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316 5:

ENR ICO C PIV HC CHIOL I

FU T U R I STPI

C av a c an d o i l So l e

V e rs i l ib e r i

E D I Z ION I FU T U R I S'

I'

E

D I ! P OE S I A !

M ILA NO C ors o V ene z ia , 61

1914

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Op e re d i E n r ic o C av a cc h io l i

P OE S I A

L ’

INC U BO V ELHTO E d iz ion i

LE RHNOC CH I E T U RCH INE

T E A T R O

PROC ELLHR IR d ram m a in u n a tto

LPI C A M PA NA D’

A RG ENTO d ram m a in tre a tt i

I CORSA R I poem a d ram m a t ic o in tre a tti

P INOC CHIO INNA M ORR TO in c o l lab ora z ion e con In n oc e n zo C appa

D i im m i n e n te p u b b l i c a z ion e

L! I M A CCHINA rom an zo

I n tu ri s te d i ! Poe s ia ,,

1906 5° m ig l ia io (e s a u r i to)

Ed izion i i n tu r i s te d i ! Poe s ia ,,

1910 l 0om ig l ia io ( e s a u r i to)

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L’uomo che ignora Sè stesso .

S i era vestito come un selvaggio

primitivo : d i fogl ie rosse d ’uva ,

e procedeva in cadenza dalla boscagl ia arc igna

verso la c ittà tumultuosa: col candore barbarico della sua

ignoranza , e la fede grave del suo canto d’ amore .

Non sapeva se i suo i occh i fossero fragil i come vetri

o se l ’anima sua rombasse come una colata d ’acc iaio

che t in g e il c ielo notturno

d ’un fuoco artificiale incandescente.

Ascoltava soltanto la sua bocca cantare

e l e b recch ie nervose inghiott ivano il canto

come lunghi sors i d i sole

p iovuti a gargana in una prigione ignuda .

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P iovevan fasci d i stelle , anche , e la luna s’ incoronava

con una mitria azzurra, e la foresta lontana ,

dietro i suo i pass i fuggiva: atterrita gazzella celeste .

Le rame scattavano al passo frusciante

in una orifi am m a di fogl ie ,

d i fiori , profumi , rugiade , SOSp i i°i:

quasi che al canto nostalgico'

esalassero l ’ul tima anim a irrequieta

in una morte d olcissima tutta velata‘

d i sangue .

D ove ? Ma dove , uomo ch e canti e ignori te stesso

fuggi : i n questo silenzio di meraviglia omicida ?

S i ch iedevano gl i alberi,le fonti

,i fiumi viperei .

E più forte , i l corso delle correnti scivolavasu i letti d i muschi , dietro al su o passo di ladro

animando l ’ immobile notte

d i uno stupore fluido d i sonno .

Stelle ! F iglie d i due mie attonite pupille verd iio vi conosco : c ome non conosco me stesso !

l o so ch e vi muovete in un ondeggiamento di sogno

e rovesciate i l vostro inverosimile mondo,

come il viaggiatore del cielo

che dalla piccola nave del pal lone r ig on fi o

veda alla notte , trem are so tto di s e la terra fiorita d i lumi !

Si chiede allora, perchè brill in o nell’oscurità

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i fari e lettric i d i una rid icola luce lontana ,

e crede i l cielo sia sprofondato g ru i n terra

sicchè il suo sogno naviga fra due paradis i parallel i !

Incontro alla nube? C ’è la traccia della via lattea

tutta smerlata d i mond i? Due corv i impazz iti , volteggianocon occhi d i fiamma sulfurea,

attratt i nell ’orb ita rossa degl i astri?

Non è vero ! V aneggi , uomo che ignori te stesso

se canti finchè non ti scoppi la bocca,perchè la tua voce

,freme come il mare in tempe s ta ,

e mormora come le p in ete verdi scapigliate d a l vento !

Non è vero ! V an eggi , s e vedi con occhi spalancati

d eform ità di colori e d i mondi , d i sogni e di sn om

case che s’

i n ch in a n o in riverenze d i schiave

flabellate da grandi alb eri gialli . in vesti autunnali ,mon ti i ronic i d ’ombra . e correnti d i lava e Sp l os iva l

S i spalancano inutilmente per i mortal i i racondi

forzieri di ametiste,tatuate da d u ri i n tagl i d i sol e

dalle casse preziose,una tromba di grammofono bianco

vomita allora un madrigale collettivo d ’

id ioz ia .

G l i uomini ridono , baciandosi le mani ,e saltellano una danza cadaverica

,

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[ l ? ]

come sotto lo scudiscio tagliente d i un tiranno

l ’opportuni tà , dagl i occh i cangianti p iù

Tu,mio grande e pur p iccolo mondo nel mondo

,

sa i che la tua canzone , se muti la luce del vespro,può far p iangere tutti lacr ime di coccodrillo !

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Tragedia d i buratt in i .

Legato in un solo fascio , in abbandono , riposa

in un letto di polvere un mazzo d i bura ttin i

soliti a recitare in un teatro infantile

la tragedia elementare d ella mia giovinezza .

Da molti anni sfi or iscon o senza le mie parole,

costretti nel grovigl io d i un filo di ferro tenace

perchè son soffocati dal peso della e tà,

che li rende,in ragione dalla l or piccolezza,

quasi decrepiti d ’una impossibile e te rn ità.

Ma il Re con occh i vuoti vede ancora il suo regno

tutto fiorito . I l castello dip into in uno scenario,

sorge fra colossal i alberi dai rami fronzuti :

cantare d ’

u s ig n o l i s i tace in qu e l s ilenz io,e p iangou le fontane,

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[16]

la nostalgia perenne di quel regno fantast i co .

Ad intervalli , a cavallo , le oscu re com parse m ute

delle sue scolte,passano saltellando come p in guin i ,

ma tra le quinte di carta finisce la re g a l i tà,

e i co rtigiani cambiano le giubbe d agl i alamari d’

argento

in p iccole l ivree di servi tori borghesi .

0 mio povero Re,piccolo re d i marionette

che grid i in un interregno troppo lungo

tutta l ’amarezza d i una mort e in sol itud ine !

Vuoi ancora errare nel parco,

che s’

ad u g g ia so tto l’autunno

in una nebbia grigiastra d i pioggia: tra la boscaglia

che stilla tesori d i perle da un cielo tutto d i perla !

?

D on F lorindo ti secca con la sua vicinanza azzimata

e ti tormenta con desideri i d ’avventura ?

Rosaura piange singhiozzi d i vergini tà

si scandalizza forse delle proposte oscene

di un cicisbeo volgare in caram e l la to di lacrime ?

Ricordi ch e serenate in un crepuscolo d i sogno ? !

Troppo ubriaco , Pantalone , faceva l a guardia.

sotto la finestra: in un manto di meravigl ia

pa ssavi tu,traves tita d a studente rid icolo .

C ’era i l profumo umido d e l l a terra fango sa

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nella tarda ora lontana tutta velata d i sogno ,

ed in quel sogno notturno l ’an ima si adagiava

come la cometa nella chioma della sua luce fo sforica

P i u burattin i d i così stretti in fascio dal filo di ferrodella vo stra nostalgia d i moribondi

non potreste essere ,

se avete mescolato i sin gult i im p l acab i l i l

Ma forse sotto la coltre de lla polvere e del tempopiù dei morti che dormono nel c imitero de i v iviavete risolto il problem a della frate llanza universa le !

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ll pettine d’

oro.

Se ti d i scio i i capelli , prendi il mio pettine d’ oro

,

ed accare z zal i finchè tu voglia , e conta le stelle,asp ettando che l

’alba i llumini l ’orizzon te .

Fantastica d i mille cose mai pensate,

e viaggia nei regni d el l ’ Impossib ile,

su im ag in arî navigl i d a ll e vele viola,che gonfiano al vento le turgide mammelle del mare

Troverai in qualche porto , un molo deserto

ghigliottinato dall ’ombra.

n e l quale non cercan rifugio le navi d ’

a l cu n paese .

Squall ide donne , apparira nno nel crepuscolo ,tirando a riva i rottami di qualche naufragio

,

s enza parlare . E la tenebra del rifugio impossibileti sembrerà. pesante per la tua solitudine .

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Non importa . Riprendi il cammino , se ti sembrerà

d ’essere solo . Salpa per altri l id i reconditi,

ai qual i giungerai d i notte , attraverso la paura .

Trova altri porti martirizzati d i fanali liv id i ,ascolta sirene d i p iroscafi accarezzarti passando ,

e rich iami di uomi n i avv inazzati,intenti alla manovra

,

e strani linguaggi di gialli,e risa di donne nere .

E salpa ancora . Senza riposo . Sul monoplano del desideri o,

sfreccia per porti aere i che congiungono le stelle errabonde

vedrai terre senza approdo , e strani canal i incrostati

di fantasmi , e creature che non sono uomini, e belve !

Spazia, finchè tu sappia . E sii signora del creato

Poi , destandoti , quando l ’alba si rotola nell ’or izzonte,

getta pure il mio pettine d ’oro che ha la magia del futuro,

e tinge i capell i d i una improvvisa v erg in ità d i can iz ie !

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La carovana.

So di una carovana .

Viaggia sui grandi cammelli, dal passo oceanico,per un deserto incandescente, senza confini

,amaro .

Uomini e donne incappucciati di v e l i

ingoiano per mille migl ia i l cammino battuto

sembrano spettri d i una processi one fantastica

che l ’ inferno discacci dalle sue porte occidentali .

La muraglia del vento s ch iacc iò le loro bocche ,

l e fascio coi suoi gridi , le annodo alla stazione d i partenza

con l ’ultimo saluto . Ora, gli uomini trascinano la loro voce

come lo strascico frusciante di una bella veste regale .

E vanno . E pare l ’anima triste più taciturna

e più gonfia di lacrime non piante

se i l passo . che s’

a l lon tan a, s’

affon da in cadenza

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che tagl ia enche ‘ i pensieri: come una melarancia .

Non sognano n emmen o nella calura notturna,

mentre i l b ivacco fumiga nell ’

u l tim o fu oco azzurro .

Riprenderanno all’alba, i l viaggio inesorabile ,

accom pagnando il passo rin n ovato zcon una nenia infantile .

Tornano fanciull i scal z i e pallidi nel canto !

P i ccol i paesi rivivono allora , assetati d i gridi ,

cors i da mandre di cavall i ,con la p iaga rossigna delle viuzze verminose

in cui gl i uomini perduti nel ricordo

s i muovono in tardità solare : come fossero disossati .

M a i l sasso , sul quale i l cammello vigile inciamp i

improvvisamente , e l i faccia vacillare

nello scatto p iù elasti co de i ginocchi nervos i

li riconduce subito alla realtà della strada .

Sembra un fiume di fuoco :

un livido fiume che'

corra, e porti nella corrente

un villaggio d ’

in fe rm i, travolto .

P roseguono il viaggio . Lunghe vigilie

tremanti passano . Q u ando un giorno, la carovana si ferm a

in mezzo al dese rt o , a ll'

am a ta .

Le donne piangono , implorano

L ’

oasi verd e ! L’

a cqu a d i un po zzo ! S am ar itan a l

D ove? D ove ? Ma do ve? [ n g u rg itan o a sorsi largh i,

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ingordamente , l’orina de i cammell i misericord ios i .

P o i , s i raccolgono come un gregge che aspett i l’ aurora

e cade la notte ancora tormentata d i stelle e d i paura ,

al grido degl i sc iacall i oscen i

che l i incorona in un rosario polifon ico .

Oh , i l ventagl io d i un bel palmiz io

che s ’apra improvvisamente !

Oh la nostalgiad i una casa: p iccola come un gu sc io d i ch ioccio la !

Oh , una fontana

d i p ietra che sembri scolp ita in una magnol ia !

Addormentars i ne l la via lattea , come in u n’

am aca

traforata !

Le donne p iangono . Implorano : in lacrime som m oss e .

Scoprono le faccie larghe,dipinte .

E gli occhi risplendono,come

dai fori d i una maschera im p as s ib ii e .

I servi s i accosciano l ’uno sull ’altro.

I l capo della tribù si straccia la tun ica verm igl iae grida, finalmente

,che bisogna morire !

Lo sapevamo ! rispondo no le voci dei suddit i

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S i strascicano nella polvere e nella notte ,

E ciechi d ’orrore s i cercano l ’ultima volta .

Lunghi brivid i hanno i cammell i d istes i, assop iti .

Allora, i l capo della tribù incendia le torc ie a vento

che ardono in guizz i d i sangue serp en t in i l

Le affonda nelle natiche gialle

delle bestie supine . E quelle n itri scono di dolore ,sobbalzando .

Turbinano come girandole . S i danno alla fuga

in u n a nube d i scintille , rovesciandos i in terra .

Scalp itano in una danza saturnina .

D a lungi,la fiamma appare

e scompare :nell a corsa impazz ita .

P orterete al paese p iù v icino l ’

an n u n z io de l la morte !

Ora gl i uomini attendono,immobili, estatici , muti ,

quando una voce grida nel silenzio oscuro

Odiate l ’

e u n u co ch e predica la casti tà !

I l capo della carovana , appare ignudo e po tente

branco lando fra le cosc ie della femmina più b e l la .

Tutte le bo cche s’

a rrove n tan o : Morremo d ’

am ore l

S’

in d u g ian o i petti , ansim ando

in acri p iaceri monotoni e lun ghi,c orro tti d i baci troppo viscid i e molli .

P o i,sa ziato, s i d istaccano l e bocche , piene d i bava.

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con una nausea oleosa e pe sante ;i corp i ignudi s i rovesciano sulla sabbia , sfiniti .È sopraggiunta la morte ?

L ’afa ristagna come in u n mare pestilenziale .

Iddio,l ’uomo

,il bruto

,sono un essere solo p ieno di torpore .

Un cuore unico batte,ad i n tervall i .

Resup ino , i l maschio

sembra un paral it ico schiantato sulle sue gambe .

L ’animale pol it ico cessa d ’essere pol iti co:non è più ch e l

an imale !

L ’oratore ha sgonfiato la sua go la d i raganella !

La meretrice spalanca l’

u m id o ane l lo della sua vulva !

Be i cadaveri s iete , uomini v iv i,

ma la morte v i cam b ierà in burattin i !I o vi comporro nella bara ! Atteggerò le vostre maschere

in una smorfia deli ziosa ,che il gelo dell ’al d i la deve impietrire , come vogl io !

Oh impossib ile delirio della carovana fulminata !

Quando ecco un soffio di vento , gonfia e SOSp i i i g c

l ’ angoscia dei morituri . C ’ è l ’ odore del mare

in quel div ino palp ito,che arriva

caracollando sulla sabbia an n em b ata .

Gl i uomini balzano allora dal giacigl io mortale .

Si stracciano i panni miserab i li che l i r icoprono ancora,

corrono , senza riposo , sulla traccia de i cammell i!

scompars i

come ad un solo segnale :hanno r itrovato la v ita .

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Ed ecco i l mare , s i spalanca d’un colpo

all’ estremità del deserto oltrepassato

c’

è una piccola vela b ianca che si gingilla nell’

azzurro ,

e sembra il petalo d i un fiore balzato fuori dell’

acqua

d a un roseto abissale !

U n grido solo , sorge dalle bocche avvizz ite .

La carovana si ferm a sulla Spiaggia ,

s’

in g in occh ia sulla sua vecchiezza de crepi ta

e dice, ora che sup erò il deserto lontano

Com e faremo a traversare il mare !

?

La no stalgia la precede a ritroso : odora d i vol uttà

h a gl i occhi più stravolti , cerchiati da un raggio d i lu nama la sua testa arruffata dondo la come una campana .

Sospira , come una femmina: ritroverete il deserto

o creature del mio torm en to l 0 fiori della un a g io v i n ezza !P erchè volete seguirmi se i vostri p iedi vacillano ?P erchè volete ignorare quale eccesso d i confid enza

sia la propria

So di una carovana .

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Quando la notte si chiuse nell ’ampio mantello dell ’ombra

come il ladrone che teme l ’ incontro della luna,

e le case bendate di sonno sostarono mute

e non ebbero i l cuore,p iù , di fissarsi

,nemmeno

con gli occhi i lluminati delle finestre lontane,

cavalcata di Re comparve fra gl i alberi ignud i

scalp itando . Ed il mare va l icò la sua corsa mu gghiante

lungo la strada snodata,nostalgicamente snodata

nel desiderio d i luce d i un chiaro mattino solare .

