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Gennaio 2017 Elementi di scenario per una Banca della Terra nel territorio della Martesana La presente ricerca si inserisce nell’ambito del progetto “Agroecologia in Martesana”, sviluppato da Mani Tese con il contributo della Fondazione Cariplo ed attuato da un ampio partenariato con il supporto tecnico e scientifico del centro di ricerca Economia e Sostenibilità. www.foodcities.org

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Gennaio 2017

Elementi di scenario per una Banca della Terra nel territorio della Martesana

La presente ricerca si inserisce nell’ambito del progetto “Agroecologia in Martesana”, sviluppato da Mani Tese con il contributo della Fondazione Cariploed attuato da un ampio partenariato con il supporto tecnico e scientifico del centro di ricerca Economia e Sostenibilità.

www.foodcities.org

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

3Economia e Sostenibilità2016

A cura dei ricercatori del centro di ricerca EStà:Andrea Calori, responsabile scientificoGuido Agnelli, ricercatore politiche agronomicheAndrea Magarini, ricercatore politiche territoriali

Con il contributo di:Giacomo Petitti, Francesca Federici, Andrea Vecci, Massimiliano Lepratti

Economia e SostenibilitàElementi di scenario per una Banca della Terra nel territorio della Martesanaa

Guida alla lettura

01 Valorizzazione dei suoli agricoli: conoscenze ed elementi per la coesione territoriale ed il buon governo tra città e campagna

02 Agroecologia e valori della terra

03 Contesto territoriale lungo la Martesana

04 Selezione di casi ispirativi di gestioni comunitarie dal mondo

05 Otto elementi di discussione per la costruzione di una Banca della Terra lungo la Martesana

06 Consistenza dei terreni lungo la Martesana

Bibliografia

INDICE

Copyright © 2016Associazione Economia e Sostenibilità

È permesso copiare, distribuire e/o modificare questo documento sotto i termini della GNU Free Documentation License, Versione 1.3 o ogni versione successiva pubblicata dalla Free Software Foundation; senza sezioni non modificabili, nessun testo di copertina e senza Testi di Re-tro Copertina. Una copia della licenza è inclusa nella sezione intitolata “GNU Free Documentation License “.

Questo studio è un contributo per fornire agli attori locali del territorio della Martesana una serie di elementi di conoscenza, a supporto di una gestione sostenibile del territorio agricolo. In particolare lo studio si concentra sui temi della facilitazione dell’accesso alla terra e sulle relazioni che esistono tra la terra con l’intero ciclo del cibo e con il contesto sociale, economico e ambientale del territorio della Martesana.

In questa prospettiva il documento intende sostenere l’avvio di un processo per la costituzione di una forma di gestione condivisa della terra fondata sui principi dell’agroecologia, che qui viene definita Banca della Terra.

Si tratta di un’analisi che sintetizza contributi di diverso tipo, per collocare il processo di costituzione di una possibile Banca della Terra all’interno dei dibattiti tecnici, scientifici ed istituzionali esistenti nel territorio della Martesana ed in rapporto alle esperienze realizzate in merito a tali temi.

I contributi del documento vanno considerati come una ricerca funzionale ad un inquadramento preliminare del tema, anche in relazione al processo con il quale viene proposta la creazione di questa politica.

Il documento viene introdotto da un breve testo che ha la funzione di posizionare il tema della gestione collettiva della terra, all’interno del più ampio tema della coesione territoriale e del rapporto tra città e campagna.

Segue una parte che descrive i principi dell’agroecologia come scienza, pratica e movimento di resilienza e sostenibilità.

La parte centrale del documento è dedicata all’illustrazione sintetica di alcuni casi di banche della terra, sviluppate in Italia ed all’estero e ad una sezione dedicata a otto elementi di discussione per l’avvio di un processo di costituzione di una Banca della Terra.

L’analisi si conclude con una fotografia della consistenza dei terreni in Lombardia e lungo la Martesana, dedicata alla sintesi di dati inerenti le superfici condotte in regime di proprietà ed in affitto, i suoli attualmente non coltivati e la scadenza dei contratti di affitto attualmente in essere nei 12 comuni direttamente attraversati dal Naviglio della Martesana.

Un documento che pone le radici sui principi teorici della gestione collettiva dei suoli, consolida il pensiero in un corpo di buone pratiche sperimentate con successo in altri contesti, si ramifica in otto rami per alimentare una chioma rigogliosa di dati, a sostegno della possibile creazione di una Banca della Terra per innovare il sistema alimentare del territorio della Martesana.

Buona lettura.

Guida alla lettura

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Comune diCassina de Pecchi

Comune diCernuscosul Naviglio

Con il contributo di Capofila Attori istituzionali

Attori sociali e della ricerca

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Layout Andrea Magarini

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

4 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 5Economia e Sostenibilità2016

Valorizzazione dei suoli agricoli: conoscenze ed elementi per la coesione territorialeed il buon governo tra città e campagnaAndrea Calori

Introduzione

Effetti del Buono e del Cattivo Governo. Ambrogio Lorenzetti. 1339, Siena.

Nel mondo contemporaneo, che ha attraversato la lunga fase dell’industria-lizzazione, della smaterializzazione dell’economia, fino ad arrivare ai recenti decenni di predominio della finanza sull’economia, la percezione comune tende spesso ad associare alle questioni relative alla terra un ruolo seconda-rio rispetto a quelli che vengono considerati come i motori della crescita. Nei territori urbanizzati la terra è, altrettanto spesso, trattata come un supporto su cui collocare funzioni; come “area non ancora costruita” o “fuori dalle dinami-che di sviluppo” in cui sopravvivono tracce residuali di economie rurali.

Diversamente, la terra è un organismo vivo e complesso, in cui si uniscono caratteri naturali (le qualità fisiche della terra, la sua fertilità, la sua posizione, ecc.) e aspetti legati al contesto e all’attività umana (il suo utilizzo, la sua cura, le sue economie, ecc.) ed in cui convivono i tempi brevi dati dagli usi quotidia-ni e i tempi lunghi dei patrimoni naturali.

Le pagine di questo testo sono illustrate con alcuni estratti del Catasto Teresia-no che, dai rilievi cominciati nel 1722 fino alla sua entrata in vigore nel 1760, ha mutato in modo significativo il territorio lombardo. L’imperatore Carlo VI e, successivamente, Maria Teresa promossero un catasto molto innovativo nel quale venivano raccolti dati censuari, descrizioni delle qualità dei terreni e dei loro usi: il tutto associando informazioni quantitative e qualitative e rap-presentando molte di queste informazioni in cartografie che davano un’idea molto concreta dei caratteri di quei luoghi e del lavoro necessario per render-le produttive.

Questa iniziativa segnò una svolta importante nella storia lombarda perché introdusse regole molto innovative nei rapporti tra proprietà private, comu-nità locali e istituzioni. Erano regole che affondavano le loro radici in una co-

noscenza molto approfondita dei luoghi, delle loro società e delle loro eco-nomie e che servirono a sostenere il salto ad un’economia diversa; in cui la gestione della terra e dell’economia rurale si inseriva con un ruolo nuovo e centrale in quelle che, da lì a pochi decenni, sarebbero diventate le economie e le città moderne.

Gli effetti di quelle regole e di quella gestione sono visibili ancora oggi, a qua-si tre secoli di distanza: le tracce disegnate nelle carte teresiane sono spesso ancora visibili nelle forme dei terreni della Martesana e, spesso, anche in alcu-ni usi attuali. Ma, soprattutto, quello che rimane è l’immagine di una struttura profonda, di lungo periodo, che permette di leggere nel tempo i disequilibri generati negli ultimi decenni da uno sviluppo che non è stato sempre attento a governare nella sua interezza gli equilibri tra ambiente, economia e organiz-zazione sociale.

Non si tratta, a questo punto, di tornare ad un passato che non può in alcun modo tornare ma, piuttosto, di cogliere il senso di quell’operazione rivoluzio-naria realizzata quasi tre secoli fa e di attualizzarlo. La proposta è quella di di-scutere quale possano essere oggi, in questo territorio, delle regole che siano in grado di cogliere le necessità di una gestione equilibrata del territorio nel suo complesso; in cui le economie legate alla terra vengano colte nella loro interezza incorporando i valori tangibili e intangibili dei patrimoni sociali e ambientali non solo come elementi da conservare ma anche da rigenerare.

Per questo il richiamo ad una “banca”, di cui va visto soprattutto il carattere originario di istituto dedicato alla gestione dei patrimoni, perché essi non ven-gano dispersi ma rigenerati e resi disponibili per le generazioni future e per nuovi investimenti.

Per questo anche la proposta di una Banca della Terra all’interno di un pro-getto dedicato all’agroecologia: cioè una scienza e un approccio alle pratiche rurali che non guarda all’ambiente come qualcosa solo da preservare a mar-gine dello “sviluppo”, ma che vede i rapporti sociali e l’economia come motori fondamentali per rigenerare i patrimoni ambientali e territoriali.

In questo senso, quindi, la proposta è quella di uno strumento orientato non solo all’amministrazione di proprietà fondiarie, ma alla promozione di uno svi-luppo del territorio della Martesana partendo dai lavori legati alla terra.

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

6 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 7Economia e Sostenibilità2016

Nel dibattito globale sulla sostenibilità dello sviluppo l’agricoltura ha as-sunto in anni recenti un ruolo sempre maggiore sui tre pilastri fondamen-tali della sostenibilità (società, economia, ambiente), dal momento in cui si è passati da una concezione settoriale dell’agricoltura – come “settore pro-duttivo” - ad una concezione sistemica che, cioè, vede il prodotto agricolo come parte di un sistema più ampio che comprende tutto il ciclo di vita del cibo (produzione, trasformazione, trasporto, commercializzazione, consu-mo, rifiuto e fine vita) e il suo contesto, tra cui la terra. In questa prospettiva gli impatti ambientali del sistema del cibo assumono ben altra dimensione rispetto a quella dell’attività agricola strettamente intesa.

Tutto ciò ha importanti conseguenze sul riscaldamento globale e sui feno-meni di desertificazione di molte aree del nostro pianeta. Per svolgere l’at-tività agricola l’uomo ha provveduto, e continua a farlo a ritmi elevatissimi, all’eliminazione degli ecosistemi naturali come foreste ed aree umide, con un conseguente collasso della biodiversità preesistente e con un tasso di perdita di specie annuale superiore a quelli stimati durante i periodi delle estinzioni di massa.

Il sistema agricolo attuale è figlio di un processo di ammodernamento ini-ziato negli anni ’50 con lo scopo di industrializzare il settore agricolo sotto l’impellente spinta della necessità di un rapido aumento della produzione agricola, per una popolazione mondiale in forte crescita e a rischio di gravi crisi alimentari in diversi Paesi. Questo obiettivo venne raggiunto in tempi sorprendentemente brevi e con una crescita di produttività inedita gra-zie all’impennata dell’utilizzo di input chimici in agricoltura (fertilizzanti e prodotti fitosanitari), della diffusione di pratiche di irrigazione sempre più sofisticate e della meccanizzazione delle lavorazioni. Naturalmente questo processo favorì di gran lunga le aree già di per sé favorite dal punto di vista economico e ambientale, ove investimenti iniziali in questi fattori fossero possibili, i territori pianeggianti e irrigui su quelli montani o aridi, i grandi produttori sui piccoli proprietari e sull’agricoltura famigliare, sempre più relegati a produzioni di auto sussistenza in aree marginali (Hazell, 2003).

La grande dimenticanza in questo processo non fu solo di carattere socia-le, ma anche ambientale. Non si tenne conto infatti di quelle che successi-vamente sarebbero state chiamate le esternalità positive degli ecosistemi, anche quelli agricoli. In parte queste comprendono elementi sociali, cul-turali ed economici (la costruzione del paesaggio da parte dell’agricoltura tradizionale con le sue ricadute su benessere, turismo ed economia locale, le tradizioni e la cultura contadina ecc.) che si sono persi con l’uniforma-zione dei paesaggi agricoli necessari all’intensa meccanizzazione e con lo spopolamento delle campagne conseguenza di quest’ultima.

Agroecologia e valori della terra2Guido Agnelli

dall’agricoltura settoriale alla concezione sistemica che vede il prodotto agricolo come parte di un sistema più ampio comprendente tutto il ciclo di vita del cibo e il suo contesto

la rivoluzione verde e l’industrializzazione del settore agricolo ha generato un rapido aumento della produzione, ma ha messo in secondo piano oltre agli impatti sociali anche quelli ambientali

Ma, soprattutto, quelle che vengono definite esternalità comprendono an-che i cosiddetti servizi ecosistemici: ovvero quell’insieme di funzioni che vengono esercitate dagli ecosistemi e che hanno ricadute positive su tutte le attività agricole e sulla qualità generale della vita umana.

Quanto vale la presenza di biodiversità in un’area agricola (competitori di organismi nocivi, insetti impollinatori ecc)? Quanto il mantenimento del-la qualità delle acque di falda e di quelle superficiali? Quanto l’azione di prevenzione nei confronti di problemi idrogeologici? Quanto costano le malattie provocate dall’intenso utilizzo di prodotti chimici in agricoltura? E quanto vale infine la protezione della qualità dei suoli, della loro frazione organica, della biodiversità microbica?

Nel lungo periodo e in termini sistemici il bilancio della Rivoluzione Verde non è, dunque, così positivo. Ma fare questi conti dal punto di vista mo-netario non è possibile, perché la contabilizzazione monetaria di questi servizi è di estrema difficoltà (Pretty, 2008). Tuttavia su un tema ci si trova d’accordo: l’agricoltura deve diventare sempre più sostenibile e minimiz-zare gli effetti negativi sull’ambiente. Finora si è seguita una strada che prosegue quella tracciata dalla Rivoluzione Verde, ovvero quella che ha visto nel continuo efficientamento interno del sistema attuale la chiave per raggiungere la sostenibilità. OGM e ibridi meno esigenti in termini idrici, resistenti alle malattie e dunque con minor richiesta di trattamenti sanitari, mezzi agricoli iper tecnologici in grado di utilizzare rilevamenti satellitari o spettrometrici per individuare aree di carenza dei nutrienti nel campo ed effettuare fertilizzazioni mirate minimizzando il dilavamento dei nutrienti e l’inquinamento delle falde, irrigazioni a goccia, programmate, ecc.

Dunque ancora una evoluzione in senso dell’intensificazione della produ-zione ottenuta tramite l’accrescimento del livello tecnologico dei mezzi di produzione: dalle sementi, agli apporti chimici, ai macchinari necessari. Per tutti gli altri si interviene con regolamenti (per esempio quelli europei) sempre più stringenti e con meccanismi di premiazione verso una gestio-ne sostenibile dell’agricoltura (rotazioni, greening, ecc.).

L’agroecologia rappresenta una seconda via verso il raggiungimento di questi obiettivi, che prende spunto da esperienze maturate nei secoli da popolazioni che si sono poi trovate marginalizzate dal processo di indu-strializzazione e infrastrutturazione dell’agricoltura, aggiungendovi le evo-luzioni tecniche e scientifiche maturate in questi ultimi decenni.

L’agroecologia è generalmente definita come scienza, come insieme di pratiche e come movimento, (Tomich et al, 2011).

l’agroecologia rappresenta una nuova via per raggiungere

obiettivi di produttività sostenibile

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

8 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 9Economia e Sostenibilità2016

Agroecologia come scienza

Come scienza l’agroecologia consiste nell’applicazione dei principi ecolo-gici alla gestione e al disegno del campo e nello studio delle interazioni complesse tra la componente animale, vegetale ed antropica (Perfecto et al., 2012).

Queste interazioni possono essere estese a scale più ampie comprenden-do gli ecosistemi in cui il campo si trova fino alle componenti socioecono-miche globali. Secondo Miguel Altieri, uno dei capiscuola dell’agroecolo-gia, si tratta di una scienza olistica, che va al di là delle singole componenti del campo o della produzione, integrando diverse discipline attorno al concetto di agroecosistema visto come sistema socioecologico.

L’agroecologia enfatizza le interconnessioni tra i diversi componenti dell’agroecosistema, dalle comunità vegetali ed animali a quella antropica con la sua evoluzione culturale e sociale, tenendo in considerazione gli elementi economici alle diverse scale che guidano le azioni e i mutamenti della produzione agricola.

