Emiliano Brancaccio Un Timido Guerrafondaio 24 Luglio 2012

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    Emiliano Brancaccio 24 luglio 2012

    I miei ultimi interventi sulla crisi della zona euro hanno suscitato alcune interessantireazioni. Gli articoli e le interviste sulle ambiguit di Syriza, sul fatto che c modo emodo di abbandonare la moneta unica e sulla necessit che la sinistra inizi a dotarsidi una exit strategy dalleuro hanno animato dibattiti ai quali hanno partecipato varistudiosi ed esponenti politici.Il segretario del PRC, ad esempio, ha ritenuto opportuno criticarmi sostenendo chedella bomba atomica si pu discutere solo dopo che sia esplosa, non prima. Questoatteggiamento tattico prevalente tra gli attuali esponenti della sinistra, ma sembratrascurare un piccolo dettaglio: i tempi di innesco e la specifica traiettoria della bombain questione non saranno affatto irrilevanti per i destini di coloro ai quali il PRC e il restodella sinistra vorrebbero chiedere voti. Eludere la questione sperando che nessuno siaccorga dello stallo in cui versano le forze di sinistra temo sia illusorio, e potrebbecompromettere persino obiettivi modestissimi come la mera autoriproduzione di qualche

    residuo gruppo dirigente.Ma non finita qui. Nel corso di un seminario organizzato pochi giorni fadallaFondazione Di Vittorio e dallARS, uno stimato collega economista, della scuola diFederico Caff, si lanciato in unanimosa invettiva contro il sottoscritto. Il collega mi hasostanzialmente dato del guerrafondaio semplicemente perch ho sostenuto che i tempidovrebbero ritenersi maturi affinch le forze di sinistra elaborino un autonomo punto divista sulle diverse, possibili modalit di deflagrazione delleurozona. Alla filippica delcollega ho quindi ritenuto necessario rispondere con la nota Gli intellettuali disinistra e la crisi della zona euro. In essa ho sostenuto che, da un esame un pomeno superficiale del corso della Storia, non difficile trarre la conclusione che propriouna reiterata soggezione alla camicia di forza dellattuale Unione monetaria europeapotrebbe render concreta, a un certo punto, lagitata minaccia di unonda bellicista.

    Lesperienza insegna, per, che i montanti possono sempre giungere da entrambi i lati.Laddove il suddetto economista mi ha additato come un irresponsabile agitatore delle pinefande pulsioni guerresche, un altro collega invece mi ha rimproverato di essere ancoratroppo timido nei confronti della prospettiva di unuscita dalleuro. Laccusa di

    timidezza proviene da un post di Alberto Bagnai, docente di Politica economica pressolUniversit di Chieti-Pescara e animatore del blog Goofynomics.Una premessa: sono riconoscente a Bagnai per i suoi apprezzamenti verso la miaattivitdi ricerca, in particolare per avere attribuito a un mio paper il merito di esser stato tra iprimi, in Italia, ad avanzare una critica alle tesi prevalenti di Blanchard, Giavazzi e altrisulla sostenibilit degli squilibri delle partite correnti in seno alleurozona. Inverit Augusto Graziani, prima di me e di altri, aveva gi da tempo sollevato ilproblema. E vero tuttavia che fino a pochi anni fa la rilevanza di quegli squilibri veniva

    ancora negata da molti, sia in ambito mainstream che eterodosso. Se dunque oggiqualcuno mi attribuisce il merito di aver dato un piccolo contribuito alla messa indiscussione della vecchia vulgata, incasso e ringrazio.A sua volta, con Francesco Carlucci, Bagnai ha avuto la prontezza nel 2003 dipubblicare una delle primissime stime del moltiplicatore fiscale keynesiano per linteraeurozona. A dirla tutta, non essendo stati folgorati sulla via di Sraffa, Bagnai e Carlucciadoperavano un modello che determinava lequilibrio di lungo periodo su basineoclassiche. Ci nonostante, in una fase storica in cui ancora imperversavano leimprobabili tesi sugli effetti espansivi delle politiche restrittive, la loro stima ha avuto ilmerito di tener viva lattenzione sul problema keynesiano della domanda effettivaadoperando strumenti sufficientemente la page. Di questo loro merito abbiamo datoconto anche nel nostro libro.

