Ele - Pesovia · Capo progetto, art director, photo editor Adriano Heitmann Redattore responsabile...

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25 numero 13 06 08 Corriere del Ticino laRegioneTicino Giornale del Popolo Tessiner Zeitung CHF. 2.90 L’appuntamento del venerdì » Obesità infantile · 39 Oltre il Sessantotto · 4 Giorgio Gaber. La forza del signor G · 6 Moda. Gli occhiali per l’estate · 46

Transcript of Ele - Pesovia · Capo progetto, art director, photo editor Adriano Heitmann Redattore responsabile...

25numero

130608

Corriere del Ticino • laRegioneTicino • Giornale del Popolo • Tessiner Zeitung CHF. 2.90

L’appuntamento del venerdì»

Obesità infantile·39Oltre il Sessantotto · 4Giorgio Gaber.La forza del signor G · 6Moda.Gli occhiali per l’estate · 46

Il nuovo televisore Viera Full-HD:Immagine perfetta dei movimenti più rapidi.Di

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Arti Giorgio Gaber. La forza del signor G . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6

Media Il trucco del fantoccio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8

Società Rifiuti tecnologici. Ancora buoni, ma a chi servono? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10

Salute Caccia al panico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12

Vitae Maxi B . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14

Reportage Obesità infantile. Che la forza sia con te . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39

Tendenze Moda. Con un occhio al passato e l’altro al futuro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46

Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48

Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51

Libero pensiero

Gentile redazione,ho letto con estremo interesse il vostro articolo “Ima-schi servono ancora?” di Elena Walder, pubblicatonel n° 22 di Ticinosette. Sono un uomo divorziato.Dal primomatrimonio ho avuto due bambinimentredall’attuale unione una bambina che oggi ha pocopiù di un anno. Da circa tre anni la mia ex-moglieimpedisce ai nostri figli di avere alcun contatto conme e con la sorellina. Ho cercato, senza successo, diristabilire una relazione coi miei figli facendo ricorsoanche alle vie legali. Mi piacerebbe avere delle indi-cazioni in modo da poter risolvere questa situazioneper me fonte di pena e sofferenza?Coi migliori saluti

F. T. (Ascona)

Come si deduce dall’articolo scritto dalla nostracollaboratrice, lei fa parte di quel folto gruppo diuomini discriminati di fatto e di diritto: insom-ma,unavittimadelmale bashing. Il discriminanteatteggiamento della sua ex consorte si può oggiconcretizzare solo grazie all’appoggio decisivodegli addetti alla “fabbrica dei divorzi”: preture(applicatori della legge), istituzioni, avvocati, ope-ratori sociali, commissione tutorie, ecc. Quandoun uomo entra in crisi con la propria moglie(il caso riguarda il 53% delle famiglie ticinesi),diventa una figura giuridicamente e socialmente

fantasmatica, un “castrato” per usare un termineforte. Dal 95% dei divorzi scaturisce una nuova“famiglia monoparentale” (mi scusi l’ossimoroma il termine l’hopreso inprestito dalla fabbrica,dalla prassi) con a capounadonna.Al padre restasolo il dovere di pagare gli “alimenti”, visto chedieducazione e affetto pare che né lui né i figli neabbiano più bisogno. Ecco allora che i bambini,con repentina metamorfosi, si trasformano inorfani istituzionali, privati, di diritto, degli affettidel padre (e qui sta il vero dramma e il noccioloparadossale della faccenda). Per ilmomentononposso che condividere e comprendere la sua di-sperazione. Se la sua ex-mogliemira a sequestrarei vostri figli, non vi sono né legge, né avvocato,né diritto che possano tutelare lei come padre,ridotto a schiavo del suo presunto diritto (WoRecht, daKnecht).Meglio lasciar perdere. InTicinovi sonoperòdue associazioni che si preoccupanodi denunciare queste gravissime imgiustizie esostenere i padri in difficoltà: Papageno (www.mypapageno.ch) e AGNA (www.agna.ch). Sitratta di enti che, unitamente ai vari movimentinazionali, rivendicano la bi-genitorialità e l’affidocongiunto. Entrambe le associazioni difendonoanzitutto i diritti dei figli alla paternità (non solobiologica o bancomatica) e sostengono i padridefenestrati affinché non siano privati dei loroaffetti…malgrado la legge, malgrado la ex.

Cordialmente, Adriano Heitmann

numero 2513 giugno 2008

Tiratura controllata93’617 copie

Chiusura redazionalevenerdì 6 giugno

EditoreTeleradio 7 SAMuzzano

Direttore editorialePeter Keller

Capo progetto,art director,photo editor

Adriano Heitmann

Redattore responsabileFabio Martini

CoredattoreGiancarlo Fornasier

Concetto editorialeIMMAGINA Sagl, Stabio

Amministrazionevia San Gottardo 506900 Massagnotel. 091 922 38 00fax 091 922 38 12

Direzione, redazione,composizione e stampa

Società Editrice CdT SAvia IndustriaCH - 6933 Muzzanotel. 091 960 31 31fax 091 968 27 [email protected]

Stampa(carta patinata)Salvioni arti grafiche SABellinzonaTBS, La Buona Stampa SAPregassona

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In copertinaIllustrazionedi Céline Meisser

Impressum

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“grandi”Per quelli come me, nati

in Italia alla fine degli anniCinquanta, erano i “grandi”:indossavano camicie a fiori,portavano i capelli lunghi ela sera arrivavano in piazzet-ta con le ragazze sul sedileposteriore delle motociclette.Ai miei occhi di bimbetto,quella decina di anni in piùera un oceano di tempo, unospazio incolmabile capacedi separare la mia esistenzadi preadolescente dalla lorovita di giovani adulti. Maben altre erano le distanze.Era gente nata alla fine del-la guerra o immediatamentedopo, un’infanzia trascorsain anni difficili, durissimi,anni di speranze e sradica-menti. I loro genitori, figlidi un paese rimbecillito daiproclami mussoliniani, era-no divenuti, appena appenacoscienti, burattini da paratao, nel peggiore dei casi, carneda cannone per le scellera-te imprese militari del regi-me. E in questa prospettivache l’orrore della guerra, acui molti dei padri avevanopartecipato come soldati ein seguito come partigianio repubblichini, migrò nelleloro coscienze, suffragato dalricordo ancora vivo di ma-cerie, sacrifici e desolazione.Ma all’alba del Sessantotto lecose erano profondamentecambiate. Quegli stessi padri,impegnati nella ricostruzionedell’Europa, erano stati gli at-tori primari e comprimari diuna repentina trasformazionetecnica che, se da un lato ave-va garantito sviluppo e inat-tese possibilità economiche,dall’altro apriva a conflittie confronti sociali che di lìa poco sarebbero esplosi intutta la loro cocente durezza.Volano di questo fenomeno lanuova borghesia, consolidata-si nel processo di ricostruzio-ne degli stati europei, e ormairivolta all’acquisizione di unpotere crescente. Alle spalledel boom economico, soloqualche anno più indietro,il ricordo ancora acceso delmondo contadino, il mondodei nonni, per i cui valori

Pasolini espresse struggentenostalgia. È curioso,ma quan-do si pensa ai “sessantottini”non si ricorda mai tutto que-sto. Ed è una dimenticanzagrave, perché la storia nonprocede mai a comparti ma èil prodotto dimolteplici causeed effetti destinati a trasfor-marsi a breve in nuove causee nuovi effetti, e così via,all’infinito. Senza ignorareche al tempo della crisi dellaBaia dei Porci, “loro” eranogià sufficientemente grandiper avvertire l’angoscia soffo-cante di quelle settimane.

In politicaUn giorno, intorno ai quindi-ci anni, conobbi un coetaneoi cui genitori appartenevanoa un organizzazione dellasinistra extraparlamenta-re. Passai molte giornatea casa loro a discutere diChe Guevara, del maoismo,della necessità di abbatte-re le diseguaglianze sociali,dell’imminente e inevita-bile rivoluzione. Ma la miapur limitata conoscenza delmondo mi suggeriva che unaparte di queste posizioni era-no demagogiche e del tutto

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Fenomeno epocaleo epifania del velleitarismo?Al di là di ogni posizione,il Sessantotto rappresenta,sotto il profilo politicoe culturale, uno spartiacquefondamentale nella storiadell’ultimo secolo

irrealistiche. Anche le lot-te studentesche, all’internodel liceo che frequentavo,mi apparivano animate dainutili violenze e completa-mente scollate dalla realtà dichi, ogni giorno, piegava laschiena sui banchi di lavorodelle fabbriche. La scopertadella politica come “azione”,avvenne invece qualche an-no dopo, quando un parroco“impegnato” in un quartiereghetto alla periferia di Mi-lano chiese a me e ad altrigiovani studenti di sinistradi insegnare nella scuola

serale popolare da lui isti-tuita. L’obiettivo era quellodi fornire la licenza mediaa lavoratori che avevano co-me unico titolo l’istruzioneelementare. Si trattava perlo più di persone emigratedal Meridione o dal Nordest,ex contadini, gente sbalzatadal proprio ambiente di ori-gine e impegnati a lavorarenelle aziende della cinturamilanese. Il loro desideriodi capire meglio la realtà eciò che gli stava accadendointorno era forte e di grandestimolo per noi. Mi offrii di

insegnare matematica, il cheimplicava, per esempio, oltreagli argomenti in program-ma, anche l’analisi della bu-sta paga. Per tre anni quellafu la mia attività politica.