Dunque si tratta di una visione complessa del sistema agricolo che non si concentra esclusivamente sulla pianta coltivata e le sue esigenze nell’ottica della massimizzazione della produzione attraverso l’intervento con prodot-ti in grado di venire incontro a tutte le sue esigenze, ma cerca di raggiun-gere il medesimo risultato attraverso la creazione di un ambiente ottimale di crescita. Per fare questo il campo non è solo il substrato sul quale svolge-re la propria produzione, ma un insieme di interazioni che vanno comprese e che permettono di minimizzare gli interventi esterni.

Anche a livello paesaggistico l’agroecologia prevede la valorizzazione di un paesaggio rurale dalle forti connessioni, in un sistema di campi di di-mensioni contenute e inframmezzati da aree di naturalità che fungono da connettori della biodiversità naturale del territorio. E’ una visione che si discosta dunque da quella che vede i suoli agricoli come qualcosa di ten-denzialmente distaccato dalla naturalità degli ecosistemi.

Agroecologia come pratica

Come insieme di pratiche l’agroecologia comprende azioni volte allo svi-luppo sostenibile dell’agricoltura e alla gestione degli agroecosistemi in modo che essi siano produttivi e, al contempo, conservativi delle risorse naturali. Possiamo distinguere alcuni obiettivi-chiave attorno a cui ruotano le pratiche: conservazione della biodiversità; minimizzazione degli input energetici esterni; valorizzazione dell’interazione tra diverse specie natura-li e coltivate (Altieri et al., 2011).

Nelle pratiche agro ecologiche si lavora sulla compresenza di diverse spe-cie all’interno dello stesso campo; in una imitazione della stratificazione

naturale della vegetazione come avviene, ad esempio, nel caso di pianta-gioni di cacao e caffè che, in paesi tropicali, vengono associate a grandi piante leguminose adottando i principi dell’agroecologia I benefici che ne derivano sono di diversa natura. Alcuni derivano direttamente dalle inte-razioni che si instaurano tra specie diverse: le leguminose ospitano nel-le radici batteri azoto fissatori in grado di rendere disponibile alla pianta l’azoto atmosferico e arricchire anche il terreno circostante e inoltre offrono ombreggiamento a colture che non tollerano l’esposizione diretta ai raggi nel sole. Altre riguardano i benefici generali sull’agroecosistema come, ad esempio, il fatto che l’apparato radicale degli alberi ha una forte azione sta-bilizzante sui suoli acclivi e previene fenomeni di franamento ed erosione. (Zhu, et al.2000. Frison et al., 2011).

Un altro esempio chiarificatore è quello del sistema milpa o delle tre so-relle, elaborato dalle popolazioni messicane e in generale di tutta l’Ameri-ca centro-meridionale. Si fonda sulla compresenza di diverse specie nello stesso campo, ognuna in grado di fornire un beneficio alle altre in modo da rendere superfluo l’utilizzo di input esterni. Vengono seminate vicine una pianta di mais, una di leguminosa rampicante e una di una Cucurbita-cea (zucca per esempio). Il mais, pianta notoriamente esigente dal punto di vista nutrizionale, si avvarrà dell’apporto di azoto fornito dalla legumi-nosa, la quale utilizzerà il mais come supporto per la crescita, andando a ricoprirlo completamente con la fine del ciclo di vita di quest’ultimo. La zucca coprirà poi le interfila, beneficiando anch’essa della concimazione naturale apportata dalle leguminose. In questo modo un campo è in gra-do di fornire, in assenza di concimazioni, una produzione forse minore per singola specie se paragonata a quella di una monocoltura industriale, ma senza dubbio più elevata se considerato nella totalità delle tre specie ed anche più variegata dal punto di vista nutrizionale.

Secondo Altieri in America Latina le colture associate dimostrano una cre-scita della produzione dal 20% al 60% rispetto alla monocoltura, mentre in Messico Vandermeer ha verificato che 1 ettaro di tradizionale coltura associata di mais, fagioli e zucche produce cibo come 1.73 di solo mais e 4 T di sostanza secca contro le 2 del mais che possono tornare al suolo. Come si può notare da questi primi esempi, maggior biodiversità significa maggiori interazioni benefiche a livello del suolo tra le piante che conduce ad una minore necessità di concimazione e dunque ad un minor impiego di input esterni. Inoltre la produzione di sostanza secca, poi reimmessa in campo va ad ampliare lo strato di materia organica del suolo e la biodiver-sità fungina e microbica. Alcuni studi hanno evidenziato che, basandosi su questi principi, non solo le fertilizzazioni, ma anche i prodotti fitosanitari possono essere utilizzati in maniera molto più contenuta.

Una sperimentazione avvenuta in Cina ha per esempio dimostrato come, unendo varietà di riso suscettibili alle malattie con altre resistenti, si riscon-tri un aumento della produzione del 89% con una riduzione del 95% dei danni dovuti alla malattia, portando gli agricoltori ad abbandonare l’uti-lizzo di fungicidi. Nel mondo si stima che le malattie riducano del 40% i raccolti ogni anno e questa percentuale non è mutata significativamente negli ultimi 40 anni nonostante l’utilizzo dei pesticidi.

integrazione di più discipline applicando i principi ecologici alla gestione agricola, studiandone le relazioni con una visione complessiva

gestione produttiva degli ecosistemi

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

10 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 11Economia e Sostenibilità2016

Agroecologia come movimento

A fianco di questi due aspetti, quello scientifico e quello legato alle prati-che, l’agroecologia si è sviluppata ed è stata studiata in particolar modo in America Latina dove è diventata bandiera ed identificazione dei movimen-ti contadini in lotta contro le espropriazioni, il latifondo e per il manteni-mento delle proprie realtà culturali e sociali. A partire da qui ne è emersa una disciplina certamente scientifica ma che non si pone in maniera neu-trale nei confronti dei temi di cui si occupa ma anzi esercita una forte critica del paradigma convenzionale.

Intende lo sviluppo sostenibile dell’agricoltura “in senso proprio”, quindi non solo ambientale: come inscindibile dallo sviluppo delle comunità ru-rali secondo principi e pratiche di equità e di giustizia sociale. Per molti suoi promotori, come Altieri e Gliessman, questa scienza e queste pratiche devono essere la base per movimenti sociali animati dalla volontà di un forte cambiamento dell’agricoltura, del sistema alimentare nel suo com-plesso e della società (Altieri, 2002).

In questo sta la critica alle distorsioni del sistema globale attuale: dall’ina-deguatezza della distribuzione del cibo e della sua accessibilità, alle poli-tiche statali o alle crisi di sovrapproduzione derivate dal modello agricolo attuale. L’attore centrale è il piccolo agricoltore di cui vengono valutate e valorizzate le conoscenze tradizionali e con cui viene promossa una ricerca compartecipata. L’attenzione conferita alle pratiche tradizionali, evolutesi nelle piccole proprietà e che ancora vengono portate avanti da milioni di agricoltori nel mondo, si inserisce nel concetto di sovranità alimentare, ov-vero il diritto di ogni nazione o regione a mantenere e sviluppare la sua capacità di produrre cibo di base e la corrispondente diversità produttiva e culturale.

Agroecologia e resilienza

Secondo Altieri le principali caratteristiche dell’agricoltura tradizionale sono l’elevato numero di specie coltivate, l’elevata diversità strutturale nel tempo e nello spazio, lo sfruttamento dei microambienti presenti in cam-po, il mantenimento di cicli chiusi di materiali e rifiuti attraverso pratiche di riciclo, la complessa interdipendenza tra le specie che si traduce in un elevato grado di soppressione naturale delle malattie, dipendenza dalle risorse umane e animali senza impiego di input esterni, utilizzo di varietà di piante e animali locali.

Se questa definizione è stata pensata originariamente per descrivere l’agri-coltura famigliare in particolare nelle aree marginali del pianeta e il suo valore intrinseco, è evidente come queste caratteristiche siano riscontrabili nell’agricoltura tradizionale di ogni paese e ad ogni latitudine. Una diffe-renza risiede nel fatto che nel caso di paesi di antica industrializzazione

come il nostro alcuni di questi saperi e di queste pratiche più che esse-re valorizzate devono essere riscoperte, ma una loro rilettura attraverso le lenti del progresso scientifico e tecnologico e della complessità dei mer-cati nei quali siamo inseriti può andare verso l’innovazione del settore in senso sia economico che ambientale.

Un elemento fondamentale da associare alla agrobiodiversità mantenuta all’interno dei sistemi agro ecologici è la maggiore resilienza del sistema stesso. Biodiversità di specie coltivate ma anche del suolo, significa man-tenimento di organismi spesso ridondanti dal punto di vista funzionale all’interno dell’ecosistema (più organismi azoto fissatori, più funghi degra-datori, più insetti impollinatori, più naturali competitori di organismi nocivi alle colture ecc.) il che rende questi sistemi particolarmente resilienti ai cambiamenti, per esempio quello climatico, che sempre più minacciato ampie aree del globo. Allo stesso modo terreni meglio strutturati risultano più resilienti dopo eventi catastrofici. Per esempio dopo l’uragano Mitchell in Messico nel 1998, uno studio su 180 comunità agricole tradizionali ha mostrato i minori danni riportati in termini di erosione del suolo e perdita di raccolto delle parcelle con colture associate, presenza di specie vegetali naturali, paesaggio ricco di aree di naturalità, rispetto ai campi tradizionali.

Non bisogna poi dimenticare il valore connesso al mantenimento delle va-rietà coltivate, in sempre più accelerata riduzione nei sistemi agricoli indu-striali. Molte di queste presentano caratteristiche di adattamento alle con-dizioni ambientali specifiche che le rendono più adatte e meno suscettibili a malattie delle varietà utilizzate in tutto il mondo e incontrano un mercato crescente, seppur ancora di nicchia, che valorizza adeguatamente la loro rarità e le loro caratteristiche nutritive.

bandiera dei movimenti contadini per il mantenimento della sovranità ambientale e sociale, non neutrale nei confronti del sistema esistente

maggior resilienza del sistema agro ecologico

ai cambiamenti esterni

IPES-Food. 2016. From uniformity to diversity: a paradigm shift from industrial agriculture to diversified agroecological systems.

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

12 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 13Economia e Sostenibilità2016

Il territorio della Martesana

Il contesto della Martesana ha vissuto negli ultimi decenni una conside-revole perdita di suolo agricolo e di identità rurale ma che ha risposto a questo processo con una spinta verso l’individuazione di nuove forme di agricoltura e di progettualità comune dello spazio agricolo.

Negli ultimi decenni un forte processo di urbanizzazione ha investito il territorio della Martesana soprattutto nelle sue aree più vicine alla città di Milano. Secondo i dati Dusaf tra 1999 e 2009 le aree urbanizzate della pro-vincia hanno avuto un incremento del 18% quasi tutto a scapito di terreni agricoli. La Martesana segna un dato addirittura peggiore, con un aumen-to del 23% nello stesso periodo e dovuto, per il 96%, a sottrazione di ter-reno agricolo. A questo trend va aggiunto, negli anni successivi l’impatto dovuto alla costruzione di nuove infrastrutture viarie come la Tangenziale est Esterna Milanese che ha sottratto 500 ettari di terreni di cui 450 di suolo agricolo a comuni che per la metà ricadono in quest’area.

Tuttavia la Martesana, all’interno dell’area metropolitana milanese, rimane una delle zone più connotate dal punto di vista agricolo (rappresentando il 19% della SAU della città metropolitana) con un settore primario cerea-licolo fortemente specializzato ed inserito nei mercati globali ed uno or-ticolo rivolto invece al mercato urbano e regionale che copre 243 ettari assommando Il 47% delle colture orticole della provincia di Milano. Una parte della cittadinanza, inoltre si è mostrata parte attiva nella difesa del proprio bene agricolo e, più in generale, della qualità del territorio della Martesana, costituendo reti a sua difesa e per la promozione di un’agri-coltura sostenibile, in grado di essere parte integrante del tessuto locale rivolgendosi al mercato di prossimità, e che valorizzi le sue funzioni anche al di là dell’ambito strettamente produttivo.

La nascita e lo sviluppo di aziende improntate a questa logica e per lo più frutto dell’imprenditorialità giovanile, è la dimostrazione di questo cambia-mento nell’approccio all’agricoltura.

Anche sul lato del consumo molti segnali indicano l’elevata attenzione ver-so i temi della qualità dei prodotti agricoli e della prossimità della loro pro-venienza con quindici Gruppi di Acquisto Solidale operanti sul territorio. Inoltre hanno già visto la luce esperienze di incontro tra diversi attori del territorio (dai produttori alle associazioni ai politici) per discutere dei temi inerenti allo sviluppo agricolo e territoriale della Martesana, in particolare con il progetto Verso il Martesana Food Council sostenuto dal Comune di Cernusco sul Naviglio.

Alla luce del preoccupante tasso di perdita di suolo agricolo si vuole dun-que incentivare una coscienza del bene comune e la valorizzazione dell’at-tività agricola nel territorio della Martesana come approccio e, insieme, strumento, attraverso il quale sostenere processi di qualificazione del ter-ritorio e dei legami sociali anche attraverso la promozione di economie sostenibili.

Contesto territorialelungo la Martesana3Andrea Calori, Guido Agnelli

la forte urbanizzazione del territorio milanese ha ridotto i suoli agricoli

la Martesana rappresenta un’area a forte vocazione agricola, con il 19% della superficie agricola dell’intera provincia ed il 47% delle colture orticole milanesi

15 Gruppi di Acquisto Solidali attivi sul territorio e diverse progettualità rendono vivace il territorio e sensibile all’avvio di processi innovativi

A questo fine i terreni pubblici possono avere il forte ruolo di poter indiriz-zare l’attività agricola verso forme di gestione e produzione socialmente e ambientalmente più sostenibili e coinvolgenti; promuovendo anche l’im-prenditorialità giovanile in questo settore. Questo ruolo pubblico va visto come volano di un più ampio processo di riorientamento delle economie che ruotano intorno alle produzioni agricole del territorio e che possono comprendere, tra le altre, attività di commercializzazione, servizi di vicinato, trasporto, manutenzione ambientale e altro ancora.

Il progetto “Agroecologia in Martesana”

Per questa ragione si è deciso di puntare su un approccio agroecologico in grado di comprendere sia pratiche di sostenibilità ambientale e riduzio-ne dell’impiego degli input esterni, sia una naturale propensione verso la dimensione sociale e partecipata dell’attività agricola, in grado di valoriz-zarne le esternalità positive che, pur non essendo retribuite sul mercato, tuttavia portano un significativo vantaggio alla comunità e all’ambiente.

Oggi il contesto è particolarmente fertile per la diffusione di esperienze che abbiano questo tipo di visione. Considerati i dati della Coldiretti per il 2015, in Italia gli under 34 impiegati in agricoltura sono cresciuti del 35%, un dato significativo ben distante da ciò che si registra contemporanea-mente in altri settori economici. Se è vero che il settore agricolo ha sempre avuto un ruolo anticiclico in grado di riassorbire la forza lavoro espulsa in periodi di crisi da altri settori, è anche vero che molti giovani si avvicinano a questa attività come vera forma di realizzazione personale.

contesto particolarmente fertile per la diffusione di esperienze

agroecologiche

Area Omogenea della Martesana Parco Agricolo Sud Milano PLIS della Martesana

Tavolo Coordinamento delle Politiche del Lavoro

Protocollo per lo Sviluppo Economico, Innovazione, Occupazione

Distretto Rurale dell’Adda Martesana

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

14 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 15Economia e Sostenibilità2016

Il mondo del cibo nell’area milaneseI temi dell’alimentazione e dell’agricoltura di qualità stanno avendo una sempre maggior risonanza, rispecchiata dall’attenzione ad essi dedicata anche dai mezzi di informazione. Eventi legati al cibo, allo street food, al chilometro 0, all’agricoltura urbana, si moltiplicano nell’area milanese, in-fluenzando e incrociandosi certamente anche con fenomeni effimeri, ma inducendo progressivamente dei cambiamenti significativi anche sulla struttura del sistema agroalimentare in termini di tipo di produzioni, orien-tamento del settore commerciale, cambiamento degli stili di consumo, ecc.

