Enrico De Vivo Divagazioini stanziali

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QuiEdit 2009 Enrico De Vivo Questo è quel mondo Divagazioni stanziali Prefazione di Gianni Celati

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Intervista Enrico De Vivo, autore di Divagazioni stanziali, QuiEdit, 2009

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QuiEdit 2009

Enrico De Vivo

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Divagazioni stanziali

Prefazione di Gianni Celati

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pa La collana

Questo è quel mondo è una collana di libri diretta da Enrico De Vivo. Fa esplicito riferimento, nel nome, alla poesia A Silvia e, nell’epigrafe qui sopra, al Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica di Giacomo Leopardi. L’inten-zione è quella di riscoprire l’universo della conoscenza fondata sulla fantasia, con una critica indiretta, ma chiara, all’attualità e alla storia, dalle quali è bandi-to e rimosso qualsiasi pensiero non controllato. Oggi finzioni e fantasia sono solo in apparenza venerate, in realtà vengono manipolate a fini mercantili, e utilizzate per impedire di vedere le cose come stanno. Le finzioni false in cui quotidianamente siamo immersi e che ci ammorbano la vita, a cominciare da tutta la cosiddetta società dello spettacolo, vanno smascherate – a maggior ragione nell’epoca delle verità globalmente propagate – cantando e fingendo un nuovo mondo, scarcerando l’immaginazione per dare il giusto peso alle apparenze. I libri di Questo è quel mondo saranno storie, studi, raccolte di versi che sappiano ancora portarci in territori non programmati a tavolino, saltando a pie’ pari le angosce del tempo reale, non per obliarle, bensì per ren-derle più comprensibili alla luce delle intuizioni del pensiero fantastico.

Le prossime uscite Francesca Andreini, Nessuno ti può costringere, prefazione di Marianne Schneider, primavera 2009 Gianni Celati, Recita del diluvio universale, estate 2009 Walter Nardon, Il ritardo, autunno 2009

“A volere che l’immaginazione faccia presentemente in noi quegli effetti che facea negli antichi, e fece un tempo in noi stessi, bisogna sottrarla dall’oppressione dell’intelletto,

bisogna sferrarla e scarcerarla, bisogna rompere quei recinti”. Giacomo Leopardi, Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica

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Intervista con Enrico De Vivo, direttore della neonata collana Questo è quel mondo dell’editore QuiEdit di Verona

Escono in questi giorni i primi due volumi della collana Questo è quel mondo, diretta da Enrico De Vivo per la casa editrice QuiEdit di Verona. Si tratta di Divagazioni stan-ziali, dello stesso De Vivo, e di Nessuno ti può costringere, di Francesca Andreini. I due volumi sono presentati, rispettivamente, da Gianni Celati e da Marianne Schneider. En-rico De Vivo ha scritto Racconti impensati di ragazzini, edito da Feltrinelli nel 1999, e dirige da circa otto anni Zibaldoni e altre meraviglie (www.zibaldoni.it), una rivista di culto nel panorama della letteratura italiana “militante”, che vanta collaborazioni e recensioni nazionali e internazionali.

GP: “Questo è quel mondo”: un riferimento esplicito a Leopardi, certamente non casuale. EDV: Nella celebre poesia di Leopardi queste parole servono a introdurre una do-manda cruciale al centro della riflessione del poeta recanatese: dove è finito “quel mondo” che avevamo sognato quando ancora eravamo capaci di immaginare tutto? Il riferimento è al mondo degli eroi, ovvero della conoscenza fondata sulla fantasia, con una critica, indiretta ma chiara, all’attua-lità e alla storia, dalle quali è bandito e rimosso qualsiasi pensiero non controllato. Con questa collana, applicando l’intuizione leopar-diana alla letteratura italiana odierna, l’intenzione è scoprire libri, storie, versi, studi che sappiano ancora portarci in territori non programmati a tavolino, che saltino a pie’ pari le angosce dell’attualità, non per obliarle, bensì per renderle più comprensibili alla luce delle intuizioni mitiche e fantastiche.

