Cap. 4

Educazione, formazione, istruzione:

processi e significati.

educazionerazionalitàintenzionaledell’uomo

interno(persona)

esterno(ambiente, educatori,

società, ecc.)

Direzione di sensodall’esterno all’interno:ciascun soggetto utilizzala propria razionalità per

incorporare l’umanità razionaleche trova negli altri suoi simili.Per far questo egli si avvale

dell’imitazione e dell’abitudine.L’educazione coincide con ilprotendersi attivo e razionaledell’educatore, dell’ambiente,

della cultura, dei mezzi verso il soggetto.

Direzione di sensodall’interno all’esterno:

il soggetto esce da sé, agisce,si espande ed “occupa” gli altrie il mondo, trasformandoli in oggetti della propria iniziativa.

Egli si avvale dell’intuizione noetica,della capacità di formulare ipotesida sottoporre a dimostrazione

logica, così come dell’agire etico e dell’agire tecnico.

Ciascuno è l’essere umano che èper sé e arricchisce la vita umana

di nuova razionalità.

Le due direzioni dell’educazione:

“educare”

“educere”

Educazione come “educare”

Il termine educazione deriverebbe dal verbolatino “educare”: “far crescere”, “allevare”,

“nutrire”.

Da un lato, “educare” ha il significato dipasturare, allevare, riempire il soggetto,

richiamando metafore di natura riempitoria edi tipo tecnico (v. imbuto di Norimberga).

Dall’altro lato, “educare” richiama l’abilitàtecnica del contadino che fa crescere le piantee dell’allevatore che fa crescere gli animali,ma anche l’abilità dell’artigiano che modella

e costruisce ciò che vuole.

L’educazione come “educare” rappresenta un modo concreto diindicare il movimento dall’esterno all’interno del soggetto, attraversocui avviene la progressiva umanizzazione di ogni uomo nel mondo.

Viene così sottolineato il carattere più passivo che attivodel soggetto, intendendo la passività come la possibilità di vivere la

propria vita in maniera sempre più umana.Non è possibile aggirare la dimensione dell’ “educare”, dato che non

esiste processo educativo che non tenda alla riproduzione dei ruoli adultie alla trasmissione dei valori culturali di un determinato ambiente di vita.

Il viaggiatore Ulisse conosce fin dall’inizio dove si concluderà ilsuo viaggio (cioè il suo fine, che coincide con il ritorno ad Itaca),

perciò fa tutto ciò che gli è possibile fare per raggiungere questo suofine, in quanto si crede sovrano e costruttore di se stesso

(per questo Dante lo accusa di hybris= tracotanza).L’educatore che assume come paradigma Ulisse pretende di saperecon certezza e fin dall’inizio il fine del processo educativo, trattandoil soggetto dell’educazione (educando) come se fosse un oggettoda plasmare con le sue mani e non un essere libero e autonomo.

Esempi di educazione come “educare”:

Si pensi a concezioni dell’educazione come Socializzazione metodica (Durkheim),Potere (Foucault), Struttura (strutturalisti),

Coscienza sociale (Dewey).Esse contengono un’autocontraddizione, poiché chi le propone ne è già uscito,

manifestando una propria specificità riflessiva. L’insidia maggiore di questo tipo di concezioni è dovuta al rischio di

accreditare questi fenomeni come ontologici (propri dell’essere dell’uomo)e non come storici (dipendenti dall’uomo e da come egli instaura le sue

relazioni con gli altri e con il mondo).

Educazione come “educere”

“Educere” significa “tirar fuori qualcuno da”,“condurre, guidare qualcuno da…a”sostenendolo nel suo cammino.

Il soggetto del processo educativo è unreale attore protagonista, dotato di una

forza intrinseca, di una natura originaria dadispiegare e che egli desidera affermare.

L’uomo è un io attivo ed autonomo, una sostanza razionale capace di risponderein prima persona agli stimoli provenienti

dagli educatori, dall’ambiente, dalla cultura(“l’uomo che si fa e che si es-prime”)

metafora di tipo ostetrico(v. “maieutica socratica”:far partorire al soggetto le

proprie potenzialità)

metafora di ambito terapeutico(fa riferimento al thérapon,

cioè al servo che “accompagnava”il suo padrone dalla nascita

e nel corso della vita)

metafora di ambito agricolo, non in dimensione tecnica ed

interventista (come nell’educare),ma nella dimensione contemplativa

(vedere la pianta che cresceda sé).

metafora di matrice nomadica(v. Abramo, come prototipo del

viandante; il soggetto dell’educazioneè un viandante che concepisceogni momento della vita come

un tempo opportuno).

