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MENSILE del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia Palestina: pace, non apartheid? CULTURA Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - D.L. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- DCB - Filiale R.E. - Tassa pagata taxe perçue - Anno XXXIX - N. 5-6 Giugno-Luglio 2008 - In caso di mancato recapito rinviare all'Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. 06 politica L’ex Unione dopo la sconfitta elettorale 14 politica Don Ciotti a Correggio 21 cultura Prampolini sulla ribalta nazionale 19 5-6 2008 giugno-luglio 05 politica Minacce di morte a Giacomo Notari Resistenza, esistenza, R RESISTENZE ESISTENZE

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MENSILE del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia

Palestina: pace, non apartheid?

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06politicaL’ex Unione dopo la sconfi tta elettorale

14politicaDon Ciottia Correggio

21culturaPrampolini sulla ribalta nazionale

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5-62008

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05politicaMinacce di morte a Giacomo Notari

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Spedizione in abbonamento postale - Gruppo III - 70%Mensile del Comitato ProvincialeAssociazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio EmiliaVia Farini, 1 - Reggio Emilia - Tel. 0522 432991e-mail: [email protected]: Giacomo NotariDirettore: Antonio ZambonelliComitato di redazione: Eletta Bertani, Glauco Bertani, Ireo LusuardiCollaboratori: Massimo Becchi, Riccardo Bertani, Bruno Bertolaso,

Sandra Campanini, Nicoletta Gemmi, Enzo Iori, Enrico Lelli,Saverio Morselli, Fabrizio TavernelliRegistrazione Tribunale di Reggio Emilia n. 276 del 2 Marzo 1970Stampa: Litograf 5 - Reggio EmiliaQuesto numero è stato chiuso in tipografi a il 7 giugno 2008 Per sostenere il “Notiziario”:BIPOP CARIRE, piazza del Monte (già Cesare Battisti) - Reggio Emilia IBAN: IT21L0543712811000001181955

Il 1° maggio 2008

la Copertina

Don Ciotti a Correggio

Il servizio nelle pagine interne.

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di Giacomo Notari

Non smarrire mai il sentierodella Resistenza Italiana

sommarioeditoriale

continua a pag. 4

Le elezioni politiche del 13 e 14 aprile scorso hanno visto la forte affermazione del co-

siddetto “Popolo delle liber-tà”, che ha incorporato a pieno titolo Alleanza nazionale e persino la pattuglia della signora Mussolini, che rivendica e dice di incarnare i valori del nonno Benito, giustiziato a Dongo nell’aprile 1945.La sconfi tta dello schieramento di centrosinistra, anche con l’azzeramento delle forze politiche confl uite nell’Ar-cobaleno (che non entrano in Parlamento), segna una dura botta per tutte quelle forze che si richiamano alla Resisten-za, genitrice della Costituzione.Credo sarebbe troppo sbrigativo incolpare quegli elettori che non sono andati alle urne, o che hanno votato scheda bianca oppure sono passati alla Lega Nord (teniamo conto che FI di Berlusconi e AN uniti sono rimasti al palo, con i voti del 2006).Il corpo elettorale è sempre quello che per ben due volte si è stretto attorno a Romano Prodi, portandolo al governo e sconfi ggendo, sia pur di misura, le forze di destra.Lo stesso elettorato ci seguì compatto al Referendum, quando si trattò di respingere il tentativo delle destre di snaturare la Costituzione.Allora le cause dell’attuale sconfi tta vanno ricercate nella maledizione che la sinistra italiana si porta dentro come una malattia inguaribile da oltre un secolo.Per ben due volte abbiamo tarpato le ali al governo Prodi, impedendogli di funzionare, con attacchi quotidiani di al-cuni dei suoi ministri, con un’irresponsabilità che ha pochi precedenti.Il disagio dei giovani in cerca di lavoro, la precarietà e la mancanza di certezze per il futuro, la presenza di migliaia di immigrati che pullulano nelle nostre città, il qualunqui-smo alla Grillo, i prezzi senza controllo, gli alti emolu-menti per i parlamentari ed altre cariche elettive, hanno depresso e disamorato milioni di elettori.Ora le nuove alte cariche dello Stato – Schifani al Senato, Fini alla Camera – e lo stesso presidente del Consiglio Ber-lusconi, ecc., fanno professioni di fede nella democrazia e nella Costituzione. Fini si è spinto, ed è la prima volta, a dire che il 25 aprile è in modo irreversibile Festa della Li-bertà (però non della Liberazione), così come il 1° Maggio festa dei lavoratori.Lo stesso Alemanno, neo Sindaco di Roma, ha visitato il ghetto ebraico e le Fosse Ardeatine e ha fatto professione di fede inchinandosi davanti al sacrario dei Martiri.I partigiani non hanno ragioni per dubitare della buona fede

Editoriale- Non smarrire mai il sentiero della Resistenza, di Giacomo Notari ....................................................................... 3

Politica- Minacce di morte a Giacomo Notari e Masssimo Storchi .............. 4- L’ex Unione dopo la sconfi tta elettorale, a cura di Glauco Bertani ............................................................. 6- Dal Campo alla città. I Sinti a Reggio Emilia, di Gina Pedroni ......................................................................... 12- Una via a Roma per Almirante?, di a.z. ....................................... 13- Revisionismi e romanzoni…, di a.z. ........................................... 13- Correggio: la campagna “Un trattore per una terra libera dalle mafi e”, di Guido Pellicciardi .................................... 14- Di fronte ad uno scenario simile, Giulia Cocconi ......................... 16

Esteri- L’Olimpiade vale un Tibet?, di Bruno Bertolaso ........................... 17

Cultura- Palestina: pace, non apartheid, di Ettore Borghi ......................... 19- Voltaire e la lotta per la tolleranza, di Antonio Zambonelli ........... 20- Prampolini sulla ribalta nazionale .............................................. 21

Memoria- “Un socialista weberiano”, Osvaldo Salvarani, di Hermes Grappi ..................................................................... 22- Laila e i suoi allievi adolescenti, ................................................. 24- 1945. Azioni di sabotaggio nel territorio correggese, .................. 25- Gattaglio, Crostolo e dintorni. 41 racconti di Giovanni Castagnetti, di a.z. .................................................. 26- 7 luglio 1960. “Per quelli che sono stanchi o sono ancora incerti” .............................................................. 27

L’opinione- Fascisti a Verona. Minacce di morte a Reggio Emilia, di Alessandro Fontanesi ............................................................ 28

La lettera- L’idea di popolo che si ribella, di Paolo Tadolini .......................... 29

Manifestazioni- A Gattico, la medaglia al merito civile ........................................ 30- 25 aprile. Splenida festa al Museo Cervi .................................... 31- 25 aprile. Festa in piazza ad Albinea .......................................... 31- 25 aprile. Festa a Reggio Emilia ................................................. 32- La battaglia dello Sparavalle ...................................................... 33- 2 giugno. Festa della Repubblica a Boretto ................................ 33- 1° maggio. I Partigiani al corteo di Reggio Emilia ....................... 34

- Lutti Per Kira. Un ricordo di Eletta Bertani ............................................ 41

- Anniversari ................................................................................ 42- Offerte ....................................................................................... 48

Le rubriche- Cittadini-democrazia-potere, di Claudio Ghiretti ......................... 35- Segnali di pace, di Saverio Morselli ........................................... 37- Opinion leder, di Fabrizio “Taver” Tavernelli ................................ 38- L’informazione sanitaria. Le risposte del prof. Enzo Iori .............. 39- Conoscere gli altri, di Riccardo Bertani ...................................... 40- Reggio che parla, di Glauco Bertani ........................................... 46- La fi nestra sul cortile, di Sandra Campanini ............................... 47

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4 giugno - luglio 2008notiziario anpi

avvenimenti

di queste autorità. La lotta partigiana in fondo mirava a creare un Paese democra-tico in cui avessero libera possibilità di esprimersi e di alternarsi al governo tutte le forze politiche che si richiamano alla pace, al lavoro, al rispetto verso chi prati-ca diverse religioni o appartiene a diverse etnie, in un’Europa dove si possa vivere senza eserciti alle frontiere, con fecondi scambi culturali e commerciali.Ora devono seguire i fatti. La Lega nord non può più pensare di vivere di rendita, proclamando la “Nazione Padana” e dan-do la caccia agli stranieri.Noi Partigiani e le forze sane del Paese dobbiamo chiedere subito al Parlamento di azzerare tutti i gruppi neonazisti e fa-scisti presenti in Italia, così come vuole la legge e la Costituzione. Noi non smobili-teremo mai. Le nostre forze organizzate sono in crescita. Il fecondo dialogo avvia-to con i giovani, che avrà un’importante tappa a Casa Cervi nel prossimo giugno, ci dà la certezza che il sentiero partigiano non andrà smarrito. Saremo sempre dalla parte dei più deboli.

Giacomo Notari

continua da pag. 3

20-21-22 GIUGNO 2008

Sul prossimo numero, ampi servizi sulla Festa Nazionale ANPI che si è svolta il 20-21-22 giugno 2008 al Museo Cervi

RReeSSistenze ANPIistenze ANPI DEMOCRAZIAè/e ANTIFASCISMO

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politica

Vivo sdegno suscitato a Reggio e fuori di Reggio dalle minacce di morte di dichia-rato carattere fascista al nostro presiden-te Giacomo Notari e allo storico Massimo Storchi. Come ampiamente riferito sulla stampa locale, Notari ha ricevuto una prima minaccia di morte, per telefono, nel febbraio scorso. Ciò di cui tacque a tutti, compreso le sue fi glie, limitandosi a sporgere denuncia ai Carabinieri. Dopo l’uscita del libro di Storchi, Il sangue dei vincitori. Saggio sui crimini fascisti e i processi del dopoguerra, una lettera ano-nima contenete minacce di morte (timbro postale del 25 maggio) è giunta a casa di Storchi. Altra lettera anonima è stata spe-dita a Notari (annullo postale del giorno successivo) presso la sede dell’ANPI pro-vinciale.Dal confronto dei due testi risulta evi-dente che una stessa mano ha vergato, in stampatello, alternando righe a biro con

altre a pennarello, i due testi inneggianti a una rivoluzione fascista in atto e far-neticando (in quella a Storchi) di pugnali pronti a “vendicare il sangue dei vinti”.Non si può fare a meno di registrare la subdola e vergognosa allusione, su un quotidiano locale sempre schierato a destra, ad una possibile messa in scena mirante a reclamizzare il libro di Storchi. Il subdolo testo non reca fi rma (forse per-ché il suo autore si vergognava mentre batteva sui tasti del computer) ma, come diceva quel tale, “stilum agnosco”. Siamo grati, come ANPI, alle forze del-l’ordine che hanno avviato serrate inda-gini, e ci auguriamo che l’autore delle minacce di morte venga identifi cato.Forse si tratta solo di un povero mente-catto. Ma con l’aria che tira è bene essere vigili e attenti.Numerosi telegrammi e messaggi di soli-darietà sono pervenuti a Giacomo Notari

in seguito alle minacce anonime, telefoni-che e scritte, di chiara impronta fascista.Di seguito riportiamo un elenco di alcu-ni di coloro che hanno inviato messaggi scritti.SONIA MASINI, Presidente della Pro-vincia di Reggio, GRAZIANO DELRIO, Sindaco di Reggio, GIULIO FANTUZZI, Segretario del PD, GIANNI TASSSELLI, Segretario del PRC, Il Comune di RUBIE-RA “insieme ai settanta amici dell’ANPI locale”, FABRIZIO TAVERNELLI, Pre-sidente ANPI Correggio, FRIGGERI BRUNO (Anpi Montecchio), CARLO FORNILI, Sindaco di Casina, ALFREDO SENTIERI, SEN. ALESSANDRO CAR-RI, DANIELA PEDRINI. Forse qualcuno ci è sfuggito. In ogni modo a tutti Giaco-mo Notari rivolge un vivo ringraziamen-to a tutti, compresi quelli che gli hanno testimoniato vicinanza e solidarietà per telefono o incontrandolo.

Quando mi giunse la tua telefonata, erano le 17,15 del 22 febbraio 2008; mi chie-devi di preparare il mio funerale perché partigiano e presidente dell’ANPI di Reg-gio. Poi hai subito interrotto la comuni-cazione, insomma sei scappato via. Io al contrario volevo continuare a parlarti. Vo-levo tranquillizzarti sul fatto che io e mia moglie non abbiamo avuto paura della tua sentenza di morte.Ci siamo limitati, come ci sembrava giu-sto, a dirlo ai Carabinieri.Ti assicuro che non abbiamo mai preso tranquillanti per dormire. Anzi, per non darti soddisfazione, per tre mesi non ne abbiamo parlato con nessuno, salvo i Ca-rabinieri.Hai telefonato a casa di uno che non co-nosci, che non sai come ha vissuto, il cui unico fratello è morto da Partigiano, il cui zio fu “mandato in villeggiatura” (per dir-la alla Berslusconi) alle isole Tremiti su sentenza del Tribunale speciale fascista.Hai telefonato a casa di uno nato e cre-

sciuto in una famiglia di cattolici credenti e praticanti, contadini poveri della monta-gna; una famiglia che alleva i fi gli e li fa studiare con sacrifi ci e con dignitàIo sono un resistente che nel giugno del 1945 andò al carcere di San Tommaso a portare del pane, per conto della sua mamma, ad un suo compaesano che si era arruolato con i nazisti.Sono uno che, consegnate le armi nel 1945 agli inglesi, si dedicò alla ricostru-zione morale e materiale della montagna, uno che aveva scelto il Pci fi n dal 1944 come segno di speranza di redenzione degli umili del mondo. Uno che ha speso gran parte della propria esistenza come pubblico amministratore senza diventare ricco. Uno che ha già più d’ottanta anni, che ama la vita, va a funghi e a mirtilli, coltiva ortaggi, castagne e lamponi.Beh, uno fatto così tu lo vuoi morto…Per fare pensieri orrendi come i tuoi bi-sogna non stare bene, non essere in pace con se stessi.

“L’odio mortale e l’invidia – scriveva un noto romanziere francese – sono una vera malattia”.Parlane con qualche amico fi dato, ti sarà di giovamento.Che dire ancora. Io sono presidente di questa gloriosa associazione di combat-tenti per la libertà, qualifi ca che lo Stato democratico ci riconosce.Siamo un esercito in crescita. A Reggio l’ANPI conta quasi 5000 aderenti, tra vec-chi e nuovi “resistenti”. Io porto il vanto di avere proposto di aprire le porte del-l’associazione ai giovani, perché diventi un vero vivaio di democrazia antifascista.Allora tu pensi di ammazzare solo me. E gli altri cinquemila? Pensaci e rifl etti bene, con serenità su tutto ciò.La guerra di Mussolini e di Hitler ha pro-vocato 50 milioni di vittime. Mi pare che per qualche secolo bastino.Poi, al mio paesino di montagna, i vecchi muoiono di morte naturale.

Giacomo Notari

Le minacce di morte a Giacomo Notari e allo storico Massimo Storchi

Lettera aperta di Notari al telefonista anonimo

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politica

A colloquio con Giulio Fantuzzi,

Liana Barbati, Jones Reverberi, Giuseppe Notari,

Gianni Tasselli, Donato Vena.

L’ex Unione dopo la sconfi tta elettorale.

Fantuzzi, dopo il non eccezionale risulta-to elettorale complessivo del Pd – nella nostra provincia, ad esempio, in alcune zone della Bassa reggiana la situazione è diffi cile – avete iniziato ad interrogarvi su quali priorità insistere per defi nire più concretamente la vostra “personalità” politica? In altre parole, diffi cile vivere di rendita sul passato… il 33% ricorda la percentuale del Pci degli anni ’70, inoltre la maggior parte dei dirigenti che hanno portato al Pd provengono da quell’espe-rienza, come da quella democristiana…In provincia di Reggio Emilia un eletto-re su due ha votato PD. Penso sia stato davvero un buon debutto, per nulla scon-tato. Si tratta di un risultato di grande incoraggiamento ma anche di altrettanta responsabilità per un Partito nuovo che ha solide radici ma anche un fusto tutto da coltivare. Comunque, nessuno nel PD si illude di vivere di rendita. Per il nostro Partito questo è il momento della progettualità politica, insieme alla gente, al mondo del

lavoro e delle imprese. La nostra bussola è orientata verso il futuro e non verso un passato certamente importante. La storia dei partiti principali che hanno deciso di dare alla luce il Partito democratico è gloriosa, sicuramente da ascrivere a una delle esperienze più belle del movimeto politico riformista italiano ed europeo. Di quello straordinario insegnamento non in-tendiamo buttare nulla. Anzi: proprio su quel terreno intendiamo costruire la via dell’innovazione politica, indispensabile per il nostro Paese. La nascita del PD, del resto, ha indotto anche lo schieramento di centrodestra a riorganizzarsi nel PDL, producendo una semplifi cazione della rappresentanza politica che i cittadini nel segreto dell’urna hanno dimostrato di ap-prezzare.

Spesso, mi pare, che l’agenda politica sia dettata più dalla opposizione (Pdl, Lega) che dalla vostra iniziativa – o per le meno è quello che sembra emergere dalla stam-pa – sicurezza, immigrazione, clande-stinità, organizzazione urbana ecc.. Da tutto ciò però il tema del lavoro sembra espunto. Che rapporto con il sindacato, che in qualche misura sembra aver perso il polso della realtà, con i lavoratori…?Le opposizioni esercitano il loro ruolo, alla ricerca di una visibilità politica che naturalmente gli è possibile andando alla

ricerca di ciò che spesso tende a “fare” notizia. E’ un po’ il gioco delle parti, ri-producibile anche a livello nazionale. La maggioranza ha però il compito di go-vernare, la responsabilità di essere più at-tenta a rispondere tutti i giorni ai bisogni della gente. Sulle questioni legate alla sicurezza il PD ha nei giorni scorsi istituito un gruppo di lavoro in cui vi sono personalità autore-voli pronte a dare il loro contributo per analizzare un fenomeno che non riguarda solamente Reggio Emilia. Penso che le proposte che scaturiranno saranno molto utili soprattutto sul fronte della preven-zione: la sicurezza dei cittadini è consi-derata dal PD tra le priorità da seguire attentamente. Quanto alla clandestinità la posizione del PD è nota: essa non può essere conside-rata reato. Per quanto riguarda il rapporto con le or-ganizzazioni sindacali il PD dialoga con tutti, nel rispetto di una robusta autono-mia che sul versante della concertazione darà sicuramente buoni risultati.

Quale rapporto futuro con la sinistra in ambito sia politico sia amministrativo? Forse è prematuro ma è un argomen-to, visto la forza montante della destra, che dovrà essere in qualche misura affrontato.

Giulio Fantuzzi, segretario provinciale PD“Buon debutto a Reggio del PD”

il servizio è a cura di Glauco Bertani

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7giugno-luglio 2008notiziario anpi

politicaIl confronto a sinistra è aperto e l’attua-le collaborazione nel governo degli Enti locali lo dimostra. Il PD intende portare a termine questa legislatura nel modo più produttivo possibile e proporre un pro-gramma per le prossime Amministrative capace di dare risposte concrete alle atte-se delle nostre comunità. Differenti posizioni politiche possono rappresentare una ricchezza di elabora-zione ma a volte, anche a Reggio Emilia, nel centrosinistra si verifi cano situazio-

ni non sempre facili da portare a sintesi unitaria. Voglio sperare che l’esperienza del governo Prodi e l’esito delle Politiche dell’aprile scorso abbia insegnato qualco-sa. Da quella vicenda il PD ha rafforzato il proprio convincimento di Partito a vo-cazione maggioritaria.Tuttavia, attualmente è forse prematuro intrevvedere scenari futuri. Insomma: il cantiere è aperto.

Resistenza, Costituzione, che è il 60°. Al

di là delle parole, i dettami costituzionali non sarebbero la miglior base di partenza per parlare di diritti (e doveri) e anche di lavoro, la Repubblica è fondata sul la-voro…Resistenza e Costituzione sono entrambi nel DNA fondativo del Partito Democra-tico. In quei valori ci riconosciamo piena-mente e intendiamo difenderli nella loro integrità.

Liana Barbatisegretaria provinciale Italia dei Valori“al servizio dei cittadini, che sono “i nostri datori di lavoro…”

Perché la vostra affermazione elettora-le?Il programma elettorale in undici punti dell’IdV è stato un programma chiaro, condiviso dalla gente. Il nostro slogan po-litico era “Fatti, non Parole”. E Antonio Di Pietro si è battuto contro l’indulto, ed ha avuto ragione, non è servito a vuotare le carceri ma a mettere in circolazione al-tri malviventi. Si è battuto contro la depe-nalizzazione del falso in bilancio, e con-tro il confl itto di interressi di Berlusconi e per la libertà di informazione.

Perché la prima scelta politica del dopo elezioni è stata di non rispettare il patto elettorale con il PD?Non è vero che non abbiamo rispettato il patto. Noi avremmo fatto il gruppo unico da subito, ma sono emersi due modi di intendere l’opposizione. Veltroni è partito con la strategia suicida del dialogo, men-

tre noi vogliamo fare un’opposizione dura e senza sconti. Non dimentichiamo certo la storia politica e personale di Berlusco-ni, non gli perdoniamo di aver candidato un fascista come Ciarrapico, il centrode-stra ha dichiarato di voler riscrivere i libri di storia, ha detto che i giudici che sono pazzi.Berlusconi con il controllo dell’informa-zione sta tentando di instaurare una ditta-tura dolce. L’intervento di Di Pietro alla Camera è stato ripreso da Fini con le stes-se parole che furono usate nei confronti di Matteotti.Altro che dialogo! Qui ci vuole un’oppo-sizione ferma e durissima.

Come immagina il percorso politico del-l’IdV?“Meno loft, ma più tost”, come dice Di Pietro, al servizio dei cittadini, che sono “i nostri datori di lavoro”, e per questo se il governo varerà leggi utili ai citta-dini noi le voteremo, ma stando sempre attenti, perché non ci si può fi dare di chi ha troppi interessi privati in gioco, e, ad esempio, non rispetta nemmeno le sen-tenze della Corte di Giustizia Europea su Rete4 che deve andare sul terrestre. I cit-tadini devono sapere che per questo stia-mo pagando una multa salatissima, con le nostre tasche. Non intendiamo essere collaborazionisti con Berlusconi, Con-tro questo vergognoso sopruso non resta

che un motto: Resistere, Resistere, Resi-stere, fi no al limite del possibile contro questo inaccettabile modo di governare nel proprio interesse personale a scapito di quello collettivo, contro il tentativo di sopprimere la libertà ed il pluralismo del-l’informazione. E’ un confl itto d’interessi senza soluzione. E’ una vera emergenza democratica! Di qui un “avviso ai naviganti” per il PD: va bene il bon ton e il dialogo, ma lui è il lupo e voi gli agnelli. Noi gli agnelli non li saremo e denunceremo i suoi raggiri in tutte le sedi italiane ed europee.

E il rapporto con il PD?Considerato che tutti si dicono autosuffi cienti ma nella realtà mi pare che la destra sia in espan-sione anche a Reggio e il dubbio che soli non si vince è forte? Forse è un argomen-to prematuro ma conviene forse comin-ciare a rifl etterci.Ovvio che il PD resta il nostro interlocu-tore privilegiato, lo abbiamo sostenuto anche in questa legislatura, qualche volta con criticità, ma mai mettendo in diffi -coltà l’alleanza dell’Unione, come han-no fatto altri partiti, che oltretutto hanno rappresentanza nelle giunte di Comune e Provincia e persone negli Enti.Ovvio però che le alleanze si faranno su un programma da costruirsi insieme, se c’è interesse, perché non siamo interessati a seguire il carro di nessuno.

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8 giugno - luglio 2008notiziario anpi

politicaNiente abbiamo, niente abbiamo chie-sto, anche se adesso siamo il partito che a Reggio ha preso il 4,97%, cioè il pri-mo partito dopo il PD del centrosinistra, e niente vogliamo, se non dare il nostro contributo sempre dalla parte dei citta-dini, con le nostre battaglie: riduzione della spesa pubblica, azzeramento delle consulenze, riduzione delle circoscrizio-

ni, scelta fra Comunità montana o Unione dei comuni, perché due sono inutili, no al-l’inceneritore, sì alle energie alternative, partecipazione attiva dei cittadini e più sicurezza.Ovvio che ora sta al PD decidere se è in-teressato ad una futura alleanza nella no-stra provincia e in comune con l’IdV. Per il momento non abbiamo ricevuto segnali

di interesse, anzi li vediamo chiari e di-chiarati, con l’UDC, ma ognuno è libero di scegliersi gli alleati che vuole. Come dicevo all’inizio: fatti e non parole, sem-pre dalla parte dei cittadini.

