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La Polenta più Grande del Mondo Tommaso Cattivelli - CRU.agency Ideazione, organizzazione e realizzazione di un Guinness World Record. Una storia di determinazione, ottimismo e sinergia per la valorizzazione del patrimonio culturale ed enogastronomico locale Da un’intervista a Raffaele Papi, Delegato AIS Urbino-Montefeltro e organizzatore dell’evento

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La Polenta più Grande del Mondo

Tommaso Cattivelli - CRU.agency

Ideazione, organizzazione e realizzazione di un Guinness World Record. Una storia di

determinazione, ottimismo e sinergia per la valorizzazione del patrimonio culturale ed

enogastronomico locale

Da un’intervista a Raffaele Papi, Delegato AIS Urbino-Montefeltro e organizzatore dell’evento

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3Case History: la Polenta più Grande del Mondo

L’ideaTutto è partito dal desiderio di festeggiare il 50° anniversario della Sagra della Lumaca, che in questa zona è davvero un evento molto atteso.

La Pro loco di Pianello di Cagli nasce nel settembre del 1963 ed è una delle più vecchie d’Italia e anche la Sagra della Lumaca, che nasce nel giugno dello stesso anno, è una tra le manifestazioni più longeve. Eravamo tutti alla ricerca di un’idea che potesse dare il giusto valore ad un evento così sentito nel territorio di Pianello.

Navigando su internet alla ricerca di un’ispirazione mi sono imbattuto nelle manifestazioni del Guinness World Record e mi è venuta in mente l’idea della polenta, la polenta più grande del mondo. Il Guinness precedente apparteneva ad una città canadese della provincia dell’Ontario, Windsor. I detentori del record però non erano cittadini canadesi, bensì una comunità friulana residente in Nord America.

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Il record da battere era della bellezza di 2.980 kg di polenta. Non proprio una passeggiatina…

Stimolato dall’idea di partecipare a questo grande concorso internazionale, ho deciso allora di chiamare la sede principale del Guinness World Record a Londra e, guarda caso, mi ha risposto una ragazza di Osimo (io in quel momento mi trovavo ad Osimo per il consiglio regionale AIS).

Al telefono mi hanno spiegato il regolamento per raggiungere il record: la polenta doveva essere cotta in maniera tradizionale, doveva essere commestibile e, soprattutto, doveva essere più grande di quella realizzata nel record precedente.

L’iscrizione al concorso nella misura minima prevedeva il pagamento di circa 7.000 Sterline e consultandomi con i rappresentanti della Pro loco abbiamo deciso che avremmo dovuto partecipare.

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La più grande difficoltà è stata di mettere nella testa della gente che si poteva fare un Guinness World Record. E allora tutte le sere stavo a “martellare” la gente per qualcosa che tutti pensavano impossibile o addirittura inutile.

La cosa divertente è che una volta convinta la maggior parte della popolazione, tutti volevano partecipare al progetto, quindi ho dovuto fare una selezione e, una volta cominiciata la manifestazione, ho dovuto definire una linea di comunicazione tra il gruppo e la direzione dell’evento, quindi ho eletto un “capitano” che potesse svolgere la funzione di referente tra me e il gruppo di lavoro.

Per amplificare ulteriormente il valore della sagra e per stringere legami sempre più stretti e forti (e per creare un po’ di sana competizione), insieme alla Comunità Montana abbiamo deciso di coinvolgere nel progetto altre otto Pro loco del territorio. Ognuna avrebbe dovuto preparare un condimento tipico da abbinare alla polenta.

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Noi di Pianello non potevamo che scegliere il nostro piatto tradizionale:

Lumache in porchetta (lumache sgusciate e cotte su un leggero soffritto con pomodoro, finocchio e mentuccia); la Pro loco di Cagli ha scelto di preparare il baccalà (con peperoni e pomodoro); Acqualagna e il Furlo il tartufo; Serravalle di Carda ha abbinato la carbonara (non la carbonara che pensate, ma una versione locale con lardelli e salsiccia); Frontone ha scelto il sugo coi funghi Spignoli; Serra Sant’Abbondio ha abbinato il cinghiale e i Brutti di Piobbico hanno abbinato la polenta ai Suffrangoli*.

