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o p 3n 1: E. b E A M I C I S

Ed iz ioni Treves , în-16.

La vita militare. Nuova edizione del 1880 rivedu tae completam ente rifusa dall’au tore con l

aggiunt ad i d ue nuovi bozze t t i. 4 .

a impression e .

Novelle. Nuova ed izione r iv ed u t a e a'

vplizi tn. in:

pressioneOlanda . ed izioneMarocco. 9 .

aled iz ione

Costant inopoli . ed iz ioneR icord i d i Londra . ed izione .

Ricord i d i Parigi . ed izioneRitra tti letterari . ed i z ionePoes ie. ed izioneGli Amici . 2 volumi . edizione

Ed i z ioni i l lus trate, inn8 .

M a rocco. Con 17 1 d isegni d i S tefano Ussi e CBiseo

Costantinopoli . Con 20 2 d isegni d i C , B iseo.

La Vita M i litare. Con d isegni d i V . Bignam i ,

E. Matania,D . Paolocc i

,6 Ed , X im enes .

P REP AR AZ I ONE

S u ll’

O ceano.

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ED M O N DO DE A M I C I S

GL I AM IC I D I COLLEGIO . CAMILLA .

FUR IO . UN GRAN GIORNO . ALBERTO . FORTEZ Z A .

LA CASA PATERNA .

Q U I N TA I M P RES S I O NE.

della nuova edizione del 187 8, rivedu ta e ampliata dall’autorecon SETTE D I SEGN I D I V . BIGNAM I .

M I L AN OF R A T E L L I T R E V E S , E I T O R I

18 84.

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P R O P R I ET À L ET T ER A R I A .

Gli editori hanno compite tutte le formalita‘ r ichieste dalla legge

e dalle conven(ioni internaz iona liper riserva re la Proprietà lettoraria e il diritto d i traduzione.

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A GONZALO SEGOVIA Y ARD I ZONE

Per ringraz iarvi degnamente delle cortesi ac

coglienze che mi faceste in S iv iglia , dovrei

dedicarvi un libro,nel quale fossero descritte

,le merav iglie della vostra bellissima città na

tale ; nzapoichè quel libro non e'

anche fatto,e a mepreme d

esprirnervi la mia gratitud ine,vi prego d i accettare queste povere Novelle .

Possiate,leggendole, pensare qualche volta al

l’

amico lontano, co'

h‘

henl" °

deSi'

derio aflettuosoch

io sento d i voi alla lettura dei vostri versi

gentili . Vivete sano e godetevi i quadri del

M urillo e ilprofumo degli aranci.Torino, 20 luglio 1872 .

VostroE. DEAMICIS .

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GL I AMICI DI COLLEGIO .

DEAM ICI S. Novelle.

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Molt i scrivono ogn i sera quello che hannofatto il giorno ; alcun i tengono r icordo dellec ommedie sent ite

,de i l ibr i lett i

,dei s igar i

fumat i ; ma c' è uno su cento, su mille

,che

facc ia una volta I' anno , o che abb ia fatto unavolta i n v i ta sua, l

' el enco delle persone chec onosce ? E non i ntendo dire d i quei pochi

,

con cu i si ha che fare , o che s i vedono,o

a cu i si scr ive ; ma di quel gran numero d ipersone , v iste a l tre volte , che forse non r ivedremo , e che pur tornano

“ancora alla men teInoito tempo dopo che si son lasc iate, a manoa mano p i ù d i rado,

fino a che scompaionoaffatto , e non c i s i pensa mai p iù . Chi d i ' noi

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6 GL I AMICI D I COLLEGIO

non ha perduto la memoria d i cento nomi esmarr ito la tracc ia d i cento v ite ? Eppure èuna gran perd ita per l ' esperienza, e io

‘ ne son

tanto persuaso,che

,se r icominc i ass i a v ivere

,

vorre i spendere mezz ' ora al gior no nel no iosolavoro d i notar nomi e cas i d i persone

,an

che le p iù ind iii erent i.Che stor i a intr i cata e strana mi r i trovere i

tra le man i,se avess i serbato ri c o rdo d iftu t t i

i m ie i compagn i delle prime s c uole ; e cont inuato a ch iederne not iz ie qua e l à , v ia v iache se ne presentava l ' occas io ne , e tenutod ietro

,i n qualche modo

,alle v icend e pri nc ipal i

d i c i ascuno ! Ora,d i quelle due o tre cent ina ia

d i ragazz i che conoscevo , vent i o trenta appena mi son r imast i nella memori a

,e so dove

sono,e che cosa fanno ; degl i altr i non so p i ù

nu l la . Per qualche anno ho avuto davant i agl iocch i l ’ immagine d ist inta d i tutt i : erano trecento v is i rose i che m i sorr idev ano

,e trecento

giacchette che mostravano c iascuna,più o meno

,

la condiz ione del babbo, da quel la d i vel lutodel figliuolo del s indaco a quella i nfarinata delfigliuolo del forna io ; e mi pareva d i senti rm iancora sonar nel l ' orecch io

,una a una

,l e

voc i d i tutt i ; e vedevo i l“

.

posto d i c i ascuno

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GL I AMIC I D I COLLEGIO 7

nei banch i della scuola, e r i cordavo parole, at

teggiamenti, gest i . Ma a poco a poco tutt i que iv is i si confusero i n una sola str isc ia color d irosa, t utte quelle giacchette i n un color b igioun iforme

,tutt i quei gest i i n un tremol io i n

d ist into,tutte quelle voc i i n un mormor io fioco

fin che una nebb ia fitta copr i ogn i cosa,e an

che i l mormorio tacque,e l a v is ione scom

parve .

Emi disp iace,e molte volte mi pigl ia i l de

siderio d i squarciar quella nebb ia, e d i ravvivar la v is ione . Ma oh imè ! non l i trovere ip iù i ns ieme ; e se dovess i andarl i a cercare a

uno a uno,ch i sa quant i gir i e r igir i m i toc

ch erebbe fare,e dove metter p iede

,e tra

ch i ! Forse passere i da una sacrest i a a unacaserma

,da una caserma a un ' offic ina , dalla

officin a allo 'stud io d ' un avvocato,dallo stu

d io dell ’ avvocato a una carcere,dalla ear

cere a un palco scen ico,dal palco scen ico, pur

troppo ! al camposanto,e dal camposanto sur

un bast imento mercant i l e i n un portodell'Amer ica o delle Indi e . Ch i sa quante avventure,quante d isgraz i e

, quante tragedie dome st iche,e mutament i d i v is i e d i costumi e d i v i ta ,i n così p iccolo numero d i gente e in così brevegiro di tempo !

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8 GL I AMICI D I COLLEGIO

Eppure ; non son quell i gl i amic i che si des idera p iù caldamente d i r ivedere . Non solo ;ma se badiamo a d iscernere i n no i il sent imento d i mesto desider io che c i r i505pingeverso gl i ann i del la fanc iullezza

,da quello ch e

c i pare n e 505pinga verso i compagni d i quegl i ann i

,c i merav igl iamo d i trovar questo cos ì

debole, e fors'

anco d i non trovarlo nemmeno .

E perchè c i dovrebb'

essere, e forte ? Stavamosovente i ns ieme

,eravamo allegri,c i cercavamo ,

c i des ideravamo ; ma le nostre an ime non si

r icamb iavano nulla d i quello che le ravv ic inae le str inge e v i lasc ia una tracc ia . Le nostreamic iz ie si legavano e s i sc iogl ievano con ugualefac ilità . Avevamo b isogno d i un compagno chefacesse eco alle nostre r i sa e c i a iutasse adarrampicarc i sugl i alber i e c i r imandasse lapalla con u n colpo v igoroso ; e a c iò servivamegl io i l p i ù destro

,il pi ù chiassone e i l p iù

ard ito ; e questo , il più delle volte, era l' amico

p iù caro . Ma volevamo bene a i debol i ? DOmandavamo a i mal in con ici Che cos' ha i ?

E se c i d i cevano : Il tale è mortosi piangeva ? Ah ! n on eravamo amici .E sarà certo seguito a mol t i d i r ivedere

dopo qu ind ic i ann i un compagno delle scuole

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' GL I AMIC I D I COLLEGIO 9

lenientari . Si r i ceve una lettera, d l cu i nons i r iconoscono i caratter i , si getta u n ' occh iataalla firma

,e si da un grido : Come ! Lu i !

È v ivo ? Si p igl i a i l cappello e si . correall' albergo . Oh certo che

,mentre s i corre

,il

cuore batte,e salendo la scala s ' affretta il passo

con grande ans ietà , e si r ide, e s i gode, e nons i darebbero q uei moment i per tutto l

' oro delmondo . Ma son quell i i p i ù bei moment i . Sientra nella stanza cOn impeto

,s i bac ia un

uomo,nel quale, si, a guardarlo bene, s i rav

v isa qualche tratto del fanciullo d ' una volta ;l ' uno domanda all ' altro : Che fai ?— e l

'

uno

r i corda al l' altro,i n fretta e i n fur ia

,qualche

bazzecola d i quando s i andava a scuola eè fin ita . Cominc iate a pensare : Chi

°

ec o«

stu i ? Come h a v issuto , dacchè non c i s iamo" v ist i ? Che cos ' è seguito i n quell

' anima ? Èbuono

,è tr isto

,è un credente

,è uno scett i co ?

Io non ho n iente d i comune con lu i,non lo

conosco . B isognerebbe scrutarlo,studiarlo ; ma

dunque non è un amico ' E quel che pensate vo i

,lo pensa lui, e la conversaz ione pro

c ede langu ida e fredda ; e forse dalle pr imeparole v i accorgete che avete battuto due opposte v ie ; egl i v i l asc ia trasparire una str isc ia

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I O GL I AMICI D I COLLEGIO

d el suo berretto fr igio,vo i

,secondo lu i

,l a

punta del vostro codino d i monarchico ; voi

gl i date una tastat ina sulla letteratura,egl i a

vo i sul seme de i bachi da seta ; voi , prima d id irgl i che avete mogl ie

,gl i domandate s ' egl i

l ' ha ; ed egl i v i r i sponde : Foss i m inch ione !e fin ite col lasc iarv i , stringendov i la punta

d elle d ita , e r icamb iandov i un sorr iso mortoappena nato .

Gl i amic i d ' i nfanz ia ! Cari si, sopra tutt i ,quando s i s iano v issut i i ns ieme anche gl i ann id ella giov inezza ; ma se no , che cosa sono fuorche fantasmi ? E l ' i nfanz ia stessa ! Non ho ma ipotuto capire perchè s i r impiangono da molt iquegl i ann i

,ann i i n cu i non s i soiire ,

è

vero,ma non s i pensa , non s i lavora

,non si

crede,non s i prorompe i n quegl i scopp i d i

p ianto ardente ed amaro , che purificano l' a

nima e fanno rialz ar l a fronte altera e splend ida d i Speranza e d i coraggio nuovo ! Ohmille volte megl io soffr ire

,fat icare , combat

tere e p iangere,che sfumar l a v i ta i n quel r iso

cont inuato e i nconsapevole,che nasce da nulla

e d i nulla s i pasce e d i null a s i turba ! Megl io star sul l a brecc ia

,sangu inos i , —che i n mezzo

a i fiori,sognando .

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GL I AMICI D I COLLEGIO I I

I primi e piu car i amic i gl mcontrai a d ieiassett

'

anni,i n un superbo palazzo , che ho sem

pre dinanz i agl i o cch i,come se ne foss i usci to

i er i . Vedo i grandi cort il i , i grand i port ic i ,le sale ornate d i colonne , d i statue e d i bassorilievi e in mezzo a queste cose bell e e magnifiche, che r i ch iamano al pens iero la reggiaant ica

,lunghe file di lett i

,d i banch i d i scuola

,

di pann i appesi,d i fucil i

,di daghe . Cinquecento

giovan i sono spars i pe i cort i l i,per gl i andit i

,

per le scale ; un sordo rumore, interrotto dagr ida acute e da r i sate sonore, si spande finoa i più lontan i recess i del vasto ed ifiz io . Chemovimento ! Che v ita ! Che var ietà d i t ip i

,d i

atteggiament i,di accent i ! Giovan i dalle forme

atlet iche con lunghi baffi i rsut i e voci stentoree, giovanett i smilz i e gent il i come fanciulle ;

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GL I AMICI DI ’

COLLEGIO ) I$Y

possopensare a quei due passat ilà, senza che mi ass

'

alga una folla d i r i cord i,

dai q ual i non r i escoa l iberarmi pr ima d'

averli

fatt i passar t utt i , a uno a nno,c ome in una

lanterna m agi ca ; ora r idendo , ora sosp irando ,oré. crollando i l Capo , ma

'

sentendo ch e tutt im i son car i , e ch e sin ch ' io v iva ,

non misfuggiranno mai .Rammento sempre i l pr imo dolore

'

che ebbidalla v i ta mil i tare ; poch i g iorn i dopo ch

'

era

entrato nel col legio tutto ardente d i poes i aguerr iera , una matt ina che ci d i ed ero i bertetti,

'

e tutt i gl i all i ev i d ella compagn ia ne trovarono uno,

e, io solo nOn lo t rovai , chè ini

eran tutt i strett i e i l capitano s t izz i to Sl voltòverso d i me e mi 'd isse

"

Ma s a chel e cu

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14 GL I AMICI D I COLLEGIO

riosa che per le i solo si debba far r iaprire ilm agazz ino ? e un momento dopo soggiunse :

Testone ! Dio eterno ! Che segu ì nelmio cuore i n quel punto ! E io debbo fare ilsoldato ? pensa i ; memmen per sogno ! p iuttostomend icare ! p iuttosto morire !Mi r icordo pure d ' un uffic iale, vecch io sol

dato,un po

'

corto, ma buono , che mi guardavasempre sorr idendo

, sin da i pr imi g iorn i chem

'

aveva v isto , e io non sapevo cap ir perchè,e m i st izz ivo

,e volevo ch iederi una sp iega

z ione, e dirgl i che non i ntendevo d ' essere lo

z imbello d i n essuno ; quando una sera m i ch iamò

,e dopo avermi fatto cap ire che gl i era

stata detta una cosa d i me ,e ch ' egl i voleva

saper s ' era vero,e che r ispo ndess i francamente

,

perchè non era cosa che mi facesse torto,final

mente, sorr idendo ,tossendo , guardandomi d i

Sottocchio,mi mormorò nel l' orecch io È

verO che l ei è un poeta ?Mi ricordo delle i nsuperab il i d ifficoltà che i n

contravo nell ' adempimento de i mie i doveri mao

nual i , Spec ialmente nell'

at taccare i bo tton i,chè

m i scappava l ' ago d i mano a ogn i punto,e fi

n ivo col fare una rete d i fili '

ch e parevan latela d ' un ragno

,e il bottone spenzolava più

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GL I AMICI D I COLLEGIO I S

d i prima,con gr an r isate dei miei compagn i ,

profondo sconforto m io e scandalo grave delsergente d i squadra, i l quale mi d iceva: Leisarà buono a trovar la r ima , ma quanto adat taccar botton i e ancora indietrodi cent’anni ;

terr ib i le sentenza che m i sbalestrava d ipunto i n b ianco nel secolo decimottavo

,e non

me ne potevo dar pace .

Vedo ancora i l vast iss imo refettor io,dove

avrebbe potuto far gl i eserc iz i un b attagl ioned i soldat i ; vedo quelle lunghe tavole , quellec inquecento teste ch inate su i p iatt i

,quel mo

v imento accelerato d i cinquecento forchette,

d i mille man i e d i sedic imila dent i ; quellosc iame d i camer i er i che corrono qua e l ‘a , ch iam at i , sollec i tat i , sgr idat i da cente part i ; e odoquell' acciottol io quel mormorio assordan te

,

quelle voc i mezzo strozzate fra i bocconi :Pane l Pane ! e mi par d i r isent irmi quell ' appet i to formidab ile , quel v igore erculeo dim andibole, quel r igogl io d i v i ta e d i allegr i ache mi sent ivo allora .

Muta la scena, mi r itrovo ch iuso i n una cell etta al qu into p iano

,poco pi ù alta e poco p iù

lunga d i me, con una brocca d' acqua al fianco

e un pezzo di pan nero tra le man i,co i capelli

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16 GL I AMICI D I COLLEGIO

arruffat i,colla barba lunga, coll

' immagine d iS i lv io Pell ico d inanz i agl i occh i ; condannato adiec i giorn i d ipr igione per aver fatto un d iscorso d i r ingraz iamento al professore d i ch imica

,i l g iorno della sua ult ima lez ione

, con

tiavvcnendo cosi al dispostodell’

articolo tale del

regolamentocheproibisce diprender laparola inDtthhlico a nome dei compagn i . E sento ancorai l Maggiore che m i d ice : Non si lasc i maitrasportare dall' immaginaz ione nel corso dellasua v ita ; e m i c i ta l ' esempio del poeta R egaldi

,suo ant ico condiscepolo

,a cu i segu ì non

SO che d isgraz i a per una scappata del generedella m ia

,e conclude che la poesia non ha

mai fatto fare che delle bestialità .

E i n fine, m i riveggo i n torno ogn i cosa comese realmente r iv ivess i quel la v i ta , le compagn ieche attraversano i n s i len z io , d i notte, i lungh icorr ido i r isch iarat i da un lumic ino i n fondo ; iprofessor i i n cattedra che c '

intronan le orecch ied i Gustavo Adolfo

,d i Federi co i l Grande e d i

Napoleone ; le vaste scuole p iene d i v is i immob il i ; i grand i dom itorii oscuri , i n cu i si sentei l suono d i cento resp ir i ; i l g iard ino , l a p iazza ,i bast ion i

,le v ie tortuose d i Modena

,i cafi è

p ien i d i alunn i che d ivorano past e,leport ic ine

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GL I AMICI D I COLLEGIO 17

infi late al la chet i chella,i des inar i i n campagna .

le scaroz z ate a i v i llaggi v i c in i , gl'

intrighetti

gl i stud ii,le r ival i tà

,le mal incon ie, l e in imic i

z ie,gl i affett i .

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18 GL I AMICI D I COLLEG IO

Poch i giorni pr ima d i gl i esami per esser promoss i uffiz iali c i venne concessa la l ibertàd i stud iare dove si voleva . Eravamo dugentonel secondo corso , e c i sparpagl iammo tutt i peri l palazzo

,a c inque

,a se i i ns ieme

,come c i un iva

la s impat ia,e cominc iammo a sgobbare d ispera

tamente,0gn i gruppo nel suo stanz ino

,giorno e

notte,non ismettendo che per parlare de i nostr i

esami e del nostro avven ire .

Quanta allegrezza i n quei nostr i d iscors i , eche r ident i prev is ion i ! Dopo due ann i d iprig ionia

,tutt ' a un tratto , la l ibertà , l e spall in e e i l

r i torno in famigl ia . Ciascuno d i no i,oltre la sod

d isfaz ione,che era comune

,d i esser promosso uf

fiz iale,n

'

aveva una sua part ico lare . Per uno,era

la sodd isfaz ione d i levare un cari co alla famigl iache v iveva a stecchetto pen niantener lu i nel

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GL I AMIC I D I COL LEGLO ' I 9

collegio,e d i poter d ire d i li a poch i giorn i

HO dici annove ann i , e non ho più b isogno di nessuno . Per u n altro , era i l p i acere d i entrareun giorno

,vest i to i n grande un iforme

,pestando

i p iedi e strasc icando la sc iabola,i n una casa . si.

lenz iosa e tranquilla , dove l" aspettava un vec

ch io z io generoso che lo aveva sempre amato eprotetto . Per un terzo , era la gio i a d i poter sal ire, col brevetto

'

In tasca,una scala ben nota

,

e p icchiare imperiosamente a u na porta d ietrola q uale, pochi moment i dopo , avrebbe sent itouna voce ‘

d i fanc iulla gr idare : E lu i !una cugina

,forse

,da cu i s ' era accomiatato due

ann i prima, … in presenza de i parent i confortatoda quelle sol i te parole : Va , stud ia, fatt i uomo ,e po i si vedrà . Ci parev a a tutt i d i vederc ii ntorno de i bamb in i che c i toccavano la sc iabola,delle ragazze che C1facevano dei cenn i

,dei vec

ch i che c i mettevano una mano sulla spalla,una

madre che c i d iceva : Come stai bene !e avevamo un gran da fare per l iberarc i d atutta questa gente e rimet tercr a studiare d i

_propos ito

,e d icevamo fra noi stess i : S i , si

,…

verremo ; ma per ora lasc i atec i In pace !Poi

,c iascuno second o la sua i ndole

,le sue .

abi tudin i e I suo i disegn i , c i d icevamo 1 reggi

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GL I AMICI D I COLLEGIO 2 1

guerra era come un a v is ione sovrumana incu i la mente si perdeva con una speci e d iebbrezza fantast i c a ; era un lontano or izzontecolor d i rosa su l quale si d isegnavano iprofil i n er i d i montagne gigantesche ; e su

pei fi anch i delle montagne sal ivano con impeto sch iere interminab il i colle band iere sp i egate

,al suono d i mus iche allegre ; e fra le m i

gliaia degl i assal i tor i , su i punt i pi u culminant i,

sp iccavano le nostre figure nette e d ist inte,lungo

tratto i nnanz i a tutt i,colla sc iabola brand it a i n

alto ; e sulle ch ine opposte un prec ip i t are spaventevole d i so ldat i , d i cavall i , d i can non i , versoun ab isso ignoto

,tra le tenebre . Una medagl i a

al valor mil itare ! Ma ch i non l ' avrebbe avuta ?Perdere la battagl ia Ma gl

'

l taliani potevan perdere ? Morire ! Ma che c '

importava d i mor ire ?E s i poteva po i morire

,no i

,a d i c iannove ann i !

Chi sa che stran i e merav ig l ios i cas i c i aspettavano ! Chi sa che cosa avremmo veduto !Una Spediz ione lon tana

,forse ; una guerra i n

Or iente ; non era mica morta la quest ione d iOr iente ; ch i sa ! E si spaz iava eoll

'

im…agina

z ione per mar i e mont i,e s i vedevano grand

apprestament i d ' eserc it i e d i flotte,e si ardeva

d'

impaz ienz'

a, e si diceva i n cuor nostro : Oh !

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22'

GL I AMIC I D I COLLEGIO

aspettate,lasc i atec i dar l ' esame

,poch i giorn i an

cora,vogl iamo ven ire anche no i !

E finalmentefl

si d iedero gl i esami,fummo pro

moss i, e una bella matt i na del mese d i lugl io c i

apersero le porte del Palazzo ducale,e c i d is

sero : A l vostro dest i no ! e no i,gettando

tutt i i ns ieme un alti ss imo grido,c i slanc iammo

fuor i,e c i Sparpagl iammo

,come uno stormo d i

uccell i,per tutte le part i d

'

i tal ia .

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GL I AMIC I D I COLL EGIO 23

Ed ora ?Son passat i sei ann i

,se i ann i sol i

,

- '

e gra c i sarebbe da scr ivere un romanzo lungo e vario estrano

, se si volessero raccogl iere e legare .in

s ieme le v i cende più notevol i o ccorse nella v itad i quei duecento compagni ! Io che i n questoSpaz io di tempo ne v id i molt i ed ebb i modo diprocurarmi not iz i e degl i altr i

,sogl io sovente ri

Ch iamarmeli tutt i alla memor ia,ravvivarmene le

immagin i e interrogarl i ad uno ad uno e quelloChe vedo e sento m i desta sempre nell ' an ima unsent imento d i meravigl ia

,misto d i mal incon ia .

Ed eccol i qu i i n folla,tutt i .

Quell i che mi dan nell' occh io prima degl i al

tri son cert i uomin i brun i e barbut i , con un pard i Spalle poderose

,che io non r icordo

,pel mo

mento,d ' aver conosc iut i . Eppure mi sorr idono

,

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24 GL I AMICI D I COLLEG IO

e si, sonveramente que i giovanett i sott i l i e bi anch i

,che parevano fanciulle . lo domando :

Siete vo i ? ed ess i m i ri5pondono z S i ;

e io do un passo i nd ietro,sorpreso da quel si

sonoro e profondo,i n cu i nonr iconosco p iù l' an

t i ca voce i nfant i le .— Equest

'

altri ? I l ineament i,

i n quest i , non sonmutati,l e forme son sempre

quelle,ardite e robuste ; ma i l sorr i so è spar ito ,

eg l i o cch i non sc int illano più . Che v i è o ccorso ? domando . A no i ? r ispondono ;nulla . Oh avre i preferi to che v i fosse ac

duto qualcosa,per non vedere che i l tempo

,e

un tempo così breve,può d i per sè mutare un

volto in quel modo . Eccone altr i . Dio mio ! anchequesta m i tocca a vedere ; uno , due , tre , c inque,poss ib i le ! lasc iatemi guardar megl io ; ma certo !capell i b ianch i ! a vent isette ann i i capell i b ianch i ! Dite

,O come ma i ? Danno una serol

lata d i Spalle , e t iran v ia . Po i vedo una lungafi la d i amic i m ie i

,e molt i

,fra ess i , dei p i ù sea

pat i,ch i con un bamb ino in bracc io , ch i con

uno per mano,ch i con due . Quello li ha preso

moglie ? Quello là e padre d i famigl ia ? Ma ch il ' avrebbe creduto ? A l tr i somaggmngono: al

cun i col capobasso e gl i occh i ross i m i fanno u ncenno ; hanno un nastro nero

'

intorno al bracc io .

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GL I AMIC I D I COLLEGIO 2 ;

A ltr i passano colla fronte alta volgendo intornouno sguardo raggiante

,e toccandosi i l petto col

d ito : ah ! i l sogno delle nostre nott i d i collegio,la medagl ia al valor mi l i tare , fortunat i loro ! A ltr i vengono innanz i a passo lento , pall id i , scarn i ,appena r i conosc ib i l i . Che cos ' è ? Che cosa avvenne ? Ahimè Su quel le bracc i a e su quellegambe erculee

,ch ' ess i ostentavano con giova

n ile alterezza sulle r ive del Panaro ; i n quellemembra torn i te e rosee, ch e pareva non avrebbero dovuto impall id ire nè avv1z z rr51mai ; Inque icorp i

,che si sarebbero potut i prendere —a mo

dello per rappresentare la salute, la freschezza ela forza

,ah imè ! s '

imm ersero i coltell i dei ch irurgh i a cercare le palle tedesch e, e dalle carn ilacerate sgorgò i l sangue a ondate, e caddero leossa r_ec ise . Pover i amic i ! Ma pure son r imast itra' no i a ra‘

ccogliere nell' affetto e nella grat itu

dine comune il premio del loro sacr ific io . Madov ' è i l tale ? Morto i n una marc ia i n Lombardia . I l tal altro? Morto d ' una fer i ta d imi tragl ia a Monte Croce . E quell ' altroamico ? Morto d ' una fer i ta d i palla n ell 'Ospedale d i Verona . E i l mio v ic ino d i banco ?Morto d i colera inSi ci l i a . Oh basta ! non

mid i te d i p i ù !

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GL I AMICI D I COLLEGIO

Son passat i tutt i,s' allontanano

,ed io mi slan

c io colla immag inazmne dalla parte Opposta ,sulla v i a che hanno percorsa

,per cercarvi l e

t racci e del loro passaggio ; e quante n e r itrovo ,e quanto d iverse ! Qui l ibr i e carte Sparse i n terra

,

con su i concett i d i battagl i a tracc iat i a mezzo ,e vers i copert i d i fregh i ; un tavol ino capovolto ,e un mozz icone d i candela ancora fumante ; i segn i d ' una vegl i a studiosa . Là seggiole spezzate

,

frantumi d i b icch ier i e bran i d i vest i t i d i donnaSparpagl iat i . Più i n là

,i n uno spaz io d i terreno

nudo , due sc iabole i nsangu inate , e da una partee dal l ' al tra molte orme profonde e nel mezzoun

' impronta grande,come d el corpo d i un

uomo caduto . Qua,nella polvere

,un tappeto

verde lacerato,e intorno carte da gioco e dadi .

P iù oltr e,tra l ' erba

,una letterina profumata e

unmazzetto d i mammole appassi te . Da un altrol ato una croce con Sop i' a scri tto : A mia mad re . E i nnanz i

,i nnanz i

,altr i l ibri sparsi

,al

t re lettere,altre carte da gioco

,d iv ise mil i tar i

smesse,r i tratt i d i donne

,cont i d i sart i

,cam

b ial i , sc iabole , fiori,sangue . Oh che vasta tela

tesse la mente con quei poch i fi l i scompigl iat i erott i ! Quant i affett i

,quant i dolori

,quante lotte

,

q uante pazz ie , quante sventure S' i n travvedono

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GL I AMICI D I COLLEGIO "

27

e si comprendono ! Certo anche molte v irt ù e

molt i att i generosi ; ma quanto p i ù spreco diforza e d '

avvenire !

E quando pure non si fosse sc iupato nullaq uando non si fosse

,i n quest i sei ann i

,tolto un

giorno nè un ' ora al lavoro,quando non aves

s imo aperto i l cuore ad altr i affett i che aquell i che i nnalzano la mente e rasserenanola v i ta

,avremmo pur sempre perduto una

grande e cara i l lus ione la quale d ileguandos i

,ha portato con sè una parte della no

stra forza e del nostro avven ire : l ' i l lus ione diquel lontano orizzonte color d i rosa

,su cu i s i

d isegnavano i profi l i n er i d i montagne gigantesche

,e sch iere interm inab i l i lanc iate all ' assalto

a bandiere Sp iegate,al suono d i musiche alle

Una guerra perduta !E s

' anco non avessimo perduto quest i llus ione

,non avremmo perduto altro ?

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GL I AMICI DI COLLEGIO 29

Signor no,ella è troppo vecch io . Ed io

,

sorpreso,tacqu i

,e fec i sub ito i l conto colle dita

,

e po i mormorai m elanconicamente : E vero .

A d ic iannove ann i,non vedevo bamb ina d i

quell' età , ch' io non potess i d ire : Sarà mia

mogl ie ! la generaz ione che ven iva su eraancora tutta per me ora per una parte del mondoiO son già troppo avant i n el cammino della v ita .

E l ' avven ire,che allora m ' appar iva un non so

che vago e lucente,su cu i la mia fantas ia poteva

d isegnare le cose p i ù belle e p iù care,senza che

la ragione c i trovasse mai a r idire : Nonpuòessere

,ora comincia a del inears i

,a color i rs i'

, a

prendere una forma , ed io i ndov ino presso apoco che cosa sarà , veggo la m ia strada tracc iata, e la m ia meta dist inta , e add io grandezzee merav igl ie ! E gl i uomin i ? Dio buono

,io non

sonm i ca per natura i ncl inato a diffidare,a ve

d er piuttosto i l male che i l ben e nelle cose d iquesto mondo ; al contrar io ; nel mio p i ccolonOn ho che a render graz ie a tutt i e d i tutto

,e

i nd ispett isco spesso un mio amico,a cu i d ico r i

dendo Amo il genere umano ! ed egl im i !r isponde : Aspetta che verrà la t ua oraanche per te . Eppure quanto ho già perdutod i quel confidente abbandono del le amiciz i e d i

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30 GL I AMICI D I - COL LEG îO

d ici annove ann i,d i quel sent imento d i ammira

z ione'

fac i le e sch ietto ,che scattava come una

molla,alpi u leggiero tocco , per tutt i gl i uomin i ,

d i cu i sent iss i esaltare un meri to,qualunque

,

fosse e da ch icchess ia ! Due, tre d is ingann i sonbastat i a rallentare la molla per sempre . Io midomando già : Sarà vero ? e i l dubb io m ir imanda ind ietro le calde e i ngenue parole d '

af

fetto che una volta prorompevano mio malgrado .

Molt i l ibr i,che m i fecero versar lagr ime

,non

me ne fanno versar p i ù ; molto p i ù raramented ' una volta

,leggendo vers i , mi trema la voce ;

non r ido p i ù d i quel r iso i rres ist ib i le e sonoro,

d i cu i echeggiavano un giorno le stanze p i ù remote della mia casa . E quando m i guardo nellospecch io, ee nna mia i llus ione 0 una realtà ? miaccorgo che nel m io v i so c ' è qualcosa che a d ic iannove ann i non c ' era , un non so che negl i occhi

,nella fronte

,nelle labbra , che non ap

parisce agl i al tr i , ma che io vedo , e che mi turba .

E mi r icordo le parole del Leopard i : A ven

ticinque anni incomincia il fiore della gioventùa declinare. Ma come ? iO decl ino ? son g ià

sul pend io della v ita ? ho già fatto tanto cammino ? Ma si ! Dalla Scuola d i Modena son giàusc it i altr i mille uffic ial i p i ù giovan i d i me

,me

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GL I AMIC I D I COLLEGIO, 3I

l i sento alle spal le che rumoreggiano,che m m

calzano,e m i gridano : Avant i ! Ma è

uno spavento ! Lasc iatem i resp irare,fermatev i

un minuto ; che c' è b isogno d i d ivorare l a v i a ?

Vogl io star qu i,immob ile

,saldo come una co

lonna ; i nd ietro vo i ! Ma i l terreno è i ncl inato el i sc io

,e i l p iede sc ivola e non c ' è dove aggrap

pars i ; compagn i ! amic i d i d i c iannove ann i ! ven ite

,str ingiamoci , afferr i amoc i gl i un i agl i altr i ,

non c i lasc iamo travolgere,res ist iamo . Ah ! '

m i

mancai l terreno sotto, maled iz ione !

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32 AMICI D I COLLEG IO

Ma che ! son vaneggiament i fosch i d i giornate p iovose ; spunta i l sole e l

' anima si rasserena col c ielo . Esempre al breve scoraggiamentosegue uno stato d ' animo , nel quale m i apparecosì folle e così codardo quel turbars i per un ' alt eraz ione del v iso

,e r impiangere l ' allegri a speu

s ierata della prima giov inezza , e volers i r ibellarecon uno sfogo d i rammari co d ispettoso al le leggidella natura

,che m i vergogno

,mi scoto

,mi

r isollevo,r i afferro la mia fede

,le m ie speranze

,

i m ie i proposit i,e m i r i lanc io al lavoro con una

r i soluz ione p iena d i alterezza e d i gio ia . E i nquei moment i m i sento la forza d i aspettare afronte serena i t rent ' anni

,i d is ingann i

,i capell i

b ianch i,i dolori

,gl i acc i acch i

,l a vecch ia ia

,co

gl i occh i della mente fi ss i d inanz i a me,lontano

,

i n un punto luminoso che m i ‘pare che ingran

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GL I AMIC I D I COLLEGIO 33

d isca v ia v i a che procedo . E vo innanz i con piùcoraggio ; e a uno sc i ame d i gente inebbriata eclamorosa che m i d ice : Con no i ! r ispondofieramente : NO ! e a una folla d i giovan imal incon ic i

,che m i d i cono

,crollando i l capo :

Forse non è vero ! r ispondo,senz a allon

tanar gl i occh i da quel punto,con una voce

gio iosa e entus iast i ca : NO e a una molt itud ine di uom in i grav i e superb i

,che toccan

domi e accennandom i le loro carte e I loro l ibr i m i d icono con un sorr iso d i pi età e d i d ileggio : E un sogno ! io r ispondo sempreguardando là

,con un grido che mi prorompe

dal pi ù profondo dell ' an ima,come se mi vedess i

ricomparir d inanz i una persona morta : NO !

Oh ! i n quel momento m i si venga pure ad ire che debbo invecch iare e morire ; che m

'

im

porta? 10 lavoro,io credo

, iO aspetto !

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34 GL I AMICI D I COLLEGIO

E nella pm parte d i quei mie i compagn i e segu i ta o segue la medesima cosa . I volt i s i sonfatt i p iù scr i i , o come vuol che s i d i ca i l Leopardi

,più tr ist i ; ma co i volt i s i son compost i a

ser ietà anche gl i an im i . Diss i i mutament i chemi addoloravano ; ma c i sono anche quell i chemi confortano . Incontro qualcuno dei m ie i compagn i

,d i que i che avevano meno giud iz io e meno

proposito,e mi merav igl io d i sent irl i parlare

,

come parlano,d i patr ia

,d i lavoro

,d i dovere da

compiere,d i avven ire da preparare . Un rivol

gimento generale s '

è operato negl i an imi,e,forse

i n v irtù de i molt i e grand i cas i seguit i i n quest ipoch i ann i

,oltre che generale

,precoce . I II alcun i

una segreta ambiz ione,i n altr i l a cura della fa

migl ia,i n molt i la saz ietà della v i ta d iss ipata

,i n

non poch i una sch ietta e spontanea passione per

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GL I AMICI D I COLLEGIO 35

gl i studu ,sorta all Improvviso i n mezzo alla no ia

degl i oz ii della guarn igione,hanno raccolto i

pensier i vagh i,e composto ad uno scopo le forz e

disperse ; hanno indotto l' ab ito della r ifless ione

,

e r ivolte le ment i a i grandi problemi della v i tahanno dato a tutt i u n perchè d i questa v i ta e segnato a tutt i un cammino da percorrere

,e tolto

il tempo di r impiangere i nut i lmente i l passato .

Siamo entrat i nella seconda giov i nezza,con qual

che disinganno,con un po ' d i esper i enza e colla

persuas ione che la fel ic i tà,

quel poco che se n epuò godere quaggiù

,non si ott iene d ibat ten

dos i e tempestando e gridando al c i elo e al laterra ' La vogl io ! ma s i cava a poco a pocodalla pi u i nt ima parte dell

' an ima colla lunga costanz a d ' una qu iete operosa . A l le v i s ion i splendide son succedute le speranze modeste ; ai grand id isegn i

,i sald i propos it i ; alla immagine sfol

gorante della guerra , Dea promett i tr i ce d i ebbrezza e di glor i e, l immagine d ell

'

I talia,ma

dre, la quale non promette e c i basta

che il conforto altero d ' averla amata e ser

vita.

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GL I AMIC I DI COLLEGIO 37

d i marc ie tr ionfal i,non piu quel confidente e

leggiero : A r ivederc i,

con cu i si v elal' immagine della morte

,e si al imenta

,p iù che

il coraggio , la speranza ; no i non c i d iremoche ‘ Addio ; e quell ' addio sarà una

promessa rec iproca,un patto

,un voto ; quel

l ' addio vorrà di re : Questa volta non s i dever id iscendere la ch ina della montagna io r im arrò sulla vetta

,e tu pure .

E sovente , precorrendo un lungo spaz io d itempo

,fantast ico campi d i battagl i a lontan i

,su i

qual i si giocano le sort i d '

i tal ia . Volo col pens iero d i valle i n valle

,d i colle i n colle ; e i n tutt i

i pass i p iù d iffic i l i,e in tutt i i punt i p iù per i co

los i,mi figuro un amico d i collegio

,co i capell i

gr igi,già colonnello O generale

,alla testa del suo

reggimento o della sua brigata ; e mi compiacc io d i figurarmelo nel momento

,i n cu i

,assal i to

da molta forza nemica,dirige la res istenza . Le

due part i sono alle prese,ed egl i

,dalla c ima d i

un ' altura,osserva i l combatt imento nella valle .

Povero amico ! In quel puntoforse si dec ide dellasua v ita e del suo onore ; trent

' ann i d i stu d ii,d i

sacrifiz ii, d i speranze , stanno per essere coronat id i glor i a o d ispers i come un pugno di polvere

,

l à su quella ch ina verde che gl i si stende dinanzi ;

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38 GL I AMICI D I COLLEGIO

e tutto d ipende da un nulla . Ed egl i guarda,im o

mob ile,pall ido

,ed ha tutta l ' an ima negl i occh i ,

e la sc iabola gl i trema nella mano convulsa . Iogl i sono accanto e lo fisso nel v iso

,e acconsento

i nvolontar i amente con la persona a tutt i i suo itremit i

,e sen t o tutto quello ch ' egl i sente

,lo i n

tendo,v ivo in lu i. Coraggio

,amico ; tu hai

i nfuso ne i tuo i soldat i la tua an ima generosa

,v inceranno

,non t i turbare . Quel mov i

mento i ncerto che ved i là verso l ' ala destra,non

è che un momentaneo scompigl io c agionato dall

'

ineguaglianz a del terreno ; non danno ind ietro ,no ; sent i , l e grida r isuonano più alte, i colp istrepitano più fitt i

,l ' ult imo battagl ione è entrato

anch ' esso nel combatt imento,tutt i i tuo i soldat i

combattono . Ah ! ora s i che i suo i occh i corrono av idamente da un capo al l ' altro della linea ;ecco

,egl i s i fa più pall ido ; questo

'e i l punto !l a sua v ita pare Sospesa . … Che sono questevoc i lontane ? Che e q uella fiamma che gl i sal eal vol to ? quel sorr iso ? q uello sguardo al c ielo >Hanno vi n to ! Ma per D io ! prima d i part ire

,

voltat i ferma quel cavallo,son io sent i

,

u n tuo amico d i col legio,porgi le bracc ia

,

un bac io,ed ora va

,vola tra i tuo i soldat i

,

e che Iddio t ' accompagni . Ha. slanci ato

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il cavallo d i carr iera,è g ia infondo alla valle,

è spar ito .

E ch i sa, quant i de i m ie i compagn i si troveranno ungiorno , un

' ora d ella loro v ita,i n quel

c imento ! Ch i sa che molt i non abb iano a illustrare i l loro nome qualche grande servigioreso alla patr ia

,che alcun i d i quest i nomi nOn

abb iano a d iventar car i al popolo,che io stesso

non abb ia una volta a veder passare per una

strada d i qualche c ittà i tal iana un m io ant icov ic ino d i stud io

,o d i tavola

, 0 di letto , i n grandeun iforme di generale, 50pra un b ianco caval locoperto d i fior i

,i n mezzo a due ale d i popolo

festante ! E ch i sa pure se un giorno io non and roa p icch iare alla porta di alcuno di loro

,per

gettargl i l e bracc i a al collo appena mi appar iràd inanz i , pall ido , tr iste, i nvecch iato d i d iec iann i nel giro d i poch i mes i ; se non andròda lu i per confortarlo

,per dirgl i che la sentenza

del paese è stata ingiusta,che grande è ancora

i l numero d i coloro che non rovesc iano su l suocapo tutta la colpa

'

d el disastro,che verrà tempo

incu i S l calmeranno le pass ion i e si r i tornerannoin onore le v i tt ime delle condanne avventate

,

che i l suo nome e ancora r ispettato e caroche non s

'

accasc i,che r ip igl i an imo e speri ?

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40 GL I AMICI D I COLLEGIO

Ah ! quando io penso alle fiere prove che

molt i d i ess i avranno a durare nella v ita,al

bene che ‘ potranno fare al loro paese,all

'

inest i

mabi le prezzo cu i dovranno pagare la loro glor i a ; q uando penso a queste cose io che lasc ia il' eserc i to

,sento che per non restare add ietro a i

mie i compagn i nel pagare i l m io deb ito d i grat itud ine alla patr i a , dovre i fat i care senza r iposo ,vegl iare le nott i su i l ibr i , conservare con r igorosa temperanza d i costumi i l m io v igore giovanile per r ivolgerlo fresco ed intero a i lavoridella mente ; menare una v ita i l l ibata per acqu istare i l d ir i tto d i pred i car la v irtù

,e mantenere

v iva e pura questa fiamma d ' affetto,d i cu i r i e

sco qualche volta a trasfondere una sc int i l la nelpetto degl i altr i ; stud iare i l popolo i fanc iu lli, i pover i , e scr iver per loro ; non lasc iarmi sfuggir mai dalla penna una parolaignob ile

,sacr ificare tutte le mie fantas ie al bene

comune,non d isan imarmi mai per contrari età

,

non ambir mai lod i,non desiderare

,non aspet

t are mai nulla,fuorchè i l giorno in cu i po t ess i

d ire a me stesso : HO fatto quello che po«t cvo,

non sono stato inut ile nella v i ta, q uesto

mi basta .

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Che idea mi passa pel capo,ora che sto per

fin ire ! Vorre i aver qu i un giov inotto d i di c iasette ann i

,d

'

indole bona e d i costumi gent i l i,

ma poco esperto,come a quell ' età s iam tutt i

del cuore umano ; e mettendogl i una mano sullaSpalla

,dirgl i am ichevolmente : Vuoi tu pro

curart i fin d ' ora un argomento di pace e d i serenità per l ' avven ire ? Tratta i tuo i amic i cogl istessi r iguard i che userest i a una donna, perchè,credi

,non v ' è offesa o parola amara o atto sgar

bato fatto ad alcuno d i loro (s ia pure scusab ilee venga pure per lungo tempo d imen t i cato)cheun giorno non r itorn i alla memoria

,e non r i n

cresca,e non turb i . Dopo molt i ann i

,r i cordando

I m ie i ami c i lontan i , mi rammento d' uno sere

z io che ci fu tra me e un d i loro,

- d i q ualchemotto pungente che r icamb ia i con un altro

,del

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GL I AMICI D I COLL EGIO

pmposito fatto e mantenuto per molt i mes i d inon r ivolgere la parola ad un terzo ; fanc iul

lagg ini ; eppure,quanto sare i contento d i

non avere alcuna d i queste fanc iullaggin i da r improverarm i ! E benchè io sia s icuro che nonh anno lasc iato tracc i a negl i altr i p i ù che i n me

,

q uanto des idero sempre che s i present i un'

occa

s ione d i poter assicurarmene megl io,d iss ipando

quel l' ult ima ombra legger iss ima che,per caso

,

v i fosse r imasta ! Quando s' arri va a quell ' età i n

c u i cominci a ad apparir v i c ino i l termine dellagioventù

,e s i pensa agl i ann i passat i così presto

,

e agl i altr i che passeranno più presto ancora,e

al poch iss imo bene che s ' è fatto , e al poch iss imoc h e c i resterà ancor tempo d i fare , quel sent imento d ' orgogl io

,che c i rese qualche volta duri

e i ncresc ios i agl i am ic i,c i sembra una così me

sch ina, r is ib i le e spregevole cosa , che , se si potesse

,s i tornerebbe ind ietro per riprendere dac

capo tutte le d iscuss ion i col tono pi ù soave del lanostra voce

,per porgere tante volte la mano i n

atto d i ch ieder pace,quante sono le ollate d i

Spal le che s i d iederopel passato per L \. I'

CBÎC gl iamic i offesi

,guardarl i negl i o cch i

,e d ir loro

Non c ' è p i ù nulla,non è vero ?

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Car i amic i ! Non foss' altro che perchè v id i convo i

,per la pr ima volta

,tutta la mia patr ia

,come

potrebb e i l mio pens iero non correre sempre avo i

,e i l mio cuore non d esiderarvi ? Quando

d al bast imento v id i b iancheggiare lontano laimmensa curva del golfo d i Napol i , e giuns i impetuosamente le man i , e r is i , e pensa i a m ia mad re

,ed esclamai : E un sogno ! quando

d i sulla c ima del colle del Nov iz iato abbracc ia i ,per l a pr ima volta

,con uno sguardo solo

,l a

c i ttà d i Mess in a , lo stretto ,gl i Appenn in i

,i l

Capo Spart ivento, e d iss i tra me, con un sent imento O

.u a

ci d i tr i stezza : Qui fin isce l ' Ital ia ! u

_

ando sulla vetta d i Monte Croce v id iper la pr ima volta

,d i là dalla vasta campagna

brul i cante d i reggiment i tedesch i,l e torr i d i

Verona,e tes i le bracc i a con uno slanc io d i gio ia

,

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GL I AMICI D I COLLEG IO 45

lucc icare i numer i de i vostr i b errett i ; e mi slanc erò sempre verso d i vo i per dirv i : Parl iamod el nostro collegio

,dei nostr i v iaggi

,d i guerra

,

d isoldat i,d

'

Italia .

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46 GL I AMIC I D I COLLEGIO

Certo una gran parte d i noi, ant ich i compagn id i collegio

,arr iveremo a vedere i l secolo XX .

Strana idea ! Cap isco bene che s i passerà dalmille novecento al novecento uno

,come s i sarà

passat i dal novantanove al cento,e come s i passa

da quest ' anno al venturo . Eppure,mi sembra

che allo Spuntare del pr imo giorno del nuovosecolo s i dovrà provar la sensaz ione d i colu i che

,

giunto sulla vetta d i un ' alta montagna,vede

d inanz i a sè nuove terre e nuov i or izzont i . Mipare che quella matt in a c i s i dovrà r ivelare qualcosa d '

imprevedu to e d i merav igl ioso ; che c iprenderà un senso quas i d i spavento del trovarc itanto innanz i ; che c i parrà d

' essere stat i lanc iat ida una forza arcana da un orlo al l ' altro d ' unab isso smisurato . Fantasie ! lo presento benequello che saremo no i i n quegl i ann i ; e non

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GL I AMICI D I COLLEGIO 47

solo lo presento , lo vedo . Vedo una sala conun camm inet to i n u n can to

,o meglio molte

sale con molt i camm inet t i, e molt i vecch i da—vant i al fuoco ,

sedut i sur una poltrona, ,col

mento su l petto ; e poco pi ù i n là un tavol inoCon un lume in mezzo , e i ntorno una corona d iragazz i

,che potranno essere figliuol i o n ipot i

,

e che a un dato momento s i accenneranno l ' unl ' altro il babbo o lo z io d i cendo p iano :Dorme e r idendo dell espress ione grottescache avra preso nel sonno i l nostro volto rugoso .

E forse al lora c i desteremo ,i ragazz i c i ver

ranno in torno,e vorranno sent ire

,secondo l ' uso

,

raccont i d i tempi molt i lontan i,e c i domande

ranno con v iva cur iosi tà : Z io,ha mai v isto

le i i l gen erale Gar ibald i ? Babbo,ha mai os

servato d awic ino i l re Vittorio Emanuele II ?Nonno

,non le è mai segu ito d i sent ir di

scorrere i l conte d i Cavour ? Ma si,e come

,

e quante volte ! Ma dica dunque,come

erano ? Somigl iavano molto a i r itratt i? In chemodo parlavano ? E no i d iremo ogn i cosae via V ia r i cordando , raccontando , descr ivendola nostra voce r iacqu istera a poco a poco l

'

an

t i co vigore , e c i s'

infiammeranno l e gote, e

,

sarà per no i un a grande dolcezza i l vedere

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4 8 GL I AMICI D I COLLEGIO

quegl i occh i v ivac i accendersi , e quelle front iinnocent i sol levars i con un movimento altero ,e quelle ma…pi ccme e b ianche fare u n cennoad ogn i nostra i nterruz ione

,come perpregarci :

Dicaancora .

E ch i sa che sarà seguito allora sulla facci adella terra ? Sarà re d '

I talia Vittorio EmanueleIII ? Ci saranno i bersaglieri a Trento ? Qualchenostro amico d ' oggi

,appl icato al Min istero de

gl i affar i i ntern i,sarà governatore d i Tun is i ?

La Franci a sarà passata per un ' altra trafi lad

'

imperi, d i repubbl iche, d i Comun i e d i regn i ? Avremo avuto la minacc iata i nvasione deipopol i nord ic i ? L '

Ingh ilterra avrà r i cevuto anche essa i l suo scappellotto ? Avremo provatoun po ' d i Comune ? Sarà nato un grande poeta ?Si sarà r iformata la Chiesa ? Si sarà r ifatta Roma ?Ci saranno ancora eserc i t i ? Che saremo no i nelnostro paese ? Che avremo fatto ? Come avremovi ssuto ?Ah ! qualunque cosa s ia per accadere

,e qua

lunq ue s ia la sorte che c i aspetta , se avremolavorato , se avremo amato

,se avremo creduto

,

l e sere che,sedut i i n un seggiolone a brac

c ioli sul terrazz ino della nostra casa,agli u l

t imi raggi del sole,penseremo alle nostre fa

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GL I AMIC I D I COLLEGIO49

m igl i e , a i nostr i am i c i,aI monti

,al le coll ine

,

a i carnovali e al le i solette del mar T irrenoche sognavamo i n collegio ; c i turbera

, s i,

i l pensiero d i dover abbandonare tra brevetante care an ime e una così b ella patr ia ; mac i splendera pure su l volto quel sorr iso quetoe sereno , che è come l ' alba d

' una giov i nezzanuova , e che tempera l ' amarezza del l

' addiocolla tac ita promessa : Non per sempre !

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Una vecch i a s ignora della c itt à av endob isogno d i una donna d i serv iz io , pregò perlettera una amica

,che stava in una c ittà v i

c i na,d i mandarle la Su a ; qu est

'

am ica dovevaabbandonar l

'

I talia tra poco .

