Energeo maggio giugno 2014 web

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Anno VII - MAGGIO-GIUGNO 2014 Prezzo di copertina 6,50 euro Edipress Communications - Orbassano (To) - Periodico bimestrale - Poste Italiane Spa - Spedizione postale DI 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n. 46) art 1, comma 1,CB/Torino - (MAGGIO-GIUGNO 2014) - N. 3- Abbonamento 10 numeri 50,00 euro. LA GRANDE BELLEZZA Francesco Bandarin, il teorico del recupero del patrimonio culturale La Community Network “Guglielmo Marconi” una grande iniziativa di Energeo legata al territorio I paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato entrano nella World Heritage List. È il 50° sito italiano dell’UNESCO Periodico per la promozione dell’attività dell’ICOMOS, (ONG) organizzazione Internazionale non governativa rivolta alla conservazione dei monumenti e dei siti storici mondiali ( Consiglio Italiano dei Monumenti e dei Siti) e dell’attività dell’Istituto Internazionale Conoscenze Tradizionali - ITKI UNESCO, Banca Mondiale sulle Conoscenze Tradizionali-TKWB; Premio Eco and the City Giovanni Spadolini; Osservatori del paesaggio. Organo ufficiale della Community Network Guglielmo Marconi. Patrimonio UNESCO italiano

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Anno VII - MAGGIO-GIUGNO 2014Prezzo di copertina 6,50 euro

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LA GRANDE BELLEZZA

Francesco Bandarin,il teorico del recupero del patrimonio culturale

La Community Network “Guglielmo Marconi”una grande iniziativa di Energeo legata al territorio

I paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roeroe Monferrato entrano nella World Heritage List.È il 50° sito italiano dell’UNESCO

Periodico per la promozione dell’attività dell’ICOMOS, (ONG) organizzazione Internazionale non governativa rivolta alla conservazionedei monumenti e dei siti storici mondiali ( Consiglio Italiano dei Monumenti e dei Siti) e dell’attività dell’Istituto InternazionaleConoscenze Tradizionali - ITKI UNESCO, Banca Mondiale sulle Conoscenze Tradizionali-TKWB; Premio Eco and the City Giovanni Spadolini;Osservatori del paesaggio. Organo u�ciale della Community Network Guglielmo Marconi.

Patrimonio UNESCO italiano

Abruzzo, esperienza e tecnologia a sostegno del sistema PaeseNUOVE PROSPETTIVE

DAL BIOGAS AL BIOMETANO

La Regione Abruzzo rappresenta il partner italiano del Consorzio itnatneserppar 51 ad otsopmoc ,onatem-oiB ottegorp led

provenienti da 11 paesi europei. Dopo aver acquisito una notevole esperienza sul progetto Biogas Regioni (2007-2010), è stata selezionata per promuovere il bio metano, e sviluppare il mercato attraverso partnerships locali e regionali.Viene così data una grande opportunità alle aziende agricole che potranno utilizzare gli scarti ed all’agro industria che si potrà approvvigionare di biomasse costituite da colture dedicate

IL BIO METANO È IL COMBUSTIBILE DEL FUTURO ED HA LE STESSE CARATTERISTICHE DEL GAS NATURALE

Il progetto Biogas Regions ha valutato la producibilità di biogas in 7 potenziali impianti mediante il software Biogas calculator.

Il biogas viene utilizzato principalmente per la combustione in gruppi elettrogeni per la produzione di energia elettrica e nella combustione in cogeneratori per la produzione combinata di energia elettrica e di energia termica. L’Università degli studi dell’Aquila (Usupportare lo studio sul processo di upgrading con la tecnologia che prevede l’installazione di membrane per la rimozione dell’anidride carbonica. L’Ateneo si è impegnato a realizzare la sperimentazione di laboratorio mettendo a disposizione quanto necessario per collegare il test module all’alimentazione gas e alla strumentazione di misura e controllo. Questo studio darà un contributo a colmare il divario tra la nostra realtà nazionale ancora priva di impianti di biometano e il resto d’Europa, costituendo un esempio propositivo per numerosi impianti di biogas operativi in Abruzzo e in Italia che potrebbero così meglio cogliere un’importante opportunità di sviluppo sostenibile

www.regione.abruzzo.it/xaraen www.bio-methaneregions.eu

REGIONE ABRUZZO/ARAEN

Via Passolanciano, 75 - 65100 Pescara (Italy) +39 085 7672524

delle Regioni dedicata alle eccellenze dei territori italiani con riferimento a cultura, colture, paesaggio e innovazione

energeo MARZO 2014.indd 2 20/05/14 11:32

Abruzzo, esperienza e tecnologia a sostegno del sistema PaeseNUOVE PROSPETTIVE

DAL BIOGAS AL BIOMETANO

La Regione Abruzzo rappresenta il partner italiano del Consorzio itnatneserppar 51 ad otsopmoc ,onatem-oiB ottegorp led

provenienti da 11 paesi europei. Dopo aver acquisito una notevole esperienza sul progetto Biogas Regioni (2007-2010), è stata selezionata per promuovere il bio metano, e sviluppare il mercato attraverso partnerships locali e regionali.Viene così data una grande opportunità alle aziende agricole che potranno utilizzare gli scarti ed all’agro industria che si potrà approvvigionare di biomasse costituite da colture dedicate

IL BIO METANO È IL COMBUSTIBILE DEL FUTURO ED HA LE STESSE CARATTERISTICHE DEL GAS NATURALE

Il progetto Biogas Regions ha valutato la producibilità di biogas in 7 potenziali impianti mediante il software Biogas calculator.

Il biogas viene utilizzato principalmente per la combustione in gruppi elettrogeni per la produzione di energia elettrica e nella combustione in cogeneratori per la produzione combinata di energia elettrica e di energia termica. L’Università degli studi dell’Aquila (Usupportare lo studio sul processo di upgrading con la tecnologia che prevede l’installazione di membrane per la rimozione dell’anidride carbonica. L’Ateneo si è impegnato a realizzare la sperimentazione di laboratorio mettendo a disposizione quanto necessario per collegare il test module all’alimentazione gas e alla strumentazione di misura e controllo. Questo studio darà un contributo a colmare il divario tra la nostra realtà nazionale ancora priva di impianti di biometano e il resto d’Europa, costituendo un esempio propositivo per numerosi impianti di biogas operativi in Abruzzo e in Italia che potrebbero così meglio cogliere un’importante opportunità di sviluppo sostenibile

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delle Regioni dedicata alle eccellenze dei territori italiani con riferimento a cultura, colture, paesaggio e innovazione

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Direttore responsabile: Taty [email protected]

Marketing: Luigi Letteriello 334.120.71.85

Progetti speciali e Pubblicità:Promedia [email protected]

Approfondimento tematiche e sviluppo azioni relative alla nuova convenzione UNESCO sul paesaggio e alle iniziative:Alla ricerca del paesaggio perduto,Dichiarazione UNESCO sul Paesaggio di Firenze, Risoluzione UNESCO di Matera,Sistemi di Scienze locali, Tecniche e Conoscenze Tradizionali,Banca Mondiale Conoscenze Tradizionali (Banca del sapere) – TKWB.• In collaborazione con Itki International Traditional Knowledge Institute UNESCO

Segreteria di Redazione:Lucrezia Locatelli

Realizzazione grafica: Albano Franca, Luciano Baesso

Comitato Scientifico:• Augusto Marinelli, già Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di

Firenze, Presidente della Giuria Premio Eco and the City Giovanni Spadolini.• Prof. Giovanni Puglisi Presidente CNI UNESCO e Magnifico Rettore della Libera

Università di Lingue e Comunicazione IULM.• Giuseppe Falciasecca, professore di ruolo di elettromagnetismo. presso ALMA MATER Studiorum Università di Bologna. Presidente Fondazione Guglielmo Marconi• Giuseppe Blasi, già responsabile della sede Rai della Campania, coordinatore dei corsi della Scuola di Giornalismo dell’Università di Salerno.  • Andrea Chiaves, progettista emerito di impianti innovativi di cogenerazione  e teleriscaldamento. • Marco De Vecchi, Professore associato Dipartimento di Agronomia,

Selvicoltura e Gestione del Territorio alla Facoltà di Agraria dell’Università di Torino.• Jukka Jokilehto, Special Advisor to the Director General ICCROM.• Stefano Masini, responsabile Ambiente e Consumi Coldiretti.• Fabrizio Montepara, Presidente Res Tipica ANCI.• Pietro Nervi, Professore di Economia e Politica montana e forestale.

Presidente del Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive dell’Università di Trento.• Angelo Paladino, Presidente dell’Osservatorio Europeo per il Paesaggio.  • Dipak Pant, Professore di Antropologia e Economia, fondatore e direttore  dell’Unità di Studi Interdisciplinari per l’Economia Sostenibile presso  l’Università di Castellanza.• Carlin Petrini, fondatore e Presidente di Slow Food.• Luigi Petti, segretario generale ICOMOS Italia.• Luigi Spagnolli, Presidente Commissione Ambiente ANCI. (Associazione Nazionale Comuni Italiani). •  Piero Sardo, Presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità. 

Collaboratori:Andrea Accorigi, Maja Argenziano, Michaela Barilari, Pierpaolo Bo, Paolo Bonagura, Franco Boschi, Luisa Bruga, Serena Ciabò, Claudio Chiaves, Alberto Chini, Leone Chistè, Angela Comenale, Giampietro Comolli, Fabrizia Dagnone, Filippo Delogu, Antonio Dell’Atti, Marco De Vecchi, Lello Gaudiosi, Marco Hagge, Daniela Leone, Alberto Manicardi, Alessandro Mortarino, Ennio Nonni,Raffaele Pacello, Francesca Patton, Adriano Pessina, Luigi Petti, Marco Pontoni, Paolo Rognini, Alessandro Sbrana, Fabio Sgaragli, Stefano Sioli, Fausta Slanzi, Marzia Spera, Carola Vai, Francesca Vassallo, Elisabetta Zeni

Le fotografie di questo numero. • COPERTINA: Fotografo Enzo Massa.• EDITORIALE: Ufficio stampa Slow Food- Repertorio.• ATTUALITÀ: Associazione città e beni UNESCO; Associazione Supervulcano

della Valsesia; Associazione Città del tartufo, Ufficio Stampa Scavi di Pompei.• INIZIATIVE: Ufficio Stampa Scavi di Pompei; Comune di San Gimignano;

Associazione Città del tartufo; Associazione Geoparchi.• PROTAGONISTI: Direzione Generale UNESCO.• DIETRO LA SIGLA: ICCROM.• PATRIMONI DELL’UMANITÀ: Fotografo Enzo Massa; Direzione Generale

UNESCO.

• LA CULTURA DELL’INNOVAZIONE: Fondazione Guglielmo Marconi; Trentino Network; Fondazione Casa Natale Enzo Ferrari; Fondazione Giacomo Brodolini.

• INNOVAZIONE & TERRITORIO: Cittalia- Fondazione ANCI Ricerche; Ufficio Stampa GSE; Gruppo Metan Alpi; Ufficio Stampa CO.SVI.G; Regione Abruzzo- Servizio Politica Energetica; Comune di Isera.

• INNOVAZIONE & AGRICOLTURA: Partecipanza di Villa Fontana- Medicina.• INNOVAZIONE SOCIALE: Last minute sotto casa.• INNOVAZIONE CULTURALE: Immagini di repertorio.Itabc CNR.• CAPITALI DELLA CULTURA: Ufficio Stampa Ravenna 2019. • RES TIPICA & DINTORNI: Direzione Club “I Borghi più belli d’Italia”.

Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la direzione e la redazione di Energeo Magazine. 

Tutela della Privacy:Energeo Magazine viene inviato in abbonamento postale. Il fruitore del servizio  può chiedere la cancellazione o la rettifica dei dati ai sensi della Legge 675/96.

Prezzo di copertina: Euro 6,50Abbonamento a 10 numeri Euro 50,00

Diffusione on line:www. archeojobs.comwww.distrettoenergierinnovabili.it www.ecoandthecity.itwww.energeomagazine.comwww.ipogea.org/www.osservatoriopaesaggio.eu www.restipica.net

Direzione, Redazione, Abbonamenti:Edipress Communications Sas334.120.71.85 – 335 [email protected]          

Uffici di Corrispondenza:•  Distretto Energie Rinnovabili Via Bellini, 58 - Firenze Tel. (+39)055.36.81.23 - Fax (+39)055.321.70.26•  ITKI UNESCO-Ipogea Via Roma 595 - 50012 Bagno a Ripoli (Firenze) (+39) 055 632278•  Osservatorio Europeo del Paesaggio  - Certosa di San Lorenzo 84034 Padula (Patrimonio UNESCO) (+39)366.980.14.55 - Fax 0974.95.38.14

Stampa:Società Tipografica Ianni SrlStrada Circonvallazione, 180 - Santena - Tel. (+39)011.949.25.80 Registrazione Tribunale di Torino N° 4282  del 18-12-1990Copyright Energeo MagazineEdipress Communications SasStrada Torino, 43 - 10043 OrbassanoPeriodico bimestralePoste Italiane SpaSpedizione Postale Dl 353/2003(conv. in L.27.02.2004 n.46) art.1, comma  1, CB/ TorinoAnno VII – Maggio-Giugno  2014Il periodico Energeo Magazine è iscritto nel Registro degli Operatori della Comunicazione (ROC) - N° iscrizione 17843

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana.

Foto di Enzo Massa

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L’EFFICIENZA ENERGETICA COME VOLANO DELLA RIPRESA ECONOMICA

LA TECNOLOGIA INNOVATIVA DEL TELERISCALDAMENTO GEOTERMICO DI MONTIERI AFFASCINA L’EUROPAIl progetto pilota è inserito nella Geothermal Communities31 - Una grande visibilità oltre i confini nazionali

NON SOLO VINO, MA TANTA INNOVAZIONE34 - Un luogo dove si vive con il piacere di innovare34 - Due nuovi progetti sperimentali

SOMMARIO MAGGIO/GIUGNO 2014 - ANNO VII NUMERO 3

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INNOVAZIONE SOCIALE

INNOVAZIONE & TERRITORIO

CAPITALIDELLA CULTURA 2019

INIZIATIVE

LA CULTURADELL’INNOVAZIONE

INNOVAZIONECULTURALE

ATTUALITA’

PATRIMONI DELL’UMANITÀ

INNOVAZIONE SOCIALE

EDITORIALE

RES TIPICA & DINTORNI

PROTAGONISTI

DIETRO LA SIGLA

INNOVAZIONE & TERRITORIO INNOVAZIONE& AGRICOLTURA

INNOVAZIONE & TERRITORIO

4 - LA DISFIDA DI SLOW FOOD4 - Un tregua temporanea4 - Slow food ed Energeo: una proficua alleanza5 - La concreta avventura dell’università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo

L’Università del gusto compie dieci anni

46 - LA RISCOPERTA DELL’ITALIA NASCOSTA 47 - Un’attenta campagna di Marketing territoriale47 - La classifica della sfida televisiva “Il borgo dei borghi“48 - Un patrimonio nascosto da scoprire

12 - FRANCESCO BANDARIN, IL TEORICO DEL RECUPERO DEL PATRIMONIO CULTURALE12 - L’uomo giusto al posto giusto 13 - Verso una nuova convenzione UNESCO per il paesaggio

14 - ICCROM E LA TUTELA DEL PATRIMONIO CULTURALE

28 - INNOVAZIONE ED EFFICIENZA ENERGETICA, LA NUOVA SFIDA DI METAN ALPI 36 - DUE STORIE DI ORDINARIA GREEN UTOPIA

36 - Due viaggi nella storia37 - Innovazione e tradizione possono coesistere37 - Una rinnovata attenzione al territorio37 - L’architettura vegetale37 - Non è soltanto una balla di paglia

32 - L’ABRUZZO, L’INNOVAZIONE DECLINATA AL FEMMINILE32 - Dal biogas al biometano33 - Un’attività a tutto campo

8 - DARIO FRANCESCHINI: “I BENI CULTURALI AL CENTRO DELLE POLITICHE DEL PAESE” 8 - Allearsi con le tv per far conoscere il Patrimonio UNESCO9 - UNA MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA PER LA TUTELA DEL PATRIMONIO UNESCO 9 - Alla ricerca del primo interlocutore9 - Un consiglio direttivo completamente rinnovato9 - Il sindaco di San Gimignano guiderà la rinascita10 - La Legge 77 per rifinanziare progetti di rilancio10 - Bassi: “E’ ora di cambiare passo”11 - ANCHE QUESTO È PATRIMONIO UNESCO?

18 - LA COMMUNITY NETWORK GUGLIELMO MARCONI OGGI È UN’IMPORTANTE REALTÀ19 - Una sinergia con le altre Regioni19 - La Cultura dell’Innovazione per rilanciare il Paese19 - Il ruolo di Energeo19 - L’Innovazione sociale20 - L’innovazione consapevole20 - L’innovazione culturale

40 - LA FRANCIGENA DUE PUNTO ZERO40 - Un percorso dedicato anche ai pellegrini per un giorno40 - Alta tecnologia per agevolare i viandanti42 - MAI PIÙ SEGRETI NEGLI AMBIENTI IPOGEI42 - Le meraviglie del progetto rovina

6 - PATRIMONIO UNESCO ITALIANO,LA GRANDE BELLEZZA 6 - Il progetto sul tavolo del ministro Franceschini7 - Il traino affidato alla Dieta Mediterranea, patrimonio UNESCO7 - L’UNESCO per il rilancio del patrimonio italiano riparte da Torino

16 - WORLD HERITAGE LIST UNESCO, ITALIA CAMPIONE DEL MONDO16 - Una festa annunciata16 - Un modello per molti territori vitivinicoli17 - Il rinvio di San Pietroburgo 17 - Nel dossier, praticamente rifatto, è stata ridotta l’area interessata

38 - SPRECO ALIMENTARE ZERO CON L’AIUTO DELLO SMARTPHONE38 - Il progetto last minute sotto casa39 - Al telefono il tuo risparmio per acquistare il cibo

21 - L’INNOVAZIONE SOCIALE E’ LA RICERCA DI NUOVE RISPOSTE ALLE SFIDE DELLA SOCIETA’ IN EUROPA22 - L’INNOVAZIONE COME RISPOSTA ALLE SFIDE DELLA GLOBALIZZAZIONE22 - Innovatori in un giorno speciale22 - 5 startup per costruire imprese a carattere sociale23 - Interessanti iniziative per il sociale23 - La fondazione Giacomo Brodolini

24 - SMART CITY, NUOVE FRONTIERE PER LE CITTÀ DEL FUTURO

44 - RAVENNA MOSAICO DI CULTURE44 - Una grande partecipazione della popolazione45 - Ravenna 2019? “Sì,grazie!”

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IN ATTESA DI EXPO 2015 TRAVOLTO DAGLI SCANDALI

LA DISFIDA DI SLOW FOOD

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è rappresentato da Terra Madre! Parteciperemo all’Expo in maniera critica perché questo evento non ha anima. Expo va trattato con determinazione, chi gli vuole bene non può stare zitto, ed è per questo che noi alziamo la voce andando controcorrente. Dobbiamo metterci l’a-nima, e questo significa garantire il diritto al cibo per tutti”, ha detto Petrini sollevando altre tematiche, dal consumo di suolo alla lotta agli Ogm, dai fondi della Pac, al rapporto tra cibo e legalità.

UNA TREGUA TEMPORANEA “Noi saremo all’Expo perché vogliamo evitare che fi-nisca per predominare la voce di quelle multinazionali o di quei Paesi che avranno sì padiglioni meravigliosi, ma che allo stesso tempo affamano l’Africa con il land grabbing”-dice Petrini. “Riflettiamoci un attimo: fac-ciamo l’Expo per capire come nutrire il pianeta e allo

stesso tempo migliaia di metri di suolo agricolo sono sacrificati per costruire il sito”.

Dicono nel quartier generale di Slow Food, in via della Mendicità Istruita, 14, a Bra: “Da sempre noi ci occupia-mo dei temi al centro dell’Expo, e continueremo a farlo anche dopo”. Sembra che ci sia stata l’intercessione del premier Matteo Renzi per ottenere una tregua. In prima fila c’era Giuseppe Sala, commissario unico di Expo. Applauso timido: “Su quello che dice sono d’ac-cordo in larga parte ma non su tutto”. Sala ribatte che sul terreno agricolo dove ora sorge il sito espositivo «non c’è agricoltura dal 1980». E promette di mettere online i conti dei suoi collaboratori ed assicura la mas-sima trasparenza. In una lettera Claudia Sorlini, pre-sidente del comitato scientifico del Comune di Milano per Expo, in cui siede anche l’università di Pollenzo (di cui Petrini guida il cda) afferma “stiamo lavorando per-ché emergano i contenuti”.

Carlin Petrini, dal canto suo, ha denunciato che le te-matiche al centro dell’Expo sono nate al Salone del Gusto, all’epoca non c’era coscienza che dietro il lavoro umile di pescatori, contadini e artigiani ci fosse l’ele-mento chiave per l’economia reale e per la storia del mondo.

“Passo dopo passo siamo riusciti a consolidare e tra-ghettare il Salone fuori dalla gastronomia classica, sancendo questo cambio di rotta con la nascita di Terra Madre. Avevamo capito che questo sistema alimentare è malato“, afferma Petrini. “Ma se ci limitiamo a con-vivere con questa realtà, se non la denunciamo, allora non diamo il giusto valore a Terra Madre e al Salone“- conclude.

SLOW FOOD ED ENERGEO: UNA PROFICUA ALLEANZAIl guanto della sfida è stato lanciato. Anche Energeo è perfettamente in linea con Slow Food. Da tempo abbiamo una linea diretta con l’associazione no-profit che vanta 100.000 soci in 130 Paesi: Carlin Petrini e Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità, sono entrambi nel Comitato Scien-

GUSTO, QUALITÀ, CULTURA E RISPETTO DELL’AMBIENTE. EXPO 2015 DEVE PUNTARE SU QUESTI VALORI E METTERE IN MOSTRA CON ORGOGLIO L’ITALIA MIGLIORE, CHE LI RAPPRESENTA. INVECE ANCORA UNA VOLTA LA CORRUZIONE TRADISCE IL PAESE INFANGANDONE L’IMMAGINE NEL MONDO, ANCOR PRI-MA CHE L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE APRA I BATTENTI. L’UNIVERSITA’ DI SCIENZE GASTRONOMICHE DI POLLENZO HA CELEBRATO I DIECI ANNI DI ATTIVITA’

Quando ha accettato di entrare a far parte del Comitato scientifico internazionale di 34 membri per realizzare il masterplan di Expo 2015, Carlin Petrini, fondatore di slow food, lo ha fatto ad una condizione: realizzare

l’orto globale in un’area di expo con un grande albero al centro, dove produttori e alleva-tori avrebbero potuto raccontare il loro mestiere, con dimostrazioni dal vivo e degustazione dei prodotti, e dove sarebbe stato possibile interagire per capire il ruolo della biodiversità agroalimentare, aumentare la consapevolezza sul ruolo della biodiversità per la lotta alla fame nel mondo e far scoprire nuove forme di con-sumo alimentare contro la malnutrizione.

Carlin Petrini

Un cantiere di EXPO 2015 Milano

Era questo l’obiettivo della partecipazione alla rasse-gna planetaria di Slow Food. “E’ stato però un sogno” -sbotta Carlin Petrini. Cosa è cambiato? Dove c’era l’erba ora c’è un enorme cantiere interessato da una violenta bufera giudiziaria. Ancora una volta la corru-zione ha infangato l’immagine del Paese nel mondo, ancor prima che l’esposizione universale apra i batten-ti. Il sito: 1.100.000 mq; l’area a supporto per servizi e funzioni collegate: 1.000.000 mq; il villaggio Expo per i Paesi partecipanti:120.000 mq. Ancora Carlin Petrini, in un recente incontro con la stampa a Torino (Lingotto Fiere e Oval) per presentare il Salone del Gu-sto e Terra Madre 2014, ha espresso parole di dissenso pubblicamente, anche alla luce dei recenti scandali che hanno coinvolto la rassegna milanese. “Da quando l’hanno presentato, si è trasformato in un evento che non ha nulla a che fare con il cibo, con la nutrizione e con il pianeta. Ma non scordiamoci che l’asso di picche

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LEtifico del nostro giornale. Le nostre iniziative sono, comunque, entrate a far parte del programma AN-CIXEXPO. Vogliamo ben sperare. Tant’è che il premio Eco and the City costituirà una tappa importantissima per RES TIPICA ANCI, l’associazione città di identità, in attesa di EXPO 2015. Insieme a Slow Food e con CNI UNESCO, inoltre, il nostro giornale consegnerà, in occasione della Cerimonia conclusiva di consegna della Medaglia Spadolini, ai responsabili di Expo 2015 il Manifesto dei Valori del Decennio DESS, al fine di promuovere un documento riassuntivo del DESS (a cui si ispira il progetto che assegna la Medaglia Spadolini) che dovrà contenere le importanti tema-tiche da anni oggetto dell’interesse e dell’impegno del sistema ONU e sempre più al centro del dibattito pubblico internazionale: Madre Terra, Alimentazione, Agricoltura ed Ecosistema. Le edizioni della settimana DESS, in particolare quella dedicata all’alimentazio-ne, hanno rappresentato un momento di riflessione e condivisione sulla necessità di tutelare la Madre Terra e l’ecosistema di cui siamo parte e da cui dipende la sopravvivenza stessa della nostra specie.

LA CONCRETA AVVENTURA DELL’UNIVERSITÀ DI SCIENZE GASTRONOMICHE DI POLLENZO

Carlin Petrini si è affidato alle parole di Roland Bar-thes, fra i maggiori esponenti della nuova critica francese di orientamento strutturalista, per dare il via all’avventura dell’Università di Scienze Gastrono-miche di Pollenzo. “Nessun potere, un po’ di sapere e quanto più sapore possibile”.

Eppure nei giorni scorsi la creatura di Petrini ha com-piuto dieci anni, il potere, in questo periodo, è rimasto trascurabile, ma il sapere e il sapore si sono diffusi: 1440 studenti, di cui 696 stranieri provenienti da ol-tre 60 paesi, si sono iscritti ai corsi dell’ateneo, 396 si sono laureati in Scienze gastronomiche, 85 hanno conseguito la laurea magistrale in Promozione e ge-stione del patrimonio gastronomico e turistico, 471 il diploma di Master in Food Culture and Communi-cations, mentre sono nati corsi di alto apprendistato per panettieri e pizzaioli, birrai, norcini e affinatori di formaggi.

”Questa Università è il simbolo di quello che l’Italia può diventare se sa reggere le sfide, se sa avere visio-ni lungimiranti”. Cosi il ministro Dario Franceschini intervenuto, a Pollenzo nell’ambito delle cerimonie per il decennale dell’università, alla consegna della laurea Honoris Causa in ‘Promozione e gestione del patrimonio gastronomico e turistico’ allo chef fran-cese Michel Bras e all’inaugurazione della Scuola di Cucina di Pollenzo.

“L’Italia –ha aggiunto il ministro -deve puntare sulla bellezza, la cultura, su quel patrimonio di talenti, qua-lità, identità locali. Questi sono il traino del nostro turi-smo. Noi abbiamo tutto: storia, creatività, cultura ma-teriale e immateriale. La forza della nostra tradizione gastronomica - ha concluso - e’ un bene da tutelare. Lo sento come un pezzo del lavoro del mio Ministero”.  Ab-biamo scoperto che a Pollenzo c’è una grande libertà di lavorare ed elaborare progetti, mescolando l’inter-nazionalità e il profondo legame con il territorio.

T.R.

Gli studenti della Scuola di Cucina di Pollenzo

Inaugurazione della Scuola di Cucina di Pollenzo

Carlin Petrini a Terra Madre 2006

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PATRIMONIO UNESCO ITALIANO,LA GRANDE BELLEZZA

L’INIZIATIVA, PROMOSSA DA CNI UNESCO E DA ICOMOS - L’ORGANIZZAZIONE NON GOVERNATIVA CHE SVOLGE IL RUOLO DELICATISSIMO DI FORNIRE ALL’UNESCO TUTTE LE VALUTAZIONI SUI BENI CULTURALI PROPOSTI PER L’ISCRIZIONE ALL’ELENCO DEL PATRIMONIO MONDIALE, GLI STUDI COMPARATIVI, L’ASSISTENZA TECNICA E LE RELAZIONI SULLO STATO DI CONSERVAZIONE DEI BENI ISCRITTI - SARÀ PRESENTATA UFFICIALMENTE A FIRENZE, A PALAZZO VECCHIO, IL PROSSIMO SETTEMBRE

be visitare la “Casa dei libri” in quell’ angolo suggestivo della collina di Firenze (Tondo dei Cipressi), tanto caro a Giovanni Spadolini, fondatore del Ministero più po-vero per il patrimonio più ricco. Nella stessa occasione sarà presentato il programma della XVIII Assemblea Generale di ICOMOS, il Simposio Scientifico “Heritage and landscape as Human Values”, la celebrazione del cinquantesimo anniversario della Carta di Venezia (sono attesi da tutto il mondo oltre mille esperti in-ternazionali), la presentazione del Premio Eco and the City Giovanni Spadolini e le iniziative collaterali che si svolgerà il 7 febbraio prossimo a Palazzo Vecchio, in piazza della Signoria. Il progetto di lanciare la “Gran-de bellezza del Patrimonio UNESCO italiano” sarà uffi-cializzato a Firenze, perché ha trovato nel capoluogo Toscano - che quest’anno celebra i centocinquant’anni dal trasferimento della capitale da Torino a Firenze, in margine alla “convenzione” di Parigi del 15 settembre 1864 fra Francia e Italia- lo snodo ideale per un’inizia-tiva così imponente. Una grande occasione culturale per la città e per l’intero paese. Alla tavola rotonda, moderata dal giornalista della Rai Marco Hagge, co-ordinatore di Bellitalia, che avrà per tema: “Lo stato dell’arte sulla gestione dei Siti Patrimonio Umanità UNESCO”, saranno invitati il sindaco di Firenze Dario Nardella, i massimi esperti di ICOMOS e dell’UNESCO, l’assessore regionale alla Cultura Sara Nocentini e il se-gretario generale del MIBACT, Antonia Pasquaregia. La stessa Regione Toscana ha sottoscritto un’intesa con il MIBACT per programmare gli investimenti regionali e nazionali su “progetti condivisi, in modo da valorizzare il patrimonio artistico regionale e nazionale” della To-scana. Lo scopo è di creare un modello nazionale per la valorizzazione e promozione del patrimonio museale. Un bell’esempio.