Avevano cavalcato , i Re , gli stallon i p iù nob ilig ià. domati a ritroso da discipl ine d i corte

e su gualdrappe argentee ruscellate d i gemme

deposto i l rosso broccato fiorito di porpore antiche,

procedevano in fila co i loro scettri d ’oro.

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La Vergine che cercate riposa in un prato vermiglio

uno scorp ione d ’oro le fa da guard ia v en efi ca .

Quando la campanella d i tutti i paes i che fumano

n e l l’

A v e Maria turchiniccia co i lor campanil i d iritt i ,

ciabattanocome u n a torma di vecchie beghine che preghino

per passeggiare il cielo a lenti passi d i bronzo ,

l a Vergine s i ch iude n el le su e trec c ie oscure

ed u n a s tella cade sulla sua notte

Il desiderio racconta l a favola bella ai Rc .

E i Re , fatti d’

ombra , cavalcano notte su n otte in silenzio

per le foreste ra ccolte che tagliano a fe tte la luna

n e l l’

in trico dei rami immobil i rigid i e neri .

Ma quando l ’alb a raggiunge la com i tiva s p ettrale

e soffoca nella luce lo sferrag l iar de i cavall i

sembra ch e i l sole

abbarbagl i la porpora , gl i ori , gl i argenti ,e i Re d ella no tte spariscono n e l l ’

u ltima voce d iscreta

c h e guida la fuga infernale fino alla morte , più la.

P o i ch e la s tel la ha vagliato i l l ivido sonno lunare

e lo scorpione d 'oro chiama a rac col ta pel prato

i grill i,gli gnomi e le fate , si des ta la vergine . Allora .

I°] chi le porge nel calice d’

u n g rand e m a g h e tto , un gelato

d i brina colo r d i rosa . E chi le regala un biscotto

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e s’

ad dorm en ta al ritmo lontano della cavalcata

che sembra la marcia funebre di cento tamburi velati .

Ma finalmente il prato spalanca i l suo rosso tappeto ,

tutto di fiori e di steli , con la sua stella : accesa

come u n lumino da notte per i l sonno di un ammalato .

Dove dorme la Vergine !

?

Oh ! s iamo giunti ! Chi scende

da cavallo per primo !

? E chi mi tiene la briglia ?

Olà ! C ’ è u n o scorp ione enorme che guarda con occhi

terribil i ! Ma più in l à.,riposa la creatura

del sogn o ! Eccola ! Guarda ! La giovinezza nostra

che s ’era perduta ! È una ! È una sola ! È la mia !

Tutta ch iusa siccome la mandorla nel suo m al to !

La riconosco ! Ti inganni ! E via dunque,che cosa

domandi ? Non t ’è bastato l ’

oro di tutti i tuoi sudditi ?

La forca rossa, che appese i tuoi nemici , non h a

suonata l’ora tua estrema:come un pendolo meraviglioso ?

V attene . È tardi !

Un contro l ’altro i Re si fermano . Con le spade

che sembrano provo care il lampo della l u na,ringhiando come cani da presa , con gl i occhi rossi

annegati nell ’ombra della loro forma terrena .

E h via, monarch i buffoni che strascicate la barba

quasi d i sotto ai pied i delle cavalcature

e vi parate dietro agli scudi incastonati d i false monete !

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I vostri denti , nel bere , caddero in fondo a un bicchiere ,le vostre mani non seppero p iù reggere lo scettro divino !E la vecchiezza vostra puzza d ’

orina e di bava !

Che cosa e’ importa di questa ridicola tenzone

ingaggiata alle porte spettrali della Noia ?

V olete forse rompere i cardin i arrugginiti

che s i spalanchino an cora sul vostro cuor senza sol e ?

Ma lo scorp ione d ’oro s ’ è rannicchiato nel su o

veleno . E attende , immobil e , se mai qualcun o s’

avan z i

a ghermire la V ergine che tutti hanno creduto

la loro giovinezza .

S ’è destata: ai rumori de i ferr i e della contesa,

e domanda spaurita che cosa vogl iano i

Dove sono gl i gnomi? Le fate son forse fuggite !

?

Possib ile? Mi uccideranno !

?

E piange se quelle la invocano ,

e p iù si chiude nei suo i capell i perchè senteche è troppo ignuda . Ed ha freddo :la prima vol ta . E sola .

Ah ! se la talpa venisse a prenderla

e la conducesse in salvo per le sue catacombe !

Ah , se qualcuno della repubblichetta sua verde

la facesse fuggire sotto l ’ombrello di un fungo !

Sente ch’

è giunta un ’ora quasi definitiva,

chè da un mom ento all ’ altro può morire come la luna .

E allora s i r iposa del suo dolore,come d ’una fatica .

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Sotto i colp i mortali le ombre de i Re son ri in orte .

P er cinque notti cozzarono come tori infuriati ,

e solo una,la mia, che sono il Re dei Poeti ,

può contemplare finalmente l ’ infanzia perversa e corrotta

d i questa vergine ignuda che si chiama la Giovinezza !Ecco :ho ucciso quel gel ido scorpione ch e la vegl iava

ed ho schiacciato la sua bocca corrosa di veleno.

Ti porterò con me ! sola con me ! finalmente !

quando tu vorrai p iangere e tu vorrai soffrire !

C i ferm eremo a tutte le osterie della strada

come plebei p itocchi , dove sia frasca verde l

Calpesteremo insieme la mia corona di gloria

perchè , tanto , i l m io regno non ha bisogno d’

u n

e noi due non abb iamo bisogno d ’un

Ma quando ebb i distese le m ie mani febbril i

per prendere la m ia giovinezza , cos ì

Ma quando ebb i cal pestato i cadaveri

degl i altri Re , rivers i nel doppio sangue vermigl io

d i loro vene sg on fi a te, e de i fiori ross i del prato,

e già credevo che viva la mia giovinezza

volesse sal tarm i al collo con un guizzo d i tigre,

ahimè la Vergine ignuda era morta d i paura !

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La porta de l lupanare .

Malinconiche nostalgie di serenate , che salgono

i viottoli della c ittà come il profumo del caprifoglio

a fiotti scampanell a il r i chiamo fresco de i gelsominiche zampillano da una inferriata sp inosa ,

e l ’

u l u l ato di un cane vagabondo accompagna la chitarra.

Conosco le creature che vorrebbero morire

in una sosta del canto , quando s i cercano gl i acco rdi .

D alle finestre aperte ,

ascoltano palp itare la propria insonnia

come se avessero il cuore vivo nel palmo del la mano ,

e quando il canto lontano

oscilla come il nido sul ramo frustato dal vento

s i che la voce sembra cambiars i in un s inghiozzo ,

s’

ab b atton con la bocca su l g u an c ial tropp o bianco !

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[34]

Che cosa vorrebbero dire l e labbra troppo rosse

in quel profumo di tis i ch e sale dai giardin i assonn ati ,

tra il ch ioccolio delle vasche esauste e moribondo ?

La chitarrata naviga i l cielo come u n oceano .

e s ’

in g h irl an d a delle ultime stelle d’

A g osto .

Che cosa vorrebbero udire da quelle bocche nascoste

che val ican le nub i cantando nella lu na

e si posano a tratti come tortore stanche,

le creatu re smarrite nel des iderio della morte ?

Anche la ch itarrata m uore , lontana e nostalgica

come esalando un suo respiro pudico ,fra case b ianche ed orti interminabil i .

E mentre vo i , creature che vorreste morire

nel singulto mordente degli accord i strappati ,vi abbandonate a un triste s in gh ioz zar taciturno ,i suonatori sghignazzano , nascosti nella porta

del lupanare : che veglia nel vi colo notturno .

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!L

’uistitì ,

Un rosso piumino vivo,sem brava . D a l quale , s i snodassero ,

a volte,due p iccole braccia e due piccole gambe d i aborto ,

e la testa pettinata, con gli occh i a punta , rotondi di c ivetta .

Abituato alla selva,a battersi con lance di l iana,

a dondolarsi nel guscio d i una noce d i cocco

quando la catura notturna portava un profumo

d i stelle e la musica delle p iante singhiozzava sulla terra ,aveva ancora n el l o sguardo attonito , la stupida divinità

del sogno .

Oh , le battagl ie a colp i d i frutti !

E le fughe d i ramo in ramo ,

ne i pomeriggi , sord i dal gridare de i rosp i !

Tribù popolose d i u i sti tì s i inseguivano

nei palazzi degl i alberi ,

squittendo come una torma d i passerott i in amore ,

e la lunga catena si spezzava a u n tratto

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divisa dal fiume che interrompeva la corsa

col fuoco abbagl iante della corrente riarsa !

i l capo dell a ciurmaglia, sospeso pel braccio ad un ramo ,

s i dondolava,prima d i lanciarsi contro il d isco solare .

L ’acqua,senza tregua, rispecchiava il su o sforzo rosso .

Al piccolo grido , del ri chiamo selvaggio , di nuovo , la tribùripercorreva le vie sol itarie delle piante conosciute

,

e ad ogni balzo , ritrovava la traccia recente ,e ad ogni ramo si cullava di nuovo , perchè i fiori

la ricoprissero della loro meravigl ia vegetale .

Sbucavano come un gregge : dopo essers i nascosti

con una gio ia infantile d ietro una foglia bruciata

che confondeva il suo ardore col loro v ivo p elou ch e .

E la no tte l i sorprendeva nella gazzarra abbagliante ,

a… sp iare i grand i com b attimenti delle belve

che ruggivano nel s ilenzio una tempesta di grid i .

Chi avrebbe potuto dimenticare le serenate ,sospirato, sgranan.do la sco rza verde d i un frutto?

S’

a tl’

acc iava la bella a una finestra di frasche ,gettando al cici sbeo una manciata di mandorle amare

i p ap ag a l l i piangevano con lunghi strid i lo n tani ,

i l c ielo era uno specchio immenso ch e s i poteva vedere

trapunto d i fuochi d ’argento e d i voli infiniti . .

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La donna dai moncherin i .

I suo i meravigl ios i capell i , neri , luc id i d’ ol io d i cocco ,

erano stati i l nostro lenzuolo,

I suo i occh i ,

dolciss ime mandorle , morivano allora senza luce ,la gola docile sgranava perle lunari di spasimo,e tutto il corpo in una vibrazione sola

sembrava un ’architettura di metallo,che propagasse ,

d ’arco in arco e d i cupola in cupola

l ’orrib ile briv ido del mio desiderio carnale .

Io n on avevo conosciuto questa donna che in sogno,

udendo la sua voce cantare a distesa per le mie vertebreP rendimi, amore , in questa vita artificiosa e doppia

che h a l ’aroma afri cano d ’un d iverso mondo,

se il tuo sogno pesante,mi affascina , m

’arde,m

a110 p p ia

come l ’eco del canto sospirato da un moribondo

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Conosco i l cielo infinito,ed il mare verde nel quale tu scivol i

quando ri splendi,multi colore , in un arcobaleno ,

e il tuo sopore , è l’

efflu v io aereo di un veleno

che accarezza anche il mio sogno fuggitivo .

T ’ ho veduto fiorire in ogni ombra , come uno strano volto

imbellettato dalla cipria d i luci d iverse e fantastiche ;ogni amore infernale , ogni corpo vivo che amasti

l ’

ho in un cuore di donna, con un’

ancora grigia raccolto

Io non avevo conosciuto questa donna che in sogno,

vedendo la sua chioma fluttuare come un velo d i vedova ,sentendone la carezza lussuriosa sui mie i occh i aperti !

Prendimi tutta ! Sono un frutto chiuso Trova nella mia

am m e I l cielo d i gioia scatenata che cercavi .

Sono il mare senza confine dove n av ig an le navi

con vele gonfie , nella bruma imprecisa che le

Non senti la m ia carne ardere p iù del sole,se t i aspetta

Stringimi forte ! Sempre p iù forte U cc id im i sul tuo cuore .

E la mia bocca che ti bacia come una maretta

La mia carne è a volte un languido tramonto autunna le

d ’amore

che attende in chiarita d iafana sorga la luna

sentimi tutta ignuda, rovente ! Sentimi con una

sola carezza:dalla testa ai p ied i,lungo la Sp ina dorsale

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Io non avevo goduto questa donna che in sogno ,

appass ionatamente . Ed appass ionatamente l ’avevo pregata

d i chiudermi gl i occhi con le sue dita lunghe e fatate ,

che credevo adorne d i molti anell i dalle p ietre v iz iose .

I l suo corpo , manteneva ogni promessa,

magnifico e solenne .

Ma le sue mani , le mani che s i ostinava a nascondere

dietro all a nu ca , offrendosi sempre p iù , sempre più ! …

Le bell iss ime m an i che non mi accarezzavano mai ,

ed avevo pensato odorose d i Sp l g 0 e verbena l . …

Me le mostrò , finalmente,in un attimo d i abbandono

,

e vid i

d u e m oncherini sangu igni agitars i nella loro cancrena …

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VELENI,TROMBETTE

,ecc.

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Danza de l la pazz ia.

Se i gu ard ian i taciturn i che vegl iano la nostra pazzia

s i addormenteranno rip iegando sulla propria stanchezza

la testa calva,dagl i occhi lucid i e stravolti ,

o compagni dei miti sogni celesti ,noi danzeremo una danza infinita :prima di morire .

E sarà l ’ultima ebbrezza

quella ch e canterà a martello nelle tempie sensibil i

i ritmi inesprimibil i della ragione !

G ettiamo disordinatamente in un cak e - ! al k e fantastico

le nostre gambe per aria ! Che facciano la ruota

questi pavoni maledetti,in u n giardino i n cendiato

all’

ombra di un grande albero secolare !

Agitiamoci come i risuonanti zoccol i marinareschi

in p ied i microscopici di fanciulle sognanti

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nel vano della finestra, incuriosita,una fanciulla fila a l l

arcol a io d ’oro ,

e la matassa s’

an n od a d i stelle ,ed il gomitolo , alfine , s i chiude : 0 bel cuore

ch e abbia diffuso il suo sogno in un delirio notturno !

l o so i l vostro passo ginnastico e cadenzato

s im ile a quello del m are , ch e dalla riva stridente

corre a raggiungere il sole ch e s’

affon d a nell ’acqua ;ad ogni istante un baleno sanguigno l o punge ;e l ’

om bra della montagna, da terra, lo insegue co l fi ot to .

A poco a poco , al passo i so lato s’

ag g iu n g e

l’

irrequ ie to ansimare delle onde tumultuose ,ma i l sole fugge a ritroso

,scivola sulla maretta ,

e speronando i l cielo ch e lo lascia passare ,entra fra due cortine d i nub i d ’oltre mare

c ome in una tranqu i lla alcova violetta .

Se danzeremo , o compagni dei mie i sogni celesti

prima che si ri sveglino i guardiani atterri ti,

noi troveremo pure un canto : che allunghi su

l ’ inno tranquillo della nostra line .

M a ci p arrà la voce straniera, s om ag g iu n ta

de ll’ invisibile regno della Ragione lontana,

come la campana

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Appariz ion i d i nub i.

P i ccola vela bianca , in un m are sconfin ato

tremante sullo specchio volubile dell ’acqua

di paura e di freddo,nella corsa verticale ;

alle volte ti assale

lo spettro visionario che t ’

in seg u e nel cielo .

U n Re tronfio,con la pancia d i nuvole ,

passa nel l imite estremo dell ’orizzonte .

D elle case fantasti che , si d isfanno

in una disso luzione aerea

precipi tando masso su masso, con un balzo profondo

dalle finestre sbocconcellate

la luna si spenzola a contemplare il mondo .

È incurio sita di te , piccola vela .

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E ti persegu ita con la sua scia l uminosa

che s’

in cen d ia nel mare in uno sciacquio d ’

oro infinito .

Tu senti i l freddo della sua luce, e p iù tremi .

Ed i navigli obbedi enti ai remi

fuggono verso i porti nascosti nell’

ombra,

dove le braccia dei mol i s ’

ap ron o sterminatamente nere ,e gl i occhi dei fari p ian gono lacrim e equidistanti .

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B ivacco.

I monti inseguono l ’

Omb ra turchina delle nub i e dei

ed un rosario d i g ru

si snoda nel cobalto d ’un cielo indefinito

in una catena p er l a re :piantata su nuvole d’

oro .

Silenzio . Le ale lontane combattono co n lentezza

sotto alla nuvolagl i a che sale

in uno spasimo floreale

e invade i l dominio della luna .