A fianco di queste trasformazioni, va sottolineato il dato della Facoltà di Agraria di Milano che ha visto una crescita considerevole di iscritti negli ultimi anni passando da 528 iscritti per tutti i corsi di laurea della Facol-tà nell’anno 2008/2009 a 1180 nel 2013/2014 con un trend di continua crescita anno dopo anno che ha portato all’introduzione nel 2014/15 del numero chiuso.

La parte di costoro che riesce ad impegnarsi attivamente nella produzione agricola è in grado di apportare al sistema un significativo contributo di innovazione e generalmente una più spiccata sensibilità ambientale coe-rente anche con le esigenze della domanda del mercato cittadino.

Uno dei principali ostacoli a questa evoluzione è però il difficile accesso alla terra, in particolare in aree di pianura e periurbane perché, nella quasi totalità dei casi, il prezzo di acquisto o affitto e la scarsa disponibilità di terreni in queste aree rendono estremamente difficoltoso, per nuovi agri-coltori, intraprendere l’attività.

L’idea di una Banca della Terra

Per queste ragioni nel presente progetto si vuole promuovere la creazione di uno strumento che faciliti la transizione verso modelli produttivi e di gestione della terra che possano garantire l’integrazione dei temi sopra sintetizzati. Convenzionalmente, nel quadro del progetto “Agroecologia in Martesana” questo strumento è stato definito “Banca della Terra della Martesana” per sottolineare l’opportunità di dare forma ad uno strumento stabile, pubblicamente riconoscibile e che risponda all’obiettivo di consi-derare la terra come un patrimonio che va non solo custodito, ma anche valorizzato e messo a servizio del territorio in un’ottica di lungo periodo.

Oggi è già un obiettivo importante avere sia un luogo in cui domanda e offerta possano agevolmente incontrarsi, sia dei bandi ad hoc per l’alloca-zione dei terreni in base ad alcuni criteri. A partire da ciò si ritiene auspica-bile accompagnare questo processo con una discussione pubblica e una gestione partecipata dei terreni pubblici da parte di una “comunità mar-tesana”. In questo processo una base di partenza significativa è costituita dalle attività realizzate sul territorio in alcuni recenti progetti legati ai temi del cibo locale di qualità, tra cui il progetto europeo “Hungry for Rights” e le attività che sono state definite “Verso il Martesana Food Council”.

cambiamenti significativi nell’orientamento del sistema alimentare milanese

considerare la terra come un patrimonio che non vada solo custodito ma anche valorizzato e messo al servizio del territorio nel lungo periodo

Il “Distretto Agricolo” dell’Adda Martesana

Con l’obiettivo di valorizzare il ruolo dell’agricoltura come elemento di identità territoriale negli ultimi anni è stato avviato un dibattito circa l’op-portunità di dotare il territorio di un Distretto Agricolo dell’Adda Martesa-na. Il distretto avrà l’obiettivo di promuovere un modello che sia in grado di integrare lo sviluppo dell’attività agricola con altre forme di promozione e sviluppo di beni e servizi per il territorio.

Nel dicembre 2016 sono 26 le aziende firmatarie della bozza di preade-sione per avviare la pratica di riconoscimento regionale del distretto ru-rale, capofila dell’iniziativa è stato il Comune di Liscate. La creazione del distretto consentirà un’azione comune fra operatori e l’individuazione di una filiera produttiva comune.

Una Banca della Terra appare uno strumento utile nell’ottica di un distretto in grado di unire proprietari dei terreni, aziende agricole ed istituzioni. Il percorso prevede la promozione di un Accordo Quadro e in seguito di un piano d’azione, che grazie al riconoscimento regionale, sarebbe finan-ziabile attraverso i bandi dei Programmi Operativi Regionali e Nazionali, finanziati dai Fondi Strutturali 2014-2020 (FEASR innanzitutto, ma anche FESR ed FSE), il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, i Programmi Europei a Gestione Diretta ed altre pubbliche e private.

Il “Parco Locale di Interesse Sovralocale” della Martesana

Nel dicembre 2015 è stato avviato il processo di costituzione del PLIS della Martesana tra 12 Comuni direttamente attraversati dal naviglio. Le basi di conoscenze per una Banca della Terra potrebbero contribuire a fornire contenuti innovativi al PLIS stesso, che si caratterizza come un’infrastruttura verde per politiche di ampio respiro e di pianificazione virtuosa, per il miglioramento della qualità del territorio della Martesana e delle sue matrici ambientali.

Questo PLIS ha infatti un’elevata vocazione agricola e produttiva, in quanto tra i suoi obiettivi si riscontra la volontà di agrie sulla riqualificazione ambientale ed agricola, nonchè la tutela e valorizzazione del patrimonio agrario e degli elementi strutturanti il paesaggio agrario in particolare il reticolo irriguo per tendere allo sviluppo di un’economia territoriale sostenibile legata in particolare alle attività agricole.

Questi due processi, il distretto ed il PLIS, appaiono le due realtà maggiormente interessanti ai fini del presente documento in quanto, da un lato rappresentano dei processi attualmente in corso e dunque carichi di necessità strategica; dall’altro rappresentano due forme di coesione territoriale molto differenti e potenzialmente integrabili in un’ottica di pianificazione agroecologica sull’uso dei suoli.

processi istituzionali innovativi che agiscono sui temi

dell’agricoltura tra privati ed istituzioni, potrebbero essere i

beneficiari delle conoscenze di una Banca della Terra,

agendo sul valore dei suoli

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

16 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 17Economia e Sostenibilità2016

Selezione di casi ispirativi di gestioni comunitarie dal mondo4

La gestione comune delle terre è una pratica che ha caratterizzato per un lungo periodo storico i sistemi agricoli europei. Le forme che sono sopravvissute fino ai nostri giorni traggono le proprie origini negli usi civici alto-medioevali (pascolo, agricoltura, legnatico, pesca, fungatico, prelievo di sabbia e rocce, ecc.) che venivano conservati quando l’imperatore o un’autorità superiore concedeva un feudo al feudatario. Questi usi erano intrinsecamente legati all’esistenza stessa della terra e alla sua funzione di sostentamento di base della sua popolazione in maniera, per alcuni territori, del tutto svincolata dai rapporti di proprietà, allora inesistenti per come sono intesi oggigiorno.

A partire dalla metà del ‘700 il fenomeno dell’industrializzazione iniziò a cambiare gradualmente ma radicalmente l’ordinamento sociale preesistente, e con esso le sue forme di convivenza. Proprio laddove l’industrializzazione ebbe inizio, in Inghilterra, l’amplissimo sistema delle terre comuni venne profondamente rivoluzionato ed, alla fine, quasi del tutto cancellato da una serie di provvedimenti detti “enclosures” che letteralmente conducevano alla recinzione e privatizzazione dei terreni e che si estesero per tutto il secolo successivo.

Guido Agnelli

Questa azione rispondeva a due necessità impellenti per una società che stava entrando nell’epoca industriale: aumentare la produzione agricola tramite una gestione votata alla massimizzazione del profitto e della produzione e liberare ampie masse di nullatenenti o di sottoccupati dalla campagna da assorbire nel nascente settore secondario cittadino.Il primo scopo lo si volle raggiungere tramite la privatizzazione dei terreni in favore della nobiltà, la quale poi ne demandava la gestione ad affittuari animati da tutto l’interesse per aumentare la produzione e la rendita delle aziende agricole. Il secondo fu invece una naturale conseguenza delle enclosures. Le persone non riassorbite dal settore agricolo come braccianti salariati, perdevano anche la possibilità di sopravvivere grazie ai frutti della terra garantiti prima dagli usi civici, e si trovarono nella necessità di emigrare e trovare altre fonti di reddito, cercando lavoro in massima parte nelle nascenti industrie.

In Italia, seppure un secolo dopo, la dinamica fu simile. Delle tante terre comuni su cui gravavano antichi usi civici e che ebbero grande rilevanza economica e sociale soprattutto nei territori montani (Foresta Umbra, Aspromonte, faggete e castagneti appenninici, abetine e pascoli alpini), poco sopravvisse ad una serie di leggi emanate alla fine dell’800 che, progressivamente, sostituirono una molteplicità di forme di gestione governata dalle comunità, con altre forme regolate dallo Stato unitario.Oggi la modalità di gestione della terra agricola è strettamente privatistica e basata sulla forma aziendale, in particolare per quanto riguarda la produzione agricola. Eppure, sebbene si sia voluto ricalcare il modello industriale sia nel processo produttivo che nelle forme organizzative della proprietà, il settore primario rimane un settore del tutto peculiare per molte caratteristiche. Per esempio la finitezza della terra, la concorrenza con altre forme di utilizzo del suolo, particolarmente in alcune aree, la natura di bene rifugio della terra che conduce ad una lievitazione dei prezzi di acquisto che sono ingiustificati se valutati col solo metro della redditività delle produzioni agricole (spesso bassissima), il mercato regolato e fortemente condizionato dalle politiche e dai contributi europei ecc.

“Regole Ampezzane”Veneto, 1225

“Magnifica Comunità di Fiemme”Trentino Alto Adige, 1111

“Common Council”Brandon, 2014

“Sierra Norte”Oxaca, 1940

Società pubbliche Safer, 1960

“Terre de Liens”2003

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

18 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 19Economia e Sostenibilità2016

Inoltre la terra non è un semplice mezzo di produzione, come a volte lo si è voluto intendere, ma è un sistema vitale e complesso che porta con sé una serie di valori che sono comuni, alcuni dei quali trovano una loro codificazione nei cosiddetti servizi ecosistemici che essa fornisce alla società (biodiversità microbica e ciclo dell’azoto, del carbonio ecc., biodiversità animale e impollinazione, protezione dall’erosione, dalla desertificazione e perdita di suolo agricolo, dal dissesto idrogeologico, filtrazione delle acque ecc.). Infine la terra fornisce un servizio che è forse distinto da quelli precedentemente menzionati ma ugualmente importante nella determinazione della qualità di vita dell’umanità, ovvero la bellezza, la conservazione paesaggistica, gli spazi aperti in montagna, gli usi e le pratiche tradizionali delle comunità.

Tutto ciò fa sì che la terra abbia un ruolo ambientale e sociale oltre che produttivo che va incentivato e per il quale in molte parti d’Europa si stanno attivando nuove (o antiche) forme di gestione civica in grado di ovviare a difficoltà come quella di accesso alla terra in pianura, o l’abbandono massiccio in montagna e che articolano in modi diversi il principio della cura della terra come patrimonio comune non solo da custodire ma anche da rigenerare in un’ottica di lungo periodo.In Italia esistono usi civici su una parte rilevante di terreni agricoli in Italia (CITARE DATO) con regioni particolarmente coinvolte come la Sardegna dove sono (…) gli ettari sottoposti a uso civico in particolare di pascolo. A fianco di queste pratiche estremamente diffuse, esistono tutt’ora diverse importanti istituzioni di diretta derivazione medievale, la cui matrice permane sia nei meccanismi di governo, sia di organizzazione (QUALI). Dall’altro troviamo invece forme di organizzazione più evolute, eppure dalle radici antichissime, che sono riuscite a sopravvivere con i propri statuti ad ogni processo di frammentazione effettuato in Italia dalla Rivoluzione francese in poi e che governano il territorio tramite organi elettivi e riconosciuti. Esempi di questo genere sono la Magnifica Comunità di Fiemme o le Regole Ampezzane.

Entrambe queste ultime hanno basato la propria sostenibilità economica sulla gestione di pascoli e boschi, organizzando una comunità costretta, all’epoca dei primi insediamenti, a vivere in condizioni climatiche particolarmente sfavorevoli. Ancora oggi il bosco costituisce una ricchezza importante per queste comunità e fanno parte di queste istituzioni anche le segherie che ne lavorano il legname, con punte di eccellenza raggiunte dai legnami pregiati come quelli per la liuteria di Paneveggio a Predazzo.Con il tempo le attività sono mutate, fino a comprendere impianti sciistici, malghe riadattate alla ricezione ma grazie alle proprie regole (inalienabilità, protezione dell’ambiente ecc) queste forme di organizzazione hanno permesso il raggiungimento di un altro traguardo fondamentale: la conservazione e la valorizzazione del paesaggio, che oggi è diventato il maggior capitale comune di queste comunità che vivono soprattutto di turismo.

Bussero. Catasto Teresiano, mappe attivazione. 1721

La proprietà privata e collettiva nelle “Regole Ampezzane” sulle Dolomiti venete

Sono 11 Regole riunite nella Comunanza Regoliera. Dal punto di vista giuridico sono considerate personalità di diritto privato che, però, hanno in gestione beni collettivi di interesse pubblico e generale (tra cui addirittura il Parco Naturale Regionale delle Dolomiti d’Ampezzo, unico caso in Italia di un parco regionale gestito da un soggetto privato). L’unità di base che compone ogni regola è data dalla famiglia, discendente dalle prime famiglie che hanno popolato la valle, e che da sempre ha diritto all’utilizzo dei beni comuni.

Il bene collettivo viene goduto secondo i bisogni di ciascuna famiglia, e l’uso del bosco e del pascolo è regolamentato dai Laudi, antichi codici scritti tramandati per secoli, che sono giunti fino a noi pressoché inalterati nella sostanza e che vengono rispettati e applicati ancora oggi. La comunità ha da sempre tutelato la proprietà collettiva di boschi e pascoli con particolari vincoli tra cui: destinazione d’uso agro-silvo-pastorale, i beni sono destinati in perpetuo a bosco e a pascolo, inalienabilità, divieto di vendere o cedere i beni ad altri, indivisibilità, divieto di dividere tali beni fra i Regolieri e con altri. La legge garantisce oggi anche altre forme di tutela: inusucapibilità ovvero l’impossibilità per i beni regolieri di essere acquistati da altri per usucapione, l’interesse generale ovvero il valore ambientale dei beni va oltre l’interesse della sola comunità regoliera, ma si estende a tutta la collettività.Il patrimonio delle 11 Regole Ampezzane si compone di 16.000 ettari di boschi, dei pascoli di altura e delle montagne oltre il limite del pascolo (queste ultime mantenute a solo scopo protettivo per evitare possibili forme di speculazione turistica ma sulle quali non viene esercitata per ovvi limiti alcuna forma di attività economica). Le Regole attuano piani di gestione forestale per un prelievo di legname sostenibile in linea con il tasso di recupero della foresta. L’80% di questo è venduto alle segherie come legname da opera e il 20% destinato al riscaldamento per le famiglie dei regolieri. Inoltre i regolieri hanno diritto al legno di migliore qualità per la costruzione e ristrutturazione delle proprie case.

Il pascolo è demandato alle singole regole e solo 4 ancora lo gestiscono, dato il calo dell’attività degli ultimi anni. Queste governano le malghe e accordano con gli allevatori i periodi di permanenza in ciascuna e il numero di capi consentiti. Inoltre, delle moltissime malghe amministrate dalle Regole, molte si sono rivolte all’attività ricettiva e turistica. I fabbricati posseduti dalla Comunanza sono in tutto un centinaio.I proventi delle attività vengono reinvestiti nel territorio, in particolare nel mantenimento delle reti viarie montane, nelle infrastrutture e nei servizi comuni che rendono possibile il mantenimento e il potenziamento delle singole attività.

Inzago. Catasto Teresiano. 1881

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

20 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 21Economia e Sostenibilità2016

Sviluppo del territorio rurale nella“Magnifica Comunità di Fiemme”

La Magnifica Comunità di Fiemme viene riconosciuta nel 1111 dall’imperatore come entità di gestione del territorio preesistente al governo imperiale. Oggi raccoglie tutte le famiglie degli undici comuni della Val di Fiemme e le persone che abitino in valle da più di 20 anni. Queste persone, detti vicini, eleggono ogni 4 anni un rappresentante per ogni Comune, o regola, che viene chiamato regoliere e che partecipa poi al Consiglio dei regolieri dove vengono decise le strategie di sviluppo del territorio controllato dalla Magnifica Comunità.

