Editoriale - Società Cooperativa Culture · Il direttore della scuola di Portogruaro racconta...

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3 Editoriale L’ universo giovanile ritorna a occupare la prima parte di questo quarto numero, in cui abbiamo cercato di completare e amplificare i contorni del complesso panorama in cui i giovani si trovano a fare le proprie scelte all’interno di un mondo, quello della musica e dello spettacolo, che non sembra vivere uno dei suoi momenti più felici. Al di là delle considerazioni generali, anche questa volta abbiamo voluto offrire un ventaglio di esperienze che invece partano proprio da lì, dalle nuove forze, per tentare di offrire opportunità e risposte adeguate. Si transita dunque necessariamente per le scuole, che sono i luoghi istituzionali della formazione, affiancando al Conservatorio di Castel- franco Veneto, realtà consolidata ed efficiente del nostro territorio, le multiformi attività della Scuola di Musica «Santa Cecilia» di Portogruaro, in un monitoraggio che continuerà anche in futuro. Dalle fucine di nuovi talenti si giunge volu- tamente all’analisi dei problemi di inserimento nel mondo del lavoro, dove spesso è difficile coniugare qualità dell’offerta e aspettative di un pubblico sempre più livellato dal consumo di massa. Ma come sempre è avvenuto nei mesi passati, il tentativo della rivista è stato quello di istituire anche un confronto con esperienze – magari un po’ più lontane da noi – che tuttavia si distinguono per l’altissimo livello delle proposte didatti- che. La mente è subito corsa a quanto negli anni il maestro Claudio Abbado ha voluto mettere in cantiere con generosità per dare spazio e chances alle nuove leve, problema che da sempre sta molto a cuore al grande direttore. E sulla stessa linea, un po’ a conclusione «teatrale» della nostra sezione speciale, come è ormai prassi consolidata, siamo riusciti a in- contrare Luca Ronconi, il più grande regista italiano sia di prosa che di lirica, che ha sempre considerato l’insegnamento e la conseguente trasmissione del proprio sapere ai giovani allievi un punto fondamentale della sua attività artistica. Definita la parte dedicata alla didattica, che è uno dei punti progettuali del giornale e dell’editore Euterpe Venezia, ci siamo scoperti – nella selezione di eventi da approfondire – molto più «veneziani» che in precedenza, pur senza allentare la nostra capillare attenzione verso quanto accade in provincia e in regione. E questo non soltanto per il momento di passaggio in cui cade l’uscita del quarto numero, quando le stagioni liriche «ufficiali» si stanno poco a poco spegnendo in attesa dell’altrettanto scoppiettante programmazione estiva, che qui in laguna si chiude con l’importante debutto della Daphne di Richard Strauss alla Fenice (aspettando l’arrivo – a luglio – della grande Pina Bausch). Il motivo centrale in realtà è che in questo periodo Venezia e Mestre offrono una tale diversificazione dell’offerta che è stato perfino difficile procedere – per motivi di spazio – alla scelta delle proposte, a cominciare da quello che potremmo definire un «secondo focus», l’avvio della Biennale, che nel mese di giugno partirà con la sezione Danza diretta da Ismael Ivo. La definizione del cartellone di ciascuno dei tre festival che si susseguiranno fino ad ottobre – oltre alla danza, il teatro e la musica – si preannuncia estremamente ricca e dai tratti marcatamente sperimentali ed in- novativi. E dalla viva voce dei direttori artistici abbiamo avuto la possibilità di ascoltare moltissimi dettagli inediti. Un numero dunque che si articola come normalmente in tutte le diverse sezioni – senza tralasciare le realtà locali e i «dintorni» della musica – e che allo stesso tempo si presenta duplicemente attento alla formazione dei giovani da un lato e alle nuove frontiere delle arti dello spettacolo dall’altro. Leonardo Mello Apollo e Dafne, xilografia del XVII secolo

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Editoriale

L’universo giovanile ritorna a occupare la prima parte di questo quarto numero, in cui abbiamo cercato di completare e amplificare i contorni del complesso panorama in cui i giovani si trovano a fare le proprie scelte all’interno di un mondo, quello della musica e dello spettacolo, che non sembra vivere uno dei suoi momenti più

felici. Al di là delle considerazioni generali, anche questa volta abbiamo voluto offrire un ventaglio di esperienze che invece partano proprio da lì, dalle nuove forze, per tentare di offrire opportunità e risposte adeguate. Si transita dunque necessariamente per le scuole, che sono i luoghi istituzionali della formazione, affiancando al Conservatorio di Castel-franco Veneto, realtà consolidata ed efficiente del nostro territorio, le multiformi attività della Scuola di Musica «Santa Cecilia» di Portogruaro, in un monitoraggio che continuerà anche in futuro. Dalle fucine di nuovi talenti si giunge volu-tamente all’analisi dei problemi di inserimento nel mondo del lavoro, dove spesso è difficile coniugare qualità dell’offerta e aspettative di un pubblico sempre più livellato dal consumo di massa. Ma come sempre è avvenuto nei mesi passati, il tentativo della rivista è stato quello di istituire anche un confronto con esperienze – magari un po’ più lontane da noi – che tuttavia si distinguono per l’altissimo livello delle proposte didatti-che. La mente è subito corsa a quanto negli anni il maestro Claudio Abbado ha voluto mettere in cantiere con generosità per dare spazio e chances alle nuove leve, problema che da sempre sta molto a cuore al grande direttore. E sulla stessa linea, un po’ a conclusione «teatrale» della nostra sezione speciale, come è ormai prassi consolidata, siamo riusciti a in-contrare Luca Ronconi, il più grande regista italiano sia di prosa che di lirica, che ha sempre considerato l’insegnamento e la conseguente trasmissione del proprio sapere ai giovani allievi un punto fondamentale della sua attività artistica.Definita la parte dedicata alla didattica, che è uno dei punti progettuali del giornale e dell’editore Euterpe Venezia, ci siamo scoperti – nella selezione di eventi da approfondire – molto più «veneziani» che in precedenza, pur senza allentare la nostra capillare attenzione verso quanto accade in provincia e in regione. E questo non soltanto per il momento di passaggio in cui cade l’uscita del quarto numero, quando le stagioni liriche «ufficiali» si stanno poco a poco spegnendo in attesa dell’altrettanto scoppiettante programmazione estiva, che qui in laguna si chiude con l’importante debutto della Daphne di Richard Strauss alla Fenice (aspettando l’arrivo – a luglio – della grande Pina Bausch). Il motivo centrale in realtà è che in questo periodo Venezia e Mestre offrono una tale diversificazione dell’offerta che è stato perfino difficile procedere – per motivi di spazio – alla scelta delle proposte, a cominciare da quello che potremmo definire un «secondo focus», l’avvio della Biennale, che nel mese di giugno partirà con la sezione Danza diretta da Ismael Ivo. La definizione

del cartellone di ciascuno dei tre festival che si susseguiranno fino ad ottobre – oltre alla danza, il teatro e la musica – si preannuncia estremamente ricca e dai tratti marcatamente sperimentali ed in-

novativi. E dalla viva voce dei direttori artistici abbiamo avuto la possibilità di ascoltare moltissimi dettagli inediti. Un numero dunque che si articola come normalmente in tutte

le diverse sezioni – senza tralasciare le realtà locali e i «dintorni» della musica – e che allo stesso

tempo si presenta duplicemente attento alla formazione dei giovani da un lato

e alle nuove frontiere delle arti dello spettacolo dall’altro.