Quarant’anni dopoIn un recente articolo, pub-blicato sul settimanale ingle-se “New Statesman”, il celebrestorico Eric Hobsbawm trac-cia una sintetica analisi delSessantotto la cui ereditàpolitica egli considera “rela-tiva, mentre quella culturaleè molto più importante”. Ungiudizio rigido, solo in par-te condivisibile. Non tieneinfatti conto dell’oggettiva“liberazione di energie” rap-presentata dal Sessantottonon solo sul piano culturalema anche per quanto con-cerne l’esperienza politica.Al di là degli ideologismie delle posizioni di radica-lismo estremo, principaleterreno di coltura del ter-rorismo rosso, si aprironoinfatti prospettive concreteper la formazione di nuovicontenuti politici dei qualioggi, bene omale, siamo tuttidebitori. Si pensi alla cre-scente attenzione ai problemiambientali, all’affermazionedelle donne nella società enel mondo del lavoro, allapiù libera emeno opprimenteconcezione della sessualità,alla diffusione del pensieropacifista. Se poi estendiamol’osservazione ai fenomeniglobali che hanno contras-segnato gli ultimi vent’anni,certo le cose hanno presotutt’altra piega. I due grandiregimi di matrice marxista-

leninista (Russia e Cina),che avevano ispirato l’azio-ne politica dei movimentiextraparlamentari, si sonoconvertiti in stati neoliberistisenza però perdere affattola loro vocazione totalitariae antidemocratica. Proprionel corso dell’ultimo e recen-te Festival dell’Economia diTrento (29 maggio – 2 giugno2008), Paul Krugman, profes-sore di Economia e RelazioniInternazionali all’Universitàdi Princeton (USA) ed edi-torialista del “New York Ti-mes”, ha messo in luce comel’assioma società di mercato= democrazia sia ormai unconcetto “in crisi”, come glieventi internazionali più re-centi stanno mostrando. Perquanto concerne i paesi occi-dentali, il rispetto dei dirittie delle libertà individuali èdivenuto dopo l’11 settembreoggetto di costanti minac-ce così come il fallimentodell’Alleanza in Iraq ha ripro-posto scenari e drammi giàvisti. Fatti epocali che stannomodificando radicalmente lanostra concezione del mon-do e del pensiero politico.Ridurre il Sessantotto a unfenomeno di costume fattodi sex, drugs and rock&rollappare quindi un’operazioneimprobabile (senza nulla to-gliere a Led Zeppelin, Van derGraaf Generator, Pink Floydo Grateful ). Forse tutti noi,inclusi i sessantenni di oggi (isessantottini di ieri), dovrem-mo iniziare a riflettere sulpassato, recuperando quantodi meglio, sotto il profilo deivalori, la generazione dei “fio-ri” ha saputo esprimere.

Arti

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cuno e non ripetere il solito refrain in cambiodi popolarità.È la scelta che Gaber, cantante e autore po-polarissimo (chi non conosce i successi deglianni Sessanta come Barbera e Champagne,Trani a gogò, La Balilla? ) ha di fronte allasoglia dei trent’anni. Decide allora di dareun taglio netto e cambiare, non improvvisa-mente né sull’onda di una moda passeggerae momentanea. Crea il teatro-canzone, ungenere nuovo in cui musica, testi si inter-secano a monologhi e parti recitate. Daquel momento, con il primo spettacolo te-atrale intitolato Il Signor G (1970) e così pertrent’anni, Gaber porta la sua canzone neiteatri, lontano dai festival di Sanremo e daiprogrammi televisivi.Ripenso a questa scelta mentre ascolto unodei suoi brani che più mi divertono, perchéGaber fa ridere, un riso amaro e sommesso,ma ci riesce. Il brano è La strana famiglia,risale a una ventina di anni fa e parla deicomponenti di una famiglia immaginaria(ma non tanto, con gli occhi di oggi) che

fanno di tutto per ap-parire in televisione.Una delle strofe dice“… a Roma c’è lo zioRenzo/che è analfabetama ha scritto un ro-manzo/ è sempre lì da

Maurizio Costanzo…”. Poche parole perraccontare il mondo dello show televisivoe del reality, del voler apparire a tutti i co-sti, dell’esserci comunque anche se non sicapisce bene a fare che cosa e in fondo nonsi sa far bene nulla. Un mondo che ora èintorno a noi e un po’ ci rappresenta.

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Ottobre del 2004: Chiara ar-meggia con l’autoradio e fapartire l’ennesimoCDdi Gior-gio Gaber. La scena è la stessada giorni e ormai ho capitoche mia moglie ha portato invacanza l’intera produzionegaberiana dal 1970 al 2002!Poche alternative quindi: oGaber o la radio, più ondivagae “sdrucciolevole” delle stra-dine siciliane che colleganole chiese e i palazzi barocchidella Val di Noto.Questo è stato il mio pri-mo vero incontro con Ga-ber, venato da un pizzico dimaschile gelosia, lo ammet-to, perché Chiara sembravaquasi perdersi in quella voce.In quelle giornate di ascoltonon sapevo neanche dire seGaber mi piacesse poi cosìtanto: “Porto un suo disco oLa voce del padrone di Battiatosulla famosa isola deserta?”.Eppure quella voce così calda,precisa anche nelle esibizionidal vivo (e trent’anni fa latecnologia non permettevadi trasformare chiunque inun novello Sinatra), così “mu-sicale” costringeva anche mea perdermi nelle melodie e,soprattutto, nelle parole. Pa-role zeppe di significati, quelledi Gaber, non buttate lì percostruire una rima (del tipo

cuore/amore, sole/viole) o perlanciare slogan; parole chehanno espresso per trent’annidomande, dubbi, una con-tinua ricerca, poche rispostee scarse certezze. L’immagi-ne che Gaber mi restituisceè quella del bambino che siaccorge che il re è nudo e hal’innocenza di dirlo: vede ciòche vedono tutti, ma a diffe-renza degli altri non riesce astarsene zitto.Per questo motivo credo chel’uomo stesse sullo stomacoa molti, anche se oggi amicie ammiratori si sono molti-plicati. Perché il cantautoremilanese non si è mai lascia-to portare dalla corrente, maspesso ha aperto la strada allariflessione critica su ideolo-gie e movimenti. Artista vero,capace di vedere le cancre-

ne dell’uomo e della societàquando sono ancora semplicigraffi, Gaber possedeva untalento singolare, unito alladeterminazione necessaria peresprimerlo, anche se questosignificava scontentare qual-

MusicaCon tutta la rabbia…Warner Music, 2006Un’antologia indispensabileper accostarsi alla musica eai testi del cantautore mi-lanese.

LibriSandro NeriGaber. La vitale canzoni, il teatroGiunti Editore, 2007Una documentata biografiadi Giorgio Gaber, che riper-corre la vita privata e. Coninterviste, immagini e i testidelle canzoni.

Spirito libero, Giorgio Gaber ha saputo af-frontare e denunciare con sarcasmo, ironiae onestà intellettuale i vizi e le aberrazionidella società occidentale

Immagine tratta dal sito www.zegio.splinder.com

Internetwww.giorgiogaber.itLa Fondazione Giorgio Gaber si impegna da anni nellaconservazione e nella divulgazione di tutto ciò cheGaber ha scritto, cantato e suonato.

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NUOVA SEAT IBIZA.DOVE BELLEZZA E TECNOLOGIA SI INCONTRANO.Ancor prima di realizzare gli schizzi iniziali e di progettare una sola vite, i designer e gli ingegneri di casa SEAT avevano ricevuto un inputben preciso: creare una sintesi perfetta di forma e funzione. Il risultato è una SEAT Ibiza del tutto innovativa, della quale andiamo partico-larmente fieri. Una nuova SEAT Ibiza che si distingue per il design inimitabile, assolutamente mozzafiato, e che promette un’esperienza diguida fuori dal comune grazie alla dinamicità offerta dall’Agile Chassis. A garantire la massima sicurezza provvedono ESP (programma distabilizzazione elettronica), AFS (sistema direzionale fascio luminoso) e assistenza alla partenza in salita. Nuova SEAT Ibiza già a partireda Fr. 17’500.–*. Ora disponibile presso il vostro concessionario SEAT.

*Ibiza Reference 1.2 12V, prezzo di vendita consigliato. Nella foto: Ibiza Sport 1.4 16V, a partire da Fr. 21’950.– (modello con do-tazioni speciali non di serie). Tutti i prezzi incl. IVA al 7,6%. Consumo di carburante/emissione di CO2 1.2 12V/1.4 16V: consumomisto l/100 km: 5,9/6,2, CO2 g/km: 139 /149. Valore medio di tutti i nuovi modelli e marche commercializzati in Svizzera: 204 g/km,categoria di efficienza energetica: B/C.

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Qualche settimana fa RubyBelge ha battuto il brasilianoIdiozan Matos, conferman-dosi così campione del mon-do dei pesi welter IBC. Comeavrebbe reagito il pubblico,accorso numeroso alla Gerradi Lugano se Ruby, invece diaffrontare l’avversario, aves-se estratto un pupazzo con lefattezze di Idiozan e, dopoaver tirato un paio di pu-gni al fantoccio sbattendolofuori dal ring, si fosse procla-mato vincitore? Difficilmen-te lo avrebbero applaudito,e sicuramente nessuno gliavrebbero attribuito il titolo.Chi va a vedere un incontrodi pugilato vuole assistere aun incontro leale, non a unafarsa: desidera che il proprioidolo vinca, ma onestamente,non con l’inganno.Purtroppo non sempre que-sto avviene: il trucco delfantoccio è un espedien-te usato, con successo, inmolti contesti culturali. Gliinglesi lo chiamano strawman argument, argomentodell’uomo di paglia o dellospaventapasseri. Gli espertichiamano questi trucchi fal-lacie logiche: ragionamentiche sembrano corretti, ma losono solo in apparenza. Unafallacia molto famosa è il(presunto) sillogismo “Tutti i

maiali sono mortali; Socrateè mortale; quindi Socrate èun maiale”.Il meccanismo dello strawman argument è proprio quel-lo che abbiamo provato aimmaginare applicato allanobile arte del pugilato: in-vece di presentare gli argo-menti dell’avversario, se nepropone un sunto rozzo edestremo, che non sta in piedi.A questo punto, se l’uditorionon si accorge del trucco,si ha la vittoria in pugno:qualsiasi cosa dirà, l’altrosi mostrerà sulla difensiva,insicuro, pronto a ritrattarele proprie idee. Un sempli-ce esempio: prendiamo unaidea sensata e condivisibile,come “è meglio non lasciarei bambini da soli in una stra-da molto trafficata”. Ecco ilfantoccio: “Non puoi tenerei bambini chiusi in casa tut-

to il giorno!”. Cosa dire, aquesto punto, per difenderela nostra sensata opinione?Potremmo dire che è ovvioche non si possano lascia-

re i bambini tutto il giorno in casa, macosì facendo daremmo ragione al nostrodisonesto avversario, che apparirebbe ilvincitore del confronto. Potremmo alloradire che siamo stati fraintesi? L’uditoriopenserebbe che non ci sappiamo esprimerebene, o che non abbiamo le idee chiare. Sipotrebbe dire che non si è mai sostenutauna tesi simile, ma daremmo l’impressionedi ritrattare.I fantocci abbondano: la politica, peresempio, ne è piena (mi riferisco agli argo-menti fantoccio, anche se a volte il sensopotrebbe essere esteso ai politici fantoccio,ma questo è tutto un altro discorso). Neidibattiti su temi etici, purtroppo, il nume-ro dei fantocci supera di gran lunga quellodegli argomenti seri. A intervalli regolari,appaiono sui quotidiani della vicina pe-nisola (ma non si creda che il fenomenosi fermi al confine) dibattiti e polemichesull’evoluzionismo. “La vita non è nata dalcaso”, “Il darwinismo è l’immorale leggedel più forte”: queste sono alcune delleaccuse mosse agli eredi di Charles Darwin,accuse che si rivelano inconsistenti, ap-

pena ci si documentasul reale contenutodell’evoluzionismo.Non c’è dunque difesa,contro lo straw manargument? Ripensiamoall’incontro tra RubyBelge e Idiozan Matos:

perché nessuno dei due poteva ricorrere aquesto trucchetto? Perché il pubblico cono-sce la differenza tra un pugile e un pupazzo.Ecco perché è importante saper distingueregli argomenti dalle loro caricature.

