Educazione linguistica e letteraria in un’ottica … De Andrè, Andrea La guerra come annullamento...

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LA CENTRALITÀ DEL TESTO E LA DIDATTICA LA GUERRA CANTATA DAI POETI Educazione linguistica e letteraria in un’ottica plurilingue Lenzo Maria a.s. 2012-2013

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L A C E N T R A L I T À D E L T E S T O E L A D I D A T T I C A

LA GUERRA CANTATA DAI POETI

Educazione linguistica e letteraria in un’ottica plurilingue

Lenzo Maria a.s. 2012-2013

Obiettivi

Obiettivi didattici: integrare le tecnologie nella didattica curriculare, con particolare riferimento al web 2.0; progettare percorsi collaborativi di comunicazione, condivisione e documentazione; proporre situazioni collaborative autentiche e motivanti mirate al raggiungimento di obiettivi

formativi e linguistici; promuovere l'autonomia dell'apprendimento; accrescere la motivazione ad apprendere, le abilità sociali e l'apprendimento tra pari; imparare facendo; imparare divertendosi.

Obiettivi linguistici: 1 saper gestire l'informazione in termini di: ✰ analisi; ✰ sintesi; ✰ valutazione. 2 sviluppare abilità integrate sull'asse ricettivo-produttivo, come: ✰ saper comprendere testi in forma scritta; ✰ saper dialogare e interagire sia in lingua madre sia in lingua straniera; 3 saper rielaborare contenuti in forma scritta: ✰ saper parafrasare; ✰ saper riassumere; ✰ saper prendere appunti; ✰ saper produrre contenuti.

I poeti cantano la guerra

Il progetto “I poeti cantano la guerra” è stato presentato ad una classe formata da 23 alunni del terzo anno del liceo classico, come percorso di approfondimento su tematiche-chiave della letteratura greca di età arcaica. La prima parte è stata dedicata allo studio approfondito dei poemi omerici e dei valori di cui essi si fecero portatori. L'etica omerica anteponeva il valore che l'eroe acquisiva in guerra ai valori della sfera privata, considerati secondari o addirittura indegni di un uomo. Gli alunni sono stati sollecitati a cogliere analogie e soprattutto differenze con la tradizione poetica precedente. Essi si sono poi cimentati nell'analisi autonomamente condotta di un carme di Tirteo. Nella fase successiva della formazione gli alunni hanno affrontato la lettura di brani significativi della tragedia euripidea “Troiane”. In essa l'eroismo della guerra lascia il posto all'orrore e al dolore, che è incarnato dal destino di schiavitù, umiliazione e morte a cui sono costrette le prigioniere troiane. Nell'ultima fase del progetto, con un salto temporale di molti secoli, agli alunni è stato proposto l'ascolto di due canzoni di De Andrè che sono un manifesto contro la guerra, che sono poi state analizzate dal punto di vista contenutistico, ritmico e musicale.

Archiloco di Paro Capovolgimento dei valori eroici tradizionali Guerra come fatica Eroismo come menzogna ed illusione

Tirteo di Sparta Esaltazione dei valori tradizionali Non esiste l'eroismo del singolo, ma la forza del gruppo

Euripide, Troiane La guerra vista dalle donne L'eroismo nasconde il cinismo e la crudeltà verso i deboli

Fabrizio De Andrè, La guerra di Piero Manifesto pacifista La guerra annulla la dimensione umana

Fabrizio De Andrè, Andrea La guerra come annullamento della dimensione affettiva dell'individuo

Contenuti e temi

ARCHILOCO

Fr. 1 W.

Io sono scudiero del sire Enialio,

e dell’amabile dono delle Muse conscio padrone.

Insistendo fortemente sulla propria identità, Archiloco sintetizza le

due virtù che si autoriconosce: il coraggio di combattente (scudiero del dio della guerra) e la sapienza di poeta.

Fr. 2 W.

Sulla lancia sta la mia focaccia bene impastata, sulla lancia il vino di Ismaro: bevo appoggiato alla lancia.

Il frammento è una testimonianza della fatica connessa all'attività di soldato, sottolineata dall'anafora dell'espressione riferita alla lancia. La sopravvivenza di Archiloco è strettamente legata al suo mestiere di soldato, che gli procura da mangiare e da bere. I suoi sentimenti sono molto lontani dall'eroismo dei personaggi omerici: la focaccia di acqua e farina è un cibo povero da consumare in fretta, mentre il vino serve a sopportare meglio la fatica (vino d'Ismaro: vd. Odissea IX, 346-374)

Fr. 5 W. Uno dei sai si gloria dello scudo, che presso un cespuglio, strumento perfetto, dovetti lasciare, pur senza volerlo; la vita, d’altra parte, l’ho salvata: di quello scudo che cosa m’importa? Che vada in malora: di nuovo me ne procurerò uno, non peggiore.