La r isposta non s i fece aspet tare,e fu af

ferm at iva . La ragazza d iceva la letterapart irà doman i . Non v i posso dare infor

m az ion i i ntorno alla sua famigl ia,perchè essa

non me n'

h a mai volu to dare,e non ho po

tuto procurarm ele io,perchè non mi ha nem

meno voluto d ire d i che paese sia . Qualun

que altra donna m '

avesse voluto tenere questosegreto, le avre i detto : Tenetevelo, e an

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56 CAMILLA

date pei fatt1 vostr i . Con questa ragazzanon n ' ebb i i l coraggio ; mi parve fin dallepr ime così buona , onesta e genti le ,

che dovet t i accettarla senz ' altro . Forse si avrà avergognare dei suo i parent i

,e per questo non

vorrà che s i conoscano . Checche ne sia,sono

profondamente persuasa che i n questo m isteroessa non c i ha colpa . Ve la mando senza t imore . Usatele però de i r iguard i , risparm iatelecerte fat iche , perchè è debole e

'malat i cc ia . E

anche bell i na,badate .

La ragazza venne,s i presentò alla s ignora

t imidamente,aveva un bel sorr iso , p iacque, si

accordarono . Si ch iamava Camilla . Non erabella

,ma s impat ica : un po ' pall ida e m alinco

ni ca ; sorr ideva solamente quando le parlavano .

come per dovere d i cortes ia .

Sin da i pr im i giorn i l a s ignora cercò d isaper qualcosa della sua famigl ia . Si turbò

,

d iede r i5poste vaghe,pareva che quelle do

mand e le facessero male . La signora volevasapere almeno dov ' era nata . Essa pronunz iòi l nome d i un v illaggio

,i l pr imo che l e oc

corse al la mente,con un ' ari a che d iceva

Non è questo : ma ve lo d ico.per cavarni i d iimbarazzo . Bastò : la S ignora non ins istette

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CAMILLA 57

d i p iù ; r i tentò qualche tempo d opo , ma collostesso effetto ; dec ise i nfine di non darsenepens iero .

Ogni giorno si mostrava pi ù d il igente, piumansueta

,p iù dolce . La figliuola picc ina della

s ignora l e aveva posto un affetto v iv iss imo ;la s ignora stessa non faceva che lodarsene ecompiacersene con parole che parevano isp irate da una calda s impat i a ; d i che i l mar i tosoleva canzonarla

,di cendole ch ' ella era un ' an i

ma romanzesca soggiogata dal fasc i no del m istero ; ma che i l tempo avrebbe fatto la lu ce, ela luce r isch iarato D io sa che cosa . Ma il temponon r ivelò nulla

,e Camilla si fece sempre p iù

amare .

Aveva un solo d ifetto,se si può ch iamare

difetto una sventura : ed era una estrema sens it iv ità nervosa, che la faceva tremare a unrumore improvv iso , all

' appar ire inaspettato d iun a persona

,a una voce che la ch iamasse da

un ' altra stanza , a qualunque mov imento osuono o v ista

,a cu i non fosse preparata . Qual

che volta le prendeva quas i male . Nè lettured i cose tr ist i , . nè narraz ion i d i misfatt i

,nè

d esenz roni d i spettacol i , nei qual i fosse la p iùlontana idea di un peri colo

,si potevano fare

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58 CAMILLA

i n sua presenza senza che desse cos i man ifest i segn i d i turbamento e d i pena ,

da faresmettere i l parlatore p iù ost inato . Quando una ,quando due volte al mese

,non per altra ca

g ione che per queste scosse ,era costretta a

metters i a letto,e a starc i un par d i giorn i

,

pr ima dolorosamente agitata e po i r ifin ita comeda una lunga malatt ia .

Una sera tutta la famigl ia era raccolta nellasala da pranzo

,e Camilla seduta i n un canto .

Era notte avanzata ; ch i leggeva , ch i scriveva ,nessuno parlava ; non si sent iva fiatare . Sulterrazz ino c ' eran de i vas i d i fior i ; e solo i lrumore delle fogl ie scosse dal vento

,e i r in

tocch i lontan i d i una campana turbavano quels ilenz io . A un tratto s ' udi in una stanza accanto un colpo forte come d i cosa pesante caduta dall ' alto

,e ins ieme un acut iss imo gr ido .

Q uasi nello stesso punto un altro grido,pi ù

acuto del primo,proruppe dalla bocca d i Ca

milla . La s ignora,i l marito

,i figl iuol i . senza

badare a le i,corsero nell ' altra stanza . Non

è nulla ! gridò dopo un momento la madre . Era la bamb ina che

,cercando al bu io la

corda del campanello per fare uno scherzo,

aveva urtato colla mano inun grosso mar

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CAMILLA 59

tello appeso al muro,e i l martello le era cr}.

duto su i p iedi . Tornarono sub i to nella sala dapranzo e là v idero Camilla d istesa i n terra .

L'

alz arono, le sangu inava i l v iso ; nel puntostesso che aveva gettato i l gr ido

,era svenuta

,

e nel cadere ave va dato della fronte controuna seggiola . La portarono a letto

,r invenne ;

ma le s i man ifestò sub ito una febbre così v iolenta

,che ne furon tutt i spaventat i . Quando

potè parlare,domandò che cosa fosse stato

quel colpo e quel gr ido ; gl ielo d issero ; dappr ima pareva che non volesse credere nonera bene i n sè

,usc iva i n esclamaz ion i senza

senso . Po i parve che ri cuperasse la ragione,

e allora , fattos i sp iegare d i nuovo qu ello cheera accaduto

,domandò perdono dell ' inqu ie

tud ine d i cu i era stata cagione,e p ianse .

Cercarono d i consolarla . Che c ' è dap iangere ? le domandò la bamb ina . Edessa p iangendo più forte r ispose : LO SOIO '

I l giorno dopo mandarono pel medico. I lmed ico venne e , prima d

'

entrare nella camerad i Camilla , si fece raccontare tut t i gl i acc ident i che avevano preceduto la malatt ia . Entrato

,esaminò la malata, le fece qualche in

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CAMILLA 6 I

La bamb ina mise un grido .

Non è nulla , d isse i l med ico : milasc ino solo ; forse non vuol confidare i l suo se

greto che a me .

Fu lasciato solo .

Di l ì a un quarto d ' ora usc ì,e tutta la fa

m igl i a gl i si str in se i ntorno .

Non le ho cavato d i bocca una parola

,d isse i l medic0 ° ma sono p iù

che mai persuaso che una grande commoz ion ed i spavento sia stata la cagion e della sua malatt i a ; essa non vuol d ir nulla ; è segno Ch ec ' è sotto qualcosa . La malatt i a è grave

,i l s i

st ema nervoso ha avuto una scossa funesta .

La giovane,a quanto pare

,era già pr ima d i

una compless ione fis i ca assa i del i cata ; i l colpo ,che non avrebbe forse offeso una persona robusta

,e stato troppo forte per le i . Loro po

tranno tentare d i scoprir qualcosa ; m a non ènecessar io ; l a natura della malatt i a è abbastanza palese .

A un ' ult ima domanda d irettagli mentreapr iva la porta per usc ire , r ispose sottovocepoche parole che fecero restar tutt i pensieros i .L mferma andò peggiorando rapidamente.

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6 2 CAMILLA

Spesso le venivano access i d i del ir io,a cu i te

nevan d ietro spossatezze mortal i e l etargh i profondi . Del irando parlava , e tutt i raccogl i evanoans iosamente

'

l e sue parole , per veder d i cavarne qualche lume su l fatto che essa mostrava . d i voler nascondere . Ma non r iusc ironoa nulla . Osservarono però un atto che facevasovente

,d i copri rs i i l volto colle man i e d i

scotere i l capo come v ien fatto alla v ista improvv isa di qualcosa che c i metta orrore .

Q ualche volta si metteva a sedere Su l letto eguardava qua e là pel pav imento cogl i occh istralunat i

,come se c i fosse qualcosa d i Sparso

che s i movesse . Tratto tratto,ne i moment i d i

magg iore agitaz ione , faceva un cenno per imporre s ilenz io ,

s i cacc i ava una mano d ietrol ' orecch io come per raccogl iere megl io unsuono lontano

,e gr idava con un accento

d i terrore Giù ' Ma l ' idea p i ù strana

,alla quale essa tornava ogn i momento ,

e qualche volta anche a mente tranqu illa,

era che qualcuno cercasse d i portarle v ia lasua roba : un par d i vest i t i e un po ' d i b iancher ia

,che eran ch i us i i n un piccolo baule

accanto al letto . Vi teneva l ' occh io su cont inuamente ; s i sarebbe detto che aveva là den

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CAMILLA 6

tro qualche gran segreto . Un giorno disse chevoleva bruc iare ogn i cosa

,e la bamb ina le

r i spose che non gliel'

avrebbero permesso .

Allora,

mormorò essa mi promettach e lo faranno appena sarò morta . Delresto

,era sempre dolce e rassegnata

,e non

fin iva mai d i r ingraz iare i suo i padron i dellecure che le prodigavano e dell ' affetto che mostravan d i avere per lei . Io lo so chedebbo morire

,d isse un giorno alla

c i son preparata ; ma mi r incresce d i mor ir qu i

,e dar un dolore a loro ch e m i hanno

fatto tanto (e po i guardando intorno)e rattr istare an che l a casa . Mi facc ia unagraz ia

,mia buona signora ! proruppe fi

nalmente con voce suppl ichevole ; mi facc ia portare all

' ospedale !Una matt ina

,con grande stento e con molta

segretezza,scr isse una l ettera . La s ignori na se

n'

accorse,e le d isse d i dargl iel a che l ' avrebbe

fatta portare al la posta . Camilla ricusò,e la

pregò invece d i far ven ir s u la port ina ia,che

non sapeva leggere . La port inai a venne,e Ca

milla le mise la lettera i n tasca,facendos i pro

mettere che l ' avrebbe gettata i n buca senza farvedere l ' ind ir izz o a nessuno.

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64 CAMILLA

Intanto andava sempre pi ù perdendo leforze

,e i l med ico non le dava pi ù che po

ch i giorn i d i v ita Una sera,presa da que ' so

l it i access i d i febbre nervosa,dopo lunghi spa

S I II I I,ma colla mente serena e presente a Sè

stessa fino all ' ult imo momento,mori . Le u l

t ime sue parole,colle qual i parve che volesse

svelare qualcosa,non furono intese .

Fu convenuto allora d i far nuove r i cerc hei ntorno alla famigl ia

,per poterle almeno man

dare la roba della giovane,non perchè s i cre

desse che i suo i parent i l ' avrebbero i n alcuncaso r ich iesta per c iò che valeva , ma perchès i Supponeva che avrebbero avuto caro quelr i cordo . Si scrisse

,si fece domandare

,i nve

s t igare ; i nfine s i pensò d i aprire i l suo bauleper vedere se c i fosse qualche lettera

,O ap

punto , 0 i nd iz io quals ias i d i dove fosse nata eda ch i . I l baule fu aperto i n presenza del med ico e d i tutta la famigl ia . La s ignora t i ròfuor i ad uno ad uno i panni e la b iancheri a .

In fondo , i n mezzo a due o tre i nvolt i , s i trovòuna lettera aperta . La s ignora la prese e la lesseerano poche righe scr itte da Camil la ; una lettera cominc iata e lasc iata a mezzo , senza i ntestaz ione . Diceva Dopo quel giorno io

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CAMILLA 6I

son sempre stata male , perdevo le forze enon reggevo p i ù a i l avor i d i campagna . Perquesto in casa mi trattavano con catt iv i modie m i di cevano che non ero pi ù buona a nulla ;e spesso anche mi r infacc i av ano i l tuo caso.

e m i facevano cap ire che sospettavano d i me,

che io t i avess i cons igl iato . Questo sospettofini d i togl ierm i i l coraggio , e loro mi avrebbero forse cacc i ata di casa , perchè ero i nut ile ; ma io pres i l a r isoluz ione d i andare aserv ire i n c ittà

,e Speravo d i trovare qual

che buona famigl i a che avesse compass ionedel m io stato e m i pigliasse in casa peri serviz ii che non vogl iono tanta fat i ca ; epo i non potevo p iù stare i n quel la casa

dopo quello che era accaduto,perchè mi fa

ceva paura,e soffr ivo troppo . Ora eccomi

qu i i n c i ttà e ho trovato una buona famigl i a .

ma non d ico nulla a nessuno,e non d irò

mai nulla ; solamente a pensare che qualcunolo sappia m i pare che avrebbero orrore d ime che non c i ho colpa ; e non vogl io nemmeno che a casa abbiano mie not iz i e : io gl iperdono, ma mi hanno trattato troppo malea lasc iarm i andar v ia sola

,malata com ' ero

,

e senzaDE AMI CI S . Novelle.

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CAMILLA

C e dell' altro scr itto , osservò i l medico .

La signora voltò i l fogl io ; c' era i n fatt i qual

che riga,i n fondo a una pagina p iena d i can

cellature , che nascondevano affatto lo scr i tto :IO ho po i fatto un i nvolto d i quel vest i to eper levarmelo d ' i nnanz i agl i o cch i l ' ho cacc i ato In fondo al baule . Sono passat i tant imes i e sempre mi pare d '

avercelo messo ieri,

e non ho pi ù avuto i l coraggio d i toccarlo ;che appena a stender la mano m i sentotremare tutta , e quas i m i mancano leforze .…

Vediamo l mvolto, d isse la s ignorariponendo la lettera ; e t irò fuori dal baule uninvolto fasc iato d i carta . S tracc iò la carta ea

'

nsel un vest i to d i donna .

Che cos ' è questo ? gridò spaventatala s ignora , guardandolo da tutte le part i .I l med ico s i mise gl i o cch ial i

,prese i l ve

st i to,lo guardò qua e là attentamente

,e la

sciandolo cadere i n terra ,d i sse E mac

ch iato d i sangue .

Q uesta scoperta d iede luogo a un ' i nfin i tàd i congetture e d i sospett i ; ma non risch iarò

punto i l mistero . La famiglia, d' altra parte

,

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CAMILLA 67

non fece altre r icerche ; e a poco a poco lasc iòcadere la cosa in d iment icanza . Quando unasera tard i c irca un anno dopo che avevanoaperto i l baule si presentò all

'

u sc io uno sco

nosciuto ch iedendo d i parlare alla s ignora ;La signora lo r icevette nell ' entrata ,

i ns iemecon suo marito e i suo i figl iuol i . Era un giovane su i vent i c inque ann i , pall ido , mesch inamente vest i to

,co i capell i lunghi

,d ' un aspetto

d imesso come un povero ; ma con cert'

occh i

ch e non ispiravan punto fiduc ia .

Gl i domandarono che cosa voleva .

Egl i guardò i ntorno con un ' ari a atton ita,

come se r iconoscesse la casa,e mostrando un

fogl ietto d i carta che teneva i n mano , domandòumilmente :

Son loro i s ignor iGl i r isposero d i si .

Una volta cont i nuò egl i serv ivaqu i una giovane

,che si ch iamava Camilla, e

che è morta .

Che è morta,

r ispose l a s ignora fi ssandolo .

domandò i l giovane'

con vocecommossa com ' era caduta ?

Com ' era caduta ? r ipeteronomarai igliati.

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CAMILL A 69

torno alla famigl i a d i Camilla . Quando unasera

,che c ' era i l medico

,e si d ism rreva su l

l ' argomento solito,sent irono picch iare all' usc io

,

e dopo un poco la voce della donna d i serv iz io che di ceva dall ' altra stanza : Signor i

,

vengano un momento loro : io ho paura .

Tutt i accorsero : era lo sconosc iuto pi ùpall ido e p i ù malandato che la pr ima volta

,co i

pann i che gl i cadevano a brandell i .Che volete qu i ? gl i domandarono .

Egl i fissò la s ignora con tanto d '

occh i, comese non l

' avesse mai v ista,e disse :

Son loro iSì

, . ve l' abb iamo già detto

,r ispose la

s ignora .

Una volta cont inuò egl i serv ivaqu i una giovane

,che si ch iamava Camilla, e

che è morta ?O non v i si è gia detto ? esclama

rono tutt i merav igl iat i .Perdon ino

,mormorò i l med ico

,fa

cendo un cenno al la famigl ia , e avvicinatosi

allo sconosc iuto,lo prese pel bracc io

,e gl i d isse

amorevolmente : Andatevene pei fatt i vostr i

,buon uomo qui non c ' è nulla per voi ; an

date .

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CAMILLA

E lo spinse fuor i adagio adagio ,e ch iuse

la porta . Po i s i voltò verso la famigl ia che aspettava una spiegaz ione

,e d isse : Quel giov ine

e d iven tato scemo .

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CAMILLA 7 I

Nella prov in c i a i n P iemonte,v e un

v illaggio,che la gente dei d intorn i ch iama i l

v il laggio de i Adusi duri,per canzonare l a mu

soneri a de i suo i ab itant i . E debbono essere i nfatt i ipiù serii della provinc ia , se è vero chela natura

' del luogo dove s '

abita produca sempre um qualche effetto sulle i ndol i e sugl i umori ;perchè i l villaggio èe posto i n una bassura profonda, scarsa d i luce quas i sempre copertad i nebb i a e c ircondata d i mont i alt i e rocc ios i .Però quel duri s ' add irebbe anche megl io all e teste che a i v isi , perchè i l contad ino d i quella terrah a i n sommo grado i l carattere del contad inopiemontese ; buono , onesto , Operoso ma in tuttele faccende d i questo mondo , i n cu i occorra d imutar parere, di cedere, d i pi egarsi , pi ù durod el gran ito . E come i n mercato

,per r idurlo a

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7 2 CAMILLA

lasc iarv i passare,dopo avergl i detto tre volte :

Permettete ! s i ete costrett i a dare c inquepass i i ndietro

,prendere una r i ncorsa d i fi anco ,

e u rtarlo i n modo da sbalz arlo nel muro ; così

quando si tratta d i srad icargli un pregiud iz io ,

d i spuntari una picca,d i r imuoverlo da una

r isoluz ione,i l p i ù longan ime e v igoroso ragio

natore del mondo c i perde la paz ienza e la voce ;e gl i b isogna proprio concludere

,come d icono

le mamme ai fanc iull i testard i,che non c ' è al

tro che tagl iargl i i l capo . E son cos i r igid i e cocc int i

,ma non punto cort i d ' i ntell igenza . Stentano

ad intendere,si

,e stanno un pezzo cogl i occh i

imbambolat i e la bocca aperta pr ima d '

afferrare

un ' idea ; ma po i l a imprigionano i n quella loromente rozza, e ce la tengono , quas i gelos i dellaconqu ista

,con una stretta così tenace

,e tanto

la voltano e la r ivol tano e la r imuginano,

che fin iscono per possederla e comprenderla megl io d '

un'

intelligenz a aperta che l' abb ia colta

d i volo . Ma questa loro tard ità d '

intellet to,che

ess i sanno d ' avere,e una tal quale grossolana

astuz i a che l i fa temere sempre d ' essere gabbat idal la gente pi ù destra

,dà a i loro modi e al loro

l inguaggio un che d i monco,d i gretto

,d i d if

fidente, che, a m imo aspetto , l i fa giud icare

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CAMILLA 7

assa i peggio d i quello che sono . Del resto,hanno

cap ito fin dalle prime,che per non essere mess i

i n mezzo dai furb i , una delle prime cose da fars iera imparare a leggere escr ivere

,e perc iò hanno

fatto buon v iso alle prime scuole che furonoaperte nel v i l laggio e c i mandarono i fi a

gliuoli, e fin irono con andarc i anche i v ecch i . In fondo è un v i l laggio che beat i no ise da un capo all

' altro d '

Italia gl i somigl i asserotutt i .Poch i ann i sono

,i n una casa d i contadin ipo-A

sta all' estremità d i questo v illaggio,accanto

alla strada maestra,c i stava un giovane che per

la su a cocc iutaggine e i l suo c ipigl io si potevapropr io d ire che fosse la espress ione p iù fedeledella natura d i quella gente . Non era un accat

tabrigh e, nè un ipocri ta, nè un v iz ioso ; che anz ib azz i cava poch iss imo cogl i altr i giovan i d elpaese

,e passava i l p i ù de i g iorn i i n casa

,e non

aveva mai fatto sparlare de i fatt i suo i ; maspiaceva a molt i e d i pochiss imi era amico

,non

per altro che per l 'orgogliacc io ombroso e stizzoso che traspar iv a dai suo i mod i e dalle sue parol e . Era uno di quell i che quando v i parlano

,

vi guardano i l vest ito , i l cappello, le scarpe; evi g irano cogl i occh i i ntorno al v iso

, e nonvi

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C AMILLA

fissano mai ; sorr idono e rassegano subito i l sorr iso ; sbadigl iano , e strozzano a mezzo lo sba

d iglio ; muovono una mano e la lasc iano in ar iacome la mano d '

unfantocc io ; e ogn i loro parola

,o sguardo

,o gesto è pensato e stentato ;

e fin iscono col metter nell' imbaraz zo anche vo i .e non vedete l ' ora d i lasc i arl i

,e voltandov i

,

quando l i avete lasc iat i,sorprendete i l loro

sguardo nel punto che,sorpreso

,v i fugge . Carlo

era uno d i costoro,e per questo Spiaceva an

c he al le donne , benchè non fosse punto sgra

d evole d' aspetto . Era una figura

,che nel v il

laggio , i n mezzo alla foll a che esc iva d i ch iesadopo la Messa

,tra quelle cento facc ie dalle

front i s ch iacc iate , dai c iuffi i rsut i , da i nas i tort ie dal colore d i terra cotta

,t i rava lo sguardo

sub ito pe i suo i tratth regolari per gl i o cch igrand i e per l a pall idezza . Era bassetto dellapersona e asc iut to, . ma d

'

apparenz a robusta ; equel suo cont inuo corrugar della fronte gl i davaal lo sguardo una espress ione d i fierezza

,che

quando non era turbata dalla collera potevap iacere .Egl i aveva solamente i l padre

,che lavorava

i n una ci ttà lontana ; e v iveva nel v illaggio conc ert i suo i z i i e cugin i , tra i qual i una ragazza

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CAMILLA 75

c h e si chiamava Camilla , r imasta Orfana, e stataaccolta In casa dalla famigl i a stessa che avevaaccolto lu i . Con questa ragazza egl i era v issu tofin da bamb ino , e cOm

'

è fac i le immaginare,ap

pena arr ivato all ' età , i n cu i s i cominc ia a guardar con occh io d iverso i l compagno d i scuola el a figl iola del port ina io, aveva preso , per dirlacol le contad ine toscane, a d iscorrerle ; ed essaa r ispondere , e l a famigl ia a lasc iar correre ,pensando che a suo tempo si sarelibero potut iSposare .

Qu esta ragazza che aveva sedi c i ann i (tremeno d i Carlo), era d

'

indole e d i mod i affattod ivers i da lu i . Ma l ' affetto era nato colla d imest ichez z a, quasi d i n ascosto , ed anco perchè gl iestremi

,posto che s i d ice Che s i toccano

,b iso

gna pure che s' avv ic in ino ; e poi perchè i n lei ,

umile e affettuosa, c' era quel sent imento segreto

che spinge la donna verso gl i uomin i d i naturaaspra e v iolenta , quasi per un b isogno naturaled i v ersare i n altr i la dolcezza dell ' an imo propr io

,un des ider io d i combattere e d i soffr ire

,di

espiare colpe altru i,d i fare scudo della propr ia

bontà e de i propri i dolor i,a ch i n e ha b isogno

,

contro i cast igh i del c ielo . Carlo,a modo suo

,l e

voleva bene ; ma la fer iva spesso con parole du

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CAMILLA 7 7

spec ialmente Carlo . Quando aveva l a l inguasciolta era catt ivo segno : era certo un po ' dib i le compressa

,cu i aveva b isogno d i . dare

sfogo ; e allora gl i u sc ivan d i bocca i d iscorsipi ù strampalat i del mondo : non lavorar p iù

,

fare i l contrabband iere,andare i n un paese

stran iero ; e la ragazza a combatterlo fin cheaveva fiato e speranza

,e po i lagrime .

Sono un cat t ivo soggetto,eh ? fin iva per

d ir lu i,mezzo pent ito ; e Camilla ,

ra cconso

l ata sub ito da quelle poche parol e,gl i ri

spond eva asc iugandos i le lagrime : Non lo

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Una sera , all' ora convenuta , egl i l e v enne

accanto p i ù acc igl iato del sol i to,e, stret tale

l a mano,stette lungo tempo immob i le

,coll e

spalle al muro,muto . Camilla lo guardò d i

sfuggita , e n'

ebbe quas i paura : non l ' avevamai v isto cos ì stravolto ; era pall ido e tr emava .

Che cos ' ha i ? gl i domandò .

r i5pose lu i con impeto,senza

Voltare la testa una bagattel la . Ho chec inque giorn i fa

,quando abb iamo r i cevuto la

not iz ia che mio fratel lo maggiore era morto,

non abb iamo pensato a una cosa !A qual cosa ?Non c i abb iamo pensato nè io , nè tu ,

nè i mie i parent i,nè i l Curato

,nè un cane

al mondo,e non par possib ile

,b isogna d ir

proprio che avess imo la testa non so dove .

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CAM ILLA 79

Ma d i dunque !Dico

,pur tre ppo che l' ho da

d ire : mi tocca andar a fare i l soldato,eccola

detta .

La ragazza gettò un gr ido e balzò in pi edi .Ora lo sai che cos' ho

,soggiunse i l

giovane .

E poco dopo r iprese : E così . La legge,

se non lo sai, quando c i son tre figl iuol i,pigl i a

i l pr imo e l ' ult imo ; e quando i l pr imo muore,lasc i a star l ' ult imo e p igl i a i l secondo ; i o sonoi l secondo , tocca a me .

Ma . d isse la ragazza non ancorar i nvenuta dal primo stord imento è vero ?

Se è vero ! Me l ' ha detto i l Sindaco,e po i

va a vedere, hanno aggiunto i l m io nome all ' elenco . Enon basta . Tra mio fratello e menon c ' era che un anno d i d ifferenza ; a me,i n giusta regola

,sarebbe toccata la coscr iz ione

l ' anno venturo ; ma quest' anno

,come sapra i

,

se non lo .sai te lo d ico,fanno due leve i n

una volta,perchè sono in credi to d'

una ;

per consegueguenz a s i amo serv i t i . Tra un

mese, v i a !Ma è possib i le ? esclamò la ragazza

con voce al terata .

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CAMILLA

E come ! r ispose i l giovane con un

sorr iso rabb ioso . Ma non c ' è da darsenepensiero

,sai ! Che cosa sono c inque ann i ! Una

bagattella ! Z a ino , gamella , pan nero , e avant i ?E v iva i l Re !E diede un- cos i forte pugno nel muro che

s msangu inò l e d ita .

Ma Carlo ! gridò Camilla afi errancosa fai !

Cosa facc io ? r ispose egl i con un r i soconvulso ; guarda cosa faccio ! e fece unatto impetuoso come per dars i un pugno nelmento . Ma fermò i l bracc io ad un tratto

,d iede

i n una r isata ed esclamò Ah ! mi d im ent icavo che non s i stracc i ano p iù le cartucceco i dent i ; tanto vale conservarl i .E si mise a passeggiare avant i e ind ietro

canterellando colla voce strozzata fra i dent i .Camilla pall ida , fuor d i sè dalla sorpresa e

dal dolore,lo segu itava senza parola

,guardan

dolo cogl i occh i spalancat i .Cosa ne d ic i ? domandò Carlo fer

mandos i.

Ma cosa ne ho da d ire ! proruppeCam illa con voce tremante . T i d i co chem i sembra un sogno ! T i d i co che non c i

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CAMILLA 8 I

posso credere ! T i d i co che mi scopp i a i lcuore ! E gl i gittò le bracci a al collo sin

gh ioz z ando.

Oh lasciam i stare ! egl i r ispose bruseamente sv incolandos i e p igl iando la v i a delv illaggio ; c i vuol altro che tenerezze !

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82 CAMILLA

Dopo un brev e tratto d i strada , Carlo i ncontrò un suo amico del v i l laggio ,

un uomosu i trent

' ann i,alto e asc iutto

,cogl i o cch i lu

stri e colla bocca torta i n un atteggiamentosprezzante i l quale aveva n el vest ire unacerta att illatura rara a veders i i n giovan i d icampagna : capell i un t i

,cravatt ino

,pols in i e

u n par d i grandiss imi cal z on i strett i i n tornoal col lo del p iede . E ra uno d i que i tant i catt iv icontad in i che hanno fatto malamente 'i l soldatoe che r i tornano a casa peggior i d i pr ima : collagoffaggine i ndeleb i le della loro natura

,acere

sc iuta da i v iz ii che presero i n c ittà e della spavalder i a che impararono in caserma ; un misto d iv ill an i . d i brav i e d i beceri , che puzzano d

' acquaA i t e e d i pomata , e d i sprezzano l ' ignoranza .

Costu i,tornato i n congedo al v i llaggio

,aveva

m esso su una piccola bottega d i l iquorista .

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CAM ILLA 8

Veduto Carlo,s i fermò

,e senza accostargl is i

,

gl i d isse con un sorr iso compass ionevole :L O so !

E non c e Cr ist i che tenga,eh ? sog

giunse nu momento dopo .

Ci se i stato anche tu,

r ispose Car lo .

Gli è per questo,amico m io

,Che mi fai

compass ione ! Carlo r imase muto,cogl i oc

ch i fissi a terra .

E Cami lla ?Carlo crollò le spalle .

Mah sogg iunse ' l ' amico allontanan

dos i ; ora - c i sei tu nelle peste : una voltaper uno.

Carlo s i morse le labbra e t irò i nnanz i perla su a strada .

La voce s' era sparsa pel v i ll aggio,egl i era

conosc iuto,tutt i lo guardavano . Qualcuno d i

quell i che avevano dom est i chezza con lui, ve

d endolo passare , si faceva sull ' usc io della bottega

,e gl i gr idava : Si va

,eh ? A ltr i

,

soggh ignando,d icevano : E ' darà gru quella

superb ia E le ragazze : Ora s i vuol vedere Camilla ! Ei non guardava nessuno

,

ma si sent iva addosso , per cos i d ire, gl i sguardid i tutt i ; e in quel momento lo opprimeva assa i

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CAMILLA 8 5

Ah si ! gr idò Camilla,

ma iopregh erò tanto che D io c i farà questa graz iae corse a r inch iudersi nel la su a stanza .

Carlo fu preso da un sent imento d i tenerezzache da molto tempo non aveva p iù provato :ma po ichè in lu i an che i sent iment i tener i pigliavano un

' espressione d i d ispetto e d i collera .

'str inse i l pugno,e,guardando i l

'

c ielo stellato

,mormorò a dent i strett i :Ma è proprio una maledetta legge infame

questa,che c i obbl iga a lasc i ar casa

,parenti

,

amic i,tutto

,per andar a i l galeotto !

I n quel momento una voce n ella stradagr idò canterellando :

E non c ' è Cr ist i !Era l ' amico l iquorista che

,passando aveva

veduto Spiccare la figura bu i a di Carlo sul fondoi lluminato della stanza ; Carlo ebbe un tremito .

Z aino i n spalla ! soggiunse la voceallontanandos i . E poco dopo :

Pane colla muffa !E poi piu lontano :

E ferr i cort i !L'

u lt ime parol e furon seguite da una r isatae poi tu tto tacque nella strada bu i a e deserta .

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8 6 CAMIL LA

Venne i l g iorno che Carlo doveva andare i nc ittà a estrarre i l numero . Part i la matt in a presto per r itornare il giorno t pò al la s tess

'

ora .

Camilla lo accompagnò fin sulla strada,davant i

alla casa,e facendo ungrande sforzo

,non p ianse

,

e non profferi parola fino al momento d i separars i . Era pall ida , e aveva negl i occh i i segn idella vegl ia e del pianto . Quando furono nellastrada

,raccolse tutto i l suo v igore

,r ich iamò

tutto i l suo coraggio , e stringendo tra le sueuna mano del giov ine , gl i d isse con voce tremante : Torna sub ito .

Carlo accennò d i s i .

proruppe essa con accento S tipplichevole prend i un numero alto !Carlo sorrise

,la bac iò e s ' allontanò rapi

damente ; essa r imase immobi le .

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CAMILLA 87

Un numero alto ! mormorò un ' altravolta con voce dolce e tremante .

Carlo , già molto lontano , si voltò ; Camillafece l ' atto d i estrarre i l numero ; po i convertil ' atto i n un salu to ; po i gl i mandò un ult imoadd io .

Dopo un po ' r i en trò i n casa,e gittandos i

Sopra una seggiola,spossata dallo sforzo fatto ,

esclamò tr istamente : Ah, se i l Re fosse qu i

a vedere quel lo che c i costa,non la farebb e

mica fare la leva ! Gl i è che non lo sa, e nonc' è nessuno che gl ielo facci a cap ire !Non è a dirs i i n che stato d ' an imo pas

sasse quel giorno e la notte seguente . A moment i s i sent iva r ifin ita che le pareva d i no npoter p i ù reggere fino al d i dopo ; a moment is i sent iva dentro un ' i nqu ietud ine

,una sman ia ,

che le metteva quas i i l b isogno d i l avorarecon fur ia

,d i affat i cars i

,d i strem arsi d i forz e,

per cercare nella stanchezza un po ' d i r iposo .

Pregava , leggeva , usc iva pe i campi , tornav ai n casa

,si buttava su tutte le seggiole, e sem

pre s i vedeva davant i quella mano sospesa i natto d '

entrare nell ' urna e d i estrarre i l b igliet to. Vedeva tutte quelle cartol in e b ianche ,p iegate

,confuse

,muovers i e r imescolars i sotto

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8 8 CAMILLA

le d ita d i Carlo come se fossero an imat e .

Questa ! essa avrebbe voluto d ire ; no,quel

l ' altra ! NO,per amor d i D io

,quella sotto !

Ogn i pezzetto d i carta che ve deva i n terra ,i numer i scr i tt i su i muri

,qualunque oggetto

che avesse una lontana att inenza a quelloche le r iempiva l ' an ima , l e metteva un trem ito

,

improvviso nel cuore . D ue immagin i .

fra le altre , l e s i movevano d i cont inuo davant i agl i occh i : un soldato che s '

allontanava

per una strada deserta,e s i faceva sempre

p iù p i cc ino,e spar iva

,e r iappar iva come un

punto nero,e tornava a spar ire ; e un giovane

vest ito da paesano che per la stessa strada leven iva in contro cantando , con un numero sul

cappello che d iventava man mano p i ù grande,

fin ch' essa poteva leggerlo bene,un numero

al to,i l numero tanto SOSpII

°

atO,l a sua sal

vezza,l a sua v ita . E queste due figure s ' i n

contravano,s i confondevano

,s i tramutavano

l ' una nell ' al tra con una v icenda rapid iss ima,

che i l cuore accompagnava con success ioneugualmente rap ida d i gio i e e d i terrori fat icosi e febbri l i . E passò molte ore della nottepregando e piangendo .

La matt ina doDO stette co i parent i ad aspet

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CAMILLA 89

tar Carlo davant i al la casa . Dopo una lungh issim a ora

,si v ide apparire nel la strada

,

molto lontano , un gruppo d i gente,che fu ri

conosc iuto sub ito al passo rap ido,a i cappell i

b i ancheggiant i,a i cant i che l ' ari a portava or

si or no all' orecch io , per i l drappello dei

giovan i coscr itt i . Camilla s '

appoggiò al bracc iod ' una su a parente ; i l drappello s

' avv ic inò ; la ragazza e gl i altr i s '

avanz arono. … Carlo non c ' era !I giovan i passarono ; avevan tutt i i l loro

numero su l cappello ; qualcuno salutò Camilla ;essa non ebbe fiato per domandar not iz ie d iCarlo ; uno de i suo i parent i lo fece per le i .

Carlo ? domandò a uno dei giovan ir imast i addietro .

E part i to con no i , r ispose l m terrogato;ma deve aver preso una scorc iato ia .

E che numero prese ?I l giovane

,ch iamato dagl i altr i ,pigliò la corsa

senza r ispondere .

I l numero ? I l numero ? gridarono Cam i l la e tutta la famigl ia .

E cco_

il numero tuonò una voce im

provvisa alle loro Spalle .

Tutt i si voltarono : era Carlo . Camilla get tòun grido d isperato : egl i aveva il numero sette .

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90 CAM ILLA

L' amico d i Carlo aveva fatto i l soldato otto

ann i,aveva terminato i l suo serv iz io d

'

ord i

nanza Sù llà fine del m ille ottocento sessan

taset te, ed ora era l ibero affatto . Da soldatoaveva appartenuto

,i n i spec ie dopo la guerra

del sessantasei, alla classe de i “malcontent ipol it ic i classe che un … giorno s i t rovava soltan to fra gl i uffic ial i , che s i estese po i a i sergent i

,e fin ì col metter rad ice anche fra i sol

dat i . Nell ' ult imo anno del serv iz io era statocol suo reggimento d i pres id io i n una c ittà

,

dove tra i giornal i d i parte repubbl i cana e igiornal i d i parte monarch ica s ' era agitata unalotta v iolenta a propos ito dell ' eserc i to ; e c i eranostat i t i rat i dentro general i

,colonnell i

,uffi c ia l i

d i ogn i grado ; e s' erano trattate pubbl icamente

qu ist ion i del icat iss ime d i d iscilina,facendone

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CAMILLA 9 I .

un chiasso e uno scandalo infin ito . Come sempresegue i n s imil i cas i

,v i a v i a che la d iscuss ione

,

Orpiu ttosto la battagl ia ,

s i i nfervorava,an

dava pure allargandosh cos icchè i n breve, dall ' argomento primo

,ch era l' alta ammin istra

z ione dell ' eserci to,s ' era venut i ai pi ù minut i

part icolar i del l ' economia del soldato : pr imadel soldato i n generale ; po i del soldato d i que ital i reggimenti ; prima accusando il sistema,

i lGoverno

,i l min istro ; po i i l generale d i d iv i

s ione,quel tal colonnello

,que i tal i cap itani ;

si eran nominate le persone ,s i eran c i tat i i

fatt i,si eranconvocat i de i giur i , SI eran fatt i

de i duell i ; e i nfine , dopo molto parlare, scr ivere

,stampare e sfidare la tempesta s i era

qu ietata e tutto era r imasto nel lo stato d iprima . Tutto fuorchè le teste dei soldat i , l equal i eran . camb iate . I soldat i (quell i che sa

pevano leggere) avevano preso gusto alla qu ist ione e s

' eran bravamente lett i ogn i giornoi giornal i ; pun it i per essers i lasc iat i sorprendere a l eggerl i

,s

' erano mess i a medi tarl ipun it i ancora , s

' erano fatt i c i ascuno una raccolt in a dei numer i p i ù caldi

,e c i davano por

una scorsa ogn i tanto,d i soppiatto

,su per le

scale d ell a caserma nell ' ora dell a nu liz ia, e d ie

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CAM ILLA '

93

dei p iù ardent i . Tornato appena al v i l laggio ,coll

'

animo ancora agi tato e la memor ia fre

sca d i quei fatt i e d i quelle letture,

s' era

dato a far propaganda delle idee nuove.

Messa su una piccola bottega d i l i quor i n eaveva fatto i l luogo d i convegno dei malcontent i del v il laggio . Là si legge vano giornal i

,

si parlava d i dilapidazione del pubblico Te

soro e d i tratta dei bianchi e d ' altre cose,ch e

non tutt i capivano ; ma che mostravano d isenti r tutt i profondamente . E i l nuovo tr ibuno era la voce pi ù autorevole dell ' assemblea non solo perchè dava spesso da bere acred ito

,ma perchè aveva infatt i un certo in

gegnacc io di catt ivo soggetto , i nfarinato d il inguaggio da gazzetta

,e tenuto v ivo e elo

quente da uno stato ab i tuale d i mezza cotta .

La sera del giorno in cu i C arlo era tornato da estrarre i l numero

,i l nostro personag

gio (S i ch i amava Marco) stava discorrendo contre 0 quattro coscr itt i i n un canto della bottega . Gl i domandavano informaz ion i i ntornoalla v ita del soldato

,e lo stavano a sent ir e a

bocca aperta .

I l male,cap ite

,di ceva cacc i ando in

dietro il cappello come per l asc i ar p iù l ibero

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94 CAMILLA

corso al pensi ero i l male è che i super ior inon studiano

,e non sanno n iente d i n iente . E

quando m anca questo qui , e s i toccava lafronte coll

' i ndice,

s'

h a un bell ' essere co

pert i d i gal lon i e d i croc i , ma s i sarà sem

pre c1uch i . Siamo i nd ietro , ecco la gran qu ist ione .

E i l mangiare ? domandò uno .

La carne r ispose , accendendo i l s igaro è quas i sempre guasta ; l a zuppa s idà a i poveri ; d i v ino non se n e parla .

Come s i v ive allora ? domandarono

Ognuno s Ingegna ; s i p igl ia l' esempio da i

superior i,vedete : ruba l ' amm inistraz ione mi

l itare, ruba l'

intendenz a, rubano g l'

impresari,rubano i furi er i

,rubano i med ic i

,e una ru

beri a generale,campano tutt i alle spalle del

soldato .

Qualcuno gl i domandò come s i stesse a d isc iplina .

Male l minch ion i . I minch ion i,ve

dete,nel mest iere del soldato

,hanno sempre

tutte l e d isgraz ie . I l pane e acqua,i ferr i

,

le sc iabolate , son tutt a roba per loro . Ma ch ih a un poco d i cervello e un po ' d i fegato

,e

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CAMILLA 95

un altro par d i man i che . B i sogna saper mostrare i dent i a tempo e luogo ; anche i superior i h ai1no una pelle da conservare

,cap ite

tutto sta nel non lasc iars i mettere i lp iede su l collo . Un capi tano aveva preso a farele p i cche con me

,e ogn i sett imana ero dentro ;

era una v i ta che non poteva durare . Un giornoio lo pres i a quattr ' occhi

,… perchè

,tenetevelo

bene a mente,co i super ior i non c i vogl iono

test imon i ; se c ' è ch i vede,s i è fri tt i ; sol i ,

s i nega fino alla morte,e si salva la pelle .

L O pres i a quattr 'occh i,i n un corr ido io

,d i

notte,che non se l

'

aspet tava, e là gl iene d i ss iquattro

,v i ass i curo io

,d i quelle che arr ivano

al l' an ima : O le i finisce d i rompermi l ' an ima ,o le giuro sulla mia sacra parola d ' onore

,che

a me mi toccherà una palla nella sch iena,ma

a le i quattro d ita d i baionet ta nella panc ia,non

c ' è nemmeno l ' Ant icristo che gl iele lev i .Non parlò p i ù ; se fiatava, l

'

infi lavo come unranocch io . Tutto sta l ì : non b isogna lasc iars imettere i l p iede sul collo .

E l a guerra ? domandò un altro .

La guerra,

r ispose Marco,

nonc e che d ire : alla guerra b isogna fare i l suo

dovere . La patr ia'e una sola

,e i l soldato è

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CAMILLA 9 7

All'

und ic i d i sera Marco era r imasto solonella sua bottega r isch iarata da una lucerna,

eleggicch iava un vecch io giornale : Carlo entrò .

Numero sette,lo so

,d isse Marco dan

dogl i un' occh iata

,senza smetter d i leggere .

Carlo gl i sedette accanto senza far parola,e

appoggiato un braccio sulla tavola ch inò la testa sulla mano .

— Euna v itadura cominc iò a d ir Marco,

lanc iando all am i co uno sguardo d i compass ionemal igna . Oh per dura e dura

,t e lo posso d ir

io . E una v ita che ch i n e vuol parlare b isognache l ' abb i a provata . Io te lo d ico per tuo bene

,

perchè non vorre i che andass i a fare i l soldatoCon un ' idea falsa . E mio dovere d ' amico d i d irt il a ver ità . E una v i ta d ' i nferno . Immagina pured elle umil iaz ion i ; non ne pensera i ma i tante

DEAMICIS . Novelle. 7

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9 8 CAM I I LA

quante ne avrai da pat ire, va pur s icuro . Piangera i delle lagrime d i sangue

,p i angera i . Già

prima d i tutto , se hai sent imento d' onore

,ch i e

soldato deve far conto d i non averne . Caporal i,

sergent i,tenent i

,cap itan i

,son tutta gente pagata

appost a per dart i dell ' as ino e del mascalzoneuna volta l ' ora per turno . Inpiazza d ' armi

,in

presenza d i mezzo mondo,t i mettono le m an i

sulla facci a,e la gente s i ferma e r ide . Nelle

marc ie po i,quando s i muore dalla sete

,che non

s' ha pi ù figura d ' uomo,e s i resta i nd ietro o s i

casca a traverso la strada,allora son pugn i e

p iattonate che non c i son per n iente gl i aguzz in i nelle galere . Ho v isto io un comandante d icompagn ia i n una marc ia che c ' era un soldatomalato che non s i poteva reggere

,e lu i cre

deva che lo facesse apposta ; ebbene , lo cacc iòavant i a sp inton i e a calc i

,per mezzo m igl io

,

fin che rotolò In un fosso , i n fin d i v i ta . Coseda far d iventar matt i . E qualche volta dannoanche delle sc i abolate d i tagl io . Non c ' è pie tà ,mio caro . I l soldato è una best ia . Preparapure la sch iena e la facc ia . E ch i s i r ivolta

,

0 lo cacc iano in una prigione a fars i mangiarv ivo d ai top i o lo mandano i n una compagn iad i d isc ipl in a dove gl i rompono le ossa col ba

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CAMILLA 99

stone . Se po i ha i l a d isgraz i a d i ammalart i,

non t i d ico altro,tutt i sanno cosa sono gl i ospe

dal i mil i tari . Se non guarisc i p i ù che presto,

t i danno i l passaporto per i l camposanto comedue e due fan quattro , perchè , capisc i b ene ,non vogl iono mica mantenere della carne i nut i le . Ne ho vist i de i mie i compagn i d istes i làstecch i t i su quei lett i

,cogl i occh i d i vetro e la

facci a color d i cera ! Evero che t i può anchecapitar l a fortuna della guerra ; A l lora i tuo isuper ior i c i guadagnano un grado e tu lasel lebudella i n mezzo a un campo d i grano

,se pure

non t i tocca prima di mettert i i n r iga con unadozz ina de i tuo i compagn i e d i cacc iare unapalla nella sch iena a un tuo amico

,condan

nato per sbandamento i n facc i a al n emico,,

Credi,è propr io una v ita da galeott i . Per re

s isterc i b isogna non aver sangue nelle vene .

Vorrei aver tant i scudi quant i de i m iei compagn i ho v ist i stracc iare co i dent i l a tela dellabranda e dar d i mano alla baionetta per cacciarsela nella gola . Per me , non lo d ico perd isan imart i

,che non sarebbe un ' az ione da ga

lantuomo ma andre i i n galera , andre i a marcirein una pr igione , mi mettere i a far l

' assass ino d istrada

,mi fare i impiccare i n mezzo a una p iazza

,

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CAMILLA I O I

I l giorno dopo ,‘ all ' ora sol i ta

,Carlo e Ca .

milla —si trovavano d inanz i al portone . Essaaveva , gl i occh i . ross i ; egl i l a salutò sorr idendo .

Sei . allegro? domandò Camilla .

S i .

Si d irebbe che ha i g ia diment icato chedev i part ire .

Io non parto,

r ispose francamente i lgiovane .

Come non part i ?Non parto soggiunse egl i

,sp i ccando

ch iaramente le s il labe,

non vado a ‘

fare ilsoldato .

T i metteranno in prig ione ! esclamòCami lla fissandolo i nqu ieta

,chè indov inava i l

suo pensiero .

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CAMILLA

A l asc iars i prendere ! egl i mormoròguardando in ar ia .

Carlo ! esclamò la giovane smettendoil l avoro , tu s cherz i !

Scherzo ?… Vedra i .Carlo ! r ipreseCamilla tu non pens i

a quello che d ic i ! Tu non mi vuo i b ene ! Daquando i n qua t e venuta questa idea ?

L' ho sempre avuta .

Non è vero !Come non è vero gridò Carlo voltan«

dos i i n tronco,e l e d iede una d i quelle terr i

b i l i o cch iate che le facevano mori r la parolasulle labbra . Camilla s i . r imise a sedere

,ap

poggio l a fronte sulle man i , e mormorò convoce umil iata : Abb i compassione d inonmi far soffrire… . d immi che non dic i davvero .

Egl i le pose una mano su l capo i n atto carez z evole , m a la r i t irò sub ito e stette pensando

.

Tacque per qualche m inuto anch ' essa,a

'

ssortanella med i taz ione della nuova d isgraz i a che i ld isegno d i Carlo le faceva prevedere ; po i s

'

alz ò,

e appoggiando le man i coll e d i ta i ntrecc ia te sopra una spal la del giov ine

,gl i d isse con tutta

la dolcezza del suo cuore e della sua voce :

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CAMILLA I O3

lo ho cap ito quel lo che tu ha i i n mente ,e . guarda

,soanche ch i t i ce messo quell ' idea .

I l g iovane fece cenno d i no .

Non dir d i no,Carlo

,io non t i vogl io

metter male con nessuno ; d ico soltanto perfart i vedere che certe cose non t i credo capaced i pensarle . Tu m i vuo i bene non è vero ?Carlo accennò d i si .

un po' d i pens iero d i me

, se

è v ero che m i vuo i bene,te lo dovrest i ’pren

dere . Vorrest i lasc iarm i sola ? Capirai bene Cheio non posso andare con te . Tu mi puo i d ireche anche per andar a fare i l soldato m i dev ilasc iare . Lo so anch' i o

,ma è un ' altra c osa.

Se va i a fare i l soldato,i o so d ove va i e so

anche quando torn i ; anno p iù ,anno meno

,

se non seguono d isgraz i e , è s icura ; ma se

part i per un al tro addio matrimon io ;ch i sa quando potrest i tornare . E doveandrest i ? Oh Dio mio

,non mi c i far pensare ;

b isognerebbe ben e che andass i i n un altropaese ; lo so dove vanno ; passano i mont i

,

ce n ' è g ià stat i anche da queste part i d i queiche d isertano ; ma si son p i ù v ist i ? i o sentod ire che finiscon tutt i male . E se e peril sostentamento della famigl ia , tu sai , che ,

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CAMILLA I O5L' ha i detto e po i . Dubi ter 'est i d i me

forse ? Vuo i eh'

-io t i prometta che per tu ttoi l tempo che stara i lontano non guarderò i nv iso nessuno

,nemmeno per un momento, come

se non avesse gl i occh i ? Io son capace d i farlo ,facc io m agar i un voto

,io; tu non m i conosc i

ancora,vedra i . lo son donna da ven ir qu i

,i n

questo posto , tutte le sere, c inque ann i d i segu ito

,come se tu c i foss i sempre . Cinque an n i ?

d iec i,qu ind ic i ann i t i aspettere i

,senza lamen

tarmi ; senza fart i ma i i l p i ù p iccolo torto , n'em

meno col pens iero . Ma purchè io. sappia che tusei i n paese, che non gir i pel mondo come und isperato

,che non c ' è nessuno che t i cerca

,che

fai il tuo dovere . Tutt i gl i altr i Carlo,

tu puo i cap ire quanto mi costa d ire questa parola ; eppure sento che è mio dovere d i d irtela ,e te la , d ico con tutto i l cuore , senza es i tare ;anz i

,guarda

,con una certa soddi sfaz ione

,come

se fosse la ,parola di una pregh iera : Va tu"

pure !Quando siamo ost inat i, i n un proposi to

,e

specie in—un;proposito tri sto la parola d i ch ivuol

'

persuaderc i a staccarcene,quanto pm è

amorevole e dolce , tanto più indur isce l' ost i na

z ione e inaspri sce l a resistenza.

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106 CAMILLA

Va ! va ! proruppe i l giovane, serol

lando le spalle ; s ' ha unbel d ire :Va,quando

s i sta a casa ! b isogna sapere che razza d i v i taè quella che s i va a Va !

Non t'

impaz ient ire, Carlo ; sa Iddio se

io m ' immagino che s ia una bella v ita ! Perquanto sia brutta

,non lo sarà certo quanto pare

a me ; ma pure b isogna fars i an imo . O che lav i ta che andrest i a fare fuor d i paese sarebbemegl io ? Ce ne sono state dell ' altre ragazzeche discorrevano con g iovan i che dovevano andare soldat i ; ne conosco io p iù d

' una,l e cono

sei anche tu . Ebbene,i giovan i sono parti t i

,

sono stat i lontan i parecch i ann i, qualcuno è

anche andato alla guerra . Le ragazze l i aspettarono ; i n tutto quel tempo vissero r i t i rate ; finalmente quell i to rnarono

,s i volevano pi ù bene

d i pr ima,s i sposarono

,e ora v ivono i n pace

senza r imors i . Io non credo che sarebbero COS Icontent i

,se fossero fuggit i , an che n el caso che

avessero potuto tornare . E la v i ta del soldatonon era m ica pi ù brutta allora cheE po i se t u foss i uno d i que i debol i , come P i etro

,i l figl io del fornaio

,che non ha potuto re

s istere , e d icono che è morto i n una marc ia,non d ire i ; ma se i robusto , (lo guardò), e starest i anche bene .

