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I l socialismo è lo stato operaio contenente nazioni democratiche. Il primo capitolo della Costituzione di Lenin del 1918 2 sancisce la concezione socialista e democratica dello Stato continente . Art.1 La Russia viene dichiarata Repubblica dei Soviet dei deputati degli operai, dei soldati e dei contadini. Tutto il potere, centrale e locale, appartiene a questi So- viet. Art.2 La Repubblica Sovietica Russa viene costituita come federazione di repubbliche sovietiche nazionali sulla base di una libera unione di nazioni libere. La guerra civile provocata in Ucraina dai monopolisti ha suscitato nei popoli europei un vasto moto democra- tico contro i rigurgiti neofascisti e populisti. Soprattutto in Austria, in Germania e in Italia i risultati delle elezioni del 25 maggio 2014 riflettono una diffusa preoccupazione unitaria di lotta antifascista e chiamano la classe operaia a svolgere il necessario ruolo dirigente. Ruolo dirigente di lotta e di unità, necessario per con- trastare la politica distruttiva dei monopolisti, svelare criticamente il collaborazionismo dei vertici renzisti e unificare la grande maggioranza delle masse lavoratrici e delle forze democratiche. Settant’anni di illusioni riformiste, la distruzione del- l’Unione Sovietica e degli stati socialisti e democratici di massa (o di tutto il popolo ), la profonda crisi del mo- nopolismo di Maastricht dimostrano la necessità di co- struire il nuovo stato della classe operaia guidata dal suo Anno XVIII N.24 - Giugno 2014 Euro 6,00 STATO CONTENENTE NAZIONI di Ennio Antonini 1 LIBERA UNIONE DI NAZIONI LIBERE EDITORIALE Abruzzo Elezioni regionali e comunali del 25 maggio 2014 Il Pdci ringrazia i cittadini e gli elettori per il voto e il sostegno espressi nei confronti dei propri candidati. In modo particolare esprime un sentito ringraziamento ai militanti del Partito per il conseguimento dei seguenti importanti risultati: -Elezione dei compagni Alice Fabbiani (prima tra gli eletti, 895 preferenze) e Pierpaolo Di Brigida (281 preferenze) al Consiglio comunale di Città Sant'Angelo (PE), nella coalizione vittoriosa di centrosinistra (Abruzzo civico, Indipendenti, Pd e Pdci); -Elezione del compagno Roberto Celi (225 preferenze) al Consiglio comunale di Tortoreto (TE) nella coalizione di minoranza di centrosinistra Tortoreto nel cuore (Pd, Pdci, Udc); -Elezione del compagno Luca Lattanzi (preferenze 314, secondo degli eletti) al Consiglio comunale di Mosciano Sant'Angelo nella coalizione vittoriosa di centrosinista (Centro democratico, Pd, Pdci e Sel); -Sostegno alla vittoria della coalizione di centrosinistra (Pd, Pdci, Psi e Direzione futuro) al Comune di Nereto (TE), dove il compagno Massimo Salvi è risultato il primo dei non eletti (100 preferenze); -Sostegno alla vittoria della coalizione di centrosinistra (Pd, Pdci, Psi e Pineto bene comune), dove la compagna Graziana Mancini ha ottenuto 155 preferenze. A ciò si aggiunga il compagno Antonio Saia sindaco di San Valentino in Abruzzo Citeriore (PE) e i compagni Traini Giuseppe e Iobbi Gabriele, rispettivamente assessore e consigliere al comune di Bellante (TE), eletti in coalizioni di centrosinistra. Con riferimento alle elezioni regionali, l’accordo politico siglato e il profondo impegno profuso dai nostri militanti, sono stati decisivi nel maturare il successo che ha consentito alla lista Pdci-Idv di eleggere un consigliere regionale. Il ruolo svolto dai candidati del Pdci, unito all’alto senso di responsabilità che ne ha caratterizzato il loro impegno, ha mostrato ancora una volta l’elevato spessore morale e di classe in seno al Partito, ed ha permesso alla lista il superamento della soglia del 2% e l’ottenimento dei complessivi 14.130 voti, pari al 2,17%. La presenza di compagni nelle Istituzioni favorisce l’alleanza delle forze democratiche con la classe operaia, nelle lotte che essa conduce, come l'andamento della vertenza Rolli ci insegna. Pescara 25 giugno 2014

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Il socialismo è lo stato operaio contenente nazionidemocratiche.

Il primo capitolo della Costituzione di Lenin del 19182

sancisce la concezione socialista e democratica delloStato continente.Art.1La Russia viene dichiarata Repubblica dei Soviet

dei deputati degli operai, dei soldati e dei contadini.Tutto il potere, centrale e locale, appartiene a questi So-viet.Art.2 La Repubblica Sovietica Russa viene costituita

come federazione di repubbliche sovietiche nazionalisulla base di una libera unione di nazioni libere.

La guerra civile provocata in Ucraina dai monopolistiha suscitato nei popoli europei un vasto moto democra-tico contro i rigurgiti neofascisti e populisti.

Soprattutto in Austria, in Germania e in Italia i risultatidelle elezioni del 25 maggio 2014 riflettono una diffusapreoccupazione unitaria di lotta antifascista e chiamanola classe operaia a svolgere il necessario ruolo dirigente.

Ruolo dirigente di lotta e di unità, necessario per con-trastare la politica distruttiva dei monopolisti, svelarecriticamente il collaborazionismo dei vertici renzisti eunificare la grande maggioranza delle masse lavoratricie delle forze democratiche.

Settant’anni di illusioni riformiste, la distruzione del-

l’Unione Sovietica e degli stati socialisti e democraticidi massa (o di tutto il popolo), la profonda crisi del mo-nopolismo di Maastricht dimostrano la necessità di co-struire il nuovo stato della classe operaia guidata dal suo

Anno XVIII N.24 - Giugno 2014 Euro 6,00

STATO CONTENENTE NAZIONI

di Ennio Antonini1

LIBERA UNIONE DI NAZIONI LIBERE

EDITORIALE

Abruzzo

Elezioni regionali e comunali del 25 maggio 2014

Il Pdci ringrazia i cittadini e gli elettori per il voto e il sostegno espressi nei confronti dei propri candidati. In modo particolare esprime un sentito ringraziamento ai militanti del Partito per il conseguimento dei seguenti importanti risultati: -Elezione dei compagni Alice Fabbiani (prima tra gli eletti, 895 preferenze) e Pierpaolo Di Brigida (281 preferenze) al Consiglio comunale di Città Sant'Angelo (PE), nella coalizione vittoriosa di centrosinistra (Abruzzo civico, Indipendenti, Pd e Pdci); -Elezione del compagno Roberto Celi (225 preferenze) al Consiglio comunale di Tortoreto (TE) nella coalizione di minoranza di centrosinistra Tortoreto nel cuore (Pd, Pdci, Udc); -Elezione del compagno Luca Lattanzi (preferenze 314, secondo degli eletti) al Consiglio comunale di Mosciano Sant'Angelo nella coalizione vittoriosa di centrosinista (Centro democratico, Pd, Pdci e Sel); -Sostegno alla vittoria della coalizione di centrosinistra (Pd, Pdci, Psi e Direzione futuro) al Comune di Nereto (TE), dove il compagno Massimo Salvi è risultato il primo dei non eletti (100 preferenze); -Sostegno alla vittoria della coalizione di centrosinistra (Pd, Pdci, Psi e Pineto bene comune), dove la compagna Graziana Mancini ha ottenuto 155 preferenze. A ciò si aggiunga il compagno Antonio Saia sindaco di San Valentino in Abruzzo Citeriore (PE) e i compagni Traini Giuseppe e Iobbi Gabriele, rispettivamente assessore e consigliere al comune di Bellante (TE), eletti in coalizioni di centrosinistra. Con riferimento alle elezioni regionali, l’accordo politico siglato e il profondo impegno profuso dai nostri militanti, sono stati decisivi nel maturare il successo che ha consentito alla lista Pdci-Idv di eleggere un consigliere regionale. Il ruolo svolto dai candidati del Pdci, unito all’alto senso di responsabilità che ne ha caratterizzato il loro impegno, ha mostrato ancora una volta l’elevato spessore morale e di classe in seno al Partito, ed ha permesso alla lista il superamento della soglia del 2% e l’ottenimento dei complessivi 14.130 voti, pari al 2,17%. La presenza di compagni nelle Istituzioni favorisce l’alleanza delle forze democratiche con la classe operaia, nelle lotte che essa conduce, come l'andamento della vertenza Rolli ci insegna.

Pescara 25 giugno 2014

Partito gramsciano.Dopo sessant’anni la UE è ancora divisa per i contra-

stanti interessi dei monopolisti che dominano le nazioni:Agnelli in Italia, Peugeot in Francia, Daimler Mercedesin Germania e la loro comune ostilità verso le produ-zioni pubbliche di Renault e Wolkswagen, per citare ipiù noti di un solo settore di tre paesi.

Sull’esempio della Primavera di Melfi, il fronte demo-cratico europeo, diretto dalla lotta della classe operaia,strapperà ai monopolisti i complessi apicali delle filieredella produzione e della ricerca scientifica e unificheràle nazioni e i popoli d’Europa.

Nei locali più attrezzati e tecnologici dei suoi maggioriluoghi di lavoro, i consigli dell’avanguardia, coscientee organizzata, degli operai amanti della teoria e dei ri-cercatori desiderosi della pratica, non avranno bisognodi ministeri, burocrati e burocrazie inutili.

Del resto, la Costituzione di Lenin del 1918, prevedesolo organi apicali collegiali, senza faraoni, re, impera-tori e presidenti.

I cittadini di ogni classe e i popoli del vecchio conti-nente amano le libertà democratiche e conoscono a me-nadito l’arte del voto a suffragio universale, del governoe della pratica delle istituzioni elettive.

In Italia e in altre nazioni europee basterà applicare lacostituzione repubblicana conquistata con il sangue deipartigiani in lotta contro il nazifascismo.

Nel momento, la costituzione deve essere difesa dagliattacchi dei monopolisti e dalle riforme rottamatricideiloro lacchè: contro il renzismo filomonopolista, le forzeparlamentari antifasciste devono legarsi ai movimenticostituzionali (Libertà e Giustizia...) e alle lotte conti-nentali dei lavoratori, come quelle perseguite dalla di-rezione Fiom-Cgil, che ha preso posizione anche controil famigerato Ttip (Trattato di libero commercio transa-tlantico).

IG Metall e Fiom stanno discutendo programmi co-muni a Wolfsburg, sede degli stabilimenti centrali dellamultinazionale pubblica dell’auto Volkswagen, dove la-vorano oltre 20.000 dipendenti.

Le forze parlamentari, sindacali e democratiche euro-pee devono lottare unite contro la ristrutturazione di-

struttiva dei monopolisti (…l’Antiparlamento…di tuttele correnti antifasciste, facente appello all’azione direttadel popolo italiano… - Gramsci)3.

Un Fronte democratico europeoper difendere e inno-vare le produzioni e l’occupazione minacciate dal mo-nopolismo: nel settore siderurgico soprattutto inBenelux e Francia (Arcelormittal), in Grecia (Halyvour-giki SA -Helliniki Halyvourgia) e in Italia (Alcoa, Ar-vedi, Ast, Ilva, Lucchini..., con oltre 80 mila addetti);mentre, nello stesso settore dell’auto europeo, altrettantoesposto, solo in Italia, la Fiat (attualmente FCA) conta86mila addetti diretti.

I comuni, le città, le regioni, le nazioni e i popoli euro-pei fioriranno di vita sociale e democratica da Lisbonaa Vladivostok.

La storica democrazia delle Agorà, colme di donne edi uomini muniti di tablet, delle città (urbane, metro-politane e territorio), le forti vocazioni agroindustrialiregionali e i profondi sentimenti nazionali dei popoli,riempiranno di armonica e organica vitalità, economica,sociale e culturale, lo Stato continentediretto dalla classeoperaia.

La compiutezza delle risorse economiche, sociali eculturali dello Stato continente, favorisce la sovranitàuniversale dei popoli e supera le storiche contese impe-rialiste.

La fase del Socialismo di mercato, di classe e dimassa, dello stato continente della Nuova Europa, pro-gredirà fondata sul potere dei Consigli dei lavoratori esui Governi democratici dei popoli.

Di classe, nel senso che il potere economico, i grandimezzi di produzione e ricerca, sia saldamente nelle manidei Consigli della classe operaia.

Di massa, nel senso che il potere politico, espressionedi quello economico, sia esercitato dai Governi nazio-nali, sulla base di Costituzioni antifasciste, laiche e de-mocratiche.

Fondamentale sarà il ruolo dirigente dell’avanguardiadella classe operaia, educata e guidata dal suo Partitointernazionale.

L’economia del socialismo è un grande frutteto dovela classe operaia coltiva il terreno, le piante e la potatura

LIBERA UNIONE DI NAZIONI LIBERE

2 Giugno Gramsci

e le nazioni democratiche curano la vegetazione, la fio-ritura e i frutti.

Il potere socialista della classe operaia sui rigurgiti mo-nopolisti e i governi repubblicani della concorrenza de-mocratica per la produzione e la ricerca erigono gli Staticontinente: libere unioni di nazioni libere.

Nel passare dalle comunità primitive alle società divisein classi, per affermare il loro dominio sui primi mezzidi produzione, i padroni degli schiavi costituirono gliStati città; sulla decomposizione dello schiavismo, i pa-droni delle terre costruirono gli Stati regione; sul disfa-cimento del feudalesimo, i padroni delle fabbricheedificarono gli Stati nazione; sulla purulenza del mo-nopolismo, i padroni del lavoro e della scienza erigonogli Stati continente, confluenti lungo la transizione dalcapitalismo al comunismo degli uomini liberi ed eguali.

Un processo storico di trasformazioni rivoluzionariedi massa e di successive formazioni sociali dirette dallarispettiva classe dominante, e non da uomini soli, più omeno geniali.

Ispirati di unità di lotta dai popoli antifascisti d’Europae dei Brics, i giovani e antichi compagni del CentroGramscinon faranno mancare il loro contributo per unostudio approfondito e collegiale dell’ormai secolareesperienza storica del socialismo.

Un sudato approfondimento teorico collegiale dellaconcreta attualità internazionale del processo storico,necessario a restituire ai comunisti la funzione d’avan-

guardia, la stima e il consenso dei lavoratori. Il marxismo, sorto nel 1846-1848 dalla fraterna colla-

borazione di Karl Marx e Friedrich Engels,4 continueràa progredire sulla via maestra della ricerca teorica col-legiale di classe (Iskradi Lenin e l’Ordine Nuovodi An-tonio Gramsci).

NOTE:

1 Redatto con il decisivo e fraterno contributodei compagni Lia Amato, Piero De Sanctis,Erman Dovis, Danilo Sarra ed altri.

2 Costituzione dell’Unione Sovietica del 1918,Rivista Gramsci n. 23 del Dicembre 2013, pag.41 (http://www.centrogramsci.it/gramsci/gram-sci/gramsci23.pdf)

3Antonio Gramsci, L’anti-Parlamento, l’Unità dell’11novembre 1924 (http://www.centrogramsci.it/gram-sci/gramsci/gramsci22.pdf)

4 Karl Marx - Friedrich Engels, L'ideologia tedesca(1846);

Karl Marx Friedrich Engels, Il Manifesto del PartitoComunista (1848).

LIBERA UNIONE DI NAZIONI LIBERE

3 Giugno Gramsci

All’indomani dell’ultima tornata elettorale, la In-dustrie Rolli Alimentari spa ha avanzato la pro-

posta di effettuare un passaggio del contratto di categoriadal settore industriale alimentare, com’è attualmente, aquello agricolo. La gestione dell’azienda verrà formal-mente ceduta ad una nuova cooperativa, denominataSalpa (Società Abruzzese Lavorazione Prodotti Agri-coli).

Gli effetti disastrosi di un simile stravolgimento col-piranno fortemente le condizioni di vita e di lavoro deglioccupati. Infatti, tale passaggio determinerà un drasticoabbassamento dei salari, con la conseguente perdita delpotere d’acquisto, ma anche la cancellazione di moltetutele normative e contributive. A tutto ciò si aggiungela fattibile possibilità per la gran parte dei lavoratori diuna riduzione della quantità delle prestazioni lavorative.

Significativa è la posizione che occupa la IndustrieRolli Alimentari all’interno del contesto produttivo com-plessivo e del settore agroalimentare in particolare. Essaha due stabilimenti produttivi, di cui il più grande e ope-roso è proprio quello di Roseto degli Abruzzi: oltre millesono infatti i lavoratori ivi impiegati. Non solo, mabuona parte delle campagne circostanti e l’attività di di-versi contadini, costretti a rispettare rigidi vincoli, sonolegati all’azienda. A questo si aggiunge che molte dellematerie prime provengono da diverse parti del suolo na-zionale, dalla Puglia fino all’Emilia Romagna. Nellostesso tempo, però, la Rolli riceve commesse da grandimarchi come Findus, Plasmon (Nestlè) ed Esselunga(Rockefeller) che, con la invisibile ma tangibile armadel ricatto, impongono dure condizioni, economiche edi lavoro, all’azienda e ai lavoratori.

La posizione occupata dalla Rolli nel mondo produt-tivo getta una chiara luce sull’ampiezza, regionale, na-zionale e persino sovranazionale, dell’attuale vicenda e

sulla necessità di impostare la lotta sulla medesima por-tata.

Inoltre conferma la necessità di un duplice obiettivo:da una parte la difesa e il miglioramento delle condizionidi lavoro degli occupati, dall’altra lo sviluppo produt-tivo, economico e tecnologico dell’azienda, contro i ri-catti dei monopolisti che, di riflesso, si riversano su chilavora.

Le pretese involutive dell’azienda, inizialmente moltodecise, sono state via via mitigate da una fattiva e mas-siccia mobilitazione dei lavoratori, sempre sostenuti daisettori più attivi della cittadinanza.

Domenica 15 giugno, 4000 gambe, di cittadini e la-voratori, hanno marciato per le strade della città, oppo-nendosi con decisione al drastico piano diristrutturazione aziendale.

Giovedi 19 giugno, poi, i sindacati e i lavoratori hannoindetto e sostenuto uno sciopero che, con una parteci-pazione del 100% e con una costante presenza dei la-voratori davanti ai cancelli della fabbrica, ha bloccatoper 20 ore la produzione: la volontà iniziale dell’aziendadi effettuare il cambio di contratto a partire dal prossimo2 luglio è stata fatta retrocedere, ottenendo l’apertura diun tavolo di trattativa nel quale dalla partecipazione ef-fettiva e paritaria di tutte le parti si giunga ad una con-clusione positiva sia per il progresso dell’azienda cheper le condizioni di lavoro degli occupati. Il risultatoraggiunto, però, è solo l’inizio di una lotta che, ancorpiù di prima, necessita attenzione, organizzazione e di-ligenza.

Nel corso del tempo, la mobilitazione si è andata pro-gressivamente allargando e organizzando. Infatti, graziealla forza concentrica di lavoratori e sindacati, si è riuscitiad attivare un più risoluto coinvolgimento delle istitu-zioni, nazionali e territoriali, culminato nella convoca-

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DALLA MONTI ALLA ROLLIla stessa storia la stessa lotta

di Danilo Sarra

4 Giugno Gramsci

zione di un Consiglio comunale straordinario in sedutapubblica, svoltosi lo scorso 21 giugno. Il risultato di unsimile coinvolgimento è stato l’impegno, da parte delleistituzioni, ad istituire un tavolo di confronto, nazionalee regionale, tra le parti che si ponga come obiettivo ilmantenimento delle attuali condizioni retributive, nor-mative e lavorative degli occupati, coerentemente aduno sviluppo dell’azienda in termini di competitività. Ilavoratori, spontaneamente, hanno anche istituito unacassa di resistenza che, raccogliendo un libero contri-buto economico di tutti, permette di sostenere le spesenecessarie per la condu-zione della lotta.

