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GIORNALE DI INFORMAZIONE INTERNA DELL’AZIENDA SANITARIA LOCALE NAPOLI 3 SUD INIZIATIVE 4 a pagina 2 SPECIALE 4 da pagina 3 a pagina 6 NORMATIVE Dalla parte del paziente Il consenso informato Gragnano, centro di riferimento regionale per le malattie del fegato 4 a pagina 7 www.aslnapoli3sud.it Pediatria ospedale San Leonardo La Fiat dona giocattoli alla ludoteca Indirizzo di posta elettronica certificata: [email protected] < Periodico di Informazione Interna dell’Azienda Sanitaria Locale Napoli 3 Sud < Numero 1/2 < Anno XV < Luglio 2015 < D al 1 luglio 2015 e stato istituito pres- so l’unità operativa complessa di medicina, al secondo piano del plesso ospedaliero di Gragnano, un nuovo ambulatorio per la “Valutazione delle terapie innovative per epatite C”. Nella nuova struttura i pazienti potranno fruire del- le prestazioni ambulatoriali tutti i mercoledì dalle 10.00 alle 12.00, previa prenotazio- ne presso gli sportelli Cup (Centro unico di prenotazio- ne) con richiesta del medico di base. Nell’ultimo decen- nio le attività del presidio di Gragnano sono aumentate notevolmente fino a farlo diventare un vero e proprio riferimento epatologico per l’intera area stabiese, dei co- muni vesuviani, ma anche per le altre aree regionali. n S arà sottoscritto il prossimo 22 settembre 2015 il proto- collo d’intesa tra Asl Napo- li 3 Sud, Procura della Repubblica di Torre Annunziata, Comando Provinciale dei carabinieri di Na- poli, Questura di Napoli-Squadra Mobile. Obiettivo, la promozione di strategie condivise rivolte alla prevenzione del fenomeno della violenza sulle donne, dei maltrat- tamenti in famiglia, degli atti per- secutori. I firmatari si impegnano ad un confronto permanente, attraverso riunioni periodiche, per promuove- re una più intensa, efficace e coordi- nata azione di tutela delle vittime. Si tratta di una delle prime espe- rienze di collaborazione interistitu- zionale in relazione ad una materia delicatissima e ad un fenomeno for- temente in espansione. Tra le modalità operative la for- mazione e l’addestramento delle forze dell’ordine, degli operatori sanitari per il monitoraggio e lo studio dei fenomeni criminali di maltrattamento, persecuzione e violenza e per la creazione di un intervento integrato, coordinato e strutturato. n all’interno lo speciale EPATITE C Valutazione delle terapie innovative per epatite C Attivo il nuovo ambulatorio presso l’ospedale di Gragnano Violenza sulle donne e maltrattamenti in famiglia, in dirittura di arrivo la firma del protocollo d’intesa Il Commissario Straordinario Salvatore Panaro con il gruppo di lavoro aziendale L’epatologia del plesso ospedaliero gragnanese è Centro Prescrittore dei nuovi farmaci antivirali per curare l’infezione da HCV

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GIORNALE DI INFORMAZIONE INTERNA DELL’AZIENDA SANITARIA LOCALE NAPOLI 3 SUD

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Dalla parte del pazienteIl consenso informato

Gragnano, centro di riferimento regionale per le malattie del fegato

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www.aslnapoli3sud.it

Pediatria ospedale San LeonardoLa Fiat dona giocattoli alla ludoteca

Indirizzo di posta elettronica certificata:[email protected]

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Luglio 2015 <

Dal 1 luglio 2015 e stato istituito pres-so l’unità operativa

complessa di medicina, al secondo piano del plesso ospedaliero di Gragnano, un nuovo ambulatorio per la “Valutazione delle terapie innovative per epatite C”.

Nella nuova struttura i pazienti potranno fruire del-le prestazioni ambulatoriali tutti i mercoledì dalle 10.00

alle 12.00, previa prenotazio-ne presso gli sportelli Cup (Centro unico di prenotazio-ne) con richiesta del medico di base. Nell’ultimo decen-nio le attività del presidio di Gragnano sono aumentate notevolmente fino a farlo diventare un vero e proprio riferimento epatologico per l’intera area stabiese, dei co-muni vesuviani, ma anche per le altre aree regionali. n

Sarà sottoscritto il prossimo 22 settembre 2015 il proto-collo d’intesa tra Asl Napo-

li 3 Sud, Procura della Repubblica di Torre Annunziata, Comando Provinciale dei carabinieri di Na-poli, Questura di Napoli-Squadra Mobile. Obiettivo, la promozione di strategie condivise rivolte alla prevenzione del fenomeno della violenza sulle donne, dei maltrat-tamenti in famiglia, degli atti per-secutori.

I firmatari si impegnano ad un confronto permanente, attraverso riunioni periodiche, per promuove-

re una più intensa, efficace e coordi-nata azione di tutela delle vittime.

Si tratta di una delle prime espe-rienze di collaborazione interistitu-zionale in relazione ad una materia delicatissima e ad un fenomeno for-temente in espansione.

Tra le modalità operative la for-mazione e l’addestramento delle forze dell’ordine, degli operatori sanitari per il monitoraggio e lo studio dei fenomeni criminali di maltrattamento, persecuzione e violenza e per la creazione di un intervento integrato, coordinato e strutturato. n

all’interno lo speciale epatite c

Valutazione delle terapie innovative per epatite C Attivo il nuovo ambulatorio presso l’ospedale di Gragnano

Violenza sulle donne e maltrattamenti in famiglia,in dirittura di arrivo la firma del protocollo d’intesa

Il Commissario Straordinario Salvatore Panaro con il gruppo di lavoro aziendale

L’epatologia del plesso ospedaliero gragnanese è Centro Prescrittore dei nuovi farmaci

antivirali per curare l’infezione da HCV

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Pediatria ospedale San LeonardoLa Fiat dona giocattoli alla ludoteca

La visita della dirigenza dello stabilimento di Pomigliano D’arco guidata dal direttore generale Gebka Tomasz. La consegna attraverso i volontario dell’Abio (Associazione Bambino in Ospedale)

Lo scorso venerdì 26 giugno 2015 una delegazione di

dirigenti della Fiat di Po-migliano D’Arco guidata dal Plant Manager Gebka Tomasz, ha fatto visita alla ludoteca del reparto di pe-diatria, diretto dal prima-rio Luigi Tarallo, dell’ospe-dale San Leonardo di Ca-stellammare di Stabia, per donare dei giochi.

La consegna dei giocat-toli è stata fatta ai volon-tari stabiesi, presieduti da Donatella Abate, dell’asso-ciazione Abio (Bambino in Ospedale) che ogni giorno assistono i piccoli pazienti

ricoverati, offrendo un pre-zioso contributo al lavoro svolto dal personale ospe-daliero.