*(i Suffrangoli meriterebbero di avere un articolo a parte: la loro storia ha origine nel Club dei Brutti di Piobbico e qualcuno dice che si tratta di rigaglie di pollo, qualcun altro che sono funghi che crescono nelle vicinanze del Monte Nerone. Altri ancora che fanno riferire ai Suffrangoli lo spirito della convivialità che si viene a creare a cena tra amici)

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La polenta è un piatto di grande tradizione, con forti richiami alla povera, ma saporita, cucina contadina. Lo stesso vale per i condimenti, anch’essi legati alla luoghi di provenienza e alle economie tradizionali.

È il caso dei carbonari marchigiani, che trascorrendo lunghi periodi nei boschi necessitavano di ingredienti che potessero durare nel tempo, come la farina di polenta, salumi come, goletta e lardo e formaggio stagionato: nulla che potesse irrancidire nel breve periodo.

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La preparazioneUna volta ufficializzata la partecipazione, con l’aiuto di alcuni amici mi sono messo alla ricerca di tutto ciò che sarebbe servito per realizzare concretamente il progetto.

Inizialmente ho pensato agli elementi principali: serviva una enorme pentola (un vero e proprio caldaio), un basamento sul quale appoggiarla per procedere alla cottura, tante bombole di gas e una gru per stabilire inizialmente la tara del caldaio e successivamente per avere il peso netto finale della polenta.

Per le operazioni più complesse abbiamo richiesto il lavoro di due ingegneri, i quali, a seconda della specializzazione, hanno studiato soluzioni per per disporre e regolare la fiamma e per garantire la stabilità in cottura al caldaio.

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Ovviamente, su carta sembrava tutto chiaro, ma, come spesso accade, quando ci siamo trovati a realizzare concretamente il progetto abbiamo dovuto fare delle modifiche. Abbiamo poi avvicinato al caldaio una impalcatura circolare che avrebbe dovuto sostenere i polentari durante la lavorazione.

Oltre alla struttura di base per la preparazione, uno degli elementi indispensabili alla lavorazione della polenta, è il qui-chiamato “Calzagno”: il bastone che si utilizza per mescolare la polenta in cottura. Per l’occasione abbiamo incaricato un artigiano locale per la realizzazione di una versione di calzagno più lunga e spessa, che potesse essere utilizzata nell’enorme pentolone.

Prima di decidere le dosi degli ingredienti per la preparazione abbiamo effettuato il calcolo preparando una polenta di prova in versione ridotta e facendo la proporzione abbiamo moltiplicato il tutto per raggiungere la dimensione desiderata.

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Secondo i nostri calcoli nel caldaio avremmo dovuto utilizzare circa 30 quintali d’acqua con 6,5/7 quintali di farina di polenta per ottenere una polenta di circa 33/34 quintali.

Lo sforzo di preparazione dell’evento e di tutto ciò che è stato necessario per la sua riuscita è stato immenso. A nessuno capita normalmente di preparare una polenta di queste dimensioni, quindi una bella dose di azzardo ce l’abbiamo messa…

Alle 9.30 del 24 giugno 2012 abbiamo cominciato la preparazione. Sapevamo quando avremmo cominciato ma non quando avremmo finito....

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Nonostante la fatica siamo stati bravi a mantenere il gruppo unito e raccolto attorno la visione del raggiungimento del Guinness; per farlo abbiamo dovuto anche stabilire delle regole precise a seconda dei ruoli svolti nella manifestazione: chi lavorava la polenta, vista la situazione di pericolo, non ha potuto assolutamente bere alcolici fino alla conclusione della preparazione.

Visto lo sforzo prolungato, per gli addetti alla cottura della polenta era stata messa a disposizione una doccia all’aperto per far trovare un po’ di refrigerio. Il gruppo era formato da dodici persone di cui otto mescolavano la polenta e quattro gettavano la farina.

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Più la polenta si ingrossava e più richiedeva forza per essere mescolata, così le proporzioni tra addetti e mansioni variavano.

All’inzio erano quattro addetti a buttare la farina, mentre otto erano alla mescola, progressivamente il numero di persone impiegate a lavorare la polenta aumentava fino a non lasciare più nessuno a gettare farina nel caldaio.

