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- Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - - Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - - INDICE - A.L.I. Penna d’Autore © All rights GROSSO GENNARO (dati anagrafici di incerta provenienza) - Napoletano, di lui si conosce pochissimo. Pubblicò alcune raccolte di poesie, tra cui figurano «La cetra» (1650) e «L’arpa febea» (1656). GUACCI MARIA GIUSEPPINA (Napoli, 1807-1848) - Scolara di Basilio Puoti, scrisse poesie («Rime», 1847) che risentono del clima classicistico dominante nella Napoli del periodo. Ammiratrice del Leo- pardi, da lui derivò gli accenti di cupa malinconia dei versi autobiografi- ci; compose anche poesie d’intento patriottico e civile. GUADAGNOLI ANTONIO (Arezzo 1798-Cortona 1858) - Figlio del poeta bernesco Pietro, studiò presso il seminario di Arezzo, per poi laurearsi in giurisprudenza nel 1821 all’Università di Pisa. Inse- gnò lettere in varie scuole pisane ed aretine fino al 1847, quando grazie ad una cospicua eredità, poté vivere di rendita ed occuparsi di politica. Nel 1848 divenne gonfaloniere di Arezzo. Si mostrò nel- l’occasione fervente liberale, e nonostante l’ordine governativo di im- pedire l’ingresso in città a Giuseppe Garibaldi (profugo dopo la caduta della Repubblica romana), rifornì di viveri i legionari garibaldini. La sua produzione letteraria (poesie satiriche, novelle) ha sempre avuto un tono divertito e colloquiale. GUALDO LUIGI (Milano 1847-Parigi 1898) - Visse a lungo in Francia e scrisse in francese alcuni dei suoi romanzi: «Une ressemblance» (1874), «Un mariage excentrique» (1879). In essi, come nei romanzi scritti in italiano («Costanza Guardi», 1875; «De- GRAZZINI ANTON FRAN- CESCO, detto il Lasca (Fi- renze, 1503-1584) - Da giova- ne fu messo a bottega da un parente speziale e, non es- sendovi conoscenza di una sua educazione sistematica, c’è da ritenere che in quel pe- riodo egli sia andato forman- dosi una sua cultura da autodidatta, dapprima so- prattutto nell’ambito poeti- co. Nel 1540 fu tra i fondatori dell’Accademia degli Umidi, e da allora assunse il so- prannome del Lasca, con cui restò poi noto. Compose una gran quantità di rime giocose (canzoni, sonetti, madri- gali) e fu considerato il migliore seguace di Francesco Berni. Ma la sua produzione migliore si trova nelle no- velle e nel teatro: scrisse farse, come «Il frate» e «La gio- stra», e sette commedie, databili tra il 1540 e il 1550 (La gelosia, La spiritata, La strega, La pinzochera, La Sibilla, I parentadi, L’arzigogolo), che obbedivano al suo gusto di rappresentare con linguaggio colorito e pettegolo al- cune situazioni intricate. La raccolta di novelle intitolata «Le Cene», cui lavorò con interruzioni per molti anni e che lasciò incompiuta, doveva comprendere trenta no- velle distribuite in dieci giorni, o cene, ma a noi ne sono arrivate ventidue, rinvenute a distanza di due secoli. Ben- ché il Lasca riproduca il modello dell’amato Boccaccio, cioè della brigata di donne e giovanotti radunati a narra- re casi e beffe, le sue novelle sembrano derivare linfa vitale e immediatezza dalla tradizione orale della società fiorentina, e dal gusto che essa aveva nel descrivere fatti e macchiette, beffe d’amore e burle. Nel 1582 Grazzini fondò, con l’ami- co Leonardo Salviati, l’Accademia della Crusca. GUARESCHI GIOVAN- NI (Parma 1908-Cervia [RA] 1968) - Scrittore e giornalista, iniziò a lavo- rare nel 1929 come redat- tore del «Corriere Emilia- no» a Parma e tra il 1936 e il 1943 fu caporedattore del settimanale umoristi- co «Bertoldo». Durante la seconda guerra mondiale fu fatto prigioniero dei te- deschi dal 1943 al 1945. Dopo la Liberazione fondò con Giovanni Mosca il «Candido», di cui fu direttore. Otten- ne il suo più grande successo con i racconti di satira poli- tica di «Mondo Piccolo» (1948), che furono pubblicati sul «Bertoldo» ed ebbero uno straordinario successo di pub- blico. «Don Camillo», che delinea con spassosa comicità la piccola guerra tra il parroco di campagna Don Camillo e il sindaco comunista Peppone e che dalla critica fu para- gonato a un moderno romanzo picaresco, divenne in bre- ve tempo un successo internazionale. In seguito ne scris- se numerose continuazioni, tra cui «Don Camillo e il suo gregge» (1953), «Il compagno don Camillo» (1963), «Don Camillo in Russia» (1963). I personaggi di Don Camillo e Peppone divennero famosi soprattutto per le numerose versioni cinematografiche, interpretate da Fernandel e Gino Cervi. GROTO LUIGI (Adria [RO] 1541- Venezia 1585) - Detto «il Cieco d’Adria» perché rimasto cieco otto giorni dopo la nascita. Con le sue rime (piene di bisticci e di immagi- ni ricercate), con la musica e il can- to rallegrava le corti. Fu anche più volte oratore ufficiale della sua cit- tà. Per il teatro scrisse le tragedie «Dalida» (1572), note- vole per il gusto dell’orrore, e «Hadriana» (1578), il cui soggetto, già trattato da Luigi Da Porto e dal Bandello, doveva ispirare il «Romeo e Giulietta» di Shakespeare; e le commedie: «Emilia» (1579), «Il tesoro» (1583), «L’Alteria» (1587). cadenza», 1892) e nei versi («Nostalgie», 1863), predomina l’interes- se per l’analisi psicologica dei caratteri, con una evidente predilezione per quelli complicati e strani. GUALTIERI LUIGI (Saludecio [FO] 1825-Sanremo [IM] 1901) - Sposò l’attrice Giacinta Pezzana e passò buona parte della sua vita a Milano. Autore fecondo di romanzi («I misteri d’Italia», «Pape Satan», «I Piombi di Venezia») e drammi («Il duello, Silvio Pellico») di grosso- lana fattura, ebbe fortuna presso un pubblico di gusto popolare. GUARINI ALESSANDRO (Ferrara, seconda metà del XVI sec.- dopo il 1610) - Figlio di Battista, col quale visse in difficili rapporti, poiché questi pretendeva di amministrargli la dote della moglie. Non fu scrittore fecondo, ma rivelò acuto spirito critico nella lezione sul sonetto del Casa «Doglia, che vaga donna al cor n’apporte» (1599) e soprattutto nel dialogo «Il farnetico savio ovvero il Tasso» (1610), ricco di intelligenti osservazioni, oltre che sul Tasso, sulla poesia di Dante.