Abio Castellammare (Associazione per il Bam-bino in Ospedale Onlus - aderisce alla Fondazione Abio Italia Onlus), è stata fondata nel gennaio 2005 per promuovere l’umaniz-zazione dell’ospedale. I vo-lontari si occupano di so-stenere e accogliere, presso

il reparto di pediatria del presidio ospedaliero San Leonardo di Castellamma-re di Stabia, bambini e fa-miglie, al fine di attenuare

i fattori di rischio derivanti dall’ingresso in una struttu-ra ospedaliera.

L’associazione a Castel-lammare conta circa 40 volontari attivi.

GLi obiettiVi• Ridurrealminimoilpo-

tenziale rischio di trauma che ogni ricovero presen-ta collaborando con le diverse figure operanti in ospedale per attuare,

ciascuno nel proprio ruolo, una strategia di attiva promozione del benessere del bambino;

• attivareilservizioAbionel maggior numero di reparti pediatrici del territorio per far sì che ogni bambino e ogni fa-miglia possano contare sul sostegno qualificato dei suoi volontari;

• promuovere interventiludici e di sostegno per facilitare una permanen-za serena all’interno del contesto ospedaliero;

• svilupparetraoperatoried opinione pubblica una crescente attenzione alle indicazioni previste dalla Carta dei Diritti dei Bam-bini e degli Adolescenti in Ospedale.L’attività dei volontari

Abio si rivolge sempre al bambino, all’adolescente e ai suoi genitori.

iL VoLontArio Abio Per iL bAmbino•Accoglienzaalmomento

del ricovero, per facilita-re l’inserimento in ospe-dale;

• giocoeattivitàricreative,per poter sorridere anche in reparto;

• collaborazione con ilpersonale sanitario, per far conoscere meglio il mondo dell’ospedale e renderlo più familiare;

• allestimentodi repartipiù accoglienti e colorati,

con fornitura di giocatto-li e materiale ludico/cre-ativo e con realizzazione di decorazioni e arredi.

iL VoLontArio Abio Per Le fAmiGLie• Disponibilitàall’ascolto

attivo, attento e parteci-pe;

• presenzadiscretaefami-liare;

• informazionisullestrut-ture e sui servizi disponi-bili in ospedale;

• indicazionisuregoleeabitudini del reparto;

• accudimentoecuradelbambino nel caso in cui il genitore debba assentarsi

per provvedere ad even-tuali incombenze.“Il 26 giugno 2015 - af-

ferma Donatella Abate pre-sidente Abio Castellamma-re di Stabia - rappresenta un giorno da ricordare negli annali dell’associa-zione. I dirigenti della Fiat, accompagnati da alcuni operai dell’azienda, ai qua-li va tutta la nostra stima e il nostro rispetto per aver materialmente consegna-to i giochi, hanno voluto dimostrare cosa significa aiutare in un momento di bisogno.

Spesso ci si perde in pa-role e burocrazia, invece servono i fatti, e l’operato della Fiat è stato esemplare: ci ha contattato e nel giro di una settimana ha organiz-zato la consegna.

Abio, nel proprio picco-lo, ha voluto ricambiare il

gesto con una targa nella quale, oltre ai ringrazia-menti, ha riportato una frase significativa adatta all’occasione: ‘La solidarietà è l’unico investimento che non fallisce mai’ di Henry David Thoreau. n

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L’unità operativa complessa di me-dicina generale

e quella di epatologia ed ecointerventistica diretta dal dottor Carmine Cop-

pola è attiva presso il pre-sidio ospedaliero di Gra-gnano dal 2005 quando vi fu trasferita dall’Ospedale San Leonardo di Castel-lammare di Stabia.

In questi ultimi 10 an-ni l’attività della struttura è aumentata vertiginosa-mente ed oramai il Cen-tro rappresenta da anni il riferimento epatologico per il vasto bacino d’uten-za dell’Area Stabiese, dei Monti Lattari e comuni Pedemontani, Penisola sor-rentina, comuni Vesuviani ed Agro Nocerino ma an-che polo di attrazione per altre aree regionali.

Nell’offerta assistenzia-le della struttura spiccano come aree di eccellenza gli ambulatori dedicati alle “te-rapie innovative dell’epatite C” e quelli di “monitoraggio pre e post-trapianto epati-co”, l’attività di ecografia operativa, sia diagnostica (biopsie e agoaspirati) sia terapeutica (trattamento mediante alcolizzazione,

radiofrequenza e micro-onde dei tumori primitivi e secondari del fegato).

Il Centro si caratterizza anche per un’intensa atti-vità didattica e congres-

suale con appuntamenti periodici di formazione ed aggiornamento tra cui il “Corso Regionale di Eco-grafia Clinica” giunto alla X edizione e la “Riunione Stabiese di Epatologia” al-la VIII edizione, entrambi eventi di rilievo nazionale con la partecipazione dei massimi esperti italiani ed internazionali in campo ecografico ed epatologico che fanno della Scuola di Ecografia e di Epatologia di Gragnano una delle più rinomate d’Italia.

AttiVità• diagnosidellemalattiedi

fegato a varia tipologia;• managementdellatera-

pia antivirale per l’epatite B e C;

• sorveglianzadeipazienticirrotici per lo sviluppo dell’epatocarcinoma;

• bilanciopre-trapiantoemonitoraggio dei pazien-ti trapiantati di fegato;

• agoaspiratoebiopsiaditumori primitivi e me-

Gragnano, centro di riferimento regionale per le malattie del fegato

Ecco l’identikit della struttura punto di riferimento epatologico per l’Area Stabiese, dei Monti Lattari e Comuni Pedemontani, Penisola sorrentina, comuni vesuviani ed Agro Nocerino, ma anche polo di attrazione per altre aree del territorio regionale campano

speciale epatite ctastasi del fegato od altri organi addominali e pre-lievi per citodiagnostica;

• trattamentopercutaneoablativo ecoguidato me-diante alcolizzazione,

radiofrequenza e micro-onde di tumori primitivi o secondari epatici.

• Attivitàdidatticaecon-gressuale

DiAGnoSi DeLLe mALAttie Di feGAto A VAriA tiPoLoGiA

La valutazione diagno-stica prevede un percorso prestabilito in regime am-bulatoriale, ricovero ordi-

nario o DH previa preno-tazione tramite il Centro Unico di Prenotazione (Cup) Aziendale.

Per i pazienti cirrotici con problematiche acu-te (encefalopatie, ascite, HCC) afferiscono diretta-mente senza passaggio in pronto Soccorso.

ePAtite CL’infezione da HCV ha

un elevato impatto epi-demiologico nella nostra area geografica. L’introdu-zione di nuove metodiche di diagnosi non invasive e di terapie innovative ha drammaticamente modifi-cato l’approccio diagnosti-co-terapeutico ai pazienti con infezioni croniche da HCV.

