una della zia pure dei 4–8. Sono lieto mamma di sapere che anche tu pian piano ti metti il cuore in pace: così proverai che la lontananza dal tuo Albino sarà meno dura ed attenderai con serenità il mio ritorno! Pensa, mamma, sono 5 primi venerdì che passo in ! Ma tu mi ricordi lo stesso al Signore che ci dia forza d’animo e calma pro-fonda: così tireremo avanti! Sicchè, Carmen, la tua tanto promessa lettera forse mi ar-riverà allora: e con le fotografie di Enzo per di più. Sarò felice di vedere il mio bocia e di leggere finalmente un tuo rigo. E poi ho qui la lettera di Ziotta che mi è giunte ie-

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ri sera. La mia Ziotta è proprio quella che mi vuole un bene più da zia: proprio come il mio affetto è il suo. E Lei ogni tanto mi manda un suo graditissimo scritto che mi fa tanto lieto perché vedo che fuori, chi mi vuole veramente bene mi ricorda sempre an-che in questi tristi momenti che sto attraversando nella mia vita di detenuto. Si, zia, fai tanta compagnia a mamma che ne ha molto bisogno e cerca di comprenderla ora che le manco io! Ah, zia, verrei ben volentieri io a farti compagnia e lavorerei come un negro piuttosto di essere qui, lontano dai miei, in una vita monotona e triste! Ma un giorno o l’altro speriamo che arrivi anche il giorno della scarcerazione. Ed allora verrò a consolare la mamma e ad aiutarti nei lavori di campagna! Hai ragione zia: in spirito io sono sempre lassù nella mia Cadine, fra i miei cari, dai quali non mi posso staccare un sol istante. Speriamo che tante preghiere salgano a Dio e così diano pace e tranquillità alle nostre anime travagliate dal dolore! Ed ora termino questa mia tran-quillizzandovi sul mio stato di salute e con cambiando i saluti ed auguri che mandaste ai miei compagni di cella tu mamma, tu Carmen e tu Ziotta. Abbiate da me tutto quell’affetto sincero di cui sempre vi ho circondati e vi raccomando di non preoccu-parvi per me. Invece cerca tu mamma di pensare un pochino a te, a curarti a tenerti un po’ con cautela

Pino

72. Lettera dal carcere di Trento

Trento, 14 agosto 1944 Miei carissimi, spero avrete ricevuto la mia ultima in data 9–8, come a me sono giunte le vostre dell’8–8 e del 6–8, di te mamma e di Carmen. Nulla di nuovo ho da dirvi: qui si vive la solita vita, staccati dal mondo, nella nostra solitudine piena di pensieri. Io credo che lì a casa tutto proceda come al solito e che nulla di triste sia accaduto. E Dolores spe-ro sarà guarita dal suo male? E tu mamma: tiri avanti la tua solita vita di dolorose sof-ferenze morali solo aiutata nel sopportare della tua profonda Fede. Questo mi dici an-che tu. Ed io credo che tu sia tanto forte da non disperare mai poiché noi sappiamo che nel dolore Iddio ci da tanta più forza di rassegnazione! Se tu sapessi quanto mi fanno bene le tue lettere materne nelle quali ti trovo proprio come il mio spirito stanco ti desidera! Avrei tante e tante cose belle da dirti in risposta alle tue care espressioni, ma mi manca lo spazio. Si, mamma, come dici tu il passato non conta ormai: quegli sono strazi che ora stanno cicatrizzandosi. Resta il presente e l’avvenire con le sue mille incognite forse brutte, forse belle. Cerchiamo di essere pronti a qualunque av-venimento anche se bello perché tu lo dicevi sempre ti ricordi?, che quando la gioia è troppa uccide!!! Come sarebbe nel caso contrario. Ma se io e tu saremmo forti nella nostra Fede allora tutto sarà sopportabile anche se duro per i nostri deboli cuori! Spe-riamo e preghiamo e vedremo che a chi batte il Cielo aprirà. Ed allora anche la nostra povera famiglia troverà un po’ di pace nell’affetto sincero di tutti noi. Sono contento di sentire dalla tua mamma, che cerci di trattarti un po’ bene per il tuo mal, evitando i lavori pesanti: grazie, mamma che mi vuoi bene e mi segui nei miei consigli filiali. Non angustiarti se non arrivi a scrivermi regolarmente che io comprendo ed….attendo, no? Fui lietissimo della tua lettera Carmen e veramente felice per le fo-tografie di Enzuccio. Io non me lo aspettavo così bello e così vispo: è proprio il caso di dire “brava”, a te, mamma Carmen, che hai saputo cambiare lo scimmiottino dei primi giorni in un bel fiore gaio e birichino! Spero, però, che stia definitivamente in

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via di miglioramento, come auguro sinceramente: bacialo forte per me! Ti ringrazio, Carmen, delle tue novità e cronache nonché delle graziose scenette famigliari quando la pioggia minaccia la sicurezza personale! Non importano le lettere profonde, Car-men, basta vedere che qualcuno oltre a mamma si ricorda ancora di me che desidere-rei sempre di leggere lettere su lettere di tutti! Anche con te, Carmen, non posso di-lungarmi in particolari, come vedi! Dico a tutti ed a te, mamma specialmente di non pigliarvi fastidio per me che finora non posso lamentarmi né per la mia salute, né per altro: tiro avanti meglio che posso dato il luogo! Io rilascio con tante belle cose da farne parte tutti, tanti bacioni specialmente a mamma ed Enzuccio. I miei compagni di cella vi ringraziano del ricordo e concambiano, auguri e saluti. Grazie del tuo scritto papà ed auguri per il tuo male! Vi lascio con tanto affetto e con tanti baci, nel Signo-re. Vostro aff.mo

Albino Ciao mamma cara!

Questa è stata l’ultima lettera scritta da Albino alla famiglia dal carcere di

Trento prima di essere trasferito in quello di Bolzano, consapevole che an-dava incontro al processo e a tutte le incognite che da esso derivavano; l’apprensione per il futuro è evidente in questa sua ultima lettera, e ancor di più è il «ciao cara mamma» che suona non come un arrivederci, bensì come un addio.

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CAPITOLO II

Albino condannato

1. In carcere a Bolzano

1. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 15–8–1944 Mio carissimo per sempre. Siamo alla festa dell’Assunzione ed io come il solito mi sono alzata per tempo ed an-dai alla S. Messa, ivi non mi dimenticai di pregare la Madonna Santissima acciò ci a-scolti e ci aiuti. Ricordo che ieri era l’anniversario della morte della nostra piccola Fortunata, e come oggi invece fu il funerale, certo che ricordo con nostalgia la mia piccola ma però non l’auguro qui su questa terra di dura prova. Noi stiamo abbastanza bene, pure Enzo incomincia a mettersi in gamba, sai che ci conosce tutti, e con altri non va. Aspettavo con ansia un tuo scritto ma causa che per tre giorni la posta non va, perché anche gli uffici fanno le tre feste di Agosto. Sono due o tre giorni che fa vera estate un caldo insopportabile, e così ho poca voglia anche di scrivere, e per di più non ho nulla da dirti di nuovo, altro che si va avanti con la buona speranza del tuo arrivo fra noi che ti aspettiamo con santa pazienza. Tu mi continui a raccomandare di non far fatiche pesanti, hai ragione, ma sai bene che non sono capace di farmi servire, il tem-po mi passa meglio a lavorare quel poco che posso. Ma sai che la tua ultima datava il primo Agosto, pensa te se sento il bisogno del tuo scritto affettuoso e caro, orbene spero che dopodomani lo riceverò, e così sarà tanto più prezioso. Io non so più cosa dirti altro che ti assicuro del mio sincero amore materno, e che ogni istante ti seguo almeno spiritualmente per sollevare un po’ il tuo abbattuto morale. Su sempre in gam-ba, fatevi buona compagnia da fratelli e vivete con la speranza della presta scarcera-zione, unico vostro e nostro conforto. Domani da Dolores ti mando i sandali, spero che ti andranno bene e che sarà di tuo gusto. Tanti saluti dai zii e cugini che tutti ti vogliono bene e stanno anche loro aspettando il tuo arrivo. Scrivi se ti occorre ancora soldi e che facciamo tutto il possibile di contentarti. Ti la-scio ai piedi della Croce unico nostro conforto, e ti mando la S. Benedizione, tua aff.ma per sempre

Mamma Saluti alla compagnia Sebbene da tanto tempo non leggi qualche mia riga e te ne sei lamentato. Perciò vorrai scusarmi ma sai che per me scrivere è una grande noia: per intanto gradisci il mio sa-luto da farne parte a Rolando e Beppo. Tuo aff.mo

Nannino

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Capitolo II

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2. Cartolina da Cadine di mamma Fosca (La cartolina era stata indirizzata presso le carceri di Trento, da cui suc-cessivamente era stata inviata a quelle di Bolzano)

Cadine, 18–8 Carissimo figlio, pure oggi voglio mandare a te il mio sincero saluto accompagnato dall’augurio più af-fettuoso. Papà è tornato al suo solito posto, spero che data l’età avanzata rimarrà fer-mo come sempre. Saluti e baci da tutti noi. Dolores è partita questa mattina presto per Bolzano per un colloquio. Baci tua

Mamma

3. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 20–8–1944 Mio carissimo figlio. Arrivata a casa un po’ stanca ma invece contenta di essere venuta a farti visita, e aver-ti trovato assai bene e forte in Dio e nella sua volontà. In treno abbiamo trovato una bella compagnia di giovani da Mezzocorona che ci tennero allegre cantando belle canzonette che quando eri tu a Trento con noi trasmetteva la radio e così un pochino si lasciavano i pensieri a parte. Spero che ora saranno venuti a colloquio uno della fami-glia del[lo] zio Vitale, che avanti partire siamo andate a trovare che ci promisero di far loro da veri zii, così partii da Bolzano un po’ più contenta. Benché zio Vitale non c’era, ma fummo accolte proprio bene da zia e dalla cugina Alba. Qui trovai la gradita tua lettera in data 14 Agosto, la lessi tutta in un fiato e poi mangiai qualcosa che Car-men aveva preparato ed andai a letto. Questa mattina mi alzai presto e come il solito andai alla S. Messa e Comunione e ti raccomandai al Signore acciò tu possa presto es-sere in braccio ai tuoi cari che da lungo stanno desiderandoti il momento della tua scarcerazione che spero non sarà lontana. Ti sono sempre vicina e ti seguo ovunque. Non so più cosa dirti perchè tutto ti dissi ieri e così ad un’altra mia più a lungo. Saluta i cari tuoi amici e tu tutto il mio affetto materno e la mia Benedizione. Aff.ma

Mamma tua

Mio carissimo fratellone. Dato che trovo un po’ di carta pulita ne approfitto per mandarti due righe che certo gradirai volentieri. Caro fratello! ti metti a fare il signore tu perché a quanto pare sei andato in villeggiatura, hai cambiato aria e chissà quanto sarai superbo e non ti degne-rai più di guardare in faccia la gente piccina che ti sta dattorno! (accetta lo scherzo) Voglia questa mia trovarti in buona salute e in gamba; noi qua vivacchiamo alla me-glio, lavorando, cullando e qualche volta, tanto per mandar via certi brutti pensieri che ci fanno vedere nero, si va sulla Lorcaia a far legna; mica brutto sai il mestiere un po’ faticoso, ma che vuoi la metropoli è piccola, la gente mormora e non ti dico di più al-trimenti divento rossa dalla vergogna e piango. Sai Albino che è arrivata in paese la tua morosa vecia? La Elia del Minico; accipic-chia che biondina! la fa andare in quisquilia tutto “o paisà”. Non criticarmi se ti man-do questa lettera un po’ allegra ma è per tirarti su il morale che deve stare sempre alto;

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“sempre allegri, mai passion, tor la vita come vien” dice la canzone tanto vecchia ma tanto vera. Ecchè vuoi che ti dica ancora? Vò rovistando il sacco dei miei pensieri ed ecco salta-no fuori tante cose da dirti che non so dove incominciare. Ebbè mettiamoli tutti in fila indiana e facciamoli sfilare su questa carta finché saranno tutti esauriti, tanto l’Ampelio Caracristi ne vende ancora carta e buste colla rosa con cui i giovincelli scrivono alla morosa. Prima di tutto ti parlo del piccirillo mio. In gamba sai, è guarito perfettamente e si ri-mette che è un piacere, e poi quando ti guarda con gli occhi furbi ti “sgnacca” in fac-cia una risatina che ti manda via dal cuore le nubi nere e ti fa sperare nei tempi sereni, che l’avvenire ti vorrà presentare. A volte invece muove la bocca per un po’ e poi si sforza a dire: mmà, ppà e ti commuove il cuore da farci piangere. Sta certo zio Albì, che il tuo nipotino non vede l’ora di conoscerti e quando tornerai a casa starà sempre con te e ti dirà tante cose belle che solo il suo cuore piccino sa dirti, e saranno cose gentili, cose foderate di azzurro e ti faranno tornare indietro a rivivere la tua fanciul-lezza sempre stata buona come pure adesso sei tanto buono anche se tanta gente si sforza a credere di no. Per noi sei sempre l’Albino piccolo e guai, se qui in paese ci fosse qualcuno che osa dire qualcosa, accidenti lo mettiamo in gattabuia, nella cantina e ci facciamo soffrire il supplizio di Tantalo. Ecchè ti devo dire del mio Nannino? Lui lavora sempre per mandare aventi la baracca e ti ricorda quando tu lo consolavi nelle ore nere per lui. Oè, vuoi saperla una novità fresca, fresca? Sai che il Sior Augusto ne ha preso un fracco dalla sua figlia? La si-gnora Busin? E che croce ci ha fatto in testa. Certo la manderanno in galera ma a lei ci sta bene come “‘n fior su la recia”, perché chi non rispetta il padre e la madre sarà ma-ledetto. Ma certo che a questo mondo la fortuna è per le persone che in sostanza son le più carogne. Ma che vuoi, spetta a Dio il giudicare. Ma guarda ancora carta c’è, embè riempiendola anche questa così il mio universitario non si lamenterà. Sai che ti dico caro fratellone mio? Mettiti sull’attenti e ascoltami. Ieri (dato che la mamma era andata a Bolzano a trovare un suo innamorato, cioè il suo figlio diletto e cioè il mio amato fratellone) il mio Nannino ha sfogliato il manuale di culinaria e che ci trova? Risotto colla pommarola in coppa. E lui si mette di buona le-na a cucinare e alle dodici in punto sgnaccava in tavola un risotto che ristorava “’o core” con una salsetta che avrebbe mandato in visibilio anche Sua Maestà. Oè, fratel-lo, mi sembra che qui chiacchiero troppo e finisce la carta e oggi è giorno di festa e i negozi sono chiusi per prenderne dell’altra, quindi stop e basta, sst, silenzio, voi si-gnori pensieri; a un’altra volta, rompete le righe e tornate ai vostri posti! Chiudo questa mia col porgerti i più cordiali saluti da Nannino e i forti bacietti di En-zuccio nostro. Da me abbiti, assieme all’augurio più bello di rivederti presto, mille af-fettuosità e un migliaio di bacioni fissi, colla promessa di ricordarti sempre nelle mie preghiere ti saluta la tua aff.ma sorella

Carmen

4. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 24–8–44 Per sempre mio carissimo. Aspettai fino a questa sera, sempre con l’ansia di ricevere un tuo scritto ma invano, non mio caro per rimproverarti, perché lo so che non è tua colpa. Cosa vuoi la tua ul-

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tima era in data 14 e per questo aspettavo ansiosa, causa che anche a Cadine la posta non va e non arriva tutti i giorni, orbene aspetteremo con pazienza domani. Dolores lunedì prossimo, se altro non succede, viene a Bolzano e così prenderà la biancheria sporca per poi farvela avere pulita da un ferroviere che va e viene ogni due, tre giorni. Qui in questi giorni fa un caldo soffocante: sembra che incominci l’estate invece che l’autunno, e per questo la campagna lavora molto a maturare prima i fagioli e poi tutto il resto, però zia ha buona speranza e si tiene sicura che devi venire tu ad aiutarla, per la raccolta delle patate, per la vendemmia, e le pesche, così pensa come dovrai tanto lavorare, non ti resterà un momento da riposare. Intanto andiamo avanti con la ferma speranza che Iddio ci ascolti e ci aiuti a por fine a tanto soffrire. Papà e noi tutti siamo in attesa di buone nuove. Enzo si prepara a farti una bella risatina, sai che ora ha già quattro dentini e si fa delle risate forti come un ragazzo. Spero che ora sia venuta la cugina Alba a trovarti e che ti avrà fatto piacere. Vedi che anche a Bolzano sono molto gentili e per questo non dubito che Alba non abbia ricevuto colloquio. Salutami i tuoi compagni e fatevi buona compagnia e con la certezza che vi ricorde-remo nelle nostre preghiere come sempre, vi saluto e vi aspetto col più bel augurio. Al mio caro Albino tutto il mio affetto e ti lascio nel Cuore di Gesù, tua per sempre, aff.ma

Mamma Mio carissimo fratellone! Ma guarda un po’ che bel po’ di carta mi si presenta qui davanti ai miei occhi per scambiare quattro chiacchiere col mio caro fratello. Poche cose ho da dirti perché è sempre il solito ritmo e le solite cosette. Innanzitutto vengo a te per interessarmi della tua salute che voglio credere sarà come sempre ferrea. Ho la ferma certezza che fra breve tu sarai qui con noi e allora ci racconteremo tutto il bello e il brutto trascorso in questo periodi di separazione; e mi sembra di vederti a giocare con Enzo che si è fatto “’n’ om da le braghe”. Però, a parte gli scherzi, il nostro birbante cresce bene, ha mes-so quattro denti o per meglio dire: due grani di riso sotto e due zanne di elefante sopra. Te lo immagini? Nannino lavora sempre, domani va dal dottore a farsi prescrivere gli occhiali per conser-varsi la vista. Io, che vuoi? Vivacchio come sempre, il morale alto non mi manca mai e come sem-pre formo la disperazione della famiglia, ma però il mio carognetta mi vuole bene e vuol stare sempre con me. Ciao, caro Albino, stammi bene ed esci presto che è l’ora passata, che ti attendiamo, altrimenti non ci ricordiamo più della tua facciata. Saluti cordiali ti manda Nannino, Enzo con un morso vuole accorciarti il naso. Giun-gano saluti nostri ai tuoi compagni. Da me abbiti, assieme all’augurio più sincero di vederti presto, mille bacioni e un milione di affettuosità. Tua aff.mo sorella

Carmen P.S. Per quando tornerai a casa, a dormire, ti mettiamo nella cesta di Enzo. Sei contento?