La preoccupazione piùvolte espressa dai sindacatie da alcuni settori dei lavo-ratori, inoltre, è la seguente:se il piano di ristrutturazionecontrattuale dovesse pas-sare, il caso delle IndustrieRolli Alimentari potrebbediventare un apripista permolte altre aziende attivesul territorio, anche nazio-nale.

Questo pericolo reale con-ferma la delicatezza e l’am-piezza della vertenza. Gliesiti positivi di quest’ultima,come gli eventi suggeri-scono, sono legati alla capa-cità dei lavoratorimobilitatisi di restare uniti, compatti e organizzati sia alloro interno che verso l’esterno, cioè nei riguardi dei sin-dacati, dei settori maggiormente attivi delle istituzioni edella più ampia società civile.

La vicenda attuale della Rolli, inoltre, richiede un im-prescindibile legame con alcune vicende storiche. In-fatti, la città di Roseto degli Abruzzi, a cavallo tra il 1969e il 1971, fu il teatro di un’altra grande lotta operaia,quella della Monti Confezioni, settore tessile, presso laquale erano occupati almeno 2000 lavoratori, tra donnee uomini.

In quel caso, esulando dai confini della città, la vicendamobilitò e concentrò forze da tutto il territorio regionalee da grandi centri urbani.

La lotta contro lo smantellamento dello stabilimentoproduttivo si protrasse per 15 mesi, durante i quali lospirito unitario e combattivo produsse significative espe-rienze come il Comitato di Solidarietàche, raccogliendoforze politiche, civili e istituzionali attorno ai lavoratori,si oppose energicamente e consapevolmente contro ladistruzione del grande complesso produttivo.

Lo stabilimento venne però dismesso, alcuni lavoratorivennero ricollocati in pic-cole realtà produttive e la-boratoriali, mentre ad altrifurono assicurati lunghi pe-riodi di cassa integrazione.

Il Comitato, a differenzadi altre forze politiche e sin-dacali, consapevole delgrande senso politico dellavertenza, denunciò l’ac-cordo capestro ed espressela necessità di portareavanti la lotta, con e per laclasse operaia.

Su quali siano state le ra-gioni di quel risultato cape-stro è oggi indispensabileriflettere collegialmente,perchè solo dall’analisi cri-tica e condivisa delle espe-rienze passate è possibile

affrontare consapevolmente il presente.Molti degli operai e delle operaie di ieri sono i genitori,

i parenti e gli amici degli attuali lavoratori della Rolli:un legame storico, di vita, di lotta e di classe, che oggi,sul terreno pulsante di una grande mobilitazione operaia,è tornato ad essere vivo e attivo.

I padri e le madri della Monti e i figli e le figlie dellaRolli sono le onde di un grande mare che saprà rove-sciare i pirateschi velieri dei monopolisti e dei loro fat-tori.

LIBERA UNIONE DI NAZIONI LIBERE

Roseto Degli Abruzzi, 12 giugno 2014 - Scioperodegli operai dell’Industria alimentare Rolli

5 Giugno Gramsci

“Sia il processo di fascistizzazione, sia gli atti pro-vocatori e il terrorismo fascista, specialmente, nel-l’aggravarsi della crisi della società capitalistica edei pericoli di guerra, sono una componente essen-ziale della politica borghese per contrastare la vo-lontà combattiva della masse popolari. Quindi la lottacontro le provocazioni fasciste e la fascistizzazione èun elemento fondamentale della politica del Partitocomunista.”

Fosco Dinucci

All’interno dell’odierno quadro di crisi struttu-rale generato dal monopolismo, la tendenza

che si manifesta è quella di ridurre le attività produt-tive e quelle economiche. Ciò comporta un acutizzarsidella concorrenza tra i gruppi monopolistici per assi-curarsi nuove zone di mercato, e di conseguenza uncostante aumento dei contrasti tra le potenze imperia-liste, e tra queste e i cosiddetti paesi emergenti, definitiBrics; in particolare, a causa di contraddizioni più de-finite, contro la Cina Popolare, l’America Latina e laRussia.

Il sistema monopolistico vive la sua fase ormai pu-trescente, laddove un pugno di Grandi Famiglie, permantenere e accrescere i propri privilegi e i superpro-fitti, blocca il processo storico, spingendo verso unagenerale riduzione della produzione mondiale,aprendo aperti scenari di guerra e fascismo, e provo-cando la fame e la miseria per milioni di esseri umani.

Per effetto di ciò, la balcanizzazione e la guerra inEuropa sono sono fatti già apertamente conclamati.

La lotta per l’accaparramento delle fonti di energiae per la loro gestione, spinge i monopolisti a squartareil mondo per meglio controllarlo: il tentativo recen-tissimo di spezzettare l’Iraq ne è la conferma. La crisiucraina, l’istaurazione di un governo apertamente fa-

scista fedele alle organizzazioni che fanno riferimentoall’imperialismo, è l’effetto di questo progetto.

I monopoli Usa, grazie alle costosissime tecnologiedi estrazione non convenzionali, sono diventati i primiproduttori al mondo di gas. Secondo Lord Lawson,già ministro dell’ energia del governo Thatcher e con-vinto teorico liberista, nel 2017 grazie a queste tec-nologie estrattive, gli Usa saranno i primi produttorial mondo di petrolio superando l’Arabia Saudita. Tor-nando a noi, le forti eccedenze energetiche Usa spin-gono l’imperialismo a imporre sul mercato europeoil proprio gas, tra l’altro più costoso del gas di prove-nienza russa. Ostruire alla Russia il mercato europeo,imporre sanzioni, impossessarsi dell’Ucraina e dellesue ricchezze, sono questi gli obbiettivi strategici im-prescindibili a tali scopi.

Non è un caso che a Novembre, alla vigilia delleprime proteste avvenute a Kiev ma dirette da Washin-gton, Chevron ha siglato un contratto di 10 miliardidi dollari per esplorazioni e trivellazioni e sfrutta-mento giacimenti di shale gas, insieme ad un accordofirmato anche con la Shell.

Il seguente governo ucraino fascista, insediatosi viaWashington, non ha però tenuto conto della fiera ri-sposta della classe operaia, dei minatori e dei lavora-tori del Donbass e della regione di Donetsk, che atutt’oggi resistono in massa contro il terrorismo dellagiunta fascista, dei suoi crimini, delle sue privatizza-zioni e degli aumenti del costo della vita.

Inoltre si sono aperte profonde contraddizioni all’in-terno degli imperialismi in lotta: il forte capitalismotedesco non accetta più la subordinazione agli inte-ressi statunitensi, (vedasi l'articolo a pagina 8 di que-sta rivista) mentre l’aggressività dei monopolistiyankees per imporre sul mercato europeo le propriemerci, va in contrasto con gli stessi interessi generali

LIBERA UNIONE DI NAZIONI LIBERE

UNITÀ CRITICA E LOTTA

di Erman Dovis

6 Giugno Gramsci

europei. La formazione di blocchi economici politicie militari ( Bce, Ue, Nato) non solo non eliminano letensioni e le contraddizioni tra i paesi che vi aderi-scono, ma anzi le alimentano e le inaspriscono.

Questo quadro generale, seppur si presenti in ma-niera più o meno marcata, a causa dello sviluppo ine-guale del capitalismo e delle sue contraddizioni,caratterizza l’Europa intera. Ad ovest, si procede at-traverso lo smantellamento delle Costituzioni repub-blicane sorte dalla lotta popolare al nazifascismo, e,nel caso italiano, si attaccano ferocemente le strutturedemocratiche (Province, Senato) attraverso un po-pulismo che crea un finto consenso di massa, per in-dirizzarci, nell’ambito di una societàpost-democratica, verso regimi presidenziali, chenella sostanza di classe, sono apertamente neofasci-sti. E’ del resto una politica corrispondente all’attualestadio dello scontro di classe.

Il recente voto amministrativo italiano, da un latotestimonia un avanzamento del populismo renzistaantiproletario e filo-monopolista, fautore di politichefilo-monopoliste, una tenuta dei loro ausiliari grillini,che sapientemente arano il campo della retorica pa-dronale, ed insieme spingendo verso il plebiscitari-smo presidenzialista.

Dall’altro però, una corretta lettura di classe nonpuò sfuggirci: laddove le forze soggettive del cam-biamento sociale, in particolare i comunisti, sono in-seriti organicamente nella società, nelle suecontraddizioni, nei suoi gangli e nella produzione, edinterpretano dialetticamente l’insegnamento marxi-sta-leninista, la loro azione porta a risultati, sia sulpiano elettivo, sia sul piano della lotta di classe in ge-nerale. La corretta linea di classe, stabilisce la fun-zione dirigente della classe operaia, e la suaconseguente politica delle alleanze contro il mono-polismo, per il lavoro, per la pace, per eleggere suoirappresentanti nelle Istituzioni.

Quando avviene questo intimo legame di classe,questo camminare su due gambe, quando al deside-rio di cambiamento delle masse popolari si lega lacoerente strategia organizzata della classe operaia, èpossibile sconfiggere i monopolisti anche su punti

parziali. Ora che le lotte operaie cresceranno, ora chesu questa spinta la società oggettivamente muoveverso un cambiamento, la funzione dirigente dellaclasse operaia impone la necessità di stringere ampiee vitali alleanze di tutte le forze democratiche.

L’esperienza concreta di lotta su obiettivi imme-diatamente percepibili, unita a un continuo impegnochiarificatore, porta all’approfondimento della co-scienza di classe tra le masse popolari. Occorre adesempio un approccio dialettico nei confronti del Pd,che è composto per larga parte di lavoratori alla suabase, ostaggi di una linea populista, verticistica e fi-lomonopolista.

I risultati ottenuti in Abruzzo dimostrano che,quando si applica una linea di massa concreta, im-mersa nella società, i lavoratori possono fermare,seppur parzialmente, i piani di guerra, fascismo, di-soccupazione e miseria imposti dai monopolisti, fi-nanche arrivare a rompere l’isolamento istituzionaleed eleggere suoi rappresentanti.

A ben vedere, chi nega la politica delle alleanze (li-mitandola pretestuosamente ad una visione elettora-listica) nega la funzione dirigente della classeoperaia, nega il materialismo dialettico e fa dell’idea-lismo la barra portante del trattotipico dell’intellet-tuale piccolo-borghese estraniato dalla realtà, cheGramsci stigmatizzava come pensiero estraneo alproletariato, il frutto più pericoloso dell’astrattismoindividualista.

Dunque la classe operaia organizzata sappia criti-care queste tendenze individualiste opportuniste chedirigono verso un settarismo sterile che isola, sappiacondurre una lotta risoluta, nelle istituzioni, nei luo-ghi della produzione e della conoscenza, contro ilmonopolismo che genera povertà, fascismo e guerra.Sappia farlo in stretta alleanza con tutte le forze de-mocratiche che subiscono il tallone dell’assolutismomonopolista, ed in una Nuova prospettiva di lotta chenon potrà essere che continentale.

L’unità è la forza che muove i comunisti: tutto ciòche divide va contrastato, tutto ciò che unisce va so-stenuto.

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7 Giugno Gramsci

Il settimanale tedesco “Die Zeit” è forse il prodottogiornalistico di più alta reputazione in Germania

e notoriamente ha una linea editoriale politicamente li-berale, genericamente centrista. Non è insomma da ri-tenere un organo “anti-imperialista” o ostile agli StatiUniti. Ecco perché quanto successo il 6 giugno scorsoha dello straordinario. “Die Zeit“ ha infatti aperto il suoportale online con un incredibile attaco frontale alla po-litica vigente dell’Unione Europea, in riferimento alconflitto in Ucrania. Lo ha fatto dando voce a ChrisLuenen, direttore del programma geopolitico del Glo-bal Policy Institute a Londra, il quale propone all’UE dismetterla di sottomettersi a una strategia made in USA,e imparare piuttosto a difendere i propriinteressi:“L’Europa sin da sempre è stata debole nel di-fendere i propro interessi“, ha dichiarato l’autore.

L’UE non deve dipendere dagli USA

L’articolo, intitolato “Politica estera: L’Europa deve ri-calibrare le relazioni con gli USA” (con a pagina 2:“La Grand Strategy statunitense non è nell’interessedell’Europa“) constata che l’UE segue una strategia de-finita unilateralmente da Washington, invece di definireuna strategia in base ai propri interessi. Interessi, i qualiraccomanderebbero a Bruxelles di allearsi più stretta-mente con la Russia. L’UE dovrebbe sviluppare pure lerelazioni transatlantiche, secondo l’autore, ma cercaredi imporre i suoi interessi anche verso gli amici.

L’articolo ricorda la strategia formulata tempi addietrodall’ex-consigliere per la sicurezza nazionale statuni-tense Zbigniew Brzezinski, che definiva l’Europaquale “irrinunicabile testa di ponte geopolitica” degliUSA nel territorio eurasiatico“. In effetti, Brzezinskiaveva formulato in forma inequivocabile gli interessidegli USA nell’Ucrania: ”Senza l’Ucrania, la Russia

non è più un impero euro-asiatico (…) Se invece Moscadovesse riconquistare il dominio sull’Ucrania con 52millioni di abitanti, importanti risorse naturali e l’accessoal Mar Nero, la Russia otterrebbe automaticamente imezzi per diventare un impero potente di estensioneeuro-asiatica.” (Brzesinski, The Grand Chessboard,1997).

Per Chris Luenen: sarebbe abbastanza facile cercaredi assicurare gli interessi occidentali in fatto di energiae di sicurezza tramite la costruzione di un partenariatocon la Russia (e con l’Iran), pittosto che che continuarea mirare di sottomettere la Russia agli interessi e strut-ture occidentali. L’autore continua ritenendo la deci-sione di allargare la zona di influsso occidentale versoEst, tramite una progressiva espansione dell’UE e dellaNATO come il più grave errore strategico dell’Occi-dente sin dalla fine della guerra fredda. Chiarissimo.Prima di lui era stato il ministro degli esteri di Cuba, ilcomunistaBruno Rodriguezche, proprio a seguito delgolpe a Kiev in febbraio chiaramente eterodiretto, avevadichiarato: La volontà di estendere la NATO sino allefrontiere della Federazione Russa costituisce una graveminaccia per la pace, la sicurezza e la stabilità interna-zionale. Una constatazione ragionevolissima per chiun-que non sia accecato da una visione neo-colonialistadella geopolitica, ma che né la neutrale Svizzera né i li-beri mezzi di informazione europei si erano degnati disottoscrivere.

Una svolta politica sensazionale

Solitamente il giornale Die Zeit difende dei concetti edelle posizioni che sono rappresentati anche nell’esta-blishment della politica tedesca. Nel conflitto dell’Ucra-nia il settimane aveva finora partecipato alla tendenzaprevalente, cioè quella che giustificava il regime golpista

CLAMOROSO IL GIORNALE TEDESCO DIE ZEITDOPO IL GOLPE A KIEV, L’EUROPA ABBANDONI GLI

USA E SI APRA ALLA RUSSIA1

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8 Giugno Gramsci

di Kiev ad attaccare la Russia di Vladimir Putin e leforze definite come separatisti pro-russi.Se oggi invecequesto giornale, i cui contenuti sono fortemente con-trollati, osa pubblicare un tale articolo che di fatto di-fende un riorientamento dei principi fondamentali dellapolitica estera di Berlino (e di Bruxelles), siamo di frontesenza dubbio a qualcosa di sensazionale.

D’altronde non si tratta del tutto di una sorpresa, per-lomeno per chi sappia analizzare le espressioni politico-ideologiche da un punto di vista materialista e dialettico:le forze dell’economia, le leggi dentro le quali si muo-vono i flussi di capitale, così come le leggi che determi-nano le relazioni tra gruppi capitalisti di diversacomposizione nazionale, trovano forzatamente la loroespressione anche al livello delle sovrastrutture ideolo-giche. Importanti settori dell’industria tedesca, infatti, sisono nettamente opposti alle tendenze di seguire cieca-mente il diktat di Obama, relativo alle sanzioni econo-miche contro la Russia. La Germania è oggi il Paesedell’area atlantica che si oppone in maniera più vigorosaall’egemonia statunitense. E il recente affare di spionag-gio da parte del NSA americano (incluso lo spionaggioindustriale) si rivolge non a caso in prima linea controla Germania; arrivando addirittura a non risparmiarenemmeno la sfera privata della cancelleria democri-stianaAngela Merkel. Il che ha certamente aperto gliocchi all’uno o l’altro.

L’eco dell’articolo in Germania

Osserviamo ancora che la tendenza fortemente anti-russa dei media tedeschi, viene fortemente contestatadai lettori. Da mesi, i blogger si rivoltano in massa con-tro le direttive informative delle maggiori redazioni. Lamaggior parte dei commenti dei lettori sui siti dei varigiornali si pronunciano contro la politica occidentale. Eanche qui troviamo un’eccezione: questa volta, infatti,i lettori concordano con l’articolo e lo lodano: Grazie,un veroraggio di luce nell’oscurità!scrivono vari blog-ger.

Il portalegerman-foreign-policy.com, che si è fatto unnome come critico della svolta imperialista e delle ten-

denze militariste della Germania riunificata, trova l’ar-ticolo uscito sul Die Zeit notevole proprio perché neiprincipali veicoli di informazione tedeschi (e non solo)prevaleva finora una narrazione collettiva di matricechiaramente anti-russa, individuando in Putin il nuovonemico della civiltà occidentale. Il contributo di ChrisLuenen invece deroga di maniera significante a questalinea che finora era seguita anche dalla redazione delDie Zeit.

LaNeue Rheinische Zeitung(NRhZ, orientata al gior-nale omonimo fondato nel 1848 daKarl Marx) fa os-servare che le idee espresse dall’articolo dell’esperto ingeopolitica non sono isolate: se ne comincia a parlare,insomma, pure a Berlino e persino nei circoli tradizio-nalmente orientati verso l’atlantismo e alla lealtà versoil governo nordamericano.

La vita degli uomini ne determina la coscienza,non viceversa…

Non è la coscienza che determina la vita, ma la vitache determina la coscienza. E’ quanto asserivano i fon-datori del socialismo scientifico Karl Marx e FriedrichEngels (nell’opera: L’ideologia Tedesca). Ciò che sivede adesso in Germania può sorprendere solo chi nonè avvezzo all’analisi geo-politica su basi marxiste. Senzaessere indovini, infatti, già da qualche mese in Svizzeraqualcuno aveva previsto questa situazione. Stiamo par-landodel Partito Comunista della Svizzera Italiana, cheriunisce molti giovani esperti nello studio delle dinami-che economiche e nella cooperazione internazionale.

In un articolo del 15 aprile scorso, intiolato Per la pacein Ucraina, no al neo-colonialismo!, il Segretario poli-tico di questa organizzazione,Massimiliano Ay, rivol-gendosi esplicitamente contro la tendenza (accettatatristemente anche dal Partito Svizzero del Lavoro e daaltre realtà di sinistra) di equiparere la Russia con le po-tenze imperialiste, spiegava: Se di conflitto inter-impe-rialista si vuole parlare, non è certamente la Russia adover essere presa in analisi: la crisi ucraina con moltaprobabilità si è scatenata per la esplicita volontà degliUSA di bloccare il rifornimento energetico russo all’Eu-

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9 Giugno Gramsci

ropa, inchiodando così in modo ancora più vincolanteil Vecchio Continente al petrolio e al gas nordameri-cano: un passo necessario per evitare lo sviluppo del-l’asse Berlino-Mosca-Pechino che potrebbeaccerchiare Washington. In pratica il confronto è fral’imperialismo americano da un lato e i l’imperialismotedesco (o comunque europeo) dall’altro. Una contrad-dizione che Russia e Cina, abilmente e senza sparare uncolpo, stanno cercando di favorire così da indebolire leprassi guerrafondaie e neo-coloniali dei paesi occidentalicontro i paesi emergenti e non allineati.