Il nuovo e più ricco ar-mamentario terapeutico oggi a disposizione per la terapia dell’epatite C, l’ele-vata efficacia e tollerabilità dei nuovi farmaci ha modi-ficato indicazioni e timing terapeutici proponendo nuovi scenari e nuovi que-siti. Lo scenario che oggi si propone all’epatologo richiede non solo un ag-giornato approccio alla va-lutazione clinica ma anche un monitoraggio accurato

dell’efficacia e degli effetti collaterali dei nuovi farma-ci. Non ultimo, il problema farmaco-economico che sposta questioni che in pas-sato richiedevano “scienza e coscienza” su un terreno che richiede anche la valu-tazione etica su “diritto e sostenibilità delle cure”.

Il Centro di epato-logia dell’ospedale di Gragnano è unico ri-ferimento territoriale per i percorsi diagno-stici necessari alla sta-diazione della malattia epatica (ecografia, an-giografia perfusionale con mezzi di contra-sto, fibroscan, endo-scopia) e con Decreto n. 20 del 24/2/15 del Commissario ad acta (determina AIFA n. 1353 del 12/11/2014) è stato individuato Centro Prescrittore dei nuovi farmaci antivira-li diretti per la terapia dell’epatite C

Tutto questo ha com-portato un significativo aumento del già numeroso gruppo di pazienti afferenti al nostro ambulatorio tanto che per aumentare l’offer-

La prenotazione può essere effettuata:a) presso gli sportelli del Cup al piano terra del

plesso ospedaliero di Gragnano (via Marianna Spagnuolo) dal lunedì al venerdì ore 8:00-14:00 presentando:- richiesta di visita redatta su ricettario regio-

nale dal medico curante;- documento di identità della persona per la

quale si richiede la visita o altra prestazione ambulatoriale;

- Tessera Sanitaria;- recapiti telefonici per eventuali modifiche

della data prefissata.b) presso le farmacie territoriali abilitate

Per informazioni: 081.535 275 - [email protected] n

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ta assistenziale e garantire equità nell’allocazione delle risorse terapeutiche,

dal 1° luglio è stato attivato l’ambulatorio di “ Visita epatologica per valutazione terapie innovative per l’epatite C” specificamente de-dicato ai nuovi accessi di pazienti inviati an-che da altri centri del territorio regionale e nazionale

trAPiAnto Di feGAtoDopo il primo trapian-

to eseguito in Italia il 20 maggio 1982, la tecnica chirurgica ormai collauda-ta e l’efficacia delle terapie immunosoppressive anti-rigetto hanno fatto sì che il trapianto di fegato viene oggi eseguito in numerosi centri del nostro paese. Il numero di pazienti che vie-ne sottoposto all’intervento cresce ogni anno ponendo su territorio la necessità di Centri di riferimento adeguati ad affrontarne le problematiche di gestione dell’iter pre-trapiantologi-co e di monitoraggio post-trapianto.

La gestione del pazien-te in fase di pre e post-trapianto è complessa e richiede un aggiornamen-to continuo ed un impe-gno straordinario; occorre competenza specifica per gestire la terapia immuno-soppressiva che rappresen-ta una sfida per le possibili interazioni farmacologiche e per il rischio di rigetto.

Presso il Centro epatologico di Gra-gnano sono più di 150 i pazienti seguiti in fase di pre e post-trapian-

to. Solo dall’inizio di quest’anno sono 10 i pazienti di questo cen-tro trapiantati presso il Centro di Pisa ed altri 20 sono in lista

Sicuramente quest’at-tività ha invertito i flussi migratori verso le storiche strutture di riferimento partenopee, evitando note-voli disagi ai cittadini affetti da patologie gravi e molto diffuse nella nostra area ge-ografica, comportando un notevole vantaggio econo-mico e riducendo i viaggi

dei pazienti verso strutture regionali e nazionali.

La maggior parte dei pazienti viene trapiantata presso il Centro Trapianti di Fegato dell’Università di Pisa con cui si è instaurato un rapporto di collabora-zione mediante incontri bilaterali tra il Team di Gragnano e l’Equipe tra-piantologica di Pisa fina-lizzati alla condivisione dei criteri d’inclusione in lista e del follow-up post-trapianto per la gestione delle complicanze infettive e del rigetto.

Sono previsti almeno tre incontri l’anno a Gra-gnano ed uno a Pisa per l’aggiornamento ed il mi-glioramento della gestione dei pazienti.

Il paziente candidato al trapianto che risponde ai criteri d’inclusione condi-visi, viene inviato al Cen-tro Trapianti di Pisa, dove viene rivalutato ed inseri-to in lista e continua i suoi controlli a Gragnano fino al momento del trapianto. Una volta trapiantato, ap-pena dimesso da Pisa viene riaffidato a Gragnano per il prosieguo delle cure.

Il altre parole, il paziente una volta inserito in lista, torma a Gragnano per il bi-lancio pre-trapianto, ritor-na a Pisa per il Trapianto e la gestione dell’immediato post-trapianto e di nuo-vo torna a Gragnano per il follow-up clinico-stru-mentale. Questo percor-so comporta un notevole riduzione dei viaggi verso altre strutture con minimo disagio per il paziente e no-tevole riduzione dei costi.

Questo percorso è re-so possibile anche per la possibilità di effettuare in

Cos’è l’epatite CCon il termine “epatite C” viene indicata un’infezione cronica con prevalente interessamento epatico causata dal virus C. Prima del 1989, data della sua scoperta, a molti pazienti veniva diagnosticata una epatite cosiddetta “non-A non-B”.Più del 90% di questi pazienti si è poi dimostrato infetto dal virus C.Non tutte le infezioni da virus C sono uguali. Si riconoscono a tutt’oggi 7 principali genotipi del virus (identificati con numeri romani da 1 a 7) ed ogni genotipo comprende alcuni sottotipi, distribuiti nel mondo con prevalenze diverse. L’appartenenza ad un genotipo piuttosto che ad un altro determina una diversa risposta al trattamento. A livello globale, il genotipo 1 si riscontra con più frequenza nella variante 1b in Europa e 1a negli Stati Uniti. In Italia è prevalente il genotipo 1b.

L’infezione da virus C è molto diffusa in ItaliaSecondo le più recenti stime, l’Italia è il paese dell’Europa Oc-cidentale con il maggior numero di persone infette dal virus C. Complessivamente il 3% della popolazione generale è affetta da epatite (circa 1 milione di persone) con una frequenza va-riabile a seconda dell’area geografica considerata. Infatti, la maggiore concentrazione di casi si osserva al Centro e al Sud con punte particolarmente elevate (oltre il 30%) nella popo-lazione ultrasessantenne. Nei bambini e negli adolescenti la prevalenza è invece inferiore allo 0,4%.

