Elementi 9 - Agosto - Ottobre 2006

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Elementi 09 Agosto Ottobre 2006 Periodico del GRTN AU GME Catricalà/Ortis/Pistella: fForum sull’energia Marcegaglia: fLiberalizzare in Italia Liberalizzare in Europa Clô/Forte: fFaccia a Faccia “Priorità energia” Bollino: fCresce la consapevolezza sulle fonti rinnovabili Energia alternativa: fSpeciale Spagna Olmi: fLa comunicazione vera è quella dei semplici De Rita: fLa dualità del mercato del lavoro

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Editoriale di Carlo Andrea Bollino

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Elementi 09AgostoOttobre2006

Periodico del GRTN AU GME

Catricalà/Ortis/Pistella:fForum sull’energia

Marcegaglia:fLiberalizzare in ItaliaLiberalizzare in Europa

Clô/Forte:fFaccia a Faccia

“Priorità energia”

Bollino:fCresce la consapevolezza

sulle fonti rinnovabili

Energia alternativa:fSpeciale Spagna

Olmi:fLa comunicazione vera è

quella dei semplici

De Rita:fLa dualità del mercato

del lavoro

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“Repetita iuvant”. Ma credo che l’unica viapossibile per l’Italia sia una politica energeticacondivisa da entrambi gli schieramentipolitici, che definirei, paradossalmente,“no partisan”, nel senso che lo sviluppostrategico del Paese deve scaturire da unacomunanza di sentimenti per le prossimegenerazioni, da parte di chi ha un cuore lesorti del Paese.¶Altrimenti non si esce da una condizioneche sta diventando sempre più difficile ecomplessa. Serve prendere coscienza chel’energia è un settore strategico per lanazione, che non può vivere alla giornata,barcamendosi tra un provvedimento tam-pone e l’altro, tra una condizione favore-vole, ma momentanea, ed unacongiunturale che apre spiragli negativi amedio e lungo termine, come accade econtinuerà ad accadere per esempio per ilpetrolio e il gas.¶Non possiamo far troppa filosofia, dobbia-mo agire, pensando alle difficoltà attuali efuture per non finire, a livello mondiale,nel “sottoproletariato dell’energia”.¶Per l’energia elettrica, l’Italia ha scelto ilgas come fonte primaria, ed è ancora trop-po dipendente dal petrolio. Si tratta difonti con problemi enormi, dovuti alle dif-ficoltà geo-politiche dei Paesi di produzio-ne, che creano oscillazioni di prezzonegative per la nostra economia.¶È necessario ridurre, nel tempo, la dipen-denza dal petrolio, con una politica energe-tica che preveda l’utilizzo di un mix di fonti:gas, carbone pulito e energia alternativa. ¶Per il gas la soluzione sta nella creazione dirigassificatori, così da rivolgere la nostradomanda d’acquisto anche a Paesi lontani,come la Nigeria, l’Egitto, Trinibad e Toba-go o l’Indonesia, trasportando via mare gasliquido da trasformare. L’ultimo impianto

di rigassificazione risale al 1967. È passatotroppo tempo. Un passo importante saràannullare tutti gli ostacoli che si frappon-gono tra le fonti d’energia e la sua produ-zione, iniziando dai localismi. L’energiaelettrica è un bene di primaria importanzaper la comunità, e nessuno, ora soprattut-to, può impedirne lo sviluppo. Certo, nelrispetto dei valori territoriali e ambientali.¶La politica energetica deve raggiungere unavera liberalizzazione, ancora incompleta, inItalia ma anche in altre parti dell’Europa.Liberalizzazione che in nessun luogo puòfare a meno della sicurezza, di investimentinelle infrastrutture e di una politica piena-mente a favore del consumatore.¶Così come non si può prescindere dall’in-staurare una cultura del risparmio energe-tico, fondamentale non solo per lasituazione contingente, ma per la creazio-ne di una mentalità consapevole del valoredel bene in uso.¶Infine la ricerca e le fonti rinnovabili, unbinomio inscindibile per il progresso del-l’umanità.¶Fare a meno della ricerca significherebbe perdere occasioni di crescita industriale,economica e sociale, depauperare capitaleintellettivo, abbandonare qualsiasi oppor-tunità per essere all’avanguardia nella com-petizione e nello sviluppo del mercato.¶Chi nega l’importanza delle fonti rinnova-bili, perché il loro contributo è piccolorispetto alla grande massa dell’energia fossi-le, nega l’importanza del peso del cervellonel peso complessivo del corpo umano.¶Questo possiamo e dobbiamo fare. Agen-do presto e concretamente. La somma delbene comune è superiore alla somma degliinteressi dei singoli.

Carlo Andrea BollinoOOPresidente Grtn

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Questo numero di Elementi esce in coincidenza con il delicato momento chel’Italia sta attraversando sul versante energetico. Che sia tempo di scelte mirate e condivise lo esige il bene del Paese, per ilquale quanti hanno la facoltà e la possibilità di impegnare idee, progetti,soluzioni devono poter operare.Sarà opportuno partire dall’analisi e dalla comprensione delle cause chehanno generato una situazione di grande complessità e di precarietà, per poiiniziare a tracciare un progetto di percorso che nel breve periodo sia in gradodi far emergere miglioramenti forieri di un futuro più sereno, in linea con lenecessità e le aspettative di una Nazione che vuol stare al passo con i tempi,essere cioè all’avanguardia nella produzione di benessere economico e sociale,e forte nell’affrontare le sfide che vengono dai mercati e dalla politica.Per questo occorrerà vincere resistenze interne al Paese che tendono a frenarel’evoluzione del settore energetico, magari dietro paraventi ideologici consuntie demagogici, per abbracciare progetti moderni lungimiranti ed audaci,quando e dove occorra, che accanto alla possibilità di sviluppo, forniscanogaranzie per la salvaguardia della salute e del territorio.Progetti che devono però essere condivisi con l’opinione pubblica, attraversouna comunicazione onesta e capillare, per far comprendere le ragioni e lavalidità delle scelte operate, anche quando queste impongono impegni esacrifici per il bene comune. Una comunicazione che è mancata fino ad ora,facendo venir meno quel rapporto di condivisione tra chi decide un percorsoda intraprendere e chi ne vive i riflessi. Ermanno Olmi, regista e scrittore, proprio in questo numero di Elementi, ciaiuta a comprendere l’importanza di comunicare con sincerità e lealtà, in unasocietà che invece si esprime principalmente secondo regole di tipopubblicitario fondate sulla menzogna. Solo una comunicazione autentica esentita, dice Olmi, può favorire la comprensione e la condivisione d’intenti,fondamentale per il buon procedere di una comunità.Emma Marcegaglia, Carlo Andrea Bollino, Antonio Catricalà, AlbertoClô, Claudio Fava, Francesco Forte, Alessandro Ortis e Fabio Pistella,alcune delle voci più competenti del comparto energetico, ci aiutano a capirecome dobbiamo muoverci, quali strumenti utilizzare, dove s’annidano ledifficoltà da superare e come riuscire finalmente ad offrire all’Italia unprogetto energetico serio, responsabile ed efficace.Elementi continua poi il suo viaggio nei Paesi della Comunità Europea perconoscere il peso dell’energia alternativa in quegli ambiti, proponendo unostimolante confronto con l’Italia. Dopo la Germania è la volta della Spagna.Inoltre, a partire da questo numero, Elementi aprirà una finestra su unafonte rinnovabile, analizzandola a 360°, per capirne l’uso e le potenzialità disviluppo in Italia e all’estero. Cominciamo con il fotovoltaico.Il giornale è arricchito dal contributo di Giuseppe De Rita, segretariogenerale del Censis, sui temi più attuali del lavoro, con osservazioni e ideestimolanti per un comparto in piena evoluzione.

Romolo Paradiso↵

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Editoriale:

Virgolette:

Il Punto:

Una politica industriale per

la liberalizzazione energetica:

Antonio Catricalà, Alessandro Ortis, Fabio Pistella

Liberalizzare in Italia,

liberalizzare in Europa:

Intervista ad Emma Marcegaglia

Faccia a Faccia:

“Priorità energia”

Alberto Clô / Francesco Forte

Cresce la consapevolezza

sulle fonti rinnovabili:

Il parere di Carlo Andrea Bollino

Speciale Spagna:

Il miracolo dei mulini a vento

Una Fonte al microscopio:

Lo slancio del fotovoltaico

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Forum energiag

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Primo pianog

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Energia alternativag

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L’AU fra dovere e progresso:

Di Claudio F. Fava

Le energie rinnovabili

L’universo elettrico

Il Fotovoltaico per tutti

Con il basket impari a comunicare

Un caffè con…Ermanno Olmi:

La comunicazione vera è quella dei semplici

La dualità del mercato del lavoro:

A colloquio con Giuseppe De Rita

Lo scodinzolìo del cane

“Vele”

di Tonino Lombardi

Energia, letteratura e umanità

“O’ viento”

di Eduardo De Filippo

Mercato vincolatogf29

Bibliotecagf31

Filo di notaf31

Comunicazionegf32

Lavorogf36

In punta di pennaf37

La Copertina gf38

Controcopertinagf40

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di Jacopo Giliberto↵

Nella ricerca di alternative a petrolio emetano, il partito che non c’è – il "partitobeppegrillo" – promuove solamente l’energiafotovoltaica. Tutt’al più accetta la produzionedistribuita, ma di dimensioni micro.Domestica o condominiale. Stop.Il "partito beppegrillo", con le lettereminuscole come s’usa nell’ortografia delweb, è una definizione che non esiste inalcun libro di analisi sociale né in alcunarticolo di giornale: è una creazione lessicaleinventata in questo momento nel tentativodi descrivere un movimento d’opinioneche sfugge alle geometrie consuete dellacomunicazione e della formazione del pensiero collettivo.Un non-partito: si alimenta attraverso ilink e il tamtam della rete, ma anche attra-verso mille altri percorsi difficili da ricondurrea strumenti consolidati.L’esempio più rilevante di questo non-partitoè il "blog" realizzato da Beppe Grillo, ilcomico (definizione insufficiente a descri-verne le personalità) che attraverso un suosito web ha formato un notiziario personale(appunto: blog) al quale partecipano ognigiorno decine di migliaia di persone concommenti, idee, spunti, proposte, dibattiti.Per chi non frequenta la rete: all’indirizzowww.beppegrillo.it c’è un’enorme bachecanella quale Grillo offre spunti di riflessionee dove chiunque può scrivere un suo com-mento. Attraverso questo blog si formanoe circolano le notizie più diverse. Si parlamolto di energia, di petrolio, di fonti rin-novabili.I contributi scritti dei lettori sono accredi-tati e asseverati dall’autorevolezza di Grillo.E così le migliaia di notizie e commentiche vengono pubblicati in questo forumimmenso e sterminato – più un blob cheun blog – diventano certezze. Le linee dialta tensione fanno venire la leucemia,«l’ha detto Beppe Grillo». I metanodottisono una bomba, «l’ha detto Beppe Grillo».Le fonti rinnovabili sono una truffa, «l’hadetto Beppe Grillo». Il petrolio sta finendo,

«l’ha detto Beppe Grillo». Il quale Grillo,per quanto ami andare contro i luoghicomuni e apprezzi le idee rompiscatole,non si è mai sognato di dire quelle cose, oalmeno di dirle in quel modo. Ma la notizia circola, viene dibattutadavanti all’aperitivo e si ingigantisce sottoil casco del parrucchiere.¶

“Piace il fotovoltaico”

Attenzione però a non focalizzare l’attenzionesul blog di Beppe Grillo: è stato scelto amodello, ma è solamente uno dei milleveicoli di questi circuiti incontrollabili del-l’informazione.Lo strumento web, cosìcome diffonde informazioni ingestibili, altempo stesso consente di misurare in qualchemodo queste forme di “circuitazione” delpensiero collettivo.È accaduto al Nimby Forum, il quale hapubblicato nel suo sito una forma di con-sultazione per i lettori. Non ha le pretesedi essere un sondaggio con i crismi dellascientificità di rilevazione. Questo saggio web del pensare comune(http://www.nimbyforum.net/questiona-rio.htm) è accessibile solamente a chi ha laconnessione internet, a chi è interessatodalle tematiche energetiche e ambientali, achi ha voglia di “cliccare” sulle risposte. Equindi, è impreciso. Tuttavia dal NimbyForum emergono alcune letture non banali.E cioè: c’è sfiducia nelle istituzioni sull’at-tendibilità delle informazioni fornite suiprogetti, la maggioranza non si sente rappresentata da alcun soggetto istituzionale.Vanno osservate bene queste indicazioni.La fiducia modesta nelle fonti ufficialid’informazione e il fatto che la maggiorparte delle persone non siano identificabiliin un soggetto istituzionale sono il ritrattodi quel non-partito descritto prima come"partito beppegrillo".Il fenomeno del non-partito è diffuso intutto il mondo industrializzato, ma è più

IL PUNTO

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evidente in Italia, dove l’individualismo ha radici storichee culturali più robuste. Il non-partito si riflette a tuttii livelli, anche nel Parlamento (il quale dopotuttorispecchia, e non sempre in meglio, la società italiana),e ostacola i concetti che l'energia è strategica, chel’energia ha bisogno di programmi di lungo respiroinvece delle solite misure tampone, che l’energia malgradisce la filosofia e apprezza invece la prassi.¶

“Curarel’informazione”

Che cosa emerge invece dai circuiti del pensare comu-ne del non-partito? Emerge che qualunque progettotroverà un’opposizione locale o nazionale. L’energianucleare (rivalutata oggi grazie alle pazzie del petrolio,le baruffe sul metano e le conseguenze di Kyoto) nonha alcuna speranza in Italia dal punto di vista del con-senso. Più facili – ma sempre difficilissime – sono lecentrali che usano combustibili convenzionali in tecno-logie innovative, come il carbone ad alta efficienza o il metano delle centrali a ciclo combinato.Ma nemmeno qui la via è facile. Ne sanno qualcosa leaziende elettriche impelagate dagli effetti d’immagineseguiti ad alcune ricerche sull’inquinamento realizzateda Nicola Armaroli e Claudio Po. Questi studi sonostati per anni la bandiera dei comitati del no, diffusitramite la posta elettronica e il web.Anche le fonti rinnovabili hanno il no. Il caso esem-plare è la polemica sulle centrali eoliche. I grandi ven-tilatori bianchi non piacciono a molti. Sono rumorosie uccidono gli uccelli, «l’ha detto Beppe Grillo».L’unica energia che non scontenta nessuno è quella delpannello sul tetto o della microturbina domestica. Bellissime forme di energia. Da diffondere quanto piùpossibile. Ma certamente da soli non possono bastare.

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Il punto

“Ogni cosa che nasce dall’uomo

porta di questo, nel tempo,

il sapore, l’intelligenza, la sensibilità.

Quasi una carezza

che leggera

continua a percorrerne

la superficie e le membra”

A Edda Fischer, che il nuovo Elementi ha graficamente ideato e realizzato con competenza e passione.