IL PROGETTO SUL TAVOLODEL MINISTRO FRANCESCHINIICOMOS, che ha sollevato il problema, è uno dei part-ner principali della Rete Informativa per il Patrimonio Mondiale. Sulla questione è stato coinvolto il MIBACT. ICOMOS Italia, che ha un ruolo fondamentale con al-tri organismi internazionali e intergovernativi come ICCROM, EUI, UNU, IFLA, ICQHS, ITKI,IPSI, EHP, per

affrontare le sfide globali, fronteggiare i rischi e le ca-tastrofi, operare per la sicurezza alimentare e mitigare gli effetti del cambiamento climatico, ha messo sul tavolo del ministro Dario Franceschini il tema scot-tante che riguarda il motivo per cui il nostro Paese ha sempre minor peso nei ruoli decisionali dell’UNE-SCO, nonostante possieda il più grande patrimonio riconosciuto in tutto il mondo. Il ministro, che aveva annunciato, subito dopo la sua nomina, di aver preso come esempio Giovanni Spadolini il quale, nel 1974, avviò un’azione senza precedenti nella tutela ed uti-lizzo del patrimonio culturale, ha dimostrato di essere particolarmente sensibile alla tutela del patrimonio culturale, penalizzata nei precedenti governi da chi teneva i cordoni della borsa. Il decreto ha avuto anche l’ok del ministero delle Finanze. “Bravo Franceschini a strappare questa conquista -dice il professor Mauri-zio Di Stefano, presidente di ICOMOS Italia- In questo modo ha aperto una breccia con il decreto ArsBONUS che incentiva le donazioni dei privati al patrimonio artistico pubblico, le erogazioni liberali per gli interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici, per il sostegno degli istituti e dei luoghi della cultura pubblici o per la realizzazione di nuove strutture o il restauro e il potenziamento delle fondazioni lirico-sinfoniche e dei teatri pubblici che possono beneficiare di un credito di imposta al 65% per gli anni 2014 e 2015 e al 50% per il 2016, facendo un passo fondamentale per la tutela dei beni culturali”. L’organizzazione non governativa ha indicato al ministro una serie di solu-Maurizio Di Stefano, presidente ICOMOS Italia

L’addestramento dei cani da tartufo

L’obiettivo è quello di favorire la promozione del Patrimonio UNESCO in Italia, attraverso il dialogo e la cooperazione tra le diverse realtà coinvolte direttamente nella salvaguardia dei Beni Italiani Patrimonio UNESCO, al fine di

stimolare una vera competizione fra chi fa meglio, at-traverso giornate di studio e approfondimento in tutto il Paese per promuovere e, nel contempo, rilanciare l’immagine dell’Italia considerata, a torto, minore. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazio-ne la Scienza e la Cultura ha ridotto le componenti di rappresentanza del nostro Paese che possiede il più grande patrimonio riconosciuto in tutto il mondo. L’iniziativa, promossa da CNI UNESCO e da ICOMOS - l’organizzazione non governativa che svolge il ruolo delicatissimo di fornire all’UNESCO tutte le valutazioni sui beni culturali proposti per l’iscrizione all’elenco del Patrimonio Mondiale, gli studi comparativi, l’assisten-za tecnica e le relazioni sullo stato di conservazione dei beni iscritti - sarà presentata ufficialmente a Firen-ze il prossimo settembre. All’incontro pubblico, orga-nizzato congiuntamente con la Fondazione Spadolini Nuova Antologia che, nell’ambito delle celebrazioni del 40° Anniversario del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, organizzerà un dibattito per fare riflettere sul futuro dei Beni Culturali, sarà invitato il ministro Dario Franceschini che, nella stessa occasione, potreb-

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ICOMOS, che ha sollevato il problema, è uno dei partner principali della Rete Informativa per il Patrimonio Mondiale. Sulla questione è stato coinvolto il MIBACT. ICOMOS Italia, che ha un ruolo fondamentale con altri organismi internazionali e inter-governativi come ICCROM, EUI, UNU, IFLA, ICQHS, ITKI,IPSI, EHP, per affrontare le sfide globali, fronteggiare i rischi e le cata-strofi, operare per la sicurezza alimentare e mitigare gli effetti del cambiamento climatico, ha messo sul tavolo del ministro Dario Franceschini il tema scottante che riguarda il motivo per cui il nostro Paese ha sempre minor peso nei ruoli decisionali dell’UNESCO, nonostante possieda il più grande patrimonio riconosciuto in tutto il mondo

zioni per arrivare ad una svolta definitiva anche per il Patrimonio UNESCO, un cambio di rotta necessario che dovrà essere avviato con un’azione condivisa, alla vigilia di Expo 2015, per rilanciare l’immagine del pa-trimonio UNESCO. L’Italia annovera ben 49 siti inseriti dall’Unesco nella Lista del Patrimonio dell’Umanità, la World Heritage List, su un totale di  981 siti (759 beni culturali, 193 naturali e 29 misti) presenti in 160 nazioni del mondo.

IL TRAINO AFFIDATO ALLA DIETAMEDITERRANEA, PATRIMONIO UNESCOUn ruolo predominante, da traino, dovrà averlo, in questa prima fase delicata del progetto, la Dieta me-diterranea, riconosciuta dall’Unesco quale bene im-materiale patrimonio dell’Umanità. Dal greco diaita, o stile di vita, la dieta ha praticamente ispirato il tema di EXPO 2015. Essa promuove l’interazione e la coe-sione sociale, dal momento che i pasti comuni sono la pietra angolare dei costumi sociali ed eventi festivi. La dieta mediterranea ha dato luogo ad un notevole corpus di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende. Il sistema si fonda sul rispetto per il terri-torio e la biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri legati alla pesca e all’agricoltura nelle comunità del Mediterraneo. Considerando che la produzione ali-mentare attuale, la trasformazione del cibo, la for-nitura e distribuzione del cibo, sino al consumo degli alimenti non rappresenta più un modello sostenibile per la perdita di biodiversità, il degrado delle risorse naturali, il cambiamento climatico, l’attuale vulnera-bilità di molte comunità rurali del mediterraneo e non soltanto; è necessario assumere misure urgenti per promuovere e diffondere il concetto di “Diete sosteni-bili” nei paesi del Mediterraneo e nel mondo intero. Con questo prezioso riconoscimento Spagna, Maroc-co, Grecia ed Italia, in particolare, hanno raccolto i frutti di un lavoro congiunto per la valorizzazione di un patrimonio di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, inclu-dendo le colture, la raccolta, la pesca, la conservazio-ne, la trasformazione, la preparazione e, in particola-re, il consumo di cibo. Altri Paesi che si affacciano sul

Mediterraneo, come la Turchia, vogliono allinearsi su questo progetto dell’UNESCO.

L’UNESCO PER IL RILANCIODEL PATRIMONIO ITALIANORIPARTE DA TORINOL’UNESCO si è impegnato, di recente, con l’Università di Torino, la Reggia di Venaria e le istituzioni locali, per riprendere la costruzione del Centro Internazio-nale di ricerca sull’economia della cultura e Studi del Patrimonio Mondiale, fondato dal professor Walter Santagata, uno dei maggiori esperti a livello interna-zionale, scomparso un anno fa. Si tratta di rilanciarne l’attività nel nostro Paese e puntare i riflettori su al-cune interessanti iniziative. Sembra, infatti, che siano accelerati i tempi per il riconoscimento dell’ITKI UNE-SCO, prestigiosa realtà fiorentina incaricata dall’Or-ganizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, di definire le principali linee ope-rative nelle tappe di avvicinamento (non soltanto in Europa), step by step, attraverso forum, ad una nuova Convenzione Internazionale sul Paesaggio. L’ITKI ha anche il compito unico al mondo di inventariare e promuovere le conoscenze tradizionali e il loro uso innovativo e dello stesso UNESCO. In questo contesto sarà rilanciata l’attività dell’Ufficio di Venezia che, tra le altre iniziative, incoraggia e promuove l’Anno Inter-nazionale per il Ravvicinamento delle Culture. Tutte queste istituzioni si alleeranno per fare squadra. Que-sta iniziativa vuole dare un forte segnale al Mibact, impegnato a mettere ordine in questa materia molto controversa. Lavorare insieme e con determinazione su questo fronte significa dare un contributo per co-struire un progetto innovativo di comunicazione per il nostro Paese. Saranno infatti coinvolti l’associazione Beni Italiani Patrimonio UNESCO, i nove geoparchi e le nove riserve della biosfera inserite nel programma

MAB ( Man and the Biosphere), compresi i progetti già inseriti nel Programma Memoria del Mondo UNE-SCO e i Clubs UNESCO. Uno spazio della promozione dovrà essere dedicato anche alle innumerevoli propo-ste di candidature nella lista propositiva italiana che hanno riscoperto la possibilità di utilizzare l’UNESCO come brand anche nella fase di preiscrizione. La mag-gior parte riguarda le candidature dei siti misti, frutto dell’azione combinata della natura e dell’uomo, per-ché conservano la memoria di modi di vita tradiziona-li e rappresentano il legame tra la natura e la cultura.

Il progetto rappresenta un’opportunità concreta; una modalità innovativa di cooperazione territoriale tra diverse realtà, con l’obiettivo comune di superare limiti e diffidenze per affrontare le nuove sfide grazie alla creazione di reti e circuiti virtuosi di competizione collaborativa, sostenibile e inclusiva.

Daniela Leone

Il villaggio nuragico a Barumini

Supervulcano della Valsesia: il sito di Agnone

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DARIO FRANCESCHINI: “I BENI CULTURALIAL CENTRO DELLE POLITICHE DEL PAESE”

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IL RILANCIO DELLA TUTELA DEI BENI CULTURALI, UN SETTORE CHE PUÒ FARCI DIVENTARE COMPETITIVI NEL MONDO GLOBALE

aggiunto: “Sono stati fatti invece tagli, sempre tagli. Il sistema delle regioni e dei comuni hanno al contrario ca-pito da tanto tempo l’importanza della cultura e l’hanno difesa con tenacia anche in epoca di tagli. Hanno capito che era sì un dovere morale difenderla ma era anche una potenzialità. Lo stato centrale non ha mai fatto questa scelta. Quindi oggi io mi sento alla guida del ministero economico più importante del nostro paese. L’Italia ha qualcosa di ineguagliabile che ci ha reso forti nel pas-sato. Ed è una missione collettiva valorizzare questo patrimonio”.

ALLEARSI CON LE TV PER FARCONOSCERE IL PATRIMONIO UNESCOIl segnale forte arriva proprio da Pompei, dove l’Une-sco, in un rapporto, ha individuato gravi problemi per il sito patrimonio mondiale dell’Umanità, tra danni strutturali agli edifici, atti di vandalismo e mancanza di personale qualificato. Lo stato di conservazione è un problema, a causa della mancanza di manutenzione di strutture molto fragili. E i servizi per i visitatori han-no bisogno di un drastico miglioramento. Circa 200 giornalisti delle Televisioni e Radio di servizio pub-blico di tutta Europa che si sono dati appuntamento a Napoli il 26 e 27 giugno scorso, su invito della Rai, per l’assemblea generale dell’European Broadcasting Union (Ebu), in chiusura dei lavori, hanno voluto visi-tare Pompei, la città sepolta, l’unico luogo al mondo, patrimonio dell’Umanità, dove è possibile rivivere la quotidianità dell’antica Roma.

L’Ebu è la più vasta e importante associazione profes-sionale mondiale di broadcaster, con 72 Membri attivi e 36 associati in tutta Europa, ed ha fra i suoi obiettivi principali quello di promuovere la cooperazione fra gli operatori media di servizio pubblico in tutta Eu-ropa, ed oltre. La scelta di Napoli, una delle città più rappresentative del Mediterraneo, vuole rimarcare la proiezione internazionale della RAI a partire da una consolidata e capillare presenza del Servizio Pubblico sul territorio nazionale.

Ad accoglierli il Ministro per i Beni Culturali Dario

Franceschini giunto a Pompei per dare il benvenuto agli ospiti nel sito archeologico più esteso d’Italia. Un’occasione eccezionale per testimoniare, davanti ad una platea di valenza europea, l’impegno istituzionale per la rinascita di uno dei siti archeologici italiani più belli e celebrati al mondo.

Agli associati EBU il ministro ha dichiarato: “I vostri occhi oggi qui siano gli occhi di coloro che attraverso il vostro servizio potranno davvero vedere cosa è Pompei: non solo piccoli crolli! Vi chiedo di utilizzare il potere che hanno le tv per far entrare nelle case delle persone educazione e attenzione nei confronti dell’alto valore che hanno i beni culturali”. A fare gli onori di casa il Soprintendente archeologo di Pompei Massimo Osan-na, ospite d’onore il Presidente della Rai Anna Maria Tarantola, eletta vice-presidente dell’EBU. Affascinati dall’antica città di Pompei i rappresentanti EBU sono stati accompagnati negli scavi dalle guide del servizio didattica della Soprintendenza e, dopo l’incontro e il saluto con il Ministro Franceschini nell’Auditorium, si sono trattenuti per circa due ore nel sito archeologico ammirandone scorci suggestivi e straordinarie pitture delle antiche domus.

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Il responsabile del MIBACT Dario Franceschini viaggia su e giù per l’Italia per assolvere ai nume-rosi impegni legati alla promozione dei Beni Culturali. Un segnale forte arriva proprio da Pompei, dove il ministro si è recato per accogliere circa 200 giornalisti delle televisioni e radio di servizio pubblico di tutta Europa. Era presente anche il Presidente della Rai Anna Maria Tarantola

Dario Franceschini, Mibact

Su e giù per l’Italia, come un autentico glo-betrotter. Energeo ha registrato in questo numero tre “occasioni“, alle quali Dario Fran-ceschini, responsabile del MIBACT, non ha voluto mancare. Ma ce ne sono certamente

altre. A Pollenzo è intervenuto, il 17 giugno, nell’am-bito delle cerimonie per il decennale dell’università di Scienze Gastronomiche; a Lucca, quattro giorni dopo, ha tagliato il nastro per l’inaugurazione del tratto to-scano della Via Francigena; a Pompei si è recato per accogliere i principali rappresentanti dell’Ebu (Euro-pean Broadcasting Union), inviati delle televisioni che fanno servizio pubblico in Europa, provenienti da 53 Paesi. E’ ormai una garanzia per chi si occupa di tutela dei Beni Culturali e promuove iniziative sul territorio. Il ministro c’è. Con questo passo si occuperà sicuramente del progetto, promosso da ICOMOS, per il rilancio del Patrimonio Italiano UNESCO. A Lucca abbiamo regi-strato queste parole: “Quando sono diventato ministro della cultura ho sentito di avere una missione, ripor-tare questo settore al centro delle politiche del Paese. I governi che si sono succeduti non hanno mai fatto un investimento vero in un settore che può farci diventare competitivi nel mondo globale”. Su questa linea ha

Scavi di Pompei: Domus del Fauno

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VEL’INCHIESTA DI ENERGEO ANALIZZA GLI ASPETTI E LE ATTESE IN UNA REALTÀ CHE COMPRENDE 50 SITI (46 CULTURALI E 4 NATURALI) 9 GEOPARCHI, 10 RISERVE DELLA BIOSFERA INSERITE NEL PROGRAMMA MAB (MAN AND THE BIOSPHERE) E 4 ISCRITTI NEL REGISTRO DEL PROGRAMMA MEMORIA DEL MONDO, IN PARTE SCONOSCIUTA, ORA ALLA RICERCA DI VISIBILITÀ

all’unanimità. ”Valuteremo attentamente la proposta di ICOMOS -ha detto - siamo pronti a collaborare”. Ed ha aggiunto: “Posso garantire che il mio impegno sarà totale affinché l’Associazione possa svolgere appieno il suo mandato statutario di promozione e valorizzazione del patrimonio culturale e naturale rappresentato dai Beni UNESCO.”  In effetti dalla dichiarazione program-matica presentata dal neo eletto, che ricopriva in passato la carica di vice presidente, si evince come il sindaco Bassi vuole segnare, in questo mandato (dura tre anni), una svolta significativa: “Basta a politiche che non affrontano i problemi reali dei Siti  e all’auto-celebrarsi delle località”.

UN CONSIGLIO DIRETTIVOCOMPLETAMENTE RINNOVATOEnergeo, confermando lo scrupolo con cui gestisce le notizie che riguardano l’UNESCO, anche nella fase in cui diventano delicate, ha sforato di qualche giorno la data di chiusura del giornale per aspettare l’esito dell’assemblea. L’elezione del sindaco di San Gimi-gnano rientrava nei pronostici della vigilia. Sono stati eletti alla vicepresidenza i sindaci dei Comuni di Piazza Armerina, Cerveteri e Verona. Nel Consiglio Direttivo si sono insediati i rappresentanti di: Vicen-za, Fondazione Dolomiti, Firenze, Alberobello, Assisi, Ferrara, Barumini, Urbino e Mantova-Sabbioneta. La località del litorale laziale, ospitando l’assem-blea elettiva dell’associazione, ha voluto celebrare, in questo modo, i 10 anni dell’iscrizione nella World Heritage List. Visto il risultato della votazione, l’as-se geografico dell’associazione è stato spostato in Toscana, tra le regioni a più alta densità di beni cul-turali. Da una prima analisi del programma del neo presidente ci sono “nuove idee e ambiziosi progetti“. Il marcato accento toscano, la fiducia che infonde a prima vista agli interlocutori, non nasconde l’entusia-smo con cui vuole cominciare a lavorare per cambiare volto all’associazione costituita nel 1997 dai Comuni di Alberobello, Andria, Capriate San Gervasio, Ferrara,

Matera, Ravenna e Vicenza, riconosciute dall’UNESCO “Patrimoni dell’Umanità”, in base alla “Convenzione sulla protezione del Patrimonio mondiale, culturale e naturale dell’Umanità”, approvata dall’Assemblea Ge-nerale UNESCO nel 1972.

IL SINDACO DI SAN GIMIGNANOGUIDERÀ LA RINASCITAEnergeo darà ulteriore spazio al sindaco Giacomo Bassi, mettendolo nelle condizioni di poter raccontare cosa ha in mente per mantenere lo stato di conserva-zione dei siti iscritti, oltre alle questioni organizzative e di orientamento strategico e come vuole compor-tarsi nei confronti di CNI UNESCO e di ICOMOS. Il neo presidente, dopo i saluti di circostanza, ha espresso

IL SINDACO DI SAN GIMIGNANO, GIACOMO BASSI, GUIDA DA POCHI GIORNI IL SODALIZIO CHE RAGGRUPPA CITTÀ E BENI UNESCO. IL NEO ELETTO PROPONE UNA SVOLTA SIGNIFICATIVA METTENDO UN FRENO A POLITICHE CHE NON AFFRONTANO I PROBLEMI REALI DEI SITI E ALL’AUTOCELEBRARSI DELLE LOCALITÀ CHE DEVO-NO PROMUOVERE E VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE E NATURALE RAPPRESENTATO DAI BENI UNESCO. NEL PROGRAMMA DEL NEO PRESIDENTE CI SONO “NUOVE IDEE E AMBIZIOSI PROGETTI“. LA LEGGE 77 DEVE ESSERE PIU’ INCISIVA

L’annuncio che sta mettendo ordine nel varie-gato sistema di rappresentanza del Patrimo-nio UNESCO italiano attraverso il progetto “La Grande Bellezza del Patrimonio italiano”, sta suscitando sorprese e reazioni positive, non

soltanto tra gli addetti ai lavori. Si stanno mobilitan-do anche i programmi televisivi per saperne di più su questa iniziativa e sul convegno che sarà organizzato a Firenze, dalla Fondazione Spadolini Nuova Antolo-gia, a fine settembre. Il programma di Rai Tre “Tele-Camere”, che da diciotto anni racconta l’evoluzione, le curiosità, i protagonisti della politica, ha già messo in agenda, ai primi di ottobre, una puntata dedica-ta all’argomento. La conduttrice Anna La Rosa che, all’inizio della carriera, è stata responsabile dell’Uf-ficio Stampa del Ministero dei Beni Culturali, occu-pandosi del progetto “Giacimenti Culturali”, trova l’iniziativa estremamente interessante. Il patrimonio UNESCO italiano che comprende 50 siti (46 culturali e 4 naturali)  9 geoparchi, 10 riserve della Biosfera inserite nel Programma MAB (Man and the Biosphe-re) e 4 iscritti nel Registro del Programma Memoria del  Mondo, è diventato un rilevante oggetto di in-teresse delle politiche pubbliche, anche se è esposto a gravi minacce, dall’urbanizzazione al turismo di rapina, dal cambiamento climatico ai disastri natu-rali, all’incuria. Il sistema UNESCO è certamente un argine a queste minacce, ma è anche troppo piccolo rispetto alla scala dei problemi, e da solo non ce la farà. Occorre la collaborazione di tutti e una maggio-re consapevolezza per la salvaguardia.

ALLA RICERCA DEL PRIMOINTERLOCUTORESi presuppone, oggi, un certo interesse anche da parte dei membri dell’associazione Città e Siti UNE-SCO che si sono riuniti in assemblea a Cerveteri nei giorni scorsi per il rinnovo delle cariche del direttivo. La conferma arriva dal sindaco di San Gimignano Giacomo Bassi, oggi alla guida del sodalizio, eletto

UNA MAGGIORE CONSAPEVOLEZZAPER LA TUTELA DEL PATRIMONIO UNESCO

Giacomo Bassi, sindaco di San Gimignano

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viva gratitudine e grandissimo apprezzamento per il lavoro svolto in questi anni, al suo predecessore Claudio Ricci, sindaco di Assisi, presidente uscente. Subito dopo ha iniziato la relazione introduttiva, lanciando i primi segnali di rinnovamento: ”Prima di tutto imposterò un lavoro di squadra che responsabi-lizzi ciascun membro del Consiglio Direttivo, attraverso l’attribuzione di deleghe operative per ambiti e settori. Sarà poi mia cura valorizzare il ruolo di rappresen-tanza dei tre vicepresidenti che corrispondono alle tre macro aree geografiche italiane. Ho intenzione di con-fermare il modello organizzativo imperniato sul Segre-tariato permanente con sede a Ferrara e provare ad introdurre la modalità di riunione del Consiglio Diret-tivo tramite videoconferenza”. Ed ha aggiunto:“Vorrei poi avviare una riflessione su quale status giuridico sia più consono alla natura dell’Associazione ed agli

obiettivi e finalità da perseguire. Importante sarà anche visitare periodicamente i singoli Siti soci e non, anche per dare sostegno e visibilità al lavoro degli am-ministratori locali e per condividerne progetti specifici“. Poi ha toccato un nervo scoperto: “Irrobustire ed estendere il ruolo del Comitato Tecnico-Scientifico così che possa essere ulteriormente un punto di riferimento per le strutture tecniche degli Enti gestori e sviluppare tutti i canali utili di comunicazione, puntando soprat-tutto sugli strumenti digitali e multimediali, con una particolare attenzione al Web ed ai canali satellitari orientati al settore culturale e turistico”. Ed ha indi-viduato il ventre molle dell’associazione, riferendosi in particolar modo ai sindaci: “Gli Enti gestori, in gran parte Amministrazioni Comunali, vedono crescere ogni giorno di più notevoli difficoltà nel mantenere il patri-monio, nel valorizzarlo e nel renderlo fruibile al grande pubblico. Inoltre, questa ridotta operatività del pub-blico, mina anche la credibilità delle stesse Istituzioni preposte alla miglior gestione dei Siti.”

LA LEGGE 77 PER RIFINANZIAREPROGETTI DI RILANCIONel documento programmatico sono stati segnalati altri progetti, come una revisione radicale del mec-canismo di calcolo del Patto di Stabilità interno per le Amministrazioni gestori di Siti Unesco, così da escludere dal calcolo gli investimenti sul patrimonio culturale ricadente all’interno del perimetro del sito. Poi c’è la richiesta di un sostanzioso rifinanziamento della Legge 77/2006 che assegna risorse specifiche per progetti ricadenti nei Siti UNESCO. E’ stata sottoli-neata: “la necessità di  far emergere e poter contare su normative specifiche per i Siti UNESCO nella gestione delle attività amministrate ricadenti nei Siti ed im-

pattanti negativamente con essi”. Rimane il fatto che l’associazione Città e Siti UNESCO non ha però titolo di rappresentanza in seno all’UNESCO. Il sindaco Gia-como Bassi lo sa bene, non sorvola l’argomento, anzi tocca un altro nervo scoperto dell’associazione. Rico-struire i rapporti con gli uffici UNESCO di piazza Fi-renze a Roma, con i quali, però, i rapporti nell’ultimo periodo si sono raffreddati per evidenti contrasti tra il professor Giovanni Puglisi, presidente CNI UNESCO, e l’associazione per i modi discutibili con cui i responsa-bili hanno partecipato a fiere specializzate, prima fra tutte la World Tourism Expo, il Salone Mondiale del Turismo Città e Siti UNESCO, allo scopo di mettere in contatto gli espositori con i principali Tour Operator del mondo. L’iniziativa, dopo quattro anni, si sposta da Assisi a Padova. Un’iniziativa curata da un’impresa privata, priva di ufficialità e patrocinio. Il sindaco Bas-si non demorde: ”Noi punteremo a veder riconosciuto un ruolo rilevante per la nostra associazione in seno alla Commissione Nazionale UNESCO”. E sostiene: “Pro-veremo anche ad interloquire con il Governo Italiano, che in questo momento ha la Presidenza Europea, per sollecitare provvedimenti normativi di tipo europeo sia per la tutela dei Siti, sia per introdurre linee di finanzia-mento dedicate. Inoltre avvieremo un confronto con le Regioni per la stesura di protocolli volti ad individuare sostegni sia per la manutenzione dei Siti ( alcuni sono in continua emergenza), sia in termini di promozione che di marketing territoriale”.

BASSI: “È ORA DI CAMBIARE PASSO”Claudio Ricci, sindaco di Assisi, presidente uscente dell’Associazione della quale oggi fanno parte oltre 50 soci fra Comuni, Province, Regioni, Parchi, Comu-nità Montane e Fondazioni, interpellato da Energeo, ha voluto evidenziare, con una punta di orgoglio, alcuni importanti progetti a livello comunicativo. Per citarne alcuni: la rivista SITI, ora diffusa soltanto on line; la guida Luoghi Italiani Patrimonio UNESCO, in varie edizioni e lingue, la collana di guide UNESCO per ragazzi, allo scopo di raccontare ai più piccoli le bellezze dei luoghi UNESCO, mostre, album di figuri-ne, segnaletica dedicata ai luoghi italiani del Patri-monio Mondiale. Il sindaco Ricci ricorda che sotto la sua gestione si è seguito il cammino parlamentare lungo e faticoso della legge 77, sostenuto con tenacia e convinzione dall’associazione. Precisa: “Si tratta di un provvedimento importante, perché ha introdotto un quadro normativo per le eccellenze UNESCO e assegna-to specifiche risorse finanziarie  per la loro tutela e la loro valorizzazione. La legge, come primo risultato, ha permesso a quasi tutti i siti italiani di dotarsi di un “Pia-no di Gestione”, strumento fondamentale per definire le priorità di intervento e reperire le risorse necessarie alla salvaguardia della integrità dei Patrimoni dell’Umani-tà. In secondo luogo, il provvedimento ha alimentato la capacità di proposta e di azione dei siti UNESCO e inne-scato efficaci processi di valorizzazione”.  In effetti l’as-sociazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale UNESCO ha recentemente proposto alcune significative modi-fiche al testo della Legge 77/2006 per renderla più incisiva: l’inserimento nell’elenco dei Beni da tutelare anche di quelli intangibili, la semplificazione del De-

Claudio Ricci - Sindaco di Assisi

Il centro storico di San Gimignano. A pag. 9 il panorama

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INTERESSATI A QUESTO PROGETTO I NOVE GEOPARCHI ITALIANI, LE DIECI RISERVE DELLA BIOSFERA INSERITE NEL PROGRAMMA MAB (MAN

AND THE BIOSPHERE) E I BENI ITALIANI FINORA ISCRITTINEL REGISTRO DEL PROGRAMMA MEMORIA DEL MONDO

Una cinquantina di candidature inserite nella tentative listhanno mosso i primi passi della procedura di riconoscimento

per l’alto valore naturale e culturale.Questa lista può essere integrata e rivista in qualsiasi momento:

la stessa UNESCO invita a fare revisioni periodiche. Si presenta poi una nomination: cioè un dossier in cui si danno tutte le

informazioni su una specifica candidatura, scelta tra i luoghi della lista, in modo che possa partire il processo di valutazione

Anche questoè Patrimonio UNESCO?

ICOMOS nel progetto si rivolge anche ai promotori della cin-quantina di candidature che aspirano a diventare Patrimonio

dell’Umanità UNESCO, premiandoli per l’impegno profuso nell’affrontare percorsi lunghi e costosi. “Occorre dare loro retta, perché in qualche modo svolgono un compito di monitoraggio del ter-ritorio prezioso per catalogare possibili candidature nella tentative list” -dice Maurizio Di Stefano, presi-dente di ICOMOS Italia. L’ultima in ordine di tempo è la candidatura presentata dalla Regione Lombardia per far riconoscere la rete di navigli e canali lunga 40 mila chilometri, al fine di conservare e conoscere l’enorme patrimonio. Quest’ultimo elenco compren-de le candidature che hanno mosso i primi passi della procedura di riconoscimento per l’alto valore naturale e culturale. Questa lista chiamata tenta-tive list  può essere integrata e rivista in qualsiasi momento: la stessa UNESCO invita a fare revisioni periodiche. Si presenta poi una nomination: cioè un dossier in cui si danno tutte le informazioni su una specifica candidatura, scelta tra i luoghi della lista, in modo che possa partire il processo di valu-tazione. “Per l’associazione Città del tartufo –dice il presidente dell’Associazione Giancarlo Picchiarelli- questa iniziativa potrà diventare estremamente importante, anche per poterci confrontare con gli altri progetti entrati a far parte della tentative list.” Si attendono gli sviluppi anche tra i Geoparchi che

sono aree naturali di particolare interesse geo-minerario cui l’U-NESCO assegna un riconoscimento inserendoli in un’apposita rete internazionale, con la quale si co-

ordina ed è in continuo contatto. Il coordinatore dei Geoparchi Italiani, Aniello Aloi, tecnico del geoparco del Cilento, conferma l’interesse per questo progetto ed auspica una maggiore conoscenza dei Geoparchi italiani. Il progetto riguarderà anche il Programma MAB (Man and the Biosphere), avviato dall’UNESCO negli anni ’70 allo scopo di migliorare il rapporto tra uomo e ambiente e ridurre la perdita di biodiversità attraverso programmi di ricerca e capacity-building. Il programma ha portato al riconoscimento, da parte dell’UNESCO, delle Riserve della Biosfera, aree mari-ne e/o terrestri che gli Stati membri s’impegnano a gestire nell’ottica della conservazione delle risorse e dello sviluppo sostenibile, nel pieno coinvolgimento delle comunità locali. In questo progetto rientrano anche i beni italiani finora iscritti nel Registro del Programma Memoria del  Mondo, creato nel 1992, che trae la spinta originaria da  una crescente  presa di coscienza della situazione critica di conservazio-ne e di accesso al patrimonio documentario in varie parti del mondo. I beni italiani sono: l’Archivio Stori-

co Diocesano di Lucca; la Biblioteca Malatestiana di Cesena; la Colle-zione della Biblioteca Corviniana (transnazionale con Austria, Belgio, Francia, Germania, Ungheria); l’Ar-chivio storico dell’Istituto LUCE.

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Giancarlo Picchiarelli

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creto Attuativo, la modifica dei parametri del Patto di Stabilità per i siti UNESCO nella Legge Finanziaria e la defiscalizzazione degli interventi privati a sostegno dei Patrimoni dell’Umanità.   Argomenti che fanno parte del programma del sindaco di San Gimignano. Sulla scorta di questa esperienza, l’Associazione sta seguendo e promuovendo il Disegno di Legge S.2564 “Disposizioni per il recupero, la tutela e la valorizza-zione dei centri urbani e dei siti italiani inseriti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO” ed è fra i promotori, presso la Commissione Europea, della Dichiarazione UE/70/2010 relativa a “Misure di tutela e conservazione dei Siti Patrimonio Mondiale dell’UNE-SCO”. Iniziative interessanti  ma, come ha conferma-to il sindaco  Giacomo Bassi, intervenendo, qualche giorno dopo, alla conferenza internazionale ICOM, organizzata a Siena, su Musei e Paesaggi Culturali: “E’ ora di cambiare passo“.

