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- Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - - Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - - INDICE - A.L.I. Penna d’Autore © All rights nematografico), non disgiunta da un gusto raffinato di prosatore, con testi di più precisa definizione narrativa nei romanzi. Tra le numerose opere ricordiamo: «Due anni a Roma», 1957; «La carovana di mare», 1968; «Le rose di Cannes», 1971; «Quell’antico amore», 1972 (vincitore del Premio Campiello); «Le voci della notte», 1973; «La caduta degli angeli», 1980; «Il dubbio e la sfida», 1983; «Celeste come l’inferno», 1989; «Piccola memoria»,1994. Da segnalare anche i versi raccolti in «L’illusione della solennità» (1976). LAURIA AMILCARE (Napoli, 1854-1932) - Noto anche sotto lo pseu- donimo di Sebetius. Rifacendosi alle teorie del naturalismo, scrisse nu- merosi romanzi e racconti di gusto verista ispirati alla vita quotidiana nella città partenopea, tra i quali il più apprezzato è «Povero don Camillo!» pubblicato nel 1897. Scrisse anche romanzi educativi per ragazzi, come «Il signorino» (1901), o raccolte di novelle per un pubblico femminile, come «Figurine ingenue» (1900). Tra le altre opere si ricordano «Sebetia» (1884), «Ragazzi napoletani» (1890), «La mala gente» (1903) e «Le garibaldine» (1904). LA VISTA LUIGI (Venosa 1826-Napoli 1848) - Dopo aver fatto i suoi primi studi nel seminario di Molfetta, nel 1845 andò a Na- poli, dove frequentò dapprima la scuola di diritto di Roberto Savarese, e poi quella let- teraria di Francesco De Sanctis, di cui diven- ne uno degli allievi prediletti. In prima linea nella dimostrazione del 27 gennaio 1848 che spinse Ferdinando II a concedere la costitu- zione, si batté sulle barricate del largo della Carità nella giornata del 15 maggio; fatto prigioniero fu subito fucilato. I suoi scritti furono curati da Pasquale Villari («Scritti e memorie», 1863), da Benedetto Croce («Uno scritto inedito», 1914), da Giuseppe Paladi- no («Brani inediti delle "Memorie"», 1918) e da Antonio Vaccaro («Dia- rio», 1987). LEICHT PIER SILVERIO (Venezia 1874-Roma 1956) - Docente di storia del dirit- to italiano nelle università di Bologna, Camerino, Siena, Milano e Roma, fu deputa- to al Parlamento (1924- 1933), sottosegretario di Sta- to alla Pubblica Istruzione (1928-1929) e senatore del Regno (dal 1934). Studiò particolarmente le condizio- ni della proprietà nell’Alto Medioevo, il diritto privato nell’età precedente alla scuola di Bologna, la storia dei parlamenti medievali; ideò e or- ganizzò la grande raccolta delle assemblee costituziona- li italiane edite dall'Accademia dei Lincei e vi pubblicò due volumi sul parlamento friulano durante la signoria dei patriarchi di Aquileia. Fra le sue opere: «Il Parlamen- to della Patria del Friuli» (1903), «Studi sulla storia della proprietà fondiaria nel medioevo» (1907), «Ricerche sul diritto privato nei documenti preirneriani» (1914), «Le ultime vicende della mancipatio in Italia» (1932), «Il di- ritto privato preirneriano» (1933), «L’origine delle arti nell’Europa occidentale» (1933), «Corporazioni romane e arti medievali» (1937), «Operai, artigiani, agricoltori dal sec. VI al XVI» (1946). LEOPARDI AL- FONSO (Caldaro- la, [MC] 1829-Ro- ma 1900) - Di idee liberali, fu segreta- rio comunale di San Ginesio. In quella stessa cittadina e- sercitò la professio- ne notarile. Nono- stante fosse un mangiapreti, fu legato da stima e amicizia al canonico Giuseppe Mancioli. La sua produzione poe- tica comprende opere tanto in italiano (commedie, di- scorsi, rime...) quanto in dialetto. Essendo un grande stu- dioso delle tradizioni popolari e un attento osservatore della psicologia del popolo, scelse volontariamente, per la sua produzione in dialetto, di seguire una poetica verista, convinto che al vernacolo si adattassero meglio i temi sem-plici, bassi e umili. La sua prima raccolta di poesie, «Sub tegmine fagi. Sotto un tegame di fagiuoli» (1887), comprende anche una interessante appendice che consiste in una breve grammatica del dialetto di San Ginesio. Nel 1891 pubblica la seconda raccolta «Un altro tegamino di fagioli». Infine, l'ultima sua raccolta, chia- mata anch’essa «Sub tegmine fagi», venne pubblicata postuma nel 1902. LEOPARDI MONALDO (Recanati [MC], 1776- 1847) - Padre di Giacomo. Erudito, particolarmente interessato alla storia loca- le, ebbe la passione degli studi e raccolse una ma- gnifica biblioteca, che ar- ricchì sempre più per sod- disfare la sete di letture del figlio. Inetto ad ammini- strare il patrimonio fami- liare, cedette la direzione delle faccende economiche alla moglie Adelaide An- tici, sposata nel 1797, don- na di tenace volontà. Un tenero affetto lo legò al figlio primogenito, del quale ri- conobbe l’alto ingegno, anche se non poté condividerne le idee. Egli fu infatti un reazionario, convinto difensore del trono e dell’altare, ed espresse il suo pensiero soprat- tutto nei «Dialoghetti sulle materie correnti nell'anno 1831», usciti nel gennaio 1832 con lo pseudonimo di "1150" (MCL in cifre romane, ovvero le iniziali di “Mo- naldo Conte Leopardi”), che furono tradotti in più lin- gue e incontrarono grande successo presso le corti euro- pee, e nelle «Prediche al popolo liberale recitate da don Musoduro» (1832). Rimase invece inedito il suo mag- giore scritto di erudizione «Annali recanatesi dalle origi- ni della città all'anno 1800», e la sua «Autobiografia» scrit- ta nel 1824 e pubblicata postuma nel 1883; in quest'ulti- ma la prosa di Monaldo si arricchisce di leggerezza, iro- nia ed umorismo. Diresse dal 1832 al 1835 il giornale «La Voce della Ragione», che per il suo estremismo reazio- nario dovette essere soppresso dalla curia stessa.