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CAMILLA 107

S i, si,tutte buone parole

,r ispose i l

g iovane con un leggiero sorr iso ; ma nonfanno al caso : io non parlo d i fat i che, io nonho paura della fat i ca . Gl i è questo qu i , e sip icch ia 'va sul cuore, che non se la sente d ifare i l soldato . Io non son fatto per serv ire

,

e cco . I s ignor i qu i accanto m ' avevano fatto laproposta d i andare i n c i ttà

,e a che patt i ! H ai

v i sto se ho accettato ; e i l m io carattere , cosavuo i ? co i -Superior i non me la d i co

,è impos

s ib ile . Figu rat i la' sch iav i tù del soldato ! Mi

sgridano,r ispondo e sai cosa succede . lo

so che vi ta e, me l

' hanno detto,e po i tutt i

lo sanno ; va una volta in piazza d' armi e lo

sapra i anche tu . lo sento che se vado nontorno non è una v ita per tutt i

,tant ' è vero

che c e di quell i che s ' ammazzano dalla d isperaz ione . Andrei a lavorare nelle m in i ere

,pint

tosto ; andre i magar1 qu i alla fabbr i ca d i vetr i ,d ove si sta tutto i l giorno davant i alle fornaci

,

e si perde gl i occh i ; andre i dove tu vuoianche a crepare ; ma ‘ a fare i l soldato

,no

,

non posso , e Inut i le , son fatto così : servirenon è i l fatto mio .

Servi re ! d isse t imidamente la ra

gaz za ; io non so ma… per quello che

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CAMILLA ( I 09

m ia ; ecco quello ch e “c e . E po i (qu i abbassòla voce e r iprese con accento molto sign ificat ivo) tu non sai che v ita fanno i soldat i

.

La ragazz a lo guardò un momento incerta,

Come se non avesse cap i to,e po i

,abbassando

gl i occhi , mormorò :

A me mi pare che ch i vuole,può por

tars i bene da per tutto .

Già ! Hai sempre una buona ragione dad ire

,tu ! Tu accomodi tutto ! Tu ved i

'

tutto

belloE tu non vedrest i tutto tanto brutto

r i5pose Camilla con una certa v ivac i tà, se

non c i fosse ch i t i fa vedere i n quel mòdo !So d i ch i vuo i parlare

,non. è vero

,e

non dire una parola d i p i ùMa come vuo i ch 10 parl i al lora ? pro

ruppe'

essa con una voce, i n cu i s i sent iva i ltrem ito dell' ind ignaz ione ; e intanto

'

le si gonfi avano le vene del collo b ianco e sott i le . Io't i d ico quello che sento , quello che mi d ice i lcuore e che m i par i l tuo ' bene

,e tu va i i n

c ollera ! Vuo i ch' io t i d ica per forza quello che

pens i tu ? ’Comandami ! m inacc iam i ! Ma colcuore !non me lo fara i d ire

,non lo d irò mai

,

m i non posso !

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CAMILLA

Ebbene ! d isse Carlo con una voceche pareva tranqu ill a ma con un v iso chela fece tremare ; vado

,te lo prometto

,vado

ma… sent im i bene,te lo d ico pr ima

,e sta

s i cura che terrò la parola : i o non sono uno.

d i quell i che s i lasc iano mettere i l p iede sulcollo

,io c i ho del sangue nelle vene -mi

conosc i ; ebbene ,i o

,la pr ima volta che un

super iore m i fa una prepotenza , 0 mi d ice unabrutta parola

,o mi mette le man i addosso

,fos

s imo anche in mezzo alla p iazza d ' arm i,in

mezzo alla strada,i n presenza d i cento per

sone,d i te

,del tuo Curato , dei tuo i parent i ,

d i ch i d iavolo vuo i,com

'

è vero D io gl i spaccola testa col calc io del fuc ile

,e segua quel che

vuol segu ire !Camilla s i coperse i l v iso con orrore ; egl i

la guardò d i traverso , con quello sguardo d icompiacenza best iale che m isura la fer i ta apertadalla parola : ma quas i nello stesso punto

,per

uno d i que i rapid i mutament i del cuore chenon sono rari i n quelle nature v iolente

,s i com

mosse al la v ista d i quel la poveretta che s ingh iozz ava

,come se i l petto le s i volesse spezzare .

Camilla ! gridò con voce amorevole .

Sì ! essa prese a d ire s ingh iozzando,

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CAMILLA I I I

vogliate bene a un giov ane, Consacrateglitutto i l Vostro cuore

,soffr ite

,tremate

,consuma

tev i per lu i ; tutto questo colla speranza che,quando egl i s i trov i i n unmomento d iffici le

,v i

d ia la consolaz ione d i vedere che ha bisogno d ivo i

,che gl i potete r iusc i r ut i le

,confortarlo

,

i ncoraggiarlo ; S I i lludetev i ; quel momento .

verrà,farete quanto potrete per persuaderlo a

non inancare a i suo i dover i : ebbene, allora , perr i compensa del vostro affetto

,egl i v i I° iSponderà

che vuol e soggiunse a fior di labbral ' assassi no ! e d iede in uno scopp io d i

p ianto p iù forte .

Carlo si ch inò e la prese per una mano ; essaapprofittò d i quel momento per gr idargl i convoce suppl ichevole : Promett imi che an

dra i ! e l ' afferrò per le bracc ia .

Camilla ! esclamò egl i,sv i ncolandos i

e allontanandos i rap idamente ; sono un d isgraz i ato !Camilla fece cenno che si fermasse

,Carlo

scomparve ; allora essa r iabbassoi l capo p iangendo . In quel punto la Scosse i l suono d

' una.voce l ieta e amorevole che domandavaCosa c ' è ?

Ah ! i l s ignor Curato ! esclamò Ca

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CAM ILLA I I3

Carlo e Marco 5 m contrarono d ue ore dopoin una strada del v i l laggio

Ho pensato una cosa,

d isse Marco.

Sai i n che man i t ' ha i a mettere per quell ' affare ?Ch e affare ?

Marco fece un atto come per accennare unpaese lontano .

Hai Ebben e , sai i n che man it' hai da mettere se vuo i usc irne bene ? Te lado i n cento a i ndov i nare . Già non sarest i i lpr imo ch ' è passato per quella ma inspec ie ora che i l b att ibecco è p iù forte : se lu ivuole tra loro s i scrivono d i parrocchi a in parrocch ia

,t i trov i al s i curo prima d '

accorgertene .

Tu dev i andare da lui, dirgl i i l caso i n cu i t itrov i

,e dargl i una tastat ina così alla larga

,

senza arr isch iart i . Se vedi che cede sub ito,e

DEAM ICI S . Novelle. 8

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CAMILLA,

tu ba tt i,fin che i l

.ferro è caldo ; se fa l Ind iano ,

avant i lo stesso,non è che una finu one per non

comprometters i il primo ; se po i nega, add io ,è galantuomo

,non t i tradisce

,la peggio sarà d i

non averne cavato nulla .

Ma di ch i parl i ? domandò Carlo .

E l' amico fece i ntorno al capo un gestobuffonesco che voleva rappresentare un cappel lo da prete.

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CAM ILLA I I 5

Il Curato , che gl i ab itant i del v i l laggio ch iam avano fam igliarm ente don Luigi

,era un Vec

ch iet to d' una settant ina d ' ann i p iccolo e ner

voso, con due occh iett i v iv issimi , che leggevanonelle an ime

,d icevano le d ivote

,— come i n

un l ibro stampato ; buon uomo e buon prete , indu lgente i n confess ionale, allegro a tavola ,

d iv iso rosso ,

'd i capell i b ianch i e d i Op in ion i pol i t i che tri color i ; non d iverso nel la v i ta e ne imod i dagl i altr i curat i d i quelle campagne ; da iqual i però era tenuto in pregio per una certat i ntura d i bu0ne lettere

,d i cu i aveva dato prova

ann i addietro i n parecch i sonett i dedi cat i all ' arc ivescovo e lodat i da un giornale del la prov inc i a come fior i d i buona poes i a non menocommendevol i per la nob iltà della forma cheper la robustezza dei concett i Lo sguardo

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CAMILLA I 17

i ndov inare la ch i esa accanto : le'

paret i b ianche e nude

,un crocifisso sopra la porta , un

vecch io quadro , un vaso d i d i ttamo sulla finestra

,e un leggero odore d ' i ncenso nell ' aria .

I l Curato era seduto Sopra un seggiolonedavant i al tavol ino e leggeva ; quando v idecompar ire i l giovane , fece un atto d i sor

presa .

Ho da parlarle,s ignor Curato

,disse

Carlo .

I l Curato lo fece sedere . In che modopuò avermi prevenuto ? pensava i ntanto .

C ' è sotto qualcosa . E guardò attentamenteCarlo, e gl i balenò un sospetto , e r iso lvette d ich iar i rsene sub ito .

Sento che sei ch iamato al serv iz io m idisse .

S i signore , r ispose i l g iovane fi ssan

E quando part i ?Part ire i dopo la v is i ta san i tar ia

, fra

una d iec ina d i giorn i .domandò i l Curato lanc iandoi

un' occh i ata scr 'utatr i ce part i ?Carlo non r ispose , lo guardò . I l prete si

confermò nel suo sospetto e dopo aver guar»

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I 18 CAMILLA

dato un po I l l ibro colle sopraccigli a aggrot. t ate

,alzò i l capo e d isse con m ia d istratta :Dunque part i , e se i v enuto a ch iedermi

u n consigl io , non è vero ?Le i m ' ha cap ito .

Credo d ' aver capito,

r ispose con ser ietà i l prete, e po i

,pigl iando tutt' a un

tratto un accento benevolo cont inuò S itu se i un bravo giovane

,sei robusto

hai giudiz io , fara i i l tuo dovere e te ne torm

'

era i a casa contento . Non t i domando I

'

I eppure se se i p i ù che mai r isoluto d i mantenerela tua promessa a Camilla ; sono anz i s i curoc he

,i n tutto i l tempo che stara i lon tano d a

casa,terra i una buona condotta e fara i d i tutto

perchè , come ora , partendo , le porg i la mano diu n buon figliuolo, così al r i torno essapossa string ere l a mano d

' un bravo soldato d i co bene ?I l giovane

,meravigl iato

,arross iva e impal

l id iva, senza sapere che r i spondere e a che part i to appigl iars i . A un tratto gl i tornarono i nmente le parole del l ' amico : Se fa l ' i ndiano

,

non è che una finz ione per non comprometters i il primo e gl i baleno un raggiod iSperanza . Si fece an imo

,e ruppe i l gh iacc io

d'

un colpo .

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CAMILLÀ rg

Ma io'

non vado a —far'

e i l soldàto F —4esclamò .

Ah ! gridò i l prete con un'

legg l ero

Sorriso voltandosi a guardare Verso la fidest rafL' avevodetto

,io ! pensò Carlo

eccoc i al punto .

E cosa pensi d i fare ? domandò i l Curato ; sempre guardando fuor i .

IO ?

Stette un po'

pensando e rispose ini fret ta :

Il mondo e largo .

Tu'

non sai -…una Cosa d isse a llora il

curato,voltandosi Verso Carlo, _

e sorr idendobenevolmente

,come se non avesse compreso af

fatto i l s ign ificato delle sue ult ime parol e .

Non sai che io sono stato cappellano mil itareper c inque ann i

,dal c inquantaqu at tro al cm

q uantanove . Cinque a nn i fi lat i , cappellano d elpr imo ' reggimento d i fanteria

,brigata Re . È

così . Sono stato anch 10 mezzo soldato e te n eposso d ire qualche '

cosa.È vero c h e d ' allora.i n

qua le cose sori molto cambiate .… e dicono i nmeglio . Ma credi a quello , che t i d ico io : non èuna brutta, dura , scellerata v i ta che per i cat tw1soldat i . Per gl i altr i è un' tutt' altro mest iere . Tu ttos ta a cominc iar bene . Una 'volta che un gio

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CAM ILLA 2 I

primo a gettars i negl i i ncendi,sempre i l pr imo

a cacc i ars i nel l ' acqua per salvare un compagno,furbo , sfrontato , pronto a r is po ndere , che nessuno gl i poteva tener testa ; i nc apace d i m en

t ire se l ' avessero coperto d ' oro ; un soldato mo .

dello i n serv iz io , un demon io fuor i . Aveva ilv iz io d i bere . Ma quando aveva bevuto

,stava

i n r iga cos ì impalato,che i super iori

,i nvece

d i punirlo , b isognava che r idessero . Tutto i lreggimento lo conosceva . I l suo capi tano d iceva che con c inquanta mascalzon i come luisi sarebbe sent ito d i dare le pacche a un battagl ione d '

austriac i . Mi r icordo che una voltai l colonnello

,ch ' era una bella figura d i vec

ch io soldato,con una C i catr i c e sulla fronte

,pas

sando in r iv ista i l reggimento,s i fermò a guar

dare quel bel giovane ard ito che lo fissava condue maledett i o cch ion i p ien i d i fuoco

,e non

potè tratteners i dal d irgl i : Ma sai che haiun gran bel musod i soldato. tu ! Ind0a

V i na un po'

cosa gl i r i spose quel malanno ?F I 50 afabesz

'

a gnanca, sor cor'

0ncl (E i l suonon

'

scherz a nemmeno S ignor colonnello).E i l colonnello restò un momento stupi to

,ma

poi r ise e non d isse nulla . . Quell i son soldat i !Ce n ' era po i degl i al tr i

,come ce n e sempre

,af

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'

122 CAM I LLA«fatto d ivers i

,proprio l ' 0pposfo ; ma non meno

bravi soldat i per questo . Soldat i t ranqu ill i,

che passavano i loro c inque ann i senza fars isent ire

,come ombre ; i l pr imo giorno come l

' ult imo ; sempre i -pr imi a metters i i n r iga

,sem

pre i primi a r i entrare i n quart iere , mai unam acch ia sul cappotto ,

mai una parola p iùalta dell ' al tra

,ma i u n soldo d i deb i to sulla

massa ,. mai malat i

,mai d i catt ivo umore

,

soldat i che i n c inque ann i non r i cevevano néuna consegna nè un r improvero , e che i l com andante del la compagn ia non s i sarebbe aC»c orto che c ' erano

,s e non c i fosse stato i l

l oro nome su i ruol i ; giovan i ch e parevanonat i con la d iv isa addosso e col fuc i le i n mano

,

e che dovessero fare i soldat i per tutta la v i ta .

Mi r i cordo d' un capitano che ne aveva una

deci na nella compagn ia e che mi d iceva : Seio avess i sempre una compagn ia tutta d i sold at i come quell i , v ivre i Ven t

' ann i d i p iù . I n parola d ' onore

,se m i domandaste a ch i vogl io

p i ù bene,a que i ragazz i li 0 a i m ie i figl iuol i

,

sare i imbarazzato a r i spondere . Che cosa te nepare ?Carlo ascol tava con la facc i a bassa e pen

s ie rosa .

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«C AMILLA { I’

2'

3—Eposso parlare , vedi Continuò

'

il'

curato pereche i soldat i p iemontes i d i queltempo

,non d ico per vantarmi

,ma l i ho co

nosc iu t i pr0pr1o dentro . A l lora era un al tropar di man iche . Anche soldat i avevano rel igione e si confessava no . V en ivano al ser

viz io colle medagl ie benedette al collo ,eran

g iovan i sempl i ci , al la buona , forse un po' di

gr ossa pasta ; ma per quello che è t empra d'

uo

m in i, (e batteva col la nocca dell

' i nd i ce ’

50praun Calcafogli d i p ietra)dur i come questo . Moltiv en ivano a farmi le loro confidenze . Un bu‘on"cappellano

,allora

,serv iva a qualche cosa . Ce

n' era d i quell i che

,ne i pr imi giorn i

,Ven ivano a

d irm i che non potev ano reggere a quella v i ta .

È inut i le d ic ev ano i l coraggio c im anca lon tan i da casa

,q uesta d isc ipl ina

,senza

a mici,per tan to tempo

,c i prende la d ispera

“z ione . E i o r ispondevo sempre Co'raggio

,figliuoli. Ve ne prego i n nome della

V ostra famigl i a ,de i figl iuol i che avrete un

g iorno , del paese i n cu i s iete n at i , del Re che'

V i ha dato questa d iv i sa , fatev i coraggio . Voia dempite un g rande dovere . Non c ' e d i doloroso che i pri m i mes i . Quando sarete vecch is arete alti er i d i poter d ire . . che s i ete stat i sol“

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CAMILLA 125

c h e volta v i sarò parso un uomo best iale, cheurlavo e cast igavo a torto ; ma s e ve ne r i cord ate, era sempre nei giorn i d i p ioggia , e la cag ione eccola qu i : è questo lavoro ch e ho nelpetto

,che m i h annofat toi tedesch i a Novara

e senz' altro

,scoprendos i i l petto

,aveva mo

s trato un'

orribile fer i ta che lo martori av a dad odic i ann i . E allora tutt i s i erano r i credut i eg li avevano domandato scusa . B i sogna andareadagio

,caro mio

,a giudi care e a condannare .

Mi ri cordo sempre d ' un soldato d i Saluzzo ,che era perseguitato da un uffic iale , e lo odiavaa morte, e d iceva , quando scopp i o la guerra ,ch e alla prima occasione s i sarebbe fatto gius t iz ia . Ebbene, s i trovarono per l ' appunto sul

c ampo d i battagl i a i ns i eme, l' uno accanto al

l' altro

,i n un momento che fioccavano l e palle .

Ora sent i che cosa è avvenuto . A un c ertopunto , i l soldato s i sente dare dall

' ufficiale unag ran piattonata sulla testa . Era troppo

,per d io ! I l

s angue gl i monta alla testa,cacci a un urlo

d i rabb ia, e s i volta, acc iecato,per dare un

colpod i baionetta Cosa vede ? L' uffic i alepall ido che barcollava cercando dove appoggiarsi:Una palla l

' aveva colpi to nel fiancom entre gr idava avant i col la sc i abola i n ar i a,

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126 CAMILLA “

:

e la semibola, cadendo , aveva batt'uto su lla te

sta del . soldato I n un momento m iraccoh tò lu i stesso 1 ini

°

fuggì tutto l ' odiodal . cuore . Lo afferra i

,lo tenn i u n ' momento

su,po i lo d istes i sul l ' erba , m

'

inginocch iai per

premergli l a mano su lla .ferita . Ma era inut i le…La fer ita era mortale . Lui mi guardava

,senza

lamentars i , cogl i occh i largh i e fiss i . Parevache volesse domandarmi perdono dei tort i chem

'

aveva fatt i . Tenente io gl i d iss isi facc ia coraggio ! Sarà una

'

cosa leggiera .

Ma si ! gl i occh i gl i s i velavano . E mentre mi ch inavo per guardar la feri ta, lu i m imise una m ano sulla testa e me la fece scorrere sulla guanc i a fino alla spalla

,come per

farm i una carezza . lo alza i la testa e gr ida i :Tenente ! E ra morto . E allora m i

parve -d'

averlo sempre amato ! Che ne

d ic i eh ? Son soldat i quest i ? Sono uomin i dafari d i cappello

,s i o no ?

Carlo r imaneva sempre immob i le,cogl i oc

ch i fiss i sul pav imento,sforzandos i

,ma inu t iL

mente,d i far parere che l a sua serietà non

fosse altro che malumore .

E l i ho v ist i alla prova nel c inq uan

tanove, q ue i g iovan i r iprese i l curato dopo

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CAMILLA 127

aver dato un' occh iata alla finestra

, per’mo

strare che non s'

occupava dell'

impressione ch el e su e parole avessero potuto produrre . A llora c

' erano anche i prov inc i al i,uomin i da i

venti se i a i trentadue ann i , la maggior partecon mogl i e e figl iuol i . —Ma che soldat i ! L i hov ist i passare , i l giorno d i San Mart ino , quandoi l reggimento sfi lava davant i al colonnel lo perandare al fuoco . I giovan i erano più spensierat i

,i prov inci al i un popiù tr i st i ; ma avevano

tutt i i l cuor saldo ad un modo,e gridavano un

Viva i l re ! caro m io,che sarebbe bastato

quello a far capire che la battagl i a non“ s i poteva perdere . I l colonnello d i ceva d i tanto i ntanto : Coraggio

,miei brav i ragazz i ! Co

raggio,tutto andrà bene . Io l i bened ivo

dentro di me,col cuore ùn po ' stretto

, pensando a quant i non sarebbero p i ù tornat i .Poco dopo cominciarono a fisch iare le palle . Nonvoglio far lo spaccone ; di co la verità : quandosen ti i i pr im i fisc h i, che parevano gr ida d i gattiarrabbiat i , mi mancarono l e gambe . Ma sub itomi fec i forza . Mis i la mano Sotto l a ton aca

,

str ins i i l‘crocifisso che avevo su l cuore e m i

diss i : Don Lu igi ! Questo è i l gran mom entoper far vedere che un buon - prete è anche buon

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CAMIL L A 12 9

Monferrato, povero giovane, vole

’va darm i"

i

suo i orecch in i , e s'

andava toccando le. orecchiecolla mano che non gl i serv iva p iù , per levar-4sel i . ' A moment i non sapevo pi ù dove m i foss i .L e

'

lagrime mi oscuravano la v ista, ave'

vo le

man i bagnate d i sangue,correvo qua e

.laf come

un insensato . Ma non ne ho mica v i sto nes,

suno sai,

. dare i ndietro ! C ' erandei b ersagl ier iferi t i

,che si tenevano abbracci at i a i tronchi

degl i alber i,con uno sforz o d isperato.,per , ve

dere i l loro battagl ione che combatteva sullealture . Ho v isto un a rt igl i ere

,un pezzo .d i

giovanotto biondo , fer i to i n una spalla e scam iciat_o, ,

che s' appoggiava al muri cc io lo d i un

pozzo,e per dar coraggio a i soldat i ch epassa

vano ; faceva l' at to d i spru z z arli. del . propr io

sangue, come per benedirl i - r idendo ’ e . gridando : Prendete ; è sangue .versatoper l apatri a ; v i porterà fortuna ! Ho ass ist i toun. povero soldato d i cavaller i a

,che era '

. agl iestremi , . e ' mi lasciò i ' suo i u lt im i r i cord i .Aveva in tasca una lettera per sua

'

mogl iecon diec i l ire dentro

,che i l giorno prima

'

vo

leva impostare a Lonato, e nonaveva potuto. .

Me l a d iede e volle che gl i promettess i che l avrei mandata . Quando l ' ebbi .prom esso

,parve

DEAMICI S . Novelle. 9

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130 CAM ILLA

più tranq u i llo: Soffr iva molto . Era b ianco come questa carta

,e d i tanto intanto metteva un

lungol amento . Fece un ult imo sforzo per accennare che m i ch inass i . lom ich inai e mis i »l ' orecch io v ic ino al la sua bocca . A l lora m i d issecon un fi lod i voce : Se mai avesse occas ioned i passare per i l m io sono d i Castelnuovo m i ch iamo Anton io Calv im i farebbe una cercherebbe mio pa

e m ia se domandano come sone dicendo questo m i mise un brac

cio in torno al c ollo per sosteners i d irgl iche son morto da buon con corag

gio .…che ho quas i e chequando sarà i l mio poverob imbo e po i soggiunse con uno sforzo :gl ielo d i cano .

…A questo punto lasc iò andargiù i l bracc io , batté d el *

capo i nd ietro eon

tro un sasso , e tutto fu fin ito. Ha inteso ? Quest i sono giovan i da prenders i adesempio

,an ime fort i e grand i da portarne il

nome nel cuore per tutta la v i ta !Carlo cont inuava a tacere

,tenendo i l mento

sul petto ; ma i l tremito delle man i con cu i faceva g irare i l cappello

,mostravano che qual

che commoz ione. . o almeno una forte lot tà…d i

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CAM IL LAJ, 131

sent iment i oppost i gl i si doveva esser destat anel cuore .

Ma non ho mica v isto soltanto dell e .

cose tr ist i cont inuò i l . curato,passandos i

una mano sugl i occh i ch iacchero unpo

'

. tr0ppo; ma è un d ifetto dei vecch i che 51pufoperdonare . Tu avra i sent ito parlare d i Giovann i Bassi

,quello che era i n art igl ieria , che si .

dist inse tanto nella guerra del 60 e 6 1, al Garigliano ; che s i offerse spontaneo a portare un .

ord in e del generale sotto una tempesta d i

palle, e po i prese una bandiera , per .cu i gli

diedero la medagli a d ' oro e tutte le gazzette !

ne parlarono . Lo avra i sent ito nominareuno che fa onore qu i al paese ; ora son sei .

ann i che e i n Franc ia , e nel v i llaggio non c ep iù che suo cugino , i l carrett iere . Ma tu non

puo1 r i cordart i d i quando tornò a casa, dopola guerra . Ebbene, è stata una scena che tutt iquel l i che vanno a fare i l soldato bi sognerebb eche l ' avessero v ista . Qui c i aveva lasciato suo

padre vecch io , la mogl ie e una bamb ina .d i dueann i che si ch iamava Luigina , ed era u n amore .

Era part i to nel 5 8 . Una volta part ito , venn euna guerra dopo l

' altra, non potè p iù avere per1mess i , ,

non tornò che nel 6 2 a serv imo finito .

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CAMILLA I33

La notiz ia si sparse sub i to da per tutto . Tutt icorrevano a vedere i l padre e l a mogl i e d iquel gran soldato . V en ivano persino i v illeggiant i qu i de i d intorn i

,e mandavano dei re

gal i . La casa de i Bass i era p iena d ' ogn i bendi Dio

,e amic i d i qua e amic i d i là

,tutt i

l i portavano in palma d i mano . Era un tr ionfocont inuo . Po i vennero le lettere d i lu i , po i l ecomun icaz ion i delle Au torità e po i la not iz iache la classe del trentasette era mandata a casa .

Immagina quel buon vecch io,quella povera

donna che da c inque ann i non vedevano p iùi l loro Giovann i ! Finalmente arr ivò l ' ultimalettera che d i ceva : tal giorno

,tal ora . F 11 una

festa . I l Bassi doveva arr ivare alla staz ione dellastrada ferrata

,che al lora era a un migl io d i qu i .

S ' accordarono tutt i d' andari i n contro . Venutoquel giorno

,si radunò gran gente

,andarono a

prendere i l vecch io,la donna

,e l a Luigina

,che

non conosceva suo padre,si può dire

,e s' era

fatta grande,aveva sette ann i

,e una s ignora l ' a

veva vest i ta come una pr inc ipessa e tutt i insieme s'

incamm inarono verso la staz ione . C' erano

pi ù d i duecento persone, colla musi ca, e una

band iera ; C' era i l s indaco

,c ' erano dei s ignori

, e

io accompagnavo la sposa che pareva smemo

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I34 CAM ILLA

rata, e piangeva , e le compagne le d icevan oEh , Teresina non te lo sarest i pensato

q uando fac evate all' amore sotto l ' olmo d i San

Giacomo ! A l la staz ione lasc iarono entrartutt i dentro

,fin sulle rotaie . Chi aveva una bot

t iglia per essere i l pr imo a dargl i da bere , ch iaveva portatodei s igari

,ch i de i mazzett i

,e la

Luigina aveva intorno un cerch iod i gente chel' accarezzava

,e le d i ceva : Or ora vedra i tuo

padre per la prima volta .— Finalmente s i senti

i l fisch io : dovettero tener su i l vecch io , che gl imancavanle gambe

,e i l s indaco prese per i l brac

c io la Teres ina che s i sent iva male . I l treno arr iva

,s i ferma

,scendono quattro o c inque soldat i .

tutt i l i c ircondano dov' è Giovann i Bass i ?

Non è venuto ? dov e andato ? Bass i ! Bass i !Eccolo ! s i sente gr idare e s

' affacc i a alVagone lu i i n persona

,un gran soldato nero ,

bello,allegro

,colla medagl ia d ' oro su l petto ;

salta giù , r i conosce , manda un grido , afferrain una bracc iata padre e mogl i e e li cominc ia a tempestar bac i sul le due teste , che pareva matto

,mentre suonava la mus ica e t ut t i

gridavano e s i pigiavano per arr i vare a toccarlo .

Quando a un tratto s i sente t i rare per la tuni ca , si volta , vede un V15etto e due man ine

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CAMILLA .I35

che s i Non la r i conosce ' sub ito .

L uigina ! gridano ‘ tutt i . lo ero statosbalzato i ndietro

,non v id i nulla ,ma sent i i un

grido che m ' andò al p i ù profondo del l ' an imae che non ho mai p iù d iment icato ; i l gridodella gio i a p iù grande

,pi ù meri tata , pi ù santa

che possa provare i l cuore del l' uomo ; l a g io ia

d el soldato valoroso che r i torn a i n seno allasua famigl i a e può d ire a i suo i figl iuol i :Su questo petto contro cu i V1 str ingo , la patr i a ha messo un segno della sua grat i tud i n e edella sua ammiraz ion e .

Detto questo , lanc iò uno sguardo d i sot

tocchio a Carlo,e vedendolo commosso

,pensò

d i mandarlo fuor i coll' impressione v iva ed intera del le sue parole . Ora va gl i d isseamorevolmente , sosp ingendolo verso l ' nscio

e torna a salutarmi pr ima d i part ire .

Carlo,commosso v ivamente

,tentò d i met

t er fuor i qualche parola tanto per salvare leapparenze dell' amor proprio ; ma non gl i r ius ci che di balbettare qualche s il laba senza significato ; s i lasc iò Spingere fino alla porta ,

non potè resistere a un impulso del cuoreche gl i fece d ire : La ringraz io e po iu sc ì bruscamente, umil iato e stravolto .

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CAMILLA I\n

Carlo si fermò in “ mezzo alla strada,con

vu lso, e r imase qualche —minuto i n uno statod i tremenda in certezza . In quei poch i m inut isi decise la sorte della sua vi ta . La primaidea che gl i venne fu d i correre da C am i llae gridarle : S ì andrò a fare i l soldatoson pent ito , sono un altro , perdonami quel loche t ' ho fatto soffr ire e non s i parl i più d elpassato . Ma non aveva ancor fin ito d i d irea sè stesso quelle parole, che già l a rabb ia d isent irs i vi nto, i l suoorgogl io selvaggio , e quellaferoce voluttà del di spetto che era dominantenella su a natura , avevano preso i l d i sopra .

Stette ancora un momento piantato l ‘a ,an

sante,come se avesse fatto una lunga corsa .

e po i d isse r isolutamente No no no !Non son che parole ! Son tutt i d ' accordo per

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.I38 CAMILLA

volerm i alla catena ! E i nut i le,e un

'

avver

s ione del sangue, non posso, non sarà, dovess ir idurmi a v ivere come un band ito o comeun cane . E tornò difi lato al la bottega del.1

‘ amico .

Quest i,appena Carlo ebbe fin ito d i r ifer ire

i d iscors i del curato d iede una scrollata d i ‘

spalle, t irò fuor i dal cassetto un giornale sp1e

gaz z ato e suc ido , lo sp iegò su l tavol i no eSent i questo d isse io non t i

,

domando

altro che d i sent ir questo, e po i fara i quello:che vorra i .E com inc1o a leggere :

… Noi abb iamo veduto cogl i occh i nostri finoa q uale eccesso d i furore best ialepossat rasc inare l ' uomo codesto zelo i nsensato d i dis ciplina, che s i pone fra le p iù elette v irtù mil itari . Un reggimento di fanter i a tornava dauna eserc itaz ione campale fat icosissimà ; i soldati d ig iun i cadevano stremat i d i forze ; i nvanoi superiori si scalmanavano per farl i and are irinanz i . A llora i l colon nello radunò tutt i gl i u ffi ciali e d isse loro : Assolutamente

,al l 'ora

tale; b isogna arr ivare ; si servano del la sc1abola.

E gl i uffic ial i si precip i tarono tutt i ad untempo sop1a i soldati

,gridando : An imo ! Su !

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.CAMILL'A .139

A vanti ! pestandoi p i ed i e agitando l e s cià.bole Dude . Poch i soldat i poterono alz ar

'

si ipiù‘r imasero stes i i n terra . Allora le ' sc iabole fend ettero l ' ari a , e cadde una _ t empesta d i

'

piat,tonate sulle sch iene, sul le teste, Sul le bracc iad i q ue i pover i i nfel ic i ch e ch ied evano'

p'

ieta ,

e coll e p iattonate . i calci , e coi cal c i gl ' im’

pr0pè ri sol i t i : —'

Poltroni l Canagl i a Carogne !R i sposero qua e là gr ida di . lainento e 'd i

sdegno; e gl i uffic ial i a t irar fuor i i taccuini,'a dotare i nomi ,

! a minacc iar ferr i,cons igl io

d i discipl ina, reclusione , galera . Al cun i soldat i,

.l evat is i a stento , st ramazzavano d accapo , e suq uest i si prec ip itavano i medi ci , grid ando« Impostor i ! e scotevanli e strasc inavanli finBehe s

'

accorgessero che avevano i l v iso l iv ido el e membra 1rrrgid ite . A ltr i

,r ipreso! l ' andare

,

«b arcollavano sotto l ' immane peso ' dellozaino,e ingombravano la strada a i compagn i , cOsì chegli uffic ial i i nd ispett i t i fin ivano per l iberarsene ,buttandol i n ella polve re con un urton e . A1

1, ferm at isi per asc iugars i i l volto sangu i—noso , to ccavano nuove percosse dag l i uffiCiali,.c h e vedeano i n quell

'

at to una protesta . I l regg imento, cosi camm inando, arrivò

'

a

'

unaport ad ella c ittà . Ne usc ì i n quel “punto una iutante

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CAMILLA 14 i

Carlo non r ispose , e r imase per lungotempo immobile colle bracc i a incroc iate su l

petto e cogl i occh i fiss i sul giornale . La sua

r isoluz ione,però

,non era ferma ancora quanto

egl i voleva far credere a sè stesso . Qualche cosad i bello e d i grande gl i era passato nell ' an imaed egl i se ne sent iva ancora sconvolto e quas isgomentato .

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I 42 CAMILLA

Ma la paro la fredda,sarcast ica eperfidamente

ost inata d i Marcò non tardò a v incere le ultimeres istenze del suo cuore . Per pi ù giorn i

,quello gl i

stette accanto,cont inuando a st illargli i l veleno

nell ' an ima ; lo conduceva la sera a passeggiareper i v iottol i de i mont i i ntorno al vi l laggio ;e là gl i tesseva fiemmat icamente

, l' un dopo

l ' altro,l ungh i raccont i d i prepotenze

,d i sev iz ie

,

d i d isperaz ion i,e d i soldat i impazz i t i o su ic id i

,

esponendo con voce compass ionevole m ilfe part icolari i rr i tant i, fin che strappava dalla boccadella sua v i tt ima un grido d i sdegno o d i rabb ia , e allora soggiungeva i n tuono d i consolaz ione che non erano però cas i d i tutt ii g iorn i E cos i Carlo s

'

andava fort ificando

sempre pm nella r isoluz ione d i sottrars i a qualunque costo alla leva . Ma quando fissava l a

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C'AMÎLLA ’

143

me'nte nel - pens iero della'

d15erz'

ione ,

'

l' idea

delle d ifficoltà, d e i per icoli e dell' i ncertezz a ?

del suo avven ire lo spaventaval E una s era :

non potè tratteners i d al d irlo' all' amico ; col

quale,fin allora , s

' era mostrato sempre » fermo ?e“tranq u illo nel proposùo d i d iser tare .

“Passeggiavano per i fianch i d

' un monte ; i l soleiera tramontato ; nessuno d ei due parlavaCarloguardava sotto , nel la valle, i l suo p1ccolo v i llagg io ,

dove cominciava a bri llare qualchelume

,e da cu i gl i ven iva all-C recch io un grid io

confuso d i ragazz i . I l pens iero che tra poch ig iorn i avrebbe dovuto dire addio

,forse per

sempre , a quella vall e, a quelle case, a Camil la ,a tutte le memorie della su a famigl i a e dellaisua i nfanz ia , gl i str inse i l cuore tutt

' a un tratto’

Còn una grande v io lenza ; s i fermò ; mise unsospiro profondo

,e passandos i una mano ‘

sull a"fronte che gl i bruc i ava . Eppure esclamò

con voce commossa abbandonar

tutto,tutt i… ch i sa ch i sa perquanto soloper i l insegu itoah ! e troppo dura, sento proprio che è troppodura !Marco lo guardò e non rispose.

Si ’ r1m15e'

rò i n cammino ;

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CAMILLA 145

Potre i contare 50pra d i te ? domandò ques t i

,con una voce che non pareva la sua

,quando

furono sul punto d i separars i .Tutto quello che può fare un buon

amico e un uomo d ' onore rispose Marcomettendos i una mano sul petto t i promettoche lo farei .Carlo gl i fissò negl i o cch i un lungo sguardo

,

gl i str inse la mano e d isparve.

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1465 CAMILLA

P assaron c inque g10rni che furono per Camilla un'

angosc ia cont inua . Carlo passava unagran parte della giornata coll ' amico ; con le iparlava d i rado e poco ; ma i ncontrandol a leporgeva sempre la mano o le faceva una ca

rezza : cosa i nsol ita . E ssa però non s i lasc iavai lludere . I n quegl i att i affettuos i l e pareva d iscorgere come un b isogno ch ' egl i sent i sse d i farl ecoragg io e d i darle forza a sostenere la prova ;non gl i vedeva p i ù nel v iso la 505pensione d ' an imo de i giorn i passat i ; gl i vedeva la tr istafermezza d ' una r isoluz ione presa . Egl i passavamolte ore solo , s eduto all

' ombra d ' un albero,

pensando,colla t esta appoggiata sopra una ma

no ; parlava spesso e gest iva da se e qualchevolta contraeva i l volto , come all

' appar iz ioneimprovv isa d ' una i mmagine orr ib i le . Camilla ,

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CAMILLA I 47tremando

,ne segu iva cogl i o cch i ogn ipasso e

ogn i gesto ; appena egl i usc iva d i casa , correvanella sua camera a vedere s e c i fosse nulla d imutato ; lo fermava a volte sull

' uscio,gl i teneva

dietro,si faceva scacc i are

,lo cercava

,lo chia;

mava .

‘ Cosa pensi ? gl i domandava d iec iv olte l Î ora . Ed egl i r ispondeva sempreNulla ! “

Venne la vigil i a del giornodella v is i ta : i ld i appresso Carlo doveva andare in c ittà

,al

Consigl io d i l eva , per esser v is i tato da i med ic i . La matt ina, appena alzato , era un po

'

…piùi nqu ieto e un po ' pi ù pall ido del sol i to . U sc ìper tempo

,r i tornò poco dopo

,armeggioqual

cosa ‘ nella su a camera,e uscì daccapo . Camilla

corse per vedere ; la porta della camera erach iusa ; essa pensò Ch e avesse preparato i suo ivest i t i per part ire . Non c ' era p i ù dubb io : vol eva disertare nella notte . Lo r iv ide q ualcheora dopo

,immobile i n mezzo a un campo ,

col le bracc ia'

incroc iate sulpetto ; lo v ide un' al

tra volta nella strada coll'

am ico; sul l'

imbru ,

pire‘ tornò a casa . Cami l la lo fermò accanto

alla porta, lo afferrò per le man i , e gl i d isse abassa voce

,

'

r isoluta,con un accento ' i n cu i si

sent iva tutto lo! straz io dell ' an ima sua :

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CAMILLA 149

Giuralo per tua madre !Lo giuro per mia madre

,per mio padre

,

.per ch i vuo i,centomila volte ; che cosa t

' ho dad ire d i p iù ?Camilla lo guardò fisso

,lasc io cadere le brac

c i a e mormorò i n accento d i profonda costernaz ione : Non t i credo ha i qualche cosanegl i occh i che non mi lasc i a credere . Va !gridò con un impeto improvv iso , dando i n unoscoppio d i p ianto . Sei un tr isto ! Sei u nuomo senza cuore ! Va ! Va pure ! Lasc i am i mo

Ah no ! no,Carlo

,fermat i ! per p ietà !

e lo fermò e gl i gettò le bracc ia a l collo ;perdonami ! Io non posso pi ù v ivere così !

Abb i c ompass ione della tua Camilla !Per quanto ho di p i ù sacro al mondo

,

Camilla,

esclamò Carlo,sc iogl iendos i da le i e

allontanandos i ; t i giuro ch e non fuggo !Camill a senza badare a quest ' ult ime pa

role,colta al l ' improvv iso da un ' idea si ravv io

i capell i,si asc iugogl i occh i

,e corse d ifilat a alla

casa del Curato . Entrò,si gettò a i suo i p ied i .

gl i raccontò ogn i cosa,concluse : Sono nell e

sue man i, salv i me dalla d isperaz ione e lu i dallarov ina .

I l Curato pensò lungamente pr ima di rispon

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CAM ILLA

dere ; poi domandose Carlo era andato a casaCamillarispose d i si . Al lora va

,d isse , ’

—e ved i d i non lasci arlo usc ire per un ' ora ; al resto c i penso io . Camilla usc ì d i cors a . l l Curatoprese i l cappello , andò dal maresc i allode icarabinier1 ch' era u n vecch io e franco soldato ,e lo pregò amichevolmente d i far guardare l ac asa d i Carlo durante l a not te

,e gl ien e sp iegò

‘l a ragione . I l maresc i al lo,mettendo fuor i una

grossa voce (non la sua naturale,ma un a ar

t efatta che usava solamente in serv iz io), ch iamòdue carab in ieri , d iede l

' ordine brontolando , epo i ssoggiunse t1a sè

,accendendo la p ipa .

Eppure"

i l cuore me lo d iceva che un g iorno ol ' altro avre i dovuto aver da fare con quellafacc i a pro ibi ta.

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CAM1L LA 15 I

Erano le nove d i sera . La famigl ia d i Carloe d i Camilla stava i n una piccola stanz a a terreno

,i ntorno a una tavola ; Camilla —era se

d uta i n un canto dove arr ivava appena i llume d ' una lu cerna , che servi va per tutt i .Carlo era nella sua camera ; una p iccola ca

i era a t erreno nella casa de i padron i , ches i trovava dir impetto a quella de i Contadi n i

,

d ove stava Camilla,e c ' era l ' a ia framezzo .

La poveretta , benchè i l Curato non leavesse detto che cosa intendesse d i fare perd istogl i ere i l giovane d alla sua r isoluz ione

,

pure confidava . Si affacci ava tratto trattoalla finestra

,l a nebb ia era fitta :

'

non s i

v edeva " nè —'stc lle , nè campagna ; . la sola fi

mestrina i lluminata della stanza d i Carlo rom

,peva l' oscur i tà . Camilla la guardava fissamente ,

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CAMILLA ;15-3

Bene,purchè r iesca a metterg l i la testa a

segno .

Dopo un po'

s' alzarono tutt i i ns ieme e s i con

gedarono da Camilla , dicendole : Se v iene i lCurato fallo entrar tu

,e d igl i che s i amo an

dat i a letto,che s ' era stanchi

,e c i compat isca

,

e d ài la buona notte per no i . Tu , p icc i no ,. resta a fargl i compagn ia .

I l fratello d i Carlo r imase .

Un minuto dopo p icch iarono all ' usc io . Camilla andò ad aprire ; era i l Curato . Lo guardòin v iso , per leggergl i a che fosse r iusc i to . Egl iche

, passando ,aveva v isto i due carab in ier i

d i sent inella , soddisfatto d ell'

Opera sua, sorr ise :Camilla , notando quel sorr iso pens ò :C'

è r iusc ito ! e gl i prese un a mano , egl iela bac iò con uno slanc io d i gio ia e d i gra ;t itu d ine .

lL Curato sedette i n mezzo a Camilla e al

ragazzo,al ch iarore della lu cerna , e cominc iò a

d iscorrereper veder d i tenerl i un po' al legri . Ca

milla lo i nt errompeva a quando a quando persent ire s e s i faceva rumore sull ' ai a…I l Curato d iscorreva di Carlo .

E una dura ' v ita —‘ d iceva la v itadel soldato

,ch i non lo sa ? Ma bisogna pigliarla

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1154 CAMILL A

;Come u ria ,prova che Dio Vuol fare d i noi, pervedere se s iamo abbastanza fort i nel la v irtù enel

"bene , da resistere alle'

t èn'

taz ioni e supe'

.rare ifpé ricoli. C

' è poco meri to 'a esser buon i ev irtuos i i n ! un v illaggio

,dove si l avora dalla

matt i na alla sera , e s'

è c ircOnda t i . d a personec he c i , vogliono . bene , e c i danno l

' esempiode i buon i costumi e della d ivoz iorie ; i l male,inquesto caso , b isogna andarlo a cercare , 0 cavarlo tuttod a noi medes imi ; e non c

' è b isognod

' una granforza per non fare nè l' uno nè l ' al

tro . I l d iffic i le è d i manteners i nella buonas trada i n mezzo a gen te che batte la catt iva , ecerca d i t irarvic i anche vo i ; e colu i che v i s imant iene , quegl i si che ha acqu istato un granm er i to d inanz i a D io ! C ' è dunque p iuttostodacons iderarla come una fortuna

,che come una

d isgraz ia, questa occas ione ch' egl i c i .offre d i

'

renderglisi accett i i n u n modo part i colare, ser

bando i l cuore puro e onesto del buon campagnuolo sotto i l cappotto del bravo soldato ! EICarlo

,vedete

, sarà l' uno e l ' al tro

,perchè Carlo

è così un .po'

ch iuso e fiero,ma in fondo è un

giovane che,ha rel igio ne

,e ch i ha rel ig ione

ve'ra ha coraggio ; e lasc iate pur d ir e che per esser brav i soldat i b isogna nOn credere a nulla e

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155

r iders i d i 'ch i Crede q ualche cosa . “ Per andare i ncontro alla morte col cuor fermo « e sercno, b isogna vedere qualcuno al d i

‘ l ‘a che c ifacc i a segno : V

'

aspet to ! e arr i sch ia conp i ù coraggio questa v i ta colui che cred e che

ce n e s ia un ' altra,d i quegl i che perd endola ,

crede d i perder tutto , e deve fare i l sacr ific iosenza la promessa -del premio . E Credete pureche d i queste cose non si r ide tanto i n guerra

,

quanto se ne r ide in pace . Quando l ' eserc ito

Non ha inteso una voce,s ignor Curato ?

i nterruppe Cami lla .

I l Curato tacque e stette un minuto coll ' orecch io i ntento ; po i cont inuò : Non ènu l la . Quando l ' eserc i to piemontese s i t rovavain Cr imea

,c ' era i l col 'era . I soldat i morivano

a trenta,a quaranta , a c inquanta i l g iorno .

S i d iceva che la guerra sarebbe durata annied . ann i ; nessuno sperava p iù d i tornare i npatri a ; erano tutt i rassegnat i a mor ire ' senzar ivedere le loro famigl i e , tutt i s

'

coraggit i ,

tr ist i . Eppure, ogn i domeni ca, allo Spuntar" del sole

,al suono de i tambur i e “delle trombe

,

q uel .piccolo eserc i to s i radunava i n una gran«p ianura deserta, si d isponeva su tre lat i

,l a

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CAMILLA 157

P i emonte ! E fin ita la funz ione t ornavanotutt i a i loro accampament i coll' anima p i ù serena e col cuore p iùIn quel momento s ' udi un rumore : tacquero

tutt i e tre , e: stett ero ascoltando : nulla ; regnava i l p i ù profondo s ilenz io . Si sent i va appena muovere le fogl ie d

' una v ite stretta all ' i na

ferriata della finestraTutt' a un tratto , quei profondo s ilenz io fu

rotto da una voce sconosc iuta che ven ivad alla stanza d i Carlo e che gr idò sonoramente

*

Giù .

Cam illa impallid ì : v i fu un altro momentod i s i lenz io .

Po i un ' altra volt a r isonoquel grido di malaugurio Giù !E sub ito dopo un colpo forte come di unape

sante caduta dall' alto

,e n ello stesso punto un

alt issimo gr ido d i dolore segu ito da un lungo esordo lamento .

I l Curato,Camilla

,i l ragazzo

,agghiacc i at i

d al lo spavento , si slanc iano sull' a ia verso la ca

mera d i Carlo .

' Non sonoancora arr ivat i alla porta che sentono dall' altra parte della casa un colpo d i fuc i le.

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15'

8 CAMILLA

Pres i da nuovo spavento,quas i fuori d i sè ,gettando alte gr ida , s i prec ip i tano verso laporta ; l a porta e ch iusa . P icch iano

,gridano

nessuno r15ponde . Nella camera d i Carlo c ' er asempre i l lume . R i cominc iano a p icch iarenessuna r i sposta . Gridano aiuto

,e arr i va al

lora un carabini ere, esclamando : Epreso !Chi ee preso? domandarono ad una

Voce Camilla ed i l Curato .

S ' è sent ito un grido,

r i5pose i l carabiniere, un grido come —d

' un uomo assassinato, e un momento dopo un uomo è sal

tato giù dalla finestra nel campo,e v ia d i

corsa . No i d ietro gr idando : Ferma ! E l u inon r isponde e cont inua a correre . No i abbi amopensato : E l ' assass ino . Si grida ancora

Ferma ! Non r isponde . A l lora i l .m io

compagno ha t ira to un co lpo d i p istola, l' uomo

è caduto,s iam cors i ; era Marco i l l iquor ista ,

l a pal lao0 l i ha spezzato i l bracc io .

Ca110 ! CaI lo! prese a gr idare d i'

speratamente Camilla , p i c ch iando co i pugn i erasch iando colle ungh i e l a porta .

S0p1a gg iunsè ro inquel punto i contad in i'con - vanghe e accette e i n poch i momen t i at :,terrarono l a porta

,e si prec ip i tarono nella

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CAMILLA 159

stanza,Camilla la prima . V idero Carlo steso

supino su l letto : guardarono i l tavol ino eraSparso d i sangue ; guardarono i n terra , un l agod i sangue ; s

' av vi c i narono al letto,era tutto

macch iato d i sangue . A un tratto Camilla si sent ìqualcosa sotto un p iede

,s i ch inò , lo raccolse ,

e gettando un urlo straz i ante d it errore e d i r ibrezzo

,cadde svenuta .

Aveva raccolto i l d ito ind ice della manonistra d i Carlo .

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F U R l O .

DEAMI C I S, Novelle.

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C ' era una volta un giov i ne bello e non sc iocco,

e nemmeno vano,che è pi ù raro ; o vano forse ,

ma in una certa sua man iera aperta e face ta,

che p iaceva . E non d i que i bell i,che c' è Ch i l i

trova così così,e a qualcuno anche non piac

c1ono ; era bello per tutt i . Si sarebbe potutoparagonare a uno d i que i giovan i tanto frequent i nei romanz i francesi , e tanto rar i , .perfortuna, nel mondo reale, che per tutto dovepassano lasc iano una tracc ia d i d issid ii coniu

gal i,d i mal incon ie d i ragazze

,d i collere d ' i nna

morat i e ad ogn i atteggiamento ch e pigl iano,

i l romanz iere gl i fa cader su da qualche sp iragl io um raggio

_d i luna o d i sole, e gl i appicci cauna simil itudine t irata da qualche quadro illustre .

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166

A pensare che era stato assuefatto da bamb ino a sent irs i passare sotto i l mento la manob ianca delle s ignore

,a esser bac iucch iato dalle

ragaz ze,a veders i sempre intorno i gen itor i i n

adoraz ione, a fars i perdonare qualunque monellerìa con un atto graz ioso , era una merav igl ia i l vederlo cresc iuto così senza fumisenz a lez iosaggini, buono , franco , alla mano , ches i faceva voler bene da tutt i , o almeno nond isp iaceva a nessuno . Q uando gl i d i cevanouno scherzo sulla sua bellezza

,egl i stesso ne

s cherzava , senza che da nessuna delle sue parole trasparisse un barlume d i vanità

,e svelava ,

con molta semplic ità , certe sue finezze dong iovannesch e, d

' effetto provato,asser iva

,e im

m ancabile ; e contraffaceva , con molta graz ia,

g li atteggiament i e i mod i propri i , sp ingendosempre la cosa fino a tal segno d i r id icolo dae scludere affatto ogn i sospetto d art ifiz io.

