Brancaccio-Un Modello Di Teoria Monetaria

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    Il pensiero economico italiano xiii/ 2005/

    E

    UN MODELLO DI TEORIA MONETARIADELLA PRODUZIONE CAPITALISTICA

    unal ternativa cl assico-circuit istaal paradigma neocl assico del l a scarsit

    Emil iano Brancaccio*Universit del Sannio

    DASES

    Nella societ non vi sono uniformit di lunga durata su cui potremmo basare generalizzazioni che

    avessero una lunga validit sempre, beninteso, se trascuriamo quelle banali regolarit, come laverit evidente che [] lofferta di alcuni beni limitata e quella di altri beni illimitata, e che soltan-to i primi beni possono avere un qualsivoglia valore di scambio o di mercato.

    (Karl Popper96)

    .

    videntemente laver elaborato una delle pi influenti critiche al Marx teoricodella storia non necessariamente esclude leventualit di incorrere infraintendimenti sui temi del valore e dei prezzi, altrettanto centrali nella trattazione

    del Capitale. Contrariamente a quanto sostenuto da Popper, infatti, la proposizione secon-do cui soltanto le merci rese scarse da una offerta limitata possono avere un valore discambio non affatto banale. Anzi, proprio attorno alle sue possibili interpretazioni che inambito economico si sviluppato uno dei pi accesi e controversi dibattiti teorici del Nove-

    cento. Il presente articolo ispirato dallintento di mostrare che quel dibattito dovrebberitenersi ancora vitale, dal momento che proprio in relazione ai nessi tra scarsit e prezzidelle merci possibile delineare i contorni di due paradigmi teorici alternativi, le cui rispet-tive interpretazioni sul funzionamento del sistema capitalistico e le relative implicazionipolitiche appaiono tuttora in irriducibile contrasto tra loro.

    Nelle pagine che seguono ci proponiamo di costruire un modello di crescita e distribu-zione del prodotto sociale i cui tratti fondamentali da un lato risultino comuni alla teoriaclassica e alla teoria del circuito monetario, e dallaltro lato, in contrasto con Hahn (982),evidenzino la non riducibilit del medesimo modello a caso speciale della teoria neoclassi-ca dominante. Le versioni delle analisi classica e del circuito da cui trarremo spunto sonotratte dai contributi di due economisti italiani, annoverabili tra i massimi esponenti di que-sti filoni di ricerca: si tratta, rispettivamente, di Pierangelo Garegnani e Augusto Graziani.

    * Una versione precedente di questo scritto stata presentata al Convegnoaispedi Palermo dellottobre 2004e premiata in quella sede dalla Commissione giudicatrice del premio Bresciani Turroni. Ringrazio Luigi Cavallaro,Guglielmo Chiodi, Roberto Ciccone, Guglielmo Forges Davanzati, Bruno Jossa, Giorgio Lunghini, Luigi Pasinetti,Fabio Petri, Riccardo Realfonzo per aver letto e commentato la versione suddetta. Ci non implica, naturalmen-te, che le persone menzionate risultino necessariamente daccordo n tantomeno responsabili per quanto quiriportato. Nella presente versione sono state incluse alcune riflessioni ispirate dalla discussione che ha fatto segui-to al seminario di Augusto Graziani suNuovi aspetti della teoria della moneta, tenutosi il 4gennaio 2005a Roma,presso il Centro Sraffa.

    Come noto, limpostazione neoclassica viene anche definita marginalista. Sulle ragioni per cui tale secon-da definizione pu ritenersi preferibile, cfr. Aspromourgos986.

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    Emiliano Brancaccio92

    Lanalisi qui presentata si baser infatti su un nucleo teorico tratto da Garegnani (

    98

    ,990) e su una estensione ispirata a Graziani (984, 2003).2

    Da questo esperimento di integrazione teorica scaturir un modello che definiremodi teoria monetaria della produzione capitalistica. In primo luogo, tale definizionemira a sottolineare che lintera analisi si sviluppa nellambito della teoria della produ-zione di ispirazione classica, fondata sul rifiuto del paradigma neoclassico della scarsitquale chiave interpretativa del funzionamento del sistema economico.3Da un punto divista epistemologico, come vedremo, questo rifiuto deriva dal fatto che la teoria dellaproduzione si basa su una struttura assiomatica incompatibile allanalisi neoclassica,per cui qualsiasi tentativo di riduzione delluna a caso particolare dellaltra destinatoa generare, come in Hahn (982), una serie di gravi errori logici e metodologici. Sulpiano analitico, limplicazione di questa diversa scelta degli assiomi che la distribuzio-ne viene determinata indipendentemente da qualsiasi riferimento alle dotazioni inizia-

    li di inputproduttivi impiegati (Garegnani

    990, p.

    5; 2003, p.

    49). In secondo luogo,ladefinizione del modello richiama il fatto che la teoria della produzione di per s nonappare in grado di distinguere i caratteri istituzionali del sistema economico, e quindinemmeno la natura capitalistica dello stesso. Soltanto aggiungendovi un esame appro-fondito dei flussi monetari e finanziari diventa lecito sostenere che lo schema concet-tuale adottato sia in grado di rappresentare adeguatamente la meccanica interna diuno specifico modo di produzione, e in particolare del capitalismo (Graziani993, p.77).4 Come vedremo, proprio grazie a una struttura concettuale di teoria della pro-duzione che il modello in questione pone in secondo piano i vincoli naturali di scarsi-t tipici della teoria neoclassica, e centra invece lattenzione su alcuni vincoli di caratte-re politico-istituzionale alla realizzazione e distribuzione del prodotto sociale allin-terno di un sistema capitalistico.5

    Lanalisi si svilupper attorno a un modello di crescita e distribuzione rappresentativo di

    un sistema che produce un solo bene a mezzo di s stesso e di lavoro. Assumeremo inoltreche la durata dei beni capitali prodotti sia limitata a un periodo e che lo stato della tecnolo-

    Per riferimenti bio-bibliografici sui due autori, cfr. Arena, Salvadori2004; Arestis, Sawyer2000; Fontana,Realfonzo2005; Garegnani, Mongiovi, Petri999; Meacci998.

    2 Un primo tentativo di integrazione tra i contributi di Garegnani e Graziani presente in Brancaccio,Realfonzo2005, che sviluppano alcune riflessioni di Graziani98.

    3 Per una descrizione dellantagonismo tra il paradigma neoclassico della scarsit e il paradigma classico diteoria della produzione, si veda Pasinett i989. Cfr. anche Baranzini, Scazzieri989. Sulle differenze tra le mo-derne interpretazioni dei classici da parte di Garegnani, Pasinetti ed altri, cfr. Roncaglia999.

    4 Le considerazioni di Graziani in merito alla neutralit istituzionale dei modelli di teoria della produ-zione possono essere poste a confronto con il concetto di analisi pre-istituzionale di Pasinetti993. Perafferrare le differenze di fondo tra le due concezioni l esempio che segue pu essere daiuto: Pasinetti consi-dera sufficiente il riferimento alla equazione di Cambridge per passare dallanalisi che egli definiscepreistituzionale allanalisi delle istituzioni di un particolare modo di produzione. Graziani ritiene invece

    che, nonostante lapparente esplicitazione della distribuzione del prodotto tra le classi, anche i modelli fon-dati sulla equazione di Cambridge di fatto non si soffermino sullanalisi del circuito dei flussi monetari efinanziari e quindi non siano in grado di porre in luce i tratti distintivi del sistema capitalistico. Cfr., ad es.,le considerazioni di GRAZIANI988a, p. xxxi, sui postkeynesiani. bene chiarire che per quanto lespressionepost-keynesiani venga solitamente adoperata da Graziani con riferimento a Kaldor e Robinson, le sueriflessioni possono essere estese anche a coloro i quali, come Pasinetti, hanno suggerito unintegrazione tralequazione di Cambridge e la teoria dei prezzi di produzione.

    5 Resta da verificare se una simile sistemazione concettuale possa offrire spunti utili per un sia pur parzialesuperamento della controversia tra continuisti e discontinuisti nello studio della evoluzione del pensiero diKeynes dal Trattato alla Teoria generale, soprattutto in relazione alla possibilit di individuare criteri inediti diintegrazione tra le due opere. Cfr. Graziani99 e Pasinetti99. Cfr. anche in seguito, parr. 2e 4.

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    gia sia esprimibile attraverso funzioni continue e diff

    erenziabili. Queste ipotesi ovviamenteci impediranno di soffermare lattenzione sulle fondamentali critiche alla concezione delcapitale e al principio di sostituibilit fattoriale che nel corso dellultimo mezzo secolo han-no investito la teoria neoclassica (Sraffa960, Garegnani960). Le medesime ipotesi tut-tavia non rappresentano una novit nel campo delle analisi classiche e del circuito. Anche inquesti ambiti possono rintracciarsi modelli a un solo bene e funzioni tecnologiche conti-nue, il cui impiego viene spesso giustificato dal fatto che sotto date condizioni tali modelliriescono pi efficacemente di altri ad evidenziare le principali differenze concettuali rispettoalla teoria neoclassica.2Inoltre, molte delle conclusioni cui perverr la nostra analisi posso-no essere riprodotte in assenza delle ipotesi suddette, vale a dire in contesti multisettoriali,eventualmente caratterizzati da funzioni tecnologiche non continue e dalla distinzione tramerci base e merci non base. Ma soprattutto, opportuno precisare che il fine prioritariodelle semplificazioni adottate consiste nellagevolare la comparazione tra il modello di teo-

    ria monetaria della produzione e una versione del modello neoclassico di crescita e distribu-zione ispirata ad Hahn (982). Tali semplificazioni contribuiscono infatti a rendere entram-bi i modelli facilmente confrontabili con una struttura formale di larghissima diffusione,originariamente proposta da Solow (956). In tal modo dovrebbero risultare accessibili an-che ai non specialisti alcuni dei vizi logici e metodologici contenuti nel ben noto tentativodi Hahn (982) di ridurre il modello di teoria della produzione a caso speciale della teorianeoclassica dellequilibrio intertemporale. Noteremo in particolare che Hahn giunge alparadosso di determinare il passato in funzione del futuro, dal momento che pur di conseguireil suo obiettivo egli si ritrova a descrivere un equilibrio neoclassico intertemporale di breveperiodo considerando endogene le dotazioni ed esogeno il tasso di crescita.

    2.

    Da qualche anno si registrano, in letteratura, alcuni segnali di interesse riguardo alla oppor-

    tunit di porre a confronto, ed eventualmente integrare, lanalisi del circuito monetario daun lato e il sistema dei prezzi di Sraffa e pi in generale lapproccio delleconomia politicaclassica dallaltro.3 Indubbiamente, la scelta di sviluppare tale confronto attraverso unadiretta comparazione dei contributi di Garegnani e Graziani assume i tratti dellesperimen-to pionieristico, con tutti i rischi che ne conseguono. Infatti, se in generale la letteraturacomparativa tra i due approcci risulta piuttosto scarna, quella specificamente dedicata agliautori menzionati deve considerarsi pressoch inesistente.4 Ci nonostante, considerato

    I contributi principali al dibattito possono rintracciarsi in SYLOSLABINI973e LUNGHINI975. Cfr. anche Petri989. Per una estensione della critica alla concezione del capitale ai pi recenti modelli neoclassici di equilibriointertemporale, cfr. Garegnani2003.