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L’energia rappresenta da tempo un frenoalla competitività del sistema produttivoitaliano. La politica di liberalizzazione,intrapresa sulla spinta delle direttive europee,non ha portato i vantaggi attesi, a iniziareda un calo delle bollette e delle tariffe. Perinquadrare la particolare fase che attraversail sistema energetico e le sfide che attendonoil nostro Paese, abbiamo pensato di rivolgerealcune domande ai due principali ‘regolatori’dei mercati – il presidente dell’Autoritàgarante della concorrenza e del mercatoAntonio Catricalà e il presidente dell’Autoritàper l’energia elettrica e il gas AlessandroOrtis – e al presidente del Cnr FabioPistella, un passato all’Enea e sempre atten-to osservatore di tutto quanto si muove nelcampo dell’energia.

di Goffredo Galeazzi↵

La liberalizzazione del settore elettrico è ancora a metà? Cosa serve per farla decollare?gfCATRICALÀ: Che l’Italia stia “subendo”le conseguenze di un processo di liberaliz-zazione ancora “incompiuto” lo dimostranoi dati: negli ultimi mesi del 2005 ha regi-strato ancora una volta il livello maggioredei prezzi per l’energia elettrica, con unvalore Ipex superiore ai 65 euro/MWh,contro i circa 30 euro/MWh nel NordPool,meno di 50 in Francia e Austria, 52 in

Germania e 62 in Spagna. I motivi diquesto gap vanno ricercati da un lato neilimiti infrastrutturali, dall’altro nei com-portamenti dei due operatori dominanti,Enel ed Eni. Quando si parla di elettricitànon si può infatti prescindere dal legamecon il gas naturale. L’Autorità ha lavoratoin questi anni, in sintonia e collaborazionecon l’Autorità di regolazione, per leresponsabilità istituzionali che le competono:sul fronte del gas ha chiuso l’istruttorianei confronti di Eni-TTPC imponendouno sbottigliamento anticipato del gasdottocon l’Algeria. Sul fronte dell’energia elettricasi è fatta garante della terzietà della rete,in occasione dell’acquisizione di TERNAda parte di Cassa Depositi. Ma occorronointerventi di politica industriale che risolvanoi problemi alla radice.g

fORTIS: Dal 1° luglio del 2007 anche iconsumatori domestici potranno scegliereil proprio fornitore di energia elettrica.Con questa apertura del mercato dal latodella domanda, la liberalizzazione nel settoreelettrico sarà formalmente completata.Affinché i consumatori finali possanocogliere i benèfici effetti della liberalizzazio-ne, occorre rendere pienamente operativa laconcorrenza tra imprese, sia a monte che a

Catricalà, Ortis, Pistella

Una politica industrialeper la liberalizzazione

energetica

Concorrenza e regolazione

per mercati più trasparenti e competitivi

L’energia alternativa? Importante per ambiente,

sicurezza degli approvviginamenti, occupazione

e stabilizzazione dei costi di produzione.

Ortis

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valle delle reti. Queste fasi della filiera produttivasono già liberalizzate, ma ciò non basta, come èstato dimostrato nell’indagine congiunta svoltadall’Autorità per l'energia insieme all’Antitrust.La liberalizzazione è condizione necessaria manon sufficiente per creare valore per i consumatorifinali, perché è la vera concorrenza che lo crea.Serve una liberalizzazione “sostanziale”.In particolare, è necessario favorire nuovi inve-stimenti sulla rete di trasmissione, per ridurre alminimo i rischi di congestioni internazionali efar sì che la nuova capacità di generazione rappresenti un'effettiva opportunità concorrenziale.Inoltre è importante potenziare le linee di inter-connessione con l'estero e incoraggiare la realiz-zazione di nuovi poli di produzione nelle areedel Paese, oggi deficitarie rispetto alla domandalocale. In tal modo, nel medio termine, otterre-mo prezzi più contenuti e maggior qualità deiservizi lungo tutta la filiera fino ai consumatoried utenti finali.gfPISTELLA: Andare avanti applicando leleggi di liberalizzazione, il cosiddetto "decretoBersani" che pur con qualche limite (superabilecon opportuni aggiustamenti) ha portato a unassetto che può ancora costituire un modello diriferimento per altri Paesi. Un rafforzamentodei poteri (e delle relative sanzioni) dell'Autoritàper l'energia, (ma anche di Antitrust e Consob)possono aiutare.¶Dove bisogna intervenire per dare più efficacia, sicurezza e competitività al sistema energetico?g

fCATRICALÀ: Partiamo dagli interventi dipolitica industriale. Sebbene nel 2005 sianostati realizzati potenziamenti della capacità digenerazione e delle infrastrutture di rete, restanolimitate le iniziative di avvio di nuovi impiantidi generazione elettrica e di terminali di rigassificazione. Vanno ripensate le fonti diapprovvigionamento, sviluppando quelle pulitecome l’energia eolica. Bisogna ancora intervenire,

come in parte si è fatto, sulle infrastrutturedella rete elettrica, nelle infrastrutture di tra-sporto del gas naturale garantendo la radicaleseparazione tra proprietà/gestione, da un lato, ele fasi a monte e a valle, dall’altro. Infine occorresviluppare un mercato dell’elettricità più liquido,ad esempio incentivando le negoziazioni diborsa con lo sviluppo di un ben organizzatomercato di strumenti finanziari a copertura delrischio. Serve un mercato centralizzato ancheper l’input gas e un vero “hub” internazionaleche veda il nostro Paese al centro degli scambi.Sono interventi essenziali: l’insostenibilità deicosti energetici è un’emergenza da affrontare intempi rapidi. g

fPISTELLA: Diversificazione delle fonti edelle aree geografiche di provenienza, acquistodi quote di proprietà di giacimenti, aumentodelle capacità delle infrastrutture (incluse quelledi stoccaggio), a partire dagli impianti di rigassi-ficazione. In un arco temporale più lungo, ricorsoper la produzione di energia elettrica al carbonea basso impatto, il cosiddetto "carbone pulito" eal nucleare, sono gli strumenti necessari perlimitare gli effetti degli incrementi dei prezzidegli idrocarburi trascinati da una dinamicaaccelerata dei consumi.gfORTIS: In Italia, come altrove, tre sono ipilastri attraverso i quali possiamo misurare lanostra capacità di sviluppo del sistema energeticoe della sua competitività: la sicurezza degliapprovvigionamenti e delle forniture; la loroeconomicità e qualità; la tutela ambientale.Per un sistema elettrico più competitivo, sicuroed economico, efficace ed efficiente, l’Italia habisogno innanzitutto d’importanti investimentiin produzione e infrastrutture: in particolarenella generazione elettrica ad opera di nuovicompetitors, nelle reti di trasporto, in rigassifi-catori e stoccaggi per il gas viste le necessità deinuovi impianti di cogenerazione. Purtroppo spesso i nuovi impianti trovano resistenze

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Catricalà

Pistella

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a livello locale che bloccano la loro realizzazio-ne. Al di là della disponibilità economica degliimprenditori ad investire, è necessario anche unmaggiore coinvolgimento e collaborazione tratutti gli “stakeholders”: cittadini, imprese ed istituzio-ni. Deve essere sviluppata una maggiore collabo-razione sia a livello locale e regionale che alivello nazionale e comunitario. La responsabili-tà di garantire efficacia, sicurezza e competitivitàal sistema energetico implica il contributo attivoda parte di tutti.¶Nel 2007 un mercato completamente liberalizzato,dal lato però solo della domanda, non rischia di farmancare alla clientela, soprattutto domestica, unaeffettiva libertà di scelta nella fornitura elettrica?g

fORTIS: A luglio 2007tutti potranno scegliere leofferte più convenienti difornitura. Ma, la libera-lizzazione formale delladomanda deve essere con-testualmente accompagna-

ta dall’effettiva convenienza a cambiare, almenoper una parte dei consumatori. Convenienza chepuò essere ottenuta sviluppando l’efficienza deiprocessi industriali delle imprese, nell’ambito di uncontesto di mercato che tuteli la concorrenzaanche attraverso il controllo delle Authorities sueventuali abusi di posizioni dominanti, a livellonazionale e locale. L’offerta di nuovi servizi dif-ferenziati in funzione delle diverse necessità deiconsumatori e prezzi sempre più vantaggiosi,sono le chiavi competitive con cui le imprese sicontenderanno, dal 2007, i clienti domestici, inanalogia a quanto già oggi le imprese comincia-no a fare per i clienti idonei. Dobbiamo quindiaccompagnare il processo di liberalizzazione coniniziative che tutelino e promuovano la concor-renza dal lato dell’offerta, rendano i mercati piùtrasparenti, competitivi e qualitativamente ade-guati. L’Autorità da tempo è molto attiva per farsviluppare il mercato dell’elettricità e offrire aiconsumatori una capacità di scelta sempre libera,consapevole e conveniente.gfCATRICALÀ: Partiamo da un parco genera-zione estremamente squilibrato. Lo è per tipologiadi fonte e per ripartizione di potenza efficientenetta suddivisa per localizzazione degli impianti:nella zona Nord è ubicata poco più della metàdella capacità disponibile in Italia (53%). C’èuno squilibrio che riguarda gli operatori: circaquattro quinti della produzione nazionale di

energia elettrica provengono da impianti chefanno capo a 6 gruppi industriali. Enel controllail 53% di potenza installata e ha quote di merca-to, per singola zona, che vanno dal minimo cor-rispondente alla zona Sicilia (41%) al massimodella zona Macro Sud (74% circa). Anche intermini di produzione nazionale netta, Enel èdominante (49%), con un minimo nella zonaSardegna (39%) e un massimo nella zona MacroSud (72%). Tutti gli altri produttori sono preva-lentemente, se non esclusivamente, presenti alNord. Un assetto del settore così squilibrato nonpuò che agevolare l’operatore dominante neldettare le strategie di prezzo potendo, ad esem-pio, agire sui prezzi nella zona Sud (dove c'èscarsa concorrenza) per contenere il rischiocompetitivo al Nord. Proprio su questa condottaè in corso un'istruttoria, che ha visto attivaanche l’Autorità dell’energia. Ma a parte ciò, èevidente che solo un operatore come Enel, conil parco impianti descritto sopra, risulta dotatodi un indubbio potere di mercato.¶Non vi pare che occorra una maggiore vigilanzasulla formazione dei prezzi nella Borsa elettrica perevitare l'influenza dell'operatore ancora dominante?g

fPISTELLA: Credo chel’attuale vigilanza sullaformazione dei prezzi siaadeguata. Forse si potrà,anche in base all'espe-rienza, migliorare laformulazione dei mec-

canismi di intervento, ma soprattutto averebenefici da un'evoluzione strutturale del mercato.In altri termini occorre realizzare nuovi impian-ti, meglio se posseduti da soggetti diversi emeglio ancora se con costi di produzione bassi.gfORTIS: L’Autorità ha progressivamente emessole disposizioni necessarie all’avvio e allo sviluppodella Borsa elettrica, vigilando sempre con lamassima attenzione sul processo di formazionedei prezzi. Ricordo la recente segnalazioneall’Antitrust in esito alle istruttorie per gli anda-menti della Borsa di giugno 2004 e gennaio2005. Le nostre indagini hanno evidenziato situazio-ni anomale nella formazione dei prezzi, nonchépossibili abusi del potere di mercato. Contestual-mente all’azione di vigilanza, l’Autorità ha assuntoprovvedimenti per prevenire possibili rialziingiustificati dei prezzi, a seguito di eventualiesercizi speculativi di posizione dominante daparte dei produttori. Si ricordi la prevista intro-

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duzione sul mercato italiano di meccanismi di mercato e forme contrattuali del tipo “virtual power plant”.Si tratta di un tipo d’intervento temporaneo, finalizzato a promuovere condizioni di mercato competitive,riducendo la disponibilità di potenza degli operatori eventualmente dominanti per alcune zone e per tipologied’impianto. In questi mesi va prestata particolare attenzione al persistere delle elevate quotazioni del petro-lio sui mercati internazionali, fenomeno che condiziona pesantemente l’andamento dei prezzi della Borsaelettrica, come già con la recente “crisi del gas”. Le forti tensioni ancora presenti sui mercati internazionalidei combustibili hanno contribuito notevolmente all’aumento dei costi della generazione termoelettrica. Nelprimo trimestre 2006, il prezzo del petrolio in dollari è aumentato di circa il 30% rispetto allo stesso tri-mestre del 2005, e si mantiene stabilmente sui 70 dollari al barile. Nel breve periodo non si prevede, pur-troppo, un significativo allentamento di queste tensioni.

gfCATRICALÀ: Considerando che la Borsa elettrica è stata avviata nell’aprile del2004 e che l’Autorità è intervenuta proprio con l’apertura dell’istruttoria l’annoscorso e alla luce anche del ruolo attivo svolto dall’Autorità di regolazione, misembra che le istituzioni competenti stiano svolgendo a pieno il loro ruolo di vigi-lanza sui mercati.

Qual è il ruolo di Eni ed Enel nel mercato interno e in quello internazionale?gfCATRICALÀ: Eni ed Enel sono operatori dominanti nei rispettivi mercati nazionali, ma, almeno perEnel la sua partecipazione attiva nei mercati esteri è ancora limitata. Occorre che le aziende nazionalimantengano o rafforzino la loro presenza all’estero. gfORTIS: Nel mercato interno, Eni e Enel godono di rilevanti posizioni di dominanza sul mercato,come dimostrato nelle recenti indagini congiunte con l’Antitrust. Nel valutare invece il panorama interna-

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Forum energia

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Industria

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Domestico

Perdite

Agricoltura

Previsioni di crescita della domanda di energia elettrica 2005 – 2015, TWh

|2015

|2010

|2005

1 TWh = 1 miliardo di kWh

153,3

82,3

67,2

5,2

329,4

378,2

432,0

21,4

179,6

95,8

73,7

5,6

23,5

202,9

114,0

82,5

5,9

26,7

f 2,8%

f 3,4%

f 1,9%

f 2,4%f 1,3%

2,8%

Tasso medio annuo di crescita

2005-2015

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Fonte: Terna

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Produzione di energia elettrica in Italia

% Singole fonti sulla produzione lorda totale

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zionale, non possiamo prescindere dalle questioni poste nel nuovo Libro verde sull’energia della Com-missione europea. Le priorità riguardano sei aree di intervento: completamento del mercato unico del-l’energia; sicurezza degli approvvigionamenti e solidarietà fra gli Stati membri; diversificazione, svilupposostenibile ed efficiente mix delle fonti di produzione; approccio integrato verso le emissioni climalte-ranti; innovazione e sviluppo tecnologico; strategia e politica energetica “estera” comune, per affrontareproblemi non banali di geopolitica. Altre riflessioni di grande attualità sono la c.d. “tutela dei campioninazionali” e la “concorrenza tra aziende pubbliche e private”. La vera guida per elaborare giuste rispostea queste domande, va ricercata nella necessità d’avere operatori efficienti, capaci di svilupparsi competendoliberamente in mercati aperti, senza discriminazioni o protezionismi, con regole certe e uguali per tutti.Dovrà prevalere un orientamento in cui la centralità del consumatore sia meglio tutelata attraverso un’imposta-zione premiante per i soggetti più efficienti. Il potere di mercato di Eni ed Enel può diluirsi nell’ambitodi un confronto competitivo allargato a livello europeo e internazionale. La dimensione internazionaledel mercato e, nei singoli Paesi, le norme per la promozione o la tutela della concorrenza mirano a superare le resi-stenze monopolistiche e a rafforzare la capacità competitiva degli operatori ex-monopolisti sullo scacchiereinternazionale. Tutti gli attori devono creare il massimo valore possibile operando con la più elevata effi-cienza a beneficio dei propri consumatori. È la linea per lo sviluppo di ogni impresa che opera in mer-cati concorrenziali e la reale fonte della remunerazione nel tempo anche per i propri azionisti.gfPISTELLA: Non ho dubbi che senza Enel o Eni la situazione energetica in Italia sarebbe stata sensibilmentepeggiore dell’attuale. Ciò detto, e confermata anche la necessità di evitare un pluralismo di soggetti sottodi-

mensionati non in grado di reggere la competizione internazionale, va però evitato che ivertici di queste strutture, peraltro con lo Stato come azionista di riferimento, minac-cino spauracchi per difendere situazioni di predominio sul mercato. Li abbiamo sentitipaventare qualche anno fa la “bolla elettrica” e abbiamo avuto il blackout (anche se permotivi specifici, ma comunque la dimensione dell’offerta dovrebbe espandersi). Liabbiamo sentiti paventare qualche anno fa la “bolla del gas” e abbiamo avuto la “crisi