5. Cartolina da Cadine di mamma Fosca

Cadine 27 Mio carissimo. Pure oggi voglio mandarti il mio saluto accompagnato dal sincero augurio. Ricordan-doti sempre in ogni istante e con la speranza di vederti presto ti bacia e ti saluta a no-

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me di tutti noi parenti e conoscenti. Saluti a Rolando e Beppo. Il mio amplesso più ca-ro, tua

mamma

6. Cartolina da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 29–8 Carissimo figlio. Ti giungano graditi i nostri più affettuosi saluti, da farne parte ai tuoi compagni. Io ti seguo ovunque, il mio pensiero sia sempre teco accompagnato dalla preghiera. Ti ba-cio stringendoti forte al mio cuore. Aff.ma

Mamma tua

7. Cartolina da Cadine della sorella Carmen

Cadine, 29–8–1944 Mio carissimo fratellone. Intanto che Enzo dorme ne approfitto per mandarti il mio saluto; noi qui stiamo tutti bene e viviamo nella dolce attesa del tuo sospirato ritorno. Spero che anche tu godrai ottima salute. Qui fa molto caldo e si dorme in piedi ma però c’è Enzo che ci tiene svegli colla sua voce canora. Accetta i saluti cordiali di Nannino e di tutti i nostri fa-migliari: Enzo ti manda un bacietto e da me abbiti, uniti all’augurio di un presto arri-vederci, un cordiale saluto, un’infinità di bacioni e mille affettuosità, aff.ma sorella

Carmen Ti prometto di ricordarti nelle mie preghiere in ogni momento.

8. Cartolina da Cadine della zia Cornelia 31–8–44

Trovandomi qui assieme coi tuoi ti mando saluti e auguri promettendoti ti ricordarti.

Cornelia Caro Albino Mando a te il mio bacio affettuoso, tua aff.ma

Mamma Saluti cari e auguri vivissimi; arrivederci a presto. Bacioni fissi, aff.mi

Nannino e Carmen

9. Biglietto dal carcere di Bolzano Bolzano, 1–9–44

Miei cari e mamma adorata, Colgo l’occasione per mandarvi due mie parole che credo accoglierete con gioia! Io già una volta vi scrissi una lettera normale che forse vi sarà arrivata di già. Non posso

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che ripetervi in generale le stesse nuove che tante volte vi scrissi. Noi tutti stiamo be-none e così spero e auguro di cuore che sia di voi tutti miei cari. La vita qui scorre come a Trento: poche cose migliori, poche peggiori. Tutto sommato credo che Bolza-no fosse una cosa da pazzi: invece all’infuori del quotidiano allarme tutto è come a Trento: galera è galera ovunque! Ho ricevuto il 30–8 una tua cara cartolina mamma del 18–8, poi una lettera da Fornace, di Don Renzo, poi la tua lettera ultima in data 20–8. Ti dico la verità che io non aspettavo niente e quindi fui felice come non mai quando lessi di nuovo le tue dolci e buone parole. Non ti dico poi come mi fu di aiuto il quel giorno in cui lasciavo la mia Trento il colloquio che ebbi con te, veciota. Però non voglio che tu faccia più simili strapazzi e corra un pericolo per gli allarmi in una città che non conosci. E poi, mamma, io lo vidi tu eri molto giù quel giorno. Indub-biamente la mia situazione non ti porta che preoccupazioni ed angosce e quindi non sei nella migliore condizione per muoverti e fare un viaggio così disastroso in questi tempi! Sono lieto che zia e Alba ti abbiano bene accolta ma non credere che la fami-glia Ravagni si pigli preoccupazioni per me! Io non ho avuto nessun colloquio con gli zii e non credo neanche di averne. In ogni modo non ci faccio eccessivo affidamento. Qui ho trovato gente buona e in gamba e così sono diventato amico di molti. In com-plesso mi trovo benone. In quanto ai soldi la signorina Viberal mi caricò 250 £ così che, ora ho quasi 500 lire. Per il mangiare piuttosto bene: c’è quasi ogni sera la frutta e qualche insalata di patate o pomodoro, ecc. Come vedi in fondo c’è poca differenza fra qui e Trento! Inoltre qui (ed è ciò che maggiormente ho desiderato!) faccio la S. Comunione ogni giorno. Così, cara mamma, sono ogni mattina congiunto a te nel si-gnore in cui ho riposto ogni mia più bella speranza! Chissà che con tante preghiere non possa avere ogni grazia. Don Renzo mi scrive che ogni giorno mi ricorda nella S. Messa. È così che mi accingo a sopportare il giorno del processo che si presenta quan-to mai pieno di incognite brutte e belle. Io sono tranquillo ma preparato a tutto perché quello che ci giudica è un Tribunale severissimo dal quale tutto si deve aspettarsi! L’accusa che ci fanno è grave per tutti: e dobbiamo difenderci a denti stretti. Anch’io ho il mio avvocato difensore come tutti che vedrò questa sera per la prima volta per mettermi d’accordo sulla difesa da farmi. Non spaventarti però che speriamo tutto si concluda nel migliore dei modi. Tu intento, mamma, prega attendendo fiduciosa il tuo Albino che fra il resto, spera molto sulla fine della guerra! Ora anche Lando e Beppo sono con me. Siamo in otto in una cella dove ci mancano le partite alla “mora” e le cantate trentine! Lo spirito è ottimo nell’attesa del giudizio che dovremo apprendere sia bello o brutto, sempre con serenità, fidando nel Dio che tutto può, vero mamma? E tu mamma guarda di essere brava come sei stata finora e non agitarti nell’avvicinarsi del giorno 4 e non voler venire a sentire il processo per primo perché non sarà pubbli-co, per secondo perché il tuo Albino non è contento che tu ti stanchi per una cosa si-mile! Piuttosto cerca invece tu Dolores, di metterti d’accordo, sempre se puoi, con la signora Niccolini che ti consegnerà presto il presente, per ottenere un colloquio dopo il processo che sarei molto contento. Spero che la signora Viberal vi avrà fatto avere la roba sporca che mi farete avere quando potrete con un po’ di sapone, vero? Una co-sa desidererei se è possibile: mettetevi d’accordo con la signora Viberal per mandarmi un po’ di sigarette delle quali ne ho proprio voglia più che di un piatto di pasta–asciutta!! Sempre se potete, però! Per il resto siamo fiduciosi, tanto, in Dio e non la-sciamoci sopraffare dagli eventi. Io so che Dio mi ha sempre aiutato ed anche te mamma: anche quando gli avvenimenti sembravano tanto forti da accasciarti. È per questo che sono calmo e credo nell’assistenza divina! Questo non per essere pessimi-sti ma per essere pronti a tutto. Fammi dire una Messa che m’accompagni il giorno 4

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alle 8 di mattina al Tribunale: così avrò ancora di più dio con me. Ora che vi ho parla-to col cuore sulla bocca come desideravo sono più contento anche se non ho potuto dirvi tutte le cose belle, ma solo cose che con l’aiuto divino possono diventare tali. Mi piacerebbe vedere il tuo amato viso, mamma, se è veramente sereno e calmo, o se invece rispecchia l’abbattimento e la sfiducia cosa che da te io non credo di aspettar-mi. Quindi mamma, coraggio, ed attendiamo con tranquillità il momento che mi dirà se dovrò ancora stare lontano dalla mia adorata famiglia oppure se potrò volare a riab-bracciare la mia mamma! Immagino che papà ormai resterà sempre a Trento. Come sta? E tu mamma, come stai? Tiri avanti come il solito? E tu Dolores come stai, mia cara sorellina? Di Carmen e famiglia ne so abbastanza per essere tranquillo. Grazie Carmen per la tua lunga e allegra lettera che mi ha fatto ridere per le tue parole! Scri-vimi ancora ed anzi scrivetemi tutti che qui sono ancora più graditi gli scritti famiglia-ri! Ben poco mi rimane da dirvi. Così saluti a tutti i parenti: alla mia cara Ziotta un monte di cose belle con tanti auguri per la campagna. Saluti ai conoscenti ed un ricor-do alla famiglia Dallapiccola. Non mi resta altro da dirvi che tutto il mio affetto e l’amore mio per te adorata mam-ma con la preghiera che stiate calmi e tranquilli, fiduciosi in Dio e nel suo amore per noi e attendiate sereni l’esito del giudizio! Non preoccupatevi per me che sto benissi-mo e sono calmo e non ho altro pensiero che il tuo mamma che m’impensierisci per la tua debolezza e per il tuo cuore. Quando sono calmo sul tuo lato, mamma, io non ho alcun timore per niente. Coll’augurio più bello e più speranzoso io vi lascio con tutto il mio amore per te mamma specialmente e con tanti bacioni cari a tutti chiedendo a mamma e papà la loro benedizione. A Tutti bacioni cari sperando in un prossimo arri-vederci. Vostro Aff.mo

Albino

10. Biglietto dal carcere di Bolzano

4–9–44 Miei carissimi e mamma adorata, eccomi a voi in fretta e furia a mandarvi un saluto affettuoso e caro a voi che mai scordo neanche qui con i pensieri del vicino processo. Saprete che è stato rinviato ai 15 c.m.? Non preoccupatevi per me che sto benissimo e sono tranquillissimo. L’avvocato l’ho anch’io per la mia difesa e speriamo che vada nel migliore dei modi. Ho ricevuto la tua carissima lettera mamma, in data 20–8 e ti ringrazio. Scrivimi anco-ra, sebbene io non possa risponderti. Sono lieto che tutti stiate bene ed auguro sia sempre così. Ho ricevuto pure la biancheria ed il resto di cui vi ringrazio veramente di cuore. L’avvocato mi ha detto che tu Dolores gli avevi chiesto il permesso di un col-loquio e con non ha potuto dartelo. Io gli ho parlato e mi ha assicurato che farà il pos-sibile. Mi raccomando però, tu adorata mammina, non voler venir di frequente a tro-varmi. Sta attenta che non sei proprio la più adatta a fare certi strapazzi! Non vogliate venire ad assistere al processo per primo perché non permettono, per secondo perché non ne vedo l’utilità. State tranquilli che io pure sono calmo di quella pace che mi do-na il Signore che ricevo quotidianamente. Saluti e bacioni da me e da tutti, Lando e Beppo ecc. A mamma l’ardore del mio giovane cuore. Tanti cari saluti

Albino

Prego portare i miei saluti ad Elia e ai miei cari, rassicurandoli che sto bene e attendo con serena fiducia.

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11. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 6–9–1944 Mio carissimo figlio. Da lungo tempo non ricevo tue nuove, cioè dopo che tu sei a Bolzano, spero pure che la tua salute sarà ottima, come di cuore auguro. Non puoi pensare caro mio Albino quanto mi è rincresciuto perché il processo non sia stato fatto il giorno 4, stavo con la speranza di averti presto fra le mie braccia e quando seppi che solo ai 15 settembre sa-rà la vostra sorte fu per me un’altra spada che trafisse il mio stanco cuore. Fino ad og-gi non fui capace di scrivere tanto ero abbattuta, ora, con l’aiuto di Dio, sono rasse-gnata nuovamente e spero che sia tu pure rassegnato aspettando il giorno desiato della vostra scarcerazione. Dolores restò male non aver potuto ottenere colloquio né il gior-no venerdì né sabato, orbene sapranno loro il perché, si deve sempre chinare il capo al dolce Fiat. Noi stiamo abbastanza bene ma siamo sempre seccati dall’allarme e per questo sempre agitati come a Trento. Enzo sta bene e così fa passare e dimenticare i momenti attuali. Se tu sapessi quanto ha fatto anche la cugina Alba come pure lo zio Vitale per poter avere un colloquio con te ma fu proprio impossibile, così sopporta ogni privazione ed avrai tanto più merito. Preghiamo che vadino in fretta questi giorni e poi dopo tanto soffrire saremo uniti per sempre. La nostra Trento è nuovamente toc-cata dagli aeroplani nemici, ma però furono bene battuti speriamo che finiranno una buona volta e ci lasceranno in santa pace. Il giorno 4 io e Ziotta assieme ti abbiamo fatto celebrare una Santa Messa, come pure don Remo, e tutti i tuoi cugini di qui la S. Comunione, così sta calmo e vedrai che tutto sarà a tuo bene. Se puoi avere il permes-so di scrivere sarà un cosa molto grata perché sai bene che i tuoi scritti per me sono balsamo. Saluta tutta la compagnia e tu abbi tutto il mio affetto e la S. Benedizione del Signore e ti lascio nel Cuore di Gesù ed ai piedi della S. Croce e con un presto arrive-derci, ti lascia la tua aff.ma

Mamma

12. Biglietto dal carcere di Bolzano

7–9–44 Carissimi e mamma adorata, eccomi a voi con due parole che immagino attenderete con ansia. Nella mia mente a-vrei tante cose da dirvi eppure non so come dove incominciare. Innanzitutto voglio rassicurarvi sul mio stato di salute che per fortuna è ottimo su tutti i rapporti. E spero e desidero che altrettanto sia di voi tutti specialmente di te, mamma mia cara, che chissà in quale stato di dolorosa apprensione ti trovi pensando a me, così lontano dalla tue cure, dal tuo affetto. Io vorrei che tu fosti tanto tranquilla sul mio conto da attendere gli eventi a mio riguardo serena e calma piena di quella Fede che so ti fu sempre com-pagna in questi, per te, sei lunghi mesi. Ed eccomi a dire qualcosa di me. Ora ci troviamo in otto di noi tutti nella stessa cella: un po’ stretti in verità, ma felici di essere assieme, di poter scambiare quattro parole da amici. Cerchiamo di passare il tempo meglio che possiamo, chiacchierando, ripo-sando, giocando a scacchi, ed accoppando …cimici, pulci e qualche cattivo pidoc-chietto che tenta di rovinarci l’esistenza. Il mangiare è buono (migliore che a Trento) ed anche sufficiente perché dato il relati-vo spreco di energie con poco si è sazi. Come ambiente in generale noi l’abbiamo tro-

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vato buono e ci siamo subito abituati alla nuova esistenza. Ho ricevuto con immenso piacere i calzoncini corti. Mi vanno a pennello: soltanto sono un po’ lunghi. Bastereb-be raccorciarli di tutto l’orlo. Ora quando mi porterete l’altra biancheria, vi pregherei di mandarmi uno straccio per asciugarmi i piedi ed un sacchetto di tela qualunque (se non è bianco è meglio così non si sporca facilmente) né grande né piccolo per metter-vi dentro tutte le mie quattro robe altrimenti mi girano attorno per la cella. Se poi in portineria la lasciano passare mandatemi la mia spazzola per vestiti perché polvere qua non ne manca. Siate sicuri che tutto quello che mi mandate lo ricevo e di tutto vi ringrazio. In quanto ai colloqui io sono del parere che con questi continui allarmi e bombardamenti non è il caso di muovervi per venire a parlare un quarto d’ora con me. Ti prego, tu mamma in special modo, di non capire male le mie buone intenzioni, ve-ro? In quanto al nostro processo voi sapete che è stato trasportato al 15 c.m. Noi ab-biamo avuto 2 colloqui col nostro avvocato il quale ci ha tranquillizzati nel nostro ca-so. Così se si facesse, noi attendiamo il processo con la più fiduciosa sicurezza. Cosa raccontarvi ancora di me? Tu mamma nella tua mi dicevi che gli zii cercarono di veni-re a colloquio. Finora io non ho visto nessuno e credo che li vedrò neanche perché mi sembra che i permessi sono raramente concessi se non ai famigliari intimi. Che novità ci sono a casa? Tutto bene ed al loro posto? Spero che realmente tu, mamma, stia be-ne. È quella la mia grande preoccupazione. Quando ti so in gamba e serena tutto mi pare bello e facile. E… con la pecunia, come tirate avanti? Sono arrivati i miei soldi del marzo? A titolo di curiosità: non c’è nessuna novità per il posto d’insegnamento? Ed a Trento ci sono novità? Col bombardamento del 4 è stata ancora colpita casa no-stra? E quella di Rolando, sembra di si, vero? Ora sebbene per i suoi non valga la pe-na, per lui io credo che se la “Villa Prada” fosse stata colpita, tu papà sarai corso a ve-dere se qualcosa della tanta mobilia Magrini si poteva salvare, no? E questo mi fareb-be tanto piacere anche a me, dato che Lando è tutto in pensieri per casa sua! Di una cosa sola qui sono privo: di vostre notizie dopo la tua ultima lettera del 20, mamma! E questo è naturale perché qui la posta ci impiego parecchi giorni ad arriva-re. Voi scrivete di frequente qualche cartolina di saluti che così non resterò privo di vostri scritti! Così mi sembra di avervi detto tutto. Nel mio sacco non trovo più niente da dirvi. Credo che avrete ricevuto i miei ultimi scritti e che realmente a casa ora spiri un’aria di fiduciosa attesa. Preghiamo tutti nella comunione quotidiana che come sa-prete ora posso fare anch’io e siamo certi nell’aiuto divino. Allora anche le nostre pe-ne saranno alleviate e godremo in Dio i nostri giorni di libertà che saranno anche di felicità. A te mamma coll’abbraccio più tenero un mio più bel bacio…letterario; agli altri tutti, baci e saluti con auguri belli. Saluti e baci a ziotta e parenti e conoscenti. Speciali saluti alla famiglia Dallapiccola. Dolores dì alle famiglie dei miei compagni che stanno tutti bene, salutano ed attendono fiduciosi! Mamma cara, pensandoti sem-pre ti saluto, tuo

Pino Vogliate, per favore, avvisare i miei che il processo è stato rimandato e che io sto be-none. Vi ringrazio e vi saluto caramente, speriamo di rivederci presto

Lando

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13. Cartolina da Cadine di mamma Fosca Cadine, 9–9–44

Carissimo figlio. Pure oggi mando il mio saluto affettuoso ed un tenero sincero bacio. Sperando che la tua salute sarà buona, come pure per i tuoi compagni, che porgerai i miei saluti. Ti ba-cia e ti saluta la tua aff.ma

Mamma

14. Cartolina da Baselga della sorella Dolores

Baselga, 10–9–44 Caro Albino Mi trovo qua ospite da Vilde e con lei ti voglio mandare un caro saluto. La mamma sta bene, ti pensa sempre e ti ricorda ogni giorno al Signore. Se altro non succede gio-vedì sarò da te. A te e ai tuoi compagni mille cordialità. Saluti dalla famiglia Pavanel-li. Bacioni e a un presto rivederci, tua

Dolores

15. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 12–9–1944 Per sempre mio carissimo Sono appena ritornata per la seconda volta dal rifugio Crone, e subito mi accingo a scriverti sperando che questa mia ti giunga in tempo per accompagnarti al processo che spero sarà in tuo favore, coraggio mio caro che Iddio ti accompagnerà, e vorrà sollevarci da tanto soffrire. Il mio pensiero è sempre teco, il mio spirito vola là in quel carcere a consolarti, si caro mio tesoro, non sarà tanto lontana la tua scarcerazione, e allora resteremo sempre uniti, come si può fare a pensare il contrario, non sono capa-ce. Sono tanto nostalgica priva delle tue care parole, dei tuoi dolci scritti. Io sto abbastan-za bene, ringrazio Iddio che mi da la grazia di alzarmi tutti i giorni e almeno essere a capo della famiglia. Fabio ora è a lavorare alla Tot, così dovette lasciare anche le sue “pope” sole. Quante cose avrei da dirti ma aspetto quando verrai. Giovedì Dolores verrà a Bolzano per rimanere a sentire il risultato del processo che spero ed auguro a tutti favorevole. Non dubitate che le nostre orazioni vi accompagneranno, pure i tuoi cugini, cioè, i figli di zio Liberato ti faranno la S. Comunione, e tanti che ti vogliono bene sono impegnati a pregare. Dunque sii bravo e buono e vedrai che Iddio t’aiuterà. Papà è a riparare i danni fatti dai nemici a Calliano e a Trento, lui pure sta bene e la-vora volentieri. Non so più cosa dirti altro che mandarti la S. Benedizione del Signore, e vivi tranquillo in attesa di buone cose. La tua mamma ti bacia con tutto lo slancio materno. P.S. Saluti dai zii, cugini e conoscenti. Caro Albino, aggiungo anch’io il mio pensiero a quello di mamma. Domenica fui ospite di Vilde di dove ti abbiamo scritto due cartoline. Lei ti attende sempre non più come segretario ma bensì come ospite dopo tanto che non ti vede. M’incaricò di portarti il suo saluto.