In questo bivacco crepuscolare , che riposa,s i sentireb b e cadere an che la luce di una stella ,

anche il petalo d ’una rosa,e l’anima degl i uomini sembrerebbe più semplice

chius a nel cielo,che va oltre le montagne nere ,

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io non vedessi i l mio p iccolo mondo a cui scavo la fossaviver dipinto : col suo prato fiorito e con la sua fontana

a get to intermin ab ile, su di un vaso di porcellana

che fa morire tre fiori sulla mia tavola

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Pr imavera borghese .

Tardi vial i,impigriti nel l’ombra calda dell

ultimo sole !

S i confondono le cose in una nube diafana d i lontananza

e gl i alberi protendono le grandi braccia vestite

d i una frangia verde d i fogl ie vive ,sui sedil i sol itari : dove bisb igl iano gl i amanti primaveril i .

Qu es t’

an g ol o di mistero spalanca i panorami azzurri

del desiderio in tutte le pupille che sognano ,e i l desiderio ad ogni i stante s i radd oppia .

P assano una alla volta, coppia dopo coppia,

uomin i e donne avvolti in mantell i d i tenebre .

Vanno col passo stanco come se indugiassero sui l oro baci ,

come se camminassero sulle loro parole dolciss ime

nel paese degli innamo rati

ch e la primavera acc ende d i piccole lucciole sentimental i .

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La c i ttà s i è dimenticata del grande giard ino,che vive

all’ombra solitaria della sua decrep itezza,

ed al l’

infuori d i queste ombre d ’amore, ch e passano

abbracciate , forse per una volta sola, in cerca della gio ia

nessuno disturba il si lenzio della sol i tudine borghesenemm eno i grilli !

G l i alberi so l i s i profilano n e l cielo,dondolando

le braccia , quasi che ad ogni coppia ch e passa

e s i allontana sulla cadenza de i baci lunghiss im i,

volessero lanciare una pioggia d i fiori

come un pugno d i confetti .

D iventano p iù violettiad ogni minuto :poi s ’

in ch in an o alle stel le

in un gaglioffo saluto,

e s’

ad d orm en tan o in u n’

e s tas i generale

immobil i :per non turbare co n l a presenza importuna

questi fal s i richiami ciabattoni

di falsi inn amorati : troppo ubriachi di

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Revolverate ne l le nuvo le.

Qualche volta mi accade di v iaggiare a lu n go

in una sterminata città.,oppressa da nub i ingoiate

da vie a gamba di cane .

Ovunque io mi volga, le case hanno mura di nuvole

e finestre d ’azzurro . U omini ign oti vi girano

come fantasmi . Nessuna voce s’ode nei portici .

Nessun fiume si scarica sotto i ponti .

Ma dietro le grate compare uno strano volto di cadavere

che mi fissa con occhi ubriachi senza parlare .

Vorrei fuggire e non posso :da qu est’

in cu b o eguale ,tutto grigio ed insonne ; da questa città. scoloritaove gli uomini son senza nome perchè non sanno parlare ,

e si ind icano a gesti , e s trasc ican vecchie z imarre

na turalmente tessute d i ti l l di nubi d iafan c .

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In qualche notte umida. …

In qualche notte umida s’

odon o canti d ivers i

strascicare , sospendersi agli aere i fi l i della nebb i a

canti che pare sorgano da invisib il i abiss i

senza che una gola umana li abbia lanciati alle nub i

E certo, non una creatura potrebbe pensarl i

nell a vibrazione profonda che l i accompagna ,

con un ’eco grassa e carn osa d i ventriloquo .

Gl i alberi p iangono sulle voci solitarie e fantastiche ,i lumi s i spengono

,il cielo s i r ichiude

rip iegato dalla l u nga tenebra sonnolenta.

P are che il canto si sia d iffuso i n un solo grido,

e le vie n e riportano i l lamento scivolato

per i canali con ti n e n t i del loro s i lenzio d ’arg ento .

A mezzo sonno, in piedi sul letto , per ascoltarl i ,

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rimaniamo un istante , con teso l’

orecchio ne lla

Più nulla . Invano,ci ha perseguitato l ’orrore

di que lla voce . La camera è un funebre sepolcrone l quale il sogno ci inchioda co i suo i punte ll i lunari !

Non udremo più, mai , quel canto in minore , di tormentocorrer prima della nostra inquietudine

ed inseguire i l rimorso con voce d ’av ventura ?

Forse , la vibrazione della nostra anima stancasenza di noi , vagabonda come un cane notturno ,

e cerca la sua sepoltura

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La stessa c i l ieg ia.

Vorre i p iangere per un momento solo

con voi, che soffrite , 0 frate ll i taciturni

sarebbe in quel momento l ’anima mia U n ’oasi sterminata ,un immenso giard ino :

dove su tutte le rame un pappagallo turchino

beccherebbe la stessa ciliegia .

Tutti,verreste in quella tranquill ità riposan te ,

senza meraviglia e senza stupore,

in una luce calma e diffusa,velata d i sole

,

a vivere l ’ora dell a gio ia

in una malinconia provinciale .

Ne l l’

i n son n ia delle notti tormentate dalla luna ,

udreste cadere dalla roccia

goccia s u goccia

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l ’acqua delle sorgenti,che fino a l l

al b eg g iare

stillano il nastro di seta grigia

della loro v ita infinita .

Camminereste in s ilenzio

assorti,come stranieri : che s i domandino

se lo stesso sole o la medesima lunasplendano su la loro terra lontana ,e a sera , una campana

vi direbbe che la notte cammina

verso di vo i :perchè la pace notturna

vi sorprenderebbe n e l l’

e stas i del vostro silenz iosenza che ve ne accorgeste .

All ’ombra di un palmiz io,una capanna di stoppia

accoglierebbe i vostr i ripos i randagi

e per ad d om en tar v i , a un frullo d’

ale ,

non avreste il pensiero di nascondere sotto al guanciale

i l portafogl io d e l vostro mistero .

Ogni amore , ogni cura, ogn i cattivo tormento

vo i fi l ereste allora, in un bianco gomitolo d i sogni ,composto ad ogni istante nella sua forma chiusa ,

e l ’anima serena diffusa

dalla vostra serenità , graverebbe in sordina

sulla stridula conocchia dalla testa canuta

della quale potreste dipanare i capell i

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Così la mia p ietà,

vestì u n giorno di sole dell ’avvenire e d i stelle

l ’umanità tremante che moriva di stento

m a se ora le chiedesse d i d isabbigl iarsi un momento ?

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L’annegata.

Ho i polmoni intessuti d’

a l ig h e azzurre ,

e resp iro a boccate tutto il veleno del mare .

Nel cavo delle mani , miseri cordi e salate ,

raccolsi u n giorno le mie lagrime d i sangue ,

e negl i occhi trattenni l ’ immagine della luna

perchè i pesci v i prendessero

la tempra metall ica delle squame .

Nei mie i capell i,le stel le del mare ,

le divine asterie miracolose ,s ’ intrecciano con le mobili

punte tentacolari,

tra rame di corallo bianco

e conchiglie m ad rep erl ar i ,

s i che vi posso sembrareuna africana d iv in ità orientale .

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V olete i mie i tesori,

uomini dalla p iccola fede e dalla lingua ridicola ?

Sotto lo schiaffo rovente del sole,

si sgonfia come una vescica

multicolore e diversa

il corpo che fu carne viva .

I l vento scompone gli stracci

tes i come vele,

e n aviga su due l ivide mammelle .

L ’odo re del mare fermenta,

i l sole assaetta .

Ancora la tua voce sepolcrale,

o ritornata all a terra ,

e i tuoi tesori se vuoi portati a re n zag l io

dalla profondità d eg l’

im p oss ib i l i

No . La femina s i sfi l acc ia

più di una trina .

Le sue ricchezze incustodite s’

ag itan o

in un groviglio d i vermi,

come in un fermagl io

ch e le s i chiuda alla vita .

I miei tesori ? E ride

col fiotto della maretta,che sciabordi sotto la chigl ia

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mi accarezzava la chioma

con l ’ondata sciante,

s i che i mie i capell isembravano la coda di una cometa .

E la mia voce perduta, senza e co ,

e senza brividi,

mi ritornava improvvisa

nella gola palpitante !

Tutte le mie notti ho vegliato ,

e val icato gli oceani,

tra scogl io e scogl io , scivolando sui muschi ,

come se pattinass i

sulle correnti sottomarine ,

tra un fremito metallico d i p inne

che Splendevano come mannaiein una luce v erd ig n a di bottiglia !

Tutt i m i e i g rorm ho sal i to ,

l a scala d ’oro del sole ,

fi n o alla superficie del mare,

tra una balaustra d ’alghe agitate

i palazzi abissali

spalancavano l e finestre ,

e le caverne rimbombavano ,nella soli tudine ,

de i miei passi feltrati .

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Ed ecco,una rete stillante

mi prese n e l l’

in s id ia delle m agl ie ,e vidi il sole a nudosanguinare sul mondo .

Ora, se m i fissate negli occhi d i vetrovedrete b ril l arv i delle enormi goccie

di mare ghiacciato !

Ho una croce d i sangue

che dalla bocca mi scende su l collo,

e le mie mani raggrinzite

di cui potreste modificare la forma,

come fossero d i cera ,

stringono un pugno di rema .

I l mio corpo ? Orrib ile :un sacco ,

I m ie i capell i ? Un nodo .

I l mio ventre è scarnito

più del guscio d ’

u n’

ostrica ,

e si ritorce al sole come un polpo trafitto .

Non la vostra aria dunque,

uomini dal le p iccol e miserie nervose,

e non il vostro mondo !

I o , che odiai nella vita

tutto che fu malvagio,

e amai col cu ore in tumulto

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tutto l ’amore ,

si cchè la mia macchina

pulso come la dinamo infernale

che canta ne i vo lanti

una canzone d i ‘

v e rtig in e e di sangue ,quasi che sfracellasse mille v ite in un palp ito

perchè sono da voi oggi contaminata ?

Volete forse vedere

questo orrib ile mostro

che vi porta dall ’al di là

il suo ricordo d ’amore,

e v i grida fremendo l’ultimo grido d ’un sogno

per farvi ridere : come una scimmia camuffata da regina?

Lasciatemi ! I l mare

è un liquido velario turchino,

ma è una coltre funeraria

ben piccola

per i l mio gran sogno ch e muore !

Lasciatem i ! Se n o

i o vi farò paura ! Vo lete forse sognarmi,

alla notte ,

stringendo le vostre donn e

sotto alle stelle d ’agosto ?

Contro il petto vostro,

l ’ ironico fantasma della mia carne

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stringerete invece d i loro

tra gridi pazz i d i delirio,

mentre sulla bocca

vi passerà la mia capigliaturai n un azzurro brivido di morte .

E rivedrete il povero rimorso

delle mia membra di sfatte

navigante nel mare

per la corrente oceanica

in una fuga pazza e taciturna

davanti a un gruppo d i pescicani affamati,

s i che la carne vostra mortale

vorrà trapassare , nell’

ultimo grido d i orrore,

che spalanca le porte insaziabi l i

dell’

eternità .

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Maledetta la luna

Preludio ant iromantico.

Quando P an impugnò la sua siringa d ’oro

e la luna si sporse al bal cone baro cco ,

gli alberi s ’

in ch in aron o in stile settecento

gridava una civetta: V iva il romantici smo !

La notte azzurra sembrò sospesa nel grido occh ialuto

con la tortura spasmod ica delle sue stelle rosse

ulcere fosforescenti , contagio d i mondi d ivini .

Belarono i fiumi correnti , canzoni d’

A rcad ia e d i sonno ,con le bocche bavose d i tutti i contemporanei ;nella contemplazione s i fossiliz zarono gl i occh i

cisposi d i lacrime stanche , con un alone di luna .

I roseti fiorivan o n ap o l eon icam en te

nei g iardin i storditi dal canto degli usignol i ,

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D ag l b an tr i di muffa grigiastra, sorri sero le ninfe

quasi che sgocciolassero la lunga risata satanica

nelle sorgenti l ivide , scaturite dal monte .

Io ti cullai così,cantando

,o m io p iccolo amore

Maledetta la luna ! Maledetta ella sia,

piccola ancella che porta il soggolo della beghinae mormora ip ocritu z ze preghiere da innamorati !

I l mondo si converte in un convento corrotto

mentre sbadigl i a la cronica vegl ia d i dodic i ore,

ed i fratell i notturni pensano l ’ultim o ingannoavvolti nel suo manto come in cotte d ’argento .

Maledetta la luna ! Che s’

in d u g ia nel trivio ,sgonnellando , come una meretrice gagl ioffae non vuole interrompere questa cristianità

che ci suggella a fuoco le midolla am m arc ite !

Brilla nell’

ombra a un tratto la lama d ’un coltello,

cosi lucida che sembra un lampo di fuocoassassini , briganti , ladri e omicid i romantici

fuggono nel mistero in un brivido d ’oro.

Tu che mi sei vicina, ti stringi al mio petto robusto

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spalancando a volate la sua gola d i bronzo,

sotto le coltri oscure della crosta terrestre

scivoli , brancolando in un altro emisfero ,che finalmente t ’ha raggiunta l ’estrema invettiva

del mio sonno irrequieto tormentato di baci,

e nel cielo v erd ig n o lo spettro del m io desiderio

come un eroe futuro va: cavalcando il sole !

Epilogo moderno.

Anche tu la conosci , o B ella, la malattiagrigia del nostro secolo : quella che fa morire

giorno per giorno,come se da una montagna celes te

rotolassimo i pes i della nostra gioia

e la mancanza di le i ci ardesse ne i polmoni !

P i ccolo sentimento di borghesia rattrappita

ch e s’

avvol g e i n p e l l icc ie che non potrà pagare

desiderio d el l ’

im p oss ib i l e , se te d i infinità ,

febbre d i quello che diverremo domani

ci martella le tempie cos ! fragil i

che quasi potresti schiacciarle com e il naso d ’un

E mentre la politica ci solletica i pied i

con la sua l ingua perfid a acidula e rovente,

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Cani senza padrone e senza lacc io.

Cani vagab ondi,nel rumore della città sconfinata

,

cani senza padrone

e senza laccio , cari ai ! notturn i dei poeti ,io v

ho sentito nel le chiare serenate d ’

A p ri l e

abbaiare alla luna, in un lugubre strazio,il ri tornello di p ianto dalla gola affamata .

Era il cielo p iù profondo e luminoso di lontananzatutto palp itava nella d iafana stanchezza della notte

,

se il vento tiepido impregnava i roseti e le siepi,

e i messaggi de i mond i val i cavano gl i Spazi ,per la via lattea

,drappeggiata or ifiam m a .

Solo il miserabile armato del grimaldellospiava il vostro spasimo sbadigl iante nella tenebra

,

e co rreva i ! selciato pul i to dalla luna .

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Ma dietro al passo elastico , balzava a perdifiato

la vostra corsa ansimante .

E la v ia ne risonava ad un tratto,

strappata nella tenebra d a l l ’

u l u l are irascib i le .

L’

alba vi ritrovava , così , nella sua nudi tà ,bagnati dal suo brivido

,dalla te sta alla coda

,

e le stel le morivano ne i vostri o cch i assonnati,

se, i l vento le portava in un’altra notte lontana

come uno sciame di lucciole palp itanti

nella grigia meraviglia antelucana . …

Cercheremo un paese rosso

per dormire la s iesta

quando la pancia è gonfia di vento

e le pulc i ci ballano addo sso

una tarantella molesta !

Spolperemo la sanguign a frangia

d’

una carogna bagnata di sole !È giusto che la divoriamo

,

se i l sole la mangia,

in un prato l ivido di vio le !

Troveremo una cagnetta domestica

profumata come una cocotte

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perchè inghirlandi la nostra avventura

contro natura,sapendo la curios ità

della nostra libera brutalità !

E pisceremo d i corsa,passando

all’ombra di qualche tabernacolo

rispettiamo troppo la religione

benchè siamo cani senza laccio

e senza padrone !

Era il cielo più profondo.

e luminoso di lontananza

e l’

A p r i l e bruciava nell’ incensiere del mondo

il profumo della sua giovinezza ammalata e ribelle

un fantasma di donna con un diadema ste lle .

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La confratern ita de l la morte .

La confraternita della morte s’

è abbigliata a nuovo ,

e conduce stanotte al cimitero l’

Eroe :

chiuso in una bara di quercia che crebbe sul monte .

I n una fi la paurosa s ’è sch ierata lungo la strada ,

sebbene la p ioggia s inghiozz i a raffiche .