    2 Limpiego di modelli a un solo bene in ambito di teoria classica e del circuito risulta ampiamente diffuso. Cilimitiamo qui a segnalare rispettivamente Kurz, Salvadori995, cap. 2; Graziani2003. Circa ladozione di model-li di ispirazione classica caratterizzati da funzioni continue, si rinvia tra gli altri ad Hahn, Mattews964; Darity98. Fin dalla interpretazione di Solow956 del modello Harrod-Domar, si molto diffusa nella letteraturamainstream lopinione secondo cui le assunzioni sulla tecnologia sarebbero le uniche rilevanti ai fini della distin-zione tra modelli neoclassici e non. Per una critica, cfr. Brancaccio2003.

    3 Lunghini, Bianchi2004; Halevi, Taouil 998. Si vedano inoltre le raccolte di saggi curate da Deleplace,Nel l 996; Rochon, Rossi 2003; Arena, Salvadori2004e le rispettive introduzioni.

    4 Tra le eccezioni, cfr. Messori984e Bel lofiore986, p. 4. Cfr. anche Bel lofiore 997e Bel lofiore, Guidi986. Sia pure in termini diversi, questi contributi propongono una lettura sostanzialmente antagonistica delleinterpretazioni di Marx e pi in generale del funzionamento del sistema economico da parte di Garegnani eGraziani. Riguardo ai diretti interventi dei due autori in questione, si segnala Graziani966, dedicato tra laltroalla interpretazione di Walras proposta da Garegnani960. Sugli sraffiani in generale, si veda Graziani983, 993.Sui postkeynesiani, cfr. Graziani988a, 2003.

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    limpegno profuso dai due autori sia nella critica alla teoria neoclassica

    sia nella interpreta-zione e nello sviluppo del pensiero di Marx,2 il tentativo potrebbe rivelarsi utile alla defini-zione di un preciso campo dindagine allinterno del quale promuovere il confronto tra idue indirizzi di ricerca menzionati. Con ci naturalmente non si intende negare che pro-prio su questi temi Garegnani e Graziani abbiano spesso assunto posizioni diverse tra loro.Ma questo non impedisce di rilevare che dalla diretta comparazione dei loro contributiemergano elementi di complementarit inediti e significativi. Basti pensare alle opportuni-t offerte dalla reciproca integrazione di quelle che Graziani defin le critiche esterna edinterna alla teoria neoclassica, talvolta erroneamente considerate alternative luna allal-tra.3Senza dubbio pi complesso appare invece il raffronto dei discorsi costruttivi dei dueautori, specialmente riguardo alla rilettura di Marx. A questo proposito, ben nota la con-clusione di Garegnani secondo cui, una volta assodata la fallacia della spiegazione neoclas-sica del profitto, lesistenza dello sfruttamento non sembrerebbe potersi far risalire ad altro

    che al semplice fatto che lordinamento economico non consente alla collettivit dei lavo-ratori di appropriarsi dellintero prodotto sociale (Garegnani98; Garegnani, Petr i982).Rispetto a questa conclusione, linterpretazione del pensiero di Marx da parte di Graziani(982) potrebbe esser letta come una implicita proposta di estensione dellindagine pro-prio intorno alle determinanti capitalistiche della composizione e distribuzione del prodot-to sociale, vale a dire intorno a quello che Garegnani ha definito un semplice fatto dellor-dinamento economico e che ha volutamente lasciato ai margini del proprio nucleo teori-co. in questottica, riteniamo, che potrebbe spiegarsi lattenzione di Graziani verso leso-geneit della scala e della composizione del prodotto sociale contenuta nel Trattato dellamoneta di Keynes (Graziani2003). Ed sempre in questottica che potrebbe intendersi lin-teresse di Graziani verso le quantit date diProduzione di merci di Sraffa (Graziani985). Ilcarattere esogeno di tali grandezze pu infatti esser concepito come una espressione delpotere della classe capitalista di determinare in via prioritaria sia la scala sia la composizione

    del prodotto sociale e quindi, indirettamente, anche la distribuzionefinale dello stesso. Unasimile chiave di lettura porta con s importanti conseguenze, soprattutto sul piano politi-

    Garegnani960, 979; Graziani966, 980a, 98.2 Garegnani98 ; Garegnani, Petri982; Graziani982, 983.3 Graziani980a in effetti elabor tale distinzione nel corso di un intervento polemico rivolto a un certo modo

    di concepire lo sviluppo del pensiero economico che negli anni settanta risultava piuttosto diffuso in Italia, e chesi basava in termini pressoch esclusivi sulla ricerca di incoerenze log iche nelledificio neoclassico. innegabileche alcuni destinatari delle accuse di Graziani avessero tratto ispirazione dalle critiche interne di Sraffa e Garegnanialla teoria neoclassica. Tuttavia, questa evidenza non offre alcun indizio a sostegno dellidea che lintervento diGraziani mirasse, seppure indirettamente, a una presa di distanza da tali critiche. Queste al contrario ricevonodichiarazioni di apprezzamento in Graziani98. Inoltre, sebbene Graziani980b abbia giudicato limpiantoneoclassico limitato, ma corretto nella sua coerenza interna, bene chiarire che tale definizione era esclusiva-mente rivolta ad un equilibrio caratterizzato da quasi rendite non nulle, vale a dire ad un equilibrio solitamente

    definito di breve periodo. Che Graziani966e Garegnani960, 979abbiano manifestato valutazioni diverse inmerito alla possibilit di considerare Walras implicitamente un precursore coerente della versione di breve peri-odo dellequilibrio neoclassico oppure lideatore di un sistema teorico contraddittorio, cosa del tutto ininfluenteai fini della presente discussione. Quel che conta in questa sede chiarire che Graziani non ha mai negato lasso-luta rilevanza delle critiche di tipo interno alla teoria neoclassica, e che pertanto non vi sono ragioni per esclude-re, ad es., che egli potrebbe oggi condividere un recente contributo di Garegnani2003teso ad estendere questotipo di critiche alla versione di breve periodo dellequilibrio neoclassico. Analogamente, va ricordato che il pro-gramma di ricerca di Garegnani risulta a sua volta caratterizzato da una evidente critica esterna nel senso diGraziani alla teoria neoclassica, vale a dire dalla ricerca, attraverso il recupero del pensiero classico, di una strut-tura concettuale alternativa fin nelle premesse iniziali alla impostazione dominante. Si vedano in propositoGaregnani98, 990e il par. 3del presente saggio.

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    co.

    Per gli scopi del presente lavoro, tuttavia, essa pone anche due ordini di problemi. Ilprimo consiste nel verificare se e in che misura lattribuzione ai capitalisti di un simile privi-legio entri in contrasto con la visione del processo economico contenuta nella Teoria genera-le. noto infatti che lipotesi di esogeneit della scala assoluta di produzione non impediscedi includere il moltiplicatore keynesiano nellanalisi. 2Ma chiaro daltro canto che il vinco-lo contenuto in questa ipotesi deve essere rilassato se si vuole che il principio della domandaeffettiva di Keynes operi sul versante della scala di produzione anzich sul livello dei prezzie sulla distribuzione. Il secondo ordine di problemi deriva dal fatto che linterpretazione diGraziani delle quantit date diProduzione di merci sembra entrare in contrasto con lipotesidi uniformit del saggio di profitto, e potrebbe forse rivelarsi incompatibile con linteradeterminazione classica dei prezzi di produzione.3Sono essenzialmente questi, ad avviso dichi scrive, i punti di reale tensione critica tra Garegnani e Graziani. 4 Su di essi occorrersenzaltro indagare. Tuttavia in questa sede non ce ne occuperemo, dal momento che lat-

    tenzione verr esclusivamente rivolta alla costruzione di un modello a un solo bene. Inesso, come vedremo, la questione della scala di produzione pu risolversi in una combina-zione tra due ipotesi alternative sulle variabili esogene, mentre il problema delluniformitdei saggi di rendimento tra i settori ovviamente per definizione non sussiste. Tale modello,si badi, costituir niente pi che una stilizzazione di alcuni tratti salienti dei programmi di

    A questo proposito, si consideri linterpretazione dellandamento della distribuzione del reddito nel corsodella seconda met del Novecento contenuta in Cavalieri, Garegnani, Lucii2004. Essa chiarisce che, nellotticadi Garegnani e dei continuatori del pensiero classico e marxiano, non vi nulla che lasci ritenere che lappropriazionedellintero prodotto netto da parte dei lavoratori salariati possa ritenersi concepibile nellambito di un sistemacapitalistico. Al tempo stesso, per, la medesima interpretazione pone le determinanti della distribuzione delreddito al di fuori del nucleo analitico classico, e in particolare le rintraccia negli indirizzi di politica monetaria,nellandamento delloccupazione e nelle loro ripercussioni sul potere contrattuale dei lavoratori. Lattenzione di

    Graziani verso le ipotesi di esogeneit del livello e della composizione del prodotto sociale sembrerebbe inveceindirizzata alla costruzione di strutture analitiche che individuino direttamente nelle decisioni di produzionedella classe capitalista i principali vincoli alla distribuzione del reddito. Tali differenze interpretative ricadonoovviamente anche sulle valutazioni in merito alla possibilit o meno di incidere sulla composizione e distribuzio-ne del prodotto sociale attraverso i soli strumenti di politica monetaria e di gestione della domanda. Su questoimportante problema, si vedano i dibattiti riportati in Lunghini98.

    2 Evidente qui il riferimento a Kaldor956. Si veda in proposito Graziani988a, 988b, 2003.3 Nellambito della teoria classica dei prezzi di produzione, lipotesi di uniformit del saggio di pro fitto pu

    ritenersi compatibile con lassunzione di quantit date perch si ritiene che queste ultime riflettano non soltantola composizione della produzione di merci ma anche la composizione della domanda effettuale, sulla base delmeccanismo smithiano secondo cui solo se la prima si adegua alla seconda allora il prezzo di mercato viene acoincidere con il prezzo naturale o di produzione. Cfr. Kurz, Salvadori995, cap. . Se per, seguendo Graziani986, si attribuisce un ruolo prioritario alla composizione della produzione, possibile che si sia costretti adescludere dallanalisi il meccanismo di adeguamento dellofferta alla domanda e con essa anche la tendenza al-luniformit dei saggi di profitto che su quel meccanismo si basa.