Il territorio interessato si compone di 20.000 ettari tra boschi e pascoli che vengono gestiti principalmente come parte di un ciclo molto articolato del legname. Infatti la Comunità controlla diverse attività di trattamento del legname, tra cui la segheria di Ziano di Fiemme, una delle maggiori in Italia, che è organizzata come una società per azioni con maggioranza della comunità. La strategia di sfruttamento della risorsa forestale risponde a criteri di sostenibilità che prevedono un prelievo di legname dalla foresta, minore rispetto al tasso di accrescimento medio della foresta stessa. A questo si aggiunge la gestione dei pascoli e delle malghe, anche affittate a scopi di ricezione turistica, così come le concessioni alle aziende sciistiche. In caso di profitti, questi vengono distribuiti tra i vicini, che godono anche del diritto di legnatico, ovvero di quote prestabilite di legna da ardere o da lavoro per ogni famiglia che ciascuno va a ritirare nella segheria e nei luoghi preposti.

Bellinzago Lombardo. Catasto Teresiano, mappe attivazione. 1721 (in questa pagina)Gorgonzola. Catasto Teresiano, mappe attivazione. 1721 (pagina a lato)

Forme di governo delle terre comuni nel Regno Unito

Anche l’Inghilterra mantiene forme di gestione delle terre comunitarie che sono direttamente discendenti dalla tradizione: i commons. Questi rappresentano oggi solo una parte residuale delle antiche estensioni precedenti al processo di enclosures ma ugualmente significative, in quanto riguardano circa 7000 commons registrati con una legge del 1967 che gestiscono in particolare foreste e terreni montani dedicati al pascolo. La terra comune è terra soggetta a diritti comunitari, non terra posseduta dalla comunità. Ovvero, in Inghilterra, la terra è di proprietà privata o statale, ma su di essa intervengono diritti comuni. In generale si tratta quindi della presenza degli stessi usi civici già menzionati e di derivazione medievale. L’avanzamento che attualmente è in corso di svolgimento nel Regno Unito è quello della creazione di un organo di gestione dei commons che sta portando questa istituzione ad avvicinarsi a forme di maggior organizzazione, secondo la distinzione fatta in precedenza.

Con il Commons Act del 2006 infatti, si aggiunge un importante contributo alla legislazione precedente. In generale si va nella direzione di una maggior regolamentazione dei commons, maggior trasparenza nei criteri di gestione ed attenzione alla sostenibilità delle attività economiche svolte e alla conservazione dei suoli agricoli. Una delle innovazioni più importanti che vengono introdotte da questa legge è appunto quella che attiene alle forme di governo e che prevede la costituzione di un Common Council che riunisca i proprietari terrieri e gli aventi diritto agli usi civici (commoners), in modo da garantire un lavoro comune per la programmazione della gestione del pascolo e delle altre attività previste.In alcune aree forme di governo delle terre comuni sono già presenti attraverso i Boards of Conservators, ma il Common Act 2006 prevede la creazione dei Common Council anche laddove forme di gestione di questo tipo non siano ancora presenti. In ogni caso questi vengono istituiti su base volontaria e possono essere stabiliti solo con il sostanziale accordo tra tutte le parti (proprietari, commoners, altre forme di interessi legali). Le decisioni vengono prese con voto di maggioranza, superando l’ostacolo paralizzante del raggiungimento dell’unanimità, e saranno prese sui temi dell’agricoltura, gestione della vegetazione e tutti gli usi civici previsti su quell’area.

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

22 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 23Economia e Sostenibilità2016

Pascoli e terreni gestiti dal “Common Council” di Brendon in Inghilterra

Il Common Council di Brendon è nato all’inizio del 2014, dopo una consultazione di 4 settimane a partire dall’ottobre del 2013 tra gli attori coinvolti nella sua nascita e partecipi della futura gestione: proprietari terrieri, commoners (ovvero gli intestatari di usi civici che attivamente svolgessero le attività sui terreni, in particolare di pascolo), altri beneficiari di usi civici seppur non attivamente praticanti.

Il Common Council ha il compito di prendere le decisioni riguardo la gestione dei terreni facenti parte del common e vigilare perché queste vengano rispettate. Il Presidente eletto deve impegnarsi affinchè gli argomenti in discussione siano aderenti alla missione dell’organismo, siano esposti con chiarezza e siano conosciuti in maniera adeguata e completa dai componenti dell’assemblea, che può in tal modo esercitare un voto consapevole. L’approvazione delle risoluzioni avviene a maggioranza semplice dopo una discussione tra i membri del consiglio.Al presidente spetta un casting vote, ovvero un voto decisivo in caso di parità tra i consiglieri. Il Consiglio si riunisce tre volte all’anno più una quarta a 6 mesi dalla chiusura dell’anno finanziario, per visionare e approvare il bilancio e discutere le strategie future.

Esistono infine questioni su cui è richiesta una maggioranza speciale come: l’ingresso in schemi agro-ambientali, l’accesso a strumenti di finanziamento; emendamenti che annullano precedenti risoluzioni, cooptazione di persone all’interno del Consiglio, l’introduzione di imposte (in questo ultimo caso si richiedono i due terzi dei voti), finanziamento, emendamenti che annullano precedenti risoluzioni, cooptazione di persone all’interno del Consiglio, l’introduzione di imposte (in questo ultimo caso si richiedono i due terzi dei voti). Vimodrone. Catasto Teresiano,

mappe attivazione. 1721

“Sierra Norte” di Oaxaca per la gestione dei terreni forestali in Messico

A partire dagli anni ’40 in Messico vennero stabilite delle concessioni governative ad imprese private e parastatali per il taglio del legname su terreni che, in precedenza, erano gestite attraverso forme comunitarie tradizionali, cui le imprese fornivano un affitto o “diritto di monte”. Al termine di quelle concessioni, nella zona di Oaxaca venne creata una nuova forma di gestione comunitaria delle foreste, non basata su forme di diritto consuetudinario ma, nondimeno, appoggiandosi sulla base identitaria della comunità territoriale.

Questa gestione venne creata a seguito di una serie di conflitti sociali nati a seguito della fine delle concessioni governative. Il termine di questa gestione, infatti, fu accompagnata da violente manifestazioni della popolazione locale contro le imprese che avevano mancato di pagare spesso il diritto e non si erano adoperate come da accordi in opere di miglioramento viario e delle scuole, attuando soprattutto un taglio selvaggio della foresta per l’industria cartiera. La mobilitazione condusse alla formazione dell’Organizzazione per la Difesa delle Risorse Naturali e dello Sviluppo Sociale e alla rinascita dello spirito comunitario della popolazione che ha posto le basi per i successivi gli organi democratici di gestione delle terre. nati successivamente.

Si trattava di una sfida imprenditoriale di gestione del patrimonio forestale residuo e che si è poi allargato a forme comunitarie di gestione in altri settori, come quello dell’ecoturismo e della gestione delle acque, incrementando anche forme inedite di trasparenza e governo democratico. La forma di governo consiste in un’assemblea della comunità regolamentata per partecipazione, competenze, presa delle decisioni, sia da regolamenti interni, sia da tradizioni comunitarie. Il sistema degli incarichi è normato dalle regole interne dell’assemblea e basato sulla rotazione degli incarichi di dirigenza e gestione delle imprese comunitarie fino ai ruoli operativi di lavoro a seconda delle competenze riconosciute dall’assemblea ai suoi membri. L’assemblea vota a maggioranza con meccanismi di consulta di organi formati da soggetti anziani. Sulla trasparenza e rendicontazione lavora una Commissione di vigilanza che riferisce in assemblea.

Vimodrone. Catasto Lombardo Veneto. 1887

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

24 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 25Economia e Sostenibilità2016

Promozione dell’agricoltura e dell’acquisto, gestione e rivendita dei terreni con le società pubbliche Safer in Francia

Le Safer sono una rete di società pubbliche francesi che si occupano a scala regionale del monitoraggio del mercato della terra e della promozione dell’agricoltura e delle economie locali. Le tre principali attività dichiarate attualmente da Safer sono: dinamizzare il mercato delle terre agricole favorendo l’insediamento dei giovani; proteggere l’ambiente, le risorse e il paesaggio; accompagnare lo sviluppo dell’economia locale.Si tratta di società di capitali senza fini di lucro, ovvero dove non vengono distribuiti dividendi ai soci, con una missione di interesse generale e ricadenti sotto la tutela del Ministero delle Finanze e di quello dell’Agricoltura. Organizzate a scala regionale sono poi riunite in una Federazione Nazionale delle Safer.Originariamente le Safer sono state istituite nel 1960 con la Legge di Orientazione Agricola allo scopo di modernizzare il settore agricolo riorganizzando le aziende esistenti e favorendo l’insediamento dei giovani.

Con i tempi le priorità sono cambiate così come l’evoluzione generale del settore agricolo. A fronte della riduzione di importanza economica di questo infatti e del cambiamento nell’utilizzo dei suoli, in particolare sotto la spinta della forte urbanizzazione, le Safer si sono date anche il compito di proteggere il paesaggio agricolo e la qualità ambientale del territorio.Le principali attività in cui si divide l’azione di una Safer consistono nel monitoraggio e studio delle dinamiche del mercato della terra al fine di valutare il suo giusto valore evitando i processi speculativi. Inoltre offrono consulenza ai comuni per la valutazione dei movimenti fondiari nel loro territorio e sull’impatto di progetti pubblici e privati.

L’altra grande branca di intervento delle Safer è quella dell’acquisto, gestione e rivendita dei terreni. L’acquisto può consistere in una normale acquisizione concordata o derivante dal diritto di prelazione che la Safer, in quanto società di pubblico interesse, può esercitare. I terreni vengono poi temporaneamente dati in locazione ad agricoltori per poi essere rivenduti a privati od organismi pubblici come enti conservatori del litorale, parchi ecc.Gli organi di governance di ciascuna Safer sono fondamentalmente due: un comitato scientifico e un consiglio di amministrazione. Il comitato scientifico si compone di rappresentanti delle organizzazioni agricole come camere dell’agricoltura, rappresentanti sindacali e di banche e assicurazioni mutue agricole. Della collettività territoriale come il consiglio generale e le associazioni dei sindaci; dello Stato con il direttore regionale dell’agricoltura e quello delle finanze pubbliche.A questa composizione fissa possono aggiungersi, in alcune Safer, anche rappresentanti del consiglio regionale, di organizzazioni ambientaliste, di sindacati dei proprietari terrieri e forestali.Il Comitato scientifico esamina ogni richiesta di acquisizione di terre e aziende agricole presentata da soggetti pubblici o privati alla Safer e ne emette un giudizio di idoneità.

La decisione a questo punto spetta al consiglio di amministrazione della Safer che riunisce i rappresentanti dei suoi azionisti (organizzazioni agricole e collettive).Infine la decisione viene validata in ultima istanza da due rappresentanti del Ministero delle Finanze e di quello dell’Agricoltura.Il sistema delle Safer è dunque un sistema alternativo a quello di libero mercato per la gestione delle terre agricole, allo scopo di evitare speculazioni e mantenere aperto l’accesso alla terra da parte di giovani agricoltori valorizzando anche criteri di benessere pubblico oltre che economici. E’ un esempio di una alternativa “dall’alto”, voluta e gestita dallo Stato come ultimo attore della gestione comune dei beni, ovvero può considerarsi come una forma estrema di gestione comune dove la comunità è lo Stato tutto.

Il sistema presenta certo delle incongruenze, per esempio la difficoltà, anche da parte delle Safer, di mantenere prezzi accessibili per la terra e l’ulteriore carico di costi che vanno a gravare sui terreni dovuti ai meccanismi di gestione delle acquisizioni (costi di acquisto, costi notarili, ecc).Altra questione, ma ben differenziata rispetto alle modalità di funzionamento di questi soggetti, è quella delle politiche che uno Stato decide di implementare. Le Safer continuano ad avere una politica più rivolta verso la crescita di competitività delle grandi aziende piuttosto che di aiuto verso i piccoli proprietari.

Vaprio d’Adda. Catasto Lombardo Veneto. 1887

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

26 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 27Economia e Sostenibilità2016

Gestione sostenibile e solidale dal basso, con le “Terres de Lien” in Francia

Terres de Lien è un’esperienza francese di gestione delle terre e di incentivazione di pratiche sostenibili in agricoltura. Si tratta di un'esperienza che si colloca su un piano molto diverso rispetto alle Safer, perchè si tratta di un’iniziativa nata dal basso, all'incrocio tra soggetti sociali ed economici.Terres de Lien nasce nel 2003 dall’incontro di movimenti operanti nell’agricoltura biologica e biodinamica, la finanza etica, l’economia solidale e lo sviluppo rurale. La filosofia su cui si basa il movimento si lega al concetto di risparmio solidale e di dono. Il risparmio solidale riattribuisce al denaro un valore che non è solo monetario, ma è quello dell’etica e della trasparenza della sua gestione. Il dono poi costituisce un mezzo di congiunzione, un modo di porsi in relazione, istituendo tra chi dona e chi riceve un legame invisibile che non trova ragione nell’attesa di ricompensa. L'attività di Terres de Lien, oltre che di diffusione di educazione e di pratiche sostenibili in agricoltura, si focalizza sulla facilitazione dell’accesso alla terra per nuove esperienze aziendali e di accesso al finanziamento e si articola in tre grandi pilastri: l’associazione, la foncière e il fonds.

L’associazione viene definita come lo zoccolo dure di Terres de Lien ed è articolata in un'associazione nazionale e in 19 associazioni regionali che coprono l’intero territorio della Francia continentale. E’ la prima struttura creata nel 2003 per il raggiungimento degli obiettivi posti nella carta dei principi dai fondatori del movimento: liberare la terra dalla speculazione finanziaria, favorirne l’accesso agli agricoltori, promuovere progetti per la dinamizzazione dei territori rurali e appoggiare una agricoltura agroecologica. Il principio sottostante è in particolare quello di operare perchè la terra venga preservata e trattata come un bene comune.Gli ambiti in cui l’organizzazione nazionale opera sono: organizzare i dibattiti e permettere la riflessione all’interno del movimento terra; portare la linea politica del movimento a livello nazionale e internazionale; appoggiare le altre strutture del movimento (comunicazione, finanziamento, formazione ecc); gestire un dibattito trasversale con le collettività territoriali; cogestire le strutture finanziarie (le Fonciere); garantire il rispetto dei principi etici e dei valori contenuti nella carta del movimento.Il funzionamento dell’associazione poggia su una assemblea generale annuale, un consiglio di amministrazione che si riunisce cinque volte all’anno e un ufficio che segue la gestione quotidiana. Vengono anche istituiti tavoli su temi specifici (di organizzazione interna o di strategia) per alimentare la discussione su cui si fondano le decisioni del consiglio di amministrazione.Le organizzazioni territoriali si occupano di seguire i progetti di acquisizione delle terre, dare consulenza ai nuovi agricoltori e animare gruppi locali di sostegno.Inoltre svolgono un importante ruolo di diffusione delle idee dell’associazione sul territorio, organizzando conferenze e dibattiti e cercando di incidere sulle politiche regionali.La Foncière Terre de Liens è una società finanziaria creata dall'associazione

Terres de Liens per andare incontro alla necessità di acquisire terreni agricoli e proprietà a prezzi controllati e finanziare l’insediamento di nuovi agricoltori. Si tratta di un’impresa di investimento solidale che raccoglie le donazioni da singoli cittadini o da persone giuridiche di diritto privato. Gli azionisti sono tenuti informati riguardo alle acquisizioni e alla gestione dei beni.

Il processo di acquisizione è lungo e diviso in molte fasi che vanno dalla scoperta del bene all’acquisizione, alla valutazione dei progetti dei richiedenti e alla stesura dei contratti di locazione. Il cittadino diventa dunque un attore nella dinamica del trasferimento delle proprietà terriere. Il cittadino affida una parte di risparmio all’associazione permettendole questo intervento sul mercato in grado di remunerarsi attraverso la gestione dei beni e delle locazioni. L’intento di Terres de Liens è quello di costruire progetti di gestione del territorio sul lungo periodo ma, per garantirsi un margine di operatività finanziaria e attrarre anche risparmiatori e investitori che non necessariamente sono disposti ad immobilizzare il capitale per periodi lunghi, l’associazione investe nell’acquisizione degli immobili il 75% dei fondi ricevuti, mantenendo il 25% in cassa a copertura.