E chi ha indossato strani costumi :con teste d i coccodrillo ,

ed occh i d i gatto feroce ed artigl i d i iena .

E ch i ha voluto perdere anche la forma del brut0 °

s ’ è tagl iato la testa, addirittura ,

di modo che i l suo corpo che cammina fa quasi paura .

Occhi fosforescenti vivono di verd i bagl iori ,ed ombre s i confondono in un tumulto silenz ioso .

E un funerale in cui non s ’ode un singulto , nè un pianto .

Nessuno,per fortuna, dice commemorazion i .

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Ma si presenta come sarebbe , se le finzion i

della vita non sempre lo obbligassero a rivestire

gl i stracci che la moda ha tagliato a suo

Strano ch e per un funerale la confraternita abbia raccolto

gl i affil iati da tutte le parti della terra !

Nel proclama era scritto :E morto un eroe leggendario,

G aribald i ? Mazz in i ? godiamone dunque insieme,

e serva l ’esempio in eterno della sua vita .

Ne godono,così , taciturni . Le notab il ità

procedono dietro al mortorio con passo tradiz ionale

s ’è intonata l ’ Eroica d i B eethoven !

I l cielo s i al larga nell ’arco infinito dello spazio

drappeggiato tappeto funebre,

ed intorno,le stelle

,le fiammeggianti torcie notturne ,

v’

in trecc ian o lunghi vel i volub il i d i fumo .

Oh sviol inate , che l’accordo dei tromboni affila nel silenzio ,

mentre i flauti stillano lacrime di suono , raucamente !

Invisib il i orchestre , tormentate dai contrabbass i

galoppano col grave incedere d elle note sonnacchiose ,schiacciando gemiti d ’

arp e e sospiri d i viole !

U n a nota tremula , tenuta, resiste sospesa nel vuot0°

tri lla , tristiss ima estenuata nel! si …

E cigola il cancello del cimi tero . C ipress i s ch iom a ti

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s’

ag itan o ; sal ic i barbuti s i p iegan o

ogni tomba s’

arroven ta , in un infula d’

argento ;

su l l’

ag on iadelle ghirlande passa un al ito d i

‘vento

tutto s i raccoglie in un profumo d’

as sen z io .

Come in qu est’

attim o la morte odora d i santità

e di s ilenz io

Ma c’ è la Stupidaggine dal tiepido corpo rotondo ,n el l

atton ita sospensione di quest’

ora interminabile !

Gira gli occhi verdastri d i brillanti , nel vento ,e dritta. sulla croce d

un monumento ,

che forse crede la croce del suo martirio ,

dice l ’

e10 g io d e l l’

E roe

mostrando il flaccido ventre :dal quale la Ragione

rubò le budella,in un sereno di primavera ,

quando c ’

era

la poesia dell ’ Aprile,e le fontane , destate

nella paral i s i invernale dal giovinetto sole dell ’

alba ,

s inghiozzavano d i gio ia !

Ecco dove la fossa umida inghiottira la bara di quercia !I l cielo disciogl ie i vel i Opachi delle sue nub icome gl i uomini saggi ha chiuse le porte d ’oro del sogno ,

in cui le fanciulle gigl iate cantano in torno a una fonte

fresche parole di giovinezza !

Tutto l ’orizzonte

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riflette il tedio pauroso in una placida ebrezza

senza Che s ’

asp etta ? L’ora del trapasso , che suona

inesorab ilmente,a rintocch i grigi , nelle torri ,

della città fanfarona

La confraternita non può sciogliers i così . Qualcuno

p icchiera bene il piccone sul la terra grassa

dove la cassa scompare col suo cadavere ignudo !

Qualcuno ? Ma certo ! E s ’udra battere il marrello !

E s ’ udra scivolare la vanga ! E piantare la croce !

Mentre al canto d ’ un gallo

esploderà la prima luce,ad oriente , in un alone g ia l lo ,

e trionfale nel purificato mattino

comparirà con un fascio d i corde

uomini ed ombre,i l nostro amico becchino !

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7 mend icanti .

notte son passati sul tappeto della luna

ette mendicanti ubriachi,avvolti in mantell i

al ritmo delle chitarre irascibil i

1anno sghignazzato una serenata macabra

a serenata di tutti i pae si,

a cantilena di tutte le strade ,

comune ri chiamo dei viottol i e de i sentieri

on le sue modulazion i irre s is tib i l b

mando la notte degl i uom in i cade .

am b ettavan o sugli stinch i’

i cicogna giapponese

rtan dos i nei gomiti

r itornello della canzone b izzarra .

se metteva in ognuno un chiarore la chitarra

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appoggiata sui petti stanchisembrava u n a loro anima astrale

che,cadenzando il cammino ,

in l ibertà passeggiasse in cerca del proprio destino .

Ma senza posa,le mani

arborate dai mantell i d i p iombo ,tormentavano le corde roche ,

rasch ian d ol e , a strappi , a trill i , a variaz ioni ,

a strani garriti

come ragni c h e s’

arram p icassero

a foggiare la tela de i suoni

in inestri cab il i matasse .

Fermi un momento , i sette

mendicanti insultavano la luna

fi s san d o l a attraverso le ciglia

co n le pupille velate d’

alcool .

E tutto verde appariva nella loro meraviglia

i l mondo,le ch ie se , i lupanari , la en n a

dei bambini,e la bara de i vecchi .

Ed una sola voce ed erano sette !

ritornava di rimbalzo a cantar ne i loro orecchi .

\! a nessuna finestra s’

ap c rs e

al loro apparire ,

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nessuno ascoltò le rauche voci perverse ,erch è sette erano i vagabondicordati nell a serenata)i loro sette istru m en ti diabol ic itutti g l i altri erano so l i .

suno ha udito il concerto , se non iomio cuor podagroso

1e sembra i l cuore di loro !

'

a certo mi invid i erebbero tutti coloro1e potessero ricostruire ,

enza che fosse la paura , importuna»stim on e

,la musica commossa

questi osceni fantasmi della miseria1e s

u b riacan o di raggi d i lunaer la propria bontà rossa e per la propria grigia cattiver ia !

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7 ammalati .

Le finestre dell’ ospedale , a quest’ora , sembrano occhiaie

d i moribondi ,spalancate n e l l

a l b a ancora insonne .

Fuori,tutto è diafano , nebuloso , indefinito .

Anche la campana della chiesa,s ’ è messa la cuffia

per passeggiare i l cielo , ed annunziare che i sette ammalati

vedranno sorgere un altro giorno .

Ma dei sette , qualcuno si lamenta e vorrebbe esser già mortoU n altro , seduto sul letto , tiene i ginocchi fra le mani ,e h a gl i occhi l iquidi che non vedono .

Un vecch io tossisce , e il suo schianto sembra m odulato

su d i una grancassa fantastica . I n tono min ore,

la piccola voce d’

un b imbo si affi la so tto le coltri .

Un altro giorno , o moribond i !

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e finestre s i r im p icm l is con o, ora che l’alba è già sorta

,

e a poco a poco , sempre p iù sembra che si restringano ,

perchè il sole le chiude

col fantasma d i fuoco del suo cratere,

e le pup ille nere

degl i ammalati che lo des ideravano

sembran tagl iate via dalle palpebre ignude

ell ’ ombra,allora

,sc ivolano e tornano

in un incubo lungo,le voc i dolciastre

delle monache e degl i infermieri .D ietro qualche cortina s i p iangeOh, mamma ! Oh, mamma ! E tu si i maledettamamma che ci facesti pel dolore !

Chi s i ricorda p iù se la sua bocca

cantò le cantilene dell ’ insonnia

nelle sere d ’ inverno ?

Ora lo spasimo sembra eterno .

Chi s i ricorda più se le sue man i

consolatric i sepp ero buon odore d i sp igo

ll ’

aria o’

è l ’ odor di cloroformio .

I sette ammalati s i muovono in ‘

qu e l torpore

assonnati e pe santi ;non sanno p iù pregare

,

non sanno p iù chiamare

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una nube s ’ ingigl ia ne i loro occhi

stanchi ,

grava su l le pup illeed inonda le fronti d i

Ma stasera , se mai scenda davvero

1’ ombra macinata della notte sorda ,

spalancate, infermieri della vita

sette finestre !

E voi timide orchestre

notturne degl i usignol i

intonate la nenia funebre !

E voi , uomin i vivi

che credete d ’ essere liberi

fissate le vie senza fine de i ciel i ,oltre i l imiti umani

e vedrete volar verso la mortecon l ’ ale aperte , come monoplani ,sette sp iri ti

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e mani che ghermiscono con artigl i d ’ ombra

sembrano gli ero i migl ior i della fatica .

D icono : Vi daremo i l rantolo delle locomotive in fuga ,o vol i per le p ianure seminate d i città !

e il movimento a passo di carica de i motori ;e l ’ inferno de i grand i forni dalle bocche avvinazzate ;e i l r itm o delle officine g al van iz zatr ic i della stanchezza ;e il fumo delle ciminiere che esplodono nel cielo

Noi s iamo gli scialacquatori delle fiamme divine !

Una palata del nostro carbone anima la materia

p iù dello sp irito che anima il cadavere degl i uomini !

Inerti attacchi d i leve s i stirano in convulsioni

quasi umane ; stantuffi lucidi d i grasso ,

sciabordano nei cuscinetti gonfi di vapore ;ingranaggi d i ruote elastiche

scivolano nelle loro scanalature ;alberi d ’acciaio turb inano n e l l

acc iab att io delle cinghi e,più forti degli uomini che ne hanno i l dominio !

La ferrea costruzione d e l mondo

s’

ag ita nelle nostre mani d i poveri

come un g iu oca tto l o inconsueto .

Vicino a no i incomincia la sua febbre,

con la rabbiosa perfidia de i rimorchiatori

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solcano l ’acqua nera d i questo specchio d i mare ,i chi della ricch ezza che vi abb iamo lasciato cadere !al gesto polveroso della nostra fatica3 s i d iffonde ,

mare,la terra e il c ielo

ll on o come una caldaiarm in ata

n giorno , stanchi del lavoro che c i fà poveri

arricchisce il mondo,noi , sette scaricator i d i carbone ,

1tass im o la nostra sal iva alcool icatutte le miniere della terra

vch è la terra avvampasse in un solo vulcano ?

m m c ben vedere,al imentare la fiamma che crèa

,

sh r ap n el e d i cannonate !

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7 puttane .

C ’ è i l languore orientale del g in ecèo

divani bassi in fran g iat i d’oro , specchi ins id iosi ,

fiammelle di gas che ondeggiano per gl i al iti lunghi,

bevitori dal fiato verdastro , fumate b is trose di pipa,

risa grasse d i gozzoviglia,

fragori d i qualche stovigl ia che si rompe,

e sette puttane accosciate .

Ognuna ha un atteggiamento diverso . E quasi

sono sentimentali,nella sarabanda .

U n’

orch es trin a stonata , s’

accan isce

a saltellare un valzer vienneseUna volta qualcuna senti il bri vido infantile

d’

un a sua fanc iullezza,nel ri tmo

diverso .

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Pianse . E ogni lacr ima

lasciò il b inario della corsa sulle guanc io rosse .

Era l ’ autunno ? Forse .

I tin i colmi ? S i ballava in un angolo dell ’ aia ?

Passava a tratti il rantolodella falce fi en aia per i prati ?

Campani fi och i e assonnati

chiamavano il gregge

Ma che valzer :noi balleremo il tan g o !

Copp ie brutal i s i afferran n oper le braccia .

Così ! Così danzeremo !E più desiderosa sarà la nostra maschera

di voluttà triste e d i fango !

Nelle sete degl i ab iti passano brivid i carne

e brivid i d ’ inferno .

Oh , fatta è la svinatura ,e chi beve alla nostra sp inanon s ’ inebria !

Musica ! Musica argentina

Le sette donne passano nel viluppo

confuso delle copp iehanno le capellature disciolte

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e gl i occhi accesi ,girano in un turb inio

continuo di danza saturnina

musica ! Musica argentina !

F inchè riunite dalle loro trecc ie ,estenuate dalla danza follecadono a terra pesantemente

come un mazzo d i

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7 verg in i .

n date , andate a farv i monache , Ofe l ie , pall id igiacinti sfior iti in un orto autunnaleI vostri volti

,di cera

,rabbriv id iscono , se mai

dietro le grate d i un cancello io comparisca a g uardarviEppure ci son le rose , d iffuse in una pioggia

gialla, sul verde de i ferr i che la ruggine corrode ,e foglie d i rose cadono sui vostr i occh i

e ve l i ch iudono : come ve l i chiuderc ico i mie i bac i di

conosco tutt i gl i smarrimenti s c av iche vi fanno trascolorare , sotto ai vel i candidi conventuali !

E il gesto delle mani che salutano,

e la voluttà , con la quale vi profumate d ’

in cen so,

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nella p iccola chiesa, dove le suore passano

con lenti frusci i,inavvertit i : chiuse ne i soggoli b ianchi ,

tenendo le braccia in croce sul petto sterile .

0 sette ignote,lasciate che cavacch iol i vi contamini !

Tanto il vostro pallore è solo apparente,ed avete appreso nei s ilenzi del confessionalecome sono gl i abbandoni che ci fanno divini

I l suono,la luce

,i l tatto , i l fiuto , il pensiero,

l ’ enormità d ’ ogni mistero,

e la gio ia che s’

irrag g ia

cercherò nella vostra verginità selvaggia

le tempie m i martellano strane orchestre d i grid i,

gli occhi mi s’

an n eg an o in ab issi d i viole ,mentre apparite in una cantoria

dove il mio desiderio v i inchioda con aghi d i sole !

P ren d ici dunque,incantesimo d ’angue

con l ’

anima, la carne ed il sangu e .

Ti attendevamo,ere sia !

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passeggiando pe i muragl ioni sol itari ,e i ! loro grido di allerta segna le ore ,

come un orologio da torre .

Quando un carceriere sbatte le ferragl ie

contro la grata lo malediciamo ;se in fondo alla nostra brocca

indoviniamo il fantasma dei morti,cerchiamo che l ’acqua che ci danno da bere

s ia p iù torb ida del consueto ;se le quattro mura di questa scatola ch iusa ,

son sorde , e i n frangibil i , ci sembra una reggia

quando sog n am o ad occhi aperti

d i vagabondare pel

Chi non ha ucciso come noi ? Più di noi ?

Tu tti s iam o omicid i ! Sulla terra feconda ,il sangue nasce col sangue

per ogni zolla che ne sia intrisa

germina più bella

la spica del grano ; ed ogni ruota di macchina

che ne sia bagnata , gira come sotto la spi n tad ’ un

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7 uomin i senza cuore .

acquero con la primavera . Seppero i lunghi mattini

in cui l ’aurora s i strascica ubriaca di profumi ,corsero per ogn i selva

,navigarono tutt i i fiumi ,

ed impararono ad essere crudel i

perchè non avevano cuore .

on avendo conosciuto un padre,s i chiamarono fra

con nomi di belve , e vi ssero in l ibertà .

Risero d elle fem in e ingannate ne i tramonti,e dei loro baci insid ios i da cu i seppero l iberarsi .Nessun brivido d ’ amore l i potè far morire .

ottaron o per i stinto selvaggio che l i guidavae perchè il pugno era il re della loro rivoluz i oneavevano infatti formidab i l i braccia muscolo se ,e torsi enormi che suonavano come g on g s a lle percosse .

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E i loro grid i trovarono l ’ eco p iù stranae la complicità p iù discreta .

Rintronarono sotto la volta delle nubi ,

gemettero con le correnti , agli estu arî,

furono in ogni l ibera forza di perfidia

un inno di allegrezza . …

Tutti gl i angol i della terra e del cielo

ne rimasero pien i in un ’ onda sinfonica infinita

che vibrava per suo conto

all’ aurora, al meriggio , al tramonto .

I fiori s i spogliavano al loro passaggio ,

l e fontane traboccavano in rigagnol i ,ed era un su ssu rar d i campane

lungo e monotono nelle fanfare del sole .

mondo era ormai saturo di loro ,

e della b ieca empietà beffarda ,che suonava a scrosci d i r isa :

però decise d i ucc iderl i con una morte improvvisa .

Ed allora, ogni fiore ebbe un veleno ed una sp ina .

I l fiume ebbe una insid ia,le fem in e s i chiusero nella veste ,l ’ aurora s i l in ee d i sangue

ed il tramonto di l iv idore .

