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Edoardo Salzano, IuaV-Cdl Ptua, corso di Fondamenti di urbanistica, schemi delle lezion i 1/26 Fondamenti di urbanistica Schemi delle lezioni Capitolo secondo

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Fondamenti di urbanisticaSchemi delle lezioni

Capitolo secondo

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Lo spazio nella nostra esperienza

Ognuno di noi ha avuto un’esperienza dei propri

rapporti con lo spazio che si è modificata nel tempo La culla: esistereIl box: conoscersi

La stanza: muoversiLa casa: i rapporti con gli altriIl vicinato: l’aria, i bambini

Il quartiere: la scuola, i negoziLa città: gli amici, la scuola, il cinema…

Il territorio: le gite, la discoteca, l’università…

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I luoghi del consumo comune

Nell’impadronirci di porzioni via via più ampie dello spazio i nostri punti di riferimento sono stati:

il giardino pubblico l’asilo nido e poi la scuola materna ed elementare, il mercato, il campetto di calcio, il parco il cinema, la discoteca, le scuole medie e superiori,

Luoghi che non erano organizzati per il consumo individuale di ciascuno di noi ma che erano organizzati in funzione di consumi collettivi.

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Lo spazio dell’urbanistica

Anche l’urbanistica comincia dal vicinato: dall’organizzare nel modo più utile per le persone gli elementi fisici e funzionali (le case, le strade e i marciapiedi, i giardini e il verde, i parcheggi) che sono il primo livello delle nostre necessità sociali.

I gradini successivi sono l’organizzazione degli spazi collettivi (e dello spazio in quanto luogo delle attività, delle funzioni, degli oggetti che sono utili agli uomini in quanto essi sono parte di una società) a livelli via via crescenti.

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I livelli territoriali

Una medesima realtà territoriale può esser vista a livelli diversi:

dal piccolo al grande (dalla casa, al vicinato, alla regione, al pianeta),

e viceversa.

A ogni livello corrisponde una diversa quantità di informazioni e una diversa estensione

(la piccola scala: pochi dettagli e grande estensione,la grande scala: molti dettagli e poca estensione)

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Le discipline del territorio

Vari modi possibili di vedere il territorio

per descriverlo nelle sue caratteristiche geometriche(geografia classica, topografia, geodesia ecc)

per analizzarlo nell’uno o nell’altro dei suoi aspetti (geologia, idrogeomorfologia, botanica, fitogeografia,

l’oceanografia, l’economia dello spazio ecc). per operare su si esso: è il caso dell’urbanistica:

L’urbanistica è una disciplina attiva: per l’urbanistica la descrizione, l’analisi, la rappresentazione non sono

fine a se stesse, ma sono finalizzate all’intervento.

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Il territorio: risorsa e recipiente

Si può vedere il territorio come un insieme di risorse fisiche…

per l’utilizzazione della sua superficie (l’agricoltura, la pesca e l’itticultura, la coltivazione dei boschi, la zootecnia), per l’utilizzazione delle materie di cui è composto (le attività estrattive), per le “occasioni” che offre (i corsi d’acqua, le pianure, le valli, le montagne, il mare).

…e come “recipiente”

come superficie occupabile per le diverse funzioni che richiedono spazio: per l’edilizia abitativa, per l’industria e il commercio, per le infrastrutture per il trasporto

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L’urbanistica: una definizione

Possiamo dunque approdare a una prima definizione essenziale dell’urbanistica

L’operazione cui è finalizzata l’urbanistica è una operazione complessa e sintetica:

è la ricerca della coerenza dell’insieme delle trasformazioni necessarie per utilizzare il territorio

come insieme di risorse fisiche e come recipiente per le attività che richiedono spazio.

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Parole: complesso, sintetico, coerenza

Complesso che risulta dall’unione di varie parti o di diversi elementi; che si manifesta sotto molteplici aspetti.

Sintetico da sintesi: riduzione a un’unità di più idee, concetti, nozioni e simili.