Jones Reverberi esponente provinciale Sinistra democratica“rilanciare il processo di costruzione di un nuovo centrosinistra…”

Quali, secondo lei, le ragioni locali e na-zionali della sconfi tta elettorale?Credo occorra essere franchi nel rispon-dere: gli elettori non hanno ritenuto “uti-le” votare per la Sinistra arcobaleno. For-se sarà semplicistico, ma questo è.Le ragioni per le quali gli elettori hanno compiuto questa scelta sono invece più complesse e neppure facilmente indivi-duabili, se non per sommarie linee.Penso che in modo rilevante, ancora una volta, abbia funzionato il richiamo anti-berlusconiano. Parte grande dell’elettora-to di sinistra ha ritenuto, illusoriamente, che per battere Berlusconi fosse meglio votare PD, aderendo all’insistita, forsen-nata propaganda sul “voto utile”. Così, pure, penso abbiano avuto peso non se-condario, gli attacchi ai “partitini”, ai “nanetti”, indicati quali responsabili del-l’ingovernabilità del paese. Una colossale balla, un inganno che però ha funzionato. Un inganno, perché la forza vera di una democrazia la si coglie dalla capacità che essa ha di capire e tutelare le minoranze. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la si-nistra cancellata dal parlamento, il PD sconfi tto nettamente, Berlusconi, la de-stra, la lega al governo.Altre ancora ovviamente, più profonde, più lontane nel tempo sono le ragioni, le scelte che hanno determinato l’esito elet-torale, per noi così negativo. A comincia-re da una delusione profonda per i risul-tati del governo di centrosinistra guidato da Prodi. Chi faticava ad arrivare alla fi ne del mese col governo Berlusconi, prima, ha continuato a farla, forse un poco di più, anche sotto il governo Prodi, poi. Così

non si raccolgono consensi, ed è stata la sinistra a pagarne il prezzo più alto. Ed ancora. Una compagine di governo sfi lac-ciata, nella quale le forze più moderate, Dini, Mastella, hanno impedito ogni pos-sibilità di cambiamento: dai diritti civili, al confl itto d’interessi, alla redistribuzio-ne, a salari, stipendi, pensioni delle mag-giori entrate fi scali, sino a provocare la caduta del governo. Si può rimproverare alla sinistra “radicale” un atteggiamento confl ittuale, certo non la caduta di Prodi. Si può, anzi, dire che abbiamo pagato per aver votato, per senso di responsabilità, scelte non condivise.La sconfi tta elettorale è al tempo stesso una profonda sconfi tta culturale, più dif-fi cile da recuperare.E’ passata nel Paese, è divenuta egemone l’idea di società, gli stili di vita, il model-lo sociale e di comportamento del centro-destra.

Pensa sia stato giusto uscire dal Pd?Va precisato che noi non siamo usciti dal PD, non vi siamo mai entrati, era inevi-tabile.Noi non potevamo e non possiamo accet-tare che l’Italia sia l’unico paese europeo a non avere un grande partito di sinistra, legato alla storia del movimento operaio. Oggi a maggior ragione, dopo le scelte a “vocazione maggioritaria” compiute da Veltroni con disastrosi risultati, le ragioni che ci hanno portato a non condividere la scelta del PD hanno piena validità. Esse sono così presenti. Che, anche se in modo tardivo, alcune crepe cominciano a veder-si anche all’interno del PD.

Che prospettive per la sinistra? Vi è una prospettiva sola, al momento, ri-lanciare il processo di costruzione di un nuovo centro-sinistra, abbandonando ogni velleità maggioritaria, ed ancor più l’idea di un paese bipartitico. Le corse solitarie fanno vincere la destra. E che destra! La destra che qui, a Reggio Emilia, ha pro-posto la cancellazione del 25 Aprile (altro che pacifi cazione). E’ necessario, inoltre, che la sinistra compia con coraggio la scelta defi niva di misurarsi col governo della società contemporanea.Società complessa, non rinchiudibile, non riconducibile dentro le categorie, politi-che e sociali, di un passato anche recente. Personalmente sono per la costruzione di un inedito soggetto politico, unitario e plurale della sinistra. Una sinistra di go-verno, al pari di altre grandi forze della sinistra europea.Una sinistra capace di incalzare sul ter-reno programmatico e della “moderniz-zazione” dell’Italia, il PD, che è per sua stessa defi nizione non più di sinistra, ma al tempo stesso in grado di dare corpo, in-sieme al PD ed ad altri ad un’alleanza di centrosinistra per sconfi ggere le destre.Sono per una sinistra che non si rinchiu-de, anche simbolicamente, all’interno di passate certezze, ma capace di navigare in mare aperto, prendendo vento e spruzzi in faccia. Una sinistra che così non fosse, sarebbe una sinistra a “vocazione minori-taria” che ancorché legittima, non serve al paese.

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9giugno-luglio 2008notiziario anpi

politica

“Il collocamento dei Verdi nello scenario politico lo-cale è a tutto campo…”

Quali, secondo lei, le ragioni sia locali sia nazionali della sconfi tta elettorale?Le ragioni della sconfi tta sono ormai sotto gli occhi di tutti: la coalizione della sini-stra arcobaleno è sorta troppo frettolo-samente per dare credibilità risposta alla proposta elettorale del centrosinistra; per il nostro partito e per la sinistra rappresen-tava un’opportunità storica l’alleanza del-la sinistra plurale, laica e ambientalista, recuperando quei temi per noi fondamen-tali come l’ambiente, nuovi diritti, laicità e pace cancellati da deriva moderata dello schieramento di veltroni. Ma la coalizio-ne ha pagato lo scotto di rinchiudersi nel radicalismo dei vecchi slogan della sini-stra che male si sposavano con le richie-ste di un paese e di una politica moderni, di bisogni reale o indotti della gente, di venire tritutata dalla volontà comune dei due poli di potere di far letteramente spa-rire le voci e le idee degli altri partiti alla luce di una legge elettorale tanto criticata ma poi largamente spalleggiata dal bipo-larismo dilagante.

I Verdi sono divisi in tanti tronconi, che fare?Noi abbiamo rappresentato da sempre al nostro interno la rappresentanza del sog-getto ecologista che ha lavorato sui mol-teplici fronti e allargato il proprio raggio d’azione favorendo la costruizione di una «rete comune» basata sui contenuti e su-gli obiettivi; un sistema rappresentato da tutte quelle alleanze che parlano alla so-cietà e a tutte le sue forme d’epsressione. Dentro a questa composita rappresentaza esistono mille voci che non possono che

favorire il dibattito e la crescita pluralista delle idee con l’unico obiettivo di lavora-re per la salvezza del nostro pianeta e del nostro fututo. Vige come per tutti i partiti la regola della maggioranza e della minoranza e la capa-cità di cogliere a livello centrale le giuste decisioni da parte degli organismi demo-craticamente eletti.

I temi ambientali che sono nel vostro DNA, in questi anni sembrano andati un po’ persi per strada “soffocati” dalle vo-stre tensioni interne e non certo perché sia venuta meno la loro urgenza, come reinserli nel tema politico? La forma par-tito, per voi, ha ancora senso?Non sono affatto d’accordo con tale affer-mazione. Mai come in questi ultimi anni le tematiche ambientali sono al centro del-l’attenzione politica del nostro paese. La fi nanziaria 2008 ha visto per la prima vol-ta la manovra più ecologica della Repub-blica: 20 miliardi di euro in tre anni tutti fi nalizzati a istituire norme strutturali che infl uenzeranno radicalmente il modo di costruire, di produrre energia, del poten-ziamento dell’uso delle fonti rinnovabili e del taglio signifi cativo alla produzione di CO2, detrazioni e fondo per la salvaguar-dia della fl ora della fauna, dei paesaggi di pregio, delle aree protette, per la lotta alla disparità dell’accesso alle risorse idriche e per il recupero delle ferrovie dismesse. Come vede grandi obiettivi tutti mira-ti a dare risposte alle tematiche di tutela ambientale e dell’uomo, della sua salute della sua dignità della difesa dei diritti e dell’integrazione, contro la xenofobia e la paura. Il raggiunmgimento di tali, importanti ed urgenti obiettivi scaturisce da una strate-gia del partito avulsa dalle tensioni a cui lei si riferisce. Parlei piuttosto di strategie esterne non certo riferite al mio partito, ossia di quelle forze politiche che sono la cartina tornasole delle linee di svilup-po fondate su un’economia incentrata allo spreco ed allo sfruttamento del bene comune. Le politiche che affi orano dal Governo d’oggi fanno sì che la voce dei Verdi e dell’ambientalismo deve essere

sempre più presente e combattiva se non si vuole portare il paese verso un punto di non ritorno. Tale battaglia la si potrà condurre attraverso tutte le forme e le al-leanze necessarie presenti nel panorama politico e della società civile.

Perché, nonostante la sconfi tta, tutte le cariche dirigenti sono state riconferma-te?Nonostante l’Esecutivo della Federazione Nazionale abbia presentato le dimissioni, il problema resta sospeso per decisione del consiglio nazionale federale, nel frat-tempo il presidente Pecoraro Scanio si è dimesso e il partito è retto dall’esecutitvo nazionale composto da 6 persone che ver-rà affi ancato da 12 persone rappresentanti le varie federazioni regionali.E’ previsto inoltre un congresso straordi-nario a metà luglio preceduto da congressi straordinari provinciali per l’elezione dei delegati, da svolgersi entro il 6 di luglio

E il rapporto con il Pd? Considerato che tutti si dicono autosuffi cienti ma nella realtà mi pare che la destra sia in espan-sione anche a Reggio e il dubbio che soli non si vince è forte? Forse è un argomen-to prematuro ma conviene forse comin-ciare a rifl etterci.Anch’io non nutro dubbi che una certa destra stia pericolosamente prendendo piede anche nella nostra città facendo leva e amplifi cando le paure del diverso o gli sprechi della pubblica amministrazione; si levano scudi e si sbandierano arroganti promesse non per il bene della comunità ma per mere speculazioni elettorali.Il collocamento dei Verdi nello scenario politico locale è a tutto campo e in fase di discussione ed elaborazione all’interno degli organismi eletti affi nchè la possi-bile scelta sia condivisa; fondamentali e determinanti saranno poi le valutazioni sulle posizioni del PD, nonché la coeren-za dimostrata dal raggiungimento degli impegni programmatici sottoscritti dalle coalizioni in cui sono presenti i nostri rappresentanti nelle diverse realtà ammi-nistrative della provincia.

Giovanni Notarisegretario provinciale Verdi

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10 giugno - luglio 2008notiziario anpi

politica

“il tesoretto andava distribuito ai lavoratori e ai pen-sionati…”

Gianni Tassellisegretario provinciale PRC

Quali, secondo lei, le ragioni sia locali sia nazionali della sconfi tta elettorale?La mancanza della presenza tra i ceti popolari, che non sentono più la sinistra come sinonimo di solidarietà, ma soprat-tutto la delusione per l’ennesima prova di incapacità del centrosinistra al governo: il tesoretto andava distribuito ai lavoratori e ai pensionati a ottobre 2007 e non rispar-miarlo per consegnarlo a Berlusconi. E’ la seconda volta che Prodi risana i conti, il centrosinistra perde e consegna tutto di nuovo alla destra.Adesso il PD vuole il dialogo con Berlu-sconi invece che con la sinistra: bravi.

Quali le mozioni in campo per il congres-so del luglio prossimo e in che cosa si dif-ferenziano?Posto che Ferrero e Grassi volevano un congresso a tesi per consentire una di-scussione libera e unitaria nel partito, e invece altri hanno voluto a tutti i costi un congresso per mozioni contrapposte, la mozione che essi rappresentano (alla qua-le ho aderito) vuole mantenere il partito della Rifondazione comunista in campo, lavorando insieme con altre forze di sini-stra. Vendola e Giordano vogliono opera-re per una costituente di sinistra che porti alla nascita di un altro soggetto politico,

diverso dal PRC. La mozione Pegolo-Ma-sella vuole fare una costituente col PDCI per unifi care i comunisti, mentre l’area FalceMartello vuole una svolta operaista. L’ultima mozione ha per titolo disarmia-moci .... al fondo la differenza sta se Ri-fondazione Comunista deve esserci anco-ra o no, e io dico di sì.A partire dal fare subito l’opposizione alle destre e a Berlusconi.

Che prospettive per la sinistra?Grandi, se il PD vuole rappresentare solo Confi ndustria, avere solo rapporti con Casini e Berlusconi, ignorare le istanze sociali, le esigenze dei lavoratori e dei pensionati. Ma piccole se i rapporti coi soggetti sociali restano solo sulla carta o si praticano tra gruppi politici o sono presunti attraverso i simboli. Occorre un impegno militante a partire dalla base dei rapporti umani. E occorre una nuova via di comunicazione coi giovani.

E il rapporto con il Pd? Considerato che tutti si dicono autosuffi cienti ma nella realtà mi pare che la destra sia in espan-sione anche a Reggio e il dubbio che soli non si vince è forte? Forse è un argomen-to prematuro ma conviene forse comin-ciare a rifl etterci.

Io penso che sia stato un grave errore pensarsi autosuffi cienti da parte del PD, rompendo a sinistra e rompendo l’unità antifascista. Essere in partiti diversi non signifi ca fare sempre atti di rottura, signi-fi ca perseguire obiettivi diversi, ma avere alleanze e unità su alcune questioni, come la difesa della Costituzione antifascista. Su questo punto troppi nel PD pensano di usarla come merce di scambio con Ber-lusconi. Pensiamo solo a Violante che partecipa ai convegni per riabilitare Al-mirante. Mi sembra un fatto gravissimo. Come fa Veltroni a ricordare Maria Cervi, dimenticare l’antifascismo e lasciar fare a Violante?Quanto alla realtà reggiana, mi pare che il PD debba riconoscere il ruolo di Rifon-dazione comunista, e senza preclusioni. Noi siamo disponibili al dialogo, ma con una chiarezza cristallina. E se si fi rma un accordo, poi le cose si fanno, altrimenti la gente se ne va via.

dopo la sconfi ttL’ex L’ex UnioneUnione

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11giugno-luglio 2008notiziario anpi

politica

“ Il PdCI è quello che ha meno respon-sabilità degli altri…”

Donato Venasegretario provinciale PdCI

Quali, secondo lei, le ragioni sia locali sia nazionali della sconfi tta elettorale?La Sinistra l’arcobaleno, con un potenzia-le di partenza del 10,2%, senza contare il presunto apporto di voti di SD, si è ridot-ta di oltre un terzo ottenendo una sonora bocciatura dagli elettori. Una bocciatura che sancisce la volontà del nostro eletto-rato di considerare conclusa l’esperienza de “La Sinistra l’arcobaleno”.Una parte consistente del notro elettorato non si è recato al voto perché deluso dei 18 mesi di governo Prodi. Deluso da una fallimentare esperienza di governo dove alla prima fase, quella del risanamento economico, non è seguita la fase della re-distribuzione. E’ vero che di questo non abbiamo colpa, ma abbiamo lasciato in campagna elettorale che altri ci addossas-sero queste responsabilità senza contro-battere energicamente.Alcuni comunisti “delusi”, che non si sono astenuti, hanno dirottato il loro voto di protesta sui due simboli che richiama-vano fortemente il lavoro. L’errore più grosso è stata l’affermazione fatta da Bertinotti a tre giorni dal voto, “il Comunismo come tendenza culturale”. Il PdCI (ma anche parte di RC) ha sempre parlato di confederazione e non di un par-tito unico. Di fatto un numero ristretto di dirigenti di RC e SD, senza nessuna di-

scussione che coin-volgesse gli iscritti delle forze politiche interessate, hanno vo-luto forzare la mano per una costituente subito dopo il voto, annunciando uno

scioglimento sicuro dei quattro partiti.La campagna mediatica sul voto utile por-tata avanti da PDL e da Veltroni, ha avuto gioco facile ed un enorme ruolo l’hanno svolto i mezzi di comunicazione di mas-sa che hanno alimentato e sposorizzato l’idea. Non per ultimo oscurato il nostro programma.La buona fede di parte del nostro popolo è stata carpita ed ha ritenuto il voto al PD, più utile per battere Berlusconi. Si è fatto credere che il PD potesse vincere vera-mente, in realtà è avvenuto che Veltroni ha dissanguato la sinistra, che per cinque anni non sarà rappresentata in parlamen-to, non ha preso un voto verso il centro, ha fatto vincere Berlusconi e si è fatto di-stanziare di 9 punti percentuali.L’immigrazione e la sicurezza, infi ne, sono stati due argomenti dove la sinistra ha lasciato, a volte col proprio silenzio, gioco facile alle destre.

Perché tutte le cariche dirigenti sono sta-te riconfermate?Il PdCI è quello che ha meno responsa-bilità degli altri. In ogni caso la segrete-ria nazionale, all’unanimità, ha deciso di indire un congresso straordinario che si concluderà a luglio, dove la base del par-

tito potrà decidere chi riproporre e chi no alla direzione del partito. Se la tendenza è l’aggregazione delle for-ze politiche al centro e a destra, perché ritenete improponibile un’unità a sini-stra? È solo questione di simbolo, di falce e martello?Noi siamo per l’unità della sinistra, è scritta anche nel nostro simbolo “per la Sinistra”. Quello che vogliamo è il rispet-to di una tempistica a tappe. Riteniamo che prima di unifi care le varie anime della sinistra italiana (cosa che avevamo intra-preso con la Sinistra l’arcobaleno, boccia-ta dai nostri stessi elettori), si debba unifi -care la componente comunista, essenziale per avere una sinistra forte in Italia. Ecco perché sollecitiamo i compagni di Rifon-dazione, e quanti si identifi cano comuni-sti in Italia, di sposare questo progetto.

E’ ancora proponibile un’alleanza con il PD?Certo! Io credo che nella prossima tornata elettorale del 2009 il PdCI, dove troverà un’intesa sui programmi e, quindi, potrà incidere tenendo presente le dovute pro-porzioni, lavorerà per il centrosinistra. Dove invece non si riuscirà a fare sintesi, il PdCI presenterà proprie liste o troverà alleanze diverse ma compatibili. In ogni caso nei comuni superiori a 15.000 abi-tanti, in provincia e nelle circoscrizioni di Reggio Emilia, i Comunisti italiani saran-no presenti con il proprio simbolo.

taL’ex Unione

elettorale.elettorale.

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12 giugno - luglio 2008notiziario anpi

politicaAbbiamo chiesto

a Gina Predoni, assessore ai Diritti di

cittadinanza e Pari opportunità,

a che punto è il discusso progetto

“nomadi”. Qui di seguito

la sua risposta.

alla cittàalla città

Il progetto che ha portato alla scelta di trasformare radicalmente la sistemazione abitativa delle famiglie nomadi attual-mente residenti nell’area di Via Gramsci nasce a conclusione di un percorso di ri-strutturazione complessiva dei campi so-sta, avviato già alcuni anni fa con quello di Roncocesi e proseguito con l’area di Via Da Genova (Foscato). L’obiettivo è il medesimo: garantire una migliore vivibilità alle famiglie coinvol-gendole maggiormente affi nché si pren-dano cura del luogo in cui sono accolte e lo vivano come “casa propria”. Si cerca quindi di superare, come già fatto in altre città, la logica del “campo sosta” in cui

vivono 20-30 nuclei e che diventa spes-so un vero e proprio “ghetto”, a favore di piccoli progetti a dimensione più familia-re e per questo maggiormente “distribui-ti” sul territorio.Il progetto denominato “dal campo alla città” segue le linee indicate dalla Regio-ne Emilia Romagna e dall’Unione Euro-pea per l’integrazione della popolazione nomade. Le famiglie vedono nell’uscita dal campo sosta un miglioramento della propria condizione di vita: i nuclei che lo hanno fatto conducono una vita sostan-zialmente più autonoma e con un livello di “assistenzialismo” assai minore rispet-to a chi si trova ancora nei campi sosta. Il progetto, ricordiamo, ha per obiettivi:– l’implementazione dell’attuale linea di intervento dell’Amministrazione comu-nale per il miglioramento delle condi-zioni di vita della comunità sinta anche attraverso il superamento dei campi sosta nella loro concezione originaria;– la sperimentazione di una nuova forma abitativa attraverso l’individuazione e la sistemazione di uno spazio privato e di servizi adeguati. La microarea è un’area di piccola estensione dove risiede una sola famiglia allargata (10-12 persone) che dispone di uno spazio privato e di ser-vizi adeguati;– l’accompagnamento concreto di un nucleo specifi co in un percorso di auto-nomia, responsabilizzazione, inclusione, che preveda l’ingresso nella nuova area, la sua gestione e manutenzione, il soste-

gno alla formazione, alla scolarizzazione, all’inserimento lavorativo;– l’intervento sul territorio a tutti i livelli (istituzioni, privato-sociale, cittadini) per stimolare percorsi di conoscenza-acco-glienza reciproca, condivisione di diritti e doveri, così da favorire un effettiva con-vivenza.Attualmente gli operatori stanno indivi-duando, sulla base dei requisiti posti dal-l’Amministrazione autonomia economi-ca, relazione positiva con i servizi, giova-ni con capacità e disponibilità lavorativa, il gruppo familiare con il quale avviare un percorso di accompagnamento all’uscita dal campo che prevederà la sottoscrizione di un patto di diritti e doveri riguardanti la permanenza. La famiglia assegnataria dovrà infatti assumersi l’impegno della cura e della manutenzione dell’area. Ogni spesa (utenze, manutenzione, interven-ti successivi, sistemazione del verde…) sarà infatti a carico della famiglia stessa. Il percorso intrapreso con il progetto “dal campo alla città” rappresenta come ri-badito più volte un cammino innovativo e complesso in grado di portare ad una maggiore integrazione. La sua durata, come per tutti i percorsi di autonomia, non può essere quantifi cata, e si chiuderà solo dopo un patto di legalità e responsa-bilità con la famiglia nomade, relativo ai doveri che ogni cittadino deve rispettare, all’inserimento lavorativo e alla possibili-tà di gestire la microarea.

Gina Pedroni

Dal campoI Sinti a Reggio Emilia

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13giugno-luglio 2008notiziario anpi

politica

alla città

Come è ben noto, una delle prime propo-ste, dopo l’elezione di Alemanno a Sinda-co di Roma, è stata quella di intitolare una via della Capitale a Giorgio Almirante. Di fronte alle proteste di molti, a motivo dei trascorsi fascistissimi e sempre orgoglio-samente rivendicati dall’on. Almirante, alcuni esponenti della componente AN ex Msi del berlusconiano Pdl (Andrea Ron-chi e Maurizio Gasparri) si manifestano sorpresi e indignati.“Come si può parlare di pacifi cazione na-zionale – proclamano i due – quando la solita sinistra non perde occasione per at-taccare?”. Fanno poi seguire un “appello al Partito democratico e al centrosinistra” perché diano il via libera all’intitolazio-ne.“Almirante - spiega Ronchi - è stata una grande fi gura della politica italiana. Molti di noi devono tanto al suo insegnamento”.

Di quest’ultima proposizione non dubi-tiamo affatto. Sulla precedente: “grande fi gura della politica italiana”, che fa il paio col non dimenticato “Mussolini più grande statista del Novecento”, del non ancora sdoganato Fini, qualche osserva-zione la avremmo.Almirante fu redattore capo della oscena rivista “La difesa della Razza”, diretta da Interlandi, rivista, per chi non lo sapesse, specializzata (dal 1938) nella campagna antisemita e razzista in genere (avevamo le colonie e anche coi “negri” dovevamo mantenere le distanze). Durante la Re-pubblica sociale al servizio dei nazisti, lo stesso Almirante fu capo di gabinetto del ministro Mezzasoma, ed in tale qualità ebbe anche a fi rmare un famoso manife-sto che annunciava la pena di morte per antifascisti e partigiani. Venne reso pub-blico nei primi anni Settanta, quando vari

esponenti reggiani e nazionali di sinistra vennero querelati per diffamazione aven-do defi nito lo stesso Almirante “fucilatore di partigiani”. E in quel manifesto, fi rma-to da Giorgio Almirante, la pena indicata per i partigiani era appunto la fucilazione. La querela almirantiana fi nì con l’assolu-zione di tutti i querelati e col pagamento delle spese processuali a carico del que-relante.Ora, se proprio Alemanno e camerati vo-gliono insistere, e far passare la loro pro-posta a colpi di maggioranza (ce l’hanno), rimane un solo dubbio. In quale zona di Roma intitolare la via ad Almirante? Nei pressi dell’antico ghetto ebraico del “Por-tico d’Ottavia”? O in Via Tasso, dove tanti antifascisti (compreso il reggiano genera-le Dàrdano Fenulli) furono torturati prima della fucilazione? (a.z).

Una via a Roma per Almirante.

REVISIONISMI E ROMANZONI SCRITTI E FILMATI

Pansa e Reggio EmiliaNon abbiamo ancora letto l’ultimo romanzo di Giampaolo Pansa, ancora una volta, crediamo di capire dalle recensioni e dalle crescenti comparsate televisive e radiofoniche dell’A., dedicato a dipingere un territorio reggiano metà anni Quaranta percorso da bande di assassini ovviamente “rossi”. A proposito di recensioni, segnaliamo che fi n dal primo lancio, sui quotidiani del 16 maggio, Pansa ha avuto paginoni “amici” sia sul “Giornale” di casa Berlusconi che – lato sinistro del panorama – su “La Repubblica”. Sarà perché Pansa è una penna importante del gruppo editoriale La Repubblica-L’Espresso, però dal grande quotidiano fondato da Eugenio Scalfari ci saremmo aspettati un’analisi più seria di Tre inverni della paura. Anche perché invece soltanto su “La Stampa” (16.05.08, p. 41) si è potuto leggere qualcosa, crediamo, di serio, nella recensione di Miguel Gotor:“l’impressione è che il romanzo di Pansa vada maneggiato con cura perché rischia di intossicare il lettore. Da tempo la sinistra italiana ha condannato gli eccessi compiuti dai partigiani… Comprendere il dolore delle vittime non può signifi care perdere la distinzione tra i torti degli sconfi tti e le ragioni dei vincitori, indugiando in un’apologia dell’attendismo e del grigiore che punta a blandire l’Italia perenne del qualunquismo e dell’antipolitica. Oggi come allora”.