Leonardo Mello

Apollo e Dafne, xilografia del XVII secolo

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7 I primi trentacinque anni dello «Steffani», conservatorio giovane The First Thirty-five Years of the «young» «Steffani» Conservatory

Due sedi storiche, 500 allievi e un laboratorio di musica elettronicaTwo historical campuses, 500 students and an electronic music laboratorydi / by Roberto Gottipavero

10 Concerti, concorsi e didattica, tutta la musica della «Santa Cecilia» Concerts, competitions and teaching, all the music of the «Santa Cecilia»

Il direttore della scuola di Portogruaro racconta l’attività del prestigioso istitutoThe director of the Portogruaro school describes the prestigious institute’s activitiesdi / by Mario Pagotto

14 Interpreti Veneziani, oltre Vivaldi con passioneInterpreti Veneziani, more than Vivaldi with passion

Un ex allievo del Conservatorio «B. Marcello» racconta la sua attivitàA former pupil of the «B. Marcello» Conservatory describes his workdi / by Davide Amadio

15 Violino e violoncello, un concorso per giovani talentiViolin and cello, a competition for young talents

Il direttore del progetto illustra i significati del PremioThe project director explains the meanings of the Award

19 Abbado, «l’antiromantico» tra Mozart e Ravel Abbado, an «anti-Romantic» between Mozart and Ravel

Il lungo percorso del maestro da Vienna alle orchestre giovaniliThe Maestro’ long journey from Vienna to youth orchestrasdi / by Mario Messinis

21 Claudio Abbado e la gioia di suonare insieme Claudio Abbado and the joy of playing together

Il grande maestro dirige l’Orchestra Mozart, destinata a giovani musicisti italiani ed europeiMaestro Abbado directs the Orchestra Mozart, for young Italian and European musicians

24 Luca Ronconi, maestro senza metodi e ideologie Luca Ronconi, a maestro without methods and ideology

Il grande regista descrive la sua via all'insegnamentoThe great director describes how he began teaching

29 Lungo il circuito intorno alla montagnaAlla Fenice la «Daphne» di Strauss, opera trasparente in cori pastoralidi Quirino Principe

32 Strumenti da Re per il Quartetto TakácsBrani di Bartok, Borodin e Debussy al concerto della stagione del Malibrandi Chiara Squarcina

35 Il ritorno di Béjart nella sua adorata lagunaAlla Fenice, dal 5 al 7 maggio, «Bolero» e «Oiseau de Feu»di Elisa Vaccarino

38 Béjart, l’uomo che creò la danzaNei suoi balletti l’incontro con la vita, l’amore e la morte

Sommario / Contents

La cornice sinfonica

All’Opera

Focus On

Note veneziane

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39 I concerti del sabato pomeriggioAl Collegio Marconi di Portogruaro la rassegna della Fondazione S. Ceciliadi Mario Pagotto

41 Sperimentazione e internazionalità, ecco la nuova BiennaleIl presidente Davide Croff spiega le linee di sviluppo dell’Ente

42 «Body Attack», il corpo si interroga alla Biennale DanzaIsmael Ivo illustra il suo progetto voluto come un forum interattivo

44 Innovativa e sperimentale, ecco la Biennale degli «sconosciuti»Il direttore del settore teatro racconta la scelta di portare in scena artisti senza fama

46 Biennale Musica, va in scena il corpo Giorgio Battistelli propone un «teatro da camera»

49 Rock essenziale per i «Pezzi» di De GregoriIl ritorno del cantautore romano con un nuovo lavoro immediato e godibiledi John Vignola

50 La viva tensione dell’in-quietudineI Marlene Kuntz in «Bianco Sporco»

52 Compie dieci anni «Vicenza Jazz», dall’Africa a Charlie Parkerdi Enrico Bettinello

53 L’anima di Cuba si è fermata a MestreAl Toniolo il travolgente pianoforte di Rubalcabadi Tommaso Gastaldi

54 Il Palazzo delle Prigioni a tutto jazzIl Quartetto di Davide Baldo conquista il pubblico con estro e improvvisazionedi Eugenia Saluzzo

55 Musica per immagini: MTV ieri e oggidi Luca De Gennaro

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57 La difficoltà di essere ArganteMassimo Dapporto racconta il personaggio di Molière

58 La sofferenza corrosiva del «malato immaginario»In un’opera tutta l’amarezza del commediografo francesedi Carmelo Alberti

59 Il «Filò» di Zanzotto, meditazione sull’uomoSu sollecitazione di Fellini il poeta crea il capolavoro del «vecio parlar»di Dario Ventimiglia

63 Zoom

65 Appuntamenti

71 Il Veneto in musica

Sommario / Contents

Contemporanea

L’altra musica

Dintorni

In vetrina

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Focus OnVeneziaMusica e dintorniAnno II – n. 4 – maggio / giugno 2005periodico bimestraleReg. Tribunale di Venezia n. 1496 del 19 / 10 / 2004Editore: Euterpe Venezia s.r.l.Direttore responsabile: Manuela PivatoDirettore editoriale: Leonardo MelloCaporedattore: Ilaria PellandaSegreteria di redazione: Erica Molin e Catia MunariProgetto grafico: Roberta VolpatoRealizzazione grafica: Luca ColferaiStampa: Grafiche Crivellari – Ponzano Veneto (TV)Redazione: Dorsoduro 3488/U – 30123 VeneziaTel. 041 715188 / 041 719274 – fax 041 2753231e-mail: [email protected]: www.euterpevenezia.itRaccolta pubblicitaria: Promoeditorial – [email protected] Echer (348 3945295) – Roberto Echer (347 7206625)Prezzo unitario: 3 EuroAbbonamento a sei numeri: 15 Eurotramite conto corrente postale n. 62330287intestato a: Euterpe Venezia s.r.l.per informazioni contattare la redazione

Tiratura: 5000 copie

Contributi di Roberto Gottipavero, Mario Pagotto, Davide Amadio,Mario Messinis, Quirino Principe, Chiara Squarcina, Elisa Vaccarino,John Vignola, Enrico Bettinello, Tommaso Gastaldi, Eugenia Saluzzo,Luca De Gennaro, Carmelo Alberti, Dario Ventimiglia

Traduzioni di Lemuel Caution e Tina Cawthra

Si ringraziano Luca Ronconi, Franco Quadri, Quirino Principe,Mario e Paola Messinis, Davide Croff, Ismael Ivo, Romeo Castellucci,Giorgio Battistelli, Massimo Dapporto, Elisa Vaccarino, Cristiano Godano, Luca De Gennaro, John Vignola, Dario Ventimiglia, Roberto Gottipavero, Mario Pagotto, Alessandro Molin, Davide Amadio, Carmelo Alberti,Richard Strauss, Chiara Squarcina, Enrico Bettinello, Tommaso Gastaldi, Eugenia Saluzzo, Davide Baldo, Emanuela Caldirola, Nathalie Martinelli, Diego Ravetti, Mariano Settembri, Achille Mauri, Luca Ragagnin,Gianni Sibilla, Bruno Rosada, Paola Talamini, Guido Michelone,Shana Forlani, Carla Bino, Umberto Fanni, Giuseppe De Spirito,Marina Pellanda, Eva Rico e Carmen, Fabio Achilli, Pietro Cavalletti,Paolo Cagnin, Silvia Del Mastro, Alberto Santini, Daniela Martinello, Giuseppe Godano, Claudia Loda, Cristina Rastelli, Barbara Montagner, Marina Dorigo, Carolina Pisegno, Maryon Pessina, Chiara Celluprica,David Bonato, Alessandra Canella, Maria Grazia Tornisiello,Roberto Valentino, Anna Zamattio, Alessandra De Respinis,il Caffè Rosso di Santa Margherita, Gregorio Bacci Giagan e Lisa D’Amico

Si ringraziano particolarmenteLa Biennale di Venezia e l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC) per l’immagine di copertina e il Piccolo Teatro di Milano per le immagini di Luca Ronconi (pp 24, 26)

Si ringrazia inoltreUbulibri – Le edizioni dello spettacolo per la gentile concessione delle immagini di pp. 26-27, tratte dal volume Il laboratorio di Prato, Milano 1981

Photocredits: Marco Caselli, 21; Raffaello Raimondi, 22 e 23; Marcello Norberth, 24 e 27; François Paolini, 35, 37 e 38; Gianluca Cestaro, 39; Gomma, 44; Raffaela Manzini e Linda Savelli, 50; Fabio Lovino, 51; Eugenia Saluzzo, 54; Mirta Lispi, 55; Elena Bono, 58; Giorgio Zucchiatti, 59 e 61; Chiara Caputi, 63 (in alto a destra).