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Come già ti scrisse mamma, giovedì vengo a Bolzano assieme alla signora Nicolini. Con la speranza di presto rivederci mando a nome di quanti ti vogliono bene un vago-ne di auguri e baci

Dolores

16. Biglietti dal carcere di Bolzano

13–9–44 Miei cari e mamma adorata, Eccomi a voi a farvi un po’ di compagnia parlandovi un poco di me e per ringraziarvi, tu mamma, in modo speciale, delle cartoline e della lettera giuntemi. Di me non posso dirvi che le solite robe. Sto benone, passo i giorni come il solito meglio che mi è pos-sibile, con la calma nello spirito attendo oggi, a due giorni dal processo, il giudizio del Tribunale. E vengo a rispondere un grazie agli scritti che mi giunsero tutti assieme una tua mamma del 24–8 e quattro cartoline del 27–8, del 29–8 due, ed una di ziotta. Tu mamma aspetti con ansia gli scritti cari del tuo Albino, ma invano. Perché come ti ho già detto al colloquio non si può più scrivere d’ordine delle autorità. Quindi non sperate mai di vedere mie lettere “legali”! Si mamma anch’io ho tanta fiducia in Dio magari potessi venire a lavorare con zia! In ogni modo vediamo di avere fede si, ma non di farci illusioni, vero? Tutto passerà e tornerà il sereno anche nella nostra casa, e potrò lavorare e farti ancora felice mamma! Coraggio e stiamo tranquilli; dalla tua mi pari abbastanza calma, no? In quanto a mia cuginetta non l’ho ancora vista. Grazie a te mamma, grazie infinite per le tue parole che mi ricordano ancora il bel tempo che era un po’ il tuo piccolo! E grazie a Carmen, delle sue allegre parole.

14–9–44

Riprendo oggi lo scritto interrotto ieri per l’allarme. Tu Carmen sei sempre la solita allegrona: sono lieto. Così terrai un po’ di …rumorosa compagnia alla nostra cara mamma e le farai fare ogni tanto qualche risata! Va bene che lei ha il suo Enzo ades-so, ma stalle vicina e voglile bene chè immagino quanto soffre per me! Sono felice che Enzo cresca bene ed in gamba così vi farà dimenticare un po’ le strettezze ed i di-sagi in cui siete. E grazie anche a te Tota del tuo ricordo! Se tu sapessi come vorrei essere lì a lavorare la campagna da mattina a sera! Ho visto passare i mesi e chissà a …quando vedrò ancora le Carignole o ‘l vignalot! Io spero presto ma non credo quel subito come credono mamma e Carmen. Sarà un presto proprio senza data del tutto: domani? fra un mese? due? Chissà? Ad ogni modo in mezzo a questi punti di domanda sia sempre alta e splendida nella bella fiamma la nostra fede in quel nostro Dio che solo per noi miseri mortali è gioia, pace e tranquillità…

15–9–44

3 giorni per finire un biglietto! Non mi è mai accaduto. Ma mi scuserete. E così avrete saputo che anche oggi il nostro famoso processo è stato rinviato di 5 giorni. Io penso alle continue ansie che proverai, tu veciota mia, in queste alterne vicende della nostra vita di detenuti! E non so cosa dirti per consolarti un poco. Immagino che tu sia in pe-na perché pensi che il tuo Albino farà una durissima vita in confronto a Trento. No, no

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mamma. Credo d’avertelo già detto che qui tutto sommato è come a Trento. Un po’ più stretti ma per il mangiare, per il trattamento e per la compagnia e molto più bella qui, te lo assicuro, mamma. Certo che in fondo, in fondo a Trento eravamo come a ca-sa nostra, ma che vuoi per ora siamo contenti di essere anche a Bolzano! Io credo che questa mia vi trovi in buona salute tutti quanti, felici nella pace della nostra famiglio-la. E non affliggetevi per me eccessivamente, e non state a dare gran peso ai piccoli fatti giornalieri della vita di famiglia in paese, ma voletevi bene fra voi, amatevi, ri-spettatevi se volete che la benedizione di dio sia sempre sulla nostra casa. Non stancatevi mai di dirmi un Pater, Ave, Gloria e non sfiduciatevi chè le grazie bi-sogna meritarle. Non fatevi illusioni sulla mia scarcerazione, vi prego. Stringiti, mamma, come hai sempre fatto ai piedi della croce e prega Iddio che mi protegga in questi tempi difficili e pieni di imprevisti. Io ti ricordo sempre nella mia Comunione quotidiana (Iddio da forza alla mia povera mamma per sopportare tutto con rassegna-zione ed aiuta i miei cari!) E fino adesso credo che Dio ti sia stato vicino! Chiudo rac-comandandovi di scrivere solo cose familiari mai cose pericolose, mi raccomando! E la mia Dolores non mi scrive? Che fa? A tutti voi miei cari tutto il mio affetto sincero e l’augurio più bello a te mamma getto le braccia al collo per darti, tanti bei bacioni. Ma sta su sai, non piangere mai. A Ziotta e parenti tanti saluti e baci. Belle cose alla famiglia Dallapiccola. Come sta zio Angelico?1

17. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 18–9–1944 Unico mio pensiero. Ieri fu la nostra festa in paese, passò meno male, quasi tutto il giorno in chiesa pre-gando la Madonna Addolorata, che ci aiuti in questi giorni di dura prova. Ormai mi lusingavo che pure tu saresti venuto a passarla insieme con noi, ma anche questa volta pia illusione, adesso aspettiamo il giorno 20 se sarà apportatore di serenità o di dolore. In questo momento tutto è silenzio anche l’allarme tace da tre giorni, il mio spirito vo-la a te sopra il cielo di Bolzano a consolarti, e portatati quella gioia materna che nes-suno può darti. Coraggio che Iddio e la sua madre S.S. sarà sempre in nostra compa-gnia, mettiamo tutto nel suo cuore e loro ci aiuteranno. Ieri fu un bravo oratore nella nostra chiesa che commosse il cuore di tutti, ci fece passare un’ora bella, e confortan-te, avrei voluto tu pure, ma pazienza. Dolores per venire a Bolzano impiegò tutta la notte, arrivò la mattina alla cinque, ma pure vuole, il giorno 20, venire a portarti a Trento, se sarai libero, altrimenti, diremo di nuovo il dolce Fiat. Spero almeno se non verrai che ti permetteranno dopo il processo di scrivere come a Trento. Dolores ti avrà detto tutto come si passa la vita qua a Cadine. Il nostro Enzo ha già 5 dentini, mangia volentieri qualche biscotto, e sta in attesa ad aspettare il suo zietto. Dolores non scrive perché sai bene che piuttosto che scrivere fa un viaggetto a Bolza-no, però il suo pensiero è sempre a te rivolto, perfino la notte parla come fosse vicino a te. Termino perché c’è qui Nannino che aspetta per impostarla a Trento. Saluta tutti

1 Qui lo scritto s’interrompe. Non ci è dato sapere se esisteva un quarto foglietto, eventualmente per-

duto, oppure se lo zio aveva terminato lo scritto in questo modo.

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e tuoi amici, e promettendoci di ricordarvi nelle mie preci, ti mando la Benedizione del Signore. Tua

Mamma

Un saluto, un augurio e mille bacioni nonché un’infinità di affettuosità ti mandano i tuoi aff.mi

Carmen, Nannino ed Enzo

18. Biglietto dal carcere di Bolzano

19–9–44 Carissimi e mamma adorata, non ho niente da fare in questa bellissima mattina settembrina e perciò mi metto a scrivere quattro righe. È la vigilia di un giorno che resterà memorabile nella mia vita e nella vostra. Domani si farà questo tanto atteso processo e domani saprò finalmente la mia condanna che sarà di qualche anno nella migliore delle ipotesi. Quando leggerai queste righe, mamma, saprai esattamente a quanto fui condannato; e per te sarà un al-tro colpo che il destino …,2 ti avrà infierito. Ed il tuo Albino non avrà altro pensiero che questo tuo dolore che sarà profondo ed inconsolabile, specialmente perché ti sei convinta che al processo il tuo “popo” lo assolveranno! A tanto io non ho mai pensato, ti dico la verità e quindi io, qualunque condanna mi diano, puoi star sicura che non mi meraviglierà. Io m’aspetto tutto! Mi rincresce di non essere lì, a casa almeno un giorno a sollevare un po’ il tuo morale “veciota”, ma d’altronde so, che sei forte, che hai con te la forza del nostro Dio, hai con te la nostra bella rassegnazione cristiana! E questo è il tutto, mamma!. Io sono così calmo e così tranquillo perché tutto ho messo nella mani del mio Dio, perché ho attinto tanta forza alla Comunione quotidiana, perché ho detto sin-ceramente convinto: “sia fatta la tua volontà, o Signore!” È duro mamma lo so abban-donarsi completamente, staccarsi dagli immediati affetti terreni ed offrire i propri do-lori, le proprie ansie al Signore che ci prova così duramente. Ma realmente, cosa c’è di più bello che confonderci buoni e sottomessi nella volontà divina? Io l’ho provato, mamma, e lo provo tuttora: una pace celeste, piena di promesse e di cose belle, scende in noi, ci consola, ci solleva con la nostra piccola croce su, su fino alla santa Croce del Calvario. E che di più bello che il poter dire di aver portato anche noi con fede ed a-more la nostra croce? Iddio premierà sicuramente la nostra Fede! E questo sarà, spe-riamo, quando questa terribile guerra avrà un fine ed allora tornerò alla nostra casetta povera e travagliata, alla quale sorriderà finalmente un raggio di sole dopo la tempesta che ci ha travolti e tornerà anche il benessere di una vita che ci darà ancora le pure gioie dell’amore familiare: questo, sicuro, te lo dice il tuo Albino. Che lavorerà ancora più forte di prima per la sua mamma, per il suo papà e la sua indimenticabile Dolores. Per Carmen mia, che andrà lontana, vero? Ed il futuro sorriso della futura pace sia il miraggio che tiene alti gli animi nell’attesa che la bufera passi, che la prova passi, che l’amaro calice finisca fino all’ultima goccia.

2 Il biglietto è segnato da una piega e il tratto a matita si è scolorito impedendo la lettura.

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Forse nella migliore delle ipotesi, qualcuno uscirà di galera col processo. E non potete immaginare che festa faremo noi, anche per uno solo che uscisse! E così dico anche a voi: a te mamma, non invidiare chi avrà la fortuna di uscire dopo 6 mesi di reclusione! Siate contenti come uscissi io perché è pur sempre uno che ha trascorsi questi molti giorni col vostro Albino, dividendo con lui pane, tetto, ansie, dolori, apprensioni! Lo so che subito, se Dio volesse che qualche fortunato uscisse, proverete qualche cattivo sentimento, per lui che ritorna alla felicità negata al vostro caro ed a voi. Ma scacciate qualsiasi sentimento che fosse meno che nobile per non rovinare la bellezza del sacri-ficio con qualche sozzura. Eventualmente siamo contenti con chi è contento e per noi chiniamo la fronte ai divini voleri! Io voglio sperare che poco tempo, in qualunque avverso caso, ci separerà dal giorno di nostra completa felicità, poiché anche questa guerra avrà un fine che speriamolo non sarà poi così lontano come 5 anni fa, vero. Vi dico la verità che per essere presto felici noi abbiamo bisogno che finisca la guerra. Questa è la grande speranza che ci tiene in gamba da qualche mese. Così immagino sia anche di voi. E vedrete che la nostra attesa non sarà vana! Iddio che veglia sulle cose grandi e sulle piccine avrà compassione anche di noi suoi piccoli fedeli e senz’altro verrà il giorno in cui torneremo felici: io e te mamma nella nostra bella fa-miglia che, sempre invidiata da tutti, lo sarà ancora più per il grande affetto che questi 6 lunghi mesi hanno ancor più rafforzato e consacrato. Così, cara adorata mammina, ti parla dall’intimo del cuore il tuo Albino, e ti parla così in questi momenti di attesa, tristi per me come per chi mi ama, vero? Son giorni questi, giorni di sole e di luce nel pieno splendore della natura di fine esta-te. Ed a me piace immaginare una testina bionda, vicina ad una amata testa grigia, nel-la penombra della Chiesa davanti alla statua della Mamma celeste, a pregare. A prega-re per il figlio e per lo zio: proprio come se fossi soldato alla vigilia della battaglia. E prega la Mamma cara, prega Maria che aiuti il suo Albino….domani. Grazie, mamma delle tue preci. Alle lagrime tue il Cielo non resterà sordo e vorrà portarci presto verso la felicità. Una mamma che piange il Cielo non la lascia sola e scenderà nel suo cuore un’ondata di cose belle e serene e tranquillizzerà la sua anima disponendola a ricevere con calma anche qualche notizia con non si aspetterà. E quel bimbo ti farà felice finché verrà il tuo “bimbo”. Verrà per ora su lui ogni tuo affetto e così ti sfogherai di tutto ciò che hai in cuore e che non puoi dire: amalo quel nostro frugoletto che pian, piano ti darà le sue prime consolazioni quando potrà dirti trionfante il suo “nonna”! Finché verrà il tuo Albino a dirti con tutto il suo affetto una sola santa parola, “mamma”, compendio di tante gioie, tante bellezze, tanti affanni passati, tante ansie e per te tante lacrime, tanti singhiozzi mal repressi. E con ciò termino questo mio scritto per andare a riposarmi un poco. Non puoi imma-ginare Dolores quanta gioia mi hai recato con la tua visita. So che domani ci sarai ad ascoltare la mia condanna: tu sei tanto buona ed io non ti vorrò mai bene abbastanza! Sperando che tutti stiate bene come è di me io vi lascio confidando che queste mie due chiacchiere faranno un po’ di bene a te mamma che adoro e per la quale solo o-dierò la mia condanna che ti farà tanto male. Sii forte in Dio come io lo sono e con tutti ti abbraccio e bacio tuo aff.mo

Pino

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19. Biglietto dal carcere di Bolzano, senza data3 Se scrivete state attenti a non far capire che vi scrivo di questi biglietti. Guardate di non mettere su cose pericolose ne apprezzamenti sulla mia condanna e scrivete di fre-quente cartoline che quelle essendo brevi è più facile mi arrivino. Le lettere credo qualche volta vengono strappate perché lunghe e non vogliono pigliarsi la briga di leggerle!! Ciao mamma cara bacioni e sta su col tempo, mi raccomando per fare un piacere al tuo Albino. Si forte e degna di essere una fervente cattolica. E con la salute come va a casa? Tu, mamma ti tieni un pochino riguardata? Papà so che è al lavoro a Trento. E Carmen? Enzo? Immagino che tutti stiano bene! Saluti cari e bacioni a Ziot-ta. Zio Angelico come sta?

20. Biglietto dal carcere di Bolzano

Bolzano, 21–9–44 Cari e mamma diletta, voglio lasciarvi il meno possibile senza la compagnia di un mio scritto che continua quella bella tradizione di affetto che vive tra noi con le nostre lettere che ora pur-troppo non posso più scrivervi “legalmente” In verità non so proprio cosa scrivervi, ed in particolare a te mamma, dato che appena l’altro ieri ho cercato proprio di a-prirti il mio cuore per accogliere quello che è il tuo grande dolore e cercherò di dirti una cara parola come eravamo soliti fare come eravamo soliti a fare tante volte fra di noi. Una parola che ti dica il mio invidiabile stato morale per rassicurarti e levarti almeno il pensiero che io soffra per la condanna che il Tribunale mi diede. Ben po-co in proposito mi resta da dirti, mamma adorata. Come vedi della condanna (sai bene ora non lo sappia ancora di preciso) io me l’aspettavo. Anzi ti dirò che è pas-sata la tempesta: stando alla terribile accusa che, come quasi tutti anche a me fece-ro, io mi aspettavo la condanna a morte! È già cattiva la condanna che mi daranno questa sera poiché mentre, ne io ne i miei compagni, si aveva fatto niente contro i Tedeschi dato che avevamo sciolta la nostra combriccola ancora in novembre, ma ti dico la verità che nel mio caso bisogna proprio essere sinceramente contenti di ciò che ha stabilito il Senato Tribunalizio. Magre consolazioni queste, dirai tu mamma che mi aspettavi a casa! Ma ti ho anche spiegato il perché non me ne importa niente anche se mi restassero gli 8 anni che il terribile procuratore di stato ha chiesto per me. Noi qui dentro sappiamo poco o niente degli avvenimenti bellici europei, ma credo di sbagliarmi di poco se dico, proprio, proprio a farla lunga, che la fine d’anno segnerà anche la fine della guerra. È sottinteso che io aspetto tale avveni-mento magari fra non molti giorni! Noi, mamma, dobbiamo ringraziare il Signore di tutto cuore, perché in ogni momento, sempre, sempre, ci fu vicino col suo aiuto. Era ammirabile la tranquillità con la quale siamo andati al processo e la serenità con la quale noi 5 massimi colpiti, abbiamo ascoltato le proposte di condanna. Io sono for-temente convinto di una diminuzione di pena a nostro riguardo ed anche di una commutazione di pena per i nostri due cari compagni condannati a morte special-mente per Beppo. Il Cielo che ci ha sempre assistito, ci assisterà, senz’altro anche in questo frangente. Chissà, povera mamma, come tu apprenderai la notizia, te l’ho

3 Probabilmente è stato recapitato alla sorella Dolores il giorno stesso della condanna .

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già detto, è la mia grande preoccupazione. Io non so più cosa dirti per essere certo che tu accetterai senza una lacrima giacchè per te il pianto è uno sfogo, ma almeno tranquilla e con la solita rassegnazione nelle cose avverse e soprattutto con la tua grande Fede in Dio che come sempre ha protetto il tuo Albino sempre, lo protegge-rà: sta pur sicura! Per te sia di balsamo nella tua angoscia, anche la maniera con la quale io ho accettato la mia condanna, la serenità che mi fa sorridere del modo con cui veniamo trattati noi ragazzi che allora avevamo 18–19 anni! Perciò, cara la mia veciota, il tuo Albino ti prega di essere forte e calma nell’attesa di quel dolce attimo che ci getterà l’uno nella braccia dell’altro! L’attesa rafforzerà il nostro affetto e maggiore sarà la felicità meritata a conclusione di tanto soffrire, vero mamma? Così tanto non mi preoccupo per papà che so essere un carattere che eccessivamente, ed a ragione, non si preoccupa. Starà un po’ sossopra ma poi però ben presto tornerà normale col fatalismo proprio dei Ravagni. In ogni modo quello che ho scritto alla mia mamma sia anche per il mio “vecio” e per tutti quelli che si preoccupano ansio-si di sentire qualche parola da me, Carmen compresa. E tu Carmen sarai quella che un po’ terrai allegra compagnia alla cara mamma, vero? Ed ogni tanto mi scriverai qualche cartolina per farmi sapere che ci sei al mondo ora che non posso sentire il tuo terremoto! E per te Dolores non so trovare le parole adatte per dirti quello che ho in cuore. Quando potremo fare le nostre chiacchierate come una volta mi dirai cosa hai provato, povera sorellina, nel seguirmi sulla mia strada di galeotto! La mia riconoscenza per il bene morale che mi hai fatto ieri te la posso dire. Mi pareva che in strada, mentre di sopra si stava decidendo della mia sorte, ci fosse il cuore di tut-ta la mia cara famiglia. E quando ti guardavo, cara Dolores, una pace mi scendeva al cuore al vedere il tuo caro viso, a pensare quanto mi vuoi bene, quanti sacrifici hai fatto per questo tuo Albinaccio che ti ha fatto correre di qua e di là e provare tante ansie. Proprio adesso Giudo V[iberal] mi ha portato i tuoi saluti che mi dicono che non sei ancora andata va casa, che vuoi attendere proprio di sapere la mia esatta condanna! Io ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me: e pensare che ora non posso che premiarti con un bel bacio e con tutto l’affetto del mio cuore! Per ora bi-sognerà accontentarsi nevvero come si accontenta anche la mamma! Sono stato contento di aver visto la zia Maria e la cuginetta Alba che, fra il resto, si è fatta una bella figliola! Sono stato contento delle sigarette, dello strudel, e del pane bianco, e dei dolci. Quando verrai a portare la biancheria, Dolores, prova a corrompere con qualche sigaretta i portinai (specialmente quel piccolo che è buono) per mettere sot-to alla biancheria qualche cosetta che vorrai portarmi! Tentare non è mai male! Ora che si fanno sentire i primi freschi sarà meglio incominciare a vestirsi d’inverno, pian piano, no? Per esempio le scarpe grosse, i calzettoni e calzetti di lana, il pull–over, ecc. come sai, Dolores! Sarei contento, dato che qui la mattina si riceve il caf-fè che è amaro, se mi potreste far avere un po’ di zucchero senza privarvi voi però, ed un po’ di sale fino anche! Un po’ di filo bianco e nero non sarà malcomodo dato che quello che avevo a Trento l’ho lasciato là. Credo Dolores che fra poco chiederai un altro colloquio se te lo concederanno qualcosa di ciò che ti chiedo mi porterai. Hai visto come si nasconde la roba? Chiudo questa mia con tante, tante cose belle e care a mamma, sperando che mi segua sulla via della serenità e con tanti bacioni per tutti i miei cari vi saluta chi tanto vi ama. Vostro aff.mo

Pino Alla famiglia Dallapiccola dite che la ricordo tutta anche in questi giorni che saranno incominciate le scuole. Baci mamma!!!