Ferida, Valenti e Villa TristeAnche il fi lm di Giordana sulla vicenda degli attori Luisa Ferida e Osvaldo Valenti non lo abbiamo ancora visto. Ma anche in questo caso, da ciò che si è letto su vari giornali, e dalle dichiarazioni di intenti del regista, ci troviamo di fronte ad un caso di “rovescismo” delle vicende resistenziali. I due attori fucilati dai partigiani per la loro partecipazione alle “attività” della famigerata Banda Koch, pare vengano presentati come vittime pressoché innocenti della solita violenza rossa.Però non ci è sfuggita una lettera in merito su “La Repubblica” del 22.05 u.s., fi rmata da Anna, Bettina e Renzo Foa, nella quale viene citata una dichiarazione della loro madre, Lisa Giua Foa (moglie di Vittorio Foa, deceduta nel marzo 2005) che nel 1944 fu appunto detenuta a Villa Triste (Milano), dichiarazione che fu a suo tempo (1994) pubblicata sul mensile “Una città”.“Ma guarda un po’ – vi leggiamo – noi che stavamo sotto, nelle cantine [...] non ci siamo accorti del dramma di questi due personaggi che arrivavano su macchine fuori serie, prendevano la cocaina, banchettavano nei piani superiori e poi si divertivano a torturare o veder torturare la gente”.Del “dramma” dei due pare dunque si sia accorto il regista Giordana. Con la ventata di destra che ammorba il Paese chissà di quanti altri drammi verremo in futuro informati. Di quelli dei torturatori alla reggiana Villa Cucchi, alla modenese Accademia, di Eichmann e via revisionando. (a.z.)

Il testo che segue lo avevamo inviato alla stampa locale per la pubblicazione. Salvo errori non ci risulta che qualcuno dei quotidiani locali lo abbia in qual-che modo reso noto.

Dove?Dove? Al Portico d’Ottavia? Al Portico d’Ottavia? O in via Tasso?O in via Tasso?

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14 giugno - luglio 2008notiziario anpi

politica

Nella zona di Correggio in questi ultime mesi abbiamo maturato una nuova consa-pevolezza: siamo convinti che tra i lasciti etici e civili della Resistenza ci sia anche quello della lotta contro le mafi e, per la libertà dalla criminalità organizzata, per il diritto ad un lavoro legale, giusto e one-sto.L’abbiamo capito ascoltando i giovani soci della Cooperativa palermitana Pio La Torre-Libera Terra di S. Giuseppe Jato, impegnati tra mille diffi coltà nella colti-vazione di 120 ettari di terreni confi scati a boss mafi osi del calibro di Totò Riina e Giovanni Brusca nella zona dell’Alto Be-lice Corleonese.Salvatore Gibiino giovane presidente della cooperativa e altri soci della stessa hanno partecipato a decine di assemblee e incontri tenutisi nel distretto di Correggio per sostenere la campagna di sottoscri-zione “Un trattore per una terra Libera dalla mafi a”. La campagna – promossa da una decina di associazioni e patrocinata dai comuni di Campagnola, Correggio, Fabbrico, Rio Saliceto, Rolo e S. Marti-no in Rio – aveva l’obiettivo di donare un

trattore Landini per permettere alla Pio La Torre, nata il 22 giugno del 2007 con l’assegnazione da parte dello Stato dei terreni confi scati , di condurre la propria attività con un automezzo adeguato vista l’assoluta mancanza iniziale di mezzi e attrezzature.Un’iniziativa nata spontaneamente da al-cune associazioni locali, poi sostenuta con determinazione da tutte le Amministrazio-ni dei comuni della zona, come reazione alle continue intimidazioni e ai frequenti attentati mafi osi che le cooperative Libe-ra Terra, impegnate nella coltivazione dei terreni confi scati, hanno subito lo scorso anno in diverse regioni del Sud (dal taglio di centinaia di viti agli incendi di campi di grano, dallo scasso di porte e fi nestre alle devastazioni di colture in serra…). Vio-lenze e intimidazioni che hanno sollevato rabbia e indignazione anche nei nostri co-muni e che ci hanno spinto a pensare che se lo Stato, da una parte, deve rispondere ai mafi osi con l’impiego effi cace delle forze dell’ordine e della magistratura, dall’altra, pure i cittadini e la società ci-vile devono manifestare concretamente,

con proprie azioni, da che parte stanno. La raccolta fondi, iniziata la sera del 16 novembre 2007 alla Festa Resistente vo-luta dall’ANPI e dalla Sinistra giovanile di Correggio al locale Salone delle feste a cui ha preso parte attivamente il gruppo musicale dei Modena City Ramblers, ha dato poi risultati straordinari: tra i lavora-tori delle principali aziende del distretto che dopo aver partecipato alle assemblee volute dalla Camera del Lavoro della zona di Correggio e da CGIL-CISL-UIL hanno sottoscritto l’equivalente di un’ora di lavoro; tra i cittadini che hanno aderito individualmente o che hanno partecipa-to ai tanti pranzi e cene di solidarietà a Campagnola, Correggio, Fabbrico e Rio Saliceto; tra le imprese pubbliche, pri-vate e cooperative che in diverse hanno contribuito; tra le associazioni sindacali e imprenditoriali, del volontariato sociale e culturale della zona…L’ANPI ha dato importanti contributi oltre che a Correggio e a Rio Saliceto, a Campagnola (con due iniziative parti-colarmente riuscite come la serata “Piz-za Libera e Resistente” del 24 aprile e il

“Un trattore per una terra “Un trattore per una terra Libera dalle mafi e”Libera dalle mafi e”

CORREGGIO: LA CAMPAGNACORREGGIO: LA CAMPAGNA

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15giugno-luglio 2008notiziario anpi

politica

“Pranzo della Liberazione” del 25 aprile entrambe presso il locale Centro sociale) e a Fabbrico con il Pranzo della Libera-zione del 27 febbraio nell’anniversario della battaglia partigiana.Un’adesione così ampia e generosa che in poco tempo ha convinto il Comitato promotore della campagna a raddoppiare l’obiettivo iniziale: al trattore gommato Landini “Vision 105”, del costo di listi-no di 48.000 euro, si è presto aggiunto un cingolato Landini “Trekker” 85 cavalli, prezzo di listino 34.000 euro, particolar-mente adatto per le coltivazioni dei terre-ni argillosi a disposizione della giovane cooperativa antimafi a.Inoltre, i Distretti sociali reggiani della Coop. Consumatori Nordest hanno voluto aggiungere la donazione di un aratro poli-vomere idropneumatico e l’UISP di Reg-gio Emilia un atomatizzatore “Unigreen” ad elevata capacità.La manifestazione di “consegna delle chiavi” dei due trattori Landini si è tenuta a Correggio il 1° maggio scorso, in una data dal preciso valore simbolico, al ter-mine del convegno “Libera Reggio Emi-lia dalle mafi e” svoltosi poche ore prima nella Sala del Consiglio comunale per volontà del Comune e del Coordinamento regionale Libera dell’Emilia-Romagna e della successiva manifestazione sindacale CGIL-CSIL-UIL “Contro tutte le mafi e” in piazza Mazzini. Poco dopo mezzo-giorno Luca Parmiggiani, presidente del Comitato e rappresentante sindacale dei lavoratori dell’Argo Tractors di Fabbrico che produce i trattori Landini, e Maino Marchi, parlamentare reggiano compo-nente nella precedente legislatura della Commissione Parlamentare Antimafi a, hanno consegnato simbolicamente le chiavi delle due trattrici rispettivamente a don Luigi Ciotti presidente nazionale di Libera e a Salvatore Gibiino presidente della Pio La Torre. E’ stata una manife-stazione molto partecipata, con più di un migliaio di persone presenti in piaz-za Mazzini, che ha sancito tra l’altro la costituzione del nuovo Coordinamento provinciale di Libera di Reggio Emilia che ha nominato come proprio referente Giorgio Gollini dell’UISP provinciale. Il coordinamento opererà per promuovere la legalità contro il rischio di infi ltrazioni

mafi ose, per sostenere l’associazione Li-bera e le cooperative sociali Libera Terra, per accrescere la consapevolezza tra tutti i cittadini dell’importanza di combattere la criminalità organizzata alfi ne di ripristi-nare ovunque la legalità e la democrazia, in una Repubblica nata dalla Resistenza e dalle lotte di Liberazione.Al termine di questa straordinaria e lunga mattinata, sotto i portici di Corso Mazzi-ni, si è tenuto per il secondo anno conse-cutivo il pranzo “I cappelletti scendono in piazza” quest’anno con l’aggiunta nel titolo “contro tutte le mafi e”. I 450 par-tecipanti al lunghissimo banchetto volu-to dai Giovani del Partito democratico di Correggio in collaborazione con l’ANPI e la Camera del Lavoro, hanno altresì ricordato e omaggiato quegli antifascisti che durante il ventennio nero non rinun-ciavano a festeggiare il 1° maggio, festa allora abolita, pranzando in famiglia con il piatto della festa, i cappelletti per l’ap-punto, nonostante i rischi che correvano se scoperti dalle spie del regime che non avevano scrupoli a “punirli” con manga-nellate o olio di ricino.Ora il comitato “Un trattore per una terra Libera dalle mafi e” ha sostanzialmente raggiunto i suoi obiettivi, anche se i bi-sogni della cooperativa Pio La Torre e di tutte le altre cooperative Libera Terra in Sicilia, Calabria, Puglia e Campania sono ancora tanti.Chi vuole sostenere le cooperative lo può fare, prima di tutto acquistando i prodotti a marchio “Libera Terra” presenti in di-versi supermercati della provincia (pasta, olio, vino “Cento Passi”, taralli “Libera Terra di Puglia”…) ed anche partecipando alle cene di solidarietà che verranno orga-nizzate nelle prossime settimane, a partire da quelle di Correggio e Campagnola in luglio nell’ambito delle locali Feste del PD o, ancora, sottoscrivendo per contri-buire all’acquisto di ulteriori mezzi agri-coli: per informazioni ci si può rivolgere alla Presidenza del Consiglio Comunale di Correggio telefono 0522-630700 (dott.ssa Catia Scaltriti) o inviando mail a [email protected] queste terre che hanno conosciuto l’impegno e il sacrifi cio di tanti Antifa-scisti e di tanti Resistenti, deve partire un messaggio concreto, forte e chiaro,

di aiuto e corresponsabilità verso questi giovani Nuovi Resistenti. Verso questi giovani che hanno saputo ribellarsi al-l’oppressione mafi osa e che stanno testi-moniando con il loro diffi cile lavoro che un’Italia migliore, più giusta e libera, è ancora possibile.

Guido Pelliciardi

Due trattori Landini donati alla Coop. Pio La Torre-Libera Terra di S. Giuseppe Jato (PA)

Don Ciotti a Correggio durante la manifestazione del 1° Maggio 2008

Un momento del pranzo “I cappelletti in piazza contro le mafi e”

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16 giugno - luglio 2008notiziario anpi

politica

Non è necessaria chissà quale manovra per far sì che un ragazzo o una ragazza di 18 anni si senta totalmente inerme, de-luso e spaesato di fronte ad uno scenario simile. Non è diffi cile far sì che ogni suo utopi-co sogno di un futuro roseo sia cancella-to dalle sue massime ambizioni e non è nemmeno tanto diffi cile innestare in lui la voglia di capire “perché” ci debba esse-re qualcuno che, volente o nolente, lo fa sentire così. Quando ho iniziato a scrivere, il primo pensiero è andato a loro, a noi: le perso-ne che, nel nuovo millennio, si vedranno consegnare le chiavi del mondo, coloro che dovranno imparare dal passato per migliorare, se possibile, quel futuro che saremo noi stessi a scrivere, con i nostri errori, ma anche e soprattutto con il no-stro agire e con il nostro esempio di citta-dini, dopo essere stati guidati da chi ha il dovere di farci crescere al sicuro. Al sicuro dalle guerre e dalla povertà, ma anche al sicuro dal pessimismo e dal sen-so d’impotenza, dalla disillusione e dalla consapevolezza d’essere briciole per un mondo che ruota troppo velocemente e contro la nostra volontà. Siamo sempre noi che oggi stiamo cre-scendo forti della convinzione che se il mondo non può girare più lentamente e che se noi da soli non siamo più di una briciola, dobbiamo essere altrettanto con-vinti nel mettere insieme quella che noi sentiamo come rabbia, per trasformarla in

azioni volte al cambiamento, non solo nel nostro piccolo, ma in un’intera Nazione. L’Italia si è prefi ssata sessant’anni fa di fondarsi sul lavoro dei propri cittadini, di riconoscere e garantire i suoi diritti invio-labili “sia come singolo che nelle forma-zioni sociali ove si svolge la sua perso-nalità”, di assicurargli pari dignità sociale e uguaglianza davanti alla legge, aggiun-gendo che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine econo-mico e sociale, che, limitando, di fatto, la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, che impediscono il pieno sviluppo della per-sona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politi-ca, economica e sociale del Paese”.Nonostante tutto questo ci sia stato in-segnato da una Costituzione scritta con l’esperienza di persone che hanno vissu-to il Novecento dei diritti rinnegati e non garantiti, ancora oggi sembra che i passi in avanti compiuti non siano suffi cienti: ogni anno persone muoiono adempiendo al loro diritto e dovere al lavoro, perché le condizioni su cui questo si basa non sono tali da assicurare agli individui la sicurez-za di non perdervi la vita. Nella generazione dello sviluppo tecnolo-gico e scientifi co, che ormai hanno per-messo di curare molte malattie, di trovare risposte a molte necessità di sviluppo con la ricerca in ogni suo ambito, le persone continuano a morire sul posto di lavoro. Le chiamano “morti bianche”, quelle di queste vittime della speculazione delle

aziende e del degrado sociale. Morti che segnalano una situazione d’emergenza dai dati raccapriccianti. Pensiamo a quanti secoli sono passati dai tempi della Rivoluzione industriale inglese, quando i primi operai morivano nelle fabbriche e nelle miniere, quanto è passato? Molto tempo, ma evidentemente ancora troppo poco per creare nell’uomo la coscienza delle proprie priorità: prima la vita poi il guadagno, prima la vita poi l’innovazione, prima la vita poi l’avan-guardia. E’ proprio vero che, come ricordava un cantautore, “se non ti metti in mezzo alle rotaie il treno non si fermerà”, perché fi no a quando un caso di diritto al lavoro sicu-ro non viene trascurato, provocando uno scandalo, la nostra società tende a chiu-dere gli occhi, a non voler vedere, anche se sul suolo italiano sono tantissimi quei casi di persone “senza voce”, persone non ascoltate, non segnalate, invisibili che hanno come unica speranza quella di po-ter vivere ancora del loro lavoro per un giorno in più. Quello che c’è di sicuro. è che i lavora-tori del futuro molto prossimo non hanno bisogno di sentirsi dire che presto le cose cambieranno, che presto lavoreranno in condizioni sicure e che tutti quanti i loro diritti saranno rispettati, hanno bisogno di vederlo con i loro occhi. . Il primo passo per una società che ambi-sce alla serenità di coloro che ne fanno parte, è una società che è pronta a lottare perché i diritti non siano solo belle parole, ma azioni effi caci e capillari di tutela per chi lo Stato lo sostiene ogni giorno.

Giulia Cocconi

DI FRONTE AD UNO SCENARIO SIMILE

Pubblichiamo il tema di Giulia Cocconi, 18 anni, studentessa

di IV A al Liceo Linguistico Matilde di Canossa (RE).

L’elaborato è stato letto a Cerignola (Foggia), alla

manifestazione del I Maggio 2008, dedicata a Giuseppe Di

Vittorio. L’insegnante di Giulia è Lorena Mussini.

Crediamo che il tema dia a tut-ti più motivi di rifl essione.

Cerignola, 1952. Di Vittorio per le strade della città in occasione del suo 60° compleanno. [Archivio Pci, Cerignola]

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esteriAlcune Alcune

informazioniinformazionihttp://www.casadivittorio.it/primomag-gio08.html

A sessant’anni dall’entrata in vigore del-la Costituzione, e per ricordare Giuseppe Di Vittorio, la Camera del Lavoro, il Liceo scientifi co “A. Moro”, l’Istituto “M. Di Canossa”, ed il liceo scientifi co “L. Spal-lanzani”, unitamente alla Fondazione “Di Vittorio” di Cerignola, hanno sviluppato un progetto legato proprio alla fi gura del grande costituente e sindacalista scom-parso nel 1957. Il primo appuntamento per studenti e professori, è stato un Con-vegno di Studi promosso dalla Camera del Lavoro in collaborazione con gli istituti superiori sopraccitati presso l’aula magna dell’Istituto Magistrale: sono intervenuti il prof. Vincenzo Moretti della Fondazione Di Vittorio, Mirto Bassoli Segretario generale della Camera del Lavoro di Reggio Emilia, ed i docenti referenti del progetto Lorenzo Capitani e Lorena Mussini. È stata inoltre l’occasione per la proiezione del fi lm di Carlo Lizzani e Francesca Del Sette Di Vit-torio. Voci di ieri e di oggi. L’obbiettivo principale del progetto era quello di affrontare con i ragazzi, i temi del lavoro, di farli rifl ettere sui diritti e do-veri di ciascun lavoratore a partire dalla fi gura di Giuseppe Di Vittorio e dai principi enunciati dalla nostra Costituzione. Poi, a conclusione delle iniziative dedicate alla fi gura di Di Vittorio, il viaggio a Ce-rignola, in occasione delle manifestazioni del Primo Maggio: una delegazione di do-centi, sindacalisti e studenti (in particolare dell’Istituto Magistrale “Matilde di Canos-sa” e del Liceo Scientifi co “Aldo Moro”) hanno incontrato gli studenti di Cerignola (le rappresentanze del Liceo Scientifi co “Einstein” e dell’IISS “A. Righi”) protago-nisti del fi lm.Proprio in occasione di queste manifesta-zioni, è stato letto un testo, scritto da una studentessa di IV A dell’Istituto “Matilde di Canossa”, Giulia Cocconi, che, una grande sensibilità, ha affrontato il tema del diritto al lavoro e della sicurezza sul lavoro, vera emergenza sociale. Nella spensieratezza dei suoi 18 anni Giu-lia ci ricorda che “l’Italia si è prefi ssata sessant’anni fa di fondarsi sul lavoro dei propri cittadini…” ed invita l’individuo a riconoscere le proprie priorità “prima la vita poi il guadagno, prima la vita poi l’in-novazione, prima la vita poi l’avanguar-dia” (a.f.).

Costruito come una cittadella di centi-naia di edifi ci, ospita circa 1500 monaci tibetani, ora costretti dal regime cinese a seguire severi corsi di “rieducazione po-litica” e malgrado ciò spinti a ribellarsi dall’esempio che veniva loro dalla vicina Birmania, soffocata dalla sanguinaria dit-tatura militare.Le aspirazioni della rivolta, soppressa ra-

pidamente dalle truppe cinesi inviate da Pechino, sono state più volte rese pubbli-che dal Dalai Lama, leader spirituale del Tibet e premio Nobel per la Pace, dal suo esilio in India nella città di Dharamgala, ribadendo, per inciso, la sua opposizione al boicottaggio dei Giochi olimpici e di non pretendere l’indipendenza del Tibet, chiedendo nel contempo alla comunità

Il vento della rivolta del popolo tibetano contro il regi-me di Pechino ha avuto origine tra gli oscuri meandri del monastero di Drepung, che è ancora la più impor-tante istituzione religiosa a pochi chilometri da Lhasa la capitale del Tibet.

L’OlimpiadeL’Olimpiade

vale vale un Tibet?un Tibet?

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esteriinternazionale di sostenere il suo popo-lo, contro l’invasore cinese, specialmen-te nelle regioni remote del Paese ove “la gente ama la cultura tibetana e non è disposta ad accettare le prevaricazioni altrui”.E’ certo, peraltro, che sono molteplici la cause, che hanno provocato il duro confronto dei tibetani contro l’autorità cinese. Infatti, se il Dalai Lama accetta passivamente l’occupazione della Cina, limitandosi ad auspicare per il suo popolo maggiore rispetto e una vera autonomia religiosa da parte di Pechino, i giovani tibetani pretendono di modifi care profon-damente la loro esistenza, vista senza pri-vazioni ed umiliazioni, con la possibilità di avere una normale formazione scolasti-ca e occupare posti di lavoro diversi dagli attuali.Nel contesto del confl itto si è innestata poi la rivalità fra la comunità tibetana buddista e quella musulmana Hui, che con i cinesi di credenza Han costituisco-no due diversi gruppi etnici del Tibet. L’aver dato fuoco ad alcuni negozi e ad una moschea durante gli scontri di piazza, ha provocato, infatti, l’immediata e dura reazione contro la popolazione tibetana da parte degli Hui.Il governo cinese dopo l’occupazione militare del Tibet nel 1950 e la durissima repressione della insurrezione del 1959, che costrinse il Dalai Lama a rifugiarsi in India, non manca occasione per dichia-rare: “i tibetani erano uno Stato feudale, ora hanno treni superveloci, turisti ed una marea di soldi che noi inviamo. Di cosa si lamentano?” In effetti la natura dello Sta-to teocratico tibetano, aveva creato, prima dell’invasione cinese, condizioni di grave sfruttamento della popolazione contadina più povera, motivo per il quale ampi set-tori della popolazione durante l’invasione e nel successivo periodo della rivoluzione si schierarono a favore del governo cine-se.In verità malgrado gli indubbi migliora-menti del livello di vita dei tibetani, la po-litica cinese non è riuscita a conquistarne il consenso, anche perché il tentativo di sradicare il sentimento religioso profon-damente presente nella popolazione e di demonizzare il Dalai Lama hanno ridotto al minimo il consenso. La Cina, quindi, con fredda determinazione è andata, di conseguenza, a limitare sempre più i dirit-ti fondamentali dei nativi, contro il fi ero desiderio dei tibetani di ritornare ad esse-re padroni delle proprie tradizioni cultu-rali e religiose e non essere trattati “come cittadini di seconda classe”.Nei riguardi di una situazione politica, divenuta progressivamente sempre più critica, l’Europa si è atteggiata in maniera

ambigua, condizionata com’è dagli scam-bi economici in atto con la Cina e con l’Estremo Oriente. Il solo Gordon Brown, secondo quanto comunicato da Dawning Street, ha evidenziato il suo dissenso, ri-nunciando a partecipare alla cerimonia di apertura dei Giochi.Quando, nello scorso dicembre il Dalai Lama venne in visita in Italia il governo di centrosinistra non solo evitò di ricevere l’ospite, ma invitò i governatori delle Re-gioni ad una attenta “prudenza” onde evi-tare di guastare le relazioni politiche ed economiche con il governo di Pechino. Anche l’atteggiamento del Vaticano è sta-to caratterizzato da un’estrema cautela, stretto come si è trovato, fra le diffi coltà del dialogo inter-religioso con i buddisti e le diffi coltà del dialogo diplomatico con Pechino, appena ripreso dopo la crisi del 1951, in conseguenza alle nomine dei ve-scovi sul territorio cinese. Molti cattolici, peraltro, hanno criticato il “silenzio” del Papa di fronte all’emergenza politica del-la vicenda tibetana.Da molte parti nel mondo è stata avanza-ta l’idea di boicottare i Giochi olimpici, che si terranno a Pechino, ma lo stesso Dalai Lama, come accennato sopra, si è dichiarato più volte contro il boicottaggio degli stessi, evidenziando che, nella loro lontana origine greca, questi si effettuava-no in un clima di “tregua”, che prevedeva l’accantonamento di ogni confl itto. Tale posizione è stata appoggiata vivamente dal presidente Jacques Rogge del CIO e dai comitati olimpici nazionali (ANOC) a mezzo di un comunicato, che esprimeva una netta posizione contro il boicottaggio dei Giochi, evitando, peraltro, di prendere una posizione politica, avversa alle re-pressioni cinesi in Tibet. Partendo, quindi, da un fermo convinci-mento della fi losofi a gandhiana della “non violenza” il leader spirituale del Tibet ha riproposto con tenacia l’invito al dialogo, invito questo che il governo cinese ha di-mostrato di temere, anche se all’interno del Paese si è cercato di spingerne esplici-tamente l’avvio con la “Lettera al gover-no cinese in 12 punti sulla situazione in

Tibet” fi rmata da molti intellettuali cinese fra i quali il dissidente Wang Lixiong.L’auspicato dialogo, peraltro, potrebbe avere luogo se verrà confermata la notizia diffusa dall’Agenzia “Nuova Cina”, ri-guardante una certa disponibilità, espres-sa dal diplomatico cinese Wen Jiabao, a conclusione di un lungo incontro con rap-presentati della UE, capeggiati dal presi-dente Josè Barroso. In tale contesto ha destato un certo stu-pore la posizione della diplomazia USA il cui governo ha deciso di cancellare la Cina dalla lista nera dei 40 Paesi, nei qua-li si violano i diritti umani, mentre alcuni giorni prima il portavoce della Casa Bian-ca Gordon Johndroe dopo avere espresso il rammarico di Bush per le violenze nei riguardi dei tibetani, chiedeva con una certa durezza che il governo cinese adot-tasse con urgenza il “rispetto della cultura tibetana e la salvaguardia dei diritti delle popolazioni”.Dalle vicende tibetane ci viene indicato, ancora una volta, che la fi losofi a e la po-litica della non violenza richiede pazien-za, determinazione e molta coerenza per trasformare il confl itto in atto, modifi can-do attori, strutture, culture. E’ necessario comprendere che per realizzare quanto indicato non esistono facili scorciatoie. I secoli che sono stati necessari in India ed in Sudafrica, per instaurare la democrazia, ci indicano che è diffi cile risolvere il caso del Tibet, procedendo più speditamente, specie se si ricorda che le auspicate tra-sformazioni investono non solo il Tibet ma anche un Paese, con oltre un miliardo di abitanti, come la Cina, appena uscita da una storia diffi cile e complessa. Sta anche all’Occidente favorire la tran-sizione, applicando per primi la cultura della non violenza e della democrazia nel suo mondo, percorrendo un cammino an-cora lungo ed impervio, ma possibile ed indispensabile. In tale contesto i Giochi Olimpici risultano un fatto decisamente trascurabile.