“O con lo scudo, o sullo scudo” era il poco materno congedo delle Spartane dai figli in partenza per la guerra; valori simili sono espressi dagli eroi dell’épos, da Achille a Ettore.

In questo frammento, invece, Archiloco sostituisce ai valori guerreschi quello, più importante, della vita portata in salvo. Lo scudo, che richiama quello ben più famoso di Achille (ampiamente descritto nell'Iliade), non è più un elemento di identificazione per l'eroe, ma è un oggetto assolutamente sostituibile. La trasgressività del messaggio di Archiloco valse al poeta la condanna da parte degli Spartani, come testimonia Plutarco.

Fr. 114 W.

Non mi piace uno stratego alto o con le gambe larghe,

né fiero dei suoi riccioli, né

rasato alla perfezione: possa averne uno piccino e,

a vederlo, con le gambe storte,

ma sui piedi ben piantato saldamente, pieno di cuore.

Il frammento segna il superamento di un altro valore arcaico: quello della kalokagathia, cioè della corrispondenza fra bellezza esteriore e grandezza d'animo. Tale valore era stato cantato da Omero ed incarnato da eroi come Achille, Agamennone ed Aiace. Anche le poche eccezioni omeriche (il bello ma codardo Paride, o il deforme Tersite) non avevano fatto altro che confermare la regola. Nella realtà della guerra raccontata da Archiloco non servono le belle apparenze dell'epos, ma la sostanza di chi sa resistere al nemico nello schieramento oplitico.

Tirteo di Sparta

Analisi del testo Gli studenti, divisi per gruppi, sulla falsariga del lavoro condotto in classe sui

frammenti di Archiloco, analizzano e commentano i frammenti 6-7 D., vv. 7-32,

attribuiti a Tirteo.

È bello che un uomo valoroso giaccia morto,

cadendo in prima linea, mentre combatte per la sua patria; ma è davvero la cosa più triste di tutte mendicare lasciando la propria città e i pingui campi, vagando con la propria madre e il vecchio

padre, con i figli piccoli e la legittima sposa. Sarà malvisto da coloro verso cui giunge Colui che cede al bisogno e alla detestata povertà, disonora la stirpe, degrada il suo splendido aspetto, ed

è accompagnato da ogni infamia e bassezza. Se di quest’uomo errabondo non c’è nessuna considerazione, se non c’è né rispetto per lui né nei confronti della sua stirpe, combattiamo con ardore per questa terra e per i figli e moriamo, senza risparmiare le nostre vite

O giovani, combattete rimanendo vicini gli uni agli altri, e non date inizio al disonore della fuga né alla paura ma fatevi in petto cuore grande e coraggioso, ne restate attaccati alla (vostra) vita mentre combattete contro i nemici; e non fuggite abbandonando i più vecchi, gli

anziani, le cui ginocchia non sono agili. Questo infatti è vergognoso, che cadendo in prima fila, un combattente anziano giaccia davanti ai giovani, con la testa ormai bianca e il mente canuto, esalando l’ultimo respiro coraggioso nella polvere, tenendo nelle mani i genitali insanguinati – spettacolo ripugnante agli occhi e doloroso a vedersi – e con il corpo nudo. Ai giovani tutto si addice,

finchè abbia lo splendido fiore dell’amabile giovinezza

Donne in guerra: Troiane di Euripide

La tragedia Troiane viene portata in scena da Euripide nel 415 a. C. In quegli Atene, impegnata nella guerra contro Sparta, progettava di portare la guerra in Sicilia; il mito offriva ad Euripide il modello di un'impresa militare (quella degli Achei contro i Troiani) che aveva annientato un intero popolo e si era rivelata funesta anche per chi l'aveva intrapresa.

Le Troiane sono interamente dedicate alle vittime del furore

bellico e al loro dolore; sono, al tempo stesso un monito severo contro l'accecamento dei conquistatori, che vengono rappresentati in tutto il loro cinismo.