LibriMarcello FrixioneCome ragioniamoLaterza, 2007Una utile guida alle insidiedella logica e della retorica:unmanuale di sopravvivenzaper muoversi nella giungladi parole ed espressioni cheutilizziamo tutti i giorni.

Un escamotage retorico che consente di colpirel’avversario anche quando le sue argomentazio-ni sono ineccepibili: è lo strawmanargument,strumento ingannevole utilizzato da politici ecommentatori

Telmo PievaniLa teoriadell’evoluzioneIl Mulino, 2006L’autore, in questo saggio,spiega con semplicità checosa davvero è la teoriadell’evoluzione. Un testoindispensabile.

Léger. Tanto gusto, niente rimpianti.

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Società

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Esiste un’altra strada: quella del riutilizzo.Alcuni imprenditori hanno avviato delleattività grazie a cui vecchi telefonini ancorafunzionanti vengono reimmessi nel mercatocome telefoni “di cortesia”, per sostituiretemporaneamente quelli in riparazione, op-pure venduti sul mercato dell’usato. Molti diquesti apparecchi prendono la via dei paesiin via di sviluppo, grazie ad aziende comeGreenPhone, che compra telefoni ancorafunzionanti, e ReCellular, il cui slogan è“Hello again”.La questione viene affrontata anche dalleNazioni Unite, che hanno lanciato l’ini-ziativa StEP (Solving the E-Waste Problem)per trovare degli standard internazionaliper il riciclaggio e ampliare il mercato peril riutilizzo.La situazione in Svizzera è buona: un’or-dinanza obbliga i consumatori a restituiregli apparecchi di cui intendono disfarsiai commercianti, i quali, insieme ai fab-bricanti e agli importatori, sono tenuti ariprenderli. Il prezzo dei prodotti nuovi

include una tassa diriciclaggio anticipata.Ma i cellulari vecchisono solo la puntadell’iceberg dei rifiutielettronici. Ogni an-no migliaia di ton-nellate di televisori,videoregistratori, com-

puter e altri apparecchi elettrici ed elettro-nici vengono dismessi. Altro che cimiteridi telefonini, il rischio è quello di trasfor-mare le nostre cantine in fosse comuni,colme di materiale potenzialmente dannoso.

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Sparsi tra cassetti e scaffali, incasa mia riposano ben otto te-lefonini. Ne uso soltanto uno,il più recente, che ho ricevutoin omaggio dal mio operatorequalche giorno fa. Come tuttigli altri, del resto. “Acqui-stati” a costo zero grazie aprolungamenti del contrattodi abbonamento.Il primo risale a una decina dianni fa, quando il costo degliapparecchi e degli abbona-menti calò tanto da rendere latelefonia mobile accessibile atutti. È enorme e ha un’anten-na di un paio di centimetri,impossibile tenerlo in tasca.Non scatta foto, non vibrae ha uno schermino piccolopiccolo in bianco e nero. A pa-ragonarlo con il design stilosodei cellulari di oggi, l’aspettoè davvero antiquato.Otto telefonini in dieci anni,eppure non sono un fanatico.Ho approfittato della genero-sità degli operatori telefonici,peraltro non disinteressata,che mi ha consentito di stareal passo con i tempi, più ome-no, e di avere apparecchi sem-pre in garanzia. Io li ho tenutitutti perché non si sa mai, mail problema dello smaltimentodei telefonini, nonostante labreve storia della telefoniamobile, si è già presentato.

“Sono ancora buoni, ma a chiservono?”: con queste parolesi chiude un articolo del ‘NewYork Times’, dal titolo “Intante scrivanie, un cimiterodi telefonini”, pubblicato nelluglio del 1998. Dieci annifa. Il problema non è nuovoe di certo non è destinato adiminuire: nel 2007 in tutto ilmondo sono stati venduti piùdi un miliardo di cellulari.La nostra coscienza ecologicadovrebbe vietarci di buttarlinella spazzatura. Le conse-guenze sarebbero devastanti: itelefonini contengono sostan-ze che, se smaltite in modosbagliato, possono diventaretossiche. Oltre a queste, però,contengono anche tracce dimaterie prime pregiate comeargento, rame, platino e oro.Aziende come la Umicore, con

sede in Belgio, inceneriscono itelefonini a più di mille gradi.I metalli preziosi così estrattivengono venduti all’industriae, tra gli altri, agli orefici.

Internetwww.greenphone.comIl sito consente di accedere a un programma di riciclag-gio di cellulari usati e fornisce indicazioni sui materialipresenti al loro interno e articoli sull’argomento.

www.recellular.comPortale di un’azienda che si occupa in specifico dellaraccolta e del riciclaggio dei telefoni cellulari usati. I pro-venti vengono in parte utilizzati per opere benefiche.

Un miliardo di telefonini l’anno. È la dimen-sione del mercato mondiale dei cellularinuovi. E quelli vecchi? Iniziative pubbliche,private e internazionali cercano di smaltiremilioni di tonnellate di rifiuti ad alto conte-nuto tecnologico (e tossico)

Riciclaggio (illustrazione tratta da www.brandsoftheworld.com)

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Benerdì 33 Giuglio, anno2359, Loogano, Hellvexia,Deserti Uniti d’Europa.

Il mio nome è Carolina, sonoun automa mascolino (iMan)di sei anni. Il mio padrone èun maschio caucasico afro-giapponese di nome Matilda(oggi praticare il razzismo èassai più difficile e i nomiunisex) mi è molto affeziona-to (è lui che mi ha chiamatoCarolina, il mio vero nomeè -/*!?), tant’è che non sem-bra ancora intenzionato aportarmi al Ciminiero degliAutomi per lo smantellamen-to atomico e il riciclaggiodei componenti gravementeinquinanti in trita legumi ostampanti a getto di polpo.

Dovete sapere che nel 2359un automa di quattro anniè già considerato vecchio esuperato. Chi ci crea badadi più all’estetica che nonalla resistenza effettiva delleparti. Così la gente si fiondaal Gigamercato non appenavendono modelli con unaqualsiasi banale innovazio-ne. Ai tempi ero un modelloassai bellino, una novità ve-ra, “un gioiello di antropode-sign e funzionalità”, scrisseun redattore di “Donne eAutomi”. Ho iridi di un pro-fondo azzurro Led, capelliin fibra ottica che possonoricrescere e mutare di colore,ho un dito medio Laser, ho ilregolatore di gioia/tristezzanella voce e riesco a fare più

di trecento espressioni fac-ciali (i modelli di quest’annoarrivano a mille, riescono, adesempio, a fare l’espressione“mica tanto convinta”, la“mi sento misteriosamenteattratto” o la “mamma miache odore”). Sono vecchiot-to, sei anni sono tanti e co-minciano a farsi sentire, devoammetterlo. Non masterizzopiù come una volta, i cd chesforno saltano tutti. Ho fattoerrori con la contabilità do-mestica (con un disavanzodi sei scatole di pelati), ognitanto mi si spegne il braccio,oppure rimango bloccato inun’azione, e mi è capitato(che sfiga…) di bloccarmiin una convinta stretta dimano. Il tizio a cui mi pre-

sentavo ha fatto causa al miopadrone per sequestro di per-sona. Ma nonostante tuttoquesto Padron Matilda nonha ancora trovato il corag-gio di buttarmi via. Sarà chevive da solo, sarà che non hamolti amici, sarà che è unoche si affeziona. Sarà… Mail mio problema più granderesta un altro.Ieri mattina avevo la svegliaregolata alle nove in punto,ebbene non ha funzionato,non mi sono acceso automa-ticamente. Ha dovuto pen-sarci il padrone con qualchestrattone (probabilmente sitratta di un circuito che nonfa più contatto, chissà). Hoil terrore di addormentarmie non svegliarmi più…