Una sera,a una cen a d i amic i

,perchè gl i

avevano detto che la bell ezza,nel l ' uomo

,non

c onta nulla,che lo sp ir ito è tutto

,e che lo sp i ’

r i to,a voler esser giust i

,e lo sfidavano a negar

lo,era la parte meno notevole i n lu i

,proruppe

e s i larato : Già,tutt i d icono cos i ; ma po i che

c osa si vede i n effetto ? I l rovesc io, s i vede . Nei

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FUR IO I 67

romanzi , tutt i gl i uomin i che fannoqualcosa d igrande

' o d i buono sono bell i ; tutte le donne sistruggono d ' avere dei figl iuol i bell i ; gl i aiutant id i campo si cercano bell i ; i commediant i b isognache sian bell i

,gl i oratori

,bell i

,i r e

,bell i ; e d i

un poeta bravo,ma brutto

,si d ice : Me lo

figuravo d iverso ; e i l B ! ron si curava p iùdel suo v i so che della sua glor ia

,e i l Leopard i

avrebbe dato tutto i l suo greco per un paio d io cch i da incapri cc ire Nerina

,e i l Petrarca s i

da del bello da sè , forma nonglorior excellefi tz'

,

ma sono un bell' uomo; e i l Guerrazz i ,sottol amaschera del suo Oraz io , d ice add irittura che le ragazze si voltavano ind ietro a guard arlo ; e i l Murat , co i fuci l i alla gola , pensavaancora a parer bello dopo morto ; e c i sono dellec i ttà dove i prefett i brutt i non ce l i vogl iono ; eCristo si d ip inge bello

,e gl i angel i

,perchè r ie

sca pi ù comodo d i amarl i,s i rappresentano gran

d i e snell i come cavalleggier i d i Saluzzo, o tondie color it i come le mele lazzeruole ; eternamentebrutt i ne i romanz i

,nei—quadr i e nell' immagina

z ione della gente i cret in i , i b irbanti , e vo i .L

'

indole su a aveva po i questo d i s ingolare,

' che a volte egl i si sent iva come scontento,e

“ più che scontento,

'

vergognoso q uasi dei suo i

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FUR IO 169

pello,e v ia : che già gl i pareva d ' aver detto

tante sc iocchezze,tant i Spropos it i , tante assur

d ità,da colmar la misura della p iù generosa

toll eranza . Del resto , tutte queste debolezze provavano ch'egl i era assa i da p iù che non si credesse egl i stesso ; per lo meno un cervello sanoe un cuore gent ile ; un po

' matto,quand ' era

allegro,e quand ' era tr iste

,un po ' acre ; buon

giovane, i n fondo .

Aveva ventot tî ann i ,“ i cappell i biond i , l a

laurea di avvocato,un po ' d i ben di Dio

,e

uno stran iss imo nome ch ' egl i non poteva soffrire : R iconovaldo.

Ed ora com inc io i l racconto .

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170 FU RIO

Erano le sei della matt in a . Furio spalancole imposte della finestra

,ed entrarono ad un

punto nella sua camera un raggio d i sole edun ' ondata d ' ari a odorosa

,che gl i d iede un fre

mito d i p iacere soav iss imo . Guardò i l c ielo,i

mont i,i l g iard ino della v i lla

,batte i l pugno

sul parapet to,d icendo : Bello ! e pensò

che aveva quattord ic i ann i,e sent i che amavaimmensamente la vi ta . Un insetto sal iva su

per lo spigolo della pers iana : egl i allungò lamano per buttarlo gi ù ; Ma no

,d isse

sub ito : oggi è giorno d i graz ia ; v iv i !R i se

,si appogg io al la finestra a contemplar

l a campagna e canterellava .

In quel punto comparve sotto l e sue finestre una carrozza vuota ; una donna d i serv iz io usc i d i casa e apr i lo sportel lo , e tre p ied i

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FURIO 17

lungh i e asc iutt i si posarono l ' un dopo l ' altrosul montato io , e tre persone asc iutte e lunghesal irono e sedettero i n fretta

,i l padre

,la z ia

e la sorel la d i Fur io .

Furio s' era r it i rato un po 1nd ietro.

Tra due ore s i torna,

d isse il pad re al la donna d i serviz io .

Colla s ignora ! r ispose questa con“un' espress ione d i t imida allegrezza .

Colla s ignora nuora,

soggiunse i lpr imo con un sorr iso dign itoso d i compiacenza ;e fatto un cenno al cocch iere

,i l legno si

mosse .

Un momento ! gr idò la z i a con voces tr idula .

Il '

coc'

ch iere fermò , e dalla carrozza s i alzòun lungo bracc io secco con un dito lungo e nodoso che

,dopo aver tremolato un po '

mello spaz io come la canna d i uno spegn1t010 d i ch iesa ,si fissò verso la finestra d i Fur io ; e la voce d ipr ima gr idò :

Vest it i'

e scend i immediatamente !Furio scomparve .

Non importa disse i l padre i n tonoconci l i at ivo , lasc i alo a casa , è un impiec io d i meno.

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FU RIO 173

e doverla guardare in v iso , e doverla salutare ,e doverle r ispondere

,lu i che

,in quelle occa

s ion i,perd eva la bussola e non r iusciva ad

accoz z ar due parole,questo pensiero lo tur

bava un po'

. A fissarvisi, si sent iva arross ire ,solo com' era nella sua cameretta ; figuriamoc ilà nel momento solenne.

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174 FUR IO

D el resto , ch i volesse sapere che man iera d iv i ta sarebbe venuta a trasc inare i n quella v il l ala cognata d i Fur io , lo d ice questa lettera scri ttada suo fratello , che c

' era sta to l ' anno pr ima unadiec in a d i g iorn i , a uno dei s uo i amic i i nt im i .

I l ragazzo , Furio , è tornato a scuolai n c i ttà

,ch ' è a u n ' ora d i qui

,i l g iorno dopo

ch ' io arr ivai . Per quel poco che pote i vedere,

mi parve il migl ior soggetto d i casa ; ma non gl ivogl iono bene . Sua sorella

,Cand ida

,sta tutto i l

giorno tappata i n camera ; e non t i sapre i d irbene d i che cosa sappia ; ma a far la v i ta chefa

,b isogna che sappi a d i poco ; s i consuma ; c i

s i vede già i l pat ito,e non ha ancora ven

t ' ann i . Catt iva non la d irei ; sai, è una d i quelleslavature d i ragazze

,che se ne vedono tante

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FUR IO ‘ 175 ;

fra l e maestre d i p i anoforte e le guardarobadegli orfanatrofii , senza fibra

,senza sangue

,.

senza curve,che v ivono e muo iono caste nello…

stesso modo e per la stessa v irtù che le figur ine d i gesso . A lta

,smilza

,un v iso affilato .

d i begh inet ta , pett inata come una madonna,co i capell i l isc i e appicc i cat i ; non è brutta

, se

si vuole ; ma nulla pi ù . Per me, è come se .

non c i foss i ; non mi parla , non mi guarda ,si d irebbe che non m i vede . Così mi toccastar tu t to i l giorno testa testa coll' uno o coll ' altro d i quest i due vecch i

,uggios i tutt i e.

due da stancare quant i hanno avuto i l vantodella paz ienza d a Giobbe i n po i . E i sp iranoanche più st izza che uggia . Lui è i spettoredel Deman io , i n vacanza ; caval i ere . Pianta .

quattro stanghe in uno d i que i bust i d i l egnodei barb ier i da contadin i

,e n ' avra i un ' immagine

grande grav i tà , grande albag ìa, gran testa d i l egno

,ignorant issimo e van iss imo ; d i quella va

n i tà goffa e mesch ina che matura speci almentenegl i uffiz i governat iv i . Fondi un usci ere presuntuoso con 'un s indaco d i v i l laggio che'

la

pretenda a grand ' uomo n ' esce lu i con quel paidinc orpo, con quelle gote gonfiate, con quel perpetuo sorr iso d i…pietà . E cortese ; ma di quella

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FURI O 177

quel suo odioso sorr iso protettore mi risponde .

Sicuro ! e daccapo a scrivere . Cred i,

mi sento brulicar qualcosa su per le d itaLa lettera era sottoscr i tta R iccinovaldo.

DEAM ICIS . Novelle.

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17 8 F URI O

Di là a due ore la carrozza r icomparved inanz i al la v i l la . I l gonfio i spettore

,sceso i n

fretta pel primo , porse una larga mano rugosa .

i n cu i s' immerse e d isparve la man ina b iancad i una bella s ignora , che saltò gi ù con unatto molle ed elegante . Poi smontola z ia

,re

sp ingendo l ' a iuto offertole dalla donna d i serv iz io

,po i Candida . Tutt i ins ieme entrarono in.

un ' allegra stanza a terreno , che serv iva da salotto da pranzo , e s i buttarono sulle seggiole esulle poltrone

,r ifin it i dal caldo .

Dunque,

domandò la s ignora appena ripreso fiato

,scotendo e ravvi ando con

tutt ' e due le man i la sua folta capigl iaturab ionda ; dov ' è questo ragazzo ?

A propos ito , e Furio ? domandò i lpadre al la z ia . Come non è qu i ? Furio !

gridò affac c iandos i alla finestra .

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FUR IO I

E l a z ia d i sulla porta : Furio !Ora lo vado a pigl iar io

,borbotto

montando la scala ; malcreato !Ci fu qualche m inuto d i s ilenz io ; 51 sent ì

Sopra i l passo affrettato della z ia,po i lo scop

pio della sua voce, po i un altro rumor d i pass ip iù fi tto

,e po i d i nuovo gi ù per le scale una

sfur iata d i acerbe paroleVan itoso sc iocco ! gridava la vecchia

,

fermandos i ad ogni s calino, e rip igl iando fiatoa ogn i parola ; guardate - se par possib ile '

Un ragazzacc io d i quind ic i ann i ' Per sua cognata

,po i ! E mentre stanno g i u ad aspet

tarlo !

Che cos e stato ? domandò il padresbadatamente .

Figuratev i,

r ispose la z ia,ferma

sulla porta,come per impedire al ragazzo d i

entrare prima ch ' essa avesse fin ito la su a invett iva ; vado su

,m

'

avv icino i n punta d i p ied ialla sua camera , e me lo vedo là, con uno specch io davant i e Uno d i d ietro , che si l isc i ava icapell i come un damerino

,e aveva messo sos

sopra ogn i cosa : b iancheria,pann i

,spazzole , sa

pon i boccette ; pareva il cassettone d i… una

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FUR IO 18 1

Signora ! r ipetè la vecch ia sp ietatacontralfacendolo; e non h ai n ien t ' altro dadire a tua cognata ? alla sposa d i tuo fratelloche non ha i mai veduta ? Bell ' accogl ienza dafare a una parente ! Compat i telo , Ir ide , è unragazzacc io zot i co

,è sempre stato i n campagna

,

non ha mai v istoEh , già, soggiunse il padre guar

dando fisso Furio , come avrebbe guardato ungatto imbalsamato dentro una vetr inagià

,a quell ' età s iamo stat i tut t i così

,non s i

sa nè muoversi nè parlare ; ma po i , colCostui non camb ierà

,sai ; l a z i a sog

giunse,

è impossib i le ; si vede propr io chenon c' è nato .

0 perchè ? d isse la s ignora con un accento amorevole d i d ifesa .

E tutt i e tre cont inuarono a guardarlo . Oramai la vergogna del povero Fur io faceva pietà

,

il sangue gl i era sal i to al v iso tanto che gl i ?occh i ne parevano velat i

,l a testa gl i pesava :

come se fosse d i piombo ; si vedeva che sof

frival La Signora se n' accorse

,si Voltoda un

' altra parte r idendo

,e mutò discorso . Furio scom

parve .

Ma bravo ! Era un mese che v i rallegravate

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182 F UR IO

al pens iero che una bella s ignora sarebbe ve

nuta a rompere la monotonia uggiosa delle vostre fer i e campestr i ; un mese che andavate fantast icando i d i scors i che le avreste fatt i e le cosecar ine che V ' avrebbe r i sposte un mese che

,pas

sando davant i allo specch io,v i fermavate

,e non

andavate p iù al sole per non farv i pi ù nero ;un mese che vi logoravate i dent i col le polveril a testa co i pett i n i e l ' ungh ie colla limet tina ;

un mese che v i lamentavate col la sorella de ivostr i vest i t i , che v i parevan grossolan i e d isadatt i

,e avreste voluto aver tutto bello e fine

per far onore all ' ospite aspettata ; un mese checontavate i giorn i e le ore che dovevan passarepr ima ch ' el la arr ivasse

,e v i promettevate che

sareste stato con lei amab i le e gent i le , e l e sareste r iusc i to S impat ico , e v i sareste fatto volerbene ; ed ora , al momento d i cominc iare , v ipresentate i n q uel modo , colla impronta d

' unceffone sul v iso

,colla testa i rta come un'

istrice,

vergognoso,muto e cocc iuto come i l p i ù tan

ghero scolaretto del vostro Ginnasio !F u un momento molto amaro pel poveroEu

r io . Uscito d i casa,s ' andoa gettar sotto un al

bero,col cuore stretto e gl i occh i p ien i d i la

c rime , sdegnato contro d i s è , contro la cognata ,

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FUR IO 183

c ontro tutt i . Non vogl iopi u comparire davant i a quel la s ignora , diceva tra sè ;

soffro troppo a far d i quelle figure,mi sento

ven ir male,non vado p iù , piuttosto scappo ,

t anto non mi vuol bene nessuno .

I n quel punto una voce str idula i n tono d ic omando si fece sent ir dalla v i lla : Fur io

,a

colaz ione !Furio si sent ì r imescolare i l sangue

,balzò i n

piedi , e cos ì nel primo impeto dello sdegno r iSpose con voce soffocata : —’ No !E si slanc ioper fuggire : fu t rattenuto . Era

Candida .

Candida,se i tu ! es' clamo i l ragazzo con

voce commossa .

Candida gl i aperse le bracc ia,e Furio "

vi si

gettò trattenendo a stento un s ingh iozzo .

Candida era buona e lo amava.

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FUR IO 185

g ia, come d ietro un velo , la donna, bella, carae mister iosa , argomento segreto d i des ider io ed i sogno ; e la donna si china a baciare i bamb in i

,si volta a guardare gl i uomin i e a .lu i

passa accanto , e non lo vede . Egli vorrebbe att irare quello sguardo , parerle bello , piacerle ; enon è che un bamb ino allungato , con una grossa testa su due spallucce m isere, e

'un busto ca

scante su due stecch i d i gambe , da cu i sal tanfuor i due ginocch ion i angolos i . Sente i pr im ist imol i della van ità

,vorrebbe esser ben vest i to

,

(elegante e gl i fanno portare i pann i smess i d isuo fratello maggiore , e gl i taglian l e cravattenei vest i t i vecch i d i sua sorella , e non s i fidanoancora d i lasc iargl i i n mano l

' orologio . Vorrebbe esser preso per un ometto e contar perqualcosa ; e se apre la bocca in mezzo alla gente ,o d ice una freddura , che cade i nosservata , od ice uno spropos ito , e gl i dan sulla voce . Vorrebbe essere garbato e pi acevole ; e se capitai n un salotto non sa come rigirars i , urta i n unas eggiola , mette i p ied i sullo strasc ico d i unas ignora

,e pesta un callo al padrone d i casa.

Vorrebbe esprimere quel che gl i bolle dentro , .

aprire il suo cuore, sfogarsi ; e scr ive vers i chefannor idere i l maestro , e i l bs bò gl iel i strappa

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186 FUR IO

d i mano , e gl i mette sotto i l naso un trattatod

'

aritmet ica. Vorrebbe agi tars i,svagarsi

, g i

rare,veder cose nuove ; e deve tornare a casa

al le otto a scartabellare i l d iz ionario lat ino , Inun cantuccio della sua stanza

,solo

,mentre sente

i l frusc io de i vest i t i delle sue sorelle , che s i preparano pel teatro o pel ballo . Sconfortato

,umi

l iato, ora s'

insinua i n mezzo alla gente perimplorare uno sguardo e un sorr i so ; ora s i

ch iude i n sè stesso,i nd ispett ito e selvat i co , e

come stanco degl i uomin i e del la v i ta . E allora

'

seguono le lunghe ore d i sol i tud ine pass ate alla finestra , d i notte ; o i n campagna aguardare tra i fi l i dell ' erba ; e la sua fantas i av iva e irrequ ieta s i slancia av idamente i n unavven ire sconfinato ed arcano , pieno d i grand id i segn i e d i grandi Speranze . A l lora egl i si

finge una v i ta a modo suo ; cas i mirab i l i estran i

,lo tte , peri col i , tr ionfi ,

v iagg i , . aurore

d i c iel i ignot i , e vast i g iard in i tac it i , popolat id i fantas ime care . Ma poi quella Splend idav is io ne lo rattr ista e lo stanca

,ed egl i r i ab

bracc ia con impeto la v i ta ; s i r igetta i n mezzoa llo strepi to dei sol lazz i infant il i ; se ne sda

,

non pago,e s i volge appassionato agl i stud ii

i rrequ ieto,l i abbandona

,e cerca i l r iposo delle

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FUR IO 187

spir ito nelle fat i che smodate del corpo ; i lsuo mondo fantast i co gl i si mescola nellamente col reale

,e lo assalgono nelle tenebre

improvv i se paure, da molto tempo perdute ;terror i rel igios i impensatamente r idest i ; poifreddezze feroc i che gl i armano la mano cont ro gl i an imal i i nnocent i , e ard iment i i nsensat ic h e lo spingono sull

' orlo de i tett i e sulla c imad egl i alber i ; po i mal inconi e profonde che gl ifanno cercar le bracc i a del la madre

,e p iangere

s u l suo seno lacr ime calde e pac ificatric i .L ' eccess iva t imidezza d i mOlt i ragazz i d i

q uell' età proviene appunto da c iò

,che ess i

h anno dentro tutto quel tumulto d i pens i er i ed

'

affett i,e vogl ion tenerlo celato

,e treman

s empre che altr i lo scopra,e l i st1m1più ra

g azz i d i quel che sono ; ess i medes imi credonoc h e quello sia un resto d i fanc iullaggine

,e se

ne vergognano ; mentre è i nvece la pr imas c int i lla della giov inezza che l i feconda e lit rasforma .

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F UR IO I 89

domandava come r iusc isse negl i studn i l ragazzo

,egl i r ispondeva i n tono trascurato o

compassionevole, agitando la mano aperta d inanz i alla fronte : E una testa un po ' vaga

,

tende al vago , non si ferma sulle cose,non le

approfondisce E non lo amava ; era unacreatura troppo d iversa da lu i ; egl i credevas inceramente che facesse torto alla sua prosapia . Invece Fur io aveva ingegno ; ma neaveva tanto che non se ne potevano accorgere alla scuola ; e po i non c

' era ch i l ' an imasse

'

a stud iare . In casa, ogn i suo sfogo d iaffetto e ogn i sua scappata fantast i ca eranostat i pres i , fin dai pr imi ann i

,più come in

d iz ii d i vocaz ione drammat ica O d i ist int ivagoffaggine, erano incert i fra i due

,che

come man ifestaz ion i d i buon cuore e d mgegno . La z i a lo aveva avuto sempre per unostupido

,e perchè lu i

,umil iato e tormentato

d i cont inuo , non l e voleva bene , anz i l' aveva

in uggia e gl iene dava segn i chiar iss imi , cosìessa lo credeva anche perverso

,e sempre più

inasprendosi , sempre p iù l'

inaspriva . E Fur io ,Ch i l' avesse saputo intendere ed amare, sarebbestato un buon issimo ragazzo ; ma per queidue vecch i grett i e d iacciat i egl i era quel che

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190 FUR IO

per la gente ignorante sono cert i g er g lili c i'

or iental i,che ch iudono una bella sentenza , e

son pres i per uno scarabocch io d i ragazz i .Aveva una corporatura super iore al l ' età

sua ; ma benchè, a primo aspetto , gl i s i dessero d ue o tre ann i d i p iù , ch i appena lo guardasse in VISO , vedeva che era ancor fanc iul lo .

Con altr i parent i sarebbe stato bello : non già ‘

che non fosse ; ma , cresc iuto sotto quella durapersecuz ione della z ia

,aveva preso a poco a

poco una cert ' ar i a cupa e sospettosa,che gl i

stava male . Pareva sempre che ruminasse qualche cosa d i catt ivo . I l sole della campagnal' aveva fatto bruno come un s oldato . Era sott i le

,ma robusto , e un po

'

curvo d i quella cascaggine naturale agl i ann i d i grand i cresc iute .

Aveva una capigl iatura folta e sempre scomposta che gl i cascava sulla fronte

,e ch ' egl i

r ibuttava ind ietro con un atto v igoroso d elcapo

,come i l cavallo la cr in iera . E quando

non aveva dentro il d ispetto o l ' amarezza d iqualche sfuriata d ella z i a

,gl i occh i gli 5pleh

devano pien i d i dolcezza,e le labbra grosse e

vermigl ie gl i s i apr ivano ad un sorri so così tral ' affettuoso e i l melancon ico

,che spiccava più

caramente su quella sua fisonom ia r i sent i ta e

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FUR IO .19 1,

quas i rozza . Aveva due grand i man i che teneva sempre nascoste ; e si vergognava del suovest ire

,ché: non sapeva “metters i n i ente addos

so, e la roba gl i s i affagottava e gl i scappavada tutte le part i .

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FUR IO 193

rono in altri d iscors i,e Ir ide cominc io a parlare

quas i sempre le i sola . Furio,cogl i occh i sul piatto ,

nonmovendos i se non ‘ quanto b i sognava perm angiare, la stava a sent ire tutto intento e maravigliato. Aveva una curiosa man iera d i parlare . A moment i faceva una voci na d i b imba

,

lenta e soave ; a moment i parlava lesto e troncoc ome un soldato ; era un d iseorrer tutto a salt i ,con mille vari az ion i d i tono ,

ora allegro,ora

s er io, ora anno iato , e po i certe r isate improvv ise e sonore

,ch e non s i cap iva come c' en

trassero ; e certe mosse , certe s crollate d i spalle ,cert i colp i della mano sulla tavola parevache avesse addosso l ' argento v ivo , e le frullassero pel capo cento capricc i i l m inuto .

Quando stavan per fin ire,Fur io

,un po ' i n

coraggito che l'

avevan lasciato in pace fino allora

,r isolvette d i guardar sua cognata . Comin

c iò a spinger gl i occh i innanz i fino a guardarlele man i : erano piccole e b ianche come le man id

' una bamb ina ; po i s i fece an imo ancora, e sollevò lo Cielo , che angelo !

Non credevo che fosse già così grande,

usc ì a dire la s ignora .

Furio s i sent i un tremito e abbassò il volto ;DF. AM ICIS . Novelle.

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I 94‘FUR IO

tutti gl i occh i,fuorchè quei d i Candida , S I ns;sarono su d i lu i .

Oh ! per lungo è lungo,

d isse i l padre , guardandolo con q uella sua ari a d i compat imento .

Le male erbe crescono,

soggiunsela z ia .

Fur io era rosso come una fragola .

E come è bruno ! osservò Ir ide .

Bruno ? r ispose la z ia ; bel bruno !nero come un bedu ino .

Il padre ri se,Cand ida s'

alz ò . Furio,colle so

pracc iglia aggrottate, e un labbro stretto fra ident i

,fissava l e punte del la sua forchetta .

E guardate che man i ! d isse ancorala z ia

, pigliandogli una mano per mostrarla aIr ide .

Fur io d iventò pall ido,strinse i l pugno

,e lo

sv incolobruscamente .

Eh ! gridò la z ia,alzando una mano ;

Furio s i schermi i l v iso col bracc io la manoscese

,Candida la fermò ; i n quella s udì fuor i

i l rumore d ' una carrozza e i l suono d ' una voce .

R iconovaldo ! esclamò Ir ide,balzando

i n pied i . R iconovaldo era già nel salotto ; tutt i ,fuori che Cand ida , gl i corsero i ncon tro . La bella

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FUR IO 195

e serena figura d i quel giovane eserc i tava untale fasc ino , che, al pr imo vederlo , pers ino i lpadre e la z i a , per lo p i ù dur i e freddi , feceroun atto d i allegrezza . Ir ide gl i saltò al collo

,e

F urio , ancora tutto turbato, gl i strinse la mano .

E Cand ida domandò i l g iovane, guar

dando i ntorno .

Candida venne avant i lentamente e gl i porsela mano con ar ia d '

indifferenz a.

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FUR IO 97

sato v ic ino , quas i da toccarla , e aveva senti toun leggero profumo

,e gl i pareva che quel pro

fumo gl i fosse venuto dietro e l' accompagna5se . Sedette al l' ombra d ' un albero

,e d isse a

bassa voce quas i senza accorgersene : Mammina . Sub ito s i domandò come gl i fosse venuta sulla bocca quella parola , e r ispose a Sèstesso : se essa fosse miaPensò un momento

,e si meravigl io d i trovar

cos ì poco gusto i n quel pensiero ; benchè Ir ide,ch' era su i trent' ann i , avrebbe ben potuto essermadre d i lu i che n ' aveva quattord ic i . E po ipensava quanto sarebbe stato fel ice se Ir ide gl iavesse voluto bene come a un fratello ; ma eraimpossib i le . Se una volta fosse i n peri colo

,

uscì a dire se cadesse nel lago (su lconfine del podere c ' era un lago) e io le salvass i la v ita ! Po i r i se e soggiunse : Maperchè dovrebbe cadere nel lago ? Pensavacome a una cosa strana che Iride aveva un mar i to

,e che questo mari to era suo fratel lastro ,

e che non era bello . La comanda > domandò a se stesso con grande cur ios i tà . Efant ast icava che mai si dovessero dire quando eransol i : se i l marito le facesse delle carezze

,e

lei ch e cosa d iceva allora . Accanto a lu i c ' era

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198 FU R IO

un fiore d i campo,alto e d iri t to , e 11 venco ora

10° p iegava lentamente, ora senza p iegarlo

,lo

s'coteva tutto,che pareva una persona i rrequ ieta .

Fur io l 'osservò e d isse Sembra Ir ide .

Poi si sp inse i nnanz i sulle man i e sulle g inocchi a, e si Specch ioi n un ruscel lo che passavaper d i là . R i alzol a testa e s i guardò una mano ,d i Sopra e d i sotto , e SOSpirò . Tutt ' a un trattos i levò in p ied i e si mise a correre pe i campi .

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,f uRIO 19 9

Ir ide e suo fratel lo erano nel salotto da pranzo, sol i ; Ir ide, seduta v i c ino alla finestra

,i n

modo che se ne vedeva la testa dal giardino .

Curiosa quella Candida, d ice va R iconovaldo ha qualcosa d i sua z ia ; vedest i comem ' ha r i cevuto ? La stessa scena dell ' anno passato .

Le avevi fatto qualcosa ? domandò lasorella .

Nulla,sono stato qu i d iec i giorni e non

l e ho parlato che tre o quattro volte ; si vedeche non le v ado a gen io .

Vorre i vedere ! r ispose Ir ide con unsorr i so .

I n quel punto entrò Cand ida col lavoro inmano e andò a sedere accanto a Ir ide, senza alz are gl i o cch i . Ir ide e i l fratello si r i camb iarono uno sguardo . Questi stava in p ied i

,appog

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FUR IO 201

niva a r iusc ir colla testa poco sopra alle g inocch ia d i lei ; e lei, se poteva ancora non guardarlo

,non poteva più non vederlo

,perchè

aveva proprio la sua fronte a un palmo d alleman i . Candida corrugoleggermente le SOpracc igl i a .

Stasera c i condurrete a Vedere i l giard ino

,non è vero ? domandò i l giov ine ;

verrete a fare un giro con noi .Se v i p iace

,essa r ispo'se.

E a vo i non piace ?Candida non r ispose.

Sì 0 no ?Sì .

R iconovaldo diede un ' occh iata a sua sorella ,che sign ificava : Vedi ? Non avevo ragioned i d ire che non mi può vedere ?Sub ito dopo fingendo d i voler guardare da

v i cino il ricamo,abbassò la testa in m an iera

Ch e i suo i be i r i cciol i b iondi toccarono le man id i Candida . Essa le r i t i rò sub ito e fece l' atto d ialzars i .

Ve m' andate ? domandò il giov ine

No,

r i spose,

volevo solamentealz armi e r isedette sp ingendo i nd ietro la»

seggiola.

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202 F UR IO

In quel punto un soffio d i vento portò v iad i sulla finestra i l fazzoletto d '

lride, e lo sp insenel giard ino ; essa non se n

'

accorse .

V i do n01a, Cand ida ? domandò conaffettata dolcezza R iconovaldo.

Perchè no ia ? r ispose Cand ida In tonod i stratto ; i o non m ' anno io mai quandolavoro .

Temevo. … Vi d isp iacerebbe ch ' i o so

Non c e mot ivo perchè mi debba d iSp iacere .

Ma io des iderere i d ' esser certo che *

vi

Ebbene,mi p iace .

I l giovane s ' alzò i ndispett i to,andò a sedere al

p ianoforte che era i n un angolo del salotto,e co

m inc ioa sonare con molta v ivezza e molta graz ia . Ir ide guardava Candida per vedere se l a mus ica l e facesse qualche effetto ; ma i l suo v isoera sempre impassib i le ; cont inuava a lavorarecolla testa bassa

,senza neanco dar segno d i

sent ire . A un tratto R iconovaldo s i fermò, si

voltò a guardarla,d iede un colpo st izzoso su lla

tast iera ' e s'

alz ò esclamando ; È un ' i ndequesto p ianoforte.

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FUR IO 203

Con permesso,

d isse allora Candida ,se n ' andò lentamente e freddamente come

e ra venuta .

I l giovane r imase in mezzo al salotto coll ebracc i a incrociate su l petto e gl i occh i fiss i al laporta per dove Candida era usc ita . Ir ide d iedei n uno scrosc io di r isa .

I n ver i tà usc ì a dire i l fratello ,io non c i capisco nulla !Poi gl i balenò un ' idea : Ch 10 le pa ia stupido !E restò pens ieroso : una volta entratoi

nella testa quel 505petto,per lui era fin i ta

addio seren i tà .

HO perduto i l m io fazzoletto , d isseIr ide guardandosi i n torno . Po i corse alla fines tra

, e guardò fuori , non c' era p i ù .

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FUR IO 205

mOlte cose ; in ispec i e d i cert i i ntr igh i d i famigl ie sue conoscenti , con una l ibertà d i osservaz ioni e d i parole , che fece pi ù volte torcer l a bocca a suo fratello

,corrugare la fronte

a Candida,e inarcare le c igl i a alla z ia . Due

o tre volte i l padre,d iscorrendo con lei

,t i rò

il d iscorso soprasuo marito ; ma essa lo lasc iòcadere con estrema indifferenza . Quando s

'

al

z arono da tavola, aveva il v iso rosso che pareva un fiore .

P ioveva ; stettero tutta l a sera nel salotto .

Furio,mezzo nascosto i n un cantucc io , al buio

poteva guardar bene sua cognata senz ' esserveduto

,e ne profi tto

,tenendole gl i o cch i ad

dosso tutta la sera,sempre p i ù merav igl iato

d i quel suo parlare e d i quei suo i modi tantolontan i da tutto quello ch ' e i s i fosse mai immaginato delle s ignore . Era grande

,d iritta e

leggera come una figura d ' arcangelo . A llevolte s

'

alz ava d i scatto da sedere,e attraver

sava a pass i lent i i l salotto colla testa alta,

scotendo le Spalle con un certo garbo trascu

rato,ma pieno d '

alterez z a, che pareva una re

gina capri cc iosa . Non trovando qualche cosache cercasse

, si mordeva l a punta d' un d ito

,

i ncroci ava le bracc ia sul seno,dava i n cert i

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206 F UR IO

att i d impaz i enza febbr i l e, che pareva una bamb ina st izz i ta . Faceva po i tratto tratto un certosuono colle labbra come soleva Furio alla Scuolaper far andar i n best ia i l maestro . A moment i

,

mentre lavorava , socch iud eva gl i occh i e Sporgeva i l l abbro d i sotto come i n atto d i ' d isprezzo ; po i dava

' i n una r i sata sonora,acCor

gendosi d i aver fatto uno sbagl io n el suo la;

voro,e nel r idere p iegava all ' i nd ietro la testa

come se qualcuno gl iela t irasse giù per le trecce .

Era d i carnagione bianch iss ima,e aveva le

labbra sporgent i e rosse,che tormentava con

t inu amente co i dent i . Suo fratel lo aveva un p iccolo cane ; essa d i quando i n quando gl i str ingeva i l muso con una mano

,e chinandos i come

per guardarlo negl i occh i, gli d iceva co i dent i

serrat i CaroI l padre leggeva un giornale , l a z ia faceva

la calza,Cand ida teneva un l ibro i n mano

senza mai alzar gl i occh i ; tutt i , tranne Eur io

,erano sedut i i ntorno alla tavola grande ,

r isch iarat i da un lume solo . Que i due be i giovan i

,i n mezzo 'a quel l ' altre figure facevan

l ' effetto che fanno a pr ima v ista nello studio d iuno scultore due belle statue fin ite i n mezzo amolt i abbozz i d i creta .

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FUR IO 207

Non c e dubb io,

diceva tra sè R icolnovaldo

,guardando Candida alla sfuggita ;

è così : e l ' immagine d i quel tal fantocc i od i cu i aveva parlato alla sua padrona ' di casa

,

gl i ballava davanti con una persistenza sp ietata .

'

Oh ! ma gl iela farò vedere ! Stupidodel tutto non lo sono , per Dio ! Prese ungiornale

,lo scorse

,lesse due o tre righe d i

un art i coletto che parlava d '

Ist itu t i d ' educaz ione

,e

usc ì ad ire coll' accento d i chi proponeuna qu ist ione :

lo credo che i ragazm e le ragazze dovrebbero essere educat i i ns ieme ; andare a

'

scuola,stud iare d ivert irs i sempre insieme ,

al la r infusa,come se non c i fosse d ifferenza d i

sesso .

Come ! esclamarono ad una voce i duevecch i

,Spalancando gl i occh i ;

Sicuro,

egl i r ispose,e po i tra sè

Ora è i l punto d i farle vedere che non sei quelche le par i ; s i curo ; ma per capire questopr inc ip io b isogna capire i ragazz i

,se no , e mo

u

t i le ; e i ragazz i c' è molt i che non l i cap iscono , per

chè per capirl i b isogna studiarl i,e per studiarl i

b isogna amarl i,e per amarl i b isogna aver qual

cosa qu i , e molt i qu i non'

c i hanno nulla . Ma io

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FUR IO 209

barba, dei talenton i , che colle donne fanno una

figura compassionevole, perchè s i trovano comead a vere i n mano uno strumento misterioso senzasapere da che parte rig irarlo. Per me , son fortunat i quell i che vennero su da ragazz i i n mezzoa un eserc ito di cugine : hanno tutt i qualcosad i gent ile o d i dentro o d i fuori . Mess i i n compagnia delle bamb ine ,

i ragazz i s i stud ierebbero d i p iacere ,

senza nemmeno sapere perchè

,e pigl i erebbero quelle m aniere garbate e

cortes i,che a poco a poco d iventano qual ità

dell ' animo . Anche quella l ibertà trascurata delparlare , che po i si muta in ab i tud ine e non siperde più

,credo che sarebbe un po ' corretta

,

e sarebbe un gran bene . Ma po i,guardate an

che un bamb ino d '

ot t'

anni,quand ' è con una

bambina d i sette : gl i s i svegl ia sub ito un certosentimento d i super ior i ta protettri ce

,che

'

gl i daqualcosa d i generosoe lo inorgogl isce . Cosìper me

,non c ' è nulla d i piu caro d i quell ar ia

d i donn ina savi a che pigl ia una bambina, quando passeggia a braccetto d ' un ragazzo dell ' etàsua. Nell

'

uno come nell ' altro sent imentov ' èun germe di v irtù che quanto prima fiorisce

,

t anto megl io . E appunto i n questo modo iocredoche si r itard i i l progresso d i certe idee

,

DEAMICIS . Novelle. 74

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2 I O' FUR IO

perchè 1nnmagmamone lasciatasola divora preSto l a strada ,

e " i l' ragazzo che fantast ica l a'

donna da sè ,nove vol te su d iec i l a guasta)

Educaz ione comune : io son d i questo parere ;Po i s i diventa grandi

, si va lontano , si d iment icano a poco a poco i nom i e i v isett idelle compagne d infanz i a ; ma si vedono sem

pre,inconq o

, tutte quelle test in e b ionde ; e i nmezzo alle tempeste della v i ta quelle man ine c isalutano da lontano . Io da ragazzo pi cch ia i perl a strada un monello p i ù forte d i me

,perchè

aveva toccato un r i cc iolo a mia cugina,mentre“

l'

accompagnavo a scuola ; v i giuro che questor i cordo m ' ha salvato dal far più tard i parecchi e bricconate . Che cosa ne d ite ?Qui tacque

,e guardò Candida ; ma essa aveva

abbassato tanto la testa , e non potè vederlai n v i so . M i pare che tu abb ia ragionegl i d isse la sorella , che non gl i aveva affattobadato ; l a z ia restò muta ; il vecch io fece ilsuo sol i to r i sol ino d i consenso benevolo , e brontolo° c' è qualcosa d i vero .

Furio d isse a un tratto Ir ide.Furio balzò in pied i .M i son cadute le forb ic ine .

Eccole , d isse Furio porgendogliele

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F UR IO 2 L_I

ed aveva i l v i so acceso . Ir ide prese le forb ic i,lo

gu ardò e disse tra sè : Curioso !Sciocco ‘ soggiunse la z ia

,che pure

lo guardava .

E R iconovaldo pronto Caro !bac iò .

E cos ì i due vecch i m cartapecorit i toccaronol a loro prima sconfitta

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FUR IO 2 I3sorella gl i avesse letto nell ' anima, i ntese quell esue parole alla lettera, e r ispose : Sì

,e

po i domandò ingenuamente ; Ma tu perchènon guardi mai R iconovaldo, e quando parlanon l o sta i nemmeno a sent ire ?

Mentre Candida cercava una risposta,com

parve Ir ide con un vest ito scollato d i mussol inab ianca

,che lasc iava vedere le sue spalle b ian

ch issime . Candida fece un segno impercett ib i led i marav igl ia spiacevole e guardò Furio . Eur io v ide i n confuso qualche cosa di bi anco , e disparve .

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2 14 TIJR IO

Poche ore dopo,Ir ide stava appoggiata a

un a finestra del salot to da pranzo,col le Spalle

volte alla campagna, e d i ceva : Ma che propr io non c i sia modo d i sfranch ire un po ' ques to ragazzo ? In quel momento sent i i l passod i Furio che scendeva le scale , e soggiunse sub ito : Ora m i c i metto io .

Furio entrò d i corsa,credendo che non c i

fosse n essuno ; appena en trato , s i fermò .

Vien i qua , d isse r isolutamente Ir ide,

v edendo ch ' egl i s i voltava per tornare i nd ietro .

Furio la guardò stup i to .

Qua,

ella ripetè i n tono scherzevol ed i comando ; Furio, adagio adagio , le venne v ic ino .

Ancora , soggiunse Ir ide sorridendo .

Furio s'

avvic inò fino quasi a toccarla,col

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I’.U R IQ . 2 I

v iso a cceso , cogl i… occh i bass i , colle,

«s0pracc ig' l i a

'

corrugate ch e pareva che soffr isse ; nonaveva che un leggiero sorri so sulle labbra

f forzato, tanto per non parere un orso addiri ttura ,

Ir ide lo guardava c on un ' attenz ione p iena d icuriosit

'

à,

'

com e per leggergl i dentro,chè quella

confusione le cominc iaJ3. a parere strana davvero .

Dove andav i ? gl i domandò dolcemente

,dopo un po '

,togl iendogl i d i sùlla m ai

ni ca della giacchetta unnon so che d i b iancorimastovi app i cc icato . Furio segu ì con occh ioattento e stup ito quella mano

,e po i r i spose t i

m id amenteIn giard ino .

Sul lago ? d im andò essa d i nuovo,

come distratta , per dare al d ialogo uncertotono d i famigl iari tà ; e s i chinò a gu ardàrglil ' altra man ica , come se v i avesse vi sto tinamacchi a . Furio intravv ide d i su i n g iù quel lostupendo volume d i capell i b iondi , e ri sposecon voce m alferma :

Sul lago .

Maguardam i dunque ! esclamò Ir idecon al legra v ivezza ; t i faccio pauraFurio si scosse e le lanc10 uno sguardo che

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FUR IO ’217

quando non vogl ion 135C121t'51 vest ire .

'

l'

u t t'

ad

un tratto t irò i nd ietro le man i e domandò :Perchè tr‘em i ' ?

Non tremo,

r ispose i n fretta i l ragazzo.

Ma si che tremi,e sei diventato pall ido !

Io no .

T i d i co d i si, _figliuol mio ; tu non t i sent i

bene,ha i b isogno d ' ari a

,dammi il bracc io

,e

andiamo a fare una passeggiata nel giard ino .

Furio,esitando

,le porse i l bracc io ; la con

dusse,a passo i ncerto

,fino alla porta

,e l ì l ' af

fare s i fece serio : doveva passar pr ima lui ?prima le i ? tutt' e due ins ieme ? a braccetto od iv is i ? Ir ide

,r idendo

,passò la prima . Ah !

questo esclamò po i , r iprendendoil bracc io del poveretto tutto vergognoso ;andiamo, v ia .

F ur io, che non aveva pi u quegl i o cch i d inanz i

,r i tornava a poco a poco padrone di sè e

i ncominciava ad afferrare colla mente la su a

fel i c ità ; ma, oh Dio ! fatt i d iec i passi , cracche,

le ha messo i l p iede su l vest ito ; Iride guarda,‘e

stracc iato .

Ma guarda come cammin i ! esclamòconvoce st izzosa, arrossendo . Non vengopiù , ecco ! E si sc iolse bruscamente dal

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bracc io del suo caval i ere ; ma subi to r itornòverso di lui sorridendo

,e gl i d isse : Povero

Furio , come sei r imasto male ! Po i,por

gendogli la mano , soggiunse Qua,facciamo

.

l a pace .

Furio pose la sua destra tremante nella pi ccola mano d ' Ir ide , e cont inuò a camminarepi ù impacc iato che mai . Andavano per un v iot

tolo fiancheggiato da due alte S iep i Ir ide fecequalche domanda a l piccolo cognato intorno allasua scuola , alle sue occupaz ion i , alla campagna ,d i quelle sol i te domande che s i fanno ai ragazz isenza badare alla r isposta , e poi , r idendo , Io i nt errogò della z ia : Un po

'

d urot ta,eh ? e

l'

interruppe per accennari un fiore , che gl ielopigl iasse . Furio lo prese e lo teneva in manoper non saper come porgerlo.

An imo , s i i gent ile , e mett ilo qu i , perbene .

E s i voltò d i fianco e ch inò con molta graz i a la testa

, perch è gl ielo mettesse ne i capell iFurio gl ielo mise .

Dio mio ! gridò Ir ide , Spaventata,

dopo poch i pass i ; che strada'

èe q uesta?

Aveva messo un p iede sull ' 0110 d un fossetto pieno d ' acqua e c ' era sc ivolata dentro un

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FUR IO 319

buon palmo . Con un leggero sforzo t irò fuor i i lp iede tutto sti llante . A l lora Furio si buttò i n g inocch io

,e pr ima col fazzoletto e po i coll' erba

del sent iero strappata i n fretta e furia,cominc iò

a fregare lo st ivaletto con una foga d isperata .

No,no

,basta , — A andava d icendo Ir ide :

basta,Furio

,grazi e, non t i affat i care , t anto

son tutta bagnata , b isogna ch' io m i vada a cam

b iare,basta

,lasc i a pure .

E andava r it irando i l pi ede,stretto i ntorno

alla noce dalla mano del ragazzo,come da' un

"cerch io d i ferro .

Ma basta ! proruppe Ir ide con unoscoppio d i r isa .

Furio si alzò tutto rosso , sudante e glor ioso ,e quando Iride s i fu allontanata , diede in unr iso represso

,si str in se un d ito fra i denti, s i

'

str0picc iò forte le man i , batté i p i edi , r ise d inuovo , e alzando gl i occh i al cielo esclamò cont ra5porto d i contentezza

Oh Dio ! Dio ! Come sono fel i ce ! Non‘

c e nessuno pi ù fel ice d i me Sopra la terra !

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FUR IO 22 1

gen i tor i o degl i educa tor i , o d i ch iunque abb iaragione d i tenerl i al buio d i qualche cosa perun certo tempo ; l e cautele vengono quas i sempre tard i ; e fra quando cominciano a capire equando s i comincia a sospett are che capiscano

,

tutt i i fanciull i sono più o meno ipocr it i,e la

loro ipocr isi a è tanto p iù fina e profonda, quantop iù v iva e pi ù spesso delusa l a curios ità .

Lo stesso segue degl i affett i .Un ragazzo d i quattord ic i ann i ! Chi gl iel '

avesse detto,a Ir ide

,ell

'

avrebbe dato in 'unod i quei suo i scoppi d i r isa fresch i e sonori , chefacevano restar a bocca aperta i l suo p i ccolosch iavo .

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2 22 FUR IO

R ic'

onovaldo piu che st izz ito ,offeso d alla

indifferenza crescente d i Cand ida, cont inuava a

rodersi dentro,ad almanaccare la man iera '

d i

vincerla,a tentar anche d '

irritarla,se non al

tro e d i fars i detestare a v iso aperto ; purch ' ella smettesse d i portars i cosi

,come se non

s'

accorgesse d i lu i . Poichè d ice bene i l Leopard i

,che gl i uomin i tollerano l ' odio

,e talvolt a

pure se ne gloriano ; ma ad un segno 0 ad un

sospetto che abb iano d i noncuranza,poch i sono

così fort i che rest ino immob il i , e non s i d ianocon ogn i mezzo a cercare d i l iberarsene

,d iscen

dendo anco , se occorre, ad att i v i l i . E più chei n altr i doveva questo esser vero in lui

,che

,

oltre al naturale sospetto d ' esser preso per unatesta p icc ina un ' an ima vuota

,aveva la co

sc ienza altera d ella sua bellezza,e nons i vedeva

nemmeno guardato.

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FUR I O 223

V i sto che anche i l suo tentat ivo Oratorio eraandato fall i to , si persuase d i quello che Iridegli aveva detto d i Candida ; ch

' essa,c ioè

,sotto

quell'

apparenz a modesta e d imessa, covasse del !l ' orgogl io e della pretens ione ; i l che avv ienepi ù d i sovente i n ch i meno ' v i ha diritto e lodà meno a vedere . Per questo pensò d i scegl iere altra strada , e cominciò a fare i l moncurante anche lu i ; ma Candida era sempre piùfredda ; e gl i fu forza d i smettere . Allora inveleni davvero , e andò più i n là ; com inciò a

pungerla, parlando a sua sorella, con ogn i sortad i allus ion i fanc iu llescamente mal igne . Un giornosi lasc iò andare a questa : Candida era presente

,e sua sorella gl i domandò d ' una

,

cert a signora vedova d i sua conoscenza, perchè non s ir imar i tasse .

Che vuo i che si r imari t i quella creatura d icarta pesta ? r ispose R iconovaldoco i dent istrett i . Non se n'

accorge mica le i d i non avermar ito è una d i quelle donne che v ivono fuordelle leggi del la natura ; anz i , a voler parlar giustò , non è neanco una donna . Per meritare il no

'me di d onna, non basta mica averne le forme ; bisogna averne l

' an ima,gl i affett i

,l e tendenze

,e

'

una‘ donna c he non ha tutto questo , non è . una

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FURIO 2 2

fatta a una vecch ia d i settant' ann i per d ivert ire

una brigata d i amic i ; con cert i i nchin i , cert iaccent i , cert i mod i sdolc inat i e grotteschi , chegl i sarebbero stat i bene colle sr: r*

e a fibb ia ela parrucca inc ipr iata . E nello St es so tempo s i

buttò d ietro le spalle tutt i i precett i educat ivid el Tommaseo , che in presenza delle ragazzenon b isogna prendere atteggiament i sbadat i

,nè

sdra iars i con cascaggine patriz ia , nè avv ic inars itanto che sentano gl i al it i e cose s imil i . MaCandida sempre si t irava ind ietro

,o torceva

la testa e voltava le Spalle, o s'

alz ava e se n ' andava via .

Un giorno le presentò un mazzol ino fior i d i avv iz z iti senza e odore ; quella volta essa corrugolec igl ia e arross i ; ma sub ito si r i compose

,e senza

far atto d i Sprezzo o d i d ispetto , buttò i l mazz olino i n un canto .

E i giorn i passavano cos ì e R iconovaldo sempre più si accan iva , non però senza comprendere

,di tratto in tratto

,quando la passione ta

c eva,ch ' egl i aveva torto

,e che la sua condotta

e ra puer i le e v i llana . In quei moment i egl i provava per quella povera ragazza un tale sent im eri to d i p ietà , che quas i era per correre a dom andarle perdono ; ma al pr imo r ivederla , così

DEAMICIS. Novella.

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226 FUR IO

r igida e cocciu ta , addio pent imento la b i le si

r isollevava pi ù che mai .Al tro che r icrears i

,un poco a spese d i Can

d ida,riscaldu cciandola con qualche sorr iso e

qualche parol ina , come n'

aveva fatto d isegnonel part ire per la v illa !

Ir ide intanto cont inuava a fare i l ch iasso conFurio

,ogn i giorno

,come quella volta della pas

seggiata . Erano venut i In una certa d imest i

ch ez z a ; Furio s' era fatto un po ' pi ù d isinvolto ;

era beato ; Ir ide gl i comandava come a un paggetto

,gl i faceva fare mille faccenduole d i casa

,

lo teneva tutto i l g iorno i n moto a sua dispos iz ione . Furio ! gridava

,e sub ito s i sent iva

un E ccom i ! all egro e v ibrato,e un passo

precip itoso,e Furio era là

,davant i a le i

,ansante

e infiammato . P i ù stava i ns ieme con lu i,e p i ù

Iride lo trovava curioso,che non sapeva cap ir

cert i suo i mutament i improvvis i d i colore e d iumore e se ne d ivert iva ; e vedeva ch ' erabuono e gent i le

,i n fondo

,e gl i voleva bene .

Ma quello stargl i sempre cos ì v ic ina,CO II q uel

v iso,con quegl i o cch i

,con quel benedetto vee

t i to,con quella sbadata l ibertà d i man iere

,e

i n campagna,era un guaio .

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FUR IO 227

Sulla facc iata della v illa , al pr imo piano ,

r icorreva un terrazz ino lungo' e cont inuo, sul

quale davano le finestre della camera d i Furio ;a s in istra

,quelle della camera d '

Iride ; a destra ,nel mezzo

,quelle del padre . Dinanz i all ' ult ima

finestra d '

Iride,nell ' angolo

,c ' erano quattro o

cinque grand i vas i d i fiori,e un buon tratto

della r ingh iera era coperto dagl i ult im i pampin i d ' una v ite piantata nel giardino . Era u ncantucc io tutto coperto d i fogl i e

,nel quale non

penetrava ma i raggio d i luce ; una persona v i s isarebbe potuta r impiattare senza essere v ista nèdal giardino nè dalle finestre .

Furio,una sera ch ' era andato a dormire

,

mentre tutt i gl i altr i stavano ancora sotto a d iscorrere

,S i svegl io , oppresso dal caldo , dopo

due ore d i sonno,e si fece alla finestra mezzo

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F UR IO 229

andat i a dormire,andavano allora

,s i d avano

la buona notte ; che fare ? tornare a let to ? fars iscorgere ? No

,imposs ib ile ; fermo lì , e z i tto. I l

cuore gl i batteva forte . Dopo un minuto,sente

un passo leggiero venir su per le scale,due

o tre porte si aprono e si ch iudono l' unadopo l ' altra

,man mano più v i cine ; ecco i l

lume ; l' ult ima porta s

'

apre, Iride è nella suacamera

,mette i l candelli ere sul tavol ino

, s'

af

facc ia alla finestra . Furio tratt iene i l resp iro , s ipreme una mano su l cuore dalla paura ch' essalo senta battere ; Ir ide e li, Sopra d i lu i , s

' egl istende un braccio la tocca ,

nè sente i l profumo , vede In confuso i l b ianco del suo vest ito .

Oh per carità,va via ! dice i l povero ra

gazzo tra sè . Iride si leva dalla finestra,cante

rella,tace

,ri cominci a

,va e v i ene per la camera,

s i r i avv ic ina al parapetto,r i torna dentro

,mor

mora qualche parola ind ist inta .

Intanto s ' è levato un po ' d i vento che spandeintorno un del iz ioso odor d i giardino . Le fogl iedella v ite e d ei fiori stormiscono rendendo i lsuono d ' un b isb igl io conci tato

,tenero , suppl i

ch evole ,che par che d ica : Iride

,Ir ide

,

Ir ide . E tut ta la campagna tace e la lunasplende.

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FUR IO

Furio restò un po ' d i tempo immobi le co i gomit i appoggiat i sulle ginocchia e l a testa fral e man i . Po i a poco a poco l e sue gambe s i r ilassarono, l a testa gl i r i cadde da un lato , si d istese i n terra supino e s' addormentò .

Ma ved i che testa ! Anche stassera mison d iment i cata d i ch iudere ! d isse Ir ide

,e

s cese dal letto e s ' avv ic inò alla finestra . Chebuon odore d i fiori esclamò respirando l ' ar i a v iva

,e s

' appoggio sul parapetto . A untratto balza i ndietro, gettando un leggero grido .