Le metafore dell’educazione come “educere”:

Il viandante Abramo, al contrario del viaggiatore Ulisse, considera ogni luogo e ogni momento della vita come il luogo e il tempo

opportuno per fare qualcosa. Egli ci ricorda che il fine di un essere,anche di un uomo, può essere conosciuto solo alla fine.

Quando si parla di metafore nomadiche dell’educazione significariferirsi all’educando e all’educatore come a due persone cui ènegata a priori la conoscenza del fine. Essi devono fare i conticon l’incertezza, legata alla libertà costitutiva di ogni uomo,

poiché l’educazione non è un processo deterministico.

Nella realtà di ogni crescita umanal’ “educare” e l’ “educere” si intersecano

in maniera inscindibile:

educazione come

trasmissione/socializzazionedel patrimonio culturaleaccumulato dalla società

nel corso del tempo

educazione come personalizzazione

(frutto ed esercizio dell’attivitàspirituale di ciascuno, dellasua libertà di pensiero, perperfezionare se stesso)

educazionecome relazione e reciprocità(la relazione “io-tu”, da cuiscaturisce il riconoscimento,

è l’a-prioridell’educazione)

educazionecome integralità

(deve coinvolgere la personanella sua complessità,attraverso una paideia)

Di fronte all’ambivalenza di riferimenti presente nel vocaboloeducazione (cioè le due direzioni di senso, quella dell’ “educare” e

quella dell’ “educere”), alcuni studiosi hanno pensato di sostituirlo con il vocabolo “formazione”.

In realtà, anche il termine “formazione” si presta a moltepliciinterpretazioni, poiché quando si tratta di confrontarsi con i

processi educativi, si ha a che fare con una questione di naturasostanziale, inerente la realtà delle cose,

non di natura nominalistica.

Il termine formazione è stato intesosecondo due accezioni:

“formare” “formar-si”

fino agli anni ’50 del ‘900, il verbo “formare”, di origine latina,richiamava esclusivamente significati come “fare, fabbricare, costruire,plasmare, modellare”. Ci si riferiva, perciò, alla funzione della téchne,che consente all’uomo di dar forma

ad una materia, sulla base di un modelloe con l’ausilio di determinati strumenti.Inoltre, il formare in questa accezionerichiamava il gergo militare relativoal “potere di conferimento di un

ordine”.ETERODIREZIONE+ MODELLAMENTO

OPERATO DA EDUCATORI,CULTURA, AMBIENTE E MEZZI NEI

CONFRONTI DEL SOGGETTO

Continuerà a prevalere a lungoil concetto di formazione

professionale intesa come skillaggio(addestramento a determinate abilità),che richiama il dressage e lo shaping,secondo una prospettiva pragmatica,tecnocratico-funzionalista, nella quale

al soggetto si apre soprattutto lo spazio dell’adattamento abitudinario e dell’imitazione. Inoltre, il “formare”

contiene in sé la necessità di“disciplinare” i cittadini, per prepararli

ad affrontare nuovi equilibri, cosìcome nuovi bisogni sociali e politici.

FORMAZIONE COMEVARIANTE DELL’ “EDUCARE”:

dagli anni ’60, nella comunità scientificadella pedagogia italiana all’accezione latina del verbo “formare” si affiancaquella tedesca, legata alla Bildung

(v. Otto Willmann).In questa nuova direzione di senso,

“formare” fa riferimento al“formar-si” in generale del soggetto,

da intendere come la scelta della propria e peculiare forma

in cui realizzare se stessi, in libertà,integralità ed eccellenza,in tutti i campi della vita e dell’esperienza umana.

FORMAZIONE COMEVARIANTE DELL’ “EDUCERE”:

In alcune letture neotomiste del tema del “formar-si” viene ripreso

il concetto aristotelico di “entelecheia”,ovvero la forma originaria del soggetto,

il suo fine, la sua destinazione pedagogica.