Elenco degli inserzionisti: Bugno Art Gallery, seconda di copertina; Margerie, 2; Hotel Monaco & Grand Canal, 12; Galleria Ca’ Rezzonico, 18; Hotel Ci-priani, 28; Jacopo Biondi Santi, 30; Hotel Giorgione, 34; Terrazza Orseolo, 36; Ristorante Antico Martini, 39; Bottega d’Arte San Vio, 40; Bibione Thermae, 48; Fondazione di Venezia, 56; Vetreria Artistica Archimede Seguso, 60; Motor-sport, 62; Grafiche Crivellari, 64; Duodo Palace Hotel, terza di copertina; Cassa di Risparmio di Venezia, quarta di copertina.

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I primi trentacinque anni dello «Steffani»conservatorio giovaneThe First Thirty-five Years of the «young»«Steffani» Conservatory

Il Conservatorio Statale di Musica «A. Steffani» di Castelfranco Veneto, nato nel 1969 come sezione staccata del Conservatorio «B. Marcello» di Ve-

nezia, è diventato autonomo nel 1980. Fin dall’inizio l’Istituto ha risposto alle esigenze di un bacino d’utenza dislocato territorialmente al di fuori dei principali circuiti della formazione mu-sicale. Pertanto la funzione dell’Istituto si è progressivamente delineata nel rapporto con il proprio territorio di riferimento.La sua sede storica è situata nel cuore dell’antica cittadella me-dievale, dove trova spazio un ampio e suggestivo giardino dominato da «Villa Barbarella», che da sempre ospita il repar-to direttivo-amministrativo dell’Istituto e alcune aule di studio.Già da qualche anno il Con-servatorio ha trovato, fuori le mura, un’altra caratteristica sede, presso le sale dell’antico Conven-to al Chiostro dei Serviti, per far fronte alla continua richiesta di nuovi locali, determinata dall’incremento della popolazione studentesca, che attualmente si attesta intorno alle cinquecento unità, con-siderando sia gli allievi dei corsi ordinamentali, sia quelli dei nuovi corsi sperimentali di primo e secondo livello.Per loro vi sono a disposi-zione circa una cinquantina di aule, tra cui un laboratorio per la musica elettronica, un’aula-auditorium da 70 posti, la biblioteca con aula ascolto annessa, le sale per i docenti e gli studenti con computer e postazione in-ternet e, soprattutto, la pos-sibilità di svolgere le lezioni di Esercitazioni orchestrali e di Arte scenica, nonché tutte le esibizioni concertistiche di

T he «A. Steffani» State Musical Conservatory in Castelfranco Veneto, founded in 1969 as an offshoot of Venice’s «B Marcello» Conservatory, became an

autonomous body in 1980. Since its inception, the Conservatory has aimed to fulfil the needs of decentralised students, that

is those who would otherwise have been cut off from the main musical educational circuits. The Con-

servatory’s role has therefore gradually become increasingly tied to its local territory.

Its historical central headquarters are situated in the heart of the medieval town of Castelfranco, with a large and suggestive garden dominated by Villa Barbarella, which has always housed the Conservatory’s administration and a few teaching rooms.A few years ago, however, the Con-servatory also acquired new teach-ing rooms just outside the city walls at the Chiostro dei Serviti Convent to meet ever growing demands in stu-dent enrolments, which are currently

about 500 and include both students enrolled in traditional courses and those

enrolled in the experimental new under-graduate and graduate university courses.

There are now about fifty teaching rooms, in-cluding an electronic music laboratory, a lecture

hall with seating for 70 people, a library with listen-ing rooms, staff and student common-rooms decked out

with computers and internet connections; and, above all, students have access to appropriate rooms for Orchestral Practice and Stage Design as well as concert and final exam performances in the particu-larly suggestive and acoustically faultless local Teatro Accademico. Over the past 35 years, the «Stef-fani» has distinguished itself as a young Conservatory which is ani-mated by professionally youthful yet highly qualified teaching staff, driven by an enthusiasm for and dedication to their students which goes well beyond bare institutional requirements.

Due sedi storiche, 500 allievi, un laboratorio di musica elettronicaTwo historical campuses, 500 students and an electronic music laboratory

di / by Roberto Gottipaverodirettore del Conservatorio «Agostino Steffani»

Tra le lezionianche Arte scenica ed

Esercitazione orchestrale

Courses are also availablein Stage Design

and Orchestral Practice

Agostino Steffani

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Focus Onrilievo e i saggi finali, in un ambiente particolarmente suggestivo e acusticamente d’eccellenza qual è il Teatro Accademico cittadino. Lo «Steffani» si è sempre distinto, in questi 35 anni di vita, per essere un Conservatorio giovane, cioè animato da un corpo docente professionalmente giovane ma altamente qualificato, spinto da quell’entusiasmo di mettersi con dedizione al servizio degli studenti, che va al di là del proprio compito istituzionale.Ora l’offerta formativa è distribuita su un’amplissima gamma di discipline strumentali – comprendente an-che strumenti meno diffusi nei conservatori come la fisarmonica o la viola da gamba – e teoriche, anche innovative, che si sono ulteriormente arricchite in virtù dei recenti corsi sperimentali (come nel caso del corso specialistico biennale di arpa celtica, unico nel suo genere in Italia). Questi hanno dato corpo al pro-cesso di rinnovamento didattico che da alcuni anni il Conservatorio di Castelfranco ha attivato, proponendo ad esempio dei corsi biennali straordinari per “Maestro collaboratore” e per lo studio della “Letteratura pianistica Afro-americana”, che da quest’anno sono stati attivati nel biennio specialistico di II° livello della scuola di Pia-noforte.La possibilità data dal Mini-stero ai conservatori italiani di dare avvio al lento ma inarrestabile processo di rin-novo strutturale degli studi musicali è stata perseguita dal nostro Istituto con grande determinazione. Questa ci ha portato ad essere tra i primi ad aver approvato lo Statuto e, conseguentemente, ad aver rinnovato tutti gli organi di governo previsti. Il nuovo Statuto, in vigore dal giugno 2004, è infatti il primo e più importante passo verso la tanto sospirata autonomia delle Istituzioni dell’Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, che, di fatto, permette anche ai conservatori di rilasciare titoli accademici di primo e secondo livello, nonché masters, diplomi di specializzazione, dottorati di ricerca ecc… Il Conservatorio di Castelfranco ha inoltre avviato in questi anni, grazie anche alla preziosa guida dei diretto-ri che si sono succeduti – e vorrei qui ricordare almeno le due figure che hanno segnato l’ultimo ventennio, i maestri Davide Zambon e Massimo Somenzi – una ric-ca e produttiva collaborazione con istituzioni nazionali ed internazionali, enti di produzione lirico-sinfonica, senza tralasciare la costante presenza di associazioni ed enti anche privati strettamente connessi alla realtà territoriale. Per citare solo le più importanti, la col-laborazione con il College of Music dell’University of North Texas (il più grande dipartimento di studi musicali di tutte le università degli Usa) che ha visto la realizzazione-scambio di alcune produzioni liriche (La

The courses offered cover a wide range of instrumental disciplines (including rarer instruments such as the concertina and bass viol) and innovative theoretical courses, all of which are further enhanced by recently-introduced experimental courses (such as the two-year specialist course in Celtic harp, the only one of its kind in Italy). All these courses are part of the drive for didactic renewal the Conservatory has been engaged in over the last few years, and that has led to two-year specialist courses for «Maestro Collaborators» and «Afro-American Piano Literature», which were introduced as part of this year’s graduate degree course in Piano.In other words, the Conservatory has taken full advantage of the possibilities offered Italian conservatories by the Ministry for Education’s slow yet inexorable structural renewal of musical studies. The Conservatory, in fact, was one of the first to approve its new Statute and, consequently, renew the governing bodies within the institution. The new Statute, which came into force in 2004, is in fact the first and most important step towards a much-desired educational autonomy for Italian tertiary musical

education institutions which, in effect, has allowed them to issue undergraduate and graduate degrees, as well as MAs, specialist diplomas and PhDs. Thanks also to invaluable guidance offered by important direc-tors (and here I would like to mention the two who have defined the last twenty years’ activity, Maestro Davide Zambon and Maestro Massimo Somenzi), the Castefranco Conservatory has established a very productive collaboration with national and international institutions, symphonic and musical bodies and private associations and bodies that are strictly linked to the local territory. To cite only one, there is the College of Music of the University of North Texas (the largest musical studies depart-ment of any American university), which led to the production and exchange of various lyrical opera performances (Rossini’s La cambiale di matrimonio and Verdi’s La traviata) and chamber music performances (as well as Masterclasses), and that will be renewed in 2006, most probably with Mozart’s Così fan tutte.