Le cifre aggiornate al gennaio 2016 parlano di più di 11 mila azionisti per un capitale di circa 49 milioni di euro. Il valore delle azioni è di 103 euro. Gli azionisti sono chiamati ogni anno a riunirsi in assemblea per valutare l’andamento dell’esercizio passato e discutere le strategie per il futuro. Mediamente la quota per singolo azionista assomma a 2.500 euro, ma non è una soglia obbligatoria e si può entrare anche con l’acquisto di una singola azione.

Pioltello. Catasto Teresiano, prima attivazione. 1721

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

28 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 29Economia e Sostenibilità2016

Otto elementi di discussioneper una Banca delle Terra5

Questa parte del documento propone una serie di punti di discussione per la promozione di quello che, nel progetto “Agroecologia in Martesana” è stata definita come “Banca della Terra”.Lo scopo di questi punti non è quello di fornire una soluzione definita, quanto di proporre dei criteri sulla base dei quali promuovere e alimentare una discussione pubblica che veda il coinvolgimento delle istituzioni, degli attori sociali ed economici e della cittadinanza; sulla base della quale identificare e promuovere una forma di gestione condivisa di una quantità significativa di terreni nel territorio della Martesana. In questo testo, quindi, quando si parla di “Banca della Terra” ci si riferisce a tutte le possibili forme che potrebbe assumere questa gestione e non ad uno specifico modello.

Lo schema rappresenta l’organicità di tutti gli elementi per raggiungere l’obiettivo, viene pertanto inquadrato il tema dall’idea generale alle dinamiche centrali per la costruzione di una Banca della Terra.

Andrea Calori, Guido Agnelli, Andrea Magarini

DEFINIZIONEesplicitare l’idea

INTERPRETAZIONEidentificare i bisogni

PARTECIPAZIONEcondividere la responsabilità

VALORIZZAZIONEconsolidare il patrimonio

PATRIMONIOcondividere le risorse

ATTORIspecificare i ruoli

ORGANIZZAZIONEdefinire la forma giuridica

PROMOZIONEattivare incentivi

1. DEFINIZIONE: esplicitazione dell’idea

Nel territorio della Martesana emerge un contesto culturale che, da diversi anni, ha visto fiorire numerose realtà produttive ed associative orientate alla promozione di forme di produzione e consumo di cibo sostenibili. E’ opportuno che un percorso verso l’istituzione di una Banca della Terra tenga conto di queste presenze e sia accessibile a tutti gli attori già coinvolti sul tema dell’agricoltura e dello sviluppo del territorio; traendo spunto dal lavoro già svolto. La Regione Lombardia, nel febbraio 2016, ha avviato la procedura per la costituzione di un inventario dei terreni abbandonati, pubblici e privati consultabile online, disponibili ad essere assegnati in uso. Un passo rilevante da fare nella direzione di una gestione civica e condivisa della terra è quella di non limitarsi ad una declinazione locale di questo strumento, che va visto come uno dei tasselli di un mosaico più ampio. Lo strumento regionale, infatti, raccoglie informazioni sui terreni pubblici abbandonati o non utilizzati da più di due anni, escludendo in un primo momento quelli privati; mentre le prime sollecitazioni ed esperienze avviate in Martesana indicano un interesse non solo per l’utilizzo agricolo di terreni di proprietà pubblica, ma anche per un indirizzo unitario dei metodi produttivi (con l’agroecologia) e gestionali, creando un organo di gestione partecipato dai cittadini legato all’identità territoriale unitaria della Martesana. Dunque non solo una questione legata all’utilizzo dei terreni ma all’implementazione pratica di principi di sostenibilità ambientale e partecipazione sociale.Oltra alla gestione della terrà “in sé”, il tema della Banca della Terra è da pensare come uno strumento a servizio di diversi scopi e connesso a diversi processi. Ad esempio una Banca della Terra può favorire la nascita di nuove attività nel settore primario che siano in grado di aprirsi ai giovani agricoltori che sono in cerca di terra da coltivare; avvalendosi della loro capacità di innovazione e per valorizzare al meglio le opportunità derivate dalla vicinanza del mercato cittadino e di quello locale.Il senso di un’attenzione specifica ai temi della gestione della terra è connesso anche a quello di favorire la diffusione di pratiche agricole sostenibili in Martesana e di un sentimento di protezione e gestione condivisa di un bene comune prezioso come la terra, in un territorio che ha visto negli ultimi decenni una forte contrazione del suolo agricolo.Le esigenze da cui nasce la proposta di una gestione condivisa della terra all’interno del progetto Agroecologia in Martesana sono riassumibili nella necessità di porre un freno alla perdita di suolo agricolo nell’area, di valorizzare il patrimonio fondiario pubblico e di creare posti di lavoro nel settore.

2. INTERPRETAZIONE: identificare i bisogni

La natura, le finalità e le forme di gestione condivisa della terra non sono variabili indipendenti e non possono essere definite applicando dei modelli predeterminati. Esse sono legate al contesto, al tipo di attori, ai beneficiari e a tutti i soggetti che, in qualche modo, esprimono i bisogni a cui una banca della terra dovrebbe rispondere. Questi aspetti di contesto

Banca della Terra come sintesi del grande attivismo degli attori lungo la Martesana, per un’avanzamento della

proposta regionale e promuovere i principi

agroecologici

ascolto del territorio per definire che forma dare

alla Banca della Terra

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

30 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 31Economia e Sostenibilità2016

sono importanti perché le diverse possibili forme di gestione della terra nascono e si sviluppano per rispondere a bisogni specifici.Gli esempi italiani e stranieri mostrati nelle pagine precedenti sintetizzano solo alcune delle molte possibili declinazioni del tema della gestione condivisa della terra e, tra le altre cose, evidenziano proprio come le forme possano essere fra loro molto diverse in funzione dei bisogni a cui esse devono rispondere. Ad esempio, il caso francese della Safer è relativo ad una struttura molto istituzionalizzata che opera localmente rispondendo soprattutto ad un sistema di regole nazional; l’esperienza di Terres de Lien prevede forme di discussione organizzata per definire, prima, una visione e, poi, dei criteri di pubblicazione dei bandi di assegnazione dei terreni.Nel caso dei commons il voto del proprietario vale come quello del beneficiario dell’uso civico e le decisioni vengono prese in un’assemblea appositamente regolata.Ciascuna di queste forme risponde a esigenze diverse di coinvolgimento degli attori che, a sua volta deriva dalla necessità o dall’opportunità di trattare alcuni bisogni o questioni. Il tema, quindi, non è di ingegneria istituzionale o societaria ma, piuttosto, è una questione che ha prima di tutto a che fare con la capacità di fare emergere questi bisogni, di identificarli in una sede e di implementarli in una forma di rappresentanza e organizzativa adeguata ad essi. Questa base fornisce gli input per un’attività di progettazione tecnica della forma che la Banca della Terra può avere in un determinato contesto.

3. PARTECIPAZIONE: condividere la responsabilità

Dal momento che la nascita di una banca della terra è molto legata al contesto e ai bisogni che gli attori di questo contesto esprimono, è cruciale dedicare tempo e risorse adeguate affinché queste espressioni siano possibili. In questo testo si è specificato che qui si parla di banca della terra per esprimere in modo sintetico il concetto più ampio di gestione condivisa della terra; per sottolineare che le forme di questa gestione possono essere molto diverse.Analogamente si può dire che anche le forme di condivisione possono essere diverse ma, quello che conta, è che questa condivisione esista perché è da essa che possono emergere degli obiettivi e delle forme di gestione che siano adeguate ad un dato contesto.Per questo, al fine di fare nascere e crescere una banca della terra nella prospettiva di rispondere efficacemente ai bisogni degli attori di un dato contesto, il primo passo da fare è necessariamente quello di promuovere un ampio processo di coinvolgimento degli attori del territorio. Questo processo non deve essere formale e non deve limitarsi a forme di consultazione, sia pure di tipo ampio e inclusivo. La modalità della consultazione è opportuna in una fase iniziale per allargare il campo degli attori coinvolti e assicurarsi di non escludere a priori attori che, se pure poco presenti nel dibattito pubblico attuale, possono essere dei potenziali beneficiari o, addirittura, copromotori della banca.Ma, a fianco di una fase di consultazione che ha lo scopo di promuovere l’ascolto e l’inclusione, è importante procedere ad una fase più specifica in cui ogni elemento costitutivo della banca della terra (obiettivi, forma, ruoli, modalità di gestione, ecc.) venga definito mediante un dialogo approfondito con gli attori del territorio che più ne saranno coinvolti, sia come gestori, sia come beneficiari diretti o indiretti.La “costruzione del soggetto” è, dunque il frutto di un processo e non è da

considerare un dato. Come risulta dai casi esaminati, è questo processo che determina in modo decisivo l’appropriatezza delle soluzioni che verranno adottate rispetto ai bisogni del contesto.La promozione di questo processo di consultazione e codecisione può avvenire per iniziativa di un’istituzione, che può usare le sue prerogative in termini di personale, di fondi e di poteri dati dal quadro istituzionale per avviare o gestire questo processo.Esistono però molte esperienze in cui gli attori, che pur promuovono iniziative di grande rilievo pubblico, agiscono al di fuori di una cornice istituzionale. Queste esperienze sono più diffuse in contesti in cui le dinamiche tra istituzioni e attori sociali sono più fluide e interconnesse, ma non bisogna mai precludere la possibilità di una tale dinamica per connettere attori e processi che, di per sè, sono distanti o non dialoganti.E’ il caso, ad esempio, della relazione tra la struttura nazionale fortemente istituzionalizzata della Safer e le esperienze dal basso che fanno riferimento alla rete di Terres en Ville, che usano le capacità istituzionali date dai meccanismi delle Safer, fecondandole con i principi e con le capacità di attivazione degli attori locali che contraddistinguono Terres en Ville.

4. ATTORI: specificare i ruoli

La definizione dei tipi di attori che possono avere un ruolo diretto o indiretto è tutt’altro che scontata e, come già indicato sopra, è proprio dal rapporto tra inclusione e selezione (o esclusione) di alcuni tipi di attori che può derivare il successo, la non rilevanza o il fallimento di un’esperienza. In alcuni casi la questione non è limitata solo alla selezione dei tipi di attori (es. agricoltori, cooperative sociali, consumatori organizzati, ecc.) o alle rappresentanze formali (es. associazioni di categoria) ma, addirittura, ad alcuni singoli attori che esistono solo in un dato contesto. Ad esempio un Comune motivato, uno specifico proprietario terriero, una grande centrale di acquisto per la ristorazione istituzionale, una determinata associazione o una rete informale di attori sociali può fare la differenza e, molto spesso, le esperienze nascono dalla capacità di mobilitazione di un dato attore.In generale, comunque, esiste una correlazione tra gli attori da includere nel processo di definizione locale della banca della terra e i temi di cui la banca si deve occupare. In altre parole anche se può risultare scontato richiamarlo, va sottolineata l’opportunità che il primo promotore (o i promotori) di un’esperienza coinvolgano tutti i possibili attori connessi al tema o ai temi che danno lo stimolo iniziale all’avvio del dialogo pubblico. Allo stesso modo, ciascuno degli attori coinvolti può portare nuovi temi, idee o risorse che possono spostare il tema o la prospettiva iniziale anche in modo significativo.Come già accennato sopra, questo atteggiamento inclusivo in una fase consultiva preliminare, ha diversi scopi, uno dei quali è quello di aumentare le idee e le risorse conoscitive e relazionali da mettere alla base della BdT ed è diversa da una fase in cui un numero di attori più selezionato può partecipare alla definizione più puntuali delle forme e delle soluzioni.In una prospettiva sistemica, il tema dell’uso della terra è intrecciato a molte dimensioni sociali, economiche e ambientali, gli attori da coinvolgere in un processo di costituzione di una banca della terra sono potenzialmente molti. A titolo di esempio si segnalano gli Enti Locali e le diverse istituzioni territoriali per in rapporto alle loro prerogative e ruoli istituzionali (es. governo del territorio, regole del commercio dei prodotti, servizi sociali, politiche giovanili, ecc.) queste realtà possono inoltre divenire dei potenti driver del cambiamento coinvolgendo le strutture degli acquisti per la

ciascuna forma risponde ad esigenze diverse

dalla condivisione tra gli attori possono emergere obiettivi adeguati

la costruzione del soggetto è frutto di un processo

il primo promotore, definendo adeguatamente

le “regole d’ingaggio” può stimolare l’ingaggio di tutte

le realtà da coinvolgere

oltre ai proprietari dei terreni il coinvolgimento dei

“driver del cambiamento” può garantire robustezza

al processo di costruzione della Banca della Terra

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

32 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 33Economia e Sostenibilità2016

ristorazione istituzionale (mense, ospedali, scuole) in grado di fungere da stimolo per i privati; i proprietari di terreni che possono trarre vantaggio dalla ricollocazione delle terre in un ambito diverso da quello del mercato e della fiscalità vigente; gli agricoltori già attivi e quelli che sono in fase di avvio di attività; i diversi tipi di associazioni e soggetti non profit (culturali, ambientali, educative, ecc.) le cooperative e le cooperative sociali; i diversi tipi di attori delle economie sociali e solidali; le scuole e il mondo della formazione e tutti gli altri attori che, in misura diretta e indiretta, possono influenzare o essere influenzati dalla banca della terra.

5. ORGANIZZAZIONE: definire una forma giuridica

Le esperienze e la letteratura esistente in materia mostrano un panorama molto articolato di forme giuridiche e di forme organizzative che possono contribuire a definire e a regolare una Banca della Terra.Le forme giuridiche possono essere individuate all’interno dell’ampio panorama di quelle già esistenti che già regolano attività economiche compartecipate da più soggetti pubblici e privati che, in misura diversa, condividano fini di produzione di altri beni che vanno oltre la sola generazione di profitto di impresa (consorzi, associazioni, cooperative, imprese sociali, ecc.).Come articolazione di queste forme (per così dire, “generiche”) ne esistono anche altre che sono già utilizzate per attività che possono essere assimilabili a ciò che in questo documento è definito banca della terra. Ciò non significa che queste forme siano in sè più adatte ad una banca della terra perchè, come detto più volte, l’appropriatezza della forma giuridica può essere definita solo in funzione dell’identità e degli obiettivi che i soci si danno. In ogni caso va osservato che, in Italia, esistono alcune forme giuridiche che sono dedicate in modo specifico a regolare raggruppamenti di soggetti orientati a gestire attività legate alla cura della terra.Fra queste se ne segnalano tre: le associazioni fondiarie, i consorzi forestali e le condotte forestali.Le associazioni fondiarie sono delle libere associazioni tra proprietari terrieri nelle quali un Ente locale o un altro soggetto esterno (es. fondazioni, istituzioni, ecc.) può svolgere un ruolo di garante sia nei confronti dei proprietari, sia per le finalità di carattere pubblico che l’associazione si può dare. Si tratta di una forma molto leggera di gestione comune che si presta in modo flessibile ad una molteplicità di scopi, analogamente a quanto accade per tutte le associazioni.I consorzi forestali sono stati avviati in Italia dal Regio Decreto-legge 1723/1921 e successivamente ampliati con Regio Decreto-legge 3267/23 e sono formati da proprietari pubblici e privati, che decidono di affidare il governo e la gestione tecnica di terreni a loro appartenenti, ad un apposito personale tecnico che garantisca e attui operativamente le finalità del consorzio. I consorzi forestali sono stati attivati prevalentemente in aree montane per gestire boschi e pascoli ma, in realtà, essi prevedono anche attività agricole più ampiamente intese e sono diffusi anche in contesti di pianura. Una forma di consorzio forestale, generata sempre dai primi Regi Decreti-legge è quella della condotta forestale, anch’essa utilizzata prevalentemente in ambito forestale strettamente inteso ma, esplicitamente vocata al supporto allo sviluppo rurale in senso più ampio, compresa la gestione degli usi civici delle terre.Nella definizione della forma giuridica va considerata anche la specificità

delle attività agricole che si dovranno sviluppare nei terreni gestiti dalla BdT, in quanto esse hanno delle influenze reciproche e rilevanti sia sull’organizzazione operativa, sia sulla governance interna della BdT. Per sua stessa natura, infatti, l’attività agricola necessita di decisioni e organizzazioni puntuali e ripetute durante l’anno, di cui va tenuto conto, nell’articolare i meccanismi gestionali e di governo della Banca della Terra. Per alcuni tipi di coltivazione, per esempio di orticole, è difficile pensare ad una gestione condivisa da più soggetti delle decisioni riguardanti le lavorazioni (lavorazione della terra, raccolti ripetuti, ecc.). Per questo diverse esperienze prevedono, ad esempio, una locazione dei terreni sulla base di bandi per periodi di tempo più o meno lunghi che rispondono a determinati criteri. L’organo di governo non si occupa direttamente di gestire le terre, ma si dedica soprattutto alla formulazione di priorità o di una strategia di sviluppo del territorio da cui fare derivare le scelte di formulazione dei bandi e dei meccanismi di verifica dell’attuazione di queste priorità da parte degli agricoltori insediati.Un discorso simile può essere fatto anche su altri aspetti come le strategie di commercializzazione e valorizzazione del territorio, la creazione e la gestione di un marchio e altre attività che possono vedere la BdT come uno strumento non solo di gestione fondiaria, ma di supporto più generale ad una strategia di consolidamento di un sistema alimentare locale e sostenibile che operi secondo i principi dell’agroecologia.Va anche ricordato che, se sui terreni della Banca ella Terra si intendessero sviluppare anche attività agricole di carattere non economico o non esclusivamente economico (es. orti per anziani, orti didattici, ecc.), la governance della Banca della Terra dovrà riflettere e valorizzare anche l’esistenza di queste attività.Da ultimo va anche segnalato che, nei casi in cui la BdT affitti o dia in uso dei terreni, l’allocazione ad un gestore deve avere una durata sufficientemente lunga da permettergli un avvio adeguato dell’impresa; anche in relazione alle pratiche agricole che si vogliono implementare. Ad esempio, nel caso si puntasse su una orticoltura di prossimità improntata al metodo agro ecologico, bisognerà tenere in considerazione i tempi di passaggio da una gestione di tipo tradizionale ad una agro ecologica, che necessita di un periodo di assestamento nell’uso dei prodotti fertilizzanti e fitosanitari e, nel caso di un nuovo agricoltore, dei suoi tempi di formazione.