Cielo ! che sarà ma i ? Si r i accosta allafinestra

,tende l ' orecch io : un respiro ! I l corag

gio della paura la prende,s ' affacc ia r isoluta

,

guarda Ch i vedo! Furio ! Che s ia sve

nuto ! Si veste i n fretta,esce d i corsa

,ar

r iva i n punta d i pied i al l ' angolo del terrazz i no

,e s i ch ina a guardare i l ragazzo . Dalla

c i ntura i n su era tutto i lluminato dalla luna ;aveva i capell i i n d isord ine ,

l a bocca semiaperta e le guanc ie ancora umide d i lacr ime .

Dorme,

d isse Ir ide dopo averlo guard ato attentamente pare che abb iaOra gl i asc iugo le lacrime e s i svegl ia . Adag io adagio al lungò i l bracc io per pigliari i lfazzoletto ch ' eg l i s i teneva fermo sul. petto con

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F UR IO 231

una mano aperta , nell' atto d i ch i preme qual

cosa su l cuore . Ir ide gl ielo prese,lo guardò .

Come !'

i l suo fazzoletto ! i l fazzoletto ch ' essacredeva d ' aver perduto Stette un po sopra pens iero

,e po i esclamò : Ma è poss ib i le Re

s tò qualche minuto immob i le a guardar Furioc h e segui tava a dormire,poi

'

tornò lentamentea lla sua camera

,si riaffacc iò alla finestra

,la

sc iò r i cadere i l suo fazzoletto , e ch iuse .

Fur io si destò , si guardò intorno , e d i nuovogl i parve che le fogl ie della v i te e dei fiori

,ag i

tate dal vento , gl i d i cessero all' orecch io :

Ir ide,Ir ide, Iride .

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FUR IO 333

splendere ; aver lì un ragazzo da poternefare quel che voleva con un ' occh iata, era unacosa amena . Po i per qu ietare la propria cosci enza aveva mille scuse : non era giusto d ivolere un po

' d i b ene, e d imostrarglielo, a quelpovero ragazzo trascurato e aspreggiato

,e pure

cos ì buono,dolce e av ido d' affetto ? Non sa

rebb e mica stata benevola e carezzevole conlu i a fin d i m ale ; non sarebbe neanco statai n dovere

,per cos ì dire, d i dub itare che del

male gl iene potesse fare ; davant i alla sua cosc ienza non faceva che eserci tare un sent imentod i pi età consolatr i ce, un sent imento materno,i rreprensib i le ; essa non doveva saperne nullad i c iò che potesse sent ir per lei quel poverino ; che c

' era dunque da r idire ? Ora s i

rendeva ragione d i quella strana t imidezza,d i

quei turbament i , d i' quei tremit i

,d i quei ros

sor i . Questa è nuova davvero ! r ipetevatra sè la matt ina , scendendo le scale, un

bamb ino di quattordic i m io cognato !e r ideva .

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234 FUR IO

XVII .

Quella matt i na , Cand ida , appena levata , cercòpremurosamente d i Fur io

,lo condusse i n un an

golo della sala da pranzo e gl i d isse nell'orecch io

Cosa facev i i er i sera sul terrazz ino,nel

l ' angolo dei fior i ?Furio s i scosse e arross i .

Furio ! esclamò Cand ida con voceaffettuosa , non c i andar più .

Furio l a guardò fingendo una grande merav igl ia .

Non c i andar pi u ,Furio

,ripetè

Cand ida, abbassando la voce : da' retta ame

,da' retta a tua sorella che t i vuol bene .

promett imi che non c i andra iMa dove ? domandò Furio abbas«

sando i l capo .

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FUR IO 235

Oh ! tu mi capisci,tu sai quello che vo

g l io d ire , non guardarmi così , fa quel che t id ico io

,Furio ; non mi posso sp iegare d i p iù ;

ma tu m '

intend i, tu mi vuo i ben e ; non star

tanto ins ieme con Ir ide,non andar p iù apas

s eggiare con lei , sta qu i con me,

Tac1 ! esclamò v ivamente i l ragazzo .

Ir ide entrava in quel momento guardandoFurio con occh io i ntento e scrutatore ; e ques t i, ancora tutto sconvolto dalle parole d i suasorella

,guardò le i nella stessa man iera

,per

s copri re se la notte non si fosse accorta d i nulla .

S tettero così un po' d i tempo'

guardandosi tutt' e

d ue, tanto che Candida , perduta la paz ienza aveder così poco giudiz io in sua cognata

,esclamò

con accento d i leggero r improveroMa Iride !

Ma sub itole mancò i l coraggio d i proseguiree scomparve .

Ir ide,senza neanco badarle

, s'

avvic inò lentam ente al ragazzo , gl i posò le man i sulle spalle ,r i t irò un po ' i nd ietro la testa e lo fissò negl i occhi .Fur io

,senza staccar gl i occh i da lei , chè

pareva affasc inato , si levò dalla spalla adagioadagio q uelle due man i che lo bru cciavano, es i coperse i l v iso col braccio .

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FUR IO 237

XV I I I

A mezzogiorno, F urio se ne stava nel giar

d i no seduto all ' ombra d ' un albero ; ancora tuttocommosso dalla scena della matt ina . Splendevaun sole ardent iss imo e tutto era qu ieto . Nons tr idore d i c icala , non canto d

' uccel lo,non volo

d i farfalla,non voce , non moto nè v i c ino nè lon

tano : pareva che la natura dormisse . A llorala campagna si an ima d ' una v i ta fantast ica

,co

me d i notte . Si sentono suon i i ndefin it i come d ilunghe gr ida lontane ; soffi , frusc i i , b isb igl i , oraa molta d istanza, ora nell

' orecch io,qu i

,là

,non

si sa dove, da ogn i parte . Par che nell' ari a

c i sia qualcuno o qualcosa che fluttua e ches'

agita, che s i avvi c ina, che si scosta , che r itorna

,che c i rasenta

,che s' allontana . A un tratto

si sente accanto un ronz io d '

insetto ; passa, etutto tace . S' ha una scossa

,c i s i volta : è ca

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238 FUR IO

duta una fogl ia . Sbuca una lucertola,si ferma ,

che par che st i a a sent ire,e come impaurit a

da quel s ilenz io,s i

' r imbuca . La campagna hanon SO ' che d i solenne e d i tri ste come unmare sol i tar io ; e la testa s i abbassa come perforza

,mentre l ' occhio socch iuso vaga per le

vall i o scure e pei cup i recess i che la fantasialanguida gl i rappresenta tra i fil i del l ' erba e igranell i d ella terra . Furio solo vegl iava a quell ' ora . I l vecch io impiegato dormiva i n camerasua

,supinosul letto

,colla fron t e tutta in S I I

dore e un andir iv ien i d i mosche sul naso ; ela z ia

,smessa la calz a

,s ' era anch ' essa addor

m entata sulla seggiola,r itta interita su l busto

,

colle bracc ia incrociate come un idolo e le labbra sporgent i i n atto d ispettoso .

Furio non aveva v isto Iride da pi u d i d ueore

,e non sapeva dove fosse . S' alzò da sedere

e cominc iò a girar pel giard ino . Il giard ino eravasto e tutto piantato d ' alber i fi t t issim i come11 boschetto . Egl i guardava lontano fra troncoe tronco se b iancheggiasse da nessuna parteun vest i to d i donna , quando l

' occh io gl i caddesu poche fogl ie di rosa sparse sull ' erba . Dopoquelle , poco lontano . c e n

' era dell' altre , e v i av ia a perd ita d '

occh i era una lunga strisc ia co

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FUR IO 239

lor d i rosa . Furio segu i toquella tracc ia, andòun po Innanz i d ir i tto

,poi svoltoa destra

,svolto

a sin istra,girò

,rigirò , arrivò

'

q uas1 in fondo algiard ino ; all

' improv vi so non v ide p iù fogl ie,r ivolse gl i occh i intorno e diede una voce d isorpresa . Iride, stesa su l l

' erba a i p ied i d ' un al

bero,dormiva .

Non dormiva ; fingeva .

Furio r imase là a guardarla a bocca aperta,

lontano sette o otto pass i . Era vest i ta d i b ianco,

e intorno a le i tutto verde cupo ; spi ccava comeun cigno sulla sponda erbosa d ' un lago . Stavadistesa come sur un letto

,con un braccio nudo

piegato sotto la testa,l ' altro steso lungo i l fianco

,

e tu tt ' unpiede scoperto . Teneva i l v iso r ivoltodalla parte d i Furio , e i l suo labbro infer ioreabbassato scopriva i dent in i un it i e b i anch i . I lvolume delle trecc ie allentat e pareva che fossesu l punto d i sciogl iers i e d i spanders i i ntornoa ondate d ' oro . Resp irava frequente ; aveval ' occhio semiapert0 e fisso , come lo tengonmolt i dormendo

,e le gote color d i rosa v ivo .

Furio stava guardandola cogl i occh i spalancat i e le man i per ar ia in atto d i merav igl ia .

Egl i non aveva mai v isto dormire una belladonna

,e notava per la pr ima volta quella graz ia

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FUR IO 241

- S'

inginocch10 a i suo i p iedi e le bac10 d ue otre volt e i l Vest ito , cont i nuando a dire tra sè :Cara Ir ide ! mia bella, mia buona Ir ide !Ir ide si mosse : Furio balzò i n p ied i e si

fece tutto . di fuoco . Essa fingeva sempre d idormire ; ma nel muovers i s

' era sc iolta da unaspeci e d i mantiglia che parte le era stesa sottoe parte le avvolgeva i l seno . Furio ind ietreggiò a quella v ista, con gli o cch i fiss i su d i lei ;s i passò una mano sulla fronte, si cacciò i nd ietro i capelli con una scrollata d i capo

,. e

po i si slanc io a traverso… i campi d i corsa . An

dava come se fosse inseguito , pareva che ilterreno si facesse elast i co per dargl i l ' impulso

,

d ivorava la strada ; arr ivò a un fosso , cadde,s i bagnò, si r ialzò

,e via, v ia , come portato

d al vento ; sale i l colle, sc ivola, s i r i alza, si

aggrappa agl i sterp i , arr iva sul la c ima, e giùd all ' altra parte a lunghiss im i sal t i , seguitatodalle pietre urtate Che franano

,pestando piante

e solch i , empiendo la valle s i lenz iosa d i grida :An imo ! Là ! Cosi ! Coraggio !Ed eccolo in fondo , steso sul l

' erbe,supino

,

spossato , cogl i occhi al c ielo e la mente smarr i ta i n una certa ebbrezza fantast i ca

,come se

fosse precip itato i n fondo all'

abisso.

DEAMICI S . Novelle.

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242 FUR IO

Da quel giorno Furio cominc io a v ivere i nuno stato d i esaltaz ione cont i nua . I l nuovo contegno d i Ir ide, ' un po

'

m eno allegra di pr ima,

ma più affettuosa , e come sempre occupatada un pens iero, non potendolo attr ibuire a unsempl ice sent imento d i sollec itud ine e d i pietà

,

perchè non credeva d '

essersi lasc iato scopr ire,

lo prendeva come segno d ' un princ ip io d '

af

fetto uguale al suo , e questa idea lo mettevatutto sossopra . Sino allora i l non avere alcu nasperanza

,neanco lon tana

,d ' una corri spondenza

,

l a certezza d ' esser tenuto nulla p i ù che un ra

gazzo,e cercato cos ì per d istraz ione, come un

giocattolo ; quello stesso fare leggiero , a scatt ie a frull i

,che Ir ide avev'a usato con lu i , era

bastato a frenarlo , a mantenerlo un po' i n qu iete,

a fargl i fare almeno uno sforzo per d issimu

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FUR IO 243

lare quello che sent iva . Ma ora quella spe«

ranza,che i l suo ardent iss imo desider io m u

tava faci lmente i n certezza , lo faceva usc ired i sè ; egl i si sent iva come lanciato tutt ' a untratto dall ' i nfanz i a nella giov inezza ; si sent ivauomo

,caldo

,fiero

,tempestoso ; s

'

agitava, andava

,ven iva

,Correva ; cercava Ir ide, l a fug

giva,r i tornava sub ito a cercarla , le si stri sc iava

i ntorno tremante,sussultava sotto i l suo sguar

do,l a divorava cogl i occh i senza proferir pa

rola,non trovava riposo la notte

,usciva ‘i n

esclamaz ion i solo,soffr iva

,piangeva .

I n r iva al lago i n mezzo a un gruppod ' alber i

,v ' era una statua d i pietra annerita e

muscosa , che rappresentava una donna dormente in una pos itura simile a quella d '

lride

quand era stesa a i p ied i dell ' albero quel giorno .

Posava sopra un p iedestallo ; ma essendos i dovuto r ialzare i l terreno intorno all ' acqua

,i l

p iedestallo era scomparso sotto la terra nuova .

Due o tre volte,su ll

'

imbrunire , quand' erapi ù

agitato ,Furio si andò a stendere sull ' erba

accanto a quella statua,v iso a v iso

,e r imase

lungamente a guardarla, fingendosi coll'

imma

g inaz ione che fosse v iva e sua, e portasse quelcaro nome : bizzarr ie che si fanno anche dagrand i .

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FUR IO 245

La sera dopo , ch' era quas i g ia buio , dopo

aver aspettato inut ilmente che Ir ide scendessedalla sua camera , Furio u sc ì d i casa e andòa sedersi davant i alla statua . Due ore pr ima

,

incontrandolo per la scala, Ir ide gl i aveva presoi l mento fra i l poll ice e l ' i ndice

,e gl i aveva

detto : Come “a , p icc ino ? E lu i,sceso

giù,s ' era scarm igl iato i capell i con tutt' e due

le man i,i n fur ia , così , non ne sapeva i l per

ch è nemmeno per sfogo .

Iride ! d iceva egl i alla statua convo'ce stanca

,come sognando

,ed era già bu io

fitto ; i o non posso t i vogl io troppobene ; se sapess i quel che provo qui ! Io t i fare ii l serv itore

,guarda ; andre i a mettermi sotto

i‘

tuoi p iedi,quando mont i incarrozza . Se m i

d icessero Fatt i tagl iare un ’ dito e Ir ide t ivuol bene , io m i farei tagl iare i l d ito

,e

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246 FUR IO

stare i sempre accan to a te . Cara ! CO II que i begl i o cch i grand i , e i capell i b iond i , e buona .

E po i dopo aver pensato un po '

: Che .bella s ignora ! T i potess i sempre vedere

,starei

anche chiuso i n prigione . Ma tu andra i v i a,e

q u i non c i sarà p i ù Ir ide . Oh Dio,e cosa farò

io,quando non c i sarà p iù Ir ide ! Resterò solo !

Ma io non posso p i ù adesso restar solo ! Io nonIo muoio d i mal i ncon ia

,solo . Oh no !

non te ne andare,Iride ! non mi lasc iar solo !

E quas i p iangendo c ingeva con tutt ' e d ue l ebracc i a i l collo della statua e le abbandonava i lcapo sulle spalle . A l l ' improvv iso si sent ì entrardue man i ne i capell i e scorse qualcosa d i b ianco .

Balz ò i n p ied i,i ndietreggio

,v ide Ir ide seduta

mandò un gridò,cadde i n ginocch io

,s i sent i

stretto ' i ntorno al collo . … Ir ide ! Ir ide !esclamò a voce bassa e conc itata ; no

,sent i

,

per cari tà,non lo far per burla , io sono un

povero ragazzo,io non ho al tr i che te

,i o t ' a

mo,tu non lo sai

,davvero , angelo , no , t

' amo,

per car i tà,

Si sent i t i rar giù i l caposulle g inocch i a d i le i

,l a v ide ch inare i l v iso

,

sent i un profumo , un al ito caldo , le labbra .

Dio ! mormorò con voce Spenta ; e Ir ide, i lc ielo

,i l lago

,gl i alber i ondeggiarono , s i confu

sero e sparvero ; ed egl i restò senza v i ta .

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FUR IO 247

La matt ina dopo , Candida, che da due giorn is i doleva d i un forte mal d i dent i e avevar isoluto d i l iberarsene a ogn i costo

,doveva par

t i re con suo padre per la c i ttà .

R iconovaldo la i ncontrò per la scala, mentres cendeva per andarsene , e la prese per unamano .

Lasc iatem i stare,

d isse Candida,cer

c ando d i sv i ncolars i .R iconovaldo le prese per forza anche l ' altr a

mano .

Lasc iatemi stare,

r ipetè la ragazzapi us everamente .

I l giovane cercò d Incrociarle le' bracc i a .

Lasc iatemi,R iconovaldo ! gr idò la

t erza volta facendos i pall ida, e alzando fieramente la testa .

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FUR IO 249

XXII .

Verso l e otto della sera dovevano arr ivareins ieme dalla c i ttà Candida

, suo padre e i l fratello Carlo . A Ir ide , per procurarle i l p iaceredella sorpresa

,non era stato detto nulla del

l ' arr ivo del mari to . Furio non sapeva nullanemmeno lui ; alle sei era stato mandato dallaz i a a portare una lettera a una vi lla v ic ina

,

e r itornando doveva trovare a casa,a sua i n

saputa,i l fratello .

R iconovaldo, l a sera , passeggiava pel g iard ino sconfortato e triste . I n v ita su a non gl iera mai toccata un ' umil iaz ione par i a quella cheCandida gl i aveva infl i tto poco prima

, su perla scala

,e . nei giorn i addietro

,ad ogn i Ora,

adogn i m i nuto

,senza remiss ione , duramente e

spietatamente . Non c ' era pi ù dubbio per lu ig li era parso uno stupido , un tr isto , un ragaz

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250 FUR IO

z accio presuntuoso e msolente,quello che era

,

in una parola . Già egl i se l ' era sempre sent i to ;era nato coll

'

anima per i sbagl io,quella ragazza

aveva detto giusto ; gl i amic i , r idendo , gl i facevano i n tendere l a ver i tà ; egl i era l

' ult imodegl i uomin i ; un bello schizzo d

' uomo ; un fantocc io. La vergogna , l a st izza , i l rod imento gl ie rano cresc iut i a segno da mu targli i l v iso chepareva quello d ' un altro

,pareva brutto ; s i

s ent iva brutto ; s i s ent iva d i fuori com' era den

t ro ; era ann ientato . E tut to questo per Cand ida , per qu el bel cesto d i ragazza senz

' an imae senza forma d i donna , i ns ip ida , sgarbata e

Egl i l 'od iava .

Mentre era su quest i pensi er i s i sent ì ch iamare improvv isamente per nome , e voltandos i ,v ide la donna d i serv iz io ; una buona vecch iac he serv iva i n quella casa da vent ' ann i .

SOII O d ue ore che la cerco , disse lad onna e son parecch i giorn i che ho da dom andarle una cosa : mi permette ?I l giov ine accennò d i s i .

Una cosa che p i ù c i penso e meno la cap isco

,e c ' è solamente le i che me la possa spie

gare . Ma b isogna che venga con me subito,

perchè non c ' è tempo da perdere .

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FUR IO 251

R iconovaldo S' alzò ; l a vecch ia, precedend olo , lo condusse all a v il la ,

gl i fece sal ir las cala , apr i la porta della camera di Candida e

g li d isse : Entr i .I l giovane la guardò meravigl i ato .

Entr i,entr i ; se non entr i amo qui , non

m i posso far capire .

I l giovane entrò e guardò intorno ; era unac amera sempl ic i ss ima ; le paret i nude, un lett i no b ian co , poche seggiole , e un tavol ino accanto alla finestra con su qualche l ibro .

La vecch ia ch iuse la porta , s i venne a p iant are i n mezzo alla camera , i n facc ia a R i conovaldo, e cominciò con aria d i mistero :

La s ignora Candida è una ragazza tranq u illa, non è vero ?

Così m' è sempre parsa,

r ispose i l giov ane, senza cap ire a che potesse condurre quellad omanda .

Non ha mica nessun d ispiacere nella fam igl ia ?

No , ch' io sappia .

E anche una giovane giudiz io,ser i a ;

vogl io d ire Ch e non ha uno d i qu ei , naturali,

c h e hanno tan te, a capr i cci ; è sempre ad unmodo le i colla gente

,non è vero ?

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FUR IO 253

Al lora guard i ; c i devono essere de i segn i ; legga qu i . E le i ndi cò una pagina Piegata

,dove Cl eran tre r ighe segnate coll unghi e ,

R iconovaldo lesse da se : Miss O '

Neil

era una ragazza grande, magra, angolosa ,che camminava con una regolari tà e una r igidez z a d

' automa …

E ora qu i .Brutta fino quas i al r id icolo

,la

gente si cap isce, non l' aveva - punto assue

fatta male . Circondata Sempre d ' un ' atmosfera glac iale, sempre imbarazzata e nervosacome persona ch e cammin i sotto sguardi malevoli ed

E qui .Vo i non lo potete mica sapere

tutto quello che io soffro,povera bambina

,

vo i non lo è impossib i le ! Immaginat evi ch

' io sono sola al mondo , p iù solad' un' altra

,perchè sono brutta e sp iacevole

,

e questo m i condanna a esser sempre sola,

senza affetto,senza mari to

,senza figl iuol i !

E io sare i stata una cos ì buona madre, sapete

,Sibilla

,una cos ì tenera madre !

R iconocaldo,leggendo

,s' era turbato ; quan

d ' ebbe fin ito,chiuse i l l ibro e r imase pensieroso .

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FUR IO

Ma che diavolo d i ce quel l ibro ? domandò la donna .

I l giovane non r isposeIo era qu i quando la s ignorina leggeva

,

e leggendo quella pagina l ì , piangeva , e facev ai segn i col l ' ungh ia , e po i , quando anda i fuori,d iede i n un pianto dirotto

,e segu ito a p ian

gere per tutta la sera .

R iconovaldo cont inuava a tacere,cogl i o c

c h i immob i l i a terra , come trasognato .

E po i tante al tre cose,

r iprese ladonna . Una sera venne su i n fretta

,che

pareva pi u allegra del sol i to , e cominc iò a scr iv ere

,a scarabocch iare , a stracc iar fogl i e c i

stette fino a notte avanzata,che non pareva

mai contenta del suo lavoro ; e po i per ch e

cosa ? Avesse almeno scri tto una lettera ! D itanto scr ivere, la matt ina non c

' era altro c he

un fogl iol ino d i carta p ieno d i sgorb i e d i cancellature , nascosto i n fondo alCos ì d icendo la vecch ia aperse i l cassetto

,

prese i l fogl io e lo porse ; R iconovaldo l esse astento t ra frego e frego : B i sogna capirl i

,b isogna stud iarl i , ma per studiarl i b i

sogna I Quando il cuores i la compagn ia delle bambine della

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FUR IO 25

sua Cos e questo ? gridò i l giovane colla voce tremant e

,passandos i una mano

sulla fronte ; scorse i l fogl io da capo a fondo ,c ' era tutto i l suo discorso di quella sera intorno all ' educaz ione dei ragazz i .

Ma questo e n i ente ! disse ancora lavecch ia ; o mi di ca un po ' le i

,come può

ven ire i n mente ad una ragazza d i fabbricarsiun maz zetto “ d i questa fatta e d i custod irlo

com e un gio iello ?E c iò d icendo levò dalla cassetta e mostrò

a R iconovaldo un mazzetto d i fior i secch i colgambo lungo un palmo

,legat i malamente co

me un mazzo d '

insalata . R iconovaldo r iconobbei l mazzetto che aveva regalato per isch erno aCandida

,e ch ' essa aveva buttato i n un canto .

Che gl iene pare ? soggiunse la vecch ia scotendoloper un braccio , che pareva estat i co .

— E d ire che bac iava quest i fior i comese gl iel i avesse regalat i l

'

innamorato ! Mi spiegh i dunque tutto questo .

Un momento,

r ispose i l giovan e,cor

rendo nel canto della finestra per esser l iberoco i suo i pensier i . Egl i era giusto e buono ; lascoperta d i quel segreto gli scosse tutto quelloche aveva d i p iù gent i l e e di p i ù generoso nel

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FUR IO 257

L'

a5pet to.

Ah ! no,s ignore , per D io ! Ec

cola qu i !Oh Cand ida ! Cand ida ! proruppe R i

condvaldo con un accento profondamente dolot oso e suppl ichevole , Correndole i ncontro collem an i giunte ; perdono , mia povera Cand ida , perdono !Candida capì a volo

,e i nd ietreggio gettando

un grido .

No , Cand ida ! cont inuò affettuosamente i l giov in e pigliandola per mano , e cond u cendola i n fretta v ic ino alla finestra , nonm i sfuggire ; perdonami ; tu se i buona , tu sei

un angelo ; ho v isto un l ibro , i fiori , quel fogl iod i carta ; io non sapevo nulla , io non potevoimmaginare ;… io sono stato un indegno ; tus ei buona , Candida , perdonami ; io non possov ivere con questo r imorso nell ' an ima ; sarebbeuna disperaz ione ; non sono catt ivo , Cand ida ;t e lo sarò parso , ma non lo sono , te lo giuro ;parlavo per dispetto , credevo che tu m i d isprezzass i e mi sent ivo offeso ; perdonami , d immic h e t i scorderai tutte le m ie parole ; io t

' hofatto del male , lo so

,si ; tu negh i , perchè sei

buona,ma t ' ho fatto del male ; se tu non mi

D F. AMICIS . Novelle.

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258 FUR IO

perdon i , v ivrò sempre col crepacuore e collavergogna ; i o t ' ho insultata

,Cand ida ; per

donam i .

R iconovaldo ! esclamò Candida con

voce manchevole,cercando d i sc iogl iers i dalle

sue bracc i a . Non è n iente v i si etelasc iatemi

Tu sei offesa , egl i cont inuò convoce affannosa , baciandole i l vest i to a ogn i parola

,tu non m i vuo i perdonare

,è giusto ;

ma io non vogl io lasc i art i così,è imposs ibi l e

,

non sapre i p i ù che far d i me,non mi potre i

p iù soffri re,sare i troppo spregevole anche a i

m ie i oc ch i ; mi parrebbe sempre d i vedert i p iangere

,mi sarest i un r i cordo doloroso per tutta

l a v i ta,i o non posso andarmene senza il t uo

perdono ; Cand ida , t e ne scongiuro ,cara

,buonaS i

,perdono… . mormorò con voce

semispenta la ragazza, posandogli l a mano sulla

fronte per tenerlo lontano ma andateveneandatevene …

No,perdono non basta

,Cand ida ; d imm i

qualche altra parola ; tu non ha i dettoperdonocol cuore ; d immi che m i perdon i tutto , ched iment ichera i tutto

,che non m i cred i un inde

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FUR IO 259

gno,che le mie parole non t i faranno pian

gere,che l e terra i come parole d ' un insensato

,

dette i n un momento d i pass ione ; i o volevoessere st imato da ' te ; io non posso sopportarel ' idea che tu m i di sprezz i

,tu che se i tanto

buona ; d immi che m i st im i ancor-a, t e n e scongiuro ; ho b isogno del tuo perdono e della tuast ima !…

La mia st ima ! gridò Candida,fre

nando un v ivo slanc io d' affetto .

Sì,sì, Candida , dimmi questa benedetta

parola ; dimmi cos i : R iconovaldo,io t i per

pono e t i st imo .

Ebbene , si ! esclamò essa , fissando isuo i o cch i ardent i e soav i i n quell i gonfi d ilacr ime del giov ine ; io t i perdono

,i o t i

t i st imo,e t i st imo ! — soggiunse a

bassa voce .

Cand ida ! gridò i l giov ine balzando inpied i con rapid ità fulminea , e str ingendole latesta tra l e man i ; tu volev i d ire un ' altra parola ; d illa !E Candida gl i b i sb igl io all' orecchio

T' amo ! e nascosto i l v iso contro la spallad i lui

,d iede i n un pianto d isperato .

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FUR IO 2 6 1

Furio,atterr ito , fremente, col volto sangu i

noso,pall ido come un cadavere, s i prec ip i tò per

l e scale i n cerca d ' un r ifugio . Carlo lo insegu ì ;i l ragazzo s i cacciò nella prima stanza a terreno ,ma non fece a tempo a ch iuder l a porta ; i l fratello entrò minacc iando ; egl i , forsennato per lospavento

,afferrò un fuc il e da cacc i a i n un canto

e si mise i n guardia colle Spalle alla parete ;Candida apparve sulla porta

,Carlo incalz ò pi ù

sdegnato ; Furio , dando ind ietro ancora, urtò i lcalc io del fucile nel muro

,i l co lpo parti, l a

'

ra

gazza scappò gettando un alt iss imo grido,R i

conovaldo le volò d ietro , C arloFur io lasciò cadere i l fucile e restò là solo

,im

mob ile, pietrificato.

Segu i qualche minuto di s i lenz io profondo .

R iconovaldo r icomparve sulla porta e d i ssefreddamente

Candida 'è fer it a nelle d ita .

Feri ta ! gridò disperatamente i l ragazzo cacc iandos i le man i n e i capell i

,e po i slan

c iandosi d i corsa : Oh Dio ! presto ! sub ito !Bisogna fasc iarle l a mano !

No,

soggiunse i l giovane fermandolo b isogna tagl iarle i l bracc io .

Furio svenne.

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262 F UR IO

XXIV

La matt in a appresso Ir ide e suo marito part irono ; i n poche parole era stata ch iar i ta ogn icosa ; l a condotta scons iderata della s ignoraera stata i ndov inata e posta fuor i d i dubb io allapr ima ; nè le i nè Carlo potevano p i ù r imanerealla v i l la .

Furio r i tornò i n sè molto tard i ; r iavutos idallo sven imento

,lo aveva preso una febbre

v io lenta . Quetata la febbre , e con essa il del ir io

,egl i s i trovò nella sua camera solo e c i r

condato da un profondo s i lenz io come se l a v i llafosse stata abbandonata . I l pensiero d i quel cheera accaduto la sera lo assal i al l

' improvv iso,lo

prese un ' angosc ia d isperata , e pianse amaramente per molte ore

,esclamando fra i singh ioz

z i : Cand ida ! mia povera Candida ! Che cosa’ ho mai fatto ! e des iderava d i mor ire .

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FUR IO 2 63

S tette per molte ore solo , senza sent ire i l .cuono nè d

' un passo nè d ' una voce, oppressoda uno sgomento ind i cib i le .

A un tratto si spalanco la porta della sua

c amera . Egl i balzò a sedere su l letto ; ma nonv ide nessuno

,non sent i nessuno ; la porta pa

reva stata aperta da un fantasma .

Passò qualche altro minuto .

Sent i un rumore d i pass i lent i e gravi ; tremò ; qualcuno sal iva su per la scala ; passò suopadre davant i alla porta

,senza guardare ; passo

l a z ia,passò i l medico di casa, passò un s ignore

s conosc iuto , passò R iconovaldo, tutt i s i lenz ios icol capo basso , tr ist i . Egl i tese l

' orecch io,sent i

c h e sal ivano al secondo piano , e restò immob ile col respiro sospeso . A l lora gl i tornaronoinmente quelle parole : B i sogna tagl iarle i lbracc io ; e cominc iò a tremare v iolentementein tutta la persona .

Dopo poch i minut i s '

affacc10 qualcuno allaporta e d isse

E fin ita .

A l lora Furio gettò un grido straz iante e cacC IO l a testa sotto le coperte prorompendo ins inghiozz i d isperat i .

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FUR IO 265

creduto sempre uno scemo,ed è pieno d inge

gno ; perverso , ed è pieno d i cuore ; e r ivendein tutto e per tutto vo i

,suo fratello

,me

,tutta

l a mia st irpe e tutta la vostra . Voi lo avetesempre umi liato ; gl i avete turato la bocca ogn ivolta che V

' ha domandato un po ' d' affetto ;l ' avete tenuto qu i per comodo vostro sei mes idell ' anno , come una fiera i n un parco

,a insel

vat ich irsi nella sol itudine e a i stupid irs i nellano ia ; gl i avete fatto respirare per quattord ic iann i

,non l ' ar ia pura e benefica della famigl ia

,

ma quella fredda e pesante d ' una casa d '

ospiz io

,come se l ' aveste raccolto per la strada

,o

ve l ' avessero dato a conv itto ; non avete avutoun palpi to insomma , non v i s i ete dat i una cura

,

non v i s i ete preso un pensiero , un solo pens iero per lu i . Nessuna merav igli a dunque chequesto ragazzo

,con tanto affetto nell ' an ima

,a

cu i s' imped i sempre l' usc ita

,l ' abb ia po i v er

sato tutto con impeto al la prima occasione ;nessuno stupore che le pr ime parole affettuoseabb iano trovato in lu i un ' eco troppo v iva

,se

non gl ien ' avevate mai fatta sent ire nessuna ;nulla d i piu naturale che i l pr imo v iso d i donnach e gl i s i parò dinanz i , gl i abb ia fatto dar d ivolta al cervello

,s' egl i non n ' aveva mai v ist i ,

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FURIO

s e era stato sempre lontano dalla gente, se erasempre v issuto i n mezzo a i campi come une remita . Sacrificate una volta i vostr i comodi ,se avete cuore e giudiz io , andate a stare i n c i ttà ,conducetelo con vo i nell e case dei vostr i conoscent i

,fatelo stare in mezzo alle bambine

,sfran

ch itelo, incoraggiatelo, amatelo,e fategl i cap ire

c h e lo amate, e penetra te un po' nell' an ima sua

e nel la sua tes ta , chè non tutt i son fatt i a unmodo e non b isogna giud icar tutt i da noi . Efinitela con questa man iera d

'

educaz ione chevuol mantenere l ' autor ità colla freddezza e lad is c ipl ina coll

'

um iliaz ione , e non fa altro chesoffocar l

' amor propr io,i ndurire i l cuore

,al i

mentare l a d iffidenza,seminar l ' avvers ione e

l'

ingrat itud ine . E un ' educaz ione da collegi . Lac asa non è u n collegio . Nella casa non c i devono essere nè freddezze

,nè odi i

,nè ipocri s ie

,

nè Oppress ion i nella casa s i corregge, s i con

s iglia, si prevede , s i da dei buon i esempi , e si

ama,e cos i si compie i l proprio dovere

,si edu

c ano i figl iuol i , s i preparano gl i uomin i e s i

l avora per la soc ietà . Scusate se sono stato un

po'

d uro, e ora andiamo a terminar questa scena .

Tutte queste cose erano state dette con tantoc alore , con tanta forza, con un accento cos i

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FUR IO 2 67

fermo d i persuas ione, e tanto spedito , che i duevecch i

,Sopraffatt i

,non solo non trovarono modo

d'

interrompere, ma nemmeno quand' ebbe fin ito

non r iusci rono II su quel sub ito a infilar due parole . L ' i spettore avrebbe ben voluto d ire

,con

a r i a d i rassegnaz ione, che c' era qualchecosct di

vero ma i l g iovane lo sp inse leggermente fuor id el salotto , senza lasciargl i i l tempo di rifiatare .

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FUR IO 269

v ine lo sorresse e gl i d isse : Coraggio !ed entrarono .

La camera era quas i buia ; Candida era a lettotutta coperta fino al mento ; Furio gettando ungrido disperatosi lanciò verso d i l ei , ma si arrestò ad un tratto e cadde i n ginocch io , sin

gh ioz z andoCandida ! Cand ida ! io t i volevo

tanto perdono !Candida t irò fuor i un bracc io e fece l ' atto d i

c ingergli i l collo ; Furio s' alzò , ch inò i l v iso

sulla Spalla d i lei,esclamando con voce soffoca

ta : Oh Dio ! Dio ! che cosa ho fatto checosa ho fatto ! ed essa gl i posò la mano sul

capo e stettero un po ' d i tempo cos ì .A ll ' improvv iso Furio si sent ì sul capo un' al

tra mano,e balzò i nd ietro atterr ito .

Candida , sorr idendo , gl i tese tutt' e due le

m ani sane e i ntatte come le aveva sempre avute .

Furio guardò,si passò una mano sugl i occh i

,

girò lo sguardo intorno , lo rifissò sulle man i d iCandida

,cominc iò ad ansare, a gemere, a sor

r idere,a mormorare qualche tronca parola

,ad

agi tars i tutto come preso da febbre, e poi , tuttoa un tratto, raccolta con grande sforzo la voce,proruppe in un alt iss imo gr ido di gio i a e si gettòfra le bracc ia d i su a sorel la .

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FUR IO

Povero Fur io ' essa gl i d isse,accarez

z andolo affettuosamente,

perdonami ; ho fattotutto questo per tuo bene ; i l dolore che ha isofferto per cagion mia t ' ha guari to ; ora se icontento e tranqu i llo ma ho sofferto anch

'

i otan to per te ; pensa quel che mi dev

'

esser costato i l fart i penare cos ì ! R iconovaldo m '

aiu tò,

persuase i l babbo e la z ia,eravamo tutt i d ' ac

cordo ; tu m i perdoni , Furio , non è vero ?Fur io senza staccar l a bocca dal v i so d i Can

d ida accennò d i si .Ed ora

,usc ì a d ire R iconovaldo

,io

ne ho già parlato al babbo e alla z i a ; Furio verrà.a fare un piccolo v iaggio con me

,per compensod i quello che gl i abb iamo fatto soffr ire .

Furio s i gettò al collo d i R iconovaldo. Quest is i accostò a Cand ida

,c in se con un bracc io l a

testa d i le i,coll

'

altro l a testa d i Furio , se leserrò tutt

' e due contro i l petto,e dopo aver

guardato un pezzo i due vecch i merav igl iat i d i

quell'

at to,sorr ise e d isse : Non avete an

cora capito che c ' è qualche faccenda da accomodare ?

E allora Cand ida nascose d ietro al capo d iEur io i l suo vi so purpureo e rad iante d i fidanzata.

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UN GRAN GIORNO .

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AMI C IS,

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La famigl ia era In v i lleggiatura,a po

che migl ia da Firenze,quando l ' eserc ito i tal iano

s i preparava ad andare a Roma . L' impresa nonera veduta d i buon occh io . I l padre

,la madre

,

l e due figliùole grandi , cattol i c i ardent i e patr iott i tranquill i , volevano iNo i d iceva la s ignora agl i am ic i d i polit i ca non ce ne intendi amo

,io po i meno d i

tutt i ; e se dovessi d irv i propr io ch iaro e nettoperchè la penso come la penso

,mi trovere i

imbarazzata . Ma,che volete ? IO ho un presen

t imento nel cuore,mi sento dentro una voce

,

un tremito , un qualche cosa che mi d ice : ARoma in codesto modo non c i s '

ha da andare,

non c i s i deve andare , non ci s i può andare .

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UN GRAN GIORNO 277

Non r i cominc iamo ! i nterruppe amorevolmente l a madre . E per quella sera nonc i furono altre parole . Ma il gua io ser io segu ìla sera dopo , poco prima d

' andare a let to,

q uando i l g iovane, con una facci a franca, Senzapreambol i

,come se fosse la cosa p i ù naturale

del mond o,man ifestò l' intenz ione d ' andar a

Roma coll' eserc ito .

Fu un gr ido generale d i sorpresa e d i ndignaz ione . Epo i una tempesta d i r improveri ed i m inacc ie : Che non eran cose da poteronestamente d esiderar d i vedere ; che pur troppogià ne toccava a c iascuno , come i tal iano , unaparte d i colpa , senza b isogno d

' aggiungerv i l are5ponsabilità d i test imon io oculare, e che qu ie che là

,e che i nfine tutto s i poteva concedere

e perdonare ad un giovane bennato,fuorchè la

sman ia (furon parole della madre) d i andar avedere . bombardare unpovero vecchio. Bellaguerra ! belle glor i a davvero !Q uand' ebbero fin ito i l giovane str inse i

d ent i , fece in pezz i un giornale, s'

alz ò con impeto

,accese un lume

,e andò a chiuders i nella

suacam cra, pestando i p ied i c ome un attore

i tal iano quando fa i l re fur ibondo .

Ma dopo una mezz ' ora , cheto cheto , i n punta

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27 8 UN GRAN GIORNO

d i pied i , r i tornò nella stanza da pranzo . Nonc ' era piu che i l padre e l a madre, s ilenz ios i emelancon ic i . Egl i domandò scusa al padre

,che

s i lasc io str ingere la mano brontolando ; e po ir itorno verso la camera . La madre l ' accompaguò .

Dunque mai pi u d i codeste idee , non èvero ? gl i d isse amorevolmente

,ponendogl i

l e man i sulle spalle .

I l figliuolo le r ispose con un bac io .

E il giorno dopo passava il confine degl i Stat iPont ific ii.

In casa , appena se n ' accorsero,furono la

grime,furori

,i nvett ive

,propon iment i d i non

volerlo p i ù Vedere ,d i non alzars i nemmeno

quando r i tornasse,d i lasc iar passare un mese

senza d irigeri una parola,d i dar d i frego al ca

pitolo minu ti piaceri nel b i lanc io domest ico , ecento altre cose . Per parte della madre

,parole ;

ma nel padre proposit i serii. Non era uomo datrans igere ; era buono , ma duro , e qualche volta ,nelle sue collere

,tremendo ; e i l fig liuolo lo sa

peva e lo temeva . Come dunque s i fosse potutor isolvere a fargl iene una cos ì grossa , non s i poteva Spi egare . Le not iz i e d el vent i settembre

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UN GRAN GIORNO 27

nonfecero che i nviperire v i epi u padre e madre .

Ci sent irà,

d icevano a dent i strett i ,ha da ven ire ! Le parole

,i gest i , i l contegno

da tenersi,tutto era pensato e preparato: dovev a

essere una lez ione solenne .

La matt in a del v ent idue,stavano tutt i nella

sala da pranzo, l eggendo, quando sent irono ungran p icch io nel la porta , e sub ito dopo v ideroi l figliuolo,

rosso , ansante, abbronzato dal sole,dri tto e immob ile sulla sogl i a .

Nessuno si mosse .

Come ! esclamò i l giovane incroc iando le bracc ia

,con ar i a d i gran merav igl i a .

Non sapete la nov ità ?Nessuno r ispose .

Non v'

h anno detto nulla ? Non è venutonessuno da Firenze ? Siete ancora al buio ditutto ?Nessuno fiatò .

La presa d i s'

arrisch10

d ire d i l ì a un po'

una delle ragazze,dopo aver

consultato i l babbo con un ' occh iata la

sappiamo .

Come ! Nien t ' altro ?Nien t ' altro .

Ma che presa d i Roma ! proruppe il.

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UN GPAN GIORNO 28 1

il piu gran piacere ch e abb i a provato i n v i tamia . Sono arr ivato staman i a Firenze , si sa

pevatutto , son part i to sub ito ; ch i sa,pensavo

,forse la nuova non sarà ancora

arr ivata a mi manca quasi i l fiato !Di ' dunque tutto

,sub ito esclamarono

l a madre e l e ragazze mettendos i a sedere i ntorno a lui . I l padre era r imasto in d isparte .

Sent ira i,mamma ! cominciò i l gio

vane . Cose da fare impazz ire . Ven ite piùin qua , cosi . Della matt ina del ventuno sapeteogni cosa , non è vero ? Entrarono gl i altr i regg iment i ; folla, grida, musiche , come i l giornoprima

,fino alle dodic i . A l le dodic i

,come per

a ccordo preso , lo strep ito cessò , prima nel Corso ,poi nell ' altre strade grandi

,e a poco a poco

per tutto . I drappell i dei c ittad in i s i fermavano ,facevano crocch io e parlavano sotto voce ; po is i sparpagl i avano in tutt i i v ers i , salutandos il ' un l ' altro , col fare d i ch i deve r iveders i pocod opo . Pareva che fosse corsa la voce d i prepaf ars i a qualche gran cosa . La gente

,i ncontran

dos i,si parlava in fretta

,e po i v i a

,c iascuno

per conto suo. Da un capo all ' altro d el Corsoera un affaccendars i generale ; ch i entrava nellecase, ch i usc iva , ch i chiamava dalla strada, ch i

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282 UN GRAN GIORNO

rispondeva dalle finestre ; i soldat i scappavanodi qua e di là come se avessero sent i to una ch iasmata ; passavano uffici al i a cavallo d i trottopassavano uomin i e ragazz i con fasc i d i band ier esu lle

spalle e tra le bracc ia ; tutt i frettolos i e affannat i, che parevano inseguit i . Io ,

che nonsapevo nulla , e non conoscevo n essuno , guar

davo in v iso ora l ' uno ora l ' altro,tanto per ve

der d '

indovinare qualcosa . Tutt i parevano allegri, ma non d imostravanopiù l

'

allegrez z a v ivae sfrenata d i prima ; tutt i lasc iavano trasparirun pens iero , un dubb io , quas i un

' ansietà ; s i cap iva ch ' era gente che macch inava qualcosa . I II

fi la i una delle strade secondari e , andai oltre, mifermai su due o tre croc icch i : i n ogn i parte lostesso Spettacolo ; gran gente , gran moto , granfretta , e un non so che nel modo d i parlare ene i gest i

,che avevo già notato nel Corso , come

se tutto quel l ' armeggio s i volesse fare d i nascosto a qualcuno , benchè fosse v is ib i le a tutt i .Passavano gruppi

,drappell i

,cent inai a d i uomin i

e d i donne ins ieme , e non s i sent iva un grido ;andavan tutt i dalla stessa parte

,come a un luogo

Dove andavano ? domandarono il pad re e la madre .

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UN GRAN GIORNO 283

Aspettate . R i torna i verso i l Corso . Quantopi u andavo innanz i , sent ivo crescere un rumorsordo e cont inuo

,cOme d ' una gran folla . Arri

vai : i l Corso era p ieno d i gente, tutt i fermi er ivolt i verso i l Campidogl io , come se aspet tasser0q ualche cosa d i là . Da piazza del Popolo

'

a

piazza d i Venez i a era tutt ' una calca da non potervisi muovere . Si b isb igl iava qua e la: Orora vengono Vengono d i laggiù . Chiv iene d i lagg1u ? La colonna princ ipale .

Viene la colonna pri nc ipale . Eccola . No .

Sì . A un tratto la folla si agitò congrande impeto

,si gridò da tutte le part i

Son là e i n men che non s i d ice la v i a r imase sgombra nel mezzo come al passare d i unaprocess ione . Tutte le teste si scoprirono . Io

,ch e

ero r imasto indietro,mi fec i strada a furi a d i

gomit i,e Mi par d i sent ire i l fremito

che mi corse da capo a piedi in quel punto . Venivano innanz i general i i n grande un iforme

,s i

gnori i n abito nero con c iarpe tri color i in

mezzo ai s ignor i e ai general i,ragazz i

,donne e

uomin i lacer i e scamic iat i d ietro Operai,conta

din i,donne co i b imb i i n collo

,soldat i d i tutte

le armi , s ignore elegant i , studenti , famigl i e intere strette in piccol i grupp i tenendosi per mano

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UN GRAN GIORNO 285

ch i r ami d' ul ivo e d ' alloro , ch i bandiere, ch icenc i legat i i n c ima a baston i ; qualcuno portavapers i no immagin i sacre spiegate con due man ial d i sopra della testa ; i scr iz ion i , emblem i

, ri

tratt i del Papa,del Re , de i Pr in c ip i , d i Garibad i ;

una var ietà , una mescolanza , una confusione d ipersone e d i cose , come credo non si sia mai

vi sta sotto i l sole ; e sempre e per tutto quelb isb igl io sommesso , quell

' andar lento,quella se

renità , quella d ign ità , cos i strana e maravigl iosai n tanta molt i tud ine che mi pareva d i '

so

gnare .

Tutta la famigl ia s i str inse intorno al giovan e senza far parola .

A un certo punto mi accorgo che lafolla h a svoltato a s in istra : tutt i d ietro . Adagioadagio con gran fat ica

,pigiat i

,Oppress i

,urtat i

da tutte lo part i , senza poter muovere l e bracc ia

,respirando a stento , si arr iva, d i strada in

strada,sulla p iazzetta dinanz i al ponte Sant ' A II

gelo . I l ponte era st ipato d i gente ; la folla s iperdeva d i là dal fiume verso San Pi etro ; tuttala sponda destra era un formicolaio . I l passaggiodel ponte fu un affar serio ; c i s i mise più d

'

un

quarto d ' ora ; i d isgraz iat i che erano a i lat i ,spi n ti dalla gente del mezzo , dalla paura d

' esser

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2 86 UN GRAN GIORNO

buttat i g iu ,si attaccavano d isperatamente al le

spal lette,e mandavano grida d i spavento ; si

d ice che s i ano segui te delle d isgraz i e . A poco apoco s i arr ivò d i là . Tutte le strade che menano alla p iazza r igurgitavano . Quando si fu all' imboccatura d ' una delle due strade che vannod ir i tte alla Bas i l i ca , s

' udì a un tratto un granfragore sordo , cupo , come quello d

' un mare i nburrasca

,che ora pareva lontano

,ora v i c ino

,e

ven iva verso d i no i a ondate . E ra l a molt i tudineaccalcata i n p iazza d i San P ietro . La folla s i

Sp inse i nnanz i con pi ù impeto ; gl i u n i sugl i altr i

,portat i , travolt i , su su

,fin che s '

arrivò sullaD io eterno ! se aveste veduto ! Uno

spettacolo da sbalord ire . Tutta quel l ' immensap iazza piena z eppa

,tutta nera

,tutta brul i cante

,

non c ' erapiù piazza , era un mare . Tu t t ' intornofra l e quattro fi le del le colonne

,sulla gradinata

della ch iesa,sotto i l port i co

,sul gran terrazzo

della facc i ata,su lle galler i e della c11pola ,

su icap i tel l i

,su i p ilastr i ; e d ietro , alle finestre delle

case,su i balcon i

,su i tett i

,sopra

,sotto

,a destra

,

a s in i stra,da per tutto dove una creatura umana

poteva posare i l p iede,o attaccars i

,o sospen

dersi , da per tutto teste , bracc i a e gambe spenz oloni

, band iere, gest i , voc i . Tutta Roma era la.

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UN GRAN GIORNO 287

Oh Dio ! . E i l Vat i cano ? domand arono le donne con grande trep idaz ione .

Era ch iuso . Sapete che un braccio delVat icano dà sulla p iazza

,e li e è l ' appartamento

del Papa . Tutte le finestre eran ch iuse, parevaun palazzo abbandonato ; pareva , i n quel momento

,che avesse l ' espressione d ' una persona

,

fredda,r igida

,impass ib i le, che guardasse giù

con l ' occh io spalancato ed immobile . La molt itud ine guardava i n su rumoreggiando . Si vedeva da una parte, verso la grad inata , un grand earmeggio d i uffic ial i e d i s ignori

,che pareva

dessero degl i ordin i , r ipetut i po i d i bocca inbocca . L

' agitaz ione andava crescendo . Eran tutt ia capo sc0perto: teste b ianche d i vecch i , testebrune d i soldat i

,teste b ionde d i bamb in i ; splen

deva unbel sole ; mille cose, mille suon i , millecolor i ondeggiavano e si confondevano su quellaimmensafolla; l e b andiere , i ramoscelli, i cenc isv entolat i

,erano sbattut i qua e là

,come se gal

leggiasserosul l' acqua ; i l r imescolamento era

tale,che pareva ardesse i l ’

foco sotto terra .

Tutt' a un'

tratto s' udì e si propagoun gr ido datutte le part i : I ragazz i ! I bamb in i ! Avant ii bamb in i ! Pareva una cosa convenuta . Inun punto solo , da ogn i lato d ella piaz z a, si v i

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UN'

? GRAN GIOR NO 28 9

darono i ntorno , e si v ide ch' erano spari t i

,come

per incanto , i bamb in i , le - donne,i soldat i . Sta

Van tutt i da una parte della p iazza , a destra ,d iv is i i n tre grandi sch iere

,dalla porta di San

P ietro . fino a mezzo i l colonnato,r ivolt i verso

il Vat icano , strett i ed immobil i . La molt itud ine proruppe in un fragorissimo applauso .

Ma i l Vat icano ! domandò per laterza volta la famigl ia , tutta a una voce .

Sempre ch iuso e q uieto come unconvento ; ma aspettate . A l l improvviso l ' applausocessò

,e s i v idero tutte le teste voltars i ind ie

tro,e b isb igl iare : Silenz io ! Silenz io !

La parola corse fino in fondo alle due stradeche sboccan nella piazza . I l b isb igl io

,d i l ì a

poco,

. cessò affatto , e si fece una q u iete, unSi lenz io , come io nOn avre i ma i creduto chefos'se poss ib i le fra tanta gente : era qualcosad i sovruma'no . In mezzo a quel s i lenz io

, parve improvvisamente d i sent ire un voc io leggiero

,che non s i capivacosa fosse ; un suono vago ,

diffuso , come se ven isse dall' àlto ; -

a mano «amano i nsens ib i lmente crebb e ; prima un alz arsi di voci qu i , poi là, po i pi ù lontano, i n cert e,d iscordant i ; d i lì a poco più un ite, p iù risolu te ; i nfine, come per incanto, confuse ; e un

D F . AMICIS . Novelle.

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290 UN GRAN GIORN O

solo canto tremolo , a rgent ino , soave , s i levò,

al c ielo , echeggiando , come la voce d' una le…

gione d' angel i . Erano migl ia i a d i fanc iull i checantavano l' Inno a P io IX del 18 4 7 .