    4 interessante notare che nella interpretazione del valore e dello sfruttamento in Marx da parte di Graziani,

    si trovano espliciti riferimenti sia alla ipotesi di uniformit del saggio di profitto (Graziani983b) che ai prezzi diproduzione di Sraffa (Graziani983a). Da tali scritti sembrerebbe cio emergere una possibilit di sovrapposizionetra unanalisi essenzialmente macroeconomica della distribuzione del prodotto sociale, e unanalisi microeconomicadella determinazione dei prezzi relativi. Se cos fosse, si potrebbe ritenere che le conclusioni del nostro modello aun bene possano riflettere quelle pi generali di unanalisi multisettoriale e che pertanto la tensione critica traGaregnanie Graziani sia superabile anche a un livello pi generale di indagine. Il problema che linterpretazio-ne delle quantit date di Sraffa avanzata da Graziani986sembra invece far emergere un contrasto diretto con lateoria classica dei prezzi e quindi con Garegnani. La questione della superabilit o meno di questo contrasto puessere affrontata, ad avviso di chi scrive, verificando se una procedura analoga a quella fondata sulla distinzione esulla reciproca interazione tra nucleo ed estensione possa essere riproposta anche per lanalisi delle deviazionidei prezzi di mercato dai prezzi di produzione in un contesto multisettoriale.

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    ricerca di Garegnani e Graziani, e dei comuni fattori di contrasto con la teoria neoclassica.Solo da un esame approfondito degli scritti dei due autori e dallampliamento dellanalisi alcaso multisettoriale, si potr verificare se lintegrazione proposta in questo articolo possaconsiderarsi meritevole di sviluppi ulteriori, o se invece sussistano ostacoli logici ed episte-mologici tali da suggerire di intraprendere un diverso sentiero di ricerca.

    3.

    Il modello qui presentato descrive un sistema capitalistico chiuso agli scambi con lestero,nel quale viene prodotto un solo bene a mezzo di s stesso e di lavoro. Gli attori socialiconsiderati sono i lavoratori, le imprese, i proprietari delle imprese, le banche, la bancacentrale ed eventualmente il governo. Per ogni periodo considerato, parleremo di im-prese domandanti o produttrici per distinguere gli atti di acquisto dagli atti di produ-zione e vendita dei beni capitali. 2 Iniziamo con il descrivere la tecnologia del sistema.

    Defi

    nendo conKla quantitfi

    sica del bene disponibile come capitale e quindi adopera-ta come inputproduttivo, e conL edXrispettivamente la quantit di lavoro omogeneoimpiegato e la quantit del bene prodotto, otteniamo la seguente funzione di produ-zione:

    X = F (K, L)

    Assumiamo che la funzione di produzione presenti rendimenti costanti di scala. In base aquesta ipotesi possiamo affermare che:

    aF(K, L) =F(aK, aL) aR+

    Ponendo a = 1/L, la funzione pu essere riscritta nel seguente modo:

    x = f(k)

    dovex = f(k) = X/L rappresenta la produzione per unit di lavoro e k = K/L indica il capitaleper unit di lavoro, ossia la tecnica produttiva adottata. Va notato che una volta determina-to k risulta noto anche il rapporto traKeX, dal momento cheK/X = k/f(k). Infine, laddovenon venga diversamente specificato, supporremo che il lavoro risulti abbondante rispettoalle esigenze di produzione del sistema.

    Passiamo ora ad esaminare la prima espressione del modello, che corrisponde al valoredella produzione realizzata. Definiamo con Wil salario monetario, con ril tasso di profitto,conPil livello dei prezzi monetari del bene prodotto e con Y = PXil valore monetario dellaproduzione e quindi del reddito. Il valore della produzione dato da :

    Y = PX = WL + (1 + r)PK

    Questa espressione presenta caratteristiche attinenti sia alla teoria del circuito sia alle pro-

    poste di integrazione delle teorie classica e keynesiana che vanno talvolta sotto il nome dianalisi classico-keynesiane (PETRI989, 2003). Lespressione si basa su una serie di conven-zioni e di ipotesi rispettivamente inerenti al grado di aggregazione adottato e alla scansionetemporale delle anticipazioni monetarie e reali rispetto al processo produttivo. Ad ognimodo essa non presenta differenze sostanziali rispetto alle analisi in cui lequazione che espri-

    Su tutti questi temi, cfr. Lunghini, Bianchi2004.2 Va precisato che nel medesimo periodo una stessa impresa potr essere sia domandante che produttrice di

    merci. La distinzione si riferisce cio allazione e non al soggetto.

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    me il valore della produzione non contempli il costo dei beni capitali ed il saggio di profi

    ttovenga misurato sul solo monte salari. Dividendo lespressione perPedL, si ottiene:

    (1)

    Ipotizziamo che il salario monetario Wsia dato dalla contrattazione tra imprese e lavorato-ri. Introduciamo a questo punto unipotesi particolarmente significativa per la nostra anali-si. Assumiamo infatti che sia possibile individuare una distribuzione del reddito normale odi lungo periodo, vale a dire determinata da forze economiche, sociali e istituzionali dota-te di una persistenza maggiore rispetto alle altre variabili in gioco. Sulla base di questaassunzione, il tasso di profitto rviene per il momento considerato esogeno e pu esserconcepito come un tasso di lungo periodo, ossia determinato dalle forze suddette, le qualievidentemente definiscono il contesto storico di riferimento e che in prima approssimazio-ne possono esser considerate esterne al modello. Dati Wed r, e assumendo per il momen-

    to che anche la tecnica produttiva k sia data, dalla (1) facile determinare residualmente illivello dei prezziPe quindi anche il salario reale W/P, anchesso definito normale o di lungoperiodo.

    bene chiarire che lipotesi secondo cui la distribuzione del reddito presenta una mag-giore persistenza rispetto alle altre grandezze del sistema non esclude affatto che possanoregistrarsi deviazioni anche significative rispetto ai valori determinati in funzione del tas-so di profitto normale. Nel presente contesto si assume che tali deviazioni possano essen-zialmente verificarsi per due motivi. Innanzitutto possibile che si abbiano mutamentidel prezzo di mercato tali da allontanare questultimo dal prezzo Pcorrispondente alladistribuzione normale. Se definiamo il prezzo di mercato con P

    t, possiamo indicare la

    deviazione rispetto aPcon d = Pt/P. Ovviamente, i due prezzi coincideranno solo quando

    d =.In secondo luogo, anche possibile che si verifichino deviazioni nel grado di utiliz-zo della capacit produttiva rispetto al suo valore considerato normale. A questo propo-

    sito abbiamo detto che, una volta noto k, anche il rapporto traKeX noto. Qui si assumetuttavia che tale rapporto presenti un certo margine di oscillazione. Lidea che, a diffe-renza del lavoro, il capitale possa essere usato in modo pi o meno intensivo. Questosignifica che, pur adottando la medesima tecnica produttiva, da un dato livello di Kpuaccadere che le imprese decidano di ottenere livelli pi o meno elevati di produzione. La

    In Graziani994, pp. 09e 39, ad es., il valore della produzione corrisponde aPX = (1+ r)WL. Rispetto aquesta formulazione, lespressione da noi adottata presenta due differenze. Innanzitutto essa contempla tra i costinon solo il monte salari ma anche il valore dei mezzi di produzione. Questi ultimi sono esplicitati poich il settoredelle imprese non viene consolidato e quindi il modello pone in luce anche g li scambi tra le imprese e i rispettiviflussi di finanziamento tra queste e le banche. In secondo luogo, nella espressione da noi adottata il tasso diprofitto viene calcolato sul solo valore dei mezzi di produzione. Questa scelta non pu in questa sede essergiustificata rinviando soltanto alla ben nota ipotesi sraffiana secondo cui i salari in termini di merci sono pagati al

    termine del processo produttivo. Infatti, come vedremo in seguito, ladozione di tale ipotesi non costituirebbe diper s un motivo sufficiente per escludere i salari dal calcolo del tasso di profitto dal momento che, allinterno delnostro modello, si assume comunque che il valore monetario del monte salari venga anticipato dalle banche alleimprese, ed erogato da queste ai lavoratori, prima che il processo produttivo abbia inizio. Ci nonostante, ilcalcolo del saggio di profitto viene qui effettuato esclusivamente sul valore dei mezzi di produzione. Come vedre-mo in seguito la ragione che, sebbene anche il valore monetario del monte salari debba essere anticipato peravviare la produzione, qui si assume che il suo rimborso avvenga in un arco di tempo pi breve, ossia allinternodel medesimo periodo e non a distanza di due periodi dal finanziamento, come invece avviene per il valore deimezzi di produzione. In tal modo il pagamento di un interesse allatto del rimborso delle anticipazioni salarialipu ritenersi trascurabile e al l imite, come nel nostro caso, nullo. Il che consente, almeno in prima approssima-zione, di escludere tali anticipazioni dal calcolo del tasso di profitto.

    f(k)= W +(1+r)kP

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    produzione indicata conXcorrisponde allutilizzo normale diK, che rappresenta il gra-do di utilizzo che le imprese prediligono e al quale pertanto cercano di conformarsi. Ma possibile che si realizzino anche livelli di produzione diversi, indicati conX

    t= uX, dove u

    dato dal rapporto tra produzione effettiva e produzione normale, ed indica appunto ilgrado di utilizzo effettivo della capacit produttiva dei beni capitali. Naturalmente il gra-do di utilizzo effettivo coincider con il grado definito normale quando u = 1, ossia quan-do produzione effettiva e normale coincidono. opportuno notare che lipotesi di varia-

    bilit del grado di utilizzo comporta che il termine L debba esser considerato come illivello di occupazione corrispondente allutil izzo normale della capacit, mentre il livelloeffettivo di occupazione sar dato da uL.2

    Considerato che il saggio di profitto si misura sul capitale acquistato ai prezzi del periodoprecedente e definendo d

    t-1=P

    t-1/P, possiamo riscrivere lequazione della distribuzione del

    reddito in modo da tener conto delle variazioni correnti dei prezzi e del grado di utilizzo

    della capacit:

    Y= dPuX= WuL + (1+gr) dt-1

    PK

    da cui, dividendo per dPedL, si ottiene:

    (1')

    dove il terminegindica la deviazione tra il tasso di profitto corrente e il tasso di profitto rnormale. Ossia, definendo con r

    til profitto di mercato, allorag= r

    t/r. Tale deviazione di-

    pender ovviamente dai valori assunti da u, d e dt-1

    . SostituendoPcon la (1) allinterno dellaequazione (1') si ottiene infatti che:

    (1'')

    da cui si rileva che solo nel caso in cui u = d = dt-1

    = 1allorag= 1, ossia il tasso di profitto

    effettivo coincide con il tasso rdi lungo periodo. In tutti gli altri casi si registreranno devia-zioni rispetto ad r.