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Salute

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Cacc

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»Avviene all’improvviso, senzaalcun preavviso, a prescinde-re dall’età e dalle circostanze.In realtà, l’attacco di pani-co è una reazione difensiva,l’espressione di un conflitto,ci dicono gli esperti di psi-canalisi, tra una pulsione e ilnostro Io. Può impossessarsidi noi in qualsiasi momento,mentre siamo in un centrocommerciale, durante unviaggio in autostrada o inspazi nei quali la fuga sembradavvero impossibile. Non dirado viene scambiato per unattacco di cuore, poiché si èvittima di forti palpitazioniche si alternano alla paura dimorire e a quella di impaz-zire. Al sopraggiungere delprimo episodio, non si hail tempo di capire che cosastia succedendo: si imputa lacrisi di panico a un malesserefisiologico legato a problemiorganici, anche se avvertiamoche quello che stiamo viven-do è qualcosa di straordinario,di irreale. Il battito del cuoresi fa sempre più veloce, il re-spiro si altera, con un sensodi oppressione al petto cheimpedisce qualsiasi reazio-ne, aumenta la sudorazione,lo stordimento, il senso divertigine. L’angoscia che neconsegue spesso non la siverbalizza per il timore di es-sere considerati degli ossessivi

o dei nevrotici. Dopodichésubentra la paura anticipato-ria: la paura di avere paura èun’emozione che spinge spes-so i soggetti colpiti a isolarsi.È stato anche stabilito che gliattacchi di panico sono cor-relati ad altre problematichequali la depressione e l’ago-rafobia (paura di camminareper strada, negli spazi aperti,nelle piazze e in mezzo allagente). Ma questo disturbonon fa distinzioni, così co-me non è la risposta all’ap-partenenza a una particolarecondizione sociale. Coglie lepersone di qualsiasi estrazio-ne, anche quelle che hannoavuto un’infanzia serena, chenon credono all’inquietudinegeopolitica del mondo o chenon hannomai subito traumi.È sufficiente la realtà urbanadi oggi, é sufficiente viverein questa società, in cui i

rapporti e i sentimenti sonoambigui, incerti e conflittualiper iniziare un viaggio nellaconfusione mentale e nel di-sagio ed ecco che l’attaccodi panico si manifesta. La

dose di sensibilità individuale è di solitoproporzionale alla densità e alla frequenzadegli attacchi..È un disturbo che sorprende perché lo siassocia spesso a una reazione esterna do-vuta, per esempio, alla vista di qualcosa diestremamente spiaevole, come un serpente oqualche cosa che ci terrorizza. Alla comparsadei sintomi, mai avvertiti prima, la perditadi controllo aumenta, rendendo la personacolpita molto vulnerabile. Spesso si innescaquando siamo chiamati a esporci pubblica-mente: il parlare in pubblico, eseguire uncanto o una musica con uno strumento,sono situazioni critiche che possono facili-tare questo tipo di condizione. In realtà, seosservato su un piano strettamente psicolo-gico, l’attacco di panico ci rivela che quelloche stava prima chiuso dentro di noi, da unaqualche parte, si sta manifestando: sensi dicolpa o i ricordi repressi si esprimono attra-verso il nostro corpo. Ecco allora scattarel’allarme perché il corpo é lo specchio delnostro stato di coscienza e di incoscienza.Ma i sistemi per sconfiggere questo di-sturbo sono numerosi e spesso efficaci. È

indispensabile ca-povolgere la situa-zione, sostituendoi pensieri positivia quelli negativi,affidandosi a tecni-che di rilassamento,alla respirazione e

alla meditazione. Nelle sue forme più gravie limitanti, è preferibile invece ricorrerealla terapia cognitivo-comportamentale o asedute di psicoterapia che solitamente vienecombinata con l’assunzione temporanea dimedicamenti antidepressivi.

LibriD. Razzoli et al.Vivere senza ansiaRed Edizioni, 2003Riconoscere l’ansia, impara-re a sconfiggerla e a curarla.Un guida utile per compren-dere un disturbo che colpi-sce milioni di persone.

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Breve e inaspettato, l’attacco di panico puòcolpire chiunque nelle situazioni e nei modi piùdiversi. Si può guarire se si seguono tecnichemirate di rilassamento e respirazione che con-tribuiscono a gestire lo stress

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testodiGabrieleSca

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MAGIN

uesto per me è il periododel cambiamento, è il

periodo della maturazione.Mi sveglio verso le otto emez-za, la mia giornata parte conla musica, la prima cosa chefaccio non appena apro gliocchi è accendere lo stereo.Sono affezionato al rap maposso ascoltare rock, reggae,pop, classica, qualsiasi cosaper iniziare la giornata vabenissimo. In compagnia delsottofondo musicale facciouna doccia, luogo dove na-scono tutte le mie canzoni,seguita dalla colazione chemette inmoto il mio cervello.E per mettere in moto i mieidue neuroni ci vuole un’ora,precisa. Non ho orari fissi, sedevo registrare una canzonevado in studio verso le diecie mezza di mattina e ci restofino alle sette, sette e mezza.Non ho bisogno di pranzareper forza, una volta iniziatoa lavorare non c’è speranzadi fermarmi. La mia giornatatipo è in uno studio di regi-strazione, il mio studio di re-gistrazione, circondato dallagente di cui mi fido.In generale non sono uno spi-rito mondano. Amo godermila mia casa, che finalmentepossiedo, un duplex che hosognato per molto tempo eche oggi condivido con lamiacompagna.Non è una villamami piace molto, l’ambiente, ilcalore del legno, insommamipiace. Ci trascorro volentierila sera, che è il momento incui la mia testa lavora meglio.Perfino davanti al nulla dellatelevisione elaboro parecchiecose che poi riverso nei mieitesti e il giorno dopo scri-vo o registro. È difficilissimoavere successo svolgendo illavoro del musicista, dell’ar-tista in generale, bisogna la-vorare sempre. Oggi sarebbeimpossibile fermare del tuttoil motore della mia curiositàche mi costringe a guardarmiintorno, a filtrare ciò che ve-do per poi scriverlo.Sono nato a Lugano nel 1974,al Civico, portato ancora infasce a Varese dove sono cre-sciuto. Varese, ippodromo,case popolari. Zona partico-

lare. Le case popolari in ge-nerale sono l’ambiente piùstimolante del mondo. Citrovi l’idraulico, ci trovi lamamma di qualcuno che èin carcere, ci trovi i bambininel cortile, tra i quali c’eroanch’io, che giocano a pallo-ne sulla ghiaia. Ricordo que-sto cortile enorme, dove nonc’era verde ma c’era competi-zione, voglia di farsi notare. Ilquartiere popolare è una fuci-na di personalità incredibili.Molte delle cose che so, comel’arte di arrangiarsi, sapersiadattare alle situazioni, le hoimparate da questi ragazzi.Le case popolari sono il miobagaglio culturale numerouno, anche se mi ritengo unsenza bandiera. Ora ci sonogli Europei e nel mio palaz-zo tutti hanno fuori la lorobandiera d’origine, l’unicafinestra senza una bandiera èla mia. I miei genitori vivonoin Italia, io vivo in Svizzerae stiamo a un chilometro didistanza. Ci divide un fiume.

Cosa devo dirvi, la mia nazio-ne è un fiume.Mio padre è un frontaliere,mia madre è svizzera, si sonoconosciuti nel Malcantone equando sono nato lui avevaventitre anni e lei diciassette.

Nato a Lugano e cresciuto a Varese, storia diun rapper che ha trovato l’equilibrio nell’in-stabilità, con la musica come punto d’arrivo

Tuttora abbiamo più un rap-porto d’amicizia che un clas-sico rapporto genitori-figlio.Mio padre rappresenta tuttoquello che io, purtroppo, nonsaròmai. Ho anche scritto unafrase per lui in un testo in cuidico: “la tua generazione hadato tutto, la mia generazioneinvece ha preso tutto”. Lui dàsempre e comunque: si svegliaalle sei tutti i giorni, lavora infabbrica, fa sacchetti in plasti-ca tutto il giorno in mezzo aun rumore assordante. Nonama rischiare, timbra il car-tellino, fa le sue otto o noveore di lavoro e poi si dedica aisuoi passatempi. Questa nor-malità gli dà un equilibrio cheè la sua vera forza. Chi può

dirsi davvero equilibrato oggi? Prendi me,per esempio, sono lo specchio che riflette lasua immagine al contrario. Sono il confusoperenne, ho i miei obbiettivi ma non somai se sono quelli giusti. Ho trentatre anni,vado per i trentaquattro e faccio una musicache si chiama rap in un posto come questo.So che non è il suono del Ticino, che fareil rapper non è come lavorare in banca, maè il mio equilibrio. Ho trovato l’equilibrionell’instabilità. Ho fatto di tutto: ho lavoratocome agente di sicurezza per pagarmi il pri-mo disco e perfino in un canapaio duranteil boom di quei commerci. Non ero l’addettoalla vendita anzi, sembra incredibile ma io lìvendevo dischi, questo non mi ha impeditodi vedere ogni genere di persona passare inquel negozio. Ho visto gente armata, tizi ingiacca e cravatta, ho visto ragazzini, ho vi-sto tossicodipendenti che arrivavano primadell’apertura mattutina. Erano in negozioprima di me. Il periodo dei canapai è statocome salire su una giostra, però è stato ancheil motore del cambiamento.Dopo quel periodo ho iniziato a crearmi unlavoro con la musica, conoscendo personeche organizzavano concerti, suonando tutti ifine settimana, collaborando con altri artisti.Finché non hai un’etichetta discografica allespalle, devi essere il manager di te stesso, oc-

cuparti dello studio diregistrazione, insom-ma è un lavoro vero.Io dal 2001 ho fatto seialbum, seguendoli inogni fase, dalla scrittu-

ra, alla registrazione, alla vendita. In effetti,ogni momento della mia vita è legato a unacanzone. Spesso penso che sia lei, la musica,a gestire la mia vita invece del contrario,è la colonna sonora della mia esistenza econtinua a suonare. Anche ora. Anche inquesto momento.