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FRANCESCO BANDARIN,IL TEORICO DEL RECUPERODEL PATRIMONIO CULTURALE

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L’ARCHITETTO URBANISTA, APPASSIONATO DI CITTÀ STORICHE, VIVE LA SUA PRIMA STAGIONE DA PENSIONATO. MA SONO IN TANTI A CORTEGGIARLO PER OTTE-NERE CONTRIBUTI PROFESSIONALI

di mediare fra le più disparate esigenze di Paesi di-versi e non sempre in linea sui medesimi obiettivi. Bandarin, dopo essersi formato professionalmente a Venezia e a Berkeley - è ora di nuovo docente di con-servazione urbana all’Università IUAV di Venezia, sua città natale-, si è occupato della salvaguardia di Venezia, diventando nel 1994 direttore dei progetti speciali del progetto per la difesa della città dalle acque alte e di con-servazione dell’ambiente lagunare. Bandarin ha svolto un ruolo importante nella definizione delle componenti del progetto che riguardavano gli interventi sulla città storica. Ma l’esperienza di questo architetto urbanista si è rivelata soprattutto nel mettere insieme specialisti capaci di dare tale multidimensionalità alla legge, ha ri-velato un altro architetto veneziano, Ugo Camerino, che in quegli anni ha lavorato con lui. Bandarin non si è mai dedicato alla realizzazione di edifici, e si è specializzato sulla teoria e sulla pratica urbanistica dove ha sviluppa-

to una visione innovativa nell’ambito della conservazio-ne urbana, secondo quanto osservato in un’intervista dall’architetto capo dei monumenti storici responsabile del Castello e del parco di Versailles, Pierre André La-blaude, che ha conosciuto il collega una dozzina di anni fa. Una competenza di enorme valore in un periodo di evoluzione delle politiche promosse dall’UNESCO, e fon-date sulle prime parole della sua Costituzione: “poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che si devono sviluppare le difese della pace”. “Arrivato all’UNESCO, -ricorda il prof. Bandarin- non mi è stato difficile metter in campo un programma ambi-zioso di riorganizzazione di tutta l’azione nel campo del Patrimonio. Sono stato facilitato dal fatto che l’UNESCO ha scelto questo programma come sua flagship: l’im-magine pubblica dell’organizzazione dipende molto dal successo di questa opera di identificazione, registra-zione e protezione dei siti più importanti del mondo. La Convenzione del Patrimonio Mondiale – trattato internazionale ratificato oggi da 191 paesi – è di gran lunga lo strumento più importante per la protezione del patrimonio culturale e naturale, e il più noto al pubblico, grazie alla “Lista del Patrimonio Mondiale”. Il succes-so globale di questa idea ha sorpreso persino i padri fondatori, che avevano un’idea più limitata dello scopo del trattato, e certo non si aspettavano l’affermazione planetaria del concetto di patrimonio e delle sue icone, e nemmeno le conseguenze del successo! Per fortuna il Centro del Patrimonio Mondiale non deve gestire i siti: il nostro è principalmente un compito di monitoraggio, di assistenza tecnica per la gestione e la formazione”.

Ma poiché le guerre non sono mai cessate e hanno cambiato forma, l’UNESCO ha dovuto reinventare un messaggio adeguato ai tempi. Pertanto la cultura è diventata la sua espressione principale. Bandarin, ca-pace di rimanere al comando e destreggiarsi all’inter-

Direttore del Centro del Patrimonio Mondiale dell’Unesco sin dal 2000, ruolo dove ha sviluppato una vasta rete di partenariati pubblico-privato per la conservazione del patrimonio mondiale, è noto per essere un abile politico capace di mediare fra le più disparate esigenze di Paesi diversi e non sempre in linea sui medesimi obiettivi. La difesa della cultura è tra i pilastri sui quali si basa l’Unesco e tutti i direttori generali sapevano di potersi fidare di un esperto che del settore conosceva tutto e tutti. Di lui, sostengono da più parti, “si sentirà ancora parlare”

Il veneziano Francesco Bandarin, dal 1 aprile 2010 vicedirettore dell’Unesco per la cultura, ha lasciato la poltrona per limiti di età. L’architetto urbanista, appassionato di città storiche, vive la sua prima stagione da pensionato. Ma sono in tanti a corteg-

giarlo per ottenere contributi professionali. Bandarin, 64 anni portati con disinvoltura, durante l’esperienza lunga oltre 14 anni all’UNESCO, l’Agenzia delle Nazioni Unite specializzata in cultura, educazione e scienze, ha conquistato stima e attenzione imponendo con te-nacia e diplomazia una visione ampia e innovativa del recupero del patrimonio culturale. Uno degli obiettivi principali del suo mandato era infatti quello di con-vincere i governi che attraverso l’eredità culturale si può promuovere l’economia di un Paese. Direttore del Centro del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO dal 2000, ruolo dove ha sviluppato una vasta rete di partenariati pubblico-privato per la conservazione del patrimonio mondiale, è noto per essere un abile politico capace

Francesco Bandarin alle Galapagos

L’UOMO GIUSTOAL POSTO GIUSTO

Chris Finlayson , Ministro per le Arti, Cultura e Patrimonio della Nuova Zelanda incontra Francesco Bandarin

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Molti gli esempi. Tra essi si ricordano soprattutto gli attacchi ai danni provocati dal turismo al Paese di accoglienza. In particolare le cronache giornalisti-che diedero spazio alla sua denuncia al governo dei pericoli causati dalle gigantesche navi che invadono la laguna di Venezia. Fu lui il primo a sottolineare l’impatto sul patrimonio veneziano dell’arrivo di 60.000 turisti al giorno in una città di 60.000 abitanti. Altra denuncia salita all’attenzione dei mass media fu quella rivolta ai sindaci di Napoli per il degrado del Centro Storico. Ma uno dei grandi rammarichi di Francesco Bandarin è quello di non aver potuto influ-ire sull’industria turistica oggi interessata soprattutto ai profitti economici incentivati con atteggiamenti spesso dannosi per l’ambiente. L’UNESCO, viene ricor-dato, “ha un ruolo di educatore, ma non ha potere di intervento diretto”.

VERSO UNA NUOVA CONVENZIONEUNESCO PER IL PAESAGGIOIl “credo” di Bandarin è comunque quello di associare il patrimonio a uno sviluppo economico e sociale. Da tempo è infatti evidente l’impossibilità di proteggere i “patrimoni culturali” separatamente dall’ambiente in cui si trovano. “Il paesaggio e il patrimonio immateria-le sono intimamente legati -sostiene- in quanto sono i saperi, le conoscenze, le abilità delle popolazioni che hanno dato e danno forma al paesaggio. E conseguente-mente nel paesaggio, come in un palinsesto in continua evoluzione, possiamo leggere le tracce di quei racconti e

di quelle memorie, scorgere i segni e le rappresentazioni che costituiscono il fondamento dell’appartenenza a un luogo”. Due anni fa l’UNESCO ha voluto chiarire questi aspetti nel corso di un convegno dal titolo “The Inter-national Protection of Landscapes”, svoltosi a Firenze in occasione del 40° anniversario della prima Conven-zione Mondiale del Patrimonio. Nel simposio, organiz-zato dall’International Traditional Knowledge Institute (ITKI) UNESCO, Francesco Bandarin, perfettamente in linea con l’architetto Pietro Laureano, consulente dell’Unesco, esperto per le zone aride, della civiltà isla-mica e degli ecosistemi in pericolo e i tantissimi esperti arrivati da tutto il mondo, posero l’accento su quella che è stata definita una “nuova visione del paesaggio”, che sposta finalmente l’ottica “dai monumenti alle persone”. Questa iniziativa venne anche ricordata sul retro della Medaglia Spadolini edizione 2012. La cornice entro cui si svolsero le giornate di studio è stata quella dell’e-voluzione che ha avuto negli ultimi quarant’anni il concetto di “cultural heritage”, a partire proprio dalla Convenzione UNESCO sulla Protezione del patrimonio culturale e naturale del 1972. Altro punto nodale evi-denziato nel corso delle giornate di studio, fu la neces-sità di superare la mancanza di integrazione tra le varie convenzioni e i diversi strumenti giuridici (anche in ambito UNESCO) relativi alla salvaguardia del paesag-gio. “Spesso -dice Bandarin- siamo, infatti, in presenza di strumenti che concentrano il concetto di tutela su un singolo aspetto (ecosistemico, storico culturale, ecc.), tralasciando la complessità e la multidimensionalità del paesaggio. Il patrimonio culturale immateriale, tra-smesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in funzione del loro ambiente, della loro interazione con la natura e la loro storia, e dà loro un senso d’identità e di continuità, pro-movendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana”. Forte fu l’impegno di Bandarin anche a Matera dove, lo scorso novembre, è stato svelato il codice del paesag-gio. Il nuovo modello di lettura del territorio e del pa-esaggio descritto nella Carta di Matera ha messo basi concrete per una nuova convenzione internazionale del paesaggio che tiene conto dell’importanza della cultura e della necessità, partendo dalle comunità e le conoscenze tradizionali, di prefigurare nuovi modelli per un futuro sostenibile, riconoscendo alla Città dei Sassi il ruolo guida avuto su questo tema. Per scoprire la situazione sono stati creati dei punti di osservazione del paesaggio in Italia e in Europa in costante aumento. Contemporaneamente si sta creando un confronto tra gli Osservatori promosso in termini di studi e conoscen-ze dalla Rete Uniscape (rete di 51 università europee impegnate nella ricerca e nella didattica della Con-venzione Europea del paesaggio). Quale sarà il futuro di Francesco Bandarin? Lui non sembra intenzionato a chiudere in un cassetto una professionalità e un’espe-rienza rare e accumulate in anni di lavoro. È per questo che di lui, sostengono da più parti, “si sentirà ancora parlare”. Carola Vai

Francesco Bandarin

Chris Finlayson , Ministro per le Arti, Cultura e Patrimonio della Nuova Zelanda incontra Francesco Bandarin

no dell’Organizzazione anche con il passaggio di tre direttori generali molto diversi tra loro, ha lasciato un’organizzazione che deve affrontare una nuova crisi avendo perso una parte importante delle sue risorse finanziarie a causa della sospensione dei contributi degli Stati Uniti che ha fatto seguito alla entrata della Palestina nell’UNESCO nel 2011. La difesa della cul-tura è tra i pilastri sui quali si basa l’UNESCO e tutti i direttori generali sapevano di potersi fidare di un esperto che del settore conosceva tutto e tutti. Ban-darin a sua volta è sempre stato capace di comunicare in modo chiaro la sua missione. Tra i titoli conquistati sul campo dal professore-architetto c’è quello di “asso del potere soft”’ per indicare la sua capacità di agire negli ambienti diplomatici passando con leggerezza tra gli inevitabili compromessi con gli Stati Membri. I suoi interventi si distinguevano per il linguaggio chiaro e l’utilizzo di frasi a effetto molto gradite tra i diplomatici e i funzionari dell’ONU. In un ambien-te dove ogni minima questione provoca montagne di documenti, Bandarin non ha mai avuto nulla del burocrate e del tecnocrate, ha rivelato Lablaude. Al centro della sua strategia sono stati ovviamente gli eccellenti rapporti intessuti con i Paesi emergenti e in via di sviluppo, come la Cina, l’India, il Brasile e il Sudafrica, fatto molto apprezzato nelle organizza-zioni intergovernative. Nonostante lo stile sobrio e di-plomatico, Bandarin, pur capace di mostrarsi discreto nelle situazioni più varie, ha sempre avuto il coraggio di parlare e di opporsi ogni volta che era necessario.

di Jukka Jokilehto*

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ICCROME LA TUTELA DEL PATRIMONIO CULTURALE

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LO SLOGAN DEL CENTRO INTERNAZIONALE PER LO STUDIO DELLA PROTEZIONE E RESTAURO DELLE PROPRIETÀ CULTURALI È: “CONSERVA LA CULTURA, PRO-MUOVI LA DIVERSITÀ”. FU CREATO DALL’UNESCO NEL 1956 COME ORGANIZZAZIONE INTERGOVERNATIVA. LA SEDE DI ICCROM A ROMA È NEI PRESSI DEL MI-NISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO (MIBACT) E DELL’ISTITUTO SUPERIORE PER LA CONSERVAZIONE ED IL RESTAURO (ISCR), NEL COMPLESSO DI SAN MICHELE A RIPA IN TRASTEVERE

L’ATTUALE DIRETTORE GENERALE È STEFANO DE CARO, ARCHEOLOGO ITALIANO E PRECEDENTE DIRETTORE GENERALE DI ANTIQUITIES CON MIBACT. LO STAFF PROFESSIONALE ED AMMI-NISTRATIVO È COSTITUITO DA CIRCA QUARAN-TA PERSONE, IN RAPPRESENTANZA DI MOLTE DIVERSE NAZIONALITÀ. I MEMBRI DEL CONSI-GLIO DI ICCROM, SCELTI TRA I PIÙ QUALIFICA-TI ESPERTI NEI DIVERSI CAMPI IN MATERIA DI CONSERVAZIONE E RESTAURO DEL PATRIMONIO CULTURALE. INOLTRE IL CONSIGLIO ANNOVERA FRA I SUOI MEMBRI RAPPRESENTANTI DEL GO-VERNO ITALIANO, UNESCO, ISCR, ICOM, ICOMOS E IUCN. ICCROM È L’UNICA ISTITUZIONE INTER-NAZIONALE AD AVERE UN MANDATO IN TUTTO IL MONDO PER PROMUOVERE LA TUTELA DI TUTTI I TIPI DI BENI CULTURALI

gere i membri del Consiglio di ICCROM, scelti tra i più qualificati esperti nei diversi campi di specializzazione in materia di conservazione e restauro del patrimonio culturale. Inoltre il Consiglio annovera fra i suoi mem-bri rappresentanti del governo italiano, UNESCO, ISCR, ICOM, ICOMOS e IUCN. Il Direttore Generale di ICCROM è nominato dall’ Assemblea generale per un periodo di sei anni. Il Direttore fondatore era stato Harold James Plenderleith – scienziato britannico già responsabile del Laboratorio del British Museum. A lui successero

Paul Philippot – storico dell’arte belga-, Sir Bernard M. Feilden – architetto britannico della conservazione, Cevat Erder – archeologo turco, Andrzej Tomaszewski – architetto polacco, Marc Laenen – direttore belga di museo all’aperto-, Nicholas Stanley-Price – architetto britannico, Mounir Bouchenaki – archeologo algerino e già Assistente del Direttore Generale dell’ UNESCO. L’attuale Direttore Generale è Stefano De Caro, ar-cheologo italiano e precedente direttore generale di Antiquities con MiBACT. Lo staff professionale ed am-ministrativo è costituito da circa quaranta persone, in rappresentanza di molte diverse nazionalità. Il budget totale di ICCROM per il biennio 2012-2013 ammonta a €10,512,112. Tale budget è prevalentemente basato sulle contribuzioni degli stati membri (73% in 2012-13), calcolate secondo i criteri stabiliti internazional-mente. I maggiori contributori sono gli Stati Uniti ed i più grandi paesi europei. Esistono poi fondi extra-budget (27%), che sono orientati a finanziare specifici programmi di attività, come la formazione regionale. Nel corso della propria attività di più di mezzo secolo, ICCROM è diventata la più autorevole organizzazione

L’acronimo “ICCROM” sta per Centro Interna-zionale per lo Studio della Corservazione e Restauro delle Proprietà Culturali. Fu creato dall’UNESCO nel 1956 come organizzazione in-tergovernativa. Il compito statutario di ICCROM

è di “ contribuire in tutto il mondo alla protezione ed al restauro dei beni culturali attraverso iniziative, svilup-po, promozione e facilitazione delle condizioni utili per tali scopi di protezione e restauro” . Si tratta dell’unica istituzione internazionale di questo tipo ad avere un mandato in tutto il mondo per promuovere la tutela di tutti i tipi di beni culturali, sia mobili che immobili. IC-CROM è riconosciuta come uno dei tre organi consultivi della Convenzione del Patrimonio Mondiale dell’UNE-SCO, insieme ad ICOMOS e IUCN. Questo significa che ICCROM contribuisce regolarmente nella cooperazione tecnica e di formazione, nel suo ruolo di consulente. ICCROM collabora inoltre con altri organismi interna-zionali, in particolare ICOM, International Council of Museums. Nel 1958 fu firmato un accordo fra UNESCO ed il Governo Italiano per stabilire la sede di ICCROM a Roma, nei pressi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) e dell’Istituto Supe-riore per la Conservazione ed il Restauro (ISCR), nel complesso di San Michele a Ripa in Trastevere. ICCROM sta aspettando il trasferimento della sede nella Caser-ma La Marmora non appena il restauro dei nuovi locali promessi dalle autorità italiane sarà portato a termine. ICCROM è amministrato da un’Assemblea Generale costituita da delegati di tutti gli stati membri, attual-mente 133. L’Assemblea Generale normalmente si riu-nisce una volta ogni due anni. Il suo compito è quello di determinare le politiche generali di ICCROM, approvare il programma biennale delle attività ed il budget, eleg-

Jukka Jokilehto

Formazione, informazione, ricerca, cooperazione, sostegno

UN IMPEGNO COSTANTE PER POTENZIARE LA CONOSCENZACinque settori fra loro collegati, un gruppo di lavoro estremamente qualificato, in questo modo si articola-no le attività istituzionali di ICCROM che accoglie stagisti ed esperti. Vediamo come.

a. Formazione ed istruzione specializzata in conservazione; sviluppo delle metodologie ed organizzazione di cor-si e seminari per professionisti. Nello scorso biennio sono stati organizzati 18 corsi che hanno coinvolto 269 esperti e formato 285 professionisti.

b. Informazione: numerose pubblicazioni ed una delle maggiori biblioteche del mondo nel campo della conserva-zione, con pubblicazioni e giornali specializzati in più di 40 lingue;

c. Ricerca: organizzazione e coordinamento di convegni di esperti per ideare e pianificare approcci comuni e pro-muovere standard e principi etici condivisi per le pratiche di conservazione e restauro. Nel 2013 è stato orga-nizzato un Forum internazionale sul futuro della scienza della conservazione che ha avuto luogo a Roma, ed un meeting sullo sviluppo di programmi idonei nella gestione dei rischi derivanti da calamità. ICCROM inoltre ospita tirocini e mette a disposizione dei membri le proprie risorse. Negli anni 2012-13, ha accolto 20 stagisti ed 8 esperti presso le proprie strutture.

d. Cooperazione: fornisce consulenze tecniche, sopralluoghi di collaborazione ed insegnamento. Questo si traduce in numerose iniziative di supervisione in materia di salvaguardia e nell’accesso agli archivi ICCROM, al fine di potenziare la conoscenza dando la possibilità di condividere le proprie pubblicazioni ed istituendo una commu-nity on line.

e. Sostegno: diffusione di materiale d’insegnamento e potenziamento delle conoscenze a supporto della tutela del patrimonio.

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del mondo nella consulenza a persone o organizzazio-ni degli stati membri in materia di salvaguardia a lar-go raggio delle risorse del patrimonio. E’ sicuramente molto conosciuta per i suoi programmi di formazione che coprono un vasto raggio di materie ed argomenti. Tra questi la formazione in materia di conservazione e restauro degli edifici storici e delle città, la tutela dei paesaggi culturali, di oggetti e collezioni museali dei più diversi materiali, dalla carta, come nel caso degli archivi, alla pietra, al legno, ai mattoni di terra cruda. L’attività di ICCROM ha anche riguardato PREMA, (Pre-vention in Museums in Africa) istituito nel 1985 per 15 anni. Ha formato professionisti dei musei esperti nella tutela e conservazione di collezioni artistiche ed ha creato un network di professionisti africani in grado di assumere il compito di formare e sensibilizzare profes-sionisti nel campo museale. AFRICA 2009 fu istituito nel 1998 per la conservazione del patrimonio costruito africano. MEDIA SAVE ART fu lanciato nel 1990, per for-mare insegnanti, guide turistiche, mezzi d’informazio-ne e sostenitori. COLLASIA 2010 partì nel 2003 come programma di sei anni per migliorare le condizioni di conservazione delle collezioni del sud-est asiatico. A titolo di esempio, nel 2013 fra i programmi dell’or-ganizzazione si annovera un corso internazionale di tre mesi in materia di conservazione della pietra ed un breve corso focalizzato sui temi della comunicazio-ne e didattica in materia di conservazione e scienza, entrambi tenutisi a Roma. In Giappone si è tenuto un corso di un mese sulla conservazione della carta giap-ponese (Tokio), e l’8° corso di formazione in materia di gestione dei rischi da disastri e calamità (Kyoto). Il 4° corso internazionale sul tema di Salvaguardare le Collezioni Audiovisive (‘suono ed immagine’, SOIMA) ha avuto luogo a Nairobi, in Kenia. ICCROM ha anche sviluppato numerosi programmi regionali di attivi-tà. Incluso ATHAR, un programma a lungo termine dedicato al patrimonio archeologico e architettonico negli Stati Arabi. Si svolge presso un centro regionale dell’ ICCROM a Sharjah, negli Emirati Arabi, dove le forme di collaborazione vanno dalla formazione nel campo delle costruzioni alla ricerca ed alle pubblica-zioni. Altri programmi sono focalizzati nella Regione del Pacifico asiatico, compreso un corso biennale sul tema della conservazione e tutela del partimonio cul-turale ed un altro corso sulla conservazione dei metalli delle collezioni del sud-est asiatico. Il programma re-gionale LATAM riguarda l’America Latina e i Caraibi. E’ programmato per 12 anni, con l’obiettivo di potenzia-re le capacità professionali di conservazione in questi luoghi, incrementare la comunicazione e gli scambi locali, aumentare la consapevolezza della necessità di proteggere il proprio prezioso patrimonio.

Lo slogan di ICCROM è: “Conserva la Cultura, Promuovi la Diversità”.

Ulteriori informazioni su ICCROM e le sue attività sono disponibili sul sito: www.iccrom.org

*Special Advisor to the Director General ICCROM

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LE LANGHE-ROERO E MONFERRATO, DOPO LA PARZIALE BOCCIATURA RICEVUTA DALL’AGENZIA DELL’ONU DUE ANNI FA, A DISTANZA DI UNDICI LUNGHISSIMI ANNI, TRA I GRATTACIELI DI DOHA, CAPITALE DEL QATAR, NEGLI EMIRATI ARABI, LO SCORSO 22 GIUGNO, HANNO OTTENUTO IL RICONOSCIMENTO DELL’ISCRI-ZIONE NELLA WORLD HERITAGE LIST UNESCO

lunga e costante evoluzione delle tecniche e della conoscenza sulla viticoltura si è realizzato il miglior adattamento possibile dei vitigni alle caratteristiche  del suolo e del clima, tanto da diventare un punto di riferimento internazionale. I paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato incarnano l’archetipo di paesaggio vitivinicolo europeo per la loro grande qua-lità estetica”.

UNA FESTA ANNUNCIATAL’ultimo atto si è concluso tra gli applausi. La dele-gazione piemontese, che aveva preso posto quasi al centro della Sala Qatar National Convention Center, ha dovuto sottoporsi ad un’attesa estenuante. Era giunta con discreto anticipo, dopo undici lunghissimi anni, tra i grattacieli di Doha, capitale del Qatar, negli Emirati Arabi, per vedere finalmente assegnato il ri-conoscimento dell’iscrizione nella World Heritage List UNESCO dei Paesaggi vitivinicoli del Piemonte Lan-ghe-Roero e Monferrato, dopo la parziale bocciatura ricevuta dall’agenzia dell’Onu due anni fa. L’attesa è durata ancora 24 ore, rispetto al giorno previsto che cadeva nel solstizio d’estate “quando il sole- dicono gli astronomi- raggiunge il valore massimo di declina-zione positiva nel mese di giugno in occasione dell’e-state boreale”. Domenica 22 giugno rimane una data da ricordare, anzi sono da ricordare quei lunghissimi dieci minuti trascorsi dalle 15,15 alle 15,25, ora ita-liana, scanditi dall’orologio digitale dietro al palco dei relatori nella sala gremita all’inverosimile. Il professor Michel Cotte, consigliere dell’ICOMOS ha illustrato con assoluta competenza la relazione che avrebbe dovuto descrivere un paesaggio unico al mondo, du-rata qualche secondo in più dei cinque minuti previsti dal regolamento, mentre sullo schermo scorrevano le foto e le slide che esaltavano i paesaggi vitivinicoli del basso Piemonte. La discussione seguita dopo è durata

pochissimo. Due soli interventi, in pochissimi minuti. Hanno parlato l’Ambasciatore Michael Worbs per la Germania e il capo missione della Croazia Dino Mili-novic, più che altro per esaltare gli ottimi vini prodotti nel territorio che ha ricevuto il riconoscimento UNESCO e il ruolo dell’Italia Campione del Mondo in questa speciale classifica. L’italiano Francesco Bandarin, vice direttore Generale UNESCO per la Cultura, dal palco, con un sorriso, ha avuto parole di elogio per “questi vini esclusivi: barbera, barbaresco, barolo”.

UN MODELLO PER MOLTI TERRITORI VITIVINICOLILa candidatura, più volte sforbiciata, da lungo tempo in lista d’attesa, è stata finalmente accettata dalla 38^ Sessione annuale del Comitato Mondiale UNESCO, pre-sieduto dalla sceicca Al Majassa. I 21 membri in rappre-sentanza di Algeria, Colombia, Croazia, Finlandia, Ger-mania, India, Giamaica, Giappone, Kazakhstan, Libano, Malaysia, Peru, Filippine, Polonia, Portogallo, Qatar, Repubblica di Corea Senegal, Serbia, Turchia, Vietnam, hanno emesso una valutazione questa volta definitiva, senza riserve, tanto attesa, accompagnata da un fra-goroso applauso. C’è molto entusiasmo in quest’antica terra abitata dalle popolazioni celtiche  vissute nelle Langhe per lunghi secoli, che considerarono i boschi come luoghi sacri alla “grande madre”, le colline come espressioni della sua forza e della sua potenza, i raccolti come una ricompensa, secondo il patto stipulato tra i figli e la madre stessa. Un patto che non poteva mai essere infranto e che non fu mai dimenticato anche attraverso secoli e secoli di civiltà diverse. Il riconosci-mento UNESCO chiude e contemporaneamente, apre un’epoca, dopo un iter, come vedremo, complicato. Questi luoghi rappresentano il risultato dell’azione combinata dell’uomo e della natura. Oggi le Langhe, i Roeri e il Monferrato, per continuare a rappresentare un modello per molti territori per il settore vitivinicolo e le qualità agro-alimentari che fanno il mosaico del-le eccellenze italiane, devono promuovere, attraverso giornate di studio e approfondimento sulla difesa del

I paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato entrano nella lista World Heritage.E’ il 50esimo sito italiano, il che permette al nostro Paese di conservare la leadership nella classifica mondiale. Il sito riconosciuto patrimonio dell’Umanità è di tipo seriale, ovvero costituito da sei aree (chiamate ‘componenti’) articolate all’interno dei confini delle Province di Alessandria, Asti e Cuneo e di ventinove Comuni (all’inizio erano un’ottantina), per un’estensione complessiva pari a 10.789 ettari. Nel loro insieme le zone selezionate rappresentano la qualità eccezionale del paesaggio vitivinicolo piemontese e della sua profonda e viva cultura del vino

World Heritage List UNESCO, ITALIA CAMPIONE DEL MONDO

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Numero tondo: 50. L’Italia, con l’iscrizione dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, ha il record dei siti al mondo nella World Heritage List, la lista che l’U-NESCO riconosce come patrimonio dell’u-

manità, su un totale di circa 1007 siti ( beni cultura-li, naturali misti) presenti in 191 nazioni del mondo. “Questo riconoscimento –dichiara il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario France-schini- è motivo di speciale orgoglio per il MiBACT, data l’estrema selettività con cui da qualche anno l’UNESCO valuta le proposte per nuovi siti”. “I paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato – prosegue il Ministro - sono un esempio eccezionale di un paesaggio cultu-rale inteso come prodotto della secolare interazione tra uomo e natura, plasmato dalla continuità di una tradizione antica di produzione vinicola di eccellenza mondiale. Un riconoscimento ancora più prezioso per l’Italia che conta il maggior numero di siti al mondo sul proprio territorio. Un tesoro su cui dobbiamo concentra-re la nostra massima attenzione di governo”. La candi-datura dei paesaggi vitivinicoli del basso Piemonte si è avvalsa del coordinamento e del supporto tecni-co- scientifico del MiBACT, ed è il risultato di un lungo lavoro d’equipe svolto con diversi soggetti istituzionali quali la Regione Piemonte, promotore dell’iniziativa, l’Associazione dei Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte, ente di governance, l’Istituto SITI di Torino, con il con-tributo del Ministero delle politiche agricole, alimen-tari e forestali e la partecipazione di numerosissimi stakeholders. “Un’ eccezionale testimonianza vivente della tradizione storica della coltivazione della vite, dei processi di vinificazione, di un contesto sociale, rurale e di un tessuto economico basati sulla cultura del vino” – recita la motivazione ufficiale dell’iscrizio-ne - “I vigneti di Langhe-Roero e Monferrato - si legge - costituiscono un esempio eccezionale di interazione dell’uomo con il suo ambiente naturale: grazie ad una

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territorio, in alcuni casi compromesso anche ai margini della core zone e buffer zone, “laboratori a cielo aperto delle politiche dell’UNESCO”, per esprimere i criteri eti-ci di sostenibilità e benessere dei popoli, già sanciti nel patrimonio immateriale e avvalorati nella convenzione di recente redazione e dagli esperti internazionali. Un territorio al limite per questi parametri che comunque rimane sotto osservazione, sia per la riduzione dell’uso di anticrittogamici, sia per l’eliminazione dell’amianto che in moltissimi casi costituisce ancora un allarme. Il riconoscimento UNESCO darà valore aggiunto alla cre-scente tendenza di riqualificare i territori utilizzando il brand UNESCO, riconosciuto in tutto il mondo, proprio per avvalorare questi principi etici e per capire l’impor-tanza dei paesaggi dove si producono grandi vini, dal barolo, al barbaresco e barbera - la Francia nel 1999 fu la prima nazione che riuscì a valorizzare il suo territo-rio vitivinicolo inserendo Saint Emilion tra i Patrimoni Unesco-, ma è anche diventato una chiave di sviluppo turistico ed economico.