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nematografico), non disgiunta da un gusto raffinato di prosatore, con testidi più precisa definizione narrativa nei romanzi. Tra le numerose operericordiamo: «Due anni a Roma», 1957; «La carovana di mare», 1968; «Lerose di Cannes», 1971; «Quell’antico amore», 1972 (vincitore del PremioCampiello); «Le voci della notte», 1973; «La caduta degli angeli», 1980;«Il dubbio e la sfida», 1983; «Celeste come l’inferno», 1989; «Piccolamemoria»,1994. Da segnalare anche i versi raccolti in «L’illusione dellasolennità» (1976).

LAURIA AMILCARE (Napoli, 1854-1932) - Noto anche sotto lo pseu-donimo di Sebetius. Rifacendosi alle teorie del naturalismo, scrisse nu-merosi romanzi e racconti di gusto verista ispirati alla vita quotidiananella città partenopea, tra i quali il più apprezzato è «Povero don Camillo!»pubblicato nel 1897. Scrisse anche romanzi educativi per ragazzi, come«Il signorino» (1901), o raccolte di novelle per un pubblico femminile,come «Figurine ingenue» (1900). Tra le altre opere si ricordano «Sebetia»(1884), «Ragazzi napoletani» (1890), «La mala gente» (1903) e «Legaribaldine» (1904).

LA VISTA LUIGI (Venosa 1826-Napoli1848) - Dopo aver fatto i suoi primi studi nelseminario di Molfetta, nel 1845 andò a Na-poli, dove frequentò dapprima la scuola didiritto di Roberto Savarese, e poi quella let-teraria di Francesco De Sanctis, di cui diven-ne uno degli allievi prediletti. In prima lineanella dimostrazione del 27 gennaio 1848 chespinse Ferdinando II a concedere la costitu-zione, si batté sulle barricate del largo della

Carità nella giornata del 15 maggio; fatto prigioniero fu subito fucilato.I suoi scritti furono curati da Pasquale Villari («Scritti e memorie», 1863),da Benedetto Croce («Uno scritto inedito», 1914), da Giuseppe Paladi-no («Brani inediti delle "Memorie"», 1918) e da Antonio Vaccaro («Dia-rio», 1987).