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protesta collettiva delle cose create ,u v e abbatters i come un flagellol i sette uomini senza cuo re .

e strade l i confusero nelle traccie senzavento ne smart la voce ,con l ’ eco la convertì nel l ’

ululato'

una bestia

cs ì si d ism rsero, una sera , senza guardars i in v iso ,

tiranni dalle sette d iverse crudeltà ,er il timore d i dover morire :en etraron o nei borghi arcign i e ne i vi col i della città

,

Lstru ssero l e finz ioni della loro poes ia selvaggia,

accaniti ne i propri istinti sp iritual i

vennero, quell i ch e i preti sono sol iti d i chiamarepeccati

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I DI UNO STESSO MATT!NO DI MARZO

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mette una macch ia di sangue nel mare d ei l illapassando sul la fontan a de i pettiross i ;

Ma stamane son ’ io che canto !

E la mia voce è p iù frescadell ’acqua di tutte le polle !

Ed il mio cuore ha il profumo di tutte le corol le !l o sono p iù sempl ice e canto !T i guardo nelle pup ille finchè muoio di s tanchez za ,perchè sono la carezza della primaverapiù tiep ida . Ti parlo sulla boccaperchè tu sappia i l fremito del mio discorso :messo

fra le tue labbra carnal i come una fogl ia d i rosa .

E ti chiudo gl i orecchi :perchè tu non senta tu sola !

che sono l’

em p irico d i me stesso

che nella vecchia anima corrosa e tranquillacerca un brivido di sangue per te sola !

come la macchia che nel mare de i l il lapassando su lla fontana dei pettiross imette l ’

ombra d i un pettirosso ch e vola !

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mandorlo.

mandorlo,stiracchiando le rosse braccia nodose

s’

accorse un mattin o d ’ essere ignudo .

D i sse : come mi vestiròse i fiori del mio desiderio sono ancora in boccioS i domandò .

Non s i rispose .

E l ’

orto fu p ieno della sua querelae de i tri ll i della cap inera

,

che s’

era innamorata per la prima volta .

S entiva , però, su l la ru vida scorzail so lletico delle gemmeche stanno per rompers i

Ed una comune febbre di giov ine zza,

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lo faceva rabbrividire dalle radici,

gli faceva singhiozzare nell ’ alba,un lamento monotono e fanciullesco .

U n sorso di rugiada !

Ho sete e non vogl io morire !

Son così giovine ! Sarebbe un sacrilegio !Ed a mio padre , vecchio mandorlo ,nessuno pensa ?

Solo la notte immensa

è, dunque , la mia protettrice s icura

poichè mi accarezza

con la sua frescura ?

E la rugiada,allora

,giunse

passando d i nube in nube,

in uno staccio d ’ argento ,

e tutto lo avvolse nel suo p iangere lentoe sottile

,di mille stille

,dall ’ umor vario ,

d i mille perle,

ch e i l sole accendeva

come le fiamme di un lampadario .

Ma fu contento ? No .

Tutto il mattino,vedendo

il p esce ce p r irs i , vesti rsi

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p m coraggio . P ensò °

Ecco è giunto i l momento

supremo ! E salutò

i l cielo con le rondini ,

la siepe e g l i usignol i dalle l ingue prol i sse ,che

,perchè cantavano

a squarciagola

d er id en dol o , pure maledisse .

U n’ ultima preghiera

gl i rimase . E pregò

Linfa,mia lin fa ! Soccorrimi !

agitando la ramaglia

in un tremore verde °

i l tremito d i chi perde

la ragione ,e non s ’ accorge ch e non si sbagl ia .

Ed ecco : come se un formicaio

gl i s i avventasse sul tronco ,la linfa

,dalle radici

sali :di ramo in ram etto ;la bianca scala delle su e fibre

pullulo come il po zzo

che rampolla dalle so rg ive .

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E quando con l ’ aroma

acre pe’ l lungo cammino sol itario

lo squasso i l vento,giunto

,

in tempo di contrappunto,

a p ettin arg l i la chioma ,proprio di là

,

s i :proprio dalle azzurre e fresche goledella notte

,

o miracolo nuovo del m iracolo !

tutta la sua pubertà,

esplo se in un raggio d i sole !

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gregge d i gazze l le .

Col mattino l iquido di rugiada sull ’ erba delle fratte ,

la selva s i destò,sgranando gli occhi alla primavera

,

e disciolse le chiome delle lunghissime rame spettinate

quando le gazzelle uscirono in branco dal letto notturno .

I l maschio precedeva agile e nervoso,

e la rugiada lo batteva sul mantello , a colp i di perle .

Egli era veramente i l magn ifi co re del suo gregge,

e il velluto de i suo i zoccol i sfiorava il velluto della selva .

Sfrascava egl i,per primo

,con le corna aguzze

e dalla siepe cadevano p ioggie d i fiori sanguigni .

In ogni fremito del suo galoppo feltratola primavera me tteva un brivido verde di desiderio ,gl i occhi ardevano d i sole , le nari cercavano un pro fumo

d i carne viva,la corsa mol tipli cava l ’ ardore

,

e ad ogni scossa gli gettava i l cuore fra i denti bianch issimi .

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Le campane eretiche .

Le campane non vol lero più chiamare i fed el i al la messa .

Spalan cando nel l ’ aurora le loro gole di bronzo

lanciavano un altro grido , col rintocco argentino ,e le rondini spaurite, garrivano sulle gronde della torr e .

Oh, non lascerete i vos tri l etti , t iep id i come piume di tortora !

Stamane il sole , ara la terra per voi,.

o bifolchi !

E voi , arate le vostre donne

col seme che non date ai solchi !

Oh , le vostre beghine gridano tutte all’ inferno

,

e l’

inferno le arroventa nelle vecchie carni solitarie !

Nemmeno Gesù cerca le dolci parole de i preti !

Oh, le vittime ridono a gola piena d i vo i,

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usu rai d ’ amore che volete il cento per cento sentimentale !La primavera semplifica d ’ ogn i interesse il capitale !

Le foreste scattano,i l sole pro ietta su tappeti verd i

braccia d i rami in una trina nera d ’ ombra ,

e nel mare de i fiori navigano ince rtamente i merl iche sentou su l a. testa chiuders i la risacca de i petali .

O voi che avete un cuore,apritelo come un frutto !

boccheggiano le campane nell ’ ans ia turchina de’

cie l i

U omin i s i ete ! L ’ i stinto p u ò governarvi da sol i !

Malediciamo i preti ! G lor ifi ch iam o i mercanti !

Per l’

obolo de i peccatori col qual e fummo createno i scampaniamo n e l l

a l b a i l peccato della

E quando i l campanaro,stanco , lasciò la sua corda

e le gole d i bronzo si chiusero senza p iù voce ,i b ifolchi

,con occh i tumidi si affacciarono alle porte ,

le beghine segnarono le strade con le loro ciabatte,

e tutti i cuori squillarono :come campane al vento . …

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La ruota del mu l i no.

Anche la ruota del mulino ha imparato una diversa canzone,

che l’

oboe de i fanell i accompagna,nel contrappunto

del fiume .

I l fiume che la cimenta nel la corsa perpetua,indifferente al suo triste cigoli o d ’

am m al ata

è fiorito di'

rosse corolle annegate nel gorgo .

P iù turchino è il ci elo ,e p iù turchina è l ’ acqua che lo vorrebbe inghiottire .

Le lente pale della ruota sono vecchie e virtuose .

Ma quan do videro succedere al l’

im p eto loro

di tutti i giorni, le forze de i franto i elettrici , pianserocome non mai . E finita . Morremo in un ’ora di sogno !

E dissero al fiume :T ravol g ic i n e l l’

an s ia della tua corsa ,

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in mezzo alla fronte, come un arancio che s r

dal bol ide improvviso d ’ una pala che ricade .

Sprofonda nel fiume senza un grido ,

e la corren te lo afferrae porta con sè la ninfea rossa d i carne viva .

A l lora, nel mattino placido ,i l mozzo s i ferma con un p iccolo gemito

la vecchia canzone finisce d i mormorare ai fanell i

i l ritm o senza variaz ioneche la lebbra del m u seo

E il mattino della liberaz ione .

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Un gal lo .

Ch icch ir ich ì ! Buon giorno a tutt i ne lla fattoria !Massaie b ionde , con belle carni rotonde ,uscendo dal pol laioil sole mi ha in coronato con un infula rossaio vi farò l a corte

,prima che mi tiriate i l collo !

Le mie mogl i che covano sulla pagl ia, gravi e pesanti ,non sanno che io v i guardo con intenz i onedall ’ alto della fi en aia ,

ed.i vostri mariti , certamente v i credono

protette dal mio desiderio , se v i spogl ioper caval car le vostre mammellerotonde come due chioccia …

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La città addormentata.

Con la rete intricata delle strade v iolette ,

sulle qual i un asino pigro sferraglia nella penombra,

con le finestre chiuse e qualche beghina,in p iedi

,

su la porta, che scruta il cielo orientale ,la città che dorme

,ha stamane un profumo

di convalescenza .

Ma dalla campagna lontana,giungono strani carriaggi ,

che sanno d i verdura e d i concime . Schiocca una frusta

dietro lo zoccolante passo di un ronzino da fiera ,

ed una canzone,a mezza voce

,accompagna l

appari z ione .

P i ccolo b org o paesano , pare questa città n e l l’

a l b a

con le bandierede i cenci che l

ad orn an o da una finestra all ’

altra ;co i due caffè che spalancano le loro luci b e ffardo

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Sul pag l iaio .

I o sono la civetta sul pagliai o

che guarda senza stupore la luce .

Come è tutto cresciuto in una notte,e qual meravigl ia

hanno gl i alberi,e qual freschezza hanno i fiumi

I nevai si disfanno zampillando ; la giov inezza della terra8

’ inghirlanda artificiosamente di nuove attrattive .

Ma non v i credo 0 magie delle s tagioni allettevoli ,per cui il moribondo crede di poter vivere ancora !l o sto sul mio pagl iaio

,a p iedi asciutti

,e posso ridere,

perchè lo stollo si d imena al ventoe spaventa tutti gl i uccell i che non sono civette !

Ma non vi credo 0 evoluzioni della materia e della form a ,

per cui nulla può morire e tutto può mutars i

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io rimango da mil le anni con la mia vecchia anima bruta ,e rido c inicamente per ch i vive e ch i muore .

piedi asciutti,dal caldo letto del mio pagl ia io

lancio come un sortilegio,la croce b ieca del mio

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L’aratro.

L ’ aratro è la pantofola della primavera .

I l b ifolco l ’ accompagna a passeggiare nel suo campo ,lascia cadere il seme nel sol co , prega i l suo D io ,s ’ attanagl ia un po ’ i l cuore se grandina a dirotto ,e il fulmine spettina il raccolto .

A piene mani , falcia . E muore nel lo stesso solco .

Ma qualche volta la grande pantofola, cammina e cammina

senza tregua . Smuove tutte le zolle,sventra le porche

lucida mannaia d i ghigli ottina ideale .

Un branco di passeri la precede , cian gottando ,volub ilmente . E uno d i loro prima di riprendere il volo ,dall

alto di un fumante rifiuto d i giovencaammonisce la sua ciu rmaglia rumorosa

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A GOLA SPALANCATA

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[126]

L ’anima mia è tatuata di segn i cabal istici ,in ghirigori che sanno la tua insensib il itàvi leggeresti strane storie di

'

cup idigie e di voluttà,snodate in tre racconti

,dei quali nessuno ha la chiave !

10 mi compiaccio a tormentare me stesso,

come un fak iro

posso cucirmi le palpebre con una corda da vele,

e vedere lo stesso lo spirito mioche veleggia in rosei mari p erl ari ;posso chiudere la mia bocca col peso di mille quintalid i s ilenz io ,

e udire lo stesso la mia voce che s i perde nell’ infinito ;posso farmi tagliare le mani

e pesare la vita che mi circonda !

p iù son crudele verso di me e più son forte ,

più sempl ifica la mia carne che non soffree p iù sono eterno !

Te , divina madre , sformata nella convuls ione isterica

dei tuo i des ideri , che a'

rroncigl i nelle nostre volontà

la suggestione lenta della perfidia, e cre i l ’orrore de i mon di

che una legge fis ica fà scaturire dalle fondamenta ;che sollevi gl i uragani che corrono la terra ed i l c ielo ;che semini le ep idemie m acu l ato d i tabe e d i bacilli ;che fl agel l i la guerra co i suo i strumenti perfetti di morte ,e dissolvi ogni ord ine e ogni regola

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dai suoi cardini e ssenz ialite sola riconosco nella m ia voce e nella mia carne mortale !

T’ho sentito n el brivido delle m acch in e , !an c iate come mostri ,

ruggire nel ran tolo sordo della loro fuga impass ib ile,

quando una leva si fermava d i botto ,e l ’

ingranaggio gemeva

il p ianto della propria immobil i tà sti llando grosse goccied ’ol io minerale fetido e giallo .

Più tardi,

nel desideri o degli uomini che non seppero dom in arl e ,spasimasti , con un bramito , rosso di sangue e di stupore ,

e i ciel i furono p ien i,nella tua vittoria turchina ,

di aeroplani ronzanti sul la traccia de i venti oceania

Nessuno s’

accorse se l a tua ferocia fosse inumana ,

poichè parve necessaria .

On d’

iò esalto la ferocia, che s i scagl i a in me , contro d i me ,ed arma la mia mano paz iente e delicata

,di femina .

Al tuo richiamo io possodimenticarmi d ’ essere stato concep ito

sono la creatura perfe tta nata da un egoismo .

Prima di me non c’ è nessuno e con me tutto fini sce ;

nel mio canto c ’è la dilataz ione di tutto il mio mondo ;nel mio grido c ’ è la disperaz ione b iecadi tutto il mio orgogl io .

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Che m ’ importa d i coloro che distruggono la razzaspalancando agli infermi le porte degli ospedali?

Io sono l ’ i stinto in attitudine giovinetta d i adorazione .

E come una bandiera m ’

ag ito al vento

per stab il ire i l regno della mia rivoluzione !

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ed il tramonto accende fuochi vermigl i

ne i forn i d isseccati

risch iarando in una colata massiccia

colonn e d i luce livida ,

arroventata in una divina cateratta .

Oceano di popolo ,

Marea d isordinata del terrore ,Mael strom d ’ ogni l ib id ine ,

Singhiozzo maciul lato dal p ianto ,

Urlo , grande urlo di una sola bocca,P ugno di un solo braccio gigantesco ,

Testarda forza d ’ ariete e d i catapulta ,P ro iettile del d isprezzo .

I n p iazza !

Le case hanno socch iuso le vuote occhia ie

delle finestre . Tanfo d i ciurmagl iasvolazza fra gli stracci m iserab il i .

Le vie oscure , fatte ludibrio dalla tenebra ,tagliate via dal gorgo umanoche s

i n ca l za , vomitano

purulente boccate d i popolo .

E una bandiera rossa, inzuppata d i sangue,sventola l ’ eretico richiamo della raccolta .

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Aprite le ch ie se inuti l i !S tr0 p icc iar d i p ied i scalz i sulla p ietra fangosa .

Mormorare d i l ingue incollateil cuore cannoneggia in bocca la sua

Occhi riars i . Man i adunche . Sudore

Col sin istro crocch iare d ’ ossa d i morto

s ’ abbattono le porte sante

E Cri sto appare sul vess illo popo lare ,dalla rovina sbrecciata della ch iesa travolta .

Orrib ile , il segnacolo della raccoltasventola ancora nello stendardo sacro

macchiato del sangue p iù div ino .

I l grido sordo de i conquistatori ,

tenuto in gola in uno spasimo d i di speraz ione,

gorgogl ia ne i d ivers i s i lenzi dell ’ attesa .

Si vuota la lugubre chiesa .

Le vie s’

in ch ios tran o d i popolo nuovo .

Crepita una fiamma nel turch ino de i c iel i !D all ’ infinito , in un imbuto d i stelle ,s i rovescia l ’ inferno sulla terra .

Uccidete la scienza inutile !

Altre porte scrosciano nel martellare dell’ ins idia .

Le b iblioteche partor iscono volumi e tarl i .A mors i , gl i uomini distruggono i l ib ri

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incorporando la dottrina che l i uccide .

Sostituiscono i propri cadaveri infetti

nelle scansie polverose ,

ed il carnaio viene amministrato

da un becchino ministeriale .

Ma nella notte è odore umido di montagna ,percorsa da lenti carriaggi

su mulattiere scolp ite ne i dorsi d i macigno .

