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Equipaggi 25 APRILE 2013 Dario Savino Riportiamo una lunga lettera del comandante Dario Savino espressa in occasione di alcuni recenti incontri fra comandanti e imprese. Per il modo diretto e chiaro di esprimersi, preferiamo riportare la lettera nella sua integrità “L a nave affonda si salvi chi può”, questa potrebbe essere la descrizione più aderente alla realtà della politica del nostro paese a livello locale. E nazionale. Tuttavia chi naviga, chi gestisce delle emergenze sa perfettamente che l’unica vera risorsa in questi momenti è la coesione, la condivisione l’attenzione all’unica concreta realtà, ovvero che soltanto con la collaborazione di tutti si riesce a portare i superstiti in salvo. In questa assemblea ci sono le vertebre del sistema nautica da diporto, che necessita di maestranze, imprenditori, artigiani, comandanti equipaggi e armatori. Togliete una solo vertebra o alteratene l’equilibrio e otterremo un sistema storpio e paralitico. Il sistema di apprendimento e di accesso alla professione di marittimo è radicalmente mutata negli ultimi 10 anni, sotto una lodevole spinta alla ricerca di una maggiore professionalità e sicurezza; Si è cercato di creare un sistema simile a quello Britannico sia per quanto riguarda il registro delle navi da diporto in uso commerciale sia per quanto riguarda i titoli professionale del diporto (DL 121.). Negli anni la stringente normativa, SOLAS, STCW, MARPOL, MLC, hanno di fatto equiparato nei fatti il diporto in uso commerciale al mercantile puro. Mentre le amminisitrazioni concorrenti (Red Ensign) hanno sempre mediato questo paragone con norme specifiche (Large Commecial Yacht code che ormai è alla versione n 3 e il 12/36 code passengers yachts ), emanando regolamenti , che non perdevano di vista il fondamento della nautica da diporto, ovvero, che anche se sempre più usate in maniera commerciale, in fondo non sono delle navi da crociera ma yachts acquistati da un Armatore e usati per diletto a volte noleggiati per ammortizzare i costi. Introito per lo Stato Non dimenticando mai che la nautica da diporto, costituisce un sostanzioso introito per lo Stato, per la cantieristica, per l’indotto e per l’occupazione. In Italia il processo legislativo non ha tenuto fede ai buoni propositi ed ha sortito il nefasto effetto di complicare la vita ad Armatori, Equipaggi e Cantieri, decretando di fatto il fallimento di tutto il sistema diporto, basti pensare al numero di navi iscritte la R.I. (registro internazionale)e che oggi è possibile effettuare il noleggio temporaneo senza essere titolari di nessun titolo mercantile o del diporto a scapito di sicurezza e trasparenza e a detrimento di tutti coloro che hanno in passato puntato sulla specializzazione del settore che la navigazione di chi è imbarcato su una nave da diporto non è utile al conseguimento dei titoli del diporto. Pietro Angelini Comandanti italiani in difficoltà nel mare delle norme e della burocrazia Prima dei titoli del diporto la formazione di un marittimo avveniva per due canali principali, quello scolastico con la frequenza dell’istituto nautico e gli esami di patentino e patente in capitaneria, e quello della pratica che anche senza il diploma nautico, fatta l’opportuna esperienza pratica con imbarchi navigazione consentiva l’accesso a titoli professionali minori. Le patenti nautiche erano per il diporto puro, non in uso commerciale. Tutto questo è cambiato con il codice STCW e la cancellazione de facto dei titoli professionali, sostituiti dai certificati IMO STCW. Tavoli ministeriali Nel corso degli anni i nostri legislatori si sono sbizzarriti in numerose e spesso contrastanti interpretazioni della normativa internazionale ma sempre a svantaggio e penalizzando i marittimi rendendo l’accesso al lavoro sempre più penalizzato e difficile spesso ingiustificatamente. Del resto se avete l’opportunità di verificare chi siede ai tavoli Ministeriali, dove per esempio si discute Il comandante Dario Savino, l’autore della lettera

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Riportiamo una lunga lettera del comandante Dario Savino espressa in occasione di alcuni recenti incontri fra comandanti e imprese. Per il modo diretto e chiaro di esprimersi, preferiamo riportare la lettera nella sua integrità