Villa Barbarella

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Focus Oncambiale di matrimonio di Rossini e La traviata di Verdi) e cameristiche – oltre naturalmente a Masterclass – e che si concretizzerà (proba-bilmente con Così fan tutte di Mozart) nuova-mente nel 2006.La scommessa at-tuale delle Istituzioni dell’Alta Formazione Artistica Musicale è quella di poter prefigu-rare un Conservatorio in grado di garantirsi un bacino d’utenza adeguato e sufficien-temente preparato a proseguire gli studi musicali (per i quali ancora non s’intravede un percorso organizza-to a livello ministeriale) nei corsi accademici di livello superiore. Non dimentichiamo che il ruolo dei conservatori nel prossimo futuro vive uno stato di preoccupante incertezza proprio a causa di quella fascia di studi che con il «vecchio or-dinamento» sono sempre stati assolti all’interno delle nostre istituzioni.Per prepararsi a questo incerto futuro, il Conservatorio di Castelfranco ha sviluppato, e sta tuttora sviluppan-do, una serie di intese o di accordi di rete con licei, università e scuole di musica private.Ma l’accordo forse più importante è quello che, a se-guito della positiva esperienza legata alla formazione di un’Orchestra Regionale dei Conservatori del Ve-neto, sta in questi giorni prendendo vita attraverso la costituzione di un Consorzio dei sette Conservatori regionali.Nel frattempo il Conservatorio di Castelfranco, che proprio nel novembre 2004 ha reso omaggio con una serie di iniziative e concerti alla figura del musicista castellano Agostino Steffani – di cui ricorreva il 350° anniversario della nascita – da cui l’Istituto prende il nome, ha attivato una buona parte dei corsi sperimen-tali di triennio e biennio specialistico, sottolineando così la sua radicata presenza nel territorio e richiaman-do anche un certo numero di studenti stranieri, in virtù dell’alta qualità offerta sia dagli insegnamenti tradizio-nali, che di quelli innovativi già menzionati.Anche il settore specialistico barocco può trovare, grazie ai qualificati insegnanti di cui dispone il Con-servatorio, un motivo di distinzione nel confronto con altre proposte analoghe; a questo proposito merita una particolare attenzione l’Ensemble Barocco «A. Stef-fani» che, emanazione dei corsi che si sono tenuti in questi anni, si è sempre distinta per l’alta qualità delle sue manifestazioni concertistiche.

The various Musical Institutions’ current project is to establish conservatories able to rely on a minimum number of possible stu-dents able to then go to further and higher post-graduate musical studies (which have yet to be defined and organised by the Minis-try). We should not forget that the role of Italian conservatories in the near future is worryingly uncertain, precisely because of the «old regime» of musical studies, which have, traditionally, always been undertaken within our institutions.To prepare itself to face this uncertain future, the Castelfranco Conservatory has defined, and is currently defining, a series of agreements with high schools, universities and private music schools.But perhaps the most important agreement is the one that is cur-rently taking form: following the positive experience of the for-mation of a Regional Orchestra of the Veneto Conservatories, we are currently defining a Consortium that will bring together the seven regional conservatories.In the meantime, the Castelfranco conservatory, which paid hom-age to the Castelfranco musician Agostino Steffani in November 2004 (as part of the celebrations for the 350th anniversary of his birth), has activated has inaugurated most of the experimen-tal courses as part of the undergraduate and graduate degree course, thus underlining its well-defined presence in the local ter-ritory and also appealing to quite a number of foreign students thanks to the unquestionable quality offered both by the more traditional courses offered and by the more innovative ones.Thanks to the highly qualified teaching staff at the conserva-tory, we are also able to offer teaching in the specialist sector of Baroque music, which precious few others are offering. In this regard, it is worth mentioning the «A Steffani» Baroque Ensemble which, as an «emanation» of the courses held over the past few years, has always distinguished itself thanks to the extraordinary quality of its concerts.

Così fan tutte di Mozart nella versione di Roberto De Simone, direttore Riccardo Muti, Vienna 1997Mozart’s Così fan tutte in Roberto De Simone’s version, directed by Riccardo Muti, Vienna 1997.

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Tra le finalità principali che si sono poste Euterpe Venezia e la Fondazione Musicale «Santa Ceci-lia» di Portogruaro, vi è quella di sviluppare una

scuola di musica capace di trasmettere la cultura musi-cale a diversi livelli di ricezione. Infatti, se da un lato la scuola si configura come una accademia specialistica, dall’altro coltiva il desiderio di portare la musica sem-pre più all’attenzione delle giovani generazioni. Non ci dilungheremo qui sui diversi studi scientifici che hanno abbondantemente dimostrato come tale disciplina co-stituisca uno dei processi educativi più efficaci, capa-ce di sviluppare armoniosamente le potenzialità, intellettuali e pratiche, di quel-la meravigliosa macchina che è il nostro cervello. La musica svi-luppa le relazioni tra i due emisferi celebrali raffor-zando la memoria, l’autocontrollo, la capacità manuale, l’abitudine alla concentrazione prolungata, la pron-tezza di riflessi, l’immaginario emotivo, contribuendo fortemente all’educazione dell’individuo.Purtroppo sembra che l’attuale riforma della scuola non tenga minimamente conto di questo e non si capi-sce perché, ad esempio, uno studente di liceo classico, debba conoscere la storia dell’arte e della letteratura italiana e non la storia della musica. Forse Antonio Vivaldi, Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini (solo per citare tre nomi) non costituiscono il nerbo della cul-tura italiana, del patrimonio di conoscenze legate alla nostra identità, quanto Dante Alighieri, Leonardo Da Vinci o Giacomo Leopardi? A maggior ragione quindi

One of the main aims of Euterpe Venezia and the «Santa Cecilia» Musical Foundation in Portogruaro is that of developing a music school that is capable of pro-

viding musical education to diverse target groups. Indeed, while on the one hand the school is organised as a specialist academy, on the other it cultivates the wish to bring music to the attention of more and more members of the younger generation. We shall not dwell on the various scientific studies that clearly show that this discipline is one of the most effective educational processes,

one that is able to develop both the intellectual and practical potential in harmony in that marvellous machine that is our brain. Music develops the relationships between the two cer-ebral hemispheres, strengthening mem-ory, self-control, manual ability, the habit of extended c o n c e n t r a t i o n , prompt reflexes, and emotive imagina-tion, thus greatly contributing to the education of an

individual.Unfortunately, it appears that the current school reform does not take this into the slightest consideration and it is not clear why, for example, a high school student specialising in Classical Studies has to be familiar with the history of art and Italian literature but not the history of music. Do Antonio Vivaldi, Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini (to name but three) not represent the backbone of Italian culture, of the heritage of knowledge linked to our identify as much as Dante, Leonardo Da Vinci and Giacomo Leopardi? For even more reason, once again musical education is limited to Conservatories and in the future (but when?) music high schools and private initiatives. This is why the «Santa Cecilia» Music School is committed to making music

Concerti, concorsi e didattica,tutta la musica della «Santa Cecilia»Concerts, competitions and teaching,all the music of the «Santa Cecilia»Il direttore della scuola di Portogruaro raccontal’attività del prestigioso istitutoThe director of the Portogruaro school describesthe prestigious institute’s activities

di / by Mario Pagottodirettore della Scuola «Santa Cecilia»