IL RINVIO DI SAN PIETROBURGODue anni fa, mentre erano in attesa di acquistare il biglietto per San Pietroburgo dove si riunirono i com-ponenti designati dal Comitato UNESCO, i membri della delegazione piemontese videro respinta la loro candidatura come paesaggio culturale, ritrovandosi a cominciare praticamente daccapo. Furono costretti a ridurre l’area inserita nel dossier di 30 mila ettari, rendendo vano il lavoro svolto in undici anni. Oggi il sito riconosciuto patrimonio dell’Umanità è di tipo seriale, ovvero costituito da sei aree (chiamate ‘com-ponenti’) articolate all’interno dei confini delle Pro-vince di Alessandria, Asti e Cuneo e di ventinove Co-muni (all’inizio erano un’ottantina), per un’estensione complessiva pari a 10.789 ettari. Nel loro insieme le zone selezionate rappresentano la qualità ecceziona-le del paesaggio vitivinicolo piemontese e della sua profonda e viva cultura del vino. “E’ stato un lavoro ve-ramente estenuante affrontare questo percorso avviato nel 2003, la proposta iniziale riguardava le cattedrali sotterranee che si snodano sotto la città di Canelli e nel ventre della collina Villanuova: una singolare tipologia di manufatto architettonico. Nel 1850 Carlo Gancia in una di queste “cattedrali” -i luoghi visitabili sono quat-tro- diede vita al primo spumante italiano, l’Asti. Qui riposavano, tra ‘800 e ’900, le botti di Moscato in attesa di fermentazione. Via via si aggiunsero le altre località della provincia di Cuneo e gli Infernot nel Monferra-to” -ricorda Roberto Cerrato, responsabile sviluppo Piano di Gestione Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe- Roero e Monferrato. Il percorso di candidatura ha inizio ufficialmente nel 2006, con l’iscrizione del sito nella Lista Propositiva italiana.

NEL DOSSIER, PRATICAMENTE RIFATTO, È STATA RIDOTTA L’AREA INTERESSATAA seguito dei giudizi espressi dall’ICOMOS (organo consultivo ufficiale dell’UNESCO) che pochi mesi fa ha dato, senza qualche riserva sui criteri etici del proget-to, parere favorevole, e dall’UNESCO, la candidatura venne ripresentata, con alcune modifiche, a gennaio

2013. In quest’ultima fase, il gruppo di lavoro, che si era arricchito della partecipazione del Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ha ripresen-tato un dossier praticamente rifatto. Al documento sono state apportate alcune importanti modifiche, oltre alla drastica riduzione dell’area interessata, è stata incrementata la rete di monumenti e castelli e realizzato un nuovo sito internet ed infine sono state trasformate le cosiddette “core-zone” in 6  componen-ti: dalla Langa del Barolo al Castello Grinzane Cavour, dalle colline del Barbaresco a  Nizza Monferrato,  da Canelli al  Monferrato degli Infernot. E’ stata inoltre definita un’ampia area tampone di circa 76.000 ettari (detta buffer zone) che racchiude le sei componenti e coinvolge oltre 100 territori comunali. Essa ha lo scopo di garantire una maggiore protezione del sito iscritto e permette di dare continuità al paesaggio delle singole aree. Particolarmente importante sarà, anche quest’anno, l’esame delle proposte per i nuovi inserimenti nella Lista del Patrimonio Mondiale che si andranno ad aggiungere agli attuali 981. La Regione Piemonte, che ha portato avanti la candidatura in-sieme alle Province di Alessandria, Asti e Cuneo e la Direzione Regionale per i Beni Culturali e il Paesaggio, con la supervisione del Ministero per i Beni e le At-tività Culturali e il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, con l’attuale maggioranza guidata da Sergio Chiamparino, riprenderà le fila nell’organizzazione del forum di tutti i paesaggi viti-vinicoli riconosciuti Patrimonio Unesco, da inaugurare in occasione dell’Expo 2015 all’interno del Padiglione del Vino. Il Piemonte, che già ha ottenuto il ricono-scimento dall’UNESCO per l’insieme delle  Residenze Sabaude e dei Sacri Monti presenti sul territorio della regione, patrimonio di grande interesse storico, arti-stico e ambientale, è diventato con il riconoscimento UNESCO il punto di riferimento di tutti i territori vi-tivinicoli riconosciuti patrimonio dell’Umanità con queste caratteristiche: Pico Island e Alto Douro in Portogallo, Tokaj in Ungheria, Saint Èmilion in Fran-cia, Wachau in Austria, Lavaux in Svizzera e Dubrovnik in Croazia. L’ingresso dei Paesaggi vitivinicoli del Pie-monte Langhe-Roero e Monferrato fa salire ad otto queste esclusive realtà che si potranno confrontare e parlare di strategie future al forum annuale organiz-zato proprio in Piemonte.

Luigi LetterielloI festeggiamenti a Doha della delegazione piemontese

I vigneti delle Langhe

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ENERGEO, CHE INSIEME A PRESTIGIOSI PARTNERS HA CONTRIBUITO ALLA COSTITUZIONE DELLA “RETE DI COMUNITÀ SENZA FILI E SENZA BARRIERE“, DEDICHERÀ, A PARTIRE DA QUESTO NUMERO, AMPIO SPAZIO PER PROMUOVERE LA CULTURA DELL’INNOVAZIONE

dazione Spadolini Nuova Antologia per promuovere la cultura dell’innovazione attraverso il premio Eco and the City. Vennero coinvolti subito Lepida Spa (sviluppo di servizi innovativi in Emilia e la relativa integrazione nella rete Lepida), la Fondazione Guglielmo Marconi, Cittalia ( Struttura dell’ANCI dedicata agli studi e alle ricerche), la struttura del Co.Svi.G. (Consorzio per lo Sviluppo per le Aree Geotermiche) - che dovrà occu-parsi della ricerca e delle tecnologie emergenti legate allo sviluppo della geotermia -, Sesta Lab, un laborato-rio di prove per combustori a turbogas, Marino Simoni, allora presidente del Consorzio dei Comuni Trentini e la Metan Alpi, azienda piemontese che adotta le più innovative tecniche per il teleriscaldamento e la coge-nerazione. Sono state in questo modo messe le basi per la costituzione di una Community Network, una rete di “Comunità senza fili nè barriere”, per costruire contatti con la “gente di impresa”, in sinergia con le altre strutture del Trentino, dell‘Emilia, del Piemonte e della Toscana che hanno nel DNA la ricerca e l’inno-

vazione. Quest’iniziativa doveva per forza partire dalla zona collinare dell’Appennino bolognese compresa tra la bassa valle del fiume Reno, nel cui territorio venne sviluppato da Guglielmo Marconi (a cui è dedicata la Community Network), un sistema di comunicazione con telegrafia senza fili via onde radio la cui evoluzione portò allo sviluppo dei moderni metodi di telecomuni-cazione come la radio, la televisione e in generale tutti i sistemi che utilizzano le comunicazioni senza fili.

In questi luoghi, a Pontecchio, si trova la casa pa-terna di Marconi Villa Griffone, meta di grande inte-resse per un vasto pubblico, destinata a diventare baricentro delle attività di progetti locali e delle ini-ziative avviate per promuovere la futura Community Network Guglielmo Marconi. “L’interno dello storico edificio -spiega Gabriele Falciasecca, presidente del-la Fondazine dedicata al Premio Nobel- è il luogo di origine delle radiocomunicazioni, dove si respira l’at-mosfera della leggenda (nel Mausoleo riposano Gu-glielmo Marconi e la moglie Marchesa Maria Cristina).

LA COMMUNITY NETWORKGUGLIELMO MARCONI OGGI È UN’IMPORTANTE REALTÀ

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Il Premio Nobel Guglielmo Marconi

Alessandro Zorer a colloquio con Tim Berners-Lee

ll Mausoleo dove riposano Guglielmo Marconi e la moglie Marchesa Maria Cristina

Berners-Lee, l’inventore di Internet, inter-venuto a Trento per la presentazione dei progetti ”smart city” del territorio curata da Trentino Network, in un’atmosfera rilassan-te e cordiale, ci confidò:  “Quando si parla di

futuro l’anello di congiunzione rimane il territorio. La città-piattaforma e il territorio presentano una visio-ne che interpreta il nuovo contesto dello sviluppo  e si incarna in una progettazione le cui conseguenze sono destinate a influire sulla vita degli abitanti per lungo tempo”. Il presidente di Trentino Network Alessandro Zorer ed Energeo non persero tempo. Perché non crea-re una Rete di Comunità senza fili nè barriere? Decollò così un’iniziativa ambiziosa. Si pensò di utilizzare il premio Eco and the City, promosso dalla Fondazione Spadolini Nuova Antologia, individuando un settore assolutamente nuovo per far decollare il progetto. Si creò un’alleanza tra la “Fondazione Guglielmo Marconi”, costituita per tenere vivo il ricordo storico e scientifico del grande scienziato bolognese, e la Fon-

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UNA COMUNITÀ CHE INTENDE PROMUOVERE SOLUZIONI ADOTTATE CON SUCCESSO LOCALMENTE, ATTRAVERSO L’INNOVAZIONE APPLICATA AL TERRITORIO, IN TRE AMBITI: TECNOLOGICO, SOCIALE E CULTURALE. “LA COMMUNITY, DEDICATA AL PREMIO NO-BEL GUGLIELMO MARCONI, - SPIEGA ALESSANDRO ZORER, PRESIDENTE DI TRENTINO NETWORK - HA L’OBIETTIVO DI ESTENDERE IL PROPRIO RAGGIO D’AZIONE ANCHE IN ALTRE REGIONI SU CUI FONDARE I FUTURI PROGETTI IN MATERIA DI INFRASTRUTTURE E PIATTAFORME, PUNTANDO SULLO SVILUPPO DI SERVIZI INNOVATIVI E DI SCAMBIO CON ALTRE STRUTTURE NEL SISTEMA PUBBLICO E PRIVATO. SI STA LAVORANDO IN UNA LOGICA DI COORDINAMENTO E SUSSIDIARIETÀ AL FINE DI PROMUOVERE LA BANDA LARGA E NUOVE TECNOLOGIE LADDOVE QUESTE NON SIANO PRESENTI”

A Villa Griffone è presente anche un Centro di ricerca dove operano specialisti della Fondazione Ugo Bordo-ni, dell’Università di Bologna e della stessa Fondazione Marconi, le cui attività comprendono tre differenti aree: storia, ricerca, formazione“. C’è un motivo di fondo che giustifica l’importante alleanza tra le due prestigiose Fondazioni. E’ intenzione, infatti, della Fondazione dedicata allo statista fiorentino condividere questo progetto con l’Istituzione dedicata al Premio Nobel, al fine di ricordare insieme a Giovanni Spadolini, la figu-ra e l’opera di Gugliemo Marconi, il quale affidò alla nuova Antologia, nel settembre del 1926, le fonda-mentali riflessioni su “le radiocomunicazioni a fascio”. Insomma due grandi protagonisti del nostro tempo, la cui concretezza, lucida ed essenziale, rappresenta l’autentica espressione della “gente del fare”, di quella parte operosa del paese cui guarda il Premio Eco and the City Giovanni Spadolini.

UNA SINERGIA CON LE ALTRE REGIONI“La Community Network – spiega Alessandro Zorer- ha l’obiettivo di estendere il proprio raggio d’azione anche in altre regioni su cui fondare i futuri progetti in materia di infrastrutture e piattaforme, puntando sullo sviluppo di servizi innovativi e di scambio con altre strutture nel sistema pubblico e privato. Si sta lavorando in una logica di coordinamento e sussidia-rietà al fine di promuovere la banda larga e nuove tecnologie laddove queste non siano presenti“.

La strategia prevede di realizzare il maggior numero possibile di sinergie con gli operatori che agiscono sul territorio, anche mettendo a disposizione infrastrut-ture tecnologiche per facilitare gli operatori stessi. In tal modo si vogliono mettere insieme partners promotori (si darà spazio anche ai partners soste-nitori) che ricoprono un ruolo sul territorio, pronti a sviluppare collaborazioni. Iniziative che coniugano gli aspetti ambientali e di sostenibilità, elementi cruciali di valorizzazione dei territori.

Mentre l’Europa annuncia quasi una débacle per l’Italia, considerata sotto il profilo innovazione la cenerentola del continente. Da alcuni anni la parola innovazione ricorre regolarmente nel dibattito sullo sviluppo del nostro Paese. Soltanto Piemonte, Emilia Romagna e Friuli, e Trentino sono al passo con i cam-biamenti, per i quali la Svezia resta, saldamente, il pri-mo paese europeo seguita da Danimarca, Germania e Finlandia, mentre Portogallo, l’Estonia e  Lettonia, hanno registrato i maggiori miglioramenti. I dati sono emersi dal rapporto 2014 sull’innovazione. Dai risul-tati dell’indagine emerge come le differenze sul piano della resa innovativa tra gli Stati membri dell’UE sono ancora considerevoli e si riducono soltanto lentamen-te. A livello regionale, il gap dell’innovazione si sta allargando e in quasi un quinto delle regioni dell’UE il rendimento innovativo è peggiorato.  Il quadro di valutazione classifica gli Stati membri in quattro di-versi gruppi di prestazioni: l’Italia è situata al di sotto della media UE, tra i Paesi che vengono definiti come “innovatori moderati”.

LA CULTURA DELL’INNOVAZIONE PER RILANCIARE IL PAESELa Community Network Guglielmo Marconi e CIT-TALIA (Struttura dell’ANCI dedicata agli studi e alle ricerche) hanno sentito l’esigenza di sostenere le eco-nomie dei territori che sempre più hanno al centro la città quale motore di sviluppo  dell’economia locale.

E’ questo il fine strategico del progetto che, coinvol-gendo prestigiosi partners, intende promuovere so-luzioni adottate con successo localmente, attraverso l’innovazione applicata al territorio, in tre ambiti: tecnologico, sociale e culturale.

IL RUOLO DI ENERGEOEnergeo, in questo spazio dedicato, intende contri-buire a far comprendere e comunicare il significato dell’innovazione, intesa come volano per lo sviluppo e la competitività del Paese, attraverso interventi mi-rati alla programmazione delle politiche di sviluppo territoriale.Si propone di diffondere l’innovazione tecnologica per incrementare la competitività  e l’attrattività dei territori, valorizzando e tutelando il patrimonio cul-turale attraverso la Rete e sistemi di controllo inno-vativi e riqualificando l’offerta turistica. Vuole altresì indagare sulle iniziative o progetti che abbiano alla base soluzioni innovative e tecnologiche in grado di incrementare la competitività dei territori.

L’INNOVAZIONE SOCIALENell’avvio di questo nuovo corso del giornale, che ha coinvolto anche il Premio, ha preso in esame le inizia-tive e progetti che abbiano la capacità di compren-dere, analizzare, affrontare e risolvere, localmente, i problemi socio-ambientali, e tutte le azioni che

La principessa Maria Elettra, figlia di Guglielmo Marconi, insieme al prof. Gabriele Falciasecca

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turistica. Di particolare rilievo il progetto iC - innova-zione culturale promosso dalla Fondazione CARIPLO che ha l’obiettivo di portare giovani, innovatori e im-prenditori ad occuparsi di cultura e aiutare le istituzio-ni culturali aperte al cambiamento ad introdurre pra-tiche innovative per ripensare il modo di fare cultura.

Seguiremo, attraverso un Osservatorio Speciale, gli aspetti più esclusivi di questi modelli, ancora oggi poco diffusi.

Francesca Patton

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focalizzano l’attenzione sulle più innovative scoperte e sui traguardi più impegnativi raggiunti nei campi della salute e della medicina. L’innovazione sociale è quindi “buona  per la società” e al tempo stesso raf-forza la capacità della stessa di agire. In tal modo, genera un sistema che si autoalimenta e un modello di società più resiliente. L’impatto, che va misurato, si sostanzia in risposte nuove ad una varietà di biso-gni sociali e ambientali: dalle reti di assistenza per la salute, all’inclusione di categorie svantaggiate nel mercato del lavoro, dalla produzione di energia su base locale alle nuove modalità di fruizione della

cultura e dell’arte al turismo, fino ad arrivare all’au-toproduzione, all’artigianato e ai dispositivi tecnolo-gici di nuova generazione per la cura delle malattie. L’INNOVAZIONE CONSAPEVOLEGli strumenti di partecipazione all’innovazione so-ciale sono per definizione aperti, inclusivi, dal basso. In questo senso, le istituzioni pubbliche devono spe-rimentare nuove modalità di interazione con gli altri settori e con i cittadini. La parola d’ordine è sinergia, anche scardinando confini esistenti tra settori per renderli più fluidi e permeabili, generando conta-minazioni di valori, strumenti ed obiettivi. Sono i cittadini, in ultima analisi, organizzati in varie forme, che si riappropriano consapevolmente dell’iniziativa. L’INNOVAZIONE CULTURALELa tutela del patrimonio artistico e archeologico come investimento finalizzato a generare nuova innovazio-ne culturale e tutte le azioni che riescono a  valorizzare e tutelare il patrimonio culturale attraverso la Rete e sistemi di controllo innovativi,  riqualificando l’offerta La statua dedicata al Premio Nobel nel giardino di Villa Griffone Lavori di connessione della banda larga nei rifugi alpini del Trentino

Vassoio di terminazione fibra ottica utilizzato da Trentino Network

Innovazione culturale al Festival delle Colline Torinesi

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AI PIONIERI DELL’INNOVAZIONE SOCIALE OCCORRE FORNIRE POLITICHE E STRUMENTI CHE FAVORISCANO L’EMERGERE DELLE LORO INIZIATIVE, CON LO SCO-PO DI ISPIRARE ALTRI E ATTIVARE RISORSE AL MOMENTO SOPITE PER VIA DELLA CRISI. PER QUESTO MOTIVO, L’UNIONE EUROPEA HA DECISO DI ALLOCARE STRATEGICAMENTE NUOVI PROGRAMMI E FONDI NEL NUOVO PERIODO DI PROGRAMMAZIONE 2014-2020, NEL TENTATIVO DI OFFRIRE ANCHE RISPOSTE ALLA DEVASTANTE CRISI DEL LAVORO DEI GIOVANI

questo senso, le istituzioni pubbliche devono speri-mentare nuove modalità di interazione con gli altri settori e con i cittadini. Le azioni sono per definizione collettive e guardano alla creazione di nuove comu-nità di intento. La parola d’ordine è sinergia, anche scardinando confini esistenti tra settori per renderli più fluidi e permeabili, generando contaminazioni di valori, strumenti e obiettivi. Sono i cittadini, in ultima analisi, organizzati in varie forme, che si riappropria-no dell’iniziativa.

L’Europa è ricca di esperienze consolidate di innova-zione sociale, ma micro, che rischiano quindi di rima-nere isolate e perciò depotenziate. Il tema della scala-bilità delle iniziative che hanno generato le soluzioni migliori rimane quindi aperto se si vuole generare un reale cambiamento di sistema verso nuovi possibili modelli di sviluppo del vecchio continente.

Ai pionieri dell’innovazione sociale occorre quindi oggi fornire politiche e strumenti che favoriscano l’e-mergere delle loro iniziative, con lo scopo di ispirare altri e attivare risorse al momento sopite per via della crisi. Per questo motivo, l’Unione Europea ha deciso di allocare strategicamente nuovi programmi e ri-sorse ingenti nel nuovo periodo di programmazione 2014-2020, nel tentativo di offrire anche risposte alla devastante crisi del lavoro dei giovani che in alcune regioni dell’Europa ha toccato punte drammatiche.

In Italia, sono almeno tre i Ministeri che a diverso titolo si stanno adoprando per capire quale modello di innovazione sociale adottare nel nostro paese e quali strumenti, anche legislativi, mettere al servizio della crescita di questo processo. Il MISE, il MIUR e il Ministero del Lavoro hanno al momento tavoli tecnici

aperti che coinvolgono esperti e operatori del setto-re. Alcune Regioni e città hanno dato il via a speri-mentazioni sul territorio, con il lancio di iniziative di diversa natura (dagli incubatori ai concorsi di idee, da finanziamenti per la nascita di imprese sociali alla mobilitazione dei propri dipendenti). Anche il setto-re privato sta cominciando a fare la sua parte, con la nascita di programmi di “Corporate Social Innova-tion” da parte di alcune grandi imprese illuminate, e la riprogrammazione delle risorse allocate alla co-munità da parte di Fondazioni e Istituti bancari.Il terzo settore, storicamente forte in Italia ed il mo-tore da sempre di soluzioni a bisogni sociali e spres-sione del territorio, ha avviato una propria riflessione su modelli più sostenibili ed efficienti, trovando nel movimento dell’innovazione sociale uno stimolo im-portante al proprio riposizionamento.

Adesso che i pezzi di questo puzzle, ad ogni livello, si stanno finalmente unendo, non rimane che concen-trarsi sul fare. Aumentando sperimentazioni e casi di successo, moltiplicando gli sforzi e replicando buone pratiche, incrementando gli investimenti e incorag-giando soprattutto i giovani a fare dell’innovazione sociale non solo una bella opportunità di lavoro, ma una missione per contribuire a trasformare il model-lo di sviluppo europeo in un esempio da seguire nel resto del mondo.

Fabio Sgaragli

Social Innovation and Social Entrepreneurship Unit Fondazione Giacomo Brodolini

L’INNOVAZIONE SOCIALE È UNA DELLE LEVE PER FARE EVOLVERE L’EU-ROPA. E’ UN PROCESSO COMPLESSO CHE HA COME OBIETTIVO QUELLO DI GENERARE VALORE PER LA SOCIETÀ NEL SUO COMPLESSO. IN ITALIA, SONO ALMENO TRE I MINISTERI CHE A DIVERSO TITOLO SI STANNO ADO-PRANDO PER CAPIRE QUALE MODELLO ADOTTARE NEL NOSTRO PAESE E QUALI STRUMENTI, ANCHE LEGISLATIVI, METTERE AL SERVIZIO DELLA CRESCITA DI QUESTO PROCESSO. IL MISE, IL MIUR E IL MINISTERO DEL LAVORO HANNO AL MOMENTO TAVOLI TECNICI APERTI CHE COINVOLGO-NO ESPERTI E OPERATORI DEL SETTORE

L’INNOVAZIONE SOCIALEE’ LA RICERCA DI NUOVE RISPOSTEALLE SFIDE DELLA SOCIETA’ IN EUROPA

La crisi economica e dei sistemi di welfare tra-dizionali induce all’innovazione delle forme e dei contenuti degli interventi che promuovo-no migliori condizioni di vita delle persone e delle comunità, in particolare di quelle rico-

nosciute, a vario titolo, come “svantaggiate”. L’Europa è alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo che coniughi crescita economica, sostenibilità ambien-tale ed equità sociale. Come molti grandi processi di innovazione collettiva, l’innovazione sociale ha oggi ufficialmente abbandonato lo spazio della pe-riferia del sistema, dove la maggior parte delle vere sperimentazioni avvengono, per entrare nello spazio pubblico del riconoscimento come una delle leve per fare evolvere l’Europa. L’innovazione sociale può es-sere prima di tutto definita un movimento. In quanto tale, è un processo complesso multi attore e multi dimensione, in fieri, che ha come obiettivo quello di generare valore per la società nel suo complesso, non per una o alcune delle sue parti. Più nello specifico, l’innovazione sociale consiste in “nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che simultaneamente rispondono a bisogni sociali (in modo più efficace rispetto ad approc-ci alternativi) e creano nuove relazioni e collaborazio-ni” (Caulier-Grice et al. 2010).

L’innovazione sociale è quindi “buona per la società” e al tempo stesso rafforza la capacità della stessa società di agire. In questo modo, genera un siste-ma che si auto alimenta e un modello di società più resiliente. L’impatto, che va misurato, si sostanzia in risposte nuove ad una varietà di bisogni sociali e ambientali: dall’health care all’inclusione di ca-tegorie svantaggiate nel mercato del lavoro, dalla produzione di energia su base locale alla creazione di nuove monete di scambio, dall’active ageing al digital divide, da nuove modalità di fruizione della cultura e dell’arte al turismo, fino ad arrivare all’auto-produzione, all’artigianato 2.0 e a device tecnologici di nuova generazione per la cura delle malattie. Gli strumenti di partecipazione all’innovazione sociale sono per definizione aperti, inclusivi, dal basso. In

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NEXT E FABRIQ: DUE ESEMPI DI INNOVAZIONE DI FRONTIERA CHE PARTONO DALL’ITALIA.E’ IL CASO DI DUE PROGETTI MESSI IN CAMPO CON LA COLLABORAZIONE DELLA FONDAZIONE “GIACOMO BRODOLINI” CHE DA PIÙ DI QUARANT’ANNI DÀ VALORE A PERSONE, IDEE E TERRITORI SVOLGENDO ATTIVITÀ DI RICERCA, PROMOZIONE CULTURALE E CAPACITY BUILDING

creazione di reti transnazionali e la cooperazione co-stituiscono leve primarie per lo sviluppo economico di un Paese e la crescita di competitività delle imprese.

INNOVATTORI IN UN GIORNO SPECIALELo spazio di dialogo ed integrazione costruito da NEXT rappresenta un’esperienza positiva sia per l’offerta di servizi virtuali (condivisione di informazioni, accesso a servizi comuni on-line etc), sia per l’offerta di pro-dotti e servizi diretti per gli attori coinvolti nel proget-to (PMI, centri di ricerca, istituzioni, etc). Da questo punto di vista l’attività informativa portata avanti attraverso i social network, la costruzione di una piat-taforma on-line dedicata e la realizzazione di eventi internazionali che ad oggi hanno registrato circa 500 partecipanti, hanno prodotto risultati molto significa-tivi. Il primo fra tutti è la costruzione di un database

senso; una modalità innovativa di cooperazione terri-toriale tra Regioni e Nazioni, con l’obiettivo comune di superare limiti e differenze per uno sviluppo equi-librato delle comunità che la abitano e per affronta-re le nuove sfide della globalizzazione, del sostegno finanziario alla ricerca e innovazione e della creazione di reti e circuiti virtuosi di intelligenza collettiva e di competizione collaborativa, sostenibile e inclusiva. Il progetto NEXT rappresenta una risposta a queste sfi-de e nasce dalla considerazione che l’innovazione, la

di quasi 300 iscritti fra imprese, Università e centri di ricerca che già interagiscono fra loro e che hanno manifestato interesse alla collaborazione nei territori della Macroregione Adriatico-Ionica. Lo scorso giugno la manifestazione INNOVATTORI di Civitanova Marche ha rappresentato uno degli scenari di incontro diretto che ha visto protagoniste circa 70 Aziende provenienti da tutta l’area adriatica e consentirà alla piattaforma NEXT di valorizzare tutto il suo potenziale di intercon-nessione.

5 STARTUP PER COSTRUIRE IMPRESE A CARATTERE SOCIALELa seconda esperienza italiana è, invece, quella del progetto FabriQ, il primo esperimento di incubatore specificamente dedicato all’innovazione sociale da parte di un’amministrazione comunale italiana, per cui lo scorso 8 maggio sono state premiate le prime

IL PROGETTO NEXT È FINALIZZATO ALLA CREAZIONE DI UNA PIATTAFORMA COLLABORATIVA DI SUPPOR-TO ALL’INNOVAZIONE E AL TRASFERIMENTO TECNO-LOGICO NEI PAESI DELL’AREA ADRIATICA. L’OBIETTI-VO È QUELLO DI FAVORIRE LA COOPERAZIONE TRA ISTITUTI DI RICERCA, RICERCATORI ED IMPRESE. FABRIQ È IL PRIMO ESPERIMENTO DI INCUBATORE DEDICATO ALL’INNOVAZIONE SOCIALE DA PARTE DI UN’AMMINISTRAZIONE COMUNALE ITALIANA, PER CUI LO SCORSO 8 MAGGIO SONO STATE PREMIATE LE PRIME 5 STARTUP CHE LO ANDRANNO A POPOLARE. UNO SPAZIO DI OLTRE 650 METRI QUADRI, DOVE LE IDEE SI TRASFORMANO IN OCCUPAZIONE, CRESCITA, SVILUPPO SOCIALE E VENGONO MESSE IN RETE

L’INNOVAZIONE COME RISPOSTA ALLE SFIDE DELLA GLOBALIZZAZIONE

La manifestazione INNOVATTORI di Civitanova Marche

Secondo un’interpretazione nemmeno troppo estensiva del suo significato, l’innovazione dovrebbe caratterizzarsi sempre per una certa condizione evolutiva e transitoria, che determina un passaggio verso uno stadio

successivo le cui caratteristiche siano nuove o signifi-cativamente migliorate rispetto a quelle attuali. L’in-novazione, dunque, è per definizione di frontiera. A tale proposito, nonostante un immaginario collettivo piuttosto negativo, l’Italia è uno di quei Paesi in cui si registrano esperienze di innovazione molto significa-tive in quanto a collocazione di avanguardia.

E’ il caso di due progetti messi in campo con la col-laborazione della Fondazione “Giacomo Brodolini” e che, per aspetti ed obiettivi differenti, vedono al cen-tro dell’attenzione la visione dell’innovazione e della diversità quali motori per lo sviluppo competitivo, la rivitalizzazione e la coesione del territorio.

Il primo è il progetto NEXT, finalizzato alla creazione di una piattaforma collaborativa di supporto all’innova-zione e al trasferimento tecnologico nei Paesi dell’area Adriatica e promosso da 11 partner provenienti da 6 Paesi (Albania, Bosnia-Herzegovina, Croazia, Ita-lia, Montenegro, Serbia) e realizzata con il supporto dell’ATI Archidata srl, Fondazione ‘G. Brodolini’ e Me-tagroup srl.

Il progetto, nato nel settembre 2012 e guidato dalla Regione Marche, si concluderà nell’aprile 2015 e vede la partecipazione della Fondazione Partnership per lo Sviluppo di Tirana, della Facoltà di Agricoltura e Tecno-logia Alimentare dell’Università di Mostar, della Città di Šibenik, del Consiglio Regionale di Scutari, della Facoltà di Tecnologia e Sistemi Informatici dell’Univer-sità di Donja Gorica, dell’Associazione per lo Sviluppo Economico Redah, della Camera di Economia del Mon-tenegro, dell’Agenzia di Sviluppo Istriana, dell’Agenzia Regionale per lo Sviluppo Economico della Regione di Šumadije e Pomoravlj e della Regione Puglia.

Obiettivo di NEXT è quello di favorire la promozione, l’ampliamento e il consolidamento quali-quantitativo del dialogo e della cooperazione tra istituti di ricerca, ricercatori ed imprese. Un obiettivo accompagna-to dalla necessità di sperimentare meccanismi di supporto alla ricerca e al trasferimento tecnologico nell’area Adriatica, anche mediante la creazione di un interlocutore qualificato e competitivo per tutti gli at-tori coinvolti. Il concetto di Europa allargata e il rapido mutamento degli scenari economici e sociali, di fatto pongono l’esigenza di coniugare sempre più competi-tività e coesione dei territori, diversità ed integrazione geografica e culturale. La Macroregione Adriatico-Ionica rappresenta un’opportunità concreta in questo

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5 startup che lo andranno a popolare. FabriQ è uno spazio di oltre 650 metri quadri, dove le idee si tra-sformano in occupazione, crescita, sviluppo sociale e vengono messe in rete. Il progetto di FabriQ, ideato dal Comune di Milano, è sviluppato dalla Fondazione Giacomo Brodolini e Impact Hub Milano.

Come ha sottolineato all’inaugurazione lo scorso no-vembre l’assessore Cristina Tajani, “dopo gli incubatori nati con le Università, il Comune di Milano ha scelto di investire spazi e risorse in un progetto dalla forte vocazione sociale che, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, vuole offrire servizi e possibilità di impiego in un quartiere periferico dal punto di vista geografico, ma centrale per le priorità socio-economiche dell’am-ministrazione comunale”.