Durante una manifestazione di piazza per la pace inUcraina a Bellinzona, lo scorso 31 maggio, Ay avevatenuto un discorso nel quale, fra gli altri spunti di rifles-sione, indicava il fatto che gli USA hanno un’economiamolto indebolita, il dollaro presto non sarà più la mo-neta di scambio internazionale, i cinesi hanno appenasalvato l’euro dal disastro e stanno ragionando sull’in-ternazionalizazione della loro propria moneta. E ora laRussia ha fondato l’alleanza euroasiatica. Per l’econo-mia americana sono tempi durissimi: Obama vuole im-pedire a tutti i costi che vi siano paesi europei che inizinoa staccarsi dalla sfera di influenza di Washington periniziare a cooperare strettamente con la Russia e le eco-nomia emergenti che girano intorno a Mosca e ai co-siddetti BRICS. Il segretario del Partito Comunistaaveva poi tuonato: creare una guerra in Europa, far de-

teriorare le relazioni fra UE e Mosca è strategico persalvare l’economia americana a spese nostre!. Ay avevaconcluso spiegando come le sanzioni economiche con-tro la Russia stessero danneggiando solamente le indu-strie europee ed elvetiche: lungi da me sostenere ilcapitalismo svizzero, ma il Consiglio Federale non rie-sce nemmeno più a difendere gli interessi nazionali dellaConfederazione e si rende schiavo degli Stati Uniti. E’demenziale!

Massimiliano Ay prendeva spunto dalle constatazioniche già in precedenza osservava l’economista marxi-staGianfranco Bellini, autore de La bolla del dollaro(Edizioni Odradek), dirigente del Partito dei ComunistiItaliani (PdCI) e promotore della sezione Laika di Mi-lano. Scomparso a fine 2012, Bellini era notoriamentemolto legato ai comunisti della Svizzera Italiana, concui condivideva le analisi sugli scenari geo-economiciin atto.

Posizioni, quelle espresse da Ay, che non hanno peròtrovato eco sulla stampa svizzera allineata ai diktat atlan-tici, ma che oggi si sta rivelando vieppiù corretta. Comedicono i marxisti: l’analisi marxista aderisce a leggiscientifiche essenziali che un giorno o l’altro emergonoin superficie e anche la borghesia sarà costretta a pren-derne atto, come adesso è successo sul Die Zeit.

1 Fonte: http://www.sinistra.ch/?p=3523

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10 Giugno Gramsci

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Bellissima, anzi meravigliosa è la fabrica delFilatoio ad acqua, percioché si veda in essa tantimovimenti di ruote,fusi, rotelle e altri sorti dilegni per traverso, per lungo, e per diagonale,che l’occhio vi si smarrisce dentro a pensarvi,come l’ingegno humano, habbia potuto capiretanta varietà di cose, di tanti movimenti contrarijmossi da una sol ruota, che ha il moto inanimato.

Con queste parole piene di ammirazione e distupore lo storico V. Zonca presentava nel

1607 per la prima volta pubblicamente una dellepiù importanti conquiste tecniche del secolo: unamacchina per filare e torcere la seta azionatadall’energia idraulica, costruita e via via perfe-zionata nelle botteghe degli artigiani italiani deltardo Medioevo. Il filatoio idraulico fu uno deipilastri su cui poggiò il predominio, sui mercatiinternazionali, della nostra industria serica pro-

trattosi per quasi mezzo millennio. Basti ricor-dare alcuni nostri grandi pensatori rinascimentaliquali Leonardo, Brunelleschi, Leon Battista Al-berti, Buonarroti che seppero creare un ambientepervaso da una cultura tecnica di assoluta avan-guardia, premessa per la grande rivoluzionescientifica del Seicento.

In quegli anni, intorno al 1607, Galilei era giàall’Università di Padova dove, per ristrettezze fi-nanziare, era costretto anche a dare lezioni pri-vate ad alunni italiani e stranieri, a tecnici emilitari in cerca di conoscenze più approfondite,«giacché tali lezioni vertevano non tanto sulle di-scipline accademiche, quanto sugli argomentiche le nuove esigenze tecniche rendevano attuali,riguardanti l’uso delle macchine in generale, iproblemi di idraulica, di balistica, di costruzionispecialmente militari.». ( Antonio Banfi, Galileo

RAPPORTI TRA SCIENZA TECNOLOGIA E TECNICA

di Piero De Sanctis

Una storia critica della tecnologiadimostrerebbe, in genere, quanto piccola sia la parte d’un singolo individuoin un’invenzione qualsiasi del secolo XVIII. Finora tale opera non esiste. Il Darwin ha diretto l’interesse sullastoria della tecnologia naturale, cioè sulla formazione degli organi vegetali e animali come strumenti di produzionedella vita delle piante e degli animali. Non merita eguale attenzione la storia della formazione degli organi pro-duttivi dell’uomo sociale, base materiale di ogni organizzazione sociale particolare? E non sarebbe più facile dafare, poiché, come dice il Vico, la storia dell’umanità si distingue dalla storia naturale per il fatto che noi abbiamofatta l’una e non abbiamo fatto l’altra? La tecnologia svela il comportamento attivo dell’uomo verso la natura,l’immediato processo di produzione della sua vita, e con essi anche l’immediato processo di produzione dei suoirapporti sociali vitali e delle idee dell’intelletto che ne scaturiscono. Neppure una storia delle religioni, in qualsiasimodo eseguita, che faccia astrazione da questa base materiale, è critica. Di fatto è molto più facile trovaremediante l’analisi il nocciolo terreno delle nebulose religiose che, viceversa, dedurre dai rapporti reali di vita,che di volta in volta si presentano, le loro forme incielate. Quest’ultimo è l’unico metodo materialistico e quindiscientifico. I difetti del materialismo astrattamente modellato sulle scienze naturali, che esclude il processo storico,si vedono già nelle concezioni astratte e ideologiche dei suoi portavoce appena s’arrischiano al di là della lorospecialità.

(Il Capitale: libro primo, vol.2 Ed. Rinascita 1952,pag. 72,nota89)

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11 Giugno Gramsci

Galilei, Ed Il Saggiatore,1961).

Nelle officine meccanizzate dei fabbriferrai delquattro-cinquecento, sorte nei luoghi in rapportoalla disponibilità dell’acqua, già si pongono pro-blemi tecnici e teorici di insufflamento della for-gia ottenuto da due mantici in movimento alternoe la battitura di un pezzo metallico mediante unmaglio di cui si possa rallentare o accelerare lafrequenza dei colpi mediante la minore o mag-giore velocità di una ruota idraulica.

A questi nuovi problemi tecnici e alle questionidelle fortificazioni relative al rinnovarsi delle tec-niche di guerra, certamente si legano i due ma-noscritti compilati da Galilei per uso deglistudenti : Breve istruzione sull’architettura mili-tare e Trattato di fortificazione. Dello stesso pe-riodo è lo scritto Le meccaniche, destinatoanch’esso all’uso degli scolari privati, che con-tiene non solo un’esplicazione scientifica delfunzionamento delle macchine semplici, ma so-prattutto una generalizzazione della stessa leggearchimedea della leva in senso dinamico che an-cora oggi va sotto il nome di “momento di unaforza”.

Costante era il contatto di Galileo con i lavora-tori dell’Arsenale di Venezia dove convenivanoviaggiatori, commercianti, studiosi e tecnici.L’Arsenale era allora la struttura tecnica più at-trezzata d’Italia e la più ammirata d’Europa. IlProblema della resistenza dei materiali, del ren-dimento delle macchine e della loro resistenza, ilproblema assai più generale della coesione edella costituzione della materia, emendata dalsuo involucro metafisico-finalistico della fisicaaristotelica, sono il contenuto dei Discorsi e di-mostrazioni matematiche intorno a due nuovescienze attinenti alla meccanica e ai movimentilocali. Quest’opera si apre con il ricordo dell’Ar-senale dove « largo campo di filosofare agli in-telletti speculativi parmi che porga…atteso chequivi ogni sorta di strumento e di macchina viencontinuamente posta in opera da numero grande

di artifici, tra i quali e per le osservazioni fattedai loro antecessori, e per quelle che di propriaavvertenza vanno continuamente per se stessi fa-cendo, è forza che ve ne siano dei peritissimi edi finissimo discorso».

Nei Discorsi, inoltre, Galilei porta a termine ilproblema generale del moto dei corpi (indagineiniziata con lo scritto giovanile De motu del pe-riodo pisano): della caduta dei gravi, del movi-mento dei proietti connesso con gli studi dibalistica relativi all’uso delle artiglierie, dellacomposizione dei movimenti, del principiod’inerzia, della relatività dei moti nei quali, perla prima volta, vengono definiti in maniera chiarai concetti di spazio, tempo, velocità, accelera-zione e quello di massa di un corpo, come rap-porto costante di proporzionalità tra la forza adesso applicata e la corrispondente accelerazioneprodotta. Il problema della coesione e costitu-zione della materia e di quelli che vi si connet-tono lo porta, con Democrito, ad ammettere cheessa sia costituita da infiniti atomi indivisibili eda infiniti vacui. Ne conseguono nuovi problemidi ordine generale e più complessi, quali i con-cetti di finito e infinito, di continuo e discontinuoche per Galilei, per quanto logicamente contrad-dittorie, sono espressioni necessariamente con-nesse con la struttura della materia. Quest’ultimiproblemi giungeranno a maturazione soltantonell’Ottocento con la creazione del calcolo infi-nitesimale.

Nei secoli XVI e XVII l’industria della guerrafaceva ingenti richieste all’industria metallurgicaponendole il problema di un più efficace sfrutta-mento delle miniere e con esso la creazione di in-frastrutture tecniche per il pompaggio dell’acqua,per l’aerazione, per il trasporto in superficie delminerale, per la trivellazione, per la lavorazionedei metalli con l’ausilio dei laminatoi, delle ta-gliatrici e dei magli ad acqua ulteriormente po-tenziati e velocizzati. Lo scienziato ed ingegnereGeorg Bauer, più noto sotto il nome latino Agri-cola, descrive nel suo libro tre tipi di strumenti

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12 Giugno Gramsci

per estrarre acqua, sette tipi di pompe, sei dispo-sitivi per prendere acqua con dei grossi secchi,in tutto sedici tipi di macchine per il solleva-mento dell’acqua. Tutto ciò richiese studi, inda-gini e sperimentazioni nell’ambito dellaidrostatica, idrodinamica, dell’aerostatica, delmoto dell’aria e della sua compressione; pro-blemi alla cui soluzione si dedicarono Galilei,Torricelli, Herique e Pascal. « La storia dell’Army [ dell’esercito] - scrive Marx ad Engels inuna lettera del 25 settembre 1857 – mette in lucecon maggiore evidenza di qualsiasi altra cosal’esattezza della nostra concezione del rapportoesistente tra le forze produttive e le condizionisociali». Il successo di Carlo VIII, disceso in Ita-lia il 3 settembre 1494 con un esercito di trenta-mila soldati e dotato di un’artiglieria moderna,fu proprio dovuto a quest’ultimo fattore. Nellabattaglia di Fornovo i francesi spararono piùcolpi di artiglieria in un’ora che gli italiani in ungiorno.

Questo periodo segna una nuova tappa dellosviluppo storico mondiale e, non a caso, il XVIsecolo fu definito un secolo di “rottura”: la di-sgregazione e la rottura dei rapporti feudali e ilsorgere in Europa della produzione capitalisticasotto la forma della manifattura con la conse-guente enorme divisione del lavoro e lo sviluppodelle forze produttive. Gli uomini ripresero aviaggiare, ad avere contatti, a scambiare merci.Le scoperte di nuove terre in America e in Africadavano impulso grandioso ai commerci e ai traf-fici, con conseguente aumento delle ricchezze;l’oro e l’argento che giungevano nei porti europeidivenivano moneta; aumentava la popolazione,e crescevano quindi le richieste di cibo, di abiti,di ogni oggetto. Si aprivano canali e strade e sirendevano più sicure le vie di comunicazione perpermettere agli uomini e alle merci spostamentipiù rapidi.

Tuttavia questo processo di perfezionamentodei mezzi di produzione e di sviluppo delle tec-

niche produttive mutava nello stesso tempo la na-tura del vecchio artigiano medievale. Acuta-mente, nel Capitale, Marx osserva:« Ilmovimento storico che trasforma i produttori inoperai salariati si presenta, da un lato, come laloro liberazione dalla servitù e dalla coercizionecorporativa; e per i nostri storiografi borghesi esi-ste solo questo lato. Ma dall’altro lato questi af-francati diventano venditori di se stessi soltantodopo essere stati spogliati di tutti i loro mezzi diproduzione e di tutte le garanzie per la loro esi-stenza offerte dalle antiche istituzioni feudali. Ela storia di questa espropriazione degli operai èscritta negli annali dell’umanità a tratti di sanguee di fuoco».

I problemi della meccanica dei corpi celesti, che

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Ruota idraulica per azionare i mantici di una fornace

13 Giugno Gramsci

impegnarono i maggiori scienziati del tempo –Keplero, Galilei, Gassendi, Wren, Halley, Hook,ecc.- , abbracciano quasi tutta la fisica e se li con-frontiamo con le esigenze tecniche dei trasporti,dei mezzi di comunicazione (terrestri e marit-timi), dell’industria in generale e di quella dellaguerra in particolare, non possiamo non conclu-dere che quei problemi sono fondamentalmentedeterminati da queste esigenze.

Ai primi di gennaio del 1610, quando Galileopuntò il suo cannocchiale (un identico esemplarelo aveva già venduto quasi un anno prima allaRepubblica di Venezia fruttandogli uno stipendiopiù che generoso di mille fiorini e la conferma avita della cattedra padovana) sulla Luna, trovò laconferma sperimentale dell’ipotesi keplerianadella irregolarità della superficie lunare simile aquella terrestre, con la sue valli e le sue montagnedelle quali ne calcolò l’altezza. Capì, inoltre, lanatura riflessa della luce lunare.

Iniziò così l’esplorazione degli spazi infiniti si-derali (immaginati già da Giordano Bruno), apartire dalla Via Lattea, formata da un grandis-simo numero di stelle, e dei pianeti. Scoprì le fasidi Venere e dal 7 al 13 gennaio del 1610 scoprì iquattro satelliti di Giove che dimostrarono spe-rimentalmente l’esattezza dell’ipotesi coperni-cana e l’inconsistenza del paradigma aristotelico-tolemaico. Affascinato da gruppi di stelle delcielo invernale puntò il cannocchiale sulla cin-tura e la spada di Orione, sulle Pleiadi, osser-vando per la prima volta al mondo la nebulosa diOrione e quella del Presepe. Era tutto un mondonuovo che per la prima volta giungeva a cono-scenza degli uomini. Tutte queste sensazionali efondamentali scoperte avvenute nell’arco di 55notti passate «al sereno et al discoperto», furonoraccolte nel libro Sidereus Nuncius che egli pub-blicò il 13 marzo 1610 con dedica a Cosimo IIde’ Medici.

In meno di una settimana furono esaurite tuttele copie e la sua fama si diffuse rapidamente in

ogni angolo del mondo. Il giorno stesso che illibro vide la luce l’ambasciatore inglese a Vene-zia si precipitò a mandarne una copia al re Gia-como I; nel 1612 arriva a Mosca e in India, treanni dopo se ne ebbe una sintesi in lingua cinese;nel 1631 fu segnalato in Corea e nel 1638 inGiappone e nel 1640 il nome di Galileo vennetraslato in cinese, diventando Chia-Li-Lueh. Cosìil cannocchiale,da semplice giocattolo e curio-sità, divenne, nelle mani di Galileo, il più impor-tante strumento scientifico di esplorazione delcosmo, antesignano dei nostri moderni telescopiterrestri e spaziali.

Il filosofo inglese Francesco Bacone, sempresensibile alle innovazioni tecnologiche, nel suoscritto Descriptio globi intellectualis del 1612 sicomplimentava «con l’industria dei meccanici…con lo zelo e l’energia di certi uomini dotti, chepoco tempo addietro, con l’aiuto di nuovi stru-menti ottici, come usando scialuppe e piccolebarche, hanno cominciato a tentare nuovi com-merci con fenomeni del cielo».

L’apparizione del Sidereus, (un libriccino di po-chissime pagine), senza dubbio costituì unasvolta epocale destinata a trasformare e rinnovarenon solo l’astronomia, la filosofia i letterati e gliartisti, ma l’intera società umana. Furono abbat-tute concezioni e credenze radicate e pietrificateda tempi immemorabili che ritenevano il cielofosse il luogo della perfezione e della inalterabi-lità perché costituito da una sostanza perfetta-mente cristallina e perfettamente trasparente,dunque, diceva Galileo, perfettamente inutile.Poeti ed artisti più ricettivi, ponendosi decisa-mente sulla strada aperta da Sidereus, «comin-ciarono a costruire una nuova estetica e unanuova etica nelle quali alla simmetria e alla mo-derazione si sostituivano, come canone di bel-lezza e di virtù, la profusione e lasovrabbondanza». Non a caso il prof. Enrico Bel-lone (il più coerente continuatore del pensiero diLudovico Geymonat), nel suo libro Galileo (Ed.

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14 Giugno Gramsci

Le scienze 1998), dice del Sidereus «può essereconsiderato come uno dei libri più importanti chemai siano stati scritti».

Tuttavia la scienza ufficiale, i cui centri eranole università medioevali di tradizione feudale eperipatetica, si oppose attivamente allo sviluppodella nuova scienza. Le università formavanoquasi esclusivamente ecclesiastici e giuristi. LaChiesa era il centro internazionale del feudale-simo ed era essa stessa un grande proprietariofeudale: non meno di un terzo delle terre neipaesi cattolici le apparteneva. La lotta tra univer-sità e scienza non accademica, che serviva gli in-teressi della nascente borghesia, era il riflessoideologico della lotta di classe tra feudalesimo eborghesia. La borghesia ebbe bisogno dellascienza e la scienza nacque insieme alla borghe-sia malgrado la Chiesa (Engels). La borghesia inascesa pose la scienza naturale al suo servizio, alservizio delle forze produttive.

Ciononostante, pur essendo il fattore econo-mico e lo sviluppo tecnico la base di ogni trasfor-mazione sociale, esso non è il solo fattoredeterminante. Marx ed Engels criticarono dura-mente coloro i quali avevano forzato il materia-lismo storico nelle strettoie di una simile rozzaconcezione. Ma lo sviluppo delle teorie e l’atti-vità individuale dello scienziato sono influenzatida varie sovrastrutture, quali le forma politichedella lotta di classe, le teorie politiche, giuridiche,filosofiche, le concezioni religiose e la loro evo-luzione ulteriore sino a costituire un sistema didogmi. Dunque per comprendere appieno l’operadi Galileo e gli aspetti delle sue capacità creative,dalla fisica alla filosofia, occorre esaminare piùa fondo il processo storico nel quale fu immerso.

L’epoca nella quale Galileo visse ed operò sicolloca tra le due grandi lotte della borghesia eu-ropea contro il feudalesimo, cioè tra la Riformaluterana in Germania con la conseguente grandeguerra contadina e la Rivoluzione borghese in In-ghilterra del 1649-1688. In entrambe la borghesia

fu vittoriosa. La sua vittoria significò la vittoriadei diritti borghesi di proprietà su quelli feudali,della concorrenza sulle corporazioni, della na-zione sul provincialismo, della scienza sulla su-perstizione, dei diritti borghesi sui privilegimedievali.

L’Italia restava divisa, sul finire del Cinque-cento e inizio del Seicento, in almeno dieci Statie Granducati, tra i quali un posto particolare eraoccupato dalla Repubblica di Venezia, in costantelotta contro lo Stato della Chiesa. La cultura eraattraversata da profonde inquietudini, da contrad-dizioni di natura politica, religiosa, morale, de-terminate, oltreché dall’oppressione spagnola edalla Controriforma cattolica, da una profonda

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Donna che attinge l’acqua con una pompa

15 Giugno Gramsci

crisi economica. La crisi si manifestava anche inalcuni grandi spiriti che si levarono contro il pre-dominio della Chiesa in difesa del principiodell’autonomia del pensiero scientifico e del na-turalismo rinascimentale.