Le Troiane hanno una finalità immediata: dimostrare agli

Ateniesi, attraverso il ricordo mitico della guerra di Troia, qual è il vero volto della guerra, ma il poeta trasmette un messaggio universale: canta il dolore di tutte le guerre, per cui il pianto di Ecuba è il pianto di tutte le madri.

Struttura

Le Troiane sono state definite “una tragedia di atti unici”, poiché gli episodi appaiono slegati come quadri a sé stanti.

I episodio: protagonista Cassandra, che diventerà concubina di Agamennone

II episodio: verte su Andromaca cui viene strappato e ucciso il figlio Astianatte.

III episodio: mette prima a confronto Elena con Menelao per poi incentrarsi sul contrasto tra Elena e Ecuba.

Proposte di lettura in gruppi

Prologo: vv. 15-98

Si apre con un monologo di Poseidone (vv.15-19) che descrive la desolazione che si è abbattuta su Troia: la violenza della guerra non si è fermata agli uomini, ma ha travolto anche quanto c'era di più sacro. Le sacre selve sono un deserto, l'altare di Zeus è stato profanato dal sangue di Priamo, Zeus protettore della casa non ha protetto Priamo che si rifugiava presso di lui: Euripide non smette di attaccare la religione tradizionale e mette in risalto fin dalle prime battute della tragedia la natura empia e blasfema della guerra.

Anche Poseidone sta per abbandonare la città: le divinità si sottraggono sempre alla visione della morte, che resta un problema esclusivamente umano, di cui gli dei non vogliono rendersi partecipi, lasciano vuoti i templi e le are sulle quali non si compiono sacrifici.

Monodia – vv. 99-196 (Ecuba e Coro)

Ecuba alza appena il capo da terra, come se cercasse di risollevarsi dalla sua prostrazione, uno sforzo necessario per intonare il suo lamento: guarda Troia, che ormai è distrutta.

La regina si paragona ad una nave che deve affrontare una tempesta. Ma non riesce a trattenere il pianto, ha troppe ragioni per versare lacrime: in climax, la perdita della patria, dei figli, del marito. Il ricordo della felicità e della grandezza passate rende più forte il dolore per la situazione presente e manifesta la precarietà dei destini umani. Dopo la guerra nulla è più certo e stabile: alla distruzione materiale subentra quella interiore, anche più devastante.

Ella, regina, anziana, con le chiome rasate in segno di dolore dovrà partire schiava. Quindi si rivolge alle troiane di cui si sente guida, perciò sarà lei ad iniziare il canto, paragonandosi alla madre che incita i suoi piccoli. Ecuba viene affiancata dal coro, che l'accompagna nel canto: le troiane aspettano nell'ansia di sapere a cosa sono destinate, chi sarà il loro signore, ma all'ansia si unisce l'incertezza e soprattutto la sofferenza della divisione dalla propria terra e dai propri cari: nella dispersione della comunità sta uno degli aspetti più tragici della schiavitù.

Cassandra (vv. 343-405)

Cassandra, in preda al delirio, canta e danza il proprio canto nuziale, imeneo di nozze immaginarie in antitesi con le "nozze di tenebra" che Agamennone ha già preparato per lei, canto di una vittima sacrificale che si offre al suo assassino, sapendo di essere al tempo stesso vittima e partecipe della vendetta: non canto di nozze, ma canto di morte.

Cassandra chiede alla madre di partecipare alla sua danza e alle Troiane di mettere il loro vestito più bello per festeggiare le sue nozze.

Andromaca (vv. 719-798) Taltibio comunica ad Andromaca che suo figlio, Astianatte, sarà

ucciso. Il grido di dolore di Andromaca si leva alto nell'aria: improvvisamente l'imminente schiavitù sembra un male minore e, comunque, più sopportabile del sopravvivere alla propria prole.La sensibilità di Euripide emerge nell'accorato lamento di Andromaca che si accinge a separarsi dal figlioletto: sostantivi ed aggettivi attengono alla sfera affettiva, ispirano una infinita e struggente tenerezza. Non è casuale il continuo ricorso ad aggettivi di grado superlativo: l'amore materno si effonde generosamente, non ammette confini , neanche nel lessico. Certamente le parole di questa madre, le sue lacrime, i baci e gli abbracci donati al piccolo dovevano avere sul pubblico un forte impatto emotivo e far riflettere sulle assurdità e sugli orrori della guerra.