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21. Biglietto dal carcere di Bolzano

Bolzano, 22–9–44

Miei carissimi e mamma adorata, eccomi a voi in questi giorni che per voi e per te mamma in modo speciale, saranno di meraviglia e di abbattimento! Ora finalmente sappiamo quella che è la nostra condan-na che, come sempre dico dal momento che ci avevano portati qui a Bolzano, io me l’aspettavo con tranquilla sicurezza. Quando, l’altro giorno, l’Alferio venne a dirti, mamma, che le cose si mettevano bene tu forse ti sarai ancora illusa di poter riabbracciare il tuo Albino. Invece ti fu detto così per primo perché non si sapeva ancora la definitiva sentenza e poi perché, in base all’atto di accusa, le cose potevano andare realmente più male di quanto non siano an-date. Ieri fu giorno d’emozione per noi. Lieti fino alla pazzia perché Beppo aveva scampato il grave pericolo che su lui incombeva, ma con la morte in cuore per quella terribile condanna confermata per l’altro nostro compagno di prigionia. Ora speriamo nella grazia che gli commuti la pena di morte. Ieri, puoi immaginarti con quale gioia, potei parlare con Dolores. E lei, poverina, mi parlò di te, del tuo stato d’animo, del tuo abbattimento. Ti comprendo, mammina, e, conoscendoti, avevo immaginato anche tutte le conseguenze che avrebbe portato la mia condanna sul tuo povero cuore malato e sulla tua così eccessiva sensibilità. Ma d’altronde io sono sicuro che la tua forza d’animo, il tuo carattere, mamma, sapranno superare anche questa dura prova, questa croce che ti chiede il tuo Albino! Quando dissi a Dolores ieri che la nostra preoccupa-zione maggiore, di tutti, è quella delle nostre famiglie e per me specialmente il pensie-ro di te cara mamma, ammalata col cuore debole ed in cattive condizioni fisiche e mo-rali, mi rispose che pure fuori l’unico pensiero è per noi e per la nostra vita di detenu-ti. Bisogna che pensiate, miei cari, che io sono giovanissimo, forte moralmente e fisi-camente e pieno di belle e buone speranze nella presta fine di questa maledetta guerra! Per noi ogni difficoltà viene superata con lo slancio della gioventù e con l’entusiasmo dei nostri 20 anni! Per noi e fra noi la felicità regna sovrana quando sappiamo che a casa tutti stanno bene, sono tranquilli e calmi, fiduciosi nella bontà divina! Credo che Dolores sia abbastanza in grado di aiutarti, mamma, a sorpassare i momenti dolorosi che starai, immagino, attraversando. E quando, mamma, il nostro povero cuore atta-nagliato dal dolore vorrebbe urlare la sua sofferenza, stiamo attenti che la santità di un affanno non si trasformi in una ribellione ai divini voleri. Credi sia inutile telo dica, veciota, che nella fervida ombra della Chiesa si solleva ogni pena, si calma ogni dolo-re, si sazia ogni brama. Ricordi mamma come combattesti il tuo primo immenso dolo-re per la morte del nostro Albino? Andasti in chiesa e ti sentisti forte, non fosti più so-la perché con Dio al quale avevi offerto la tua croce! Tu che puoi ritornerai ancora al nostro Tempio e là nell’offrire il tuo piante a Gesù pregalo di soccorrerti e di ricordar-si del tuo figlio. Finché non riceverò un tuo scritto (facendo attenzione a non nomina-re i mie biglietti) non sarò tranquillo a tuo riguardo!! Non temere per la nostra parten-za in Germania. Bacioni

Albino

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22. Cartolina da Trento della sorella Dolores

Trento, 23–9–1944

Sono arrivata a casa bene. La mamma l’ho trovata calma e confidente in Dio. Saluti a tutti. Saluti e baci

Dolores

23. Biglietto dal carcere di Bolzano

Bolzano, 30–9–44

Carissimi e mamma mia adorata, eccomi a voi, a te mamma in special modo che attendi le mie lettere con ansia febbri-le, per fare 4 chiacchiere alla buona, e per rispondere alla numerosa posta che mi giunse della mia veciota e da qualcun altro. Eccomi qua a 20 giorni di distanza degli attimi di vera, grande felicità trascorsi con le mie due care persone le uniche che rappresentano per me il tutto e quello che è la con-solazione che la famiglia da al detenuto! Fui contento di te mamma: e di ciò ringrazio il Cielo. Ti immaginavo abbattuta, stanca, e giù di morale: invece mi trovo davanti la mia cara veciota con una tintarella caffè–latte, in gamba come al solito e come il solito piena di fede, rassegnata ai voleri divini. E sebbene, come sempre un po’ piena di lon-tani ricordi, ritornai al mio posto sereno e con una gioia di più nel cuore per averti vi-sta e goduta proprio come una volta. Forse ti sarà parsa un po’ troppo breve la mezz’oretta che abbiamo trascorso insieme ma sempre è così quando si corre tanto per ottenere piuttosto poco: del resto io credo che le nostre anime si siano dette abbastan-za anche in breve tempo. Ed ora vengo a rispondere collettivamente alle lettere tue veciota: ho riletto appena ora le 3 lettere tue e la cartolina. E mi accorgo che ben poco ho da dirti in risposta. È vero, ci sarebbero molte cose da rispondere ma dopo che hai saputo come sono andate le cose è inutile stia a rinvangare un passato che è ancora troppo recente per addolorarsi gli animi e farsi nuovamente soffrire e rattristare il cuore per la felicità che così duramente ci fu negata. Certo, mamma adorata, quel giorno che mi fu por-tata tanta tua posta da far invidia a tutti i miei compagni, ti dico il vero che rimasi triste e pensieroso a lungo. Pensavo all’amara delusione che avresti provato al senti-re la dura condanna: penso al tuo povero cuore malato e stanco che riceverà un altro duro colpo: e tutto ciò per colpa mia, sebbene indirettamente, tu soffrivi. E quando al colloquio tu mi ricordasti che ero solito rispondere quando mi ammonivi, sebbene non te lo avessi fatto capire, soffrii immensamente! Ma compresi il tuo dolore, le tue ansie continue perché so che chi ti fece dire quel velato rimprovero fu il tuo grande amore materno! Perdonami ancora una volta, mamma, e credi che se in que-sti 6 mesi ho sofferto una delle cause fu appunto questa: che non ho pensato abba-stanza seriamente a te: io però ho pagato e sto pagando l’entusiasmo dei miei 20 anni! Tu, povera mamma, fosti immensamente legata alla mia catena. Io piansi per questo come tu invece piangesti per il mio stato che dura da troppo tempo per il no-stro vicendevole amore che tanto avrebbe bisogno di uno sfogo benefico e rassere-natore di ogni nube! Ma cosa avrà per testa il mio Albino?, dirai tu mamma. Niente,

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cara, solo mi sono permesso di parlare a chi mi vuole bene, come sempre ho fatto sinceramente, ed un poco anche col cuore. Dalle lettere che mi scrivi, mamma, comprendo come tanti mi abbiano seguito il gior-no fatidico, con le loro preghiere. Per me ringrazia di vivo cuore proprio come per il più bel piacere che mi abbiano potuto fare, i bambini di zio Liberato, gli zii stessi e tutti coloro che si ricordano di me in quegli istanti duri e penosi specialmente per te, veciota. Lo possiamo proprio dedurre tranquillamente che per me e per voi miei cari, dio ha stabilito altri disegni, per altre vie forse ci farà trovare la felicità cui tanto io e te mamma agognamo da così lunghi giorni! Dio è infinito e la sua Provvidenza ancor più infinita: disperare è andare contro dio: è non credere né io, né tu mamma, ci per-metteremo mai di perdere la cieca fiducia e speranza che abbiamo riposto così in alto. Attendiamo perciò calmi e sottomessi gli eventi siano buoni, siano cattivi. Ancora una volta se la sventura ci colpisse chiamiamo il capo e diciamo: È per il nostro bene futu-ro: sa il Cielo il perché. Solo così saremo l’un l’altro cristianamente degni e degni pu-re di chiamare Iddio “Padre Nostro”! Non la nostra volontà è quella che conta, ma quella suprema del Cielo. E con questo mamma ti ho detto ancora una volta: rasse-gnazione e pazienza con tanta Fede, come finora avesti in modo ammirabile. Per il re-sto ancora nessuna novità finora e speriamo per intanto di non sentirne parlare! E con ciò chiudo questa mia (che tu mamma cercherai di non nominare nei tuoi scrit-ti)che se ho l’occasione spero di far seguire da altre. Salutami tutti i parenti , ringrazia la cugina Virginia della sua lettera, ringrazia Vilde ed a chi chiede di me porta i miei saluti. Ricordami alla famiglia Dallapiccola. A tutti gli altri della famiglia scriverò un’altra volta: questa prima è per la mamma che copro da capo a piedi di bacioni fissi e di tanto affetto per sollevarle il morale. A tutti bacioni ed auguri sinceri. Pregate. Vostro aff.mo

Pino

24. Cartolina da Cadine della zia Cornelia

Cadine, 1–10 Caro nipote, ricordandoti con affetto tutti insieme con la ricordanza e promessa di fare quanto pos-so per te e per la tua famiglia. Tua zia

Cornelia Al mio caro fratellone giunga gradito li mio saluto, il mio bacio ed il mio augurio. Baci da Enzo. Aff.ma so-rella

Carmen Giunga a te il mio caro augurio di un presto arrivederci e un caro saluto

Nannino

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25. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 2–10–1944 Mio carissimo figlio. Avrei dovuto scriverti subito appena arrivata da Bolzano ma causa che ho rotto gli oc-chiali dovetti aspettare fino a oggi. Eccomi a dirti in primo che il viaggio fu buono, siamo arrivate alle 10 e mezzo, tutti già a casa dormivano, abbiamo raccontato l’esito del nostro viaggio e come ti abbiamo trovato bene, restai alquanto contenta trovarti in gamba col morale, e fiducioso in Dio, questo è che mi fece molto piacere. Io sto abbastanza bene come il solito i nostri pure, Enzo è un birbo dorme poco, e si fa servire molto bene. Ieri fu qui a domandare di te un tuo amico da Cadine cioè l’Albino del Sandro Miche-lin, mi disse che vuole scriverti e se può venire a trovarti causa che è Bolzano a lavo-rare e così non gli sta nessun sacrificio. Qui a Cadine fa molto freddo, incomincia l’inverno e i contadini sono molto preoccupati a raccogliere le patate e far la ven-demmia. Pure zia ha già raccolto le patate e quanto prima la vendemmia. Non pensare per noi che si soffra finanziariamente perché papà ho ricevuto 2000 £ e così si può procurarsi la legna per l’inverno e fare altre spese autunnali. Io spero che tu possa stare a Bolzano come pure Bepo. Rolando non ha ancora scritto dopo che è partito da noi. Termino coll’assicurarti che ogni giorno ti raccomando alla Madonna del S. Rosario, assieme a Bepin e vi mando la Benedizione del Signore col mio sincero affetto la tua indimenticabile

Mamma

26. Biglietto dal carcere di Bolzano

Bolzano, 5–10–44 Carissimi tutti e mamma diletta, ecco un’altra mia per tenerci più legati che possiamo finché possiamo! Se per te mamma, è una grande gioia ricevere qualche mio scritto, altrettanta lo è per me scri-verlo perché so quanto ti sollevano mie notizie, ed anche per me è una gioia parlare un pochino con i miei cari e con te mamma, mia vita e mio unico scopo per vivere. Da alcuni giorni attendevo che mi si portasse qualche tuo scritto e mai veniva! Tanta im-pazienza fino a questa mattina quando poter finalmente leggere la tua cara in data 2–10. Come al solito la lessi d’un fiato per sapere tue nuove e di tutti per intravedere tra le tue righe la forza del tuo grande animo, e del tuo immenso amore per me. Se sapes-si mamma quanto bene mi fanno le tue parole! Mi basta vedere la tua cara e ben nota calligrafia per giovare, perché si apra una vivida luce in mezzo al grigiore della nostra vita e della nostra condizione così piena di incognite. Finora il Cielo, in mezzo a tante prove, mi diede una grande gioia: quella di poterti avere ogni tanto una mezz’oretta tutta per me e quella di saperti sempre e nonostante tutto in piedi a capo della nostra disgraziata famiglia, disgraziata non solo per me ma anche per altri motivi. Ed io resi grazie al Signore di una grazia sì segnalata: perché io sono capace di sopportare ogni cosa, di essere sempre ed in ogni caso sereno: ma perché mi tiene alto e forte il tuo pensiero, la sicurezza del tuo infinito affetto ed anche la immensità del mio amore per te. Mamma, con te la vita è bella ed ha un valore anche qui dentro. Con te non si sente

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niente all’infuori del battito all’unisono dei nostri due cuori che vivono l’uno per l’altro. Mamma, coraggio dunque, non stancarti mai di attendermi: pensa che per noi, quando verrà, un giorno solo compenserà il lento tuo soffrire in tanti eterni, giorni! Ed eccomi a ringraziarti della tua cara che mi rassicuravi sulla tua salute e mi dice che sebbene un po’ tardi siete pure arrivate a casa. Non temere mai, mammina cara, che il mio morale si abbassi e lentamente mi lasci vincere da tutto ciò che mi circonda! Tu mi conosci: non sono il tipo. Quando la vita ha uno scopo ( e lo scopo sei tu) non c’è niente che possa vincere la costanza di un uomo forte. (Permettimi di chiamarmi tale perchè la vita a 20 anni m’ha fatto diventare per tutti uomo nel vero senso della parola fuorché per te: per te sono sempre il tuo “popo”). La mia preoccupazione non sei che tu: quando io so che tu stai tranquilla fiduciosa in Chi solo ci può aiutare, io ne ho ab-bastanza ed anche il mio morale s’alza, s’alza, fino a non pensare a ciò che mi circon-da ma solo a te “veciota” ed alla mia cara famiglia. Mi dici che a Cadine fa molto freddo: spero che sebbene sulla strada, la “nostra” cucina di zio Angelico, non sia troppo frigida da farti pigliare magari qualche malanno a te od al “bocia” od a qualcun altro! Io qui non sento ancora il freddo e sto come sempre benone! La sera facciamo la nostra orchestrina allegra con ogni sorta di strumenti occasionali e poi si fa filò fino alle 11. Io per tutti sono il Signor “Maestro”, rispettato e amato, allegro e sereno. Ogni giorno a pranzo asciugo la minestra e con un dado ed un po’ di formaggio ”grattato” mi preparo una buona pastasciutta che divoro con discreto appetito. Ogni tanto c’è un allarme, si scende in rifugio a fare una chiacchierata coi “soci” e poi si riprende la vita abituale. Così si passa la vita qui dentro cercando e quasi sempre ci riusciamo, di farla più comoda e più allegra che possiamo. Se ci vedesti certe volte quando a suon di or-chestrina si balla alla “vecia” come tanti rospi, magari con una scopa vestita in brac-cio, non crederesti che questi matti siano in galera! Così inganniamo i giorni ed i pen-sieri troppo insistenti. Per me la gioia così grande che mi ha recato la notizia che papà ha ricevuto 2000 £ e che così potrete far fronte alle spese più urgenti, non lo puoi im-maginare. Ho sofferto così dolorosamente quando, al colloquio, mi dicesti che a casa quasi, quasi si soffre la fame che non ti so dire: ancor oggi quando ci penso mi viene da piangere. L’ho sempre supposto, ma Dolores me lo nascose sempre: è una delle mie colpe ed uno dei miei più grandi dolori. Anche per questo una volta mamma, a Trento, ti chiesi il perdono per il male che vi ho fatto! Ma appunto perché sapevo cos’era la strettezza che sfiora la fame, sono qua dentro a pagare lamia idea! A propo-sito i Rolando, egli mi scrisse una letterina nera, nera: è di nuovo preso dalle sue stu-pide manie: purtroppo questa volta non gli sono vicino ad aiutarlo ed a sgridarlo. Pa-zienza, domani gli scriverò.