“La nave affonda si salvi chi può”, questa potrebbe essere

la descrizione più aderente alla realtà della politica del nostro paese a livello locale. E nazionale. Tuttavia chi naviga, chi gestisce delle emergenze sa perfettamente che l’unica vera risorsa in questi momenti è la coesione, la condivisione l’attenzione all’unica concreta realtà, ovvero che soltanto con la collaborazione di tutti si riesce a portare i superstiti in salvo. In questa assemblea ci sono le vertebre del sistema nautica da diporto, che necessita di maestranze, imprenditori, artigiani, comandanti equipaggi e armatori. Togliete una solo vertebra o alteratene l’equilibrio e otterremo un sistema storpio e paralitico.Il sistema di apprendimento e di accesso alla professione di marittimo è radicalmente mutata negli ultimi 10 anni, sotto una lodevole spinta alla ricerca di una maggiore professionalità e sicurezza; Si è cercato di creare un sistema simile a quello Britannico sia per quanto riguarda il registro delle navi da diporto in

uso commerciale sia per quanto riguarda i titoli professionale del diporto (DL 121.). Negli anni la stringente normativa, SOLAS, STCW, MARPOL, MLC, hanno di fatto equiparato nei fatti il diporto in uso commerciale al mercantile puro. Mentre le amminisitrazioni concorrenti (Red Ensign) hanno sempre mediato questo paragone con norme specifiche (Large Commecial Yacht code che ormai è alla versione n 3 e il 12/36 code passengers yachts ), emanando regolamenti , che non perdevano di vista il fondamento della nautica da diporto, ovvero, che anche se sempre più usate in maniera commerciale, in fondo non sono delle navi da crociera ma yachts acquistati da un Armatore e usati per diletto a volte noleggiati per ammortizzare i costi.

Introito per lo StatoNon dimenticando mai che la nautica da diporto, costituisce un sostanzioso introito per lo Stato, per la cantieristica, per l’indotto e per l’occupazione. In Italia il processo legislativo non ha tenuto fede ai buoni propositi ed ha sortito il nefasto

effetto di complicare la vita ad Armatori, Equipaggi e Cantieri, decretando di fatto il fallimento di tutto il sistema diporto, basti pensare al numero di navi iscritte la R.I. (registro internazionale)e che oggi è possibile effettuare il noleggio temporaneo senza essere titolari di nessun titolo mercantile o del diporto a scapito di sicurezza e trasparenza e a detrimento di tutti coloro che hanno in passato puntato sulla specializzazione del settore che la navigazione di chi è imbarcato su una nave da diporto non è utile al conseguimento dei titoli del diporto.

Pietro Angelini

Comandanti italiani in difficoltà nel mare delle norme e della burocrazia

Prima dei titoli del diporto la formazione di un marittimo avveniva per due canali principali, quello scolastico con la frequenza dell’istituto nautico e gli esami di patentino e patente in capitaneria, e quello della pratica che anche senza il diploma nautico, fatta l’opportuna esperienza pratica con imbarchi navigazione consentiva l’accesso a titoli professionali minori. Le patenti nautiche erano per il diporto puro, non in uso commerciale.Tutto questo è cambiato con il codice STCW e la cancellazione de facto dei titoli professionali, sostituiti dai certificati IMO STCW.

Tavoli ministerialiNel corso degli anni i nostri legislatori si sono sbizzarriti in numerose e spesso contrastanti interpretazioni della normativa internazionale ma sempre a svantaggio e penalizzando i marittimi rendendo l’accesso al lavoro sempre più penalizzato e difficile spesso ingiustificatamente.Del resto se avete l’opportunità di verificare chi siede ai tavoli Ministeriali, dove per esempio si discute

Il comandante Dario Savino, l’autore della lettera

[email protected] 25 28/03/13 14.43

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una coerenza istituzionale e capire se la nautica da diporto, il charter, la cantieristica, l’indotto, i porti turistici e l’occupazione che comportavano solo pochi anni fa svariati punti di PIL, sono una risorsa o un detrimento per il paese e l’economia nazionale, ricordando che la nautica da diporto, esiste se ci sono Armatori , troppo spesso considerati e additati come evasori e malfattori,

si rischia un intervento normativo che quasi mai si conclude coincidendo con le aspettative iniziali. Sai quello che lasci ma non quello che trovi.Anche perché a livello delle istituzioni sovra nazionali (IMO, ILO, etc) il mondo del diporto italiano e le sue esigenze non è mai stato rappresentato.Volendo essere propositivi, credo che in Italia innanzi tutto bisognerebbe cercare

di nave. Soltanto il 5% dei diplomati nautici si imbarca e sceglie come professione quella di marittimo e questi probabilmente sono dati pre-crisi quando ancora le possibilità di imbarco erano maggiori; Inoltre a mio parere, per quanto la situazione normativa attuale non sia delle migliori, è molto rischioso stimolare la nostra Amministrazione a fare dei cambiamenti , in quanto

di revisione dei titoli del diporto, resterete stupiti che su 12 sigle solo 2 rappresentano realmente i marittimi. Moltissima responsabilità ricade sui singoli marittimi e sulle loro associazioni incapaci negli anni di portare avanti una istanza unitaria, e sempre purtroppo pronte a dividersi piuttosto che a unirsi.Se dovessi consigliare oggi un ragazzo con molta, molta passione che desidera incominciare a navigare nel diporto, dovrei in coscienza suggerirgli di seguire il percorso dei titoli MCA, e solo in seconda istanza quello mercantile italiano se diplomato nautico.Il problema oggi è quello di semplificare il percorso formativo, scolastico e di accesso alla professione, dando ampio spazio alla parte pratica su navi e yacht di diversa tipologia, evitando accuratamente che le esperienze di un allievo si limitino solo a una tipologia