6. PROMOZIONE: attivare incentivi

La Banca della Terra può essere un istituto che utilizza leve fiscali e incentivi per attuare le sue politiche. Questi strumenti possono essere attivati sia internamente, a seguito di scelte e di meccanismi progettati e implementati all’interno della Banca della Terra, o possono essere attivati attraverso un’azione che la Banca della Terra può portare avanti per conto dei suoi soci e beneficiari nei confronti di soggetti esterni (es. istituzioni, fondazioni, privati, ecc.).Ad esempio, se il soggetto nascente ha come scopo la facilitazione dell’accesso alla terra da parte di giovani agricoltori che si approcciano all’attività in maniera imprenditoriale e seguendo il metodo di produzione agroecologico, è auspicabile che questa intenzione sia legata ad interventi di tipo fiscale finalizzate ad incentivare questa prospettiva, almeno nei primi anni di insediamento di un’attività. Azioni di defiscalizzazione possono avere un rilievo soprattutto nel caso in cui i terreni in oggetto siano di proprietà privata (es. sgravio ICI, oneri di urbanizzazione, ecc.), mentre un sistema di incentivi può estendersi ad un panorama più ampio di strumenti:

andare oltre la sola generazione del profitto di impresa

diversi livelli di strutturazione dalla bacheca di incontro tra domanda ed offerta di suoli a soggetti con mandati di sviluppo del territorio

alcune forme dedicate alla cura della terra: associazioni fondiarie consorzi fondiari condotte forestali

usi civici delle terre

utilizzo delle leve fiscali per facilitare l’accesso alla terra

da parte di giovani agricoltori

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

34 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 35Economia e Sostenibilità2016

punteggi più alti legati alla partecipazione a bandi di finanziamento o di gara; finanziamenti diretti; inserimento in liste di soggetti prioritari; ecc.Dal momento che una Banca della Terra può contribuire ad altre politiche (ambientali, urbane, sociali, ecc.) un sistema di azioni fiscali e incentivi può essere messo in campo anche nell’ambito di queste stesse politiche.Va anche considerato che l’organo di gestione della Banca della Terra potrebbe optare anche per una scalarità di azioni sul piano, per esempio, della sostenibilità ambientale o della partecipazione sociale: prevedendo, ad esempio, azioni differenziate che comprendano sia quelle più vicine agli approcci tradizionali alle coltivazioni biologiche fino ad arrivare a quelle vicine all’agroecologico puro e, allo stesso modo, prevedendo forme di coinvolgimento diverso per il singolo agricoltore e per altri soggetti collettivi (dalle cooperative, alle associazioni, alle scuole, ecc.). In questi casi si può prevedere anche una scalarità nelle agevolazioni fiscali e negli incentivi.Inoltre, vanno considerate le diverse possibili combinazioni di presenza di terreni pubblici e privati nella Banca della Terra (es. semplice gestione, conferimento, ecc.) per valutare la differenziazione dell’intensità degli eventuali leve fiscali e incentivi da promuovere.

7. PATRIMONIO: condividere le risorse

Le risorse in capo ad una Banca della Terra possono essere di varia natura, sicuramente i terreni agricoli sono la base di partenza, ma possono essere ideati anche meccanismi di intermediazione tra risorse economiche, ponendo quei terreni alla base di sistemi di garanzia fondiaria per l’accesso al credito necessario agli investimenti in agricoltura. Una Banca della Terra, può inoltre sostenere la diffusione di pratiche, tecniche e soluzioni agroecologiche, in tal senso nel suo patrimonio andranno incluse anche un insieme di risorse cognitive e colturali.

8. VALORIZZAZIONE: consolidare il patrimonio

A seconda delle scelte sulla forma giuridica, il patrimonio di una Banca della Terra può avere una funzione statica (da bacheca annunci) o proattiva, agendo sulla disponibilità di terreni per: scatenare investimenti basati su sistemi di garanzia fondiaria, ideare incentivi dai contratti di affittanza, sperimentare con bandi innovativi tecniche colturali più sostenibili, ideare meccanismi di pagamenti anticipati per i grandi acquisti pubblici, strutturare percorsi di formazione per giovani agricoltori intraprendenti.In tal senso il patrimonio (terreni, risorse, soluzioni) verrà valorizzato al massimo, in termini direttamente economici ed indirettamente sulla coesione sociale, territoriale agendo come leva del cambiamento verso la diffusione dell’agroecologia nella Martesana.Agire sul patrimonio in questo modo rappresenta un’innovazione sistemica in quanto, se da un lato le esperienze dei casi ispirativi rappresentano la gestione comune della terra, talvolta di garanzia fondiaria, non sono state riscontrati esempi in grado di coinvolgere anche le conoscenze agroecologiche nel patrimonio di una gestione collettiva dei suoli.Un territorio dotato di una Banca della Terra coinvolgerà dunque diversi attori dell’intero sistema alimentare, estendendo gli effetti e le potenzialità della banca anche a tutto il territorio, può dunque diventare un’importante leva concreta per accorciare le filiere e proporre una nuova via per lo sviluppo sostenibile dell’agricoltura.

Schema sul possibile funzionamentodi una Banca della Terra nella gestionedel patrimonio di terreni, risorse e soluzioni.

INPU

T

OU

TPU

TPATRIMONIO DELLA BANCA DELLA TERRA

Terrenigestionedomandae offerta

Risorse economichee finanziarie

Soluzionitecniche diagroecologia

Proprietari terrieripersone fisiche, persone giuridicheistituzioni pubbliche o partecipate

Driver di cambiamentoistituzioni locali, mercati generaliristorazione istituzionale

Ricerca in agricoltura fondazioni filantropiche, universitàprogetti innovativi, centri di ricerca

RetiDistretti Agricoli

Cooperative

affittiinteressi

EFFE

TTI

Occupazione

Coesione territoriale,sociale ed economica

Innovazione di sistema

Presidio ruralepaesaggistico

Qualità ambientale

SocietàGestione Risparmio

investimenti

terreni

tecniche

Cibo localebiologicocertificato

public procurement

quote

tecniche

terre

prestiti

garanziafondiaria

interessi

risorseinvestimenti

agroecologici

AttoriSistema Alimentare

Mercato

Qualità alimentare

interessi

ColtivazioniAgroecologiche

ricerca

Agricoltorigiovani

neoagricoltori

terreni agricoli risorse economiche soluzioni agroecologiche

da bacheca annunci a gestione attiva dei suoli per innovare il sistema alimentare

Questi otto elementi rappresentano l’organicità delle dinamiche alla base delle scelte da assumere per l’avvio di un’esperienza di Banca della Terra lungo i Comuni della Martesana. Come è stato argomentato si potrà strutturare un’esperienza leggera, seguendo la proposta della Legge Regionale per la Banca della Terra Lombarda (sulla quale si tornerà nel capitolo successivo), oppure definire un soggetto molto ben strutturato che, agendo sulle leve della gestione comune dei suoli, possa innovare pesantemente il sistema alimentare del territorio e contribuire alla sua forte coesione territoriale, fornendo prodotti ai mercati locali e definendo un’identità agroecologica che potrebbe essere associata alla Martesana. In tal senso si riscoprirà la linfa vitale di questo territorio con la sua arteria idraulica, che dal 1400 è un gioiello prezioso del sistema territoriale agricolo milanese ed ha contribuito alla costruzione della ricchezza di questo territorio. Quell’investimento, la realizzazione del Naviglio della Martesana, già all’epoca venne realizzato sfruttando la leva delle proprietà terriere del Duca di Milano. Con questa visione storica il territorio della Martesana potrà contribuire, ancora una volta, a definire rilevanti innovazioni nell’ambito alimentare, e nello specifico dell’agroecologia.

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

36 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 37Economia e Sostenibilità2016

Lo stato della terralungo la Martesana6

Valori del suolo agricolo in LombardiaLa Regione Lombardia è, tra le regioni italiane, quella maggiormente a vocazione agricola, con il 7,7% della superficie agricola utilizzabile italiana, genera un valore della produzione agricola e forestale pari a 7,4miliardi di euro, il 14% del valore nazionale (Pretolani, 2015).In questo quadro l’istituzione regionale ha legiferato nel 2008 (LR n.31/2008, art. 4 quater “Tutela del suolo agricolo”) riconoscendo il suolo agricolo quale bene comune e quale spazio dedicato alla produzione di alimenti, alla tutela della biodiversità, all’equilibrio del territorio e dell’ambiente, alla produzione di utilità pubbliche quali la qualità dell’aria e dell’acqua, la difesa idrogeologica, la qualità della vita di tutta la popolazione e quale elemento costitutivo del sistema rurale. La Regione considera il sistema rurale una componente fondamentale del suo sistema territoriale e ritiene che le criticità emergenti sul consumo di suolo agricolo devono essere affrontate con adeguate politiche finalizzate a salvaguardare le destinazioni di uso di suoli e territori agricoli indispensabili all’esercizio delle attività agricole, in una sempre crescente ottica di multifunzionalità. All’interno di questa cornice istituzionale la Regione elabora politiche per il contenimento del consumo di suolo agricolo finalizzate ad orientare la pianificazione territoriale regionale.

Geografie dei valori della terra in LombardiaUna Banca della Terra può essere uno strumento che consente di valorizzare superfici agricole non utilizzate ma anche di contrastare la perdita di suoli e dunque la perdita di un “bene comune” (LR 31/2008), incidendo sulla disponibilità di suolo come risorsa finita con una valenza di carattere collettivo. Pertanto per favorire un uso razionale delle risorse e per minimizzare l’impatto sul comparto agricolo, il suolo dovrebbe essere valutato anche da un punto di vista qualitativo considerando sia caratteri intrinseci e funzionali del suolo stesso (es. produttività agricola e fertilità, caratteristiche pedologiche) sia il valore economico dato dall’imprenditorialità agricola che ha portato allo sviluppo di realtà produttive che valorizzano il territorio in cui si trovano (es. marchi di qualità, multifunzionalità, ecc.), sia ai tassi di consumo di suolo.Per tale ragione di seguito si propongono e si descrivono sinteticamente alcune banche dati esistenti che dovrebbero essere considerate nell’ambito della creazione di una Banca della Terra; in modo che la sua costituzione si fondi su basi di conoscenza certe, condivise e riferite alle diverse componenti costitutive della Banca della Terra.

Andrea Magarini

Classi Capacità dei Suoli

I suoli dell'Adda Martesana appartengono alle classi 1, 2 e 3 ovvero le più pregiate:• 1 - Suoli che presentano pochissimi fattori

limitanti il loro uso e che sono quindi utilizzabili per tutte le colture;

• 2 - Suoli che presentano moderate limitazioni che richiedono una opportuna scelta delle colture e/o moderate pratiche conservative;

• 3 - Suoli che presentano severe limitazioni, tali da ridurre la scelta delle colture e da richiedere speciali pratiche conservative).

Questa qualità rende la Martesana, grazie alla presenza del Naviglio, la zona agricola maggiormente di pregio all’interno del territorio provinciale milanese, paragonando alle superfici agricole del cremonese, lodigiano e parte del pavese e mantovano, ovvero i territori a maggior vocazione agricola di tutta la Lombardia.

Fonte: ERSAF - Regione Lombardia

Tematizzazione delle Regioni Agrarie sulla base delle superfici soggette a consumo di suolo rilevante nel periodo 2012/2013. ERSAF - Regione Lombardia.

Tematizzazione delle Regioni Agrarie sulla base della riduzione media annua nel perioodo 2007-2013 delle superfici agricole. ERSAF - Regione Lombardia

Comuni per numero di marchi legati alle colture presenti. Dati DGA 2012, ERSAF - Regione Lombardia.

Comuni per numero di marchi legati alla trasformazione. Dati DGA 2012, ERSAF - Regione Lombardia.

Suoli relativi ad aziende agrituristiche. Dati DGA-SIARL, ERSAF - Regione Lombardia.

Suoli coltivati a biologico o in cover-sione. Dati SIARL, DG Agricoltura, ERSAF - Regione Lombardia.

Consumo di suolo Perdita superfici agricole

Marchi colturali Marchi trasformazione Multifunzione Biologico

la Regione riconosce il suolo agricolo come bene comune dedicato alla produzione alimentare

il suolo dovrebbe essere valutato sia da un punto di vista qualitativo, sia da dal valore economico diretto ed indiretto (marchi qualità, multifunzionalità) che le aziende hanno consolidato

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

38 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 39Economia e Sostenibilità2016

La “Banca della Terra Lombarda”

La “Banca della Terra Lombarda” è un’iniziativa proossa e gestita dalla Regione Lombardia approvata nel 2014. Essa consiste in un inventario pubblico di terreni pubblici e privati incolti o abbandonati, di proprietà pubblica o privata, resi disponibili dai proprietari per la temporanea assegnazione a soggetti che ne facciano richiesta, con lo scopo di rimetterli a coltura. L’inventario include i terreni agricoli incolti o abbandonati non destinate ad uso produttivo da almeno due anni o che, seppur destinati ad uso produttivo, siano di fatto abbandonati e vi siano insediate formazioni arbustive e arboree spontanee.All’interno di questa nuova normativa la Regione effettua una prima analisi dei dati sui terreni abbandonati forniti dai Comuni, successivamente istituisce un sistema informativo per realizzare il censimento composto da schede compilate da parte dei Comuni, cui spetta la pubblicità degli elenchi dei terreni incolti ed abbandonati, la richiesta ai proprietari di poter iscrivere i terreni nell’elenco della Banca della Terra Lombarda e l’iscrizione dei terreni dichiarati disponibili per l’assegnazione, l’aggiornamento del database.