GP: Il titolo del primo libro mi pare un bell’ossimoro per esemplificare una tale intenzione. EDV: Sì, “Divagazioni stanziali” è innanzitutto l’indicazione di un metodo di scrittura e di ricerca, che predilige lo scarto dalla norma più delle cosiddette regole poetiche e creative di cui sono infarcite le mode letterarie e i modi di scrivere dominanti. “Divagazioni stanziali” è un libro di racconti, riscritture, narrazioni orali, perfino versi occasionali – qualcosa di molto lontano dalla spirito “romanzesco”, come dice Gianni Celati, che ossessiona la letteratura occidentale moderna.

GP: Però l’altro libro che presentate all’interno della vostra collana è un romanzo… EDV: È un romanzo molto poco romanzesco. “Nessuno ti può costringere” lo abbiamo pubblicato in “Zibaldoni e altre meraviglie”, in una prima versione a pun-tate, perché era organizzato come una serie di avventure, leggibili ognuna quasi autonomamente, senza un plot asfissiante e senza suspence esagerate. Anche se poi la novità più bella di questo libro di Francesca Andreini è senz’altro la lingua in cui è scritto: una lingua affettiva e carezzevole, con in filigrana la parlata toscana che,

Scarcerare l’immaginazione per capire il mondo in cui viviamo

di Gustavo Paradiso

come ha osservato Marianne Schneider, funziona come una musica che invaghisce e continua nell’orecchio incantando il lettore.

GP: Come mai la scelta dell’editore QuiEdit di Verona? EDV: Non è stata una mia scelta, ovviamente, ma una proposta che ho valutato subito con grande interesse, perché con i piccoli editori sono ancora possibili dei discorsi che vanno al di là della vendita delle copie e della rinomanza dello scrittore. A QuiEdit ave-vano seguito il nostro lavoro di questi anni con “Zibaldoni e altre meraviglie” e hanno pensato di portare il mood della rivista all’interno di una collana di libri. Una cosa straordinaria, nel panorama delle lettere italiane contemporanee, cioè prestare atten-zione a un discorso letterario che si è sviluppato nel corso degli anni in maniera asso-lutamente autonoma da cricche e conventicole. Per me sarebbe stato pressoché im-possibile proporre a un grande editore una collana come questa, perché per chi fa i conti solo con le copie vendute nel giro di pochi mesi, tu funzioni non per quello che hai in testa o che scrivi, ma solo se fai qualcosa che va bene per il cosiddetto “dio mer-cato”, che però, come tutte le figure patriarcali, è sempre alquanto borioso e preten-zioso, quindi da evitare il più possibile se si vuole stare in pace.

GP: Lei ha già fatto cenno alle ascendenze leopardiane del suo lavoro. Ho visto che nella prima pagina di ciascun volume è presente anche una citazione da Leopardi piuttosto significativa. EDV: Leopardi è un faro, o, come dice Gianni Celati, un compagno di strada, del quale non riesco a fare a meno da almeno una ventina d’anni, la sua scrittura riesce a darmi suggerimenti e aiuti su tutto. Anche quella citazione dal “Discorso di un italia-no intorno alla poesia romantica”, che ho scelto come epigrafe della collana, mi è subito sembrata la cosa migliore per illustrare le nostre intenzioni: Leopardi parla di “sferrare” e “scarcerare” l’immaginazione, rendendola libera dal dominio dell’intel-letto e, potremmo dire oggi, dalle razionalizzazioni incombenti perfino su romanzi e poesie. Un’immaginazione scarcerata e sferrata è un’immaginazione che io, con Vico, definirei ignorante, perché è un’immaginazione che sa muoversi con leggerezza, fa-cendosi illuminare, non incendiare, dalla ragione.

GP: Avete già in programma altri libri? EDV: Abbiamo tre progetti imminenti ai quali tengo molto. Il primo è una comme-dia di Gianni Celati, La recita del diluvio, un testo inedito del 1989 con una visione profetica sui disastri e le decadenze del mondo attuale. Un altro è un volume dedicato a Robert Walser, che riprende gli Atti di un convegno bolognese dedicato allo scrittore svizzero, con contributi inediti e originali di scrittori, traduttori e studiosi internazio-nali. Infine, entro quest’anno, dovremmo pubblicheremo un libro di racconti di Wal-ter Nardon, Il ritardo, che propone una scrittura originalissima e concentrata, dai toni molto rarefatti. Poi ci saranno un altro mio libro di brevi saggi, ancora una rac-

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colta di interviste a Gianni Celati, una ricerca di Stefania Conte su cinema e letteratura, e altri testi di autori che ruotano intorno alla nostra rivista, dei quali proporremo opere molto particolari e variegate – libri in versi, raccolte di racconti, epistolografie e autobiografie, etc.