Come si trasmette il virus L’infezione da HCV si trasmette molto efficacemente attraverso la via parenterale ossia attraverso il sangue. Il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie (abolizione dell’uso delle siringhe di vetro, impiego di materiale sanitario monouso) e, soprattutto, la disponibilità di test di laboratorio efficaci per la selezione di donatori di sangue, già a partire dall’inizio degli anni 90, ha reso le cause iatrogene (trasfusioni di sangue ed emoderivati, procedure di emodialisi e interventi chirurgici) di infezione attualmente molto rare. Restano importanti vie di trasmissione la tossicodipendenza, l’uso promiscuo di lamette, forbici ed altri oggetti taglienti, tatuaggi e piercing. La trasmis-sione sessuale è rara e non quantificabile sul piano epidemiolo-gico. Il contagio perinatale si verifica in circa il 5% dei bambini nati da madri HCV-RNA positive soprattutto in presenza di

coinfezione da HIV. Non vi è ad oggi alcuna evidenza che le modalità del parto (per vie naturali o attraverso taglio cesareo) e il tipo di allattamento (naturale o artificiale) influenzino il rischio di trasmissione verticale (madre - figlio).

Qual’è la storia naturale dell’infezione da virus Una volta contratta, l’infezione da HCV può guarire. Nel 15-30% dei casi, ci si può accorgere dell’avvenuto contatto con il virus solo attraverso la presenza nel sangue degli anticorpi anti-HCV. Sfortunatamente, nella stragrande maggioranza di casi l’infezione cronicizza inducendo un danno epatico po-tenzialmente evolutivo nel tempo. Infatti, circa il 20-30% dei soggetti con danno epatico cronico sviluppa cirrosi nell’arco della propria vita e di questi il 4-6% ogni anno, presenta uno scompenso clinico o sviluppa l’epatocarcinoma, la più temibile delle complicanze della cirrosi.

Esistono dei fattori che possono accelerare o aggravare il decorso della malattiaSicuramente il fattore più importante nel determinare la sto-ria naturale dell’infezione da HCV risiede nella “suscettibilità” genetica dell’ospite. Questo è un fattore non modificabile e dipende dalla “reattività” dell’organismo all’infezione. Ma ac-canto a questo giocano un ruolo fondamentale altri co-fattori che possono modificare il decorso, la gravità e la progressione a cirrosi dell’infezione da HCV. I più noti tra questi sono l’età

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EPATITE C: dieci domande più importanti su una delle malattie del secoloRisponde il dottor Carmine Coppola, direttore della unità di epatologia ed ecografia interventistica dell’ospedale di Gragnano

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più avanzata al momento dell’infezione, la via di infezione, la concomitante infezione con altri virus epatotropi come il virus dell’epatite B o l’HIV, una condizione di immunocompromis-sione e soprattutto la coesistenza di altre cause epatolesive come l’uso di alcol, farmaci o dismetabolismo (diabete, obesità, dislipidemie).

Quando sospettare un’epatite cronica da HCV e come com-portarsiNella stragrande maggioranza dei casi l’epatite cronica è total-mente asintomatica, per cui il riscontro della malattia avviene in seguito ad un occasionale riscontro di un’alterazione degli indici di laboratorio, in particolare delle transaminasi. C’è tut-tavia da precisare che circa la metà dei soggetti con infezione cronica da HCV presenta normali livelli di transaminasi. Que-sti soggetti, che per lungo tempo sono stati considerati come “sani”, hanno in realtà un danno epatico che potenzialmente può progredire e vanno trattati come quelli che hanno valori ematochimici alterati.

Chi sottoporre ai test diagnosticiConsiderando che gli esami di laboratorio normali non possono escludere la malattia vanno sottoposti a test diagnostici speci-fici tutti coloro considerabili a rischio di infezione, cioè:a) chi fa o ha fatto uso di stupefacenti per via endovenosa;b) soggetti sottoposti ad emodialisi;

c) chi ha ricevuto emotrasfusioni o trapianti d’organo prima del 1992;

d) chi ha ricevuto fattori della coagulazione emoderivati prima del 1987;

e) i conviventi o chi abbia convissuto con individui con infezione da HCV;

f) soggetti con attività sessuale promiscua o con storia di malattie sessualmente trasmesse;

g) bambini nati da madre anti-HCV positiva;h) soggetti con tatuaggi e body piercing (se eseguiti in am-

bienti non igienicamente protetti)i) soggetti con infezione da HIV e/o da HBV;l) soggetti immigrati provenienti da regioni ad endemia ele-

vata.

Quali sono i test che consentono di diagnosticare l’in-fezioneIl test di primo livello e la ricerca degli anticorpi anti-HCV. La presenza degli anticorpi contro il virus C è un marcatore indi-retto di infezione ma l’elevata performance diagnostica (sen-sibilità >98%) e l’economicità lo rendono il test di screening ideale. La conferma dell’infezione si ha invece attraverso la determinazione dell’HCV-RNA mediante tecnologie molecolari molto sensibili. Il test per il dosaggio quantitativo dell’HCV-RNA non deve essere eseguito periodicamente per controllare l’andamento clinico dell’epatite cronica. La determinazione

quantitativa dell’HCV-RNA è utile esclusivamente per il mo-nitoraggio della risposta al trattamento antivirale. Un altro test virologico che fa ricorso alla tecnologia biomolecolare è quello per la determinazione del genotipo virale che serve per decidere il tipo del trattamento antivirale.

Quali gli obiettivi della terapia antiviraleL’obiettivo principale della terapia antivirale è la cosiddetta “guarigione virologica” cioè l’eliminazione del virus dall’orga-nismo. Una risposta alla terapia previene la progressione della fibrosi epatica e l’evoluzione in cirrosi e nei cirrotici l’evoluzione delle complicanze. A lungo termine, inoltre, migliora la qualità di vita e la sopravvivenza.

Chi è il candidato alla terapia antiviraleFino al 2011, quando il trattamento dell’epatite cronica da virus C era basato sull’utilizzo dell’interferone e della ribavirina, l’accesso alla terapia era fortemente limitato dalla tollerabilità degli schemi terapeutici. I pazienti con malattia avanzata o con comorbidità severe, per esempio non potevano essere trattati. Oggi, con l’avvento delle cosiddette “terapie innovative”, che prevedono soltanto l’uso di un limitato numero di compresse, per periodi di tempo che al massimo raggiungono 24 settimane e con la quasi assenza di effetti collaterali la terapia non è preclusa a nessuno. È la più importante rivoluzione dopo la scoperta della pennicilina! n

sede presso il Laborato-rio d’Analisi il dosaggio di tutti i farmaci antirigetto, compresa la nuova appa-recchiatura per il dosaggio dei più moderni farmaci immunosoppressori come l’everolimus.

Attività di ecografia

diagnostica e terapeutica

AnGioGrAfiA PerfuSionALe Con mezzo Di ContrASto (CeuS)

Tale metodica ha rivo-luzionato la diagnostica ecografica delle lesioni fo-cali epatiche ed il follow-up dei pazienti con tumori del fegato.

Richiede tecnologie avanzate con ecografi al “top di gamma” di fascia al-ta con software dedicati ed in mani esperte raggiunge un’accuratezza diagnostica sovrapponibile a quella del-la Tac e Rmn.

L’Unità Operativa è dotata di un ecografo con queste caratteristiche che consente di eseguire nella medesima seduta ecografi-

ca la caratterizzazione dei noduli, a costi bassi, sen-za necessità di assistenza anestesiologica, con effet-ti collaterali trascurabili, senza esposizione alle ra-diazioni.