Giacomo PucciniLeonardo da Vinci

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more accessible to the younger generations. Indeed, they are the most at risk from an abundance of cultural and pseudo-cultural communication that is often of no substance, at times misleading and not educational or, even worse, morally harmful.For a school to run successfully the staff must be both competent and professional and it must constantly update its study pro-grammes and teaching methods. This year, amongst the various extra-curricular activities, Professor Elena Enrico held a semi-nar on the Suzuki method, which is unanimously considered to

be one of the most valid teaching meth-ods in introducing pre-school children to music.Furthermore, the School does not limit itself to teaching within the classroom but also makes sys-tematic use of the surrounding terri-tory. It can be said that rather than being a promoter of music seasons as an end in itself, it

searches for concert situations where, alongside their inevitable artistic value, the school pupils themselves are involved directly and constructively as are, more generally, the aforementioned younger generations. Saturday Afternoon Concerts, the concert lessons in kindergartens, primary, middle and high schools, and the organisation of European events with cultural partnerships abroad have therefore all been created to stimulate the curiosity of pupils as regards the forms of artistic-musical presentation and diffusion. The management also intends to expand these type of activities by giving an ethic-social value to the events that might be held in places that are usually precluded from art.The initiatives of the «Santa Cecilia» School may be summa-rised as follows:Saturday Afternoon Concerts. This is a revival of a suc-cessful concert formula that has always involved the School’s teachers and pupils. This year there will be six dates that will be characterised by the broadest variety of both performers and repertoire.School orchestra. Made up of the School’s pupils and teach-ers, last year it joined up with the orchestra and choir of the Glasbena Sola of Capodistria. Together they produced a series of symphonic-choral concerts on the subject of the «Sacred in music».

ancora una volta la cultura musicale è confinata nei Conservatori e nei futuri (ma quando?) licei musicali e alle iniziative private. Ecco allora l’impegno della Scuola di musica «Santa Cecilia» per rendere facilmente accessibile la musica alle giovani generazioni. Infatti, queste sono quelle più esposte ai rischi di una pletora di comunicazioni culturali o pseudoculturali spesso non di sostanza, a volte fuorvianti e non educative o, peggio, diseducative.Il buon funzionamento di una scuola trova fonda-mento nella competenza e nella professionalità del suo corpo insegnante e nel constante aggiornamento dei programmi di studio e delle metodologie didatti-che. Tra le varie attività extra curriculari, quest’anno la professoressa Elena Enrico ha svolto un seminario sul metodo Suzuki, considerato unanimemente come un dei metodi didattici più validi per l’approccio alla musi-ca dei bambini in età prescolare. La Scuola, inoltre, non si limita all’attività didattica al-l’interno delle aule, ma persegue in maniera sistematica un’espansione sul territorio. Si può dire che più che essere promotrice di stagioni musicali fine a se stesse, essa ricerchi situazioni concertistiche ove, accanto al-l’imprescindibile valore artistico, trovi collocazione uno sforzo di coinvolgere in maniera diretta e costruttiva gli allievi della scuola, in primis, e, più in generale, le giovani generazio-ni, cui si accennava sopra. Quindi i concerti del Sabato Pomeriggio, le lezioni concerto nelle scuole materne, elemen-tari, medie e liceali, l’organizzazione di eventi europei con gemellaggi culturali transfrontalieri, sono creati al fine di stimolare la curiosità degli allievi a tutte le forme di divulgazione e veicolazione artistico-mu-sicale. La direzione conta inoltre di espandere sempre più tale attività facendo assumere un valore etico-so-ciale alle sue manifestazioni, che potrebbero trovare collocamento in luoghi normalmente preclusi all’arte. Le iniziative della scuola «Santa Cecilia» si possono così riassumere:Concerti del Sabato Pomeriggio. Si tratta della ripresa di una fortunata formula concertistica che da sempre ha visto in prima linea gli insegnanti della Scuola e i loro allievi. Quest’anno si svilupperà in sei appuntamenti caratterizzati dalla più ampia varietà di esecutori e di repertorio.Orchestra della scuola. Formata da allievi ed insegnanti della Scuola, si è riunita dallo scorso anno in gemel-laggio con l’orchestra e il coro della Glasbena Sola di Capodistria. Le compagini così riunite hanno prodotto una serie di concerti sinfonico-corali sul tema del «Sa-cro in musica»Istituzione del primo concorso di Musica e Poesia. Nato in collaborazione con le Scuole Medie «D. Bertolini» e «G. Pascoli» di Portogruaro, «Giovanni XXIII» di Lu-

Una scuola di musicacapace di trasmettere

la cultura musicalea diversi livelli di ricezione

A music school that is capable of providing musical education to

diverse target groups

Giacomo Leopardi

Antonio Vivaldi

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Foundation of the first Music and Poetry competition. This was created in collaboration with the «D. Bertolini» and «G. Pascoli» middle schools in Portogruaro, the «Giovanni XXIII» school in Lugugnana and Summaga. As regards both its conception and implementation, this is an innovative event with an initial phase that consists in the selection of poetry texts written by pupils from the middle school by a specially-chosen literary commission. In the second phase the texts that have been selected are accompanied by music with original and/or reper-toire passages by the pupils from the music school.Activities for the promotion of music in schools. These are in the form of concert-lessons and are undertaken by teach-ers from the School in the places that have requested it. The lessons are always divided into two sections: a theoretical one by a speaker trained in musicology and a practical one in which the students are shown the timbre and technical characteristics of various instruments, with the performance of repertoire passages. This year the school will be able to work together with the pres-tigious Quirino Principe.Concerts during the «Estate Musicale» International Festival in Portogruaro. The concerts held during the «Es-tate Musicale» are an important and prestigious stage for the school’s concert teachers and the most gifted pupils attending their courses.Concerts during the «Galuppi» Festival of Venice. The pupils who have excelled at our school will be able to perform during the prestigious Venetian festival, as part of the «Linea Verde» cycle which is especially for new talents.Artistic relations with other organisations. For years now a relationship of fruitful collaboration has been established with the Portogruaro Rotary Club, which finances the annual «merit» Scholarships with the name «Rotary Prize».Traditional concerts. Another important stimulus for concert activities comes from the relationship with local organisations. The school works together with the City Council of Concordia Sagittaria for the annual «Music and archaeology» concert series and with the City Council of Cavallino for the annual New Year’s Day Concert.

gugnana e di Summaga. Si tratta di una manifestazione innovativa nella concezione e nella realizzazione che si articola in una prima fase costituita dalla selezione di testi poetici composti dagli alunni delle scuole medie ad opera di una commissione letteraria appositamente istituita. Nella seconda fase i testi selezionati vengono musicati con brani di repertorio e/o originali dagli al-lievi della scuola di musica. Attività di promozione musicale nelle scuole. Viene svolta sotto forma di lezioni-concerto dagli insegnanti della Scuola nelle sedi richiedenti. Le lezioni sono sempre concepite in due sezioni: una teoretica affidata ad un relatore con formazione musicologica e una pratica in cui agli studenti vengono dimostrate le caratteristiche timbriche e tecniche dei diversi strumenti, con l’esecu-zione di brani di repertorio. Quest’anno la scuola potrà avvalersi della prestigiosa collaborazione di Quirino Principe. Concerti nel corso del Festival Internazionale «Estate Musicale» a Portogruaro. I concerti che si svolgono durante l’estate musicale costituiscono un importante e prestigioso palcoscenico per i docenti concertisti della scuola e per gli allievi più meritevoli che frequentano i loro corsi. Concerti nel corso del Festival «Galuppi» di Venezia. Gli al-lievi che si sono distinti all’interno della nostra scuola, avranno la possibilità di esibirsi nel prestigioso palco-scenico veneziano, all’interno del ciclo «Linea Verde» riservato ai nuovi talenti.Rapporti artistici con altri enti. Da anni è consolidato un rapporto di fruttuosa collaborazione con il Rotary Club di Portogruaro che sovvenziona le annuali Borse di Studio «di merito» con il nome di «Premio Rotary»Consuetudini concertistiche. Un’altra importante spin-ta all’attività concertistica viene dal rapporto con gli enti locali. La scuola collabora con il comune di Con-cordia Sagittaria per l’annuale serie di concerti «Musica ed archeologia». Con il comune di Cavallino per il Con-certo del primo gennaio di ogni anno.