GP: Celati, Walser… Presenterete dunque dei veri scrittori… EDV: In effetti, vorremmo presentare quanti più scrittori… falsi è possibile. Uno scrit-tore falso, uno scrittore di sacrosante falsità, in mezzo a tutti questi colatori d’oro fino e calibrate verità, darebbe un poco d’aria al mondo in cui viviamo, fondato sui dogmi quotidiani delle gazzette, come direbbe un Leopardi postmoderno. Oggi il valore del falso, ossia della finzione e della fantasia, è solo in apparenza venerato, in realtà è stravolto e manipolato a fini mercantili per impedire di vedere le cose come stanno.

GP: E come stanno? EDV: Stanno come nel castello di Atlante, o come in quelle egroche (ecloghe) del Cunto de li cunti di Basile, dove si racconta di aggeggi fantastici grazie ai quali vengono sma-scherate le “finzioni false”, quelle in cui quotidianamente siamo immersi e che ci am-morbano la vita, a cominciare da tutta la cosiddetta società dello spettacolo, fino alle esibizioni dei potenti che comprano tutto, anche l’anima della gente, o dei guerrafon-dai, sempre pronti ad armarsi e a farci partire. Queste “finzioni false”, come ci fa intuire Basile, vanno smascherate – a maggior ragione nel mondo del tempo reale e delle verità globalmente propagate – cantando e fingendo un nuovo mondo, che sappia dare il giusto peso alle apparenze e non confonda i ruoli. Se oggi le cose vanno come vanno, è anche perché l’immaginazione è incarcerata e messa ai ferri da ten-denze menzognere e ipocrite, dalle quali non è facile venir fuori, ma neanche impos-sibile. Io spero che i libri di “Questo è quel mondo” riescano a dare un piccolo con-tributo in questo senso – un po’ di sollievo a chi ha ancora necessità di fantasticare per capire in che mondo viviamo.

Gustavo Paradiso

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pa

Ecco un libro pieno di pazienza, di calma, di attenzioni, di bei racconti, senza niente di romanzesco, tutto al naturale. Quasi tutti quelli che scrivono mettono avanti serie giustifi-cazioni, mostrandosi gente che sa come va il mondo e cosa bisogna pensare. Invece qui troviamo uno che scrive come per un gioco di onde di corrente che passano attraverso il suo sistema nervoso, per tornare poi all’esterno – ma strada facendo hanno scaricato un po’ di effluvi maligni. Scrive Gianni Celati: “Sui monti, nelle valli, nelle paludi, nei deser-ti di sabbia o nei deserti delle città, lontano da quelli che non vogliono sentirsi sbagliati, e che per non sentirsi sba-gliati stanno sempre a calcolare la mossa vincente… noi cerchiamo qualcosa che somigli al libro di Enrico De Vivo – scritto per le delizie del divagare, del riscrivere storie e tentare strade senza obbligo, in uno stato di atarassia napo-letana, o dei paraggi”. Enrico De Vivo (Nocera Inferiore, 1963) ha pubblicato nel 1999 Racconti impensati di ragazzini (Feltrinelli) e nel 2004 ha curato l’antologia Il fior fiore di Zibaldoni e altre meraviglie (Edit Santoro). Nel 2001 ha ideato la rivista letteraria Zibaldoni e altre meraviglie (www.zibaldoni.it), che dirige tuttora. Vive e lavora ad Angri, in provincia di Salerno.

In copertina: Illustrazione di Mili Romano

Avevo da poco fatto ritorno, dopo anni trascorsi a studiare e lavorare fuori, e mi era sorto un interesse spontaneo per tutto quello che vedevo qui; ero attento alle minime apparenze del mondo esterno, perfino il

modo in cui erano disposte le file di alberi lungo una strada mi suscitava pensieri

“ “ € 13,00