Giordano Bruno fu sottoposto ad un lungo pro-cesso da parte della gesuitica Santa Inquisizionee alla fine fu bruciato vivo a Roma in Campo deiFiori (1600); fra’ Paolo Sarpi subì persecuzioniper essersi fatto paladino dei diritti dello Statonel conflitto giurisdizionale tra Venezia e la SanaSede (1605-1607); Tommaso Campanella subìventisette anni di carcere, dal 1599 al 1626, perle sue idee politiche e religiose. Tutti si possonoconsiderare, insieme a Galileo, veri e propri mar-tiri del pensiero moderno.

Quando il 15 febbraio del 1564 nacque Galileo,il Concilio di Trento della Controriforma avevada un anno chiuso i battenti. Nel novembre dellostesso anno il pontefice Pio IV pubblicò il docu-mento la Professione di fede tridentina, nel qualesi riconfermava il primato papale consistentenella sua infallibilità, ancor più di quanto non lofosse, una monarchia assoluta, nella quale tuttoil potere si assommava nelle mani del papa, con-formemente alla tradizione medioevale e allo spi-rito dei tempi, cioè all’affermarsidell’assolutismo politico in tutti i paesi d’Europa.

Fu riesumata la Santa Inquisizione istituita daInnocenzo III contro i Patari, i Catari, e i Valdesi( inizio XII secolo). I tribunali dell’Inquisizionefurono sottratti alla giurisdizione dei Vescovi eposti alle dirette dipendenze della Congregazionedel Santo Uffizio, con sede in Roma. Fra le mi-sure più liberticide della Chiesa romana fu la isti-tuzione della Congregazione dell’Indice cheaveva il compito di esaminare le opere più “pe-ricolose” per la fede e quindi bruciarle. La rigi-dità dell’Indice suscitò tra gli scienziati un panicospaventoso e il fallimento dei grandi editori ita-liani. Dice Gramsci nel suo volume Il Risorgi-

mento ( Ed. Einaudi,1952) che «le opere italianedel Bruno, del Campanella, del Vanini, del Gali-lei sono stampate integralmente solo in Germa-nia, in Francia, in Olanda. Con la reazioneecclesiastica che culmina nella condanna di Ga-lileo finisce in Italia il Rinascimento anche fragli intellettuali.».

Attraverso processi, torture e roghi l’Inquisi-zione cercò di impedire con ogni mezzo la diffu-sione della nuova scienza. Come ben capì fra’Paolo Sarpi, attraverso l’accettazione dei Decretitridentini passò anche il riconoscimento del po-tere di governo della Chiesa romana su tutto ilmondo cattolico, al di sopra delle frontiere degliStati nazionali. Tuttavia il Concilio, per tutta lasua durata, rimase soggetto agli esiti dello scon-tro politico-militare tra i piani di dominio diCarlo V, la forte rivalità della monarchia francesee le resistenze degli Stati germanici.

In questo quadro si colloca la lotta dell’emer-gente borghesia europea contro il potere assolutodel re, il feudalesimo e l’assolutismo dellaChiesa ufficiale dominante. Lotta che fu condottadalla borghesia all’insegna della democrazia,della tolleranza religiosa e della separazione trapensiero scientifico e pensiero religioso. In que-sto senso l’opera di Galileo fu titanica, come ciricorda Ludovico Geymonat nel suo bel libro Ga-lileo Galilei: «egli occupa un posto di primis-simo piano nella storia del pensiero filosofico,per la sua coraggiosa azione di rottura, per la suavittoriosa lotta a favore dell’autonomia della ri-cerca scientifica, per la fiducia nella ragione cheegli seppe infondere tra larghissime schiere deisuoi contemporanei. Nell’atto stesso in cui rico-nosco che egli non può essere elevato a simbolodi questo o quel sistema filosofico particolare, misembra doveroso riconoscere che egli è l’uomopiù atto a simboleggiare l’era moderna; anzi èqualcosa di più: ne è l’iniziatore; ne è il tenace,invincibile animatore.».

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16 Giugno Gramsci

Prima di riuscire a salire su questo palco ho tra-scorso giornate a cercare nei libri sui quali sono

solita studiare, di genetica, di biologia, di neuroscienzeper trovare spunti, meccanismi che mi aiutassero a ca-pire come presentarmi qui oggi, in questa piazza, in unagiornata così significativa.

Inutile dire che non ho trovato niente. E che non è fa-cile per una persona come me abituata a lavorare su ciòche è infinitamente piccolo e invisibile anche solo sol-levare lo sguardo verso questa piazza e indirizzarloverso momenti che non ho vissuto ma che ho studiato.Posso quindi solo presentarmi a voi per quello che sono.Sono una scienziata, un professore universitario, qui allaStatale di Milano, sono una donna, una mamma, unacittadina di questo Paese.

E sento che questo Paese e chi lo ha abitato per anniprima di me ha consegnato a me e a molti più o menogiovani di me una grande fortuna: quella di svegliarciogni mattina nella parte più bella del mondo. Ma anchela garanzia che non sapremo mai cosa significa lo scop-pio di una bomba a pochi metri o che non vedremo mainessuno dei nostri figli salire su una zattera per affrontareun mare immenso in cerca della liberazione. A noi que-sta fortuna è stata data. Ci è stata data insieme a una se-conda grande fortuna, che è la possibilità di leggere, distudiare, di impadronirci di pezzi di conoscenza nelPaese che vanta più cultura al mondo. Senza però di-menticarci che con la cultura e lo studio viene anche il

privilegio (oltre all’onere) di sottoporre le proprie ideealla verifica delle fonti e dei risultati dimostrabili.

Ecco io comincio ogni mattina conscia di queste duefortune e con un senso di gratitudine perché il mio bic-chiere è già mezzo pieno senza che io abbia fatto nullaper meritarlo. È anche per questo motivo che credo cheil mondo sia prima di tutto degli altri e poi mio e cheimpegnarsi sia un dovere.

Nel passato le cose stavano diversamente. Per inse-gnare dovevi giurare fedeltà. Al Re prima e al fascismopoi. Nel 1931 fu imposto a tutti i professori universitaridi giurare fedeltà anche al regime fascista e a Musso-lini. Erano state aggiunte solo tre parole rispetto al giu-ramento che comunque già bisognava fare al Re: Perdue volte era ripetuto “Al Regime fascista”.

Dodici professori su 1225 rifiutarono palesemente diprestare questo giuramento e persero la cattedra. Perderel’insegnamento significa perdere il rapporto con gli stu-denti. È come strapparti il cuore. Alcuni altri non giura-rono sottraendosi con modalità diverse. Un certonumero si era già defilato prima dall’Italia. Questi i loro nomi: Mario Carrara, Lionello Venturi,Gaetano De Sanctis, Piero Martinetti, Bartolo Nigrisoli,Ernesto Buonaiuti, Giorgio Errera, Vito Volterra, Gior-gio Levi della Vida, Fabio Luzzatto, Francesco Ruffinie suo figlio Edoardo, il più giovane di tutti. Aveva 30anni ed era all’inizio della sua carriera universitaria, in-segnava storia del diritto.

SENZA DIRITTI, SCIENZA E LAVOROIL PROGRESSO DEL NOSTRO PAESE È A RISCHIO

di Elena Cattaneo

Siamo felici di poter pubblicare sulla nostra rivista GRAMSCI un importante discorso della Senatrice a vita eDocente della Statale di Milano Prof.ssa Elena Cattaneo, in occasione della celebrazione del 25 aprile in PiazzaDuomo a Milano, quale notevole esempio di scienziata impegnata civilmente nelle battaglie in difesa del liberopensiero scientifico, del lavoro e dei diritti di tutti i lavoratori. Il legame sempre più stretto tra scienza e lavoro,tra scienziati, tecnici, giovani ricercatori e operai costituirà, inevitabilmente, l’elemento fondante per una nuovaEuropa dei diritti, dei popoli e della pace. ●

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17 Giugno Gramsci

E’ un dovere ricordare chi ha contribuito, con le sueazioni, a lasciarci un’Italia libera e democratica. Lorohanno combattuto senza armi. Lo hanno fatto con ilmodo che conoscevano meglio: tenendo accesa la fiac-cola della conoscenza che non poteva essere piegata anessun totalitarismo.

E’ dalla storia di un Paese che si deve partire per co-struire il futuro. E’ la storia da cui partire per ricordarele emozioni, le conquiste, gli errori da non fare più, pertrovare ispirazione, moniti, coraggio.

Tra gli oltre mille che giurarono vi furono alcuni nomicapitali della nostra storia che lo fecero «per continuareil filo dell’insegnamento secondo l’idea di libertà», perimpedire che le loro cattedre - secondo l’espressione diLuigi Einaudi - cadessero «in mano ai più pronti ad av-velenare l’animo degli studenti».

Altri accademici vicini al comunismo giurarono conla giustificazione che il prestare giuramento permettesseloro di svolgere “un’opera estremamente utile per il par-tito e per la causa dell’ antifascismo”. Analogamente, lamaggior parte dei cattolici, su suggerimento di Papa PioXI, prestò giuramento «con riserva interiore».

Quel Giuramento di fedeltà al fascismo fu impostoanche nella Pubblica Amministrazione e nelle industriepiù importanti: a chi si rifiutava veniva spedita una let-tera di “licenziamento in tronco”. Come molti storici miinsegnano non bisogna guardare alla storia come a qual-cosa fatta da soli eroi, anche se questi esistono. È piùautentico e aderente al reale vedere come le varie cate-gorie di persone hanno opposto resistenza al Fascismolungo un continuum , che va dal non partecipare ad al-cuna attività politica fascista sino all’opposizione e alcarcere, come Vittorio Foa, Leone Ginzburg, EugenioColorni, Sandro Pertini, la cui storia di resistenza, lotta,carcere in opposizione al nazifascismo fu ovviamenteenorme.

Queste persone rimangono figure abbaglianti. Sonoesempi di puro fulgore morale.

Si deve cercare nella storia delle persone esempi, cioèscelte a cui guardare e da cui imparare. Io cerco di farlo,senza nemmeno lontanamente pensare di potere riviverela forza morale di coloro che hanno fatto la Resistenza,che è cosa alta e d’altri tempi. Però sono curiosa per i

ragionamenti di chi va oltre la contingenza personale, ein essi cerco la coerenza e la dirittura morale. Cerco dicapire quale coraggio abbia spinto, sollecitato, sorrettoquelle persone. Come hanno potuto e saputo organiz-zarsi proprio nella nostra città, Milano, nell’aprile del1945, quelle persone per insorgere e liberarla. Mi inte-ressa capire come hanno potuto immaginare e saputocredere di potere cambiare la storia di questo Paese inmeglio. Ciascuno di loro era uno solo. Ma erano unitida un senso di appartenenza a questo Paese che non po-tevano vedere trattato in quel modo.

Quegli esempi animano in modo analogo il mio la-voro, perché vorrei anch’io, come tanti altri colleghi, te-nere accesa, idealmente, la stessa fiaccola che i docentiuniversitari che rifiutarono di giurare fedeltà al fascismoe tutti i cittadini che lo sconfissero non hanno lasciatospegnere più di 70 anni fa.

Mi occupo di scienza e del suo insegnamento. Ho ilcompito, con i miei colleghi, di costruire la conoscenza,quella che non è ancora scritta nei libri di oggi e che saràrifinita su quelli di domani. Ho il compito di promuo-vere i saperi, di contribuire a dare speranze. Anche difare da sentinella rispetto a tutte le situazioni che miranoa manipolare e piegare i fatti a interessi di parte e che,così facendo, mettono a rischio la libertà, prima di tuttoil resto.

Amo il mio lavoro. E penso che possa insegnare uncomportamento di vita salutare. Perché insegna chel’onestà nella vita di una persona è tutto, che ogni lavorofatto onestamente è fondamentale; che impegnarsi è undovere. Questo lavoro mi ha insegnato ogni mattina apartire come se stessi andando sulla luna, tante voltesenza nemmeno sapere dove sia la luna. Mi ha fatto ca-pire che le mie idee, quelle che ho più fortemente amato,possono essere sbagliate.

E quindi mi ha insegnato un metodo per verificare sesono giuste o sbagliate. Il metodo consiste nel metterealla prova le idee facendo degli esperimenti. Cioè nelportare quelle idee al bancone del laboratorio, dove devomettere in fila tutti gli esperimenti che riesco a immagi-narmi, per capire quali tra le mie aspettative sono sba-gliate. E quali rimangono temporaneamente in piedi.

Il mio lavoro mi ha insegnato cosa significhi fallire.

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18 Giugno Gramsci

Ma anche a esplorare luoghi dove nessuno era mai statoprima. E dove hai due possibilità. Scappare o resistere.Nei nostri laboratori noi impariamo a resistere sperandoin un traguardo per poi magari vederlo svanire e infineraggiungendolo proprio per non avere mai rinunciato acercarlo.

Parlo di un lavoro che insegna a costruire con altre per-sone, ovunque siano nel mondo, e con loro a coltivareil battito della speranza che non dà tregua, ma anchel’orgoglio di una professione che ogni giorno sembracapace di risvegliare una delle parti più pure e passionalidegli uomini.

Dobbiamo parlare di più discienza, di speranza, di culturanel nostro Paese. Dobbiamoriuscire a mettere politica,scienza, cultura nelle stesseaule. Penso sia importante peril Paese. Perché la scienza in-segna il rispetto per l’oggetti-vità dei fatti, la tolleranzaverso punti di vista diversi, ilrifiuto dell’autoritarismo. Lascienza può insegnare a di-ventare cittadini migliori per-ché insegna a rispettare leprove, ad amare ciò che unoconquista e tutti poi possonousare, a rifiutare le menzogne,a resistere ai compromessiche riducono la libertà, a combattere gli abusi.

Un tempo pensavo che fare lo scienziato significasse“solo” stare in laboratorio e invece ho capito che la partepiù importante della scienza è la sua dimensione pub-blica, e questa piazza lo dimostra. Lo scopo è uno: co-noscere per dare ad altri.

Si deve discutere di tutto. Non puoi rinunciare a per-correre nuove strade quando ti trovi alla frontiera.Quindi impari a dissentire ogni volta che qualcuno vuoleimpedirti di studiare o di andare in una direzione ignota,sentendone quasi fisicamente la necessità, quando servee tutte le volte che i fatti vengono manipolati.

Ecco la fiaccola che tutti noi dobbiamo tenere acceso.È la fiaccola dei fatti accertati e accertabili. C’è la realtà,e poi basta. Non è solo un fatto di scienza ma anche diciviltà.

Tra gli esempi di vita del nostro passato, guardo anchea quella degli scienziati che hanno scoperto per tutti econtro tutti. E oggi voglio ricordare anche la vita nonfacile di uno scienziato che ha visto coronata la sualunga carriera con il massimo riconoscimento possibile,sia in ambito scientifico sia in ambito politico.

Era uno scienziato ebreo in un Paese totalitario gover-nato da razzisti; aveva decisodi rifiutare la vita classica fattadi casa e famiglia per dedi-carsi alla vita di laboratorio;aveva combattuto contro ilpadre per avere ciò che lespettava, la possibilità di stu-diare. Questo scienziato, loavrete capito, era una ebreanell’Italia fascista delle leggiantirazziali; era una donnanell’Italia maschilista deglianni 30, dove alle donne erapreclusa la vita accademica.

E’ la scienziata PremioNobel e Senatrice a vita chescoprì l’esistenza delle neuro-trofine, Rita Levi Montalcini.Un esempio per tutti noi, un

esempio degli inestricabili rapporti tra libertà politica elibertà della ricerca scientifica. Rita fu allieva del grandeanatomista Giuseppe Levi, all’Università di Torino. In-sieme a lei, Levi fu maestro anche degli scienziati Re-nato Dulbecco e Salvador Luria, anche loro riconosciutinel loro lavoro con il Premio Nobel. Un maestro, trepremi Nobel. Una storia unica al mondo e che proba-bilmente resterà unica per i secoli a venire.

E allora penso a questo. Penso che a volte capita di es-sere un po’ pessimisti e di considerare il nostro Paesesenza speranza e quindi chiudersi in se stessi. Ma è que-sta nostra storia di cittadini, di uomini di cultura, di in-

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Milano, Piazza Duomo, 25 aprile 2014

19 Giugno Gramsci

stancabili partigiani della ragione a dirci che non pos-siamo. Perché la terra che calpestiamo è stata la terra digrandi scienziati e illuminati pensatori, in tutte le disci-pline. E anche io voglio partecipare a questo Paese, conciò che so meglio fare, che è lo studio delle cellule delcervello e di una specifica malattia, per sperare di potercontribuire a vincerla. L’entusiasmo è ancora tutto qui,ti fa aprire la porta del laboratorio di ricerca ogni mattinacome se avessi 20 anni e come se volessi cambiare ilmondo. Che è poi quello che cerchiamo di fare ognigiorno nei nostri laboratori. Vincere sfide di conoscenzae malattie.

Ecco perché non posso accettare limitazioni della li-bertà e dei diritti sullo sviluppo della società.

Cosa significa dunque festeggiare la Liberazione peruna porzione importante della società che è il suo svi-luppo scientifico e tecnologico, per una porzione di so-cietà che vuole assicurarne il cammino verso ilprogresso?

Significa in primo luogo ricordarsi che Diritti, Pro-gresso e Libertà non arrivano da soli ma bisogna co-struirli: cioè progettarli e poi convincere la politica chesi possono realizzare. In secondo luogo che Diritti, Pro-gresso e Libertà, una volta acquisiti, vanno anche difesi.

In questi otto mesi in cui ho fatto anche la Senatrice avita, accettando con tutta l’umiltà possibile, con tutta ladevozione e l’impegno possibile, senza mai trascurareil laboratorio, mi sono più volte chiesta come potevopromuovere la ricerca dei fatti, la verifica e l’attendibilitàdelle proposte scientifico-tecnologiche disponibili sulcampo, e quali erano quelle utili al Paese.

La risposta che mi sono data è che queste cose diven-tavano raggiungibili solo “liberando ogni possibilità diindagine” e facendo si che i diritti non fossero calpestati.Ci sono tante battaglie da fare. Una è già stata quasivinta, contro la legge 40. Una legge basata su limitazioniideologiche e cieche, che tanto male ha fatto a tante cop-pie. Ma le battaglie non sono finite. Sentiamo da piùparti insensati attacchi contro la vaccinazione. Alcuneregioni vorrebbero uscire dal programma nazionaledelle vaccinazioni infantili. Non c’è un solo dato cheprovi la nocività dei vaccini. Tutto dice il contrario, e seoggi l’umanità è libera dalle pandemie che l’hanno fal-

cidiata come il vaiolo, la difterite e la poliomielite, lodobbiamo ai vaccini. In questo paese non si può quasiparlare, discutere e cercare le prove scientifiche su unaltro tema importante, quello degli ogm. I divieti stannocreando gravi problemi al settore agroalimentare, indrammatico deficit da decenni. Rinunciare pregiudizial-mente all’ogm è un atteggiamento miope.

Certo, noi non siamo tedeschi, neppure inglesi o fran-cesi e spesso agiamo spinti dai sentimenti prima chedalla razionalità. Ci spinge un sentimento di umanità,non per niente siamo la patria dell’Umanesimo. Spessoè un bene e una nostra forza. Ma non siamo tedeschi,francesi o inglesi nemmeno quando dovremmo reagirecontro chi ne approfitta. Per questo gli italiani hanno bi-sogno, più di altri, che ci siano delle sentinelle, per loro,nei luoghi della politica.