DiAGnoSi e terAPiA DeLL’ePAtoCArCinomA

Il pazienti afferiscono in ambulatorio con la richie-sta del medico di medici-na generale tramite Cup Aziendale.1. La prima osservazione

prevede l’esecuzione di un esame ecografico ba-sale in base al quale, al riscontro di un nodulo sospetto per tumore, si delinea il percorso dia-gnostico appropriato.

2. Ricovero in regime ordi-nario o di DH per la ca-ratterizzazione median-te ecografia con mezzo di contrasto e/o biopsia eco guidata.

3. Posta la diagnosi, si defi-nisce il percorso terapeu-tico più appropriato che prevede l’allocazione del paziente in un algoritmo internazionale prognosti-co-terapeutico che tiene conto dell’età, della stadi azione, dell’etiologia e del performance status.

4. Se il paziente è eleggibile ad opzione trapiantolo-gica/chirurgica viene inviato presso il Centro di Riferimento, nella maggior parte dei casi dell’Università di Pisa,

per la condivisione dei criteri d’inclusione.

5. Se eleggibile a terapia ablativa loco regionale ecoguidata viene ricove-rato in regime di ricovero ordinario per essere sot-toposto a terapia ablati-va percutanea mediante radiofrequenza, micro-onde o alcolizzazione.

6. Se la malattia è oncolo-gicamente più avanzata, non più suscettibile di trattamenti curativi, vie-ne arruolato in regime di ricovero in DH per la chemioterapia sistemica con farmaci biologici

7. Tutti i pazienti trattati vengono monitorati co-me da linee guida con controlli seriati clinici,

ecografici, ecocontrasto-grafici e ristadiati con Tc o Rm.Le terapia ablative per-

cutanee eco guidate vengo-no eseguite nella dedicata sala d’interventistica dotata di apparecchiatura per ane-stesia in neuroleptoanalge-sia con assistenza aneste-siologica. La degenza ha durata media di 3 giorni.

La tecnica (chirurgia senza bisturi) prevede l’introduzione sotto guida ecografica con millimetri-ca precisione di uno ago elettrodo o di antenna nel tumore erogando energia che porta a necrosi. La du-rata è mediamente di 12 minuti per ogni lesione trattata.

speciale epatite c

EPATITE C: dieci domande più importanti su una delle malattie del secoloRisponde il dottor Carmine Coppola, direttore della unità di epatologia ed ecografia interventistica dell’ospedale di Gragnano

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AttiVità DiDAttiCAIl questi ultimi anni si è

molto sviluppata anche l’at-tività didattica della Scuola di Ecografia Clinica e con-gressuale.

Il Corso di Ecografia iniziato come “esperimen-to didattico” nel 2005 ha raggiunto quest’anno l’am-bizioso traguardo della de-cima edizione.

Oltre ogni aspettativa, il Corso ha guadagnato ogni anno maggiore po-

polarità e consensi ed è ormai diventato un ap-puntamento consueto per tutti coloro che vogliono approcciare lo studio della metodica.

Ha una struttura di ca-rattere teorico-pratico con ampio spazio dedicato alla parte pratica su paziente che viene organizzata a piccoli gruppi guidati da docenti esperti. Si articola in due parti: una sessione teorica per acquisire no-

zioni di base nel campo dell’ecografia internistica con presentazione anche di casi clinici interattivi per stimolare le intera-zioni tra docenti e discen-ti e disegnare i percorsi diagnostici ottimali di un esame appropriato; sessio-ni pratiche per prendere confidenza con la macchi-na ecografica, acquisire le tecniche di esecuzione dell’indagine di base non-ché approfondire la cono-

scenza sulle multiple ap-plicazioni della metodica ecografica (color-power, CEUS). Il Corso fornisce un attestato di competenza di Ecografia Clinica a tutti coloro che sostengono con esito positivo l’esame finale teorico-pratico.

La Scuola di Ecografia di Gragnano è una delle più prestigiose della giovane Siemc (Società Italiana di Ecografia in Medicina e Chirurgia) di cui il dottor

Coppola è socio fondato-re e consigliere del consi-glio direttivo nazionale; quest’anno si terrà a Rimini il II Corso di Formazione Nazionale e la Scuola di Gragnano partecipa alle attività didattiche con tutti i docenti: dottor Carmine Coppola; dottor Gerardo Trattelli; dottoressa Miche-la Farro; dottor Ferdinando Scarano; dottoressa Danie-la Caterina Amoruso; dot-toressa Laura Staiano. n

Il virus dell’epatite C (HCV) rap-presenta una delle principali cause di malattia cronica del fegato a livello mondiale.Secondo le più recenti stime epidemiologiche, nel mondo ne sono affetti circa 160 milioni di individui. L’Italia, con circa 1,5 milioni di infetti si colloca tra i paesi ad elevata prevalenza di malattia ed in particolare, al Sud dell’Italia, va il triste primato di essere una delle aree a più elevata prevalenza in Europa. In campania, dove l’HCV è la prima causa di epatite cronica ed epatocarcinoma, i portatori cronici sono circa 200.000. L’HCV è un killer silenzioso. Una volta contratta, l’infezione causa epatite cronica in oltre i 2/3 dei casi e, nell’arco di 10-30 anni, in maniera completamente asinto-matica, porta alla cirrosi e alle complicanze tardive della ma-lattia, ossia lo scompenso asciti-co, il carcinoma epatocellulare e l’emorragia digestiva da rottura di varici. Solo in quest’ultima fase, quando l’intervento tera-peutico perde di efficacia, si ha l’insorgenza di sintomi. L’unico modo per prevenire l’evoluzione e le complicanze dell’infezione da HCV è la cura dell’HCV.

La terapia dell’epatite C ha rappresentato per anni una delle più grandi sfide della medicina e, sicuramente, l’avvento dei cosiddetti “far-maci innovativi” segna una svolta epocale nella storia dell’epatologia

Dalla disponibilità di regimi terapeutici basati sulla som-

ministrazione di interferone, prima in monoterapia, poi in combinazione con ribavirina, oggi si può contare su un’ampia gamma di farmaci che rispetto ai precedenti si presentano mol-to più efficaci e maneggevoli. I tempi in cui schemi di terapia complessi, che combinavano iniezioni settimanali di interfe-rone peghilato con un numero variabile di compresse (fino a 14 al giorno per gli schemi di terapia triplice) somministrate per periodi che potevano anche superare i 12 mesi e con effetti collaterali che da alcuni sono stati paragonati a quelli delle “chemioterapie” sembrano or-mai preistoria della medicina.