* gas derivati

(gas da acciaieria,

gas d’altoforno e gas

di cockeria)

e altri combustibili

(catrame, calore di

recupero da pirite,

gas residui di

processi chimici)

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18,4

1,9

9,5

31,0

3,9

35,3

14,1

2,5

14,4

11,8

8

49,2

Eolico, solare,geotermico

Gas derivati e altri combustibili*

Gas naturale

Olio

Carbone

Idrico

|2000

|2005

276,6 TWh 303,7 TWh Fonte: Terna

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potenziale nell’approvvigionamento del gas dallaRussia. Quindi, occorre ampliare l’offerta e crea-re concorrenza attraverso un ragionevole "eccessodi capacità” senza il quale non si sostiene il mer-cato. Il parametro che quantifica la ragionevolez-za di cui sopra è l’entità dei margini di profitto.¶Il problema della reciprocità tra gli stati membridell'Ue non rischia di vanificare la volontà dicreare un mercato unico dell'energia?gfORTIS: L’integrazione dei mercati e lo sviluppodella competizione tra le imprese permetterà dimassimizzare proprio i benefici per i consumatori

finali europei, assicurandoloro una maggiore libertàdi scelta. È indispensabileraggiungere a livello Ue,e possibilmente anche alivello continentale allar-gato, quel grado di reci-

procità, di armonizzazioni e convergenze cheassicuri ad ogni operatore una sufficiente paritàdi contesti operativi o basi da cui lanciare, o sucui accettare, le giuste sfide di una aperta e pienacompetizione. L’Italia si è sempre posta all’avan-guardia, perseguendo un'apertura reale dei mer-cati. I rischi del perpetuarsi di asimmetrieesistono, e gli operatori italiani conoscono benele difficoltà che incontrano per operare neglialtri Paesi. La creazione del mercato unico del-l’energia elettrica passerà attraverso una faseintermedia di aggregazione tra sette mercatiregionali, formati da aree geografiche contigue.Lo scorso febbraio l'European Regulators Groupfor Electricity and Gas (ERGEG) – cioè il grup-po di consultazione istituito dalla Commissioneeuropea che riunisce i regolatori dell’energiadella UE - ha affidato all’Autorità per l'energial’incarico di guidare l’armonizzazione della rego-lazione per i mercati elettrici del “Centro-SudEuropa” (Austria, Francia, Germania, Grecia,Slovenia, Italia, ed eventualmente anche la Sviz-zera). Compito principale del lavoro coordinatodall’Autorità italiana sarà quello di identificarele barriere esistenti nei processi competitivi e diformulare proposte per superarle, al fine di pro-muovere un vero mercato regionale regolato inmodo uniforme. Il primo rapporto verrà presentatonell’autunno di quest’anno, nell’ambito dei lavoridel “Forum di Firenze”, previsto dalla Commissio-ne europea. gfCATRICALÀ: Ritengo che occorra agire nelle

sedi istituzionali opportune affinché si raggiun-ga, realmente, l’applicazione del principio di

reciprocità. L’obiettivonon è certo quello dibloccare “gli stranieri”,ma quello di indurre uncomune agire a livelloeuropeo per dare real-mente attuazione, inmodo armonizzato e

secondo il principio di reciprocità, alle direttivecomunitarie di liberalizzazione dei settori ener-getici. Purtroppo i segnali arrivati negli ultimimesi dalla Francia, con la vicenda della fusionetra Gaz de France e Suez, e dalla Spagna, con laconcentrazione tra Gas Natural ed Endesa, destanopreoccupazione.gfPISTELLA: Un vero mercato unico dell'energiain Europa è ancora da costruire, nel senso che leregole attuali consentono "varianti" troppo diffe-renziate. In questo quadro va evitato che sianopenalizzati Paesi come l'Italia che si sono dati unordinamento più aperto. Pertanto la logica direciprocità può essere un accettabile correttivofinché la differenziazione non si riduce.¶Una politica antitrust a livello europeo puòessere efficace per ridurre gli squilibri, favorirecondizioni di sviluppo, instaurare e rafforzaregli assetti competitivi, così da assicurare unbuon funzionamento del mercato a favore diconsumatori e imprese?gfPISTELLA: Regole generali europee, maprovvedimenti e organismi operativi a livellonazionale mi sembrano costituire un accettabilequadro che va realizzato. Vale, in generale, quan-to accennato a proposito del sistema elettrico: nonsolo il "decreto Bersani", ma anche il "decretoLetta" nel gas sono strumenti validi da metterecompletamente in pratica.gfCATRICALÀ: Nel settore energetico e del gasla recente indagine conoscitiva condotta dallaCommissione europea ha dimostrato comeancora ci sia molta strada da percorrere affinchéil consumatore possa percepire i benefici dellaliberalizzazione. Tre sono i nodi cruciali: la man-canza di interazione tra i diversi mercati europei;l’elevata integrazione verticale tra fasi regolate efasi aperte alla concorrenza sui diversi mercatinazionali; la scarsa trasparenza e la mancanza diinformazioni su elementi essenziali dello scambio.

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Occorre un’efficace politica antitrust a livelloeuropeo per ridurre gli squilibri, favorire gli scambitransfrontalieri e le condizioni di sviluppo einstaurare e rafforzare assetti competitivi.Le autorità di regolazione e le autorità antitrustnazionali dovrebbero creare una rete effettiva dicontrollo, di tipo transazionale, ed essere realmenteindipendenti: in alcuni Paesi europei invece siassiste a un sostanziale allineamento delle posi-zioni o ancora di più una subordinazione del-l'Autorità alle decisioni protezionistiche deigoverni. E le recenti operazioni neoprotezionistedimostrano una scarsa incisività delle istituzioni Ue.¶Qual è il ruolo dell'energia alternativa?gfCATRICALÀ: Per centrare l’obiettivo che l’Italiasi è data con l’attuazione della Direttiva Europea(2001/77/CE) sulla promozione delle fonti rin-novabili, la produzione interna lorda di energiaelettrica da fonti rinnovabili dovrebbe aumentaredel 30% circa nei prossimi quattro anni. Anche leaziende energivore devono fare un maggior sforzodi investimento. Sono scelte i cui risultati possonoessere ottenuti nel medio-lungo termine, ma cheoccorre impostare senza indugio.

fORTIS: L’innovazionetecnologica offre prospet-tive interessanti nella pro-duzione elettrica da fontirinnovabili. Oltre agli evi-denti benefici ambientali

e all’abbattimento delle emissioni, tali fontioffrono un contributo non trascurabile alla sicu-rezza degli approvvigionamenti, all’occupazione, alla stabilizzazione dei costi diproduzione nel lungo periodo. Si tratta di uncontributo che era tuttavia valutato sempre intermini relativi, di volume, economicità e soste-nibilità, rispetto alle altre fonti energetiche chepure costituiscono una quota significativa, preponderante e necessaria per la copertura delfabbisogno. In Italia, come in Europa e sulloscacchiere internazionale. In tale contesto, l’Autorità per l’energia ha comunque messo apunto nel tempo una regolazione sempre piùincentivante per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. A titolo d’esempio si possono citare le recentidisposizioni per gli impianti alimentati da fonteeolica, solare, geotermica, maremotrice ed idrau-lica ad acqua fluente.g

Gruppo Enel39,0%

Gruppo Edison11,7%

Tirreno Power3,8%Gruppo Eni

9,0%

Endesa Italia8,2%

Edipower8,0%

Altri 20,3%

Quote principali operatori nella produzione lorda di energia elettrica in Italia % - 2005

Fonte: Relazione Annuale AEEG 2006

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fPISTELLA: La più concreta alternativa ai combustibili fossili che eviti l'immissione in atmosfera di gasnocivi per l'effetto serra è la produzione di energia elettrica da fonte nucleare. Ciò premesso, le rinnovabilihanno una potenzialità che va sfruttata soprattutto con riferimento a situazioni dove pesano molto le ester-nalità positive. Le disposizioni normative e tariffarie esistenti (quali priorità di inserimento in rete e cer-tificati verdi) hanno iniziato a produrre risultati significativi. Altrettanto importante è l'uso razionaledell'energia, grazie a soluzioni impiantistiche, componentistiche e di controllo innovative: non solo coge-nerazione, ma anche trigenerazione diffusa e domotica.¶Per ricerca e investimenti è impegnato l'1,2 per cento del Pil contro il 2% della media Ue. Non è poco?gfCATRICALÀ: È una percentuale troppo bassa, soprattutto se si pensa che le nostre aziende sopportano uncosto, in termini di servizi professionali, alto. Per questo siamo impegnati sul fronte della liberalizzazione deiservizi, con l’obiettivo di abbattere questi costi e creare per le aziende margini economici da sfruttare per ricer-ca e innovazione.

fPISTELLA: Occorre capire come è fatto l'1,2% del Pil e vedere poi come si possono far crescere gliaddendi: circa lo 0,75% proviene dai fondi pubblici e soltanto poco più dello 0,45% dal settore privato.

La media in Europa vede uno 0,8% proveniente da fondi pubblici e 1,2% dalsistema privato. L’obiettivo di Lisbona (raggiungere il 3% del Pil da destinare allaricerca entro il 2010) prevede un 1% proveniente da fondi pubblici e un 2% dalprivato. Da queste percentuali emerge che l'Italia, a fronte di un sostanziale allinea-mento alla media europea per quanto riguarda l'investimento pubblico - passaredallo 0,8% all'1% è fattibile - evidenzia un divario consistente per quanto riguar-da l'apporto dell'investimento privato. Per comprimere il divario la formula da

adottare è la collaborazione nei progetti di ricerca fra pubblico e privato, dove il pubblico "trascina" uninnalzamento dell'investimento privato.

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Prezzi dell’elettricità per tipo di consumo

1.200 kWh annuif 3.500 kWh annui

Francia

Germania

Spagna

Italia

Italia-UE

14,8 centf . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11,9 cent

22,5 centf . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .18,0 cent

14,0 centf . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11,0 cent

10,3 centf . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20,1 cent

-39,3 %f . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . +42,5 %

Fonte: AEEG 2006

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Confindustria guarda a un mercato unicoeuropeo. Ma all’Italia serve prima un nuovoprogramma energetico nazionale capace digarantire il potenziamento del nostro sistema ditrasmissione di energia elettrica, oltre a strategieper l’incentivazione delle fonti rinnovabili e aun forte sostegno alle nuove tecnologie.

di Francesca Bonin↵

L’energia rappresenta una delle ultime grandifrontiere del progetto di mercato unico del-l’Unione Europea. Emma Marcegaglia, vicePresidente di Confindustria con delega perl’energia, e rappresentante dell’Italia nel gruppodi alto livello Energia, Competitività e Ambien-te (High Level Group on Competitiveness Envi-ronment) creato dall’Ue, spiega come guardareal futuro in uno dei settori chiave della nostraeconomia, ancora troppo ingessato e lontano dauna vera e competitiva liberalizzazione.

Completare la liberalizzazione del settoreelettrico con nuovi investimenti; realizzarequelli già programmati in nuova capacitàproduttiva e di trasporto di energia elettrica; liberare le reti del gas e costruirei terminali Gnl: è sufficiente per dare respiroad un settore in difficoltà?gLa domanda è complessa. La risposta nonpuò che essere articolata. Confindustria haposto, ormai da tempo, l’energia fra le pro-prie priorità. L’obiettivo è riallineare nelcorso di questa legislatura le condizioni dicompetitività delle nostre imprese consu-matrici di energia con quelle dei nostriconcorrenti esteri, almeno di quelli operantinell’Unione Europea. Per raggiungere questo

obiettivo, ambizioso ma realistico, bisognaagire, sostanzialmente, su tre fronti.Innanzitutto, è necessario proseguire nelprocesso di liberalizzazione, su scala naziona-le e europea, garantendo condizioni di reci-procità. Occorre, tra l’altro, far riacquistarealle nostre liberalizzazioni una visione euro-pea con la consapevolezza che questa è lastrada maestra da percorrere per un veromercato unico su scala continentale.Oltre a ciò, è essenziale realizzare tutti gliinvestimenti necessari per garantire unadisponibilità adeguata di energia elettrica edi gas naturale a costi competitivi, insiemea tutti gli altri interventi di natura strutturaleche rendano i costi e le performance delnostro sistema il più possibile in linea conquelli degli altri Paesi della UE.Servono urgentemente nuove infrastruttu-re nel settore del gas naturale e, in partico-lare, i cosiddetti sbottigliamenti deigasdotti e quattro nuovi terminali GNL.Serve completare il processo di investimen-ti nelle unità di generazione di energiaelettrica, avviato da qualche anno, e che èin condizione di dare risultati confortanti. Servono anche gli interventi programmatiper il potenziamento del nostro sistema di trasmissione di energia elettrica, perché unvero mercato esiste se lo spazio entro cuicompetere è adeguato, in questo spazio,nel caso dell’energia elettrica, è rappresen-tato dalle reti. Riguardo alla nuova capacità di trasporto,Confindustria si attende un contributosignificativo anche dalle nuove merchantline, le linee private che le imprese potrannocostruire grazie al decreto varato nei mesiscorsi dal Ministero delle Attività produtti-

OVice Presidente Confindustriacon delega all’energia

Intervista a

Emma MarcegagliaO

Liberalizzare in Italia,liberalizzare in Europa

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ve, sulla base della nostra proposta. Il terzo fronte su cui è importante intervenire è il recupero di una visioned'insieme, che da lungo tempo si è persa nei settori energetici. In particolare le liberalizzazioni vanno accom-pagnate da programmi coordinati di incentivazione alle nuove fonti e di sostegno alle nuove tecnologie.Sempre in quest’ottica, è necessario anche un maggiore coordinamento fra i singoli piani energetici regionali.

“Incentivare le fonti alternative”È il momento per una politica più incisiva e con meno spezzettamenti decisionali e per migliorare il nostrosistema energetico?gCertamente. Gli obiettivi e i vincoli che dobbiamo raggiungere in tema, ad esempio, di risparmio energeticoe di maggiore compatibilità ambientale richiedono sforzi coordinati per minimizzarne gli oneri per il sistemanel suo complesso e, in particolare, per le imprese consumatrici. Ciò può avvenire se si introduce nel sistemaun corretto mix fra concorrenza e regolamentazione, cioè fra decisioni decentrate, affidate alle imprese, eregole quadro, definite dalle istituzioni e condivise da tutta la collettività. Questa è la sfida che dobbiamocogliere e fronteggiare con successo nei prossimi anni. Le liberalizzazioni non possono tutto. I sistemi energetici dei principali Paesi industrializzati più avanzati vedono convivere una politica industrialeed energetica lungimirante con il mercato. Dobbiamo fare in modo che le nostre imprese acquisiscano posizionedi leadership nelle nuove tecnologie, dobbiamo individuare filiere e ambiti territoriali in cui coordinare leazioni delle imprese con quelle delle istituzioni, nazionali e locali. Vi sono interessanti esempi di politicaenergetica da cui potremmo trarre spunto in Italia. Penso al caso tedesco o danese per le energie rinnovabili.¶Mercato libero europeo: è un’utopia?gNon può esserlo. Se ciascuno Stato rimane rintanato nel rispettivo ambito nazionale, le liberalizzazioni e imercati perderanno ulteriormente slancio. Il risultato finale non potrà che essere una sconfitta per tutti, pro-duttori e consumatori, imprese e intera collettività. Il mercato e le liberalizzazioni devono avere un futuro e questo futuro deve essere europeo. L’impegno diConfindustria in questa direzione è chiaro anche nei confronti di Bruxelles. Stiamo sostenendo con forzal’azione espressa dalla Commissione nei recenti documenti in materia e, in particolare, nel Libro Verde e nel-l’Indagine sullo stato di avanzamento del processo di liberalizzazione.¶

“Serve un Programma energetico nazionale”Non le pare che occorrano maggiori investimenti economici e in risorse intellettuali per verificare lepotenzialità degli usi delle fonti alternative e del nucleare?gSì. Il problema è però duplice. Si tratta di reperire e favorire risorse in misura adeguata nel sistema nel suoinsieme e, allo stesso tempo, evitare o ridurre sprechi di risorse. Le imprese consumatrici non possono permettersi di vedere crescere la loro bolletta energetica in modoeccessivo, visto che già oggi pagano per l’energia un prezzo maggiore dei loro concorrenti esteri. In ogni caso,l’attenzione che l’Italia, come sistema, ha dedicato a questi temi nel passato è stata inadeguata. Dobbiamoporre rimedio in fretta a questo stato di cose. Confindustria ritiene che sia giunto il momento di varare unnuovo Programma energetico nazionale e intende adottare, in questo come in tutti gli altri casi in cui sidiscute di energia, un approccio pragmatico e propositivo.