Giunge un ’ ombra di verde ,un filare d i cascate d ’ acqua,

ed il ricordo di un albeggiare

in cui canta il gallo cedrone fra due nocciuol i e due faggi .

È una folata , che spazza

il fetido m iasm o cittad ino

prima d i c ircos cr iverl o da vicino

nella sua quarantena pestilenziale .

S i spalancano i polmoni ,

e s ’ armano le gole d i nuovi grid i .

U ccidiamo gl i uomini inutili !

Ansia d i sangue sovrasta .

Si [ iuta ne l vento aroma d i carogna .

Ogni mano ha un artiglio

per rapinare la propria giustizia .

Co ! cuore fra i denti , tenuto come un coltello ,

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l ’ ala di una bomba, volante in mille detriti ,

che , sciamando , s i perde in una nube vermigl ia .

L oscurità partorisce i suo i fantasmi

a l l’ angolo di ogni via sol itaria .

Ecco , in agguato strana ciurmaglia di morti !

Torna dai sepol cri del mondo al la tregenda nuova,e mastica nelle mascelle spolpate

s ibilanti commenti p imentati d i vermi .

Napoleone B onaparte , conserva il ricciolo

de i capell i n eri , sulla fronte ossea .

Sogghigna, dentro al mantello astrale che l o ricopre ,

e la valanga ululante lo calpesta senza vederlo .

S i ricompone , risorge : diabolico e perverso .

Chi ch iuderà l ’ incanagliato rub inetto

che continua a gocciare lo still ic id io della rivoluzione ?

Muragl ie d i soldati sbarran o ogn i sentiero

s ’

odono sferrare i cavall i impazienti al comand o ,

e l ’

ombra, a volte , s’

1n ce n d ia d i n itr iti

trem uli , ch e s i cercano n ella lontananza

paurosa … …

A fi or d i cielo , naviga una ste l la bianca .

La chiama un usignolo , in u n a sosta .

La stella cade . L’

u s igno lo l ’ ingo ia

e tac e sulla siepe , avvelenato .

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Ma ad un tratto , un solo Uomo , vigile e dominatore

curvo sulla tastiera onnipotenteal imentata da mille d inamo ,

muove cento leve che scintillano ai contatti .

Sfrigge , in una luce lunare ,

l ’ impeto delle grandi lampade ad arco

sfolgorate improvvisamente sul terrore .

S ib ilano le s irene senza fiato , de i motoriche s

’in cam m in an o alla corsa ,

ansimando , con un batt ito stanco d i volanti ,

ne i capannoni : abbandonati

de lle maestranze rosse .

Le macchine sospese nell ’ incerto silenzio

dell ’ abbandono , s i destano ;i forn i dallo stomaco ingordo ,

s ’ arroventano ; i m ai martel lanoi colp i cronometric i della loro gio ia ;le incudin i elettriche scalp itano

tamburellando la notte d i ferite ;i laminato i trafi g g on o invis ib ilmente

le corazze armate d i bullon i infernal i ;i torn i consumano ogni forma,

col dente vorace che s’im p ag l iu zza

di acciaio l iv ido e brunito .

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Tutta la vita meccanica s ’ è risvegl iata

automaticamente , mentre l’ eserc ito degl i uomini

s i d istruggeva .

La terra avvampa in una n u b e fu m ig an te ,

p iena d ’ orrori , d i rumori , d i s ib il i .

A tratti , dai gazometri , parte

u n crep itar d i bombe d i gas illuminante .

In un fuoco d ’art ifi z io

s i sventagl ia i l prodigio nel c ielo ,

ed ecco i l cielo riflettere in un miracolo nuovo

l ’ immenso crogiuolo della terra

scatenata .

Fra le due rivoluz ioni capovolte ,sorge l ’ aurora boreale

e n el chiarore ch e s i d iffonde

un nuovo mondo allora , com pare e sconfina .

senza meta, senza riva , e senza approdo .

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all ’ incanto di una bocca p er lare:semi—aperta in un bacio

e nelle orecchie assop ite l ’ eco di una canzonetta

napoletana,forse

,ripeteva il r itornello sentimentale .

Chi ? Chi avrebbe,o delfino , atteso la morte cantando ?

La nave era attraccata alle sue ancore gialle ,

immob ile in un silenz io p iù oscuro della notte .

In un barlume di cielo,la sua bandiera frustava

al vento . A ll’ erta ! All ’ erta sentinel la !

S ’ udì il fragore sordo del maglio cadere nel mare .

E sorsero le voci asson n ateg

d eg l i uomi ni° Aiuto !

La nave s ’

in cl in ò , girandola immensa, rotando .

Corse il sangue dai ponti,come alla svinatura

il v ino sgorga a rigagnol i dalle crepe del tino .

Aiuto ! I boccaporti s i schiantarono , sotto la Spintadegli uomini pazzi

,che videro la mort e burlarli .

Aiuto D al cassero, una fiamma si diffuse nel c ielo

come un fungo rossigno,sfavi llato nell

ombra °

una campana ondeggio mor talmente,a rintocchi,

accompag nando un grido d’ orrore che vento nella notte

S i uccida p iuttosto,chi non ha coraggio di morire !

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L’ orizzonte .

Orizzonte ! D i schiudo le tue porte, immensecome i mie i occhi

,e penetro in te , dolci ss imamente

l ’ anima ho tutta nelle pup ille , che t’ imprigionano

senza lascivia : l ’ anima nebb iosa che si l ibera in te ,

quando m ’ avventi le nub i sfioccate de i tuo i uragan i

che navigano da tre mondi,da tre m ari , da tre ciel i !

Conduci dunque i tuoi corteggi di sogno !Osci l l an brev i città violette contro montagne d

azzurro ,

poi,si d irada l ’

oas i ce l este davanti al trono purpureo

d ’ un re tron fio con la pancia di vento .

E le case s i muovono in un ondeggiamento di terremoto ,e gli alberi l e incoronano di bavagli v erd ig n i .

I mari insonni spalancano i porti navigati

d i vele e di p iroscafi nottu rni . E s ’ odono allora

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divine musiche di rematori,in fi am m eg g iar , di tramonti ,

e in b al en ar d ’ aurore,p ianti d i donne

,dai lunghi vel i

perduti ‘

Ecco, orizzonte , nel quadro delle tu e'

p orte

le creature,le cose , l

’ anima,i colori : la meraviglia

etern a dell ’ infinito che sbarra i mie occhi immortali !

Immortal i :perchè vm ceran n o lo s consolato tarlo del tempo ,e l ’ orrore delle mura vecchie , che filtrano curiosità

e l’ umido azzurro delle strade vellutate di muschi .

P erchè per te, vivrann o oltre la vita, i l noto e l’ i gnoto !

P assano nel raggio del loro desiderio veicoli fuggenti

p iù veloci e sicuri degl i aeroplani ;le nuvolette dell ’ oppio che brucia nell e pipe dei fumatori

accendono la luce della loro penetraz ione ;e i l sole non l i distrugge

,nè il vento l i fa lacrimare

chè sono diventati lo specch io immobile della loro etern ità .

Benedetti gli occhi degl i uomin i se vedono l’

ori zzonte ,

quando s i svegliano come levrieri celesti ,

fi u tan d o i l domin io de i mond i

e l ’

im p erial sol itudine del vuoto !

G iungono nelle p iù meravigl iose oasi del s ilenzio ,

varcano i confin i delle più strane città ,arborate d i torri d ’ oro che hanno finestre d i smeraldo ;

vedono mostri dal vo l to d’

uomini arti co l are

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Voce , vista, moto , fremito, forza :e tutto meccanico o fisico,

chimico , elettrico : tutto quanto può immaginare

il cervel lo di un savio e la trep idazione di un pazzo .

D al desiderio del fanciullo

che appena fuori del ventre materno

si re ca a scuola uccidendo per strada lo spettro de i l ibri,

all a dubitosa sap ienza d ’ un vecchio,che non sa più

leggere la penombra oscura della filosofia

dal p iccolo furto pettegolo della serva in fe staio l ata,ebbra

,domenica sera

,con l ’ am ante che la sfrutta,

al viz io acerbo che invade nel letto del collegio

l ’ adolescente irrequieto ; dal fascino giallo dell’ avaro

radi cato sul suo tesoro come un albero secco ,all’ orgia del mili ardario che nuota nella cupid igia

in cerca di una miseria l iberatrice ; dal sordo fragore

d i una macchina in fuga lanciata come la pazzia,a cui gl i uomini ungono i vol an t i , o arroventano i forni,o ritorcono le leve grasse

,al frusci o

d ’ una foglia ch e cade in u n a tristezza autunnale ,

squallida,sosp iro d i nostalgia

,grigiore d ’ anima in pena

,

singhiozzo soffocato,velario d i u n

im p os s ìb i l e terra ,che s i d isperde nel fiato umido e caldo dello scirocco !

D a l mondo creato , quello che conosciamo per vivere

la nostra verminosa sazietà,all ’ i potetico spazio

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in cui almeno una volta abbiano corso a briglia sciolta,

nube su nube,ma più vittoriosi della nube !

D a l l’

org ia del vis ionario inacidito di fantasmiche non parlano , all

’ oscurità estatica d i un idio ta

tutto sarà l ’ orizzonte,il mare , la vita , i l sogno ,

la l ibertà che ci batte con una frusta sangu i gnaquando la notte b ianca tormenta la nostra carne

e le pup ille si annegano nel cielo della paura !

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Canto de l la via aperta.

Sterminata solitudine divina, che corrompo con l’ombra

del pensiero , se ti cavalco !

Via aperta, che conduci dove non so , ma che ignori

volgar calpestio di ciabatte sfrangiate dalla tua p ietra viva !

Tu che cominci dove

fra due siep i s i è perduta la città che fuma,

ed a volte t ’

in seg u e col fischio

delle sue ciminiere violente,

che atterrisce stormi d i passeri contadini

incamminati verso la grondaia di una cattedrale ;si i tutta fresca d i perle come una regina

,

se la ru giada ti assale ;si i to rrente di fango se la p i ogg i a ti frusta ;si i nube di polvere se il sole d ’estate ti affoch i

accog l im i finalmente

nel tappeto rotolante dell a tua lunghezza !

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C ’ è l ’ eserci to che attende a i confini

curvo su cannon i infernal i ,

se mai i l nemico apparisca : i l nemico d i tutte le ore,

i l Dubbio . C ’ è l ’officina p iù satanica del suo fragore,

stretta nelle cinghie scivolanti de i motori

che fi g l ian o maestosamente , regolarmente , altre macchine

d i metallo dai lunghi bracci articolati , che l’ uomo

d eb b on sostituire nella sua fatica monotona .

Ci sono gl i amatori p iù val idi per le vostre caldecarcasse ; e le fornaci p iù roventiper i vostri polmoni assetati , ed i telai p iù frenetici

per i vostri lenzuol i funebri , tessuti d i raggi di sole .

Ma pm là ! Ma p iù là, del nostro cammino moltepli ceavanti a vo i ed a me , che sono la perfez ione del bene

e del male :perchè in fondo alla mia strada

che non finisce mai,io rotolo intorno alla terra

la periodica in s tan cab i l ità della mia mortale stanchezza .

R itroverete tutto , ma in una vita p iù tristee più soave

,che rinnoviamo dalle origini

per s em p l ifi carl a, purchè s i proceda

sempre più avanti , dietro a un condottiero poetache unisce le stelle alla terra e il d iv ino all ’ umano .

Uomini avari e malfattori ! D i donna ch e p iace

abbiate affusolate mani che sfogl iano fiori ,

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o adunchi artigl i lanceolati dal coltello,

ed occhi d ’ombra sin istri come la morte ;o salte ll iate vo i volub il i guizz i d i gazza

,

o la fuga strisciante del ladro impaurito,

o l ’

u n tu osa stanchezza de lla beghina cieca,

o lo spavaldo di sprezzo dell ’ eroe morituro ,

preti e soldati , democratici e duchi ,im peratori e cortigiane

,artieri e maestri , correte

dietro d i me , senza basire !E fasciate la terra col passo che sprofonda

,

in una rinnovata velocità, in un nuovo ardimentola vita vostra s ’ è chiusa

,la vita nostra incomincia !

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Sput i a un dom i natore .

Tu che avesti negl i occhi le luci d i tutti i c iel i ,

ala volante nella dominazione ,

prepotenza n ell a pace ,

rapacità nella guerra,svolazza stanotte nell ’ombra d i tutte le tenebre ,stam azzan do con l ’ ale nere rotte alla preda !

Sul tuo dominio io d istendo un ’ al tra temerità,

pianto le p ietre miliari d i un arb itrio d ivino ,

segno il confi no maestro ,

traccio la mia proprietà .

E perchè la cenere non mi d ia abbagl io

cancello anche i l tuo ricordo

col canto che ti sventaglio !

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[150]

Hai gridato la morte

ai vivi , ai morti , ai nati mort i .

Ora , col manto di carne che ha semb ianza di maschiocavalchi l ’ infinito ,e se il mondo ti pare un baldacchino papale ,fulmini per le nu b iad incontrare i tuo i pari

che soggioghi coll ’ arma che ti fa despota immortale .

Cuore mio giovine , saiodiare come nessuno ! E t’ adoro per questoperchè disprezz i gl i abortie gl i uomini !

Perchè , sebbene tu senta u n chiaro d i luna d iscendere

ogni notte sul tuo nuovo romanticismo,

sai uccidere il fetic ism m

sentirt i l ibero e solo nello spaz io,

piangere col tuo strazio ,

singhiozzare col tuo rimorso ribelle,

e la nube è i l tuo singhiozzo che rovescia un piantosul mondo nelle raffiche autunnal iversate dallo staccio d ’ argento delle stelle !

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Tempo d i tamburo.

O voi che verrete dopo d i me !

E avete l ’agil ità fel ina della gio vinezza ,e il cielo chiaro nelle pup i l le infinite ,svento late il mio cadavere come una bandiera !

Io vi ho insegnato l ’

estas i

d ivina del l ibero canto:quella che il dervis trovanella vertig ine della sua danza infernale .

E vi ho detto che i l giallo frin ire de l le cicalemonotone ne l m eriggio incendiato di solenon fa mai prevedere l ’ultima sera del canto .

Ho schiaffeggiato l e - vostre anime moll i e v iti

s i che la vostra razza si fonde con la vostra storiacome l ’

u ragano l iv ido confonde i vostri lamenti .

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Se siete invasati d ’amore , v'ho detto di giacere

su ’ letti di sabbia azzurra, coi p iedi ignudi bagnati

d a un gel ido torrente scivolato dalla l u n a !

I pazz i url ino ! E gl i uomini che dicon di pensare

s’

ad dorm en t in o : accosciati gl i un i sugl i altr iper morire d i strattamente ,

accorgendos i d ’essere vivi !

Questa forza satanica che dàl’ i llusione torrida di un infinito dominio

v i accompagni,o voi che verrete dopo di me .

Allora al rullo potente de i funebri tamburi

rovesciate d ’un colpo il mondo che trapassa

con questa leva d ’oro ch e h o forgiato per voi !

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Tu amasti correre in vertigini divine

vest ita come l ’arcobaleno,

a ciel sereno , per i tuo i domini carnal i !E scintillasti , aurora ! E scintillastifra due goccie d i brina come un prisma

,

e t ’

in cen d iasti come un sole,come il sole che sbava la sua lucesulla fanghigl ia oscena della strada battuta .

0 grande anima mia, così fioritadi corone di gigli, e così vecchia

decrep ita ! Così serena e così vacillantesotto le percosse del maglio impenetrab ile !Uccidi ! Uccidi il tempo ,val ica i mari e le foreste e il sognostesso che s i cu llo barbaramentenei suo i ritm i d i cantilena di z ingari !S i distendono i fiumi in argente i miraggi lontani ,e vibrano come corde metall iche !I mari s i addormentano nella bonaccia

,

masticando vecchie carcasse di navi .

E le navi , nei mattini p erl ari ,procedono tremando con le grandi aleperdute in un cielo d i cobalto .

Uccid i ! Uccid i la velocità anima miache ti gingi l lasti in i n u til i

'

tregu e !

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Ed in un batter d i c igl ia s c av i

tu che vedi tutto con occhio d i l in ee ,

tu che tutto assorb isc i co i polmon i del ventogrida

,grida , Anima prigioniera

che finalmente hai sorpassato il cammino de lla morte !

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Fuga i n aerop lano.

Voleremo insaz iab ilmente , quando il motore oleoso

avrà schiuso le labbra

sul suo lugubre e tremante borbottio di gatto in amore !