Finalmente, la tanto agogna-ta terapia “interferon-free” è una realtà e la guarigione dei pazienti infetti sembra final-mente concretizzarsi in quel tasso di risposta >90% che tali farmaci promettono

La rivoluzione è iniziata con l’immissione in commercio in Italia del Sofosbuvir, nome commerciale Sovaldi. La pillola antivirale, ormai disponibile da circa 12 mesi, è stata utilizzata inizialmente in programmi co-siddetti di uso compassionevole, cioè offerto dall’azienda produt-trice, la Gilead, per i pazienti più gravi. Sono state fatte richieste nomi-nali per ciascun paziente e dopo un complesso procedimento che passava per un’approvazione da parte della casa madre ameri-cana e del comitato etico delle strutture richiedenti, finalmente il farmaco arrivava al paziente.

Presso il Centro di Epatologia di Gragnano, sono state 20 le terapie ottenute per uso compassionevole destinate ad altrettanti pazienti già sottoposti a trapianto di fe-gato ed affetti da recidiva da epatite HCV

Accanto all’indubbio vantaggio clinico per i pazienti trattati che hanno potuto usufruire della te-rapia prima ancora che venisse commercializzata, consideran-do che il costo di ogni singola terapia si aggirava intorno agli 80,000 euro, va sicuramente considerato l’enorme risparmio da parte del Sistema Sanitario. Dopo che il Decreto n. 20 del 24/2/15 del Commissario ad acta (determina AIFA n. 1353 del 12/11/2014) ha individuato l’Ospedale di Gragnano come Centro Prescrittore dei nuovi farmaci antivirali diretti per la terapia dell’epatite C, il numero

di pazienti che ha avuto accesso alle nuove terapie è salito ormai a 120. Moltissimi sono coloro che ogni giorno accedono al Centro di Epatologia di Gragnano, presso il quale, per soddisfare le sem-pre più ampie richieste, è stato inaugurato il 1° luglio scorso un ulteriore ambulatorio spe-cificamente dedicato all’inqua-dramento diagnostico di coloro che devono essere valutati per accedere alle nuove terapie. Il panorama dei farmaci antivirali a disposizione si è arricchito con l’approvazione di almeno altri 3 antivirali diretti di seconda generazione: Simeprevir (Oly-sio), Daclatasvir (Daklinza) e Dasabuvir (Exviera) e associa-zioni pre-costituite di farmaci : Sofosbuvir + Ledipasvir (Harvo-ni); Paritaprevir/ritonavir/ombi-tasvir (Viekirax); e Paritaprevir/ritonavir/ombitasvir (Viekirax) + dasabuvir (Exviera).I processi diagnostici per l’in-

quadramento dei pazienti candidati alle nuove terapie sono complessi ed articolati, e, richiedono l’integrazione di più competenze. La valutazione di ogni paziente candidato alle nuove terapie ri-chiede l’esecuzione di indagini di laboratorio molecolari (per determinare genotipo e carica virale), l’esame ecografico (spes-so integrato con la contrastogra-fia per la diagnosi differenziale dei noduli epatici), il FIBROSCAN (metodica non invasiva per sta-diare la malattia epatica) e l’en-doscopia digestiva. Tutto questo viene effettuato presso il Centro di Gragnano, una vera fucina nella quale il lavoro assiduo di un’equipe medico-infermieristi-ca giovane e dinamica guidata dal Dottor Carmine Coppola, ha reso possibile il miracolo di avere un Centro di Riferimento per le malattie epatiche da fare invidia alle più note e rinomate sedi del Nord Italia. n

Epatite C, con le nuove terapie scacco matto al virusIn Italia sono circa 1,5 milioni di soggetti infetti; in Campania il numero di portatori cronici si attesta intorno alle 200mila unità

Criterio 1Pazienti con cirrosi in classe di Child A o B o con HCC con risposta completa a terapie resettive chirurgiche o loco-regionali non candidabili a trapianto epatico nei quali la malattia epatica sia determi-nante per la prognosi

Criterio 2Recidiva di epatite dopo tra-pianto di fegato con fibrosi METAVIR ≥2 (o corrispon-dente Ishack) o fibrosante colestatica

Criterio 3Epatite cronica con gravi mani-festazioni extra-epatiche HCV-correlate (sindrome crioglobu-linemica con danno d’organo, sindromi linfoproliferative a cellule B)

Criterio 4Epatite cronica con fibrosi ME-TAVIR ≥3 (o corrispondente Ishack)

Criterio 5In lista per trapianto di fegato con cirrosi MELD <25 e/o con

HCC all’interno dei criteri di Milano con la possibilità di una attesa in lista di almeno 2 mesi

Criterio 6Epatite cronica dopo trapianto di organo solido (non fegato) o di midollo con fibrosi METAVIR ≥2 (o corrispondente Ishack)

N.B. Utilizzando l’elastome-tria (fibroscan) le soglie per la definizione di fibrosi F3 o F4 sono, rispettivamente, 10 e 13 Kpa. n

Pazienti candidati al trattamento secondo Aifa

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azione Interna dell’Azienda Sanitaria Locale N

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Il consenso informato costituisce un momento imprescindibile dell’at-

tività sanitaria. Insieme alla cartella clinica e agli altri do-cumenti sanitari, rappresen-ta uno strumento prezioso per garantire cure sicure e di qualità.

Per consenso informato si intende l’assenso che il paziente esprime a un trat-tamento sanitario, in manie-ra libera, dopo essere stato informato sulle modalità di esecuzione, i benefici, gli ef-fetti collaterali e i rischi ra-gionevolmente prevedibili, l’esistenza di valide alternati-ve terapeutiche o le eventuali conseguenze ipotizzabili dal mancato trattamento. Il con-tenuto della volontà espressa dal paziente può essere an-che negativo (dissenso).

L’obbligo del consenso in-formato è sancito dalla Costi-tuzione, da varie norme, dai codici deontologici e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

L’atto medico com-prende “gli interventi con lo scopo di preven-zione, di diagnosi, di terapia, di rieducazione o di ricerca” (Rapporto Esplicativo alla Conven-zione di Oviedo: emana-to dal Consiglio di Euro-pa nel gennaio 1997).

“L’informazione è fi-nalizzata non a colmare la inevitabile differenza di conoscenze tecniche tra medico e paziente, ma a porre un soggetto (il paziente) nelle con-dizione di esercitare correttamente i suoi diritti e quindi di for-marsi una volontà che sia effettivamente tale; in alteri termini porlo in condizione di scegliere” (Comitato Nazionale di Bioetica ’92)

Il paziente ha diritto ad una informazione in termini comprensibili ed il medico ha il dovere di fornire una completa informazione al pazien-te in conformità alla sua volontà (Cassaz. Civ. n. 16123 del 14-7-2006)

Il processo di acquisizio-ne del consenso informato si compone di due fasi es-senziali: l’informazione e l’acquisizione del consenso informato.

Per Informazione si inten-de il processo di comunica-zione attraverso il quale ogni professionista, per gli atti di sua competenza, fornisce al paziente notizie sulla dia-gnosi, prognosi, trattamen-to consigliato ed eventuali alternative terapeutiche e sulle eventuali conseguenze del trattamento.