FabriQ si integra, infatti, perfettamente nel tessuto sociale del territorio, in modo da rispondere a bisogni che provengono dal basso, sollecitarne una parteci-pazione attiva sia in termini di idee d’impresa che di individuazione di potenziali imprenditori e attivare un circolo virtuoso con una ricaduta positiva sul ter-ritorio stesso. L’integrazione delle capacità di Fonda-zione Brodolini e Impact Hub Milano garantisce da un lato di approfondire la lettura del territorio, anche in termini di comparazione con buone pratiche a livello europeo, dall’altro l’animazione e il coinvolgimen-to di attori locali per una positiva partecipazione e condivisione del processo di incubazione di imprese funzionali ai bisogni del territorio. La particolare na-tura delle imprese a impatto sociale già presenti e di quelle che saranno selezionate in futuro, determina la necessità di conciliare la missione d’ impatto socia-le con la generazione di profitto (anche se “low”). La chiave per conciliare questi due aspetti risiede nella capacità di innovare i modelli di business tradizionali per integrare bisogni, servizi, risorse e tecnologie in modi nuovi.

Con questa logica, sono state scelte le prime star-tup, tutte accomunate da una propensione elevata a generare un impatto sulla società. Le startup sono state selezionate tramite un bando pubblico teso a premiare le migliori progettualità nei campi sociale, culturale e ambientale. Ai progetti selezionati è data la possibilità di accedere a un percorso gratuito di in-cubazione della durata di 9 mesi, ma anche un contri-buto fino a 28 mila euro per singolo progetto. Oltre a un proprio spazio all’interno di FabriQ, ogni impresa potrà poi contare su un tutor che la supporterà nelle scelte di gestione amministrativa e finanziaria, non-ché di inserimento, promozione e comunicazione nei differenti mercati di riferimento.

INTERESSANTI INIZIATIVE PER IL SOCIALE Le 5 startup che beneficeranno del programma di in-cubazione sono:Geomundis: un circuito di eco-marketing che, attra-verso il riciclo e degli eco-compattatori, permette di avere sconti in tutti i negozi che aderiscono all’inizia-tiva.Social Experience: progetto che, attraverso la piat-taforma  Social Farming  ha l’obiettivo di creare una rete di relazioni tra imprese agricole, operatori sociali, e consumatori attraverso la promozione e vendita di

prodotti di agricoltura sociale.CharityStars: piattaforma di fundraising che mette all’asta per beneficenza oggetti o esperienze ravvici-nate con le celebrità. TerraXChange: un portale che nasce con l’obiettivo di riutilizzare le aree abbandonate attraverso la cre-azione di orti.Xmetrics: dispositivo ideato per i nuotatori che re-gistra ogni parametro di allenamento, dal numero di vasche alle pulsazioni, fornendo un riscontro audio immediato e aiutando i nuotatori a migliorare le loro prestazioni e raggiungere i loro obiettivi.

Oltre a queste 5 startup, è stato anche assegnato un premio della giuria al progetto OMOG Naturali, che prevede la realizzazione e la commercializzazione di una nuova linea di omogeneizzati e vellutate, nel rispetto della dieta mediterranea, dai gusti inno-vativi per i più piccoli, ma anche per i più grandi. I prodotti utilizzati provengono da coltivazioni biolo-giche e a km 0.

Inchiesta a cura di Raffaele Paciello e Antonio Dell’Atti

Ha collaborato Elisabetta Zeni

LA FONDAZIONEGIACOMO BRODOLINI

Un centro indipendente di elaborazione culturale, proposta e valutazione di politiche a tutti i livelli di gover-no: locale, regionale, nazionale, europeo e internazionale Da più di quarant’anni, la Fondazione Giacomo Brodolini (www.fondazionebrodolini.it) dà valore a perso-

ne, idee e territori svolgendo attività di ricerca, assistenza tecnica, consulenza, promozione culturale e capacity building. Siamo un’organizzazione indipendente e no profit che si occupa di lavoro, economia, sviluppo e cultura a livello europeo. Lo facciamo con la conoscenza ed esperienza delle nostre persone, adottando metodologie scientifiche e un approccio interdisciplinare.Oggi la  Fondazione Brodolini  è un centro indipendente di elaborazione culturale, proposta e valutazione di politiche a tutti i livelli di governo: locale, regionale, nazionale, europeo e internazionale. Per noi, leggere la complessità della società significa confrontarsi con un continuo e rapido cambiamento su tematiche quali: l’im-migrazione, le questioni di genere, l’invecchiamento della popolazione, la precarietà e lo sviluppo, l’inclusione sociale. La Fondazione può contare su diverse sedi: la casa madre è a Roma in via Barberini, dove si trova anche la Sala Boni, il nostro spazio di rappresentanza dedicato agli eventi: seminari, riunioni, presentazioni di libri e conferenze. Abbiamo una sede a Bruxelles, che ci permette una relazione diretta e personale sia con le istituzioni europee che con gli altri attori che, come noi, hanno a cuore la crescita dell’Europa. E poi, dal 2008, guardiamo a est con una sede in Romania, a Bucarest, dove la Fondazione si è accreditata negli ultimi anni come un attore di rilievo nell’assistenza tecnica, la programmazione e lo sviluppo.

Inoltre abbiamo delle sedi minori, che ci permettono di coprire tutto il territorio nazionale in maniera capillare: siamo a Milano, dove abbiamo un ufficio all’Umanitaria, a Trieste che è un interessante luogo di frontiera, e, da poco, anche al sud con un ufficio a Catanzaro.

Le nostre attività si sviluppano principalmente lungo quattro assi:  crescita e sviluppo, capitale umano e mercato del lavoro, priorità trasversali e gender mainstreaming, welfare e politiche sociali. 

Elisabetta Zeni - Manager Fondazione Giacomo Brodolini

Particolare della rassegna marchigiana

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L’OSSERVATORIO SMART CITY DELL’ANCI, CHE RILEVA L’INDICE DELLE CITTÀ INTELLIGENTI D’ITALIA, VUOLE AFFERMARE UN APPROCCIO NUOVO ALLA PROGRAM-MAZIONE DEGLI INTERVENTI, DA INSERIRE IN STRATEGIE PIÙ AMPIE CHE TENGANO CONTO DELLE SFIDE DELLE NUOVE CITTÀ METROPOLITANE E AL CONTEMPO METTANO LE PERSONE AL CENTRO DELLE POLITICHE LOCALI

e società, inclusione sociale, partecipazione e gestione degli spazi pubblici e politiche urbane.

La missione di Cittalia è accompagnare le città e i comuni italiani nell’affrontare le sfide poste dalla trasformazione della società e dell’economia con l’obiettivo di sviluppare politiche pubbliche efficaci e migliorare le loro capacità di programmazione, ge-stione e valutazione. Cittalia si pone come punto d’in-contro di esperienze e saperi urbani, un patrimonio di conoscenze necessarie per accompagnare i processi di innovazione locale e rafforzare il ruolo delle città come motori del cambiamento, produttori di cultura e giacimenti di identità.

Direttore, quali sono le novità?

“Stiamo mettendo in rete le tante esperienze di sviluppo in corso attualmente sui territori e mettendo in luce il valore aggiunto che riveste la collaborazione tra ammi-nistrazioni pubbliche, cittadini e grandi player. Mentre negli anni scorsi si è assistito ad una moltiplicazione di progetti molto simili fra loro e incapaci di dare una spin-ta reale allo sviluppo dei territori, grazie all’Osservatorio Smart City, stiamo cercando di affermare un approccio

nuovo alla programmazione degli interventi, da inseri-re in strategie più ampie che tengano conto delle sfide delle nuove città metropolitane e al contempo mettano le persone al centro delle politiche. Una considerazione occorre farla. Si allarga la forbice tra città più o meno attente ad ambiente e innovazione.”

Ciò si traduce anche in nuove metodologie di lavoro e interazione fra le città?

“Certamente. Ne abbiamo avuto un esempio all’ulti-ma edizione di ForumPa, con la partecipazione di oltre duecento fra amministratori locali, innovatori e imprese ai tavoli dello Sharing Lab nel quale differenti priorità tematiche, dalla mobilità sostenibile alla governance locale, sono state al centro di un confronto aperto e co-struttivo tra soggetti diversi ma capaci di intravedere un fil rouge tra le diverse esperienze. Creare collegamenti tra realtà italiane ed europee, far sì che le città non si richiudano su sé stesse ma confrontino i propri piani di sviluppo con altri contesti urbani di tipologia simile rappresenta una priorità che Cittalia e Anci hanno rilan-ciato negli ultimi anni non solo con l’Osservatorio Smart

L’ITALIA HA BISOGNO DI RIPARTIRE DALLE SUE ECCELLENZE URBANE PER OFFRIRE SERVIZI MI-GLIORI AI SUOI CITTADINI E UNA QUALITÀ DELLA VITA PIÙ ELEVATA. TALI TEMI SONO PER CITTALIA - LA STRUTTURA DELL’ANCI DEDICATA AGLI STUDI E ALLE RICERCHE SUI TEMI DI PRINCIPALE INTERESSE PER I COMUNI ITALIANI, PARTNER FONDATORE DEL-LA COMMUNITY NETWORK GUGLIELMO MARCONI - UN PUNTO CENTRALE NEL DIBATTITO SULL’AGENDA URBANA NAZIONALE E, PIÙ NEL CONCRETO, NELLO STABILIRE PRIORITÀ CONDIVISE IN VISTA DEL VARO DEL PON METRO. IL CONFRONTO CON I FUNZIONARI DELLE CITTÀ METROPOLITANE INCARICATI DELLA PROGRAMMAZIONE STRATEGICA OSPITATI AL FO-RUMPA HA MESSO IN EVIDENZA UNO SPACCATO DELLE INEFFICIENZE DI UNA PUBBLICA AMMINI-STRAZIONE SPESSO INCAPACE DI PROGRAMMARE E GESTIRE I GRANDI CAMBIAMENTI URBANI CON EFFICACIA SUL MEDIO E LUNGO PERIODO, MA AN-CHE LA VOGLIA DI RIPARTIRE DALLA GESTIONE DEL TERRITORIO, DALLA MOBILITÀ E DALLE INFRA-STRUTTURE UTILI PER I CITTADINI PER RILANCIARE LA CRESCITA. UNA CONSIDERAZIONE VA FATTA: “SI ALLARGA LA FORBICE TRA CITTÀ PIÙ O MENO AT-TENTE AD AMBIENTE E INNOVAZIONE”

SMART CITY, NUOVE FRONTIEREPER LE CITTA’ DEL FUTURO

Paolo Testa, direttore CITTALIA

L’Osservatorio Nazionale Smart City nasce nell’aprile 2012 sulla base di una convinzione dell’ANCI: la cornice di sviluppo delle smart cities definita a livello europeo deve essere un modello di riferimento da replicare e adattare

alla realtà italiana. Obiettivo dell’Osservatorio, gesti-to da ANCI e FORUM PA, è quello di elaborare analisi, ricerche e modelli replicabili da mettere a disposizio-ne dei Comuni italiani che vogliono intraprendere il percorso per diventare “città intelligenti”. Tra le prime attività previste, la costruzione di una community dei referenti comunali e locali e l’organizzazione di labo-ratori di co-apprendimento per le città che vogliono intraprendere la strada della smart city.

Energeo Magazine ha incontrato Paolo Testa - diret-tore di Cittalia-Fondazione Anci Ricerche, la struttura dell’Anci dedicata agli studi e alle ricerche sui temi di principale interesse per i comuni italiani, partner fon-datore della Community Network Guglielmo Marconi – per conoscere meglio l’attività dell’ Osservatorio Smart City dell’Anci che sta promuovendo il nuovo modo di concepire l’innovazione urbana in Italia. La Fondazione, nata nel 2008, si è occupata di ambiente, istituzioni e innovazione per poi focalizzarsi su welfare

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City ma anche con una serie di azioni volte a compren-dere al meglio il posizionamento strategico delle città”.

Il dibattito sulla smart city si lega a quello in corso sulla riforma che introduce le città metropolitane in Italia. In che modo?

“Sono senza dubbio legati a doppio filo, in quanto è ne-cessario rendere i progetti innovativi in corso nelle città metropolitane un patrimonio comune del paese. L’Italia ha bisogno di ripartire dalle sue eccellenze urbane per offrire servizi migliori ai suoi cittadini e una qualità del-la vita più elevata. Tali temi sono a mio avviso centrali nel dibattito sull’Agenda urbana nazionale e, più nel concreto, nello stabilire priorità condivise in vista del varo del PON Metro. Il confronto con i funzionari delle città metropolitane incaricati della programmazione strategica che abbiamo ospitato al ForumPA ci ha re-stituito uno spaccato delle inefficienze di una pubblica amministrazione spesso incapace di programmare e gestire i grandi cambiamenti urbani con efficacia sul medio e lungo periodo ma anche la voglia di ripartire dalla gestione del territorio, dalla mobilità e dalle in-frastrutture utili per i cittadini per rilanciare la crescita. Concentrare gli investimenti su un numero limitato di progetti ma dall’impatto elevato e, allo stesso tempo, accompagnare l’opera di infrastrutturazione con un’a-zione di capacity building all’interno delle amministra-zioni coinvolte rappresentano priorità imprescindibili per dare forza all’azione della città metropolitana“.

L’Europa può sostenere tutto questo?

“L’Europa è l’orizzonte a cui rivolgersi non solo per trovare adeguato sostegno finanziario, ma anche per mettere in comune pratiche ed esperienze utili alle amministrazioni locali. Basti pensare al programma Urbact (di cui Cittalia è punto di disseminazione nazio-nale per l’Italia), capace di assicurare un trasferimento continuo di conoscenze fra funzionari e amministratori locali di tutta Europa e che vede le città italiane in pri-ma linea su molti di questi progetti. L’Europa insegna a guardare lontano, a immaginare come saranno le città tra venti o trent’anni e ad organizzare la propria macchina amministrativa in questo senso. L’Europa spinge le città ad utilizzare al meglio quel patrimonio di conoscenze vive presenti sul territorio, istituendo

nei progetti che vedono protagoniste le città forme e strumenti di partecipazione innovativi come i Gruppi di supporto locale di Urbact che favoriscono il dialogo tra amministrazioni locali, stakeholders e società civi-le su tematiche specifiche. Tali metodologie di lavoro sono state rafforzate nel corso degli anni, rendendo mainstream delle tecniche utilizzate principalmente in pochi paesi ma che hanno favorito la definizione di piani d’azione e strategie concrete anche in inizia-tive tematiche come il Patto dei sindaci per l’energia“. A livello nazionale l’istituzione delle città metropo-litane sta vedendo organizzazioni come Cittalia in prima linea nell’analisi e nello studio degli effetti della riforma. Nel contempo comunicatori pubblici ed esperti urbani sono molto attivi nel coinvolgimento dei cittadini attorno ad un tema che, se ben raccon-tato, può anche far emergere una nuova voglia di partecipare alla vita pubblica. Quali cambiamenti ci saranno nel modo di governare e raccontare le città?

“Cambierà moltissimo poiché le città metropolitane sono chiamate sin da subito a far comprendere al cit-tadino quanto i cambiamenti portati dalla riforma Delrio non riguarderanno solo dimensioni e funzioni degli enti locali ma anche le modalità di erogazione dei servizi e, di conseguenza, la qualità della vita dei cittadini. Come centro studi dell’Anci stiamo cercando di raccontare questi cambiamenti attraverso rapporti e infografiche che confluiranno nel nostro nuovo sito Diario metropolitano, che raccoglierà anche analisi e interventi di esperti urbani e amministratori locali. Ma ciò ovviamente non basta. C’è bisogno di un rinnovato impegno da parte delle città per far sì che i cittadini siano veramente coinvolti in questo processo attraver-so un’informazione puntuale che non si concentri solo sui cambiamenti amministrativi ma sulle opportunità che tale riforma riserva all’intero spettro della società civile“.

La comunicazione può concretamente servire a rilanciare un senso di appartenenza alla città metropolitana. In che modo si può intervenire?

“Mettere in rete le tante iniziative di attivismo e di impegno civico realizzate nelle città metropolitane di tutto il paese serve non solo a comporre un catalogo dell’Italia migliore ma soprattutto a far comprendere la vivacità dei grandi centri urbani e delle loro corone. Se paragoniamo tali contesti ai corrispettivi europei ci rendiamo conto quanto sia proprio da qui che arrivino le risposte più originali alla crisi, a partire dalla sharing economy fino alla promozione della mixitè sociale e al contrasto al disagio sociale“.

Simone D’Antonio

Palmanova, una città perfetta a forma di stella

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emissioni di CO2 e diminuzione del costo della bol-letta. Non parliamo di approcci isolati, di settore, ma di una visione finalmente aperta e propositiva verso un futuro che, anche attraverso la concertazione tra pubblico e privato, sappia coniugare fattori economici ed ambientali.

L’efficienza energetica costituisce un elemento stra-tegico funzionale al conseguimento degli obiettivi imposti dall’Unione Europea al 2020. Non solo. Questo settore può garantire un valido supporto alla filiera italiana della green economy e quindi al rilancio del Sistema Paese. Efficienza energetica, infatti, significa ottimizzazione dei fabbisogni, riduzione dei costi ed incremento di competitività.

In questo ambito, il Gestore dei Servizi Energetici, so-cietà pubblica interamente partecipata dal Ministero dell’Economia, è da anni impegnata nel sostenere il

comparto cleantech italiano. In particolare dal 3 feb-braio 2013, l’attività di rilascio dei Titoli di Efficienza Energetica (TEE) è passata dall’Autorità per l’energia elettrica al GSE. I TEE o Certificati Bianchi, introdotti dai Decreti ministeriali del 2004, rappresentano un in-centivo aperto a qualsiasi tipologia di intervento che dimostri un risparmio di energia. Sono titoli negozia-bili in base a logiche di mercato che vengono rilasciati al conseguimento di incrementi energetici, espressi in Tonnellate Equivalenti di Petrolio (TEP). Nel primo anno di attività il GSE ha approvato più di 21.000 pro-getti di efficienza, autorizzando il Gestore dei Mercati Energetici all’emissione di circa 6.636.000 di Certifica-ti Bianchi, equivalente al risparmio del consumo ener-getico annuo di circa 25.000 famiglie italiane.

Gli interventi di efficienza energetica, così come in passato, godono di agevolazioni fiscali quali la detrai-bilità nella dichiarazione dei redditi del 65% della spesa sostenuta. Oggi però esiste un’ulteriore opportunità a disposi-zione di privati ed Enti Pubblici: il Conto Termico. Questo stru-mento d’incentivazione,

GLI INTERVENTI DI EFFICIENZA ENERGETICA, COME GIÀ IN PASSATO, GODONO DI AGEVO-LAZIONI FISCALI QUALI LA DETRAIBILITÀ NELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI DEL 65% DELLA SPESA SOSTENUTA. OGGI PERÒ ESISTE UN’ ULTERIORE OPPORTUNITÀ A DISPOSIZIO-NE DI PRIVATI ED ENTI PUBBLICI: IL CONTO TERMICO. PER I PROGETTI DI EFFICIENZA AP-PROVATI DAL GESTORE DEI SERVIZI ENERGE-TICI SARÀ RESTITUITO, IN UN ARCO DI TEMPO VARIABILE TRA I 2 ED I 5 ANNI, IL 40% DEL TOTALE DELLA SPESA SOSTENUTA

L’EFFICIENZA ENERGETICACOME VOLANO DELLA RIPRESA ECONOMICA

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L’energia rappresenta un elemento chiave nel-le politiche di rilancio dei territori ed è quindi prioritario, per garantire uno sviluppo econo-mico sostenibile, pianificare azioni capaci di ridurre, a parità di servizi offerti, il consumo di

energia. Dunque è necessario programmare interventi che, attraverso la partecipazione consapevole di tutti i soggetti attivi sul territorio, facciano da volano alla promozione dell’efficienza energetica: una leva indi-spensabile per raggiungere gli obiettivi di riduzione dei consumi, con conseguente abbattimento delle

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L’EFFICIENZA ENERGETICA COSTITUISCE UN ELEMENTO STRATEGICO FUNZIONALE AL CONSEGUIMENTO DEGLI OBIETTIVI IMPOSTI DALL’UNIONE EUROPEA AL 2020. QUESTO SETTORE PUÒ GARANTIRE UN VA-LIDO SUPPORTO ALLA FILIERA ITALIANA DELLA GREEN ECONOMY E QUINDI AL RILANCIO DEL SISTEMA PAESE. EFFICIENZA ENERGETICA, INFATTI, SIGNIFICA OTTIMIZZAZIONE DEI FABBISOGNI, RIDUZIONE DEI COSTI ED INCREMENTO DI COMPETITIVITÀ

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gestito sempre dal GSE, costituisce un’agevolazione legata al totale della spesa che privati o Pubblica Am-ministrazione affrontano per migliorare l’efficienza energetica delle proprie abitazioni o uffici. Attinge a 900 milioni di risorse stanziate dal Decreto Mini-steriale del 2012, di cui 200 milioni riservati esclu-sivamente a soggetti pubblici. Come funziona? Per i progetti di efficienza approvati dal GSE sarà restituito, in un arco di tempo variabile tra i 2 ed i 5 anni, il 40% del totale della spesa sostenuta.

POLITICHE ENERGETICHE ED EFFICIENZA ENERGETICA Si tratta di un grosso vantaggio per l’amministrazio-ne pubblica, visti anche gli obblighi introdotti dalla Direttiva europea 27 del 2012 e in via di recepimento con lo schema del Dlgs ora al vaglio del Parlamento. L’articolo 5 della Direttiva, infatti, parla del “ruolo esemplare degli edifici degli enti pubblici”, proprio nell’ambito delle ristrutturazioni immobiliari. La norma, infatti, stabilisce che ogni anno debba esse-re ristrutturato e reso energeticamente efficiente il 3% della superficie degli edifici pubblici. All’inizio la norma riguarderà solo gli immobili con una superficie totale utile di 500 metri quadrati, mentre da luglio 2015 sarà estesa anche agli edifici con una superficie di 250 metri quadri.

In quest’ottica assumono un’importanza par-ticolare tutti gli strumenti messi in campo dal GSE p e r

sostenere l’efficienza energetica che tra l’altro costi-tuisce una delle principali leve previste sia dal Piano d’azione nazionale (PAN) che dalla Strategia ener-getica nazionale (SEN) per il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020. Inoltre il Governo ha messo a disposizione quasi 800 milioni di euro – dal 2014 al 2020 – per promuovere l’efficienza energetica. Sono

inoltre previste iniziative che mirano ad accrescere la consapevolezza dei consumi energetici tra

le famiglie.

Da non dimenticare, infine, che la filiera italiana dell’efficienza energetica costituisce un fiore

all’occhiello del nostro Sistema Paese. Per sostenerla il GSE ha ideato, in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo economico e l’Istituto per il Commercio estero (ICE), il progetto “Corrente”, una piattaforma alla quale aderiscono gratuitamente più di duemila imprese italiane, per un fatturato complessivo che supera i 18 miliardi di euro. Grazie a “Corrente” le im-prese possono usufruire di una vetrina che consente loro di far conoscere le eccellenze italiane sul nostro territorio e all’estero: nell’auspicio che, a quello eco-nomico, possa far seguito un vero e proprio cambia-mento culturale del nostro Paese.

Ufficio Stampa GSE

Calcoli complessi per stabilire l’efficienza energetica

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INNOVAZIONE ED EFFICIENZA ENERGETICA, LA NUOVA SFIDA DI METAN ALPI

POMPE DI CALORE: UNA NOVITÀ ASSOLUTA PER IL TELERISCALDAMENTO. SARANNO MONTATE NELL’IMPIANTO PIÙ ALTO D’EUROPA, AFFRONTANDO LE DIFFICOLTÀ TECNICHE DERIVANTI DALL’ALTITUDINE PER OTTENERE VANTAGGI AMBIENTALI, ECONOMICI ED ENERGETICI

degli scarichi dai gruppi di cogenerazione, abbas-sando la temperatura dei gas effluenti dagli attuali 120°C a circa 35°C, in modo da recuperare l’energia di condensazione del vapore in essi contenuta, me-diante le pompe di calore.Il risparmio energetico ottenuto con tale mezzo dipende ampiamente dal loro fattore di merito, cioè dal rapporto tra l’energia termica recuperata e quella elettrica spesa e quindi è tanto migliore quanto è più bassa la temperatura di ritorno del teleriscaldamento. “Un’ennesima sfida” - ammette l’ingegnere Andrea Chiaves, l’imprenditore torinese che negli anni aveva realizzato la straordina-ria impresa di metanizzare l’alta val Chisone e Susa nelle Alpi Cozie, ai piedi del Moncenisio, attraversato dall’esercito di Annibale con i suoi elefanti.

Figlio d’arte, dotato di coraggio e determinazione, consapevolezza ed esperienza, ricerca avanzata ed

alta scuola di ingegneria-ambientale, maturata da più generazioni nei servizi a mezzo reti (acquedotti, fognature, reti gas),  hanno consentito di avviare in alcuni decenni (i primi lavori furono avviati nel 1989) un’opera grandiosa, agendo anche in condizioni cli-matiche e atmosferiche molto difficili. Fu questo il punto di partenza di un grande progetto che mirava alla realizzazione di impianti che permettevano di sfruttare in modo più completo e tecnologicamente all’avanguardia il combustibile pulito: cioè, il meta-no non soltanto per usi domestici, ma anche per ri-scaldare le abitazioni e, nello stesso tempo, produrre energia elettrica. Una centrale, appunto, di cogene-razione dotata di cinque gruppi di cogenerazione identici fra loro.

Impianti ad alta quota che sono all’avanguardia per la tecnica applicata e che hanno consentito, in con-creto, di apportare un taglio netto alle spese di riscal-damento, particolarmente onerose in alta montagna, e di ridurre drasticamente l’inquinamento atmosferi-

IL GRUPPO METAN ALPI, CHE HA COSTRUITO A SESTRIERE L’IMPIANTO DI TELERISCALDAMENTO PIÙ ALTO D’EUROPA, OLTRE GLI IMPIANTI DI SAN SICARIO E PRAGELATO, IN LINEA CON LE DIRET-TIVE DI RISPARMIO, EFFICIENZA ENERGETICA E RISPETTO AMBIENTALE, INTENDE MIGLIORARE I RISULTATI FIN QUI OTTENUTI, RECEPENDO TUTTE LE SOLLECITAZIONI MINISTERIALI ED AMMO-DERNANDO I PROPRI IMPIANTI, GIÀ ALL’AVANGUARDIA, INSTALLANDO UNA POMPA DI CALORE PER IL RECUPERO DELL’ENERGIA LATENTE DAI GAS DI SCARICO DEI GRUPPI DI COGENERAZIONE. IL NUOVO IMPIANTO, IL PRIMO REALIZZATO OLTRE I 2000 METRI, CON UNA POTENZA TERMICA RECU-PERATA DI 3.450 KW, A FRONTE DI 820 KW ELETTRICI SPESI, È ORMAI IN FASE DI REALIZZAZIONE ED ENTRERÀ IN FUNZIONE ENTRO IL 2014. FU QUESTO IL PUNTO DI PARTENZA DI UN GRANDE PROGETTO

L’installazione delle pompe di calore in una centrale di cogenerazione ad oltre 2000 me-tri di altitudine è novità assoluta e comporta soluzioni tecniche all’avanguardia. Nell’e-sasperata ricerca di migliorare l’efficienza

energetica, come invocato dal documento “Strategia Energetica Nazionale (SEN)” del marzo 2013 appro-vato con Decreto del Ministro dello Sviluppo Econo-mico e dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dell’8 marzo 2013, il gruppo Metan Alpi ha esaminato le varie opzioni tecniche, previste nel cita-to SEN: energia rinnovabile, pannelli solari termici e pompe di calore.

La scelta è caduta, sulla terza possibilità, prevista dal SEN, certamente la migliore anche sotto l’aspetto ambientale, cioè il miglioramento dell’efficienza energetica mediante il recupero dell’energia latente

I camini di scarico fumi dell’impianto di Sestriere

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co utilizzando il combustibile piulito per eccellenza. Gli impianti di Pragelato, San Sicario e Sestriere han-no, rispettivamente, una sola centrale che utilizza il combustibile già definito “pulito”, ed un solo camino invece delle migliaia esistenti in passato. Inoltre, un servizio continuo 365 giorni all’anno, che ha per-messo la completa disponibilità degli immobili delle belle stazioni turistiche anche in bassa stagione. Si-curo e senza alcun problema per gli utenti perché gli impianti sono monitorati da   personale altamente qualificato che garantiscono un’assistenza continua ed una garanzia di continuità 24 ore su 24.

UN’AZIENDA DI SVILUPPODELLA REALTÀ ALPINAA Sestriere Colle, la località più nota di questo comprensorio, indicata “ad petram sistrariam”, per la presenza del cippo che segnava il sessantesimo miglio di distanza da Torino e nel comprensorio sci-istico, si sono svolte le Olimpiadi Torino 2006. Una prerogativa molto importante per far diventare la vasta area delle Alpi Cozie sede olimpica, è stata la presenza di questi avveniristici impianti realizzati e gestiti dal Gruppo Metan Alpi, una spa che fa capo alla famiglia Chiaves. In azienda ricoprono posti

di responsabilità oltre l’ingegner Andrea Chiaves, anche i figli Anna e Claudio, entrambi ingegneri, coadiuvati da uno staff di tecnici altamente specia-lizzati. La società, che opera nel settore ambientale e nella produzione di energia pulita, è profondamente radicata nella realtà alpina perché riesce a garantire, con continuità ed affidabilità, il servizio di distribu-zione e di trasporto del gas naturale nei luoghi dove le temperature rigide persistono molti mesi all’anno. Inoltre produce energia elettrica utilizzando la co-generazione e la consegna attraverso la rete nazio-nale ai rivenditori. La località alpina, una delle più importanti stazioni di turismo e sci d’Europa, nata quasi per sfida una novantina di anni fa, sarà dun-que il più alto centro europeo a disporre di un im-pianto di teleriscaldamento ad altissima tecnologia.

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Ing. Andrea Chiaves

I motori dell’impianto di Pragelato

Caldaie di integrazione della centrale di Sestriere

UNA TECNOLOGIA ALL’AVANGUARDIAImpegno, tecnologia, innovazione, ricerca e co-stante attenzione alla clientela. Ma anche un indomabile senso della sfida, considerate le diffi-coltà che si riscontrano in alta quota. “Le maggiori difficoltà tecniche -spiega l’ing. Chiaves, presidente del Gruppo Metan Alpi- dipendono dall’alta quota e dalla conseguente temperatura di rugiada degli sca-richi dei cinque gruppi di cogenerazione che è di circa 40°C, cioè 12 gradi più bassa di quella delle caldaie a condensazione che vengono installate in pianura. Tale situazione può essere affrontata in virtù del si-stema di telecontrollo continuo della temperatura di consegna del vettore termico alle utenze, previsto, con lungimiranza innovativa, già nel progetto iniziale dell’impianto. Per dar modo e convenienza alle utenze di restituire alla rete il vettore termico alla minima temperatura possibile ed ottenere nella massima mi-sura i vantaggi del sistema tariffario, utilizzando il si-stema di telecontrollo delle sottostazioni di utenza, è

stato istituito ed offerto un servizio computerizzato di regolazione della temperatura del calore erogato in funzione della temperatura media esterna delle ultime 24 ore, corretta in base alle previsioni mete-reologiche”.