In questo modo, la formazione comeBildung diviene la massima realizzazione

di sé storicamente possibile, grazie alla scoperta della coincidenza fra ifini personali e quelli presenti nella

migliore eredità della tradizione classica(v. paideia greca= formazione dell’uomo

integrale;v. humanitas latino-rinascimentale)

L’ambivalenza delle due varianti semantiche dell’educazione (“educare” ed “educere”) è affiorata anche nel campo della formazione professionale in senso stretto, ove

sono entrate in crisi le riduzioni tecnicistiche ed oggettualistiche,che concepivano il soggetto alla stregua di un ceppo

da modellare o di una casa da costruire.

La formazione professionalenon deve più rispondere

in maniera esclusivaa scopi pragmatistici,

tecnicistici o utilitaristici.

Nell’opus l’uomo agisce con competenza, mettendoin gioco la razionalità in tutte

e tre le sue dimensioni.

Il lavoro diviene opus, cioèopera dell’uomo, ove eglipuò esprimere e realizzarecompletamente se stesso,dispiegando la libertà dipensiero dell’artista.

Occorre una formazione professionale che sia

in senso pieno personalistica,cioè della persona e per la persona,

perché ne coinvolge il suo essere profondo.

La formazione professionale deve poter coinvolgere l’essere di ciascuno,ma per far questo deve essere incentrata sulla promozione di competenze(essere in atto di ciascuna persona) e non semplicemente sull’acquisizione

di abilità (saper fare, che afferisce alla sfera dell’avere).In altre parole, la formazione professionale, se intende essere per/ della persona,

non è un semplice addestramento a mansioni (skillaggio), ma devechiamare in gioco l’io stesso della persona, nella sua integralità,

irriducibilità e relazionalità.Questo è fondamentale nell’età della tecnica, dove M. Heidegger ha decretato la fine dell’umanesimo, perché l’uomo ha/possiede l’essere, non è l’essere, cioè

non è più soggetto, non è più una sostanza razionale autonoma.

Se la formazione è nata nei luoghi di lavoro, soprattuttonelle botteghe artigiane e nelle fabbriche, l’istruzione è

nata nelle scuole, prima private o familiari, poi pubbliche e statali.

Infatti, l’istruzione è quel processo che, nel corso dell’etàevolutiva, in particolare, ma anche per l’intera duratadell’esistenza umana, aiuta e sollecita ogni persona

ad impadronirsi delle conoscenze, a moltiplicarle e a renderle,rispetto ai vari ambiti personali, sociali e del mondo a cui

si riferiscono, sempre più sistematiche, rigorose e formalizzate.

Scopo dell’istruzione è conoscere.L’istruzione ha soprattutto a che farecon la teoresi, ma utilizza gli aspetti

applicativo-poietici delle artie quelli legati all’agire pratico dell’uomo

come mezzi per acquisire epotenziare la conoscenza.

L’intenzionalità razionaleche predomina nell’istruzione

è quella di tipo teoretico, poichévuole vedere, nel e tramite il concetto,

come stanno le cose, e perché.

Benché la causa finale dell’istruzione sia la conoscenza, essa è integrabile

e parallela con la formazione e con l’agire morale e sociale che esplicita la dimensione pratica

della razionalità umana.

Con il passaggio dalle società semplici del passato a quelle complesse edipersimboliche del presente, è nato il bisogno di una sempre maggioreistruzione universale per tutti i cittadini. Nasce, perciò, la scuola, come

istituzione creata dalla società moderna e contemporanea per risponderein maniera specifica, organizzata e sempre più perfezionata a tali esigenze.

Essa potrebbe assumere, in maniera sistematica, il perseguimentodel compito di istruire come ragione prima del suo esistere

sociale

L’istruzione si presenta come una variante della direzione di senso

dell’ “educare”

Il termine “istruzione” ha stretteparentele con “erudire” (dirozzare),“instituere” (gettare le fondamenta)

e “instruere”(imbastire un intreccio).

Tutti i termini afferenti al vocabolo“istruzione” presuppongono

interventi esterni sul soggetto.

Scopo dell’istruzione è abradereconoscenze sbagliate ed erigere,in modo ordinato, nella testa del

soggetto, un edificio di conoscenze organiche ed interrelate,

socialmente valide.

Vi è uno stretto legame fral’istruzione e l’insegnamento.