Mi avete permesso e dato l’onore di dire molte cose.Vorrei quindi concludere. Mi sono riferita al nazifasci-smo e alla fiera opposizione che la migliore Italia ha sa-puto manifestare. Ho parlato di quello che conoscomeglio, della scienza, di storie di scienziati, di diritticome esempio emblematico della responsabilità che hala cittadinanza, che abbiamo noi, anche noi qui in questapiazza, di difendere il progresso nostro e delle future ge-nerazioni.

Ma il progresso passa soprattutto attraverso il lavoro.Senza diritti, scienza e lavoro il progresso del nostroPaese è a rischio. Tra le varie libertà c’è anche quella diavere un lavoro, e fare ricerca è un lavoro. Questo èqualcosa che come scienziata sento molto: le nuove ge-nerazioni non devono essere obbligate a espatriare perfare della buona ricerca. L’estero deve essere una grandepossibilità formativa, non un destino per la sopravvi-venza.

In laboratorio e in Senato lavorerò per un Paese più li-bero da oscurantismi antiscientifici, per un Paese cheabbia più libertà e lavoro, per un Paese che torni ad averela speranza per il futuro che il suo passato merita. E conme, in quel Parlamento e fuori, so, perché vi vedo ora,che ci sono tante altre sentinelle pronte a scongiurare ilrischio di tornare a quel passato buio da cui i nostri nonnie genitori ci hanno liberato.

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20 Giugno Gramsci

Le centotredici apicali aziende pubbliche,entro il 2020 dovranno versare il 30% dei

profitti al Governo contro un’aliquota attualmentecompresa fra il 5 e il 15% (Agenzia Nuova Cina).

Dopo le decisioni del 3° plenum del CC del PCC,svoltosi nell’autunno del 2013 sono state approvatein riunioni successive dell’Ufficio Politico le diret-tive per l’attuazione delle delibere ed in particolaresono stati creati dei gruppi di lavoro per l’appro-fondimento della riforma economica (mantenendola stabilità economica e riducendo le disegua-glianze sociali e territoriali), per la sicurezza delloStato (contro le attività terroristiche nel Sinkiang-Uighur ed in Tibet) e per l’ammodernamento del-l’esercito per essere sempre pronto a sventareeventuali attacchi del Giappone con il sostegnodegli USA in riferimento alla legittima rivendica-zione della Cina sulla sovranità delle isole Diaoyu,e per essere preparato ad un’eventuale guerra nu-cleare.

Sono trascorsi più di sei mesi dal 3 plenum e ditanto in tanto i media del capitalismo internazio-nale si cimentano sullo sviluppo economico dellaCina, approfittando del regolare avanzamentodell’economia, che seppur a ritmi più contenuti (siprevede quest’anno un incremento del PIL intornoal 7,5% rispetto a quelli degli anni precedenti su-periore all’8%), avanza costantemente e non ma-nifesta fenomeni di crisi. Non solo, ma l’industriastatale cinese, dopo l’ammodernamento e la ristrut-turazione dei primi anni del XXI secolo con l’ac-corpamento in grossi combinat (a seconda deidiversi rami della produzione) e l’eliminazionedelle aziende che lavoravano in perdita senza dan-

neggiare il livello occupazionale (come è notoquesto era un fenomeno diffuso nell’ultimo decen-nio di vita dell’URSS e dei paesi dell’est europeo!),è abbastanza solida, controlla direttamente (attra-verso i settori chiave della finanza, dei trasporti edell’energia) o indirettamente (prevalenza del ca-pitale pubblico e con quote di capitali privati in fasedi crescita in altri rami dell’economia) le leve prin-cipali del sistema economico cinese, orientandoanche l’attività delle piccole (aziende familiari) emedie aziende e supportandole per attenuare i di-sagi scaturiti dalla grande crisi economico-finan-ziaria scoppiata alla fine del 2007 nel mondocapitalistico ed ancora non risolta.

L’azienda statale cinese a partire dalla fine di que-st’anno verserà allo Stato un aumento di oltre il 5per cento sui profitti realizzati.

Queste maggiori entrate serviranno ad incremen-tare i servizi sociali.

Ormai negli ambienti economici internazionali siè della convinzione che la Cina, in termini di PILsi appresterà a superare gli USA con anticipo ri-spetto all’obiettivo fissato per il 2020 e tutto ciòstimola anche le speculazioni giornalistiche se ilsistema politico cinese, imperniato sulla funzionedirigente del Partito comunista, reggerà alle modi-fiche del sistema economico o crollerà. Specula-zioni a parte, che rappresentano una costantedell’informazione giornalistica nella storia dellaRepubblica popolare cinese, con l’avanzamento inCina di un’economia socialista di mercato si sonopresentati problemi complessi che il Partito ed ilgoverno negli ultimi 30 anni hanno dovuto di voltain volta risolvere e se ne presentano di nuovi, la cui

SVILUPPI DEL SOCIALISMO CINESEApprofondimento della discussione sul 3° plenum

del CC del PCC

di Giuseppe Amata

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21 Giugno Gramsci

importanza e difficoltà non è sottovalutata dalla di-rigenza.

In particolare facciamo cenno ai più importanti:il problema della corruzione che va risolto con

scelte radicali e non solo amministrative con puni-zioni esemplari, nel senso che bisogna inciderenelle scelte gestionali per evitare la diffusione delfenomeno;

il crescente e pesante inquinamento che ha pro-vocato continui fenomeni di smog nelle grandi cittàmettendo in discussione non solo la salute dei cit-tadini ma la stessa vivibi-lità urbana. Alcunedecisioni sono state giàprese, come la costruzionedi linee metropolitane perincrementare il trasportopubblico e diminuire ilcaotico traffico di superfi-cie in seguito all’eccessivoimpiego di mezzi privati;oppure come il decentra-mento delle industrie daicentri e dalle periferie ur-bane verso altre località ela graduale sostituzionedelle fonti energetiche cheutilizzano carbone ed altrefonti altamente inquina-menti con energia rinnova-bile. La Cina è cosìdiventato il primo paese al mondo che impiega leenergie alternative. Tuttavia occorrono misure piùradicali, rispetto alla gravità del problema ed almaggior quesito scientifico del nostro tempo che èil rapporto energia-economia-ambiente per mante-nere le condizioni naturali di esistenza ed evitare ifenomeni del cosiddetto riscaldamento globale.Misure che possono scaturire dall’approfondi-mento scientifico e tecnico dei metodi di produ-zione e già da diversi anni (sin dal XVIICongresso) il PCC ha attenzionato questo quesito

scientifico che occorre al più presto risolvere;le diseguaglianze sociali tra le aree più sviluppate

e quelle in via di sviluppo e soprattutto tra città ecampagna e tra industria e agricoltura per attenuaregli enormi scarti nella retribuzione, nelle condi-zioni di lavoro e nella sicurezza sociale. Al ri-guardo i recenti scioperi scoppiati in moltefabbriche di proprietà delle imprese multinazionaliattestano la maggior coscienza di classe e combat-tività della classe operaia cinese per rivendicare isuoi diritti. Come è noto nelle imprese multinazio-

nali non sempre si rispet-tano i regolamenti sullavoro, la settimana di 40ore come nell’industriapubblica, ma sotto la co-pertura degli straordinari edi altre forme di incentiva-zione per aumentare la re-tribuzione (taylorismo) glioperai lavorano anche 60ore settimanali e leaziende non coprono tuttala sicurezza sociale efanno grandi profitti.Dopo il XVII Congressonel 2009, come è noto, èstato approvato il nuovoCodice del lavoro chedeve essere rispettato ed ilPartito ha deciso di essere

politicamente presente, come avanguardia dellaclasse operaia, non solo nella gestione dell’indu-stria pubblica, ma anche in quella privata. Si spie-gano così gli scioperi e le manifestazioni per lagaranzia delle norme della sicurezza sociale e dellaprevidenza sociale che le multinazionali dovrannorispettare e diverse tra esse di fronte a questa ribel-lione della classe operaia hanno deciso di deloca-lizzare in altri paesi, come il Bengladesh o in altrilà dove le norme sulla sicurezza ed il livello sala-riale permettono la realizzazione di grandi profitti.

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Cina, Pechino, Piazza TiananmenGrande Sala del Popolo

22 Giugno Gramsci

ACCORDI STRATEGICIMOSCA-PECHINO

Mentre la Nato convoca domani a Bruxel-les i 28 ministri della difesa per poten-

ziare le sue forze in funzione anti-Russia,intensificando anche l’addestramento di militarie paramilitari di Kiev (compresi gli squadristiche hanno tentato di assassinare il segretario delPc ucraino), e la Ue vara nuove sanzioni controla Russia, la risposta viene non da Mosca madalla lontana Pechino. Il presidente Putin iniziaoggi la sua visita ufficiale in Cina, durante laquale verrà firmata una trentina di accordi bila-terali, il cui primo effetto sarà quello di vanificareil piano di Washington mirante a «isolare la Rus-sia di Putin recidendo i suoi legami economici epolitici col mondo esterno».

La portata degli accordi è strategica. Un con-tratto del valore di 270 miliardi di dollari tra lacompagnia statale russa Rosneft e la China’s Na-tional Petroleum Company prevede che la Russiafornirà alla Cina nei prossimi 25 anni oltre 700milioni di tonnellate di petrolio.

Un altro contratto prevede che la compagniastatale russa Gazprom fornirà alla Cina, entro il2018, 38 miliardi di metri cubi di gas all’anno,ossia circa un quarto di quello che fornisce oggiall’Europa. Avvalendosi anche di investimenti ci-nesi previsti in 20 miliardi di dollari, concentratinelle infrastrutture, Mosca progetta di potenziare

l’oleodotto tra la Siberia orientale e il Pacifico,affiancandolo con un gasdotto di 4000 km per ri-fornire la Cina. Pechino è interessata a effettuareinvestimenti anche in Crimea, in particolare perla produzione ed esportazione di gas naturale li-quefatto, per l’ammodernamento dell’agricolturae la costruzione di un terminal cerealicolo. Allostesso tempo Mosca e Pechino stanno pensandodi abbandonare il dollaro quale moneta per gliscambi nella regione asiatica. E la Russia sta pro-gettando un proprio sistema di pagamenti, sulmodello di quello cinese Union Pay, le cui cartedi credito possono essere usate in oltre 140 paesicollocandosi al secondo posto mondiale dopo leVisa.

La cooperazione russo-cinese non si limita alcampo economico. I presidenti Xi Jinping e Vla-dimir Putin, preannunciano fonti diplomatiche,faranno una «sostanziale dichiarazione» sulla si-tuazione internazionale. La convergenza di inte-ressi strategici sarà esemplificatadall’esercitazione congiunta che le marine deidue paesi effettueranno nel Mar Cinese Meridio-nale, proprio dopo che nelle Filippine si è svoltauna grossa esercitazione aeronavale Usa. Ed èpraticamente concluso l’accordo militare, nel cuiquadro Mosca fornirà a Pechino caccia multi-ruolo Sukhoi Su-35, sottomarini della classeLada e i più avanzati sistemi di difesa missilisticaS-400.

Per sottolineare la convergenza di interessi tra

IMPONENTE ACCORDO INTERCONTINENTALE

di Manlio Dinucci

Offriamo all'approfondimento dei nostri lettori l'importante articolo del compagno Manlio Dinucciapparso su il Manifesto del 20 Maggio 2014, riguardante gli accordi strategici intervenuti tra la Fe-derazione russa e la Repubblica popolare cinese, grande Paese socialista in dinamico sviluppo.●

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23 Giugno Gramsci

Mosca e Pechino, Putin interviene alla Confe-renza sulle misure di interazione e rafforzamentodella fiducia in Asia (Cica) che, presieduta da XiJinping, si tiene a Shanghai il 20-21 maggio, conla partecipazione tra gli altri del primo ministroiracheno Nouri al-Maliki, del presidente afghanoHamid Karzai e di quello iraniano Hassan Rou-hani. Uno schiaffo agli Stati uniti che, dopo averspeso nelle guerre in Iraq e Afghanistan 6milamiliardi di dollari vedono ora la Cina economi-camente sempre più presente in questi paesi. InIraq, essa compra circa la metà del greggio pro-dotto ed effettua grossi investimenti nell’indu-stria petrolifera; in Afghanistan, investesoprattutto nel settore minerario, dopo che geo-logi del Pentagono hanno scoperto ricchi giaci-menti di litio, cobalto, oro e altri metalli. E,aprendo all’Iran sbocchi ad est, Russia e Cina va-nificano di fatto l’embargo effettuato da Usa eUe.

Non vanno meglio le cose per Washington sul

fronte occidentale. La possibilità, prospettata dal-l’amministrazione Obama, di ridurre di oltre il25% entro il decennio le forniture di gas russoall’Europa per sostituirle con gas naturale lique-fatto fornito dagli Stati uniti, si sta rivelando unbluff. Lo conferma il fatto che, nonostante le san-zioni annunciate da Berlino, società tedeschecontinuano a investire nell’industria energeticarussa: la Rma Pipeline Equipment, produttrice divalvole per oleodotti e gasdotti, sta aprendo il suopiù grosso impianto nella regione del Volga. E laGazprom ha già firmato tutti i contratti, tra cuiuno da 2 miliardi di euro con l’italiana Saipem(Eni), per la realizzazione del gasdotto SouthStream che, aggirando l’Ucraina, porterà il gasrusso attraverso il Mar Nero fino in Bulgaria eda qui nella Ue. Anche se gli Usa riuscissero abloccare il South Stream, la Russia potrebbe di-rottare il gas fino alla Cina. Ormai è apertol’«East Stream».

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24 Giugno Gramsci

A colloquio con Maurizio Nocera

Il 3 aprile 2014 ANPI Lecce ha inaugurato lasede cittadina. La lotta di liberazione è sem-

pre stata vissuta come qualcosa di lontano, cheriguardava il nord. In realtà la Resistenza com-battuta era lassù, il meridione era terra già libe-rata dallo sbarco in Sicilia in avanti. Qui siviveva l’altra Italia, a Brindisi arrivò anche ilfuggiasco eccellente con tanto di corte e corti-giani. Tuttavia, faceva notare Maurizio Nocera,segretario provinciale ANPI Lecce, l’apporto deimeridionali è stato incredibilmente elevato.Dall’otto settembre molti sbandati a nord si uni-rono ai partigiani e prima ancora furono molti isalentini e i pugliesi che andarono ad affiancaregli jugoslavi nella lotta partigiana. Inoltre, sem-pre dopo l’otto settembre, numeri molto consi-stenti di soldati rimasti fedeli al re vennerodeportati nei lager nazisti. Patrioti anche loro,non seguirono la famigerata repubblica di Salò enon si piegarono ai nazisti, rimasero fedeli al giu-ramento anche nonostante l’infame fuga dellacorte a Brindisi. Abbiamo parlato con MaurizioNocera che, oltre alla carica ricoperta nell’ANPI,è poeta, storico, scrittore.

Come nasce l’ANPI di Lecce?Praticamente l’Anpi di Lecce nacque all’indo-

mani della fine della seconda guerra mondiale ealla fine della Resistenza partigiana. Uno dei pro-motori, che poi diverrà presidente del Comitatoprovinciale fino al 1993, fu Enzo Sozzo, checome partigiano operò nella zona di Imperia.All’inizio la sezione Anpi si occupò prevalente-mente dell’assistenza ai partigiani e ai patriotidella guerra di Liberazione che rimpatriavano chidai fronti di lotta, chi dai campi di lavoro e di

sterminio nazisti. Successivamente, l’Anpi si oc-cupò di tenere viva la memoria di quei salentinileccesi coinvolti nei vari fronti resistenziali. Nu-merosi furono gli interventi per dedicare stradee piazze ai Caduti leccesi della Resistenza.

La Resistenza come patrimonio del Nord, siè creduto per troppo tempo, ora però le ricer-che ci dicono altro, qual è stato l’apporto delSalento leccese alla lotta di liberazione?

È vero, quando io sono entrato nell’Anpi neglianni ’70, era opinione comune, all’interno dellastessa Anpi nazionale, che la Resistenza fossestata solo un evento accaduto nel Nord Italia. Equesto è vero perché al Nord si sono effettiva-mente sviluppati gli scontri e i conflitti contro inazifascisti. Ma in quel momento nessuno avevaconsiderato il fatto che all’interno delle brigatepartigiane vi fossero oltre a uomini e donne delNord, anche uomini e donne del Sud. Fu AldoMoro, membro d’onore dell’Anpi nazionale, chenel 1975, in un memorabile discorso tenuto alPetruzzelli di Bari, che fece capire a tutti che laResistenza era stata un evento che aveva coin-volto l’intero paese, in quanto alla lotta antinazi-fascista avevano partecipato molti uomini edonne del Sud. Si trattava spesso di militari che,dopo l’8 settembre 1943 (armistizio tra gli alleatie la monarchia sabauda) rimasti senza comandisuperiori e quindi allo sbando, avevano dismessola diviso e si erano aggregati alla bande parti-giane per combattere e ridare all’Italia quel-l’onore che Mussolini e la monarchia avevanogettato nel fango.

Di tutto questo non si è parlato per moltis-simi anni, solo ora vengono fuori storie, nu-

UN 25 APRILE VISTO DA SUD

di Gianni Ferraris

LIBERA UNIONE DI NAZIONI LIBERE

25 Giugno Gramsci

meri e nomi. Come mai questa reticenza?Sì, è vero, in parte si è trattato di una ritardata

presa di coscienza da parte della stessa Anpi, masostanzialmente il non riconoscimento del con-tributo dato dal Sud alla lotta di Liberazione fudovuto al subdolo comportamento del partitoegemone in Italia dopo la seconda guerra mon-diale, cioè la Dc, il cui governo si protrasse percirca 50 anni, che, succube degli interessi impe-rialisti degli Stati Uniti e della Nato, e per unasupposta paura di una ipoteca invasione sovieticadel Paese, impedì quella presa di coscienza di cuisopra. In sostanza quel partito volle tenere ancorail Sud schiacciato alla sua condizione di subal-ternità al Nord, cosa che si era determinata sindall’Unità d’Italia, che costò al Mezzogiorno uncosto elevatissimo di sofferenze e sacrifici umanied economici.

L’Anpi nazionale sta dedicando studi e ricer-che ai patrioti del Meridione. Un primo con-vegno c’è stato a Torino. Non era meglio dareun segnale forte e farlo a sud?

Anche questo è vero. Finalmente l’Anpi nazio-nale, con i suoi migliori studiosi e storici, sta fi-nalmente colmando il vuoto che si era creato emolti stanno dedicando ricerche e studi specificiper quantificare il contributo dato dagli uomini edalle donne del Sud alla Liberazione del Paesedal nazifascismo. È stato fatto un primo conve-gno a Torino, ma altri sono in programma nonsolo al Nord, ma anche qui da noi. A Lecce, peresempio, il prof. Pati Luceri, con il sostegnodell’Anpi di Lecce, ha iniziato una laboriosa ri-cerca per compilare gli elenchi dei Caduti, deipartigiani, delle staffette, dei patrioti, degli anti-fascisti, dei collaboratori, degli internati neicampi di lavoro e di sterminio nazisti. Questa suaricerca ha visto già la pubblicazione di ben treedizioni in volume, e tuttavia non è ancora ul-tima, perché ancora non sono consultabili alcuniarchivi. Al momento, dalla ricerca di Luceri edella stessa Anpi di Lecce si evince che oltre

8500 sono stati gli uomini e le donne di questaprovincia che hanno dato il loro contributo allaResistenza. Come vede, si tratta di una cifra in-credibile perfino a noi stessi che operiamo all’in-terno dell’associazione.