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Reportage

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Tamara, Elisa, Lorenzo, Tania, Elia, Mattia… Dietro questi nomi vi sono deiragazzi, come tanti che vivono nel nostro cantone. Li accomuna un progetto,Pesovia, e un amico, il dottor Paolo Peduzzi, pediatra attivo nel Bellinzonese eche da qualche anno segue piccoli gruppi di bambini e adolescenti che vivonoquotidianamente portandosi addosso “qualche chilo di troppo”

“Camminare riduce l’immensità del mondo alle dimensioni del corpo”Henry David Thoreau

Obesità infantileche la forza sia con te…di Giancarlo Fornasierfotografie di Céline Brentini

Reportage

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■ Laura (il nome è di fantasia) ha 11 anni, costume a due pezzi,cuffia azzurra, loquace. Si cimenta insieme ai suoi compagni inuna gara utilizzando dei galleggianti. Grandi incitamenti allapropria squadra. E Laura certamente non passa inosservata. Paredi assistere a una puntata dello storico Giochi senza Frontiere:l’obiettivo è riempire un contenitore servendosi di un bicchiere chefa la spola da una parte all’altra della vasca. Una cosa è certa: quici si diverte e l’aspetto ludico è prevalente, su tutto. Ma l’ora volgeal termine… qualche ragazzo già pensa alla prossima uscita. Laurasi avvicina… sorride:

Sembra che vi divertiate parecchio da questeparti. Ridete, scherzate... vi aiutate. Ti piacel’attività in piscina…Sì, certo che mi diverto! Anche se di solito siamo di più.Ma quando siamo in pochi è meglio, c’è meno confusione.Io adoro andare in piscina. Con la scuola ci andiamo solopoche volte all’anno, con Pesovia invece una volta alla set-timana. I miei compagni sanno che vado in piscina e faccioaltre attività, come le passeggiate. Lo racconto, per esempio,quando il maestro ci chiede cosa abbiamo fatto durante lasettimana. Quando lo racconto, alcuni compagni sanno giàche cos’è, altri invece me lo chiedono sempre… Io gli dicoche siamo un gruppo di bambini sovrappeso che fanno unpo’ di sport per perdere qualche chilo…

Ma quando parli di sovrappeso i tuoi compagni san-no che cosa vuol dire?Beh… è un bambino che ha troppo peso per la sua età. L’al-tro giorno il maestro ha spiegato alla classe che cosa vuoldire essere sovrappeso, perché ha visto alcuni compagni checompravano dei dolciumi al chiosco. Ci ha spiegato che se

facciamo il peso diviso l’altezza ti esce l’indice di massacorporea, così dal numero che trovi capisci se

sei ciccione oppure no… Io non posso piùprendere dolciumi questa settimana…

ne ho già presi due e invece dovreimangiarne uno solo (ride e fa lespallucce, ndr.). Ho una dieta

che devo seguire. Me l’hadata la dietista di Peso-via, Nathalie: c’è scrit-to quante cose possomangiare durantela settimana… adesempio, la carnequattro volte, leuova due vol-te, la verdurainvece devesempre esser-ci sia a pran-zo sia a cena,come l’insa-lata…

Sono delle indicazioni che riesci a seguire con facilitàoppure a volte…A volte sì, a volte no… A casa la mammami controlla, ma ognitanto… Poi un po’ mi sento in colpa. Però so che basta nonmangiare troppi dolciumi, tipo una scatolina di quegli orsettial giorno è troppo… anche se sono buoni…

Non ti viene il mal di pancia? Non trovi che unamela,per esempio, sia migliore?A me non viene male alla pancia. E poi sono buoni… A voltemangio della frutta, ma quando la mamma compra le meren-dine al cioccolato… Tipo a colazione, anche se spesso mangio

Le 18 sono passate da pochi minuti.I ragazzi in costume da bagno corronoattorno alla piccola piscina. Esercizidi riscaldamento, le braccia si alzano,saltelli. Pancia, sedere... i palmi dellemani colpiscono il corpo. Quasi unesercizio tattile-sensoriale per cono-scersci. La pelle percossa suona comeuno strumento. Il clima è allegro…oggi sono in sette, ragazzine e ma-schietti, anche se solitamente sonoquasi il doppio. Si gettano in acqua,saltando… una sorta di liberazione. Ilpeso ora è relativo. Romina Gentilinie un collaboratore seguono i ragaz-zi in piscina. Il nuoto appartiene atutti… ma la tecnica è importante,l’armonia nei movimenti, scivolaresull’acqua con il minimo sforzo. Laricerca della linea ideale. Se possibile,insomma, si migliora…

Alcune domande a…una piccola paziente

un bambinosu cinque oggiè sovrappeso

anche i cereali con il latte… cimetto un goccio di caffè e poi

un po’ di zucchero. Ma al massi-mo 2 cucchiaini, non di più.

Prima hai usato il termine ciccione. Masecondo te che cosa significa? Tu l’hai capito….Si, ciccione vuol dire avere troppi chilogrammi. Secondo il miopapà se sei magra tutti ti vogliono, se sei più robusta nessunoti vuole… Ma anche lui ha un po’ di pancia, in verità…

E credi sia una cosa vera?No! Ci sono ragazze robuste che hanno il fidanzato… non èdiverso essere più grossi…I tuoi compagni a scuola la pensano come te?Sii… noo... Alcuni non la pensano come me… forse quasitutti. A volte non vogliono che giochi con loro perché so-no sovrappeso. Ad esempio, oggi ho litigato perché alcune

ragazze… ehh… ogni tanto mi sento spiata, guardano checosa faccio e come faccio le cose. Non è bello sentirsi spiati…solo la polizia lo può fare. È un po’ da egoisti fare così coni compagni. Poi a volte mi dicono una parola… obesa… emi viene una rabbia. Qualche volta rispondo, qualche voltano. Ma quando sento quella parola, mi dà un tale fastidio,perché la dicono in un certo modo… è discriminante. Poil’altro giorno mi hanno incolpato perché avevo litigato conuna mia compagna: gli altri ragazzi dicono che le ho dettouna brutta cosa perché è di colore. Ma non è vero, hannocapito male. Non mi credono, ma io ho lasciato perdere. Peròil maestro crede che potrei averglielo detto. Ma per me nonc’è nessuna differenza tra chi è di pelle scura oppure no…verde… o che ne so… come non c’è nessuna differenza tra chiè grosso oppure no. Siamo lo stesso umani, siamo persone.Sono motivi inutili per litigare. Piuttosto è meglio parlarne erisolvere il problema che dirsi parolacce. Una volta le dicevoanch’io… ora capisco che non serve a niente. È vero che sidice scusa, che non lo farai mai più… anche se poi prometima tanto la rifai…

E con i ragazzi di Pesovia che rapporti hai?Sono contenta di stare con loro e con i maestri (le persone checoordinano le attività, ndr.). Domenica facciamo una grigliata aBodio con dei giochi… Se mio padre sa della grigliata direbbe:“Ma che dieta è questa se si fa la grigliata…?”.

41Reportage

le ultime cifre disponibili per il Ticinorisalgono all’anno scolastico 2003-2004:in sovrappeso 13.3%, obesi 3.6%dati raccolti nell’ultimo anno di attività del Servizio di ginnasticacorrettiva riferiti agli allievi e allieve di 3ª elementare del cantone(Servizio di medicina scolastica)

Reportage

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Alcune domande al…dr. Paolo Peduzzi

■ Confrontati al bombardamento mediatico che ci vuole sempremagri e belli, a qualsiasi età, e alle campagne di prevenzione che di-pingono una società occidentale sempre più sedentaria e sovrappeso,abbiamo voluto incontrare il dottor Peduzzi per capire innanzituttoche cosa lo ha spinto a creare Pesovia ma, in particolare, aiutarci acomprendere l’origine e le cause dell’obesità infantile.

Dottor Peduzzi, ci racconti cosa l’ha spinta a crearePesovia e come ha avuto inizio questo progetto.“Sin dall’apertura del mio studio, nel 2002, mi sono reso contoche i ragazzi sovrappeso erano molti, che stavano male e cheparlare di questo tema con le loro famiglie era possibile. Anzi,poteva diventare una “porta” d’entrata per affrontare temati-che familiari altrimenti inaccessibili. Potrà sembrare scontato,ma in pediatria il supporto psicologico è fondamentale, sianei bambini sia nei genitori. Credo profondamente a questotipo di approccio, tanto che oggi gli incontri con i miei piccolipazienti avvengono in gruppi misti genitori-bambini, nei qualisi discute apertamente con entrambe le parti, in modo libero.In questo senso, Pesovia rappresenta la volontà di agire, lanecessità di fare qualcosa. Il progetto è stato avviato nel 2005,agendo sin dall’inizio con questo spirito, in modo diversificatoe multidisciplinare.

Un impegno su più fronti che vede la collaborazionedi profili diversi…La ricerca di collaboratori si rivelò indispensabile. Mi mossiinizialmente tra le mamme dei ragazzi trovando una dietistae una psicologa, alle quali si aggiunsero un’ergoterapista euna ex docente con esperienze sportive che cominciò adoccuparsi delle attività con i ragazzi. In una prima fase ave-vamo programmato un incontro la settimana di due d’ore:comprendeva un’attività fisica (di solito in piscina), unaconsultazione psicologica e i consigli di una dietologa. Inparticolare, l’attività in piscina permette di “alleggerire” il giànotevole peso dei ragazzi, sottoponendo la loro struttura aminori sollecitazioni. In più è molto divertente e loro possonofisicamente mostrarsi per quello che sono. L’aspetto ludico èfondamentale: secondo il mio punto di vista, nessuna attivitàdeve avere un aspetto eccessivamente competitivo, si danza,si gioca senza imposizioni… altrimenti si cade nell’errore diannoiare velocemente i ragazzi, perdendo in motivazione. Cisiamo in seguito resi conto che anche altre attività sarebberostate utili: cercare funghi, passeggiare… o slittare sulla neve. Edue ore diventavano un tempo certamente insufficiente. I ra-gazzi, ad oggi, sono impegnati per 30/35 incontri annuali, che

avvengono solo durante il periodo scolastico: un lavoro svoltocome dicevo a più livelli e su tutti sin dall’inizio. Credo siaintuibile che il problema del sovrappeso non trova soluzionenella sola imposizione di un regime alimentare rigoroso. I gio-vani devono essere anche seguiti psicologicamente, perché ildisturbo alimentare ha origine diverse. Pensiamo al sovrappesocome a una pianta con delle radici che affondano nel terrenodella quotidianità. Se queste sono malate e noi miriamo allasopravvivenza dell’organismo, le radici devono essere curate,non strappate. Eventualmente deviate, correggendole in terrenidiversi. Che nei ragazzi possono essere la riconquista dell’af-fettività dei genitori, l’interesse verso nuove attività oppurel’allontanamento dalle pressioni a cui sono sottoposti”.

Che cosa definisce un bambino come “obeso” e qualeincidenza ha il fenomeno, dal suo osservatorio, sullapopolazione infantile ticinese?“L’IMC o Indice di massa corporea – in inglese BMI, un rappor-to tra peso e altezza (kg/m²), ndr. – è un indice fondamentaleper capire, almeno inizialmente, la situazione del ragazzo.Vi sono dei grafici che mettono in relazione, sottoforma dicurve, l’età, l’altezza e il peso delle persone. Un soggetto èconsiderato obeso quando il suo IMC è superiore a30 punti: pensate ad una persona alta 1,75 metriche pesasse 92 chilogrammi. Solo da un IMCdi 30, definito Adipositas, la sanità pubblicae le casse malattia riconoscono e copronoi costi di un’eventuale cura. Un valoreaccettabile per un adulto, ma non perun bambino, nel quale già un IMC su-periore a 20 è problematico. E gli ultimidati forniti dal Dipartimento sanità esocialità mostrano che in Ticino unragazzo su cinque è sovrappeso. Unvalore drasticamente in aumento, inSvizzera come in Europa e nel resto delmondo industrializzato.