Taltibio stesso, consapevole dell'atrocità che sta per essere compiuta, non sopporta la vista del commovente commiato; i vv.786-789 denunciano una specie di rammarico dell'araldo e aprono uno spiraglio alla compassione: "Ordini così fatti dovrebbe recarli chi non conosce misericordia, chi è più duro di me alla pietà". Egli non prende decisioni: esegue ordini.

F. De Andrè, La guerra di Piero

Dormi sepolto in un campo di grano Non è la rosa, non è il tulipano Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi Ma sono mille papaveri rossi.

«Lungo le sponde del mio torrente Voglio che scendano i lucci argentati, Non più i cadaveri dei soldati Portati in braccio dalla corrente».

Così dicevi ed era d’inverno E come gli altri verso l’inferno Te ne vai triste come chi deve; Il vento ti sputa in faccia la neve.

Fermati Piero, fermati adesso, lascia che il vento ti passi un po’ addosso, Dei morti in battaglia ti porti la voce: "Chi diede la vita ebbe in cambio una croce".

Ma tu non la udisti e il tempo passava Con le stagioni, a passo di giava, Ed arrivasti a passar la frontiera In un bel giorno di primavera.

E mentre marciavi con l’animo in spalla Vedesti un uomo in fondo alla valle Che aveva il tuo stesso identico umore Ma la divisa di un altro colore.

Sparagli Piero, sparagli ora, E dopo un colpo sparagli ancora, Fino a che tu non lo vedrai esangue Cadere a terra a coprire il suo sangue.

«E se gli sparo in fronte o nel cuore, Soltanto il tempo avrà per morire, Ma il tempo a me resterà per vedere, Vedere gli occhi di un uomo che muore».

E mentre gli usi questa premura, Quello si volta, ti vede, ha paura Ed imbracciata l’artiglieria Non ti ricambia la cortesia.

Cadesti a terra senza un lamento E ti accorgesti in un solo momento Che la tua vita finiva quel giorno

E non ci sarebbe stato ritorno.

«Ninetta mia, a crepare di maggio Ci vuole tanto, troppo coraggio, Ninetta bella, dritto all’inferno Avrei preferito andarci d’inverno».

E mentre il grano ti stava a sentire Dentro alle mani stringevi il fucile, Dentro alla bocca stringevi parole Troppo gelate per sciogliersi al sole.

Dormi sepolto in campo di grano Non è la rosa, non è il tulipano Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi Ma sono mille papaveri rossi.

Ascolto attraverso il link

http://www.youtube.com/watch?v=V4dvw_tSsVQ

Andrea

Andrea s'è perso s'è perso e non sa tornare Andrea s'è perso s'è perso e non sarà tornare Andrea aveva un amore Riccioli neri Andrea aveva un dolore Riccioli neri. C'era scritto sul foglio ch'era morto sulla bandiera C'era scritto e la firma era d'oro era firma di re Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia. Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia. Occhi di bosco contadino del regno profilo francese Occhi di bosco soldato del regno profilo francese E Andrea l'ha perso ha perso l'amore la perla più rara E Andrea ha in bocca un dolore la perla più scura.

Andrea raccoglieva violette ai bordi del pozzo Andrea gettava Riccioli neri nel cerchio del pozzo Il secchio gli disse - Signore il pozzo è profondo più fondo del fondo degli occhi della Notte del Pianto. Lui disse - Mi basta mi basta che sia più profondo di me. Lui disse - Mi basta mi basta che sia più profondo di me.

Ascolto attraverso il link

http://www.youtube.com/watch?v=3Xqilt87frc

VALUTAZIONE

La valutazione della produzione orale sia nella discussione sia nella presentazione del progetto è stata guidata da griglie secondo i seguenti criteri:

Efficacia del discorso;

Varietà e appropriatezza del lessico e delle strutture;

Correttezza morfosintattica;

Correttezza di intonazione e pronuncia;

Utilizzo di elementi non-verbali; (video)

Capacità di reazione e interazione con gli interlocutori.

La produzione degli studenti è stata valutata con:

schede per la valutazione dell’abilità di ascolto;

schede per la valutazione del parlato pianificato.

CONCLUSIONE

L'esperienza si è rivelata nel complesso molto stimolante e positiva per il

livello di partecipazione del gruppo-classe, che ha contribuito attivamente

alla definizione e all'approfondimento della tematica.

I contenuti sono stati richiamati in classe attraverso la tecnica del

brainstorming e della lezione partecipata.

Le analisi fatte dagli alunni sono state discusse in classe e, quando

necessario, opportunamente integrate.

Maria Lenzo