Bruno Bertolaso

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19giugno-luglio 2008notiziario anpi

cultura

Una visione non generica, ma basata sulla conoscenza diretta del testo delle principali risoluzioni delle Nazioni Unite e degli ac-cordi internazionali dedicati al problema, avendo magari a portata di mano, nel caso si volesse confrontarle, le diverse mappe della regione, nelle loro sessantennali tra-sformazioni.Chi scrive confessa di aver avuto le idee ab-bastanza confuse sinché non gli è capitato fra le mani un libro scritto da Jimmy Carter (sì, proprio lui, l’ex presidente degli Stati Uniti), il cui titolo in italiano suonerebbe: Palestina: pace, non apartheid. In questo testo, scritto con grande chiarezza da un profondo conoscitore, il lettore italiano po-trebbe trovare tutto quello che ha bisogno di sapere, aggiornato al 2006. Carter è un uomo della Bibbia, nel senso che la conosce dall’infanzia, ma, a differen-za di tanti politici suoi connazionali, non si limita a praticarne la lettura o a citarla ri-tualmente nei discorsi, bensì ne ha fatta una fonte di ispirazione per la sua più che tren-tennale opera di pace dedicata a quella terra fra il Mediterraneo e il Giordano che egli, come farebbe un nostro parroco, nel suo li-bro chiama Terra Santa. Un’opera da “one-sto sensale” e da uomo di dialogo, capace di ascoltare con rispetto e fermezza tutte le voci, senza porre pregiudiziali.Il libro racconta, per gradi, la storia di un in-teresse che si precisa e cresce strada facen-do: all’inizio è un’intelligente e partecipe curiosità, che poi diventa bisogno di inter-venire direttamente per la pace, nel ruolo di protagonista o di assiduo testimone e me-diatore in tutte le sedi internazionali. La prima visita in Palestina viene compiu-ta dal governatore della Georgia Carter, in compagnia della moglie Rosalynn, nel 1973.

E’ un uomo che ha insegnato la Bibbia per vent’anni, e dichiara di esserne “infatuato”. Quello che cerca sono le tracce dei luoghi già calpestati da Gesù di Nazareth, e lo ve-diamo percorrere le strade di Betlemme, Gerusalemme, Gerico con la stessa fi ducio-sa ingenuità con cui Schliemann andò alla scoperta delle rovine di Troia sulla scorta di Omero. Ma “luoghi santi” sono ormai città modernamente commerciali, non “semplici e primitive” come le aveva immaginate. Il futuro artefi ce degli accordi di Camp David non è però un qualunque turista, e già da quel primo momento prende contatto con i maggiorenti delle varie comunità lingui-stico-religiose, e soprattutto fa conoscenza con un personaggio della statura di Golda Meir, di cui è uffi cialmente ospite. Sono an-cora aperte le ferite della guerra di sei anni prima, e non ha trovato attuazione la riso-luzione 242 del Consiglio di Sicurezza, che dichiarava inammissibile l’acquisizione dei territori occupati militarmente: alture del Golan, Gaza, il Sinai, la Cisgiordania (West Bank nel testo inglese) e Gerusalemme stes-sa. Da questo momento l’applicazione della risoluzione sarà la regola fondamentale sia nella politica estera del futuro presidente Carter, sia nei suoi interventi successivi, in cui l’altro punto assolutamente prioritario è la garanzia per lo stato di Israele di vivere entro confi ni sicuri. Ma l’anno1973 è anche quello che vede la guerra dello Yom Kippur, un altro confl itto fra Egitto e Siria da una parte, Israele dall’altra, cui fa seguito una nuova, e inascoltata, risoluzione dell’Onu (338), che ribadisce i principi della 242.Una schiarita sembra venire dagli accordi di Camp David (1978) fra Israele ed Egit-to, che possono essere considerati un capo-lavoro diplomatico di Carter (nonostante l’assenza dalle trattative di una riconosciuta rappresentanza dei Palestinesi). Sulla carta essi sembravano risolutivi, ma trovarono applicazione solo limitatamente alla que-stione del Sinai (trattato di pace fi rmato nel 1979 fra Israele ed Egitto), anche per una

certa contraddizione o doppiezza politica dell’israeliano Menachem Begin, grande negoziatore e personalità sotto certi aspetti machiavellica.Dopo la mancata rielezione, Carter conti-nuerà ad essere una presenza assidua nelle missioni di pace, grazie alla sua (e di Ro-salynn) organizzazione non profi t (Carter Center), spesso chiamata a monitorare la correttezza delle elezioni nei paesi di giova-ne democrazia. In questo impegno un posto particolare è riservato alla “Terra Santa”, anzi la conoscenza ravvicinata della com-plessa realtà del popolo palestinesi si può dire che avvenga per i coniugi Carter solo dopo l’uscita dalla Casa Bianca.Ma sarebbe sbagliato considerare il libro di cui parliamo un’opera autobiografi ca. Come abbiamo detto, in poco più di duecento pa-gine Carter traccia un profi lo storico chiaro e convincente di una delle più drammatiche questioni contemporanee. L’auspicio è per-ciò che venga presto reso disponibile per il pubblico italiano, cosa forse non facile per i contrasti suscitati da quel termine “apar-theid” che Carter usa per defi nire la più re-cente politica dello stato di Israele (quella della costruzione del Muro). Ovviamente colui che è stato defi nito (da Robert Fisk) “il solo presidente americano prossimo alla santità” non intende estendere alla politica israeliana la volgare accusa di razzismo, equiparandola in questo al vec-chio regime “bianco” di Pretoria. Il Muro, con tutta la gamma di vessazioni che ne hanno preceduta ed accompagnata l’esecu-zione, è per lui parte di un progetto coerente di espansione territoriale, con aspetti di pu-lizia etnica. La tesi non può essere discussa in astratto, ma solo dopo aver esaminato la fi tta serie dei fatti che il libro ricorda (o, più propriamente, rivela). E senza cedere alle semplifi cazioni che fanno di ogni critica alla politica israeliana un atto di inimicizia verso il popolo di Israele, quando non una manifestazione di antisemitismo.

Ettore Borghi

Un libro di Jimmy Carter

Che il 2008 sia per lo stato di Israele il sessantesimo anniversario lo sappia-mo tutti, e non soltanto per le recenti polemiche legate alla fi era del libro di Torino. Ma alzi la mano chi pensa di avere una chiara visione della tormen-tata serie di eventi che hanno segnato i rapporti fra la popolazione israeliana e quella palestinese.

Palestina: pace, non apartheid. Sogno o realtà?

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20 giugno - luglio 2008notiziario anpi

cultura

e la lotta per la tolleranzaLo spirito dell’intolleranza ricompare quando la fi ducia nel futuro si affi evolisce e un nuovo pensiero conservatore trova accoglienza nel corpo di un potere forte.

Un attualissimo studio di C. Ghiretti

Il nostro collaboratore Claudio Ghiretti ha recentemente preso una seconda laurea (presso l’Università di Modena e Reggio) in Scienze giuridiche con la tesi Il caso Calas, Voltaire e la lotta per la tolleran-za. Già laureato in Scienze politiche nel 1980 e avendo alle spalle anche un Ma-ster in Cooperazione internazionale, con la sua seconda tesi di laurea Ghiretti ha affrontato una tematica di bruciante at-tualità in un’epoca, come la nostra, in cui intolleranza e ostilità nei confronti dei “diversi” sono fenomeni drammatica-mente all’ordine del giorno. Così come è all’ordine del giorno, nel quadro dei vari “revisionismi”, l’attacco a quello spirito dell’Illuminismo che sta invece All’alba della nostra modernità (è il titolo del 1° capitolo della tesi di Ghiretti).Jean Calas, commerciante di Tolosa, di religione ugonotta, fu accusato dell’omi-cidio del fi glio Marc Antoine (che in realtà si era suicidato impiccandosi). Movente, secondo l’accusa, la conversione di questi al cattolicesimo. Messa ai ferri l’intera fa-miglia, compresa la domestica cattolica, i “confratelli bianchi” (cattolici) “cele-

brarono per Marc Antoine una funzione solenne, come un martire” da santifi care. Com’era stato santifi cato, nel 1492, Si-monino da Trento, falsamente considera-to vittima rituale di un gruppo di ebrei. Nel 1762, anno della ricorrenza secolare della strage degli Ugonotti (protestanti) ad opera dei cattolici, perciò considerata ricorrenza fausta, il tribunale condannò a morte Jean Calas e i suoi supposti compli-ci. Ma questi ultimi si salvarono subendo la messa al bando. Il fi glio Pierre fu og-getto i un tentativo di conversione forzosa al cattolicesimo. Il solo Jean venne messo a morte il 9 marzo di quell’anno. Morì sulla ruota gridando la sua innocenza.Voltaire si occupò a lungo del caso (per tre anni), anticipando coi suoi scritti di un secolo e mezzo il J’accuse di Emile Zola per la ingiusta condanna (frutto del pre-giudizio antisemita) dell’uffi ciale ebreo Dreyfuss. Zola riuscì a provare l’innocen-za di Dreyfuss ottenendone la liberazione e la riabilitazione. Anche Voltaire riuscì a dimostrare l’innocenza di Calas. Ma trop-po tardi.“Il poveretto verrà sì vendicato – scrisse

allora la Pompadour – ma non resuscita-to”. Ed aggiunse “Questa gente di Tolosa ha la testa calda e più religione di quanto non servirebbe…”. Concetto analogo a quello che il sottoscritto udì anni addie-tro dall’ebreo Ornan Yekutieli, già vice sindaco di Gerusalemme: “Troppo Dio, troppo sangue”. Yekutieli era di sinistra. Ciò che ha ancora un senso, nonostante quel che si va dicendo al riguardo.“Lo spirito di tolleranza – scrive verso la conclusione Ghiretti – ha conquista-to spazi e campi che Voltaire non pote-va nemmeno immaginare. Ha permeato di sé moltissime leggi e sistemi politici. Ma l’intolleranza non è spirito che si la-scia facilmente sconfi ggere, ha un com-portamento “carsico”: quando non può combattere a viso aperto s’immerge per poi comparire, più rinvigorito di prima, soprattutto quando la fi ducia nel futuro si affi evolisce e un nuovo pensiero conser-vatore trova accoglienza nel corpo di un potere forte”.Ed è una conclusione che sembra parlare dell’oggi. E dell’Italia in particolare.

Antonio Zambonelli

VOLTAIREVOLTAIRE

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21giugno-luglio 2008notiziario anpi

cultura

Il Comitato, promosso dal Comune, dalla Provincia e da LegaCoop Reggio Emilia, ha ottenuto il patrocinio del ministero per i Beni e le attività culturali, che ha già stan-ziato in suo favore una cifra superiore ai 120 mila euro.Fanno parte del Comitato i principali enti amministrativi, cooperativi e culturali della provincia, insieme a quelli di Bologna e Mi-lano; nonché numerose personalità singole. Come Presidente Onorario è stato scelto l’on. Giuliano Amato. La Giunta Esecuti-va è invece composta da Graziano Delrio (presidente), Sonia Masini e Ildo Cigarini (segretario tesoriere).Il Comitato scientifi co conta su nomi di pre-stigio, come Fulvio Cammarano, Maurizio Degl’Innocenti, Guido Formigoni, Alberto Melloni, Paolo Pombeni. Il Comitato Nazionale si pone come obiet-tivi: - La valorizzazione sul piano nazionale e in chiave attuale della fi gura di Prampolini; - La celebrazione del 150° anniversario del-la sua nascita (2009);- La creazione di un Centro di Documenta-zione permanente dedicato a Camillo Pram-polini presso la Biblioteca “Panizzi”.In questo ottica ha varato per il triennio 2008-2010 un denso programma di inizia-tive, denominato “Camillo Prampolini. Il senso di una storia”, che prevede tra l’altro:- attività convegnistiche: in particolare un grande convegno che si terrà a Reggio Emi-lia entro fi ne anno e, nel corso del 2009, un ciclo itinerante di “Prampolini Lectures”;- attività editoriali, con la pubblicazione di una biografi a scientifi ca di Prampolini e di una antologia critica delle sue opere;- attività divulgative, come mostre, spetta-coli e un sito web dedicato;

- attività didattiche, dai percorsi guidati alle lezioni animate.E’ auspicabile che questo vasto e artico-lato progetto consenta alla città di recu-perare pienamente la memoria di uno dei suoi cittadini più illustri, artefi ce tra l’altro, attraverso il movimento cooperativo e gli enti locali, di un peculiare modello di svi-luppo, fatto di sensibilità civile, partecipa-zione democratica e equità sociale. “Pram-polini”, come ha sostenuto Amato in sede di presentazione, “è stato un uomo capace di coinvolgere gli altri nel costruire vite egua-li a benefi cio dei diseguali”, promuovendo quindi un approccio inclusivo ed educativo allo sviluppo che appare particolarmente stimolante anche per l’osservatore postmo-derno.Al tempo stesso si spera che questo “Trien-nio prampolinano” permetta alla sua fi gura di uscire dai confi ni locali per guadagnare quella dimensione nazionale (e non solo) che gli spetta a pieno titolo come fondatore del PSI e protagonista del riformismo ita-liano; ma anche come leader carismatico, come politico particolarmente innovativo sul piano dei linguaggi e delle tecniche di organizzazione, come vera e propria icona della sinistra novecentesca.Ci auguriamo peraltro che, pur senza tra-scurare la perdurante validità di alcune po-litiche prampoliniane e senza dimenticare i valori che egli rappresenta, si possa offri-re del personaggio una rappresentazione il più possibile articolata e fedele, evitando i toni agiografi ci e le insidie della correttezza politica. Vale la pena ricordare a tal propo-sito come il primo tentativo di raccogliere le opere complete di Prampolini, perseguito da Renzo Barazzoni e Nelson Ruini oltre vent’anni fa sia rimasto incompiuto proprio

per lo scalpore suscitato nell’opinione pub-blica benpensante dai testi più militanti del giovane Prampolini.Riconoscere lo specifi co prampolinano, an-che nelle sue asprezze e nei suoi limiti, non deve peraltro signifi care combattere una lot-ta senza quartiere sulla sua eredità. La na-scita del Comitato è stata invece accolta da una accesa polemica dai membri del nuovo PSI, che hanno accusato il neonato PD di strumentalizzare a fi ni politico-elettorali la fi gura di Prampolini, escludendo inopinata-mente dal Comitato proprio coloro che si ri-tengono invece i suoi più diretti discenden-ti. Dietro a queste proteste si deve peraltro leggere il timore che il Comitato nazionale fi nisse per oscurare quello già promosso in sede locale da Bernini e altri. Ma la presi-denza onoraria offerta ad Amato; l’ingresso come rappresentante della Provincia del-l’assessore Gennari; e da ultimo la coopta-zione nel Comitato stesso degli onorevoli Amadei, Del Bue e Felisetti sembra aver fu-gato i dubbi circa la scarsa visibilità offerta al socialismo storico. Sarebbe del resto un peccato sciupare per mere dispute di partito l’occasione di celebrare adeguatamente una fi gura come Prampolini e di valorizzare così in chiave sovralocale la vicenda contempo-ranea del nostro territorio.In quest’ottica, anche l’ANPI si rende di-sponibile per collaborare alla riuscita delle iniziative previste, affi nché il “riformismo del fare” di Prampolini veda pienamente riconosciuta la sua valenza etica e la sua ca-rica liberatrice.

Prampolini sulla ribalta nazionaleIl 2 aprile 2008, in sala del Tricolore, il sottosegre-tario Elena Montecchi ha presieduto l’insediamen-to uffi ciale del Comitato Nazionale per la Valorizza-zione della fi gura di Camillo Prampolini.

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22 giugno - luglio 2008notiziario anpi

memoria

Dalla guerra fascista, alla lotta armata con-tro la stessa.Uno snodo; uno scarto; un mutamento che rappresenta, in modo paradigmatico, l’ine-vitabile sconfi tta del nazi-fascismo e l’ini-zio di una profonda ed incisiva svolta stori-ca del nostro paese. Dunque una fulminea e straordinaria accelerazione della storia che ha mutato l’esistenza di generazioni.

La scelta – che ha attraversato quel pre-sente di Osvaldo – non fu imposta, né obbligata ma libera, coraggiosa (oltreché rischiosa) ancorché non riconducibile ad una precedente militanza clandestina in un partito antifascista. Scelta esclusivamente determinata dai suoi sentimenti democrati-ci liberali e dunque sostanzialmente in coe-renza con gli ideali socialisti prampoliniani

“Un socialistaPubblichiamo il testo che Hermes Grappi ha letto all’assemblea dei soci di Istoreco, il 9 maggio scorso, in memoria di Osvaldo Salvarani Aldo.

Siamo qui riuniti sorretti dalla consapevolezza che la memoria è un prezioso patrimonio dei sopravvissuti. Però, sappiamo che questa ricchezza è deperibile perché è esposta non solo alla dialettica del ricordo ma, purtroppo, anche al-l’amnesia.Oggi, sfortunatamente, i rifl ettori sono puntati su un’immagine dilatata del presente. Ciò conduce ad una pericolosa svalutazione del passato e di chi è de-positario dell’esperienza del passato stesso.E’ fuor di dubbio che chi non ricorda, non vive!Ecco perché vogliamo ricordare, evocare, il Comandante partigiano Aldo – Osvaldo Salvarani. L’inadeguatezza delle mie parole per assolvimento del compito affi dato, la povertà delle locuzioni, non potranno, di certo, annebbiare la sincerità del vostro e del mio autentico sentimento di affetto, di gratitudine e davvero di ammirazione e stima per il caro amico e compagno scomparso. A nome dell’Istoreco, vogliamo qui riconfermare la solidarietà e il cordoglio ai fa-migliari dello scomparso: allo stimato fi glio dott. Carlo, ai giovani nipoti Danie-le e Anastasia e ai fratelli Sabatini – fi gli dell’amata sorella. Non ho incontrato Aldo durante la guerra partigiana perché operavo in città nella 76a SAP – III Btg, in condizioni davvero non meno rischiose dei partigiani in montagna.Ho, invece, conosciuto Osvaldo immediatamente dopo la liberazione.E particolarmente in questi ultimi cinque lustri, ho avuto la fortuna di avere con esso un’assidua e costante frequentazione in occasione di conviviali, e fe-condi, incontri settimanali in compagnia degli straordinari e compianti: Marta Ferrari, Vittorio Cavicchioni, Loris Malaguzzi, Athos Porta ed altri. Ho dunque avuto l’opportunità di poter, d’appresso, apprezzare le qualità etiche, umane ed ideali di Osvaldo Salvarani.Figlio di un socialista prampoliniano – (custode della cassa di Risparmio) Osval-do Salvarani – allorché costretto dalla funesta guerra di Mussolini – a 25 anni – con il grado di tenente di fanteria – fu sul fronte Greco Albanese nel 1940-41 e successivamente dopo quattro anni – nel giugno del 1944 – senza alcuna cartoli-na di precetto – fu tra le formazioni partigiane nella montagna reggiana.

1940-1944

Il comando unico delle Brigate partigiane reggia-ne. Salvarani, capo di Stato maggiore, è il secon-do da sinistra (con basco)

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23giugno-luglio 2008notiziario anpi

del padre Dante.Lassù… in montagna – dopo una grave crisi delle formazioni partigiane – a se-guito del potente e disastroso rastrella-mento tedesco avvenuto nell’estate del 1944, il CNL provinciale – precisamente il 5 settembre 1944 – procedette alla co-stituzione di un Comando Unico Militare – zona montana – anche per contenere pe-ricolose spinte frazionistiche che si erano manifestate tra le formazioni garibaldine e Fiamme Verdi. A tale scopo, dopo po-chi giorni, Osvaldo Salvarani fu nomina-to capo di stato maggiore del medesimo comando. Il prof. Giuseppe Giovanelli, nel suo interessante libro La 284a Brigata Fiamme Verdi, commenta così quella no-mina: “Osvaldo Salvarani, un elemento tale che svolgerà per esperienza militare e onestà personale un ruolo equilibratore e legalitario”. Qui, in guisa icastica, sono giustamente riconosciute qualità che accompagneran-no costantemente tutta la vita e l’attività pubblica, amministrativa e professionale di Osvaldo – svolta con allure discrezio-ne.Nei confronti dei fatti delittuosi, accaduti nella nostra provincia, immediatamente dopo la liberazione, per responsabilità di partigiani, Osvaldo Salvarani, nel silen-zio di molti, il 7 ottobre 1945, sull’orga-no dell’ANPI “Volontario della libertà”, ebbe il coraggio di condannare duramen-te i responsabili degli omicidi scrivendo tra l’altro: “Altri partigiani hanno dunque disonorato il nostro nome, insozzando ed infangando la memoria dei compagni ca-duti”… e proseguendo…“Contro coloro che sbagliarono e commisero violenze e rapine si prendano provvedimenti energi-ci, si consegnino alla giustizia e si renda-no di pubblica ragione”.

memoria

a weberiano”Ottobre 1945.

Quanta preveggenza e attualità!

Vi è qui singolare e straordinario esempio dell’autenticità della lotta partigiana, del-l’onestà di un suo bravo comandante.Vi è qui una bella testimonianza di un an-tifascista democratico, infl essibile, severo nemico di ogni illegalità.Immediatamente dopo la liberazione, a seguito dell’insistenza dell’indimentica-bile sindaco di Reggio, Campioli, Osval-do assunse la responsabilità di assessore alle Imposte tributi al Comune e, alle prime elezioni amministrative libere, si presentò nella lista di sinistra come indi-pendente.Nello stesso periodo, Osvaldo inizia il suo impegno professionale nel movimen-to cooperativo reggiano come direttore della Federcoop, successivamente diret-tore amministrativo del Consorzio coope-rativo ferrovie reggiane, poi direttore del-la Banca cooperativa popolare di Reggio, indi presidente della stessa.Per il suo prestigio professionale e serie-tà fu pure chiamato da aziende private a svolgere la funzione di sindaco revisore.In breve; nella sua lunga, capace e stimata vita professionale, Osvaldo, non si staccò mai dal suo totale servizio per le strutture pubbliche e cooperative, proseguendo il suo impegno ed interesse per l’ANPI e l’ISTORECO.Questa fu la sua cifra etica. E’ la stessa del fi glio: apprezzato dottor Carlo.Non può sfuggire che nelle scelte del pa-dre Osvaldo e nel fi glio Carlo vi è il segno del weberiano principio dell’“etica della responsabilità”.E’ fuor di dubbio che la comunità reggia-na deve molto a Osvaldo Salvarani; esem-plare patriota antifascista a tutto tondo.

Opportuno e doveroso dunque il propo-sito della Giunta di Reggio di consacrar-gli una via. Pure, bene ha fatto Massimo Storchi a dedicargli l’ultima sua pregevo-le opera: Il sangue dei vincitori.Osvaldo ci ha lasciato una preziosa eredi-tà. Questo tesoro è la ricchezza del nostro presente. Noi vogliamo costruirlo con af-fetto e riconoscenza. Ci conforta ricordare la straordinaria lucidità mentale di Osval-do mantenuta sino all’ultimo istante. Ciò non gli ha mai fatto apparire la vecchiaia più ingrata della morte, almeno sino alla scomparsa dell’amata consorte: Caterina Bertolini.Osvaldo era ben cosciente e amareggia-to perché viviamo in epoca galleggiante, ondeggiante, povera di punti saldi di ri-ferimento e solidi ancoraggi. Malaugu-ratamente viviamo in un paese impauri-to, diviso, chiuso in se stesso e pervaso da un’indecente tolleranza morale e di colpevole indulgenza nei confronti di molte insulsaggini. Viviamo in un paese sommerso da insopportabili anomalie e schiacciato da un colossale confl itto di interessi.Vi è chi tenta di distruggere il nostro pas-sato: la Resistenza, l’antifascismo persino il Risorgimento. Davvero tentano di ru-barci la verità, e anche con becero populi-smo, deturpare i nostri valori umani.Ma non ci riusciranno perché i nostri ideali, i nostri valori, la nostra storia ha saputo dare all’Italia uomini come Osval-do Salvarani e Ermanno Dossetti, dai quali abbiamo ricevuto e conserviamo un nobile testimone.

Hermes Grappi

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24 giugno - luglio 2008notiziario anpi

LAILALAILA Annita Malavasi

Attorno ai giorni di fi ne aprile la nostra Annita Malavasi, la partigiana Laila, 87 anni gagliardamente portati, ha incontrato tre terze della scuola media di Gualtieri. Tali incontri, ci dice Laila, si sono basati su domande che ragazzi e ragazze le hanno rivolto direttamente, senza discorsi intro-duttivi da parte della intervistata. Come si viveva sotto il fascismo? Perché la scelta della Resistenza? Cosa è stata la lotta dei partigiani e delle partigiane? Come sono stati gli anni della Ricostruzione postbel-lica? Come vede la situazione attuale?Questa alcune delle impegnative doman-de. Che dimostrano – sottolinea Laila – l’ottimo lavoro di preparazione da parte degli insegnanti.Quale sia stata l’effi cacia delle risposte lo rivelano gli affettuosi messaggi che Laila ha ricevuto da parte dei suoi occasionali “allievi”. Ne pubblichiamo di seguito i testi.

30 aprile 2008La III B incontra la partigiana Laila, una la cui storia personale diventa anche sto-ria pubblica, perché ci riguarda tutti. I partigiani hanno ricoperto un ruolo fon-damentale nella storia del nostro Paese, poiché hanno liberato l’Italia dal nazifa-scismo.Quest’occasione assume grande impor-tanza per noi perché ci dà la possibilità di conoscere la storia dei partigiani e di apprendere fatti realmente accaduti dalla viva voce di chi li ha vissuti; la conoscen-za delle vicende del passato è necessaria per comprendere il nostro presente e il nostro futuro.La testimonianza di Laila ci serve anche come ammonimento: non devono mai più verifi carsi tragedie come la dittatura fa-scista e nazista, e questo dipenderà anche da noi.

Cara Laila ti ringraziamo per averci dato quest’occasione e ti auguriamo tutta la felicità che meriti.

(seguono le fi rme di 25 tra allievi e allieve della 3a B, alcuni nomi sono arabi e in-diani)

A loro volta gli allievi della 3a A (anche qui nomi arabi e indiani) hanno mandato a Laila il seguente messaggio.