Come ha scelto i ragazzi che pote-vano rientrare nel suo progetto?“Ho cominciato a seguire bambini che già fre-quentavano il mio studio: ho chiesto loro di tenereun piccolo diario-calendario di cosa mangiavano equali attività svolgevano. Annotazioni che poianalizzavamo assieme, chiedendo l’aiuto diImmagine tratta dalla campagna di prevenzione di Promozione Salute Svizzera (www.promozionesalute.ch)

In Sviz-zera unbambinosu ventiè obeso.E la ten-denza èin cresci-ta...

uno specialista in dietetica. Ma l’idea ha funzionato solo per al-cune settimane: i ragazzi perdevano alcuni chili che, purtroppo,riprendevano in seguito. Ricordo il caso di una ragazza moltoin sovrappeso, la cui madre era, al contrario, molto attenta allalinea. L’inizio di un’attività in proprio della signora coincisecon un aumento di peso notevole della figlia. Lei crescevasempre di più, al punto che, durante un colloquio, chiesi allaragazza quando mangiava. Mi rispose che lo faceva mentre lamadre era al lavoro. Alle parole della figlia, la madre reagì inmodo aggressivo, forse si sentiva incolpata di un’assenza di unpaio d’ore che lei non considerava rilevante. La ragazza reagìpiangendo… la dimostrazione che alla base c’era un problemainterpersonale. Oggi questa adolescente non è più in cura dame: ma la rivedo di tanto in tanto e mi pare la sua situazionesia solo peggiorata…”.

Quale relazione esiste tra disturbo psichico e alimen-tazione? Che cosa si cerca e si trova nel cibo?“Alla base di questo comportamento sta uno dei principietologici basilari. Il mammifero quando è sotto stress mangia,poiché ha una secrezione di ormoni dello stress – come ilcortisolo – che provocano la fame. È fisiologico. Un riflessomolto astuto e che trova delle spiegazioni logiche. Basta os-servare cosa avviene in natura: la volpe prima all’inizio dellastagione invernale assiste alla scomparsa del cibo, sempre piùcarente con l’arrivo del freddo. Allora accumula energie, sottoforma di grasso. Un comportamento spinto da uno spirito diconservazione innato, corretto e sano. Ma se questa situazionestressante è costante, continua nel tempo… le cose cambiano.Pensiamo a un coniglio che ha la prolungata presenza di unavolpe alle sue spalle. Il coniglio molto probabilmente moriràdi fame non riuscendo ad alimentarsi correttamente… op-pure si lascerà morire non mangiando, certo della sua fine.Un modo di morire molto subdolo, ma terribilmete efficace:quello di non alimentarsi più, l’anoressia che si contrapponeall’iperalimentazione. Questi disturbi alimentari sono piùlunghi, duraturi e difficili da trattare. Anche tra i più giovani.Riemergono con il tempo e ti accompagnano purtroppo pertutta la vita. Il problema è che i bambini non hanno gli stru-

menti per riconoscere il problema e porvi rimedio. E dunqueè necessario seguirli. Anche attraverso quello che li circonda.Ne è un caso esemplare l’educazione rispetto al bombarda-mento pubblicitario, come le merendine. I bambini sonoimpotenti davanti a questi messaggi forti e mirati… qui lafamiglia diventa essenziale: è lì che i problemi devono essererisolti, prima di tutto. Nelle relazioni tra i genitori, nelle crisie nelle tensioni create, ad esempio, dalle separazioni e che siriversano inevitabilmente sui ragazzi…”.

Lei ha l’impressione che le persone che riconosconoche in famiglia esiste il problema obesità sappianocome muoversi e a chi rivolgersi?“Ho l’impressione di no. E ne ho avute le prove. In seguito allaconoscenza attraverso la stampa del progetto Pesovia, sono statocontattato anche da persone residenti nel Vallese, genitori chemi chiedevano se potevo aiutare i loro figli. Uno dei tanti episodisignificativi che mi hanno permesso di capire come, in effetti,il problema non si ferma al riconoscimento e all’accettazionedel problema. È necessario anche agire, e sapere a chi rivolgersi.Chi ti prende in carico? Chi ti segue? Serve una struttura, oltre apersone di riferimento,motivate e disponibili, collaborative. Nelcaso di Pesovia senza nessun fine lucrativo e spesso servendosidi spazi inappropiati. Pensate che quando nell’agosto del 2005ho voluto riunire genitori e ragazzi per illustrare il progetto, nonavevo nemmeno uno spazio adeguato e sufficiente a ospitarele persone coinvolte. Affittare una sala costituiva un ulteriorecosto… e ancora oggi riunire i genitori dei ragazzi che parteci-pano a Pesovia costituisce un problema”.

Come viene recepita l’obesità infantile nelle strut-ture private e pubbliche cantonali?“Sino al 2007 le casse malattia erano insensibili al problema,almeno per quanto concerne i disturbi alimentari nei ragazzisotto i 16 anni. Ora le casse riconoscono e pagano interventisolo se rientrano all’interno di una normativa specifica. Dapoche settimane il nostro progetto è stato riconosciuto daSantésuisse e finalmente da giugno riceveremo, per la primavolta, delle sovvenzioni”. ➜

Già, i costi… Chi ha sostenuto in questi anni l’onerefinanziario di Pesovia?“Il mio budget era per il primo anno di 25.000 franchi(2005-2006, ndr.). Comprendeva piscina, animazioni, aspettidietetici, trasferte e affitto delle stutture. Inizialmente il gruppoera composto da 11-12 ragazzi. Il denaro aveva una sola pro-venienza: le mie tasche. La valutazione dei costi è stata, per ilprimo anno, abbastanza problematica. Le spese sono sempreimponderabili, ma una volta definito il progetto mi sono subi-to attivato verso le casse malattia dei ragazzi che avevo decisodi seguire. Le risposte giunte erano prevalentemente negative:le casse non erano tenute a pagare e rifiutavano anche piccolicontributi, suggerendomi di rivolgermi al responsabile diSantésuisse per il Ticino. Vista l’aria che tirava, decisi di dareinizio comunque al progetto. I ragazzi non potevano aspettare.Le sorprese sono arrivate col tempo. Alcune casse mi hannoproposto un sostegno limitato alle spese della dietista, cheammontavano a circa 500 franchi a ragazzo; una delle casse,invece, decise di coprire la quasi totalità dei costi del bambinoin cura, chiedendomi di tenerli aggiornati sull’evolversi delprogetto e naturalmente sui risultati ottenuti. Il budget a miocarico si ridimensionò, scendendo per il primo anno a circa18/20.000 franchi. Chiesi naturalmente anche un contributodi 200 franchi a ragazzo alle famiglie coinvolte. Una cifra sim-bolica che salì gli anni seguenti a 400. Un modo per motivaremaggiormente le parti in gioco…”.

Il gruppo di ragazzi coinvolti in Pesovia sono glistessi che segue dal 2005?“No, in questi tre anni sono cambiati. Nonostante le richieste,ci siamo fermati a un gruppo di 13 ragazzi. Ho avuto richiested’aiuto anche dal resto del cantone… pediatri che mi propo-nevano di seguire loro pazienti e che, nel limite del possibile,ho accolto con molto piacere.

Quali sono stati primi risultati che ha potuto oggetti-vamente ottenere?“I risultati sono stati duplici. Primo: l’IMC è stato bloccato ecioè i ragazzi hanno perso peso in rapporto alla loro altezza.Secondo: un miglioramento della qualità di vita, un aspettoche non ha riscontro oggettivo. In questo senso ci dobbiamofidare delle parole dei genitori: il piacere rinnovato di andarea scuola, sentirsi meglio integrati rispetto ai compagni e aicoetanei. La qualità di vita è quella che ti permette di viveremeglio e che passa, in particolare negli adolescenti, attraversol’accettazione da parte del gruppo. Se tu ti senti male nel tuoessere “ciccione”, nella tua pelle, starai male e la tua qualitàdi vita sarà inevitabilmente bassa o quantomeno poco soddi-sfacente. Se invece tu sai di essere sovrappeso, ma la tua con-dizione è migliorata nel tempo, starai meglio e la tua qualitàdi vita migliorerà. Sarà buona quando sarai tra i primi a esserescelto nel momento della formazione della squadra di calciodella scuola, per esempio. Nel linguaggio del gruppo è così checapisci di essere stato accettato e stimato. Questa è la qualità divita. Ma come valutarlo? Certamente i ragazzi vivono megliouna volta perso del peso in eccesso, ma oggettivarlo è difficile.Nella valutazione del grado di successo di Pesovia è essenzialeosservare come le dinamiche del gruppo sui ragazzi che seguoevolvono nel tempo, come muta il loro rapporto con gli altri.Questo non significa che per essere accettato il ragazzo deveessere magro, ci mancherebbe. Ma il primo successo sta nelriconoscere che non si è l’unico “ciccione” della classe… chenon si è per questo diversi e impossibilitati nel fare tutte leattività a cui i coetanei si dedicano”.

Reportage

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45Reportage

Abitudini alimentari, vita sedentaria, costituzione,problemi familiari: possiamo identificare fattori cheincidono maggiormente sull’obesità infantile?“Tutti i punti citati sono importati e per questo non ne tralascia-mo nessuno. Anche se nei ragazzi è sovente un disagio quelloche poi porta al sovrappeso. La costituzione fisica e i fattori ge-netici incidono forse nel 5% dei casi. Che spesso poi diventanofattori più complessi, di tipo psico-fisico. L’ho potuto notarein un ragazzo che faceva quattro allenamenti settimanali, tracalcio e unihockey. Malgrado questo era in notevole sovrappe-so. Scoprimmo che questo adolescente, una volta terminati gliallenamenti e rientrato a casa, si attaccava letteralmente al frigo,senza nessun controllo. Aspetto che si sommava al fatto che infamiglia non c’era un corretto regime alimentare. Pensi che dopoalcuni incontri, furono gli stessi genitori a lanciare un segnale,ammettendo che forse un aiuto era necessario. Ecco, io ritengoche questo tipo di risultati siano estremamente importanti,perché toccano la problematica alla radice”.