L’assegnazione dei terreni pubblici verrà effettuata tramite un “avviso pubblico” in cui i proprietari pubblici dovranno includere le modalità ed i termini per la presentazione delle istanze, la consegna di un piano di coltivazione per la rimessa a coltura dei terreni, i criteri per l’assegnazione dei terreni considerando prioritarie le richieste aventi un piano di coltivazione che preveda l’utilizzo di tecniche di coltivazione biologica e valorizzando le istanze presentate da coltivatori diretti, giovani under40, donne, disoccupati over50.Per i terreni privati i Comuni, dopo aver individuato i terreni, devono chiedere l’autorizzazione ai proprietari privati la disponibilità all’inserimento nella Banca della Terra Lombarda definendo il canone d’affitto richiesto. Coloro che intendono accedervi devono presentare direttamente al proprietario la richiesta di utilizzo indicando gli obiettivi del ripristino produttivo ed il programma di rimessa a coltura, definire l’arco temporale per cui si intende chiedere l’utilizzo.

Carta degli Astronomi di BreraNaviglio della Martesana. 1814

Dinamiche dell’agricoltura e dei suoli in Lombardia

Il sesto Censimento Generale dell’Agricoltura in Lombardia (ISTAT 2010) fotografa le principali dinamiche del settore agricolo lombardo.1. Lombardia caratterizzata dalla presenza di ampie aree naturali e rurali: su una superficie regionale totale

di circa 2,4 milioni di ettari, circa un milione è territorio agricolo e un altro milione è costituito da territori naturali e seminaturali.

2. Le aziende agricole attive in Lombardia sono 54.333 e rappresentano il 3,3% del totale nazionale; la superficie Agricola Utilizzata (SAU), pari a 986.853 ettari, rappresenta il 7,7 % di quella nazionale.

3. La dimensione media aziendale cresce nell’ultimo decennio del 24%, passando da 14,8 ettari di SAU a 18,2 ettari nel 2010, valore più che doppio rispetto alla media nazionale.

4. A fronte del calo complessivo del numero di aziende (-23,5 % rispetto al Censimento del 2000), si osservano variazioni positive per superfici e aziende rientranti nelle classi di SAU maggiori di 50 ettari. La SAU della classe 50 ettari e oltre copre il 55,6% del totale.

5. La struttura giuridica prevalente in termini di SAU è l’azienda individuale (53,5%); tuttavia, le forme societarie hanno un peso relativo (39,4%) maggiore di quello nazionale (15,4%).

6. Aumenta il ricorso a terreni in affitto (49,5%) per i quali la quota di SAU sul totale è più elevata di quella osservata nel 2000 ed è superiore al valore nazionale (29,9%).

7. Tra il 1999 e il 2007, mentre la popolazione residente in Lombardia aumentava del 7,5%, il suolo urbanizzato è cresciuto dell’11% ed è arrivato a coprire il 14% del territorio regionale, rispetto ad una media nazionale del 7% (fonte: Legambiente).

8. Si riducono le aziende con allevamento (-21,8% rispetto al Censimento 2000) ma aumenta la loro dimensione e l’importanza relativa del settore nel contesto nazionale.

9. La forza lavoro è prevalentemente familiare ma la corrispondente quota sul totale del lavoro impiegato è inferiore a quella che caratterizza il contesto nazionale (71,4% contro 75,8%).

10. L’intensità di lavoro pro-capite è più elevata in Lombardia rispetto a quella nazionale: 153 giornate di lavoro contro 69 per la manodopera familiare, 107 contro 53 per quella non familiare.

11. Tra la manodopera non familiare circa quattro lavoratori su 10 sono stranieri.12. Si diffonde il contoterzismo, sia attivo che passivo. Il primo è praticato dal 2,4% delle aziende regionali

(1,1% a livello nazionale). Al contoterzismo passivo fa ricorso il 48% delle aziende (il 33% nell’intero territorio nazionale), con un più elevato numero di giornate per azienda (9 giornate per azienda in Lombardia a fronte di 7,4 a livello nazionale).

7,7%della Superficie Agricola Utilizzabile nazionale

18,2 ettaridimensione media aziendale +24% (2000-2010)

-23,5% aziende(2000-2010) con polarizzazione dei suoli in meno polarità decisionali

55,6% 53,5% aziende coltivapiù di 50 ettari

aziendeindividuali

49,5% terreni condottiin affitto48% gestione

contoterzi

54.333 aziende3,3% delle aziende agricole nazionali

986.854 ettaricoltivati come Superficie Agricola Utilizzabile

catalogo di terreni incolti od abbandonati con lo scopo di rimetterli a coltura

database per far incontrare domanda ed offerta di terreni pubblici e privati

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

40 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 41Economia e Sostenibilità2016

Consistenza e proprietà dei terreni lungo la Martesana nell’ottica di una Banca della Terra

Come si è visto la “Banca della Terra Lombarda” sta generando un inventario pubblico di terreni incolti ed abbandonati, di proprietà pubblica o privata, resi disponibili dai proprietari per la temporanea assegnazione a soggetti che ne facciano richiesta, con lo scopo di rimetterli a coltura. I terreni abbandonati od incolti sono superfici agricole non destinate alla produzione da almeno due anni dalla data di entrata in vigore della Legge Regionale 30/2014 che ha istituito la Banca della Terra Lombarda, escludendo i terreni a riposo oggetto di impegni derivanti dalla normativa europea o nazionale. In aggiunta a questa categoria si intendono incolti anche i terreni sui quali si siano insediate formazioni arbustive ed arboree spontanee.

L’approccio adottato dalla Regione Lombardia si concentra sulla circolazione di informazioni senza un intervento pubblico di intermediazione. Se da un lato la Regione fornisce una cornice istituzionale uniforme a scala regionale, realtà territoriali omogenee possono proporre degli avanzamenti per valorizzare e favorire la sua attuazione mediante un forte intervento pubblico. Comuni coinvolti dal PLIS della Martesana

I dati sono stati desunti dall’elenco alfanumerico delle particelle agricole digitalizzate dal SIARL 2015 in Provincia di Milano sugli utilizzi del suolo dichiarati dai produttori agricoli. Questi dati contribuiscono a fotografare il patrimonio di una possibile Banca della Terra. Va tuttavia sottolineato quanto i dati, sui quali è stata sviluppata l’analisi, siano stati generati attraverso le autodichiarazioni sui fascicoli aziendali elettronici realizzati delle imprese agricole lombarde per i pagamenti agricoli. I Comuni sui quali è stata effettuata l’analisi sono stati quelli aderenti al Protocollo di Intesa per l’istituzione del PLIS della Martesana (avvenuta il 21 dicembre 2015), ovvero: Bellinzago Lombardo, Bussero, Cassina de’ Pecchi, Cernusco sul Naviglio, Gessate, Gorgonzola, Inzago, Milano, Pioltello, Pozzo d’Adda, Vaprio d’Adda, Vimodrone.

Una Banca della Terra della Martesana potrebbe contribuire a fornire contenuti innovativi al PLIS della Martesana. Al PLIS aderisce anche la Città Metropolitana di Milano che accompagnerà i Comuni nel percorso istitutivo dell’area protetta locale, fornendo un servizio di assistenza e coordinamento. Gli obiettivi del PLIS della Martesana sono:• la tutela e la riqualificazione ambientale, agricola, paesaggistica e

fruitiva dell’area;• la conservazione e valorizzazione dei beni storici e ambientali;• il recupero naturalistico e forestale, anche mediante l´eventuale

formazione di nuove foreste urbane;• l’implementazione di un corridoio ecologico lungo tutto il percorso

del naviglio Martesana in connessione con le reti ecologiche comunali;• la fruizione ricreativa sostenibile per l’area;• la tutela e valorizzazione del patrimonio agrario e degli elementi

strutturanti il paesaggio agrario in particolare il reticolo irriguo;• lo sviluppo di un’economia territoriale sostenibile legata in particolare

alle attività agricole, ma anche alla promozione del territorio dal punto di vista sociale, culturale e alimentare;

• favorire azioni che abbiano come obiettivo la navigabilità compatibile del naviglio;

• favorire la collaborazione tra i vari Enti Parco presenti lungo l’asse della Martesana.

Tra queste dichiarate volontà una banca della terra potrebbe contribuire alla tutela e riqualificazione agricola, per la valorizzazione del patrimonio agrario e lo sviluppo di un’economia territoriale sostenibile legata all’agricoltura.

Milano

Gessate

Vaprio D’Adda

Inzago

Vimodrone

Pioltello

BusseroGorgonzola

Cassina de Pecchi

BellinzagoCernuscosul Naviglio

Pozzo d’Adda

Martesana

analisi sui terreni dei Comuni aderenti al

PLIS della Martesana per contribuire a dare

contenuti agroecologici a questo nuovo strumento

pubblico

La Banca della Terra ed il PLIS della Martesana

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

42 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 43Economia e Sostenibilità2016

Comune Proprietà [ha] % Affitto [ha] % Altre Forme [ha] % SAU [ha] %

BELLINZAGO LOMBARDO 94,29 25% 188,16 50% 96,04 25% 378,49 5%BUSSERO 31,05 11% 232,36 81% 23,14 8% 286,55 4%CASSINA DE'PECCHI 122,04 32% 167,19 45% 86,33 23% 375,56 5%CERNUSCO SUL NAVIGLIO 28,57 9% 219,79 68% 74,81 23% 323,17 5%GESSATE 75,00 18% 246,76 61% 84,98 21% 406,74 6%GORGONZOLA 107,23 21% 243,04 48% 158,02 31% 508,29 7%INZAGO 61,22 7% 549,76 66% 224,27 27% 835,25 12%MILANO 329,60 11% 2.233,64 77% 324,84 11% 2.888,08 41%PIOLTELLO 69,38 14% 389,84 78% 40,13 8% 499,35 7%POZZO D'ADDA 76,36 37% 103,84 50% 28,45 14% 208,65 3%VAPRIO D'ADDA 72,52 27% 135,00 49% 65,86 24% 273,38 4%VIMODRONE 6,89 15% 7,70 17% 30,07 67% 44,66 1%

Totale 1.074,16 4.717,09 1.236,93 7.028,18 15% 67% 18% 100%

Conduzione della Superficie Agricola Utilizzabile

Superficie Agricola Utilizzabile e sua conduzione

Nei 12 Comuni aderenti al PLIS è presente una superficie agricola utilizzabile di 7.028 ettari, tra questi soltanto il 15% viene condotto in regime di proprietà, la larga maggioranza viene condotta in affitto. Questo dato, applicato a tutte le tipologie di uso dei suoli, appare di estremo interesse ai fini dell’accesso alla terra poichè spesso è presente un gap conoscitivo tra la proprietà e le competenze agricole.

Il tema della proprietà è inoltre connesso alla capacità di attivare investimenti in agricoltura, in quanto il terreno è di proprietà può essere posto come garanzia alla base di crediti per l’accesso al capitale. La conduzione di superfici in affitto implica anche l’incertezza del rinnovo del contratto e dunque della programmazione aziendale, seppur molto spesso vi siano rinnovi taciti o consuetudinari. Ad avvalorare questa tesi si inserisce l’elemento della durata degli affitti, nei Comuni della Martesana un quarto dei contratti ha una durata inferiore ai 5 anni, mentre la metà dei contratti ha una durata inferiore a 10 anni.

Durata contratto Sup affitto [ha]>5 anni 1306,49 26%5-10 anni 1350,32 27%10-15 anni 997,52 20%15-20 anni 886,44 18%<20 anni 459,73 9%

5000,5 100%

Terre coltivate, durata in anni dei contartti di affitto

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33BELLINZAGO LOMBARDO 6 6 5 0 5 3 6 2 0 0 36 2 14 4 8 7 9 7 17 13 1 2 7 5 0 0 0 0 3 0 2 13 0BUSSERO 0 0 0 3 3 11 65 1 1 0 2 0 2 20 2 37 16 7 54 6 0 0 0 0 2 0 0 0 0 0 0 0 0CASSINA DE'PECCHI 0 8 0 18 48 5 3 0 0 0 7 0 12 0 26 2 14 12 24 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0CERNUSCO SUL NAVIGLIO 5 27 8 42 19 34 33 14 7 0 3 1 11 1 7 19 14 3 4 3 7 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0GESSATE 4 10 23 9 21 8 15 5 5 17 10 8 13 63 20 13 7 3 6 7 8 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0GORGONZOLA 4 17 12 20 7 8 129 22 7 12 20 8 14 23 10 3 3 11 5 0 3 3 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0INZAGO 29 33 22 83 18 28 29 36 21 73 35 15 23 41 16 7 18 3 12 41 15 5 0 29 7 0 0 0 0 0 0 0 0MILANO 42 61 38 128 208 149 262 24 34 114 89 127 67 103 45 237 26 55 19 23 32 164 6 15 11 39 22 5 4 3 0 11 30PIOLTELLO 2 140 38 3 5 6 5 60 1 38 2 11 0 0 26 18 12 0 9 2 4 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0POZZO D'ADDA 2 5 3 28 1 15 9 3 1 6 2 3 4 2 8 0 2 0 21 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0VAPRIO D'ADDA 10 22 1 6 15 2 1 4 3 9 1 10 9 5 8 9 10 23 9 4 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0VIMODRONE 1 2 6 20 0 0 0 0 5 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Totale 106 332 157 361 352 269 557 169 85 269 206 186 169 260 176 352 132 125 180 98 69 176 13 49 20 39 23 5 7 3 3 24 30

Nell'ottica di una banca della terra è interessante riportare l'anno di scadenza dei contratti d'affitto, considerando in particolare gli ultimi due anni. Se nel biennio 2015-16 sono scaduti contratti per circa la metà delle superfici agricole, ammettendo una durata media di 5 anni di contratto, osservando i dati sotto riportati potremmo dedurre che nel 2020 scadrà la maggior parte dei contratti di affittanza. Se entro quell'anno sarà avviata una banca della terra della Martesana si potrebbero includere quei terreni all'interno dell'iniziativa, tentando di coinvolgere i privati proprietari, magari con dei meccanismi di incentivazione.

Comune 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030 2031 2032 Totale [ha]BELLINZAGO LOMBARDO 6,72 43,62 4,87 18,39 34,80 36,62 3,24 50,84 199,08BUSSERO 5,00 4,95 26,04 195,05 0,85 2,24 1,95 236,08CASSINA DE'PECCHI 6,02 73,20 46,73 1,72 9,49 1,51 28,33 1,76 31,21 199,97CERNUSCO SUL NAVIGLIO 27,82 49,56 4,15 26,82 49,49 75,54 13,67 3,90 3,09 9,70 263,75GESSATE 108,74 19,06 34,04 13,49 7,44 74,44 4,37 8,08 0,20 7,83 0,26 6,54 0,62 285,11GORGONZOLA 97,65 47,55 21,94 7,77 4,83 37,33 39,99 82,90 0,49 0,64 6,88 0,41 2,29 350,68INZAGO 167,73 82,51 82,32 40,66 7,84 137,76 0,64 1,40 121,04 0,55 12,30 654,76MILANO 778,05 333,16 183,43 144,12 99,72 23,62 333,26 25,85 60,93 1,58 49,53 99,90 31,54 127,80 3,25 57,85 2353,61PIOLTELLO 44,08 178,70 77,68 8,15 2,85 11,14 60,04 43,22 425,86POZZO D'ADDA 32,12 15,96 1,64 5,90 56,61 1,23 2,46 1,68 117,59VAPRIO D'ADDA 18,53 36,46 12,47 13,66 7,72 24,30 1,92 2,72 33,63 20,08 7,24 178,73VIMODRONE 2,50 21,74 6,48 5,20 35,93Totale complessivo 1294,96 833,28 502,22 325,69 269,45 624,71 494,48 154,04 226,04 114,82 58,92 107,15 31,54 127,80 8,91 15,21 54,10 57,85 5301,16

24% 16% 9% 6% 5% 12% 9% 3% 4% 2% 1% 2% 1% 2% 0% 0% 1% 1% 100%

Tav.1 Conduzione della Superficie Agricola Utilizzabile (SAU)

Tav.2 Durata in annualità dei contratti di affitto

Tav.3 Scadenza dei contratti di affitto

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

44 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 45Economia e Sostenibilità2016

Terreni non coltivati lungo la Martesana

L’avvio di una banca della terra, essendo un sistema di gestione dei fondi agricoli per facilitarne l’accesso per la coltivazione, può essere applicata in prima battuta anche a superfici attualmente non coltivate. I dati desumibili dal SIARL 2015 restituiscono la consistenza di tali superfici non utilizzate per scelta o per abbandono, complessivamente coinvolgono 614,16 ettari.