6–10–44

Riprendo oggi il mio scritto, interrotto ieri sera. Chissà, ho pensato tante volte, che qualcuno dei miei non sia geloso del bene che por-to a mamma, delle premure infinite che mi prendo per Lei? Io credo che tutti voi comprenderete il mio modo d’agire ed anzi lo approvate. Posso scrivere così poco che devo proprio parlare sempre a mamma cara. Quindi non credo ci sia bisogno mi di-scolpi. Sappiate solo che per me la famiglia con la mia veciota rappresenta tutta la mia ricchezza, la mia gioia, la cosa di cui maggiormente mi glorio e ne vado fiero, onorato di avere voi, miei cari, come genitori e come sorelle! Perciò con tali sentimenti pensa-te se io non vi penso tutti con la stessa intensità di affetti, tali che se potessi volerei da voi ad abbracciarvi in un unico grande, affettuoso amplesso. E credetemi è proprio la poca disponibilità di carta che non mi permette di accontentarvi tutti! Oggi solo posso

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rivolgere quattro parole ad ognuno proprio per non pigliarle il giorno ignoto quando ritornerò a mangiare “el minestron” di mamma, le fortaie di Ziotta ecc. ecc. Dunque caro papà come va? La mamma mi disse che ormai sei guarito dalla malattia di tempo fa e che lavori a riparare guasti a tutt’andare? Ma bravo il mio “vecio”! Sempre in gamba come il solito, senza alcuna preoccupazione per niente, calmo, imperturbabile, contento di avere un figlio all’Università così impara cos’è la vita, vero? Ma io scher-zo! Sono contento che tu stia benone come il solito e fra i tuoi “compari” del paese forse, forse ti sentirai meglio che a Trento, vero? Però, a dir la vera verità, se non ci fosse la mamma che mi parla di tutti nelle sue frequenti lettere per te papà ti saresti mosso poche volte a ricordarti di tuo figlio, vero? Lo so che fai fatica a scrivere, ma anche mamma quand’ero a casa io mi faceva fare il “segretario” ma ora che è il suo Albino che ha bisogno delle sue parole non si schiva di scrivere e mi dona buone, e care le sue dolci parole, la sua bontà affettuosa. Mi scriverai perciò babbo, qualche sa-luto ogni tanto? Lo aspetto e voglio vedere se ti ricorderai. Per il resto io so che tu sa-rai sempre in gamba, non brontolare, e soprattutto cercherai di aiutare la mamma nei suoi lavori quando siano per lei troppo pesanti, vero? e con ciò ti lascio sperando di rivederti presto. Dovrei parlare un poco anche alla mia cara Dolores che se scordassi e non pensassi a lei come ad una cui devo tanto, tanto da non potermi mai più sdebitar-mi, sarei il più disgraziato degli ingrati. Avrei da parlarti così a lungo che il solo pen-siero di farlo mi spaventa di non essere capace di ringraziarti abbastanza! Tu hai tutto il mio cuore, Dolores e nella vita il tuo Albino non dimenticherà la sua piccola, timida una volta, sorellina che per lui sfidò ire e pericoli ed incognite. Per ora abbi tutta la mia devozione sincera e quando sarò a casa mi sfogherò di tante cose che ci dovremo dire! A te non raccomando neppure di essere tutto per la famiglia perché lo so già da tempo. Ti piacque la lettera per Tonin? Ho fatto del mio meglio: non so se ci sono riu-scito! Ora a te Carmen vengo a ringraziarti del tuo costante ricordo per me, delle tue lettere mattacchione: tu sei sempre la Carmen di una volta forse con qualche più ma-tura riflessione in testa ora che hai famiglia e che hai visto che non è tutto oro quello che luce e che il cielo noi miseri mortali, non lo possiamo mai toccare. Sono lieto, e me ne congratulo con lui, che Nannino ti tenga preziosamente sotto una campana di vetro affinché non ti colga qualche malanno. Ed infatti io che supponevo quanto ti amasse tuo marito non ho mai pensato divederti venire a trovarmi né a Trento e meno che meno a Bolzano. In ogni modo basta la buona intenzione per me: per fare certe cose e correre certe vie bisogna sentirne il bisogno, vero? Cara, Carmen mi sono di-lungato anche troppo a chiacchiere; vedi ho finito la carta! Continua a ricordarmi con le tue lettere ed accetta le mie parole nel loro giusto significato. Alla tua cara fami-gliola tante belle cose, al nostro amato Enzo tutto l’affetto del suo povero zio galeotto. Carmen ti prego, tu non puoi lamentarti se la notte non fai le tue dormite. Non ne hai il diritto. Tu che sei felice a casa tua e sai che chi ti chiama, la notte, non è che il tuo figlioletto, carne della tua carne. Esser mamma, Carmen non dire che è una delusione! È la vita più bella e più grande che purifica la donna e la manda al Cielo delle virtù. Se tu sei capace di dare la vita per tuo figlio in pericolo non stancarti se ti si fanno le serenate notturne a base di: mmà, mmà! È la benedizione del Cielo! Salvo che tu poi non allevi come la nostra mamma un fondo di galera come sono io che allora la bene-dizione si cambia in maledizione. Naturalmente sono tutti scherzi, sebbene un po’ strani!! Io, cara Carmen, ti voglio tanto bene; non so se lo credi o piuttosto se ricordi i pugni che ti davo da piccolo; perciò vorrei che tu fosti appieno felice in un’oasi tran-quilla sempre vicino alla mamma di cui anche tu hai tanto bisogno come il tuo amori-no ha bisogno di te! Io vorrei che la felicità più grande ti arridesse perché tu sei una

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buona e brava mammina e Dio vuole bene alle mamme. Quindi è questo l’augurio più sincero: godi i tuoi giorni fra il tuo bimbo ed i tuoi affetti più cari. Sii vera donnetta di famiglia e fa che tutti ti amino come ti ama il tuo Albino. Spero di uscire almeno per portare alla Prima Comunione il nostro Enzo, no? In galera regna sovrano lo scherzo di ogni colore! Ciao Dimenticarmi di Ziotta sarebbe un delitto specialmente dopo aver mangiato il suo co-niglio così gustoso e che mi ricordò per un attimo i tempi passati le belle Domeniche col tonco! Ritornerò ed allora ci saranno vitelli invece di cunei. Spero zia che tu sia soddisfatta della campagna e che quest’anno, mancando io, abbia potuto metter via qualche quintale di uva in più, no? Ti ringrazio dei tuoi scritti, delle tue preziose pre-ghiere e del tuo eterno affetto per il tuo “Pero” che non ti scorda! Dii a Don Leone che si ricordi al Memento della S. Messa anche del tuo Albino! Spero che andrai spesso a trovare la mamma: falle buona compagnia e non lasciarla mai piangere, sai? Io ti salu-to e ti lascio con tutto il mio sincero affetto che mai diminuirà colla speranza di presto rivederti e “struccarti” ancora come una volta. Ciao Ziotta e tanti bacioni. In questi luoghi non si può scordare chi ci vuole bene: e per questo , mamma, che ti prego ringraziare caramente i popi del zio Bato ed anche lui e zia per le preci con cui mi hanno seguito nella mia vita di detenuto. Ringrazio dall’intimo del cuore e di loro che ogni tanto si ricordino di me che ne ho sempre bisogno! Spero che tutti i parenti stiano bene ed è questo anche il mio augurio. Salutami tutti loro e chi si ricordano di me. E zio Angelico come sta? E zia Pasqua? Fate loro speciali saluti e auguri. Tante volte mi è venuto in mente la zia Guglielma: si sa più nulla di lei? Ha scritto? Fatemelo sa-pere che sono contento. Salutatemi la famiglia di zio Ottone. Dolores ringrazia per me zia Maria, zio Vitale, ed Alba: porgi loro ogni mio più bell’augurio. Qualche volta portati Alba a colloquio che voglio vederla questa signorina! Ringraziate l’Albino del Michelin e ditegli che sono contento se mi scrive, magari con tutta la lega di Cadine. In quanto a venire a colloquio non lo credo opportuno perché il permesso viene dato a lui , viene negato a voi, no? A tutti saluti e auguri. Ricordatemi alla famiglia Povoli e Dallapiccola. Fate i miei ossequi a zio Roberto e Mirta per il loro silenzio: si vede che zio deplora le mie idee e si mantiene dignitosamente in silenzio. Peccato perché io gli ho sempre voluto bene più che agli altri zii. Questo però non per mendicare una paro-la. Mandatemi con la biancheria i bottoni da polsino. Finora nessuna novità. Speriamo sempre! Mamma e tutti ricevete il mio sincero affetto e tanti bei bacioni finché verrà il giorno che non occorrerà più soffrire! In gamba “veciota “, te lo dice, il tuo aff.mo

Pino

28. Biglietto dal carcere di Bolzano

Bolzano 19–10–44 Miei cari e mamma diletta, eccomi a voi ancora una volta per parlarvi un po’ di me dopo aver ricevuto, questa mattina una lettera attesissima, da te mamma adorata, in data 15–10. Già in preceden-za avevo ricevuto 2 cartoline, anche tue mamma, in data 4 e 9–10. Tu lo sai mamma che per me le tue care, affettuose parole sono balsamo e felicità , ed un tuo scritto è

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una gioia infinita solo un po’ più piccola di quello che provo quanto ti ho vicina al colloquio. Ma se non mi arrivano scritti di frequente non credere che mi arrabbi, mi offenda, no: perché so bene che la cameriera non l’hai, e che nella nostra povera fa-miglia il daffare non manca ed appena con la massima buona volontà si riesce ad ave-re un po’ di libertà la Domenica! (Ricordo, veciota, quando ti lasciavo sola, la festa, per andare al cinema, ed anche allora ne approfittavi per scrivere a qualcuno: ora pur-troppo scrivi al tuo Albino…). Dalla tua lettera, mamma, capisco che hai ricevuto almeno una due lettere delle mie lettere che ti spedii dal 1 di questo mese ed immagino che sarai stata contenta delle mie poche, sincere parole. Ora sai ho cambiato servizio, quel brutto servizio che ti ha fatto tanto dispiacere e quasi, quasi, me l’ha detto Dolores, anche piangere: come ripe-to ora sono qui in un comodo ufficio, con Bruno: scrivo, ed ogni mattina passo col mio capo–ufficio a distribuire ai detenuti la spesa giornaliera. Come vedi da capo–lavandaia sono passato ad un servizio più leggero e più mobile, certamente più confa-cente a me e più piacevole. Così ti tranquillizzerai anche tu povera mia mammina sempre col cuore gonfio per questo tuo mascalzone! Sono stato lietissimo del colloquio con Dolores, sebbene un po’ breve e godo che an-che la mia piccola cara ne sia rimasta bene impressionata! Ma se sei stata in ansia tu, mamma, per la nostra Dolores, non credere che io sia stato tranquillo! Lo possono dire i miei compagni quanto ero nervoso ed afflitto fino a quando ho saputo che è giunta sana e salva fra le tue braccia che attendevano agitate. Ed io ho anche pensato che sarà meglio, dato gli attuali pericoli che si corrono nel viaggiare, che Dolores e massima-mente tu mamma, sospendiate i vostri viaggi quassù per evitare che qualche inconso-labile sciagura colpisca i nostri cuori già tanto duramente provati! Se proprio, proprio desideraste vedermi, come è anche (vi dico la sincera verità) mio sommo desiderio, scegliete una giornata di cattivo tempo quando pure gli allarmi o, peggio, i bombardamenti sono esclusi! Vi pare? Io come al solito sto benone, il mora-le è sempre alto, e fra un salto ed un altro trovo sempre il tempo di riposarmi in Dio, facendo la mia S. Comunione tutti i giorni. Questa è la mia più bella e potente compa-gnia che mi da forza nell’attesa degli eventi. Fra il resto ora che sono in questo uffi-cio, ho anche la possibilità di mangiare bene e a sazietà e godo di una certa libertà. Qui tutti mi vogliono bene e mi trattano con molto rispetto anche i miei compagni di sventura, come tutti i miei superiori. Non posso realmente lamentarmi di nulla! La prossima volta che mi portate la biancheria ricordatevi di mettere alla camicia i botto-ni dei polsini! Se poteste con un po’ di sollecitudine arrangiarmi un paio di maglioni di quei neri che avevo nella cassa della divisa, sarei contento: con una cerniera, al col-lo credo che sarebbe a posto e per me qui mi servono molto perché per comodità, sto tutto il giorno senza giacca! Ricordatevene! Se puoi, mamma, (questo se potete!) mandarmi qualche scatola o d’acciughe o d’altro da mettere assieme a pane od alla pasta come condimento, e di latte in polvere o con-densato per mettere nel caffè alla mattina, sarei molto contento. Di questo, se te ne ri-cordi, ne ho parlato anche a te Dolores! E con le mie pretese credo di aver finito. Tu mamma penserai che, come a Trento, anche, qui ci siano allarmi sopra allarmi. In-vece no. Qua poche volte suona la sirena, ma purtroppo quelle poche….sono le giu-ste! Ma finora siamo stati fortunati come speriamo, con l’aiuto di Dio, di esserlo sem-pre, vero? Si, Dolores m’ha detto che tu Carmen sei stata ammalata e mi rincresce molto sai. Però mi disse che sei guarita ed in convalescenza. Il mio augurio più bello ora che il male è passato e che tu ritorni florida ed in gamba come prima; vero pilastro della tua famigliola dove sempre la mamma deve essere sana ed è indispensabile. E

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così la nostra Guglielma vuol essere sempre presente: sono contento e mi rallegrerei con lei se non sapessi che, povera figliola,ne ha anche fin sopra i capelli di quelle due che ha! Auguriamole almeno che questa sia un bel maschione erede degno di suo pa-dre per forza e di sua madre per gentilezza! Se le scrivete salutatemela tanto, chè sem-pre la ricordo! E così anche tu , veciota, stai meno male: tiri a campà insomma. Eh, lo so che proprio bene tu non puoi stare ma almeno speriamo che non ti caschino addosso mali più cat-tivi. Lo so che se anche venissero tu sei sempre buona pecorella del nostro Dio, che chini la testa mormorando la santa parola della rassegnazione, ma nonostante il mio augurio filiale e la mia preghiera quotidiana al Signore è perché ti guardi, ti protegga e ti conserva a noi che ti vogliamo tanto, tanto bene! Questi sono tutti giorni di ansia e perciò stringiamoci tutti attorno al santo legno della Croce per essere aiutati a soppor-tare ogni dolore presente e più ancora i dolori che ci aspettano in un domani che tutti si prevede triste e pieno di pianti. La divina Ostia che ogni mattina ci fa dimenticare un quarto d’ora le ansie, di questa terra nell’intimo colloquio delle nostre anime col loro Creatore, ci sia apportatrice di forza, di pace, di serenità. Assieme mamma le no-stre preghiere salgono al Cielo, al Dio che per gli uomini s’è fatto Pane di vita e per gli uomini ha dato se stesso nel Figlio. Quel Dio che tanto ci ha dato, darà anche un poco di felicità qui sulla terra ai nostri cuori tanto tristi sotto questa cappa di dolori! Coraggio mamma e guardiamo al Cielo: di lassù ci viene tutto! E tu lo sai bene: Tu che in tutte queste sofferenze hai trovato pur nel dolore, la forza di resistere, di sop-portare ed anzi di offrire tutto a Colui che ci prova perché ci ama! E così anche le instancabili mani di Ziotta per un po’ rimasero ferme! Credo sia stata una cosa piuttosto leggera se ora sta già meglio e può fortunata lei, con Dolores, pro-cedere alla raccolta del granoturco. Presto tute le raccolte della campagna saranno fi-nite, vero? Spero che la Tota sia rimasta contenta dei suoi prodotti ed abbia potuto sbrigare qualche suo affare com’è solita fare ad ogni stagione. Così il suo Albinone che le vuole tanto bene, le augura e spera. A te cara Ziotta il mio saluto cordiale ed il mio sincero augurio sperando sempre in un arrivederci per essere ancora a te vicino a seccarti ed a farti arrabbiare! Cara mamma sono proprio contento che tu mi faccia i calzetti di lana per cambiare quelli che porto: volevo proprio scrivertelo io. Li aspetto volentieri la prossima volta. Non temere, veciota, che il coraggio non mi manca e neanche la forza d’animo. Qual-che minuto solo mi scoraggio e cioè quando penso a te mamma che sopporti con me questi duri giorni: ma poi mi rassereno in Dio pensando che tu pure fai così, dolce mammina! E così pian piano mi decido a chiudere queste mie righe di colloquio con voi e con te mamma adorata, perchè desidero che tu legga al più presto quelle poche cose che ti dice il tuo vecchio, caro Albino che tanti ami e sempre più ti venera. Io non ho che da mandare a tutti voi miei carissimi i miei più cordiali saluti e sinceri auguri: lo so che pregherete senz’altro e sempre per me e vi ringrazio. Salutate per me la famiglia di zio Bato e ringraziate affettuosamente i cari piccoli, cuginetta che col loro Italo ricordano sempre anche il disgraziato cugino loro. Saluti cari ai parenti e conoscenti. Come va con zio Angelico e zia Pasqua? Ricordatemi sinceramente e con affetto al caro nostro Parroco don Francesco che sempre ho in mente. Pure lontano da 7 mesi ricordo sempre con affetto la cara famiglia Dallapiccola che mi salutate cor-dialmente. E poi a chiunque chiedesse di me ringraziatelo a nome mio e chiedetegli solo che si ricordi di me anche nelle sue preghiere. Saluti alla famiglia Povoli.

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A papà il mio caro affetto con un bacio su quei suoi baffoni. A tutti un abbraccio e tut-ta l’anima mia con tutto il suo forte amore alla mia mamma. A Dolores, Carmen e fa-miglia (specialmente al mio Enzuccio!) bacioni ed ogni bene dall’intimo del cuore. Per sempre vostro aff.mo

Albino che sempre ti pensa, mamma!!!! P.S. Fin’ora nulla di nuovo!! E la giacca verde pesante è pronta? Fate presto che l’aspetto perché incominciano i freddi quassù!!!

29. Lettera da Bolzano della sorella Dolores

Bolzano, 24–10–44 Carissimo, avanti partire da Bolzano voglio ancora mandarti un caro saluto. Mamma ha trovato molta gioia averti visto e trovato bene in salute. Speriamo tu possa continuare così. Come ti abbiamo promesso al colloquio ti mando le fotografie che desideri avere Speciali saluti a Bepo, Bruno e a tutti i tuoi compagni. Con la speranza di poterti ve-dere ancora una volta avanti partire ti saluta e ti bacia tua aff.ma sorella

Dolores Mio carissimo figlio. Mando anch’io il mio più caro e sincero saluto con la speranza che tu possa rimanere al tuo posto, così verrò ancora a trovarti. Saluti dagli zii, ti bacia e ti benedice la tua aff.ma

mamma

30. Cartolina da Cadine di mamma Fosca

Cadine 25–10 Mio carissimo figlio. Arrivate felicemente all’una e mezza di notte, noi tutti stiamo bene, come spero sia di te. Fui contenta di averti trovato in gamba, e rassegnato ad ogni evento. Sai che la prossima volta viene a trovarti papà, sei contento? Probabilmente lunedì prossimo se altro non succede. Saluta tutti per noi, e tu abbi il più tenero amplesso dalla tua aff.ma

mamma che non sa scordarti un solo istante Questa è stata l’ultima lettera che Albino ha ricevuto nel carcere di Bol-

zano, perché, con sentenza passata in giudicato, veniva trasferito al peniten-ziario di Innsbruck ― non ho la data di questo evento–.