Carissima Annita,ti ringraziamo per essere venuta a porta-re la tua testimonianza di un tempo così lontano ma che in verità non lo è. Come quello che facevi un tempo, ora sei venuta a dare a noi il testimone che cercheremo di portare ai nostri successori sperando che questa catena non si spezzi mai. I tuoi pensieri così profondi ci hanno toccato il cuore perché si prova una grandissima emozione ad avere davanti ai nostri oc-chi una vera testimonianza piuttosto che sentirselo raccontare da qualche persona che non l’ha vissuto a pelle. Ti ringrazia-mo nuovamente per averci dato la tua fi -ducia passando a noi il testimone in modo tale che queste cose non siano dimentica-te e che non succedano mai più. Per noi questa missione è un grande onore e spe-riamo di non deluderti.Un abbraccio e un bacio dalla 3 a A.

Laila ha poi avuto un incontro anche con gli allievi della terza C. Non le hanno mandato un messaggio scritto, ma l’han-no commossa fi no alle lacrime: appena entrata nell’aula, Laila è stata infatti ac-colta con “Bella ciao” che i ragazzi hanno eseguito col canto accompagnato da fl auti e chitarra. Al momento del congedo, nuo-va esibizione canora e musicale con “Fi-schia il vento”.

Foto di gruppo della 3a B delle scuole medie di Gualtieri allegata al messaggio di ringraziamento inviato a Laila

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e i suoi e i suoi allievi adolescentiallievi adolescenti

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25giugno-luglio 2008notiziario anpi

1945Il taglio della linea telefonica Roma-Berlino

In particolare la zona presa in considerazione è quella di Cor-reggio, l’occasione per riportare la memoria a queste pratiche di guerriglia è stata l’annuale biciclettata sui cippi che ANPI organizza in collaborazione con l’Amministrazione comunale. Una delle soste del percorso è stata quella di via Imbreto nella frazione di Budrio, dove è stato ricostruito il taglio della linea telefonica Roma-Berlino. Avio Pinotti, nome di battaglia Atos, è stato testimone diretto di questo ed altri episodi. Di origine contadina, Avio, viene da una famiglia numerosa e patriarcale, era un mezzadro che all’età di 19 anni aderì alla Resistenza. Agì in montagna nelle formazioni Garibaldine per sette mesi, poi in pianura nelle formazioni SAP per altri sei mesi come comandan-te del distaccamento “Volante Borghi”. Il gruppo era composto da 64 partigiani di cui 10 erano donne.Tre squadre formavano un distaccamento guidato da un coman-dante e da un commissario che aveva il ruolo di incoraggiare e dare forza. I distaccamenti costituivano la brigata. La 77a SAP “Fratelli Manfredi” operava nella zona compresa tra la Via Emi-lia e il Po ed era una delle più numerose d’Italia.Tra i vari compiti che dovevano essere svolti erano previste anche le azioni di sabotaggio alla macchina bellica tedesca e fascista. Un giorno il comando dà l’ordine di sabotare le linee telefoniche Roma-Berlino. Così in una notte molto fredda, Pi-notti e altri 5 partigiani si attrezzano di vanga, badile e piccone e partono alla volta di via Imbreto (nella frazione di Budrio di Correggio) dove passava la linea Roma-Berlino, utilizzata per le comunicazioni politiche e militari. Quest’ultima era formata da un grosso fascio di cavi contenuto in un involucro protettivo interrato che correva parallelamente a via Imbreto, distante dalla strada circa tre metri. Appena giunti sul luogo tre partigiani iniziano a scavare, mentre altri due armati si mettono di guardia poco lontano; fi nalmente dopo aver scavato trovano la linea telefonica a circa un metro e mezzo di profondità ma si presenta subito un problema: il ma-nico del piccone che serve per tagliare il fascio di cavi è troppo lungo. Quindi, viene spezzato ed accorciato ed infi ne con l’ac-cetta del piccone i cavi vengono tagliati, poi immediatamente, chiusa la buca, il gruppo si allontana. La linea telefonica sarà riparata soltanto alcuni giorni dopo creando serie diffi coltà ai te-

deschi. Ulteriori azioni di sabotaggio ai sistemi di comunicazio-ne avevano come oggetto le altre linee telefoniche composte da fi li di rame e sostenute da pali di legno. Una sera, con l’accordo delle Forze Provinciali della Resistenza, si decise di distruggere la linea che andava da Guastalla al Cusna. Al distaccamento guidato da Pinotti era stato assegnato il tratto della statale che va da Budrio a Gavassa. L’azione consisteva nella rottura e nel taglio dei pali di sostegno, la successiva raccolta di tutti i fi li di rame poi portati nelle case dei contadini dove venivano nasco-sti. Addirittura alcuni, sprovvisti di solfato di rame per irrorare la vite contro la peronospora, scioglievano il rame nella soda caustica per ricavarne il solfato. Le azioni erano organizzate con attacchi imprevisti capaci di arrecare gravi danni al nemico che non poteva mai essere sicuro sulle strade di percorrenza dove poteva subire improvvisi e continui attacchi. Le comunicazioni erano spesso interrotte e dunque oltre ai fascisti molte forze te-desche erano impegnate per far fronte a questa lotta clandestina. Sono le stesse parole dell’ex partigiano a descrivere i vari modi per colpire il nemico e per coinvolgere i civili nel sostegno alla lotta partigiana: “Altre rappresaglie avevano come obiettivo le fosse anticarro. I nazisti costringevano la popolazione civile a costruire queste fosse e allora si cercava di sabotarne la costruzione convincen-do le persone a non partecipare all’opera. Spesso li obbligava-mo a bruciare gli attrezzi pur di bloccare i lavori. Una volta ri-schiammo di essere scoperti dai fascisti: io e un mio compagno scappammo attraverso la campagna non potendoli affrontare con una sola pistola. Quella volta ci spararono addosso e noi ci nascondemmo dietro agli olmi ed alle viti. Nella fuga riuscii a raggiungere una casa di contadini a cui chiesi una bicicletta con la promessa di riportarla, così continuai la fuga fi nché giunto nei pressi di una salita si ruppe la catena. A quel punto non mi restava che lasciare la bicicletta sul luogo e proseguire di corsa. Erano imprese rocambolesche che richiedevano coraggio ed una certa incoscienza che però era sostenuta dalla certezza che tutto questo serviva ad indebolire e danneggiare un apparato militare. Grazie a questi ripetuti sabotaggi riuscivamo a distogliere dal fronte di guerra forze militari e già questo per noi era un risultato importante”. (a cura di f.t.)

Azioni di sabotaggio Azioni di sabotaggio nel territorio correggesenel territorio correggeseGrazie ad Avio Pinotti, raccogliamo una testimonianza sulle strategie e sulle metodologie adottate dai partigiani in pianura atte a creare gravi danni al sistema di comunicazione militare nazifascista.

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26 giugno - luglio 2008notiziario anpi

In questa raccolta di 41 godibili rac-conti brevi, Castagnetti ci restituisce la memoria di un luogo (il Gattaglio e dintorni, col torrente Crostolo in mez-zo) e di un tempo (la prima metà del secolo XX), con una buona qualità di scrittura per la quale l’A. rende merito all’Università del tempo libero di Reg-gio e in particolare alla prof. Iris Ruoz-zi, “che nel Laboratorio ci accompagna per mano alla conoscenza e alla pratica della Scrittura creativa”.Già impiegato come geometra respon-sabile dell’uffi cio Patrimonio dell’eco-nomato del comune di Reggio, Casta-gnetti va mettendo a frutto gli anni del pensionamento in un prezioso lavoro di recupero di “storie minori” e nel perfe-zionamento delle “parole per raccontarle”(parafrasando il sartriano Les mots pour le dire). Storie minori che nel

loro insieme costituiscono occasioni di presa di contatto, in particolare per le giovani generazioni, con un mondo scomparso ma che merita di essere co-nosciuto per capire da dove veniamo e, insieme, verso dove andiamo.“In queste storie – leggiamo nella Pre-messa dell’A. – … di gente semplice, di vite diffi cili, c’è presente e viva la misura dell’uomo: è da questa che po-trebbe partire la ricerca di uno svilup-po che ci conservi padroni della nostra vita, del nostro futuro”.Per i non reggiani diciamo che “il Gat-taglio”, era, fi no ai primi anni cinquan-ta, un sobborgo abitato da proletari ai limiti del Lumpen, e che il torrente Crostolo, che ancora gli passa accanto, aveva acque nelle quali le lavandaie risciacquavano le lenzuola e i ragazzi andavano a nuotare. (a.z.)

Era un lontano giorno di luglio, il sette, fa-ceva caldo, la gente camminava tranquilla. Un uomo, tra loro. Lunghi i capelli e la barba, sgualcito l’abi-to. Si muoveva discreto, non intralciava nessuno. Qualcuno lo urtò, sorrise franco, qualcun altro cominciò a sparare. Caddi, la testa era un turbine di sangue. Me lo vidi vicino, sorrideva, rassicurante. Anche dalla sua tunica usciva sangue, sul suo corpo i segni della violenza. Sentivo le sue mani calde sul viso. Restò con me. I miei occhi si chiusero. All’ospedale, voci sconosciute, corpi frettolosi mi spingevano su un lettino. Lui era là, nell’angolo: fi ducioso, sorrideva. Poi fu di nuovo buio. Lo rividi in camera, ai piedi del letto, sorri-deva tranquillo. Poi più nulla. Sulla piazza, i compagni in lugubri casse. Tra la folla muta, c’era anche lui. Mi sorrise. Gli chiesi: “Chi sei?” “Un uomo” mi disse. “Dove vai?” “Tra gli uomini”, rispose. “Da dove vieni?” “Da Nazaret”.

Aprile 2008 Giovanni Castagnetti

LUGLIO

CROSTOLO e dintorni41 racconti di Giovanni Castagnetti

GIOVANNI CASTAGNETTI, I racconti del Crostolo, Dea C. editrice, 2007, pp. 190, euro 10

memoria

GATTAGLIO,GATTAGLIO,

Il borgo del Gattaglio con la vecchia passerella

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27giugno-luglio 2008notiziario anpi

Giovanni Castagnetti, autore della toccante lirica (pubblicata nella pagina a fi anco) sul 7 lu-glio ’60, in quella drammatica giornata che vide la morte di cinque nostri concittadini e il ferimento di varie decine, si tro-vava a fi anco di Afro Tondelli, nei giardini pubblici. Tondelli fu colpito a morte dal colpo di pistola sparato mirando da un poliziotto. Castagnetti, salvato dal tronco del platano dietro cui si trovava, raccolse l’ultimo re-spiro del compagno.

AFRO TONDELLI, operaio, ex partigiano, aveva 36 anni.Gli altri caduti, che assieme a lui ogni anno ricordiamo ono-randone la memoria, furono: OVIDIO FRANCHI, 19 anni, di Villa Gavassa, operaio. LAU-RO FARIOLI, 22 anni, operaio, di San Bartolomeo. EMILIO REVERBERI, 39 anni, operaio, ex partigiano, abitava a Reggio in Via Dante Zanichelli. MARI-NO SERRI, anni 41, di Rondi-nara di Scandiano, operaio, ex partigiano.

“PER QUELLI CHE SON STANCHI O SONO ANCORA INCERTI”

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7 LUGLIO 7 LUGLIO 1960 1960la

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28 giugno - luglio 2008notiziario anpi

Fascisti a Verona

Scrivo queste righe perché alla luce di quanto accaduto a Verona, non si può davvero più tacere.Nicola Tommasoli, il ventinovenne veronese pestato a sangue la notte del 1° maggio, è morto.Vittima di un’orrenda violenza squadrista perpetrata da 5 criminali fascisti, tutti appartenenti al gruppo Veneto Fronte Skinheads. Volti già noti, eppure lasciati liberi di compiere un omicidio

E ora cosa diranno gli integralisti del-le crociate antimmigrati, che per tutta la campagna elettorale hanno dipinto le cit-tà italiane come bivacchi per violentatori assassini extracomunitari. Per mesi è sta-ta generata e cavalcata la paura del “di-verso”, anche nella nostra Reggio si sta cercando in ogni modo di far attecchire il germe del terrore ed ora ci troviamo di fronte ad una realtà ben diversa.Una realtà allarmante, come riportano i dati del Ministero, soprattutto nel nord-est, dove proliferano impuniti ormai da diversi anni, gruppi di chiara ispirazione nazista e fascista. La stragrande maggioranza della stampa e ovviamente anche il sindaco di Verona, Flavio Tosi, provano ora a nascondersi dietro un dito, etichettando l’accaduto come una tragica fatalità, come un fatto isolato. Eppure rimanendo al solo capo-luogo scaligero, “fatti isolati” del genere stanno diventando ahimè consuetudine. Infatti, più di una volta, soprattutto nei 10 mesi con il nuovo sindaco leghista, queste vere e proprie squadracce fasciste hanno colpito nella più assoluta indifferenza perlopiù immigrati e meridionali. Un ri-sultato eccellente per colui che aveva pro-messo di risolvere ogni problema relativo alla sicurezza. Verona democratica e antifascista, me-daglia d’oro della Resistenza, è scesa si-lenziosamente e preoccupata nelle strade, come abbiamo potuto vedere nell’ottima diretta di Rai3 e dove tra l’altro, abbia-mo potuto ascoltare le testimonianze di diversi cittadini, che denunciano il clima di odio che si è creato nella loro città. E ora cosa diranno coloro che stanno con-

tinuando a fomentare un mondo diviso tra i buoni bianchi ed i cattivi neri? Un fi lm già visto, eppure la storia continua a non insegnare nulla. Nell’anno appena trascorso sono state oltre 200 le violenze di stampo fascista arrecate a sedi di par-titi democratici, organizzazioni sindaca-li, circoli gay, associazioni partigiane e cittadini. A Busto Arsizio, l’84enne par-tigiano Angelo Castiglioni è stato aggre-dito sempre da un gruppo di neo fascisti al grido:”sporco partigiano!”. Nessuno lo ha difeso! A Lucca tutto questo va avanti da ben 5 anni, svastiche, accoltellamenti, aggressioni a giovani di sinistra, sempre per mano di fascisti. Stesso discorso a Viterbo, dove la sede dell’Anpi è stata imbrattata di svastiche e scritte offensive. Idem a Bologna, dove il presidente del-l’Anpi, Michelini, ha ricevuto una minac-cia di morte, com’è accaduto di recente a Giacomo Notari, presidente dell’Anpi di Reggio Emilia, e a Massimo Storchi, re-sponsabile scientifi co di Istoreco. Persino Veltroni, risvegliandosi dal suo torpore, ha denunciato questo stato delle cose, un poco in ritardo però, considerando che per anni, durante la sua amministrazione della capitale, ha tollerato le aggressioni ad i pestaggi delle squadracce nere, su e giù per Roma, ultima delle quali ai danni di militanti che affi ggevano manifesti in favore di Rutelli sindaco. Anche nel ’21 il fascismo proliferò nella medesima indifferenza, così come il na-zismo in Germania ed oggi accettiamo tutto questo in silenzio, come fosse una cosa normale. E non c’è da stupirsi, con-siderando anche le penose parole del neo eletto Presidente della Camera, Gianfran-

co Fini, che non rinuncia al suo consueto e insulso commento, dimostrando come sempre di non sapersi discostare più in là di un palmo dal fascismo da cui proviene. Dapprima abbiamo assistito al fascismo ostentato orgogliosamente negli stadi, non solo dai cosiddetti ultras, ma purtrop-po anche da certi idioti calciatori. Poi si è passati alle adunate, poi alle aggressioni per strada e quindi si sono aggiunti i po-litici a voler riscrivere i libri di storia “in-trisi di retorica della Resistenza”, fi no alla volontà di abolire il 25 aprile. Pensavamo di non dover mai più assistere allo squa-drismo fascista, che ammazzò tanti gio-vani oppositori antifascisti, ma la realtà è davvero allucinante. E’ dunque questo il prezzo da pagare per la tanto sbandierata memoria condivisa? Questo è l’amaro risultato del continuo svilimento e mercanteggiamento della memoria, per ottenere una nuova legitti-mità politica, proprio da parte di quelle forze politiche che non si sono mai ri-conosciute nei valori che sono alla base dello Stato democratico, ovvero antifasci-smo e Resistenza. Ovviamente si è atteso che un povero ra-gazzo perdesse la vita, per scoperchiare il pentolone nel quale sono stati nasco-sti questi fatti per anni ed ora qualcuno incomincia a riaprire gli occhi e a porsi delle domande. Occorre dunque ritornare ad un antifascismo militante ed intransi-gente, nella speranza che questo rigurgito di fascismo venga al più presto represso a dovere, come sancito dalla Costituzione italiana e non debba mai più sfociare nel-l’orrore del tragico passato.

Alessandro Fontanesi

Giacomo Notari e Massimo Storchi minacciati con telefonate e lettere anonime

Minacce di mortea Reggio Emilia

l’opinione

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29giugno-luglio 2008notiziario anpi

La lettera L’idea di popolo che si ribellaL’idea di popolo che si ribella

“Quello che ora vogliono criminalizzare e delegittimare è l’idea del popolo che si ribella, lotta per il cambiamento si fa giustizia e vince...”

la lettera

Pubblichiamo una lettera inviata al nostro collaboratore Claudio Ghiretti dal sig. Paolo Tadolini, esponente del PD del Centro storico di Reggio Emilia.

Ciao ClaudioSono d’accordo con le tue osservazioni sul centro, ne abbiamo già parlato diverse volte. Non ti ripeto alcuni distinguo che ho sempre fatto in funzione strategica al fi ne di togliere ai commercianti l’alibi della viabilità “diffi cile” e lasciarli con le loro responsabilità una volta per tutte.Ma provo ultimamente una certa stan-chezza ad affrontare questi temi che ma-stichiamo sempre fra di noi da diversi anni (chiedo venia).Mi interessa di più il fatto di vederti scri-vere sul periodico dell’ANPI, perché è appunto sulle idee, anzi proprio sulle vi-tuperate ideologie che ritrovo maggiore passione. A proposito di quel dice Storchi nell’introduzione del suo basilare, Il san-gue dei vincitori l’identifi cazione cultu-rale politica reggiana da “Casa Cervi” ha preso la strada turistico popolar-commer-ciale, prima del “Tricolore” poi di “Canos-sa”. Infatti, Pansa passeggia per Reggio e ai margini del PD con in tasca un progetto di sconfessione della Resistenza, mentre mio fratello si appresta a pubblicare un nuovo libercolo il cui scopo è di rendere al fascismo quegli onori che il campo di guerra e l’intera volta celeste dello scibile democratico mondiale senza incertezze

gli tolsero. Alla base del progetto Pan-sa e del miniprogetto di mio fratello c’è l’intento di infangare e demitizzare quel potenziale popolare volto al cambiamen-to che una fi ammata rivoluzionaria scritta da comunisti si manifestò cancellando il fascismo proprio su quel territorio dove alzò le sue ultime sanguinose barricate. Quindi, (bada bene) più che l’onore del Sangue dei vinti quello che ora vogliono criminalizzare e delegittimare è l’idea del popolo che si ribella, lotta per il cambia-mento si fa giustizia e vince!! Ora i gior-nali e le televisioni della famiglia Spal-lanzani, nonché le nostre sedicenti fonti amiche, daranno ampio spazio ai fautori del citato progetto. Ma, noi non abbiamo una strategia di nuova resistenza e nemmeno una fi liera amica che metta in campo la nostra cul-tura tempestivamente ed effi cacemente. A molti questo non interesserà ma dico que-ste cose in un contesto di pensiero ideale che può diventare di forte attualità sulla base dei ‘vuoti d’aria’ patiti dal PD nei suoi ultimi percorsi. Dopo un lungo percorso fi nalizzato a svuotarci di contenuti un partito di bu-rocrati si appresta a franare di fonte al movimentismo populista che furbesca-

mente adesso ci sorpassa a sinistra maga-ri tassando i mostri sacri del capitalismo (banche, assicurazioni multinazionali) che nemmeno Bertinotti osava nemmeno nominare! Siamo in caduta libera legati mani e piedi al fragile Veltroni e al suo sodomitico progetto di mantenere civili rapporti con la nuova maggioranza. Qualcuno demonizza l’ideologia, invece ne abbiamo tre: ex marxista, cattolica e radicale! Allora siamo riformisti, ma solo di nome perché a nessuna riforma abbia-mo dato un nome proprio. Che fare? (disse Lenin e lui lo disse!) Noi non lo sappiamo, certamente abbiamo fatto male quello che sapevamo fare. Ora c’è crisi economica ma se non sbaglio noi abbiamo cultura su questo argomen-to, usiamola. Se la destra vuole allungare su questo terreno incalziamola, operia-mo di Robin Hood tax sul territorio per recuperare gli ammanchi ICI. Diamoci pragmaticità e movimento uscendo dagli schemi del conformismo amministrativo. Gli “altri” ci hanno detto e dimostrato che “si può fare”, stracciamo la sinistra dei colletti bianchi e riapriamo le stanze della sinistra della lotta e della protesta: alla gente piace!

Paolo Tadolini

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30 giugno - luglio 2008notiziario anpi

Solenne cerimonia A GATTATICO

PER LA MEDAGLIA AL MERITO CIVILE

L’on. Vannino Chiti mentre svolge l’orazione uffi -ciale.

Il Prefetto dott. Bruno Pezzuto pronuncia il suo intervento

Il 18 aprile u.s. , in una giornata illuminata da un sole primaverile, si è svolta la manifestaione conclusiva del ciclo dedicato al con-ferimento della medaglia al merito civile al Comune di Gattatico .Di fronte ad un folto pubblico, ha svolto l’orazione uffi ciale l’on. Vannino Chiti. Diverse personalità si sono succedute al microfono per parole di saluto: Giacomo Notari per le associazioni partigiane, Rossella Cantoni, Sindaco di Gattatico, l’assessore regionale Lino Zanichelli, l’assessore provinciale Gianluca Chierici, il Prefetto di Reggio dott. Pezzuto.

Una veduta parziale della folla partecipante alla cerimonia.

MANIFESTAZIONE CONCLUSIVA

manifestazioni

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31giugno-luglio 2008notiziario anpi

manifestazioni

Anche quest’anno il 25 aprile al Museo Cervi di Gattatico (RE) c’è stata una splendida festa fatta di canti, di ideali, di genuino divertimento; una festa di anno in anno sempre più numerosa che vede varie generazioni riunirsi per ricordare, per continuare a investire nel presente con un indispensabile sguardo al pas-sato. Nonostante i consueti attacchi sui media alla Festa della Liberazione, sul palco di casa Cervi i Fiamma Fumana e Le Mondine di Novi, Cisco-Casa del Vento, Mauro Sarzi e l’on. Luciano Violante hanno cantato, recitato, parla-

to davanti a più di 8000 persone prove-nienti dalle più svariate parti d’Italia.Il fatto che così tante persone abbiano scelto la casa dei sette fratelli Cervi come luogo di celebrazione spontanea, ci fa capire quanto sia ancora sentita empaticamente la storia di questa fa-miglia contadina, di quanto, ancora, sia vista come una storia che in sé riassume e rappresenta le storie di sofferenza e allo stesso tempo di rivalsa di un intero popolo; una storia portatrice di valori ancora attuali e condivisi.

25 APRILE 2008

C’è stata una splendida festa al Museo Cervi

Alcuni momenti della manifestazione

Da sinistra: il parroco don Bassissi, il sindaco Antonella Incerti, consigliere regionale Marco Barbieri, il coman-dante dei CC m.llo Biagio Nastasia e il presidente dell’ANPI locale “Pipo” Venturi.

25 APRILE 2008Albinea: Festa in piazza

Il cippo in ricordo di Mario Simonazzi (AZOR) assassi-nato nel marzo del ‘45

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32 giugno - luglio 2008notiziario anpi

manifestazioni25 APRILE 2008

Un grande 25 aprile in tutta la provincia

L’on. Luciano Violante tiene l’orazione uffi ciale a Reggio. Molti i giovani parteci-panti alla manifestazione.

L’inossidabile Fabio Garagnani, deputato bolognese del Pdl, forse sull’onda dei ri-sultati elettorali favorevoli al suo capo, è tornato alla carica, alla vigilia del 25 apri-le, con la proposta di abolire la Festa della Liberazione. E’ stata la prima di una serie di proposte dello stesso tipo formulate da vari personaggi della destra revanscista. Fino a quella di intitolare vie a Giorgio Almirante.

Comunque il 25 aprile 2008 è stata, anco-ra una volta, una grande giornata in varie parti d’Italia. E’ stata in particolare una grande giornata in tutta la nostra provin-cia, dal capoluogo ai comuni montani a quelli della Bassa. Grandioso il pomerig-gio a Casa Cervi, con migliaia di giovani giunti da varie parti del Nord Italia, quasi una prova generale della festa nazionale dell’ANPI del 20-22 giugno.

Quasi una prova generale della festa nazionale dell’ANPI del 20-22 giugno

Vincenzo Linarello, leader delle Comunità libere della Locride, ha descritto l’esperienza della lot-ta alla mafi a nata attorno alla fi gura del Vescovo Bregantini e alle cooperative sociali, che hanno dato luogo il 1° marzo a Locri ad una grande ma-nifestazione alla quale hanno preso parte nume-rosi reggiani. Sulla destra il Sindaco Delrio e la Presidente della Provincia Sonia Masini.

Omaggio al monumento alla Resistenza. Il Prefetto dott. Pezzuto con Sonia Masini, Violante e Delrio.

Parla uno studente cha ha partecipato al viaggio della memoria. Un momento della manifestazione.