Oh ! Dio buono ! esclamarono la madre e l e figliole , giungendo le man i .

Quel canto si ripercosse nel cuore d itutt i , scese proprio a toccare i n fondo all

' an ima quello che v

'

è d i p iù tenero ; si sent ì ;

correre u n frem ito'

per la folla ; si vedeva ungran moto d i bracc i a e d i man i

,come d i ch i

vuol parlare e non può ; non s i ud iva che unmormorio confuso . Santo Padre

,pareva

che s i volesse d ire da tutt i , guardate, sen

t i te,sono i nostr i bamb in i

,sono i vostri fi

gliuoli, che v i cercano , che v' i nvocano

,che

implorano la vostra bened iz ione ; sono an ime

i nnocen t i ; arrendetev i alla loro voce ; bened iteli ; fate che la patr i a e la fede s iano unsent imento solo ne i loro cuor i ; una vostra parola

,Santo Padre

,un vostro cenno

,un vostro

sguardo solo che a nnunz i i l perdono e la pace,e saremo con VO I

, per VO I , tutt i , ora , sempreper sempre ! Sono i nostr i bambin i , i vostr ifig l iuol i ! Miglia ia d i band i ere s

'

ag itavano

in ar ia , i l canto tacque, segu ì un profondo silenz io.…

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UN GRAN GIORNO 29 1

Ebbene ? domandarono tutt i affannos i .Sempre ch iuso

,cont i nuò i l g iovane .

S' alzò il canto delle donne . Si sent iva untremito profondo i n quella immensa voce ; v isi sent iva un qualche cosa che prorompe sol

tanto dal_ seno delle madr i ; pareva piuttosto

un gr ido che un canto ; era soave e solenne .

La gente,alle pr ime note , r imase immobi le ;

sub i to dopo comin ciò ad agitarsi , come mossada un ardore irres ist ib i le ; le grida coprivanoquas i i l canto . Sono le nostre madri

,

si d iceva , le nostre spose , l e nostre sorelle .

Santo Padre ascoltatele ; esse non hanno ma iavuto odio ne i ra nel cuore ; esse hanno sempre .

amato .e Sperato ; esse credono e pregano ; essev i domandano d i poter i nsegnare a i loro figliuoli i l nome vostro ins ieme con quella d

'

Italia .

Santo Padre , una vostra parola r isparmiera loromolt i dubb i doloros i e molte lagrime amare ;benedite le nostre famigl ie

,Santo Padre !

Gl i ascoltatori m tcrrogarono collo sguardoe col g esto .

Chiuso,

r ispose i l giovane sem

pre ch iuso . Ma allora proruppe un canto fragoroso e accelerato , a cu i segu ì un nuovo epiù violento r imescol io ; erano i soldat i .

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UN GRAN GIORNO 293

donne levarono in alto i bamb in i,i soldat i

alzarono i cappell i sulla pun ta delle baionette,tutte le bandiere sventol arono

,centomila voc i

si -sprigionarono in un solo tremendo gr ido :Viva ! Viva ! Viva ! A lla finestra del

Vat icano si v ide spuntare qu al cosa,muovers i

,

lucc icare,sol levars i i n ar i a d i D io

eterno ! g r idò i l giovane lanc iandos i a lcollo d i sua madre era la bandiera i tal iana !Dire l' allegrez z a ,

la gio ia,l ' entus ia smo d i

quella buona gente , è impos s ib i le . I l giovaneaveva parlato con tanto calore, s

' era tanto inmamorato del suo m edes imo inganno che a pocoa poco era arr ivato fino a non accorgers i piùche i nventava ; e veramente gl i s i erano i num id it i gl i occh i e gl i tremava la voce . Perciò nemmeno un ' ombra d i sospetto passò perl a mente a i suo i gen i tor i e alle su e sorelle .

Si abbracci avano , r idevano , piangevano . Daquant i dubb i , da quant i scrupol i , da quantebattagl ie dolorose fra i l cuore d '

I taliani e l acosc ienza d i Cattol i c i

,si trovavano l iberat i !

La conci l iaz ione tra la Ch iesa e lo Stato ! Ilsogno d i tant i ann i ! Che tranquill i tà d

' an imod

'

allora inpoi ! Che bella v i ta d' amore e d i

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. 294 UN GRAN GIORNO

accordo ! Che respi ro l ibero e s icuro ! Siabenedet to i l c ielo ! esclamò la madre, lasciandosi cader sur una seggiola , stanca dallacommoz ione . E po i daccapo tutt i i ns ieme i ntorno al g iovane

,ch i pigliandogli una mano ,

ch i t irandolo pe i pann i .E proprio v ero ?Non è un sogno ?Conti nua

,raccon ta tutto , i l Papa , la

g ente, ch e cosa èQuel che segu ì allora , r iprese

i l giovane con voce stanca,

a d irvela

sch ietta io non lo so,non me ne r icordo ; fu un

t ale scoppio d i grida,un sottosopra

,una frene

s ia, nu del ir io tale, che solamente a pensarc i , anche adesso

,mi si confonde la testa . Io non mi

v id i p i ù altro i ntorno ch e bracc ia e bandiere alz ate

,che m i nascosero ogn i cosa . Una gomitata

che r i ceve i nel petto i n uno d i quei terr ib i l ir imescolament i del la folla , mi tolse quas i i lresp iro . Dopo qualche momento m i parve d iessere un po ' p i ù al largo e m i getta i i n unadel le strade che menano al pon te

,per usc ir

fuor i da quella confus ione . Da tutte le straded i Borgo P io il popolo s i prec ipitava conal ti ss ime grida sulla p iazza . Si d i sse po i che

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UN GRAN GIORNO «295

la folla s' er‘a slanc iata al le porte del ‘

Vatica‘

no

per irrompere dentro ; i soldat i l'

avevan dovuta contenere prima col petto , po i a forzad i bracc i a ,

i nfine coll ' armi ; si parlava d igente r imasta soffocata nel serra serra . Dentro

,nel Vat icano , che cosa sia seguì to per

ora non si sa ; si d iceva che i l Papa avevadato la benediz ione dalla finestra . Io non lov id i . Affranto , sfin ito , arr iva i su l ponte e l o

passa i . Sempre acco r eva gente da ogn i parte,

ch iamat i dal la not iz i a d el grande avveni

mento,che s' era propagata colla rap id i tà …del

lampo . Grossi drappell i d i caval ler i a accorreVano d i trotto serrato . Guide e a iutant i d icampo

,mandat i a portar ord in i d i qua e

d i là,correvano le strade gridando . La gente

r ispondeva dalle finestre . Vecch i decrep it i,

malat i,donne co i b imb i fra l e bracc i a

,s'

af

facc iavano a' terrazz in i , scendevan nella Strada,

i nterrogavano si merav igl iavano si baciavano .… Io arr iva i al Corso . A l l ' improvv isos' udi un r imbombo terrib i le dalla parte del P i nc io

,po i un altro dalla parte d i Porta P ia

,poiun terzo dalla parte Porta San Pancraz io eranotutte le batter i e d ' art igl ier i a del l ' eserc i to it al ianoche salutavano—il Pontefice con una salva prec i

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UN GRAN ! GIORNO 297

pòpò‘

l0 nei Caffè ' e nei teatri .'

Vol-l i vedereun ' altra volta lapiazza . d i San P ietro . S'

e raSparsa la voce che Sua Sant ità aveva bi sogno

! d i r iposare ; Borgo P io era qu ieto comein una . delle nott i p iù qu iet e ; l a p iazza erar isch iarata dalla luna ; una folla s i lenz iosa stavaraccolta in torno alle due fontane e sulle grad inat e ; molt i sedut i i n terra , molt i cor i cat i ;una . gran parte ,

i p i ù r ifin it i dalle fat i che edalle —commoz ion i della giornata, dorm iv ano ;d onné

,soldat i

,bamb in i

,alla r infusa ; cent ina ia

d i persone inginocch iate,e qua e là sent inelle

d i tutt i i Corp i,con band ier in e e

'

eroci piantate nella canna del fuc ile . I l terreno era

Sparso d i bandiere, d i fogl ie, d i fiori , d i cappell iperdut i nel trambusto ; le finestre del Vat icano erano illuminate ; non si sent iva unavoce ; pareva che tutta quella gente trattenesse il resp iro . Part i i d i là commosso

, esal

tato,pensando a tutto quello ch e avevo v isto

,

all' effetto che avrebbe prodotto la not iz ia i nItal ia

, nel mondo , i n vo i altri, i n t e, spec ialmente

,babbo ; mi trova i alla staz ione quas i

senza avvedermene , c' era una confus ione , un

gridio assordante ; sal i i sul treno , si part i, edeccomi qua . La not iz ia è arr ivata ier i sera a

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298 UN GRAN GIORNO

Firenze ; mi d issero che fu un del i rio ; i l Reè part i to per Roma ; la not1u a s e g i a sparsaper tutta la terra .

A questo punto si lase10 cader sulla seggiola e tacque in atto d i ch i non ha piùfiato i n corpo . Po i s '

alz ò improvv isamente escappò a intercettare i giornal i che dovevanoarr ivare alla v i l la alle undic i

,s i cchè la fami

gl ia serbo l a sua cara i l lus ione fino a sera .

I l des inare fu allegrissimo, i l g iovane cont inuò ad affastellare part i colar i su part i colar i , ela madre ' e gl i altr i , contentezze su conten

tezze,bened iz ion i su bened iz ioni. '

Quando tuttoa un tratto si sent i un passo accelerato su

per le scale,e poi una rumorosa scampanel

lata . Di l ì a un minuto la porta s'

aperse, eun prete lungo , asc iutto , col v iso pall ido ela bocca torta , compar i sulla sogl ia . E ra unprete arrabb iato

,che la famigl ia conosceva d i

fresco,e pel quale non aveva gran s impat i a ;

ma che pure r ispettava ed accogl ieva i n casa,

pi ù per ossequ io all ' ab ito che alla persona .

Tutt i , tranne i l giovane , gl i corsero in torno ,gridando : Ebbene ! Ha sent ito la gran not iz ia ! Tutto è fin ito

,graz ie al c ielo ! Estata

la mano d i Dio ! Che cosa ne pensa ? Parl i,

raccont i !

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UN GRAN GIORNO 9

Ma‘

che not iz ia ? d imandò il prete,guardandol i i n v iso uno per . uno con un pard

'

occh i stra lunat i .Gl i d i ssero tutt i i ns ieme i n fretta . e in

furia, delle feste, del perdono , della conci l iaz ion e .I l prete guardò tutt i con l

' aria d i ch i temesse d ' esser cap itato in mezzo a un eroech io d i m att i ; po i fulm inò con un ' occh iatai l giovane

,ed esclamò con un sorr iso mal i

gno d i tr ionfoNon c ' è ombra d i vero

,per fortuna !

Non c ' è ombra d i v ero ! gr idaronotutt i

,voltandos i verso i l figliuolo.

Quest i , senza scompors i , fissò i l prete, e

con un accento misto d i tri stezza e d i sde

gno gl i d isse Ma, reverendo , non d ica :

per fortuna ! Le i è ital iano ; d ica : Peccatoche non sia .

Tutt i gl i altr i r imasero per qualche momento come sbalordi t i ; ma po i

,voltandos i

d i nuovo verso i l prete,e p i ccat i

,come sem

pre segue, p i ù contro ch i aveva tolto che

cont ro ch i aveva dato l ' i llus ione,r ipeterono

q uas i involontarianente : S i curo ! dica p inttosto: Peccato!

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A L B ER T O .

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Era bello vedere i l giardino della p iazzad

'

Az eglio la sera d' una giornata d i primavera

,

due ann i fa, quando Firenze era ancora Capitale . Vi conven ivano centina ia d i fanc iull i

,molt i

d i famigl ie fiorent in e,l a più parte d i famigl ie

d 1mpiegat i d' ogn i prov inc i a ; era i l r i trovo

delle Ital ian e e degl'

l taliani p i ù p icc in i e piùbell i che avevano condott i i n quella c ittà i l Parlamento

,i Min ister i e l ' altre Ist i tuz ion i d ello

Stato,i l fiore dell i nnocenza e della gai ezz a

della Capi tale . Le madr i,l e governant i

,l e bam

binaie stavan sedu te sulle panche a destra e aS in i stra dei v ial i i bamb in i correvanoi n mezzo nel centro del giardino sonava la banda .

Fino all' imbrun ire era un moto e un gridare .

DE AMI CIS . Novelle.

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306 ALBERTO

cont inuo . Frotte d i ragazz i usc ivano d i d ietroa i cespugl i , si Sparpagl i avano r idendo , s

' i nsegu ivan

'

o e r idevano , correvano a gir i e r igi r icome le rond i n i , e r idevano sempre , cadevano ,

sempre r idendo e S i r i alzavano,e ricom in

c iavano a dars i d ietro . Qua una b imba perdevai l pett ine , l à un

' altra la pezzuola,qualcuna s i

fermava per fars i r i abbottonare lo st ivaletto . Daun lato al l ' altro de i v i al i s i ch iamavano ad altavoce

,e i n un momento s i sent ivano cento nom i

d i sant i,d i guerr ieri , d

'

imperator i , d i poet i :'

Maria ! E ttore ! Pompeo ! Non s i c apivantutt ifraloro. Che ha i detto ? domandava unatoscana

,ch inandos i verso una lombarda che l e

aveva d iretto la parola passando . F ormavande icerch i a d iec i i nsi eme tenendos i per mano

,e s i

mettevano a girare,e andavano tutt i a gambe

l evate,e alle bamb ine p iù grand i s i sc iogl ieva

rm> i lungh i cac L e le pfixfinc rfiangevano.

Tratto tratto,due che s ' erano b ist i cc i at i anda

vano a ch ieder giust iz ia , segu it i d a un piccolodrappello d i curios i , al tr ibunale d i qualchemamma seduta i n d isparte . A ltr i

,spossat i dalla

corsa,col v i so i nfiammato

,ansant i . riposavano

sull ' erba fin che avessero ripreso nuova lenaper r i tornare a i giuoch i . E lontano

,t ra le s iep i

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ALBERTO 307

e gli alb er i, s i vedevano altre frotte d i b ambinibiancheggiare un momento , po i sparire, po ir i appar ire ; e da ogn i par te si alzavano voc i d ig io ia

,d i r improvero

,d i merav igl ia

,di coman

do ; e ad ogn i passo si ud ivano accent i d ivers iche

,r i ch iamando alla memori a l e diverse pro

vinci e , facevano passar d inanz i agl i o cch i un asequela rapidiss ima d i v i s ion i : i l Canal grande

,

i l Vesuv io , San P ietro ,Superga . I l giardino

Massimo d '

Az eglio faceva esclamare, quas i conun senso nuovo d i marav igl i a e di piacereOh qu i s i vede che l' Italia è fatta davveroUna sera d ' apr i le del 18 70 ,

i n una parte d elgiard ino , dove i l form icol io de i fanciull i era p i ùfitto , stava seduto sur una panca solo,

collebracci a incroc i ate sul petto

,un giovane su i

vent ' ann i , decentemente vest i to , d' aspetto ma

lat iccio,che pareva che dormisse . Stava appog

giato col capo all ' i nd ietro,come se guardasse

i l c i elo . A un tratto,essendos i mosso legger

mente per prendere un atteggiamento più comodo

,gl i cadde i l cappe llo d ietro la panca , e dal

cappello saltò fuor i u n non so che di forma quadrata e d i color rosso , s imi le a quelle buste , incu i s i mettono le carte geografiche . Ei non se

ne accorse e cont inuò a dormire . A lcun i ragazz i ,

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ALBERTO 309

Ma lei , esclamò allora i l giovane conaccento p i ù d i dolore che d i st izza ; le i nonsa che cosa io abb ia perduto ! Potrebb'

essere unoggetto prez ioso ! No

,si fermino

,

soggiunse con tono suppl i chevo le verso duealtre donne che se n

'

andavano, s i ferminoun momento, le prego ,

mi a iut ino ,… non dimando che un momento !Si cominc iava a rad unar gente l e donne

ch iamarono i bamb in i e s '

allontanarono.

I l giovane gr idò ancora una volta : Unmomento ! Mi facci ano questo favore ! Po iriprese a cercare qua e là

,quas i correndo

,e

parlando tra sè a mezza voce .

Ha perso dei denar i ? gl i dom andòun tale

No ! r ispose , cont inuando a giraresempre pi ù i n fretta.

Ha perso un anel lo ? domandò un

No !La gente s

'

allontanò a poco a poco .

Stanco d i cercare i nut i lmente,i l g iovane si

r imi se a sedere , prendendos i i l capo tra leman i e scuotendolo i n atto sconsolato .

Era già quas i bu io i l giard ino deserto e

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3I o ALBERTO

s i lenz ioso ; non si ud ivano che l e voc i lontanedegl i ult imi bambin i che andavan v ia .

Sent i , diceva al suo compagno unmonello ch ' era r imasto ad osservare i l g iovane d i d ietro alla cancellata del g iard i no

,

p iange .

Sent ì queste parole un signore che passava,

guardò dentro i l giard ino , entrò , e s'

avvic inò

alla panca .

Che cos' ha ? — domandò al g iovane .

Quest i non r ispose .

Posso far qualche cosa per le i ? r id imandò l ' altro . Mi dica che cos ' ha ; nongl ielo domando m ica per sempl ice curios ità

Graz ie,

r i spose il giovane coll'accentodi ch i vuol t erminare un d iscorso .

Mi d ispiace ripigliò i l s ignore d inon i spirarle fiduc ia . In Ogn i caso

,qui c e il

mio ind ir izzo . Si facc ia coraggio .

Ciò detto se n'

andò . I l g iov ine guardò intorno a sè e v ide un bigl ietto da v isi ta sul lapanca ; se lo mise i n tasca , e r iprese l

'

at teg

giamento d i prima .

In quel punto s i sent ì l ' orchestra fragorosadel teatro Pri nc ipe Umberto .

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ALBERTO I I

Ci sono in tutte le" grand i c ittà certe trat

tor i e a terreno,composte d ' una sala e d ' una cu

c i na con un'

avviso sulla porta'

che dice pensione a quaranta lire il mese. Si som iglian

t utte : la sala è lunga e stretta ; i n una parete si vede i l busto del Re ; i n un cantoun padrone d i catt ivo umore , e in giro dueo t re camer ier i co i pann i sudi c i , e co i capell i scarmigl iat i , che servono di mala gra

z ia .

' Gl i avventor i sono quasi tutt i giovan i ,che fanno i l loro mesch ino des inare senza d iscorrere e senza alzar gl i o cch i . Non sonopover i

,non sono opera i , non .

sono student i,

non sono Imp i egat i ; è d iffic ile d eterminarel a

'

,classe soc iale a cu i appartengono . Son

g ente che v ive alla giornata , spars i pe i fond ach i

,per gli Uffic ii dei g iornal i e pe i Mi

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AL BERTO 313v iva al legrezza d i cu i può esser cagione unalettera d ' un parente lontano

,o una buona

rola d ' un capo d '

uffiz io o l ' aver trovato unacamera che cost i c inque l ire d i meno al mese .

Vi sono nature ammirab i l i fra questa classe d igiovan i ; cuor i elett i , v ite mob il i ss ime pi ene d isacrifiz ii e di dolori terr ibi l i , sopportat i senzalamento e in segreto .

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ALBERTO

Il g iovane del giard ino d '

A z eglio era d i questi. Si trovava da poch i mes i i n Firenze , imp iegato come scri vano n ello stud io d '

un avvocato che gl i dava novanta l ire al mese . Eranato a Palermo

,dove aveva fatto i suo i primi

stud ii, e perduto i n tenera età i l padre e la madre . Di parent i non gl i era r imasto che unoz io

,i l quale l ' aveva raccolto e mantenuto a ma

lincuore per alcun i ann i ; e po i gl i ave va fattoi ntendere poco amorevolmente che i n casa c ' erauna persona a suo car i co . A llora il giovane

,

sollec i tato da un am ico d i Firenze a ven irei n cerca d ' un impiego nel gran mare della Capitale

, se n ' era part ito da Palermo con qualche cent ina io d i l i re

,e molte speranze . Ma ar

rivato i n r iva all'Arno,dopo molto scendere e

sal ire per l ' altru i scale , aveva dovuto dare un

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AL BERTO 315

addio alle speranze, e contentars i d i . camparec op iando . L' amico se n ' era tornato i n Sic ilia dopo poche sett im ane

, e i l povero scrivano era r imasto solo nella c i ttà sconosc iu ta .

Toccava appena i vent ' anni, ma ne d imos trava assa i d i p i ù, c ome tutt i quell i che hancominc iato per tempo a fat i care per v ivereAveva l ' intellige

'

nz a aperta e pronta,e non

mancava d ' una certa cultura,benchè fosse stato

Costretto a l asc iar l e scuole’ quando “ appuntocominc iava a capire e a studiare . Gl i era rimasto *i n capo quello che r imane " generalmente a coloro pei q u al i i l passaggio del l

' adolescenz a alla

'giov inezza segna l ' abbandonodei l ibr i per Ie faccend e ; qualche data istorica;q ualche verso

' d i Dante,e i nomi degl i scr i ttor i

contemporanei—più popolar i . Ma aveva quell' ac

corg imento modesto e guard ingo ,comune a

poch i,col quale

,non o ltrepassando mai i cen.

fini d el ìpropri0 sapere , si r i esce a tenerl i sempre nascost i ; e s i può parlare d i ogn i cosa ,senz à m ai dire uno s prop os ito

,o si sa tacere in

man iera,che non pai a v ergognosa l ' ignoranza .

Le Su e novanta l ire al mese gl i bastavano ;conq uaranta mang i ava in una .piccola trattoria,con d ic iotto aveva trovato una cameretta al

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ALBERTO 3I 7

Era un inqui l ino ch e dava poca noia . Tornava verso le nove della sera

,dava la buona

notte,e andava a letto sub ito : la m att ina

,al

levar del sole,era già fuor i . COSI entrando

,come

uscendo,non faceva il pi ù pi ccolo rumore . Nella

sua camera , quando la madre e la figliuolaentravano per r i fare i l letto , ogn i cosa era alsuoposto come l

'

avevan lasc iata i l giorno prima ;pareva che non c i fosse stato nessuno . I mobil ierano spolv erat i

,i pann i spazzolat i e p iegat i ;

alle donne non restava quas i nulla da fare . Po

ch i vest it i ; scarsa b iancher i a e d i qualità infima ,due o tre l ibr i , un pi ccolo baule, eran tutto i lsuo corredo ; ma in ogn i cosa c

' era l ' improntad ' una cura cont inua e rigorosa

,d ' una lotta ost i

nata della Spazzola , del sapone e dell' ago

,contro

i l tempo,l e seggiole e i tavol in i dello studio .

Povero ,g iovane, esclamava la vecch ia,

si Vede che è corto a quattr i n i ; ma nongli manca I l giud iz io . La figlmola, I pr im ig iorn i , le d iceva che per essere tanto assestatoa vent ' ann i , b isognava non aver sangue nellevene

,e che a le i gl i uomin i che rubavano i l

mest iere alle donne , non le piacevano ma dopoaver r ipetuto molto volte queste parole

, una

matt ina aveva soggiunto : Eppure,un gio

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318 ALBERTO

van e che v i ve i n questo è S impat i co !E ra quas i trascorso un mese

,dacchè i l gio

vane era entrato i n quella casa , e fra lu i e le sueosp it i non eran corse altre parole che i l sol i tobuon giorno e buona notte . Una sera la madrefu presa da un accesso forte del suo male consueto

,e i l giovane venne pregato d

' andare achiamai: i l med ico . Andò

,tornò col med ico

,e,

depo che quest i fu part i to,restò nella camera

accanto al letto del la malata . La ragazza doveva scendere nella strada a pigl iar certe med ic ine dallo spezi ale d ir impetto . Prima

'

d i seendere levò i l

'

lume d i sul la tavola,perchè sua

madre pat iva la luce,e lo pose' a p iè del letto

,

accanto al giovane ; poi s'

avviò per usc ire . Arrivata sull 'u sc io , approfittò del buio che la na

voltars i a guardare il suo i nqu ilino. 0 ch i è quello là ? domandò a sestessa marav igl iata . Il lume

,r isch iarando d i sotto

i n su il volto del giovane,gl i dava una sfuma

tura alla pel le e una v ivezza d ' espress ione cosìnuova

,che appar iva quasi trasformato . Par

bello,

sogg iunse la ragazza , e d iscese . Quandor isal ì

,cominc iò a d iscorrere

,guardandolo . A

ora tarda s i separarono,ed essa r ipetè tra sé

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ALBERTO 319

stessa :“ Non h a propr io altro d i bello ch e gl iocch i . e la voce .

Così,a pocoa poco , ora per effetto d un lumeposto in Un Certo punto

,ora per la espress ione

insoli ta d ' un atteggiamento,ora per i l suonopar

t i colare d ' una parola,i l g iovane si venne mu

tando a i suo i occh i'

a tal segno,che i n capo a

due mesi non le pareva più quel d ' una volta,

accolto sulle pr ime con i nd ifferenza e guardatonon

'd i rado Cono

d i5petto .

La madre d i tratto in tratto cadeva ammalatae ogn i volta egl i andava pel med ico

,e rest ava

po i accanto al let to,quando la figliuola doveva

usc i re . Così nacque fra loro una certa d imest i

chez z a . La vecchi a aveva cominc iato ad apri rgl i occh i ; ma non vedendo assolutamente nullache le de'sse mot ivo d i tenerl i apert i, \

li avevari ch ius i . R ingraz iava spesso i l suo inq tilin0 dellecure che l e prestava

,e ne di scorreva affettuosa

mente colla fig liuola . Fini rono col far Conversaz ione ogni sera , tutt i e tre , I nt orno al tavol inoda lavoro ; la madre parlando oer lo più de i pettegolez z i delle v i cine , il g

°ovane d ella sua Pa'

lermo,l a ragazza d i bazzecole

,tanto

_per fars i

veder sorridere e poter guardare neg l i occh i ilsuo ascoltatore, mentre egl i gu ardava le i . Ol

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ALBERTO 321

Ma come s i fa a v ivere senza voler benea nessuno ?

E ch i le d ice ch ' io non vogl ia bene a

nessuno ?La ragazza lo fissò , sorri se, mosse una mano

per ravv iars i i capell i , non potè, era imprig ionata ; mosse l

' altra , era stretta an che quella ;ch inò gl i occh i

,l i r ialzò , non v

' era.p iù alcuno ;

fugg ì essa pure . Da quel giorno, inquella casa,

tutto mutò : pensi eri , v is i , att i , d iscors i l a madre apr ì una terza volta gl i o cch i

,ma cogl i o c

ch i anche i l cuore ad una speranza lontana ; leconversaz ion i si protrassero ogn i serà fino orap iù tarda la d imest ichezza d ivenn e i nt imità ; esolo Una volta c i fu un po ' d i malumore da unadelle due part i . La madre propose al suo i nqu il ino d i fargl i i l des inare in casa : egl i r ifiutòma dopo due giorn i si ristabilì l a pace .

I due giovan i eran tutt ' e due p iccol i e brun i ‘

egl i ser io , essa allegra, e p iù bella ; e si ch iamavano A lberto e Giul ia .

DEAM IC IS . Novelle.

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DJ ALBERTO

Al cun i giorn i prima che seguisse il caso delg iard ino d '

Az eglio,unasera

,un po ' avant i l ' ora

sol i ta,A lberto tornò a casa col v iso stravolto

,

e s i ch iuse nella sua camera senza dir parola .

La matt ina seguente s i levò per tempo,e cercò

d'

usc ire non v isto ; ma la ragazza , che stava inguard ia

,lo fermò i n tempo

,e prima con un

pigl io scherzoso d i comando , po i con un accentocommosso d i preghiera

,tentò d i fars i d ire quello

che gl i era accaduto . A lberto,pi ù ser io

,ma

anche pi ù affettuoso del sol i to , le r ispose chenon gl i era segu ito nulla , che la sera i nnanz is' era sent i to un po ' male , e che i l r iposo dellanotte l ' aveva rimesso . Ma era ancora pall ido

,e

aveva gl i o cch i ross i . Giul ianon credette . Pregoancora

,lo prese per mano

,versò qualche lagri

ma,ma inut i lmente ; i l g iovane le str i nse la

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ALBERTO 323

mano e la guardò con tenerezza , e po i u sc isenza d ir parola . Da quel giorno i n po i nonparve p iù quello d i pr ima . Anche le sue abitu

d in i mutarono ; tornav a a caso ora molto p iùtardi

,ora molto p iù presto che per i l passato

,

parlava p iù d i rado e quantunque facesse unosforzo cont i nuo per parere , se non allegro , tranqu illo

,si cap iva , al solo guardarlo ,

che eraagitato e tri ste . La ragazza lo suppl i cavaParl i ! mi d ic a che cos ' ha ! non m i facci a sof

fri re ! E lu i ancora p i ù caldamente pregavaGiul i a che non si de'sse pens i ero d i quel suocangiamento , ch

' era effetto d ' un malessere passeggiero. Ma intanto ogn i giorno diventava pi ùpall ido e p iù melancon ico , e lo sforzo che faceva per sorr idere e per parlare, appar iva sempre p i ù ev idente e pi ù doloroso . La sera d ellascena del giard ino tornò a casa per tempo , e

Giul ia lo pregò ancora , p iù teneramente ch e

mai,d i parlare ; egl i l e r i spose con voce stanca

e tremante ; Fra qualche oggi èimpossib i le ; e si ch iuse nella sua camera

,la

sc i ando la povera ragazza desolata . La matt in adopo

,prima che l e donne si destassero

,era g ià

fuor d i casa.

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ALBERTO 325

dute l' una d i fronte all ' altra,a i due lat i d ' un ta

vol ino,r i sch iarato da un p iccolo lume a ol io . La

madre aveva fasc iato i l capo i n modo che le sivedeva appena i l v iso

,e stava tutta raggom i

tolata i n un vecch io seggiolone , col mento su l

l ' orlo del p iatto e gl i occh i socch ius i ; sulla parete opposta s

'

allungava l' ombra d i Giul ia

,con

una g rancap igl iatura d isord inata ; l a stanza .eraquas i bu ia

,e non v i s i sent iva che i l monotono

t ie tac dell' orologio .

A un certo punto sent irono un passo su perla scala

,l a porta s ' apr i

,comparve A lberto .

Finalmente — esclamarono ad una vocele due donne .

A lberto sedette v i c ino alla tavola , Giul ia loguardò e gettò un grido :

D io mio ! cos' ha ?A lberto sorr ise sforzatamente e r ispose con

dolcezza : Non ho nulla .

E imposs ib i le ! Le i ha un v iso smorto chefapaura ! esclamò Giul i a alzandosi .

La mormorò A lberto,piglian

do Giul ia per la mano ; si metta ale assi curo… che non hoGiu l i a sedette, ma spinse da parte i l p iatto e

incroc iò le bracc ia con .un atto d ispettoso .

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ALBE RTO

Vuol provare un di to d i vi no ?— domandò la vecchia .

A lberto r ingraz io , facendo cenno che nonv oleva

,e po i cominc iò a guardar G iul ia con

un ' espress ione d i tenerezza così tr i ste,e stando

in un atteggiamento che r ivelava una prostraz ione del l ' an imo così profonda , che la ragazzanon si potè p i ù contenere

,s ' alzò , accese un lu

me,e d isse r isolutamente alla vecch ia : —S cu

sa, mamma , b isogna ch' io parl i un momento

con A lberto .

La madre,alzando gl i occh i a fati ca

,guardò

lei e i l g iovane , e d i sse a fior d i labbra : —Malinconie A lberto entrò nella camera collaragazza

,lasc iando la porta aperta . Appena en

trato,s i abbandonò sur una seggiola ; Giul ia se

dette davant i a lu i, e prendendoi una manofra le sue

,gl i d isse a bassa voce , e presto :

Mi confid i quello che ha,gl ielo domando

per l ' ult ima volta,così e imposs ib i le andare

Non m i d ica che non s i sente benenon m i basta ; ,

io vogl io sapere i l perc hè nons t a bene ; una cagione c i ha da essere , q ualcosale d ev

'

esscr segu ito ; l a prego , me lo d ica , nonm i facc ia p i ù v ivere i n pena , ho già soffertoabbastanza ; non ha fiduc ia i n me ? e se non

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ALBERTO 327c onfida i suo i segret i alle persone che l e vogl iono bene

,a ch i l i andrà a confidare ?

A lberto , per tutta r isposta , le baciò la mano ;e ssa la r i t i rò .

Vuol che gl ielo d ica r iprese checosa le è accadu to ? L

' ho i ndovi nato . Le i haavuto qualche grosso dispiacere allo studio . Unsuperiore le ha fatto un r improvero a torto

,lei

5 e r i sent ito , l'

altro le h à detto qualche parolaoffens iva , e le i per non perdere l

' imp iego hadovuto tacere , e per questo lei soffre ; mi dic aun po ' che non è vero , se può ? Mi sostenga unpo ' che non ho indov inato !

No,

r ispose con voce debole A lberto,

r iprendendo la mano d i Giul ia .

questa r iprese lo so io i lperchè . I l perchè è un altro . Vuole che gl ielod i ca francamente ? Lei ha giocato !

'

E lo guardòfi sso . Le i h a giocato , ha perduto , e adessoh a de i deb i t i che non sa come pagare . Mi confess i che i l fat to è quest o . Ma allora perchè nonme l' h a detto sùbito? Doveva cap ire ch e quelpoco che possiamo far noi

,per cavarla d ' im

picc io,s i amo d ISposte a farlo con tutto il cuore .

Per conto mio , veda , se non c i dovesse r imanerin casa altro che un pagl ieri cc io per dormire e

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ALBERTO,329

gazza , la guardò negl i occhi , e mormorò :Cara Giul ia ! se t i d icess i quello che t i affligerei troppo -Lasc iam i solo

,te ne prego

,t i

prometto che un giorno t i d irò tutto ora nonposso , non ne ho i l coraggioGiul ia s

' alzò improvv isamente,corse alla

porta,guardò nell ' al tra stanza : sua madre dor

m iva .R ich iuse l 'nscio,tornò

,e s i gettò i n g i

nocch io d inanz i ad A lberto .

Per. l ' ult ima volta,

proruppe con voced i p ianto

,te ne scongiuro : d imm i , qu ello

che hai !A lberto stette qualche m omento sopra pen

siero,guardandola ; po i si scosse , come se s i fosse

r isoluto a parlare ; aprì la bocca .

Dunque ! esclamò v ivamente Giul ia .

r ipose A lberto con unfi lo d i voce .

Giulia si fece un po' da parte affinchè i llume battesse in pieno nel v iso d A lberto ; loguardò attentamente

,

‘e noi,afferrandogli . t Ut t

'

e

due le man i,esclamò spaventata : Ma tu sof

fri molto ! Tu hai b isogno del medico , A lberto !Che hai ? che t i sent i ?Alberto lasc io cadere i l capo sopra la spalla

d i Giul ia .

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330 ALBERTO

Mio D io ! d isse questa,tentando inu

tilmente d i sollevarlo Mamma ! mamma !No

,non la ch iamare mormorò A l

berto senza alzare i l capo , e mettendo le bracc iaintorno al collo della ragazza i nginocch iata ;

t i d ico tutto .

Presto !Sent i

,cont inuò il giovane colla voce

cos ì bassa che appena s i sent iva ; mi costa unosforzo che tu non puo i i l dovert i

Non m i r incresce m ica per me,Giul ia

,

ma per Tu mi perdonera i . … lo credevod ' avere i l d i tacer sempre ; ma i l coraggio m i manca 10 trad isco tutt i i m ie i pro

ho aspettato fino all' ult imo… .

d immi che m i perdonera i !011 s ì ! s ì ! r ispose Giul ia piangendo ;

ma parla !ho d a d irt i una ch e non

t i posso d ire guardandot i … appoggia la testa

Giul i a appogg10 l a t esta sul petto del giovane ,e quest i avv i c inò le labbra al suo orecch io . Stettero qualche tempo immobi li i n q uell

'

at teggia

mento : essa col v iso r ivolto i n su,e gl i occh i

socch iusi , come se dormisse ; egl i col capo ch ino

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AL BERTO 331

e i capel l i spars i sulla front e . Non s i sentiva cheil respiro affannoso di Giul ia

,e un gemito mo

notono d ella madre che dormiva nell ' altra stanza.

Era la pr ima volta che egl i l a teneva fra l ebraccia i n quel modo

,e per qualche momento

l a dolcezza d i q uell'

abbracc io fu in tutt i e duec os i v i va , che quas i sospese i n loro il senso deld iverso dolore che l i agitava ; l e guancie d i Giul ias i soffusero d i rossore , e le sue labbra s i aperserocon un leggero sorr iso ; A lberto la bac iò , e sub ito t irò i nd ietro i l v iso come se s i fosse scottato ;t ornò in sè , mise un gemito tronco , e riabbas

sando i l capo in atto d i profondo abbando

no,mormorò nel l

'

orecchio a Giul ia Hofame !Giul ia balzò in pied i gettando ungrido

,e re

s tò immob i le , ch inata , i ntenta, cogl i o cch i fiss ii n quei d '

Alberto.

Quest i s i coperse i l v iso , ed esclamò con acc ento sconsolato : Ah , non lo dovevo d ire,Giul ia ! Perdonami !La ragazza git tò un altro gr ido acuto , stra

z iante , cadde i n ginocch io d inanz i ad A lbertolo bac10

,si r i alzò , s i guardò intorno , s i cacc iò le

man i nei capell i , d iede i n uno scoppio d i pianto ,e gr idò : lo divento pazza ! Corse alla

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ALBERTO 333

Lo studio in cu i lavorava A lberto,era i n una

delle strade più so l i tar ie d i Firenze . Vi lavoravano con lui tre o quattro giovan i , tra prat icant i e scri vani , co i qual i aveva poca d im esti

ch ez z a, perchè treppo d ivers i da lu i d i natur-ae d i ab itudin i . L' avvocato , a cu i apparteneva lostudio

,era un uomo sulla c i nquant ina

,d

'

aspet t asevero

,d i mod i brusch i e d i poche parole ; ma

buono,s i d iceva

,e giusto

,e qualche volta an

che affab i le co i suo i sottopost i a patto però chenon gl i contrad icesseromai , che aspettassero lar iparaz ione d ' un torto

,quando ne facesse , dal

suo pent imento spontaneo,senza sollec itarlo con

r i ch iami o con proteste ; galantuomo , i n una parola, salvo l

' orgogl io e l ' i ndole i rascib ile,che lo

-facevan più temere che amare . Nei suo i giovan i,

anche più dell 'operosità e del raccogl imento, gl i

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334 ALBERTO

piaceva la deferenza man ifestata col contegnomodesto e coll e paro le ossequ iose ; e perciò nongl i era ma i andato mol to a gen io A lberto

,che

soleva obbed ire tacendo , salutare senz asorrideree r i spettare senza i nch inars i . L' altro scr ivano(eran due) era p i ù nelle sue graz ie , e a questoegl i affidava d i preferenza i la vor i straord inariiche davano qualche p iccolo guadagno

,oltre lo

scarso assegnamento mensuale . Quest i era premu roso, sorr idente , pieghevole ;preveniva, conuna rap id ità m irab i le

,ogn i suo atto ; r ifletteva ,

colla prontezza d ' uno specch io,ogn i suo sor

r iso ; r ipeteva , colla fedeltà dell' eco

,l ' ultima

parol a d ' ogn i sua frase ; vest iva con un certogarbo ; non portav a que i Soprab it in i e que i calz onc ini slavat i e spelat i d

'

A lberto, che parevatenessero i punt i per miracolo

,e r infacc iassero

con t inuamente all'

avvocato la mesch in i tà del lost ipend io e la miseri a dello st ipend iato . Quest i era i nt imamente e apertamente il pred iletto .

Per la qual cosa Alberto lo guardava b ieco,non

per inv id ia del la pred ilez ione , che non era an ima capace d ' i nv id ia ; ma per l

'

ostentaz ionemal igna che quegl i faceva de i suo i priv i legi

,

con un perpetuo leggeriss imo sorr iso d i bene'

volenz a protettri ce , p iù insolente che la super

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ALBERTO 335

bia . Aveva qualche anno pi u d'

Alberto, era

mingherl ino , sempre -v est i to da zerbinotto,gaio

,

parola io,seccante .

Era una matt inata p iovosa degl i u l t im i d imarzo

,sette giorn i pr ima che segu isse i n casa

d i Giul ia i l fatto che s' è raccon tato ; facevafreddo ed era stato acceso i l fuoco i n tutt i icamm inet t i dello stud io . A lberto scr iveva i n unastanza accanto a quella del pr in c ipale

,poco di

stan te dal l' altro scr ivano , i l quale s i alzava d itratto in tratto per andars i a r i scaldare . A ll ' im

provv iso s i presentò sulla sogl i a del suo gab in etto l ' avvocato , e - co l sol i to c ipigl io accennòad A lberto che aveva b isogno d i lui . A lbertos

'

alz ò e corse nel gab i netto . L ' avvocato sedettedavan t i al la sua scr ivania

,ch ' era d i fronte al

camm inetto, e cominciò a cercare tra i suo i fo :

gl i,d icendo : Ho da darle una cosa a co

piare . A lberto stava ri tto nella pos iz ione d '

un

soldato,un passo discosto dalla sua seggiola .

Non c ' è,

d isse l ' avvocato , e, ch iudendo conimpeto un grosso l ibro d i cont i che gl i stava d inanz i

,s'

alz ò ed usc ì . Torno poco dopo con unfogl io d i carta in mano , d icendo — E ccolo

,

lo porse ad A lberto,e fece un atto della mano

ch e voleva d ire : lo copii . A lberto r itornò nella

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ALBERTO 337

soluta,c ieca

,che s trappa dal labbro parole

fatal i .Qui d isse con v ivac i tà l ' avvocato

c era un b igl ietto da cento l ire .

Oh ! esclamò il giovane d iventandopall ido

,e facendo un gesto vigoroso come

'

perresp ingere da sè quel sospetto .

L ' avvocato lo fi ssò come per leggergl i n ell ' an ima .

Signor avvocato ! gridò A lberto con .

una voce che non pareva piu l a sua le pro ibisce d i guardarmi i n quel modo !

Ci sono io solo,

r i spose imper iosamente l ' avvoca t o

,io solo che posso dire qu i :

pro ib isco ! Ed io le pro ib isco d i rimet ter p i ùp iede nel m io stud io !

Ma badi a quello che fa,i n nome d i Dio.

!

gridò A lber to con un accento suppl i chevolee d isperato .

L ' avvocato,fremendo , gl i accennò la porta . .

Erano accors i gl i altr i giovan i ; A lberto l iguardò

,guardò di nuovo l ' avvocato

,fece uno

sforzo per parlare, non potè , s i d i ede un grancolpo sulla fronte, ed uscì a pass i conc itat i .

- Se ne vadano ! d isse bruscamente i lprincipale a i giovan i ; e fu l asci ato solo . R imase

DE AMI CIS. Novelle.

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338 ALBERTO

immobile,pall ido , cogl i o cch i fiss i sul la porta .

L' ira sboll i presto,lo assal i u n dubbio im

provviso, s i r im ise a cercare i n fretta e i n furiasul tavol ino , sotto , i ntorno , tra i l ibr i : non trovònul la

,mise un respiro

,s i abbandono sulla seg

giola ansando . Era qui mormorò battendo k1 1nano su tavohno qu i

,ne son

certo come della mia es i sten za,non mi posso

essere ingannato ! E po i r i cominc iò a pensarea cercare .

Dopo quel giorno A lberto non r icomparv epi u , e l

' avvocato non ne fece p i ù parola . Credendo che nessuno avesse sent ito l e parole cheerano state la cagione del d i verb io qu i c ' eraun b ig l ietto da cento l i re non r ivelò questacagione a nessuno . R icercò i l b igl ietto , ma sempre inut i lmente ; perdette ogn i dubbio ; ebbeanz i a moment i l ' i n t en z ione d i far cercare i l giovane per costri ngerlo a confessare . Ma quandogl i si presentava l ' immag ine d i quel volto trasfigurato e pall ido

,e d i quel gesto

'

imperioso,

un senso d i t imore segreto,pi ù forte quas i della

sua certezza , lo stornava dal suo d isegno .

Questa era stata la cagione del cangiamentoseguito i n A lberto

,e d i tutto quello che gl i

era avvenuto d i po i . Non era p i ù tornato allo

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A LBF RTO 339

stud io , e non aveva piu in contrato nessuno d icoloro che v appartenevano .

E Giul ia i n !quella sera della fame, avevasaputo ogn i cosa.

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ALBERTO 341

a c i l indro colla tracc ia della spazzola passatacontro i l verso del pelo un gran r itrattod i Lodov ico Ar iosto , i l suo poeta pred i letto ,appeso a una parete

,e sotto i l r i tratto una

carta geografica staccata da uno de i d uech iod i che la tenevano

,coll ' estremità infer iore

immersa i n un calama io d iment i cato Sopra una

seggiola . Sulla stufa , su i tavol in i , sul letto , daper tutto

,vest it i , fogli , bran i d i giornale , soprac

carte strappate ; e un nuvolo d i polvere per tuttodove s i de'sse un soffio o s i battesse la mano .

Eran l ' und ic i dell a matt i na d ' uno dei pr imigiorn i d ' apr il e , e i l nost ro giovane s i alzava dalletto

,cogliocch i gonfi ,

i l capo pesante e la boccaamara . Gu ardatosi un moment o nello specch io

,

entrò nel salotto che gl i serv iva di stud io , buttòfuor della finestra una forc ina da capell i chetrovò sul pav imento , t irò un lungoe sonoro sbad iglio, e si abbandonò sopr a una poltrona , conuna gamba sull ' altra e le bracci a incroc iate

,pen

s ieroso . A un tratto v ide una lettera sul tavol ino,

l a prese,l ' apr i

,guardò la firma , e cominc iò a

leggere .

Le pr ime r ighe non le cap ì,tanto aveva la

mente in torpid ita dal sonno . Ma a poco a pocoil senso gl i s i fece ch iaro .

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342 ALBERTO

Vediamo,

d iceva la lettera ; d ic h e s i può dolere le i i n questo mondo ? Che cosal e manca ? La saluto? ne ha da sc iupare . I l denaro ? n '

h a quanto basta . La st ima pubbl i ca ?poch i all a sua età II

' hanno avu ta d i p iù . Gliam i c i ? ne ha molt i e s incer i . L

'

ingegno? è la sua

qual ità p iù Spiccata . L ' amore ? non ha che acercarlo . Che le manca dunque ? Vuole che iogl ielo d ica quel lo che le manca ? La d isc ipl i na .

Le i è troppo padrone del suo tempo , per l' età

che ha ; è troppo l ibero , ha troppo poch i doverida compiere

,t roppo poch i sacrifiz ii da fare ; e d i

qu i nascono le sue mal incon ie,l e sue svogl ia

tezze e le sue lamentaz ion i , che sono v er i olt ragg i alla Provv idenza . Me lo creda : se l e iavesse

,come molt i altr i giovan i

,d a guadagnars i

il pane lavorando . se avesse una famigl ia a cu ipensare

,una madre ammalata da ass istere

,o che

so io,non le resterebbe m ica i l tempo per iscri

v ere lettere come quella che ha scr i tto a me inun abbandono d i stanco ted io leopard iano . Le iha b isogno d i d isc ipl ina , le ripeto , d i freno . Int raprenda uno stud io severo , fat icoso , che lacostr inga a pensare , a star li colla testa , comed isse uno scri ttore che le piace ; e s i facc ia unalegge d i stud iare quelle tante ore i l g iorno

,e i n

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ALBERTO 34 ;

q u elle date ore e V i s i attenga , e s i dom in i , elasc i daparte ,a lm eno per qualche tempo

,i l ibri

che le accendono l' immaginaz ione . E sopra tutto

s iprefigga una regola d i v i ta s i cura e costante ;non v iva così alla g iornata , oggi col Musset tramano

,doman i col L amennais

,la sera a c rapula

cogl i amic i,l a matt i na d inanz i all a porta del

c onvento d i Fi esole a medi tare sulla van ità de ip iacer i uman i . Lavor i molto e ogn i giorno

,e

non soltanto i ntorno a c iò che le p iace ; s i formii l d isegno d ’

un°

0pera vasta che l'

obbligh i a r ic erche lunghe e paz i ent i

,e comin c i sub ito pian

tando un formidab ile voglio i n mezzo all’ an ima

,

come salda colonna adamantina. E si persuadauna volta per sempre che quel po

' d i felic ità ches i può godere i n questo mondo sta nella qu iete

,

nell ' ordine,nel la s icurtà della cosc ienza ; e che

i l volers i r ibel lare a questa legge,gl i è come d i

b atters i in una gabb ia d i ferro,della quale s i

potranno fare scricch iolar le sbarre con unosforzo gigantesco , torcerle anche , insangu inarle ,ma non usc i rne mai . Non isc iupi l a su a salute ,i l suo i ngegno , e codesto cuore ardente e gent i le in una lotta inut i le ; s i raccolga , s i fort ifi ch i,e le mal incon ie spariranno , e V i sottentrer ‘a un' allegrez z a operosa, che le fa

-

aparer bella la v i ta .

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ALBERTO 345

gliet to da v isi ta , giorn i fa, nel giardino Mas

s imo d ' Azegl io .

Come ! esclamò l ' a ltro con allegramarav igl i a le i è quel s ignore ch ' era sedutosulla panca ?

Quello stesso , r ispose A lberto .

I l napoletano gl i porse una seggiola,e gl i

d isse con accento d i curios ità : Mi d irà orache cosa le era segu ito ! Ma prima di tutto , ache debbo i l p iacere d i vederla ? n che la pos soserv i re ?A lberto es itò un istante

,e po i d isse i n

fretta arrossendo : Avre i da farle un d iscorsolungo Pr ima però l a debbo p regare d i perdonarmi se quella sera corr i spos i così male all asua bontà… . Non sapevo p iù quel che mi facess i . …I l giovan e lo cost r inse a sedere .

Wii dica quel l o che m '

h a da dire, franca

mente .

La ringraz io , d isse Alberto facendol' atto d i stender l a mano ma r i t i randola su

b ito ; 10 ebb i prima d ' ora l ' i ntenz ione d iveni r da lei ; non me n

' ero mica diment icato,

gl i elo ass i curo ma m i mancò i l coraggio, peri l favore

,d i cu i avre i avuto bi sogno ne i

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ALBERTO .

giorn i passati , ini sarebb e c ostato uno sforzo

ande a domand argl ielo. … Orat_

roppo grEvero che forse ora

’ v engo a darle una —no ia

an cheNon mi parl i d i no ia ; disse con v i

vac it èr i l giovane , a m i l a fi sonom ia aperta e

severa . d i Alberto aveva i spirato fin da pr inc i

Pio una p ienafiduc ia ; mi d ica quello che

m ' ha da .d ire , l iberamente , come a un amico .

Ebbene,l e d irò ogn i cosa , com inc iò

Alb erto , e d et to'

prim a i l suo nome , e com'

era

v enuto a Firenze , e come v i era v issuto fino‘ a

,e dove stava e con ch i , raccontoper fi lo

e per segno , colla vo ce tremante e il v iso ac

c eso , i l fatto che gl i era segui to nello stud io.

I l giovane napoletano fece un atto d i mera

Non conosco qu est'

avvocato ,disse

poi , i nterrompendoA l berto che voleva cont i

nuare ; ma perch è l ei non è tornato ,

q uando potevasupporre che quel signore fosse

p i ù tranqu illo ? Perch è non e andato almeno

a vedere , o non ha almeno cercato d i sapere

se ilb igl ietto fu poi r itrovato o no ?

Sarebbe stato inut ile r i spose Alberto .