    Passiamo infine ad esaminare il termine k. Questo potr esser considerato fisso oppurevariabile a seconda delle ipotesi relative alla tecnologia. Nel primo caso k risulter esogeno,al pari del tasso di profitto. In questa sede, per, al fine di agevolare il confronto con lanalisineoclassica, assumeremo che la funzione di produzione sia continua e differenziabile e chesoddisfi le seguenti condizioni:

    f(0) = 0,f '(k) > 0,f ''(k) < 0Si pone pertanto un problema di scelta della tecnica ottima, la quale pu essere determinatauna volta che sia dato il saggio di profitto. Le imprese tenderanno infatti a selezionare latecnica k che massimizza la differenza:

    Garegnani992. Cfr. anche Ciccone986; Garegnani, Palumbo998.2 Alternativamente si potrebbe inserire nel modello una ipotesi ulteriore, quella della esistenza non solo di un

    grado normale di utilizzo dei mezzi di produzione, ma anche di un grado normale di sfruttamento del lavorovivo, e della possibilit che si verifichino scostamenti del grado di sfruttamento dal suo livello normale. In questaversione del modello, tuttavia, non introdurremo questa ulteriore ipotesi.

    uf(k)dPW +(1+gr)

    dt-1

    dk

    (1+r) (1d)f(k)k ) 1dt-1g= 1r [ u ( ]

    =u

  • 7/30/2019 Brancaccio-Un Modello Di Teoria Monetaria

    9/32

    99Un modello di teoria monetaria della produzione capitalistica

    maxf(k) (1+ r)kche indica il prodotto al netto del montante del saggio di profitto r, il tutto in termini diunit di lavoro. La massimizzazione implica che:

    f '(k) = 1+ r (2)

    da cui, dato r, si determina la tecnica ottima k.Nellambito di un modello semplificato come questo, lequazione () e la relativa

    scelta delle variabili esogene possono esser fatte corrispondere a quello che Garegnani(98, 990) definisce il nucleo dellanalisi classica. Naturalmente le differenze rispet-to al nucleo originario sono numerose. Il nucleo di Garegnani, come noto, si basasulla esogeneit non solo di una variabile distributiva e delle condizioni tecniche diproduzione, ma anche del livello e della composizione del prodotto sociale. Inoltre, solo nel presente contesto a un bene che si pu determinare lequazione dei prezzi

    direttamente dalla equazione macroeconomica che descrive la distribuzione del reddi-to. Questo significa, evidentemente, cheP un prezzo monetario, il quale a sua voltadipende dal salario monetario Wcorrente. quindi solo al loro rapporto, e non ai lorolivelli assoluti, che si pu attribuire la definizione classica di prezzi normali o di lungoperiodo. Ad ogni modo, nulla impedisce che si possa passare direttamente allesamedei prezzi di lungo periodo, cos come sarebbe possibile costruire un sistema multiset-toriale, nel quale esisterebbero tanti prezzi per ogni merce prodotta. Quel che conta che tali differenze non incidono sul significato profondo che accomuna lequazione (1)al nucleo di Garegnani, e che consiste nellidea che la distribuzione del reddito possaesser determinata indipendentemente da qualsiasi riferimento alle dotazioni di inputproduttivi impiegati. Tale propriet fondamentale si ritrova anche nel sistema di equa-zioni (1), (1') e (2), che potremmo considerare una prima, possibile estensione del nu-cleo. In essa, dato il tasso di profitto r di lungo periodo, lequazione (2) consente di

    determinare endogenamente k e quindi, di conseguenza, anche la proporzione degliinputproduttivi Ked L impiegati. Noto k, dallequazione (1) si potr determinare Pequindi il salario reale di lungo periodo W/P. Infine, dati u e d dalle condizioni del mer-cato, la (1") consentir di determinare leventuale scostamentogtra il profitto di mer-cato e il profitto di lungo periodo. Oppure, alternativamente, si potr considerare gdeterminato dalle condizioni del mercato e ricavare dalla (1') le possibili combinazionidi u e d ad esso compatibili.

    Restano da determinare i valori di mercato di u e d oppure di g, finora consideratiesogeni e non spiegati. Tali valori, come vedremo, scaturiranno dalla equazione di equi-librio macroeconomico. Questo tipo di determinazione appare pienamente in linea conla tradizione classico-keynesiana. In questo caso, tuttavia, faremo scaturire lequazionemacroeconomica da unindagine sui flussi monetari che intercorrono tra i vari attori so-ciali in gioco, il tutto conformemente alla teoria del circuito monetario nella versione di

    Graziani (984, 2003). In tal modo lanalisi di Graziani costituir il completamento di quellache abbiamo definito lestensione del nostro modello costruita attorno al nucleo diGaregnani.

    4.

    Derivare lequazione di equilibrio macroeconomico dallanalisi del circuito monetario im-plica, come vedremo, un possibile allontanamento dalla posizione normale o di lungo peri-odo che contraddistingue il nucleo di Garegnani. A seconda dei casi, lequazione di equili-

    brio macroeconomico potr ammettere deviazioni sia dal grado di utilizzo normale della

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    Emiliano Brancaccio100

    capacit produttiva che dal livello dei prezzi corrispondente alla distribuzione normale. Ivalori delle variabili determinate in tali circostanze verranno pertanto definiti correntio di mercato. chiaro del resto che una indagine che oltrepassi i confini del nucleo e cheverta su unanalisi del circuito dei flussi monetari e finanziari, necessariamente tende acentrare lattenzione sul susseguirsi delle singole fasi del processo produttivo, ponendotemporaneamente in secondo piano le posizioni definite di lungo periodo. In tal sensoassumeremo che il processo si sviluppi in base alla seguente scansione temporale. Allini-zio di ogni dato periodo, le imprese domandano alle banche i finanziamenti necessari siaa pagare i salari ed avviare cos la produzione, sia allacquisto di nuovi beni capitali. Laproduzione viene realizzata tramite limpiego dei lavoratori occupati e dei beni capitaliprodotti e acquistati nel periodo precedente. Al termine del medesimo periodo, nel qualesi realizza pure la vendita delle merci prodotte, le imprese saranno tenute a rimborsare leanticipazioni salariali, mentre solo al termine del periodo successivo esse dovranno rim-

    borsare i prestiti destinati allinvestimento.

    Come vedremo, lipotesi che esista un diva-rio temporale di due periodi tra i prestiti e i rimborsi degli investimenti rilevante permolte delle conclusioni del nostro modello.2Per quanto tale ipotesi non sia presente nel-le tipiche analisi del circuito di Graziani, riteniamo che essa possa rientrarvi in modologicamente coerente.

    Passiamo ora alla descrizione di ci che avviene allinterno di ogni periodo. Pu essereutile iniziare lesame del circuito monetario da una situazione in cui il capitale fisicoKsiaconsiderato un dato esogeno, determinato dalle decisioni di investimento del periodoprecedente. Si suppone inoltre che, al pari di W, pure il tasso di profitto rsia dato, e quindiche anche la tecnica k ottima e il prezzo Psiano determinati. Se si assume che, almenoinizialmente, le imprese produttrici intendano mantenere il grado di utilizzo della capa-cit produttiva al suo livello normale, allora u = 1e quindi la produzione che si intenderealizzare corrisponder al livello normale X = Kf(k)/k, da cui evidentemente scaturir

    pure il livello di occupazione L = X/f(k). Supponiamo ora che le imprese produttrici dimerci domandino alle banche un finanziamento a breve termine pari a WL al fine diremunerare i lavoratori e avviare il processo produttivo. Supponiamo inoltre che le im-prese che domandano beni capitali richiedano un finanziamento pari a I = (1+g)PK. Assu-miamo per il momento che le banche si comportino in modo passivo, ossia concedanolintero ammontare sia del prestito a breve del monte salari WL che del finanziamento api lungo termine necessario ad effettuare linvestimento I, per datiPeKe qualunque siail tasso di crescitagdeciso dalle imprese. Una volta ottenuti i finanziamenti, le imprese daun lato effettueranno la spesa per investimenti e dallaltro trasferiranno WL ai lavoratorial fine di avviare la produzione. Se si adotta la cosiddetta ipotesi classica di risparmio(Hahn, Matthews 964), allora i lavoratori spenderanno tutti i loro redditi e quindi ladomanda complessiva di merci sar WL + (1+g)PK. In questa prima fase, dunque, lequi-librio macroeconomico si presenta nei seguenti termini:

    dPX= WL + (1+g) dPK

    dove, essendo per ipotesi u = 1eXgi determinato, lunica incognita la deviazione d delprezzo di mercato dal valorePcorrispondente alla distribuzione normale. La variazione del

    Questa interpretazione del circuito dei finanziamenti differisce sotto certi aspetti da quella tipica dellanalisikeynesiana, e in particolare di Kaldor. Si veda in proposito Graziani988b, 99.

    2 Ad es., come vedremo, essa consente di risolvere il problema del pagamento degli interessi monetari nellafase di chiusura del circuito.

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    101Un modello di teoria monetaria della produzione capitalistica

    prezzo di mercato determina cio quellunico assetto distributivo che consenta di ripartirela produzione in conformit con la domanda di investimenti delle imprese.Il fatto che la distribuzione debba in qualche modo adeguarsi alle scelte delle imprese

    deriva da una ipotesi ben precisa: osservando lequazione di equilibrio si pu infatti notareche, a differenza della spesa dei lavoratori, la spesa monetaria per investimento contempla iltermine d, il che sta ad indicare che essa si adatta alle variazioni del prezzo di mercato.Questa continua capacit di adeguamento fa s che, nel caso in cui u = 1, il termine

    (1+g)K/X = (1+g)k/f(k)

    rappresenti anche la quota del prodotto fisico che le imprese decidono di acquistare. Cista ad indicare che, in un contesto in cui sussiste un utilizzo normale della capacit, le im-prese hanno il vantaggio di poter decidere sia il livello che la quota di produzione fisica adesse destinata per fini di investimento.2Questo vantaggio pu trovare una spiegazione nel-lidea che, allinterno di un sistema capitalistico, le imprese godano rispetto ai lavoratori diun accesso privilegiato al finanziamento bancario, per cui esse appaiono maggiormente ingrado di preservare il valore reale dei loro acquisti dalle eventuali variazioni del livello deiprezzi di mercato. bene notare che un simile meccanismo di aggiustamento dipende an-chesso dallipotesi preliminare che le banche si comportino in modo passivo, assecondan-do tutte le decisioni delle imprese. Inoltre, va precisato che tale meccanismo non escludeaffatto che in alcune circostanze i lavoratori possano esercitare una tale pressione sui salarimonetari da preservare e al limite ampliare la quota di prodotto a essi destinata. Tuttavia,come vedremo meglio in seguito, il modello strutturato in modo tale che situazioni delgenere possano esser descritte soltanto attraverso un mutamento delle variabili esogene,vale a dire del salario monetario nel breve periodo e del saggio di profitto normale nellungo periodo.