I diritti alla riservatezza e alla contemporanea co-noscenza del proprio stato implicano una prerogativa assoluta ed esclusiva della persona interessata, trat-tandosi di un diritto co-stituzionalmente tutelato, rifiutabile e delegabile solo mediante un preciso atto di volontà dell’interessato e mai in forza di un’iniziativa o di una presunzione da parte del medico. L’informazione ai congiunti è ammessa solo con il consenso esplicita-mente espresso del paziente, fatto salvo quanto previsto in caso di stato di necessità. Il consenso dei prossimi con-

giunti non ha alcun signifi-cato legale. La documentata volontà della persona assisti-ta di non essere informata o di delegare ad altro soggetto l’informazione deve essere rispettata.

L’informazione costitui-sce un momento cruciale nel rapporto medico-paziente: come il trattamento medico o chirurgico è finalizzato al-la salvaguardia della salute, l’informazione è funzionale al rispetto della libertà di autodeterminazione.

Il medico/altro sanitario deve fornire al paziente la più idonea informazione sulla diagnosi, sulla prognosi, sulle prospettive terapeutiche e le eventuali conseguenze delle scelte operate: dovrà tenere conto delle capacità di com-prensione del paziente, al fi-ne di promuovere una scelta consapevole sulle opzioni diagnostiche-terapeutiche.

L’informazione deve ba-sarsi sullo stato delle migliori conoscenze scientifiche, de-ve essere completa ed effica-ce. E’ necessario comunicare non solo i dati che permetto-no di scegliere se sottoporsi ad un certo trattamento ma anche i dati utili a decidere se sottoporvisi altrove o se posticiparlo o se scegliere un altro trattamento. L’informa-zione deve riferirsi anche ai pericoli ed alle conseguenze dell’eventuale scelta di non sottoporsi ad alcun tipo di trattamento.

Il colloquio informativo deve essere realizzato pos-

sibilmente in un ambiente tranquillo e appartato e con modalità che favoriscano una relazione empatica.

Il contenuto delle infor-mazioni deve essere chiaro, esaustivo e personalizzato, non può essere definito pri-ma dell’incontro con il pa-ziente, ma deve essere mo-dulato tenendo conto dello stato d’animo e di salute del singolo paziente, ma anche delle esigenze familiari e di lavoro, che possono in-fluenzare la scelta del tipo di trattamento o dei tempi del trattamento.

Tra l’informazione e la manifestazione di volontà (espressione o diniego del consenso informato) deve in-tercorrere un lasso di tempo che consenta al paziente una riflessione necessaria per ela-borare le informazioni rice-vute e per chiedere eventuali chiarimenti, anche in incon-tri successivi (rendersi dispo-nibili per ulteriori contatti). I pazienti devono essere mes-si in condizione di scegliere correttamente le proprie fon-ti di informazione, anche al di fuori del team che gli ha fornito la diagnosi.

Chi DeVe informAreIl medico (altro sanitario)

curante della unità operativa ospedaliera e/o territoriale e l’attività può essere delegata.

Chi ACquiSiSCe LA mAnifeStAzione Di VoLontà (ConSenSo/DiSSenSo)

Prima dell’esecuzione della procedura, il professio-nista curante, nell’accertarsi che il paziente sia stato ade-guatamente informato e che abbia compreso i contenuti dell’informazione, fornisce gli eventuali ulteriori neces-sari chiarimenti.

In caso di dissenso all’atto sanitario proposto, espresso dal paziente maggiorenne

e capace, la decisione deve essere documentata con le stesse modalità del consenso, compreso la conservazione in cartella clinica o nella docu-mentazione sanitaria ambula-toriale. Anche il consenso già prestato può essere revocato in qualsiasi momento dal pa-ziente e tale revoca deve esse-re analogamente documenta-ta in cartella clinica.

Nel caso di procedura eseguite in equipe, quali gli interventi chirurgici, il con-senso informato deve essere acquisito dai singoli profes-sionisti che gestiscono fasi assistenziali diverse (es. chi-rurgo e anestesista).

Nell’ambito degli interventi chirurgici condotti in “equipe”, il medico non può inter-venire senza consenso informato del paziente, e, se le singole fasi as-sumono un’autonomia gestionale e presentano varie soluzioni alterna-tive, ognuna delle quali comporti rischi diversi, il suo dovere di informa-zione si estende anche alle singole fasi e ai ri-spettivi rischi. Cass., sez. III, 15.01.1997, n. 364

quAnDo è PoSSibiLe eSeGuire un trAttAmento SAnitArio Contro LA VoLontà DeL PAziente

Nei soli casi previsti dalla legge l’autorità sanitaria può disporre misure di tratta-menti sanitari obbligatori a salvaguardia della persona interessata e dei terzi con cui questi può venire a contatto.

I trattamenti sanitari ob-bligatori possono riguardare casi di: - infermità mentale che ri-

chiede il ricovero in repar-to psichiatrico;

Dalla parte del pazienteIl consenso informato

L’informazione costituisce un momento cruciale nel rapporto medico-paziente: come il trattamento medico o chirurgico è finalizzato alla salvaguardia della salute

a cura del servizio aziendale Risk Management

n segue a pag. 8

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Direttore Editoriale: Salvatore Panaro - Direttore Responsabile: Massimo Tito [email protected] - Servizio Aziendale Relazioni con il Pubblico: via Marconi, 66 Torre del Greco Tel/fax 081.849.0682 / 83 - Direttore Servizio: Angela Improta - Ufficio Stampa: tel. 081.849.0685 Grafica: Carmine Mascolo - Stampa: Feniceprint - Gragnano - Supplemento al n. 7/2015 de Il Cittadino - reg. n. 98/2001 Trib. T. Ann.ta

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- malattie infettive e conta-giose;

- malattie veneree in fase contagiosa;

- intossicazione da stupefa-centi;

- vaccinazioni obbligatorie. In tali casi non è richiesta

l’espressione del consenso, anche se gli accertamenti e i trattamenti sanitari obbli-gatori devono essere accom-pagnati da iniziative rivolte ad assicurare il consenso e la partecipazione da parte di chi vi è obbligato.

Come Ci Si DeVe ComPortAre in StAto Di neCeSSità neLLA ACquiSizione DeL ConSenSo informAto

Quando il paziente non è

in grado di esprimere il pro-prio consenso a trattamenti ritenuti indifferibili, gli ope-ratori sanitari sono tenuti ad intervenire anche senza l’acquisizione del consenso, ai sensi dell’art. 54 del Codi-ce Penale.

Il medico, nello specifico, compie tutti gli atti possibili, riportando in cartella clinica, la situazione ed i provvedi-menti indifferibili e neces-sari che intende attuare per scongiurare quel pericolo o quel rischio.