S e l ' avvocato avesse trovato il b igl ietto , 10

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ALBERTO ' 347 “

lo conosco,è

'

collerico, v iolento , ma onesto :

m'

avrebbe fatto cercare e ch iesto scusa . Il b ig l ietto non fu più r itrovato:Ei è certamentepersuaso ch e l ' abb ia preso io

,e soltanto una

prova palpab i le potrebbe persuaderlo ch e s e ingannato. Ma lei comprend erà che questa provanon s i può dargl iela . lo credo che veramente i lb igl ietto fosse sul tavol ino poco tempo pr imach ' entrass i io nella stanza ; sarà sc ivolato i nmezzo ad al tr i fogl i

,e qualcuno l ' avrà scoperto

po i e se . lo sarà tenuto ; sarà caduto nel fuocoe s i sarà bruciato ; che vuole che io l e d ica ? Sidanno de i In ogn i modo andando a domandare una soddisfaz ione , non avre i o ttenutonulla . Non c ' era t est imon i , egl i era persuasod i quel lo che asser iva ,

i o non avevo amic ii n Firenze che potessero attestare la mia onestàs i sarebbe creduto a lu i e non a me

E po i , domandò i l n apoletano con

affettuosa premura che segu ì d i le i ?1 lPÎCSC l

'

A lberto,abbassando

la voce Eran gl i u ltim i grorni d el

mese ; io non avevo ancora p reso lo st ipen«

d io,non mi eran rimaste i n tasca che pocheB i sognava pensar ' sub ito al modo d i

\ i vere . … \l and zii un d ispaccio m io z io d i

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ALBERTO 349

peggio ; e po i mi r ipugnava d i r i comparired inanz r a loro senza potermi I

primi due giorn i desi na i al la trattor ia , perchèm i spettava ancora la pensione che avevo giàpagata

,e Di cont i nuare a mangiar l ì a

cred ito non c ' era neanco da parlarne ,perchè

nelle trattor i e d i quella c lasse , dove non vannoaltro che poveri d iavol i e br iccon i

,se non si

paga non danno nuHa . l )unq ue non c ìna . vk1

d i mezzo,b isognav a rassegnarsi . Ebbene ora

le d irò una cosa che lei stenterà a credere,mache pure è vera . Con nove l ire non potevo t irare innanz i p iù d i se i oset te giorn i

,mangiando

pane e frutta ; lo cap ivo bene ; sapevo ben eche sarebbe presto venuto i l momento ch e nonavrei avuto p iù -nu soldo . Eppure

,non so

,non

c i potevo credere ; mi pareva sempre d i sent irm i dentro una voce che d iceva * È im

poss ib ile ! Chi sa,dicevo

,che cosa può ac

cadere in questo frattempo ! Man mano ch e

quel giorno s'

avvicinava, io sempre pi ù speravo in qualche avven imento imprev i sto ch e miv en isse a togl iere da quello stato . E quandom i domandavo : ' Ma quale avven imento ?Ma mille , mi r ispondevo da me stesso .

Potev a cap itare a Firenze lo z io , potevo r i

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350 ALBERTO

cevere una lettera con denaro ,dovevo tro

vare s i curamente qualcuno che mi facesse la «

vorar sub ito e m i pagasse c>Oriorno per giorno .

Ma più cercavo e meno trovavo,e i l v iver cosi

d i pane e d i frutta mi cominc iava a far male,

e quello che mi r in cresceva d i p i ù , in casas' erano accort i che qualche cosa d i straord inario mi doveva essere segu ito,

e io non sa

pevo come l iberarm i dalle cont inue domande .

Che cosa m i faceva soffrire quella ragazza,

quando ven iva l ì a pregare e p iangere,le i

non se lo può immaginare ! Cento Volte fu i

su l punto d i d irle ogn i cosa , ma mi trattenn i ;a ch iunque altr i l ' avre i detto ; a lei non potevo ; mi pareva che sare i morto d i vergogna .

Venne finalmente i l giorno,i n cu i spes i l ' ul

t imo soldo . Ebbene , appunto quel giornoavevo pi ù che mai la certezza che qualchecosa m i dovesse cap itare . Pat i r la fame ?

d icevo tra me . Ah ! ho bisogno d iprovarla io

,per crederc i ! La sera an

da i a casa p111 presto , dormn un po'

agitato ;

ma la matt ina m i svegl ia i p i eno d i speranza,

e usc i i prest i ss imo . La cosc ienza d i non averfatto nulla da mer itare un

'

umil iaz ione comequel la

,mi dava una forz a , un coraggio ,

d i

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ALBERTO 3

cu i le i non si può fare un 1dea ; u sc i i , e senzaquas i ac corgermene mi d iress i verso la Staz ione . Non so perchè

,m ' ero fitto i n capo che

dovesse arr ivare m io z io,o un amico d i Pa

lermo . I l treno arr ivò,l a gen te uscì

,e io

guarda i tutt i,uno per Uno Ma le di co : una

cosa strana ! Se m ' avesse scr itto q ualch edunc'

r

Arr iverò i l tal giorno,alla tal ' ora

,v iemm i

ad aspettare,

i o non avre i aspettato conpiù speranza . Non v id i n essuno

,torna i i nd ie

tro,e cominc ia i ad andare e veni re dal la

piazza del Duomo al la p iazza della Signor ia,

per via Tornabuon i,per v i a Porta Rossa

,pervia Cerretan i , guardando in v iso tutt i quell iche passavano come se cercass i qualcuno .

Venne mezzogiorno , passò l ' ora dell a colaz ion e, non me n

' accors i neppure . Solamentela m ia immaginaz ione s i faceva sempre pi ùv iva

,e senza accorgerm ene affrettavo sempre

p i ù i l passo,come se mi premesse d '

arrivar

presto a un appuntamento . Anda i alla Posta,

domandai se c ' eran lettere ; non ce n ' era .

Uscendo dalla Posta, mi venne un' idea ; sal i i

nella B ibl ioteca,ch i es i un l ibro e mi mis i a

leggere . Non so come, la lettura mi assorbìtanto che mi scorda i del mio stato e i l tempo

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ALBERTO 353

i l r i tratto d i mia madre e lo guarda i u n pezzo ;po i

,non so perchè , lo nascos i colla sua bu

sta nel cappello e m1mis i i l cappello i n capo ;mi sent ivo debole e stanco , voll i provare adormire

,e m '

addorm entai. Nel sonno i l cap.

pello mi cadde , i l r i tratto , credo ,sch izzo

fuor i passò qualche ragazzo ; i n una parola ,quando m i svegl ia i

,i l r i tratto non c' era p iù .

Domandai,prega i le donne ch ' eran là presso

che i nterrogassero i bamb in i,che m '

aiu tassero

a cercare : fu i nut ile, la gente se n' andoed io

r imas i solo . La perd ita d i quel r itratto inquel momento

,nello stato i n cu i m i trovavo

,

fu un dolore i nesprimib i le per me, mi parveun catt ivo augur io ; mi sent i i mancare i l coraggio

,m

'

accorsi al lora per la pr ima volta d '

es

sere veramente solo nel mondo,e molto d isgra

z iato ! A llora venne le i .Ma perchè non parlò ? ripetè i l giovane

con slanc io .

Ebb i la tentaz ione , ma mi mancò i l coraggio ; i l solo pensare che avre i dovuto cominc iare col d ire Ho fame , mi facevamor ire la parola i n bocca . Però le sue parolem i confortarono un poco . Torna i verso i lcentro della c i ttà : v ' eran già tutt i i lamp1on1

DEAMI CI S . Novelle. 23

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354 ALBERTO

acces i,le botteghe i lluminate e le strade p iene

d i gente . Molt i usc iv ano dalle trattori e allegri

,col v iso rosso

,parlando forte . lo andavo

andavo,senza saper dove nè perchè

,come

in sogno . l ncontrai qualcuno de i g iovan i chedes inavano con me alla trattor ia

,mi saluta

rono r idendo,e facendomi u n cenno come

per dire Come mai non t i si vede pi ù ?Uno mi domandò se volevo andare al tea

tro . Passeggia i fino a tard i,poi dec is i d i tor

nare a casa , col pmposito d i farmi an imo ed i d ire ogn i cosa alla padrona e alla figliuola .

È necessar io , d icevo tra me . Che d iranno ? Non lo so; d iranno quello che vorranno ,i o no n vogl io mori re . Ma via v ia che m iavv ic inavo , sent ivo sempre p i ù che non avre iard ito d i parlare . Entra i , saluta i , apr i i la boccaper dire la prima parola , ne d iss i un

' altra,e

add io,anda i a letto Stenta i ad addormen

tarmi,ma po i dormn profondamente e 50 ?

gna i mille cose orr ib il i . Mi svegl i a i c h era an

cora bu io,e nel primo momento non m i venne

i l pens iero dello stato i n cu i m i trovavo ;mi colpì po i tutt ' a un tratto

,e balza i a se

dere su l letto,spaventato . Al lora fec i m ille pro

gett i : andarmi a presentare al Sindaco , raccon

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ALBERTO 3

t argli l a m ia stor ia ; no,megl io al Prefetto ;

megl io ancora andar d ifilato dal mio ant icoprinc ipale

,e dirgl i francamente

,con quel l ' ac

cento che v iene dal cuore : Sono innocente !Tutto mi pareva naturale

,fac i le ; mi prese

un1mpaz ienz a i nv i nc ib i le ,mi vest i i i n fretta

e usci i . Ma ah imè ! allo spuntar del sole tut t ii be i progett i svan irono ; passa i davant i al Municipio ; guarda i la sen tinella, e t ira i innanz i ;andai fin sulla po rta d i due o tre Uffi c i d igiornal i

,ma non o sa i entrare m i pareva che

,

appena entrato,tutt1 i ns i eme

,guardandomi

,

avrebbero detto : Ma le i ha fame ! Dec isi d i fermare i l pr imo cono scen te che incont rass i

,e d i domandargli i n prest i to qualche

l ira ; ne i ncont r a i p arecchi , l i fermai , mi domandarono se non mi sent ivo b ene . Che !

r isposi , fissandoli con sospetto ; e mi lasci arono . Passò i l mezzogiorno : al lora co

m inc iai a sent irm i dentro uno sfin imento,

un languore che quas i non mi potevo p i ùreggere ; l e gambe mi tremavano e la fantas ia lavorava lavorava come se avess i l a febbre ; pensavo alle cose p iù stravagant i , a persone

,a luogh i , a fatt i d

' altre volte ; avevonel capo una confus ione e una vertigin e che

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ALBERTO 357

da sch iantare i l cuore . . Ma detta quella parola

,non si poteva p iù t irarla Fu

ieri Staman i , appena levato , pensa i chedovevo metterm i a cercar lavoro

,mi r i corda i

d el suo b igl iet to da v i s ita , e son venuto a raccomandarm i a le i . Ecco la mia stor ia , e perdon i se l ' ho tediata con un discorso tr iste .

giovane napoletano,che aveva ascoltato

con profonda attenz ione, gl i strinse la mano, egl i disse con voce commossa : La ringraz io .

Po i s ' alzò i n fretta,corse nell ' altra camera

,

alla finestra,e alzando gl i occh i umid i al c ielo

,

esclamò con voce commossa : Ed io mi credoinfel i ce e mi rodo l ' an ima e trovo che la v i taè una lotta, e non m i sento la forza di soste «

nerla ? Ah miserab i le. in sensato ed ingrato !

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358 ALBERTO

R i ccardo (i l giovane, di cu i s'

è tac iuto i l nomefin qu i) comin ciò quello stesso giorno a parlareed a scrivere ad amic i e a conoscent i , per vederd i trovare un impiego ad A lberto . E V1s1m isecon tanto ardore

,e con un cos ì fermo proposito d i

r iusc irv i,che quas i nongl i r imase altro pensiero

e altro desiderio nell ' an ima ; e le sue mal incon iespar irono

,e gl i r inacque l ' allegrez z a . Aveva uno

scopo,nel quale i l cuore

,la volontà e la cosc ienza

s i trovavano d' accordo ; e non c i voleva altro

per r idestare la parte p i ù nob i le d i lu i,ch e da

qualche tempo sonnecch iava . L ' immagine d 'Alberto gl i stava sempre d inanz i

,e oltre la . pietà

gent ile che gl'

ispirava, gl i faceva comprenderee st imare per la pr ima volta i grand i favor i , d icu i l a natura e la fortuna erano state larghe conlui. Insomma

,d iceva sovente sorr idendo

,

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ALBERTO 359

qu esto giov ine m ' ha dimostrato matemat i camente che io devo esser fel i ce ! Ah

,quella

scellerata ab i tud ine d i guardar sempre sopra noistess i Ma benchè avesse molt i am ic i

,e facesse

quanto era in lu i per consegu ire i l suo i ntento,

fin dai pr im i pass i i ntoppo i n tant i ostacol i eperde tante i l lus ion i

,che si dovette persuadere

che l ' impresa era assa i p iù diffi c i le d i qu el chesu l pr imo momento aveva creduto .

Da ogn i parte egl i trovava una concorrenzaimpreveduta e formidab ile

,e andava man mano

scoprendo,con un sent imento di m eravigl ia e

d i spavento , l' immensa miser i a larvata

,decente

,

i stru ita,e ancora pudibonda

,che afflu isce nelle

grand i c i ttà capital i,e fluttua al le porte degl i

Uffic i e dei palazz i ; una molt itud ine, non pr imaconosc iuta da lu i

,d i gente cappellu ta, barbuta

e mac i lente , d' imp iegat i dest i tu iti

,d i professori

d l soccupat i, d i commess i l i cenz iat i , d i uffic ial iespuls i

,d i scr i ttor i fall i t i

,d i vecchi

,d i malat i ,

d i rOv inat1 che presentano come document icommendat iz i l ibr i , raccolte d i giornal i , c icatric i, bamb in i , pol izz e del monte d i p ietà el ettere d i deputat i e d i senator i ; bi sogn i , dolor1,sventure, appetto alle qual i la condiz ione i n cu is i trovava A lberto

,gi ovane

,sano e senza fam1

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ALBERTO 36 1

la quale,egl i d iceva

,d ev

' essere un dolore . Ma

per quanto facesse, egl i non riusc iva a scernere,i n quella nuova contentezza d i sè medes imo

,c iò

che gl i ven iva dalla cosc ienza, da ciò che gl iVen iva dall ' ego ismo , per poter respingere laparte impura

,e godere soltanto della soddisfa

z ione legitt ima , serenamente . E se ne rodeva .

Così fatto è q uesto guazzabugl io del cuoreumano

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362 ALBERTO

Intanto metteva ogn i cura nel nascondere adAlberto l a mala r iusc ita delle su e r i cerche ; oalmeno

,per ogn i speranza fall ita

,gl iene faceva

balenare una nu ova,confortandolo con allegre

parole ; e quanto p i ù andava penetrando nellasua an ima o nesta e buona, tanto p iù fortementes'

infervorava nel suo proposi to . Ma A lberto nons'

illudeva . Da qualche parola in certa,da alcun i

turbament i fuggevol i del suo giov in e protettore,

gl i trapelava la ver i tà ; e man mano che si sent iva crescere per lu i l ' affetto e l a grat i tud ine

, la

speranza gl i v en iva meno,e colla speranza quella

po ' d i seren i tà,a cu i gl i s ' era aperta l ' an ima

dopo i giorn i de l la d isperaz ion e . Egl i tornava aprevedere molto tr iste i l suo avven ire . Giul ia esua madre lolavevano i ndotto , e p iù che indotto ,costretto a viver con loro come un fratello e un

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figliuolo : ed egl i non dub itava punto ch'

esse s isarebbero sobbarcate l ietamente “ad ogn i sacr ifi z io per cont inuare a tenerlo i n casa , finchè nonavesse trovato unmezzo d i sostentamento . Macome gl i sarebbe bastato l

'

an imo d i approfittare

più a lungo d i quella generosità ? Egl i avevaaccettato la loro offerta, s

' era arreso al le loropreghiere

,colla speranza d i potere usc ir trapo

'

ch i giorn i da quello stato , e affrettars i a'

pagare ,a prezzo d i qualunque pr ivaz ione

,i l suo deb ito

d i grat itudine . Ma i giorn i passavano,e la sua

condiz ione non mutava . Ogn i volta che egl i sedeva a tavola ,

“ per quanto quelle due buonedonne cercassero d i rallegrarlo i n tutt i i mod iposs ib i l i

,gl i s i str i ngeva i l cuore . Quel sent i

mento d' alterezza, che l' abbandono

,l a d ispera

z ione e la fame avevano fatto per poco tacere,

ora gl i si r idestava p iù v ivo e p iù geloso d iprima ; e quel seders i alla tavola altru i senzapagare gl i cominc iava a parere un ' umil iaz ionei nsopportab ile . Egli capiva i mille sacrifiz ii chequelle due povere donne facevano per lu i ; el ' idea d i costringerle a v ivere i n quel modo ,forse per qualche mese ancora , lo spaventava .

Avrebbe potuto valers i del le offerte di R i ccardo ,e pagare la pigione e la pens ione con quei de

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ALBERTO 365

Quella stessa sera la famigl i a dell' avvocatoera tutta radunata nella stanza da pranzo

,in

torno a una tavola coperta d' un tappeto verdee r isch iarata da un grande lume . I l padre scr iv eva senza alzar ma i gl i o cch i d i sulla carta

,

l a madre leggeva,e i n un canto giocavano e d i

scorrevano i tre figl iuol i : una bamb ina d' ott ' ann i

,b ionda , b ianca e rosea come una bam

b ino i nglese,e due ragazz i n i , l

' uno d i pocop iù d i sei ann i , l

' altro d i c inque . La bamb inaavea i capell i sc iolt i , e tratto tratto , r idendo ,scoteva i l capo con un atto graz ioso per ricac

c iarl i d ietro l e spalle . Ad ogn i mov imento delpadre taceva all' improvv iso, e faceva cenno aifratell i che tacessero : po i r ip igl i ava a parlarsotto voce e a ridere . Nel punto che guardavail padre cogl i o cchi i ntent i . l a bocca socch iusa

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366 ALBERTO

e una mano sospesa n ell ' atto d i d ire * Silenz io, era bella come un angiolo ; e la madre

,i n quel punto , l

'

os servava .

Sulla tavola,dalla parte dei ragazz i

,v ' era

un b igl ietto da una l i ra i l bamb ino p iù grandelo prese

,e avv ic inandolo alla fiamma della can

dela,e guardando t imidamente suo padre

,d i sse

sottovoce alla sorella : E se lo bruc iassi ?'

Ebbene,

questa r ispose ad alta voce,

con un accento,i n c ui s i sent iva la soddisfa

z ione d i poter i nsegnare qualche cosa purchè non lo bruciass i tutto

,s i potrebbe ancora

spendere .

I l ragazzo d isse che non lo credeva .

Ma certo ! r ip igl io l a bambina ;io lo so .

Come fai a s aperlo ?Lo so

, perch è l'

ho sen t i to d ire,e c ' er i

anche tu , i l g i orno che s' andoal Poggio Im

perlale ; e se t i r i cord i , quel s ignore che c i accompagno fino a Porta Romana

,che d iscor

reva con Carlotta,l e d iceva appunto che un

suo am ico aveva trovato un bigl ietto da centol i re quas i t utto bruc iato

,e gl iel ' aveva dato a

lu i,perchè andass e a farselo cambiar alla Banca

con uno i ntero . E qu e i del la Banca avevano

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ALBERTO 367

visto che nel b igl i etto bruc iato c' era un nome

,

che so? un numero , e i l numero mostrava chei l b igl ietto una volta era stato buono , e perquesto gl ielo camb iarono . Hai capito ?

Signori che accompagnano Carlottapensò la madre, str ingendo le labbra .

L' avvocato guardò sua mogl ie e disse sota

tovoce : Hai sent i t o ?Non è vero ,

babbo , domandò l abambina

,che i b igl iett i bru c iat i

, . qu ando

ne r imane un pezzo , quell i della Ban ca l i Tip igl iano ?Il padre accennò d i si , e r i cominc iò a scr i

vere . Di l ì a un momento guardò i ntorno comese cercasse qualcosa ; poi s

' alzò, prese un lumee usc ì dalla stanza .

A l lora la madre s i r ivolse alla bamb inaAmalia

, va a dire a Carlot ta che venga nellamia camera

,perchè le ho da parlare .

Ciò detto s'

alz ò e usc ì anch ' essa ; Amal i acorse a far l' imbasc iata a Carlotta, ch

' era l agovernante .Poch i moment i dopo rientrarono tutt' e due

nella sala ; l' avvocato non era ancora tornato .

0 dove sia andato ? domandò la si

gnora. Amal ia, va a veder dov

' è .

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ALBERTO 369

Amal ia per mano , la condusse i n una stanzavi c i na , sedette , e domando°

Come t ' è venuta in mano questa busta ?La bambina d iede i n uno scoppio d i p ianto .

Di ' la veri tà , egl i soggiun .sellora Amal ia

,tremando

,piangendo , ba1

bet tando, raccontò che una sera , nel correrecon alcune sue compagne pei v ial i del giard i no Massimo d ' Azegl io

,e propr io nel mo

mento in cu i girava attorno a una panca , avevaurtato col pi ede i n quel l

' oggetto,e senza im

m ag inare che potesse essere altra cosa che unpezzo d i cartone

,se l ' era messo in tasca

,per

chè era rosso e le p iaceva . Po i,r ipassando da

quell a parte , aveva v isto un giovane che s iknnent av a con le governantfi perchè i banrb in i gl i avevano portato v ia una cosa

,ed essa

aveva cap ito che s i trattava appunto d ell'oggetto preso da le i

,e voleva rest i tuirlo ; ma

s' era già radunata tanta gente,e i l giovane

montava sempre più i n collera , e le i non s isent iva p i ù i l coraggio d i farsi i nnanz i . Aun tratto la donna che l ' aveva accompagnataal giard ino

,ch ' era la governante de i b imb i

d ' una s ignora v ic ina, l' aveva presa per mano

e condotta v ia , d icendo : Andiaino se noDEAMICIS . Novelle.

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370 ALBERTO

succede uno scandalo ; e al lora lei s' era

pent ita tan to tanto d i non aver rest i tu i to l ' oggetto

,e avrebbe voluto r itornare i nd ietro ; ma

era tard i . Però , arr ivando a casa, e scoprendoche i n quella cosa rossa c ' era un r itratto

,

aveva dec i so d i rest i tu irlo a qualunque costo,

e per molte sere,tornando nel giard ino

, se

l ' era sempre portato i n tasca , sperando d i r it rovare quel s ignore . Ma quel s ignore non s' erap iù fatto vedere, e lei , perduta ogn i speranza

,aveva nascosto i l r i tratto nel lo stanz i no

,

senza d ir nulla a Carlotta,pensando Ch i

sa ! un giorno forse lo i ncontrerò , e al loragl ielo potrò rendere .

Avev i mai v isto quel s ignore ? domandò i l padre .

Mai,mai r ispose la bamb ina

stata quel la l a pr ima e l ' ult ima volta .

Suo padre,dopo averl a u n po ' fissata negl i

o cch i,l e fece cenno ' che se m' andasse ; ed essa

col volto ancora lagr imoso,ma tutta conten ta

d i averla passata cos ì l isc ia, scappò come unuccel lo . L ' avvocato r imase pens ieroso

,col r i

tratto i n mano . Egl i l ' aveva trovato i n unbuco del lo stanz i no

,per caso

,cercando un

altro oggetto . Data un ' occh iata all ' immagine,

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ALBERTO 37 1

aveva guardato i l rovesc io del cartone, e fattosub ito un segno d i v iva sorpresa . Sul rovesc iov ' era scr i tto A mio figl io A lberto . Mari a P . i l nome del lo scr i vano ch ' egl i avevacacci ato . Sotto questo nome v ' era scri tto i ngross i caratter i

"

29 marzo,27 l i re .

Fitto , 18 , pagato . Resto : 9 . Questenove l i re erano r ipart i te

,cominciando dal pr imo

giorno d ' apr i le , i n sette part i ugual i , l' un nu

mero sotto l ' altro,come per fare una somma

,

e accanto a ci ascun numero era scr itto i n ca

rattere minuto — ' Pane e frutta . L ' ottavo giorno d ' apri le era ancora segnato conun 8 , ma senz

'

altra i nd icaz ione d i spesa ; v'

e

rano scr it te invece colla mat i t a le seguent i parole : A ven t ' ann i ! Dio mio !Scorrendo que i numer i e quell e parole

,l'

av

vocato era d iventato pall ido ; ma sub ito gl iera venuto i l sospetto che quel r i tratto fossestato messo la a bella posta , perchè gl i ca

'

desse sott ' occh io . A llora era r ientrato nel lastanza d a pranzo, aveva fatto quella domanda ,e,v isto i l rossore d '

Amal ia , ch i esto e saputoogn i cosa .

Dunque non è un art ifiz io! d isse trasè , appena r imasto solo . Questo r i tratto e

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ALBERTO 373

accompagnarla quando conduce al passegg iola bamb ina . Non si turbò nè punto nè poco

,

e mi r ispose , con una d is involtura ammirab i le

,che quel giovane è una persona per bene

,

e per provarm i ch ' è per bene dav vero,mi

d isse ch ' è i nt imo amico d ' un tuo scr ivano chegode della tua p iù grande s impat ia .

Q u ale scr ivano ? domandò l ' avvocato .

La s ignora d isse i l nome dell ' ant ico collegad

'

Alberto.

E le domandai pure soggiunseche cosa fosse quell ' imbrogl io del b iglietto .

E le i m i ha detto che i l fatto era veramentecome Amal ia l" aveva raccontato ; ma cheneanco i n questo non vedeva nulla d i male

,

perchè i l b igl ietto era stato trovato in mezzoa una strada

,e quel s ignore , prima d i farlo

camb iare,aveva cercato inut i lmente i l pro

prietario.

Ma ch i l' ha trovato i l b igli etto ?l l tuo scr ivano , quello che t

' ho nominato .

L' avvocato r imase Sopra pensiero .

Ma i l r i tratto ? domandò la s ignora .

Va , d isse improvv isamente suo ma

va domandare ad Amal ia quan to

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H

4ALBERTO

I

tempo fa e i n che giorno quel tale gli parlòdel b igl ietto .

La s ignora andò .

I l tuo r iver i to scr ivano tornò a d iredopo un m inuto , affacc iandos1 alla portaha fatto camb iare i l b igl ietto uno degl i u lt im ig iorn i d i marzo .

Ah ! gridò l ' avvocato , non c ep1udubb io

,dunque !

Così d icendo,preso da un sent imento im

provviso di p ietà e d i r imorso , str0picc iò collemani convulse i l r i tratto , e po i , fissando gl i oceh1 nel l ' immagin e d i quella povera madre

,l e

lasc iò cader sopra una lag rima e le ch ieseperdono .

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ALBERTO 375

La m att in a seguente, R i ccardo usc iva d i casaper tempo , e si d ir igeva verso lo studio dell

'

Avvocato d '

A lberto . R iusc ite vane tutte lealtre sue Speranze d i trovare un impiego al povero giovane, egl i s

' era domandato se non fossem egl io i l t entare d i farlo r iammettere nel los tudio ,

procurandogl i così , col pane di cu iaveva b isogno , una r iparaz ione d

' onore,al la

quale aveva d ir it to . L ' avvocato egl ipensava strada facendo non ha r i trovato i lb igl ietto

,perchè, se c iò fosse, A lberto m

' ass i cura che avrebbe riparato al l

' errore . Si potrebbe dunque fargl i credere che è stato r itrovato molto tempo dopo

,oggi stesso

,da

un altro impiegato dello stud io,col quale i o

m i metterei d' accordo per inventare qua !

ch e stor iella veros imi le . Se i l b igl ietto vero è

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ALBERTO 37 7

E morto sub ito ? domandò R i ccardo .

Si figur i l ri spose l ' altro,sorr idendo

d i nuovo 8 e sformato ! c ' è un lago d isangue ! Vada a vedere .

R i ccardo t irò v i a ; ma non aveva fatto an

cora d iec i pass i , che tornò i ndietro i n frettae ridomandò con inquietud ine alla persona d iprima :

Ch i è quest ' uomo che s'

è buttato giù ?Un tal R ivarolo

,dicono ; un impiegato ,

un uomo su i quarant ' ann i ; se vedesse come

s ' è conciato i l v iso ! E una cosa che fa orrore .

lo fu i dei pr imi a vederlo . S ' avv ic in i pr imache lo coprano .

R i ccardo riprese la su a strada .

Dopo poch i m inut i arr ivò allo stud io . Avevagià pensato con ch i parlare

,e perc iò

,entrando

,

domandò addiri ttura al custode ch i fosse l ' impiegato pi ù giovane . l l custode gl i d isse il

nome dello scr ivano che noi conosc iamo , e

R i ccardo,dandogl i un bigl iet to d i Vi s ita, lo pregò

d'

andarlo a annunz iare .

Dopo un momento lo scr ivano comparve .

Era una figura mesch ina e volgariss iina, improntata di quella goffaggine sdolc inata deigiovan i d i negoz io , che sdo t torano d i mode

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ALBERTO

colle s ignore . Att il lato , come sempre, e sor

r idente,s

'

inch inò , fece entrare R i ccardo i n unastanza

,ch iuse la porta, e domandò con voce

ossequ iosaIn che posso servirla ?

R i ccardo era un bel pezzo d i g iovane,bruno

e tarch iato,con un par d '

occh i che saettavanoe quel fare v ivo ed aperto del gent i luomo na

poletano ,che mette i n imbarazzo la grav i tà

un po ' tozza de i settentr ional i . Appena si trovòd i fronte allo scr ivano (sul quale però nonaveva i l menomo dubb io), gl i fissò i n v iso , secondo i l suo costume , uno sguardo fine e profondo , che lo cost r inse a fare un legger iss imoinch ino .

lo sono un amico d ' un suo conoscen ted isse po i i n tuono p ieno d i cortes ia i l

s ignor A lberto P .,che fu per qualche tempo

scr ivano i n quest ' uffic io .

Lo scr ivano s'

inch inò d i nuovo .

Son venuto qu i r iprese R i ccardonon mandato da lui , ma a sua insaputa, spontaneamente , per impulso d i cosc ienza, a pregarle i d i a iutarmi a compiere un dovere .

Lo scr ivano fece un atto i nterrogat i vo .

I l s ignor A lberto , come le i saprà ,

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ALBERTO 379

prosegu ì R i ccardo e sta to accusato d ' averrubato un b igl i etto d i cento l ire su l tavol inod el suo pr inc ipale .

I l giovane mise un Sosp iro come per d irePur troppo !Ebbene soggiunse con accento r iso

luto R i ccardo l ' accusa e falsa .

Lo scrivano gl i fissò i n v iso uno sguardoturbato ; ma non vedendo su quel v iso nemm eno l ' ombra d ' un secondo pensiero , si rass icurò

,e fece un cenno r ispettoso che voleva

d ire In cl ino a c rederlo anch ' io .

Io conosco i l s ignor A lberto , R ic

cardo prosegu ì lo conosco da molto tempo ,i nt imamente , e lo credo incapace d i commettere un ' az ion e i ndegna ; me ne rendo mallevadore come d ' un m io fratello ; altre centoperson e

,se occorresse

,sarebbero pronte ad a

f

fermare lo stesso,l a perd i ta del b igl i etto sarà

una cosa inespl i cabi le ; ma i l s ignor A lbertoè i nnocente . Ora egl i s i trova r idotto all ' estrema miseri a , e per d i p iù d isonorato .

Di questa ingiust iz i a non avrà colpa che i lcaso

,vogl io credere ; ma tanto pi ù è dovere

d i tutt i quell i che conoscono quel povero giovane, di fare tutto i l poss ib i le per rest i tu irgl i

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ALBERTO 38 1

Ma cosa d ire ! cosa i nventare ! r i3poselo scr ivano , grattandos i i l capo e fingendo d icercare .

Si d i ce che i l b igl ietto è stato r i trovatoesclamò R i ccardo con v i vac ità e s i pre

sen ta all' avvocato un b igl ietto d i cento l ire !I l b igl ietto lo metto io ; le i s i presen ta all

'

av

vocato,fingendos i tutto contento d ' aver tro

vata la giust ificaz ione d ' un amico,e gl i d ice :

E cco i l b igl ietto che lei credeva rubato,l ' ho

trovato io !lo? domandò lo scr ivano

,turban

dos i leggermente .

Ma che cosa e e d i p1u naturale ? r i

pigl1o R i ccardo infervorandos i e pigl iando lamano del giovane .

r ispose quest i es itando r itrovare un b igl ietto i ntatto… dopo tanto

dove ? i n che man iera ?… come sp iegare che sia scomparso ?

Ma si può Spiegare ben1531mo Combinia

mo la Spiegaz ione ins ieme . E cco qu i , per esempio . Quando l

'

avvocato s'

alz ò per usci re ' dalsuogab inetto , dove i l s ignor A lberto r imasesolo per qualche momento , alzandos i , fece scivolare i l b ig l ietto gi ù dal tavol ino . Vici no al

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382 ALBERTO

tavol ino c ' era il caminetto acceso . Il b igl iettocadde sulla bragi a e si bruc iò quas i i ntero . Il

custode lo raccolse la sera con altr i pezzett id i carta

,con cu i era confus o , e buttò ogn i cosa

in una cesta . Le i . cercando una lettera smarr i ta

,è andato a metter mano nella… Ma per

chè le pare tanto strana ?R i ccardo , alzando improvv isamente gl i o c

ch i inv i so allo scrivano , v i aveva colto a voloun

'

e5pressione cos ì i naspettata'd i turbamento

,

che s' era lasc iato sfuggire quella brusca interrogaz ione . Senza pensarc i , egl i aveva proposto d i dar per vero quello che era i n fatt i accaduto

,con la sola d ifferenza che la mano nella

cesta lo scr ivano ce l ' aveva messa i l g iornodopo lo smarr imento del b igl ietto

,i nvece d i

mettercela quel giorno stesso,come R i ccardo

proponeva .

Perchè le pare tanto strana ? r ipete quest i , fissando pi ù attentamente lo scr ivano .

Ma costui aveva perduto affatto l a bussola .

Invece d i r i medi are al la megl io alla primaimprudenza

,stette un momento senza rispon

dere,rosso

,confuso , guardando qua e là per i l

pav imento . e po i r i spose d i mala graz i a

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A LBERTO 383

Io non vogl io mettermi i n quest ie non far nascere dei so

spett i !Dei sospett i ? domandò con grande

merav igl i a R i ccardo . Sospett i d i che ? su

ch i ?balbettò lo scr ivano al

colmo della confus ione sulla mia onoratezza .

Sulla sua onoratezza ? esclamò R i c:cardo guardandolo bene i n facci a . Ma chediavolo di ce ?

S ì s ignore ! r ispose ad alt a voce 10scr ivano

,che accortos i del passo falso

,avrebbe

voluto r imetters i i n p ied i,ma non s apeva p iù

dove aggrapparsi,e parlava a caso .

- So

spett i sulla m ia onoratezza ! La mia onoratezzaè al d i 50pra di tutt i i sospett i Sono abbastanzaconosc iuto ! Nessuno può dir nulla sul contomio Ne domand i a i mie i collegh i

,al mio pr in

cipale , a ch i vuole ! Non son d iscors i da fars i !Io non c ' entro e non c i vogl io entrare ! Hacapito ? E i l s ignor A lberto pensi a i fatt i suo ie lasc i i n pace ch i lo lasc i a i n pace ! E sia

un d iscorso fin ito !R i ccardo d iede i n una sonora r isata.

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AL BERTO 385

Giul ia,quel giorno

,s i levata per tempo

,

dopo un sogno breve e agitato da sogn i dolorosi . La sera prima A lberto le era parso p iùsconsolato del sol ito ; più d

' una volta essa l ' aveva sorpreso colle lagrime agl i occhi

,e dopo

averlo lungamente confortato a farsi an imo , nonne aveva avuto altra r isposta che : Oh Giul ia ! io non posso più vivere così ! Essa s' eraaddormentata col cuore trafitto da queste parole

,e svegl iandos i le era parso d i sentirsele

mormorare all ' orecch io .

Si vest ì i n fretta e andò a p icch iare all' usc iodella stanza d '

A lberto,aspettando quel sol i to :

Avant i , detto con voce stanca e melancon ica . Non udì r isposta ; picch iò d i nuovonulla ; allora aperse ed entrò . A lberto non c ' era .

Giul i a stette un pezzo immob i le e pensierosa,

DEAmers . Novelle.

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386 ALBERTO

cogl i o cch i fiss i sul la candela quas i i n t ima menteconsumata . Po i s '

avvic inò alla finestra e guardòfuor i : i l c ielo era b ig io e ch iuso ; un vago present imento d i sventura le entrò a poco a poconel cuore ; tornò nella sua stanza , sedette , appoggioi l capo 50pra una mano

,e r i cominc iò

a pensare , immersa in una profonda mal incon ia .

Dopo un po ' comparve sua madre,e sedette

d i fronte a le i , senza far parola .

P icch iarono all' uscio ; Giul ia andò ad apr ire ,ed una vecch ia v ic i na mise i l v iso dentro

,d i

cendo : Sapete la nov i tàNon so nulla

,r i spose la ragazz a .

S ' è buttato g1u un uomo dal campan i led el Duomo .

Q uando? domandò sub ito Giul ia .

Ier i sera .

No,staman i —usc ì a d ire un ' al tra don

na,ch e arr ivava in quel punto sul pianerotto lo

con un fagotto sotto i l bracc io ; staman i , m ihanno detto ; fra le se i e le sette .

Chi era ? domandò G iul ia .

Chi lo sa ! r isposero ad una voce ledue donne .

Giul ia stette un po ' pensando,po i d isse tra sè

Ma che ' e sorr ise ; po i s i r ifece pens ierosa .

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ALBERTO 38 7

Che cos' è segui to ? domandò su a

S e gettato g1u un uomo dal campan i l edel Duomo , l e r ispose Giul ia

,r ientrando

nella stanza .

La madre fece un atto d ' orrore,e fissando

gli occh i ln v iso alla figl iuola , dopo un po' d '

e

s itaz ione , d isse a bassa voce, con impeto: Diomio Che non

Ch i ? gridò Giul ia .

I l signor A lberto ! mormorò la vecch ia atterri ta .

I l s ignor A lberto ? r isp05e la ragazzacon un accento indefin ib i le d i sorpresa e di spavento ; m a bada a quello Che d ic i

,mamma !

Se i pazza ?…l Certe cose non s i dovrebbero nemmeno pensare ! e s i mise a piangere .

Sapete,

disse i n quel punto un ' altradonna

,fermandos i d inanz i alla porta

,d icono

che l' uomo che s '

è buttato dal campan ile s i a unimpiegato .

E io vi dico , gridò Giul ia, slancian

dos i verso la porta che c i lasc iate vivere i npace ! Andate in un altro luogo a far di quest id iscors i ! Ma

,Dio mio ! soggiunse po i

,avv i

c inandosi a sua madre ; avrebbe ben potuto

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ALBERTO 389

v ic in e . La s i chet i ! Non sarà lu i ! e cercavano d i trattenerla .

Lasc iatem i passare ! gr idò Giul ia, slanc iandosi verso la porta .

Ma non è lu i ! gridarono i n coro lev i c in e e la madre , trattenendola per le bracc ia .

Ma dove vuo i andare ? Chetat i , per car ità !Non è lu i !

Lasc iatem i andare, urlò la ragazza fuor id i sè

,o v i mordo !

Con un supremo sforzo si svincolò dalle donnee s i slanc iò su l pianerottolo .

D ue sconosc iut i l ' arrestarono.

E i n casa i l s ignor A lb erto ? l e dornandò uno d i cpu flh .

Giul i a dette i nd ietro d ' un passo lo guardò,

e r ispose con voce affannosa °

Ido ! canè kd ?Io sono l ' avvocato r ispose que«

st i,guardandola merav igl iato .

Ah si ? gridò Giul ia fissandolo conuno sguardod i pazza ; e le i ardisce d i metter p iede i n questa Assass1no !

Ciò dicendo gl i si slanc io addosso e lopercosse con la ch iave nel v iso .

Po i cadde fra l e bracc i a delle donne, escla

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300AL BERTO

mando : No ! non era un ladro !

svenne…Se ne vada , disse i n fretta R iccardo

al l' avvocato .

Non è bene che st i a qu i , sp i e

ghero tutto io , sarò a casa su a tra poco .

E si ch inò sopra Giul ia, mentre l ' avvocato

scendeva le scale , sbalord i to , rasc iugandosi i lv iso grondante d i sangue .

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ALBERTO 39 1

Poche ore dopo R i ccardo non c ' era pm e

A lberto era tornato a casa . Con sua gran meraviglia egl i trovò Giul i a serena e sorr idente .

Prima la guardò un pezzo , a lmanaccando ; po ile domandò la cagione d i quella sua seren i tà .

Giul i a gl i m15e mano un b igl ietto,d icendo

gl i che lo aveva portato un s ignore . A lbertol esse Il signor A lberto è pregato di recars i questa sera al le sette i n v ia (c

' era dettola v i a

,il numero e i l p iano), dove sarà data

una r i5posta alla su a domanda d i due giorn i fa;spero favorevole . R i ccardo .

Che domanda è ? ch iese Giul ia .

La domanda d' un posto d i scr ivano inun uffic io d ' i ngegnere

,r ispose A lberto con

tr istezza . a sent irmi d ire la sol i tacosa : R ipass i tra un mese .

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ALBERTO 393

A lle sette egl i t irava i l campanello della casaind icata nel b igl ietto d i R i ccardo . Gl i venne adapr ire un servi tore con un lume i n mano , gl ifece attraversare due 0 tre stanze

,e apertagl i

una porta lo pregò d'

entrare e d i att enderequalche momento .

A lberto entrò,e i l serv itore ch iuse e d i5par

ve.Era una bella sala con un r icco tappeto

,

r isch iarata da un lume splendido posto 50praun tavol i no nel mezzo . A lberto sedette e guardò . Le paret i erano ornat i d i specch i e d i quadri

,i tavolini copert i d i fiori , di l ibr i dorat i ,

d i n innol i ; i n un canto , s0pra una snel la colonnetta, sorgeva una st atu a d

'

alabaStro conun bracc io teso

,che pareva accennasse lu i ;

in ogn i parte lucc icava qualcosa . Era moltotempo ch ' egl i non aveva v isto una sala cos ì

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394 ALBERTO

s ignori le e cos i bel la . Toccò la spall iera d' unapo ltrona che aveva accanto : era d i velluto .

G uardò a i suo i p ied i : c' era una pelle d i t igre .

Si voltò : v ide una grande campana d i cr istallocon sotto un orologio d i bronzo . Per tutto dovevoltava lo sguardo

,c' era un oggetto che co

stava almeno tre volte i l suo st ipend io d i unmese . Ei stette un pezzo osservando ogn i cosacon una curios ità i nfant i le : i fior i dei r i cami ,l e corn ic i degl i specch i, i cordon i de i campanell i

,i c and ellieri, i guanc ial i , i rabesch i . Poi s i

sent ì preso da una tr i stezza i ndefin ib i le . Quellosp lendore l 'offendeva come uno scherno allasua miser i a ; quella statua che 10 segnava ad i to

,gl i faceva l ' effetto d ' una persona viva che

gl i d icesse : Va via i l pens iero che traqualche momento sarebbe comparso qualcuno ,lo turbava ; avrebbe prefer ito aspettare ancoraavrebbe voluto n ascondersi

,usc ire i n punta d i

p i ed i ; s i pent iva quas i d' esser venuto . Che

facc io io qui ? pensava . Che cosa spero ?Come può curars i d i me la gente fel i ce cheab ita i n questa casa ? Gli parve d i sent i re unfruscio

,sospet tò che fosse una signora

,balz ò

i n p iedi,e,guardandos i nello specch io

,s'

ac

corse che aveva arross ito . Sed è d i nuovo e

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ALBERTO 395

stette coll'

orecch io teso . Finalmente gl i venneaddosso come un ' i nqu ietudine

,una rabbi a di

esser costretto a star li solo,i n mezzo a quella

r icchezza che l ' um iliava, i n quello stato d' a5pet

taz ione dolorosa . R i cordo le molte volte cheaveva aspettato , da un mese a quella parte , i naltre case

,lunghe ore, per sent irs i po i rispon

dere : Nonabb iamo b isogno di nessuno Gl itornarono alla mente i sorr is i compass ionevol idei serv itor i e degl i usc ier i

,quando lo vede

vano andar'

v ia col capo basso ; gl i att i d' im

paz ienza d i coloro , a cu i s' era r ivolto con pre

gh iere ; tutt i i d is1nganni, tutt i i sacrificii d' a

mor propr io , tutte le umil iaz ion i sofferte i npresenza d i gente sconosc iuta ; gl i si affollam notutt i quest i r i cordi

,e quell i de i g iorn i che aveva

pat ito la fame , e l'

oppressero. E si domandò seavrebbe dovuto trasc inare ancora per lungotempo una così triste v i ta

,perchè la trasc i nava

,

ch e del itto aveva commesso , quale condannapesava su l suo capo . Ma io non domandoche d i lavorare

,d isse po i i n un impeto d i

sdegno ' sconsolato dovrò dunque mor ir d ifame ? Dovrò rubare ? Dovrò ucc idermi ?Balz ò i n p ied i , si sent iva addosso una sman iache non aveva provata mai, avrebbe spezzato

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ALBERTO 397

Una ragazz in a b ionda,b ianca e rosea

,ve

st i ta d i b ianco , co i capell i sc iolt i , s' avanzò t i

m idamente verso d i lu i,seguita da due bam

b in i,uno d i se i e l ' altro d i quat tr

'

anni,che

vennero a piantarglisi davant i cogl i o cch i at v

tonit i .

La bamb ina si fermò a d ue pass i da A lb erto

,apri un foglio col le man i tremant i

,e

d isse arrossendo , con voce sommessa :Ho da leggere la lettera .

Che let te1a ? domandò A lberto,ina

ravigliato.

La lettera r ispose la b imba cheha scr itto i l babbo un momento fa

,e me l ' ha

data perchè ven iss i a legge1la qui,dal s i

gnore che aspettava nel salotto .

E ch i è i l suo babbo ? domandò A lberto guardando i ntorno a sè .

La bamb ina pronunz 1o i l nome d i suo

padre .

A lberto balzò ind ietro,come se avesse r i

cevu to un urto nel petto . I l sangue gl i s i r imescolò da capoa p ied i . Si ri cordò in un momento di tutto : dell

' accusa d i ladro dellamiser ia

,della fame

,d i tutte le angoscie che

pat iva da tanto tempo per cagione d i quel

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393 ALBERTO

l ' uomo ; e s i sent i soffocare dalla rabb ia edall ' odio . Sul primo momento fu ten tato d iafferrare quella lettera , d i lacerarla e d i gettaria sotto i suo i p i ed i ; e d istese l aMa incontrò lo sguardo t imido e gent i le del labamb ina

,e s i frenò ; d i rosso si fece pall ido

,

si passò una mano sulla fronte che ardeva ,

si r icompose , e d isse con voce mutata :Legga pure .

La bamb in a com1nmo a leggere

Signor A lberto ! Ho avuto la prova dellasua i nnocenza ; e ho saputo nello stessotempo qual i furono le conseguenze del m iodeplorab ile errore

,quanto le i sofferse per

cagion m ia e che nobi le cuore s i a i l suo .

Ora io ho un dovere da compiere : quellod i supplicarla d i r itornare al m io stud io ,

almeno una volta,perchè io possa d ich ia

rare solennemente,i n presenza sua e d i

tutt i i m ie i d ipendent i,che sono vergo

gnato e desolato d ' avere,in un momento

d ' aberraz ione,calunn iato un onest ' uomo .

Ma questo non basta . Po ichè l ' offesa èstata mortale

,io debbo pronunc iare la pa

rola che suo l costare maggior sacrifiz io al

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ALBERTO 399

l' orgogl io ; ma la pronunz io senza sforzo ,senza esi taz ione , colla fronte alta , col cuoresulle labbra

,cogl i o cch i gon fi d i lagr1me

che mi fanno bene Signor Alberto,mi

perdon i ! Eun uomo vecch io che domandaperdono a un giovane d i vent ' ann i

,è un

padre che lo domanda per mezzo dei suo ibamb in i . L i bac i i n fronte tutt i e tre

,s ignor

A lberto . Io non le domando altra r isposta .

Se quando tornerò a casa,ess i m i d iranno

Ci ha baciat i ! io d irò tra meM

' ha perdonato ! e me l i str ingerò alcuore con uno slanc io d i g io ia e d i r i conoscenza .

La bamb ina tacque e alzò i suo i b ell i occh i azzurr i e umid i in v iso ad Alberto .

Quest i r imase qualche momento sbalord ito,

resp irando con affanno,e guardando intorno a

sè come per ass icurars i che quella era unarealtà e non un sogno . Po i tutta l ' an ima suasi r isch iaroimprovvisamente , tutto quello ch eaveva in fondo d i buono e d i generoso gl iv enne su connu impeto i rresist ib i le , strappò i lfogl io dalle man i d '

Amalia,lo guardò

,lo stro

picc iò colle man i convu lse, sorr ise, e poi gridò

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F O R T EZ Z A .

DEAMI C I S, Novelle.

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Guarda , mi diceva poche sere sonoun amico accennandom i da una finestra d i casasu a ,

che guarda sur una p iccola p iazza unterrazz ino al quarto p iano della casa d i fronte ;

ved i quell ' uomo ? Guardai,e v id i u n

uomo seduto i n un canto,con un braccio d i «

steso sulla r ingh iera ; ma non ne raccappez z aila fisonom ia Quell'u omo

,r iprese l ' a

mico,

m e ant ipat i co a ta! punto , che m ivenne pi u volte l

' idea d i camb iar d i casa nonper altro che per procu rarmi la consolaz ioned i non aVer10

'

più da Vedere . Tu mi domandera i perchè, e io t i d irò che non gl i ho maiparlato

,che non ho mai sent ito la sua voce

,

che non so ch i sia, che non so che cosa facc ia

,che non so che vi so abb ia, perchè la m ia

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406 FORTEZZA

v ista non arr iva fin là ,neppure col canoe

ch iale . Quel l ' uomo m e ant ipat ico , perchè ogn isera

,a quest ' ora

,i nfall ib i lmente , s

'

alza da tavola e s i va a sedere i n quel canto ; e ogn isera

,collo stessissimo mov imento d

' au tomamette una gamba sul l ' altra e stende un bracc io sulla r ingh iera . Non c ' è caso che muovamai la gamba prima che i l bracc io , Dio neguard i ! Prima il bracc io e po i l a gamba . Ègià un uomo uggioso per questo , me io conced i ? Ma questo è i l meno . Ogn i sera

,una

donna che par sua mogl ie,prima ch ' egl i s i

alz i,va a metter la segg iola al posto

,gl i porta l a

p ipa,gl iela mette i n mano

, g liel'

ac cend e ogn isera

,e ogn i sera lu i s i lasc ia servi re

,im

pet t ito e tronfio come un Sultano , senza farei l menomo atto per preven irla , senza dar n emmeno a vedere ch ' egl i s '

ac corga d' esser ser

v i to . PO1 ogn i momento ha un b isogno,e

la donna s ' alza,scappa ,

r i torna con una b ib i ta o qualcos ' altro ; e lu i p igl ia e tracanna es i forb isce i baffi

,con un gusto d i s ibar ita

ego ista,senza dars i n emmeno la no ia d i rest i

t u ire il b icch iere . Po i vengono amic i a v is itarlo

,e lu i non fa mai l ' atto d alz ars i, e s i che

s ta saldo i n pi ed i e passeggia qualche vol ta

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FORTEZ ZA 407

su l terrazz ino franco e sciolto come no i due .

Non guarda mai giù,nè sù, nè intorno ; non

saluta ; i nsomma, lui par fatto e messo l ì , perchè i l mondo gl i gir i intorno ; lu i fa l

' idolo ;l ui è nato per fars i guardare e serv ire . E tur id i ! Per me son cose che fanno odiare unuomo ; son fatto cos i ; un altro non c1 bada

,

i o mi c i rodo . lo credo di conoscer q uello làcome conosco te . Vuo i sapere ch i è ? Io nonlo so ma te lo d ico come se lo sapess i . Quell ' uomo la e cos i d icendo appuntava i l d itoverso quel l ' uomo

,guardandolo fisso come per

cavari dagl i occhi i l segreto è un bott egaio b indolo

,che com i nc ia ad ammassar

quattri n i,e cova già fin d ' ora la bor ia d i

quando sarà arr i cch ito ; e ha sposato quelladonna per r isparmiare la paga d ' un fattorinoi n bot tega e d

' una serva incasa,e la tratta

un po'

pegg io d' una serva e non molto megl io

d ' un fattor ino ; è sp ilorc io , fuorchè per soddisfare la sua golos ità ; potrebbe stare al terzop iano

,e sta al quarto per economia benchè

1011 abb ia figl iuol i e non des ider i d averne ;d isp'rezza tutto quello ch e non è bottega ; d àd el ladroa tutt i i m in istr i , del c iuco a tutt i quell iche studiano e dello stracc ione tutt i quel l i che

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FORTE ZZA 409

pell i gr igi,la fronte rugosa, gli occh i grand i

e melancon ic i un non so che d i grave e d i raccolto

,che r ivelava un ' ab itudi ne ant ica d i sof

fr ire . Par che l ' amico abb ia indov inato,

d iss i i n cuor mio , e r ivols i i l canocch ialeverso l ' uomo . In quel punto egl i si voltò

, e

mi presentò tutto i l v iso . Chi vedo ma i !esclama i tra me stesso ; ma è possi

b i le ? A l lunga i i l canocchiale , r iguarda i .Ma è lu i ! Non c' è dubb io ! E quel v iso

v i sto cento volte ne i r i tratt i !'