    Si pone a questo punto una scelta. Si pu ritenere, come abbiamo fatto finora, che laproduzione effettiva uXnon venga influenzata dalle spinte provenienti dalla domanda equindi che lonere dellequilibrio macroeconomico ricada tutto sul movimento di d. Alter-nativamente si pu ritenere che le eventuali variazioni della domanda inducano variazionidella produzione effettiva uX(e quindi anche del lavoro effettivo impiegato, pari a uL) fino aquando non si sia raggiunto lequilibrio tra produzione e domandafisica di merci. In questocaso sarebbe il termine u a garantire lequilibrio macroeconomico. La scelta di indirizzarsiverso luna o laltra opzione rappresenta in un certo senso un crocevia teorico tra diversemodalit keynesiane di intendere laggiustamento macroeconomico.3Ad ogni modo, qualeche sia il meccanismo di aggiustamento prescelto, in tutti i casi al valore della domanda edella produzione venduta corrisponder la seguente distribuzione del reddito:

    dPuX= WuL + (1+gr) dt-1

    PK

    Il reddito WuL + (1+gr)dt-1PK, distribuito dopo la vendita delle merci, verr quindi ripartito

    nel modo seguente. Defi

    niamo con i il valore normale del tasso dinteresse bancario. Assu-

    Questo termine corrisponde al parametro b contenuto in Graziani2003.2 Come vedremo in seguito, sotto lipotesi che u possa differire dallunit, il vantaggio delle imprese sulla

    quota di produzione ad esse destinata viene meno, e resta solo quello sul livello.3 Nel caso in cui si assume che il livello di produzione sia dato, i riferimenti sono il Trattato della moneta e la

    teoria postkeynesiana della distribuzione. Cfr. Graziani2003, p. 97( bene tuttavia chiarire che la produzionedata non rappresenta unipotesi necessaria per il funzionamento della teoria postkeynesiana della distribuzione;cfr. Brancaccio2003). Se invece si ipotizza che la produzione possa reagire agli stimoli provenienti dalla doman-da, il riferimento linterpretazione della Teoria generale avanzata da Garegnani979. Cfr. anche Garegnani992.

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    Emiliano Brancaccio102

    miamo che questo tasso sia esogeno, vale a dire condizionato da forze ritenute in primaapprossimazione esterne allanalisi. Al contrario, noto il tasso dinteresse, possibile com-piere un passo ulteriore al di l del nucleo di Garegnani, indagando sulle determinanti deltasso di profitto normale rfinora considerato esogeno. Per il momento assumeremo che iltasso dinteresse contribuisca a determinare il tasso di profitto normale rsecondo la sempli-ce relazione:

    r=l + i

    con esogeno. Nulla esclude tuttavia che attorno a queste variabili si possano stabilire rela-zioni causali del tutto diverse (cfr. Lunghini, Bianchi2004). Ad ogni modo, noto i, possiamoaffermare che la somma WuL +(1+i)d

    t-1PKverr adoperata dalle imprese per restituire i presti-

    ti alle banche. A questo proposito va notato che, mentre WuL rappresenta il rimborso di unprestito avvenuto nel corso del periodo considerato, la somma (1+i)d

    t-1PKsi riferisce invece

    alla restituzione del prestito ottenuto nel periodo precedente a fini di investimento. Infatti:

    dt-1

    PKt= (1+g)dt-1PKt-1= It-1

    Esiste dunque un divario temporale tra finanziamento degli investimenti e rimborso deglistessi. Laspetto fondamentale di tale divario consiste nel fatto che esso rende possibile lesi-stenza di un differenziale tra i prestiti erogati dalle banche allinizio di un dato periodo e irimborsi realizzati al termine del medesimo. I primi corrispondono infatti a WuL + (1+g)dPKmentre i secondi sono dati da WuL + (1+i)d

    t-1PK. Il divario temporale tra i prestiti per inve-

    stimenti e i rimborsi implica pure che i proprietari delle imprese produttrici possono ritro-varsi con un reddito eccedente rispetto ai pagamenti dovuti alle banche. Infatti, segr > i,allora vi sar un reddito pari a (gr i)d

    t-1PKche non viene assorbito dai rimborsi. Tale reddi-

    to apparterr evidentemente ai capitalisti, proprietari delle stesse imprese, i quali potrannoin linea di principio liberamente disporre di esso. Lesistenza di questo reddito, si badi, condizione necessaria per lattivazione del tipico meccanismo del moltiplicatore keynesia-

    no. chiaro infatti che se tutti i redditi derivanti dalla prima vendita delle merci dovesseroessere impiegati per i rimborsi alle banche, un nuovo ciclo di spese potrebbe riaprirsi solocondizionatamente allemergere di nuove decisioni di produzione e spesa da parte delleimprese e alla disponibilit delle banche a erogare i finanziamenti necessari. E poich que-sto aspetto del comportamento delle imprese e delle banche non stato in questa sedeparametrizzato, sarebbe difficile ritenere il meccanismo del circuito monetario fin qui de-scritto pienamente compatibile con il moltiplicatore della Teoria generale.

    Proseguiamo nellanalisi del circuito. Sempre in base allipotesi classica di risparmio assu-miamo che la propensione dei capitalisti a risparmiare sia data e pari a s

    c. Questo significa che

    i capitalisti spenderanno per consumi la somma (1 sc)(gr i)d

    t-1PK, la quale va ad aggiungersi

    alla spesa gi effettuata per i consumi dei lavoratori e per gli investimenti delle imprese. Si attivacos un processo moltiplicativo che modifica la condizione di equilibrio macroeconomico:

    WuL + (1+gr)dt-1PK = dPuX = WuL + (1sc)(gr i)dt-1PK+ (1+g)dPKSe si assume che i prezzi di mercato reagiscano ai divari tra domanda e offerta in modo daassicurare la stabilit dellequilibrio macroeconomico, possibile imporre la condizione d

    t-1= d.

    Dividendo quindi per dPXe riarrangiando il tutto si ottiene:

    )()(

    kf

    kgs += 1 (3)

    Dovrebbero in tal modo risultare chiari i termini tecnici nei quali lanalisi del circuito e la Teoria generalepossono ritenersi compatibili. Sul tema, cfr. anche le riflessioni di Graziani988b.

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    103Un modello di teoria monetaria della produzione capitalistica

    dove s la propensione media al risparmio, ed data da:

    )()]()[(

    kf

    kirsis c ++= 1 (4)

    Si badi che la propensione al risparmio qui considerata non coincide con quella solitamenteriportata nelle analisi classico-keynesiane. Si noti infine che, sostituendo il terminegcon la(1"), lequazione (4) diventa:

    (4')

    Le equazioni (3) e (4) completano la cosiddetta estensione costruita attorno al nucleo,ossia attorno alla (1). Sostituendo la (4) nella (3) si pu notare che lequilibrio macroecono-

    mico si determina grazie agli scostamentig del tasso di profi

    tto di mercato dal suo livellonormale. Dalla (4') infine si pu notare che tali scostamenti derivano a loro volta da muta-menti nei prezzi oppure nel grado di utilizzo della capacit rispetto ai corrispondenti valorinormali o di lungo periodo. Il che sta a indicare che la condizione macroeconomica previstadalla (3) non implica necessariamente n che ci si trovi in una posizione di lungo periodo ntantomeno in un equilibrio di crescita stazionaria.2

    Guardando in dettaglio al meccanismo di aggiustamento, se si ammettono deviazioni am-pie e persistenti del grado di utilizzo della capacit dal suo valore normale allora si pu ritene-re che lonere dellequilibrio macroeconomico ricada interamente su u, e che d possa quinditendere allunit. Qualora per si dovesse ritenere inammissibile uno scostamento eccessivodallutilizzo normale, in tal caso spetter ai prezzi, e in particolare alla deviazioned dal prezzodi lungo periodo, assicurare lequilibrio. In questa sede adotteremo una ipotesi intermedia,che dovrebbe tra laltro costituire, come vedremo, un possibile punto di incontro tra Garegna-

    ni e Graziani in tema di analisi del rapporto tra equilibrio macroeconomico e distribuzione.Supporremo infatti che, per ragioni tecniche o economiche, le imprese evitino di collocare ilgrado di utilizzo effettivo della capacit al di fuori dellintervallo esogeno ammissibile u

    min

    umax

    , costruito attorno a u =1. Allinterno di questo intervallo, laggiustamento non necessaria-mente richieder mutamenti dei prezzi rispetto ai valori di lungo periodo. Al di fuori, invece,il riequilibrio dovr avvenire in parte tramite u e in parte tramite d.

    5.

    In definitiva, il sistema completo, costituito da un nucleo e da una estensione rispettivamenteispirati a Garegnani e a Graziani, pu essere formalmente rappresentato dalle equazioni (1),(1'), (2), (3) e (4). Dato r, lequazione (2) determina k e lequazione (1) determinaPe quindianche W/P. Sostituendo la (4) nella (3) si determinag. Qualora poi si intendesse anche giunge-re ad una determinazione puntuale della combinazione di u e di d contenuta ing, allora si

    dovrebbero inserire ipotesi ulteriori. Ad es., si potrebbe assumere che le imprese modifiche-ranno i prezzi solo quando non disporranno di ulteriori margini di manovra sulla capacit. In

    La propensione s qui riportata indica il rapporto tra risparmio corrente e reddito misurato a prezzi di merca-to e in corrispondenza di un utilizzo normale della capacit. Essa coincide con quella tipica delle analisi classico-keynesiane solo nel caso in cui = 1e i =0. opportuno chiarire che la scelta di questa misura verte esclusivamen-te sullintento di affidare al solo termine la determinazione dellequilibrio macroeconomico. Leventuale sceltadi adottare definizioni diverse di s non avrebbe alcuna ripercussione sui risultati dellanalisi.

    2 Sulla definizione di lungo periodo nelle analisi classica e neoclassica tradizionale e sulla definizione di breveperiodo nellanalisi neoclassica moderna, si vedano Garegnani979e Petri999. Sulle differenze tra questi con-cetti e quelli di crescita stazionaria e non stazionaria, si rinvia a Brancaccio2003.

    (1+ i)} [(1+i) +sc u (1+r) (1) f(k)k ] = (1+g){

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    Emiliano Brancaccio104

    1

    1 )(

    max

    1 )(

    min

    questo caso, che solo uno dei tanti possibili, si pone d =1e dalla (1') si ricava u. Questi valoricostituiscono la soluzione del sistema se u compreso nellintervallo ammissibile:

    Altrimenti, ponendo la (1') in termini di d, le soluzioni sono date da:

    Ad ogni modo, quale che sia la modalit di determinazione di u e d, una volta nota la loro

    combinazione si potr determinare anche il salario reale di mercato W/dP. Considerato cheil termine 1/d corrisponde al rapporto tra il livello di mercato e il livello di lungo periodo delsalario reale, si potr inoltre verificare se lo scostamento tra i due ricada o meno nel seguen-te intervallo ammissibile, che assumiamo sia determinato da forze esterne al modello esul cui significato torneremo in seguito:

    Lanalisi fin qui descritta pu essere riportata sui seguenti due grafici. La Figura poneimmediatamente in luce le similitudini formali tra il modello di teoria monetaria della pro-duzione fin qui descritto e il ben noto modello neoclassico di crescita di Solow ( 956). proprio grazie a queste similitudini che dovrebbe emergere con immediatezza un primo,radicale contrasto tra i due modelli nella visione generale del funzionamento del sistema

    economico. Baster a questo proposito esaminare il grafico soffermando lattenzione sulfatto che il modello di teoria monetaria della produzione si basa su una relazione causale trale variabili in gioco che pone la tecnica produttiva k in funzione del tasso di profitto norma-le esogeno, e che di conseguenza risulta antitetica allanalisi neoclassica, dove la tecnica e iltasso di profitto dipendono invece dalle dotazioni esogene dei fattori produttivi.