A fine lavorazione avevamo ottenuto un enorme massa che solo grazie all’intervento di diverse braccia risultava omogenea nell’impasto.

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La PesaDopo otto ore di cottura, alle 17.30 circa avevamo concluso la preparazione della polenta che era pronta per essere pesata dall’autogru.

Come scritto più in alto, a inizio manifestazione avevamo pesato la tara del caldaio, poi il caldaio con l’acqua e infine, con la polenta pronta abbiamo effettuato l’ultima pesa. Alla fine avevamo utilizzato 30 quintali d’acqua e più farina del previsto: 8 quintali.

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Il risultato è stato di 3.560 kg di polenta e con questo risultato il Guinness World Record per la Polenta più Grande del Mondo era diventato nostro.

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La SinergiaNon ci dobbiamo dimenticare che, oltre al grande sforzo di tutti i partecipanti e degli addetti alla cottura della polenta, dietro alle quinte c’è stato un meccanismo di imprese e organizzazioni che ha concretamente permesso la realizzazione di questo evento.

Penso alla Pro loco di Pianello che è stata la prima contributrice all’iscrizione al Guinness World Record, alla Holyday Sport, alla C.R.A. Inox di Piobbico che ha fornito il materiale per il caldaio e ne ha curato la costruzione e le specifiche tecniche; la Samo srl che ha costruito il basamento nel quale si sono applicati i fornelli e su cui disporre il calderone.

Ovviamente per cuocere il tutto avevo contattato Adriatica Gas che ci fornito il gas, tutti i fornelli e ha messo a disposizione per la giornata anche due tecnici del gas e un camion cisterna per fornirne dell’eventuale altro gas, che in quella giornata è stato provvidenziale.

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L’azienda di restauro Icor Dorica ci ha fornito il ponteggio rotondo, utilizzato normalmente per il restauro di costruzioni antiche, che abbiamo modellato intorno al caldaio e l’azienda F.lli Tomassoni ci ha fornito l’autogru che poi ha permesso di sollevare il caldaio e stabilire ufficialmente il nostro Guinness.

Infine non è mancata la fiducia e il supporto del comune di Cagli ed Apecchio, della provincia di Pesaro-Urbino e della regione Marche, che hanno contribuito insieme alla Pro loco all’iscrizione al Guinness e a fare la giusta cassa di risonanza a questo grande evento.

Qual è il senso dell’evento?Questa manifestazione deve dimostrare in maniera certa e chiara i risultati ottenibili anche da piccole realtà di provincia. Puntando sulla volontà di raggiungere un obiettivo, facendo rete tra aziende, organizzazioni come le Pro loco e istituzioni pubbliche si è riusciti a creare una sinergia ed un meccanismo virtuoso che alla fine ha portato all’ottenimento del tanto agognato Guinness.

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Questo evento deve rappresentare un caso di marketing territoriale di successo, dove la determinazione, la passione, la condivisione e l’organizzazione verso un obiettivo comune hanno fatto la differenza.

Per un momento, tutta Italia ha parlato di Pianello, un paesino di circa 500 abitanti. Niente male, no?

Il risultato ottenuto si è concretizzato con un aumento netto di visibilità in provincia e in Italia (per non dire nel mondo), il quale ha portato a sua volta ad indubbi vantaggi economici, non solo dal punto di vista della chiusura di bilancio della sagra in forte positività, ma anche come indotto commerciale verso le imprese del luogo che hanno registrato un aumento delle vendite e del fatturato.

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...E il Guinness?La certificazione del Guinness per la Polenta più Grande del Mondo è rimasta a Pianello di Cagli per due anni, dal 2012 al 2014.

Successivamente il record (con 3.988 kg) è passato nelle mani di Falcade, un paese in provincia di Belluno, in Veneto. Purtroppo il Guinness è rimasto nelle loro mani solo per poche ore perché mentre i Falcadini erano intenti a festeggiare il nuovo record, la comunità friulana di Windsor stava per registrarne uno nuovo con 4.467,88 kg.

Nel 2015 però i Falcadini non contenti della beffa subita si sono subito riappropriati del titolo preparando una polenta da 5000,20 kg che ad ora (settembre 2017) rappresenta il Guinness World Record.

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