Le due conditio sine qua non dell’istruzione:

il soggetto dell’educazione non èinerte, ma ha la possibilità di

recepire quanto gli viene insegnato(la facoltà di conoscere è già

“presente nell’anima” del soggetto).

il soggetto dell’educazione non soloha la possibilità di “fingere vere” leconoscenze esistenti, assumendolecon l’imitazione e il gioco, ma è

in grado di dimostrarle in manieracritica e diretta, così come dielaborarle creativamentefino a produrne di nuove.

Assorbire conoscenze dagli educatori, dall’ambiente, dalla culturae dai mezzi presenti nell’orizzonte di vita dell’educando è unfatto positivo, frutto del suo apprendimento spontaneo.

E’ fondamentale che ogni persona abbia a disposizione un ambientedi apprendimento ricco di conoscenze; infatti, la deprivazioneculturale è una causa determinante degli insuccessi scolastici

(v. i risultati del Rapporto Coleman del 1966 e di tante altre ricerche,così come la denuncia contenuta in Lettera ad una professoressa,

scritta nel 1967 dai ragazzi di Barbiana guidati da don Lorenzo Milani)

Un’istruzione basata più o meno esclusivamente sulle categoriedell’ “educare” produce serie preoccupazioni pedagogiche, quandosi pretende che ad essere assorbite per gioco dal soggetto sianoconoscenze esterne che non solo non si sono tradotte in prassiimplicita del suo ambiente e della sua cultura di vita, ma che ilsoggetto stesso non è posto nelle condizioni di spiegare e di comprendere nel loro significato con la sua propria razionalità.

Il soggetto reagisce a questo intervento mettendo in atto tutta unaserie di resistenze, che si manifestano poi in forme di disadattamento

scolastico.

Il soggetto prova diffidenza e distacco per tutte quelle conoscenzeche non sono divenute “suo sangue”, perché non le ha fatte proprie,

non sono diventate sua vita. Fino a che le conoscenze non percorrono gli itinerari della “personalizzazione” e della “significazione

razionale” appaiono al soggetto fatue ed estranee, sono frutto di un’istruzione dimezzata, non completa. Per questo,è necessario attendere i tempi per un’assunzione e

una maturazione riflessiva della conoscenza.

L’istruzione come una variante della direzione di senso

dell’ “educere”

per Platone la filosofia è comeun fuoco che scalda chi la studia,la vera conoscenza appare comeuna luce che si accende dallo

scoccare di una scintillanell’anima.

per S. Tommaso la conoscenzaè “adaequatio rei ad intellectum”,perché essa sgorga dalla relazione

inesauribile fra la cosa e l’intelletto.

per Kant “la vera conoscenzanon è sapere conoscenze, maconoscere in atto”, perché

il vero filosofo non sa la filosofia,ma filosofa.

qualsiasi conoscenza, se davverotale, non è mai pensiero oggettivo,

ma è il frutto dell’esercizio diuna soggettività: incarnare

la conoscenza in tutto il nostroessere.

Se ogni conoscenza che acquisiamo per istruzione è nostra,cioè se quella “rosa è la mia rosa” (come disse il Piccolo principe),

allora essa satura e coinvolge globalmente la nostra persona. Perdere questa conoscenza vera e viva significa perdere

una parte di noi,cioè arrestare la nostra vita.

Solo se ogni conoscenza è per noi bene ed è parte di noi, essa è davvero

un’occasione di crescita e di maturità.

La scuola tra istruzione ed educazione:

l’istruzione è la ragion d’esseredella scuola, poiché la scuola

è un’istituzione sociale specificache ha il compito di insegnareconoscenze già organizzate e,

nell’istruzione superiore,di produrle.

da almeno 4 secoli, la scuola si rivela l’istituzione più affidabile

per raggiungere lo scopo dell’istruzione.Le famiglie utilizzano il suo

contributo tecnico e professionaleper esercitare il proprio

diritto-dovere diistruzione dei figli.