E allora mir ivenne i n mente un fatto da lungo tempodiment icato

,e quas i nel lo stesso punto

,i l pri n

c ip io e l a fine del racconto che i l lettoretroverà più i n nanz i . L

' amico -mi domandòEbbene ? Eo non è un v iso d i b indolo

,

d i screanzato e d '

orgoglioso Io non poteip iù sorr idere

,come pr ima , alle sue parole ;

gl i r i spos i che veramente non era un uomos impat ico ; ma che mi pareva d

' averlo v istoaltre volte ; che volevo levarm i l a curios itàd i sapere ch i fosse ; che sare i andato a chiedere i nformaz ion i d i lu i . I l g iorno dopo, ihfatt i

,anda i d ifilato a fargl i una v i s ita

,col

pretesto d i saper ch iaramente i l fatto che lor iguardava

,perchè

,come gl i d iss i

,avevo l' in

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4 10 FORTEZ ZA

tenz ione d i scr iverlo . Ab ituato a r icevere sif

fatte v is i te ; mi accolse cortesemente ,mi rac

contò ogn i cosa con grande i nd ifferenza , comese parlasse d ' un altro

,mi parlò della donna

( non mogl ie ) che aveva con sè,delle ab i

t ud ini della sua v i ta . Stiamo i nsieme dad iec i ann i

,d isse concludendo ;

’ i o hodella paz ienza

,essa pure

,e s i come Dio

vuole . Le mie due grand i con solaz ion i sonola st ima della gen te e la devoz ione d i questapovera d isgraz iata . Andai a casa

,scr iss i

tutta la sera e tutt a la matt i na seguente,e il

giorno dopo m i reca i dal l ' amico col manoscr itto . Era l ' ora che i l bottega io stava ap igl iar i l fresco sul terrazz i no . Dopo qualchealtra ch iacch iera

,s i r ivenn e a parlare d ell' ant i

pat ia . Amico , gl i d iss i,

ha i preso ungranch io . Eimposs ibi le egl i r i spose collasua v ivac ità ab ituale . Lasci amo gl i s cherz i

,

i o r ipres i ; t i prego d i l eggere quest ifogl i : è un racconto sto1i co

,che ho scr i tto i n

quest i g iorn i ; i l personaggio p1inc ipale è i lt uo bottegaio ant inatico ; t i do la mia parola che

,sal vo i necessarii a'

rt ifiz ii d ell'

esposiz ione , non ho alterato d

' una s ill aba la veri tà .

L' amico prese i fogl i e c0m inc iò a leggere .

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FORTE ZZA 4 11

Dopo un po ' alzò gl i o cch i,guardò l ' uomo del

terrazz ino,po i me ; e r iprese la lettura . Vi a

v i a che andava innanz i,guardava sempre p i ù

spesso me e l ' uomo,l ' uomo e me ; e s i fa

ceva sempre p iù serio . Giunto all ' ult ime r ighe

,gettò un

'

grido d i merav igl ia,balzò i n

p i ed i,mi afferrò una mano e d isse con voce

commossa Mi da i la tua parola d ' onoreche è vero ? Te l a do gl i r i sposi…E che è lui ? domandò ancora . Cheè lu i

,r ipetei . Senza d ir al tro , prese i l

cappello e u sc ì a pass i conc itat i . Io mi affac ciai alla finestra e lo v id i at traversar lap iazza e infilar l a porta della casa d i fronte .

Dopo qualche minuto nota i che l ' uomo delterrazz ino era spari to . Di l i a poco r icomparve

,

e un momento appresso i l m ioamico riat traversòl a p iazza . Io t i conosco ! diss i tra me

,cor

rendo ad aprir la porta ; io lo so qu ello chese i andato a fare ! L ' amico comparve sullasogl ia . Tu

,cont inua i ad alta voce

,

— sei andato a baciare i n fronte quell ' uomo !Ei mi guardò , sorr i se , e po i gettandomi

le bracc1a al collo 1111 r i spose con un gr idod ' allegrezza : No , perchè n ' ero indegno ;sono andato a baciargli la man i .

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FORTEZZA 4 13

m ano , a r icevere i n tr ionfo le bande ; quandos'

incend iavano messi , s i atterravano case ,s i

cat turavan famigl i e , s'

impiccava, si scort i cavae si squartava e a tener v ivo e ad accrescerel ' ecc id io mi serando venivan dalla r iva destradel Tevere armi

,scudi e benediz ion i .

Uno degl i ult imi giorn i d i lugl io , poco dopoi l levar del sole

,per una valle deserta della

prov inc i a d i Capitanata,andava verso San Se

v ero un Carab in iere a cavallo , i l quale era part i to la notte da quell a c i ttà per andar a rec'areal comandante d ' una colonna mob i le un ord ine del colonnello . Ei portava sotto l ' abbottonatura della tun ica una lettera d i r isposta aq uell

'

ord ine,nella qua le il comandante d iceva

che s i sarebbe recato alle o tto del la matt ina i nu n recesso d ' un monte v ic ino

,dove aveva sa

puto essere sol i ta a r iparare una mano d i brigant i che da qualche tempo infestava quellet erre . I l portator de lla lettera era un uomo su it rent

'

ann i,alto

,asc iutto

,con due occh iett i sc i n

t illant i e due baffett i aguzz i,e q uella _ ruga di

r i tta i n mezzo alle sopraccigli a,che r ivel a ab i

t ud ine d i r ifless ione ; l a sua fisonom ia sp iravauna grav ità prematura

,alla quale i l grande

cappello nero a due punte dava quas i un r i

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414 FORTE Z ZA

flesso d i tr i stezza ; e i l suo rigido at tegg1a

mento,e le sue mosse franche e rec ise

,attesta

vano un v igor d ' an imo r i spondente a i b isogn ide i tempi e de i luogh i . Andava d i trotto perun sent iero serpeggian te , voltando i l capo orad i qua

,ora d i là, a guardare i pascol i abban

donat i,i mont i ro cc ios i

,i l c i elo l impidi ssimo

,

senza ud ire al tro rumo re che lo scalpit io del suocavallo e i l t i nt inn io della sua sc iabola .

A un tratto , passando 111 mezzo a due s iepialte e fi tte , v ide un lampo e sent i u n colpod i fuci le . Mentre gira i l cavallo e afferra l ap istola

,i l cavallo vac i lla ; nell

' atto ch ' egl i ahbassa i l capo per veder se è fer i to

,s i sente

afferrar d i d ietro ; nel punto che s i vol ta i nd ietro

,un uomo. balz a fuor dal cespugl io dond '

era

part i to i l colpo,e gl i è s0pra ; d ietro a lui

come un ' ombra , un terzo non ebbe. tempo ned i sparare

,nè d i saltar giù

,nè d i metters i in

guard ia ; fu scavalcato e steso i n terra . Qu iprovò a res iste re

,s i d iv incolò , percosse , morse ;

ma non potè alz ars i ; spossato , s i arrese, e s i lasc iò d isarmare . Nella furia

,però

,del d ibattersi ,

avvolto da un nuvolo d i polvere , avea potutocon un movimen to rapid iss imo metters i la letterai n bocca , senza che se n

'

accorgessero i suo i

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FORTEZZA 415

assal i tor i . Gli legarono le man i d ietro al dorso ;lo alzarono i n p ied i ; gl i appesero al collo infretta e i n furi a la sc iabola , i l mantello rotolato , l a valig ietta della sella ; trasc inarono i l cavallo d ietro la s iepe, e po i via a traversoi campi ,sp ingendo lu i sbalordito e barcollante

,con un

frastuono infernale d i bestemmie, d i m inacc ie,d i percosse, d i r i sa .

Dopo una corsa d i mezz ' ora,essendo omai

lontan i dalla v ia battuta abbastanza da nonaver p1u a temere sorpresa , rallentarono i lpasso . Erano arr ivat i alle falde dei mont1

, 111

mezzo agl i alberi,i n un luogo dove non s i

vedevan case, nè capanne, nè alcun segno d' a

bitaz ione . I l carab in iere, curvo sotto i l peso de isuo i arnes i , non dava segm ne d i terrore

,nè

d ' ira ; e i l suo volto, pall ido , ma non alterato ,mostrava l ' animo consapevole della sorte ch el ' attendeva

,e i l cuore preparato a r iceverla .Ei

non ignorava che cader nelle man i de i brigant i,

i n quei giorn i d i rappresagl ie feroc i,era la

morte ; perc iò i n lu i c' era già un po

'

d ella cahna

solenn e della morte ; e chi non l' avesse saputo

,

al solo gu ardarlo negl i occh i av rebbe detto .

Quell ' uomo va a morire . I l br igante che

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FORTEZZA 4 17

Parlera i , poveretto , r iprese i l br igante

,buttando v i a la verga ; com incian

tutt i come te, e tu fin ira i come gl i altri . Seid i carne e d

' ossa tu pure ; quando sentira i pungere

,gridera i anche tu va tranquillo !

CIO dicendo , gl i d iede un urtone per fargl i infi lare unsenti ero lungo la sponda d ' un rigagnoloandarono d iri tt i un pezzo , po i passarono un p iccolo ponte, girarono attorno a un poggio , e cocominc iarono a sal ire per una v iottola angustasu per un monte erto e roccioso . I l carab in iere

,

stretto in torno al collo dal le b ertelle de i fucil i,

imbarazzato dall ' aver le man i legate , soffocatodall ' un iforme

,grondante d i sudore

,sal iva a sbi

l anc ion i,i n ciampava nei sass i , cadeva i n g inoc

chio,e si r ialzava a fat ica , per tornare a ca

dere ; e i brigant i lo p i cch iavano , lo malmenavano, lo spingevan su a pedate, schernendolo,urlando Su

,poltrone ! Voialtr i , quando c i

cogl iete,c i legate a i vostr i cavall i ! Una volta

per uno , p iemontese !

Su,a mezzo i l fianco del monte , erano aspet

.tat i . I n un punto dove la rocc ia era tutta bri cche

,scoscendiment i e prec ip iz i a fi lo , con appena

qualche str iscia d i cesp i e d '

arbusti aridi , sottoDEAMICIS . Novelle.

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418 FORTEZ ZA

una rupe cava e ri curva a gu isa d i vol ta , si

stendeva u n breve tratto d i terra p iano,c i nto

i ntorno intorno d i macign i,parte franat i dal

l ' alto,parte 1pm p1ccoli spint i a forza

d i bracc i a tra i pr imi,i n modo da formare con

quell i una speci e d i baluardo . La rupe serv ivad i tetto e d i parete a una capanna d i legno

,che

occupava una quarta parte dello Spaz io ch iuso .

Sulla facci a in tern a dei macign i erano stat e incavate del le n i cch iette

,per r iporv i roba

,e de

gl i scal in i , dall' alto de i qual i s i vedeva g lu tutta

la ch ina . S'

entrava là per u n ' apertura poco pi ùlarga d ' un uomo . Fuori

,non appar iva i ndiz io

d i luogo ab itato ; dentro , pareva ins ieme una

tana,un r idotto e un corpo d i guard ia . Nelle

n i cch ie v ' eran b icch ieri,tazze d i latta

,tegami

,

pan i,coltell i ; dalle punte sporgent i d ei mac ign i

pendevano sacche e fiaschet te ; i n un angoloc ' era un mucch io d i cenere e d i t izzon i

,e la roc

c ia,d i sopra

,affumicata ; sotto la capanna , pagl i a

e pann i ammontat i . A guardar su,oltre la rupe

,

e d iet ro , e a i lat i , non s i vedevano che rocc ie ,fess i profondi , e mass i enormi quas i 505pes i inaria , con qualche raro albero che appariva appena come un c iu ffo d ' erba . Sotto , i fianch irott i del monte ; pi ù i n la, pianura , e lontano,a i…monti .

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FORTEZ ZA 419

Un uomo,r itto sul l ' ultimo gradino d ' una

scaletta,co i gomit i appoggiat i sul macigno , e

i l v iso nascosto d ietro due pietre,tra l e qual i

sogguardava come attraverso una fer ito ia , stavaaspettando la compagn ia . Quando scorse i l carabiniere , batte l a mano , in segno d i contentezza

,sur una delle due p ietre ; e prese a segui

t are coll ' occh io intento ogn i suo passo , accompagnando ogn i percossa che gl i vedevadare

,con un gesto e una bestemmia

,come per

accrescere forza al percussore e dolore al percosso .

Quando furono a poch i pass i dal r idottoscese e gl i andò ad aspettare alla porta . Arrivarono. I l carab1n1ere

,cacc iato dentro con

uno Spintone, stram az z ò i n mezzo al rec into ;entrarono i n fur i a gl i altri

,ansando

,sbuffando

,

buttando qua e là borse,capell i

,a rm i ; sedet

tero intorno , su i sassi , e stettero un po' di tempo

s ilenz ios i , per riprender fiato ed asc igarsi i l sudore .

Eccone uno ! esclamò po i i l capobanda,

voltandos i verso i l compagno che era usci to ar i ceverlo .

Bell ' e v1vo, r ispose quest i . Poi,data

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FORTEZZA 42 I

polpacc i enormi ; e dalla fronte a i p i ed i tuttolargo , corto , tozzo , p iatto , che pareva un gigante r i entrato i n sè stesso

,che si fosse gon

fiato d i tanto,d i quanto s ' era accorc iato ; e

nero , barbuto ,baffuto e capelluto

,i n modo

che non gl i s i vedeva che due di ta d i fronte ei l sommo delle guanc ie . Degl i al tr i tre

,du e pa

revan fratell i : avevano la stessa fronte angusta,

lo stesso naso ri ncagnato,gl i stess i o cch i volpin i

,

l a stessa bocca senza labbra , curva i n forma d isemicerchio r ivolto ‘ i n gm ,

e lo stesso mentoaguzzo e sbarbato ; e l

' uno e l ' al tro p iccol i en ervosi . Tutt i e tre aveano negl i occh i quelnon so che d i cupo , d i furbo , d i lubr ico , d isp ir i tato

,che espr ime la mostruosa stra vaganza

d i cotal i nature miste d i S tiperst iz ione e d i ferocia, d i coraggio temerario e d i abb ietta v igliaccheria . Un po

'

cascant i sulla v i ta , avevanonel gesto e nel passo , e anche nei loro impet id ' i ra

,qualcosa della leggerezza moll e dell e

t igr i . Portavano un cappello a pan d i zucchero

,due alte gh ett e, e una giacchetta am

pi a ed aperta sul davant i , e tra l a giacchettae i calzon i usc iva i n giro , a sgonfiett i, un po

' d icamic ia

,stretta da una larga fasc ia azzurra . I l

quarto brigante , che pareva i l pm giov an e ,

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422 FORTE ZZA

aveva u n v iso p1u umano ; ed era anch' egl i p i c

colo e sbarbato come i due che avevan ari ad i fratell i .

Adesso d isse i l capobanda,quando

ebbe fin ito d i v is i tar la val igia fategl i metter g1ù gl i stracc i , po i mangeremo due boccon i

,e l a vedremo .

I due fratel l i s '

avvicinarono al carab in iere ,e uno gl i slegò l e bracc i a, mentre l

' altro gl it eneva i l pugnale d inanz i al petto . Le due bracc i a slegate caddero penzolon i come le bracc iad ' un cadavere .

Giù l ' un iforme, disse uno dei br igant i .I l carabi n i ere l i guardò , e stette qualche mo

mento perplesso , colla fronte corrugata e unlabbro stretto fra i dent i .I l b r igante p iù giovane lo guardava con

tr istezza .

Tu d isse a costu i i l capo,che stava

seduto presso la porta va al tuo posto !I l giovane

,come obbedendo ad un ordine

ab i tuale,sal i l a scaletta

,da cu i uno dei brigant i

aveva veduto ven ire i compagn i ; appoggiò igomit i su l macigno ,

mise i l vi so fra l e due

pi etre , e r imase immobi le .

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FORTEZZA "

423

Gm l ' un iforme, r ipeterono i due brigant i

,alzando tutt i e due ins iem e la mano .

Dategl i una ceffata,che gli lasc i i l segno

delle d ita gridò i l capo .

I l carab in iere si scosse come se fosse statopunto i n una piaga

,po i ch inò la testa i n atto

d i rassegnaz ione,e si tolse l ' un iforme . I due

brigan t i l a presero ; frugaronnelle tasche, nelleman iche

,da ogn i parte ; poi la gettarono sotto

l a capanna . Uno d i ess i frugò ancora i l pr ig ioniero nelle tasche dei calzon i , e d isse al capoband a : Nulla

Acc ident i a lu i ! quest i r i3pose ;legatelo al ferro .

I due manigold i legarono i l carab in iere colleman i i ntrecc i ate su l dorso a un grosso uncinop iantato i n uno dei pal i della capanna . L' i nfel ice era b ianco come un morto e batteva i dent icome pel r ibrezzo dell a febbreI tre brigant i cavaron dalle n icchi e un po

'

d i provv igione da bocca, sedettero sopra tresassi

,e cominciarono a mangiare

,discorrendo

tranqu illamente,a sbalz i e a proposm om tron

che,come

'

/

si‘

fa quando si bada p1u a quelloche s i mangia che a q uello ch e s i d ice .

Hai senti to le notiz ie d i Casalvecchio ?

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FORTEZZA425

' n i re i l giorno che a ogn i albero d ella campagna penderanno le budella d ' un p iemontese

.

Da' tempo.

E tracannò'

unb i cch ier d i v ino .

Guarda , disse un altro,accennando 11

Carab in iere a i compagn i , stapensando ,

A che pensi ? domandò i l capo,forber1

dos i i baffi .

A m àmmata ? ridomandò i l primo .

Dove la laèc iast i ?Sent iamo .

E si voltarono tutt i e tre a guardarlo .

povero giovane ch iuse gl i occhi , stette un po'

cosi,e po i l i ri apers e grandi ed umidi

,e

guardò lontano,d i l à da i mont i .

' I tre brigant i r isero .

Ma il p iù bello d isse uno è che nonO che sarà ? Superb ia ?

Modest i a, r i spose l ' altro con un r isosguaiato .

Paura,

aggiunse i l capobanda .

I l carab in iere scosse la testa come per d ired i no .

Ah ! no ? esclamò il br igante,balzando

i n pied i ora vedremo . E po i a i due compagn i, con pigl io r isoluto : Costu i andava

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4 26 F ORTEZZA

a portar q ualche ord ine'

per farc i coglier nelcovo.

…Abbiamo perduto anche troppo tempo…Facc iamolo sputare .

Facc iamolo sputare, r isposero gl i al tr i,

alzandos i .I l carab in iere si scosse

,e alzò la testa i n

atto d i ch i d i ce : Son preparato . I trebrigant i gl i s i p i antarono dinanz i . Chi avesseosservato , i n quel momento , i l g iovane chestava alla vedetta

,lo avrebbe v isto tremar co

me una fogl ia e voltars i i nd ietro,per non fars i

scorgere,a poco a poco

,col v iso b ianco dal

terrore . I l capobanda se n ' accorse,e gl i ac

c ennò con un gesto imperioso che badasse aldover suo : quegl i r iprese l ' atteggiamento d ipr1ma .

Dunque, prese po i a dire il capo,

r ivolgendos i al carab in iere,con un accento che

non ammetteva p i ù i ndugi , d i dove ve

n iv i ?I l pr igion iero corrugo l e sopracc igl ia e fissò

- i l br igante con uno sguardo profondo che annunz iava una volont à pi ù r isoluta della sua, enon r ispose .

I l brigante , senza d ir altro , gl i menò un cosiv iolento pugno sotto i l mento

,che s ' intese uno

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FORTE ZZA 427

scrosc io come se gl i avesse spezzat i i dent i .R i sponderai ora ?I l carab in iere abbassò la testa, lasc10 colare

i l sangue ch e gl i empiva la bocca ;poi, r ialzando gl i occh i in v iso al brigante

,con un ' e

spressione d'

imperturbata alterezza, fece cennod i no .

I l br igante si morse le labbra,ricamb1o co i

due compagn i un sorr iso forzato ; po i , con tuttacalma

,pose la mano in tasca

,trasse un coltello

,

l ' aperse, sbot tonò la cam ic1a al carab in iere

,

e gl i mise la punta della lama sotto la fontanella dellagola . La v itt ima fece un movimentoconvulso come se la lama fosse già ent rata .

Nessuna paura , mormorò i l br igant e ; efece scorrere i l coltello , lentamente e leggermente

,dal collo fino alla c intura , come avrebbe

fatto sopra una tavola per t racmarvi una l inea .

Sul petto dello sventurato apparve una lungar iga rossa

,somigl iante a un tagl io di rasoio

,

ch e sub ito d isparve sotto le goccie d i sangueche ne spicc i arono fuor i ; e le gocci e fi laronogiù

,come lagrime, sotto i pann i e Sopra, s ino

a terrà .

Ah ! ah ! gridò con voce best iale i lc apo ; lo cominci a vedere, eh ?

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FORTEZZA 429

con tanta forza su i piedi , che l' ossa scr i cch io

l arono,i l m1sero gettò un acut issimo lamento

,

e si contrasse tutto come preso da epiless ia.

Ma quas i nello stesso punto , traendo forza dald olore ,

bat tè i l p iede offeso i n terra,alzò la

testa,e gridò con un ruggi to : NO!

I brigant i lo afi errarono tutt i e tre ins i emepel collo

,e stavan per fargl i sch iz z ar gl i oc

ch i dal capo , quando i l giovane che faceva dasent inella

,reso audace d all'orrore che non po

t ea p iù v incere , gridò con voce e v i so d i forsennato Eh

,ammazzatelo una volta

, perd io ! Tirategli una fuc i lata nella testa ! Che servefarlo tanto pat i re ?I tre briganti

,colpi t i p1u dalla su a audacia

che dalle sue parole,si voltarono a guardarlo

i n atto d i stupore ; ma fu un breve stupore .

I l capo si slanciosul giovane temerar io, e con

un pugno nella nuca gl i fece battere la testasu l macigno . I l giovane

,sb alord ito , riprese

s enza far parola l' atteggiamento di prima ; ma

nel punto stesso che gettava lo sguardo gi ù pelfi anco del monte, fece un leggero atto d i meraviglia, si Sporse p i ù innanz i

,e restò immo

b ile,cogl i o cch i fissi . I l capo dei br igant i non

se ne accorse, e tornò verso la v i tt ima . Era

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430 FORTEZ ZA

l ivido,digrignava i dent i e tremava ; i suo i

stess i compagn i lo guardavano con trep idaz ione . Pose una delle sue grosse man i su l capodel carab in iere

,alzò l ' altra con l ' i nd i ce teso in

atto d i minacc ia, e guardandolod i sb ieco cogl i occh i in iettat i d i sangue

,mormorò con voce

strozzataSent1 I n mal ' ora t e venuta 11dea d i

fare i l cocc iuto con me… Tu non sai ch i sonolo ho fatto r izzare i capell i sulla testa a gen teche aveva p iù fegato d i te… . Tu non ha i idead i quello che son capace d i fart i Ioson capace d i pugnalart i fino a doman i senzatogl iert i l a d i r idurt i a non aver piùfigura d i strappart i gl i o cch i dal

Sa i quello che è segu ito agl i altr i .non mi mettere al d i ' quello che

dev i,pr ima che m i mont i i l sangue alla

D icendo le ult ime parole,gl i levò la mano

dal capo,

la guardò,

c ' eran de i capel l i .lndispett i to , gl iel i bu ttò nel v iso e gl i r imaseroattaccat i alla bocca . I l carab in iere

,per l iberar

sene,sputo. I b1igant i p i esc1o quell atto come

uno spregio,e non s i contennero pi ù . Gettando

tu t t i e t1e ins ieme un g1ido d i rabb ia,ch inando

il capo , torcendo gl i o cch i , gl i s i slanc iarono

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FORTEZZA 43I

addosso come tre fiere,e cominc iarono coll e

punte…d e i pugnal i , coll'

ugh ie, co i denti , colle ginocchia, co i p iedi , a torturarlo, in fretta e ins i lenz io Or l

' uno Or l ' altro sostando un momentoper r1prender fiato ; d icendos i l

' un l ' altro:Adagio ! per avvert i rs i d i non ucc iderlo ; epestavano , punzecchiavano , mordevano , e cadevano in terra st il le d i sangue

,brani d i cam i

c ia,c iocche d i capell i ; e non s

'

ud iva che i lresp iro affannoso de i tre carnefic i

,e i l rumor

de i pugnal i che s'

u rtavano,e i l s1ngu lto secco

della vitt1ma ; erano accecat i , ebbri , imbest ial i t i ; non parevano pi ù tre uomin i , ma un mostro d i tre corp i avv i t i cchiato ad un uomopresentavano tutto quello che posson avere ins ieme d i orr ib ile la demenza

,l a v i ltà e la feroc ia .

Non lo uccidete ancora ! r i cominc iò agridare i l giovane con grande affanno

,voltan

dosi e r ivoltandosi rap id iss imamente ora versoi brigant i

,ora verso la campagna , e alzando

a grado a g rado la voce cOm e se volesse coprire un rumore che s

'

avvic inava . Nonloucc idete ancora ! Aspettate ! Dirà tutto ! Se louccidete

,non saprete nulla ! Provate ancora

una vol ta ! Ha fatto segno che vuol parlare !‘ Lo ucc iderete po i !. Gli darò io una pugnalata

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FORTEZZA

e111t0: Seguironoal cun i !moment i d i s ilenziodurante i qual i

'

nonsi udiva . che i l respirar

grosso. e frequente dei carab in ier i trafelat i .Soccorrè teÎ i l moribondo gridò al

l 1mprov'v iso il giovane brigante

, ch e'

stava in

ginocch iato anch e lu i , come gl i altr i , colle “

man i appoggiate i n terra,sotto la baionet ta' d

'

iin/

carab in iere .

Qual moribondo ? domandò i l capitario , « facendos i i nnanz i , polveroso ed ansante .

Là ! nell ' angolo ! r ispose i l g iovane,

accennando .

Tutt i si voltarono a guardare :nessuno sco

priva nulla .

Sotto i l mantello ! r ipetè i l br igante .

I l capitano , segu ito dagl i sguard i d i tutt i ,s'

avvicinò alla . capanna,afferrò i l mantello e

lo buttò i n terra . Un grido generale d ' orrorerisonò al la v ista d i q uell

'

01°

re1i d a —cosa. L' i nfel ice pr1g10mero

,i nginocchiato in" terra

,colle

bracc ia r itorte i nd ietro,e i l capo spenzolante

sul petto , e ra tuttol iv id i e p iaghe e sangue ,che parea scort i cato ; e faceva uno sforzoperalzare la testa .

S legatelo sub ito ! —gridoi l Cap itano .

Dategl i da bere !DE AMICI S . Novelle.

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434 FORTEZZA

Tre carab in ier i accorsero,lo slegarono

,lo

posero a sedere , e cominc iarono ad esam inar

le fer i te ; gl i altr i , acc iecat i dal l' ira, percote

vano i br igant i col calc io del fuci le .

Giù le arm i ! gr idò i l capitano . Epo i

,voltosi verso i l g iovane brigante : Parla

tu !I l carab in iere che lo teneva gl i permise d '

al

z arsi i n p ied i .Quando fu preso quell' uomo ? do

mandò i l cap itano ; d i ' la ver i tà prima d i mori re .

Quell ' uomo com inmo i l giovane convoce affannosa

,tremando ancora d ' orrore e d i

quel carab in iere… l ' hanno presol ' hanno condotto qu i… l ' hanno le

gato . volevano che lu i non vo

non gl i saltarono addosso… Io hoveduto ! Mio Dio ! Mio Dio !

Ma tu ch i se i ? gr idò i l cap i tanostrappandogli i l cappello .

Tutt i si voltarono ed esclamarono : Unadonna !

S i ! gridò questa come una forsennata sono una m ' hannoson quind ic i m i misero i l co ltel lo alla

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F ORTEZZA 435

m ' hanno condotta con Ma io nonmi sono macch iata l e man i d i sangue

,no ! l o

giuro ! i o l i accompagnava soltanto perchè nonm

'

u cc id essero ! Io sono d i San sonouna povera contad ina

Perchè non hai t irato una fuc i lata nellatesta a uno d i costoro ?

Non ho avuto mi avrebberomessa alla B isogna vedere quello che

Credevo d i d iventar Se avesteMa lu i (e accennava i l fer i to) lu i - è

stato un ha sofferto non ha dettouna parola ! non una parola !

Trasc inate quest i v igl iacch i a i p i edi dellaloro v itt ima ! gr idò i l cap itano .

I carab in ier i trasc inarono i tre br iganti dinanz i al fer ito

,a cu i era stata fasc iata l a te

sta con una pezzuola che gl i cu0priva i l v iso .

Son qu i i o ! gr idò i l cap itano,ch inan

dos i verso l ' i nfel i ce,che cominc iava a ridar

segn i d i conoscenza ; se i salvo ! sei i n mezzoai tuo i compagn i ! fatt i coraggio ! guarda ! i tuo iassassin i sono inginocchiat i

o

davant i a te 'I l carab in iere alzò lentamente la testa e si

scosse tutto . Po i st ese una mano,la posò

sulla testa del capo dei brigant i,la ritrasse

,

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FORTEZZA 437

L' uno dopo l ' altro,stri sciando i n terra come

se1p1 baciarono 1 pied i al fer ito .

Capitano ! gridò allora l a donna'

fissandolo con due occhi d i pazza ; io potevo dar l avv150 , quando vo i ven ivate . . nonlo died i , v i lasc ia i ven ire . . . Fatemi unagraz i ain lo sono una donna perd u tlo non

'

posso più tornare a Fatem i fuc ilare con costoro !

No ! gr idò con un estremosforzo i lfer ito .

Tutti s1 voltarono .

continuò l ' i nfel i ce con'

vocefioca, tendendo una mano sangu inosa

'

verso la

donna,

dovete fare un ' opera d i miser icordiaQuale ? dite ! Dio mio ! lo ve lo do

mando per cari tà ! gr idò la donna,get

tandòglisi ai p i ed i colle man i giunte.

mormorò 1111

Dove ? domandò la d onna .

Da per tutto !Tutt i s i guardarono merav igl iat i .Cosa volete dire ? ridomandò la donna .

Voi non le avete viste le mier ispose i l carab in iere ; Guar»

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438 FORTEZZA

E sol levò i l fazzoletto che gl i copr iva l afronte . Tutt i s ' avv ic i narono ans ios i guardarono

,e get tarono u n gr ido straz iante d i or

rore e d i p ietà . Lo sventurato era c ieco .

A l la morte ' u rlarono allora tutt i isoldat i , percotendo i br igant i co i fuc i l i e co ip ied i . —A ll a mo rte ! La voce d el cap itano non riusc ì a dominare i l tumulto ; i carabinieri si slanc iarono fuori , travolgendo gl iassassi n i nel la corsa prec ip itosa.

d i m iseri cord ia ?domandò i l fer i to alla donna

,quando fu

rono sol i .Questa alzò gl i o cch i al Ci elo e d isse :

La mia v i ta è vostra .

A l lora si stri nsero la mano , e una fragorosa scar i ca, che scoppiogiù nella val le, parvesalutare i l nob i l iss imo patto , che lega da d iec iann i la donna p ietosa all' eroe .

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LA CASA PATERNA.

DALLE MEMOR IED I W’

I LELM M INDEN .

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M' era g1a venuto p iù volte i l des ider io d i

fare una corsa a Kalm èrt per r ivedere la casadove nacqu i e i luoghi dove passa i i pr imi quind ic i ann i della m ia v i ta . Ma sempre

,al mo

mento di part ire,m ' era mancato i l coraggio .

I n quella c ittà era

'

segu ito l' avven imento ch e

aveva dispersa la mia famigl ia , i n quella casaavevo provato i l pr imo grande dolore della v i ta,c ' era morto mio padre ; temevo perciò

d i r isent ire,tornandov1

,un ' emoz ione troppo

dolorosa . Cosi avevo r imandato la mia gitad ' anno in anno , sperando sempre ch e l ' annodopo mi sare i sent i to p i ù forte ; e n ' erano passat i vent i : vale a d ire tutta la parte migl ioredella m ia v ita . Ma una mat t1na d i gennaio

,fi

nalmente,avendo scoperto , pett inandomi , una

c iocchetta d i capel l i b ianch i che si no allora era

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. LA CASA FATERNA 445

i nfortun io , nella quale anche gl i ed ifiz i fosseroaffl i tt i e pensi erosi . Anda i i nnanz i , ricono

scendo ad ogn i passo una cantonata , una finestra, una porta, una bottega , che mi r idestav ano cento remin iscenze infant i l i , e mi trova ipresto nel cuore della c ittà, i n mezzo a unafolla di signor i e d i s ignore che usc ivano dald uomo po i chè era domen ica , e appunto i lmomento in cui terminava , come vent

' ann i

pr ima, la messa s ignor i le d i mez z ogi orno . In'meno d i c inque minuti, r i conobb i cento persone ; ma come cangiate ! N ei

'

primi moment inon mi parve cred ib i le che vent i ann i avessero potuto tràsfigurare una popolaz ione i nquella man iera ; e pensa i che qualche scono

sc iuto malanno avesse a iutato l' opera d istrug

g itrice del tempo. Quell i che avevo lasc iat i co icapell i ner i , eran diven tat i gr igi ; quell i cheavevo lasc iat i gr igi eran d iventat i b ian ch i ;quest i s ' era incurvato , a quello s

' erano infiacchite le gambe ; i l tempo , passando su quel lag ente come unnemico rabb ioso e capr i cc ioso

,

a veva qu i sch iacc i ato un occh io , là strappatouna zazzera , a uno rotto i dent i , a un altrovuotate le guancie . Vedevo dei miei compagni di scuola, una volta sott i l i come un fi lo

,

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446 LA CASA PATERN .\

inipingu at i i n man iera da non esser p1u r i conosc ibili fuor i che all

' espress ione del v i so ; delleragazz ine

,che avevo v iste andar alla scuola

,

leggere come farfalle, colla colaz ione nel Canestro, d iventate pezz i d i dori n e grav i e len te,c ircondate d i bamb in i ; s ignore che avevo lasc iate sfolgorant i d i gioventù e d ' allegrezza

,

avv izz i te ,rugose col capo basso e un Velo

nero sul v iso ; famigl ie già numerose, r idottea tre o quattropersone ; facc i e che erano spar i te affatto dalla m ia memoria ; larve d i m ie iant i ch i maestr i delle scuole elementar i

,che

credevo già sotterrat i da d i ec i ann i ; giovanott i che avevo v ist i bamb1m 111 bracc io allefantesche, piantat i i n atteggiament i dongiovannesch i davant i a i ac fi è ; una ragazzagl i a sco

nosc iu ta, una ser i e d i coppie matr imon ial i imprevedute e impreved ib i l i

,un gran numero

di persone allungate,raccorc iate

,arrotondate

,

assott igl iate scontorte i ngiall it e imbell i ter imminch ion i te ; e malgrado la quas i eguaglianz a dei cangiament i i n megl io e de i cangiament i i n peggio ,

quas i tutt i m i parevanoanno iat i O t1i st i

,e provavo un sent imento d i

pietà vedendol i svoltare Coppi a per coppia,

famigl ia per famigl ia,i n quelle stradette tor

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LA CASA F ATERNA 447

tuose e oscure , e Sparire gl i un i dopo gl i altr isotto le porte basse d i quell e piccole case .

Dopo poch i m1nu t i restai quas i solo .

A ttraversai parecch i v icol i cup i, fiancheg

giat i da casupole d i catt ivo umore, e ri eseni n quella! strada e v idi quella casaProvai u n ' emoz ione V i va ; ma la v ins i sub i to .

Cerca i con gl i occh i l a porta d i casa delpolla iolo del lattaio del frutt ivendolo

,del

l ' oste : erano tutte o ch iuse 0 socch iuse ; l astrada era deserta ; la n eve quas i i ntatta .

Passai i nnanz i al portone del cort i le d i casamia

,e m ' affacc ia i alla port i c ina : non v idi

n essuno .

Entra i : l a porta della casetta del port ina ioera ch iusa ; andai i nnanz i l en tamente sotto un

lungo pergolato che riesc iva i n facc i a allascala .

E fin qui non sent i i che un po ' d i batt icuore . Ma quando m i trova i d i nanz i al port i cod ella casa

,i n quel p iccolo spaz io dov

' eraaffollata la parte magg iore e più i n t ima de im ie i r i cord i ; quando vid i la vorta d ell

'

uffiz io

di m io padre, quella scala , quel terrazz inoquelle finestre con t ornat e d i v it i , tu tto an…cora tal quale l ' avevo lasc iato ; al lora m1

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LA CASA PATERNA 449

m i l le sguard i e i n mezzo a quelle m ille voc i ,sopraffatto da un sent imento inespr imib i le d it enerezza

,d i mal in con ia e d i stupore

,e in

certo se dovess i t rattenermi o fuggire .

Un po ' d i . neve che cadde da un alberosopra i m iei p ied i , mise i n fuga tutt i quei fantasm i

,e mi r i sent i i s i curo d i me stesso . A l lora

cominc ia i a cons iderare attentamente i l luogo .

Come tutto era d iventato p i cc i no ! Quella casa ,che m ' era sempre parsa un grande edifiz io , nonera che una casetta d i v illaggio i l pergol ato

,

che m ' era sempre parso alt iss imo,lo toccavo

quasi co l cappello ; il mur icc iuolo dell ' ortoch e non ero mai r iusc i to a saltare

,potevo

scavalcarlo senza scompormi ; mi pareva d iessere d iventato un gigante

,sent i vo che la

mia persona era d ' ingombro ; e non so perchè,questo m i r i ncresceva . Provavo quasi tr istezzad ' essere tanto ingrossato . Mi pareva che tutt igl i oggett i che m i c ircondavano dovessero d ire :

Ch i è q uell'

omacc ione ? noi non lo conosc iamo. Cert i sfond i

,cert i prospett i lontan i

del giard ino e del cort i le,s ' erano ravvici nat i ; i

mur i d i c int a s' erano r ist rett i non m i sapevo darragione d ' aver veduto per tant i ann i

,i n quello

spaz io cos i angusto,delle vaghe immagin i d i

DEAMIC I S . NwelIt .

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450 LA CASA PATERNA

steppe,d i vall i e d i strade senza fine

,e d' aver

provato un certo sent imento d i v i aggiatoreavventuroso andando , ne i g iorn i d i pioggia ,da un ' estremità del cort i l e al l ' estremità Oppostadel giardino . Tocca i la cancellata del g iard ino ;era aperta , en tra i . La neve copr iva i sent i er i ,l e Spall iere d i mortel la

,le a iuole, i foss i ; ma

r iconobb i ogn i cosa al primo sguardo . R i v id ila finestr i n a dell' uffiz iod i m io padre

,alla quale

,

ven t itrè ann i pr ima,una matt in a d' apr ile

,egl i

s' era affacci ato,d icendomi con voce fresca ed

allegra : W ilelm,i n questo momento com

pisco settantaquattro ann i ! R iv id i i l capanno d i gelsomin i sotto i l quale m ' ero preparato alla m ia pr ima confess ione, e dov

' eror imasto molte ore immob ile e pensi eroso i lg iorno i n cu i , tornando dalla scuola

,avevo

vi sto per l a pr ima volta un cadavere . R ivid i i lp i ccolo canneto da cu i per parecch i ann i avevotratto spade e lanc i e per i l p iccolo eserc ito d imonell i cenc ios i che combattevano sotto i lm io comando contro i vigliaccbi della parocch ia d i Sant 'Ambrog io. Dietro ogn i cespugl ioS' alzava un fan tasma ; pu l lulavano da ogn iparte cent ina ia d i r i cord i : r i cord i d i personemorte

,d i parole dette da gente d iment icata,

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LA CASA PATERNA 45 1

d i scene mist e d i realtà e d i sogno,d i cert i

gioch i d i luce,d i matt inate p iovose, d i fra

granze dell ' ari a,d i letture d i fantast i cher i e

,

d i r imors i i nfant il i,d i propon iment i d i cang iar

v ita,d i cert i ram i d i piante incurvat i i n una

certa d irez ione , d i cert i insett i v i st i i n queldato punto del tronco d ' un albero

,dei prim i

improvv is i e m i ster iosi r imescolament i del sangu e provat i n el veder ven ire verso d i me, i nmezzo al verde e all

' ombra,l a figura leggera

e b ianca d ' una cugina d i tredi c i ann i'

ch e

avevo sognata l a notte . E p1u andavo innanz i ,pi ù l e immagin i mi si presentavano fi tte ev ive . Non badavo p iù all a n eve, non pensavopi ù che qualcuno potesse vederm i dal l e finestre e prendermi per un matto o per un ladro .

Tutta l a m ia mente e tutto i l mio cuore eranonel passato . Mi pareva che molte voci sommesse ‘mi ch iamassero per nome, o m i di cessero mill e cose i ncomprensib i l i i n suono d ilamento

,ed io r ispondevo confusamente

,giu«

st ificandom i e promettendo non so cosa,e

guardavo in torno con un sent imento d i r i spettoe d i p ietà come se quel giardino fosse un camposanto e que i r i alt i d i neve nascondesserode i mort i .

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LA CASA PATERNA 453

l ' amarezza del d is inganno . Fals i amic i , falsesperanze

,van i tà

,glor iole , p icco l i p iacer i e

p iccol iss ime passion i della v i ta v issuta finora,

l i v edo a i mie i p iedi,e l i guardo senz

'

ira esenza rammari co . Non d isprez zo, non accusonulla e nessuno

,non m i credo m igl iore dei

m ie i s imi l i ; non sento altro che una immensasaz ietà , una profonda stanchezza ,

un invimc ibile b isogno d i sol i tud ine e d i s i lenz io . Ch iama i l mondo

, s i slanc i i nnanz i , s' apra la via,

tr ionfi,splenda e s '

inebrii ; l' i nv id i a non trarrà

p i ù dal m io cuore un SOSPÌ I‘

O . Io non domandop i ù altro al mondo che un po ' d i verde e unpo ' d ' ari a , e a Dio la forza d i res istere allad isperaz ione i l g iorno i n cu i r imaness i solosopra laIn quel momento v id i comparire d ietro i

vetr i d ' una finestra un V i so d i cu i i fiocch ilitt issim i della neve velavano la fisonom ia .

Mi parve che m i guardasse .

Pensa i allora che era m io dovere o d ' andarmene 0 d i sal ir su a dar sp iegaz ione dellam ia presenza in quel luogo . Questa r ifless ionemi d iede coraggio a fare quello che da pri nc ip io non avre i osato : a ch i edere i l permessod i v is i tare l ' i nterno della c asa .

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454 L A CASA PATERNA

Usc11dal giard ino , sal i i le scale e '

bussa i al laporta

,che s

'

aperse sub ito mostrandomi unv iso merav igl iato

,che ev identemente m '

aspettava . Era i l padron d i casa ; un uomo su i c inq uant

'

anni, d

' ar ia benevola ; d ietro i l qualefaceva capol ino una s ignora attempata

,d i fi

sonom ia dolce e tri ste,che pareva sua mogl ie.

Diss i i l m io nome ed espos i i l m io des id er io , sp1egandolo.

I l m io nome non r1usc i nuovo,l a m ia voce

commossa sp iegò i miei sen t iment i megl iodell e parole ; fu i i nv i tato ad entrare .

Entra i .Oh care

,benedette

,i nd iment icab il i paret i

della m ia povera casa ! F uorch è i mur i , tuttoera mutato ; ma r iconobb i sub i to ogn i cantucc io

,e r iv id i ogn i cosa al suo posto come

al tempo della m ia i nfanz ia . Mille voc i i ns iemem i ch iamavano da tutte l e part i : W ilelm !

W ilelm ! VV

ilelm ! E qui è lu i è tornatoè i l p iccolo VVilelm ! E l a mamma ? E i

fratell i ? dove sono ? dove sei stato ? che cos' ha ifatto ? Ma fin da i pr im i moment i l ' immagine d i mio padre sopraffece tutte l e altre mem orie . Lo vedevo appar ire sul la sogl i a d i tuttele porte , lo sent ivo camminare d ietro tut te le

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LA CASA PATERNA 455

paret i ; era da per tutto ; lo vedevo , come r iflesso da cento specch i , i n cento immagin i ; quiseduto al tavol ino

,occupato a r igare i m iei

quadern i d i scuola ; là appoggiato al camminetto

,ih atto d i d eclamarm i de i vers i d i Von

del ; p iù in là inteso a fissare al muro unquadretto i n cu i aveva messo unmio schizzoi nforme d i battagl ia

,fatto a c inque ann i

,e fe

s teggiato da lui come la r ivel az ione d' un gen io .

Ogn i angolo,ogn i palmo d i parete mi r icor

dava un suo lavoro,una sua parola

,una sua

ab itud ine . E p iù andavo i nnanz i per quellestanze r isch iarate d ' una luce smorta ed egualedal r iflesso della neve

,p iù la sua immagine S I

'

faceva viva , tan to che,'

In qualche momento micorse un br iv ido per le ven e, come se voltandomi improvv isamente, dovess i r iveder lo davv ero . R iv id i la stanza dove mia madre gettòun gr ido d isperato quando i l nostro vecch iomedico

,uscendo dalla camera d i mio padre; l e

d isse con voce sommessa : Si faccia corag «

gio,buona signora… è fin ita ! Passando

per la stanza accanto,e

rividi me,d i sei ann i

steso su l letto,mor ibondo d i crup ; mio padre

un po' più i n là che mi faceva i l r i tratto a

mat i ta, asc iugandos i gl i occhi d i tratto i n tratto,

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LA CASA PATERNA 457

e da uomo ; profi l i elegant i d i belle patr iz i e ,teste glor iose d i poet i

,v is i ard i t i e c ar i d i

soldat i,c ittà e mar i lontan i

,e camerette p iene

d i carte e d i l ibr i , i n cu i io avevo sudato e

pi anto,sospirando mia madre ; e mi sent i vo

crescere nel cuore un r imorso,non so d i che ,

una tr istezza,uno sgomento

,una vogl i a d i

buttarm i i n terra e d i p iangere,che mi sof

focava . Arr iva i finalmente al l ' ult ima stanza .

È la nostra camera da letto d isse i l padrone d i casa

,aprendo la port a . Era la camera

dov ' era morto mio padre . Mi fermai sulla sogl ia,

mi sentnmancare i l coraggio . Avevo intravvisto un letto nello stesso angolo dov ' era statoquello d i mio padre

,e m i pareva ch ' egl i do

vesse trovars i ancora là,immobi le e b ianco

,

col crocifisso i n mano,i n mezzo a due cer i ac

ces i . I l padron d i casa cap i e s i fece i nd ietro discretam ente . IO mi precip ita i solo nella camerae mi getta i i n ginocch io a i pied i del letto . 011 !

non scorderò ma i più, mai p iù quel momento !Mi parve d i r i sent ire nella m ia mano la manofredda d i quel povero vecch io , mi parve ch e

fosse Sp irato allora, mi tornarono in mente lesu e ult ime parole, i suo i ult imi gest i , i l suo

ult imo sguardo,che cercava me

,i l p iccolo W i

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458 L A CASA PATERNA '

lelm,l ' ult imo dei suo i figl iuol i

,ch ' egl i lasc i ava

non ancora avvi ato nel mondo,e d i cu i par

lava sempre con rammari co ne i suo i u lt im ig iorn i A l lora soltanto , r i cordando la su a lungav ita d i l avoro e d i sacrifiz i, compres i che cosavalesse quell' uomo ; sent i i tutto quello che gl idoveva i l mio cuore e la m ia mente ; r i conobbi che non l ' avevo amato abbastanza , chei l m io sent imento per lu i era stato p iù d i r ispetto che d i tenerezza

,che ero stato i ngiusto

,

ch ' ero stato ingrato,e gl ien e domandai perdono

a man i giunte,p iangendo a calde lagrime

,

e bac iando di sper atamente la sponda del letto ,come aveva baciato qu ind ic i ann i pr ima la suamano inan imata ! Po i r imas i l à qualche tempoa med itare

,e 111 quei moment i s i dec i se l a

sorte della m i a v i ta . R i avuto dalla pr ima strettadel dolore

,mi domandai perchè m i r imanesse

n el cuore una così grande tri stezza , perchè datanto tempo mi sent iss i quas i stanco dellav i ta

,perchè, guardando al l

' avven ire,lo ve

dess i cos i vuoto e cos i mal i ncon ico,perchè

fino i p i ù r ident i r i cord i dell ' i nfanz ia mi amareggiassero l

' an ima,che cosa avre i dovuto

fare per ravvivare l a m1a g ioventù moribondae per r isusc itare le m ie speranze morte

,che

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LA CASA PATERNA 459

cosa mi mancava, che nuova v ita avre i dovu to intraprendere . E allora da tutte le stanzed i quella casa

, d al giard i no , dal port i co , dalcort i le

,tutte quelle medes ime voc i che m'

ave

vano salutato all'

entrare , mi r isposero tutteinsieme : W ilelm

,e lo domandi ? B i sogna

ried ificare i l tempio caduto, r ifare l a casa ant i ca

,r imettere tutto al suo posto

,r isusc i tare i l

p iccolo VVilelm d ' una volta e i suo i p i ccol ifratell i

,r i comporre i giocattol i Spezzat i

,tornare

a rigare i quadern i d i Scuola e a declamare ivers i d i Vondel ! B isogna ricomm c1are il —cammino

,W ilelm ! Mille volte m ' era già venuto

questo . pens iero ; ma questa volta me lo di cevala mia casa, era unConsiglio che mi dava i l miovecchio giardino

,era una preghiera che m i

mormorava mio padre morto,e per la prima

volta la m ia an ima vi r ispose con uno slanciod ' amore e d i r isoluz ione . In u nmomento

,come

per i ncanto , la m ia mente si r isch iaro tutto i ntorno

parve trasfigurato ; un norrie da moltotempo caro al mio cuore m i venn e sulle labbracome un grido d i gio i a ; 10 pronunz ia i tre volte :L ij sse ! L ij sse ! L ij sse ! guardandomi in

torno come se lo Spir i to d i mio padre fosse là e misent isse ; poi balza i i n p i ed i e usc i i d al la stanza

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LA CASA BATERNA 46 I

piut i. Sto a Deventer , i n una bella casa , cheha un p iccolo port i co , un giard ino con la tetto i a in fondo , e un lungo pergolato . Dalla stanzaa terreno dove sto scr ivendo vedo i l p iccolo\Vilelm d i d i ec i ann i che fa i l ch iasso nelcort i le co i suo i compagn i d i scuola , vedo lasua piccola sorella Iul ia che inaffia i fioridel giard ino

,sento i l m io primogen ito A lbert

che legge forte nella sua camera al primopiano e la mia buona L ij sse che dalla finestra gr ida a W ilelm d i non star a prenderei l sole d i m ez zogiorno. Vedo i l r ipet itore d il atino quando passa sotto i l pergolato vedoi l gatto d i casa che s '

arrampica su per l e v i t i,

vedo la vecch ia donna di serviz io tornar dalmercato colla sporta sotto i l bracc io ; i passer i can tano nel le loro gabb iet te verd i

, le portes

'

aprono e s i ch iudono , tutto si muove,tutto

parla,tu tto è pieno d i allegrezza e d i v i ta

,e

tu tto mi ri corda la casa ant ica d i Kalmert .

Io stesso m ' accorgo d ' aver preso a poco apoco le ab itudin i d i mio padre, la sua andatura , i suo i gest i , l a sua in tonaz ione di voce .

E qualche volta ho una strana i llus ione : mipar d ' esser proprio lu i

,r ingiovan i to d i ven

t'

anni , e che il m io sp iri to s i a passato i n

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462 LA CASA PATERNA

quel p i ccolo W ilelm che vedo nel cort i le ; ,e

vedo un terzo p iccolo W ilelm che verrà dopoi l m io

,e un altro che verrà da quel lo

,e v ia

via, una fi la sterm inata d i p i cco l i W ilelm che

si perde lon tano lontano in u n orizzon te az zurr i no e m i par d i essere immortale e fel i ce .

Eppure penso sovente alla morte ; ma non co

me al tempo della m ia g i oventù,con un sent i

mento d i tr istezza o d i terror e ; c i penso tran»

qu illamente , come un lavoratore con tento d isè , seduto a una mensa giov iale , pensa che p iùtard i andrà a r iposare dalle su e oneste fat i cheSopra un guanc iale non v is i tato da catt iv i sogn i .Solamente io d i co sempre tra me : vorre i mori red i pr imavera , nel l

' ult ima stanza d i casa mia,

col la finestra ap erta su l giard ino,con la mia

L ij sse accanto, con tut t i i m i e i figl iuol i i ntorno ,colla forza d i r i conoscerl i , d i ch iamarl i per nome

,d i abbracc iarl i a uno a uno fino all ' ult imo

momento,e d i d ire a tutt i con voce d ist i nta

,

pr ima d i ch iudere gl i o cch i : Figl iuol iquando avrete tren t ' ann i e com incierete a sent irvi stanch i della v i ta , r ifabbr i cate la casa er i cominc iate i l camm ino !

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Gli am ici d i collegio

Cam ill a

F urio

Un gran giornoAlberto

F ortezzaLa casa paterna

I N D I C E

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