Dante secondo Salvador DalìGiuseppe Verdi

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Faccio parte degli Interpreti Veneziani, ensemble fondato nel 1986 da Paolo Cognolato, dal 1987. Nel corso dei suoi primi anni di vita l’ensemble

muta la sua fisionomia: già senza direttore, sparisce anche la figura del primo violino inteso come unico so-lista. Grazie a una rosa di musicisti di talento, infatti, si decide di alternare in veste di solista ciascun componente del gruppo.La scelta di organizzare una stagione in proprio, che vede la Chiesa di San Vidal corni-ce entro cui vengono a svol-gersi circa trecento concerti l’anno, viene dal desiderio di affermarci come eredi effet-tivi di un patrimonio artisti-co che ravvisa nella «Scuola Veneziana» una forma di interpretazione filologica, ma senza estremismi, della musica di Vivaldi, musica concepita all’epoca per esse-re suonata proprio in chiesa, sede resa ideale dalla partico-lare acustica, dove ogni più piccolo suono assume una sua storia.Oltre ai concerti in program-mazione nella città di Ve-nezia, gli Interpreti Veneziani partecipano ogni anno a numerose tournée: solo nel 2004, infatti, siamo stati in Francia, Austria, Germania, Giappone, Australia, Sud America e Turchia. Tutto questo grazie alle notevoli capacità dell’orchestra che permettono di contare su di un numero di artisti che consenta di far continuare la stagione veneziana, contemporaneamente all’avvicen-darsi delle tournée.Tutti noi componenti degli Interpreti Veneziani, anche pensando a esperienze precedenti, sappiamo che privi-legio sia far parte di questo ensemble come valida alter-nativa al noioso e poco gratificante lavoro del «minato-re orchestrale». Parlo di lavoro perché è proprio questo ciò che diventa la nostra arte quando la politica prende

I have been a member of the Interpreti Veneziani, an ensemble founded in 1986 by Paolo Cognolato, since 1987. During its early years, the physiognomy of the ensemble

changed – it had already been without a conductor and then the figure of the first violinist as the only soloist also disappeared. Thanks to a team of talented musicians, the decision was then

taken for each group member to take turns as soloist.With the Church of San Vidal as the setting for around thirty concerts each year, the choice to organise our own season arose from the wish to establish our-selves as the true heirs of an artistic heritage that recognises a form of philological interpreta-tion of Vivaldi’s music in the «Venetian School», one that is without extremes, and one that was composed to be played in a church, acoustically an ideal place, where each single tiny sound has its own history.Apart from the concerts planned for the city of Venice, the Inter-preti Veneziani also take part in numerous tours each year. In-deed, in 2004 alone we performed in France, Austria, Germany, Japan, Australia, South Amer-ica and Turkey. And this is all thanks to the orchestra’s consider-

able ability, which allows it to rely on a number of artists that permit it to continue its Venetian season while being on tour. Also in view of our previous experience, we members of the Interpreti Veneziani are all aware what a privilege it is to be part of this ensemble as a valid alternative to the boring and unrewarding work of «orchestral drudges». I use the word «drudge» precisely because this is what our art becomes when politics replaces music, when musicians become shop stewards and when a guaranteed regular income frequently coincides with the end of individual technical studies.It is with great satisfaction that we evaluate the proposals that arrive almost daily from outstanding Italian musicians who want to work with us and who are ready to escape their daily drudgery,

Interpreti Veneziani,oltre Vivaldi con passioneInterpreti Veneziani,more than Vivaldi with passionUn ex allievo del Conservatorio «B. Marcello»racconta la sua attivitàA former pupil of the «B. Marcello» Conservatory describes his work

di / by Davide Amadio

Antonio Vivaldi

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Focus Onil posto della musica, quan-do i musicisti si trasformano in sindacali-sti o quando l’arrivare a percepire uno stipendio fisso spesso coinci-de con la fine della prepara-zione tecnica individuale.Con molta soddisfazione valutiamo le proposte di collaborazioni che, quasi quo-tidianamente, e c c e l l e n t i musicisti italiani ci rivolgono pronti a scappare dalla «buca» per la nostalgia del far musica.Una realtà come la nostra non è mai esistita a Venezia. Non alludo solo al livello dei musicisti che la compon-gono, ma anche all’ottima organizzazione che sta alle sue spalle, con figure professionali che si occupano di promozione, relazioni con il pubblico, prevendite e quant’altro. In molti hanno cercato di imitarci, ma gli insuccessi di pubblico dovuti al livello amatoriale dei gruppi, ha spinto gli organizzatori a far indossare costumi di scena ai sottopagati musicisti e offrire uno spettacolo quasi non degno di essere chiamato concer-to. Spesse volte ci viene chiesto perché il nostro reper-torio graviti soprattutto attorno alla figura di Vivaldi e alle sue splendide Quattro Stagioni, facendoci tendere verso un’omologazione di tipo commercial-turistico che abbraccia molti degli ensemble veneziani. In realtà, proprio di Vivaldi, non proponiamo solo le Quattro Stagioni, capolavoro assoluto che in molti acclamano a gran voce, ma anche sinfonie per archi, e tantissimi concerti per violino , violoncello, oboe, flauto, fagotto, con solisti sempre diversi a ogni nuovo concerto. Oltre a Vivaldi, inoltre, il nostro repertorio spazia dal barocco al classico, fino al virtuosismo strumentale di fine Otto-cento, primi Novecento.Alla fine dei nostri concerti è un pia-cere andare a conoscere il pubblico che ci aspetta: tra qualche autografo e qualche foto, non di rado accade che qualcuno ci inviti nella propria dimora, dal ferroviere di Delhi al mi-liardario californiano, da Nicolas Cage a Sting. Proprio quest’ultimo, con mio grande piacere e soddisfazione, mi ha personalmente proposto una parte-cipazione futura a un suo concerto. Tutto sommato, davvero un buon livello di pubblico, superiore ai soliti abbonati un po’ stanchi, indigeni di una società per concerti.

hankering after real music. There has never been a possibility such as ours in Venice. And I am not just refer-ring to the qual-ity of musicians in the group, but also the excellent organisation be-hind it – profes-sionals who deal with promotion, public relations, advance sales and so on. Many have tried to copy us but their lack of audience due to the amateur

level of the groups led the organisers to make the underpaid musicians wear period costumes and of- fer a performance that is almost not even worthy of being called a concert.We are frequently asked why our repertoire is mainly based on the figure of Vivaldi and his splendid Four Seasons, making us tend towards a commercial-tourist standardisation that encompasses many of the Venetian ensembles. In ac-tual fact, of Vivaldi’s work we do not just perform the Four Sea-sons, an absolute master-piece that is loudly acclaimed by many, but also symphonies for strings, and count-

less concertos for violin, cello, oboe, flute, bas-soon, with different soloists at each concert. Our repertoire goes beyond Vivaldi, and ranges from the Baroque to the Classical, and also includes the instrumental virtuosity of the late 19th and early 20th century.At the end of our concerts it is a pleasure to go and meet the audience who are wait-ing for us – an autograph or photograph here and there, and often also an invitation to someone’s home, from the railway man from Delhi, to the Californian billionaire, from Nicolas Cage to Sting. To my greatest delight and satisfaction, it was the latter him-self who personally asked me to collaborate in one of his concerts. All in all, the level of the audience is really good, much higher than the usual season ticket holders who are the weary locals of a concert society.

Interpreti Veneziani

San Vidal

Giuseppe Tartini

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I n occasione del Concorso Europeo «Alfredo e Vanda Marcosig» per gio-vani violinisti e violoncellisti svoltosi a

Gorizia dal 28 marzo al 3 aprile, il maestro Alessandro Molin, direttore artistico del progetto e primo dei secondi violini dell’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, ci ha illustrato i capisaldi dell’evento.

Bandito dall’associazione «Musica Senza Frontiere», in collaborazione con la Re-gione Friuli Venezia Giulia, la Provincia e il Comune di Gorizia, il Concorso vede come suoi fondatori Alfredo e Vanda Marcosig, che diedero vita a tale progetto ben ventitré anni fa. All’epoca il nome della manifestazione era «Alpe Adria» e riuniva già al suo interno non solo Veneto e Friuli Ve-nezia Giulia, ma anche Slovenia, Croazia e Austria. Inizialmente, tuttavia, si trattava di una manifestazione abbastanza piccola, che col tempo è andata ampliandosi sempre più fino a diventare un vero e proprio concorso europeo. Come avvengono le selezioni di ammissione?Vengono valutati i titoli posseduti da ciascun potenziale concorrente. Generalmente, comun-que, vengono quasi tutti ammessi. La commissione si forma a Gorizia: si tratta di una commissione inter-nazionale, con un Presidente italiano, me come direttore artistico, un commissario italiano, uno sloveno, uno croato, due austriaci e uno ungherese.Da dove provengono i ragazzi selezionati?Molti di loro dai Conservatori italiani, ma i più provengono dalla Scuola Slovena, dall’Ac-cademia di Lubiana, da quella di Zagabria, dal Mozarteum di Salisburgo.Quante le categorie previste?Si tratta di quattro categorie: la prima comprende ragazzi che hanno tra i sette e i dieci

On the occasion of the European «Alfredo e Van-da Marcosig» Competition for young violinists and cellists, held in Gorizia from March 28 to

April 3, the maestro Alessandro Molin, artistic director of the project and first of the second violins of the Teatro La Fenice Orchestra, Venice, fills us in on the event.