Fra pochi giorni è il 25 aprile, stiamo vivendoun periodo molto strano, il Presidente nazio-nale dell’ANPI ha stigmatizzato allarmatol’incontro del Presidente Napolitano con Sil-vio Berlusconi, condannato in via definitiva.Il governo Renzi vuole cambiare la Carta Co-stituzionale con i voti di parlamentari nomi-nati e nonostante il fatto che la CorteCostituzionale abbia stabilito che il sistemaelettorale con il quale sono stati eletti è anti-costituzionale. Era questa l’Italia che vole-vano i patrioti e i padri costituenti?

Quello che tu dici è l’incredibile paradosso delmomento che viviamo. Il Presidente della Re-pubblica Giorgio Napolitano, uomo i cui idealisono di indubbia fedeltà ai valori della Resi-stenza e della Carta costituzionale, costretto a in-contrare un personaggio squallido qual è il signorSilvio Berlusconi, uomo indegno che ha disono-rato l’Italia negli ultimi 20 anni, e che ha rappre-sentato la continuità con l’odioso regime fascistamussoliniano. Dietro questo personaggio, arric-chitosi con varie ruberie ai danni del popolo, c’èsempre stata la mano del peggiore sistema capi-talista nostrano e mondiale, i cui interessi, soprat-tutto economico-militari, sono riconducibili allaNato e all’imperialismo Usa. A questa parte delpotere mondiale non è mai piaciuta la democra-zia italiana sancita dalla Costituzione, scritta, nonbisogna mai dimenticarlo, da circa tre quarti (par-tigiani) dei membri del comitato dei 72. Non vo-glio disprezzare nessuno e lungi da me dalcredere che un evento di qui possa essere mi-gliore di un evento accaduto in altre parti del pia-neta, rifletto solo su una lettura fatta delledifferenti Carte costituzionali dei diversi Paesi eNazioni del mondo. Ebbene, la Carta costituzio-

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nale dell’Italia repubblicana è uno di quei fonda-menti sociali più avanzati al mondo, perfino piùavanzata di quella tanto decantata Carta costitu-zionale statunitense, ancorata ancora a ideali pre-rivoluzionari 1789 in Francia. È doloroso sapereoggi che anche i governi, che si sono succedutiall’odioso regime neofascista berlusconista, con-tinuino sulla stessa strada tracciata dal sig. Ber-lusconi, cioè quella di voler stravolgere gliarticoli fondamentale della Carta. Credo comun-que che si tratti di tentativi, perché il disegno pi-duista, di cui il Berlusconi stesso era albero eradice, non è ancora del tutto andato in porto.Contro questo ennesimo tentativo, per di più pro-posto anche dall’ultimo arrivato sulla poltrona diPalazzo Chigi (Renzi), si è levata alta la voce delpresidente nazionale dell’Anpi, Carlo Smuraglia,il quale ha affermato che cambiare la Costitu-zione oggi in senso autoritario significa tradirequei valori per i quali hanno combattuto controil nazifascismo e sono morti i partigiani.

In questo quadro, qual è, secondo te, il ruolodi un’associazione come l’ANPI?

R. Primo: non far dimenticare quello straordi-nario patrimonio di lotta e di cultura libertaria edemocratica sviluppatosi con la Resistenza. I par-tigiani e le staffette, i patrioti della guerra di Li-berazione, e i tanti, moltissimi, che hannosofferto la dittatura nazifascista con privazioni,sofferenze, carcere e campi di lavoro e di stermi-nio, non possono essere dimenticati sull’abissodell’ignoranza di chi in questo momento dominail mondo.

Secondo: l’Anpi non è un’associaizone di pri-vati cittadini/e dediti all’hobby del contare lestelle (contro cui personalmente non ho nulla daobiettare), ma un’associazione viva nel corpo so-ciale e politico del Paese. Pur essendosi dichia-rata sempre apartitica, l’Anpi che, non bisognadimenticare è stata la prima associazione dellaRepubblica ad essere riconosciuta Ente moraledello Stato (1946), è però un’associazione poli-tica antifascista che interviene su ogni evento cheaccade a proposito degli assetti statutari dell’Ita-lia come, ad esempio, sta facendo in questo mo-mento, difendendo l’integrità della Cartacostituzionale.

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Milano il 28 aprile 1945, si riconoscono i partigiani Cino Moscatelli, con il cappello da alpino, commissario politicodelle Brigate Garibaldi della Valsesia e sulla sua sinistra, Pietro Secchia e Luigi Longo, rispettivamente commissariopolitico e comandante generale delle brigate.

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In occasione del convegno “L’ordine nuovo” di seguito ripubblichiamo una serie di riflessioni giàapparse nel gennaio del 2004 sul numero 21 de La via del comunismo. La volontà di una taleriproposizione, però, non nasce soltanto da una necessità contingente. Infatti, allora come ora, laquestione dello Stato ci si pone dinanzi in tutta la sua irrinunciabile rilevanza; la sua delicatezzasi deduce dal fatto che, spesso e purtroppo volentieri, essa è soggetta a profonde mistificazioni, ainsulsi idealismi e a dannosi revisionismi. Il nostro compito è dunque quello di affrontare la suddettaquestione con l’infallibile lente del materialismo storico e dialettico e con un giusto sguardoscientifico che sappia tener conto della complessità del reale. Come si realizza la transizione dallo Stato borghese a quello socialista della classe operaia? Esoprattutto: come, cioè secondo quale struttura, deve organizzarsi quest’ultimo? La risposta a tali domande ci conduce direttamente verso la definizione di un aspetto d’estremaimportanza, ossia in quale forma deve legittimarsi ed esercitarsi il potere politico della classeoperaia. A tal proposito, tutti i contributi che seguiranno mirano a evidenziare la necessariaorganicità che deve strutturarsi tra i luoghi della produzione e il potere amministrativo, cioè tra lasfera economico-produttiva e quella più strettamente politica. I modi e le forme di quella organicitàsono pienamente riassunti nel noto moto dei compagni sovietici: “Tutto il potere ai soviet!”. ●

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“(…) La democrazia borghese, che fu un poderosoprogresso storico in confronto al Medioevo, rimanesempre – e sotto il capitalismo non può non rimanere-strettamente limitata, monca, falsa, ipocrita, un paradisoper i ricchi, una trappola e una frode per gli sfruttati, ipoveri. (…)

Prendete le leggi fondamentali degli stati moderni, iloro apparati governativi, prendete la libertà di riunioneo di stampa, la “eguaglianza dei cittadini davanti allalegge”, e vi troverete ad ogni passo l’ipocrisia della de-mocrazia borghese, ben nota ad ogni operaio onesto ecosciente. Non vi è uno Stato, anche il più democratico,in cui nella Costituzione non vi siano della scappatoie odelle clausole che assicurano alla borghesia la possibilitàdi procedere manu militari contro gli operai, di dichia-rare lo stato di assedio, ecc. “in caso di perturbazionedell’ordine pubblico”, in realtà in caso di “perturba-zione” da parte della classe sfruttata del suo stato dischiavitù o di suoi tentativi di comportarsi non comeuna classe schiava. (…) Nel più democratico stato bor-ghese le masse oppresse urtano ad ogni passo contro lapiù stridente contraddizione tra uguaglianza formale,proclamata della democrazia dei capitalisti, e le infiniterestrizioni e complicazioni reali, che fanno dei proletaridegli schiavi salariati.

Appunto questa contraddizione apre gli occhi allemasse sulla putrescenza, la menzogna e l’ipocrisia delcapitalismo. Appunto questa contraddizione che gli agi-tatori e i propagandisti del socialismo rivelano alle

masse, per prepararle alla rivoluzione. (…)La democrazia proletaria, una forma della quale è il

potere dei Soviet, ha dato appunto alla stragrande mag-gioranza della popolazione, agli sfruttati e ai lavoratori,uno sviluppo e una estensione della democrazia finoramai visti al mondo. (…)

Si prenda la politica estera. Non in un solo paese, ancheil più democratico, essa è

condotta pubblicamente. Ovunque, inganno dellemasse;(…) Il potere dei Soviet ha

strappato rivoluzionariamente dalla politica estera ilmanto del segreto. (…)

Nella democrazia borghese, i capitalisti con mille rag-giri, tanto più abili ed efficaci

quanto più è sviluppata la democrazia “pura”, respin-gono le masse dalla partecipazione al governo delloStato. Il potere dei Soviet, primo del mondo chiama lemasse, appunto le masse sfruttate, a partecipare al go-verno dello Stato. L’accesso al parlamento borghese(che mai nella democrazia borghese decide delle que-stioni più importanti: esse vengono decise dalla Borsa,dalle banche) è sbarrato alle masse lavoratrici da milleostacoli, e i lavoratori sanno e sentono, vedono e intui-scono perfettamente che il parlamento borghese èun’istituzione a loro estranea, un’arme per l’oppressionedei proletari da parte della borghesia, un’istituzione de-bella classe nemica, della minoranza sfruttatrice.

I Soviet sono l’organizzazione diretta degli stessi la-voratori e delle masse sfruttate,

DEMOCRAZIA BORGHESE EDEMOCRAZIA PROLETARIA

Il 21 gennaio ricorre l’ottantesimo anno della scomparsa di Lenin. Il Comitato marxista-leninista d’Italiaintende ricordare il maestro del socialismo scientifico pubblicando un suo importante scritto:“demo-

crazia borghese e democrazia socialista”. In questa fase storica dominata dal capitale finanziario checerca di mantenere il suo dominio distruggendo la sovranità degli stati attraverso le guerre imperialistee le campagne mediatiche di voler “esportare la democrazia anche con la forza in tutto il mondo” questoscritto di Lenin appare un’attuale analisi di classe della vera democrazia. ●

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29 Giugno Gramsci

alle quali facilita la possibilità di organizzare esse stesselo Stato e di governarlo

in tutti i modi possibili. Precisamente l’avanguardiadei lavoratori e degli sfruttati, il proletariato urbano, hain questo sistema il vantaggio di essere meglio raggrup-pato

nelle grandi aziende; per esso è più facile eleggere econtrollare le elezioni. L’organizzazione sovietica faci-lita automaticamente l’unione di tutti i lavoratori e gli

sfruttati attorno alla loro avanguardia, il proletariato.L’antico apparato borghese: la

burocrazia, i privilegi che danno ricchezza, la culturaborghese, le aderenze, e così via (questi privilegi realiassumono aspetti tanto più vari quanto più è sviluppatala democrazia borghese), tutto ciò scompare nell’orga-nizzazione sovietica. (…)

La democrazia proletaria è mille volte più democraticadi qualsiasi democrazia borghese; il potere dei Soviet èmille volte più democratico della più democratica re-pubblica borghese.”

QUALE DEMOCRAZIA

Dal 21 al 23 novembre 2003 a Napoli si è svolto un importante convegno sul tema “I problemidella transizione al socialismo nell’Urss” organizzato dal Centro culturale La Città del Sole.

Nei 3 giorni si sono susseguiti diversi interventi di singoli studiosi e di diverse organizzazioni co-muniste. Qui di seguito pubblichiamo l’intervento del Comitato marxista-leninista d’Italia. ●

Quando il 4 luglio 1918 si aprì il V Congresso dei So-viet, l’atmosfera era tesa. Nonostante la giovane età, laRepubblica Socialista Sovietica aveva già assestato po-tenti colpi al sistema capitalistico-feudale della societàzarista: fu spezzato il vecchio apparato statale borghese,fu abolito ogni privilegio, fu distrutto il sistema d’op-pressione nazionale ed emanati i decreti sulla terra, lagrande industria e le banche.

Tuttavia l’importanza del V Congresso dei Soviet ri-siedette nel fatto che esso approvò la prima CostituzioneSovietica.

Nella Commissione di redazione della Costituzioneparteciparono tra gli altri: Sverdlov (Presidente), Stalin(esperto sulla questione nazionale), Bucharin e Pokrov-skij (intellettuali del partito), Steklov (direttore della Iz-vestija) e rappresentanti dei Commissariati degli Interni,della Giustizia, delle Nazionalità, della Guerra e del-l’Economia Nazionale.

Va da sé che la contrapposizione tra i menscevichi e ibolscevichi, già da tempo manifestatasi nelle questionipiù essenziali, non poteva non riflettersi all’interno della

Commissione e dell’Assemblea costituente.I menscevichi sostenvano la distinzione tra i Soviet

economici (dei luoghi di lavoro, che dovevano preoc-cuparsi dei soli problemi della produzione) e i Sovietpolitici (territoriali che dovevano occuparsi dei problemidello Stato e della società), concepiti come nuovi parla-menti per neoburocrati. I bolscevichi, invece, erano peruna funzione organica dei Soviet, con alla base quellidei luoghi di lavoro e per eliminare la separazione tra ilsistema produttivo e quello amministrativo (politico esociale), tipica delle società dello sfruttamento. I bolsce-vichi, in oltre, sostennero che gli elementi più compro-messi delle vecchie classi sfruttatrici venissero privatidel diritto di voto e insistettero, soprattutto, nel sancireforme di controllo dal basso. In questa tumultuosa realtàe di grandi sommovimenti in cuiclassi, partiti ed istitu-zioni erano sottoposti a rapide trasformazioni, anche lagiovane Costituzione sembrava avere un carattere prov-visorio.

La nuova Costituzione, dunque, doveva necessaria-mente riflettere questa inedita e complessa realtà e non

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30 Giugno Gramsci

poteva non sancire quelle forme di governo che s’eranovenute creando e stabilendo nel corso e dopo la Rivo-luzione d’Ottobre.

La Costituzione sovietica del 1918 codificò l’architet-tura fondamentale del primo Stato dei lavoratori (art.8),e indicò nel proletariato la classe egemone per dirigerela transizione dal capitalismo al socialismo e dal socia-lismo al comunismo. (appendice “La Costituzione So-vietica del 1918 1924”)

Con la rivoluzione d’Ottobre il proletariato russo im-possessandosi del potere statale chiarì definitivamentela questione di chi doveva dirigere il processo di trasfor-mazione dal sistema capitalista al sistema socialista. Perla prima volta nella storiamillenaria della societàumana le classi lavoratricisubalterne presero il poterepolitico guidando diretta-mente lo Stato per instau-rare il loro dominio. Lasocietà

socialista costituì la più ra-dicale rottura con la prece-dente teoria e struttura delloStato borghese. Infatti loStato socialista non avendocome base il mercato e conciò l’amministrazione degliinteressi capitalistici, si con-figurava come lo Stato della maggioranza della popo-lazione e cioè come Stato proletario. (appendice ”Laconcezione creativa marxista-leninista dello Stato”)

Per tutto il periodo dell’esistenza dell’Urss e ancora atutt’oggi, gli attacchi contro il movimento operaio sonostati diretti contro il potere dei Soviet che scaturì dallaRivoluzione d’Ottobre. Per comprendere meglio l’espe-rienza storica della prima fase della dittatura del prole-tariato in Urss, il metodo più giusto di analisi è quellodella divisione in fasi.

La prima fase che va dal 1917 al 1928 è la fase delpassaggio dal capitalismo al socialismo. Questi furonogli anni in cui il potere della classe operaia, guidato dalsuo Partito comunista, realizzò la transizione al sociali-

smo e preparò le condizioni per la modernizzazioneeconomica e politica dell’Urss.

La seconda fase che va dal 1928 ai primi anni ‘50 è lafase della costruzione del socialismo.

Questa fase di costruzione del socialismo permiseun’impetuosa industrializzazione

del paese. Queste enormi trasformazioni economichee sociali si ebbero in forza dell’egemonia ideale, politicae organizzativa che in quel periodo esercitava la classeoperaia. Durante le fasi successive, in cui l’egemoniadella classe operaia, anno dopo anno, andava affievo-lendosi si affermarono, dapprima le fasi di stagnazionee successivamente veri e propri arretramenti economici

e politici che condusserol’Urss allo sgretolamento.Uno dei primi decreti del

governo provvisorio ope-raio e contadino, il 14 no-vembre 1917, ful’istituzione del controllodegli operai nella fabbrica“per garantire il regolaresvolgimento dell’economiapopolare in tutte le aziendeindustriali, commerciali,bancarie, navali e dei tra-sporti”. In questo modo sirealizzò quella che era laparola d’ordine dei bolsce-

vichi prima e durante la rivoluzione,“tutto il potere aiSoviet!”

La classe operaia dopo la rivoluzione procedette, at-traverso un’aspra lotta contro la borghesia capitalista,alla collettivizzazione delle ricchezze naturali e deimezzi di produzione. Per conseguire questo obiettivooccorreva un organizzazione che consentisse alle classilavoratrici di esercitare la loro dittatura di classe. Taleorganizzazione fu il Soviet. Nei Soviet i lavoratori tro-varono lo strumento per la diretta gestione delle attivitàeconomiche, politiche e sociali. Attraverso i Soviet il75-80% dei lavoratori partecipavano all’elaborazionedei Piani quinquennali, esercitando direttamente la di-rezione sui processi produttivi.

A questa proprietà privata moderna cor-risponde lo Stato moderno, che attra-verso le imposte è stato a poco a pococomperato dai detentori della proprietàprivata, che attraverso il sistema del de-bito pubblico è caduto interamente nelleloro mani, e la cui esistenza ha finito coldipendere del tutto, nell'ascesa e nella ca-duta dei titoli di Stato, dal credito com-merciale che gli assegnano i detentoridella proprietà privata, i borghesi.

Karl Marx

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31 Giugno Gramsci

Il prodotto del lavoro cessava così di essere estraneoal produttore, in quanto il lavoratore era a conoscenzadi tutte le fasi della sua produzione che andava ad inse-rirsi nel più generale processo produttivo di tutti gli altriprodotti e quindi nella produzione dell’intera ricchezzasociale nazionale.

In forza di questo potere istituzionale il proletariato so-vietico ha esercitato la sua dittatura, consentendo al-l’Urss di diventare una potenza economica e militaremondiale, dimostrando concretamente al proletariatointernazionale che il modello dei Soviet era la forma piùalta della libertà e della democrazia.

Nei primi 10 anni del potere dei Soviet si costruironole condizioni per lo sviluppo dell’Urss. Questo primodecennio fu segnato da una serie di fasi economiche checonsentirono il passaggio dal capitalismo al socialismo.Si iniziò con il comunismo di guerra, basato sulla pre-stazione obbligatoria del lavoro, sul prelevamento delleeccedenze di grano e il divieto del commercio. Succes-sivamente si passò alla Nep, che doveva servire al ri-lancio della produzione e alla ricostruzione, basatasull’alleanza tra la classe operaia e i contadini, fino adarrivare alla pianificazione economica attraverso i Pianiquinquennali che consentirono all’Urss, di diventare unpaese industriale e di realizzare la piena affermazionedei rapporti di produzione socialisti.

Il secondo decennio postrivoluzionario, in cui si avan-zava verso la costruzione del socialismo, fu caratteriz-zato dalla scelta strategica della grandeindustrializzazione, che coincise con il 1° Piano quin-quennale 1928-1932, alla fine del quale si ebbe un au-mento della produzione del 118%. Tra il 1927 e il 1937vennero costruire 350 nuove città, che dovevano ospi-tare la nuova classe operaia che passò da 10 milioni 350mila del ‘27 a 26 milioni nel ‘36. Dal 1928 al 1940 fu-rono assunti circa 1 milione e 500 mila operai ogni anno.Lo sviluppo delle forze produttive fu così imponenteche la produzione industriale, dal 1913 al 1938, subì unincremento del 908% .

Negli anni ’30 il flusso finanziario sovietico era direttoprincipalmente verso la produzione dei mezzi di pro-duzione attraverso l’industria estrattiva e l’industria dibase. La priorità data all’industria pesante non era data

per principio teorico, derivatodalla teoria della produzione allargata, ma dal fatto che

esso era la condizione fondamentale per costruire uneconomia indipendente, fondata su solide basi econo-miche. Il reddito nazionale dell’Urss passò da 35 mi-liardi rubli del 1930 a 50 miliardi di rubli nel 1935. Tuttoquesto permise di aumentare i salari e gli stipendi e diridurre la giornata lavorativa a 7 ore.