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33giugno-luglio 2008notiziario anpi

manifestazioni

GIUGNO ’44

La battaglia dello SparavalleDomenica 8 giugno commemorata al Passo di Sparavalle, in comune di Castelnovo Monti, la battaglia che lì si svolse il 10 giugno 1944 e nella quale caddero i cugini Ennio e Marino Giglioli. Una lapide posta nello stesso luogo ricorda che “in questa zona di battaglie, durante la lotta di liberazione, caddero per la libertà..., Stelio Baisi, Primo Cilloni, Marino Dallari, Florio Mughetti, Walter e Riccardo Incerti Vecchi, Nello Lasagni, Almo Ferrari, Domenico Manfredi, Dino Morelli, Giuseppe Notari, Mentore Pagani, Enzo Parenti, Ettore Simonazzi, Adolfo Tedeschi, Alberto Montanari.

Al microfono Giacomo Notari, che porta il saluto delle associazioni partigine ANPI, ALPI-APC. Alle sue spalle il Sindaco di Castelnovo Monti Marconi. Alla sua sinistra il Sindaco di Busana. (foto Paolo Attolini)

Sparavalle, 8 giugno 2008, Intervento di una studentessa di Castelnovo Monti. Alla sua sinistra l’on. Pier Luigi Castagnetti, che terrà l’orazione uffi ciale. Alla sua destra il partigiano Battistessa.

Il 2 giugno 2008 il 60° della Costituzione (1948-2008) è stato commemorato a Boretto in modo assai originale e suggestivo. Nella sala del Consiglio comunale, alla presenza del Sindaco Maria Gavetti, alcune delle donne che nel 1946 votarono per la Costituente, hanno con-segnato il testo della Costituzione e la bandiera tricolore ai ragazzi e alle ragazze che compiono 18 anni. Un modo concreto e fortemente simbolico per ribadire l’importanza della continuità tra le generazioni attraverso il passaggio del testimone dei valori fondanti della nostra Repubblica. Questo nella mattinata. Nel pomeriggio, alla presenza della sen. Albertina Soliani, del vice sindaco Isabella Soliani e della consigliera Adriana Zoboletti, curatrice dell’iniziativa con l’Amministrazione comunale, è stata consegnata una pergamena alle donne che votarono nel 1946. Per venti di loro che non hanno potuto partecipare, la cerimonia è stata poi ripetuta nei giorni seguenti presso la casa protetta.

2 giugno 2008. Le diciottenni (e qualche coetaneo maschio) davan-ti al Municipio di Boretto, in attesa di ricevere la Costituzione dalle mani delle compaesane che nel 1946 parteciparono alle elezioni per la Costituente. Al centro il Sindaco Maria Gavetti.

Le ragazze del ’46 passano il testimone alle diciottenni di oggiBORETTOBORETTO

Sala del Consiglio comunale. Alcune delle 170 borettesi che nel 1946 parteciparono al Referendum istituzionale e alle elezioni per l’Assemblea costituente.

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34 giugno - luglio 2008notiziario anpi

manifestazioni

Presente come ogni anno la de-legazione dell’ANPI al corteo del 1° Maggio 2008. Quest’anno la manifestazione è stata incentrata sul tema drammatico delle cosid-dette “morti bianche”. Le morti sul lavoro sono diventate una vera e propria strage ininter-rotta. Fino ai nove tragicamente deceduti nella sola giornata di mercoledì 11 giugno. (foto Paolo Attolini)

1° MAGGIO 2008 I PARTIGIANI AL CORTEO I PARTIGIANI AL CORTEO

Il 23 aprile u.s. si è svolta l’inaugurazione della nuova collocazione, in località Ca’ di Rocco, lungo Via Tassoni (Villa San Pellegrino) dei cippi che ricordano due partigiani caduti in combattimento alla vigilia della Liberazione, il 24 aprile ’45, alla periferia sud di Reggio: Bruno Bonicelli Grappino, della Brigata Fiamme Verdi, ed Enzo Lazzaretti, Timmi, della 26.a Garibaldi.

Ricollocati i cippi dei Partigiani Bonicelli e Lazzaretti

Nella foto, ai lati dei due cippi, il presidente della IV Circoscrizione Paolo Rozzi e Romolo Fioroni, dell’ALPI-APC; sulla destra il presidente dell’ANPI Giacomo Notari(foto Paolo Attolini)

Il Partigiano Armando Rosati Nani e Luciana Campioli, in occasione del 60° anniversario del loro matrimonio, festaggiando le “nozze di diamante”, offrono pro “Notiziario”.

NOZZE DI DIAMANTENOZZE DI DIAMANTE

ANNIVERSARIODI MATRIMONIO

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35giugno-luglio 2008notiziario anpi

Il 5 maggio 2008 è stato approvato il Piano Urbano della Mobilità (PUM), un impor-tante strumento di programmazione che fi ssa le linee strategiche della mobilità cittadina per i prossimi 15 anni. Ci eravamo già occupati di questo argomento, ma la sua importanza è tale che merita, ora che se ne conosce il contenuto, qualche considerazione ulteriore.

REGGIO, PRIMA CITTA’PRIMA CITTA’ IN ITALIADopo quasi 4 anni ha fi nalmente il piano della mobilita’ urbana. Un buon lavoro, con alcune raccomandazioni.

Cinque sono le principali stra-tegie del Piano della mobilità. La prima: aumentare l’uso

delle biciclette in città. Quel che ai più anziani di noi sembrava un veicolo anti-co, scoprirà che la vecchia, cara biciclet-ta tornerà ad essere il modo di muoversi più moderno. Sono previste 12 “ciclovie” che dal centro s’irradiano verso tutte le direzioni fuori dalla città e verso le Ville, collegate fra di loro da tre percorsi anulari concentrici. Saranno realizzati numerosi parcheggi e servizi di noleggio per bici in ogni parcheggio scambiatore e in molti altri luoghi della città. La seconda: svi-luppare il trasporto pubblico. Oltre alla frequenza è previsto un aumento della ve-locità di attraversamento dei mezzi pub-blici. A tal fi ne saranno realizzati corsie preferenziali, a partire dai viali di circon-vallazione e linee di fi lobus o tram ad alta capacità. È prevista una terza linea del minibus, peraltro già attivata, al servizio del centro storico e della zona ospedaliera con capolinea al parcheggio dello stadio Giglio di Mancasale. La terza: più par-cheggi ed estensione della ZTL a tutto il centro storico. Sono previsti 5 ordini di parcheggi. Da quelli più cari e a rotazione del centro storico (cosiddette strisce blu) a quelli di attestamento al Centro storico, quali ex-Caserma Zucchi, Gasometro, Polveriera, Cecati e Aci di viale Magenta, a quelli del terzo, quarto e quinto anello via via più lontani e meno cari. Ognuno di questi sarà collegato con un servizio autobus e d’interscambio biciclette. I re-sidenti in centro storico non potranno più

parcheggiare ovunque dentro le mura, ma sarà limitata ad un solo quadrante in cui è stata suddivisa la cosiddetta “mandorla”. Sarà, però, consentita loro una cosa molto importante: sostare anche con la secon-da auto. La ZTL sarà estesa a tutta l’area delimitata dai viali di circonvallazione e sarà protetta dal “Vigile elettronico”. La quarta: completamento delle grandi in-frastrutture viarie. E’ prevista la realizza-zione della tangenziale di Canali (già in corso), le tangenziali Nord e Sud-Est e la Via Emilia Bis fi no a S. Ilario. La quinta: aumentare la sicurezza stradale e creare di zone a traffi co moderato (Ztm). Moltis-sime strade saranno trasformate in strade con velocità massima di 30 km. orari con lo scopo di aumentare la sicurezza della mobilità soprattutto dei pedoni e dei ci-clisti. Ovviamente il PUM prevede tan-tissime altre cose. Quelle che abbiamo ri-chiamato sono le principale di un piano di lungo periodo e molto ambizioso. Da un esame attento emerge un piano importan-te e fatto bene che pone Reggio fra le città che per prima compie uno sforzo di pro-grammazione di ampio respiro sui temi della mobilità. Al tempo stesso, però, ci sentiamo di avanzare qualche raccoman-dazione all’Amministrazione comunale.La prima è questa. Quindici anni sono un periodo di tempo estremamente lun-go. Diffi cile prevedere l’evoluzione della mobilità, soprattutto per ciò che attiene la tecnologia dei mezzi di trasporto, del prezzo dei carburanti, della loro eco-com-patibilità, ecc. Inoltre la città è un corpo vivo in continua trasformazione e gli stili di vita e le abitudini quotidiane tendono a cambiare più rapidamente sotto la spinta di nuove tecnologie piuttosto che la posi-

zione di nuovi divieti. Per questo motivo è auspicabile l’adozione di una sesta stra-tegia: la gradualità. Meglio consolidare gli attuali divieti, lasciarli sedimentare, infi ne istituirne di nuovi. L’accensione del “vigile elettronico” ha dimostrato che il divieto d’accesso nella Zona a Traffi -co Limitato, pur vigendo da tanti anni, in realtà, era un divieto a metà, perché era violato senza sanzione da migliaia di per-sone ogni giorno. Quindi, meglio rendere effettivi i divieti esistenti, prima di esten-dere la ZTL anche a zone ad oggi escluse, come Corso Garibaldi. Del resto in quin-dici anni c’è tutto il tempo di realizzare i servizi di supporto e di mobilità alter-nativa. Seconda raccomandazione. Della possibilità di sosta per la seconda auto dei residenti abbiamo già sottolineato l’im-portanza e anche la novità. Nello speci-fi co, questa era proprio una delle misure escluse dal precedente assessore Santel. Oggi, l’amministrazione è decisamente orientata a promuovere politiche che fa-voriscano la residenza in centro storico e va senz’altro incoraggiata a fare sempre di più, affi nchè il centro torni ad essere popolato di famiglie formate da genitori e fi gli e non solo da soggetti mononu-cleari o convivenze fra estranei. La ter-za. Non dimenticare la logistica, ovvero il trasporto urbano delle merci. Si tratta di un terreno indubbiamente diffi cile, in cui le esperienze frustrate dall’insuccesso sono tante. Tuttavia, per la sua importan-za, sia al fi ne della riduzione del traffi co che della riduzione dell’inquinamento, è un tema sul quale occorre investire e chia-mare tutte le intelligenze disponibili ad un confronto.

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36 giugno - luglio 2008notiziario anpi

Bombe a grappolo, fame nel mondo, terza gene-razione nucleare:gli impegni ponziopilateschi dei Grandi

GRANDIGRANDIQUESTIONI

PAROLE, PAROLE, PAROLE…L’esito del summit della FAO (Food and Agricolture Organization), svoltosi a Roma nel giugno scorso con la partecipa-zione di gran parte dei capi di stato e di governo del mondo, è stato unanimemen-te defi nito “deludente”. O meglio, clamo-rosamente non all’altezza della gravità e dell’urgenza dei problemi sollevati. Si trattava, pregiudizialmente, di prendere atto del fallimento dei propositi annun-ciati nel precedente incontro (1996), ov-vero il dimezzamento entro il 2015 del numero degli affamati del mondo, allora quantifi cati in 800 milioni di individui. A distanza di 16 anni, infatti, questo numero non solo non è diminuito, ma è anzi salito alla vertiginosa cifra di 862 milioni, a cui vanno aggiunti almeno altri 100 milioni di indigenti. Da paura.E se, ragionevolmente, l’investimento ri-chiesto per l’immediato ammontava a 30 miliardi di dollari, da utilizzarsi non solo in aiuti alimentari, ma anche in progetti di sviluppo e di potenziamento delle tecno-logie al fi ne di incentivare la produttività agricola in loco (soprattutto in Africa) a sostegno di quella che il segretario Gene-rale dell’ONU Bank ki moon ha defi nito

una “rivoluzione verde”, la risposta ar-rivata dopo ore ed ore di serrata discus-sione è consistita in 8 miliardi di dollari, per l’emergenza e a pioggia. Tutti i nodi veri sul tappeto sono rimasti irrisolti: così per quanto riguarda la stabilizzazio-ne dei prezzi degli alimentari (aumentati del 53% solo nel primo trimestre 2008), nelle mani di poche multinazionali; così per il protezionismo economico e le sov-venzioni all’agricoltura occidentale; o per il problema delle discusse sementi OGM (tra l’altro da acquistare dalle medesime multinazionali), o per il massiccio utiliz-zo dei cereali per fi ni non alimentari ma energetici (c.d. “biocarburanti”), utiliz-zo fortemente sponsorizzato dagli USA ma contrastato da chi (come il Brasile di Lula) ritiene moralmente e tecnologica-mente migliore l’etanolo prodotto dalla canna da zucchero.E nulla a sostegno della “coltura di pros-simità” ovvero quella che fanno i piccoli contadini sul posto per garantire la colti-vazione di molti prodotti in modo che si possa sopperire alla eventuale scarsità di alcuni.La dichiarazione fi nale afferma il prin-cipio che “il cibo non può essere usato come strumento di pressione economica”, ma di fatto si limita ad impegni generici e ponziopilateschi in base ai quali occor-re “monitorare ed analizzare la sicurezza alimentare mondiale in tutte le sue di-mensioni, salvando la possibilità dei vari paesi di decidere le misure da adottare af-frontando le sfi de e le opportunità poste dai biocarburanti (sic!)”.Il Direttore della FAO, il senegalese Jac-ques Diouf ha opportunamente ricorda-to che per curare l’obesità nel mondo si spendono 20 miliardi di dollari all’anno, ai quali vanno aggiunti costi indiretti di 100 miliardi per patologie correlate. E che nel 2006 sono stati spesi 1200 miliardi

di dollari in armamenti. Con questa pre-messa, conclude Diouf, “come possiamo spiegare a persone di buon senso che non è possibile trovare 30 miliardi di dollari all’anno per consentire a 862 milioni di persone di godere del fondamentale dirit-to al cibo?”

A VOLTE RITORNANOSe non fosse drammatico, sarebbe confor-tante: la Destra è tornata al governo e non perde tempo. Insomma, la riconosciamo, ci dà (cattive) certezze. Ed allora, via con il decreto sicurezza, via con il reato di immigrazione clandestina, via le prosti-tute dalle strade, via con la stretta sugli statali fannulloni, via con le bordate alla contrattazione collettiva, via con il divie-to di intercettazioni telefoniche se non per indagini su mafi a e terrorismo… In realtà, non c’è granché da ironizzare. Soprattutto se pensiamo che a 21 anni dal referendum che mise fi ne al nucleare in Italia questo governo, per bocca del Mini-stro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola, ha annunciato il ritorno dell’ato-mo “entro cinque anni”, con il prevedibi-le plauso di Confi ndustria e soprattutto, di ENEL, ENI ed Edison, pronti a salire sul carrozzone miliardario.E’ tranquillizzante, il Ministro: “L’Italia ha bisogno di una svolta in materia ener-getica e la svolta va affrontata con riso-lutezza e responsabilità. Solo gli impianti

nucleari consen-tono di produrre energia su larga scala, in modo sicuro, a costi competitivi e nel rispetto dell’am-biente”.La soluzione, quindi, sono le centrali nucleari

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37giugno-luglio 2008notiziario anpi

GRANDIdi “terza generazione”, ovvero quelle do-tate di reattori di potenza che incorporino sviluppi delle precedenti tecnologie con “miglioramenti evolutivi nel disegno, ma senza innovazioni sostanziali sui principi di funzionamento” (da Wikipedia, l’En-ciclopedia libera). Insomma, una evo-luzione le cui complesse caratteristiche tecniche offrono senza dubbio maggiori garanzie di sicurezza, ma che, tuttavia, non aggiungono alcun vantaggio sotto il profi lo delle scorie, che risultano analo-ghe ai reattori di generazioni precedenti quanto a durata e radiotossicità. E che ben poco intervengono a livello di inquinanti contenuti nei fumi prodotti.Potremmo aggiungere che da più parti si sostiene che la magica “terza generazio-ne” è una tecnologia vecchia (Rubbia, chi era costui?), che i costi di realizzazione sono elevatissimi (oltre tre miliardi di euro a centrale), che le nuove centrali non entrerebbero in funzione prima del 2019 e quindi obsolete in rapporto al fatto che, ormai, si parlerà di “quarta generazione” e che, infi ne, la disponibilità di uranio è per non più di 50 anni. Ma, soprattutto, che la legittima ostilità della popolazione non è stata scalfi ta dai 21 anni trascorsi e che avrà – ahinoi – ben modo di esprimer-si nei prossimi anni: la individuazione dei siti sta già iniziando.

UN TIPO DI ARMA “UTILE”…Centoundici paesi, tra cui l’Italia, hanno sottoscritto a Dublino un’intesa nella qua-le si impegnano entro 8 anni a distruggere gli arsenali delle micidiali “cluster bomb” (bombe a grappolo) e a rinunciarne al-l’uso. Le bombe a grappolo sono piccole bombe esplosive trasportate in un grosso contenitore che si apre a mezz’aria, sca-raventandole su di una area di parecchie centinaia di metri. Tali bombe possono essere gettate da aerei, missili o proiet-tili di artiglieria. Il loro effetto mortale e distruttivo è immediato o, se inesplose, dilazionato nel tempo in quanto diven-tano di fatto mine antiuomo in grado di uccidere o mutilare chi le calpestasse o le maneggiasse incautamente.Nel solo 2003 gli americani hanno sgan-

ciato in Iraq 13.000 cluster bomb conte-nenti 2 milioni di bombe secondarie. In Afghanistan ne sono state lanciate 12.00, con oltre 248.000 bombe secondarie.Sono stati i sì dei più riottosi Giappone e Gran Bretagna a consentire il raggiungi-mento di questo storico accordo. Tuttavia, non erano neppure presenti (e quindi non si sentiranno vincolati da esso) Stati Uni-ti, Russia, Cina, Israele, India e Pakistan, ovvero i Paesi che più di tutti fanno uso di queste terribile armi di distruzione di massa. Sarà anche, come ottimisticamen-te ha dichiarato il responsabile della Coa-lizione contro le munizioni a grappolo, che l’intesa raggiunta peserà come un ma-cigno sugli Stati che non la hanno fi rmata, i quali “non vorranno pagare il prezzo po-litico di continuare ad usarle affrontando la pubblica infamia”, ma il comunicato governativo americano in merito ci dice un’altra cosa: “Le munizioni a grappolo hanno dimostrato la loro utilità militare e la loro eliminazione dalle riserve di armi americane metterebbe a rischio le vite dei nostri soldati e di quelli dei partners nelle nostre coalizioni”. Agghiacciante.

NEWS FROM U.S.A.– Per una volta, a fare tragica notizia non è il numero dei caduti americani in Iraq (per altro, arrivato al oltre 3.500 dal 2003), ma una notizia di agenzia piccola piccola, scovata quasi per caso: nel 2007, il numero dei militari americani di stanza in quel paese che si sono tolti la vita è ar-rivato a 108, dei quali un quarto soltanto in servizio. Gli altri, lo hanno fatto una volta tornati a casa. Quasi tutti erano gio-vani tra i 18 e i 34 anni. Nel 2006 sono stati 102. Ovvero, quando la guerra pene-tra il cuore e la mente.

– Gli Stati Uniti detengono il record as-soluto di detenuti. Il rapporto del Pew Center di Washington ci dice che ogni cento adulti americani uno si trova dietro le sbarre e che nella maggioranza dei casi si tratta di giovani maschi afroamericani e ispanici. In termini numerici, il dato risul-ta ancora più sconvolgente: alla fi ne del 2007, il numero dei detenuti è arrivato a 2.319.258 su una popolazione di poco più di 230 milioni di abitanti. Più della Rus-sia, più del Sud Africa, più dell’Iran, più della Gran Bretagna, più della Cina (rap-porto detenuti/popolazione). La motiva-zione risiede da un lato in un certo rigore della legislazione americana, che fa sì che le manette scattino anche per piccoli reati, ma anche e soprattutto nella tendenza di giovani pregiudicati a reiterare il reato o a commetterne altri. In California, dove la presenza di delinquenza organizzata e di

“gang” è più massiccia, il 70% dei dete-nuti scarcerati torna in prigione entro un periodo massimo di 3 anni.A questi livelli, il problema sociale si ri-vela anche in tutta la sua drammaticità economica: il funzionamento delle carceri pesa al contribuente americano qualcosa come 49 miliardi di dollari l’anno, mentre i detenuti over 50, aumentato del 173% dal 1992 al 2001, costa almeno 70mila dollari l’anno per ciascuno, soprattutto a causa delle cure mediche.

– Guantanamo, Abu Grayb, prigioni se-grete all’estero. Il Pentagono rilancia?Il gruppo di attivisti dei diritti umani “Re-prieve” denuncia l’esistenza di prigioni galleggianti americane in giro per il mon-do, nelle quali sarebbero detenuti un cen-tinaio di individui accusati di terrorismo e spariti dalle prigioni di Kenya, Soma-lia, Etiopia e Gibuti e quant’altro. Senza nome, senza sorte, senza diritti, soggetti ad interrogatori lontano dagli occhi della stampa e dalla assistenza di legali.L’amministrazione americana nega, so-stenendo che la cosiddetta tecnica della “rendition”, ovvero cattura detenzione e deportazione di prigionieri anche in pae-si terzi , iniziata nel 2001, si è di fatto esaurita nel 2006. Ma “Reprieve” rilancia e ritiene che i prigionieri detenuti siano stati fotografati ed esaminati da parte del personale medico nel corso degli in-terrogatori, e che tali registrazioni siano in possesso del governo statunitense e fa presente che il governo degli Stati Uniti, per sua stessa ammissione, detiene attual-mente almeno 26.000 persone senza pro-cesso in prigioni segrete.Chissà, il lupo perde il pelo….

Credo ci sia solo una parola da dire a Massimo Storchi per quanto ha accurata-mente documentato nel suo ultimo volume Il sangue dei vincitori. Saggio sui crimini fascisti e i processi del do-poguerra 1945-46 (Aliberti Editore): GRAZIE.

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

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38 giugno - luglio 2008notiziario anpi

ASSOCIAZIONE NAZIONALENAZIONALE

Non essendo un fi ne politologo, ne uno stratega infallibile e lungimirante me ne dovrei sta-

re zitto e lasciare a chi ha più competenza l’analisi del dopo voto che ci ha consegna-to un paese innegabilmente spostato a de-stra. L’infl uenza della destra sull’opinio-ne pubblica e nella formazione del senso comune è cresciuta fortemente, tanto che ormai il lessico, le argomentazioni ed il pensiero tipico della cultura fascista sono diventati trasversali. Persino chi si ritiene ancora di sinistra ormai cavalca questa onda: dalle bocche di amici, compagni, conoscenti, parenti escono a ripetizione (sia nel senso della costanza che in quel-lo dell’amplifi cazione di campagna dei media) parole e ragionamenti che almeno in chi scrive provocano sconcerto ed in-quietudine. Direi quasi un senso di isola-mento. Queste spiacevoli sensazioni sono quotidiane, come il pane, un pane amaro che capita sempre più spesso di condivi-dere in pranzi in cui spesso si fi nisce a parlare di politica, o meglio, di quello che è rimasto della politica… o meglio anco-ra del teatro della politica. Ci si ritrova di fronte ad un incattivimento generale che con cieco furore aggiunge ogni giorno nuovi obiettivi, nuove categorie verso cui indirizzare la propria rabbia. Certo l’in-sicurezza, la paura, gli extracomunitari, i Rom, il precariato, arrivare a fi ne mese, ecc., ma anche il non detto: un fastidio intollerante e probabilmente il terrore di non poter più cambiare un telefonino al mese, di non poter comprare l’enorme SUV (ormai un camion) come il vicino, di limitarsi ad una semplice villetta, di dilazionare la bottiglia di vino da cento euro… Occorrerebbe dunque distingue-re dalla necessità di sopravvivenza che, innegabilmente investe fasce sempre più ampie, compreso il mitizzato ceto medio, da quello di un malessere che spesso è più percezione o come detto, insoddisfa-zione. Certo negare le problematiche in corso sarebbe un grave errore e in ogni caso la sinistra si è già presa addosso tut-ta una serie di strali ed improperi perché ritenuta lontana dalla gente, lontana dalla realtà, capace soltanto di esprimere buo-

nismo e perdonismo. Meno male (!?) che immediatamente diverse amministrazioni di centro-sinistra (con svolta a destra) si sono subito attrezzati per rincorrere af-fannosamente la Lega, ormai un modello vincente in tema di legalità e sicurezza sociale. Ed ecco quindi trovate geniali quali le “ronde dolci” (quale sia il signi-fi cato non è proprio chiaro) o tolleranze zero sempre più spericolate. Certo è che alla fatidica domanda del tipo: “ma voi di sinistra, cosa volete fare sul tema sicurez-za?” qualche imbarazzo e qualche turba-mento sorge.