Announced by the association «Musica Senza Frontiere», together with the Friuli Venezia Giulia Region, the Pro-vince and City Council of Gorizia, the Competition was founded by Alfredo and Vanda Marcosig no less than 23 years ago. At that time, it was known as the «Alpe Adria» and encompassed not just the Veneto and Friuli Venezia Giulia, but also Slovenia, Croatia and Au-

stria. Initially, however, it was a relatively small e v e n t , that gradually grew over the

years until it became a real European competition.What are the admission

criteria?The qualifications of each poten-

tial competitor are evaluated. In general, however, nearly everyone is

admitted. The Commission is formed in Gorizia – it is an international one,

with an Italian President, myself as ar-tistic director, one Italian, Slovenian, and

Croatian commissioner, two Austrians and one Hungarian commissioner.

Where do the young people being selected come from?Many of them come from Italian Conservatories, but most come from the Slovenian School, the Academy in Lubiana or Zagabria or from the Salzburg Mozarteum.How many categories are there?Four. The first is for children between the ages of seven and ten; the second for children aged from eleven to fourteen; the third is for teenagers from fifteen to eighteen, and finally the fourth is for those who are under twenty-four. This year there were no fewer than one hundred and twenty participants,

Violino e violoncello,un concorso per giovani talentiViolin and cello,a competition for young talentsIl direttore del progetto illustra i significati del PremioThe project director explains the meanings of the Award

Fondato daAlfredo e Vanda Marcosig

accoglie ragazzida tutta Europa

Founded byAlfredo and Vanda Marcosig,

it welcomes young peoplefrom all over Europe

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Focus Onall from different schools.It is an extremely interesting and educational experience for the young people themselves, too.What evaluation criteria are adopted to award the com-petition prizes?First and foremost the criteria of merit, but the participant’s age also plays a fundamental role. There are three prizewinners for each category. The youngest participants are given scholarships, a good way of encouraging the new generation. The prize-giving ceremony takes place in Gorizia, an opportunity for all the win-

ners to perform in public. The «prize concerts» are then organised, one of which took place on April 9

at the Malibran Theatre in Venice.From a financial point of view,

which authorities are invol-ved?

The competition is completely free, there is no enrolment

fee and this is one of the reasons it is very im-

portant to have the help of as many organisations as possible. We are indebted to the Friuli Venezia Giulia Region, n u m e r o u s sponsors and the considera-ble support we receive from the Tea-tro La Fenice. I would also like to men-tion the Man-ni family, who are owners of

a maritime com-pany and have

been collaborating with us and sup-

porting us in various ways for years.

What sort of cove-rage does the compe-

tition get?There have been several re-

ports by television broadcasting stations in Lubiana, Capodistria

and the regional Rai has also transmit-ted several reports.

Have you been part of the beginnings of an outstanding career of any of the winners over the years?Of course! For example, I remember Lucio De Gani with great affection, one of the first teenagers to take part in the competition and who is now first violinist for the Solisti Veneti, under the guidance of maestro Scimone. Then in my family, my daughter Martina, who specialised under Salvatore Accardo and now plays in his orchestra. Without being presumptuous, I can truly say that a great number of them have become professional musicians. (i.p.)

anni d’età; la seconda quelli di età compresa fra gli un-dici e i quattordici; la terza vede al suo interno i giovani dai quindici ai diciotto; infine la quarta, che raggruppa ragazzi di età non superiore ai ventiquattro anni. Que-st’anno i partecipanti al concorso erano ben centoven-ti, tutti provenienti da scuole diverse. Un’esperienza senz’altro interessante e formativa per i ragazzi stessi.Che criteri di valutazione vengono adottati al fine di assegnare i premi previsti dal concorso?Innanzitutto il criterio di merito, ma anche l’età dei partecipanti gioca un ruolo fondamentale. Ci sono tre premiati per ciascuna delle categorie. Ai più gio-vani vengono assegnate delle borse di studio, un buon metodo volto a incoraggiare le nuove leve. La premiazione avviene a Gorizia, occasione in cui i vincitori hanno la possibilità di esibirsi davanti a un pubblico. Vengono successivamente organizzati i cosiddetti «concerti premio», uno dei quali si è svolto lo scorso 9 aprile al teatro Malibran di Venezia.Dal punto di vista economico quali sono gli enti coinvolti?Il concorso è com-pletamente gratuito, non prevede tasse di iscrizione e, anche per questo, è molto importante riuscire ad avere l’aiuto dal mag-gior numero di realtà possibile. Dobbiamo senz’altro ringraziare la regione Friuli Ve-nezia Giulia, qualche sponsor e il notevole appoggio che ci dona il Teatro La Fenice. Voglio inoltre ricordare la fami-glia Manni, proprietaria di un’agenzia marittima, che da anni collabora con noi e ci sostiene in varie forme. Di che tipo di visibilità riesce a gode-re il concorso?Sono stati realizzati servizi da emittenti televisive di Lubiana, Ca-podistria, e anche la Rai regionale ci ha dedicato alcuni interventi.Ha avuto modo di assistere allo sbocciare di qualche preziosa carriera fra i vincitori che si sono avvicendati nel corso degli anni?Come no! Penso con affetto a Lucio De Gani, ad esempio, uno dei primi ragazzi che parteciparono alla manifestazione e che adesso ricopre il ruolo di primo violino nei Solisti Veneti sotto la guida del maestro Sci-mone; cercando in famiglia poi, mia figlia Martina, che si è perfezionata con Salvatore Accardo e ora suona con la sua orchestra. Direi, senza presunzione alcuna, che parecchi di loro sono riusciti a fare breccia nel mondo del professionismo. (i.p.)

Georges Braque, Uomo con Violino, 1912 - George Braque, Man

with a V

iolin,

1912

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L’interprete Claudio Abbado esordisce intorno agli anni cinquanta, prima come pianista, poi come direttore d’orchestra. Gli orientamenti

erano quelli, prevalenti nell’élite culturale del tempo, di un neoclassicismo italiano che si apriva anche all’Euro-pa. Punto di riferimento di questa tendenza esecutiva il Così fan tutte mozartiano con Guido Cantelli alla Picco-la Scala, il Debussy del Quartetto Italiano, il Ravel del Trio di Trieste. Il pianista e camerista Claudio Abbado faceva allora un po’ pensare a Dario De Rosa (il pia-nista del Trio di Trieste), il cui neoclassicismo era attraversato da sottili nostalgie asburgiche e mitteleuropee.Anche Claudio Abbado viveva l’aura oggettivi-stica che fu propria di Arturo Toscanini antesi-gnano e protagonista di uno stile direttoriale, in certo senso neoclassico ante litteram, condiviso dalle nuove generazioni come critica alle iper-boli tardoromantiche. Abbado frequentava a Vienna, a metà degli anni cinquanta, i leggendari corsi di direzione d’or-chestra di Hans Swa-rowsky, un docente di estrazione toscaniniana, che credeva alle originali indicazioni metronomi-che di Beethoven, su cui avrebbe riflettuto anche il direttore milanese.Fin dagli esordi Abbado si muoveva lungo due percorsi paralleli: mo-zartiano da un lato e ra-veliano dall’altro (sempre esemplare l’amatissimo Daphnis et Chloé di Ravel).