    Bagnai ha scritto diversi altri ottimi contributi scientifici, ma ora mi preme venire ai capidella sua accusa nei miei confronti. In quel che segue eviter di badare ai toni delle sueimputazioni, in fin dei conti irrilevanti, e vedr di badare al sodo.

    http://www.emilianobrancaccio.it/2012/06/18/syriza-paga-lambiguita/http://www.emilianobrancaccio.it/2012/06/02/uscire-dalleuro-ce-modo-e-modo/http://www.emilianobrancaccio.it/2012/06/02/uscire-dalleuro-ce-modo-e-modo/http://www.emilianobrancaccio.it/2012/06/21/intervista-a-emiliano-brancaccio-sinistra-occorre-una-strategia-per-uscire-dalleuro/http://www.facebook.com/pages/Paolo-Ferrero/88466229193http://www.fondazionedivittorio.it/inside.asp?id=5&idEvento=282http://www.emilianobrancaccio.it/2012/07/17/gli-intellettuali-di-sinistra-e-la-crisi-della-zona-euro/http://www.emilianobrancaccio.it/2012/07/17/gli-intellettuali-di-sinistra-e-la-crisi-della-zona-euro/http://www.youtube.com/watch?v=RmaHGY7BEoghttp://goofynomics.blogspot.it/2012/07/caro-emiliano-ti-scrivo.htmlhttp://www.emilianobrancaccio.it/ricerca/http://www.emilianobrancaccio.it/ricerca/http://www.francoangeli.it/riviste/Scheda_rivista.aspx?IDArticolo=35917&Tipo=Articolo%20PDF&lingua=ithttp://www.bollatiboringhieri.it/scheda.php?codice=9788833912424http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0264999301001043http://www.emilianobrancaccio.it/2012/04/07/lausterita-e-di-destra-2/http://www.emilianobrancaccio.it/2012/06/18/syriza-paga-lambiguita/http://www.emilianobrancaccio.it/2012/06/02/uscire-dalleuro-ce-modo-e-modo/http://www.emilianobrancaccio.it/2012/06/02/uscire-dalleuro-ce-modo-e-modo/http://www.emilianobrancaccio.it/2012/06/21/intervista-a-emiliano-brancaccio-sinistra-occorre-una-strategia-per-uscire-dalleuro/http://www.facebook.com/pages/Paolo-Ferrero/88466229193http://www.fondazionedivittorio.it/inside.asp?id=5&idEvento=282http://www.emilianobrancaccio.it/2012/07/17/gli-intellettuali-di-sinistra-e-la-crisi-della-zona-euro/http://www.emilianobrancaccio.it/2012/07/17/gli-intellettuali-di-sinistra-e-la-crisi-della-zona-euro/http://www.youtube.com/watch?v=RmaHGY7BEoghttp://goofynomics.blogspot.it/2012/07/caro-emiliano-ti-scrivo.htmlhttp://www.emilianobrancaccio.it/ricerca/http://www.emilianobrancaccio.it/ricerca/http://www.francoangeli.it/riviste/Scheda_rivista.aspx?IDArticolo=35917&Tipo=Articolo%20PDF&lingua=ithttp://www.bollatiboringhieri.it/scheda.php?codice=9788833912424http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0264999301001043http://www.emilianobrancaccio.it/2012/04/07/lausterita-e-di-destra-2/
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    In primo luogo, non so se rassicuro Bagnai o rovino esteticamente il suo presunto,splendido isolamento, ma credo sia utile ricordare un fatto: a rigor di termini, e fino aprova contraria, gli economisti italiani che sarebbero disposti a sostenere unuscita dallazona euro sono quasi 300. Nel giugno 2010, quando Goofynomics non aveva ancoraemesso un vagito e leventualit di una deflagrazione era considerata a dir poco lunare,la Lettera degli economisti terminava con le seguenti parole: Qualora le opportune

    pressioni che il Governo e i rappresentanti italiani delle istituzioni dovranno esercitare inEuropa non sortissero effetti, la crisi della zona euro tender a intensificarsi e le forze