“Il nuovo impianto -precisa l’ingegner Chiaves- comporta altri importanti interventi, in particolare su quelle sottostazioni di utenza, dopo un esame capillare delle 174 di Sestriere, che, per qualsiasi motivo, restituiscono alla rete il vettore termico a temperatura più elevata di quanto occorre. E’ previ-sto e necessario, inoltre, l’installazione di un nuovo software di controllo delle utenze per attuare quel servizio di regolazione della temperatura di conse-gna del vettore termico, che permette di ottenere la minima temperatura di ritorno alla centrale del vettore termico”.

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LA TECNOLOGIA INNOVATIVADEL TELERISCALDAMENTO GEOTERMICODI MONTIERI AFFASCINA L’EUROPA

LA COSTRUZIONE DELL’IMPIANTO NEL CENTRO STORICO DELLA LOCALITÀ, CHE FA PARTE DEL NETWORK DEI GEOPARCHI EUROPEI RICONOSCIUTO DALL’UNESCO, È STATO RESO POSSIBILE DAL PUNTO DI VISTA TECNICO ED ECONOMICO, GRAZIE AD UN PROFILO CLIMATICO IDEALE PER L’UTILIZZO DEL VAPORE ENDOGENO

ereditato dal suo predecessore Marcello Giuntini, la realizzazione di un’opera avveniristica, a completo vantaggio degli abitanti, molti dei quali ricorrevano all’utilizzo della legna, scelta più economica ma disa-gevole. La costruzione dell’impianto è in fase avanza-ta. Il progetto, realizzato grazie a contributi regionali, presenta nella soluzione  scelta, una tecnologia in-novativa, applicata per la prima volta  nel settore del teleriscaldamento geotermico. Particolare cura è stata posta nell’ ubicazione delle centrali e dei percorsi della rete, sia per minimizzare i salti di pressione e quindi i consumi energetici, sia per mitigare gli impatti visivi dovuti agli edifici. Sono state scelte  soluzioni ottimali per l’inserimento architettonico con l’utilizzo di rivesti-menti in pietre e copertura in tegole e coppi e gronde con travicelli in legno. L’impianto è inserito nel proget-to Geothermal Communities, coordinato da Softech Total Environmental Action (un gruppo di ricercatori del Politecnico di Torino) che ha realizzato una piat-taforma operativa unica a livello europeo.  Di grande rilievo anche il ruolo del Consorzio per lo Sviluppo delle Aree geotermiche, che sta curando la diffusione e disseminazione dei risultati  del progetto nei Paesi Eu-ropei coinvolti nel programma. Geothermal Commu-nities è, infatti, un progetto che fa parte dell’iniziativa CONCERTO cofinanziato dalla Commissione Europea all’interno del Settimo Programma Quadro di Ricerca (FP7). Grazie ai finanziamenti europei, ottenuti con il progetto GeoCom, è stato possibile realizzare alcuni interventi di retrofit energetico in una scuola primaria,  al campo sportivo dove sono stati installati collettori solari termici e in immobili di singoli cittadini che han-no aderito all’iniziativa.

Il dimensionamento dell’impianto di teleriscaldamen-to nel centro storico della località che fa parte dell’U-nione dei Comuni delle Colline Metallifere, area inse-rita nel Parco Tecnologico Archeologico delle Colline Metallifere Grossetane dall’UNESCO, è stato studiato in funzione del profilo climatico caratterizzato da un numero di gradi giorno pari a 2500 e da una lunghezza

della stagione di riscaldamento di 182 giorni l’anno, (14 ore giornaliere tra il 15 Ottobre e il 15 Aprile). In totale 425 unità abitative saranno servite dal sistema di teleriscaldamento.

IL PROGETTO PILOTA È INSERITONELLA GEOTHERMAL COMMUNITIESLe caratteristiche del fluido geotermico fornite da Enel sul pozzo di Montieri 4 per quanto riguarda  la pressione, sono di 15-20 bar, mentre la temperatura rimane attorno ai 200-215 °C e il flusso: 50-60 t./ora. Il costo complessivo dell’opera è di 7 milioni e 500.000 euro, di cui circa un milione di euro sono stati finan-ziati dalla Commissione Europea, attraverso il proget-to GEOCOM consistente nell’esecuzione di interventi finalizzati all’aumento dell’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati. Insieme a quello di Montieri, sono decollati altri due progetti pilota sullo sviluppo e l’utilizzo della geotermia: uno in Slovacchia e uno in Ungheria. Attraverso questa iniziativa il neo sindaco Verruzzi, alla guida di un’amministrazione completa-mente rinnovata e di età molto giovane, è entrato a far parte della Comunità CONCERTO, esclusivo “club” formato da realtà simili di altri paesi europei, costitu-ito attorno ad un gruppo multidisciplinare di respiro internazionale, un tassello importante di una rete per-manente di località interessate ad un uso sostenibile della risorsa geotermica. Inoltre, i sindaci sono chia-mati a continuare ad operare anche dopo il periodo di fondazione delle Geothermal Communities stabilito dalla Comunità Europea.

L’IMPIANTO, REALIZZATO GRAZIE AL PROGETTO GEOTHERMAL COMMUNITIES, AVVIATO DAL CO.SVI.G. (CONSORZIO PER LO SVILUPPO DELLE AREE GEOTERMICHE) IN SINERGIA CON SOFTECH TOTAL ENVI-RONMENTAL ACTION (UN GRUPPO DI RICERCATORI DEL POLITECNICO DI TORINO) CHE, COME SOGGET-TO COORDINATORE DEL PROGETTO INTERNAZIONALE, HA CONTRIBUITO, GRAZIE ANCHE AL COLLAUDA-TO KNOW-HOW, ALLA REALIZZAZIONE DI UNA PIATTAFORMA OPERATIVA UNICA A LIVELLO EUROPEO

Nicola Verruzzi, sindaco di Montieri

Biotopo laghetto di Montieri

I lavori tuttora in corso stanno provocando qualche disagio agli abitanti che vivono nell’antico borgo di Montieri, nel grossetano, sulle colline metallifere, a quota 704 metri sul livello del mare. La locali-tà, a vocazione turistica, fa parte del network dei

geoparchi europei riconosciuto dall’UNESCO.   Nicola Verruzzi, 30 anni, giovane avvocato, una fidanzata di nome Sara, sindaco da pochi mesi alla guida del comu-ne delle Colline Metallifere , mentre verifica lo stato di avanzamento dei lavori (l’impianto entrerà in funzione il prossimo autunno), rassicura i suoi concittadini:

”Presto raggiungeremo un altro risultato importan-te: con l’allacciamento alla rete di teleriscaldamento, i vecchi impianti singoli verranno dismessi e cesserà l’uso di combustibili molto costosi e inquinanti come gasolio o GPL, la rete sarà alimentata dall’acqua surriscaldata, ottenuta utilizzando il vapore prove-niente dai pozzi geotermici, di cui è ricco il sottosuolo”. Il sindaco non nasconde la sua soddisfazione, avendo

Piero Ceccarelli, amministratore unico CO.SVI.G.

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IOUNA GRANDE VISIBILITÀOLTRE I CONFINI NAZIONALIMontieri è l’unica realtà italiana ad aver ottenuto un contributo sul Programma comunitario “CONCERTO” grazie alla presentazione di un progetto pilota sulla geotermia, la sostenibilità e l’alta efficienza energe-tica. La somma in denaro (circa un milione di euro), ricevuta dalla Comunità Europea è stata utilizzata, come si è visto, quale cofinanziamento per la realiz-zazione di un modernissimo impianto di teleriscalda-mento e per interventi complementari, sia pubblici che privati, (attraverso bando) finalizzati al rispar-mio energetico e all’utilizzo delle fonti rinnovabili di energia. Il termine “Concerto” sottolinea proprio l’intenzione della comunità europea di promuovere uno sviluppo armonico della geotermia con le altre fonti rinnovabili. ”Soldi spesi bene, tutti al servizio della comunità“-conferma il sindaco Verruzzi- “Si tratta di un riconoscimento importante per Montieri e di una grande opportunità per tutto il territorio pro-vinciale, non solo in termini di scambio di know how, ma anche di visibilità oltre i confini nazionali“. Uno stimolo importante per fare innovazione sul territorio ora che Montieri ha dimostrato di avere una grande esperienza maturata localmente con la geotermia, per la quale la piccola località è diventata un punto di riferimento a livello internazionale. “C’è di che sognare per il rilancio del territorio, puntando sulla promozione turistica” -confida il sindaco Verruzzi. L’attenzione eu-ropea verso Montieri viene prestata già con la passata amministrazione, guidata da Marcello Giuntini, che presentò alla Regione un progetto sul teleriscalda-mento per il quale era stato richiesto un finanziamen-to  sui fondi strutturali.

“Il teleriscaldamento ci ha reso appetibili anche per il programma Concerto che richiedeva come requisito essenziale quello di essere una comunità geotermica e grazie a partner qualificati come Cosvig e il Politecnico di Torino, il progetto è stato considerato particolar-mente interessante tanto da superare nella gradua-toria progetti presentati da realtà importanti come, ad esempio, il comune di Milano. E’ motivo di grande orgoglio per una piccola comunità come quella di Montieri – afferma il sindaco Verruzzi– partecipare, unica municipalità in Italia, ad un progetto così inno-vativo.” “Le esperienze concrete finora condotte a livello europeo hanno già consentito di raggiungere grandi successi - spiega il professor Roberto Pagani, coordi-

natore del progetto europeo - Finora sono state create 45 comunità in 18 paesi e crescente è il numero di at-tori coinvolti nei progetti CONCERTO. Inoltre, i cittadini sono sempre più consapevoli dei benefici derivanti da questa iniziativa”.“L’iniziativa CONCERTO – sottolinea il professor Pagani - è uno straordinario esempio di come possa essere realizzata su scala europea la combinazio-ne del concetto di zona a basso consumo energetico con quello di approvvigionamento energetico sostenibile”. In sostanza, ogni comunità affronta le proprie speci-fiche esigenze e sviluppa soluzioni correlate a tutta una serie di misure che vanno dalla ristrutturazione di edifici esistenti alla costruzione di eco-edifici ad alto rendimento e a sistemi energetici che usano risorse rinnovabili per approvvigionare intere zone, con conseguente riduzione dell’uso di combustibili fossili e delle emissioni inquinanti. Successivamente il progetto integrerà al proprio interno, come partner, un più largo numero di città (dalla Serbia, Romania, Polonia e ancora dall’Italia) che già dispongono di sistemi geotermici funzionanti, che però necessitano l’adozione di nuove tecnologie (ad esempio il sito di Oras Sacueni in Romania) o che necessitano di imple-mentare nuovi sistemi da zero con l’aiuto dei partner del progetto (ad esempio Subotica in Serbia). “Non è la prima volta che affrontiamo con successo  un pro-getto di cooperazione internazionale - dice Piero Cec-carelli, amministratore unico di Co.Svi.G. - in passato abbiamo anche attivato un protocollo di collaborazio-ne con la Serbia meridionale. Il progetto CONCERTO ci apre, però nuovi orizzonti:è prevista, tra l’altro, una collaborazione transfrontaliera per incrementare le conoscenze   nell’utilizzazione dell’energia geotermica, attraverso anche la realizzazione di un modello 4D del serbatoio geotermico lungo il confine Serbo/Ungherese che, in parole semplici, rappresenta una mappatura della risorsa non ancora conosciuta. Il risultato delle attività progettuali sarà disseminato in maniera di-retta e mirata attraverso un programma di formazione organizzato a livello dei responsabili delle singole mu-nicipalità europee. Tutto questo non ci pare poco!”.

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La rete delle tubazioni sotterranee del teleriscaldamento

Il Castello di Montieri

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AL SERVIZIO ENERGIA UNO STAFF , IN GRAN PARTE COSTITUITO DA DONNE, PORTA AVANTI PRO-GETTI INNOVATIVI DI EFFICIENZA ENERGETICA. L’UTILIZZO RAZIONALE DI NUOVE E DIVERSIFI-CATE FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI E LE TANTE STRATEGIE REGIONALI HANNO PORTATO LA PICCOLA REGIONE CHE SI AFFACCIA SULL’ADRIATICO AD UN SUCCESSO INASPETTATO IN EUROPA

Dina, occhi azzurri luminosi, madre di due maschietti, annuisce con una discreta complicità. Sono state viste all’opera (anche fuori orario) in un clima festoso alla manifestazione conclusiva del Concorso regionale per le Scuole “Energiochi” con lo scopo di promuovere la conoscenza dei criteri di risparmio energetico e delle energie rinnovabili, e per favorire la consapevolezza dell’incidenza dei propri gesti quotidiani sull’ambien-te e sulle risorse disponibili.

Nel capoluogo abruzzese, in questo modo, si sono messe le basi per la condivisione delle differenti azio-ni di governance, tanto da fare da traino al Patto dei Sindaci in Italia, attraverso la cooperazione e divulga-zione dell’attività concreta per l’attuazione del Patto dei Sindaci non soltanto nel proprio territorio, ma an-che nell’ottica di capire in che modo con il Patto dei Sindaci, divenuto un’iniziativa importante in Europa e soprattutto in Italia, si può creare una filiera dei livelli di governance, che rappresentano le azioni e le scelte nelle politiche territoriali locali, legate alle tematiche della sostenibilità ambientale. E gli uomini? Dante, Dario, Alioscia, Andrea, Lincol, Enrico, Angelo e Riccar-do sono costretti a darsi un gran daffare per non finire oscurati dalle ragazze.

DAL BIOGAS AL BIOMETANOLa regione Abruzzo Servizio Energia, vincitrice della Medaglia Spadolini, ha assunto  un ruolo guida, in questi anni, per favorire la divulgazione delle buone pratiche. Nell’ambito della propria attività è apripi-sta di diverse iniziative europee alla ricerca sempre di nuove prospettive. L’ultima riguarda l’attività che l’ha portata a diventare Biomethane Regions. Si tratta di un’ implementazione  del progetto Biogas Region  per la produzione di Biometano dal Biogas, da usarsi come combustibile per veicoli o da immettersi nella norma-le rete del gas metano. La Regione Abruzzo rappresen-ta il partner italiano del Consorzio del progetto Bio-metano, composto da 15 rappresentanti provenienti da 11 paesi europei.

Dopo aver acquisito una notevole esperienza sul pro-getto Biogas Regioni (2007-2010), l’Abruzzo è stato selezionato per promuovere il bio metano e sviluppa-re il mercato attraverso partnerships locali e regionali. Viene così data una grande opportunità alle aziende agricole che potranno utilizzare gli scarti ed all’agro industria che si potrà approvvigionare di biomasse costituite da colture dedicate. Il bio metano è il com-bustibile del futuro ed ha le stesse caratteristiche del

LA REGIONE RAPPRESENTA IL PARTNER ITALIANO DEL CONSORZIO DEL PROGETTO BIO-METANO, COMPOSTO DA 15 RAPPRESENTANTI PROVENIENTI DA 11 PAESI EUROPEI. DOPO AVER ACQUISITO UNA NOTEVOLE ESPE-RIENZA SUL PROGETTO BIOGAS REGIONI (2007-2010), L’ABRUZZO È STATO SELEZIONATO PER PROMUOVERE IL BIO METANO E SVILUPPARE IL MERCATO ATTRAVERSO PARTNERSHIPS LOCALI E REGIONALI. VIENE COSÌ DATA UNA GRANDE OPPORTUNITÀ ALLE AZIENDE AGRICOLE CHE POTRANNO UTILIZZARE GLI SCARTI ED ALL’AGRO INDUSTRIA CHE SI POTRÀ APPROVVIGIONARE DI BIO-MASSE COSTITUITE DA COLTURE DEDICATE

ABRUZZO,L’INNOVAZIONE DECLINATA AL FEMMINILE

Una regione che ha puntato sull’innovazio-ne. Merito del team Servizio Energia della Regione Abruzzo, uno staff costituito in prevalenza da donne. Al quinto piano del palazzo di via Passolanciano, che ospita gli

uffici della Regione, tutto funziona alla perfezione sotto l’occhio attento della responsabile del settore, la professoressa Iris Flacco. Una geologa con la pas-sione del ballo, prestata al variegato mondo dei pro-getti innovativi nel campo dell’efficienza energetica, dell’utilizzo razionale di nuove e diversificate fonti energetiche rinnovabili anche nel settore dei traspor-ti, della tecnologia che migliora la qualità nella pro-duzione agricola e delle tante strategie regionali che hanno portato l’Abruzzo ad un successo inaspettato in Europa. Una realtà che ha saputo costruire un modello esclusivo di cooperazione, prima localmente tra le 4 province, 305 Comuni e ANCI per attuare le politiche del Patto dei Sindaci, in seguito maturando il convin-cimento di poter esportare nel resto d’Italia il model-lo di gestione che nella regione ha prodotto efficienza, efficacia e concretezza. Numeri e statistiche, leggi e norme non sono un segreto per le ragazze della squa-dra, i cui nomi riecheggiano nelle stanze dove difficil-mente c’è una pratica ferma. Diana, Eliana, Claudia, Rosalba, Michelina, Paola, Sandra, Assunta, Antonel-la, sono tutte impegnate a dare il proprio contributo di conoscenza per ridurre, in Abruzzo, le emissioni di CO2 di almeno il 20% entro il 2020, e preferibilmen-te aumentando nel contempo del 20% il livello di efficienza energetica e del 20% la quota di utilizzo delle fonti di Energia rinnovabile sul totale del mix energetico. Claudia, invece, una bellissima mamma di un maschio e una femmina, è scrupolosa nel tenere i conti dell’ufficio con l’attenzione di chi sa il fatto suo.

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La manifestazione Energiochi

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gas naturale. Il progetto Biogas Regions ha valutato la producibilità di biogas in 7 potenziali impianti me-diante il software Biogas calculator. Il biogas viene utilizzato principalmente per la combustione in grup-pi elettrogeni per la produzione di energia elettrica e nella combustione in cogeneratori per la produzione combinata di energia elettrica e di energia termica. L’Università degli studi dell’Aquila (UNIVAQ) rappre-senta il partner scientifico per supportare lo studio sul processo di upgrading con la tecnologia che prevede l’installazione di membrane per la rimozione dell’a-nidride carbonica. “L’Ateneo -spiega Iris Flacco, diri-gente del Servizio Politica Energetica- si è impegnato a realizzare la sperimentazione di laboratorio mettendo a disposizione quanto necessario per collegare il test module all’alimentazione gas e alla strumentazione di misura e controllo. Questo studio darà un contributo a colmare il divario tra la nostra realtà nazionale ancora priva di impianti di biometano e il resto d’Europa, co-stituendo un esempio propositivo per numerosi impianti di biogas operativi in Abruzzo e in Italia che potrebbero così meglio cogliere un’importante opportunità di svi-luppo sostenibile.

UN’ATTIVITÀ A TUTTO CAMPOGli altri progetti innovativi? “Siamo una regione in continuo movimento- dice Iris Flacco, –  abbiamo vo-luto assumere un ruolo guida in questa fase delicata dell’iniziativa europea. Ad esempio abbiamo creato una banca dati per il progetto Enerwood: (energia rinnova-bile e patrimonio boschivo) per una migliore gestione delle risorse boschive, delle attività agricole connesse e uno sviluppo sostenibile dei territori, progetto realizzato con Molise, Puglia, Provincia di L’Aquila, Teramo, Chie-ti, Pescara, Università di L’Aquila, Università di Chieti, di Lecce, Abruzzo promozione Turismo, Croazia, Serbia, Slovenia, Albania”.

Un’attività a tutto campo, insomma. Con Regenergy è stato affrontato il tema del riscaldamento e raffresca-mento con un approfondimento sul teleriscaldamento

Iris Flacco intervistata da “Prodotto Italia“, rubrica della TGR

Lo staff di via Passolanciano

insieme a partners provenienti da Spagna, Germania, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Regno Unito, Ungheria, Italia, Lettonia, Estonia, mentre con Ener-sun si è sviluppata una sperimentazione congiunta di un sistema di generazione e stoccaggio di energia dal sole. More4energy aiuta, invece, a promuovere e sviluppare l’utilizzo delle fonti rinnovabili. Il bando Intelligent Energy Europe, che finanzia progetti inno-vativi in efficienza energetica, sull’ utilizzo razionale di nuove e diversificate fonti energetiche rinnovabili anche nel settore dei trasporti, ha messo in pista nu-merosissimi progetti che hanno potuto utilizzare un contributo sino al 75% del costo previsto. Un’altra ini-ziativa ( Problo), che è stata condivisa con le Province di Burgos, Ávila e Huelva (Spagna), Regione Pomurje (Slovenia), incoraggia l’integrazione tra la produzione

e il consumo del biodiesel tramite lo sviluppo di ini-ziative concrete di mercato a livello locale, attività di promozione e formazione. Sfogliando le carte si capi-sce come la Regione si pone l’obiettivo di rafforzare la cooperazione e lo sviluppo sostenibile della macrore-gione adriatica attraverso la realizzazione di iniziative riferite ai tre assi prioritari: cooperazione economica, sociale e istituzionale; risorse naturali e culturali e prevenzione dei rischi; accessibilità e reti. I progetti si concentrano nello sviluppo di modelli replicabili di gestione integrata e sostenibile delle risorse ener-getiche per le piccole città dell’area adriatica, miglio-randone le capacità di pianificazione e gestione degli interventi di risparmio energetico e produzione di energia rinnovabile.

Marzia Spera

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WOLFGANG AMADEUS MOZART DIEDE LUSTRO ANTE LITTERAM AL VINO LAGARINO FACENDO DECLAMARE AL SUO DON GIOVANNI “VERSA IL VINO, ECCELLENTE MARZEMINO!”

numerose iniziative in diversi ambiti, dalla sensibilizza-zione dei cittadini alla concessione di contributi, dalle iniziative di educazione ambientale all’impegno per la produzione di energia da fonti pulite. L’obiettivo finale è di sviluppare un sistema energetico sostenibile.

UN LUOGO DOVE SI VIVE CON IL PIACERE DI INNOVAREIl viaggio verso la sostenibilità del piccolo Comune che ha puntato sulla tutela del territorio, cominciò oltre trent’anni fa, quando furono adottati piani re-golatori che hanno consentito espansioni limitate e la conservazione di un ambiente integro. Lo strumen-to edilizio, dopo alcune recenti modifiche, consente l’installazione di pannelli fotovoltaici su tutti i tetti delle abitazioni, compreso il centro storico, ad esclu-sione delle coperture che affacciano sulle vie princi-pali. “Si cominciò nel 2002, realizzando un progetto sperimentale di telelettura dei contatori dei tre servizi a rete (luce, gas e acqua) con invio diretto dei dati al centro di elaborazione CPL- Concordia, di Mirandola in provincia di Modena -ricorda il sindaco Enrica Rigotti, una dirigente provinciale dell’ambito scolastico- Con il primo conto energia, poi ci siamo inventati una bar-riera fotovoltaica antirumore sull’A22 lunga oltre 1 Km che produce circa 800.00 Kwh annui. Poi utilizzando dei carrelli fotovoltaici mobili di nostra invenzione abbia-mo alimentato un centro sperimentale per la produzio-ne di idrogeno da energia fotovoltaica con l’elettrolisi dell’acqua, dimostrando così come si possa accumulare anche energia solare, tale impianto è funzionante dal 2007 ed è gestito direttamente dal Comune“.

DUE NUOVI PROGETTI SPERIMENTALILa novità più rilevante è rappresentata da due nuovi ed ambiziosi progetti sperimentali collegati all’utilizzo delle energie rinnovabili. Il primo è un nuovo modo di accumulare parte dell’energia fotovoltaica prodotta da un impianto posato sul tetto della nuova scuola elementare utilizzando una specie di molla meccanica che si carica durante il giorno e la notte. “Srotolandosi” produce energia che va ad alimentare l’illuminazione notturna dell’edificio. L’applicazione della batteria iner-ziale combina proprio queste caratteristiche inseren-dosi nel sistema di gestione dell’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici, in modo da ottimizzare la produ-zione di energia elettrica immessa in rete e al contem-po garantendo una fonte di energia per l’illuminazione di emergenza in caso di blackout della rete stessa. La definizione scientifica è FREEST (Flywheel Renewable Electric Energy Storage Tower) e il progetto nasce da una collaborazione con Actua, formata da un affiatato gruppo di ingegneri e dottori di ricerca. L’azienda, spe-cializzata nella progettazione, prototipazione e indu-strializzazione di prodotti meccatronici innovativi nei settori dei trasporti e dell’energia, è stata fondata nel 2007 come spin-off del Politecnico di Torino dal prof. Stefano Carabelli, fino ad allora direttore del Centro di Meccatronica. L’altro progetto riguarda l’utilizzo dell’i-drogeno prodotto dall’impianto sopra descritto e tra-sportato da un idrogenodotto all’interno del Municipio per alimentare una FUEL-CELL per scaldare e raffresca-re con la rigenerazione il sottotetto.

Leone Chisté

IL VIAGGIO VERSO LA SOSTENIBILITÀ DEL PICCOLO CO-MUNE DI ISERA, IN TRENTINO, CHE HA PUNTATO SULLA TUTELA DEL TERRITORIO, COMINCIÒ OLTRE TRENT’ANNI FA, QUANDO FURONO ADOTTATI PIANI REGOLATORI CHE HANNO CONSENTITO ESPANSIONI LIMITATE E LA CONSERVAZIONE DI UN AMBIENTE INTEGRO. IL CO-MUNE HA REALIZZATO UNA BARRIERA FOTOVOLTAICA ANTIRUMORE SULL’A22 LUNGA OLTRE 1 KM CHE PRO-DUCE CIRCA 800.00 KWH ANNUI. POI UTILIZZANDO DEI CARRELLI FOTOVOLTAICI MOBILI VIENE ALIMENTATO UN CENTRO SPERIMENTALE PER LA PRODUZIONE DI IDROGENO DA ENERGIA FOTOVOLTAICA CON L’ELETTRO-LISI DELL’ACQUA, DIMOSTRANDO COSÌ COME SI POSSA ACCUMULARE ANCHE ENERGIA SOLARE

NON SOLO VINO, MA TANTA INNOVAZIONE

Il Marzemino è un vitigno autoctono italiano, com-parso in Italia intorno al xv secolo. I vigneti cir-condano Isera, in Trentino, la località collinare che domina Rovereto, in una posizione strategica della Vallagarina, terra di grandi vini: Enantio, Merlot,

Moscato giallo, Vezzena. Un’area che collega, lungo l’antica Via Maestra, il nord e il sud d’Europa, conosciu-ta anche per la spiccata vivacità culturale. In Vallagari-na i vigneti, coltivati in ordinati filari, tra un borgo e un castello medievale, riappacificano lo spirito. Il vino più rappresentativo è sicuramente il Marzemino, gentile per antonomasia. Le cronache narrano essere stato uno dei vini più amati alla corte asburgica, dove probabil-mente lo stesso Mozart ebbe modo di apprezzarlo. La tradizione racconta che il musicista conobbe tale vino, quando nel dicembre del 1769 tenne il primo concerto italiano a Rovereto. Wolfgang Amadeus Mozart, testi-monial d’eccezione, diede lustro ante litteram al vino lagarino facendo declamare al suo Don Giovanni “versa il vino, eccellente Marzemino!” Ogni anno, in autunno, il Comune premia il miglior vigneto di Marzemino, un ambìto riconoscimento per gli agricoltori, da sempre considerati le autentiche sentinelle del territorio. Il concorso “La Vigna Eccellente” segnala la miglior vigna, sotto il profilo agronomico, sanitario ed estetico-qua-litativo, secondo il parere di una giuria composta da autorevoli esperti del settore. Gli abitanti vivono così tra le viuzze del piccolo centro storico dove si trovano alcuni Palazzi ottocenteschi e il Palazzo de Probizer, dove si può trovare, a piano terra, vino e prodotti locali e al piano superiore affreschi mitologici settecente-schi, mostre d’arte, concerti ed incontri culturali. Può in un piccolo centro trovarsi un’autentica miscellanea fra cultura, tradizione ed innovazione? Ebbene si! L’amministrazione comunale, che ha aderito nel 2010 al Patto dei Sindaci, con l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del 20% entro il 2020 e di incremen-to dell’utilizzo delle fonti rinnovabili, è da sempre attenta ai temi dell’efficienza energetica e dell’ecoso-stenibilità. In particolare attraverso la realizzazione di

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L’amministrazione comunale premia la vigna eccellente

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LA PARTECIPANZA AGRARIA DI VILLA FONTANA HA REALIZZATO, ALL’INTERNO DEL FUORI SALONE DI MILANO UNA COSTRUZIONE CON BALLE DI PAGLIA, RACCOLTA NEGLI AMPI TERRENI DELL’HINTERLAND DELLA CITTÀ FELSINEA, CEDUTI ALLA POPOLAZIONE DAL VESCOVO DI BOLOGNA DOPO L’EDITTO DI FEDERICO I DETTO IL BARBAROSSA, DATATO 1155, INTERVENUTO SU RICHIESTA DEL POPOLO MEDICINESE PER FRONTEGGIARE LE MIRE ESPANSIONISTICHE DELLA COMUNITÀ DI BOLOGNA

questa struttura, alta 5 metri, larga 6 e lunga 10, sono state utilizzate 36 balle di paglia dal peso di più di 10 tonnellate, raccolte nella tenuta Vallona che si suppo-ne in origine fosse per lo più un terreno paludoso. E’ stato un modo come tanti per spettacolarizzare l’e-vento già accattivante nel nome della rassegna, GRE-EN UTOPIA ,che ha radunato migliaia di appassionati. Alcuni documenti testimoniano come nel 1493 i due terzi della tenuta dove è stata raccolta la paglia erano coltivati a bosco ceduo, mentre il restante era ancora una palude incolta. Le grandi bonifiche cominciarono alla fine del secolo scorso, con l’utilizzo dei mezzi mec-canici e terminarono nel 1926 rendendo coltivabile tutto il terreno. Questo portò però inevitabilmente alla chiusura degli albi nel 1856: si vietò cioè l’ingresso di nuove famiglie nell’elenco degli aventi diritto al pri-vilegio. In pratica, seguendo storie che si intrecciano con altre storie, si riesce a capire come veniva assicura-to il godimento della tenuta Vallona, terreni assegnati a chi aveva in prima persona partecipato col proprio lavoro alle opere di bonifica. Insomma, un racconto entusiasmante che attraversa dieci secoli di storia. La Partecipanza si arricchì progressivamente, venendo sempre più ad offrire un sostegno economico ai suoi componenti. Segno di questo progressivo benessere è certamente l’acquisto, verso la fine del XVIII secolo, del

palazzo di Villa Fontana che tutt’oggi è sede dell’ente, e che per un certo periodo ospitò anche il Municipio, almeno fin quando esistette la comunità autonoma.