In quegli anni la classe operaia realizzò opere impo-nenti in tutti i settori della società, con l’entusiasmo e laconsapevolezza che non lavoravano solo per il salario,ma consci di operare alla costruzione di una società giu-sta nel proprio interesse e nell’interesse di tutto il prole-tariato russo e mondiale.

Nel 1950 la produzione crebbe del 73% rispetto aprima della guerra e gli operai erano diventati 38 milionie 900 mila unità. In questo periodo ci fu un consolida-mento economico e un ulteriore avanzamento. Dal 1913al 1956, il reddito per abitante in Urss aumentò di 13volte e la produzione industriale sempre per abitante au-mentò di 21 volte, di 47 volte aumentarono i mezzi diproduzione e di 8,2 volte i beni di consumo. Dall’ottavopiano quinquennale (1966-1970) la produzione iniziòun lento declino, ci fu un aumento del 47% e si mani-festarono le prime disuguaglianze sociali, fino al arrivareal decimo piano quinquennale (1976-1980) in cui si rag-giunse i minimi storici con un aumento annuo della pro-duzione di appena l’1,8%.

Questi dati dimostrano l’impetuoso sviluppo econo-mico e sociale che fu realizzato in Urss quando vi eraeffettivamente l’egemonia ideale, politica e organizza-tiva della classe operaia. Al contrario, quando negli anni’60 la politica revisionista “delle riforme” attuata dalgruppo dirigente sovietico, impedì al proletariato di eser-citare la sua egemonia, introducendo nelle successiveCostituzioni concetti di democrazia borghese e incampo economico elementi delle leggi economiche ca-pitalistiche, l’Urss si avviò verso un lento e inesorabiledeclino che la condusse agonizzante alla dissoluzione.Quando agli inizi degli anni ’90 la restaurazione capi-talista ha distrutto l’Urss la classe operaia ha assistitopassivamente, in quanto emarginata dal suo ruolo diri-gente nei Soviet, dove erano riapparsi tutti i riti e i con-

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32 Giugno Gramsci

tenuti della democrazia rappresentativa parlamentareborghese. In ogni caso, la lotta per la transizione dal ca-pitalismo al socialismo e dal socialismo al comunismoè ancora attuale poiché intatte sono rimaste le contrad-dizioni di fondo del capitalismo e della società divisa inclassi. Contraddizioni che la globalizzazione ha reso piùestese e profonde come dimostrano i dati economicidegli ultimi decenni delle principali aree capitalistichemondiali: quella statunitense, quella europea e quellanipponica. Esse alternano periodi di stagnazione a pe-riodi di recessione, interrotti nel recente passato, da breviperiodi di ripresa dovuti principalmente ai benefici de-rivati, soprattutto per gli Usa, dalla distruzione dell’Urss,della Jugoslavia e degli altri paesi socialisti europei.

Attraverso la diretta gestione del potere governativo edell’apparato statale borghese i settori più parassitari emilitaristi, come il gruppo Bush negli Usa e il gruppoBerlusconi in Italia, la dittatura della borghesia finan-ziaria ha sprofondato in una crescente recessione l’interosistema mondiale del capitalismo. In questo stesso pe-riodo la Repubblica Popolare Cinese ha registratoenormi tassi di sviluppo della sua economia.

Nella stessa situazione si venne a trovare l’Urss neglianni ’30 quando le ondate della più grande crisi econo-mica del novecento (crisi del’29) del sistema capitali-stico s’infransero alle sue frontiere per via del suoenorme sviluppo industriale e agricolo. Lo sviluppo del-l’economia socialista in Urss, in contrapposizione conla crisi nella quale versava il sistema capitalista, indussebuona parte dei paesi occidentali a sperimentare formedi intervento pubblico in alcuni decisivi settori econo-mici, come avvenne in Italia nel 1933 con la costitu-zione dell’Iri.

Gli altri paesi socialisti, quali il Vietnam, la Corea delNord, il Laos e Cuba (appendice “Lo Stato e la demo-crazia socialista a Cuba”), hanno anch’essi resistito allarestaurazione imperialista, pur avendo dovuto subire icontraccolpi della distruzione dell’Urss e principalmentele conseguenze degli embarghi dell’imperialismo Usa.

In definitiva, i suffragi popolari, assemblee di base pervotare candidati direttamente conosciuti, sono l’animadi classe della democrazia partecipativa dello Stato so-cialista, organizzato per affermare l’egemonia dei lavo-

ratori e per superare la divisione in classi della società.I suffragi universali, consultazioni generali per votare

candidati mediaticamente ammiccati, sono l’anima in-terclassista della democrazia borghese rappresentativadello Stato capitalista, organizzato per imporre il domi-nio degli sfruttatori e per perpetuare la divisione in classidella società.

In queste due diverse strutture di potere politico e sta-tale sta la diversità della democrazia. Da un lato c’è lademocrazia formale della borghesia, dove non esistenessun rapporto tra il lavoratore e il potere, che vienegestito o da un comitato d’affari per conto della borghe-sia o come in questo momento avviene in Italia e negliUsa direttamente dai capitalisti. Dall’altro versante,come la storia del socialismo ci ha dimostrato, vi è lademocrazia sostanziale del proletariato, in cui i lavora-tori sono loro stessi fautori dei processi economici po-litici e sociali.

Questo breve e sommario sforzo di analisi dell’archi-tettura istituzionale dei primi decenni dell’Urss, a nostroavviso, suggerisce uno sviluppo di classe della basestrutturale dello Stato socialista.

Le costituzioni sovietiche del 1918 e del 1924 pon-gono alla base dello Stato quasi la stessa struttura terri-toriale della società zarista, tipica dell’assettosocio-economico fondato sulla coltivazione agricola(villaggio, comune e mandamento). D’altra parte nonpoteva essere diversamente, considerato lo scarso svi-luppo della produzione industriale e la presenza margi-nale della classe operaia nella Russia feudale di queglianni. Ciò non toglie, comunque, che man mano gli as-setti socio-economici evolvevano (nell’ultima Urss sicontavano oltre 1700 città-fabbrica, costruite presso igrandi complessi industriali), il permanere di una baseterritoriale della struttura istituzionale dello Stato, abbia,senza meno, costituito un freno nella lotta per la transi-zione.

Il livello di sviluppo delle forze produttive e l’esten-sione della moderna produzione industriale dei beni edei servizi, della società contemporanea, suggerisconouno sviluppo di classe degli anelli istituzionali di basedello Stato socialista centrati sui distretti produttivi.

In conclusione, per ridare vigore alla lotta per la presa

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33 Giugno Gramsci

del potere politico e per la transizione al socialismo e alcomunismo, occorre disegnare uno Stato distrettualedei lavoratori, come sviluppo creativo di classe delloStato territoriale “degli operai, dei soldati e dei conta-dini”. Il parassitismo delle borghesie finanziarie e deivertici burocratici ha spento definitivamente ogni purminima funzione regolatrice del vecchio Stato territo-riale, divenuto anch’esso strumento di regressione e rea-zione. A fronte di ciò, soprattutto nelle societàcapitalistiche europee, abbiamo un vasto sviluppo dellaproduzione industriale e della ricerca sempre più inter-connesse e reticolari che hanno internazionalizzato ilpanorama socioeconomico dei paesi del continente.

Per sciogliere il nodo regressivo e liberare le nuoveenergie, occorre che lo Stato venga incentrato sulla prin-cipale classe produttiva della ricchezza sociale.

Il Cmld’I ritiene che la lotta dei lavoratori debba mirarealla presa del potere politico per edificare uno Stato so-cialista centrato sul lavoro. A tal proposito vogliamo ri-cordare cosa scriveva Antonio Gramsci sullo Statoproletario: “Poiché lo Stato operaio è un momento delprocesso di sviluppo della società umana che tende aidentificare i rapporti della sua convivenza politica coirapporti tecnici della produzione industriale, lo Statooperaio non si fonda su circoscrizioni territoriali, masulle formazioni organiche della produzione: le fabbri-che, i cantieri, gli arsenali, le miniere, le fattorie.” Glianelli di base dell’architettura istituzionale del nuovoStato socialista dovranno essere disegnati attorno ai piùsignificativi luoghi di lavoro e di studio (fabbriche me-diograndi, reticoli produttivi e terziari, grandi distribu-zioni,ospedali, scuole, università) comprendenti irispettivi indotti, che vanno a formare i distretti territo-riali con specifiche vocazioni storico culturali.

Lo Stato socialista organico ai Consigli dei lavoratoriesprime la compiuta egemonia della classe operaia du-rante la transizione (dittatura democratica del proleta-riato) dalla società divisa in classi, capitalista e socialista,alla società comunista senza classi.

La superiorità dello Stato socialista su quello capitalistanon risiede nella fusione tra il capitale pubblico e quelloprivato, come pensavano i goffi fondatori dell’Iri, manel potere dei lavoratori e nell’organica sinergia che esi-

ste tra produzione e società. Contrariamente a quantoavviene attualmente, dove il dominio della borghesia fi-nanziaria ha approfondito definitivamente la divisionetra sistema produttivo e sistema politico amministrativo.

Nessuna spettacolarità mediatico-democratica potràmai accorciare la distanza che esiste tra Bush (eletto conl’8,6% degli aventi diritto al voto, con i giudici compia-centi e con una partecipazione popolare insignificante)e i lavoratori americani. Così come nessuna forza potràincrinare l’unità che esiste tra Fidel Castro (eletto con ilmassimo dei consensi e con una partecipazione al votoquasi totale) e i lavoratori cubani.

L’imperialismo e il revisionismo sono riusciti ad al-lontanare i lavoratori sovietici dallo Stato socialista, finoa farlo crollare, in quanto, per limiti storici ed altre cause,le sue istituzioni non erano organiche ai Consigli dei la-voratori.

In realtà, contrariamente alle menzogne dei penniven-doli e dei linguivendoli del capitale, la storia del XX se-colo, successiva alla rivoluzione d’Ottobre, insegna cheesistono oggi due tipi di democrazia.

Nelle società capitaliste, quanto più lo Stato è organicoalla borghesia finanziaria, tanto più la sua democrazia èdittatoriale, cioè concede la massima libertà ai capitalistie attua la massima oppressione dei lavoratori. Nelle so-cietà socialiste, quanto più lo Stato è organico ai Consiglidei lavoratori, tanto più la sua dittatura è democratica,cioè concede la massima libertà al popolo e adotta lamassima repressione verso i rigurgiti e le tendenze ca-pitaliste.

La democrazia capitalista è tanto più reazionaria,quanto più è mediatica, verticistica, maggioritaria, bi-polare e presidenziale. La democrazia socialista è tantopiù rivoluzionaria, quanto più è partecipativa, di base,unitaria e collegiale.

Tuttavia, la lotta per una democrazia meno mediatica,meno verticistica e più collegiale, la lotta per la difesadelle libertà democratiche e contro la fascistizzazione,la lotta per la salvaguardia della pace e contro il milita-rismo imperialista, sono tutti aspetti importanti e pas-saggi obbligati per la più generale lotta rivoluzionariadi massa e l’instaurazione del potere dei lavoratori edella loro “democrazia partecipativa“.

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34 Giugno Gramsci

LA COSTITUZIONE SOVIETICADEL 1918 E DEL 1924

Nella Costituzione della Repubblica Socia-lista Federativa Sovietica Russa del 1918 conchiarezza nell’articolo 1 si dichiarava: “LaRussia viene dichiarata Repubblica dei Sovietdei deputati degli operai, dei soldati e dei con-tadini. Tutto il potere, centrale e locale, ap-partiene a questi Soviet”. Nell'articolo 2 siaggiungeva: “La Repubblica Sovietica Russaviene costituita come federazione di repubbli-che sovietiche nazionali sulla base di una li-bera unione di nazioni libere”. Ancoranell’articolo 9 si precisava che: “Il compitofondamentale della Costituzione della Repub-blica socialista federativa sovietica Russa- de-stinata al periodo transitorio attualeconsistenell’instaurazione della dittatura del proleta-riato delle città e delle campagne e dei conta-dini poveri, sotto forma di un forte poteresovietico panrusso, al fine di schiacciare to-talmente la borghesia, di eliminare lo sfrutta-mento dell’uomo da parte dell’uomo e diinsediare il socialismo, nel quale non vi sa-ranno né divisione in classi né potere statale”.

La struttura governativa dello Stato operaio-contadino si fondava su un organico e siner-gico sistema di Soviet, basato sulla elezione asuffragio diretto e palese dei delegati, diretta-mente dai luoghi di lavoro. Le assemblee dibase, dei quartieri delle città superiori ai10.000 abitanti e dei villaggi di campagnaeleggevano direttamente i delegati ai Sovietdel primo livello. I Soviet di base eleggevanoal proprio interno i delegati ai Soviet del se-condo livello, al governatorato o circondario.I Soviet del secondo livello, al proprio internoeleggevano i delegati al terzo livello regionale(art.53). I Soviet del terzo livello eleggevanoal proprio interno i delegati al Soviet nazio-

nale (art.25, nota II).Il Soviet Supremo si riuniva due volte

l’anno. La prima volta per l’insediamento,all’inizio dell’anno per stabilire i piani di la-voro e la pianificazione per l’anno che ini-ziava e una seconda volta a metà anno perverificare l’attuazione e le eventuali nuove de-liberazioni. Nel frattempo la direzione era af-fidata al Comitato Esecutivo Centrale.

Il Soviet Supremo era composto da migliaiadi membri e restava in seduta anche 8-10

giorni. Assolti i compiti di direzione tutti isuoi membri, fatta eccezioni per un numero ri-stretto ai quali il Soviet Supremo affidaval’esecuzione delle deliberazioni, gli altri mem-bri tornavano a svolgere il loro lavoro.

La Costituzione del 1918 sanciva, altresì, ildiritto di revoca di ciascun deputato da partedegli elettori (art.78), esercitando il quale,ogni eletto, sia pure ricoprendo la massima ca-rica dello Stato veniva a decadere. Un altroaspetto importante di questa Costituzione con-sisteva nell’aver abolito ogni carica decisio-nale di tipo personale, quali Presidente, Primoministro ecc, prevedendo, come organismiapicali del potere organi collegiali, quali il Co-mitato Esecutivo e il Presidium del Comitatoesecutivo (art.28), il Consiglio dei Commis-sari del popolo (art.35) e il Collegio (art.44).

Un ulteriore assetto istituzionale, dovuto allosviluppo della lotta di classe che consentì alproletariato di altri stati di confederarsi con ilproletariato russo, avvenne con la Costitu-zione del 1923, che fu definitivamente appro-vata dal 2° Congresso dei Soviet dell’Urss il31 gennaio 1924 a Mosca, divenuta, nel frat-tempo, capitale dell’Unione Sovietica. In quelmomento l’Urss era formata della Russia, dal-l’Ucraina, dalla Bielorussia e dalla Transau-casia, quest’ultima sorta dall’unionedell’Arzebaigian, dall’Armenia e dalla Geor-

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35 Giugno Gramsci

gia nel 1925 si confederarono anche il Tur-kmenistan e l’Uzbechistan.

La Costituzione sovietica del ’24 si ponevacome patto fra tutti gli esistenti e i futuri statisocialisti del mondo, in contrapposizione allaminaccia di nuovi attacchi rappresentata dal-l’accerchiamento imperialista. Nella ParteI° si fissavano i principi ispiratori per i qualiil proletariato di questi stati si univano nellafederazione sovietica: “per la fiducia reci-proca e la pace, la libertà nazionale e l’ugua-glianza, la pacifica convivenza e la fraternacollaborazione dei popoli”.

Per il sistema istituzionale dell’Urss, la Co-stituzione del ’24 recepiva integralmente ciòche era già stabilito in quella del ’18. NellaCostituzione del ’24 il Soviet dell’Urss venivaeletto dai Soviet regionali delle Repubblichefederate. Da tutto ciò si evince che il sistemapolitico sovietico era un sistema organico e si-nergico tra tutti i poteri dello Stato, in quantotutte le funzioni statali erano concentrate, a se-conda del proprio livello, nei Soviet. Ognicomponente dei Soviet superiori rimaneva le-gato a quelli inferiori.

LA CREATIVA CONCEZIONEMARXISTA-LENINISTA DELLO STATO

La questione dello Stato, definita da Lenin “laquestione delle questioni”, è sempre stato, peril pensiero marxista, un problema centrale enon soltanto perché essa è in sé complicata edifficile, ma perché è stata così tanto imbro-gliata dagli scrittori e filosofi borghesi mo-derni, da rendere difficile ogni tentativo disbrogliarne la matassa.Nessuna altra questione, forse, è stata così pre-meditatamente confusa poiché essa costituisceancora oggi una grande discriminante tra la vi-sione marxista e quella riformista e opportu-

nista della lotta politica.Appunto per ciò la concezione marxista delloStato è stata volutamente confusa perché ledegli interessi delle classi dominanti più di qual-siasi altra questione.“La dottrina dello Stato - dice Lenin - serve digiustificazione ai privilegi sociali, di giustifi-cazione all’esistenza dello sfruttamento, digiustificazione all’esistenza del capitalismo;ecco perché è un errore attendersi l’imparzia-lità in questa questione e credere che personele quali hanno la pretesa di averla studiatascientificamente possano offrirvi in propositoil punto di vista della scienza pura”.(Lenin:“Marx- Engels-marxismo”)Una delle mistificazioni più grandi sulla na-tura dello Stato è quella che afferma che essoè un qualcosa di soprannaturale, che è unacerta forza che ha fatto vivere l’umanità e lacui provenienza è di natura divina.“Lo Stato - dice Engels, traendo le conclusionidalla sua analisi storica - non è affatto unaforza imposta dal di fuori alla società. Né,come pretende Hegel “la realtà dell’Idea mo-rale”, “l’immagine e la realtà della ragione”.Lo Stato è un prodotto della società a una certatappa del suo sviluppo; lo Stato costituisce laconfessione che questa società si è irretita inuna contraddizione insanabile con sé stessa,che è venuta a trovarsi divisa da antagonismiinconciliabili di cui non può liberarsi. Ma per-ché questi antagonismi, queste classi con in-teressi economici contraddittori, non sidivorino l’un l’altro e non divorino in una ste-rile lotta l’intera società, s’è resa necessariauna forza, in apparenza al di sopra della so-cietà, incaricata di moderare il conflitto, dimantenerlo nei limiti dell’”ordine”. Questaforza, uscita dalla società ma che si pone al disopra di essa e se ne allontana sempre più, èlo Stato”.(F. Engels: “L’origine delle famiglia,

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36 Giugno Gramsci

della proprietà privata e dello Stato”).In L’evoluzione del socialismo dall’utopiaalla scienza, Engels con chiarezza aggiunge“Lo Stato moderno non è altro che l’organiz-zazione che la società borghese si dà per man-tenere le condizioni esterne generali del mododi produzione capitalistico di fronte agli attac-chi sia degli operai che dei singoli capitalisti.Lo Stato moderno qualunque ne sia la forma,è una macchina essenzialmente capitalistica,uno Stato dei capitalisti, il capitalista collet-tivo ideale.”E Lenin aggiunge: “Lo Stato appare là, nelmomento e in quanto, dove, quando e nellamisura in cui gli an-tagonismi di classenon possono essereoggettivamente con-ciliati. E, per con-verso, l’esistenzadello Stato prova chegli antagonismi diclasse sono inconci-l i a b i l i ” . ( L e n i n :“Stato e rivolu-zione”)Sulla questione delnuovo Stato sociali-sta, nel 1924 in Prin-cipi del leninismo-ladittatura del proletariato-, Stalin così si espri-meva: “Il potere sovietico, riunendo il poterelegislativo e il potere esecutivo in una sola or-ganizzazione statale e sostituendo alle circo-scrizioni elettorali le unità produttive, leofficine e le fabbriche, collega in maniera di-retta gli operai e le masse lavoratrici agli ap-parati amministrativi dello Stato, insegnandoloro a governare il paese.”Gramsci, dopo l’assimilazione dell’esperienzadella Rivoluzione d’Ottobre e del pensiero ri-

voluzionario di Lenin, individua nei Consiglidi fabbrica gli elementi portanti del nuovoStato operaio italiano in contrasto violento siacon il sindacato che con il Partito socialista deltempo.Nel suo articolo “ Sindacato e Consigli”, ap-parso su “ L’Ordine Nuovo” dell’11 ottobre1919, egli afferma che “Il Consiglio di fab-brica è il modello dello Stato proletario. Tuttii problemi che sono inerenti all’organizza-zione dello Stato proletario sono inerenti al-l’organizzazione del Consiglio”.In un articolo successivo del 17 luglio 1920dal titolo “ I gruppi comunisti “, la riflessione

di Gramsci s’incentrasulle due diverseforme di organizza-zione: quelle che na-scono e si sviluppanosul terreno della de-mocrazia borghese equelle che dovrannoessere l’ossatura por-tante dello Stato ope-raio. Egli dice .”nelperiodo storico domi-nato dalla classe bor-ghese, tutte le formedi associazione(anche quelle che la

classe operaia ha costituito per sostenere lesue lotte), in quanto nascono e si sviluppanosul terreno della democrazia liberale, non pos-sono che essere inerenti al sistema borghese ealla struttura capitalistica; esse pertanto, comesono nate e si sono sviluppate col nascere e losvilupparsi del capitalismo, così decadono esi corrompono col decadere e col corrompersidel sistema in cui si trovano incorporate”.La forma più diffusa che si è storicamente svi-luppata su questo terreno della democrazia li-

Non essendo lo Stato altro che un’istitu-zione temporanea di cui ci si deve servirenella lotta, nella rivoluzione, per schiac-ciare con la forza i propri nemici, parlaredi uno Stato popolare libero è pura assur-dità: finchè il proletariato ha ancora biso-gno dello Stato, ne ha bisogno nonnell’interesse della libertà, ma nell’interessedello schiacciamento dei suoi avversari, equando diventa possibile parlare di libertà,allora lo Stato come tale cessa di esistere.