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Clô e Forte: Due dei maggiori esperti italiani dienergia a confronto: Alberto Clô, che è stato ancheministro dell’Industria nel governo Dini, e l’ex senatore Francesco Forte, negli anni Ottanta mini-stro delle Finanze nel quinto governo Fanfani.Divisi sull’utilità di adottare provvedimenti capacidi ridurre l’impatto del caro greggio sulla politicaenergetica italiana e sulla trasformazione di Eni edEnel in un unico soggetto di dimensioni internazionali,Clô e Forte sono comunque d’accordo sulla necessitàdi mantenere in capo al governo le redini dellapolitica energetica.

di Fausto Carioti↵

Alla luce dei nuovi record raggiunti dal prezzo delpetrolio, ritiene necessario che il governo vari deiprovvedimenti urgenti per alleviare l’impatto che gliaumenti avranno sulla bolletta energetica italiana? E se sì, quali?ghCLÔ: L’unico provvedimento sarebbe la steriliz-zazione del trascinamento dei maggiori prezzi delpetrolio e del metano sulla fiscalità, quantificabiledal 2003 in 3,2 miliardi di euro. Sinora l’ingordigiadello Stato non ha voluto saperne. Dovrebbero,invece, evitarsi misure “anti-inflazionistiche” eanti-mercato come quelle adottate dall’Autorità diregolazione. Da ultimo: l’assurdo blocco dei prezzidel metano che ha scaricato sulle aziende di distri-buzione i maggiori costi della materia con effettidirompenti sui loro bilanci ed il blocco generalizzatodegli investimenti. Una decisione destinata a causareai consumatori più danni che benefici.gfFORTE: Non è opportuno che il governo attenuila bolletta energetica, in connessione con il rincarodel prezzo del grezzo in dollari. Infatti solo l’effettodel rincaro sulla domanda può mettere in motofattori di riequilibrio.Così si riducono i consumi e si sviluppa la conve-nienza delle risorse energetiche alternative e risulta-no impopolari le opposizioni nazionali e locali agliimpianti che le riguardano (porti metaniferi eimpianti di rigassificazione, centrali a carbone eporti attrezzati al carbone, alta velocità ed altacapacità ferroviaria, nucleare a sicurezza intrinseca,termosmaltitori di rifiuti).

Francesco Forte

Alberto Clô

“Priorità energia”

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La partita delle fonti d’energia, nel medio-lungoperiodo, può risolversi a favore delle fonti rinnovabili? Il nostro Paese deve recuperare ilnucleare, magari iniziando con il rilanciarne laricerca, inserendola in un contesto europeo?gfCLÔ: Tra le risposte alla sfida energetica le“nuove risorse rinnovabili” costituiscono forse quel-la più limitata e più onerosa. Nei prossimi 25 anni illoro contributo alla domanda incrementale di ener-gia nel mondo è previsto in un rapporto 1 a 20rispetto alle fonti fossili. Negli ultimi 20 anni i sus-sidi alle rinnovabili e assimilate hanno pesato sullenostre bollette elettriche per circa 30 miliardi di euro.Quanto al nucleare, la via della “ripresa del sapere”a livello internazionale è la sola che ci è consentita,dopo i guasti del passato e la (quasi) cancellazione ditutta la nostra presenza, sapendo però che non nederiverà alcun aggiustamento ai nostri conti/costienergetici, almeno per i prossimi due decenni.ghFORTE: Credo che la fonte idroelettrica sia, trale rinnovabili, quella dotata di reale prospettiva,ancora utilizzabile in certe parti del mondo, e,probabilmente, anche le biomasse. Le altre – ener-gia del vento e delle onde marine ed energia solare– devono divenire più economiche per essere com-petitive. Inoltre comportano un rilevante impiegodi materiali e impianti per i quali si debbonoimpiegare materie prime energivore. La vera fonterinnovabile del futuro è la fusione, che peraltro l’Ita-lia, con la gestione dell’Enea del centro sinistra, hascientemente abbandonato. Ma, per la soluzionedel problema energetico, restano altre politiche ,sia nel campo degli idrocarburi, che in quello deglialtri combustibili fossili, che nel settore del nuclea-re a sicurezza intrinseca.¶In sintesi, di cosa ha bisogno il sistema energeticoitaliano per funzionare e favorire gli interessidella collettività e quelli delle imprese?ghCLÔ: Credere che nell’industria energetica mer-cato e concorrenza siano in grado di provvederespontaneamente agli interessi generali è illusorio,specie se non vi sopperisce un’efficace regolazione.Ciò impone un rinnovato ruolo dello Stato, nelleforme consentite dall’attuale assetto dei mercati,con la necessità di costruire un quadro di program-mazione di lungo termine e di coordinamento nelbreve delle libere decisioni della pluralità di soggetti

che operano sul mercato. Un quadro necessario allastessa funzionalità dei sistemi energetici. Ritenereche il mercato sia in grado di provvedervi è all’ori-gine delle disfunzioni che abbiamo amaramentesperimentato sia nel caso dell’elettricità nel 2003che del metano nel 2006. Gli slogan del passato –diversificare le fonti e le provenienze – in un siste-ma di mercato sono privi di significato, perchénon si può obbligare nessuno a farlo. E se il mer-cato non vi provvede, come sta accadendo, biso-gna trovare altri strumenti con cui farlo. La sicurezza energetica è paragonabile alla difesa: èun bene pubblico.gfFORTE: Innanzitutto occorre sviluppare unamaggiore diversificazione delle fonti di approvvigio-namento di idrocarburi liquidi e gassosi, con laricerca mineraria sorretta da una adeguata politicapubblica e con nuove alleanze con i Paesi produttori.Una chiave importante per tali alleanze è la associa-zione delle compagnie dei Paesi produttori a nostresocietà nel downstream nel nostro Paese e in quelliterzi. È fondamentale la diversificazione median-te la politica degli approvvigionamenti di gas lique-fatto e rigassificazione, sia da parte dell’Enel chedell’Eni e delle altre compagnie. Come è importanteil rinnovo degli impianti di raffinazione e il risparmioenergetico, ai vari stadi della filiera. Va ridotta ladipendenza dal petrolio e dal gas e quindi nella pro-duzione elettrica. Pertanto, nel breve-medio termine,occorre sviluppare gli impianti a carbone e la tecno-logia del carbone eco-compatibile. Per il lungotermine serve puntare sui reattori nucleari di nuovagenerazione a sicurezza intrinseca, da ubicare in sitiadatti, non necessariamente in Italia. I reattori elettronucleari a sicurezza intrinseca non sarebberoconvenienti con il grezzo a 30 dollari il barile. Malo diventano con il grezzo a 50, livello da cui diffi-cilmente scenderà.¶Il “caso Civitavecchia” dimostra per l’ennesimavolta che per garantire lo sviluppo della politicaenergetica italiana è necessario superare lo scogliodei localismi. Come raggiungere questo obiettivo?gfCLÔ: Evidenziando con cruda chiarezza la gravitàdella situazione energetica ed i guasti che ne deri-vano per competitività, sicurezza, ambiente. Difronte all’irresponsabile blocco generalizzato di

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ogni opzione, non resta che adottare misure d’impe-rio, riconoscendo ai territori strumenti compensativi.ghFORTE: In realtà il nuovo testo della Parte Vdella Costituzione, mediante la clausola dell’inte-resse nazionale e la riduzione delle competenzeenergetiche regionali, permetterebbe di superarequesto problema. Mi rendo conto che si può nonvolere questo nuovo testo costituzionale (che perme è criticabile, poichè riduce il ruolo del senatoe gli toglie la competenza per la materia finanzia-ria per la quale ha una particolare vocazione).Restano, comunque, altre due strade: quella diuna sovvenzione consistente agli enti locali e ailoro cittadini, quando accettano impianti energe-tici a carbone, rigassificatori, termosmaltitori, e lascelta di stabilire che la politica energetica riguar-da la sicurezza nazionale. I particolarismi regionalie locali non possono essere ritenuti validi, quandocontrastano con la sicurezza nazionale.¶Quale deve essere il raggio d’azione del governoper conciliare la libertà di mercato degli operato-ri con una visione di politica energetica efficaceanche a lungo termine?gfCLÔ: Definire in modo chiaro e puntuale qualisiano gli interessi generali che il mercato non con-sente di conseguire, ed agire sapendo che liberaliz-zazioni e concorrenza non sono la panacea di ognimale.ghFORTE: Il governo ha attualmente la maggio-ranza relativa nell’Enel e nell’Eni ed è bene che laconservi, al fine di dare le direttive di politica ener-getica di cui sopra. Inoltre l’Enea dovrebbe essereindirizzato alle politiche di ricerca applicata e disviluppo tecnologico nei settori del carbone, delnucleare a sicurezza intrinseca, della fusione. Letariffe per l’energia dovrebbero essere condizionatea politiche di investimento delle imprese mirantialla diversificazione energetica e alla ricerca, lascian-do però ampia autonomia decisionale alle impresenelle strategie specifiche».¶La creazione di un mercato unico europeo del-l’energia è un obiettivo auspicabile per il nostroPaese? Se sì, l’obiettivo è a portata di mano? A quali condizioni?gfCLÔ: Come ministro ho contribuito all’appro-

vazione della Direttiva di liberalizzazione del mer-cato elettrico. Resto convinto che sia una stradairreversibile ma anche che il successo delle libera-lizzazioni dipenda dal modo in cui le si fanno, eriguardo al caso dell’Italia ho nutrito e nutromolte perplessità.ghFORTE: È un trend che si sta attuando, con osenza di noi. E dobbiamo mobilitarci perché siattui con principi di reciprocità e rispetto delleregole del gioco.¶La fusione di grandi colossi nazionali, come Eneled Eni, finalizzata a creare nuovi soggetti ingrado di competere sui mercati europeo e mon-diale, è un obiettivo che l’Italia deve perseguire?gfCLÔ: Nella competizione europea la dimensio-ne fa la differenza, come l’integrazione verticale eintersettoriale (tra elettricità e metano), e l’interna-zionalizzazione. Chi resta fuori dal gioco nemme-no partecipa alla gara, sarà inevitabilmente scon-fitto nell’arena del mercato per essere facile predadei vincitori. È necessario quindi che, similmentea quanto accaduto in tutti gli altri Paesi/mercatieuropei, si consolidi un processo di aggregazionetra le aziende energetiche, specie locali. Altrimentinon vedo per loro alcun futuro.ghFORTE: No, assolutamente. Ciascuno di questiEnti deve cercare di accrescere la propria dimensio-ne, mediante diversificazioni domestiche e acquisi-zioni internazionali, secondo le proprie vocazioni,che sono differenti. C’è abbastanza spazio perentrambi, su scala nazionale, europea e mondiale. ¶Qualcuno ha parlato di un funzionamentoimperfetto delle Autorità di vigilanza del settoreenergetico in Italia. Concorda? Ed eventualmen-te quali sono le soluzioni?gfCLÔ: Le Autorità traggono la loro ragion d’essereda indipendenza, professionalità, credibilità. Il loro venir meno produce un quadro di incertezzaed un “rischio regolazione” che penalizza gli inve-stimenti. È quello che sta accadendo: a discapitoproprio della concorrenza e tutela dei consumatoricui dovrebbe tendere l’azione regolatrice.ghFORTE: Credo che i problemi siano di tutt’altrogenere, come ho cercato di spiegare. fAh

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Tutti vogliono energia pulita. L’impegno diBersani e il ruolo fondamentale del GRTN.Con l'avvento delle biomasse e dell'agroener-gia serve una variante dei Certificati Verdi,per venire incontro alle esigenze dell'utilizzoenergetico delle produzioni agricole.

di Edoardo Borriello↵¶Il Gestore del Sistema Elettrico, ancora Grtncome sigla, ma dal primo ottobre prossimoassumerà la denominazione di Gestore deiServizi Elettrici (GSE), è una nuova realtànel panorama energetico italiano. Presieduta da Carlo Andrea Bollino, è unasocietà di primaria importanza, soprattuttoper quanto concerne i meccanismi di incen-tivazione della produzione di energia dafonti rinnovabili, quindi non inquinanti. In particolare il Gestore certifica gli impiantia fonte rinnovabile, rilascia la garanzia d'ori-gine per l'energia rinnovabile, emette i Cer-tificati Verdi, ritira l'energia dagli impiantiCip 6, avendo con il decreto Bersani eredi-tato dall'Enel tale funzione.¶Professor Bollino, dove finisce tutta questaenergia Cip 6 ?gLa collochiamo in Borsa al prezzo migliorepossibile, ora per ora. Calcoliamo poi la differenza tra il prezzo diacquisto, più alto, che contiene un incentivoper le fonti rinnovabili, e quello di vendita inBorsa più basso, che è quello delle fonti tra-dizionali. La differenza viene riconosciutadall'Autorità nella componente A3 della bol-letta pagata dagli utenti.¶

È quindi un costo in più per gli utenti?gNon è un costo, ma il corrispettivo di unduplice beneficio: è il primo tentativo diliberalizzazione del mercato, e, per l'utente,il vantaggio che, trattandosi di energia rinno-vabile, ha una migliore qualità dell’ambientee dell’aria che respira. Il Gestore, attraversola campagna di informazione affidataglicon direttiva ministeriale, sta facendo capireche l'extra-costo delle fonti rinnovabili hain sé un beneficio ambientale. Inoltre, l'incentivazione del fotovoltaico ha creatola consapevolezza di una nuova filiera sulfronte della produzione e su quello delladomanda, che produrrà benefici anche perla ricerca e lo sviluppo.¶Tirando le somme, come giudica i primimesi della sua società?gIn questo senso il nostro bilancio è deltutto positivo, perché constatiamo che crescela consapevolezza sulle fonti rinnovabili.Tutti vogliono energia pulita.¶Quali attività il Gestore sarà chiamato asvolgere nel medio periodo?gQui attendiamo anche una visione delgoverno. Il ministro Bersani, a margine del-l'assemblea della Confindustria, mi ha dettoche l’esecutivo proseguirà con le liberalizza-zioni e lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Leprime riguardano l'Enel e la Cassa depositi ePrestiti, le seconde interessano noi, che, inquesto campo, potremo essere un validobraccio operativo, come attesta il compitodel fotovoltaico affidatoci ex novo. Abbiamo