    Fig. . Distribuzione esogena, scelta della tecnica e aggiustamento macroeconomiconel modello di teoria monetaria della produzione capitalistica.

    uminf(k)

    kumin

    u < =1

    f(k)WP

    + (1+gr)

    umaxf(k)

    kumax

    u < =1

    f(k)WP

    + (1+gr)

    umin

    u umax

    1+r

    k*k

    f(k) WP + (1+r)k

    f(k)

    sf(k)(1+g)k

    s*f(k)

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    105Un modello di teoria monetaria della produzione capitalistica

    In altri termini, dato refi

    ssate le condizioni (1) e (2), il punto di tangenza tra la funzione diproduzione e lequazione della distribuzione determina la tecnica k*corrispondente. Unavolta determinato k* in funzione di r, il medesimo grafico chiarisce che il rispetto dellacondizione (3) di equilibrio macroeconomico ricade tutto sul termine s. Il grafico mostra, intal senso, che una volta ottenuto k*, la propensione al risparmio dovr tendere a s*in modotale che sf(k*) = (1+g)k*. Pi precisamente, come si rileva sostituendo la (4) nella (3), tocche-r alla componente di s rappresentata dalla deviazionegdel tasso di profitto assumere quelvalore tale da garantire il rispetto della (3), ossia tale che la curva sf(k) arrivi a intersecare laretta (1+g)k in corrispondenza del valore k*gi determinato. Il contrasto con il modelloneoclassico di Solow evidente. Su di esso approfondiremo ulteriormente nei paragrafisuccessivi.

    La Figura 2si riferisce allanalisi delle deviazioni della distribuzione corrente rispetto alladistribuzione normale. In termini del tutto generali, abbiamo visto come tali deviazioni

    dipendano a loro volta dagli scostamenti di u e d dai rispettivi valori normali. Tali scosta-menti, come abbiamo visto, risultano a loro volta delimitati da una serie di intervalli esoge-ni, che definiscono i campi di oscillazione del grado di utilizzo della capacit e dei prezzi dimercato che per varie ragioni di natura tecnica, economica e politica potranno conside-rarsi ammissibili. Dati questi intervalli, risulta possibile delineare un intorno ammissibiledella distribuzione normale. In Figura 2tale intorno pu essere genericamente rappresen-tato dallarea tratteggiata. Alternativamente, come abbiamo visto in precedenza, possibi-le formulare delle ipotesi pi specifiche sullandamento di u e d. Ad es., sotto le assunzionifatte nel presente paragrafo, larea tratteggiata imploder tutta nella linea spezzata ABCD,lunica rappresentativa in quel caso dellintorno ammissibile della distribuzione normale.

    Ad ogni modo, pi che la forma specifica assunta dallintorno della distribuzione nor-male delimitato dalle combinazioni ammissibili di u e d, la sua stessa esistenza a rivelarsidecisiva allinterno del nostro modello. Essa pu infatti essere interpretata come un possibi-

    Fig. 2. Distribuzione normale e corrente nel modellodi teoria monetaria della produzione capitalistica.

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    Emiliano Brancaccio106

    le punto di incontro tra Garegnani e Graziani in tema di analisi della distribuzione. Va ricor-dato, in proposito, che Garegnani si pi volte soffermato sullanalisi dei cambiamenti delgrado di utilizzo della capacit produttiva, mentre Graziani ha centrato lattenzione sulmutamento del livello dei prezzi di mercato ai fini del riequilibrio macroeconomico (Gra-ziani2003). Il fatto che in questa sede si sia deciso di contemplare i mutamenti di entrambele variabili menzionate, ci consente di intersecare alcuni aspetti delle teorie della distribu-zione di entrambi gli autori. In particolare, nel nostro modello la distribuzione normalerisulta non necessariamente condizionata dal meccanismo di equilibrio macroeconomico.

    Al tempo stesso, per, la definizione di distribuzione normale in un certo senso si espande,visto che le deviazioni dal suo valore puntuale risultano ora pienamente integrate nel mo-dello, e possono esprimersi in termini di scostamenti non solo del saggio di profitto maanche del salario reale dai rispettivi valori normali.

    A proposito infine della dimensione di tali deviazioni, resta in sospeso il problema di

    valutare che cosa accade se le soluzioni del modello si situano al di fuori dellintorno am-missibile della distribuzione normale. In seguito esamineremo pure le conseguenze di unasimile eventualit.

    6.

    Il circuito monetario alla base del modello fin qui descritto presenta alcuni tratti pecu-liari. Si tratta infatti di un circuito che a meno di un caso non si chiude mai, nel sensoche non vi garanzia che la quantit di moneta immessa dalle banche allinizio di ogniperiodo coincida con la quantit di moneta che viene rimborsata al termine del mede-simo periodo. A tal proposito sappiamo che la scansione temporale su cui si basa ilnostro modello stabilisce che i prestiti per investimenti contratti allinizio di un datoperiodo vadano rimborsati assieme agli interessi solo al termine del periodo successi-vo. Allinizio di ogni periodo, infatti, le banche erogano WuL+(1+g)dPKe alla fine del

    medesimo richiedono WuL+(1+i)dt-1PK. Questo implica che a meno di un caso sussiste-ranno per ogni periodo scarti continui tra erogazioni e rimborsi. Considerando persemplicit una situazione in cui i prezzi di mercato siano stazionari e quindi d

    t-1= d, in

    ogni dato periodo lo scarto tra erogazioni e rimborsi pari a (g-i)dPKt, il che significa

    che esso si annulla solo se in media g = i, mentre risulta positivo se in media g > i. Inquesto secondo caso allinterno del sistema dovrebbe registrarsi in ogni periodo unostock di scorte liquide accumulate fino a quel momento. Considerando i valori medi di

    ged i, queste ammonteranno a:

    (g i)dP(1+g)tK0

    doveK0rappresenta il capitale esistente in un ipotetico periodo iniziale di riferimento. Data

    lipotesi classica di risparmio qui adottata, tali scorte potranno appartenere esclusivamenteai capitalisti proprietari delle imprese. In questa sede non si indagher sulle modalit di

    gestione di tali scorte da parte dei capitalisti, n sulle eventuali relazioni tra queste e le sceltedi risparmio. Daltro canto va tenuto presente che questa liquidit corrisponde in ogni casoa un debito delle imprese verso le banche, e quindi come tale andr sempre trattata.

    La principale difficolt dellanalisi, comunque, che allinterno del nostro modelloged isono due variabili esogene, e quindi ben poco pu dirsi a-priori circa la loro eventuale diffe-renza. Questultima risulta particolarmente rilevante, dal momento che da essa dipende

    Garegnani992. Cfr. anche Garegnani, Palumbo998.

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    107Un modello di teoria monetaria della produzione capitalistica

    anche la solvibilit delle imprese. Confrontando infatti i rimborsi dovuti al termine di ogniperiodo e i redditi WuL + (1+gr)dPKche le imprese traggono dalle vendite, si comprendeche le imprese risultano solvibili solo segr i. Ma attraverso la (3) e la (4) noi sappiamo che:

    sc(gr i) =gi

    per cui facile verificare che la condizione di solvibilit delle imprese sussiste solo nel caso in cuigi, e quindi coincide proprio con la condizione di eccedenza delle erogazioni rispetto ai rimbor-si. chiaro dunque che se tale condizione non fosse soddisfatta, a lungo andare la situazionerisulterebbe non sostenibile sul piano finanziario. Le imprese, infatti, a meno di ottenere il con-tinuo rinnovo di un debito crescente, sarebbero prima o poi costrette a rimborsare i prestitidirettamente in merci, ossia a cedere quote di produzione e di capitale fisico alle banche.

    Lidea che a lungo andare le imprese non siano in grado di ottenere il continuo rifinanzia-mento di un debito crescente, costituisce un primo abbandono della ipotesi di passivitdelle banche che avevamo finora adottato al fine di semplificare lanalisi. La rimozione di

    questa ipotesi consente adesso di evidenziare il ruolo decisivo delle banche nella determina-zione di tutte le variabili in gioco. In primo luogo, si pu ritenere che, assieme alla politicamonetaria della banca centrale, gli istituti di credito contribuiscano a determinare il tassodinteresse e quindi anche il tasso di profitto e la distribuzione normale. In secondo luogo,gli istituti di credito agiscono sullequilibrio macroeconomico tramite le loro decisioni difinanziamento a breve termine del monte salari WuL, e a lungo termine degli investimentiI. Definiamo i livelli massimi delle erogazioni che le banche sono disposte a concedere con

    Mb= WuL per i prestiti a breve del monte salari e con I

    b= (1+g)dPKper i prestiti a lungo

    termine relativi agli investimenti. Assumiamo quindi cheMbe I

    bsiano entrambi esogeni. Il

    loro rapporto sar dato da:

    kP

    W

    g)

    u

    I

    M

    b

    b

    +=

    1(

    Sapendo che W esogeno e che k ePsono determinati da resogeno, possiamo notare chei vincoli sulle erogazioni bancarie determinano delle restrizioni allintervallo dei valoriammissibili dig, d e u da cui deriva lintorno della distribuzione normale riportato in Figura2. Inoltre, quanto pi stringente sia il vincolo posto dalle banche sulle erogazioni a brevetermine rispetto alle erogazioni a lungo termine, tanto maggiore sar limpatto dello stessosul livello assoluto del prodotto sociale piuttosto che sulla sua composizione e distribuzio-ne. Vale invece il contrario nel caso in cui le banche siano pi disposte a concedere prestiti a

    breve che a lungo termine.In definitiva, potendo imporre un vincolo sui finanziamenti, le banche automaticamente

    concorrono alla determinazione della scala assoluta, della composizione e della distribuzio-ne del prodotto sociale. Questo risultato, in linea con la teoria del circuito di Graziani,risulta a nostro avviso compatibile anche con alcune riflessioni di Garegnani sul ruolo deivincoli monetari e finanziari allinterno del sistema economico (Garegnani983, p. 78).

    7.