L’

e l ica circolera com e una doppia mannaia rotativa,noi falceremo le stelle come sp ighe !

Attenti , dunque , a raccogl ierle nel cavo del le mani ,poichè per voi

,uomini paurosi ,

saliremo n ei infiniti giardini pensil i del cielo !

Ecco . E la terra già scivola sotto il nostro passo rotolante

mentre l ’ala rimane ferma nell ’ infinito

e l'

el ica tentacolare bri l la :subito in uno specchio rotondo .

Gli al b eri s ’

in ch in a n o,come se volessero s p e n n e l larc i ;

l e case inghiottiscono nei cortil i i l proprio ventre calcinoso ;l e ciminie

'

re s’ap p u n tan o

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e un armento di nuvole spaventate

g u izzerà sulla nostra estas i divina, ans imando nella corsa .

C i serreranno ai fianchi,i tor i infuriati ,

aguzzando le corna impalpabil i sotto l ’ala,

ma il rombo scoppiettante del motore

le metterà in fuga : come se tirassimo delle sassate .

L ’ armento s’

ap r irà allora una strada

diritta di vell i e di carne

chè l ’anima nostra libera dallo stuolo impaz zito

p iù in alto vuol fulminare

curvando in un mareggiare indeciso

i l suo sogno di b ianchezza

L ’etica ha tagl iato nella pastura ardente del cielo

il solco ! Ascendiamo dunque im p ass ib i l i lI l vento ci bagna la testa,

ed i volanti rigidi , si tendono , sotto l ’ impulso

delle mani rapaci ! In alto ! Ancora p iù in alto !

Noi s iamo le aquile rosse dagl i artigl i d ’acc iaio

roteanti nel cielo del nostro desiderio !

Guardiamo le cose co i due sol i degl i occhi abbacinati !

Possiamo lanciare le bombe della nostra cupidigiasui vostri attendamenti d i beduini infroll iti !Portare l ’ annuncio che siamo uomini vivi !

S tabil ire la via del cielo , primi tra i prim i !

Aprire il traffi co delle terre oz iose

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guardando le stelle impall idire n e l l’

al b a !

Scaraventare i sogni come manate di grano !

Sprofonderemo anche nel ventre d’

un mondo improvviso

se il tu n n el della sua ferita ci in g oîma a mille chilometri della terra !

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L’acco lte l latore .

In qualche osteria suburbana,dove si mesce vino nero

che sembra sangue rappreso

e odora forte ,

con le braccia sul tavolo zoppo

e la bocca che fi ata troppo

in un miscuglio di esalaz ioni

vino , vermi e baci d i puttanelle

l’

accoltellatore

si riposa al mattino .

Ha fatto un bagno di luce d i stelleche temperasse la sua stanchezza .

Tra poco russera

pesantemente .

E sogn era di sbirri

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all ’ ultimo avventore

di una sua p iccola aman te .

La notte era fresca assai

e le stelle punteggiavano

di ferite d ’ argento

l’

immensa taverna del firmamento .

Nell ’ ombra delle vie oscure

ansimava la rissa sorda

la vittima oppressa d i paure

alla minaccia di una lama ingorda

non si dibatteva nemmeno .

Sotto l ’ incubo del ciel sereno

fuggiva a brigl ia scioltae l

accol tel l atore fi l osofava fra i denti

Sarà per un ’ altra volta

Triste guadagno della giornata

aver venduto le treccie n ere

d i due giovinette

recise in mezzo alla folla !D ieci l ire per una parrucca !

C’

è più di cordino e d i colla !Ma , per fortuna, lavoravaqualcuno per la sua sete :Giovannina, dalle labbra d i lamponee dai livi di sulle braccia

,

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e dal b istro sulla faccia glabrauna p iccola iena

fuggita dal serragl i o d i Numa Ha ! a .

L ’ aveva scovata un giorno

in un viale nascosto :

in un frusciare di fogl i eagitate : co l

.su o profumo irritante

d i poch i soldi .

Se l ’ era stretta fra le bracc iaper morderla .

Le aveva tirato i capel l i grassi,

l ’ aveva schiaffeggiata ,

perchè gridasse,

ed ella aveva ri sposto

con un sosp iro B attim i !

B attim i ! Ancora !

Mi piaci perchè se i forte

e se i crudele !

Questo profumo di sangue

che vapora da te

è acre !

Oh , benedetta la tua ferocia

che mi fa male e mi fa bene,

che mi riempie e mi svina le vene

e la tua bocca che dilania,

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e le tue unghi e tigrate,

ed i l tuo fiuto di belva !

Bruto, pm bello de i brutiliberi nella selva,

le piaceva : se col coltellole striava la gota b iancadi una frangia d i sangue

,

o la faceva saltare con uno staffi l e

lasciandole la traccia nera

sul dorso,

ed i l segno profondo del mors osulla nuca

incipriata di sudore e di polvere .

Un giorno ti ucciderò !

Fammi p iù male !Ti voglio tutta ill ividire

se non tiri su dalle calze cinque lire !Cinque l ire cap isci ?

sgualdrinella impestata '

Vigliacco ! M ’ hai assassinata !

Tieni ! Un cal cio nella pancia !

Miserab ile ! Che bella bocca !Uno schiaffo !

La mia guancia !

Ma purchè tu mi faccia morire ! …

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[166]

bere le lacrime degl i occhi sfatti,lasciarle cadere per terra

come non sapesse che fam e .

E sei carne de lla mia carne !E t

ho nutrito col mio l atte !

Ebbro e ridentel ’ uomo si soffermava

con l ’ insol ito peso d ’ un macigno

su lo stomaco .

Ah si , ho capito

che mi hai nutrito col tuo latte .

Ebbene quanto ? Un bel tino

me n ’ hai potuto dare ?

Non vogl io deb iti -da pagare !

R ip ren d il o ! E siamo a posto !

E spalancata la bocca

in faccia alla dolorosa zampillava

vino ridiventato

La vecchietta sbilencadondolandosi se ne tornava

e n egl i occhi le luccicavai l fremito d ’ un mattino

lontano .

E le pupille

vomito

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lucide , accarezzavanola testa d ’ un bamb inosuo figl i o ?

col nastro della cres ima !E le mani tergevanodalla fronte , come in del iri o,l ’

insultomani p iccole,con un tremito g rande

asciugando le rose rossedell’ in uti le martirio .

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Maggio lata per ado lescent i .

La luna fuma tranquillep ipate d i nuvole , e incorpora

nella fumata amara

i suo i fantasm i p iù strani

ondeggiano a gara

come un gregge disperso

al fluido richiamo de i campan i,

in una sera chiusa

tra due ciel i d i porpora,

le creature de lla sua maggio lata .

E s’

ode la classica squi llad

un’

Ave Maria sonnolentache muore scort icata

nel campanile turchino

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ogni nota sembra di smalto ,rimane per un attimo

nel cielo di cobaltoe s ’ accompagna all a sega

randagia d ’ uno stonato viol inoche prega

,

e l e gatte in amore

che vagan su i tetti Spaventa .

Con la graz ia scettica ed infantiledi una p iccola scimmia percossa

,

mi graffi allora

sul cuore duro le traccie de lla noia,e il s ilenz io invis ib ilel a mia triste anima

ingoia

come la g h igh iottin a

dalla lunetta rossa .

C’

è in aria il Maggio,tenero

d i canzoni e di grid i,

con l’ arida voluttàd i distru ggere

i nid i

e le foreste

c’

è i l Maggio che investe

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di fanciu l l e leggerissime fughe

in un paese lontano,

ed un urlo che non saprà

mai :un urlo che b isogna

ignorare !

Ma giù, nell’ orto oscuro

sotto la grata, fioriscono tante lattugheper calmare de i nervi

i rrigiditi l ’ ardore !

Non pensa ad una bella

a te Anna Maria

a te Verbenaa te Colom b arell a ?

con l ’ an ima

grave p iù d ’ un tamburo

velato di m isereri ,

e dure p ietre vive

non sente scol p irs i

nei neri

occhi, che il vento rianima

come una vern i ce ?

No . Piange tre preghiere

nella maggiolata stanca

d i canzon i e d i gridi,

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per l ’ i gn ob ile sog noschiaffeggiato d ’ amore ,che con la voce roca

gl i porta quas i il terroredella sua voce anti ca e importunaparlata di Maggioun giorno , dentro la en n a …

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Canzone de l le ve le strappato.

Ho sentito singh iozzare

qualche volta

la canzone delle vele strappate ,

i n un crepuscolo soffocante ,quando i l mare

bolle nella sua rabbia

azzurra e grigia .

I l mozzo grida alla tempesta

ch e l ’ avvic ina

dalla gabbia

d i maestra .

E fra le nubi ,

in un alone errante

occhieggia minacciosa

una fa lce d i luna calante .

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mentre dall ’ arsenale

le ombre de i marinari

accorrono sulla banchina frad icia

e guardano il mare indemoniato ,

di sotto il cappello d ’ incerato

Qualche nave che viaggia

su l l’ orizzonte

s ’ impennacchia di fumo

quasi volesse adagiars i

nell ’ ovatta plumbea

delle sue ciminiere .

Dalla terra al mares i propaga un brivido di attesa ,

i l vento frusta con le sue bandiere

disciolte nelle nubi ,

ed il s ilenzio dell ’ immensità

pesa .

Tacciono i timonieri ,

e la manovra s ’ avventa

in un rumore d ’ ordini e fischi .

Attenti a l l ’ argano !

A prua !

La scotta !

Molla !

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[179 ]

I paranchi immobi l ir i stanno . E annotta

sui boccaporti

neri d i catrame .

Qualche fantasma sorgesotto il t imone a ingarbugl iare l ’ el ica ,la nave , ecco , s ’ impenna

trema lo scafo , gl i alber i tent…ennano ;Attenti ! Attenti al l ’ argano !

Preghiere tri sti

per i l c ielo notturnosorgono e s ’ allargano .

Le vele s i d isc iolgonosulle antenne ,perdute in sol itud ine

nell ’ altezza ferrigna .

Balzano tutte sotto il cal cio dello scirocco

come cani da presa .

Abbandonate nella luce l ivida e foscadai rigid i pennoni del p iroscafo

intonano la loro mazurka,

e ch i l ’ ode ha paura .

Nella scia della chigl ias ’ apre la fossa profonda della sepoltura .

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I o la sento s inghiozzare

la canzone delle vele strappate

che s ’ agita dalle gole

d i questi stracci pendenti

come corp i d ’ app iccati .

A distesa, sfarfallano

nell’ intrico d e i cordami

a distesa , a volta a volta,

le lor danze staran te l l an o ,

confondendosi in richiami .

Vento ! Oh vento che giungi

cavalcando i ciel i e il mare ,

soffia da riva a riva !

Soffia p iù forte !

A vvol g ic i sempre p i u

nel giro delle tue braccia

che la stanchezza cattiva

della tua bonaccia

ci sfian ca, a volte ,

come fa la morte !

Vento ! Oh , vento ! E tu fru s tac i

in un ’ aureola … vermigl ia

quando vieni e se i ara ld o

d i tempesta da nord-ovest !

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su è giù,

e se le scotte tese

s i schiantassero ,

vaganti rondinellepartiremmo pel sud

per non tornare

Tutto , fuor dalla canzone triste ,è sigillato nel s ilenz i0 °

solo u n fu lmine s i stira

nelle coltri delle nuvole commiste .

La riva bassa scompare ,e il lampo l ivido e lungo

indica i l mare , i l mare , i l

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[1831

ragno aviatore .

F i l i d ’ acciaio impercettib il i

giunti da! sole alla punta della m ia pennasfavillanti b i sturi del sogno

ondeggiano qualche volta ne i b in arî parallel i

ch ’ io tendo .

Un ragno magico , orrendo ,v i scorre in volo planato , allargando le zampe

contro vento .

I l corp iciattolo stri sc ia, s’ altalena, vibra,

ed in un equil ibrio fulmineo

scivola improvvisamente fino a me .

Io non conosco migl iore aeron au tà !

Fa suo dominio il c ielo cercando una predavertiginosamente

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odia la terra, disprezza la montagnache mura l’ orizzonte con l a fascia funebre della sua mole .

D ritto al volante,gu ida senza esitaz ioni ;

taglia lo spazio , in chilometri d i ingordigia,

pettinando i l p el u m e del ventre al maestrale

nè s i cura d ’ ostacol i

che scavalca senza paura e senza ale .

Tutto , in torno , divampa

la cantilena platonica delle cose created i cui è in fi n ites im a parte .

E pure , egl i s i sente il p iù grande dominatore ,che su monoplano rovesciab ile e d illusorio

può correre gl i estremi l imiti del l ’ infinito !D alla terra, al p ianeta Marte

e comparire nel te l es c0 p io d i qualche puzzolenteastronomo d ’

osservatorio .

Ha in se i l brivido d ’ ogn i fore sta

pl acida, nel mare cadaverico della luna

non un b i sb igl io s ’ ode,non il frullo d ’ un ’ ala

assonnata ch e combatte in un nido .

Ombre , a gamba d i cavalloe

’ inseguono . P assano fantasmagorie

d inoccolate , con paramenti d i tenebra

e dorature d i fiamma , tenute a freno

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Fantasmi d i vecch ie costruz ion i .

Una città lunare :un festino

cadaverico di costruz ioni ,senza lanterne

,

con qualche breccia nel travertino

s imile alla chirurgia d ’ un vulcano

che abbia esploso

aprendo un ventre di fuoco .

Ombre lunghe , con occh i

l ivid i d i luna negl i angoli ,archetti barocchi ,edera parassita ,davanzali smangiati

,triangoli

d i muffa .

Ad ogni al i to d i vento che rabbuffa,

un odor lieve d i cose morte

esala dalle porte socch iuse .

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Tra co lonne di smeraldoocchieggiano guglie confuse ,

e nel l’ ombra azzu rrastra ,

a tratti,a tratti fi am m eg g ian o

i vetri d ’ oro

d’

una casa patri z ia .

Scende l ’ ombra e sovrasta .

Ma sui vetri è rimastal

impronta di cinque dita l iv ideuno stemma di famigl i apauroso .

Tre beghine regnano in questoprimitivo .

P ortano i l ritmo v ivo

del la loro carcassane i cortil ilunghiSomigliano a certi funghi

cresciuti nell ’ umidore

d i vecch i tronchi marciti ,

e vestono lunghi vestitid i raso verde

,

ed hanno i capell i verdi

come l ’ erba de i prati

una straniss ima erba

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cresciuta d op o

sui loro crani sp e l accb iati .

A notte,quando il chiaro

di luna si distende

coi suoi fantasmi

tra pinnacol i e guglie ,scendono le larghe scale

per cui s i sale alle loro alcove,e ovunqu e trovino la luna

la trafi g g on o con un pugnale ,su l e mura

credendo d i farle male

come ad una creatura .

Poi la medicano con ragnatele

perchè sono pentite,

e s ’ illudono di celebrar l ’ omicidio

con un fantastico rito crudele .

Nessuno passa per le vie

lunatic,

incanalate a sghimbescio

sotto l’

arco de i ponti .

E la so litudine è lieve

ne i cortili ,

dove a G !

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smarrite .

D anzano macabramente,

invocano i serpenti rossi

che avvelenino la luna, finalmente !

Ed ancora una volta

la trafi g gon o sulle mura

col pugnaletto di fuoco ,e nell ’ inutile l u n ic id io si trastullano

mentre la ferita si culla

nel suo spasimo , voluttuosamente

e vuota a fasci

l a sua luce violetta

un torrente innocuo di sangue

che non finisce mai ,

e macchia le mani delle beghine

inorridite

dal delitto , i n cui si accaniscono

ogni notte,da tanti secoli , per l

’ eternità .

Che silenzio !

Che notti !

Che ci ttà !

Se un usignolo , a un tratto ,

ecco cantasse

se la sua go la sgranasse

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perle d i stelle profumate d i tenebra

interrompendo il s ilenz iomortale

con un p iccolo battito cronometri co d ’

le tre beghine morrebbero .

Da tanti secol i non parlano p iù,

e le parole si sono irrigidi tenelle loro gole di vetro

come tanti spettri °

come tanti diavoletti

d i Cartes iovanno su e giù

e non escono mai .

Soltanto , in certi momenti

hanno un gemito strano

an s l ah

Morrebbero dicendo :a u v lah

e la città v ivrebbeancora inutile,ancora saggia

nel festino della sua fine

croni ca,fiorendo nella l ivida c iviltà

m ad rep erl are

dai giardini tri stiss imi,

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un arb orare

di p iante atroci

ri svegliate alle insol ite voci

del l ’ usignolo futurista .