Il parere di

Carlo Andrea BollinoO

OPresidente Grtn

CRESCE LA CONSAPEVOLEZZA SULLE

FONTI RINNOVABILI

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ben dimostrato di essere capaci di assolvere nuovi compiti, oltre quelli originariamente affidati dal decreto Bersani.¶Quindi Bersani, tornato al governo, disporrà di uno strumento da lui creato ma arricchito di nuovi compiti?gProprio così. Il "Bersani ministro" dispone ora di un "Bersani decreto", che guida le funzioni del Gestore, arricchitodi nuove professionalità, per servire al meglio la politica energetica del Paese nel campo delle rinnovabili.¶Quale ruolo potranno svolgere nei prossimi anni le fonti energetiche alternative?gL'obiettivo del Protocollo di Kyoto è di raggiungere il 22 % dei consumi complessivi entro il 2010-2012.Un obiettivo ambizioso, ma grazie all'obbligo posto dalla legge Marzano di incrementare dello 0,35% l'annole fonti rinnovabili, noi stiamo già procedendo a passo spedito, guardando con realismo a tale obiettivo. C’èpoi un altro dato fondamentale: le sanzioni connesse allo schema di autorizzazione delle emissioni incentive-ranno ancora di più le fonti rinnovabili. È stupido pagare una multa per continuare a inquinare, anzichéinvestire quei soldi in impianti con cui domani si potrà produrre energia verde ottenendo anche i certificativerdi, che hanno un proprio valore.¶C'è però chi è scettico in proposito?gLo scetticismo non manca mai. Nell'estate 2003, alla conferenza di Firenze sull'ambiente, la Commissaria europeaWallstroem sottolineò che la politica ambientale della Ue non punta ad insistere sul rispetto contabile delle per-centuali, il famoso 22%, ma piuttosto a indicare la direzione da seguire. La sfida delle fonti rinnovabili non sigioca all'insegna dello slogan "importante è vincere", ma tenendo presente che "importante è partecipare", conconsapevolezza e robustezza. Per noi l'obiettivo di Kyoto è credibile e plausibile, perché lo è la direzione chestiamo seguendo.¶Occorrerà però una politica che incentivi, attraverso un impegno di spesa, la ricerca in questo settore.gCerto noi auspichiamo che il governo rafforzi la scommessa sulle fonti rinnovabili. Il Gestore da parte sua èpronto a rivedere i meccanismi d’incentivazione, e come spalmare meglio il costo in bolletta. Ed è anchepronto a rendere più efficace la contrattazione di mercato dei certificati verdi, considerando che con l'avventodelle biomasse e dell'agroenergia occorrerebbe creare una variante del certificato verde, diciamo un certificatoverde-chiaro visto che quello esistente è scuro, proprio per venire incontro alle esigenze dell'utilizzo energeti-co delle produzioni agricole.

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Produzione da fonti rinnovabili

Miliardi di kWh Produzione lorda2005f :2004

Variazioni%

Idrica da apporti naturali

Termica da biomasse e rifiuti

Geotermica

Eolica e fotovoltaica

Totale produzione

42,9f :49,9

253,0f :246,1

5,3f :5,4

2,3f :1,8

303,7f :303,3

:-14,0

:2,8

:-2,1

:26,9

:0,1

Fonte: TERNA

Produzione lorda di energia elettrica in Italia

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di C.Cor.↵

Nel Paese di Don Chisciotte i ‘mulini avento’ sono il simbolo di una battagliavinta. Le grandi pale che costellano i pae-saggi della Galizia, Navarra e Aragona alimentano un’industria fra le più fiorenti,che fa della Spagna una nazione leader dimercato, dà lavoro a oltre 17 mila personee produce quasi il 6% dei consumi elettrici,riducendo le emissioni inquinanti e la bol-letta petrolifera nazionale. Grazie ad unadiffusione rapidissima, oggi l’energia dalvento è utilizzata in molti campi, persinoper produrre acqua potabile. ¶La Spagna è il secondo Paese al mondonell’energia dal vento con 9.100 MW dipotenza installata, subito dopo la Germa-nia, leader con 17 mila MW. Un miracolofrutto di precise scelte politiche, conside-rato che nel 1998 i megawatt installatierano solo 1000. A fronte di una dipen-denza energetica pari all’80% del totale edi una crescita economica fra le più bril-lanti in Europa (oltre il 3% l’anno), nel2004 il fabbisogno elettrico è aumentatodel 4,2% e quello di energia primaria di3,6% Ktep, trainato da trasporti e servizi. Da qui la decisione di guardare oltre lefonti fossili e il nucleare, grazie a un sistemadi incentivi all’energia pulita e una legisla-zione fortemente innovativa.¶La prima importante normativa per lo sviluppo delle rinnovabili risaliva al 1994 eprevedeva l’obbligo per i distributori diacquistare a un prezzo incentivante l’elet-tricità verde; seguita dalla legge sulla liberalizzazione del settore che fissava unincentivo tra l’80 e il 90% del valore dimercato per l’energia pulita.

Ma il vero cardine della politica energeticaspagnola è il Piano di Sviluppo delle Fontirinnovabili 2000-2010 (PFER), che puntaa coprire entro il 2010 il 12,1% del con-sumo globale di energia con le rinnovabili,da cui dovrà arrivare il 30% dell’elettricitàprodotta. Significherà tagliare 12 milionidi tonnellate equivalenti di petrolio in treanni, il 20% delle import di greggio, 32,5milioni di tonnellate di anidride carbonica,ridurre i consumi energetici del 7,8%.Mete da raggiungere anche attraverso una serie di controlli sulla qualità da partedell’Istituto per la Diversificazione e ilRisparmio Energetico (Idae).¶Insieme al ‘Piano di azione per il Risparmioe l’Efficienza Energetica 2004-2012’ e al‘Piano nazionale di assegnazione delleemissioni’ per l’attuazione del protocollodi Kyoto, questi documenti "rappresentanoi pilastri per costruire un modello basatosulla sostenibilità", come spiegano al mini-stero dell’Industria cui fa capo la politicadell’energia in Spagna. Politica che soloper quest’anno ha previsto 320 milioni dieuro per progetti di miglioramento dell’ef-ficienza energetica, sviluppo delle fontirinnovabili, sicurezza dell’approvvigiona-mento, sviluppo tecnologico e industrialee lotta ai cambiamenti climatici.¶Sia il Piano di azione per l’efficienza ener-getica che quello per lo sviluppo dellefonti rinnovabili prevedono incentivi sullabase di accordi con le Comunità Autonome.Al maggio 2006 ne sono stati firmati ottocon Catalogna, Valenza, Paesi Baschi, laCastiglia Leon e la Castiglia La Mancha, laGalizia, le Baleri. L’ultimo, firmato con laComunità autonoma dell’Andalusia, pre-vede uno stanziamento di 38 milioni di

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IL MIRACOLODEI MULINI A VENTO

Speciale Spagna

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euro per 22 progetti fra cui il rinnovo del parcoelettrodomestici, la sostituzione delle caldaie, ilmiglioramento dell’illuminazione pubblica, pianiper la mobilità, iniziative per lo sfruttamentodelle biomasse, solare termico e fotovoltaico.¶Decisivo per la corsa dell’eolico in Spagna, oltreagli ingenti investimenti pari a 4,2 miliardi dieuro, è stato il forte impulso venuto dallo Statoe dalle Comunità Autonome: Galizia, Navarrae Aragona e in misura minore Castiglia Leon eCastiglia La Mancha sul cui territorio è installatal’85% circa di tutta la potenza eolica nazionale. Il coinvolgimento degli enti locali è frutto dellegaranzie in termini di benefici per l’approvvigio-namento energetico alle imprese locali e l’occu-pazione. ¶Secondo un’inchiesta di ‘Quale Energia’, nel settoreeolico sono impegnate oltre 17 mila persone e iposti di lavoro aumenteranno dell’11% l’anno,arrivando a circa 34 mila nel 2011. L’eolico è anche uno dei comparti più dinamicidell’economia iberica, con oltre 300 piccole emedie imprese che operano nelle diverse fasi dellafiliera. Nomi come Iberdrola, Ehn-Acciona,Endesa, Cesa, Fenosa e Gamesa; quest’ultimaquarta al mondo per quota di mercato, in un settoreche vede la Spagna terza a livello internazionalecon il 13% del totale, dietro solo alla Danimarca(45%) e alla Germania (22%).Risultati possibili grazie a un mix di fattori, acominciare da un buon regime di vento su ampiearee di territorio, dal sistema di incentivi, dalcoinvolgimento delle comunità locali e da un elevatolivello di ricerca in parte finanziato da un programma pubblico. La spesa in questi campi,da parte dei produttori di macchine eoliche, raggiunge mediamente l’11% del valore aggiuntolordo del settore.¶Anche la diminuzione del costo unitario di gene-razione elettrica ha giocato un ruolo importantenella diffusione dell’eolico. Tra il 1981 e il 1985 icosti sono scesi da 17 a 6 centesimi di euro akWh, sino ad arrivare, oggi, a 5 centesimi di europer kilowattora nelle condizioni ottimali.

Ma il bilancio dell’energia verde non è così all’attivoin tutti i campi. "Per l’energia eolica, il biogas, i biocarburanti irisultati sono molto positivi. Altri settori invece,segnano il passo. In particolare le biomasse, ilmini idro e soprattutto il solare fotovoltaico e termolettrico, nel quale –sottolinea il Ministerocompetente- non è stato costruito nessun impianto,nonostante i forti incentivi previsti." ¶Nel solare termico a fine 2004 risultano installati700.400 metri quadrati localizzati soprattutto inAndalusia, dove si è registrata una crescita recorddel 35% e in Catalogna (+18%), grazie anche allapresenza di programmi regionali di incentivazione.¶Bene anche lo sviluppo dei biocarburanti (228ktep sui 500 previsti) e in particolare del biodie-sel, così come procede bene la diffusione delbiogas, settore nel quale fra il 1999 e il 2004sono stati sviluppati una trentina di progetti.Bilancio positivo anche nella termovalorizzazionedei rifiuti, grazie all’entrata in funzione di dueimpianti per complessivi 140 MW in Galizia enei Paesi Baschi.¶Meno brillante il bilancio nel settore dell’idroelet-trico di piccola taglia, dove la Spagna può contaresu circa 4.700 MW da centrali fino a 50 MW, peruna potenza complessiva installata di 2.897 MW,mentre le mini centrali idrauliche sotto i 10 MWcoprono circa 1.748 MW. Ultimamente lo sviluppo è un po’ rallentato: dal1999 al 2004 sono stati installati 239 MW, il 30%circa rispetto ai 720 MW previsti per il 2010.¶Fra i settori che più segnano il passo c’è il solarefotovoltaico con appena 28.580 ktep sui 135mila previsti dal Piano al 2010. In ritardo anchele biomasse (538 ktep sui 6mila previsti) e ilsolare termoelettrico. Forse per questo il Ministero dell'Industria nelRapporto sullo stato dell’Energia in Spagnaafferma che nello sviluppo delle rinnovabili cisono luci e ombre che potrebbero addirittura"compromettere il raggiungimento dei targetdel Piano Nazionale".

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Spagna batte Italia 8 a 3Spagna batte Italia nel campionato dell’energia pulita. Vento, sole, biomasse coprono circa l’8% della produzionenazionale mentre in Italia soddisfano appena il 3% del fabbisogno totale.¶Nella produzione di energia eolica la penisola iberica è piazzata meglio: tenuto conto che è seconda in Europacon oltre 9mila MW di capacità installata, mentre noi siamo sesti con circa 1.200 MW. Anche nel solare termiconon c’è gara: noi siamo intorno ai 270 mila metri quadrati, gli spagnoli hanno raggiunto quota 700 mila.¶Nello sfruttamento dell’energia idroelettrica, invece, la Spagna ci supera di poco: 18.319 MW di potenzalorda installata, che copre un quarto del loro totale nazionale, contro i nostri 17 mila MW che soddisfanocirca un sesto dei consumi. Nel solare fotovoltaico, invece, malmessi sia Spagna che Italia: noi con unapotenza installata da impianti di 31 MW, contro i loro 28,6.¶La forte dipendenza dalle importazioni di energia dall’estero è un altro problema che accomuna i due Paesi.L’Italia dipende per l’86% del suo fabbisogno, la Spagna per l’80%, ma lo sviluppo dell’energia eolica stacostantemente riducendo il suo deficit commerciale, che dovrebbe toccare i 4,5 miliardi di euro nel 2011. ¶Oggi la Spagna può contare su una potenza installata di 72 mila MW, leggermente meno dell’Italia, 76 mila,(ma i nostri, in parte, sono solo sulla carta). La differenza fondamentale è che loro hanno un mix moltodiversificato, basato su idroelettrico, gas, ma anche olio combustibile, carbone, nucleare e rinnovabili inmisura non modesta. L’Italia, invece, non ha nucleare, ha meno carbone e soprattutto poche rinnovabili. Il contributo più rilevante viene dall'idroelettrico, che rappresenta il 25% della capacità lorda globale con18.300 MW. Segue il gas con 15.773 MW equivalente al 21,9% della capacità installata, mentre al terzoposto troviamo il carbone con 12.200 MW pari al 17% del totale. ¶A sorpresa, l’energia eolica con oltre 9 mila MW installati ha superato il nucleare e l’olio combustibile. Oggile fattorie del vento rappresentano l’11,5% del totale nazionale in termini di capacità installata, mentre lecentrali atomiche hanno una capacità di circa 7.800 MW, pari all’11% del totale nazionale, e quelle a oliocombustibile circa 8.000 MW pari all’11,2%. Agli ultimi posti si collocano i rifiuti e le biomasse con 1.439MW, poco più del 2% del totale e il solare fotovoltaico con appena 28,6 MW. ¶A livello di quadro normativo, se in Italia le prime politiche per lo sviluppo dell’energia rinnovabile e delrisparmio risalgono ai primi anni ’90, successiva - del 1999 - è la prima legge quadro in Spagna, anche se daallora il corpus normativo si è molto arricchito. Oltre al Piano di Sviluppo delle Fonti Rinnovabili, ci sono ilPiano di efficienza e risparmio, il Piano nazionale di riduzione delle emissioni, il Piano per i grandi impiantiindustriali e la recentissima legge sulla Certificazione energetica degli edifici. ¶Entro l’anno, infatti, entrerà in vigore un nuovo regolamento edilizio approvato a fine marzo con l’obiettivodi ridurre fra il 30 e il 40% i consumi di energia, attraverso l’installazione obbligatoria di pannelli e diimpianti solari in tutte le nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni di edifici pubblici e privati. Si tratta del"Codigo Tecnico de la Edification", il Codice tecnico edilizio, che si propone di arrivare a produrre dal 30 al 70% dell’acqua calda destinata ad usi domestici sfruttando l'energia termica solare. Negli uffici che superanoi 4 mila metri quadrati, però, anche l’energia elettrica dovrà essere prodotta con il fotovoltaico. La legge prevede solo alcune eccezioni, ad esempio per gli edifici in ombra o che abbiano un approvvigionamentodi acqua calda per uso domestico già garantito da fonti rinnovabili o dalla cogenerazione.