    Abbiamo visto che una parte almeno del ventaglio di soluzioni fuoriuscite dal modelloprevede che il grado di utilizzo della capacit possa discostarsi anche in modo persistentedal suo valore normale. In letteratura questa assunzione ha talvolta suscitato delle perples-sit, nel senso che essa sembrerebbe contraddire lidea che le decisioni di investimento deb-

    bano sempre essere orientate verso lobiettivo di far convergere u allunit. Per superaretale contraddizione sono state suggerite alcune alternative, tra le quali ha assunto un certorilievo linserimento di una ulteriore voce di spesa allinterno del modello, la quale in un

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    Emiliano Brancaccio108

    zmin

    z umax

    s= (1+g) kf(k)

    +z

    certo senso combina tra loro alcune caratteristiche della domanda di beni capitali e delladomanda di beni di consumo. Si tratta della domanda autonoma non generatrice di capaci-t produttiva futura, una voce che per le sue caratteristiche stata spesso identificata con laspesa pubblica in disavanzo. Definendo il valore a prezzi monetari correnti di questa com-ponente della domanda con dZ, definendo inoltrez = dZ/dPXe inserendo questo terminenella equazione di equilibrio macroeconomico, la (3) diventa:

    (3')

    evidente che, nel caso in cui si consideri z come una variabile endogena, il termine s equindi anche il grado di utilizzo e le variabili distributive vengono tutti liberati dal compitodi assicurare lequilibrio macroeconomico. C tuttavia da precisare che, pur ammettendoche z sia endogeno, si potr al limite considerare trascurabile la deviazione del grado di

    utilizzo della capacit dal suo valore normale ma non si potr mai escluderla del tutto. 2Inoltre, appare discutibile lidea chez possa adeguarsi senza limiti a tutte le altre variabili.3

    Soprattutto nel caso in cui si tratti di spesa pubblica, sembra decisamente pi sensato rite-nere che il carattere endogeno diz sia valido solo in particolari circostanze storiche e chepi in generale si debba collocare anche questa variabile in un intervallo dato dallesterno:

    8.

    Gli ultimi tre paragrafi hanno rivelato alcune caratteristiche peculiari del modello di teoriamonetaria della produzione fin qui descritto. Queste risiedono nel fatto che, quale che sia lastruttura formale prescelta, si pone sempre il problema di verificare se la soluzione cui essad luogo rientri negli intervalli delle variabili esogene ritenuti ammissibili. Solo per citaregli esempi pi significativi, occorre domandarsi che cosa accade se la deviazione dal prezzocorrispondente alla distribuzione normale sia tale da collocare il salario reale o il valorereale della spesa pubblica al di sotto degli intervalli che definiscono lintorno ammissibile.Una possibile risposta a questo importante interrogativo che in circostanze simili potreb-

    bero attivarsi dei meccanismi di retroazione sulle variabili esogene del sistema. Ad es., ilsalario monetario o la spesa pubblica in termini monetari potrebbero essere sollecitati acambiare proprio in conseguenza di una soluzione collocata al di fuori dellintorno ammis-sibile della distribuzione normale.

    Sul piano epistemologico, ammettere una retroazione delle endogene sulle esogene si-gnifica implicitamente suddividere lindagine in due fasi distinte: un primo passaggio cen-trato sulla struttura assiomatico-deduttiva che caratterizza sia il nucleo che lestensione, eche consente di pervenire a soluzioni formali determinate; e un secondo passaggio in cui si

    oltrepassano i rigidi confi

    ni del sistema formale per discutere dei possibili rifl

    essi delle solu-zioni sui dati del sistema. In un certo senso, potremmo dire che una simile combinazionemetodologica renda la struttura del modello permeabile ai vari, possibili esiti della Storia,riflettendo in tal modo i caratteri di alcune tipiche interpretazioni non solo dellanalisi clas-sica (Garegnani98, 990) ma anche, forse, del circuito.4

    Serrano995, Panico997. Per un approfondimento, si veda Brancaccio2003.2 Palumbo, Trezzini 200. Si veda ancora Brancaccio2003.3 questa unipotesi implicita di Park2000. Per una critica, cfr. Brancaccio2003.4 Cfr., ad es., luso delle esogene negli schemi di Lunghini, Bianchi2004.

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    109Un modello di teoria monetaria della produzione capitalistica

    bene chiarire che sarebbe riduttivo limitare i problemi di compatibilit delle endogenecon le esogene alle sole ripercussioni di u sulle decisioni di investimento, ossia sui valoriassunti da Ie dag. Queste ripercussioni attengono alla mera definizione dei programmi diottimo interni alle imprese. Qualora si giudicasse insoddisfacente la proposta di definire unintervallo ammissibile attorno ad u= 1, nulla impedisce che tali programmi vengano espli-citati e che si pervenga in tal modo a una determinazione endogena del rapporto tra u eg.Questo usuale processo di assorbimento delle variabili esogene nella struttura formale sa-rebbe tuttavia inefficace di fronte a quei problemi di compatibilit tra dati e soluzioni chescatenino tensioni di tipo macroeconomico, e al limite politico, tra i vari attori in gioco. Sipensi, ad es., alleventualit in cui le variazioni di grsi ripercuotono sulla solvibilit delleimprese. In tal caso si corre il rischio che le decisioni delle singole banche sul finanziamentodegli investimenti abbiano riflessi negativi sul livello massimo delle erogazioni I

    b, e quindi

    peggiorino ulteriormente la situazione. Si porrebbe dunque il problema di intervenire a

    livello sistemico, al limite attraverso un mutamento delle condizioni della politica moneta-ria e in particolare di i. Diventa tuttavia difficile immaginare una struttura formale in gradodi descrivere efficacemente levoluzione del sistema in circostanze simili. Le difficolt oltre-tutto aumentano enormemente quando si tratti di esaminare i riflessi su We Z di soluzionidel sistema che prevedano valori di W/dPe diz collocati al di fuori dellintorno ammissibiledella distribuzione normale. Tali soluzioni possono essere definite instabili, tuttavia insenso politico e non matematico. Linstabilit politica scaturirebbe dallemergere di una con-traddizione tra le soluzioni del sistema e gli intervalli ritenuti ammissibili. Questa contraddi-zione attiverebbe il meccanismo della retroazione sulle esogene, la quale potrebbe dar luogoa una serie di rincorse reciproche tra le variabili monetarie. Questa serie di rincorse potrebbeesser tale da incidere sulle esogene definite di lungo periodo, nonch al limite sulla strutturastessa del modello esaminato. Uno dei vantaggi della integrazione tra il nucleo di Garegnanie lestensione di Graziani consiste per lappunto nella possibilit di esaminare in dettaglio gli

    eff

    etti di tali rincorse. Il modello di teoria monetaria della produzione, infatti, non solo costitu-isce un nesso tra la distribuzione di lungo periodo e gli effetti distributivi derivanti dai flussimonetari di breve periodo, ma si sofferma pure sulle diverse possibilit degli attori sociali ingioco di incidere su tali flussi.

    9.

    Il modello fin qui sviluppato ci ha permesso di evidenziare come, almeno sotto date condi-zioni, la teoria del circuito monetario di Graziani possa rappresentare una estensione ap-propriata di quello che Garegnani definisce il nucleo analitico della teoria classica dei prezzie della distribuzione. In particolare, lesplicitazione dei flussi monetari consente di esamina-

    Una dinamica particolarmente sostenuta del salario monetario potrebbe anche dar luogo a un cedimento sul

    versante della distribuzione normale, con una flessione del saggio di profitto di lungo periodo e un corrisponden-te aumento del salario reale. A ci va aggiunto che una delle asimmetrie del modello di teoria monetaria dellaproduzione verte sullipotesi che solo le imprese godano del privilegio di poter adeguare continuamente la spesaper investimenti alle variazioni dei prezzi, lasciando in tal modo invariato il loro valore reale. Ma non si puescludere che in particolari circostanze storiche, e pur tenendo conto del fatto che il processo molto pi tortuo-so e indiretto, i lavoratori possano riuscire ad ottenere un finanziamento degli incrementi salariali tale da lasciareimmutato o addirittura da oltrepassare la dinamica dei prezzi. Si vedano in proposito le riflessioni di Guido Carli(977) attorno al costituirsi, a cavallo degli anni 70, di un regime definito di labour standard sulla moneta. Tecnica-mente simili circostanze potrebbero essere incorporate nellanalisi non solo ammettendo che le pressioni salarialipossano a lungo andare incidere sul livello normale di r, ma anche attraverso un mutamento della struttura delmodello consistente nellaffiancare il termine al monte salari WuL anzich al valore degli investimenti I.

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    Emiliano Brancaccio110

    re le possibili asimmetrie nellaccesso dei vari attori sociali alfi

    nanziamento bancario, equindi il diverso impatto che le decisioni di questi ultimi possono avere sulla crescita e sulladistribuzione del reddito. In tal modo la teoria del circuito approfondisce alcune delle as-sunzioni tipiche del nucleo classico, dalla individuazione delle determinanti della distribu-zione del reddito alla pi generale suddivisione in classi della societ. Di questo esperimen-to di integrazione tra le due teorie restano naturalmente alcune questioni in sospeso. Comeabbiamo osservato in precedenza, tra queste spicca senzaltro la verifica della possibilit diestendere lanalisi al caso multisettoriale senza che emergano contraddizioni nella determi-nazione dei prezzi relativi. Indipendentemente per dalle risposte che si vorranno proporreper questa ed altre questioni, resta del presente esperimento un punto fermo e qualificante:il modello di teoria monetaria della produzione capitalistica si basa sul principio secondocui la distribuzione del reddito viene determinata indipendentemente da qualsiasi riferi-mento alle dotazioni iniziali di inputproduttivi impiegati. Questo aspetto del modello rap-presenta un fondamentale elemento di congiunzione tra le teorie classica e del circuito.Entrambe le analisi infatti rifiutano il principio neoclassico secondo cui la tecnica, i prezzi ela distribuzione del reddito dovrebbero essere determinati in base allincontro tra le funzio-ni di domanda e di offerta di fattori produttivi scarsi. Ci non significa, si badi, che il model-lo di teoria monetaria della produzione non sia in grado di descrivere situazioni in cui siregistrano vincoli di scarsit. pur vero infatti che le conclusioni del modello possono esserfondate sullidea che il capitale fisico e il lavoro possano continuamente adattarsi alla tecni-ca k, sia essa data come nel nucleo oppure determinata in funzione di resogeno comenella estensione. Tale capacit di adattamento degli input produttivi verrebbe in tal casogiustificata dallipotesi che il lavoro sia abbondante e che il capitale sia flessibile nel breve eriproducibile nel lungo periodo. In questo modo il concetto stesso di scarsit verrebbe meno,e con esso anche le sue possibili ripercussioni sui prezzi relativi e sulla distribuzione. Ma altrettanto vero che le medesime conclusioni del modello possono incorporare il caso nelquale limpiego del lavoro giunga al suo limite superiore, oppure leventualit esaminata inprecedenza in cui la produzione non si adegui alla domanda. In entrambe le circostanze ilmodello ammette, sotto date condizioni, che tali vincoli possano avere riflessi pi o menoindiretti sulla distribuzione del reddito. Limportante comprendere che questi riflessi nonhanno nulla a che vedere con quelli previsti dallanalisi neoclassica, dal momento che essinon agiscono attraverso il tipico meccanismo neoclassico di adattamento della tecnica k equindi della distribuzione alle dotazioni fattoriali esistenti. In altri termini, una cosa con-cepire il saggio di profitto e il salario reale come prezzi ombra di fattori produttivi scarsi,tuttaltra cosa ammettere che la pressione della domanda di lavoro, rendendo i lavoratoripi forti contrattualmente, possa talvolta avere ripercussioni positive sul salario reale, op-pure che uno squilibrio ampio e persistente tra la domanda di merci e lofferta possa inalcune circostanze incidere sulla distribuzione corrente, e al limite pure sulla distribuzionedi lungo periodo. Nel primo caso, infatti, ci troveremmo di fronte alla tipica individuazioneneoclassica di un fenomeno di scarsit naturali. E queste, come noto, inciderebbero sulle

    soluzioni del modello in modo del tutto indipendente dal modo di produzione esaminato.Nel secondo caso, invece, lemergere di fenomeni di scarsit sarebbe intrinsecamente con-nesso al modo di produzione oggetto dellindagine. Lungi dal costituire un riflesso di vin-coli naturali, tali fenomeni avrebbero cio a che fare con il sistema dei rapporti di produzio-ne e con le relazioni istituzionali che su di esso vengono a configurarsi.