    politiche e le autorit del nostro Paese potrebbero esser chiamate a compiere scelte dipolitica economica tali da restituire allItalia unautonoma prospettiva di sostegno deimercati interni, dei redditi e delloccupazione. Ricordo che questa frase finale suscitcomprensibili preoccupazioni tra i colleghi promotori della Lettera. Ma alla fine, grazieanche al sostegno di Sergio Cesaratto, insistemmo per inserirla nella stesura finale.Naturalmente, fu quella la parte del testo che cre le maggiori perplessit tra i possibilifirmatari. Del resto, eravamo appena ai primordi della crisi greca e la gravit estremadella situazione europea non era pienamente percepita nemmeno tra gli economisti.Proprio a causa di quella frase, quindi, probabilmente perdemmo per strada un candidatoNobel, alcuni economisti di Bankitalia e vari altri autorevoli colleghi, pur simpatetici con la

    nostra iniziativa. Qualche altro, forse, firm senza leggere fino in fondo ( il caso, temo,delleconomista che oggi mi accusa di fomentare la guerra). Alla fine, per, le adesionifurono comunque numerosissime e di notevole rilievo.Come noto, anche e soprattutto per quella dichiarazione finale, la Lettera si guadagntremendi strali di accuse da parte dei liberisti: per loro eravamo come i nuovi barbari,malcelati nemici dellintegrazione europea. Oggi i liberisti hanno abbassato un po lacresta e sui media faticano un po di pi a far passare le loro contraddittorie ricette. Diconverso, alla Lettera del 2010 viene da pi parti riconosciuta una certa potenzaprofetica. Non siamo divenuti mainstream, beninteso. Ma possiamo dire che quei 300firmatari, per primi, si sono presi la briga in Italia di dare unpedigree allipotesi disganciamento dalleuro, facendola uscire dal novero delle indicibili bestemmie.A questo punto, anzich riconoscere che abbiamo spianato la via, Bagnai potrebbe

    solipsisticamente obiettare che nella Lettera, cos come nel nostro libro, ci ostiniamo adaffiancare lopzione di uscita dalleuro a esercizi a suo avviso evocativi di una svoltaeuropea che non potr mai giungere. Se cos facesse, tuttavia, la sua posizionediventerebbe immediatamente impolitica. Come abbiamo pi volte sottolineato nelnostrolibro, sussitono motivi tangibili per sostenere che i portatori degli interessiprevalenti in Germania hanno gi messo in conto i costi di una eventuale deflagrazionedella zona euro. La sola eventualit che essi temono la messa in discussione non solodelleuro ma anche della libera circolazione dei capitali e delle merci in Europa. Dunque,un modo per smuovere il quadro politico in Germania esiste: esso pu essere riassuntonellaffermazione che se salta la moneta unica pu saltare anche il mercato unicoeuropeo. Levocazione di una prospettiva neo-protezionista da parte dellItalia e deglialtri paesi periferici costringerebbe i tedeschi a riformulare lanalisi dei costi e dei beneficidi una deflagrazione dellUnione, e potrebbe credibilmente riaprire la partita in sedeeuropea (che ne pensa Hollande? anzich acriticamente rallegrarsi per la loro vittoria,questa la prima vera domanda che bisognerebbe rivolgere ai socialisti francesi).Naturalmente, fino a quando in Italia collocheremo a Palazzo Chigi un irriducibileliberoscambista come il Professor Monti, i falchi tedeschi si sentiranno garantiti e questaipotesi politica non potr tradursi in un controfattuale. Si tratta per di una ipotesirobusta, sulla quale sarebbe bene soffermarsi a ragionare (anche perch potrebbetornare utile in una seconda fase, come i pi avveduti non dovrebbero avere difficolt acomprendere). Trascurarla in nome di un purismo astratto significa condannarsi a undestino di emarginati con la puzza sotto il naso, di tronfie cassandre tra quattro muradomestiche che si accontenteranno di lamentarsi per lennesimo, nefasto trionfo dei

    liberoscambisti di sinistra. Ma non credo sia questa lambizione ultima di Goofy.