Coerenza che è privo di contraddizioni, di squilibri; intima connessione e interdipendenza di parti; continuità logica nel pensiero e nelle azioni.

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Dal nomadismo all’insediamento

Le tre grandi innovazioni materiali, che furono necessarie perché l’uomo si stabilizzasse sul territorio:

la coltivazione del terreno e degli animali, di conseguenza:

la stanzialità, e cioè il fissarsi dell’uomo nel territorio con un insediamento non provvisorio, infine,

la costituzione di tribù, un gruppo di famiglie che vive stabilmente insieme assumendo determinate regole.

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Dall’autoconsumo al sovrappiù

In una prima fase dell’economia l’uomo (la famiglia) produce ciò che serve per nutrirsi,

coprirsi, continuare a produrre la fase dell’autoconsumo

Se la capacità produttiva aumenta più dei bisogni, a un certo punto si forma una eccedenza

il sovrappiù

prodotto – (consumo + sementi + scorte)

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Il sovrappiù e il territorio

Dalla formazione del sovrappiù nascono nuove esigenze e opportunità: difendere il sovrappiù, scambiarlo con altri beni

nasce il villaggio (luogo della difesa e dello scambio)nascono le comunicazioni (per scambiare beni con altri villaggi), nascono le prime tracce di organizzazione del territorio: le strade, i mercati, i ruoli e i ranghi

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Due destinazioni del sovrappiù

Quando il sovrappiù si manifesta e comincia a crescere, esso può subire (e storicamente ha subìto) due destini alternativi:

A il sovrappiù può rimanere nelle mani del produttore economia borghese

B il sovrappiù può essere sottratto al produttore da una figura sociale esterna economia signorile

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Il modello signorile (B)

Il sovrappiù può essere sottratto al produttore da un uomo, o un gruppo, più forte di lui. Questa figura sociale tende a diventare via via più forte, a sottrarre il sovrappiù non a un solo gruppo di produttori, ma a moltissimi. Dove questo avviene si forma un assetto sociale costituito da due figure essenziali:

il signore, padrone di tutto il sovrappiù prodotto;

il servo, ridotto alla produzione di sovrappiù per il signore

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Il modello borghese (A)

Il sovrappiù può rimanere nelle mani del produttore Il produttore, padrone del proprio sovrappiù, lo scambia con altri prodotti.

Nuove figure sociali, addette alla gestione del sovrappiù: per la difesa, l’amministrazione della giustizia, i servizi che le parti comuni del borgo richiedono (l’edilità, la manutenzione, la pulizia ecc.), la gestione del culto e delle cerimonie, la rappresentazione dei valori comuni

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Il mercante

Nasce una figura sociale che assumerà un rilievo egemone: il mercante, l’addetto allo scambio del sovrappiù.

In una prima fase il mercante si limita a gestire lo scambio. Il mercante rischia. Carica il prezzo della merce non solo del suo consumo, ma anche di qualcosa in più: vende a un prezzo maggiore del costo.

Mercante banchiere interesse

Mercante capitalista profitto

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Le attività capitalistiche

Le attività capitalistiche, così come furono studiate dall’economia classica tra il 1700 e il 1800 (Adam Smith, David Ricardo, Karl Marx) consistono nel fatto che un uomo

compra alcune merci, le associa in un processo produttivo e, dopo aver pagato le merci, trattiene per sé il residuo, il profitto, e lo reinveste nel processo produttivo (accumulazione)

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Le merci comprate dal capitalista

Per avviare e condurre il processo produttivo il capitalista compra:

il diritto di disporre di un immobile per realizzarvi la sua attività produttiva le macchine mediante le quali produrre ciò che ha intenzione di smerciare i prodotti che gli servono per confezionare il suo prodotto, o per far funzionare le macchine la capacità di lavorare per un determinato tempo di certi uomini, che verranno chiamati operai.