    0.

    Le differenze fondamentali tra lanalisi neoclassica e il modello di teoria monetaria dellaproduzione potranno esser meglio comprese esaminando criticamente il contributo di chi,

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    111Un modello di teoria monetaria della produzione capitalistica

    come Hahn (

    982), ha esplicitamente provato a negarle. Come noto Hahn ha cercato didimostrare che la critica lanciata da Sraffa alla teoria neoclassica del capitale non sarebberiuscita a individuare alcun vizio logico nella versione di breve periodo dellanalisi neoclas-sica, quella del modello di equilibrio generale intertemporale. Hahn ha inoltre sostenutoche lanalisi che egli definisce neoricardiana, ispirata dal contributo di Sraffa, costituireb-

    be nulla pi che un caso speciale, peraltro scarsamente significativo, del modello neoclassi-co intertemporale. Naturalmente Hahn contempla, tra i neoricardiani, Garegnani e tutticoloro che dal contributo di Sraffa hanno tratto ispirazione per recuperare e aggiornare ilpensiero degli economisti classici (Hahn982, par. ).2E poich abbiamo visto che lanalisidi Garegnani rappresenta una parte fondamentale del modello di teoria monetaria dellaproduzione capitalistica fin qui descritto, possiamo da questo punto in poi affermare chepure questo modello rientra nella definizione di caso speciale proposta da Hahn.

    Le conclusioni di Hahn appaiono tuttora piuttosto diffuse in ambito accademico. Eppure

    stato dimostrato che esse si basano su una serie di gravi errori, logici e di metodo.3

    A questerepliche aggiungeremo in questa sede alcune ulteriori considerazioni relative al fatto che iltentativo di Hahn di ridurre il modello di teoria monetaria della produzione a caso specialedella teoria neoclassica dellequilibrio intertemporale viziato da una confusione tra lanalisitradizionale di lungo periodo e la pi recente analisi di breve, una confusione che conduce alparadosso di determinare il passato in funzione del futuro. La rilevazione di questo errore puritenersi inedita sul piano dei contenuti, nel senso che essa indaga su un aspetto del saggio diHahn solitamente trascurato dalla critica: si tratta del tentativo di determinare endogena-mente in saggio di profitto tramite il collegamento di questultimo con il tasso di crescita deisistema. Hahn cio da un lato adotta una tipica ipotesi dei modelli classico-keynesiani di teoriadella produzione, ma dallaltro, al fine di sancire il carattere di mero caso speciale di questimodelli, egli ne stravolge il significato attraverso un ribaltamento dei loro nessi causali e quin-di anche del tempo.4 In secondo luogo, la nostra rilevazione dellerrore di Hahn presenta

    anche una forma inedita, dal momento che anchessa verr sviluppata nellambito di un mo-dello a un solo bene, ispirato a Solow (956). In tal modo si dovrebbe favorire una pi agevolecomprensione delle confusioni di Hahn e quindi della irriducibilit del modello di teoria mo-netaria della produzione capitalistica a caso speciale del modello neoclassico.

    Innanzitutto, nellambito della struttura formale ispirata a Solow (956) e adoperata finoa questo momento, riportiamo anche il modo in cui Hahn ha tentato di interpretare ilmodello di teoria monetaria della produzione come caso speciale dellanalisi neoclassica.La prima considerazione che si pu trarre da Hahn che lequazione ( ) del nucleo, conleventuale aggiunta della scelta tecnica contenuta nella (2), non rappresentano la base di unsistema alternativo. Secondo Hahn queste corrispondono alle equazioni di un modello tipi-camente neoclassico, la cui unica peculiarit consisterebbe nel fatto che in esso manca lequa-

    Alcuni di questi concetti erano gi stati espressi da Hahn975. Su una linea analoga, cfr. Bliss975.2

    In effetti, come vedremo in seguito, Hahn sembra in pi circostanze associare le espressioni neoricardiani osraffiani alle sole posizioni di coloro che combinano i prezzi di produzione di Sraffa con lequazione di Cambridge,e che in tal modo determinano il tasso di profitto in funzione del tasso di crescita. Si tratterebbe dunque di unriferimento a Pasinetti pi che a Garegnani. Ma in proposito si veda Pasinett i990.

    3 Dumnil , Lvy 985; Schefold985; Garegnani990; Kurz, Salvadori995; Pasinett i2000; Garegnani2003; Petri2003.

    4 Garegnani implicitamente individua questo errore quando afferma che Hahn adopera lanalisi neoclassica dibreve periodo in un modo peculiare, che consistenel considerare le composizionifisiche delle dotazioni di capitale dacui il sistema si allontana come equivalenti [] alle composizioni fisiche verso le quali leconomia tende (Garegnani2003, p. 50, trad. nostra). Tuttavia nella sua analisi Garegnani non si sofferma sui passaggi finali delloperazione com-piuta da Hahn, consistente appunto nellagganciamento del tasso di profitto a un tasso di crescita esogeno.

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    Emiliano Brancaccio112

    zione necessaria a determinare endogenamente r. Hahn si dedica pertanto alla ricerca dellacosiddetta equazione mancante (Hahn982, par. 5) al fine di costruire un modello neo-classico definito generale, in grado cio di inglobare quello che egli considera il casospeciale sraffiano, e che noi qui identifichiamo nel modello di teoria monetaria della pro-duzione capitalistica. A questo scopo Hahn costruisce un sistema di equilibrio generaleintertemporale rappresentativo di uneconomia che dura solo due periodi. Nellarticolooriginario il sistema produce due beni base. In questa sede, al fine di agevolare la compara-zione con il modello di teoria monetaria finora descritto, limiteremo lanalisi alla produzio-ne di un solo bene. Sotto questa ipotesi, lequazione corrispondente alla condizione diequilibrio per i produttori contenuta nel modello neoclassico generale di Hahn pu esse-re riscritta nel seguente modo:

    dove, si badi, i prezziP'non sono espressi in moneta ma in termini del bene al tempo t, ossia:

    A prima vista, la condizione di equilibrio di Hahn non sembra affatto corrispondere alla ()finora adoperata. Tuttavia, moltiplicando tutti i prezzi relativi di Hahn per il prezzo mone-tarioP

    t, la condizione di Hahn diventa:

    da cui, data la tipica condizione di arbitraggio (cfr. SOLOW956):

    e dividendo il tutto per PL, si ricava immediatamente lequazione (1). Abbiamo dunquechiarito che questultima equazione coincide con la condizione di equilibrio dei produttoricontenuta nel modello neoclassico generale di Hahn. Inoltre, assumendo che esista unamolteplicit di tecniche k possibili, alla (1) possibile aggiungere lequazione (2). Resta tut-tavia il fatto che r ancora esogeno. A questo proposito Hahn farebbe notare che proprio la(3) consente di risolvere il problema dellequazione mancante. La sua aggiunta definisceinfatti un sistema di tre equazioni in sei incognite: r, W, P, g, k, s. Assumendo chePsia datodalla teoria quantitativa, che s sia dato dalle abitudini della popolazione e che k sia determi-nato dalle dotazioni degli inputKedL scarsi, si completa un modello generale equivalentea quello di Hahn: la (2) determina r, la (1) determina We la (3) determina g.2 Si noti chequesto modello coincide con un tipico equilibrio non stazionario di Solow (956). Come

    noto questo equilibrio descrive un sistema economico in cui, allinizio di ogni periodo, lefamiglie offrono sui mercati dei fattori le loro dotazioni di lavoroL e di capitaleKaccumu-lato dal periodo precedente; e al tempo stesso domandano lintera produzione realizzatadalle imprese per distribuirla tra consumo e accumulazione sulla base della propensione alrisparmio s, un parametro comportamentale che nella impostazione di Solow viene consi-derato fisso. Le imprese, dal canto loro, domandano le dotazioni fattoriali ed offrono la

    Pt'=W

    t'L

    t+

    P

    t-1' K

    t

    PtX=W

    tL

    t+

    (1+i)P

    t-1K

    t

    1+r=P

    t-1(1+i)

    Pt

    Il riferimento alla equazione (3.8) di Hahn982, par. 5.2 Questa struttura teorica coincide sul piano concettuale con quella rappresentata dalle equazioni (3.7), (3.22),

    (3.25) di Hahn982, par. 5.

    Pt'=

    Pt-1(1+i)

    Pt

    Pt-1=' , Wt=

    'PtP

    t

    Wt

    Pt

    ,

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    113Un modello di teoria monetaria della produzione capitalistica

    produzione realizzata. Si tratta in sostanza di una situazione che pu essere descritta da unelementare equilibrio walrasiano di produzione e scambio. In esso, il comportamento dellefamiglie appare estremamente rigido: esse offrono tutte le dotazioni di cui dispongono,domandano lintero prodotto e distribuiscono questultimo in proporzioni fisse tra consu-mo e investimento. Ci consente, tra laltro, di esaminare la situazione alla stregua di unequilibrio uniperiodale, dal momento che non esiste alcun comportamento ottimo attornoallinvestimento, ossia alle scelte che legano il presente al futuro. Unottimizzazione tutta-via esiste, ed incorporata nella domanda di fattori da parte delle imprese. Tale domandascaturisce dal programma di massimizzazione degli extra-profitti. Assumiamo che in equi-librio gli extra-profitti si annullino (altrimenti con rendimenti costanti si avrebbero doman-de dei fattori e offerte dei prodotti nulle o infinite). Dati i prezzi di mercato r, We P, ilprogramma determina le domande ottime diL eKda parte di ogni impresa in corrispon-denza delluguaglianza tra le derivate parziali della funzione di produzione rispetto ai vari

    fattori e i prezzi degli stessi. Da quel programma, dunque, scaturisce la condizione di otti-mo contenuta nellequazione (2). Il punto per che a livello di mercato le dotazioni di L eKofferte dalle famiglie sono date. Ci significa che sia i livelli sia i rapporti tra i prezzitenderanno a cambiare fino a quando il livello e la composizione delle domande fattorialinon si saranno perfettamente adeguate al livello e alla composizione delle dotazioni. Taleprocesso pu