LEICHT PIER SILVERIO(Venezia 1874-Roma 1956)- Docente di storia del dirit-to italiano nelle università diBologna, Camerino, Siena,Milano e Roma, fu deputa-to al Parlamento (1924-1933), sottosegretario di Sta-to alla Pubblica Istruzione(1928-1929) e senatore delRegno (dal 1934). Studiòparticolarmente le condizio-ni della proprietà nell’Alto

Medioevo, il diritto privato nell’età precedente alla scuoladi Bologna, la storia dei parlamenti medievali; ideò e or-ganizzò la grande raccolta delle assemblee costituziona-li italiane edite dall'Accademia dei Lincei e vi pubblicòdue volumi sul parlamento friulano durante la signoriadei patriarchi di Aquileia. Fra le sue opere: «Il Parlamen-to della Patria del Friuli» (1903), «Studi sulla storia dellaproprietà fondiaria nel medioevo» (1907), «Ricerche suldiritto privato nei documenti preirneriani» (1914), «Leultime vicende della mancipatio in Italia» (1932), «Il di-ritto privato preirneriano» (1933), «L’origine delle artinell’Europa occidentale» (1933), «Corporazioni romanee arti medievali» (1937), «Operai, artigiani, agricoltori dalsec. VI al XVI» (1946).

LEOPARDI AL-FONSO (Caldaro-la, [MC] 1829-Ro-ma 1900) - Di ideeliberali, fu segreta-rio comunale di SanGinesio. In quellastessa cittadina e-sercitò la professio-ne notarile. Nono-

stante fosse un mangiapreti, fu legato da stima e amiciziaal canonico Giuseppe Mancioli. La sua produzione poe-tica comprende opere tanto in italiano (commedie, di-scorsi, rime...) quanto in dialetto. Essendo un grande stu-dioso delle tradizioni popolari e un attento osservatoredella psicologia del popolo, scelse volontariamente, perla sua produzione in dialetto, di seguire una poeticaverista, convinto che al vernacolo si adattassero meglio itemi sem-plici, bassi e umili. La sua prima raccolta dipoesie, «Sub tegmine fagi. Sotto un tegame di fagiuoli»(1887), comprende anche una interessante appendice checonsiste in una breve grammatica del dialetto di SanGinesio. Nel 1891 pubblica la seconda raccolta «Un altrotegamino di fagioli». Infine, l'ultima sua raccolta, chia-mata anch’essa «Sub tegmine fagi», venne pubblicatapostuma nel 1902.

LEOPARDI MONALDO(Recanati [MC], 1776-1847) - Padre di Giacomo.Erudito, particolarmenteinteressato alla storia loca-le, ebbe la passione deglistudi e raccolse una ma-gnifica biblioteca, che ar-ricchì sempre più per sod-disfare la sete di letture delfiglio. Inetto ad ammini-strare il patrimonio fami-liare, cedette la direzionedelle faccende economichealla moglie Adelaide An-tici, sposata nel 1797, don-na di tenace volontà. Untenero affetto lo legò al figlio primogenito, del quale ri-conobbe l’alto ingegno, anche se non poté condividernele idee. Egli fu infatti un reazionario, convinto difensoredel trono e dell’altare, ed espresse il suo pensiero soprat-tutto nei «Dialoghetti sulle materie correnti nell'anno1831», usciti nel gennaio 1832 con lo pseudonimo di"1150" (MCL in cifre romane, ovvero le iniziali di “Mo-naldo Conte Leopardi”), che furono tradotti in più lin-gue e incontrarono grande successo presso le corti euro-pee, e nelle «Prediche al popolo liberale recitate da donMusoduro» (1832). Rimase invece inedito il suo mag-giore scritto di erudizione «Annali recanatesi dalle origi-ni della città all'anno 1800», e la sua «Autobiografia» scrit-ta nel 1824 e pubblicata postuma nel 1883; in quest'ulti-ma la prosa di Monaldo si arricchisce di leggerezza, iro-nia ed umorismo. Diresse dal 1832 al 1835 il giornale «LaVoce della Ragione», che per il suo estremismo reazio-nario dovette essere soppresso dalla curia stessa.