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2. In carcere ad Innsbruck

1. Lettera dal carcere di Innsbruck

Innsbruck,10–11–1944 Mia carissima mamma, eccomi ancora a te, come speravo, a dirti due parole di me. So che attendi con ansia dopo la mia partenza, mie nuove e sono lieto che posso mandartele buone. Dopo un viaggio ottimo siamo giunti di sera alle locali Carceri le quali in confronto a quelle di Trento e Bolzano sembrano un regno. Abbiamo in camera un calorifero, il bidet, il la-vandino, una tavola, sedie e si mangia tre volte al giorno, cibi buoni e sostanziosi. Co-sicché a noi sembra di essere passati dalla strada in un palazzo. I superiori ci trattano bene e non ci accorgiamo neanche di essere in un’altra città. Spero che abbiate ricevu-ta la lettera che ti ho scritto da Bolzano. La mia preoccupazione naturalmente sei sempre tu con la tua misera salute. Ma spero che tu ti sia già rasserenata e sia tornata la cara mia mammina di una volta. Le nostre preghiere e la nostra rassegnazione ci diano la pace nel cuore e la forza di attendere il giorno che potremo vivere nuovamen-te felici. Voglio credere che voi tutti stiate bene e passate bene i vostri giorni come del resto è di noi qui. Siamo partiti in 15 da Bolzano fra i quali ci sono Bepo, de Zorzi e Costanzi. Immagi-natevi la gioia di partire assieme! Speriamo di poter continuare a vivere assieme fino alla fine della nostra pena. Di star qui a Innsbruck non si è sicuri. Probabilmente sa-remo mandati al lavoro: dove non sappiamo. Fra un giorno, fra 15, fra un mese? Non sappiamo. In ogni modo state tranquilli che ovunque andiamo qui ci trattano benone, tanto da meravigliare noi stessi, abituati alle scortesi maniere dei Carcerieri italiani. Queste notizie e la certezza e la certezza che stiamo bene ed in mia compagnia favori-te scriverle alla famiglia di Bepo, di de Zorzi e di Costanzi. Per de Zorzi parlate con Viberal che sa l’indirizzo e per Costanzi con Gentilini. Per Bepo scrivete alle Perugini e ad Elia. Non meravigliatevi se non riceverete più posta perché posso scrivere solo ogni 4 mesi e se siamo sul lavoro, chissà se potrò scrivere. Perciò tu mamma accon-tentati di queste mie righe e sapendomi in forte in salute non inquietarti troppo come so che sei usa fare. Io ti penso sempre: tu accompagnami con le tue preghiere ed abbiti i miei più sinceri auguri con un’immensità di bacioni per tutti. Saluti a tutti voi miei cari, ai parenti e conoscenti dal vostro aff.mo

Pino P.S. Con me c’è pure Defant Claudio, quello che abitava vicino a noi al n. 12.

2. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 26–12–1944 Mio carissimo figlio. Con mio sommo piacere l’altro ieri ho potuto avere il tuo indirizzo nuovo che la mamma del tuo compagno gentilmente c’inviò. Non puoi pensare come triste mi pas-sò il giorno di Natale priva degli scritti del mio caro e unico figlio, il mio pensiero ti segue ovunque, non passa un battito del mio cuore che pensa cosa farà, insomma ora avendo saputo che ti trovi con un nostro conoscente e che state più bene che qua a Trento e Bolzano, questo fu per me un sollievo, spero che fra breve avrò tue notizie

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che sarà per me il piacere più grande che soddisfi il mio povero e stanco cuore. Noi stiamo tutti bene come il solito, papà è alla posta come sempre, Nannino e Carmen la-vorano, Enzo fa progressi, incomincia a chiamare papà e mamma e conosce nonno specialmente che gli vuole un gran bene. Noi ce la passiamo sempre seccati da all’armi continui. Ziotta sta preparandosi per andare a Arco dalla Guglielma che sta aspettando il nuovo neonato, sperando che tutto vada bene. Tutti i giorni ti ricordo come sempre nelle mie preghiere, il Signore che ricevo quoti-dianamente nel mio cuore ci accompagnerà e ci farà da scudo in questi momenti oscu-ri che ci troviamo. Altro non ho da dirti che sto in attesa di un tuo scritto. Tutti gli zii e cugini ti salutano e ti baciano. Termino col mandarti la Benedizione del Signore e stringendoti forte al mio cuore ti lascio nel Cuore di Gesù, tua aff.ma

mamma Carissimo figlio. Voglio anch’io mandarti il mio più sincero augurio per [il] nuovo anno che spero non sarà tanto lontano il giorno che ci raggiungeremo tu[t]i assieme. Il tuo bab[b]o ti bacia e ti attende. Caro Albino, la tua sorella non sa scordarti un solo istante, vorrebbe con ansia volare fino a te ma ora è impossibile. Il mio pensiero è sempre teco, promettendo di ricordarti nelle mie preghiere. Saluti ai tuoi compagni. Ti bacia con affetto tua aff.ma

Dolores P.S. A voi tutti i più sinceri auguri di un buon termine e miglior principio.

3. Biglietto scritto dal di Innsbruck

Innsbruck, 12–1–1945 Mamma diletta e miei carissimi, eccomi a cogliere un’altra occasione per scrivervi mie notizie che spero avrete già a-vute. Io sono ancora qui con Bepo, Lino e Costanzi sempre all’Università locale in fe-licissime condizioni, meglio che in Italia. Mi mancano solo vostre notizie di cui sono ansioso non sapendo nulla di chi più amo e per cui solo vivo. Non preoccupatevi per me che sono calmo e tranquillo al caldo, pulito e fiducioso che giunga anche il mo-mento che possiamo riabbracciarci. Soprattutto non perdetevi di coraggio, tu mammi-na in special modo, per la mia lontananza. Vi consoli il pensiero che sto benone e vivo tranquillo in attesa degli eventi. Scrivetemi presto vi raccomando e cercate di far im-postare le vostre lettere qui in Innsbruck che altrimenti ci impiegano al massimo un mese ad arrivarmi. Io spero ed auguro che stiate bene. Auguri a mamma per il suo prossimo onomastico, ed ogni affettuoso bene a te mamma per il tuo se per allora non posso scriverti. Puoi immaginarti veciota l’intensità affettuosa con cui ti penso e con te voi tutti miei cari. La notte mi sogno sempre e nelle mie preghiere vi ricordo soprat-tutto. Qua abbiamo tanto tempo da pregare! Io vorrei soprattutto che la tranquillità continui a regnare fra voi senza che alcuna ansia vi turbi per me. La Provvidenza ve-glia sempre sui suoi figli e di ciò non ha che da ringraziare sempre Iddio. Miei cari , io vi lascio perché ho fretta di consegnare il presente, ricordate che sono in attesa di vo-stre nuove e frequenti anche. Con l’augurio più bello per voi miei cari, per te mamma

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vita mia, e con tanti bacioni vi lascio. A proposito: anche qui Natale e Capodanno ce l’hanno festeggiato benone, e voi? Saluti a parenti e conoscenti. Pregate tanto e fate pregare e sursum corda, coraggio sempre!!!! Vostro aff.mo

Albinone che non vi scorda

4. Lettera da Cadine della sorella Dolores

Cadine, 14–1–45 Carissimo Albino. Da che ci è stato possibile avere il tuo indirizzo mamma ti scrisse più volte sperando di avere una tua risposta. Però finora nulla ancora ci è giunto. Voglio sperare che tu sia in ottima salute e che tu possa trascorrere i giorni bene sempre sorretto dall’aiuto di Dio, di quel Dio che ogni giorno preghiamo e facciamo pregare da quanti ti voglio-no bene. Speriamo che questa mancanza di tue nuove sia dovuta al disguido di posta e nulla più. Quando ti sarà possibile di scriverci facci sapere dove ti trovi e se è possibi-le poterti mandare qualche pacco. Non farti riguardo perché a noi nulla preme. E di salute come stai? Come ti passano i giorni e i tuoi compagni come stanno? A loro il più caro saluto. Ed ecco a parlarti un po’ di noi tutti. Mamma sta abbastanza bene. Sempre ti pensa e prega molto per te. Papà è al suo solito servizio che ora si è limitato ad essere interno. Carmen e Nannino sempre al solito lavoro, sono felici del loro Enzo che si fa ogni giorno sempre più carino. Vedessi com’è bello, una vera consolazione dei nonni che se non ci fosse lui alle volte sarebbero tristi. E della tua Dolores cosa devo dirti? Lavora in sartoria e sta più che le è possibile vicino alla mamma per non farle fare a volte brutti pensieri. E il suo Tonin? Il suo Tonin è tanto tempo che non scrive perché sono rotte le comunicazioni, figurati che è ancora dal 4 settembre. Come è cattivo, nevvero? Si caro Albino non avere preoccupazioni per noi perché qua la vita non è proprio brut-ta. Si vive sempre con la fede nel cuore, unico sostegno in questi tristissimi giorni. Pensa che la tua famiglia, finché io sarò sana, nulla avrà da soffrire, perciò sta in gamba e pensa al tuo benessere e in alto il morale. In gamba, dunque, che sei Trentino e sii orgoglioso. Chissà quanti pensieri farai al vedere la mia gallinesca calligrafia, invece che quella della mamma. Ed ecco tutto: oggi, essendo domenica, la mamma, come al solito, mia ha autorizzata allo spoglio della posta e così io ho voluto utilizzare questa sua autoriz-zazione anche per te. Domani ti scriverà anche la tua veciota. Mi sembra di averti detto tutto, così termino per poi riprendere fra qualche giorno. U-nisco ai saluti di tutti i parenti della metropoli di Cadine speciali quelli di Vilde e della cara Pasoti che mai ti dimentica, da Rolando che si trova sopra Bolzano con la Flach. Rinnova i saluti ai tuoi compagni. Da me un, caro Albinone, abbi i più sinceri auguri di poterti presto o avere almeno qualche notizia. Tante cose belle da parte di mamma, papà, Carmen, Nannino e da Enzo bacioni al[lo] zio barba. Con la promessa di ricordarti sempre al Signore, mando tanti bacioni. Tua sorella

Dolores

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5. Biglietto dal Carcere di Innsbruck

Innsbruck, 30–1–1945 Miei carissimi e mamma adorata, colgo a volo l’occasione che mi si presenta per mandarvi due mie parole. Io già diver-se volte vi scrissi e spero voi abbiate già ricevuto qualche mia lettera. Vi dico solo le poche cose necessarie per rassicurarvi sul mio stato. Anzitutto, come saprete, io sono qui all’Università con Bepo, De Zorzi, Costanzi e diversi italiani. Sto benone di salute ed anche come ambiente mi trovo benissimo. Voglio proprio che credete alle mie pa-role: mi trovo meglio che in Italia. Massima pulizia, cambio biancheria settimanale, camere riscaldate col termo e, quel che più conta, 3 pasti giornalieri, abbondanti, buo-ni e nutrienti. Dapprincipio restammo in attesa di partenza per altre destinazioni, ma ora i bombardamenti ci hanno procurato lavoro qui. Infatti da 15 giorni circa lavoria-mo assieme fuori del fabbricato. Lavoro comodo e leggero per 7 ore al giorno con supplemento pane, margarina e salame. Ora siamo sistemati proprio bene e non atten-diamo che di terminare gli “studi” per volare in braccio ai nostri cari. Un’altra volta senz’altro vi scriverò più a lungo: un romanzo che accontenti le vostre attese. Il mio pensiero è sempre a voi, a te mammina in modo speciale. Io mi cruccio solo per que-sta assenza di notizie da parte vostra. Tuttora voglio sperare che ogni cosa, lì a casa, proceda per il meglio. Vorrei sentire tante cose di voi dopo tanto silenzio. Perciò cer-cate di far impostare i vostri scritti qui ad Innsbruck stesso per mezzo di qualche fer-roviere italiano che fa servizio su questa linea altrimenti la posta impiega, al minimo, 1 mese o 2. La brutta stagione sta per andarsene e spero che nessun malanno abbia colto nessuno di voi. La salute soprattutto spero sia buona. Tu mamma col tuo fisico debole, col tuo cuore come stai? Spero che la mia partenza non ti abbia procurato dei malori. Coraggio, e forza sempre che tutto ha un fine e speriamo che perciò che ci ri-guarda tale parola non sia lontana a quanto pare. Il morale è sempre altissimo e otti-mo. Il pensiero della mia famiglia mi da sempre novella forza, e gioia anche qui lon-tano. Così sia di voi! La fede in Dio ci sostenga e la preghiera alimento vitale. Pre-ghiamo assieme e fate pregare che Dio sia con noi. Salutate tutti i parenti e conoscen-ti. Io sono qui con un cognato di Don Francesco. Ditelo al nostro parroco e salutate-melo particolarmente. Alla famiglia Dallapiccola il mio ricordo. A voi tante belle co-se, tanti bacioni e a te mamma l’anima mia con tutto il mio affetto. Coraggio e fede. Non mea sed tua voluntas fiat, Domine! Bacioni cari dal vostro aff.mo

Albino Saluti a Rolando e Guido Viberal. Scusate la calligrafia ma ho fretta! Questa è stata l’ultima lettere che Albino ha scritto dal carcere di In-

nsbruck. Le rare volte che lo zio si lasciava andare ai ricordi raccontava qualche episodio di quella triste esperienza, come quando il carcere tirolese era stato colpito dalle bombe degli alleati divenendo inagibile, così che egli era stato trasferito ― unitamente al suo compagno di sventura Beppino Ca-donna ― in Baviera, a Bernau am Chimsee.

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3. Albino nel lager di Bernau am Chiemsee

1. Lettera dal Lager di Bernau

Bernau am Chiemsee, den 19 marzo1945 Miei carissimi e mamma diletta, eccomi con grande piacere a voi per darvi mie nuove. Dopo un viaggio felice giunsi con i miei inseparabili compagni alla nostra nuova destinazione: Bernau am Chiemse-e. Dopo una settimana posso dirvi di stare veramente bene per tutto. Principalmente perché essendo alla periferia di un piccolo centro di campagna, non corro alcun peri-colo di bombardamenti. Così potete stare tranquilli anche voi, tu mamma in special modo. Anche qui siamo al lavoro. Io in una segheria e deposito legnami, Beppo è giardiniere e De Zorzi è in un gran magazzino di patate. Come vedete, tutti mestieri, ringraziando la bontà dei miei superiori che possiamo anche noi fare che non siamo lavoratori di professione. La salute non manca mai per fortuna; così spero ed auguro sia di voi miei cari. Ieri ho fatto la Comunione pasquale: immaginate che gioia e quan-to pregai per voi! Pregandovi di scrivermi a lungo per avere un po’ di vostre notizie io vi lascio miei cari. Spero che la Pasqua l’avrete passata bene anche senza di me. A papà tanti auguri pel suo onomastico! A te mamma con la raccomandazione di avere cura di te stessa un sincero amplesso ed un caro bacio. Alle care sorelle, cognato e ni-pote il mio affetto. Saluti a parenti e conoscenti. Rinnovo ogni bene il vostro aff.mo

Albino

2. Lettera dal lager di Beppino Cadonna ad Albino

31 marzo 45 Mio caro Albino! Se potrà giungerti questo bigliettino, esso verrà a portarti qualche notizia che non pos-so darti a voce. Innanzi tutto voglio augurarti di tutto cuore una buona Pasqua, auguri che ripeterò nelle preghiere al Signore: auguri che parteciperai ai compagni se c’è l’occasione. Ed eccoti qualche mia notizia: la nostra forzata separazione e il trovarmi quasi solo mi ha addolorato particolarmente i primi giorni, ma con l’aiuto di Dio mi sono fatto coraggio e forza e mi sono così adattato abbastanza bene. Di soggiorno so-no collocato nei bagni adattati a camerate, siamo in 34 ora tutti giardinieri cechi, tede-schi, francesi, altri italiani solo io, Collesel e uno di Trieste, in più uno spagnolo. Noi tre oriundi da Innsbruck ci facciamo compagnia alla meglio. Siamo su tavolacci con paglia ma grazie a Dio sto bene e dormo anche senza soffrire. Di lavoro si va a sbalzi: ora c’è una guardia un po’ stramba, ma non è cattiva: si tira meno male e sto zappando i campi qui attorni. Per il mangiare si sopporta con pazienza: siamo nella stessa linea: Dalla fame per ora non moriremo e colla speranza ci si sostiene. Speranza che si fa sempre più viva a sentire tante belle notizie: ma poca occasione di leggere il giornale, senti quasi solo notizie riportate e forse tu sarai più informato di me. Comunque ora coll’avvenuto inizio degli sbarchi aerei e con l’offensiva a largo raggio si dovrebbero essere giunti all’ultimo atto: infatti si nominano già città quasi nel cuore della Germa-nia. Quindi sum corde [sic]: (scusami, non offenderti: lo so, bene, che non hai bisogno che ti faccia coraggio….!). C’è una novità: è giunto qui l’altro ieri il Cancelliere as-

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sieme al C……: per ora sono la nella stazione in attesa. Da Innsbruck nessuna nuova notizia: la nostra lettera non l’ha ancora potute spedire e le ha lasciate a Fosca. Ti sa-lutano e ti augurano. A proposito ieri …… l’abbia fatto anche tu. Vedi Lino? Saluta-melo tanto e fagli auguri e alcuni giorni fa l’ho visto un po’: mi diceva che andava a lavorare a Rosenheim. Lino è partito e mi ha lasciato i saluti e l’abbraccio per tutti voi. Spero di vederti e parlare un po’. Fammi sapere tue nuove se avessi il giornale fammelo avere se puoi. Io ti ricordo tanto, tanto, sempre: così sono sicuro tu farai di me; la preghiera unisce i nostri cuori. Sto bene sono tranquillo e sereno più che possi-bile. Si tranquillo per me. Ti abbraccia il tuo

Beppino Saluti a Plank

3. Lettera dal lager di Bernau di Albino a Beppino Cadonna

7–4–45 Carissimo Beppo, eccomi a te con 2 mie righe tanto per mantenere ancora più vivo il grande affetto che ci lega. Tante volte in questi giorni di pessimo tempo ho pensato a te e di te parlato con Plank mio ottimo compagno di lavoro, alla tua salute. Io spero che nonostante i possibili malanni tu stia ancora bene, eccetto qualche raffreddore! So che, come me, sopporti tutto pensando che la va proprio a strappi come dice il “ciaceron” che sento ogni sera dopo cena e come mi mostrano i “sottolineamenti” sulle carte che vengono ogni giorno in modo vertiginoso. Del resto avrai già sentito qualche notizia di guerra, città che cambiano di padrone. Incerte le manovre all’ovest che si mantengono in di-rezione media Germania confinate […] per tagliare verso Monaco; più chiare all’est che parlano chiaramente sulla situazione in Austria dove si parla di Vienna. Insomma va proprio a gonfie vele! Con un po’ di pazienza io sono sicuro che fra non molto ve-dremo profilarsi all’orizzonte i verdi virgulti delle vigne lavisane e credo che possia-mo già annusare odore di paterne stalle come lo stanco bue che torna da lungo viag-gio! Ti ho visto lavorare l’altro giorno ed ho notato, se non sbaglio, la tua fatica con quella maledetta zappa! Coraggio , Beppo diletto, coraggio ed in Dio su col morale!! Tirare i denti che non molto abbiamo davanti. Questa speranza e la grande Fede forza dei deboli, e degli oppressi siano il viatico che leniscano certe asprezze. Il tempo va fra una Karotesuppe ed un piatto di P[…]ffeln lieti di annunziare di coscioni di pollo, spaghetti alla napoletana, pane bianco e vino, […] Inviti a cena! Il morale è sempre ottimo e la salute pure, la fame pure! Io spero di vederti alla S. Messa e così nella di-vinità del momento passare quelli attimi consolatori vicino a te e lurida Beppina! Non senti la nostalgia delle mie brontolate? Fai ancora il geometra col pane? Beato tu. Io non riesco neppure a riceverlo che è già mangiato. Che epicureo dirai tu, ma lascia perdere. Scrivo sotto speciali molesti stiracchiamenti di budella! Mario e Plank ti salu-tano. Tu salutami caramente Lino se lo vedi ed il Cancelliere il quale mi sembra un morto che cammina. Poveraccio è molto abbattuto! Carissimo Beppo io non ho altro da dirti se non che di stringere i denti ed alzare il morale con un buon colpo di mano-vella al buon umore. Prega e preghiamo assieme affinché Dio ci faccia la grazia di tornare presto alle nostre case! Ciao e tanti bacioni dal tuo aff.mo