DUE VIAGGI NELLA STORIASi sono potuti effettuare in questo avveniristico conte-sto, due viaggi. Il primo nella storia antica riguarda lo ziggurat. Il nome di solito si dà alle torri templarie dei Sumeri, Babilonesi e Assiri. Esse erano probabilmente imitazioni di monti. Il secondo viaggio non è meno avventuroso, una storia non antica come la preceden-te, ma ugualmente affascinante. Riporta all’editto di Barbarossa. La Partecipanza di Villa Fontana, da allora, infatti, è proprietaria di un fondo (la tenuta Vallona), di circa 860 ettari, che viene ogni 18 anni suddiviso tra i cosiddetti Partecipanti Utenti. Questi, oltre ad essere discendenti in linea retta maschile delle antiche fami-glie partecipanti, devono avere “...casa aperta e camin fumante...” (il cosiddetto incolato) in una delle quattro

GLI SPAZI DELLA FABBRICA DEL VAPORE HANNO OSPITATO LE STORIE DELLO ZIGGURAT, ANTICHE TORRI TEMPLARIE DEI SUMERI, BABILONESI E AS-SIRI, COSTRUITE CON UNA SCALA A RAMPA CHE SOLEVA CONDURRE DALLA PIATTAFORMA DEL TEMPIO FINO ALL’ULTIMO GRADINO O SPIAZZO DELLA TORRE. IN QUESTO STABILIMENTO DELL’AR-CHEOLOGIA INDUSTRIALE DI MILANO, DIVENTATO IL CENTRO DELLA PRODUZIONE CULTURALE DI MILANO, È STATA RIVISSUTA LA STORIA AFFASCI-NANTE DELLA PARTECIPANZA DI VILLA FONTANA, CHE ANCORA OGGI ASSEGNA AI DISCENDENTI IN LINEA RETTA MASCHILE DELLE ANTICHE FAMIGLIE PARTECIPANTI, AL COMPIMENTO DEL DICIOTTE-SIMO ANNO DI ETÀ, UNA “QUOTA” DI TERRENO DA COLTIVARE. ALL’INTERNO DI QUESTA CITTADELLA GREEN È STATA REALIZZATA UNA VERA E PROPRIA OPERA D’ARTE: SONO STATE UTILIZZATE 36 BALLE DI PAGLIA PER ASSEMBLARE UNO ZIGGURAT ALTO 5 METRI, LARGO 6 E LUNGO 10, DAL PESO DI PIÙ DI 10 TONNELLATE

DUE STORIE DI ORDINARIAGREEN UTOPIA

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Particolare dell’allestimento nella Fabbrica del vapore

Era stato annunciato. Negli spazi della Fabbri-ca del Vapore (via Procaccini 4) sarebbe nata GREEN UTOPIA, una piccola città utopica di duemila metri quadri con esempi reali di archi-tettura vegetale, la più innovativa e concreta

risposta alle esigenze di sostenibilità contemporanee nell’architettura e nel design. GREEN UTOPIA è stato uno degli eventi di SHARING DESIGN previsti al Fuori Salone di Milano, l’evento più importante al mondo le-gato al tema del design, una serie di manifestazioni ed esposizioni che animano la città di Milano nel periodo di Aprile in corrispondenza del Salone del Mobile: 6 giorni, 986 manifestazioni in 12 percorsi. Nello spazio espositivo, predisposto ed organizzato dall’architetto Maurizio Corrado per conto della Milano Makers si potevano toccare con mano le proposte più innovative dell’abitare e del vivere green. Un’intera città vege-tale è sorta in questo stabilimento dell’archeologia industriale di Milano, la fabbrica del vapore, appunto,  che rappresenta già di per sé un tuffo nella memoria, diventato il centro della produzione culturale di Mila-no. Un laboratorio di esperienze dove è stato possi-bile sviluppare nuovi linguaggi, tecniche e saperi nel campo del design, delle arti visive, della musica, della fotografia, del teatro e della danza. In questo contesto la Consulta nazionale della proprietà collettiva e la Partecipanza Agraria di Villa Fontana, hanno realiz-zato una performance in un posto esclusivo, lontano dal comune di Medicina, nella bassa bolognese dove, attorno all’anno mille, ai tempi di Matilde di Canossa, venne istituita, nel borgo di Villa Fontana, una forma di proprietà collettiva, piuttosto diffusa dal Medioevo in poi nella bassa Padana, il cui patrimonio fondiario viene ripartito secondo regole antichissime fra tutti gli aventi diritto, cioè i discendenti delle famiglie che ot-tennero il privilegio. E’ stata una modalità che ha per-messo agli artisti della Terra Cruda e ad un gruppo di architetti di attuare un evento artistico, che costituisce l’opera stessa creata. E’ stato realizzato uno ziqqurat, il più importante edificio di culto delle civiltà mesopo-tamiche dalle enormi dimensioni. Gli architetti hanno voluto riprodurre un modello classico a cui tentare di ricondurre culture e lingue diverse, modi di espressio-ne e modelli storici di riferimento come la leggendaria torre di Babele che era uno ziggurat. Per assemblare

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parrocchie della “cerchia”: Villa Fontana, San Donino, Fiorentina e Sant’Antonio della Quaderna. Chi è in possesso di questi requisiti riceve al compimento del diciottesimo anno di età una “quota” di terreno che può coltivare come meglio crede, nel rispetto però delle regole dello Statuto dell’ente. Un territorio da coltivare esteso come 5 campi di calcio ad un patto, però, devono essere utilizzati sistemi innovativi in grado di essere un mezzo fondamentale per creare e rafforzare il rapporto tra il mondo agricolo e quello delle giovani generazioni, diffondendo l’importanza dell’agricoltura e la conoscenza del territorio.

INNOVAZIONE E TRADIZIONE POSSONO COESISTEREUna curiosità. Nella “cerchia”, tra i campi coltivati a mais nei pressi della via San Vitale, l’antica arteria che unisce Bologna a Ravenna, è stata realizzata dal CNR nel 1963 l’avveniristica stazione radioastronomica di Medicina. L’impianto è composto da un’antenna para-bolica del diametro di 32 metri e da una “croce”, costi-tuita da una serie di antenne ad arco disposte lungo due bracci, lunghi 560 e 625 metri. L’intero complesso prende il nome di “Croce del Nord“ ed è gestito dall’I-stituto di radioastronomia di Bologna, creato dal CNR e oggi parte dell’INAF. Esiste un’installazione gemella posta a Noto, in Sicilia. Ma questa è un’altra storia che ci spiega come possono coesistere sul territorio innovazione e tradizione. Ritornando indietro nel tempo scopriamo che esiste un altro documento con riferimenti più antichi: il rogito del notaio carpigiano Tommaso Del Viscardo datato 1215 asserisce esser stata Matilde di Canossa a concedere ai villafontanesi la tenuta Vallona nel 1112. Il connubio tra antico e moderno comunque rimane perché le Partecipanze hanno costituito nel passato un’importante presenza sul territorio, essendo dotate di una forte capacità di coesione e di sostegno finanziario della popolazione, nonché di miglioramento del territorio e di spinta economica alla coltivazione delle campagne. “Tali enti però hanno visto perdere progressivamente i loro tratti caratteristici,- spiega il presidente Michele Filippini- al pari dell’intero settore agricolo, anche con riferimen-to ad una continua diminuzione dei consociati che per quel che riguarda Villa Fontana ha assunto dimensioni preoccupanti”.

UNA RINNOVATA ATTENZIONE AL TERRITORIOLe Partecipanze stanno quindi orientando il loro operato soprattutto verso il recupero delle radici storico-culturali delle proprietà collettive e verso una rinnovata attenzione al territorio, legata soprattutto al tema dell’ambiente e dell’agricoltura virtuosa, nel-la consapevolezza che non c’è ambiente senza agri-coltura e non c’è agricoltura senza ambiente. Si sono quindi ripristinate quelle ampie aree boschive e palu-dose scomparse in seguito alle opere di bonifica e alla conseguente diffusione delle pratiche ultra intensive di coltivazione dei terreni. Oggi questi antichi soda-lizi guardano ad un uso più diffuso delle coltivazioni (come la paglia o la canapa) in architettura e design. L’elemento vegetale, considerato come materiale pri-mario della costruzione, è un nuovo atteggiamento che considera il verde come l’ambiente ideale per la vita dell’uomo. “La città che ne deriva– precisa Filip-pini- tende a portare dentro di sé la foresta togliendo il confine fra natura e costruito. L’architettura vegetale rappresenta una valida risposta alle esigenze di soste-nibilità anche economica oggi sempre più pressanti. Si tratta di tecniche e materiali a volte antichi, a volte usa-ti in altre culture. Una questione che ci deve far riflettere sul futuro utilizzo delle terre che ci sono state affidate dai nostri avi.”

L’ARCHITETTURA VEGETALENella città vegetale è stato possibile vedere esempi di costruzioni in terra cruda, uno dei materiali prota-gonisti della nuova architettura che ha insuperabili doti ecologiche di sostenibilità; il bambù, conside-rato l’acciaio naturale per le sue capacità statiche e ampiamente usato in Asia, arundo donax, la canna palustre, un materiale di casa nostra, una tecnica di costruzione naturale; paglia, in grado di fornire case altamente isolanti e sane con una notevole resi-stenza ai terremoti; il salice, in grado di creare vere architetture viventi che crescono e cambiano aspetto con il tempo. “Il legame con la Proprietà Collettiva -ri-badisce Filippini- è proprio in questa sensibilità verso gli elementi naturali e la loro valorizzazione nella vita quotidiana”. Le prime abitazioni in balle di paglia sono state realizzate alla fine del 1800, in Nebraska, uno

dei Paesi più aridi al centro degli Stati Uniti d’America. Queste abitazioni nacquero quasi per caso, ad opera dei coloni che, non avendo disponibilità di legname o altri materiali da costruzione, utilizzarono ciò che il territorio gli offriva, ovvero la paglia, scarto delle col-tivazioni di frumento.

NON È SOLTANTO UNA BALLA DI PAGLIACiò fu possibile grazie alla pregressa invenzione della macchina pressatrice o imballatrice, che comprime e impacchetta meccanicamente gli steli di paglia formando delle balle parallelepipede. I coloni reim-piegarono le balle come fossero dei grandi mattoni, realizzando murature solide con funzione portante, e scoprendo che le abitazioni si presentavano resistenti e molto confortevoli. La tecnica Nebraska o auto-portante è ancora utilizzata e permette di costruire edifici fino a due o tre piani, sebbene in Italia non possa essere impiegata per carenza normativa, legata soprattutto al rischio sismico del nostro Paese. Le case di paglia sono durevoli, molte delle abitazioni dei coloni del Nebraska sono ancora esistenti e in buono stato di conservazione. In Europa, invece, la più antica casa di paglia si trova a Montargis, in Francia, è stata realizzata nel 1921 ed è tuttora abitata. L’ingegner M. Feuillette, progettista e proprietario dell’abitazione, utilizzò una struttura lignea a supporto delle balle di paglia. Sono proprio le tecniche miste, che utilizzano strutture portanti lignee e tamponamento in balle di paglia, quelle attualmente più diffuse e che possono essere impiegate anche nel nostro Paese. “La Consulta Nazionale della Proprietà Collettiva e la Partecipanza agraria di Villafontana -conclude Filippini- hanno di-mostrato ancora una volta che il loro cuore antico batte forte e vigoroso e pone queste realtà nella parte più dinamica della società pur mantenendo la massima at-tenzione verso i materiali e le tecniche tradizionali nella convinzione che il progresso tecnico scientifico debba andare pari passo con il rispetto e la preservazione degli elementi naturali”.

Francesca Vassallo

Veduta notturna della città utopica

Performance con le balle di paglia

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UN’APPLICAZIONE TRASFORMA UNO SMARTPHONE IN UN ASSISTENTE VIRTUALE PER SAPERE DOVE ACQUISTARE, ALLA CHIUSURA DEI NEGOZI, PRODOTTI SUGLI SCAFFALI A PREZZO MOLTO CONVENIENTE, STABILENDO UN CONTATTO IMMEDIATO TRA VENDITORE E ACQUIRENTE. IL PROTOTIPO ESISTE GIÀ E FUNZIONA. L’INTE-RESSE PER QUESTO SETTORE, ANCORA INESPLORATO, DERIVA DAL FATTO CHE LE TECNOLOGIE INFORMATICHE OFFRONO UNA NUOVA OPPORTUNITÀ PER I CONSUMA-TORI CHE DESIDERANO ACQUISTARE CIBO QUALITATIVAMENTE BUONO A UN PREZZO RIDOTTO PRIMA CHE FINISCA NELLA SPAZZATURA

di spreco al consumo, non ci si riferisce solo alle fami-glie, ai privati. Si parla degli hotel, dei ristoranti, delle mense scolastiche, di tutte quelle situazioni in cui il consumo è sconnesso dalle relazioni. Secondo il Rap-porto 2013 sullo spreco domestico dell’Osservatorio Waste Watcher ogni famiglia italiana butta in media circa 200 grammi di cibo la settimana: il risparmio complessivo possibile ammonterebbe dunque a circa 8,7 miliardi di euro. Secondo i monitoraggi di Last Mi-nute Market, inoltre, in un anno si potrebbero recu-perare in Italia 1,2 milioni di tonnellate di derrate che rimangono sui campi, oltre 2 milioni di tonnellate di cibo dall’industria agro-alimentare e più di 300mila tonnellate dalla distribuzione. Non ci sono statistiche relative ai prodotti invenduti sui banchi dei super-mercati e nei negozi. Queste cifre dimostrano come buttare il cibo sia un oltraggio all’uomo e all’ambien-te che dobbiamo cominciare a combattere con serietà e concretezza. In vista di Expo 2015 è prevista una mobilitazione per prevenire lo spreco che culminerà in una Giornata nazionale contro lo spreco alimentare in sintonia con il Protocollo mondiale contro lo spreco del World Resource Institute e con la richiesta dell’Eu-roparlamento di istituire l’Anno europeo contro lo spreco alimentare.

IL PROGETTO LAST MINUTE SOTTO CASAIn sintonia con quest’ allarmante situazione mondia-le è nato a Torino il progetto Last Minute Sotto Casa (LMSC), all’interno dell’Incubatore Imprese Innovati-ve del Politecnico. L’idea è partita da Francesco Ardito che si è chiesto come poteva fornire un contributo per risolvere l’annoso problema. “Tutti possiamo fare qualcosa!” – dice. E proprio seguendo questa filoso-fia si è realizzata un’applicazione che trasforma uno smartphone in un assistente virtuale per sapere dove i consumatori possono acquistare alla chiusura dei negozi prodotti sugli scaffali a prezzo molto conve-niente. Ribadisce Ardito: “Quando ci rechiamo a fare la spesa verso l’ora di chiusura nei negozi di generi alimentari, ci sono tutti gli avanzi ancora invenduti di cibo deperibile. Una panetteria che verso sera abbia

ancora del pane, dei tranci di pizza, della focaccia, cosa ne fa prima di abbassare la saracinesca? Purtroppo gran parte di questi avanzi vengono buttati nella spaz-zatura, contribuendo ad alimentare la grande piaga mondiale dello spreco alimentare. Pensate che solo in Italia ognuno di noi contribuisce a questo scempio ge-nerando uno spreco di cibo pari a 146 Kg/anno! Sempre in Italia, la frutta e gli ortaggi invenduti comportano, per la loro produzione, il consumo di oltre 73 miliardi di metri cubi d’acqua; cioè 36,5 miliardi di bottiglie da 2

OGNI FAMIGLIA ITALIANA BUTTA IN MEDIA CIRCA 200 GRAMMI DI CIBO LA SETTIMANA: POTREBBERO ESSERE RISPARMIATI CIRCA 8,7 MILIARDI DI EURO. INOLTRE, IN UN SOLO ANNO, NELLA SOLA ITALIA, SI POTREBBERO RECUPERARE 1,2 MILIONI DI TON-NELLATE DI DERRATE CHE RIMANGONO SUI CAMPI, OLTRE 2 MILIONI DI TONNELLATE DI CIBO DALL’IN-DUSTRIA AGRO-ALIMENTARE E PIÙ DI 300MILA TONNELLATE DALLA DISTRIBUZIONE. NON CI SONO STATISTICHE RELATIVE AI PRODOTTI INVENDUTI SUI BANCHI DEI SUPERMERCATI E NEI NEGOZI. BUTTARE IL CIBO È UN OLTRAGGIO ALL’UOMO E ALL’AMBIEN-TE. IN QUEST’ ALLARMANTE SITUAZIONE MONDIALE È NATO A TORINO IL PROGETTO LAST MINUTE SOTTO CASA (LMSC), UN’IDEA TUTTA ITALIANA CHE SI STA ALLARGANDO A MACCHIA D’OLIO. CI GUADAGNA IL COMPRATORE CHE OTTIENE BUONA QUALITÀ A PREZZI BASSISSIMI, IL RIVENDITORE CHE NON DEVE BUTTARE MATERIALE E LAVORO, E CI GUADAGNA IL PIANETA PER IL MINOR CUMULO DI RIFIUTI

SPRECO ALIMENTARE ZERO CON L’AIUTO DELLO SMARTPHONE

Un’idea di Francesco Ardito e Massimo Ivul L’applicazione per smartphone

Sprecare il cibo è un oltraggio all’uomo e all’ambiente. I numeri dello spreco alimen-tare nel nostro Paese sono inaccettabili. Una start up potrebbe aiutare a risolvere il problema dei prodotti alimentari che riman-

gono invenduti nei negozi mettendoli a disposizione dei consumatori che vogliono in questo modo rispar-miare. Vedremo come. Prima analizziamo con il fon-datore di Slow Food Carlin Petrini la “geografia” dello spreco che vede, nelle diverse aree del pianeta, picchi in fasi diverse della filiera. “Un terzo del cibo che glo-balmente viene prodotto non nutre nessuno -avverte il gastronomo posizionato dal quotidiano inglese Guar-dian tra le 50 persone che potrebbero salvare il piane-ta- E un cibo che non nutre nessuno non è solo inutile, è anche dannoso. Ed è la dimostrazione che il sistema “moderno”, “razionale” di produrre e distribuire cibo è un sistema basato sullo sperpero dei beni comuni a vantaggio di profitti privati. Il cibo che non nutrirà nes-suno ha usato risorse naturali, ha usato tempo, ha usa-to energia, ha usato acqua, sole, salute pubblica, cul-tura, creatività, ricerca. E per qualche perversa ragione si è creata una situazione per cui buttare tutto questo nella spazzatura a qualcuno conviene”. Quando si parla

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litri”. Questo ed altri esempi danno valore al proget-to che, dopo un piccolo periodo di sperimentazione, funziona davvero, vista la grandissima diffusione dei cellulari e l’affidabilità dell’applicazione. E’ più preciso l’ideatore di Last Minute Sotto Casa: “Siamo partiti mesi fa analizzando in particolare le panetterie, accorgendoci che spesso, poco prima della chiusura, hanno ancora tranci di pizza, arancini, croissant, fari-nata e similari, tutti prodotti non venduti e che spesso finiscono nella pattumiera! Ma se il panettiere potesse scrivere un messaggio dicendo a tutti quelli che abitano vicino al negozio qualcosa tipo: “Passa in negozio nella prossima mezz’ora e acquisti la pizza a 30 centesimi il trancio, oppure, 2 croissant al prezzo di uno, ecc”. Un’i-dea tutta italiana che si sta allargando a macchia d’olio. Ci guadagna il compratore che ottiene buona qualità a prezzi bassissimi, il rivenditore che non deve buttare materiale e lavoro, e ci guadagna il pianeta per il minor cumulo di rifiuti. L’app di LMSC è perso-nalizzabile: per esempio, si può inserire un raggio di distanza entro il quale si è disposti a muoversi, e così si riceveranno solo i messaggi provenienti dall’area designata.

AL TELEFONO IL TUO RISPARMIO PER ACQUISTARE IL CIBO Nel quartiere di Santa Rita a Torino si sono prestate per la sperimentazione panetterie, gastronomie, pa-stifici, pescherie, macellerie. Il progetto LMSC cerca di risolvere un altro grande problema che stiamo viven-do in questo periodo di crisi. Ci riferiamo alle enormi difficoltà che stanno attraversando molti piccoli com-mercianti. Nel 2013 ogni giorno in Italia hanno chiuso 167 negozi: oltre 60.000 in un solo anno, costati anche centinaia di migliaia di posti di lavoro. Massimo Ivul, che insieme a Francesco Ardito ha contribuito alla realizzazione di questo progetto, spiega come LMSC contribuisca alla risoluzione di questo problema. “La forza della nostra realizzazione, oltre che nell’ estrema semplicità di utilizzo, sta proprio nell’uso che abbiamo fatto della tecnologia: non più internet per promuovere gli acquisti on-line bensì per riportare le persone dentro

ai negozi, grazie a una nuova formula di live-marketing di prossimità. I clienti indicano a quali generi di offerte sono interessati e a che distanza massima da casa loro (o dall’ufficio o dalla casa di vacanza) vogliono ricevere la proposta, in real time sul loro smartphone. In questo modo non si ricevono centinaia di offerte sulla casella mail, ma solamente quelle a cui si è interessati e soprat-tutto dei negozi nelle nostre vicinanze che sono quindi facilmente raggiungibili. Stiamo inoltre aggiungendo una funzionalità che consentirà agli esercenti (quan-do lo desiderano) di trasformare la loro eccedenza di alimenti/cibo in offerta di beneficienza, indirizzata in modo “privato” non ai clienti iscritti ma a parrocchie e onlus pre-identificate che dovranno comunque essere nelle vicinanze del negoziante. I piccoli quantitativi di avanzi non giustificano l’intervento di grandi organiz-zazioni come ad esempio il Banco Alimentare o la Croce Rossa e LMSC si sostituisce, in qualche modo, a queste

organizzazioni, favorendo l’incontro fra famiglie in difficoltà e le parrocchie di zona”. Inizierà a breve una raccolta fondi a sostegno di questo progetto. Si parla di crowdfunding per finanziare questa iniziativa cre-ativa, una start up realizzata nella Cittadella del Po-litecnico, principale incubatore universitario italiano e uno dei maggiori a livello europeo, dove sono state avviate 160 start up che hanno saputo mettere a frut-to i risultati della ricerca in diversi settori: ICT, Clean-tech, Medtech, Industrial, Elettronica e automazione, Social Innovation. La struttura favorisce la nascita di nuove imprese science-based con validata potenziali-tà di crescita, fondate sia da ricercatori universitari sia da imprenditori esterni, fornendo loro spazi attrez-zati, servizi di consulenza e professionali per avviare la propria attività imprenditoriale ed un network di imprenditori, manager e investitori.

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Spreco alimentare

Pasta & Company aderisce al progetto

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di Marco Hagge*

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LA FRANCIGENA DUEPUNTOZERO

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RALE NUOVE INIZIATIVE SONO STATE AVVIATE SULLA PIÙ IMPORTANTE ARTERIA DELL’EUROPA MEDIEVALE, CHE COLLEGAVA LA FRANCIA (DA CUI IL NOME)

CON ROMA, CAPITALE DELLA CRISTIANITÀ

una specie di brigante-gentiluomo che vigilava sulla strada e proteggeva i passanti, riservandosi di taglieg-giare quelli più ricchi. E’ anche il tratto forse più denso e ricco di luoghi da conoscere e visitare: non c’è tappa che non offra testimonianze di opere d’arte, architet-ture, scorci e paesaggi.

UN PERCORSO DEDICATO ANCHEAI PELLEGRINI PER UN GIORNOMa con i borghi, i castelli e gli scorci (a cui vanno ag-giunte due splendide città  come Lucca e Siena, a tutti gli effetti tappe del percorso) sono nati e cresciuti, in questi anni, gruppi e iniziative sempre più mirate, come, a Monteriggioni, le giornate in cui si può prova-re in prima persona l’emozione e la fatica di diventare “pellegrini per un giorno”: ritrovo a Badia a Isola, dove vengono forniti abito, mantello, bordone e conchiglia, e da qui avanti, fino al borgo turrito ricordato da Dante nella Divina Commedia, con tanto di ricevimento uffi-ciale da parte delle autorità  in costume d’epoca.

L’inaugurazione ha avuto luogo sulle mura di Lucca, il 21 giugno (primo giorno d’estate, e non a caso: una volta era l’unica stagione in cui l’agibilità  delle stra-de era garantita). Tutti gli amministratori (sindaci e Presidenti di Provincia) dei territori coinvolti hanno percorso, simbolicamente, i 380 chilometri concentra-ti in 2000 metri, insieme al presidente della Regione, Enrico Rossi, che ha poi tagliato il nastro insieme a Dario Franceschini, ministro per i Beni Culturali e del Turismo. Per il progetto la Toscana ha stanziato 16 milioni. Sono serviti per tracciare i sentieri e dotarli di una segnaletica adeguata, ma soprattutto per orga-nizzare una rete capillare per l’ospitalità .

Il percorso così confezionato per il viandante del 2014 è cresciuto negli anni.

Il primo problema da affrontare è stato quello dell’in-dividuazione di un percorso unico: la Francigena, come non finiscono di sottolineare gli studiosi, si pre-sentava piuttosto come una “rete” di percorsi integrati

e alternativi, che nascevano occasionalmente, magari per motivi stagionali e meteorologici (se ad esempio una strada era impraticabile per le piogge eccessive, se ne faceva una alternativa, magari più lunga ma più sicura): dunque non una strada da casello a casello come le nostre, ma un reticolo stradale, entro il quale ricomporre, oggi, il tracciato più certo.

ALTA TECNOLOGIAPER AGEVOLARE I VIANDANTIIn secondo luogo, è stato necessario risolvere il pro-

IL TRACCIATO È STATO RISISTEMATO PER CON-SENTIRE AI TURISTI DI PERCORRERE A PIEDI, IN BICICLETTA E ANCHE A CAVALLO I SENTIERI DELLA VIA FRANCIGENA TOSCANA SEGUENDO LE ORME DEI PELLEGRINI DI MOLTI SECOLI FA. GLI AMMINISTRATORI (SINDACI E PRESIDEN-TI DI PROVINCIA) DEI TERRITORI COINVOLTI HANNO PERCORSO, SIMBOLICAMENTE, I 380 CHILOMETRI CONCENTRATI IN 2000 METRI, INSIEME AL PRESIDENTE DELLA REGIONE, EN-RICO ROSSI, CHE HA POI TAGLIATO IL NASTRO INSIEME A DARIO FRANCESCHINI, MINISTRO PER I BENI CULTURALI E DEL TURISMO.PER IL PROGETTO LA REGIONE HA STANZIATO 16 MI-LIONI. SONO SERVITI PER TRACCIARE I SENTIE-RI E DOTARLI DI UNA SEGNALETICA ADEGUATA, MA SOPRATTUTTO PER ORGANIZZARE UNA RETE CAPILLARE PER L’OSPITALITÀ DI CHI IN-TRAPRENDE IL VIAGGIO

Dicono che spesso le invenzioni non consisto-no tanto nello “scoprire” cose nuove, ma nel vedere in un modo nuovo le cose vecchie. Qualcosa del genere vale anche nel campo delle innovazioni, e specialmente per quel-

le che rendono più semplice la vita degli utenti. Un buon esempio lo fornisce l’ultima iniziativa in tema di itinerari storici, che stanno alla base di quello che si usa definire “turismo slow”, e riguarda in particolare quello che fra gli itinerari storici è il più famoso, e an-che il più collaudato, grazie alle iniziative collegate al Giubileo del 2000: la Via Francigena, la più importante dell’Europa medievale, che collegava la Francia (da cui il nome) con Roma, capitale della cristianità.

E’ stata quella l’occasione che ha trasformato un capi-tolo di storia “materiale” noto fino ad allora solo agli specialisti in un piccolo fenomeno di massa, attorno al quale si sono coagulate proposte e iniziative mirate che hanno creato un vero e proprio indotto, sempre più ricco, variegato e interessante. Non è un caso che la crescita del fenomeno sia stata parallela alla diffu-sione sempre più capillare della tecnologia elettronica e delle reti informatiche, che ne costituiscono un sup-porto fondamentale.

L’iniziativa in questione è, in sé, molto semplice: l’uni-ficazione del percorso della Via Francigena in Toscana. Rispetto al celebre itinerario di Sigerico, l’arcivescovo di Canterbury che ci ha lasciato un diario del viaggio in 80 tappe intrapreso per recarsi dall’Inghilterra a Roma, dove il Papa gli avrebbe consegnato il pallio, simbolo della dignità arcivescovile.

Il tratto toscano copre 15 delle 48 tappe italiane (ter-mine da intendersi nella nostra accezione attuale, visto che all’epoca – siamo alla fine del X secolo – l’I-talia si faceva cominciare al Passo della Cisa, perché la porzione di penisola compresa fra l’Appennino e le Alpi veniva chiamata Langobardia). Sono ben 380 chilometri, dalla Cisa, appunto, fino a Radicofani, dove si trova la spettacolare Rocca sulla quale si era appollaiato Ghino di Tacco, il nobile ghibellino ribelle,

Dario Franceschini, MIBACT

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* Marco Hagge, giornalista della TGR di Firenze Coordinatore e presentatore della Rubrica Bellitalia

blema opposto, cioè quello dei tratti più frequentati dell’antico tracciato che sono diventati parte inte-grante della viabilità moderna, trasformandosi in strade provinciali o regionali asfaltate e trafficate (del resto, all’interno di Lucca e di Siena il percorso dei pel-legrini coincide con l’attuale reticolo viario, che rical-ca esattamente quello antico). Ecco quindi che i 380 chilometri integrati nel sistema sono adesso segnalati in maniera riconoscibile, accompagnati da pannelli esplicativi che consigliano eventuali deviazioni verso mete artistiche di particolare importanza (è il caso del Monastero di Monte Oliveto Maggiore, che si raggiun-ge in mezza giornata da Buonconvento), e sono tutti dotati di codice QR per accedere agli aggiornamenti che vengono apportati nel tempo. A tutelare i pelle-grini è anche e soprattutto la copertura di rete wi-fi o 3G, e comunque la possibilità di effettuare chiamate d’emergenza.

A completare il pacchetto, la rete delle strutture

ricettive, di tutti i tipi e per tutte le tasche. Quelle ufficialmente riconosciute sono un migliaio, dai bed-and-breakfast al resort di lusso, alle quali si aggiun-gono le strutture d’accoglienza e di ospitalità, che riprendono la tradizione degli “ospedali” collegati ai luoghi di culto, per un totale di 1200, nel raggio di 1 chilometro dal percorso. Per finire, le informazioni relative ai mezzi pubblici di trasporto consentono di integrare e modulare a piacimento i tratti a piedi con quelli motorizzati o ferroviari.

La realizzazione del progetto ha steso dunque una rete protettiva in grado di far fronte agli imprevi-sti che un viaggio a piedi può presentare. Inoltre, il percorso viene aggiornato continuamente per ridurre al massimo quei pochi tratti in cui il camminatore è costretto a vivere in simbiosi con le automobili: ad esempio, in prossimità di Aulla è stata utilizzata, come “variante” pedonalizzata alla Statale, la massic-ciata di una ferrovia dismessa.

Sarebbe scontato e banale confrontare con un sor-riso di compatimento gli asset organizzativi offerti al viaggiatore attuale con quelli assai più limitati e meno comodi di una volta. In realtà, a pensarci bene,

si tratta solo di una questione di aggiornamento. Quello che una volta era il modo normale di viaggiare, oggi è diventata una modalità turistica particolare, da proteggere e sostenere esattamente come si proteg-gono e si sostengono le opere d’arte e i manufatti del passato, restaurandoli e conservandoli con l’uso intel-ligente della tecnologia più raffinata che ci troviamo a disposizione. Ancora una volta, dunque, è l’innova-zione che ci mette in contatto con il passato e ce lo rende contemporaneo, quotidiano e (letteralmente, in questo caso) compagno di viaggio.