    Infine, rilevo tre passaggi analitici del ragionamento di Bagnai che trovo errati, e sui qualicredo sia bene spendere qualche parola.

    http://www.letteradeglieconomisti.it/http://politicaeconomiablog.blogspot.it/http://www.emilianobrancaccio.it/2012/04/07/lausterita-e-di-destra-2/http://www.letteradeglieconomisti.it/http://politicaeconomiablog.blogspot.it/http://www.emilianobrancaccio.it/2012/04/07/lausterita-e-di-destra-2/
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    Innanzitutto, nella sua lettera a me indirizzata egli scrive: per lunga esperienza dimodellizzazione del commercio internazionale colgo immediatamente il banale fatto cheuna svalutazione reale competitiva isomorfa allimposizione di un dazio protettivo.Banale fatto? Pu darsi che mi sbagli, ma intravedo un grave vizio neoclassico in questaproposizione. Evidentemente i modelli cui Bagnai si riferisce o sono fondati su un ceteris

    paribus di tipo marshalliano, oppure sono basati su assiomi in grado di determinare

    esistenza, unicit e stabilit di un equilibrio generale di tipo arrowiano. Al contrario, inuno schema di riproduzione, e nella realt dei fatti, non per nulla garantito che unasvalutazione sia logicamente equivalente al protezionismo, n dal punto di vista dellascala, n della composizione, n della distribuzione del prodotto sociale.In secondo luogo, sugli effetti di una svalutazione sui salari reali e sulla quota salari,posso sapere, di grazia, cosa dovrei farmene del grafico di figura 7 riportato nella letteradamore-odio di Bagnai? Da economista teorico lo chiedo, sommessamente,alleconometrico, il quale sa di certo che da quella serie temporale non si pu ricavarenulla che possa vagamente somigliare a una conclusione valida in generale e per ilfuturo. Cerchiamo allora di ragionare concentrandoci su un insieme di dati pi ampio, mariferito al caso specifico della crisi di un regime di cambi fissi, che quello che ciinteressa da vicino. Bagnai sa bene che sussistono numerose evidenze del fatto che uno

    sganciamento da un cambio fisso e una successiva svalutazione possono coincidere conuna riduzione dei salari reali e della quota salari tuttaltro che trascurabili. Naturalmente,va ricordato che dal crollo dello SME al 1998 in Italia i salari reali rimasero quasistazionari, e in Spagna e Francia aumentarono persino leggermente (real compensationper employee, dati Ameco). Ma bisogna anche tener presente che le quote salari di queipaesi si ridussero in misura consistente: in Italia, in particolare, la caduta fupesantissima, dal 62% al 54% (adjusted wage share, dati Ameco). Qualcuno forse ritieneche in fondo conti solo il salario reale, e che la quota salari non sia importante? Speroche nessuno si azzardi a pensarla in questi termini: la dinamica delle quote distributive forse lindicatore chiave del cambiamento nella struttura socio-politica di un paese. Ilfatto che in Italia quel crollo della quota salari sia avvenuto in concomitanza con unaperniciosa mutagenesi del ruolo del sindacato non certo casuale. Per giunta, tornando

    ai salari reali, si dovrebbe tener presente che larco 1992-1998 coincide in realt con unatransizione da un regime di cambi fissi ad una ancor pi stringente unione monetaria, perlingresso nella quale si richiedeva una convergenza verso una nuova parit di cambio. Eevidente allora che linflazione fu contenuta anche in virt di quella convergenza! In unadiversa situazione cosa potrebbe accadere? Difficile a dirsi. Le evidenze di cui disponiamodanno i risultati pi disparati. Tra quelli meno piacevoli segnalo che nel 1994-1995, dopoi deprezzamenti, Turchia, Messico e Argentina registrarono in un anno cadute dei salarireali rispettivamente del 31%, 19% e del 5%, e che dopo la svalutazione del 1998, inIndonesia, Corea del Sud e Tailandia si verificarono diminuzioni dei salari reali del 44%,10% e 6% (dati ILO e World Bank). Intendiamoci, cos come sbagliato tralasciare glieffetti sui salari, sarebbe un errore altrettanto ingenuo - o in malafede - ritenere cheluscita dalleuro implichi necessariamente simili crolli. Tuttavia, se guardiamo non soloalla divergenza accumulata ma anche a quellaprospettica dei costi unitari del lavorointerni alla zona euro, sembra logico prevedere che, dopo un eventuale sganciamentodalleuro, la dinamica delle variabili monetarie sarebbe considerevole. Pertanto, a menodi cadere nel vizio di Blanchard di considerare il markup come una variabile dipendentedalla sola elasticit della domanda e insensibile alla dinamica delle variabili monetarie, hoil forte sospetto che faremmo bene a cautelarci, esigendo: 1) una indicizzazione deisalari, 2) un ripristino dei controlli amministrativi su alcuni prezzi base ed anche 3) unapolitica di limitazione degli scambi che ci aiuti a governare meglio le fluttuazioni dellevalute. Chi si ostina a eludere questo problema deve capire che cos non aiuta latransizione ma la ostacola.Infine, evidente che dentro la zona euro il valore relativo dei capitali nazionali dei paesiperiferici declina, ma per quale motivo questa ovviet dovrebbe esimerci dallesaminareleffetto ulteriore e accelerato che una svalutazione avrebbe su quel valore? Solo una