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utilizzare, perché penalizzare una qualsiasi componente del sistema nautica da diporto ci condanna a soccombere tutti; Non ci sono yacht senza gli operai e gli artigiani che le costruiscono, senza gli imprenditori che rischiano e senza gli equipaggi che le fanno navigare, senza gli armatori che le pagano. Una rappresentanza costante e competente ai tavoli dove si decidono le normative internazionali ed europee a cui i nostri governi si devono poi assoggettare. Meglio prevenire e costruire nel comune interesse facendo pesare tutta la portata di questo settore, invece che subire regole e norme fatte per il mondo delle navi mercantili.Un rapporto costruttivo di collaborazione con delle Amministrazioni competenti, e responsabili, volta ad accrescere le opportunità di lavoro nel settore e non a penalizzarle, ricordando che la legge è fatta per l’uomo e non viceversa. E che un tipico modo di procedere per commi, circolari e mille proroghe , non è più accettabile in una società che oggi paga tutti i conti di una politica che non ha mai saputo affrontare l’argomento diporto nella sua complessa globalità F© RIPRODUZIONE RISERVATA

solo coloro che si sono costantemente applicati, hanno continuato a studiare a spendere in corsi e formazione, a perseverare nella ricerca della professionalità, hanno avuto la possibilità di sostenere la concorrenza dei colleghi anglo sassoni a testa alta. Oggi in un mondo che offre sempre meno opportunità occupazionali è sempre più difficile vincere questa sfida se non si è supportati dall’intero cluster della Nautica da diporto e dalla Amministrazione. Non vogliamo sussidi ma solo essere messi in condizione di lavorare al pari dei nostri colleghi stranieri. Sono sicuro che qualsiasi giovane che possa immaginare un futuro in questa professione, sarà in grado di esprimere passione, intuito, ingegno e impegno da surclassare qualsiasi concorrente, almeno lo spero per le generazioni future.

La richiestaCosa chiediamo a i nostri interlocutori oggi: Delle norme e delle regole chiare condivise dall’intero cluster che facciano l’interesse generale e non quello di questa o quella categoria. La coperta è corta ma non è più accettabile che solo qualcuno la possa

in pratica delle norme internazionali, oltre alle buone pratiche di seamanship, corroborate da un bel corso di amministrazione aziendale e buona pratica. Un futuro Ufficiale / comandante deve essere a conoscenza di tutti gli aspetti della gestione di uno yacht, dalla contabilità a come gestire l’equipaggio, i rapporti con i cantieri e i fornitori, correttamente rispettando le leggi senza approssimazioni senza compromessi. Deve conoscere perfettamente cosa chiedere al suo equipaggio in maniera da soddisfare le richieste dell’Armatore e del charterista e per farlo deve avere una conoscenza approfondita delle mansioni e delle caratteristiche richieste per ogni membro dell’equipaggio. Una scuola di questo genere dovrebbe preoccuparsi di formare personale di interni e di cucina di altissimo livello. Per tutti l’inglese e le lingue straniere, la competenza, la professionalità sono le fondamenta su cui poggiare una carriera di successo.

La passioneQuelli della mia età hanno forse avuto la fortuna di vivere gli anni d’oro dello yachting e del diporto commerciale, tuttavia

propensi a spendere per acquistare e mantenere degli yachts.

La formazioneSi potrebbe allora pensare a un percorso scolastico specifico per il diporto, da svolgere presso gli istituti nautici, alternati a stage a bordo, con lo scopo di avere accesso al mondo del lavoro immediatamente dopo il diploma. Il Nautico di Genova ha già avviato un percorso in questo senso.Non si può invecchiare sui libri e pagare corsi, senza sapere se questa è la professione per cui vogliamo investire per il futuro. Dobbiamo consentire ai ragazzi che vogliono cogliere la sfida, un accesso al mondo del lavoro anticipato, come succedeva una volta, lasciando loro la possibilità di scelta e la consapevolezza che se si impegnano, se lo desiderano, da subito dopo il diploma possono avere un lavoro retribuito.È fondamentale che come nella tradizione nautica ci sia una curva di apprendimento di un certo spessore con dei tempi e dei corsi / specializzazioni certe. Nello specifico credo che oggi manchi totalmente nella formazione di Ufficiali e Capitani di Macchina ch e operano nel diporto, le conoscenze avanzate su macchine ecologicamente compatibili (sistemi ibridi, solari eolici etc) su informatica e programmazione, riparazioni e manutenzioni di sistemi hotelliere, argomenti che indubbiamente costituiscono il futuro di questa professione.Per la coperta sicuramente va posto l’accento sulla conoscenza e la messa

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