Ed il mio canto,che rattrista

im d eg g ereb b e in tono

m inore

nelle strade intir izz iteper ridestare nelle mura ferite

dalle beghine,la fantastica oscurità d el suono !

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risciacqua

le mille gocci e del suo pianto .

Ogn i foresta , apre il cuore

vegetale che dorme,e beve .

P al p ita,s i d istende ,

scatta .

Un fulmine passa con la sua mitria scarlatta ,un orol ogio suona,

una civetta stride .

E l ’ora della sol itudine,che tuona

nelle gole umide del silenzio,

incide

la sua marcia funebre .

mendicante sorpreso

dalla tempesta,è p iù pigro .

Non ha cielo e non ha capannas

accom p ag n a col vento

che l o fascia d i freddo .

Va rca la strada e naviga il pantano

sordo ; sguazza nelle cuora ,

calpesta i giunchi ,sfoglia i ! rose to solitario ;vaga come i n un sogno senza l imitee la via

,più breve e del suo sogno

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che inghiotte ogni terra

ed ogni cielo .

E la bestemmia è il canto più s c avo

e p iù celesteche ritma il passo ribelle ,chiuso in un barlume d i p ioggia .

Ma nella via,s i giunge

prima che nel sogno,ad una porta

sbarrata .

S i batte . Toc ! Toc !

S i grida:Aprite ! Fà freddo !La notte s i è rovesciata come una fiumana !S i domanda: ch i è ?

E la voce è lontanae viene d ’oltre la morte .

Aprite ! Est locanda ?Pagheremo lo scotto ,non abb iate paura !

E la voce domanda:Chi è ?Un mendicante ,

che rifiuta elemosina d ’

amore ,

ed ha un tesoro nellaspugna delle sue vesti .

Se con osceste’

i suo i o cch i celesti

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che

Aspetta .

E batte ancorapoi che la voce interna è p 1u lontana .

e s i tace .

Aprite ! Est locanda ?O taglieremo le vostre

trecc ie d ’oro e d i sole,

s e troveremo un pertugio

per entrare !

Aprite ! Ogni viandante

notturno è un

Avete odor d i sangue

caldo nella voce !

mendicante s i raccoglie

sotto l ’arcata .

Veste la sua schiena

con la porta che è chiusa .

E batte ancora

più del suo cuore

p iù d ’

ogni sua vena ,

immobile , su quella sogl ia

che non po trà

G ratta il battente con la mano

chiama , impreca,

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E la tem pesta s’

affi l a

come una falce sola ,e lo frusta

,e lo s taffi la

,e lo rag g r icch ia

nella nicchia del suo lamentofinchè stanco ,

l ’ uomo s’

ad d orm en ta sul suo grido

ed i l corpo s i rip iega

e gl i occhi s ’

an n eg an o n el sonno ,

e s’

acqu etan o le paure

delle pup ille fuggitive .

L’

anima pulsa come una grancassa dal suono

velato,in un ’orches tra

d i contrabbassi d iavol e sch i .

La p ioggia scande a rabeschi,

implacabilmente,

con la marcia trionfale ,sotto la volta della porta bassa ,questo palp ito perverso che non muore

,

questo fru l lar d ’ ale

nel vuoto

che rimbomba

nostalgicamente

in ogn i fibra della carne,

e in ogni cell ula del cervello

spri zza nuove scinti lle

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in u n fiam m eg g iare elettrico d’

incendi0 °

a cento,a duecento

,a mille .

Al l ora , qualcuno si desta nella casa ,scuote la coperta g rave d i sonno ,infila le ciabatte ,mentre al mendicante sembra ancora di batterein sogno , al l

im p lacab il e porta chiusa .

S ’ ode nell’

interno il frusciare

de i p ied i sul marmo freddo .

C igola nell ’ombra Opaca , una finestrache si spalanca , con la pigriz ia rugginosadella sua vecchiezza gaia .

E qualcuno s ’

affaccia

con prudenza : sotto la docciache scende dalla grondaia .

tic ! tic ! ti c ! tic ! tic ! tic ! tic !

Abbaia un cane . Abbaia . Abbaia .

Ma chi dunque insiste cosìnel dom an dar locanda?Si muove nel gomito lodegl i stracci , l ’

ombra prigionierache conos ce la voced

insidia e di carezzache cade dalla finestra .

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Non mi conosce te ?

Si .

Non mi conoscete p iù !Son Tristano ! Romeo !

Don Giovanni che agonizza !Son l ’ amante ideale

sognato nelle notti d i maggio

quando l ’odor de i prati e de lla lunamette una epilessia d i baccanalein ogni sogno !

Sono l’ombra veduta

sotto il ram o d i mandorlo,nella serenata b izzarra di una bohème sentimentale

a cavalcioni della chitarra che imbrocca

da se la cantata,

ed ho un garofano in bocca !

mio sosp iro v ’ ha raggiunto

e v’ ha fatto tremare

se disciogl ieste le ch iome rosse

s a l irc i fino ai vostri g inocch i ,e forse non vi pentireste

d’

accog l ie rm i nel letto caldo d’avventura !

Ho paura ! Andatevene ! Ho paura !

La vos tra voce è s i s trana !

R itiratevi , dunque , col vos tro cadavere

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d al cenno di ri chiamo

di un vagabondo perduto .

Non ha p iù voce , ed è tardi ,

troppo tardi , per cominciare di nu ovo

a battere la porta sorda .

Pensa alla donna che ch iude

g l i occhi divini , sul guanciale tiepido ,

e la bocca audace ai morsiper non dar sangue ai rimors i

così , come il povero ai p idocchi ,e s

attacca ai battenti

con le due braccia tese ,col ronzio negl i orecchi

della morte ch e sopravv iene

e scende nelle sue vene

avvelenate

All ’

alba,canto d i galli

in un’orchestra solareinonda con un fascio di rame

lo squall ido paese novembrinoche la notte h a fl agellatoco! cil icio delle sue raffiche .

E il mendicante tri sto

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appare in uno sfondo b izantinoirrigid i to ai due battenti del la sua ta ppacrocifisso come Cri sto !

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Una sera.

Campanil i di montagna

spennel lati dagl i abeti s ilenziosi ,

bianchi n idi d i campane che cinguettano

il ri sveglio delle rondin i ;chiome verd i d i p rati

pettinati dal dente ridanciano de i rastrell i ,ecco : scende l ’ ora grigia delle nuvole .

E la strada si d iffonde sotto il passo

de i cavall i zoccolanti ,

pigra, lenta ed involuta.

P iove un pulviscolo d i p ioggia,soffia un’ ala d i vento ,

qualche camino fumiga nubi d iverse

più grigie , nel grigiore d iafano della sera .

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noi fuggiamo ogn i casa !

Ogni albero ci invita all’ albergo della sua frasca,odor d i zuppa di cipolle

s i confonde al l’ odore della vicina burrasca .

Tra poco , i l campanile d estatos i all’ improvv iso

tuonera contro la gran dine mitragl iata dalle nub isotto le coltri , penseremo la fatica degl i uomini ,

e il s inghiozzo degl i alberi agitati ,ci sembrerà un ’ inutile can tastoria

mal rimata allo scrosciare de i fulmini .

Buonanotte .

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ORAZIONE FUNEBRE

DELLE RANOOOHIE TURCHINE

per un passatista

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O lunghe soste per la palu de

sfavillante nel tramonto d i zaffiro !

Mostravano a l sole le loro poppe ignude

e s ’ abbracciavano sotto a un fungo

cantando la canzone del ! tuo cuore e una capanna »

Al d on d ol ar di una canna,

improvv iso , fuggivano spaurite ,

e aveano sapor d i baci nelle grida,

e tenerezza d i sogno nell ’ attesa .

P i cco le romanticherie di giu gno

e sarabande orgiastiche d ’ agosto !

B atteva il cuore nascosto

un tam- tam dalle vibrazioni d ’

oro .

E s’

u d ivan o serenate

sal ire al c ielo fra i gelsomini ,

e so sp iravano canzoncine e madrigal i ,fra due foglie d i ninfea, mentre nel fiore carne

si d on d o l ova l ’ amante ,

in un profumo d ’ avventure sentimentali .

E ra i l canto della nostalgia

ran occh ie tte a l lo ra pettinate a festa ?

Curvando con civetteria la piccola testa

s o rridevate :ansanti puttanelle !

?

Vi b rava tro ppo forte la fo resta

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al vento notturno,s i che gl i stracc i che Coprivano le vostre nuditàvolavano sul le mortel le ‘

!

V i smarrivate in un cammino funebreintonando i l De profundisper la morte del vostro re ?I l mortorio , nel c im itero

molte fosse scavava con l’

ascia

c ’ era quella per lo scudiero ,

Sem Benell i , composta a metà .

Ba lbuz iente e spettrale ,con la bocca scorti catad al raso io rotto d

’ un ironia intest inale

con la faccia d i cadaveredepilato alla mattina,e la roba alla cinquecentoindossata sottovento ,

compariva,

zopp icando

sugl i stinchi di gru fiorentina .

Or le p iccole brache a fioram i d i gigl i

sosteneva sui fianchi con artigl i d i falcose strani ricami d ’ oro seminava dai calzari .

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[ai a]

Ad ogni passo dovea soffermarsi .

Ad ogni passo dovea prender fiato ,

e r ip roced ere a forza d’ esempi .

Un cortigiano , per tam p on ar l o

lo s ig il l ò con tutte le sue traged ie ,

e gl i d isse ch ’ era un figlio dei

0 11 bei c imiteri d i paludi maggioline

in cui svolazzano gl i anitroccol i all ’ alba !

Lo componeste , soffocato sotto il peso d’altri cadaveri !

E udiste nell ’ ora estrema del trapasso

il z eqm'

esoat scampanare con voce tr ista

d al l e p iccole gole turchine

fiorite d i ri sate verdi e d i stelle !

Era un ’ ora infantile da poesia passatista

piena di canzonette velenose ,

scritte su carta da

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L’

U OMO CHE [ONORA SE STESSOPASSEG G IATE SENTIM ENTALI IN C IABATTETRAGEDIE DI B URATTINII L P ETTINE D’

on o

LA CAROV ANAI L R E

LA PORTA DEL LUP ANAREL ’v rsr rr r

L A DONNA DA1 M ONOI I E R I NIV E LE… TROMBETTE , e c c .

DANZA DELLA PAZZIAAP PARIZIONE D I NumB 1v A c co

PRIMAV ERA B ORGHESEB E V OL V E RA TE NELLE NUV OLEI N QUALCHE NOTTE UMIDALA STE SSA c rcm ou

L’A NNE G A

'I

‘A

M ALEDETTA LA LUNA !CANI SENZA PADRONE E s E NZA m om o .

LA CONFRATERNITA DELLA MORTE

7 MENDICANTI7 AMM ALATI .

7 sou u oxroar m CARB ONE7 PUTTANE7 m s n ::

7 om cm r

7 c ou rs :OE NZA c u oc a

P ag .

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I BRIV IDI D I U NO STESSO MATTINO DI MARZOLA FONTANA DEI PETTIROSS II L MANDORLOI L GREGGE D I GAZZELLELE CAMP ANE ERETICHELA RUOTA DEL MU LINOU N GALLOLA C ITTA ADDORMENTATAS U L P AGLIAIOL

’A R A T RO

A G OLAINNO ALLA C RUDELTARIV OLUZIONEI L SIL UROL ’ ORIZZONTECANTO DELLA V I A APERTASPUTI A UN DOMI NATORETEMPO D I TAMB UROLA CORSAFUGA IN AEROPLANOL

’A L COL T E L L A TORE

M INU ETTI A PASSO DI CARICAM AGGIOLATA PER ADOLESCENTICANZONE DELLE V ELE STRA PPATEI L RAGNO AV IATORE .

FANTASMI D I V EC CH I E COSTRUZIONIE ST LOCANDAUNA SERA

ORAZIONE FU NEBRE DELLE RANOC CHIE TU RCHINEPER U N en ssn r rsra

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0 E d iz ion i fu tu r is te d i P OE J‘

I'

A D

L ’E S I L I O. Rom an zo d i Paolo Bu zzi , vi n c i tore d e l 1

° C on

c or s o d i Poes iaPar te Pr im a : Ver so i l ba l en o (c op e r t . d i E n r i c o Sacch e tti) E s a u r i to

Par te Secon da:S u l ’

a l z'

d e l n em bo (cop . d i E n r i co Sac ch etti) E s a u r i to

Parte Ter za: Ver so l a folg ore (cop . d i E n r i c o Sacch etti)) E s a u r i to

L’ INCU BO V E LATO . V er s i di E n ri co C av ac ch iol i , vi n c i tor ed e l 2

° Con cor so di Poes ia » (Coper ti n a d i Rom ol o Rom an i ) E s a u r i to

D ’ANNUNZIO INTIM O, d i F. T. M arin e tti (tr adu z ion e d a lfr an ces e d i L . Perotti ) E s a u r i to

L E B A NOC CH I E TURCH INE . V er s i d i En ric o C av a c c h io l i ,

vi n c i tore d e l 2° Con cor so d i Poes i a ) (c op . d i U g o V a l er i ) E s a u r i toENQUE TE INTE RNATIONALE SUR L E V E RS LIBRE e t

M ANIFE STE DU FUTURISM E , p a r F. T. Marin e tti E s a u r i to

AE ROPLANI . V er s i li b er i d i Paolo Bu zz i , c o ! S econ do p ro

c lam a fu tu r is ta , d i F . T . M ar i n etti E s a u r i to

LANTE RNA . V ers i d i A l d o Pa l azzes c h i L . 2,

L’ INCE ND I ARIO . V e r s i l i b er i d i Aldo Palazze s c h i , c ol R ap

p or to s u l l a Vi ttor i a fu tu r i s ta d i Tr i es te E s a u r i to

M A FA R KA IL FUTURISTA . Rom a n zo d i F. T. Marin e l l i ,

trad o tto d a Dec i o C i n ti . (Proc es s a to e con da n n a to. D u e m es io m ez zo d i pr ig i on e a l l ’au tore) S e q u e s tra to

DIS TRUZIONE . Poem a fu tu r i s ta d i F. T. Ma ri n e tti, c o l P r im o

P rocesso d i M afa r !ra i l Fu tu r i e ta E s a u r i to

POE SIE E LE TTRICHE . V ers ! l ib er i d i C orrad o G ovon i L .

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D E d iz ion i fu tu r is te d i P OE J I A 0

IL CODICE DI P E R E L A . Rom an zo fu tu r is ta d i Ald o Pa lazzze s c h i

LA BATTAG LIA D I TRIPOLI vi s s u ta e c an ta ta da F . T . M a

ri n e tti

LA BATA I LLE D E TRIPOL I vé c u e e t ch an tée p ar F . T.

M arin e tti E s a u r i to

IL CANTO D E I M OTORI. V ers i l i b e r i d i Lu c ian o Fo lg ore L .

I POE TI FUTURISTI . R ivi s ta an n u a l e d e l l ir i sm o fu tu r i s ta .

(An n o 1912-13)M USICA FUTURISTA , d i Ba l i l l a Pra te l la . (Ridu z ion e p e r

p i an ofor te , c o i tre M an ifes ti d e l l a M us i ca fu tu r i s ta . Copert i n a d i Um b er to Boc c ion i) 10,

L ’ INC E ND I A R I O. V ers i l i b er i d i Ald o Pa l az ze s c h i . Nu ovaed i z i on e c o l l ’

ag g i u n ta d i n u ove poes i e

ZANG -TUM B—TUM B (Ad r i an opo l i O ttob re Prim o l i b r o

d i par ol e i n l i b er tà. d i F . T. M ari n e tti (c on r i tra tto d e l

l’A u tore)

PITTURA SCULTURA FUTURISTE , d i Boc c ion i , c on 51 r ipr odu z i on i d i qu adr i e s c u l tur e d i B o c c ion i , Carr à, Bu s s o l o,

Ba l l a , Sever i n i , S offi c i (500 p ag ., c on r i tr atto d e l l ’

A u tore) 4,

CAV ALCANDO IL SOLE , ver s i l i b er i d i En r ic o C av ac c h io l i 3,

P r e s s o t u tt i i p r i n c i p a l i l i b r a i d’

I ta l i a e p r e s s o l a

D irez ione de l M ov imen to Fu turista

M I L A N O C o r s o V e n e z i a , 6 1