Friedrich Engels

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37 Giugno Gramsci

berale è per Gramsci l’assemblea generale deisoci. Essa “si dà un ufficio esecutivo di fiduciadella maggioranza e un ufficio di probiviri.[…]. Questa forma, che è propria di tutte leassociazioni nate come sviluppo della demo-crazia politica borghese, esprime la sostanzastorica che vivifica le associazioni stesse: lavolontà di conquistare la maggioranza nelleassemblee popolari (Consigli comunali e pro-vinciali, Camera dei deputati) e di conquistarequesta maggioranza col metodo che è propriodella democrazia: sciorinando ai corpi eletto-rali (e giurando di attuarli a ogni costo) pro-grammi tanto generici quanto farraginosi”.Di converso, Gramsci, vede invece nel “Con-siglio di fabbrica l’unica istituzione proletariache, nascendo laddove appunto non sussistonoi rapporti politici di cittadino a cittadino, lad-dove appunto non esiste libertà e democraziaper la classe operaia, ma esistono solo nellaloro più arida crudezza i rapporti economicidi sfruttatore a sfruttato, di oppressore a op-presso, rappresenta il perenne sforzo di libe-razione che la classe operaia compie da sestessa, coi suoi propri mezzi e sistemi, per finiche non possono non essere suoi specifici,senza intermediari, senza delegazioni di po-tere a funzionari e a politicanti di carriera”.Tuttavia vi sono periodi in cui le classi in lottaraggiungono un equilibrio di forze tali che ilpotere statale acquista una certa indipendenzamomentanea di fronte a queste classi e apparecome una specie di arbitro fra di esse.E’ in questo momento che si crea il terreno fa-vorevole sul quale poi sorgono teorie mistifi-canti e revisioniste sullo Stato, tendenti anascondere il suo carattere di classe. Secondoqueste concezioni per il solo fatto che lo Statodia “ordine” legale alla società e moderi ilconflitto tra le classi, non è più lo strumentodel dominio di classe, ma della conciliazione

delle classi, un istituto - dice ad esempio la tra-dizionale concezione politica cattolica - del-l’interclassismo.Dello stesso avviso sono i vari riformisti iquali affermano, prendendo spunto dal-l’enorme sviluppo delle forze produttive, lanecessità della presenza dello Stato come me-diatore e regolatore dell’economia e come ga-rante di tutta una serie di bisogni nuovi,dall’istruzione alla sanità, dalla ricerca scien-tifica alle pensioni.Ne è un esempio il tentativo di svuotare delcontenuto rivoluzionario il pensiero di Gram-sci fatto da Luciano Gruppi nel suo volume“Socialismo e democrazia”, Edizioni del Ca-lendario 1969, quando dice: “Si giunge cosìalla visione gramsciana dello Stato : lo Statoè l’organizzazione della egemonia di unaclasse sulla società”.Si tratta di una vera e propria falsificazione re-visionista della concezione di Gramsci ten-dente ad accreditargli una visione dello Statonon come strumento di oppressione di classe,ma come organo di conciliazione di classe ocome “Stato di tutto il popolo”.E’ proprio sulla concezione dello Stato si è in-serita l’opera disgregatrice del revisionismokruscioviano che è riuscita a trasformare loStato proletario sovietico da strumento di op-pressione sulla borghesia a strumento di op-pressione sulla classe operaia.Oggi, che la crisi mondiale del sistema capi-talistico è giunta alla fase terminale e la con-seguente distruzione delle forze produttive èdivenuta globale (come è successo nell’exUnione Sovietica, nell’ex Jugoslavia, nell’Af-ghanistan, nell’Iraq, ecc. ) tanto da indurre ipadroni (come Bush e Berlusconi) a prenderedirettamente nelle loro mani la macchina re-pressiva statale, i concetti riformisti sulloStato ci appaiono molto meno che pii desideri.

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38 Giugno Gramsci

Essi sono abbellimenti, orpelli che non rie-scono tuttavia a nascondere la vera naturadello Stato borghese: quale strumento di sfrut-tamento delle classi oppresse.

LO STATO E LA DEMOCRAZIASOCIALISTA A CUBA

Secondo la Costituzione e la Legge elettoraledel 1992, la struttura istituzionale della Re-pubblica di Cuba è ispirata ad un organico si-stema di potere basato sul principio dellapartecipazione popolare. I cittadini cubanipartecipano alla formazione delle candidaturedei Delegati alle Assemblee del Potere Popo-lare.Le assemblee di base, di quartiere nelle cittàe di area nelle campagne, definiscono, pervoto ad alzata di mano, le liste dei candidatidopo aver raccolto le proposte di candidaturache ciascun cittadino può fare. Quelli che ri-cevono più voti diventano candidati (cfr.art.96, VI cap., Legge n.72 del 1992).Con questo metodo, conoscendo ciascuno deipartecipanti con i quali condividono quotidia-namente la vita e il lavoro, gli elettori sono ve-ramente in grado di scegliere in modoconsapevole e libero.Le candidature così formulate sono presentatealla propria Circoscrizione elettorale dove iprobabili futuri Delegati all’Assemblea Mu-nicipale (equivalente al nostro Consiglio co-munale) potranno essere eletti con voto direttoe segreto, depositato nelle urne (art.97, Leg-gen.72).“Cuba è uno Stato socialista di lavoratori, in-dipendente e sovrano…” (art.1 Cost. cubana).Il potere dello Stato è esercitato per mezzodelle Assemblee del Potere Popolare e di altriorgani dello Stato che da esse derivano (cfr.art.3 Cost. Cubana).

Fino al 1992 i Delegati alle Assemblee Pro-vinciali (equivalenti ai nostri Consigli Regio-nali) e i Deputati all’Assemblea Nazionale(equivalente al nostro Parlamento) venivanonominati dai Delegati eletti nelle 169 Assem-blee Municipali, che a loro volta erano statieletti direttamente dal popolo.In base alle modifiche apportate alla Costitu-zione nel 1992 e alla successiva conseguenteLegge Elettorale, i cittadini non solo eleggonoi Delegati all’Assemblea Municipale ma eleg-gono, sempre con voto diretto e segreto, anchei Delegati all’Assemblea Provinciale e i De-putati all’Assemblea Nazionale del Potere Po-polare (art.110, Legge n. 72/1992).Per le proposte di candidati alle AssembleeProvinciali e all’Assemblea Nazionale vige ilprincipio che le liste sono presentate dalle As-semblee Municipali (art. 92, Legge n.72). Secondo la legge elettorale le proposte di no-mina per i Delegati Provinciali e per i DeputatiNazionali, sono elaborate dalle organizzazionidi massa e studentesche, i cui rappresentanti co s t i t u i s c o n o Commissioni di Candida-ture, presiedute da un rappresentante dellaCentrale dei lavoratori di Cuba (art.67, Leggen. 72).Le Commissioni di Candidature svolgono unintenso lavoro di consultazioni con istituzioni,centri di lavoro, delegati di circoscrizione,rappresentanti delle organizzazioni di massa econ numerosi cittadini nei quartieri di città enelle aree di campagna.Queste Commissioni sono formate da: l’As-sociazione Nazionale Piccoli Agricoltori, laCentrale dei lavoratori di Cuba, i Comitati diDifesa della Rivoluzione, la FederazioneDonne Cubane, la Federazione StudentescaUniversitaria e la Federazione degli StudentiMedi.Queste organizzazioni, alle quali appartiene la

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39 Giugno Gramsci

stragrande maggioranza dei quasi 8 milioni di cit-tadini di età superiore ai sedicianni con diritto di voto, sono incaricate di ap-prontare le liste di nominativi che dovranno es-sere approvate, o meno, dall’AssembleaMunicipale (cfr. art.73, lett. a; art.75, lett. a;art.77, lett. a e b, Legge n.72).Infatti, l’Assemblea Municipale può respingereuno, o più, o addirittura tutti i nominativi propo-sti. A questo punto la Commissione di Candida-ture dovrà sottoporre all’esame dell’AssembleaMunicipale altre proposte di candidati (cfr. art.92,Legge n.72). In nessuna parte del mondo avviene un processodi questa portata con decine di migliaia di propo-ste di candidature, conun’ampia discussione epartecipazione della po-polazione.Il Partito comunista cu-bano non propone alcuncandidato, non ne indicaalcuno, non fa campagnaper alcuno. Circa il 50 %delle proposte di candida-ture per le AssembleeProvinciali e per quellaNazionale, dovrà essere fatta scegliendo tra i De-legati già eletti alle Assemblee Municipali (art.93,Legge n.72).Gli altri nominativi saranno proposti dalle Com-missioni di Candidature scegliendo tra i cittadiniche si sono distinti nei vari ambiti della vita cul-turale, politica, scientifica, sportiva o altri.Un’architettura istituzionale organica e unitaria,in quanto buona parte dei Deputati dell’Assem-blea nazionale risulta anche componente delleAssemblee provinciali e delle Assemblee muni-cipali.Diversamente dallo Stato capitalista, piramidalee burocratico, dove i candidati alle elezioni sono

imposti dalle “liste dei partiti” presentate in modoindiretto e formale ogni 4 o 5 anni e dove ogni li-vello di potere (Parlamento, Consiglio regionale,Consiglio provinciale e Consiglio comunale),eletto separatamente, opera in modo distaccatodai restanti e si sovrappone a quelli inferiori.Ciascun candidato, per essere eletto, deve otte-nere più del 50% dei voti validi (art.124, Leggen.72).Per la campagna elettorale i candidati partecipanoa incontri organizzati con gli elettori nei centri dilavoro, a pubbliche conferenze e ad altri incontripubblici. Questi incontri vengono effettuati conla partecipazione contemporanea di tutti i candi-dati. Non sono ammessi striscioni, volantini, ma-

nifesti, pubblicitàradiofonica o televisiva.Nei luoghi pubblici dimaggior passaggio ven-gono allestite bachechesulle quali sono affisse lefoto dei candidati, i datipersonali e una breve bio-grafia. Per tutta la suacampagna elettorale qual-siasi candidato nonspende un solo peso (cfr.

art.171, Legge n.72).I Deputati all’Assemblea Nazionale e i Delegatiall’Assemblea Provinciale vengono eletti ognicinque anni. I Delegati all’Assemblea Munici-pale vengono eletti ogni due anni e mezzo (cfr.art.11, Legge n.72).Chi viene eletto deputato non ha privilegi perso-nali, né economici. Per il tempo in cui rimarrà incarica percepirà lo stesso salario che percepivanel proprio posto di lavoro (art.82, Cost. cu-bana).Il sistema elettorale cubano, inoltre, prevedeil c.d. “voto unito” per tutti i candidati dellalista come espressione di una più approfondita

Dove si è pensato di edificare il sociali-smo non con la dittatura del proletariato,che implica la piena partecipazione dellemasse, ma con una casta burocraticastaccata dal popolo, si è avuta degenera-zione e disgregazione, fino ai cedimentidi fronte alla penetrazione capitalistica.

Fosco Dinucci

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40 Giugno Gramsci

ed unitaria coscienza collettiva.Il voto unito è, come ha spiegato Fidel Castro, “ciòche rende possibile l’elezione di molti di coloro checostituiscono i nostri più modesti e umili candidati,i meno conosciuti nonostante i loro meriti. Ottenerepiù della metà dei voti validi, altissimo e difficilerequisito, è niente più e niente meno quello di cuihanno bisogno e che sperano”.Col sistema del voto unito, cioè, possono essereeletti alle Assemblee del Potere Popolare studenti,contadini, operai, rappresentanti di base, semplicilavoratori delle più diverse sfere. Sottoporre, in-vece, queste personea un’elezione popo-lare diretta significache per essere elettidovranno ottenere perlo meno 20.000,30.000 o più voti se-condo il numero deglielettori del municipioo della provincia. Eciò è molto difficilerispetto a candidati dimaggiore notorietàpubblica.

“Ora, quando si dàl’opportunità di vo-tare per tutti, invece divotare per uno, non sista togliendo un di-ritto al cittadino, gli si sta dando più diritto; nongli si sta dando un voto, gli si sta dando due, tre,cinque o sei voti. Se è in un municipio dove bisognaeleggere otto delegati all’Assemblea Provinciale,gli si sta dando otto voti. Non si contrappone uncandidato a un altro, non si pone al cittadino il di-lemma del suo voto per questo e non per l’altro,che è altrettanto valido, ma gli viene data l’oppor-tunità di votare per uno, per due, o per tre, o pernessuno o per tutti, se crede che tutti abbiano i me-

riti. Non è stato tolto un diritto al cittadino, gli sonostati dati più diritti” (Fidel Castro, dal discorso du-rante le elezioni generali del 1992- ‘93).La maggiore democraticità di questa possibilitàconcessa all’elettore risiede, tra l’altro, nel fatto cheessa è assolutamente volontaria e garantita dal ca-rattere segreto della votazione.La Costituzione sancisce l’unificazione dei poteristatali, nel senso che tutte le funzioni dello Stato(legislativa, esecutiva, giudiziaria), vengono con-centrate, a tutti i livelli (nazionale, provinciale e mu-nicipale), nelle Assemblee del Potere Popolare (cfr.

art. 75, art.105,art.106, Cost. cu-bana).Un altro aspetto im-portante del sistemadel potere cubano èquello di prevedere,come organismi api-cali delle Assembleedel Potere popolaresoltanto organi colle-giali (Il Consiglio diStato (art.89, Cost.cubana), Il Consigliodei Ministri (art.98,Cost. cubana), leAmministrazioniprovinciali, Ammini-strazioni municipali

(art.118, Cost. cubana).Per ultimo va rilevato, come elemento di ulterioredemocraticità del sistema istituzionale della Repub-blica di Cuba la possibilità di esercitare il diritto direvoca nei confronti dei delegati ai vari livelli delpotere popolare.Diversamente da quanto avviene nello Stato capi-talista, dove vige una delega assoluta a deputati chegodono di prebende, impunità e privilegi scanda-losi.

La vittoria della dittatura del proletariatosignifica lo schiacciamento della borghe-sia, la demolizione della macchina stataleborghese, la sostituzione alla democraziaborghese della democrazia proletaria. Leorganizzazioni per mezzo delle quali puòessere compiuta questa opera immensasono i Soviet. I Soviet sono gli organi piùpotenti della lotta rivoluzionaria dellemasse,dei movimenti politici delle masse, dell’in-surrezione delle masse, gli organi capacidi spezzare l’onnipotenza del capitale fi-nanziario e dei suoi satelliti politici.

Stalin

LIBERA UNIONE DI NAZIONI LIBERE

41 Giugno Gramsci

Pescara, viale Marconi 109

Comitato regionale abruzzese

IN RICORDO DI FERNANDO FABBIANI

I comunisti e i lavoratori di tutto l’Abruzzo piangono la scomparsa del compagno Fernando Fabbiani, avvenuta questa notte dopo un anno di sofferenze e dura lotta contro la malattia che lo aveva fiaccato, ma non vinto nell’animo.

Fernando, per noi che l’abbiamo conosciuto, è stato l’esempio del militante comunista come esso dovrebbe essere: leale, generoso, unito alla classe operaia e ai lavoratori di questi nostri territori così belli e così tormentati.

Fernando credeva in certi valori, aveva abbracciato la causa in gioventù, e mai l’aveva rinnegata.

Militante del Partito comunista, aderì a Rifondazione e poi, dal 1998, al Partito dei Comunisti Italiani, di cui era uno dei più conosciuti esponenti regionali. Fabbiani è stato assessore provinciale dal 1995 al 2000, consigliere regionale dal 2000 al 2005, assessore regionale dal 2005 al 2008.

Ha sempre difeso, con profonda coerenza, le istanze dei lavoratori e di un territorio a volte martoriato dalle logiche perverse del massimo profitto; lo ha fatto dentro le istituzioni e fuori da esse.

Ha sempre lavorato in una logica tipica del vero comunista, rifiutando il settarismo parolaio e comprendendo che, specie in epoche di tristi arretramenti democratici, fondamentale è non consentire l’isolamento della classe operaia e dei lavoratori.

Oggi, nel piangerlo, il Partito dei Comunisti Italiani della federazione provinciale di Teramo, ne ricorda la sua forza morale, la sua rettitudine, la sua dedizione alla causa del proletariato, con l’assoluta convinzione che il suo esempio continuerà a guidare i comunisti e i lavoratori non solo dei suoi territori, ma dell’intero Abruzzo.

Teramo, 14 dicembre 2013.

ASSOCIAZIONE CULTURALE

NUOVA CULTURA Presidente P. De Sanctis Vicepresidente E. Antonini Segretario C. Cardillicchio

ACNC - 64100 Teramo V. Memmingen 35a +39 0861 210012 - CF e P. Iva 92028200670 ccp 39974571 intestato a ACNC Teramo (IBAN IT66 P076 0115 3000 00039974571) - www.centrogramsci.it

Teramo 7 luglio 2014 Ai soci fondatori Ai soci ordinari

Oggetto: convocazione assemblea ordinaria

Per sabato 13 settembre 2014 alle ore 10, presso la sede Cgil di Teramo via F. Crispi 173, è

convocata l’assemblea dei soci per deliberare sul seguente ordine del giorno:

1) approvazione del programma 2014-2015;

2) nomina del Consiglio direttivo di nove componenti;

3) nomina del Collegio dei revisori: tre effettivi e due supplenti;

4) nomina del Presidente, del Vice Presidente, del Segretario e del Tesoriere.

Possono partecipare alle votazioni solo i soci che hanno versato la quota del 2014: per i soci

fondatori minimo 200 euro e per i soci ordinari 20 euro (Art.7 dello Statuto:

http://www.centrogramsci.it/contatti/pdf/statuto.pdf).

Sono soci fondatori quelli che hanno partecipato alla fondazione e all’attività del Centro Gramsci di

Educazione.

Fraterni saluti.

Il Presidente Piero De Sanctis