Nel rispetto delle nor-me di riservatezza dei dati personali, ai familiari non è riconosciuto alcun potere decisionale anche se si ritie-ne opportuno informarli. Su-perato lo stato di necessità,

per tutti gli ulteriori tratta-menti è necessario acquisire il consenso. Il chirurgo che si trovi in sala operatoria a do-ver affrontare una situazione imprevista, che comporti un intervento diverso da quello per il quale era stato acquisi-to il consenso, rimanderà ta-le intervento, solo se questo non arreca un danno grave alla salute o alla vita del pa-ziente.

i requiSiti Di VALiDità DeL ConSenSo1. Personale: deve proveni-

re dal titolare del diritto, delegabile solo mediante un preciso atto di volon-tà dell’interessato. Solo in caso di minori o psichica-mente infermi può essere

dato da chi esercita la tu-tela.

2. Libero: mai ottenuto con ipotesi di minaccia, vio-lenza, dolo ed errore.

3. Attuale: deve valere per tutte le fasi che compon-gono un trattamento me-dico.

4. Informato: tale princi-pio postula una adeguata informazione in ordine alla natura dell’interven-to, ai prevedibili rischi connessi e alle attività mediche, paramediche ad esso prodromiche e successive.

5. Specifico ed espresso: la richiesta di uno specifico intervento chirurgico da parte del paziente, può farne desumere il con-

senso a tutte le operazio-ni preparatorie e succes-sive ad esso connesse, ad esempio il trattamento anestesiologico; tuttavia, quando più siano le tecni-che dello stesso trattamen-to anestesiologico, si deve liberamente far scegliere al paziente quella che prefe-risce informandolo sugli eventuali rischi e/o benefi-ci. In sintesi laddove vi sia una reale possibilità scelta da parte del paziente, tro-va spazio la necessità del consenso.

6. Revocabile: coerentemen-te alla natura del consenso, esso deve poter essere in ogni momento ed in qual-siasi fase di un atto medico revocabile. n

n segue da pag. 7

La Asl Napoli 3 Sud, si è dotata, per pri-ma in Campania, di una rete aziendale articolata per il management delle malattie allergiche.La rete è organizzata su 3 livelli assistenziali, il primo coinvolge, a regime, i medici di medicina gene-rale e dei pediatri di libera scelta che identificheranno i pazienti a rischio e, volendo, potranno eseguire le indagi-ni di primo livello. Il secondo è orga-nizzato con cinque centri territoriali con competenze polidistrettuali con il coinvolgimento di specialisti in al-lergologia che operano sul territorio in stretta collaborazione con i centri di I e III livello. I centri di III livello sono allocati nei presidi ospedalieri aziendali con la partecipazione degli ospedali dell’area Nolana, Vesuviana e della Penisola Sorrentina.Per la specificità dell’allergologia pe-diatrica è stato identificato un polo di riferimento presso gli ospedali riuniti della Penisola Sorrentina.A supporto del sistema, la rete dei la-boratori con il polo di III livello iden-tificato nel laboratorio del presidio ospedaliero di Pollena Trocchia.Tutti i livelli assistenziali sono funzio-nalmente collegati fra di loro.

L’obiettivo del modello organizzativo è quello di offrire un servizio assisten-ziale sempre più moderno e qualifica-to riducendo le liste di attesa, la spesa sanitaria e il disagio per i pazienti.Recenti dati epidemiologici nazionali evidenziano come le malattie aller-giche presentino una incidenza pari all’8,4%, posizionandosi al terzo posto fra le patologie croniche più frequenti (dopo artrosi/artrite e ipertensione arteriosa) e presentando un trend in crescita. Si tratta di patologie croni-che (rinite, asma bronchiale, tosse e dispnea, dermatiti eczematose, orticaria) per le quali la spesa sanita-ria per farmaci e ricoveri ospedalieri, risulta particolarmente rilevanteIn generale hanno un forte impatto negativo sia sulla qualità di vita dei pazienti, sia sulla spesa sanitaria. I pazienti affetti da allergia respi-ratoria perdono tra i 5 e i 14 giorni di lavoro in più all’anno rispetto al lavoratore sano. Seppur presenti sul posto di lavoro, la produttività può calare fino al 40%. Infine, le allergie impattano negativamente nelle atti-vità quotidiane, ricreative e sociali.Il rapporto OsMed 2013 riporta che in Italia la spesa per i farmaci dell’appa-

rato respiratorio si colloca al settimo posto con 1,7 miliardi di euro e al quinto posto in termini di consumo: ogni giorno per ogni 1.000 abitanti sono state assunte 97 dosi di farmaci respiratori. La Campania ha avuto nel 2012 (fonte Federfarma) una spesa netta di 90M€ e, calcolando che i farmaci del sistema

respiratorio che hanno inciso nel 10%, la spesa è stata di circa 9 M€ per que-sto tipo di farmaci.In linea con gli indirizzi pronunciati in diversi documenti dell’Oms , si ricava il bisogno di una nuova approccio alle tematiche allergologiche seguendo percorsi analoghi a quelli messi in campo per il controllo ed il trattamen-

to di altre malattie ad elevato impatto sociale (diabete, ipertensione, etc.), che anche la nostra Azienda ha in cor-so. Tali strategie devono comprendere sia lo sviluppo di integrazioni fra le diverse discipline specialistiche coin-volte nelle patologie allergiche sia il coinvolgimento diretto delle cure primarie. n

L’estate è la stagione peggiore per chi ha bisogno di sangue, per questo a necessario informare e sensibilizzare la popolazione sull’importanza della donazio-ne come gesto di solidarieta. E questo l’obiettivo dello spot promosso dal ministero della Salute, “Il tuo sangue, una botta di vita», che si rivolge a tutta la popolazione, con particolare at-tenzione ai giovani tra i 18 e i 35 anni e ai giovanissimi. Sono loro i futuri e potenziali donatori che vanno educati alla cultura della solidarietà e dell’attenzione nei confronti dell’altro. In Italia sono 630 mila i pazien-

ti che hanno bisogno di sangue 365 giomi su 365, soprattutto in estate. Ma con una donazione tutto può cambiare.Donare il sangue a un gesto gra-tuito di solidarieta ed altruismo, a un atto che fa bene agli altri e a se stessi sia a livello psicologico, sia perche il donatore natural-

mente stimolato a condurre stili di vita sani e corretti ed effet-tua gratuitamente un controllo preventivo del proprio stato di salute. È importante ricordare che la donazione a indolore, ri-chiede poco tempo, è semplice e sicura.Potrai compiere un gesto di soli-darietà concreto presso:• S.I.T.dell’ospedalediCastel-

lammare di Stabia;• unitàdiraccoltadeldell’ospe-

dale di Nola,• unitàdiraccoltadeldell’ospe-

dale di Torre del Grecodalle ore 08.00 alle ore 11.00 di tutti i giorni feriali”. n

Raccolta sangue, la solidarietà non deve andare in ferie

Malattie allergiche, l’Asl Na 3 Sud vara la “rete Aziendale ospedale-territorio”Un sistema basato su tre livelli con l’obiettivo di offrire servizi qualificati e ridurre le liste di attesa

Primo Sergianni - Direttore Assistenza Distrettuale Asl Napoli 3 Sud