Albino

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4. Lettera da Cadine di mamma Fosca

Cadine, 22–4–1945 Per sempre mio carissimo. Oggi giorno di festa e come al solito voglio consacrare la sera per scrivere al mio caro figlio, sperando che ora sarai in possesso dei nostri scritti che di frequente ti mandia-mo. La tua salute auguro sarà buona come fino a ora possiamo ringraziare Iddio pure noi tutti. Sono sempre vicina a te con la preghiera che mi da forza di lottare in mezzo a tante privazioni e ansie che si presentano [in] questi momenti tristi. Da lungo non sappiamo di te, questo è quello che più mi fa soffrire, non avendo tue care parole di conforto, ti sento vicino mi sembra sempre di vedere la postina a portarmi una lettero-na del mio caro Albino, speriamo non sarà lontano il tuo scritto acciò possa saziare le mie brame. Papà è andato a fare due passi come il solito alla cooperativa, Dolores a far visita a Mirta e Carmen e Nannino sono in sartoria col suo caro Enzo che dorme. Enzo è di-ventato grandicello e fa i primi passi, è bravo, manda baci al suo caro zio lontano, è la gioia di tutti noi, sai che ci conosce e chiama mamma, papà, nonni e zii con una certa certezza più unica che rara. Qua passiamo una vita fra un allarme e l’altro, per ora qui non c’è nulla di nuovo, avrei tante cose da dirti ma cosa vuoi su una carta poco si può dire, ci serberemo tutto alla fine della guerra. Tutti gli zii ti mandano i più cari auguri di un presto vederti, parliamo spesso di te e i cari cuginetti, si accostano spesso alla S. Comunione pregando per te assieme al loro caro Italo che da lungo sono privi di nuove. Noi passiamo tutti d’accordo specie con ziotta che ci aiuta in tutto. Adesso non so più cosa dirti altro che mandarti i miei più sinceri auguri pel tuo natalizio. Credo che avrai ricevuto un’altra mia che ti facevo gli auguri. Il mio più caro augurio con un mondo di belle cose da farne parte ai tuoi compagni e mandando a te la Benedizione del Signore ti bacia la tua aff.ma

mamma Carissimo Albino, non puoi pensare con quale ansia noi tutti attendiamo tue nuove. Come già ti disse mamma dal 30 gennaio ad oggi più nessuna notizia di te ci è giunta. Speriamo e augu-ro di cuore che ciò non sia dovuto che alla mancanza di servizio postale. Ti immagino bene in salute, felice assieme ai tuoi compagni di Trento, sempre fidu-cioso di presto abbracciare i tuoi cari. Bepo come sta? Giorni fa ho visto la sua cara Elia che dice di attendere da lui un caro scritto. Abbiate coraggio, cari compagni, non sarà lontano il giorno che tanto sognate. Sempre vi penso e vi ricordo al Signore. Abbiate fiducia nella Mamma celeste e vedrete che non lascerà trascorrere il mese di maggio senza esaudirvi. Mando a te, caro fratello, e ai tuoi compagni i miei migliori auguri. Un abbraccio e un bacione. Tua sorella

Dolores Mio carissimo fratellone. Come al solito anch’io voglio mettere alcune righe per te. Sono certa che la tua salute è ottima come di ciò ti posso assicurare che lo è di tutti noi. Enzo si fa sempre più ca-rino e fa certi discorsi che non si sa se siano arabi o aramaici ma di sicuro sono stram-palati. Nannino è sempre il solito e ti manda a salutare. Enzo bacia il suo zietto vuol

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ben conoscere. Da abbiti tanti auguri per il tuo natalizio assieme a tante cose belle, mille affettuosità, cento saluti e mille, mille bacioni. Tua aff.ma sorella

Carmen

5. Biglietto scritto dal Lager di Bernau

17–6–45 Mamma adorata e miei carissimi, eccomi con uno dei tanti biglietti che affido ai diversi italiani che presero la decisione di abbandonare il Carcere per farsi a piedi, coi relativi pericoli, la strada per giungere in Italia. Eccovi mie nuove: non so se avrete saputo della nostra partenza da Innsbruck per la Casa di lavoro di Bernau, al 9 marzo. Qui fummo assegnati a diversi lavori e fi-no al 4 maggio passammo giorni più o meno tristi ed … affamati! Ora tutto è passato e, venuti gli americani, vivo come da pascià. Io con la scusa del mio male di stomaco sono fra gli ammalati e godo di un cibo di accezione: ho appena mangiato un ultra condito brodo di maiale ed un magnifico pure di patate, pane bianco, ½ l. di latte e mi sto fumando una sigaretta mentre penso al felice momento in cui potrò riabbracciare i miei cari, specialmente la mia adorata mammina, idolo mio, speranza del mio cuore, forza in tutte le sofferenze del mio spirito. Come vedete io sto benone e così Beppo che si è fatto ficcare anche lui tra gli ammalati. Stiamo facendo la vita del beato por-co! Si mangia, si dorme, si va a passeggio, c’è una sola pena in cuore: la famiglia. Co-sa sarà in Italia: come staranno i miei cari? La mia mammina? Io voglio sperare che tutti siate in gamba come sempre anche tu mamma. Ed io prego sempre Iddio, che ri-cevo quasi ogni giorno, di proteggere i miei cari e farmeli presto riabbracciare. Ho tanta voglia e ne sento tanto bisogno! Di muovermi di qua di mia iniziativa io non mi sento per i motivi che, quando ritornerò, vi spiegherò. Però c’è da armarsi di santa pa-zienza perché per il rimpatrio si va con molta lentezza, mi pare. Io credo che al mas-simo per la vendemmia saremo tutti a casa. Qui siamo i 3 amici: io, Beppo e De Zorzi che ci vogliamo bene e ci teniamo allegra compagnia. Non pigliatevi pensiero per noi che siamo in villeggiatura qui in Baviera, attendeteci sempre con la fiducia che ormai la tempesta è passata, ringraziando Dio, senza toccarci. Bacioni fissi vostro

Albino

6. Lettera dal lager di Bernau

Bernau am Chiemsee, 19–6–1945 Diletta mamma e carissimi tutti, Eccomi ancora a voi con uno scritto. Spero che anche questa mia arrivi a portarvi un po’ di tranquillità sul mio conto dopo tanti giorni, che sono lunghi e penosi, passarono senza portarvi alcuna nuova del vostro caro lontano. In breve vi racconterò qualcosa di me, della mia vita, specialmente dopo la tanto temuta partenza da Innsbruck. A proposito, per avvertirvi di ciò io avevo lasciato una letterona bella per te mamma, ad un amico compagno di lavoro che rimase ad Innsbruck, ed un biglietto a quel mio compagno da Pinè che lo spedisse col solito mezzo. Io spero che almeno uno dei due scritti vi sia giunto a spiegare il mio silenzio ed a dirvi le mie nuove, ultima meta. Co-sicché meno che ce l’aspettavamo e quando finalmente si aveva incominciato a stare

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bene tanto per il mangiare, quanto per il trattamento in generale, in un triste giorno di marzo, l’8, mentre si stava spalando neve allegri e beati, ti giunge una guardia con l’ordine di partenza per Bernau, Stabilimento penale, di lavoro e di fame nera. Un po’ impensieriti per quello che poteva accaderci al nuovo carcere, e col cuore stretto per-ché, ancora una volta ci si allontanava sempre più delle nostre cose adorate, partimmo rassegnati e fiduciosi in Dio che in ogni momento devo dire ci fu sensibilmente vicino da quel lontano tragico “marzo 1944” ad oggi. Al 9 arrivammo a destinazione: per una settimana: per una settimana fino a che si procedeva alle formalità per registrarci, fo-tografarci, visita medica, vestiario restammo a dormire su pagliericci a terra in un lu-rido corridoio semi–interrato in più di 150 persone di ogni nazionalità. Dopodichè ci furono assegnati i lavori secondo i nostri fisici ed i vari dormitori. Io fui assegnato ad una grande segheria del Carcere dove feci ogni lavoro dal più leggero al più pesante per 2 etti di pane, ½ litro di caffè–acqua al mattino e ¾ di litro di Wassersuppe ai due pasti. Non potete comprendere la fame che dilaniava i nostri poveri stomaci. Beppo fu assegnato alla squadra “Giardinieri”: zappare l’orto, seminare, ecc. E Lino De Zorzi fu mandato a cernere patate per un po’ di tempo poi fu messo nella squadra che girava per campi e prati a spargere letame. Costanzi invece fu mandato in uno stabilimento come radiotecnico, nei pressi del lago di Costanza, come credo, tirammo avanti così fino al 3 maggio u.s. mattina in cui, le prime colonne francesi e poi americane, entra-rono nel nostro Stabilimento a portarci il benessere e la libertà. Ci sembrò di ritornare alla vita! Si vedevano vagare nei piazzali degli scheletri viventi, resti dei lavoracci più pesanti. Ora non si riconoscono più: si vede, in giro, uomini abbronzati dal sole e grassi come non mai per via del riposo e del cibo abbondante. Io fra il resto peso kg. 78. Come sapete io ho sempre pesato 67 kg.: ho fatto un bel balzo, non è vero? Visto però che il vitto dell’infermeria era più buono del comune, con la scusa del mal di stomaco mi feci mettere in una cella ammalati. Un piccolo stanzino tutto per me, vici-no a quello del mio inseparabile Beppo. Lui è da tempo fra gli ammalati per via dei suoi soliti formicolii. Così mangio da Papa: ¾ di caffè–latte dolcissimo al mattino, ¾ di kilo circa di pane bianco per tutto il giorno, ½ l. di latte al mattino ed alla sera; a pranzo ed a cena 2 piatti: sempre ¾ di l. di brodo di carne che fa resuscitare i morti (tra parentesi, in vita mia non ho mai visto simili brodi!), e come secondo o ¾ di litro di gries col latte, o pasta col latte, o pane col latte, o orzetto col latte e sempre molto dolci, oppure un fantastico pure di patate al burro; in più il confort delle sigarette ogni giorno. Come vedete anche voi, con questo cibo, il riposo totale, qualche passeggiata nei dintorni del paese o fino al lago, si può ben anche raggiungere il quintale! Quasi ogni giorno io e Beppo facciamo la Comunione, per avere sempre con noi Gesù che tanto bene ci volle! E quando il Signore è con noi lo preghiamo tanto per i nostri cari lontani, che li aiuti, dia loro salute, pace nel lavoro e calma spirituale anche nei nostri riguardi. Io in particolare prego per la mia mammetta affinché abbia sempre dal Cielo la forza, la pazienza di attendere il mio ritorno, ora che è sicura che sto benone e sono sempre in gamba mentre mi alleno con le belle kruke di Bernau a baciare, giacchè in 15 mesi ho quasi dimenticato come si fa (accettate lo scherzo!!). Ma, dirai tu mamma, tutte belle cose queste, ma perché stai bene lì non vorrai per caso piantare radici! !Quando pensi di tornare? Il rispondere è un po’ difficile: se stesse in me stai pur tranquilla che sarei volato a te in un minuto dopo la liberazione. Ma sic-come tutti noi (e siamo qui circa 800 italiani!) siamo sottoposti al Comando d’occupazione e da lì vengono diramati ai vari Carceri e Campi di Concentramento gli ordini per il rimpatrio, noi siamo qui sempre in attesa di queste benedette disposizioni: ed immaginati con quale ansia!!!! Credo che anche voi ascolterete come me le tra-

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smissioni radio ed avrete sentito quanto pochi Italiani finora sono rientrati in Patria. Solo ora, avrete sentito, si è ristabilita la linea del Brennero sulla quale si calcolano passere circa 100.000 Italiani mensilmente. Ora secondo il caso, può darsi che noi del-la Baviera siamo fra i primi fortunati oppure fra gli ultimi: ed allora capirete che pas-serà ancora qualche bel mese!! Ora, siccome anche noi bruciamo dal desiderio di ri-vedere il nostro amato Trentino, vedremo un po’ come si mettono le storie e poi “co-me la vela ‘ndrizzerem la barca”, vi pare? Potremo anche ad un certo momento, quan-do proprio di Bernau ne avremo una borsa, pigliare i nostri fagotti ed incamminarci verso Trento. Cosa questa che molti miei compagni hanno fatto fra i quali anche due nonesi ai quali fra il resto ho consegnato una lettera simile a questa che m’hanno pro-messo ti porteranno a mano se è possibile oppure la imbucheranno a Trento. Io non mi sono deciso a questo passo per vari motivi. Prima di tutto diversi dei partenti li abbia-mo visti ritornare perché fermati da uno dei moltissimi posti di blocco americani, cari-cati su un auto rispediti “campione senza valore” a Bernau nuovamente. Poi perché al-le ore 21 in tutta la Germania c’è il coprifuoco e c’è il divieto assoluto di entrare in case private. Come vedete non sono le migliori condizioni per mettersi in cammino, se non quando si vede proprio che il tempo passa senza concludere nulla. Perciò mamma capisci che, tranquillissima sul mio conto, non hai che da usare la tua tanto infinita pazienza e come Penelope (non però per 10 anni) aspettare il ritorno del tuo Ulisse fi-glio, vero? Com’è naturale di voi tutti non so niente. Supplisco a ciò con le mie fantasie. Vi im-magino tutti sani come spero e mi auguro intenti ai soliti lavori, tranquilli tra un “the danzante” e l’altro nella lussuosa metropoli Cadinense. Ed a Trento come andrà? Sarà ancora stata bombardata? Un grave e nostalgico silenzio accoglie le nostre domande. Fino alle 11 o mezzanotte io e Beppo fraternamente rievochiamo ricordi del passato, gioie e dolori, affetti lontani, desideri, propositi, ma soprattutto facciamo voti che nul-la di cattivo sia successo ai nostri cari, ed anche alla nostra vecchia Trento per la quale in fondo siamo qui! Ed il caro Enzo ora sarà già grande e mangerà a tavola, farà i discorsoni dei “perché”, sarà la disperazione di Carmen che non saprà più come spiegargli che non si devono attraversare le varie grandi arterie e Corsi di Cadine mentre passano rombanti e pos-senti gli autotreni del ― Lorenzot ― e dell’Angelo Tasin–, vero? Regnerà ancora l’armonia nella famiglia Adorno Sebastiano, premiato sarto della scuola “Snobbbbb”?? Auguro con ogni felicità anche che nessuna nube sorga a turbare la fe-licità del vostro focolare (e più modernamente: cucina economica!) domestico, mia cara sorella e rispettivamente “cugnà”!! E la mia indimenticabile ed amata Dolores? Cosa farà? Sarà come al solito più che occupata nelle faccende di casa oppure a girare con qualche scartoffia dentro e fuori dagli uffici della Capitale, vero? Ti ricordi, Dolo-res, la lettera che mi hai scritto ad Innsbruck in data 14–1–1945? In essa mi dicevi che stavi il più possibile vicino alla mamma per non farle fare cattivi pensieri e che non mi pigliassi preoccupazioni alcuna perché fino che tu sarai sana la nostra cara famiglia non avrà nulla da soffrire. E conoscendoti, con queste parole io calmavo il mio cuore ogni volta che cattivi pensieri mi agitavano la mente facendomi sembrare impossibile da portare il carico di amarezze che travagliano la mia giovane vita. Le tue parole era-no balsamo e mi ridonavano tanta fiducia in me stesso. Credo che non avrai dimenti-cato il tuo slancio affettuoso per me e la mamma specialmente Tu che mi hai tanto aiutato, mia cara, aiutami ancora, ora che la penosa strada delle sofferenze sta per ter-minare, col voler sempre più bene alla mamma ed alla famiglia anche per me. Grazie, Dolores, ed a te l’augurio di ogni felicità qui sulla terra che tanto meriti. Almeno ti

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scrisse Tonin? Se non l’avesse fatto, dimentica, dimentica le larve del passato che sof-focano la tua piena giovinezza. Ai 5 di questo mese hai compiuto già 24 anni: (in ri-tardo ma tanto più sinceri i miei fraterni auguri) Dolores non abbandonarti all’attesa che potrebbe rivelarsi anche inutile e cerca un altro che sia il tuo futuro compagno nella vita. E ricordati che sarebbe brutto per un capriccio o per eccessivo sentimentali-smo femminile percorre le infinite strade della vita vicino ad uno che non sappia leva-re i sassi e gli sterpi che si incontrano sul cammino! Che il tuo compagno ti compren-da soprattutto, e sia degno di te. Che accolga in se gli slanci del tuo grande cuore e non inaridisca o riduca al mutismo con l’incomprensione e l’indelicatezza, la giocon-da vitalità dei tuoi 24 anni. Chi ti fa piangere non può dire che ti ami, chi si fa deside-rare o è uno zotico o è uno di quegli individui che madre natura creò perché vivano da soli, nelle loro fantasie, perché non comprendono ciò che li circondano. Per la vita famigliare sono degli assenti!! Vorrei che tu mi comprendessi e di tra le mie righe ed i miei amorosi consigli tu vedessi l’immenso amore che ti porto, mia diletta sorellina! Toh, toh, borbotterà la mia cara veciota: proprio alla fine si ricorda anche di sua ma-dre, quel mascalzone! Invece tu sai bene, mia carissima, che io non penso che a te, non vivo che per te e che ti amo con tutta la forza d’affetti con cui può amare un fi-glio! Lo sa Bepo, al quale racconto sempre le mie passioni, quanto io sia in pena per te, soprattutto: penso se sarai ammalata, se sarai troppo rattristata per me, se riuscirai con l’aiuto divino ad attendere ancora per questo ultimo tempo che ci terrà separati. Insomma è una ridda di pensieri che mi danzano nel cervello: pensieri purtroppo sen-za risposta. Ed allora prego Iddio, come tu stessa farai, qui nella cappelletta del Carce-re: e Dio m’ascolta donandomi pace e tranquillità, cacciando le nubi che oscurano il mio spirito. Tante volte te l’ho detto e proprio vorrei con tutto il cuore che tu avessi un po’ di riguardo per la tua salute, per il tuo stomaco debole soprattutto, che ti volessi un po’ di bene insomma! Ma so che è parlare al vento: tu sarai sempre la stessa, che vuo-le ammalarsi sempre di più. Spero che Dolores, comprendendo le mie ansie, si preoc-cupi un po’ lei di far trovare, a mamma, qualcosetta di buono ogni tanto. Quello che a lei piace e che le fa bene. Non abbiate paura a spendere. Ci penseremo quando verrò io a pagare! Se sapessi questo, che tu mamma cerchi di aiutarti un pochino a sollevare gli anni del tuo soffrire, io sarei l’uomo più felice del mondo e sicuro di trovarti in gamba attenderai più volentieri che passassero questi giorni insulsi e buttati via men-tre avrei tante cose da fare anche per il mio avvenire! Vedi, mamma, tante sere io mi prendo in mano quella decina di lettere che mi hai scritto durante la mia permanenza in Carcere (le più belle!!) e me le leggo con tanta gioia, con tanto trepido cuore che tu puoi ben immaginare. Io e Bepo siamo fra i pochi che pure la notte abbiamo la porta della cella aperta e perciò come già ti dissi noi due stiamo volentieri a raccontarcela lunga fino a tarda ora. Ed io mi trovai ancora all’una, le due di notte con le tue lettere in mano oppresso il cuore da qualche senso di tristezza e di desolazione che trapela tra ogni tua parola. Ho proprio osservato, come questa brutta avventura ti abbia sempre più fiaccata fino a renderti sconsolata senza […] ed a farti vedere sempre più lontano e quasi irraggiungibile con le tue deboli forze, il giorno agognato del mio ritorno. Dal-le ansie altrui io trovo forza invece a calmare l’impazienza che mi brucia: pensa che qui con me ci sono degli Italiani prigionieri dal famoso 8 settembre 1943 che da 5 o sei anni non vedono la loro famiglia e da 2 anni circa non hanno più letto una riga mandata dai loro cari. E, credilo, quelli sono i più pazienti: hanno atteso tanto senza vedere una fine ai loro sospiri che adesso sembra loro impossibile sia presto giunto il grande momento anche se si prospetta da qui a qualche mese. Tutte belle cose, ma ti conosco troppo bene per non sentirti dire mentre leggi questa mia: “col cuor non si ra-