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Il confronto

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Il settore cresce ovunque, ma in Europa la domandaha addirittura superato la capacità industriale di produrre pannelli. E non accenna a rallentare, anzi,si profilano all’orizzonte nuovi mercati.

di Valter Cirillo↵

Il fotovoltaico sta registrando un forte sviluppo intutta Europa. Per la prima volta, nel 2005, sonostati raggiunti i limiti di capacità produttiva del-l’industria, che non è stata in grado di soddisfaretutta la domanda a causa della persistente penuriadi silicio, la materia prima per le celle fotovoltaiche.Lo scorso anno, nell’Unione Europea, la potenzainstallata è stata di oltre 645 megawatt di picco(MWp), pari a una crescita del 18% rispetto almercato 2004, con quasi il 99% delle nuove rea-lizzazioni collegate in rete. La potenza totale installata ha così superato i1.793 MWp, valore corrispondente alla domandaelettrica di 600 mila famiglie con consumo mediodi 3.000 kWh/anno.¶Anche a livello mondiale lo sviluppo del setto-re è stato superiore al previsto, benché vi sianoalcune discordanze sulle cifre. L’annuale rappor-to dell’autorevole rivista americana “PV News”riferisce di 1.727 MWp di celle fotovoltaicheprodotte nel 2005, una crescita del 44,5%rispetto alla produzione 2004. Se la cifra saràconfermata, si tratta di un incremento produtti-vo inferiore a quello registrato nel 2004 rispettoall’anno precedente (+57,4%), ma comunquestupefacente tenuto conto della penuria di silicio.¶Proprio basando i calcoli sulle quantità di siliciodisponibili, l’Associazione europea dell'industriafotovoltaica (EPIA) ritiene che la produzione mon-diale di celle non possa aver superato i 1.400 MWp(+15% rispetto alla produzione 2004). La differenzatra le due valutazioni può spiegarsi in parte con una

sottovalutazione delle potenzialità di alcuni mercati,ma anche con il fatto che alcuni produttori potreb-bero avere interesse a gonfiare le proprie cifre.Infatti, la penuria di silicio e la conseguente ristruttu-razione del settore con acquisizioni e fusioni a van-taggio delle imprese più solide – ovvero quelle che potranno assicurarsi contratti pluriennali di approv-vigionamento della materia prima – portano a riven-dicare maggiori quote di mercato.¶Oltre ad essere in crescita, il mercato internazio-nale sta anche consolidando la tendenza a pola-rizzarsi su quattro principali aree: Europa,Stati Uniti, Giappone e Cina. Nel 2005 ilGiappone ha largamente confermato il suoruolo di primo produttore (oltre il 48% dellaproduzione mondiale), perdendo però 2 puntipercentuali rispetto all’anno precedente. Delle prime 5 industrie fotovoltaiche mondiali,4 sono giapponesi (Sharp, Kyocera, Sanyo eMitsubishi).¶Anche l’Unione Europea, trainata dal mercatotedesco, ha consolidato la propria quota (oltre il26%), ma la vera novità è venuta dall’area cine-se. Cina e Taiwan hanno quasi triplicato la pro-duzione di celle rispetto al 2004, aggiudicandosiil 12% della quota mondiale e superando cosìgli USA, fermi al 9% (il resto del mondo si divi-de la restante quota del 5%).¶Assistiamo, dunque, ad una fase di ristrutturazioneindustriale estremamente fluida, con strategie ag-gressive mirate ad erodere quote di mercato, speciein Europa, dove giapponesi e cinesi progettanol’apertura di impianti di produzione. Ma le aziende europee non stanno a guardare: particolarmente dinamiche le tedesche Q-Cells (2° produttore mondiale, che nel 2005 ha più cheraddoppiato la propria produzione), Solarworld(che ha acquisito la Shell Solar) e Schott Solar (6° produttore mondiale).

Una fonte al microscopio: il Fotovoltaico

LO SLANCIO DEL FOTOVOLTAICO

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Ma l’evoluzione del mercato europeo resta tributariadella volontà politica di sostenerlo. Infatti, se da un lato in Germania le tariffe d’ac-quisto del kWh fotovoltaico (garantite fino al 2007)dovrebbero consentire una ulteriore sensibile cre-scita della potenza installata, e si stanno finalmenteaprendo altri mercati (in particolare Italia, Spagnae Francia), d’altro canto la tendenza al rialzo delprezzo dei moduli, causato dalla scarsità di silicio,costituisce un ostacolo non irrilevante.¶Gli aspetti positivi inducono, comunque, all’ottimi-smo. Al punto che tutti i principali osservatori stan-no rivedendo al rialzo le previsioni di sviluppo abreve. Al 2010 la potenza fotovoltaica installata inEuropa è prevista pari a 6.000 MWp da EurOb-serv’ER, fino a 7.000 MWp da EPIA. Più del doppio degli obiettivi stabiliti otto annifa dalla Commissione Europea per il fotovoltaicoal 2010.

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Le nuove prospettive aperte dai decreti di incentivazione delfotovoltaico “in conto energia”, illustrate da Gerardo Mon-tanino, Direttore Operativo di GRTN.↵

Se la situazione del fotovoltaico è favorevole a livellointernazionale, in Italia la risposta al decreto diincentivazione emanato il 28 luglio 2005 ha costitui-to un vero e proprio boom imprevisto.«Effettivamente – afferma l’ing. Gerardo Montani-no, Direttore Operativo di GRTN SpA - la rispostada parte degli italiani è stata superiore a ogni imma-ginazione. Dalle quasi 4.000 richieste di incentiva-zione del trimestre luglio–settembre 2005, si èpassati ad oltre 8.000 nel trimestre ottobre-dicembree più di 16.000 nel trimestre gennaio-marzo 2006.Far fronte a questa situazione – precisa Montanino -ha creato non pochi problemi, anche perché solo il14 settembre 2005 abbiamo saputo di essere statinominati soggetto attuatore del decreto, cioè cinquegiorni prima del suo avvio. Dal 19 settembre siamostati tempestati di telefonate da persone che voleva-no presentare la domanda e chiedevano chiarimenti.Nell’arco di un fine settimana abbiamo organizzatoun call center, predisposto una traccia di regolamen-to, riorganizzato il sito Internet. In poche settimane

Le eccezionali prospettive italiane

Domande pervenute

Classe di potenza3° Trimestre 200519.9.05 / 30.9.05

Numerof Potenza (kW)

4° Trimestre 20051.10.05 / 31.12.05

NumerofPotenza (kW)

1° Trimestre 20061.1.06 / 31.3.06

NumerofPotenza (kW)

TOTALENumerofPotenza (kW)

1 kW ≤ P ≤ 20 kW

20 kW < P ≤ 50 kW

50 kW < P ≤ 1.000 kW

Totale progetti

2.390f :18.026

1.200f :54.605

78f :48.738

3.668f :121.370

5.297f :36.252

2.853f :129.752

97f :58.108

8.247f :224.112

8.132f :56.054

7.248f :343.334

1.467f :907.790

16.847f :1.307.178

15.819f :110.333

11.301 :527.692

1.642f :1.014.636

28.762f :1.652.660

Domande ammesse

Classe di potenza3° Trimestre 200519.9.05 / 30.9.05

Numerof Potenza (kW)

4° Trimestre 20051.10.05 / 31.12.05

NumerofPotenza (kW)

1° Trimestre 20061.1.06 / 31.3.06

NumerofPotenza (kW)

1 kW ≤ P ≤ 20 kW

20 kW < P ≤ 50 kW

50 kW < P ≤ 1.000 kW

Totale progetti

1.849f :14.047

1.022f :46.627

46f :27.000

2.917f :87.674

3.913f :26.740

2.408f :109.981

70f :43.742

6.291f :180.462

1.516f :10.607

1.675f :80.601

36f :28.320

3.227f :119.528

TOTALENumerofPotenza (kW)

7.178f :51.395

5.105f :237.209

152f :99.062

12.435f :387.665

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Fonte: GRTN

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Energia alternativa

abbiamo dovuto mettere a punto la documentazione ed avviare la realizzazione di un sistema di procedure -anche informatiche - per seguire l’iter delle pratiche. Ma siamo riusciti a fronteggiare efficacemente la situa-zione e molti operatori hanno espresso apprezzamento per il modo di lavorare del GRTN e per la disponibilitàa risolvere i loro dubbi».¶Di che potenza sono in generale gli impianti? g«Ad oggi sono pervenute complessivamente richieste di incentivazione per circa 1.670 MW, così ripartite:110 MW per impianti fino a 20 kW, 530 MW per impianti da 20 a 50 kW e 1.010 MW per impianti fino a1.000 kW. Invece il maggior numero delle domande riguarda impianti fino a 20 kW (16.000 richieste),11.000 domande sono quelle per gli per impianti tra 20 e 50 kW, 1.650 le domande per quelli oltre i 50kW».¶Dei progetti presentati quanti impianti saranno effettivamente realizzati? g«La situazione è questa. Se in Europa il fotovoltaico registra una discreta espansione, in Germania vi è statoun vero e proprio “boom”. In due anni sono stati installati oltre 1.000 nuovi MW, una potenza che ha prati-camente esaurito la capacità produttiva dell’industria, che ora non riesce a stare dietro alla domanda. Ritenia-mo che la produzione industriale possa di nuovo soddisfare la domanda a partire dal 2008, ma per ora cisono difficoltà a reperire pannelli. Questo vale anche per l’Italia, ove sono attivi solo due produttori significa-tivi (Enitecnologie nel Lazio ed Helios Technology nel Veneto), per una produzione complessiva di circa 10MW/anno. Peraltro i 266 MW fotovoltaici di cui abbiamo accettato le domande nel 2005 sono anche legatial rispetto dei tempi di realizzazione: 12 mesi per gli impianti fino a 20 kW ; 24 mesi per gli impianti dipotenza superiore. E il mancato rispetto dei tempi previsti comporta la perdita del diritto all’incentivo. Nonsolo, ma per gli impianti oltre i 50 kW è anche stata depositata una fideiussione che, qualora non venisserorispettati i tempi previsti, verrebbe escussa. Una situazione piuttosto complessa, non solo per la difficoltà areperire pannelli, ma anche perché potrebbero esserci problemi autorizzativi, visto anche che le regole varianoda Regione a Regione. In conclusione, è facile ipotizzare che la potenza effettivamente realizzata nei prossimidue anni sarà molto inferiore a quella ammessa all’incentivazione. Secondo alcuni osservatori si riuscirà a rea-lizzare metà della potenza ammessa all’incentivazione. Ma anche in questa ipotesi stiamo parlando di unrisultato rilevante per il fotovoltaico in Italia».¶Insomma, il settore è finalmente partito. Come viene percepito il nuovo meccanismo d’incentivazione tra gli operatori?g« Le uniche osservazioni ricevute riguardano la semplificazione della normativa. Ad esempio, i titolari degliimpianti più piccoli suggeriscono di alleggerire l’elenco degli allegati da inserire nella domanda e di affidaredirettamente alle società locali di distribuzione il compito di valutare le domande e di riconoscere un corrispettivoper l’energia eventualmente immessa in rete».¶Non si potrebbe anche eliminare il tetto di potenza installabile ogni anno, in modo da sostenerne al massimo lo sviluppo?g«A partire dal 2006 le domande sono soggette ad un limite annuale incentivabile di 85 MW, per scaglionarenel tempo la realizzazione di nuovi impianti e consentire all’industria del fotovoltaico e al suo indotto dirispondere in modo efficace alle nuove esigenze. Inoltre l’energia fotovoltaica è incentivata con recupero sullacomponente tariffaria A3. Cioè con un aumento di costo del kWh pagato da tutti i consumatori che, perquanto piccolo, è elemento di preoccupazione per l’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Aumentare la potenzainstallabile aumenterebbe i costi. D’altra parte, però, visto l’incredibile numero di domande pervenute, si potreb-be anche pensare di rivedere la tariffa incentivante e le modalità di assegnazione, eventualmente assoggettando a gara anche gli incentivi per gli impianti di potenza compresa fra 20 e 50 kW ».

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Il mercato del gas e dell’energia è in continuocambiamento. Gli interessi in gioco sonomolti e ciò porta i leader del mondo a fre-quenti confronti. In questo grande “palcosce-nico”, dove tanti sono gli attori e dovenessuno può essere relegato a comparsa o spet-tatore, Acquirente Unico svolge un ruoloimportante: garantire un’adeguata attenzionealle esigenze del microconsumo.

di Claudio F. FavaAmministratore delegato AU↵

I conflitti sul controllo delle fonti di energia,acuiti dal conflitto Libano-Israele creanoscenari sconvolgenti che hanno costretto ileader del mondo a scendere in campo nelG8 a San Pietroburgo. 80 miliardi dimetricubi di gas nel 2011 andranno diret-tamente dalla Russia alla Cina con ungasdotto Transneft e forse, a partire dal2009, 1,5 milioni di barili/giorno Gaz-prom saranno destinati anziché all'Europa,direttamente all'Asia. Frutto di una battaglia tra Putin e Blairper gli ostacoli posti alla scalata di Centrica,la maggior distributrice di gas in Inghilterra,tentata dal colosso russo. Hu Jintao, Presidente della RepubblicaPopolare Cinese, ha concordato, con il Presidente della Nigeria Olusegun Obasanjo,un barter tra infrastrutture ed un mixcomposto da un bilaterale da 110.000 barilidi petrolio al giorno ed i diritti di esporta-zioni su 4 blocchi dell’area nigeriana piùinteressante per la ricerca di idrocarburi.Lo stesso Jintao con il Presidente Bush hamesso a punto una politica di coordinamentoenergetico, da stigmatizzare in un M.O.U.(Memorandum of Understanding), che ha ilduplice scopo di pianificare lo sfruttamentodelle risorse energetiche del globo e al tempostesso influenzare in qualche modo la posi-zione dell'Iran verso il nucleare. È, questo,

ciò che sta avvenendo nel mercato del gas edell’energia negli ultimi tempi.Cosa può fare Acquirente Unico?Esistere. Garantire, ai consumatori dome-stici italiani, in un mercato condizionatoda una filosofia schizoide che non privile-gia l’uomo ma il potere che deriva dal con-trollo dell’energia, un'attenzione alleesigenze del microconsumo.Naturalmente Acquirente Unico deve con-tinuare a favorire, con sempre maggioreprofessionalità, la riduzione del rischio, losviluppo di sistemi di analisi di controllo epianificazione. Nel rispetto e con la guidadel Ministero dello sviluppo economico(MSE) e dell’Autorità per l’energia elettricae il gas (AEEG). Ma non basta.È palese che in un mercato che muove,come si evince aprendo un qualsiasi giorna-le, Putin, Bush, Hu Jintao, Blair, Merkel, inviaggi, incontri, accordi sempre più intensie complicati, c’è poca attenzione per il Sig. Rossi, Mr. Brown, Herr Franz, o queitrecento milioni di privati che stanno con-solidando l’Europa.¶E Acquirente Unico costituita conl’obiettivo di tutelare l’acquisto dell’ener-gia alle migliori condizioni possibili peril mercato idoneo (abbiamo il dovere diproiettarci già a Luglio 2007), non puòrimanere a guardare, visto che potenzial-mente la liberalizzazione può catturaremolti clienti domestici.Ognuno, in questo nostro Paese, deve dareciò che può, ed Acquirente Unico hamolto da offrire.Innanzitutto è parte della filiera energeticache coinvolge il mondo degli approvvigio-namenti del petrolio e del gas, rafforzatain questo ruolo dalla propria elevata cul-tura professionale. Inoltre ha la possibilità di acquistare energia

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Mercato vincolato

non solo rivolgendosi alla Borsa elettrica, ma stipulando contratti di lungo periodo sia in Italia che all’estero,naturalmente secondo le regole della legislazione vigente e sentito il parere dell’AEEG.E chi, se non i nuovi produttori di energia, sono più interessati a trovare un operatore in grado di acquistareper un lungo periodo di tempo il prodotto che poi Acquirente Unico cede ai distributori locali? E chi è piùcredibile di Acquirente Unico nell’acquisto di energia?Allora, pur con estrema cautela e con eventuale grande vantaggio sul prezzo e sulle clausole accessorie ottenuteda Acquirente Unico per il mercato dei consumatori idonei (idonei a sentirsi vincolati, direi), anche AU avrebbefatto un passo in avanti nella propria missione, a vantaggio del Paese, del proprio Azionista e della valorizzazionedei propri lavoratori, facendo attività strategica di ricerca di nuove fonti e nuovi strumenti di copertura delrischio.¶Finché esisterà un mercato polverizzato di piccole utenze familiari, sarà necessario coprire gli sbalzi di prezzodell’energia, legati ai fenomeni di cui sopra, con contratti di copertura del rischio. Almeno fino a quando la stabilità del mercato delle materie prime dell’energia e la loro circolazione non cambi il mix, come ci diceLe Temps, spostando nel tempo il depauperamento delle risorse energetiche. La diversificazione delle fonti diapprovvigionamento e la posizione dell’Italia nel contesto Africa-Europa, possono offrire molte occasioni dicalmierare il prezzo dell’energia, necessaria allo sviluppo della nostra nazione, nel contesto europeo.¶Come è stato già detto da autorevoli protagonisti del comparto, l’Italia può diventare uno snodo centraleenergetico multiruolo (HUB): vale la pena di cogliere le opportunità offerte dai contratti di acquisto di lungoperiodo da parte di Acquirente Unico?Almeno per il mercato delle famiglie italiane è doveroso approfondire lo scenario, ed Acquirente Unico dovràconiugare il proprio dovere con il progresso.