In precedenza lei sollevava il tema delle attivitàextra scolastiche. Esiste un rapporto tra questeultime e l’obesità? Ha l’impressione che i ragazzidedichino poco del loro tempo all’attività fisica?“Rispondo provocatoriamente con una domanda: e se inveceil problema fosse da ricercare nella pretesa che questi ragazzidebbano per forza di cose riempire la loro giornata di attività?Attività sportive e altro ancora, mentre la madre lavora, il padrepure per potere pagare il leasing dell’auto nuova… Vede, comenel caso citato in precedenza, molti dei ragazzi che seguo sitrovano troppo spesso ad autogestirsi, a casa come fuori, senzafigure che li guidino. Le tensioni familiari, di cui parlavamoin precedenza, sono elementi estremamente pericolosi cheaccentuano l’isolamento e la nascita dei disturbi alimentari.Dobbiamo innanzitutto capire per quale ragione questi ragaz-zi mangiano tanto, e non di che cosa si abbuffano. Se comepediatra non riesco a farmi un’idea del perché… beh, sarei aipiedi della scala. Non vorrei forzare il paragone, ma prendiamol’esempio delle tossicodipendenze: le persone che assumonococaina e lo fanno anche solamente per una volta, credo dovreb-bero chiedersi perché ne hanno sentito il bisogno, quali sonole ragioni della ricerca di quel tipo di “aiuto”… sono problemirelazionali, lavorativi oppure ancora una volta da ricercare nelnucleo familiare? Mi ripeterò, ma è necessario capire non tantoil cosa ma il perché. Questo spiega la visione multidisciplinareche sta a monte di Pesovia: il problema è alimentare, certamen-te, ma questo è quello che sta “fuori”… “dentro” che cosa c’è?Per quello che riguarda le attività fisiche, nel nostro progettoqueste costituiscono una parte molto importante. Cerchiamo,in particolare, di portarli a scoprire attività che sono per loronuove. Pensi che ci sonomiei pazienti che risiedono nelle vallisuperiori e che non hanno mai avuto una slitta... Lo abbiamoscoperto organizzando un’attività lo scorso inverno. Ma checosa credete che facciano nei periodi invernali questi bambini,quando fuori casa hanno la neve quattro mesi l’anno? Stannodavanti alla TV, in compagnia di videogiochi e internet... invecedi uscire e muoversi. Ritorniamo inevitabilmente alla famiglia:il luogo dell’educazione, della crescita personale e della scopertadel sé attraverso quello che ci circonda…”.

Ci congediamo...Il medico alza gli occhi al cielo… Mi chiedo se in questa giornatadi sole, che doveva essere dedicata alla sua famiglia, non si siapentito di aver sollevato per l’ennesima volta punti di vista e pro-blematiche che certamente sta ripetendo da qualche anno. Non lo

trattengo oltre… Paolo, però, accende il suo computer e mi mostraalcune immagini dei suoi piccoli pazienti ripresi durante le uscite ele attività del progetto Pesovia. Le commenta e nei suoi occhi vedoqualcosa che va oltre la sua professione e il sovrappeso. E, ripren-dendo le sue ultime parole, mi convinco come la comprensione dinoi stessi debba, per forza di cose, passare attraverso la scoperta diquello che ci sta attorno. Forse Thoreau*, nel suo bosco, l’avrebberiassunto con queste parole:

“Camminare significa aprirsi al mondo. L’atto del camminareriporta l’uomo alla coscienza felice della propria esistenza,immerge in una forma attiva di meditazione che sollecita lapiena partecipazione di tutti i sensi (...) Spesso camminare èun espediente per riprendere contatto con noi stessi!”

Sono quasi certo che l’autore non pensasse alle passeggiate nei centricommerciali, anche se oggi paiono i luoghi migliori dove ritrovarsi.E riempire anima… e stomaco.

* Henry David Thoreau (1817 - 1862), scrittore e filosofo statunitense.Walden ovvero La vita nei boschi (in italiano pubblicato da Rizzoli e Donzelli)è il resoconto dell’avventura dell’autore, che passò ben due anni (4 luglio1845 - 6 settembre 1847) della propria vita in una capanna sulle sponde dellago Walden, vicino alla cittadina di Concord nello stato del Massachusetts.Qui cercò un rapporto intimo con la natura, ritrovando se stesso in unasocietà che non rappresentava, ai suoi occhi, i veri valori da seguire. I braniriprodotti in questo articolo sono tratti dal volume citato.

Il dottor Paolo Peduzzi nel suo studio di Bellinzona

Tendenze

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Con un occhio – è il caso di dirlo – volto al passato e l’altroal futuro, gli occhiali dell’estate, se da una parte si giovanodella ricerca di materiali di nuova e sorpredente legge-rezza, dall’altra riscoprono le forme enfatizzate nei filmhollywoodiani dei tempi d’oro, con le sagome un po’eccessive dei decenni dai Cinquanta ai Settanta. Bastamiscelare il tutto secondo il dna fusion della modacontemporanea. Tendenze confermate al /ido,il Salone milanese dell’Ottica.E se è pur sempre irresistibile l’appeal di dive e divine,di star e starlette d’epoca, creature solari che, oltre aricordare l’aria svagata di Marilyn e le altre, amanofarsi sedurre dal lusso degli eyewear di (lugirlby 'isibilia. Gioielli luminosi imbrillantati diSwarovski all’angolo obliquo della cornice a “gatta”in acetati dai freschi colori gelato. Di grande impattoanche le sofisticate mascherine con doppio pontedi (lumarine*², dove la preziosità cromaticadell’oro è resa ancora più splendente da una pioggiadi microstrass.La nostalgia non dimentica certo i “fanaloni”alla Au-

drey Hepburn scuri e rotondi, magari con lenti sfumate,contornate da un sottile filo metallico e logo “I” riempito

di smalto a fungere da cerniera, nel gusto singolaredi ,ceberg by"llison.

Cuori speranzosi esimboli della pace,

propri del periodo hippy,prendono intanto vita

sui modelli /oschino,in alternanze di vuoti e

bassorilievi, sia sul frontalesia sulle aste, magari a comporre

una spiritosa firma d’autore. Formeking size, in perfetto stile anni Sessanta

con “quel non so che” da diva misteriosae ammaliatrice per gli occhiali firmati $occo

(arocco*⁴ e realizzati da)emenego. Poiché il giocodella seduzione è a metà strada fra pudore ed esibizionismo.Grande è bello, anche a rischio di sembrare la caricaturadi una mosca, cosa che pare non intimorire un’icona dellebig shades come Victoria Beckham. Ne è convinta pure

#rada che, con il know how di .uxottica, realizzal’esemplare Butterfly che ricorda una farfalla gigante conle ali spiegate. Neanche)olce&+abbana scherzanoin fatto di taglia, suggerendo unmodello televisore a scher-mo panoramico, così come piaceva nei contradditori anniSettanta in bilico tra le intemperanze sessantottine e ungenere androgino più femminista che femminile.E mentre -ohn $ichmond punta su modelli unisexda rock star o da enigmatico agente segreto, da indossareanche in discoteca tanto per mantenere l’incognito,

&om *ord by /arcolin, per un uomo dinamicoe ricercato, sviluppa i prototipi pilot e aviator d’antancon lenti decisamente oversize. Siamo o non siamo intempi di vintage? Il top di tali suggestioni lo raggiunge

%alvatore *erragamo citando se stesso con l’occhialeda sole “Tavarnelle”dal merletto del borgo toscano, giàusato una cinquantina d’anni fa per un sandalo famoso.Ed è per logica stilistica che la griffe+ianfranco*errésviluppa soluzioni e modelli per così dire classici, macon innesti di dettagli dal design puro e prezioso come

CON UNOCCHIOAL PASSATOE L’ ALTROAL FUTURO

Tendenze

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il monogramma “F” in colorati zirconi. Con prezzoconsono, anche se non è il costo a spaventare chivuole qualcosa di raro. -iorgio "rmaniby &afilo, per festeggiare i vent’anni della sualinea di occhiali, ha difatti rieditato in oro duedei suoi storici modelli. Intanto %oberto+avalli ripara gli occhi dal solleone conmaschere fascianti, o gocce bislunghe inacetato a macule di leopardo. Un sinuososerpente in strass si attorciglia nel terminalea mò di coda, negli esemplari da vista natiper guardare, ma anche per farsi guardare.Ebbene sì, il sapore rètro è più che un so-spetto. L’allure è quello nostalgico del pas-sato, però il risultato è più che modernopoiché la tecnologia fa passi da gigante.Ne è un esempio il modello creato da

&onia %ykiel*³ ispirato all’universodi Saint Germaine de Près nel segno delnoir, ma con avveniristiche lenti toriche.Sempre grazie all’esperienza di un pro-duttore come 0’"my*¹, da /enzo,disegnati da"ntonio1arras, sitrovano gli enormi occhiali di plastica, conuna placca bijou in metallo traforato ripro-ducente tralci e corolle da “Figlie dei Fiori”.

-uardami negli occhiali!È indubbio che il vecchio assioma “guar-dami negli occhi” si è ormai trasformato in“guardami negli occhiali”. Complice è semprela moda che da strumenti di correzione visivae protezione li ha eletti a must di ogni stile. Delresto se l’occhio è lo specchio dell’anima, l’oc-chiale potrebbe essere il modo per esprimerla...La caratteristica degli ultimi nati in casa .oint$roject è l’intercambialità delle astine in allegretinte unite e fantasie grafiche in modo da adattarele nostre protesi correttive a ogni tenuta. Vige la stessafilosofia da)ividici, anzi oltre alle aste, con un sem-

plice gesto, si cambiano pure la forma e il colore (tra cuil’ottimistico rosa) delle lenti. La cromoterapia continuacon 'ry +hange che, dopo aver reso variegati etrasformisti come Zelig gli occhiali da vista, ci riprovacon le tipologie da sole. Il frontale rimane lo stesso,ma si può variare con i laterali. Basta un click!Colore come energia positiva e ritmo.)anniby#ico,esign rilancia il twist, il ballo cheimpazzava negli anni Sessanta, ne traduce ilmovimento con aste attorcigliate e tridimen-sionali. Difatti usa l’acetato come fosse colorataplastilina, o meglio il Pongo. Originale anchela forma delle lenti che studia la geometria dicerchi, quadrati, ellissi.Sono destinati a continuare la leggenda imitici wayfarer della %ay *an, diventatioggetti di culto indossati dai Blues Brothers ecompagnia. Ma l’epopea degli occhiali creatiper l’American Air Force continua a prenderequota con le modernissime lenti a specchio,incorniciate non più solo di nero, ma di tintevibranti e variegate. E se la suggestione croma-tica rileva il legame dell’occhiale con la modavestito, 1issoni non manca di tradurre itipici motivi a righe e zig-zag su nuove plastichefiammate che vanno dalle sfumature del cieloestivo agli striati dal bordeaux al viola, senzadimenticare il bianco avorio.Grande fermento altresì nelle care, indispensa-bili montature da vista, specialmente per accon-tentare i fruitori più esigenti: i bambini. A loro

(nited +olors of *enetton dedica modelliglasant in gomma, forme squadrate e rotonde inplastica e metallo con frontali che si accompagnano apuzzle coloratissimi (naturalmente) che compongono

le aste. Blu, azzurro, verde, rosso e giallo per i maschietti,mentre le bambine vezzose possono scegliere tra turchese,

fucsia e lilla. Per trasmettere allegria anche a chi li guardaaffettuosamente negli... occhiali.