La scuola tra i 3 e i 6 anni:

è una concentrazione delleconoscenze diffuse ed implicitenel “mondo vitale” dell’allievo

privilegia un insegnamentobasato sul gioco e sulla

spontaneità, utilizzando lafinzione e la scelta spontanea

è la scuola più riccadi apprendimenti, perché le

conoscenze che provengono dal“mondo vitale” sono le più dotate

di senso, sono la vita

l’allievo si impadroniscedegli schemi fondamentali

dell’azione sociale edelle conoscenze che li rendono

possibili

La scuola elementare:

vede l’attuarsi di una significativabiforcazione metodologica, dove l’apprendimento per somiglianza e contiguità viene affidato a momenti

informali dell’istruzione

a scuola ci si confronta con le conoscenze implicite apprese dalproprio mondo vitale, riflettendoteoreticamente, praticamente e

tecnicamente su di esse

aiuta gli allievi a rendere esplicitele conoscenze implicite assorbitedalle prassi ambientali e sociali in

cui essi vivono

l’apprendimento delle conoscenzenon riguarda solamente la ragione,ma coinvolge l’unità della persona,nelle sue dimensioni vegetative,

sensitive e razionali

Qualsiasi conoscenza è sempreintegrale, integrata e

simultanea.

L’istruzione, per raggiungere i suoi scopi,deve essere al contempo

educazione globale di tutta la persona.

La scuola istruisce sia come contenente

sia come contenuto:

La scuola istruisce come contenuto,perché trasmette una serie di

conoscenze. È fondamentale cheesse diventino vita della persona, altrimenti si cade nel nozionismo

puro.In quest’ultimo caso, la scuolafallirebbe sul piano dei curricolidisciplinari e renderebbe forte e

dilagante solo il curricolo implicito,cioè il segno che essa lascia in

quanto contenente.

La scuola istruisce anche comecontenente, cioè come “mondo

vitale”, come struttura organizzataseparata dall’esperienza che gli allievi considerano naturale.

Essa, in questo modo, lascia nelsoggetto una traccia (curricolo latente o implicito), su cui è

importante riflettere criticamente, per cogliere alcune conoscenzeimplicite: il distanziamento e ildecentramento dalla realtà,

il disciplinamento sociale e quellointellettuale.

Istruzione primaria: assicura a tutti i cittadini la padronanza della cultura antropologica (cultura generale),fondamentale per l’evoluzione della societàe per la piena umanizzazione di ogni uomo.

Istruzione secondaria:assicura a tutti i cittadini la padronanza dellacultura generale specifica, cioè la cultura comegiudizio, come metariflessione su se stessa.

Istruzione superiore: il curricolo universitario è chiamato ad erogareuna cultura specialistica, raggiungendo ilduplice scopo di trasmettere il ‘sapere’scientifico e di produrlo per mezzo della ricerca.

Istruzione primaria:i curricoli dell’istruzione primaria devono essere‘enciclopedici’, perché fanno riferimento ad uninsieme di saperi raccolti organicamente attornoad un centro ricco di significati (costituiscono una paideia), sono integrali ed orientativi.

Istruzione secondaria:i curricoli secondari sono costituiti da tutti quei‘saperi’ e ‘saper fare’ selezionati dalla cultura generale primaria, che gli allievi, per sceltaorientativa e vocazionale, possono organicamenteispezionare, ricercandone una giustificazione criticaed esplicitando le condizioni di possibilità dellaloro scientificità ed intersoggettività.

Istruzione superiore:nei curricoli universitari sono presenti sia una prospettiva istituzionale e monografica, sia corsidi ricerca di base ed avanzata.Lo scopo comune a queste istanze è istruire,trasmettendo conoscenze in manieraprogrammatica, reversibile e critica.

Via via che si sale di grado di istruzione, ci si occupadi settori sempre più specifici della cultura, non facendo

venir meno l’unitarietà della stessa, che viene rintracciata a un livello sempre più profondo e formalizzato.

L’onnicomprensività e l’unitarietà della cultura sono esplicitate dalla dinamica dell’ologramma (nella parte c’è il tutto

e nel tutto c’è ogni parte). In ciascuna conoscenza, è possibile individuare dimensioni

e condizioni matematico-fisico-naturalistiche,linguistico-letterarie, estetico-espressive,storico-filosofiche e tecnico-applicative.

Ciò che è comune a tutti i gradi di istruzione e che costituiscela radice profonda dell’istruzione stessa

è l’unitarietà dell’educazione,legata all’integralità di ogni singolo soggetto, ma

anche alla relazione storica continua che egli intrattiene contutti gli altri attori del processo educativo. Questi ultimi,indipendentemente dall’intenzionalità o dalla funzionalità

che essi adoperano nei suoi confronti, costituiscono un soggettounitario: l’ “educatore”. L’educazione si presenta, perciò, comeun evento complesso, ove l’apprendimento delle conoscenzeconsente di vivere la vita umana nella sua interezza, per

essere “chi si è”.