Il dubbio è pur sempre un senti-mento che in certe teste è diffi cile fare sparire (per esempio nella mia

occupa ancora un posto notevole, ahimé). Dire “vogliamo rispondere in modo diver-so” provoca ilarità negli astanti, osare ri-badire con “certo sicurezza e legalità, ma senza ledere diritti civili e libertà dell’in-dividuo” fa aumentare l’ira in chi ci sfi da dialetticamente, arrivare a “il rilancio del-la Costituzione e dei suoi valori, contro i vecchi e nuovi fascismi, chiedendo un impegno per una società libera dall’intol-leranza, dal razzismo e dall’ignoranza” provoca una netta e ferma risposta dal no-stro interlocutore: un bel cazzotto in fac-cia! Ma ormai la corsa è inarrestabile, fol-le, e questo lo si vede ogni giorno dove gli irresponsabili proclami ed editti di guerra della Lega e della destra più estrema (or-mai ben insediati nelle istituzioni politi-che e civili) portano a giustizie sommarie, guerriglie urbane, razzismi, omicidi: dal massacro di Verona all’incendio del cam-po Rom, dall’aggressione a responsabili del movimento gay ai negozi indiani di-strutti da squadre fasciste. Io lo ammetto, mi ritrovo a balbettare, provo a rialzarmi, ma mi ritrovo come un pugile suonato steso a terra sul ring. Il mo-mento sociale-culturale non è dei migliori e ci si deve allenare duramente per affron-tare le prossime sfi de che saranno lunghe, diffi cili ed estenuanti. Dove trovare tutte queste forze residuali? Ancora una volta dobbiamo affi darci alla Resistenza! Qual-cuno penserà: ecco la sinistra in diffi coltà

che si rifugia nel nostalgico richiamo al passato… Ma non è così, quando attingia-mo da questa vero e proprio giacimento di valori e forze residuali lo si deve fare pen-sando sempre ad una sua attualizzazione. Un processo di raffi namento che renda immediatamente utile ed utilizzabile quell’energia e quel moto d’animo. Qual-cosa da cui ripartire, nell’immediato, nel momento in cui di nuovo siamo richiama-ti ad affrontare nuove resistenze. L’obiet-tivo è il fascismo in continuo mutamento, capace di presentarsi in nuove e diverse forme, moderno, tecnologico, capace di essere persuasivo e diventare senso co-mune. Vestiti ed apparati nuovi che man-tengono aspetti immutabili e contagiosi, ieri come oggi: il fascismo del silenzio, il fascismo dell’indifferenza, il pensare che mai toccherà a noi alcuna discriminazio-ne. La Resistenza dunque che appare alle nuove generazioni nella sua trasparenza e nella sua etica, a differenza di una politica che non si lascia avvicinare dai giovani e che ha perso cuore ed anima. La Resistenza e l’Anpi come rifugio ed elaborazione per scuotere una sinistra tramortita dal risultato elettorale e dai suoi tecnicismi fatti di quote, correnti, bilancini e proporzioni per liste e candi-dature. Personaggi politici inamovibili ed organigrammi di partiti con le loro eterne gerarchie. Forse l’Anpi può funzionare come ponte, come punto di raccordo, forse potrebbe mettere a disposizioni i propri iscritti, i nuovi antifascisti, spesso lontani dalle strategie e dai pragmatismi, ma pronti e convinti nel dare un loro contributo per una urgente e necessaria Liberazione.

POLITICA ITALIANAITALIANA

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39giugno-luglio 2008notiziario anpi

Salute in punta di piedi la complessità del piede diabetico

Caro professore,ho 56 anni e circa 4 anni or sono mi sono scoperto diabetico. Da al-

lora mi debbo iniettare insulina prima dei pasti. Da circa un anno è sopraggiunta un’infezione sotto l’unghia dell’alluce del piede destro. Il medico propose di cavare l’unghia per cercare poi di frenare l’infe-zione. Questa infezione è molto dolorosa e non posso più calzare le scarpe.Lei avrà certamente conosciuto casi simi-li. Può darmi qualche consiglio? Debbo accettare lo strappo dell’unghia?La ringrazio per quanto mi può dire e porgo distinti saluti.

Remo G.

Tra le complicanze più frequen-ti della malattia diabetica, caro Remo, un ruolo assai rilevante

è occupato da quello che viene defi nito “piede diabetico”. La neuropatia periferica, le alterazioni cir-colatorie, i traumi e le infezioni batteriche e fungine svolgono un ruolo fondamenta-le nello sviluppo di questa patologia. La neuropatia sensitiva diminuisce la sensibilità del piede, coinvolgendo in successione la sensibilità tattile, termica e dolorifi ca; questo può portare al non rico-noscimento di condizioni pericolose che così non vengono allontanate. La neuropatia motoria d’altro canto fa di-minuire il tono muscolare con atrofi a dei muscoli e alterazioni della forma del pie-de (alluce valgo, dita a martello o ad ar-tiglio, ecc.) che a loro volta determinano alterata distribuzione del peso del corpo sul piede con aree di aumentato carico, che successivamente possono originare una ulcera neuropatica. Sulle zone con maggior carico si possono formare callosità che agiscono da corpo estraneo e traumatizzano i tessuti potendo portando all’ulcera diabetica.

Nel diabete c’è poi anche un ridotto tono vascolare che, con l’aumentata permeabi-lità capillare, può dare gonfi ore al piede. Le alterazioni neuropatiche portano anche ad un’eccessiva secchezza del piede per diminuita sudorazione, predisponendo la pelle a fi ssurazioni. Quello che viene chiamato “il piede di Charcot” presenta osteoporosi diffusa, microfratture e lussazioni articolari. Le arterie nel diabetico divengono più ri-gide e meno risposte ve, si possono avere “restringimenti” con diminuito apporto di sangue in periferia, con dolore durante la deambulazione, che rende necessario fermarsi dopo aver percorso una certa di-stanza (“malattia delle vetrine”); inoltre possono formarsi anche ulcere ischemiche (più frequenti sulla punta e sul dorso delle dita), che determinano dolore soprattut-to notturno. Se manca la circolazione in zone profonde c’è il rischio di gangrena. Le ulcere possono pi infettarsi. Ma più spesso l’infezione nel piede diabetico ri-guarda la cute superfi ciale (intertrigo), le unghie (onicomicosi) o il tessuto sotto cu-taneo (cellulite o ascesso). Molti sono i germi che possono causare tali infezioni, che portano poi ad un peg-gioramento dell’ischemia; gli antibioti-ci arrivano con diffi coltà nelle zone con diminuito affl usso di sangue, pertanto il controllo dell’infezione può risultare dif-fi cile, e l’infezione può coinvolgere l’os-so (osteomielite ). Nel diabete c’è un maggiore pericolo d’infezioni per alterazioni delle difese im-munitarie dovute alle alterazioni metabo-liche e per l’ispessimento dei capillari che compromette la risposta infi ammatoria. La pelle dei piedi è normalmente ricca di fl ora batterica mista sia batterica che fun-gina, il cui sviluppo è favorito dalla mace-razione, dalle calzature, dalla cute secca (il sebo ha azione antibatterica).

Questi germi, ospiti abituali, possono però anche provocare pericolose infezio-ni quando vi sono lesioni cutanee, che nel diabetico sono più frequenti e meno av-vertite. Si possono avere micosi con fi ssurazioni tra le dita e successiva sovrainfezione bat-terica, infezioni delle unghie e della zona attorno all’unghia. A volte queste infezio-ni proseguono fi no ad interessare le zone muscolari e l’osso. Da quanto detto è chiara l’importanza della prevenzione in questo ambito: oltre al miglior controllo possibile della malat-tia diabetica globalmente, è importante l’abitudine del paziente e dei famigliari al frequente controllo e cura del piede del diabetico: è importante mantenere i piedi puliti ed asciutti, lavarli quotidianamen-te solo con acqua tiepida e sapone, non camminare a piedi nudi, indossare calze di cotone o lana e scarpe comode, ruotare spesso le scarpe, limare le unghie piutto-sto che tagliarle, evitare l’uso di oggetti taglienti anche per calli e duroni, evitare alcol ed altri disinfettanti, cerotti o poma-te, evitare le fonti di calore dirette, con-trollare spesso l’integrità della cute anche delle piante e fra le dita. Come vedi, caro Remo, il piede diabeti-co è una problematica assai complessa; quando, come nel tuo caso, vi è un fatto infettivo, è importante accertare il livello cui è arrivata l’infezione (unghia? cute? tessuto muscolare? osso?) i germi respon-sabili, ed eseguire tempestivamente la più idonea terapia; per la complessità della problematica e la resistenza dell’infezio-ne alle terapie che immagino ti siano state prescritte, ti consiglio di farti vedere da uno specialista nel piede diabetico, che possa seguirti e darti sollievo da questo fastidioso disturbo.

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40 giugno - luglio 2008notiziario anpi

LEONID LEONID AKIMOVICAKIMOVIC KANNEGISER KANNEGISER

di Riccardo Bertani

e le sue poesie del silenzioe le sue poesie del silenzio

Pochi sono coloro che conoscono le poesie di Leonid Akimovic Kan-negiser, un poeta russo di origine

ebraica, nato a Pietroburgo nel 1898 e morto fucilato dai bolscevichi nel 1918.La lunga dimenticanza subita da questo

giovane poeta è stata forse dovuta al fatto che i russi vedevano in lui un esponente del sionismo, mentre gli ebrei a loro volta mal tolleravano la sua dichiarata simpatia per la fede cristiana-ortodossa professata dai russi. Ma probabilmente ciò che ha determinato la sua tragica fi ne è stato il sospetto, che nutrivano verso di lui i bol-scevichi, di essere schierato dalla parte dei bianchi. Si consideri che Kannegiser era fi glio di un facoltoso ingegnere di Pie-troburgo, ed in più egli, nelle sue poesie, si dichiarava fervente ammiratore del “re-visionista” Kerenskij (r.b.)

Ecco alcuni esempi di sue poesie.

NOZZE EBRAICHESui sette bracci del candelabro ardonoI ceri colando sfusa cera.Spasima l’organo diffondendo l’ecoDell’antica disperazione ebrea.

Ed ecco come il giovane poeta ebreo ve-deva la Natività dopo essersi convertito alla fede cristiano-ortodossa.

NOTTE DIVINAAl Giungere della notte / s’oscurano cupe le montagne,/ ma ecco parmi udire un lieve fruscio / proveniente dai limiti della soglia celeste. / Nel mentre mi par scor-gere /candidi angeli ondeggiare lievi, / nella buia notte senza luna,/ per andarsi a posare,/ là dove sta una misera capan-na/ sperduta nella neve./ Tutto è silenzio intorno,/ giace immobile il fi ume/ stretto in una morsa di ghiaccio./ Ma allora co-s’è che m’agita l’anima?/ L’avvicinarsi di una tempesta di neve? / Però in quel turbinio di emozioni, / ecco sentire ad un tratto la soave/ voce di unas madre china sul suo bambino. / E’ nato il Divin Bam-bino!

(libera traduzione dal russo di Riccardo Bertani)

LA NOMENCLATURA DEL TEMPO nella parlata lugandanella parlata luganda

“Parlata luganda”: è così chiamata la lingua uffi ciale dell’Uganda, la giovane Repubblica sita nell’Africa centro-orien-tale, confi nante a sud con il grande lago Vittoria.Tale lingua, di struttura agglutinante, ap-partiene al ramo settentrionale delle lin-gue bantù, e risulta tutt’oggi, assieme ai suoi dialetti, uno dei linguaggi autocto-ni africani meno conosciuti. Per dare

un’idea di cosa rappresenti la complicata morfologia e fonetica della lingua Lugan-da, si può constatare palesemente come una volta (ora ciò viene fatto su modello inglese) venivano espresse le nomencla-ture che segnavano il vario alternarsi del tempo. Eccone un esempio.L’anno, chiamato OMWAKA, veniva di-viso in due stagioni: il TTOGGO, ossia il “periodo delle donne”, il cui fulcro era segnato dalla stagione delle piogge pri-maverili, che va da marzo a maggio, ed il DDWMBI (“periodo degli uomini”), accentrato sul periodo delle piogge au-tunnali, solite succedersi tra settembre e dicembre.Suggestiva e colorata era anche la nomen-clatura usata per defi nire le varie fasi del-lo scorrere del giorno, EMISANA, nella parlata luganda.Il primo apparire dell’alba era chiamato EMAMBYA, alla quale faceva subito se-guito la MATULUTULU, ossia la dorata

aurora. Il precoce mattino veniva chia-mato a sua volta MAKYA, ed evolveva poi in ENKYA, cioè “tardo mattino”, per sfociare quindi in EZ’OMUTUNTU, os-sia pieno giorno solare. Il tramonto del sole era chiamato a sua volta KALIN-DABAZAANA, e la sera che ne segui-va KAWUNGEZI, ossia, poeticamente, “colei che era illuminata dalla OMWEZI (luna) e punteggiata dalle EMUNYENYE (stelle).Tutta una serie di nomi, questi, basati su prefi ssi, infi ssi, suffi ssi e forme verbali che esulano completamente dalla logica delle lingue fl essive a cui siamo abituati.

Bibliografi aNSIMBI M. B., Olulimi Oluganda, Kam-pala, 1962SSEKAMWA J. C., Ebisoko, Kampala, 1963

Un rara immagine del poeta Leonid Kannegiser

Villaggio a Sesceche, capitale dei Ba-rotse, in un disegno di fi ne ’800

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41giugno-luglio 2008notiziario anpi

lutti

giorno 30 maggio 2008 è deceduta la Partigiana Irma Montermini Kira.Tratta dal libro di Avvenire Paterlini Partigiane e patriote nella provincia di Reggio Emilia (1977), pubblichiamo la sua scheda biografi ca.

«MONTERMINI IRENE di Arturo Nata il 31-7-1921 a Carpineti […] Nome di battaglia: Kira Periodo di riconoscimento: dal 28-6-1944 al 25-4-1945 Qualifi ca: Partigiana combattente Appartenenza: 26a Brigata Garibaldi “Enzo Bagnoli” […] Partigiana combattente ammalata e ferita. . “Diedi tutta la mia attività, quale staffetta di collegamento tra il comando della 26a Brig. e i vari Dist., nel settore di Ramiseto e d’Enza. Alla costituzione dell’apparato per il lavoro fra le donne, mi fu affi dato il compito di educare le donne alla preparazione delle elezioni dei rappresentanti a dirigere e am-ministrare il comune. Ebbi pure il compito di creare i Gruppi di Difesa della Donna, lavoro che mi soddisfaceva e raccolsi anche moltissime adesioni”.

IRMA MONTERMINI (KIRA)

NELLO PIGOZZI

Il 20 maggio 2008, a Villa Minozzo, è de-ceduto il Partigiano Nello Pigozzi che, nel 1998, fu insignito del titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica italiana dal Presi-dente della Repubblica Ciampi. Il funerale si è svolto alla presenza di molti ex Partigiani, in particolare della 284a Bgt. Fiamme Verdi di cui faceva parte, e tanti

cittadini. Lo ricordiamo con affetto e stima essendo stato nella propria vita esempio di onestà e rettitudine. Ai Familiari le più sentite condoglianze.

Bruno Valcavi - ANPI CarpinetiTerzo Comi - v. pres.te ALPI provinciale

RACHELE VERGNANI VED. CANEDOLI (NICH)

Il 19 aprile 2008 si è spenta, a 84 anni, Ra-chele Vergnani di Villa Canali. Giovanis-sima, partecipò a diverse attività tipiche di staffetta partigiana, diretta dal compagno Burani (calzolaio di Canali), e rifi utò il ri-conoscimento, ritenendo le sue azioni frut-to volontario della lotta contro il nazifasci-

smo. Il compagno Ugo Cassano, con il quale ha convissuto per 10 anni, la ricorda con tanto affetto e sottoscrive pro “Notiziario”.

SEVERINA MENOZZI (SEVERA)VED. BRUGNOLI

L’8 maggio 2008 è scomparsa, a 87 anni, Severina Menozzi Severa, vedova di Athos Brugnoli. In suo ricordo, la cognata Linda, i nipoti Gianni, Nadia e Nino e famiglia, l’amica Ines e la famiglia Tagliavini offro-no pro “Notiziario”.

Per Per Kira Kira Un ricordo di Eletta BertaniKira ed io abitavamo a pochi passi, nello stesso quartiere, zona Baragalla, ma non lo sapevamo e non ci conosceva-mo.Ci siamo conosciute quando Zambonelli mi chiese di inter-vistarla per il “Notiziario”. Era una delle tante donne sem-plici e sconosciute che avevano “fatto” la Resistenza, senza per questo pretendere riconoscimenti ed onori. Mi piacque subito per i suoi modi diretti e schietti e stabilimmo presto un rapporto vero, non formale.In seguito ad un intervento era costretta in poltrona, non poteva camminare, e soffriva di dovere “dipendere” dagli altri, ma la testa e il cuore erano ben vivi, lucidi e palpi-tanti.Mi raccontò la sua storia, ”normale” ed “eccezionale” di ragazza partigiana con la semplicità di chiaveva compiuto scelte diffi cili in tempi drammatici, con-vinta che non ci fosse altra scelta possibile.Ma mi colpì anche per la consapevolezza “politica”, per la passione con cui parlava dell’oggi delle diffi coltà e delle speranze dell’Italia presente.Mi ci sono subito affezionata e ogni tanto sono tornata a trovarla e parlavamo, come si fa tra donne, un po’ di tutto.Malgrado i tanti problemi di salute che la tormentavano, voleva sapere della situazione politica, aveva sulle cose un suo chiaro punto di vista.A pochi giorni dalle elezioni politiche del 12-13 aprile 2008 ho ricevuto una sua telefonata.Non poteva, a causa della salute, recarsi da sola a votare, ma voleva essere sicura di poterlo fare e chiedeva se era possibile avere un servizio di trasporto.Sapeva bene quale era il suo dovere di cittadina e il valore di un diritto cui non voleva rinunciare, un diritto che, assie-me a tante come lei, si era conquistata.Una vita ben spesa, quella di Irene-Kira e a me il rimpian-to per non averla potuta salutare ed abbracciare un’ultima volta, con il rispetto e l’affetto che meritava.

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42 giugno - luglio 2008notiziario anpi

luttiADELE FONTANA

Il 29 aprile 2008 è scomparsa, all’età di 81 anni, dopo tante sofferenze la signora Ade-le Fontana, sorella del partigiano Daniele Fontana Suit, ucciso il 21 novembre 1944 in zona Monte Caio, nel parmense. La se-zione ANPI di Cavazzoli e Betonica parte-cipa al dolore della sorella Liliana e nipoti,

offrendo in suo onore al “Notiziario”.

ONILDE MEGLIOLI VED. MALAGUTI

Per la cara Rosa in memoria della sua mam-ma Onilde Meglioli ved. Posacchio Malagu-ti – fucilato il 24 aprile 1945 a Castelnuovo Sotto – deceduta il 22 febbraio 2008, gli ami-ci di Fabbrico: Gianni, Erminia, Daniele, Adalberta, Leo, Giulietta, Marisa, Marzio, Deanna, Franco, Vanna, Nedo, Gladis, Ser-

gio offrono a sostegno del “Notiziario”.

anniversari

ESTE MONBELLO PINOTTI (PUTIN)

2° ANNIVERSARIOEste Monbello Pinotti Putin ci ha lascia-to il 19 maggio 2006. Era l’ultimo dei cin-que fratelli della famiglia Pinotti di Cano-lo, dove durante il periodo della Resisten-za fu ospitata la tipografi a clandestina del

movimento antifascista. Monbello era un uomo forte e di fi sico robusto, ben determinato nel realizzare gli impegni che si assu-meva. Pertanto, quando doveva far marciare la pedalina tipogra-fi ca, che pesava 12 quintali, e stampare migliaia di copie di ma-nifesti e volantini, era in grado di lavorare per tante ore di fi la. Il caldo e la fatica lo facevano sudare molto e lui si metteva a tor-so nudo, pedalava e si asciugava il sudore con un asciugamano. Questa stampa veniva fatta per le diverse formazioni politiche allo scopo di invitare tutti alla battaglia per sconfi ggere l’inva-sore nazista e i suoi servi fascisti. Quando il materiale era stampato, nella notte con un carretto, Monbello lo portava agli appuntamenti con i partigiani per la dif-

fusione. Era sempre necessario trasportarlo e distribuirlo molto lontano dal luogo della stampa, proprio per evitare che la casa fosse individuata dai nazifascisti. Anche questo richiedeva mol-to coraggio e fatica. Monbello e la sua famiglia andarono avanti così per un anno intero, senza essere scoperti, rispettando la leg-ge ferrea della clandestinità. Il direttore della tipografi a era Vit-torio Saltini Toti, medaglia d’oro al valor militare. Di frequen-te andava presso l’abitazione dei Pinotti, al podere “Piave”, per dare indicazioni al tipografo sul da farsi e consigli ai fratelli sul-l’organizzazione della propaganda. Quando Monbello chiese a Saltini di entrare nelle formazioni combattenti, si sentì rispon-dere da Toti: “tu assolvi un lavoro molto più importante per la Resistenza di qualsiasi uomo armato. Le persone devono esse-re informate della necessità di combattere e sconfi ggere i nazi-fascisti per ottenere pace, libertà e giustizia. Quindi continua a fare questo lavòro prezioso”. Così Monbello rimase alla peda-lina a rischio della vita sua e di tutta la famiglia, qualora fosse-ro stati scoperti. La macchina tipografi ca è ferma ormai da molti anni ed è espo-sta al museo Cervi di Gattatico. Noi speriamo di non averne più bisogno.

IVAN BASENGHI

3° ANNIVERSARIOL’11 luglio ricorre il 3° anniversario del-la scomparsa di IVAN BASENGHI, sinda-co di Scandiano dal 1972 al 1980 (fu il più giovane Sindaco d’Italia) legato agli idea-li della Resistenza. Fu anche Direttore di ISTORECO. Deceduto a soli 57 anni l’11 luglio 2005.

ANSELMO BASENGHI (PIOMBO)

30° ANNIVERSARIOIl 18 Agosto p.v. ricorre il 30° anniversario della scomparsa del partigiano della 145a Garibaldi Anselmo Basenghi (Piombo) de-ceduto a 56 anni (come il fi glio Ivan) il 18 agosto 1978.

I FAMIGLIARI LI RICORDANO CON AFFETTO E NOSTALGIA OFFRENDO PRO - NOTIZIARIO.

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43giugno-luglio 2008notiziario anpi

RENZO FERRARINI (BUOZZI)

23 ° ANNIVERSARIOIl 29 agosto prossimo ricorrerà il 23° an-niversario della morte di Renzo Ferrari-ni Buozzi Partigiano del Comando Bgt. FF.VV., poi addetto al Comando Unico, croce al merito della Resistenza. Lo ricor-da con profondo rimpianto la fi glia Fiorel-

la con un’offerta al “Notiziario”.Nella circostanza pubblichiamo un signifi cativo documento fi r-mato dal “comandante Carlo” (don Domenico Orlandini)

«COMANDO BRIGATE FIAMME VERDI ADERENTI AL COMITATO L.N.

Questo Comando attesta che il patriota FERRARINI RENZO (Buozzi) di Ligonchio si è arruolato nel Corpo Volontari della Libertà il 6/6/44 mettendo a disposizione una motocicletta ed una bicicletta di sua proprietà.Presentandosi portò a questo Comando le armi di cinque militi che da solo aveva disarmato a Cinquecer-ri e si unì al Gruppo che la stessa sera riuscì a disarmare il Pre-sidio Repubblicano di Ligonchio.In occasione del primo rastrel-lamento tedesco il Ferrrarini restava solo sul posto e telefonica-mente avvertiva il Comandante Carlo che si poteva rientrare in Ligonchio. All’arrivo del Comandante, verifi catosi l’incendio di Cinquecerri, il Ferrarini scendeva con pochi uomini armati per provvedere alla difesa di Caprile e si portava poi in Cinquecer-ri riuscendo, tra le fi amme, a portare il suo aiuto alla popolazio-ne.Nel famoso rastrellamento del 20 luglio il Ferrarini combat-tè fi no all’ultimo in località Rocca. Ricevuto l’ordine di ritirar-si, si portava poi sulle alture di Ligonchio che piazzava un mitra-gliatore e attendeva l’arrivo dei tedeschi. Dopo l’incendio di ca-sa Bracchi ad opera del nemico, chiedeva ancora il mortaio ed es-sendogli stato concesso un secondo mitragliatore, assumendo la responsabilità delle due armi iniziava combattimento ad oltran-za. Sosteneva così, da solo, la più impari lotta infl iggendo perdi-te al nemico mentre nei pressi della centrale cadeva eroicamen-te la medaglia d’oro Enzo Bagnoli amico e compagno di lavoro del Ferrarini. I momenti assai delicati e diffi cili il Ferrarini co-me Comandante di squadra fu un animatore e seppe ben guarda-re i suoi uomini. In tutto il periodo di servizio prestato egli ha di-mostrato oltre alle sue ottime doti di combattente il più assoluto disinteresse, forte attaccamento al dovere, senso di responsabili-tà e grande amor patrio. Si rilascia il presente attestato perché il patriota Ferrarini passi a far parte del Comitato liberazione Zona Montana in data 29 Novembre 1944

Il COMANDANTECARLO

Reggio Emilia 4/6/1945Visto si ConfermaBtg. Alleato già AIUTANTE MAGGIORE DELLA BRIGATA LIGONCHIOF/to Tito

CORPO VOLONTARI DELLA LIBERTA’ – COMANDO UNICO PROVINCIALE DI REGGIO EMILIA

Reggio Emilia 5/6/1945Per conferma di quanto sopraVisto IL CAPO DI STATO MAGGIOREF/to ALDO»

anniversariNELLO LUSOLI

1° ANNIVERSARIOLa moglie Liduina,con le fi glie Zita e Vale-ria, ricorda ai compagni e ai partigiani Nel-lo Lusoli, scomparso il 22 giugno 2007. Ri-petendo un gesto a lui caro, offre a sostegno del “Notiziario” che mantiene vivi gli ideali della Resistenza.

GIUSEPPE BONACINI (RATA)

1° ANNIVERSARIOPer onorare la memoria del Partigiano Giu-seppe Bonacini Rata, scomparso il 25 mag-gio 2007, e del fratello Silvio, la moglie Anna Cocconi, nel ricordarli con immuta-to affetto, sottoscrive a sostegno del “No-tiziario”.

NEVIO ZINI (FALCO)

17° ANNIVERSARIONel 17° anniversario della scomparsa di Nevio Zini Falco, comandante del distac-camento “Antifascista” della 144a Bgt Ga-ribaldi, i fi gli Bruno e Giordano, insieme al-le rispettive mogli, per onorare la sua me-moria, sottoscrivono pro “Notiziario”.

ALDERICO CAGNI (BARBA)

10° ANNIVERSARIOIl 27 luglio ricorre il 10° anniversario del-la morte di Ulderico Cagni Barba che ha lasciato un vuoto incolmabile nella moglie Dina Morini, nei fi gli e nei parenti tutti che, nel ricordarlo con immutato affetto, sotto-

scrivono pro “Notiziario”..

ESTER BEDOGNIBRENNO GALLONIPer onorare la me-moria della mamma Ester Bedogni e del fratello Brenno, Ma-risa Galloni sottoscri-ve pro “Notziario”.