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Il servo e l’operaio: similitudini…

Come il servo, l’operaio riceve un compenso (il salario), che tende a coincidere con ciò che gli serve per poter ricostituire la sua energia psicofisica e poter quindi continuare a lavorare.

Come il servo, l’operaio è perciò un produttore puro, e la sua esistenza è legata a questa sua funzione: se non produce, non mangia, quindi non esiste.

Logicamente e storicamente, la condizione sociale dell’operaio è invece molto diversa.

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Il servo e l’operaio: … e differenze

Il servo è assoggettato alla servitù del padrone. L’operaio è possessore della sua forza lavoro, può venderla a qualunque capitalista: è libero.

La produzione del servo non è essenziale per il signore. Senza il lavoro produttivo dell’operaio il capitalista non può esercitare la propria funzione sociale: non esiste in quanto tale.

Il servo è obbligato a lavorare per quel padrone. L’operaio può porre la sua forza lavoro a disposizione di più padroni.

Le unità produttive nelle quali lavora il servo sono disperse nella campagna: il servo e la sua famiglia sono isolati, sono soli. Le unità produttive nelle quali lavora l’operaio sono concentrate.

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Il signore e il capitalista

Anche il borghese (capitalista) è diverso dal signore.

il signore è puro consumatore, non ha alcun rapporto con il mondo della produzione, da cui si limita a prelevare il sovrappiù

il capitalista è interamente dedicato alla produzione; è condannato dalla legge della concorrenza a produrre per accumulare, per reinvestire cioè profitto nel processo produttivo, per allargare la produzione.

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Parole: Accumulazione

“Accumulare” non significa “tesaurizzare”, non significa nascondere una parte della liquidità ottenuta nel processo produttivo: non è a Paperon dei Paperoni che bisogna pensare quando si parla di accumulazione.

Accumulare significa reinvestire nel processo produttivo

il sovrappiù che si è formato lungo il suo corso.Accumulare significa poter produrre di più

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Il borghese e l’operaio

Per sopravvivere nella giungla della concorrenza, il capitalista potrebbe ridurre i prezzi delle merci acquistate, e in primo luogo il prezzo della forza-lavoro, il salario.

Ma, la classe dei salariati ha pesantemente contrastato la tendenza alla riduzione del proprio costo, opponendo alla forza del capitalista le sue due armi: la solidarietà di classe, la sua indispensabilità per la produzione.

Di conseguenza il capitalista, per ridurre i costi e sopravvivere, deve allargare la produzione.

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La città : luogo degli uomini liberi

La città nasce in opposizione al “signore. Nasce allora come il luogo della libertà.

E in effetti nella città gli uomini sono diventati, da servi, liberi. Sono diventati “libera merce”, possono vendere la loro capacità di produrre ( la loro “forza lavoro”) a chi sappia e possa impiegarla nel processo produttivo.

Il processo produttivo ha bisogno che gli uomini siano liberi, anzi, “libera merce”, perché cosi possono essere “liberamente” usati nel processo produttivo.

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La città : luogo della complessità

La città diviene più complessa e si lega in sistemi alle altre città, agli altri luoghi rilevanti del territorio.

Il sistema di produzione capitalistico sviluppa in modo parossistico la divisione del lavoro e la conseguente specializzazione.

Le unità produttive (le fabbriche) si specializzano e si frammentano e si moltiplicano, aumentano le relazioni tra loro: nella città, e tra le città.

Aumentano enormemente i traffici, gli scambi, le comunicazioni: di conseguenza, la rete infrastrutturale.

Si marcia verso la “internazionalizzazione” dell’economia.

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La città : la nuova dimensione

La città accresce enormemente le proprie dimensioni: da borghi di poche migliaia di abitanti si passa a città

di centinaia di migliaia.

perché aumenta enormemente la popolazione totale (per effetto e della uscita dalla miseria e dalle condizioni di vita dell’umanità contadina),

per la grandissima capacità di concentrazione di forza-lavoro che la produzione capitalistica possiede