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giona mio caro Albino”! È vero mamma, ma cerchiamo di farlo ragionare questo be-nedetto cuore che tanto ci fa soffrire! Io spero che come sempre sarai capace di forza-re il tuo sentimento ed attendermi tranquilla mentre chiedi a Dio che ti aiuti. E giungo a chiudere questa mia ricordandomi anche del mio papà d’oro (o Doro che è lo stesso). Non credere mio caro che ti abbia scordato e non ti voglia bene perché ti scrivo sempre poche righe. È perché suppongo che tu non abbia bisogno delle mie chiacchiere da serve e sia abbastanza ricco della tua solita filosofia da far sempre fron-te a qualunque controversia sorga e separarci magari anche un ½ litrotto [sic] ed una partitina alla Comprativa, vero? Non vorrei però che tu mi ne avessi a male di questo mio poco parlarti. Ma sai ho tante cose da raccomandare a mamma che ne ha tanto bi-sogno, che ha sempre pensato a te, uomo unico della famiglia, certe chiacchiere fini-ranno con lo stancarti. In fondo, in fondo poi, i miei scritti so che vengono letti da tutti in casa quindi quello che dico agli altri è anche per te, no? Ora che sono lontano sento come non mai, quanto vi voglia bene, e tutti indistintamente e con tutto il cuore: e tu, mio caro vecio, non sei di sicuro l’ultimo a cui penso, credimi pure! Anzi ho qua tra le mie robe anche dei buoni sigari che fumeremo assieme al mio ritorno tra un bicchier di quello buono e l’altro. Se sapessi quanto si sente la mancanza di vino in queste terre maledette! Ogni tanto si beve in paese della birra: ma è niente in confronto ai nostri li-tri di nero! Eh, una piccola bevuta vorrò farmela in Italia! E se tu m’aiuti…ci aiutere-mo pure a fare la strada del ritorno a casa dall’osteria!! Io voglio sperare che nono-stante i tuoi 61 anni tu sia come sempre, sano e vispo e sempre al tuo posto che, come m’ha scritto Dolores, ora si riduce a solo servizio interno. Ed ora eccomi a ricordarmi di tutti i parenti, conoscenti, amici, che anche lontano ri-cordo o mi sono cari. Al posto d’onore la mia cara zia Cornelia: lei sarà sempre in gamba, con l’argento vivo indosso, tutta occupata con la sua campagna, che spero le darà ottimi raccolti; ed anche un pochino a far compagnia alla sua cara sorella Fosca, vero? e non credo di sbagliare se dico che leggendo questa mia le care sorelle si fanno 2 lagrime, vero? Cara zia puoi immaginarti se non mi viene in mente di frequente quando ricordo le estati passate da te e mi facevi il pane bianco, e quelle buone for-taie! Chissà che non arrivi in tempo a mangiare quelle belle “visciole” che mi piaccio-no tanto: per il “grinto” poi spererei di esserci! Comunque cara “tota” col mio augurio più bello, tanti bei bacioni dal tuo nipotaccio che ti vuole tanto bene. A certi signori parenti i miei cordiali saluti, a zio Bato e cara famiglia col ricordo più caro, tante af-fettuosità, così pure a zio Angelico e Pasqua: mi viene l’acquolina in bocca a pensare ai bei fichi della “cesura”! A zia Guglielma i miei saluti e baci se le scrivete. Ricorda-temi anche allo zio Ottone e famiglia. E Guglielma è stata rallegrata da una bella na-scita? Io spero ed auguro di si: desidererei tanto che fosse un bel maschione! Al cugi-no Bruno cordiali saluti e baci. Un ricordo speciale a mia cugina Mirta, sebbene pro-prio, proprio non se lo meritasse! Così pure saluti alla famiglia Povoli. In generale sa-lutatemi affettuosamente chi ogni tanto si è ricordato e si ricorda di me, fra tutti i co-noscenti. Filiali saluti a Don Francesco dal suo reverente parrocchiano, a Don Renzo di Fornace ed a Don Leone di Cadine. Un ricordo scolaresco e più, alla cara Pasotti e famiglia; un affettuoso saluto all’amica Vilde e famiglia, al caro Rolando e famiglia; dimenticavo il buon zio Milio e zia nonché cugini che saluterete pure. Sempre un pensiero a parte per la famiglia Dallapiccola, signora e figlie che sono ca-ramente legate ai miei più cari ricordi scolastici: e Gina la mia irrequieta scolaretta che fa? Si ricorda di quello che chiamò, se non mi sbaglio, il fratellone Albino. Ora è senza barba: una volta ero il n. 8097(come i vecchi galeotti!) ma è sempre lo stesso e le vuole bene ancora come se fosse la sua cara sorella Fortunata che le è morta bambi-

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Albino condannato

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na! Ed ora non vorrei sbagliarmi! mi sembra d’aver finito la serie dei saluti e ricordi. E ritorno alla mia famiglia dopo aver girato tra parenti e amici. A tutti voi miei cari con gli auguri più belli tanti bacioni affettuosi a te specialmente mamma alla quale dedico ogni ora del vivere mio ed ogni battito del mio cuore. Vostro diletto

Albino Saluti speciali a Guido Viberal, Gentilini e Sordo Vittorio Anche l’ex galeotto 8080 vuol mandare un saluto e un augurio di cuore a loro tutti, sperando che fra breve l’esilio finisca e si possa assieme solennizzare con gioia la ri-conquistata pace e libertà. Affettuosamente

Beppino Con questa lettera si chiude l’epistolario di Albino. Non conosco con

precisione la data del suo rientro a Trento, certamente avvenuta poco dopo l’ultima missiva alla famiglia, poiché nel mese di agosto era sorvegliante presso la colonia estiva di Rizzolaga di Pinè.

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CONCLUSIONI

Dopo il rientro dalla prigionia Albino Ravagni perseguiva con caparbietà il recupero della vita normale, senza lasciarsi andare al diffuso “reducismo”, ma il suo civismo non poteva sopprimere la realtà del recente passato; forse a questi sentimenti contrastanti si deve la stesura di un memoriale sulla storia del Comitato per l’Indipendenza Trentina, cui affido di chiudere la testimo-nianza sulle utopie di pace e libertà di un ragazzo trentino travolto dagli e-venti.

― C.I.T. e sua attività ―

Siamo nel 1943 quando molti Italiani tentavano di svegliarsi dal torpore narcotico in cui 20 anni di dittatura fascista li aveva gettati. Trento, apatica e indolente come sem-pre, continuava a vegetare brontolando sommessamente magari, ma incapace di lotta-re contro il secolare nemico del popolo. La situazione diventava insopportabile, e realmente ci si sentiva soffocare fra i confini del nostro isolamento autarchico–politico, man mano che il cappio dell’oppressione, più o meno elegantemente, si stringeva attorno al collo di ogni Italiano che non si fos-se accontentato di vegetare soltanto tra i terrori di una guerra sempre più disastrosa. Situazione quindi allarmante e terrificante in tutta Italia, che precipitava inconscia verso la tomba che si era scavata, complice, col “despota”, il popolo intero, colle sue stesse mani. Guardando assieme questo stato di cose, nel giugno 1943, Cadonna ed io fummo d’accordo nel sognare per il nostro Trentino una nuova era di calma, benesse-re e politica democratica. L’idea fu tosto elaborata finché nel luglio c.a. furono gettate le basi di quel Comitato al quale tutti i presenti aderirono e portarono con slancio il loro contributo. In una ca-sa di via Santa Croce, riunitisi clandestinamente i giovani cospiratori formarono la prima “cellula” attivissima dando così vita al Comitato per l’Indipendenza del Trenti-no: erano presenti a sentire le parole di Cadonna, e la lettura del nostro Programma, ed a giurare per la nuova Causa, i compagni Gentilini B., Costanti Sev., Parolari e Dega-speri M., io ed Andreaus assenti obbligati. Ognuno comprese allora e maggiormente adesso, il perché della nostra presa di posi-zione: noi ci trovavamo in un’Italia, ben diversa da quella ideale che ci facevano so-gnare sui banchi della scuola, tritandovi le grandezze di Roma, delle nostre città co-munali, dei grandi Savoia, e del Fascismo. Tira e tira la nostra bella Italia non fu altro che una terra infelice, sempre calpestata e derisa, nel ’43 anche dai nostri alleati tede-schi. Situazione interna italiana […], disperante: l’imperversante bufera fascista, ave-va spezzato ogni sentimento di onestà, di sincerità e lealtà nell’animo di ogni Italiano, aveva ridotti schiavi al proprio carro 48.000.000 di cittadini aveva rovinato con erga-

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stoli, isole, e confino i nostri migliori uomini di scienza e di ideale puro, ci aveva af-famati e massacrati e popolo e gioventù con una guerra inutile e boriosa, non sentita dal popolo e che serviva a sfogo di megalomania sifilitica del degenerato di Roma: a passo romano il branco di pecore italiano s’avviava alla rovina. La monarchia, peso secolare sulle spalle della massa lavorativa, completava il quadro pietoso delle piaghe italiane, colla sua passività offensiva di fronte al disastro: il Re soldato s’accontentava di invecchiare all’ombra dell’Uomo–nero. Mentre il capitali-smo soffocava il lavoratore nel piatto sozzo dei minestroni popolari, il fascismo mas-sacrava i migliori e vendeva l’Italia, la monarchia crepita assentiva, il nostro Paese lentamente si sfasciava sotto la violenza del vento littorio e per ogni cittadino l’Italia non c’era più, la Patria tale non era: eravamo tutti diventati realmente cittadini di “un’espressione geografica”. Ecco questa è la risposta a coloro che non comprendevano il perché della nostra piega anti–italiana. Al nostro cuore non parlava più l’Italia! Inutile illustrare, credo, il secondo nostro scopo: la lotta anti–nazista. Era la ribellione al secolare nemico che scendeva ancora una volta con le sue orde verso l’abbaglio della nostra terra. Intanto iniziato il lavoro procede deciso e sicuro, durante l’agosto: lavoro di prepara-zione , sedute segrete di quelli che dovevano alimentare la “Centrale”, studio soprat-tutto dei molti delicati e difficili problemi economici–sociali–politici trentini, propa-ganda fra le popolazioni, che ben presto intuimmo essere anima e corpo con noi. E ci arriviamo al fatidico 8 settembre: attimo scombussolante ed imprevisto nella situazio-ne politico–militare italiana che cambia interamente fisionomia al problema italiano. Colto alla sprovvista il C.I.T. già alla fine di ottobre sospende prudentemente ogni at-tività intendendo di dover apportare dei cambiamenti alle sue linee di condotta, quan-do vede le prime autocolonne tedesche passare minacciose attraverso le città. Attimi di trepidazione, dovendo tagliare i ponti che ci collegano alle nostre “cellule” delle vallate. Il movimento è già ben avviato, con molte “cellule”, di parecchi soci nei centri pro-vinciali, e moltissimi simpatizzanti tra la popolazione specialmente delle campagne. Nell’ottobre si decide una riunione dei Consiglieri di Direzione per decidere il da far-si: vista la nuova situazione in Italia, caduti molti aspetti che ci allontanarono disgu-stati dalla vita nazionale, la riunione con all’ordine del giorno un unico grande, impe-gnativo comandamento la lotta anti–tedesca. Sono i prodromi ideali della guerriglia partigiana che il C.I.T. […] con la stretta collaborazione di tutte le forze clandestine di partito che timidamente sorgono nel Trentino. Compito come riscontrammo, dopo, ar-duo e difficile, per l’eterno altalenare trentino, prudente e quasi vigliacco: si parla an-cora sottovoce o niente contro la “svastica” e si aspetta, si aspetta mentre dai monti gli sbandati dell’8 Settembre ritornano stanchi alle loro case donando armi e velleità di lotta, sentendosi troppo soli. Il C.I.T. ferve di lavoro: la Gestapo non è ancora un peri-colo per Trento e si può ancora “cospirare”. Dato l’ingrossarsi delle file, per aiutare la buona volontà dei nostri propagandisti e per chiarire le idee si costituisce l’Ufficio Propaganda affidato a Cadonna, per lo spionaggio mi si affida S.S.S. ed a Parolari si da la Presidenza della Commissione Giustizia con Bauer e …….. .l’ordine centrale, si emanano le “Istruzioni” per la popolazione (?) e la circolare 22 ott. col suo allegato, per risvegliare le coscienze apatiche, per incrementare le “cellule” , per incitare alla raccolta armi, incetta materiale, depositi militari, notizie, e raccogliere fondi per il movimento, per raccomandare la prudenza nell’affiliare, dati i moventi ed intensifica-re la propaganda.

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Il movimento dunque corre su una via ben definita rivolta e di lotta, nel pieno svilup-po di tutte le sue compagini devote. Ma anche per noi si prepara un giorno strano: l’11 Novembre i Consiglieri dirigenti chiedono una seduta di Direzione. Perché? Forse a ragione si vede che tutte la bella organizzazione manca direi quasi una solida base: eravamo giovani e si corre troppo passando sopra certi intoppi invece di rimuoverli. I Consiglieri fanno presente la man-canza di un Capo vero e proprio, la mancanza di un fondo in denaro per i molti biso-gni del C.I.T., il pericolo della Polizia tedesca qualora intuisse qualcosa, e soprattutto la mancanza nel movimento di uomini di qualità. Per cui si decide per votazione di sospendere ogni attività ufficiale e dedicarci ad un profondo studio dei problemi Tren-tini (si ritorna quindi al vecchio C.I.T. e trovarci così preparati al momento opportuno; alcuni elementi d’azione non però contrari a questo rattoppo, “sui generis” alla (chia-miamolo così) crisi di gabinetto creatasi nella riunione. Agli Amici Trentini non si comunica niente ed il C.I.T. ……. Costruzioni di mesi, va pericolosamente alla deriva, senza però che i Soci perdano il loro spiritosi corpo. L’idea è santa , ognuno la sente e se la Centrale non si fa viva, ci sarà il suo perché: noi attendiamo il momento opportuno mentre pian piano ci armiamo. Così penava o-gni “Amico Trentino”. Intanto anche la “Centrale” s’è un po’ sciolta; uno sfollato, uno ritornato al suo paese , cosicché ben poche volte ci possiamo vedere: mai riunioni ufficiali. Viene gennaio e Cadonna, io e Bonmassar tornano alla ribalta: Cadonna parla con Tambosi, Segretario della S.A.T., il quale lo mette in collegamento col dr. Viberal da una parte , studioso accurato dei problemi economici trentini, e con Gianantonio Manci dall’altra. Manci ascolta Cadonna e Bonmassar, comprende, ma non aderisce. Tenta invece di attirare il C.I.T. nella sua orbita politica. Fiato sprecato e tempo perso: a noi non interessa di riunire tutti i partiti attivi in un blocco per iniziare la lotta aperta con l’invasione. Dunque esito negativo. Viberal ap-plaude e suggerisce a Cadonna per prudenza di mascherare il C.I.T. con la Soc. cult. Trentina che lui ed altri hanno idee di proporre per la sua costituzione al Prefetto de Bertolini. Si va poi in alcuni da De Zorzi portati dal dr. Viberal. Cadonna espone le nostre idee. Non si comprende cosa pensi De Zorzi che sembra d’accordo in parte ma comunque non si pronuncia: si ha l’impressione che abbia l’idea di Manci. Nel frattempo (gennaio è pieno di ottimi lavori) Andreaus va in contatto coi partigiani dell’Istria … Nel C.I.T. c’è anche Paolo Barbacovi aviatore nelle formazioni tedesche che si impe-gna al momento opportuno di venire sopra Trento con una squadriglia di Trentini, per aiutare la rivolta contro il nemico. Intanto a Fondo si costituisce un deposito d’armi, abbandonate dalla “Cuneense”, in ogni paese, in ogni casa dei nostri ci sono armi e munizioni. Costanzi ha preparato pure una radio trasmittente–ricevente, utile per metterci in col-legamento con gli Alleati e per eventuale propaganda “fantasma”. Nuove “Cellule” si formano e Caldonazzo, a Predazzo, ed a Lavis, forte di 20 ele-menti. “Verba volant”: o per mal fatta propaganda di elementi, o per parole troppo ardite la-sciateci sfuggire, anche al Governo repubblichino di Salò giunge nuova di un movi-mento politico Trentino ed un ispettore in missione speciale piomba a Trento a svol-gere indagini. Il pericolo è sventato per opera del Prefetto de Bertolini ed altri e la Re-pubblica è soddisfatta. Heinricher, vice–prefetto tedesco, chiama Cadonna e lo consi-

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glia a desistere da ogni azione utopistica. Cadonna promette e si trincera maggiormen-te dietro la soc. cult. Di Viberal, De Zorzi ed altri i quali mandano per conoscenza e per l’approvazione il loro programma al Prefetto. La soc. cult. riceve una lettera dal Prefetto, in realtà di Heinricher che invita i giovani della soc. cult. (tra parentesi C.I.T.) e desistere per ora del loro disegno perché non ri-tenuto opportuno. Cadonna viene mandato da Heinricher a chiarire l’equivoco per evi-tare cattive sorprese. Prudentemente ed opportunamente si sospende ogni attività dato il massimo pericolo. E si attendono gli eventi che purtroppo si prospettano poco lieti: ai 15 marzo succede l’imprevisto primo arresto di De Zorzi. Allarmi e preoccupazioni, si fecero sparire i corpi del reato ma fra le carte di De Zorzi…

Arresto e prigione!!

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Immagini fuori testo∗

∗ Tratte dall’Archivio Ravagni.

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Mappa del Trentino, Provincia Autonoma di Trento, ed. Kompass, 2002.

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Albino con mamma Fosca.

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Finito di stampare nel mese di novembre del 2007dalla tipografia « Braille Gamma S.r.l. » di Santa Rufina di Cittaducale (Ri)

per conto della « Aracne editrice S.r.l. » di Roma

CARTE: Copertina: Digit Linen 270 g/m2; Interno: Usomano bianco Selena 80 g/m2. ALLESTIMENTO: Legatura a filo di refe / brossura

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