Comuni

Altra superficie non utilizzata (Terreni abbandonati)

Riposo volontario, copertura vegetale seminata o spontanea Tare ed incolti Tot [ha]

BELLINZAGO LOMBARDO 27,90 nn 16,09 43,99 BUSSERO 1,96 6,70 9,92 18,58 CASSINA DE'PECCHI 39,56 12,08 14,18 65,81 CERNUSCO SUL NAVIGLIO 2,93 2,17 23,46 28,56 GESSATE 16,13 15,15 20,03 51,31 GORGONZOLA 8,36 2,50 24,58 35,44 INZAGO 5,02 1,17 20,26 26,45 MILANO 47,54 12,85 137,17 197,56 PIOLTELLO 45,89 2,61 26,47 74,98 POZZO D'ADDA 16,54 3,74 13,71 33,99 VAPRIO D'ADDA 15,67 3,55 15,42 34,64 VIMODRONE 0,65 0,06 2,13 2,84

Totale 228,15 62,58 323,42 614,16 37% 10% 53% 100%

Anche tra i terreni non coltivati appare interessante osservare le dinamiche proprietarie. Rispetto al totale dei terreni agricoli l’incidenza dei fondi gestiti in proprietà appare superiore, mentre quelli rispondenti a contratti d’affitto risultano anche in questo caso preponderanti coinvolgendo circa la metà dei fondi pari a 343,94 ettari, il 56% di tutti i fondi non coltivati. Ad una prima vista questo dato potrebbe risultare contrastante con la natura stessa della categoria di queste superfici non produttive, ma appare coerente con la limitata dimensione delle superfici unitarie.

La cifra in termini assoluti appare estremamente rilevante, pari a quattro volte la superficie dell’Idroscalo di Milano. Tuttavia va considerata la natura delle superfici non coltivate, molto spesso per ragioni di morfologia dei fondi, per difficoltà di accesso o per rispondere a normative europee e nazionali. Un dato interessante che può contribuire a valutare la consistenza è la quantità di particelle, anche se spesso un unico appezzamento risulta solamente catastalmente appartenente a più particelle. Nei 12 comuni i terreni non coltivati risultano 3.378 particelle agricole, la media di superficie delle particelle è pari a 1.800mq, un quinto di ettaro. Dunque si tratta di piccoli appezzamenti diffusi su tutto il territorio della Martesana.

Comuni SAU [ha] Particelle Superficie mediaBELLINZAGO LOMBARDO 43,99 152 0,29 BUSSERO 18,58 85 0,22 CASSINA DE'PECCHI 65,81 186 0,35 CERNUSCO SUL NAVIGLIO 28,56 162 0,18 GESSATE 51,31 369 0,14 GORGONZOLA 35,44 292 0,12 INZAGO 26,45 353 0,07 MILANO 197,56 1.250 0,16 PIOLTELLO 74,98 194 0,39 POZZO D'ADDA 33,99 118 0,29 VAPRIO D'ADDA 34,64 192 0,18 VIMODRONE 2,84 25 0,11

Totale 614,16 3.378 0,18

Comuni Proprietà [ha] Affitto [ha] Altre forme [ha] Tot [ha]BELLINZAGO LOMBARDO 9,54 20,70 13,75 43,99BUSSERO 2,17 15,11 1,31 18,58CASSINA DE'PECCHI 34,64 7,66 23,51 65,81CERNUSCO SUL NAVIGLIO 3,60 17,30 7,66 28,56GESSATE 6,86 37,58 6,87 51,31GORGONZOLA 7,61 17,28 10,55 35,44INZAGO 6,32 11,50 8,64 26,45MILANO 42,03 132,24 23,28 197,56PIOLTELLO 15,11 54,63 5,24 74,98POZZO D'ADDA 30,40 2,26 1,33 33,99VAPRIO D'ADDA 2,71 26,74 5,20 34,64VIMODRONE 0,21 0,95 1,69 2,84

Totale 161,19 343,94 109,02 614,1626% 56% 18% 100%

Tav.4 Classificazione e superficie dei terreni non coltivati

Tav.5 Superficie media delle particelle non coltivate

Tav.6 Conduzione delle superfici non coltivate (affitto, proprietà)

Le scadenze dei contratti d’affitto, come per i terreni agricoli coltivati appare rilevante nel 2020 quando verranno a scadenza il 12% dei contratti di affitto attualmente in essere, cui andranno sommati i contratti rinegoziati nel 2015 e 2016 con valenza inferiore a 5 anni. Altri anni rilevanti per la scadenza dei contratti d’affitto appaiono essere il 2019 per i comuni di Bussero, Cernusco sul Naviglio e Pozzo d’Adda, il 2022 per Cassina de Pecchi, il 2023 per Vaprio d’Adda, il 2024 per Pioltello.

Comune 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030 2031 2032 Totale SAU [ha]BELLINZAGO LOMBARDO 0,59 1,11 0,11 0,38 13,73 1,53 4,51 21,96BUSSERO 0,25 0,18 6,34 8,35 0,03 15,15CASSINA DE'PECCHI 0,06 0 3,81 0,85 0,15 0,03 14,13 1,68 1,11 21,82CERNUSCO SUL NAVIGLIO 1,69 3,72 0,22 2,25 4,46 6,04 0,39 0,37 0,39 0,45 19,98GESSATE 20,87 3,82 2,26 1,03 0,34 7,09 1,27 0,27 0,01 3,42 0,33 0,12 40,83GORGONZOLA 10,69 4,86 0,12 0,1 0,09 1,26 2,24 3,85 0,08 0,27 23,56INZAGO 6,63 1,5 2,32 1,06 0,12 2,78 1,61 0,22 16,24MILANO 62,18 13,37 11,35 8,89 9,61 1,16 5,72 3,48 15,55 1,35 0,84 5,38 0,65 5,57 0,3 2,07 147,47PIOLTELLO 3,97 14,52 6,61 0,31 2,8 5,7 2,3 23,44 59,65POZZO D'ADDA 0,78 0,68 0,17 0,37 1,22 0,01 0,02 3,25VAPRIO D'ADDA 0,62 1,78 0,36 0,09 1,05 2,65 0,15 0,06 18,67 3,42 0,06 28,91VIMODRONE 0,71 1,45 0,21 0,24 2,61

Totale 109,04 46,98 27,53 15,31 26,4 48,81 13,61 22,16 37,91 33,27 1,14 5,44 0,65 5,57 0,33 0,34 4,81 2,07 401,3727% 12% 7% 4% 7% 12% 3% 6% 9% 8% 0% 1% 0% 1% 0% 0% 1% 1% 100%

TERRENI NON COLTIVATI - Scadenza Affitto

Tav.7 Scadenza affitto per le superfici non coltivate

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

46 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 47Economia e Sostenibilità2016

Valore dei terreni incolti nei comuni della Martesana

Una stima del valore complessivo dei terreni non coltivati è stata effettuata stimando le superfici in base ai valore dei terreni “incolti produttivi” delle regioni agrarie riferite alla Provincia di Milano per l’anno 2016, così come pubblicate sul BURL. Il valore complessivo è stato stimato in oltre 18 milioni di euro.

ComuniRegione Agraria Valore [€/mq] Tot [ha] Valore

BELLINZAGO LOMBARDO 6 2,94€ 43,99 1.293.306,00€ BUSSERO 6 2,94€ 18,58 546.252,00€ CASSINA DE'PECCHI 6 2,94€ 65,81 1.934.814,00€ CERNUSCO SUL NAVIGLIO 6 2,94€ 28,56 839.664,00€ GESSATE 6 2,94€ 51,31 1.508.514,00€ GORGONZOLA 6 2,94€ 35,44 1.041.936,00€ INZAGO 6 2,94€ 26,45 777.630,00€ MILANO 5 3,28€ 197,56 6.479.968,00€ PIOLTELLO 6 2,94€ 74,98 2.204.412,00€ POZZO D'ADDA 3 2,80€ 33,99 951.720,00€ VAPRIO D'ADDA 3 2,80€ 34,64 969.920,00€ VIMODRONE 5 3,28€ 2,84 93.152,00€

614,15 18.641.288,00€

Tali terreni, qualora venissero coltivati ad "orto irriguo" incrementerebbero il loro valore di oltre 4 volte, raggiungendo complessivamente il valore di 79 milioni di euro. Per riuscire a trasformarne la coltivazione sono tuttavia necessari investimenti, che la banca della terra potrebbe agevolare con la progettazione di meccanismi di garanzia.

ComuniRegione Agraria Valore [€/mq] Tot [ha] Valore

BELLINZAGO LOMBARDO 6 12,61€ 43,99 5.547.139,00€ BUSSERO 6 12,61€ 18,58 2.342.938,00€ CASSINA DE'PECCHI 6 12,61€ 65,81 8.298.641,00€ CERNUSCO SUL NAVIGLIO 6 12,61€ 28,56 3.601.416,00€ GESSATE 6 12,61€ 51,31 6.470.191,00€ GORGONZOLA 6 12,61€ 35,44 4.468.984,00€ INZAGO 6 12,61€ 26,45 3.335.345,00€ MILANO 5 13,58€ 197,56 26.828.648,00€ PIOLTELLO 6 12,61€ 74,98 9.454.978,00€ POZZO D'ADDA 3 12,45€ 33,99 4.231.755,00€ VAPRIO D'ADDA 3 12,45€ 34,64 4.312.680,00€ VIMODRONE 5 13,58€ 2,84 385.672,00€

614,15 79.278.387,00€

Tav.8 Valore incolto produttivo delle superfici non coltivate (Valori BURL)

Tav.9 Valore incolto produttivo delle superfici non coltivate (Valori BURL)

Sintesi dello stato dei suoli lungo la Martesana

Attraverso l’analisi dei dati SIARL 2015, contententi le autodichiarazioni degli agricoltori della Provincia di Milano è stata effettuata l’analisi dello stato dei suoli nei 12 comuni interessati dalla costituzione del PLIS della Martesana, questo il quadro in sintesi.1. Nei 12 Comuni la Superficie Agricola Utilizzabile SAU è pari a 7.028 ettari.2. Più della metà delle superfici è condotta in regime di affitto, pari al 67%, ovvero 4.717 ettari, solo un

15% viene condotta in piena proprietà (1.074 ettari), mentre il restante 18% risponde ad altre forme di conduzione.

3. Circa la metà degli affitti ha una durata media inferiore a 10 anni, nel 2020 scadranno gran parte dei contratti attualmente in essere.

4. Della SAU, attualmente 614 ettari non sono coltivati, rientrando nelle categorie di terreni abbandonati, riposo volontario e tare ed incolti.

5. La media di queste superfici è circa 1800mq, una superficie troppo piccola per grandi coltivazioni agricole ma ottimale per piccole produzioni orticole diffuse.

6. Tra le superfici non coltivate il 56% rispone a contratti di affitto, mentre un 26% viene gestita in piana proprietà, anche in questo caso il 2020 sarà un anno nel quale scadranno molti contratti attualmetne in vigore.

7. Il valore delle superfici non coltivate, prendendo a riferimento i valori delle Regioni Agrarie (Burl) della Provincia di Milano è stato stimato in 18 milioni di euro, se quelle superfici venissero coltivate ad ortiole il loro valore crescerebbe a 79 milioni di euro.

2020anno di scadenza della maggioranza dei contratti

10 annila media della validità dei contratti di affitto

614 ettarinon sono attualmente coltivati (abbandono, riposo, tare ed incolti)

79 milioni € valore dei suoli attualmente incolti se coltivati ad orticole

18 milioni € valore suoliincolti

67% in affitto15% in proprietà, 18% altre forme

7.028 ettaricoltivati nei 12 Comuni del PLIS Martesana

1800 mqsupeficie media dei suoli non coltivati

56%dei suoli non coltivati sono in affitto

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

48 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 49Economia e Sostenibilità2016

Territorio agricolo lungo il Naviglio della MartesanaLEGENDA

Aziende AgricoleSeminativo irriguoPrato stabileZone boscateSiepi e filariCorso fluvialeNaviglioArea urbanizzata

Milano

Vimodrone

Pioltello

Cernusco sul Naviglio

Cassina de Pecchi

Gorgonzola

Bussero

Bellinzago

Inzago

Gessate

Vapriod’Adda

Pozzo d’Adda

Martesa

na

Martesana

Adda

Molgora

Lam

bro

Elementi per la Banca della Terra della Martesana

50 Economia e Sostenibilità Banca della Terra della Martesana 51Economia e Sostenibilità2016

Cap. 2 AGROECOLOGIA

IPES-Food. 2016. From uniformity to diversity: a paradigm shift from industrial agriculture to diversified agroecological systems. International Panel of Experts on Sustainable Food systems.

Altieri MA, Toledo VM 2011. The agroecological revolution in Latin America: rescuing nature, ensuring food sovereignty and empowering peasants. The Journal of Peasant Studies. Vol. 38. 587-612.

Altieri MA 2002. Agroecology: the science of natural re source management for poor farmers in marginal environments. Agriculture Ecosystems and Environment 93, 1-24.

Perfecto I, Vandermeer J (2012), Separación o integración para la conservación de biodiversidad: laideología detrás del debate “landsharing” frente a “land-sparing”, Ecosistemas 21 (1-2): 180-191.

Tomich P T, Brodt S, Ferris H, Galt R, Horwath W R, Kebreab E, Leveau J H J, Liptzin D, Lubell M, Merel P, Michelmore R, Rosenstock T, Scow K, Six J, Williams N, Yang L 2011. The annual Review of Environment and Resources. 36: 193-222.

Pretty JN 2008. Agricultural sustainability: concepts, principles and evidence, Philosophical transaction of the Royal Society.Vol 363, 447-465.

Zhu Y, Chen H, Fan J, Wang Y, Li Y, Chen J, Fan J, Yang S, Hu L, Leung H, Mew TW, Teng PS, Wang Z, Mundtet CC, 2000, “Genetic diversity and disease control in rice”, Nature, 406 págs. 718 a 722.

Frison EA, Cherfas J, Hodgkin T, 2011, Agricultural Biodiversity Is Essential for a Sustainable Improvement in Food and Nutrition Security, Sustainability.3. 238-253.

Hazell P, 2003. The Oxford Encyclopedia of Economic History.

Cap. 4 SELEZIONE DI CASI ISPIRATIVI

Regole Ampezzane - www.regole.it

Magnifica Comunità di Fiemme - www.mcfiemme.eu

Brendon Council - www.foundationforcommonland.org.uk/commons-councils

Safer - www.safer.fr/protection-terres-agricoles.asp

Terres de Lien - www.terredeliens.org/-un-mouvement-trois-piliers-.html

Cap. 6 CONSISTENZA DEI TERRENI LUNGO LA MARTESANA

ERSAF. Rapporto sulla consistenza del suolo agricolo e sue variazioni in Regione Lombardia: analisi consumo suolo e DUSAF mantenimento. 2014

Renato Pieri, Roberto Pretolani. Il sistema agro-alimentare della Lombardia. Rapporto 2014. Regione Lombardia, Università degli Studi di Milano, SMEA. Franco Angeli. 2015

Regione Lombardia. Legge Regionale n.31/2008 “Testo unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale”. Art. 4 quater “Tutela del suolo agricolo”.

Regione Lombardia. Legge Regionale n.30/2014 “Istituzione della Banca della Terra Lombarda”.

SIARL 2015, portale Open Data Regione Lombardia.

Bibliografia

Gennaio 2017

Elementi di scenario per una Banca della Terra nel territorio della Martesana A cura di Andrea Calori, Guido Agnelli, Andrea Magarini

Economia e SostenibilitàCascuna CuccagnaVia Cuccagna 2/420135 Milano

[email protected]

CF 07970570961

La presente ricerca si inserisce nell’ambito del progetto “Agroecologia in Martesana”

sviluppato da Mani Tese con il contributo della Fondazione Cariplo, attuato da un partenariato

con il supporto tecnico e scientifico del centro di ricerca Economia e Sostenibilità.

www.foodcities.org