    sindrome la Eugene Fama potrebbe indurci a ritenere che i prezzi correnti abbiano gipienamente scontato la svalutazione futura! In realt, lampia letteratura sui fire salessegnala che il deprezzamento del cambio in genere implica una ulteriore caduta ex-post

    http://www.lex.unict.it/eurolabor/news/dlm/2-2011/brancaccio.pdfhttp://www.emilianobrancaccio.it/2012/04/07/anti-blanchard/http://www.lex.unict.it/eurolabor/news/dlm/2-2011/brancaccio.pdfhttp://www.emilianobrancaccio.it/2012/04/07/anti-blanchard/
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    dei prezzi degli assets. Per questo, occorre mettere in chiaro che un eventualesganciamento dalleuro deve essere immediatamente affiancato da vincoli alleacquisizioni estere, in campo sia bancario che industriale. La sequenza del 1992, in cuisvalutazione, privatizzazioni e dismissioni allestero furono legate da una precisa catenalogica, dovrebbe averci insegnato qualcosa, spero. Ancora una volta, chi gioca asostenere che possiamo far saltare la moneta unica e poi il resto si vede, non ha capito

    niente. Io per confido che Goofy capisca.Intendiamoci: come ho ripetuto anche di recente in una conversazione con SalvatoreBragantini e Mario Pianta pubblicata sullultimo numero di Micromega, personalmentecontinuo a ritenere che la sinistra sia in tremendo ritardo rispetto al precipitare deglieventi. La conseguenza pi probabile chealtri arriveranno per primi al nodo dellequestioni e che i lavoratori subordinati, senza adeguate rappresentanze, assumeranno ilclassico ruolo di variabile residuale del sistema. Ci nonostante, occorre insistere. Perquesto, vorrei suggerire la lettura, in questo volume, di un breve saggio del collegaSergio Levrero. Non lo condivido interamente ma a livello divulgativo mi sembra unapossibile base di partenza per iniziare a ragionare intorno a possibili exit strategiesdeclinate a sinistra.

    Emiliano Brancaccio

    P.S. Come avevamo osato sospettare, a quanto pare lannuncio della mirabile vittoriadi Monti in materia di fondo salva-stati era appena un tantino pompato. Presumo dunqueche svariati banchieri, in questo momento, stiano augurando una estate ricca disoddisfazioni a George Soros. Buona estate e buona fortuna anche a tutti noi.

    pubblicato suwww.emilianobrancaccio.it

    http://temi.repubblica.it/micromega-online/micromega-52012-il-sommario-del-nuovo-numero-in-edicola-da-giovedi-24-luglio/http://www.emilianobrancaccio.it/2012/06/28/meriti-e-contraddizioni-di-massimo-mucchetti/http://download.kataweb.it/micromega/Oltre_l_austerita.pdfhttp://www.emilianobrancaccio.it/2012/07/02/i-veri-vincitori-di-bruxelles/http://www.emilianobrancaccio.it/http://temi.repubblica.it/micromega-online/micromega-52012-il-sommario-del-nuovo-numero-in-edicola-da-giovedi-24-luglio/http://www.emilianobrancaccio.it/2012/06/28/meriti-e-contraddizioni-di-massimo-mucchetti/http://download.kataweb.it/micromega/Oltre_l_austerita.pdfhttp://www.emilianobrancaccio.it/2012/07/02/i-veri-vincitori-di-bruxelles/http://www.emilianobrancaccio.it/