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GROSSO GENNARO (dati anagrafici di incerta provenienza) -Napoletano, di lui si conosce pochissimo. Pubblicò alcune raccolte dipoesie, tra cui figurano «La cetra» (1650) e «L’arpa febea» (1656).

GUACCI MARIA GIUSEPPINA (Napoli, 1807-1848) - Scolara diBasilio Puoti, scrisse poesie («Rime», 1847) che risentono del climaclassicistico dominante nella Napoli del periodo. Ammiratrice del Leo-pardi, da lui derivò gli accenti di cupa malinconia dei versi autobiografi-ci; compose anche poesie d’intento patriottico e civile.

GUADAGNOLI ANTONIO (Arezzo 1798-Cortona 1858) - Figliodel poeta bernesco Pietro, studiò presso il seminario di Arezzo, perpoi laurearsi in giurisprudenza nel 1821 all’Università di Pisa. Inse-gnò lettere in varie scuole pisane ed aretine fino al 1847, quandograzie ad una cospicua eredità, poté vivere di rendita ed occuparsi dipolitica. Nel 1848 divenne gonfaloniere di Arezzo. Si mostrò nel-l’occasione fervente liberale, e nonostante l’ordine governativo di im-pedire l’ingresso in città a Giuseppe Garibaldi (profugo dopo la cadutadella Repubblica romana), rifornì di viveri i legionari garibaldini. La suaproduzione letteraria (poesie satiriche, novelle) ha sempre avuto un tonodivertito e colloquiale.

GUALDO LUIGI (Milano 1847-Parigi 1898) - Visse a lungo inFrancia e scrisse in francese alcuni dei suoi romanzi: «Uneressemblance» (1874), «Un mariage excentrique» (1879). In essi,come nei romanzi scritti in italiano («Costanza Guardi», 1875; «De-