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Potenziali prezzi delle scorte di carburante alternativo al petrolio e al gasEn réserve (coût des carburants)

Prix* du carburant en fonction de sa provenance

fBiodisel

fEthanol américain (mais)

fSchistes argileux

fSables bitumineux, éthanol brésilien, essence synthétique à partir de gaz ou de charbon

: 80 $

: 60 $

: 50 $

: 40 $

Fonte: Le Temps.CH

SOURCE : CAMBRIDGE ENERGY RESEARCH ASSOCIATES/THE ECONOMIST *brut, sans tenir compte de taxes

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fLE ENERGIE RINNOVABILIdi A. BartolazziEd. Hoepli, 2005, pag. 262, Euro 22,00 g

È utopico pensare di sostituire il gas e il petrolio con le energie rin-novabili e il gasolio della nostra auto con il biodiesel?Andrea Bartolazzi, Consigliere ISES Italia (la Sezione nazionaledell’International Solar Energy Society) approfondendo lo statodell’arte delle tecnologie disponibili, offre una visione del problemasulla base scientifica del loro sfruttamento, del loro costo, dellerese economiche e degli “effetti” occupazionali e sull’ambiente. Opinione dell’Autore è che le “rinnovabili” per affermarsi, hannobisogno della comprensione anche dei loro aspetti tecnici oltreche di quelli estetici.Il libro si rivolge ai professionisti in materia, agli studenti e agliimprenditori che intendono investire in questo campo e ai citta-dini perché possano aderire consapevolmente a una scelta che,nell’attuale sistema energetico internazionale, appare sempre piùobbligata. ¶

fL’UNIVERSO ELETTRICOL’elettrizzante storia dell’elettricitàdi D. Bodanis Ed. Mondadori, 2006, pag. 272, Euro 17,50 g

Dagli albori della ricerca alle applicazioni militari, all’avvento delsilicio, fin dentro il cervello umano, questo saggio è una guidanel territorio d’incontro tra scienza e vita quotidiana. L’Autoreconduce il lettore alla scoperta dell’elettricità, facendolo “incontrare”con personaggi originali e geniali. Come Alessandro Volta o come Michael Faraday che rivelò l’esistenza dei campi elettromagnetici, dimostrando che l’universoè abitato da forze nascoste che lo influenzano pur non essendovisibili. E ancora: Alexander Bell, James Clerk Maxwell, SamuelMorse e Alan Turing, geniale matematico, decifratore del codiceEnigma, usato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale,incompreso teorizzatore dei computer. ¶

fIL FOTOVOLTAICO PER TUTTIManuale pratico per esperti e meno espertidi F. GroppiEditoriale Delfino, 2005, pag. 168, Euro 26,00 g

Sulla scia del decreto che ha introdotto in Italia l’incentivazione inconto energia per il fotovoltaico, è stata realizzata questa guida persaperne di più. Fornisce tutte le indicazioni indispensabili per laprogettazione e la realizzazione degli impianti solari. In appendice,le disposizioni di legge e le delibere dell’Autority in materia.

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Pagina a cura di Mauro De Vincentiis ↵

Con il basket impari a comunicare

“Questa palla è una metafora. Seil tuo problema è che non riesci aparlare con chi ti sta accanto, è piùfacile passargli un pallone. Il pas-saggio è la conquista del rapportointerpersonale”, sostiene MarcoCalamai, 54 anni, fiorentino, alle-natore di basket (365 panchine diserie A in 12 stagioni consecutive). ¶Calamai ora allena ragazzi disabili, in gran parte autistici.La sua "rivoluzione” è cominciata

undici anni fa, a Monzuno, traFirenze e Bologna. Dopo aver trascorso qualche giorno con iragazzi handicappati di unacomunità che, praticavano sportindividuali, ebbe l’idea che unosport di squadra, come il basket,avrebbe aiutato meglio il processod’integrazione. Se passi una palla el’altro non la prende, finisce ilgioco; si attiva il senso di responsa-bilità, in colui che la passa e in chila riceve. ¶Per la cronaca, negli Stati Uniti,uno studente autistico è entrato incampo e ha segnato sei tiri da trepunti consecutivi. Commento di Calamai: “La pallaaiuta molto, se la sai usare. Il giocopuò accendere la scintilla che illumina le qualità che esistono,ma sono nascoste dall’handicap”.

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ca [Filo di Nota]O“Un libro fatto è un istante passato, un gradinoche ci è servito per portarci più in alto”

:(Giuseppe Prezzolini)

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Vivere e comunicare nella semplicità, è que-sto il segreto dell’essere. La moderna comuni-cazione ha oltrepassato il rapportointerpersonale, perdendo quella vibrazione disentimenti, di stati d’animo, di sonorità chenessun microfono potrà rilevare. Si rinunciaalla propria normalità per seguire modellicodificati di vita, che così diventa fasulla evuota. Si cerca troppo il successo e si tralasciala crescita vera. Difficile pretendere unacomunicazione leale se essa è regolata dallalogica della pubblicità: la menzogna. Miaffascina la tensione verso il mistero. Piùdella parola, può il linguaggio del silenzio.

di Romolo Paradiso↵

Ermanno Olmi è uno dei pochi registiche scrutano l’umanità con lo sguardo diun bambino. E come i bambini la raccontano. Con semplicità, con stupore,con entusiasmo, con fiducia. I ritratti dei suoi personaggi sono lievi edelicati. Penetrano con naturalezza nellacomplessità dell’uomo, e con altrettantanaturalezza la comprendono e la descrivono.Tutto in un contorno di natura e paesaggirappresentati con la poetica di chi quei postiama e dai quei posti sogna e spera. ¶

Maestro, il suo modo di descrivere l’uomo, le sue sensazioni, il suo mondo evalori che più lo caratterizzano, fanno percepire la sensazione di un sentimento dinostalgia per un tempo che non c’è più eper un uomo ancora legato a quelle coseminute, a quel microcosmo di valori sem-plici, che forse sono i soli ai quali delegareun vissuto di serenità e di franca felicità,che sembra difficile, oggi, da recuperare.gSì, quel mondo è un po’ scomparso. Èscomparso soprattutto nella mente dellagente, nel modo di approcciarsi alla realtà,alla vita, alla quale chiede cose in grado disoddisfare bisogni soprattutto effimeri,materiali. Per il raggiungimento di soddi-sfazioni brevi, che non lasciano nulla nel-l’animo se non una sensazione di vuoto edi freddo. Perdendo così di vista, e poinon riconoscendolo più, il valore enormedella semplicità. Eppure, in questo nostromondo caotico, nevrotico, superficiale,egoista, effimero, ci sono sacche d’umanitàcapaci di vivere nella e per la semplicità. Esono quelle il nostro tesoro, la nostra riservadi saggezza e di speranza a cui forse è dele-gato il risveglio dell’uomo. Recentemente,per girare il mio ultimo film, sono statosulle rive del Po. Ebbene lì ho trovato per-sone che frequentano questo nostro gran-de fiume soltanto con la propria presenza,mettendosi in relazione con altri comeloro e con il mondo naturale del Po, in unrapporto intimo, di sensazioni tra la singola

“La parola ha preceduto la luce

e non viceversa”(Gesualdo Bufalino)

Un caffè con…

Ermanno OLMIO

ORegista, e scrittoreLa comunicazione vera

è quella dei semplici

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persona, il paesaggio e l’ambiente. Un microcosmo nel quale si recuperano i valori della comunicazione elementare ma vera, della conoscenza, e le sonorità della natura, quel dialogo tra la natura e noi. E la naturadialoga con un codice talmente semplice, che è traducibile in tutte le lingue del mondo.¶

“Il valore delle emozioni”Lei parla spesso di emozioni. Al centro dei suoi discorsi, in quelli dei personaggi dei suoi film, nelle immaginiche propone, ciò che emerge è uno sguardo attento alle emozioni, a quei momenti in cui l’uomo appareattraversato dalla fragilità come dalla forza, che non sempre riusciamo a captare negli altri, e dei quali, avolte, ci sfuggono il valore e il senso. Forse per colpa di una comunicazione poco disposta alla percezionee alla comprensione dell’altro. gIl primo mezzo di comunicazione che l’uomo ha usato è stato il proprio corpo, in tutte le sue forme, siaquelle gestuali, sia quelle tattili, sia quelle vocali, esprimendo un pensiero che ha raggiunto livelli altissimi inambito filosofico e scientifico. L’uomo è sempre stato comunicatore di se stesso attraverso se stesso. La societàattuale invece ha messo a disposizione degli strumenti per la comunicazione a distanza, che superano eannientano il rapporto interpersonale. Da una parte abbiamo guadagnato qualcosa, perché possiamo parlareoltrepassando il confine del livello fisico, ma qualcosa abbiamo perso. Abbiamo perso quel quid di impalpabile,di ineffabile e indefinibile che c’è nel rapporto interpersonale. Il solo in grado di trasmettere quanto avvienenell’animo di chi ci sta accanto. Il solo in grado di avvicinarci all’emozione, come alla meraviglia e all’amore.E più ancora a quel mistero che c’è nell’uomo, che lo rende un essere speciale. Ci sono codici di comunicazioneben codificati nei mezzi specifici della comunicazione, come i mezzi tecnologici. Nei rapporti interpersonali icodici di comunicazione, invece, non sono definibili. C’è una vibrazione di sentimenti, di stati d’animo, disonorità che hanno sfumature che nessun microfono potrà mai registrare. Io credo che oggi, il mondo deisemplici, nonostante tutto, ha delle isole di sopravvivenza nelle quali la comunicazione interpersonale èancora presente, frequentata e incontaminata. È lì che nascono le vere emozioni.¶Lei ha detto che non c’è nulla di più eccezionale della normalità. Ma l’uomo d’oggi è proteso a trascenderneil significato e la portata. Aspira a cercare piacere e realizzazione in un’eccezionalità corrispondente a quellaindicata dai modelli proposti dai media. Non le pare che così facendo perda di vista se stesso e le potenzialitàche stanno nella forza di vivere la normalità? gIo parlo di normalità intesa come autenticità, semplicità, rispetto di noi stessi nell’essere disponibili con ilprossimo così come siamo. Il desiderio di questa normalità ci viene quando, incontrando gli altri, ci accor-giamo d’essere in fondo dentro una grande recita. All’interno di una realtà fasulla che in qualche modo ci fasentire a disagio. Una volta l’uomo viveva in piccole comunità con il vantaggio di conoscersi l’un con l’altroe di non potersi ingannare più di tanto. Oggi quella normalità è messa a rischio dai mezzi di comunicazioneche c’impongono modelli determinati. Allora quando si rinuncia a se stessi per seguire i modelli codificati divita, di pensiero, di gusto, in qualche modo si tradisce la normalità e quindi l’autenticità, e la bellezza che c’ènel vivere attraverso queste. Purtroppo, sento che siamo fortemente aggrediti da una forma di violenza culturale,estetica, a volte persino morale.¶

“Convivere con il mistero”Nella vita come nel lavoro c’è la tendenza a raggiungere in fretta i risultati, pena l’essere visti, dalla comunità,come delle persone incapaci, non affidabili. Detta in maniera più forte, ma più vera, come dei “perdenti”.Questa cultura del “successo” in breve tempo e a tutti i costi, non crede ci abbia sottratto la capacità e lasapienza di vivere, a discapito dell’uomo prima, della società e delle aziende poi?gPenso che lo stile generale sia unico, dentro e fuori le aziende. Potrà sembrare azzardato il raffronto, maquando vedo in giro delle ragazze che non sono state certo beneficate dalla natura, non hanno cioè quei cor-picini aggraziati, secondo un concetto di bellezza diventato una sorta di modello comune, e vanno in giro

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con la pancia fuori, con le pieghe del grasso, con i sederi molto ingombranti, mi domando perché lo fanno.Lo fanno per avere successo. E non sanno che così ottengono il risultato contrario. Anche il manager che sgo-mita, che in qualche modo predispone la sua strategia del successo, soltanto se ha qual corpicino adeguato,mi riferisco al corpicino dell’intelligenza, delle capacità professionali, della sensibilità, può sperare in un suc-cesso vero, meritato. Altrimenti è goffo e ottiene il risultato contrario. A volte, conoscendo, o percependoquesta difficoltà, si tenta la via del successo attraverso strumenti illeciti. Quindi il successo come unica garan-zia di risultato, il successo immediato, porta a questa esasperazione. I grandi poeti e i grandi scienziati sonoattratti dalla curiosità del mistero, al di là del successo che il loro lavoro potrà avere. Alcuni artisti, a volte purcon dei risultati straordinari non hanno avuto successo, o hanno dovuto attendere molto prima di ottenerlo.Altri invece, sempre nei nobili campi dell’arte, della cultura e della scienza, se non ottengono il successoimmediato sono disposti a rinunciare alla verità.¶Già la verità…Anche lei, maestro, attraverso il cinema, non cerca forse d’avvicinarsi al mistero dell’uomo?gMi piace convivere con il mistero. Non lo cerco per rivelarlo, perché il mistero sarà sempre quella soglia ultimainvalicabile verso cui tendiamo, impossibile da superare. La cosa affascinante è questa tensione. È l’andareverso questa soglia. ¶Come accade quando si legge. Si legge per cercare qualcosa che ci aiuti a comprendere l’uomo e la vita…gCerto. Senza sapere però se alla fine ci sarà un’affermazione, una rivelazione o meno. Quindi senza cercare ilsuccesso in un esito che può essere convertito poi in convenienza o addirittura in moneta. Quel che conta èla tensione in sé, proprio come nell’amore. ¶Nell’era della comunicazione ci sfuggono i meccanismi elementari che questa dovrebbero guidare e caratte-rizzare. Che non stanno nella spettacolarizzazione delle cose, o nell’uso utilitaristico e mercantile della parola,ma nella ricerca di un sentimento, di un’emozione, di una condivisione sincera di vedute, in un motivo d’in-tesa, in un atteggiamento mentale di lealtà e nel rispetto dell’altro. Non crede che sia giunto il momento incui dovremmo pretendere questo, prima di accettare un dialogo o di acquisire un pensiero come verità?gLa società occidentale si basa, come metro di giudizio, sul risultato in termini di ricchezza economica. Lacomunicazione è fondata sulle logiche pubblicitarie o dell’informazione promozionale. Ecco, questa è unamodalità che presuppone la bugia o, quantomeno, il sottacere una parte di verità. Quindi, come possiamoesigere rispetto quando viviamo in una società che fonda la comunicazione sulla menzogna, esercitata a livellopersonale anche con gli altri? Non ci presentiamo quindi, come dicevamo prima, per quello che siamo, mavogliamo sembrare quei modelli a cui aspiriamo.¶Dobbiamo allora sottostare, evitare qualsiasi ribellione?gPer quel che ho potuto percepire, non oso dire capire, in questi miei settantacinque anni di vita, l’unico veroriferimento rimane il cristianesimo di Cristo. Una delle sue raccomandazioni è: “se non si torna a nascere,non conosceremo la verità”. Che vuol dire? Se ogni giorno non torniamo a rinnovare la nostra innocenza,quindi eliminare tutto ciò che può essere gestito con malizia, non capiremo il senso del vivere.¶È il tornare un po’ bambini…gGià, “se non vi farete bambini…”. Allora come si può pretendere una comunicazione leale e sincera, quando sirichiede la menzogna, il tradimento, come supporto ad una condizione di disagio che viviamo. Il pericolo è disommare errore ad errore. Io non so cosa suggerire, perché ogni qualvolta mi trovo in situazioni in cui si dovrebbeesprimere un proposito, questo rischia di diventare ridicolo, tanto è inadeguato al mare burrascoso in cui stiamoaffannosamente annaspando. Ciò non mi fa perdere la speranza, ma sono consapevole che un suggerimentorischia di diventare come l’obolo che diamo al povero per giustificare il nostro egoismo davanti al mondo e al giudizio di Dio. L’obolo per non sfigurare. Si fa già un grande sforzo ad affrontare le nostre strade zeppe di tensionie aggressività che sì, possiamo forse offrire una raccomandazione, ma poi ci si ritrova dentro una realtà dove lanormalità è bandita, dove la semplicità è sconosciuta o ridicolizzata e la verità è roba da ingenuotti.