Camminata sulla via francigena

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MAI PIÙ SEGRETI NEGLI AMBIENTI IPOGEI

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RALE UN INGEGNOSO ROBOT, COSTRUITO NELL’ISTITUTO PER LE TECNOLOGIE APPLICATE AI BENI CULTURALI DEL

CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE – ITABC CNR, FARÀ CONOSCERE LA CULTURA NASCOSTA NEGLI AM-BIENTI SOTTERRANEI. L’OBIETTIVO CONSISTE NELLA REALIZZAZIONE DI UN PROTOTIPO, COME AVANZAMEN-TO DELLE CONOSCENZE SULL’ ESPLORAZIONE AUTOMATICA E LA DIGITALIZZAZIONE DEI SITI ARCHEOLOGICI IMPERVI E PERICOLOSI, ATTRAVERSO LA ROBOTICA E LA COMPUTER VISION

alla svolta attuale nel campo del rilievo strumentale, che ha comportato una accelerazione vistosa nelle possibilità di acquisire, rappresentare, integrare, analizzare e valutare. Questo percorso poggia intera-mente sul ruolo determinante rappresentato dall’in-troduzione delle ICT (Information & Communication Technologies) nel settore dei beni culturali, ai diversi livelli del processo e spesso mutuata da altri ambiti disciplinari.

“Parliamo di sistemi integrati hardware (strumenti e sensori) e software (sistemi e algoritmi), basati sulle regole della geometria euclidea e di quella epipolare, sulle più avanzate tecniche di modelling o di image analysis, della computer grafica e della computer vi-sion” spiega il prof. Paolo Salonia, coordinatore dell’e-quipe italiana formata da DIS UNIROMA1, ICOMOS ITALIA, ALGORITHMICA, CNR.

Il ricercatore, oggi dirigente di Ricerca Associato presso l’ITABC CNR e Consigliere ICOMOS-IT, già di-rettore dell’ITABC, fa notare come, all’interno della vasta gamma tipologica dei beni da salvaguardare, “rivestono importanza particolare quelli localizzati nel sottosuolo, spessissimo ricchi di incredibili testi-monianze ma, al tempo stesso, difficili da documen-tare e studiare per oggettive difficoltà ambientali e logistiche”.

Si tratta degli ambienti ipogei, architetture, ca-tacombe, caverne con vistosi segni del passaggio dell’uomo o monumenti naturali, caratterizzati da complesse situazioni di accesso o da presenza di elementi nocivi (valga per tutti l’esempio del radon, sostanza radioattiva che si sprigiona dalle rocce tu-facee), sicuramente pericolosi per la sicurezza e la salute dell’uomo, per questo estremamente proble-matici da raggiungere e da documentare.

LE MERAVIGLIE DEL PROGETTO ROVINAL’obiettivo finale è quello di facilitare, con strumenti efficaci, la navigazione e la conoscenza per la conser-vazione di tali inaccessibili siti del patrimonio cultu-rale.Il rilievo, volto alla caratterizzazione geometrica e di forma, rappresenta una pratica determinante e delicata nel “cantiere” del processo di salvaguardia del patrimonio. A fronte di questo scenario complessivo e specificatamente orientato a rispettare i principi fondamentali dei rilievi scientifici, il Progetto Rovina mira a promuovere lo stato dell’arte in diversi ambiti, come la robotica e la navigazione autonoma ed esplo-rativa, la ricostruzione 3D e il modelling tramite com-puter vision, l’analisi semantica e le interfacce utente. “Vogliamo costruire e sperimentare -spiega il prof. Salonia- uno strumento innovativo di indagine e moni-toraggio, più veloce, più performante, più sicuro. Il Pro-getto propone un programma di ricerca tecnica di base costantemente affiancata e validata con studi pratici e applicativi, oltre che con azioni divulgative. La sperimen-

IL PROGETTO, FINANZIATO ATTRAVERSO IL PRO-GRAMMA QUADRO EUROPEO FP7, DENOMINATO CON L’ACRONIMO ROVINA-ROBOTS FOR EXPLO-RATION, DIGITAL PRESERVATION AND VISUA-LIZATION OF ARCHEOLOGICAL SITES, PROPONE UN PROGRAMMA DI RICERCA TECNICA DI BASE COSTANTEMENTE AFFIANCATA E VALIDATA CON STUDI PRATICI E APPLICATIVI, OLTRE CHE CON AZIONI DIVULGATIVE. LA SPERIMENTAZIONE SI SVOLGE NELLE CATACOMBE DI PRISCILLA IN ROMA E SARÀ EFFETTUATA ANCHE IN QUELLE DI SAN GENNARO A NAPOLI. LA MACCHINA SPECIA-LE È STATA COSTRUITA CON SISTEMI INTEGRATI HARDWARE (STRUMENTI E SENSORI) E SOFTWA-RE (SISTEMI E ALGORITMI), BASATI SULLE RE-GOLE DELLA GEOMETRIA EUCLIDEA E DI QUELLA EPIPOLARE, SULLE PIÙ AVANZATE TECNICHE DI MODELLING O DI IMAGE ANALYSIS, DELLA COM-PUTER GRAFICA E DELLA COMPUTER VISION. IL PROTOTIPO DEFINITIVO SARÀ PRESENTATO NELL’AMBITO DEL SIMPOSIO INTERNAZIONALE ICOMOS “HERITAGE AND LANDSCAPE AS HUMAN VALUES” CHE SI SVOLGERÀ A FIRENZE DAL 9 AL 14 NOVEMBRE 2014

Il ricercatore Paolo Salonia

L’area percorsa dal robot ( nuvola di punti 3D)

Iluoghi in cui siamo cresciuti e in cui viviamo sono quelli che ci sembra di conoscere meglio, ma tal-volta sono proprio questi a celare degli affasci-nanti segreti, tutti da scoprire. Come? Grazie ad una ingegnosa “macchina“, realizzata nell’ambito

di un progetto, finanziato attraverso il Programma Quadro Europeo FP7, denominato con l’acronimo ROVINA - Robots for Exploration, Digital Preserva-tion and Visualization of Archeological Sites (http://www.rovina-project.eu/), il cui obiettivo consiste nella realizzazione di uno specifico robot destinato all’esplorazione automatica e la digitalizzazione dei siti archeologici impervi e pericolosi, attraverso la ro-botica e la computer vision. L’obiettivo finale è quello di facilitare, con strumenti efficaci, la navigazione e la conoscenza per la conservazione di tali inaccessibili siti del patrimonio culturale. Il gruppo di lavoro ha già sperimentato con successo un primo prototipo. Altre sperimentazioni saranno eseguite al fine di realizza-re un robot che sappia offrire prestazioni di ottimo livello, in grado di darci informazioni scientifiche, indagando, negli ambienti ipogei. Tante località na-scondono, nel nostro Paese, una fitta rete di gallerie, cunicoli ed ambienti sotterranei. Le incredibili realtà nascoste, rimaste occultate, verranno alla luce grazie

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Le Catacombe di Priscilla

tazione si svolge nelle Catacombe di Priscilla in Roma e sarà effettuata anche in quelle di San Gennaro a Napoli”. Per raggiungere questi obiettivi, si è costituito un con-sorzio tra diverse Università, tedesche, belga, italiana (Bonn Universität, Albert Ludwigs Universität Frei-burg, Rheinisch-Westfälische Technische Hochschule Aachen, Katholieke Universiteit Leuven, La Sapienza Università di Roma), una Società privata di informa-tica di Roma (Algorithmica Srl) e ICOMOS Italia (Inter-national Council on Monuments and Sites ICOMOS-IT), quest’ultima come unico partner fondamentale per assicurare la presenza e l’irrinunciabile punto di vista del dominio disciplinare sui beni culturali. Centrale e fondamentale, all’interno di questo programma di ri-cerca, è dunque il ruolo degli esperti ICOMOS Italia ai quali, tra l’altro, compete il delicato obiettivo di garan-tire costantemente la precisa definizione del quadro esigenziale derivante dalla disciplina della conserva-zione, oltre che la caratterizzazione dell’user profile.

Determinante, inoltre, è il compito di validazione (cre-azione di opportuni data set con tecniche tradizionali) affinché questo stesso quadro esigenziale sia corret-tamente recepito e trovi adeguate risposte operative nei sensori e negli algoritmi che saranno sviluppati. Al fine, poi, di garantirne la giusta divulgazione e disseminazione, il progetto, nei suoi aspetti caratteriz-zanti e nei risultati fin qui raggiunti, sarà presentato nell’ambito del Simposio Internazionale ICOMOS “He-ritage and Landscape as Human Values” che si svolgerà a Firenze dal 9 al 14 novembre 2014.

Fabrizia Dagnone www.rovina-project.eu

Il robot in azione

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che coinvolgerà in particolare i collegamenti via mare e via aria Ravenna-Venezia, per potenziare la ricettivi-tà romagnola di investitori e turisti.

UNA GRANDE PARTECIPAZIONE DELLA POPOLAZIONE “Non è casuale che come metafora omnicomprensiva per la candidatura a capitale europea 2019 sia stato scelto il logo “mosaico di culture”, prosegue Cassani. Un mosaico di tessere che non esclude nessuno, perché lo stesso iter progettuale ha coinvolto fin dall’inizio tutta la cittadinanza, partendo dal basso, un esperimento senza precedenti in regione. Con l’open call del 2012 sono arrivate 400 proposte dai cittadini ravennati (molte entrate nel dossier presentato all’Europa), 28

bliche, all’insegna della collaborazione a tutti i livelli. Ravenna ha scelto di candidarsi come capofila dell’in-tera area vasta romagnola, coinvolgendo i comuni di Rimini, Forlì, Cesena, Faenza, Lugo e i comuni della Bassa Romagna. E ha teso la mano anche a Venezia, esclusa dal primo round di selezione europea,  ma ri-messa in gioco lo scorso mese con l’incontro tra i due sindaci adriatici, accomunati dall’essere alla guida di due porte d’Oriente e di due scrigni di arte bizantina: è attesa a giorni la firma di una vera e propria intesa infrastrutturale tra la città lagunare e quella dantesca,

working group sono all’opera in Romagna ed è nata un’associazione di volontari ad hoc, Vira2019, che sta lavorando già da due anni nel supporto allo staff promotore e nella gestione di eventi culturali in cit-tà. Ravenna ha anche ospitato le delegazioni di Sofia, Plovdiv, Varna e Veliko Tarnovo, le quattro città finali-ste candidate in Bulgaria, l’altra nazione che assieme all’Italia è stata chiamata alla candidatura di capitale europea per il 2019, con l’obiettivo di collaborare inve-ce che competere pure nella stesura del dossier finale. “Anche se non si vince - afferma il coordinatore di Ra-venna 2019 - la città ha iniziato un percorso che non si può arrestare. Speriamo di continuare con il Governo Renzi il lavoro avviato con la squadra di Letta per rico-noscere lo sforzo profuso, non solo da noi ma dalle altre

L’INNOVAZIONE SOCIALE È UNA DELLE LEVE PER FARE EVOLVERE L’EUROPA. E’ UN PRO-CESSO COMPLESSO CHE HA COME OBIETTIVO QUELLO DI GENERARE VALORE PER LA SOCIETÀ NEL SUO COMPLESSO. IN ITALIA, SONO ALME-NO TRE I MINISTERI CHE A DIVERSO TITOLO SI STANNO ADOPRANDO PER CAPIRE QUALE MO-DELLO ADOTTARE NEL NOSTRO PAESE E QUALI STRUMENTI, ANCHE LEGISLATIVI, METTERE AL SERVIZIO DELLA CRESCITA DI QUESTO PRO-CESSO. IL MISE, IL MIUR E IL MINISTERO DEL LAVORO HANNO AL MOMENTO TAVOLI TECNICI APERTI CHE COINVOLGONO ESPERTI E OPERA-TORI DEL SETTORE

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Lo staff di Ravenna 2019

Ravenna si sta giocando tutto sul binomio cul-tura-economia: si parla di 400 milioni di euro di investimenti, principalmente in edilizia e infrastrutture di cui almeno 150 per riqua-lificare la darsena cittadina, e 45 di budget

operativo artistico-culturale; della chance di incre-mentare del 25-30% i flussi turistici; dell’opportunità di accelerare tutti quegli interventi che troppo a lungo sono stati promessi e mai realizzati, come l’E45-E55, il

corridoio autostradale incompiuto da Civitavecchia a Mestre. Senza considerare l’indotto per l’occupazione, se Ravenna sarà la prescelta a ottobre tra le sei città finaliste rimaste in gioco in Italia, delle 21 iniziali (Ra-venna si contende la nomination con Siena, Perugia, Cagliari, Lecce e Matera).

“Oggi stiamo preparando il dossier finale che entro l’8 settembre dovremo inviare alla commissione europea esaminatrice - spiega Alberto Cassani, ex assessore comunale alla Cultura, coordinatore del comitato pro-motore di Ravenna 2019 - ma questo è un progetto di cui l’attuale sindaco Fabrizio Matteucci iniziò a parlare già nella campagna elettorale del 2007. Un progetto che attiva uno sforzo di riprogettazione urbanistica in nome della cultura, a partire dai 140 ettari tra il centro storico e il canale Candiano, la darsena di città ricca di archeologia industriale, che segna un passaggio storico per il Paese”. Un percorso di 14 anni, dal 2007 al 2021, lunghissimo per i tempi delle amministrazioni pub-

RAVENNAMOSAICO DI CULTURE

RAVENNA SI CANDIDA A DIVENTARE CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2019 COME CAPOFILA DELL’INTERA AREA VASTA ROMAGNOLA, COINVOLGENDO I

COMUNI DI RIMINI, FORLÌ, CESENA, FAENZA, LUGO. UN PERCORSO LUNGO 14 ANNI, DAL 2007 AL 2021, ALL’INSEGNA DELLA COLLABORAZIONE A

TUTTI I LIVELLI. UN PROGETTO CHE HA COINVOLTO FIN DALL’INIZIO TUTTA LA CITTADINANZA, PARTENDO DAL BASSO, UN ESPERI-

MENTO SENZA PRECEDENTI IN REGIONE

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UN SONDAGGIO LANCIATO LA PRIMAVERA SCORSA RIVELA L’ALTO GRADIMENTO DEI CITTADINI

La candidatura è un’occasione per riqualificare la città, la finale un riconoscimento importante

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Ravenna - Il DuomoAlberto Cassani, coordinatore del Comitato accanto al logo

Ravenna 2019? « Sì, grazie! »

Aqualcuno piace tanto; alla maggioranza piace molto: è la can-didatura di Ravenna a Capitale Europea della Cultura 2019, “giudicata” dai cittadini, secondo quanto emerge da un sondag-

gio i cui risultati sono stati resi noti qualche giorno fa nella residenza municipale.Un campione misto per tipologia di contatto – persone in-terpellate per telefono e persone che spontaneamente hanno aderito on-line all’iniziativa – il quale promuove a pieni voti sia il progetto in sé sia le prospettive dell’eventuale nomina. In particolare, il fatto che Ravenna abbia superato la pre-selezione arrivando in finale, per quasi la metà degli intervistati significa “riconoscimento importante per la nostra città “, e subito dopo che sia “un’occasione per realizzare impor-tanti progetti di qualificazione “. Ovviamente, è anche l’opportunità per “realizzare più manifestazioni culturali“. Riguardo i settori ai quali la Capitale porterebbe vantaggi, le risposte più gettonate sono state “potenziare il turismo “, “arricchire l’attività culturale“ e “valorizzare il patrimonio artistico e architettonico“; se-guono “occupazione“ e “recupero delle zone urbanistiche“. Le inter-

viste telefoniche sono state 520 mentre i partecipanti on-line 138: la ricerca, per la precisione “Indagine sulla conoscenza e soddisfazione dei cittadini in merito al percorso di Ravenna capitale europea del-la cultura 2019”, è stata svolta nel periodo 10 marzo-15 aprile. “Gli obiettivi – spiega Grazia Domenichini, responsabile dell’Unità “Orga-nizzazione, Qualità e Formazione” del Comune di Ravenna – erano molteplici: verificare la conoscenza del percorso di Ravenna Capitale e la consapevolezza dell’impatto che tale percorso può avere sulla città; veri-ficare “il sentimento” dei Ravennati rispetto alla candidatura e registrare che futuro s’immaginano per la città“. Al tempo stesso, proseguono da Ravenna2019, “l’indagine è stata un modo per far conoscere il progetto a chi ancora non lo conosce, e per coinvolgere i cittadini nell’ultima fase del percorso“. Parole di soddisfazione e apprezzamento per gli esiti del sondaggio sono state espresse sia dal Sindaco Fabrizio Matteucci, sia da Alberto Cassani, coordinatore di Ravenna2019. I risultati integrali sono consultabili all’indirizzo :http://www.ravenna2019.eu/features/sondaggio

città candidate, affinché almeno parte dei progetti strategici sia comunque realizzato”. In ballo non ci sono finanziamenti stratosferici: da Bruxelles Ravenna si può aspettare un milione e mezzo di euro, in grado però di fare da detonatore di fondi misti pubblico-pri-vati e di crowdfunding. E i tempi stringono. Se vincerà la sfida, e si saprà in autunno, Ravenna avrà solo tre anni per rifarsi scheletro e look e tornare capitale di un impero.

Fabrizia Dagnone

Hanno collaborato Alberto Marchesani e Fabrizio Piccinini

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I BORGHI SONO SALITI ALLA RIBALTA NEL PROGRAMMA DI RAI TRE “ALLE FALDE DEL KILIMANGIARO”, CONDOTTO DA LICIA COLÒ E DARIO VERGASSOLA, CHE HA INSERITO NEL PROGRAMMA DELLA DOMENICA POMERIGGIO, UNO SPAZIO PER PROMUOVERE “IL BORGO PIÙ AMATO DAGLI ITALIANI”. VENTI BORGHI, UNO PER OGNI REGIONE, SELEZIONATI DALLA RAI, SI SONO CONTESI IL GIUDIZIO DEI TELESPETTATORI CHE HANNO AVUTO LA POSSIBILITÀ DI VOTARE, ANCHE TRAMITE INTERNET, PER CONFERIRE IL TITOLO DI “BORGO DELL’ANNO” A GANGI, PICCOLO CENTRO DELLE MADONIE, IN PROVINCIA DI PALERMO

verseranno 23 euro al mese per un anno, Borghi Travel aprirà una nuova comunità fino a un massimo di dieci. Il luogo in cui aprire le nuove comunità sarà deciso con una votazione tra tutti i Borghi members della com-munity online in base ai borghi certificati dal Club. La tribù degli amici dei Borghi non è una semplice realtà economica votata alla diffusione dell’eco-turismo. “È un’iniziativa che nasce da una visione sostenibile del mondo e del nostro futuro -spiega Rosa Maria Musco, coordinatrice del progetto- e vuole dimostrare con progetti concreti ed economicamente razionali che uno stile di vita diverso è non solo possibile, ma auspicabi-le e necessario”. Partire dai borghi per contribuire alla ripresa economica italiana allargando l´offerta turi-stica a circuiti di particolare bellezza non ancora noti al turismo italiano e straniero. È l’intuizione da cui è partito il progetto “Valorizzazione lmmobili” de I Bor-ghi più belli d´ltalia e della consociata Borghi Servizi e Ambiente. “L´idea di partenza – spiega Fiorello Primi, presidente Club dei Borghi più belli d´Italia - è stata quella di creare un fondo chiuso immobiliare nel quale

i Comuni mettano i propri beni inutilizzati per riconver-tirli in struttura turistica, valorizzandoli e rendendoli produttivi per la propria comunità. lnvestitori istituzio-nali e privati conferiscono la liquidità necessaria per la riconversione degli immobili, la cui gestione è affidata ad un nome di prestigio nel mondo della “hotellerie” di lusso nazionale e internazionale, pronto a offrire la pro-pria professionalità e competenza“. Il progetto prevede la costruzione di un circuito turistico da svilupparsi all’interno di strutture storico-culturali presenti nei comuni appartenenti al Club dei “Borghi più belli d’I-talia”. In sostanza si tratta di organizzare pacchetti tu-ristici alternativi, prevalentemente per turisti stranieri al di fuori dei tour tradizionali in Italia (quali Roma, Firenze, Pisa, Venezia, ecc.), facendo conoscere un’Ita-

IL CLUB BORGHI PIÙ BELLI D’ITALIA HA LANCIATO IL PROGETTO DI CREARE NEI PAESI CHE HANNO RI-SCHIATO LO SPOPOLAMENTO ED IL CONSEGUENTE DEGRADO A CAUSA DI UNA SITUAZIONE DI MAR-GINALITÀ, LA PIÙ GRANDE CATENA DI ALBERGHI D’ECCELLENZA. “L´IDEA DI PARTENZA – SPIEGA FIORELLO PRIMI, PRESIDENTE DEL CLUB DEI BOR-GHI PIÙ BELLI D´ITALIA – È STATA QUELLA DI CRE-ARE UN FONDO CHIUSO IMMOBILIARE NEL QUALE I COMUNI METTANO I PROPRI BENI INUTILIZZATI PER RICONVERTIRLI IN STRUTTURA TURISTICA, VA-LORIZZANDOLI E RENDENDOLI PRODUTTIVI PER LA PROPRIA COMUNITÀ“. IL PROGETTO PREVEDE LA COSTRUZIONE DI UN CIRCUITO TURISTICO DA SVI-LUPPARSI ALL’INTERNO DI STRUTTURE STORICO-CULTURALI PRESENTI NEI COMUNI APPARTENENTI AL “CLUB DEI BORGHI PIÙ BELLI D’ITALIA”

LA RISCOPERTADELL’ITALIA NASCOSTA

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Caprarola, LazioUmberto Forte, direttore del Club

Archiviata con successo la partecipazione alla trasmissione di Rai Tre “Il Kiliman-giaro“, condotta da Licia Colò e Dario Ver-gassola che ha inserito nel programma uno spazio dedicato per promuovere “Il

Borgo più amato dagli italiani”, il club de i “Borghi più belli d´Italia”, costituito nel marzo 2001 su im-pulso della Consulta del Turismo dell´Associazione dei Comuni Italiani (ANCI), ha già messo in can-tiere importanti progetti per valorizzare e gestire i beni patrimoniali dei “Borghi più belli d´Italia” . Un progetto di straordinaria importanza che si avvale della partnership della Fondazione Patrimonio Co-mune e dell’adesione con delibera comunale di oltre 20 borghi per creare la più grande catena di alberghi d’eccellenza. Di identica importanza il progetto Bor-ghi Travel, un social business che sviluppa comunità sostenibili per eco-turismo. Le comunità fisiche sono unite da una community online mondiale, che pun-ta ad arrivare a 10.000 membri (i cosiddetti “Borghi members”). Per ogni nuovi mille Borghi members che

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lia diversa, rappresentata appunto dai Borghi. Il pro-getto potrebbe per esempio svilupparsi offrendo una permanenza di 15/20 gg in più strutture caratteristi-che (castelli storici, palazzi d’epoca, alberghi diffusi, ecc.) presenti nei Borghi, questi ultimi caratterizzati da peculiarità storiche, culturali ed artistiche che ne rendono unico il fascino e la possibilità di trascorrere vacanze in ambienti al di fuori del consueto. Il Club peraltro rappresenta una realtà che già rende gli oltre 200 Borghi che vi appartengono una sorta di “sogget-to unico”, con un’uniformità di standard qualitativi ed un forte radicamento all’associazionismo tra i Borghi stessi.

UN’ATTENTA CAMPAGNA DI MARKETING TERRITORIALEIl Club ha dimostrato di saper usare bene i mezzi di comunicazione di massa, ed anche gli spazi delle trasmissioni televisive. La passerella all’interno del programma “Il Kilimangiaro”, era diventata un ap-puntamento domenicale di tutto rispetto. Non è stata una semplice gara, ma un modo diverso per scoprire e valorizzare i tesori meno conosciuti del nostro Paese. Venti borghi, uno per ogni regione, selezionati dalla Rai, si sono contesi il giudizio dei telespettatori che hanno avuto la possibilità di votare, anche tramite internet ( Web Voting del Kilimangiaro), per conferire il titolo di “Borgo dell’anno”. Il riconoscimento è sta-to assegnato a Gangi, piccolo centro delle Madonie, situato in una zona abitata fin dalla preistoria, in pro-vincia di Palermo, nel corso di una prima serata molto

speciale, trasmessa il giorno di Pasqua, domenica 20 aprile. Nella piazza d’onore si è classificata Bosa (Oristano) Sardegna. Al terzo posto Santa Severina (Crotone) Calabria. La Rai ha utilizzato per le riprese speciali droni, dotati di telecamere in grado di effet-tuare immagini insolite degli scorci più suggestivi  e di proporre punti di vista nuovi, entusiasmanti e, il più delle volte, ancora sconosciuti. Uno sforzo che Raitre

ha inteso mettere a frutto per raccontare in tempo re-ale il Paese “che stiamo vivendo”. Il “Kilimangiaro” ha dedicato uno spazio ai “beni  culturali violati”: quelle bellezze dimenticate, quei territori deturpati ai qua-li, spesso senza volerlo, si manca di rispetto. Queste esclusive iniziative rappresentano la motivazione per cui la Fondazione Spadolini Nuova Antologia ha già deciso di conferire, nell’anno della celebrazione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, il prossimo 7 febbraio , nel corso della cerimonia conclusiva che si svolgerà a Firenze nell’ambito del programma Firenze Capitale 1865-2015 ( Palazzo Vecchio, Sala dei Cinque-cento), la Medaglia Spadolini alla storica autrice e con-duttrice del programma di viaggi, di Rai Tre.

Bienno, Lombardia

Licia Colò

Gangi, Sicilia

Bosa, Sardegna

1. GANGI (Palermo) Sicilia

2. BOSA (Oristano) Sardegna

3. SANTA SEVERINA (Crotone) Calabria

4. ACERENZA (POTENZA) Basilicata

5. BIENNO (Brescia) Lombardia

6. CORINALDO (Ancona) Marche

7.  SANT’AGATA DEI GOTI (Benevento) Campania

8. CAPRAROLA (Viterbo) Lazio

9. PACENTRO (L’Aquila) Abruzzo

10. CASTIGLIONE DI GARFAGNANA (Lucca) Toscana

11.  VOGOGNA (Verbano Cusio Ossola) Piemonte

12.  PORTOBUFFOLÈ (Treviso) Veneto

13.  VALVASONE (Pordenone) Friuli Venezia Giulia

14.  MONTONE (Perugia) Umbria

15.  VERNAZZA (La Spezia) Liguria

16.  SPECCHIA (Lecce) Puglia

17.  CHIUSA (Bolzano) Trentino Alto Adige

18.  CASTELL’ARQUATO (Piacenza) Emilia Romagna

19.  SEPINO (Campobasso) Molise

20.  ETROUBLES (Aosta) Valle d’Aosta

LA CLASSIFICA DELLA SFIDA TELEVISIVA “IL BORGO DEI BORGHI”

Fiorello Primi, presidente del Club

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Ital Florence2014

eritage and Landscape asuman ValuesH

Sotto l’Alto Patronato delPresidente della Repubblica Italiana

18 Assemblea Generale ICOMOSSimposio Scientifico

“Heritage and Landscape asHuman Values”

Arrivederci a Firenze

Partner privilegiato

http://florence2014.icomos.org

dal 9 al 14 Novembre 2014

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Etroubles Valle d’Aosta

Vernazza, Liguria

UN PATRIMONIO NASCOSTO DA SCOPRIREC’è un’attenta regia dietro queste azioni promozionali. Il Club è nato a seguito dall’esigenza di valorizzare il grande patrimonio di Storia, Arte, Cultura, Ambiente e Tradizioni presente nei piccoli centri italiani che sono, per la grande parte, emarginati dai flussi dei visitatori e dei turisti. Sono 23O i piccoli borghi d’Italia che per non rischiare lo spopolamento ed il conseguente degrado a causa di una situazione di marginalità, hanno aderito al Club non solo per la bellezza del borgo, che è caratte-ristica essenziale, ma anche per la qualità della vita dei suoi abitanti, la socialità e la qualità dei servizi, dei mo-numenti, delle opere d’arte e dell’ambiente, nonché la cucina tipica che sono le attrattive più apprezzate dai visitatori. Oggi il Club può vantare una notevole atti-vità nel campo della promozione turistica sia in Italia che all’estero tanto da farlo diventare uno dei punti di forza dell’offerta turistica nazionale, unica alternativa al turismo tradizionale, secondo il MIBACT. Un circuito di eccellenza che si sta affermando in tutti i mercati e che è suscettibile di un ulteriore notevole sviluppo stante l’interesse che tutti gli operatori della domanda stanno dimostrando verso questo “prodotto turistico

nazionale”. Una guida dedicata, con una veste grafica rivisitata, presenta la storia di ogni borgo, le cose da vedere, i piaceri e i sapori, gli eventi, i musei. Una ric-ca documentazione fotografica, tavole cartografiche, guidano il lettore attraverso l´insospettabile ricchezza

della provincia italiana, dove la bellezza sedimentata nella storia aspetta solo di svelarsi al visitatore curioso. Tutti i borghi classificati dall´Associazione, collegata all´ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), sono il frutto di un´accurata selezione sull´intero terri-torio nazionale. Per essere ammessi (l’ultima adesione è la cittadina di Sesto al Reghena, un comune della bassa pianura veneto-friulana, in provincia di Porde-none, al confine con la provincia di Venezia) occorre in-fatti corrispondere ad una serie di requisiti di carattere strutturale, come l’armonia architettonica del tessuto urbano e la qualità del patrimonio edilizio pubblico e privato, e di carattere generale che attengono alla vivibilità del borgo in termini di attività e di servizi al cittadino. Il Club si prefigge di garantire attraverso la tutela, il recupero e la valorizzazione, il mantenimento di un patrimonio di monumenti e di memorie che al-trimenti andrebbe irrimediabilmente perduto. L’Italia minore, quella a volte più sconosciuta e nascosta, rap-presenta al meglio il dipanarsi della storia millenaria che ha lasciato i suoi segni indelebili soprattutto in questi luoghi rimasti emarginati dallo sviluppo e dalla modernità a tutti i costi. Il segreto di questo succes-so? Lo chiediamo a Umberto Forte, direttore del Club. “Non manca certamente la fantasia-dice Forte che ri-corda d’aver percorso in questi anni l’Italia in lungo e in largo- l’esperienza che abbiamo maturato in questi anni ci dà una mano”. Snocciola una serie di iniziative, una lunga serie di manifestazioni avviate localmente, un Festival dei Borghi, giunto alla nona edizione. La sfida del 2015 si svolgerà in Sicilia, la rassegna dei Borghi sarà ospitata dal Comune di Gangi, il borgo dei borghi, già vincitore della hit parade televisiva di rai tre e dal Comune di Geraci Siculo. Dietro l’angolo c’è il futuro di un territorio che ha finalmente preso coscienza della forza di questo grande progetto.

Pierpaolo Bo

www.borghitalia.it

www.restipica.net

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Sotto l’Alto Patronato delPresidente della Repubblica Italiana

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“Heritage and Landscape asHuman Values”

Arrivederci a Firenze

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dal 9 al 14 Novembre 2014