GRAZZINI ANTON FRAN-CESCO, detto il Lasca (Fi-renze, 1503-1584) - Da giova-ne fu messo a bottega da unparente speziale e, non es-sendovi conoscenza di unasua educazione sistematica,c’è da ritenere che in quel pe-riodo egli sia andato forman-dosi una sua cultura daautodidatta, dapprima so-prattutto nell’ambito poeti-co. Nel 1540 fu tra i fondatori

dell’Accademia degli Umidi, e da allora assunse il so-prannome del Lasca, con cui restò poi noto. Compose unagran quantità di rime giocose (canzoni, sonetti, madri-gali) e fu considerato il migliore seguace di FrancescoBerni. Ma la sua produzione migliore si trova nelle no-velle e nel teatro: scrisse farse, come «Il frate» e «La gio-stra», e sette commedie, databili tra il 1540 e il 1550 (Lagelosia, La spiritata, La strega, La pinzochera, La Sibilla,I parentadi, L’arzigogolo), che obbedivano al suo gustodi rappresentare con linguaggio colorito e pettegolo al-cune situazioni intricate. La raccolta di novelle intitolata«Le Cene», cui lavorò con interruzioni per molti anni eche lasciò incompiuta, doveva comprendere trenta no-velle distribuite in dieci giorni, o cene, ma a noi ne sonoarrivate ventidue, rinvenute a distanza di due secoli. Ben-ché il Lasca riproduca il modello dell’amato Boccaccio,cioè della brigata di donne e giovanotti radunati a narra-re casi e beffe, le sue novelle sembrano derivare linfa vitale eimmediatezza dalla tradizione orale della società fiorentina,e dal gusto che essa aveva nel descrivere fatti e macchiette,beffe d’amore e burle. Nel 1582 Grazzini fondò, con l’ami-co Leonardo Salviati, l’Accademia della Crusca.

GUARESCHI GIOVAN-NI (Parma 1908-Cervia[RA] 1968) - Scrittore egiornalista, iniziò a lavo-rare nel 1929 come redat-tore del «Corriere Emilia-no» a Parma e tra il 1936e il 1943 fu caporedattoredel settimanale umoristi-co «Bertoldo». Durante laseconda guerra mondialefu fatto prigioniero dei te-

deschi dal 1943 al 1945. Dopo la Liberazione fondò conGiovanni Mosca il «Candido», di cui fu direttore. Otten-ne il suo più grande successo con i racconti di satira poli-tica di «Mondo Piccolo» (1948), che furono pubblicati sul«Bertoldo» ed ebbero uno straordinario successo di pub-blico. «Don Camillo», che delinea con spassosa comicitàla piccola guerra tra il parroco di campagna Don Camilloe il sindaco comunista Peppone e che dalla critica fu para-gonato a un moderno romanzo picaresco, divenne in bre-ve tempo un successo internazionale. In seguito ne scris-se numerose continuazioni, tra cui «Don Camillo e il suogregge» (1953), «Il compagno don Camillo» (1963), «DonCamillo in Russia» (1963). I personaggi di Don Camillo ePeppone divennero famosi soprattutto per le numeroseversioni cinematografiche, interpretate da Fernandel eGino Cervi.

GROTO LUIGI (Adria [RO] 1541-Venezia 1585) - Detto «il Ciecod’Adria» perché rimasto cieco ottogiorni dopo la nascita. Con le suerime (piene di bisticci e di immagi-ni ricercate), con la musica e il can-to rallegrava le corti. Fu anche piùvolte oratore ufficiale della sua cit-

tà. Per il teatro scrisse le tragedie «Dalida» (1572), note-vole per il gusto dell’orrore, e «Hadriana» (1578), il cuisoggetto, già trattato da Luigi Da Porto e dal Bandello,doveva ispirare il «Romeo e Giulietta» di Shakespeare; ele commedie: «Emilia» (1579), «Il tesoro» (1583),«L’Alteria» (1587).

cadenza», 1892) e nei versi («Nostalgie», 1863), predomina l’interes-se per l’analisi psicologica dei caratteri, con una evidente predilezioneper quelli complicati e strani.

GUALTIERI LUIGI (Saludecio [FO] 1825-Sanremo [IM] 1901) -Sposò l’attrice Giacinta Pezzana e passò buona parte della sua vita aMilano. Autore fecondo di romanzi («I misteri d’Italia», «Pape Satan»,«I Piombi di Venezia») e drammi («Il duello, Silvio Pellico») di grosso-lana fattura, ebbe fortuna presso un pubblico di gusto popolare.

GUARINI ALESSANDRO (Ferrara, seconda metà del XVI sec.-dopo il 1610) - Figlio di Battista, col quale visse in difficili rapporti,poiché questi pretendeva di amministrargli la dote della moglie. Nonfu scrittore fecondo, ma rivelò acuto spirito critico nella lezione sulsonetto del Casa «Doglia, che vaga donna al cor n’apporte» (1599) esoprattutto nel dialogo «Il farnetico savio ovvero il Tasso» (1610),ricco di intelligenti osservazioni, oltre che sul Tasso, sulla poesia diDante.