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f ERMANNO OLMI

Filmografia:

Il posto1961

L’albero degli zoccoliPALMA D’ORO A CANNES

1976

La leggenda del santo bevitoreLEONE D’ORO A VENEZIA

1988

Il segreto del bosco vecchio

1993

ll mestiere delle armi2001

Cantando dietro i paraventi

2003

Ticket 2004

TRE EPISODI CON

ABBASS KIAROSTAMI

E KEN LOACH

Letteratura:

“Ragazzo della Bovisa”

Mondadori 2004

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Parliamo della bellezza della comunicazione nel silenzio.gMi è capitato, ad una manifestazione sponsorizzata da una grande impresa dove si celebrava la bellezza, didire che il silenzio fra due innamorati vale di più di tutti i versi del sommo poeta Dante. E sono sicuro cheDante sarebbe d’accordo con me. Questo è il valore del silenzio, quando il silenzio è lo spazio dell’amore, deisentimenti. Che non ha confini.

“la preghiera del silenzio”Il silenzio, lo sguardo, il sorriso, il pianto, l’intensità di un gesto, lei li ha definiti come le lingue universalidell’uomo, quelle che più esprimono verità, che aiutano a comprendersi e che per questo sono più comuni econgeniali ai bambini.gSono il nostro linguaggio vero. Lo sa capire chi ha il nitore nell’animo ed è ricco di sensibilità. Chi cerca lastrada per oltrepassare il buio della superficialità, dell’insensibilità, dell’egoismo, per incontrare una luce disperanza. Quella speranza che risiede nella comunione, nell’afflato con l’altro. ¶Ci manca la capacità di dare un senso etico, o se vogliamo spingerci un po’ più in là, un senso religioso allecose dell’uomo. È con essa che si supera e sconfigge la cultura del nulla?gTorno ancora al silenzio. Nella convenzione dei modelli religiosi c’è quella che è sempre stata la regola dei luoghidi culto: il silenzio. Credo che il silenzio sia la più alta forma di religiosità, quando il silenzio è l’ascolto di ciòche non conosciamo. Nel Vangelo c’è l’immagine dove si parla della brezza: ”non sai da dove venga, né dovevada”. È il percepire, attraverso l’ascolto del silenzio, il mistero della vita. Che non parla con le parole convenzionali, ma con quella lieve brezza “che non sai da dove venga, né dove vada”. Se potessimo ogni giornofare la preghiera del silenzio, sicuramente alla fine troveremmo anche il motivo per agire secondo moralità.

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di Giusi Miccoli↵

Il mercato del lavoro è uno dei nodi dellosviluppo italiano. Si parla di mercato rigidoe della necessità di renderlo flessibile. Maprima è necessario analizzare il dualismodel mercato del lavoro in termini dinord/sud, uomini/donne, anziani/giovani.Lei cosa ne pensa?gIl dualismo del mercato del lavoro italianoè la malattia; la flessibilità è stata untentativo di terapia. Sono due realtà difficili da intrecciare e che, purtroppo,tendono a rimanere ben distinte. La flessibilità e la sua traduzione nellariforma del 2003 hanno avuto comeprincipio ispiratore il ridurre i gap piùforti, quali il contrasto fra impiego regolaree lavoro sommerso, fra occupazionedelle persone avanti nell’età e l’inoccu-pazione giovanile o i divari fra donne euomini. In realtà, il mercato del lavoroitaliano appare sempre più duale e rigido.Una delle ragioni potrebbe risiedere nelfatto che non può esistere una solamisura di flessibilità per fronteggiaredualismi così diversi. Ad esempio, i con-tratti non standard di ultima generazionesono poco usati, perché nascono senzal’elasticità necessaria ad abbracciare le

tante sfumature che caratterizzano i sog-getti e i territori coinvolti e anzi spessoproducono effetti opposti a quelli attesi.Si pensi alle donne che entrano nel mer-cato del lavoro con impieghi flessibili edhanno molte più probabilità degli uomi-ni di rimanervi per molto tempo, poichéla flessibilità nei loro confronti agiscecome forma di ingessatura e di discrimi-nazione.¶Lei si è anche espresso sul ruolo dell’azienda e dell’individuo nel mercatodel lavoro. Si può quindi parlare di dueulteriori mercati del lavoro?gAziende e lavoratori sono gruppi socialiconsiderati fortemente antagonisti, per viadelle letture ideologiche date sulle lororispettive funzioni sociali e produttive.Oggi, questa contrapposizione non ha piùsenso. Un'impresa ha successo quanto piùcoinvolge i propri dipendenti nelle suestrategie, motivandoli e dedicando loroattenzioni che vanno oltre il rispetto deiriferimenti contrattuali. D’altra parte, leaspettative del dipendente verso il datoredi lavoro sono molto articolate: riguardanonon solo lo stipendio, ma anche l’offertadi una crescita professionale e del potenzialedi occupabilità. In questo senso il rapportofra impresa e lavoratore tende ad esseresempre più singolare e personale.¶La Legge Biagi è una tappa del processo di

La dualità del mercato del lavoro

A colloquio con

Giuseppe De RitaO

OSegretario Generale Censis

Lavo

ro“Ogni epifania dell’immensamente

grande trova luogo nell’immensamente piccolo

(Giovannino Guareschi)

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evoluzione del sistema occupazionale italiano. Puòessere uno strumento di flessibilità in entrata? E inuscita cosa si può prevedere? gLa riforma del mercato del lavoro non ha ancorafatto crescere nel nostro sistema produttivo i volumiattesi di nuove forme contrattuali, mentre, al contrario,prevalgono i contratti flessibili di prima generazione,dal part-time al tempo determinato. Il bilancio dellenovità introdotte dal lavoro non standard è, quindi,solo parzialmente positivo: contestualmente allariforma c’è stato un aumento di occupazione, manon è possibile definire correlazioni strette fra questae quella. A breve, piuttosto che tornare a bloccare ildibattito e le azioni concrete sulla flessibilità in uscita,bisogna risolvere il nodo della mancanza di mobilitàfra la flessibilità e il lavoro standard. È giusto inter-venire sulla reiterazione dei contratti flessibili emodificare così la cultura di molte imprese che pensanodi poter tenere “legati”, su tempi lunghi, i lavoratoricon strumenti di flessibilità, senza prospettive dicrescita professionale e di carriera.¶Siamo passati da una società conflittuale a unasocietà relazionale: in questo panorama come cambiail conflitto?gIl conflitto non è sparito, si manifesta in formediverse e più profonde. Si potrebbe dire, paradossal-mente, che l’oggetto dei nuovi conflitti è l’accesso aquelle relazioni che danno identità sociale e profes-sionale. Vale sul piano aziendale, dove è sempre piùimportante, per essere rassicurati, stare a ridosso deicircuiti di lavoro stabile e fidelizzato. Vale anche sulpiano sociale, dove conta una relazionalità diffusa,cui sono sottese logiche di tipo adattivo. Questioni avalenza collettiva diventano meno importanti rispettoa relazioni personali e affettive. La stessa partecipazionealle manifestazioni di piazza, cresciuta negli ultimianni, si collega non al convincimento di esercitareuna funzione di pressione politica, ma alla necessitàdi ritrovarsi insieme a chi condivide le proprie idee.Più che di conflitto, si può parlare di disagio, dalledimensioni più soggettive che collettive, che scattaquando non si riesce ad accedere a quelle forme diaggregazione e di appartenenza che hanno tantaimportanza nell’autostima e nella definizione dellapropria identità.

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Lo scodinzolìo del cane

di Paolo Bustaffa↵

Un proverbio dice che “con i soldi si può compra-re un cane ma non il suo scodinzolìo”.Nella semplicità dell’immagine c’è un pensiero chesi può trasferire anche all’esperienza lavorativa.Il lavoro non si compra. Più si cerca di trasformarloin merce di scambio, più la dignità della personasi ribella. Di fronte a una mentalità capace solodi “cosificare”, la ribellione può avvenire nel-l’interruzione della comunicazione.All’attività lavorativa si sottrae quel valore che fala differenza tra l’agire del mercenario e l’agire dichi condivide una causa.Viene meno la “logica del dono”, perché il lavoro èatto umano, dono di sé. Se si traduce in concretoquest’interpretazione, senza confondere il donocon la beneficenza, il valore del lavoro sarà oltreogni misura economica.E sarà determinante per la qualità del risultatofinale dell’impresa.Parlare di dono, in un contesto di regole ferree,non é moralistico o astratto.Nel concetto “decent work” il Bit (Bureau International du Travail, di cui fanno parte 190 Paesi) ha indicato un lavoro dignitoso pertutti e ovunque.Il successo di un’impresa, sottolinea il Bit, dipen-de sempre più da un lavoro giustamente retribui-to, capace di motivare “la logica del dono”.L’economista G. Akerlof aggiunge che i lavorato-ri, riconosciuti nella loro dignità, fanno donoall’impresa di un livello di sforzo che supera leregole di ogni contratto. Il dono è motivato daisentimenti dei lavoratori tra loro (solidarietà) edai sentimenti verso l’impresa (lealtà). Quest’ultima risponderà sul piano economico econ il riconoscimento del valore che la dignitàumana conferisce al risultato finale.In questa logica è possibile leggere una dimensio-ne del lavoro che si apre all’esterno e assume itratti di un dono alla società. Agli economisti più aperti non sfugge l’urgenza diuna svolta che rimetta al centro la persona inte-grale e, quindi, la sua capacità oblativa. Avran-no letto il proverbio del cane e dello scondizolìo?

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[In punta di penna]

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Il processo operativo del pittore e scultore

pugliese Tonino Lombardi (è nato a Mon-

teleone di Puglia ma vive a Roma) è, da

alcuni anni, incentrato sul problema della

luce, dei suoi valori plastici e formali nella

realizzazione di immagini astratto-figurali.

Abbandonato lo schema figurativo, che ha

caratterizzato la sua opera negli anni ’50 e

’60, Lombardi si è via via rivolto verso

una rappresentazione che accentua la

dimensione spaziale del gioco cromatico,

per dar vita ad una “forma” evocatrice di

suggestioni di un mondo ancorato alla

realtà. Il motivo naturale che ha determi-

nato in Tonino Lombardi l’emozione

iniziale è gradualmente dissolto nell’accordo

cromatico, fino al suo annullamento

attraverso un linguaggio astratto ricco di

dinamismo e tensione. Le sollecitazioni

percepite della realtà oggettiva, visibile,

sono tradotte da Lombardi in “movimen-

ti” e ritmi plastici allusivi, in una sorta di

approfondimento della conoscenza del

reale: grandi chiazze movimentate da pen-

nellate febbrili nelle quali, tra le maglie

del tessuto astratto, affiorano immagini

vagamente figurative. Sono opere frutto

di una lunga, costante e accanita ricerca

nell’ambito della pittura, della scultura e

della ceramica (aspetti di un’arte che nel

suo caso non può essere scissa) che affonda

le radici in una profonda cultura ed in

una notevole capacità di realizzazione.

Nella sua lunga esperienza artistica Tonino

Lombardi ha allestito, in Italia e all’estero

(Germania, Francia, Spagna), in spazi

museali pubblici e gallerie private, oltre 60

personali ed ha partecipato ad oltre 30 col-

lettive riscotendo significativi riconoscimenti

dalla critica specializzata.

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Pagina a cura di Vittorio Esposito ↵

Tonino Lombardi

A ”Vele” (Acquarello su carta1979 di Tonino Lombardi)

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fDirettore ResponsabileRomolo Paradiso

fCollaborazione redazionaleMauro De Vincentiis

fEditingMaria Pia Terrosi

fProgetto GraficoImaginali

fFotoFototeca Elementi

fRedazione e AmministrazioneViale M.llo Pilsudski, 92

00197 Roma

fRealizzazione impianti e stampaD.G.P. Srl.

Via Tiburtina, km 18.300.Setteville di Guidonia - Roma

fEditoreGRTN

fDirettore EditorialeFabrizio Tomada

Chiuso in redazione nel mese di luglio 2006

Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 105/2001 del 15.03.2001

Elementi è visibile in internet al sito:

www.grtn.it

A In copertina:”Vele”

(Acquarello su carta - 1979

di Tonino Lombardi)

fHanno collaborato a questo numero:Francesca Bonin, Edoardo Borriello,Paolo Bustaffa, Fausto Carioti, Valter Cirillo, C. Cor, Vittorio Esposito, Goffredo Galeazzi, Mauro De Vincentiis,Jacopo Giliberto, Giusi Miccoli

fUn particolare ringraziamento a: Alberto Biancardi, Libero Buttaro, Livia Catena, Salvatore Costa, Luca Del Pozzo, Fiorella Fontana,Claudia Momicchioli, Gerardo Montanino,Luca Speziale, Cristina Vigneri

fAnno 2006 n. 9

agosto-ottobre 2006

GRTN00197 Roma - Viale M.llo Pilsudski, 92Tel. +39 0680111 - Fax +39 [email protected] - www.grtn.it

AU00197 Roma - Via Guidubaldo Del Monte, 72Tel. +39 0680131 - Fax +39 [email protected] - www.acquirenteunico.it

GME00197 Roma - Viale M.llo Pilsudski, 92Tel. +39 0680121 - Fax +39 [email protected] - www.mercatoelettrico.org

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Addò dich’io

ce sta na gradiatella

tutta pagnotte ’e pane abbrustolito

e songo prete…

sò tutte prete ’e tufo,

ma accussí azzecate

l’una cu ll’ata

ca sta rariatella

pare scavata

int’ a nu masso,

int’ a na preta sola.

L’ha faticata ’o viento chianu chiano,

’o viento frisco

’e na jurnata eterna.

Viento ricamatore

capricciuso…

che pacienza ca tiene!

E che talento…

Che ricamo ca faie

dint’ ’a vernata…

che valanzè…

che tombolo

e dantelle

senza fierre ’e cazetta,

nè crusciè!

[…]

’O viento

Eduardo De Filippo (versi tratti da “Le poesie”, Einaudi)

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gradiatella: piccola gradinata; songo prete: sono pietre; azzeccate:attaccate; rariatella: piccola gradinata; faticata: lavorata; jurnata:giornata; vernata: stagione invernale; valanzè: dal francese“valenciennes” (trine); dantelle: dal francese “dentelle” (merletti);fierre ’e cazetta: ferri da calza; crusciè: uncinetto (francesismo).