RICCARDO SONCINI

7° ANNIVERSARIOIl 30 agosto ricorrerà il 7° anniversario della scomparsa del Pa-triota Riccardo Soncini di Poviglio. Nel ricordarlo con tanto af-fetto, la moglie Maria Frigeri e la fi glia Marina, in sua memoria, offrono pro “Notiziario”.

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44 giugno - luglio 2008notiziario anpi

anniversariENZO SALSI

2° ANNIVERSARIOIl 24 maggio ricorreva il 2° anniversario della scomparsa del compagno antifascista Enzo Salsi, nel ricordarlo con tanto affetto la moglie Silvana Boccacci offre pro “No-tiziario”.I compagni dell’ANPI di Poviglio lo ricor-dano come amico e instancabile attivista, con tanta amarezza per la grave perdita.

DANTE CALZOLARI (SPADA)

ANNIVERSARIOIn occasione del 25 aprile, il nipote Lucia-no Calzolari, con la famiglia, ricorda Dan-te Calzolari Spada partigiano combatten-te della 26a Bgt. Garibaldi. Ferito in com-battimento a Villa Codemendo, nella fase di “pianurizzazione” della lotta, Calzolari

fu anche detenuto ai Servi e duramente torturato a Villa Cuc-chi. Operaio delle “Reggiane”, fu protagonista anche della epi-ca occupazione della fabbrica nel 1950. Aveva sempre vissuto in Via Cassala, nel quartiere operaio per eccellenza di Santa Croce esterna. In sua memoria offre pro “Notiziario”.

RENZO IEMMI

9° ANNIVERSARIONel 9° anniversario della scomparsa del Partigiano Renzo Iemmi, la moglie Idem-ma, i fi gli Giancarlo e Renza lo ricorda-no con immutato affetto e sottoscrivono, in sua memoria, pro “Notiziario”.

PIERINO PONTI

21° ANNIVERSARIOPer ricordare la morte del Partigiano Pie-rino Ponti, avvenuta il 25 maggio 1987. Il tuo pensiero vive sempre in noi, la mo-glie Ave e il fi glio Vanni sottoscrivono pro “Notiziario”.

MARIA BARBANTINI

7° ANNIVERSARIOIl 5 luglio 2008 ricorre il 7° anniversario della scomparsa di Maria Barbantini di Li-gonchio. La ricordano con immutato affet-to il marito Ennio Felici, i fi gli Giuseppe e Maria Grazia, i nipoti Roberto e Marco, la nuora Carla e il genero Tommaso e sotto-

scrivono pro “Notiziario”.

MARIA CERVI

1° ANNIVERSARIOIl 10 giugno scorso ricorreva il 1° anniver-sario della scomparsa di Maria Cervi. La ri-cordano Giovanni Bigi, le fi glie Anna e Sil-via, i generi Alex e Paolo, i nipoti Alice ed Elia con un offerta al “Notiziario”.

LINO FERRETTI (SERGIO)LIDIA BELLESIA

ANNIVERSARIIl 9 luglio ricorre il 1° anniversario del-la scomparsa del Par-

tigiano Lino Ferretti Sergio appartenente alla 37a Bgt. GAP e il 19 aprile scorso erano 6 anni della scomparsa della moglie Lidia Bellesia, anche lei staffetta partigiana.Lorena, Matteo e Tiziano li ricordano sempre con affetto e a so-stegno dei valori di democrazia e libertà in cui Lino e Lidia han-no sempre creduto e portato avanti attraverso l’impegno politico e sociale sottoscrivono pro “Notiziario”.

PIETRO GOVI (PIRETTO)

3° ANNIVERSARIOIl 24 luglio ricorre il 3° anniversario della scomparsa del Partigiano Pietro Govi Pi-retto di Rio Saliceto. Lo ricordano con tan-to affetto e rimpianto la moglie Umberta, le fi glie Adriana e Lorena con un’offerta al “Notiziario”..

ENNIO MONCIGOLI

2° ANNIVERSARIOA due anni dalla scomparsa di Ennio Mon-cigoli, lo ricordano con amore e affetto la moglie Maria, i fi gli Libero e Gina, la nuo-ra Paola, il genero Ivan, i nipoti Lucilla, Stefano, Alessandro e Matteo. In sua me-moria offrono pro “Notiziario”.

TINA FERRARINI

3° ANNIVERSARIOIl 25 aprile di 3 anni fa ci ha lasciato Tina Ferrarini, partigiana della 76a Bgt. SAP. La fi glia, il fi glio, la nipote, il genero e la nuo-ra ricordano che il suo primo valore fu la libertà. Per onorarne la memoria sottoscri-vono pro “Notiziario”. Ci scusiamo con i

famigliari per la mancata pubblicazione sul numero di aprile del “Notiziario”.

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45giugno-luglio 2008notiziario anpi

anniversariLINDA ORLANDINI MANZOTTI

4° ANNIVERSARIOIl 27 luglio scorso ricorre il 4° anniversario della morte della Partigiana Linda Orlandi-ni Manzotti di Campegine. Durante la lotta di Liberazione, a soli 14 anni, era organiz-zata come staffetta nella 77a Bgt. SAP. Per rinnovare la sua cara memoria, il marito e il

fi glio, con la nuora e i nipoti, sottoscrivono pro “Notiziario”.

REMIGIO BAGNACANI (VITTORIO)

4° ANNIVERSARIONel 4° anniversario della scomparsa del par-tigiano Remigio Bagnacani Vittorio, la fami-glia lo ricorda con immutato affetto e in sua memoria sottoscrive pro “Notiziario”.

NANDO POLI

9° ANNIVERSARIOIl 12 giugno scorso ricorreva il 9° anniver-sario della scomparsa del Partigiano Nan-do Poli. La sorella Fernanda nel ricordarlo sottoscrive pro “Notiziario”.

BRUNO VENEZIANI (OSCAR)

1° ANNIVERSARIOIl 9 maggio ricorreva il 1° anniversario del-la scomparsa del Partigiano Bruno Vene-ziani Oscar. Già sottotenente del Regio esercito, fu nella Resistenza reggiana ad-detto al Comando Nord Emilia. Nel dopo-guerra rientrò nei ranghi dell’esercito del-

la Repubblica italiana raggiungendo il grado di generale di bri-gata al momento del collocamento a riposo. Lo ricorda il fratel-lo Sergio con un’offerta al nostro periodico, di cui Oscar fu per anni affezionato lettore.

IDIMO LUSETTI (IVANO)

3° ANNIVERSARIOIn memoria di Idimo Lusetti Ivano, Par-tigiano di Roncocesi, deceduto il 7 aprile 2005, la fi glia e i familiari tutti sottoscri-vono pro “Notiziario”.

IVO GUIDETTI (FERMO)

2° ANNIVERSARIOA 2 anni dalla scomparsa del Partigiano Ivo Guidetti Fermo, capo squadra del distacca-mento “Cane azzurro”, i familiari lo ricor-dano con immutato affetto e sottoscrivono pro “Notiziario”.

ODDINO CATTINI (SBAFI)

3° ANNIVERSARIONel 3° anniversario della morte, avvenuta il 14 maggio 2005, del partigiano Oddino Cattini Sbafi , vice comandante di battaglio-ne della 37a Bgt. GAP, la famiglia lo ricor-da con immutato affetto e offre pro “No-tiziario”.

AMOS SPADONI (MONTECCHI)

2° ANNIVERSARIONel 2° anniversario della scomparsa del Partigiano Emos Spadoni Montecchi del-la 76a Bgt. SAP, presidente dell’ANPI di Albinea fi no a prima della morte, per ono-rarne la memoria, la moglie Nera, la fi glia Giustina e il nipote Marco sottoscrivono

pro “Notiziario”.

Alcide Zavaroni, cl. 1924, è stato comandante di un distac-camento del 145a Bgt. Garaibaldi, poi passò a dirigere un di-staccamento del Battaglione alleato, in cui militava anche Ar-tullo Beltrami Luciano, un amico mio, tutt’oggi dirigente del-l’ANPI di Correggio. Alcide, il 19 maggio scorso, avrebbe compiuto 84 anni, e la moglie Marisa Caiti e la fi glia Barbara, con la famiglia, nelricordarlo con immutato affetto, ad alcuni anni dalla scomparsa, offrono a sotegno del “Notiziario”. Nella foto: Rex, il comandante di distaccamento, con il fou-lar al collo, ricavato da un pezzo di paracadute, e con il Tom-son; alla sua destra, il giovane Luciano (Artullo Beltrami) di Correggio.

ALCIDE ZAVARONI (REX)

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46 giugno - luglio 2008notiziario anpi

REGGIOCHEPARLA

Persona-Lista“Sono sempre stato in politica un personalista, socialista e libertario … Ho aderito, nel 2003, al PdCI condividendo le battaglie che quel partito ha portato avanti … Ho pro-fondo rispetto per la scelta che il ministro Bianchi, l’assessore pro-vinciale Loredana dolci e altri espo-nenti del PdCI hanno compiuto e condivido la loro scelta di votare il candidato premier Walter Veltroni … Mi dimetto, per questo, dal Parti-to del PdCI”

(Matteo Riva, PdCI... anzi no)

Un uomo allo specchio“L’emergenza illegalità a Reggio è sotto gli occhi di tutti, è strano che il comune non la veda”

(Marco Eboli, Pdl)

Panchine bollenti“La balbettante non risposta del-l’assessore Spadoni trasuda l’imba-

razzo per una gestione non chiara della vicenda. Infatti, non è stato spiegato il motivo per cui i prezzi di sedie e panchine sono lievitati di circa il 20% in pochi mesi”

(Monducci&Giovannini, GdR&LN)

“Questi consiglieri potrebbero im-pegnare il loro tempo in cause mi-gliori”

(Mimmo Spadoni, ass. Città Storica RE)

“Il nostro impegno continua e re-spingiamo al mittente l’offensivo invito, formulatoci a mezzo stam-pa dall’assessore, ad occuparci d’altro…”

(Monducci&Giovannini, GdR&LN)

Sono stati confermati?“Se i provvedimenti verranno con-fermati, non mi riterrò più iscritto alla CGIL. Non è possibile decapita-re così il nostro gruppo dirigente”

(Gianni Rinaldini, segretario FIOM)

Quando le radici…“Da vari mesi era in programma un mio trasferimento a Roma, ma oggi, festa di Pentecoste e della mamma, ho deciso di rimanere par-roco di questa comunità, in rispetto all’obbedienza al vescovo Adriano, al servizio della comunità e all’at-tenzione della città”

(dooonnnn Frrrranco Rrrrrranza)

Sollievo&Silenzio“In questi giorni ho avuto occasione di pensare, di pregare, di ritrovare nel silenzio tante tante risposte: re-sto sereno e fiducioso”.

(dooonn Frrrrranco Rrrrranza)

Sensitività…“Consapevoli di una percezione di insicurezza sempre più diffusa an-che nella nostra provincia e dell’au-mento dei reati, abbiamo deciso di unire le nostre forze dell’ordine, prefettura e cittadini”

(Sonia Masini)

Fortezza...“Abbiamo bisogno di leggi più forti che vanno fatte rispettare”

(s. Graziano Delrio)

Dallo psic...“Nessuna subalternità culturale e politica alla destra, ma semplice-mente una presa di coscienza della situazione difficile della cità nel-l’ottica del buon senso e del rispet-to assoluto della legalità”

(Catia Iori, responsabile Sicurezza esecutivo PD RE)

Dallo psic 2... “[Denunciamo] la presenza di un campo sosta improvvisato e non autorizzato lungo la via della sta-zione a Pratissolo da parte di una carovana di nomadi”

(Giuseppe “franz” Pagliani, Fabio Filippini, Alessandro Nironi, Francesca Reggiani Pdl

Scandiano)

“Ma quali nomadi, è la carovana del circo Niuman”

(amministrazione comunale di Scandiano)

E REGGIOCHEPREGA

DI REGGIO EMILIA

Direttore Corrado Filippi-GuerraL’INFILIPPAZIONEeeeee1234567890

L’INFORRRANZADI REGGIO EMILIA

Direttore Corrado Ranza-Guerraeeeee1234567890

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47giugno-luglio 2008notiziario anpi

di Sandra Campanini

la finestra sul cortile

Dieci giorni fa, durante la visione privata del ritratto grottesco e se-vero che gli ha dedicato il regista Paolo Sorrentino, Giulio Andreotti aveva perso il controllo. Al buio, in sala, si era risentito molto per le scene più drammatiche del “Divo”. Una volta accese le luci, aveva confessato a Repubblica tutta la sua rabbia: “Non sono così cinico. Quest’opera è una mascalzonata, una cattiveria, un fi lm maligno”. Ora però ha recuperato il solito aplomb. I due importanti riconosci-menti al nostro cinema migliore e rappresentativo di un’Italia non molto invidiabile riportano a ripensare alle parole dette da Giulio Andreotti, ancora lui, quando Umberto D. di Vittorio de Sica rice-vette riconoscimenti all’estero, Andreotti che giudicava quel tipo di cinematografi a poco produttivo per l’immagine italiana nel mondo disse “i panni sporchi vanno lavati in famiglia”. Una bella rivincita per un certo cinema italiano, il migliore, fatto senza compromessi né regole. Tra l’altro Il Divo di Paolo Sorrentino, ironia delle sor-te, vede come protagonista proprio Giulio Andreotti. Il cinema di casa nostra ha quindi messo a segno una doppietta, un successo che riporta alla vittoria ex aequo del 1972, quando la Palma fu divisa tra Il caso Mattei di Francesco Rosi e La classe operaia va in pa-radiso di Elio Petri. Il regista napoletano riguardo al perché abbia voluto fare un fi lm su Andreotti ha risposto: “Giulio Andreotti è un personaggio incredibilmente cinematografi co e raccontare gli anni del suo potere mi ha dato l’opportunità di parlare di un periodo sconvolgente per l’Italia, un periodo sul quale ritenevo fosse impor-tante tornare per capire qualcosa in più dell’Italia di ieri ma anche di quella di oggi”. Sul perché di questo fi lm Sorrentino ha detto: “Non mi sento il paladino di un nuovo cinema politico, ma avver-

tendo così forte la crisi del Paese, rispetto all’invenzione di una storia X, volevo raccontare qualcosa di urgente: seppur utiliz-zando astrazioni ed elementi immaginativi, andare giù dritto sulla realtà”. Il Divo è stato montato da Cristiano Travaglioli, reggiano trasferitosi a Roma da diversi anni. Travaglioli aveva già collaborato con Paolo Sorrentino sia nel cortometraggio La notte lunga, sia nel fi lm di esordio L’uomo in più. Riguardo Gomorra il fi lm di Matteo Garrone, che ha combattuto contro Indiana Jones al box offi ce, che dire. Un fi lm necessario, duro, irreversibile tratto dall’omonimo libro di Roberto Saviano. Di-verse storie quelle raccontate in questo fi lm che arriva dritto alla stomaco: Totò ha tredici anni, aiuta la madre a portare la spesa a domicilio nelle case del vicinato e sogna di affi ancare

i grandi, quelli che girano in macchina invece che in motorino, che indossano i giubbotti antiproiettile, che contano i soldi e i loro mor-ti. Ma diventare grandi, a Scampia, signifi ca farli i morti, scambiare l’adolescenza con una pistola. O magari, come accade a Marco e Ciro, trovare un arsenale, sparare cannonate che ti fanno sentire in-vincibile. Puoi mettere paura, ma c’è sempre chi ne ha meno di te. Impossibile fuggire, si sta da una parte o dall’altra, e può accadere che la guerra immischi anche Don Ciro (Imparato), una vita da tran-quillo porta-soldi, perché gli ordini sono mutati, il clan s’è spezzato in due. Si può cambiare mestiere, passare come fa Pasquale dalla confezione di abiti d’alta moda in una fabbrica in nero a guidare i camion della camorra in giro per l’Italia, ma non si può uscire dal Sistema che tutto sa e tutto controlla. Quando Roberto si lamenta di un posto redditizio e sicuro nel campo dello smaltimento dei rifi uti tossici, Franco (Servillo), il suo datore di lavoro, lo ammonisce: non creda di essere migliore degli altri. Funziona così, non c’è niente da fare. Il sole non illumina più le province di Napoli e Caserta, impos-sibile rischiarare questa terra buia e straniera al punto che gli italiani hanno bisogno dei sottotitoli per decifrarla. Ci troviamo all’inferno che però non si trova nel centro della terra, ma solo pochi metri giù dalla statale o sotto la coltivazione delle pesche che mangiamo tutti, nutrite di scorie letali, trasformate in bombe che seminano tumori con la compiacenza dei rispettabili industriali del nord. Insomma con questi due fi lm il cinema italiano è stato giustamente premiato peccato però che le storie raccontate che trattano dell’Italia di oggi non ci facciamo dormire sonni tranquilli!

Una risatina som-messa alla notizia che Il Divo ha conqui-stato il premio della giuria a Cannes, ma non la Palma d’Oro. Poi il ricorso alle sue proverbiali battute: “Ha vinto il fi lm su di me? Se uno fa politi-ca pare che essere ignorato sia peggio che essere criticato. Dunque...”.

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48 giugno - luglio 2008notiziario anpi

Il “Notiziario ANPI” e’ una voce della resistenza e della democrazia. PER VIVERE HA BISOGNO DEL TUO AIUTO

offerte- TERESA GIOVANARDI e fi gli per ricordare Marino Berani euro 100,00- CENTRO SOCIALE “Orologio” a sostegno ........................” 500,00- FRANCA GOZZI in memoria del marito Umberto Parmigiani ........................................................” 50,00 - DANTINA IOTTI PLACINI .................................................” 25,00- LINA CURTI – a sostegno ................................................” 25,00- GIORGIO CAMPANINI – CONTRIBUTO ..............................” 25,00- PIERA RIGHI – a sostegno ...............................................” 20,00- AMICI di FABBRICO in onore di Onilde Meglioli ved.Malaguti ...................................................................” 50,00- ALBERTO PEDERZOLI a sostegno ....................................” 25,00- NADIA REVERBERI ..........................................................” 25,00- GIULIO MONTANARI – Puianello ......................................” 39,00- LEONILDO CHIESI ...........................................................” 20,00- ALMA FELICE ..................................................................” 20,00- EBE MORANI ..................................................................” 30,00- LORIS FRIGERI ................................................................” 29,00- LUIGI BONACINI ..............................................................” 20,00- LARA GUAITOLINI ...........................................................” 30,00- TONINO MUNARI .............................................................” 29,00- ARMANDO COCCONCELLI per Kira,Demos,Caio,D’Ardagnan ....................................” 100,00- LAGHI DEL SOLE – Massenzatico ...................................” 50,00- LUIGI FERRARINI – Campegine .......................................” 25,00- CLEMENTINA BETTATI – a sostegno ................................” 15,00- ARTIOLI GIAN PAOLO in memoria della madre R. Ferrarini ..................................................” 250,00- AGOSTINO DALLA GIACOMA ...........................................” 50,00- VAMPA – partigiano – per ricordare Giuseppe Carretti .....” 50,00- DONNE democratiche di Pieve Modolena ........................” 50,00- MARISA GALLONI in memoria di Bedogni Ester e Brenno ..............................................” 20,00- PARIDE MONTANARI tramite Sez.ANPI Cavazzoli-Betonica ..........................................” 25,00- GIORDANO e BRUNO ZINI in onore del padre Nevio ........” 20,00- SEZ.ANPI di ALBINEA a sostegno attività .........................” 150,00- IAMES MANICARDI .........................................................” 20,00- ALESSANDRO OLIVA in memoria del padre Adriano gen. Martini .......................................................” 100,00- RICCARDO CASANOVA ....................................................” 15,00- SEZ.ANPI CATELLANI per onorare la memoria dei Caduti .......................................................................” 50,00- LIDUINA LUSOLI e fi glie .................................................” 200,00- SEZ. di RUBIERA a sostegno ...........................................” 50,00- SEZ. di COVIOLO in memoria dei caduti ..........................” 40,00- ENZO PELGREFFI per celebrare il 25 Aprile ed i Caduti ....” 50,00- MARCO ROCCHI in memoria di Carlo Rocchi “Bleky”.......” 50,00- FRANCESCO FANTINI a sostegno ...................................” 30,00- DAVIDE ZAMBONI – contributo ........................................” 60,00- CORRADINI OSCAR – sostegno notiziario ........................” 50,00- SERGIO VENEZIANI – a ricordo del fratello generale Bruno Veneziani “Oscar” .................................................” 500,00- ANNA COCCONI in memoria del marito G. Bonacini “Rata” ..........................................................” 60,00- BARBARA e MARISA CAITI in memoria di Alcide Zavaroni “Rex” ................................................” 50,00- ELIDE e PARIDE MONTANARI – a sostegno ......................” 50,00- CENTRO SOCIALE “AIRONE “ di S.Ilario d’Enza ................” 50,00- SEZ ANPI di S.Ilario per sostegno Festa ..........................” 200,00- LAURA TIRELLI – contributo ............................................” 30,00- EDDA GASPARINI a sostegno ..........................................” 50,00- SEZ.CAVAZZOLI-BETONICA in memoria di Adele Fontana 50,00- MARIA FONTANESI contributo ........................................” 20,00- LILIANA FONTANA a sostegno ........................................” 20,00- SEZ. ANPI di POVIGLIO per scuola in Palestina ..............” 100,00- SOCI COOPSETTE per scuola in Palestina ......................” 155,00

- FERNANDA POLI in ricordo del fratello Nando ................” 50,00- ANPI di Campagnola, Fabbrico, Rio e Novellara per Lino Ferretti ............................................................” 100,00- LUCIANO CATTINI e fam. per onorare il padre Oddino “Sbafi ” ...................................................” 50,00- VIGLIO FERRETTI di Correggio .........................................” 20,00- VIENNA PINOTTI per ricordare il marito Giovanni .............” 25,00- ROMANO RIGHI per onorare il fratello partigiano .............” 30,00- MAINO MARCHI di Correggio ..........................................” 25,00- LUCIA FORUNATA – Correggio ........................................” 25,00- PAOLINA, WILLER e VALENTINO PINOTTI per il padre Monbello ......................................................” 50,00- GIUSEPPE e LINDA PICCININI – a sostegno .....................” 180,00- ARMANDO ROSATI e LUCIANA CAMPIOLI ........................” 50,00- LORENZO RABITTI in memoria di Braglia Enzo ................” 50,00- A.M.BIANCHI e M.RAMPELLO in ricordo di Severina Menozzi ........................................” 30,00- RENZO SPAGGIARI – contributo ......................................” 50,00- NERA,MARCO,GIUSTINA SPADONI a ricordo di Amos Spadoni .............................................” 100,00- DIMMA ROSSI ved.Veroni per onorare il marito ...............” 50,00- FAM.BAGNACANI in memoria di Remigio Bagnacani “Vittorio” ......................................” 100,00- GIOVANNI LANZI per ricordare l’amica Severina Menozzi ” 10,00- RICCARDO ROZZI in ricordo di Maria e Luisa, staffette ...” 30,00- EVIARDO BRUNAZZI – Catelnovo Sotto a sostegno ..........” 60,00- FRANCESCO MARCONI – contributo ................................” 100,00- CAROLINA MENOZZI – sostegno ....................................” 35,00- AGIDE BERTOLOTTI – contributo .....................................” 30,00- AVE e VANNI PONTI in ricordo di Pierino Ponti .................” 20,00- LAILA GROSSI – Montecavolo in memoria degli zii ..........” 50,00- BRUNO PIVA – a sostegno ..............................................” 30,00- FAM. CERVI e FERRARI a sostegno ..................................” 40,00- LINDA,GIANNI, NADIA, NINO, INES e fam.Tagliavini in memoria di Severina Menozzi ved. Brugnoli ................” 150,00- OMBRETTA FAIETTI – contributo .....................................” 55,00- GIULIANA PECCHINI – sostegno ......................................” 40,00- UGO CASSANO per onorare Rachele Vergnani .................” 100,00- SEZ. S.MAURIZIO-CITTADINA a ricordo di Giovanni Oleari .............................................” 100,00- SILVIO BELTRAMI contributo ...........................................” 50,00- FAM. IEMMI-Campegine in memoria di Renzo Iemmi ......” 50,00- ENNIO PISTONI – Carpinet – a sostegno .........................” 30,00- FAM PIGOZZI per onorare il partigiano Nello Pigozzi .......” 10,00- LUCIANO CALZOLARI in onore dello zio Dante Calzolari “Spada”...........................................................” 100,00- SILVANA BOCCACCI in memoria del marito Enzo Salsi .....” 50,00- MARIA e MARINA SONCINI a ricordo di Riccardo Soncini .” 50,00- FAM. MANZOTTI-Campegine in memoria di Linda Orlandini Manzotti .............................................” 150,00- IVO CORRADI – a sostegno .............................................” 50,00- NEREO GRASSI – contributo ...........................................” 20,00- FAM.MONCIGOLI e ILARI in memoria di Ennio Moncigoli ” 50,00- FAM.GOVI di Rio Saliceto in onore del partigiano Pietro ...” 50,00- LORENA FERRETTI in memoria del padre Lino e della madre Lidia ....................................................................” 150,00- ENNIO FELICI – Ligonchio a ricordo della moglie .............” 50,00- ANNA TONDELLI e fi gli a ricordo del marito Franco Cigarini ...............................................” 50,00- FIORELLA e VERENNA in memoria di Renzo Ferrarini ......” 50,00- LEA FRANCIA – a sostegno .............................................” 20,00- SEZIONE PISTELLI – contributo Festa ANPI .....................” 1500,00- SEZIONE PISTELLI – sostegno ........................................” 500,00- NELDA MARTINELLI – contributo ....................................” 20,00 - ARMANDO TARGI – a sostegno .......................................” 50,00- Famiglia BASENGHI in memoria di Ivan e Anselmo .........” 100,00

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