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arisa

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Il Sole transitanel segno dei Gemellidal 15 maggio al 21 giugno

Elemento: Aria - mobilePianetagovernante:Mercurio (transita nelsegno dal 2 maggio fino al 9 luglio)Relazioni con il corpo: braccia, polmoni,sistema nervosoMetallo: mercurioParole chiave: loquacità, dualità, curiositàmutevole

Galanti e scanzonati, i nati nei Gemellirivelano spesso qualche difficoltà ad appro-fondire i rapporti sentimentali per la loronaturale tendenza a evitare impegni chelimitano la libertà personale e per il marcatobisogno di indipendenza, aspetti che inevi-tabilmente tendono a scoraggiare i partner.L’amore resta comunque uno degli ambitidi maggior rilievo nella loro vita proprio perla natura idealista e un po’ sognatrice che licaratterizza. La capacità di mostrare affettoe passionalità dipende molto dal momen-to: possono essere capaci di donarsi senzariserve all’altro e il momento successivomostrare una freddezza e un’indifferenzadisorientanti. In realtà, i Gemelli vivonouna dimensione ideale e interiore moltointensa che spesso si converte problemati-camente nella ricerca di un “compagno/a”di fatto inesistente, proprio perché risultatotutto mentale di un’aspirazione a un per-fetto equilibrio fra affinità elettive e intesaintellettuale. Questa prerogativa li rendeperò spesso insicuri ed emotivamente in-certi il che favorisce, alla fine, l’unione conpersone dal carattere protettivo e dai modirassicuranti. Dotati di intelligenza viva edelettrica, sono il più delle volte personesimpatiche, non prive di un’affascinantegiovialità che tende a favorire lo sviluppodi relazioni e il rapporto con gli altri. Abiliconversatori, si appassionano all’attualità,sia essa culturale o politica, rivelando unvero e proprio talento per quanto concernele pubbliche relazioni. Moda, libri, spettaco-li, arte, politica sono infatti le loro passionirispetto alle quali si mostrano generalmentebene informati e attendibili.

Gemelli

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Ariete

Marte e Plutone sono dalla vostraparte. Fate appello al vostro po-tenziale nascosto per risolvere ledifficoltà. Se non vi disperderete ininutili ansie e agirete con determi-nazione potrete raggiungere risultatiinaspettati.

Bilancia

Settimana superlativa per la vitaaffettiva, favorita da numerosi tran-siti nella vostra nona e undicesimacasa solare. Approfittate di questomomento per concedervi un viag-gio. Importanti progetti potrebberoprendere il via.

Vergine

Settimana importante per i nati dellaterza decade soggetti all’azione ri-voluzionaria di Urano: cambiamentiimprovvisi nella vita affettiva. Periodopiù tranquillo per i nati della primadecade: non sono da escludere avan-zamenti professionali.

Pesci

Cercate di controllare le vostre in-quietudini, intorno al 17 e il 18sarete soggetti all’azione della Lunaoltre che a quella di tre pianeti nellavostra quarta casa solare. Possibileemergere di situazioni irrisolte convostra madre.

Toro

Momento professionale estrema-mente costruttivo per i nati in aprile.Cercate di progettare con lungi-miranza il vostro futuro, perché seagirete bene in questa occasione nebeneficerete per lungo tempo. Sor-prese sul piano sentimentale.

Scorpione

Verso il fine della settimana Venere,entrando in Cancro, interesserà ivalori espressi dalla vostra nona casasolare, quella dei viaggi. Cercate divivere questo nuovo transito apren-do il vostro cuore ad altre culture eallargando i vostri orizzonti.

Gemelli

Settimana di passione segnatadall’opposizione tra Sole e Venerecon Plutone. Gli astri puntano ildito sulla vostra settima casa solare,quella dei rapporti a due: possibilestravolgimento della vita a due inne-scato da un exploit dei sensi.

Sagittario

La Luna del 17 e 18 vi spinge adamplificare ogni vostra emozione. Sedovete risolvere una qualche questio-ne con il vostro partner cercate sem-pre di misurare le parole. Mercurioin opposizione potrebbe dar luogo anumerosi fraintendimenti.

Cancro

Verso la fine della settimana Venereentrerà nel vostro segno. Approfitta-te di questo transito per abbellirvi eper rinnovare il vostro look. Vi rende-rete conto che avete più charme delsolito. Non cedete eccessivamentealle tentazioni della gola.

Capricorno

A fine settimana Venere entrerà inopposizione nella vostra settima casasolare, quella del matrimonio. Nonsiate indolenti con il vostro partner,non esitate a manifestargli il vostroamore. Contatti professionali favoritidal transito di Mercurio.

Leone

Marte e Plutone di transito potreb-bero regalarvi un grosso risultato, so-prattutto nei giorni 17 e 18 giugno.Cercate di evitare gli scatti di rabbianei confronti di un occasionale inter-locutore. Siate più determinati versoi vostri obiettivi.

Acquario

Settimana ricca di flirt favoriti dalpassaggio di tre pianeti nella vostraquinta casa solare, quella delle re-lazioni sessuali e dei divertimenti.State però attenti a non stravolgerei rapporti con il vostro partner: Martetransita nella casa del matrimonio.

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Gli spuntini davanti alla TV fanno doppiamente ingrassare. Guardarela televisione non aiuta certamente a mantenere un peso corporeo sano. Se inoltre si spizzica è ancorapeggio. Questo vale per il vostro bambino, ma anche per voi. Infatti, davanti al televisore si avverte trop-po tardi la sensazione di sazietà, oppure non la si avverte del tutto. Mangiate quindi di proposito solo atavola. Inoltre, evitate di passare troppo tempo davanti allo schermo e spegnete il televisore quando svol-gete un’attività comune, sia in casa sia fuori. Basta poco per cambiare tanto. www.promozionesalute.ch

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1. Convincenti • 11. Arti-colo di fondo • 12. Dise-gnare con l’ago • 13. Pariin esatto • 14. Le segna-no le lancette • 15. Mez-

za paga • 16. Aria... poetica• 18. Il figlio di Anchise •20. Intacca la vite • 22. Neha tanti il Matusalemme• 24. Curva fluviale • 26.Fiume engadinese • 27.Stop! • 29. Ho Chi Minh• 31. La sposa di Anfione• 33. Le iniz. della Masoni• 34. Germania e Belgio •35. Antica città della Me-sopotamia • 36. Il nomedi Girardelli • 38. Pedinacoronata • 39. Lapalissiani• 41. Sopra • 42. In mezzoal coro • 43. Il Loi attoree regista • 45. Fu uccisonel bagno • 47. Il puntoin cui albeggia • 49. Epoca• 50. Abbellire, adornare• 53. Cons. in desio • 55.Antico Testamento • 56. Ilpronome dell’egoista • 57.Soccorsi, assistiti • 58. Leiniz. di Savoia.

1. Opera di Sciarrino •2. Proclami, bandi • 3.Rammentato • 4. Mezzastazza • 5. Adamo fu il

primo • 6. Solcare il terreno• 7. Ammalia il marinaio •8. Vocali in stringate • 9.Cons. in viale • 10. Belvastriata • 15. Straccio, pezza• 17. Cuor di Caino • 19.Mistero, arcano • 21. Nota-to, guardato • 23. Inoffen-siva • 25. Alcolisti Anonimi• 28. Svincolarsi, sprigio-narsi • 30. Incombenti •32. Così si augura la notte ela sera • 37. Radio Svizzera• 40. Vino senza pari • 44.Nome di donna • 46. Il dioegizio del sole • 48. Terna •51. Topo ginevrino • 52. Ladea greca dell’aurora • 54.L’alieno di Spielberg.

Giochi

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Orizz

onta

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Ver

tica

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EpigoniA quale romanzo appartiene il seguente finale? La soluzione neln. 27. Al vincitore andrà in premio “Gli uomini che fecero il Ticino”di Franco Celio, Edizioni laRegioneTicino, 2007. Fatevi aiutare dal parti-colare del volto dell’autore e inviate la soluzione entro giovedì 19 giugno a

[email protected] oppure su cartolinapostale a Ticinosette, Via Industria,6933 Muzzano.

“Ma cos'ha la loro vita che nonva? Cosa diavolo c'è di menoriprovevole della vita dei Le-vov?”.

Sche

marealizzato

dalla

SocietàEd

itriceCorrie

rede

lTicino

Le soluzioni verranno pubblicate sul numero 27.

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Leggere il fogliettoillustrativo.

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Indovina... dovesiamo?“Monte Carasso, Conventodelle Agostiniane”.

La soluzione a Epigoni è:Follie di Brooklyn di Paul Au-ster (Einaudi, 2005).

Nota della RedazioneAvvisiamo le gentili lettrici ei cordiali lettori che a questoconcorso fotografico non èlegato nessun premio.

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TerraSuisse garantisce un’agricoltura svizzera in sintonia con la natura.In Svizzera, gli spazi vitali per piante e animali selvatici si riducono costantemente. Con il nuovo

marchio TerraSuisse, la Migros si impegna a salvaguardare anche in futuro gli habitat di piante e animali indigeni.