C laudio Abbado débuted in the 1950s, first as a pianist and then as an orchestra director. His leanings were typical for the cultural elite of the period, and that is

of an Italian neo-Classicism that was opening up to Europe. The reference point for this stylistic tendency was Mozart’s Così fan tutte with Guido Cantelli at the Piccola Scala, Debussy’s Italian Quartet and the Trio di Trieste’s Ravel. As a pianist and chamber musician, Abbado was then reminiscent of Dario De Rosa (the Trio di Trieste pianist), whose neo-Classicism was marked by a subtle nostalgia for the Habsburg empire and Mit-

telEuropa.Even Claudio Abbado was influenced by Arturo To-scanini, the precursor and protagonist of a directing style which was in a certain sense neo-Classical before its time, and shared by the new generations as a critique of late Romantic hyperbole. Ab-bado frequented Vienna in the mid-‘50s, and especially the legendary directing courses held by Hans Swarowsky, a Toscanini-esque teacher, who believed in Beethoven’s origi-nal metronome indications that Abbado himself would later reflect on.Since his début, Abbado followed two parallel paths: a Mozartian path and a Ravelian path (his much-beloved Daphnis et Chloé would forever be considered an exemplary piece). His was a basically anti-Romantic attitude with which he strove for discipline, self-control, analytical scrupulousness and a fascination with sound.His musical personality matured as he progressively recovered the mainstays of the Romantic and post-

Abbado, l’«antiromantico»tra Mozart e Ravel Abbado, an «anti-Romantic»between Mozart and RavelIl lungo percorso del maestro da Vienna alle orchestre giovaniliThe Maestro’s long journey from Vienna to youth orchestras

di / by Mario Messinis

Ravel secondo Ouvré (Teatro La Scala).Ravel according to Ouvré (La Scala theatre)

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Focus OnEra un atteg-giamento ten-denzialmente antiromantico il suo, che mirava alla disciplina, al-l’autocontrol-lo, all’acribia analitica, alla fasc inazione del suono.La personalità di musicista si matura recu-perando pro-gressivamente i capisaldi dei repertori ro-mantici e postromantici per giungere al cuore del No-vecento storico di Schönberg e di Berg attraverso una riflessione sul razionalismo espressionista. Di qui, fin dall’inizio degli anni sessanta, l’accostamento alla co-siddetta scuola di Darmstadt, e soprattutto alla variante appassionatamente ideologica di Luigi Nono.La creazione di orchestre giovanili (la European Com-munity Youth Orchestra nel ‘78 e la Mahler Jugendor-chester nel 1986, la Mozart nel 2004) è stata decisiva anche ai fini di un personale stile di concertazione sinfonica, che corregge le «cattive abitudini» strumen-tali. Così si precisano modi esecutivi che conciliano l’attrazione per la musica da camera (tutte le esecuzioni di Abbado presentano momenti di trasparenza came-ristica) con una drammaturgia sinfonica, incline pure a vigorose e prorompenti accensioni.Nell’ambito dei repertori viennesi emergono le inte-grali di Schubert, di Brahms e di Mahler. Con Schubert l’intatta discrezione preromantica del direttore, esaltata dalla collaborazione con la nitidissima Chamber Or-chestra of Europe, si arricchisce di armonici premah-leriani. Di qui la rinnovata lettura di Brahms, rigorosa sul piano formale, ma anche problematica e persino tormentata: quasi un corrispettivo sonoro delle incisio-ni di max Klinger, che ripensa con ansiosa cupezza agli emblemi della classicità. E ancora Mahler razionaliz-zato e insieme aperto ai deliri dell’espressionismo: un espressionismo lucido nella nell’adamantina moltipli-cazione dei piani timbrici. Si è così giunti al rinnovato impegno beethoveniano, alle versione integrale delle Sinfonie, riproposta a Roma con la Filarmonica di Berlino. Nel breve giro di un decennio il direttore muta le proprie prospettive cri-tiche. La prima versione, con la Filarmonica di Vienna, rivela qualche legame con la tradizione austro-tedesca, anche per il colore «storico» dell’orchestra. L’esecu-zione più recente, con la Filarmonica di Berlino, da un lato recupera in maniera più evidente il retroterra haydniano anche attraverso la riflessione sulle prassi esecutive d’epoca (leggerezza degli impasti, lucentezza del suono, chiarezza delle linee contrappuntistiche), dall’altro persegue un’attualizzazione novecentesca, tuttavia senza arbitri e forzature, che esalta i caratteri dello stesso «stile classico».

Romantic repertoires and eventually moved to the heart of the historical 20th century with Schoenberg and Berg through a reflection on Expressionist rationalism. From the early ‘60s he moved closer to the so-called Darmstadt school, and above all the school’s passionately ideological variant in Luigi Nono.The creation of youth orchestras (the European Community Youth Orchestra in 1978, the Mahler Jugendorchester in 1986 and the Mozart Youth Orchestra in 2004) was decisive in defining his personal symphonic style, which corrected his «bad instrumental habits». He thus honed his executing modes, which brought together his attraction for chamber music (all of Abba-do’s executions have obvious references to the chamber style) and symphonic dramaturgy, which was equally prone to vigorous and overwhelming sparks of life.As part of the Viennese repertoires he directed the whole of Schubert, Brahms and Mahler. With Schubert the director’s

intact pre-Romantic discretion, ex-alted by his collaboration with the exquisite clarity of the Chamber Orchestra of Europe, was further enhanced with pre-Mahlerian har-monics. Hence his renewed reading of Brahms, which was both rigorous at a formal level, but also problem-atic if not tormented, almost the equivalent in sound of the etchings of Max Klinger, who had re-elabo-rated the emblems of Classicism

with angst-ridden gloom. And then again Mahler, whom he rationalised and yet opened up to the delirium of an Expres-sionism that was lucid in its adamantine multiplication of levels of different timbres. He thus arrived at a renewed interest in Beethoven, and directed the complete symphonies in Rome with the Berlin Philharmonic. In the brief span of a decade, Abbado was to change his critical perspective. His first version, with the Vienna Philharmonic, harked back in some ways to the Austro-German tradition with the orchestra’s «historical» tinge. The more recent executions with the Berlin Philharmonic, however, bring back to the fore a more evident Haydn-esque backdrop through reflections on the execu-tive practice of the period (the lightness of the blends, the bright-ness of the sound, the clarity of the contrapuntal lines), while it also tried for a more overtly, albeit unforced, 20th-century finish that exalted the character of the «Classical style» itself.

Gli esordi come pianistae l’attualizzazione

novecentesca che esaltalo «stile classico»

His début as a pianistand the 20th-century relevanceof exalting the «classic style»

Claudio Abbado

Schoenberg in un ritratto di Egon Schiele.Schoenberg in a portrait by Egon Schiele.

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«I t’s an excellent idea to educate youngsters from the very start to play music as part of an orchestra, in other words the opposite of what usually happens in Latin

countries in Europe. If you look at it carefully, the logic of musical teaching does not consist in preparing everyone for a solo career. Out of a million musicians there will only be one Heifez, Rubinstein or Pollini... So it’s only right they should get used to playing together, as part of a collective, without any sense of future frustration and as part of the symphonic orchestra. Only then will they become happy, just as motivated by this type of teaching;

they will play with joy and love.»With these words, Clau-dio Abbado sums up his attitude to y o u n g s t e r s and the teach-ing process, which he sees above all as a joyous and reciprocal ex-perience. The great director, t h r ou ghou t his long and p r o s p e r o u s career, has always con-centrated on teaching and youth orches-

tras. In fact, he thinks that the desire to teach is linked to the idea that youngsters love to hang out together, as is borne out by his various stints with young musicians in South America, where he returned in January 2005 to direct the Orquesta Juvenil Latinoamericana for a breathtaking performance in Havana. His bent for teaching goes way back to 1978 when he founded the European Community Youth Orchestra. Three years later he directed the Chamber Orchestra of Europe, and then, in

«È utilissimo formare i giovani fin dall’inizio a far musica insieme in orchestra, cioè il contrario di quello che si fa nei paesi latini

in Europa. Perché se pensiamo bene, la logica della didattica musicale non consiste nel preparare tutti alla carriera solistica. Su un milione di musicisti ci sarà un solo Heifez, un Rubinstein, un Pollini… Per cui è giu-sto abituarli a suonare insieme in un collettivo, senza frustrazioni successive e in funzione dell’orchestra sin-fonica. Infatti poi si ritrovano felici, ugualmente moti-vati da que-sto tipo di formazione e suonano con gioia e con amore». Con queste parole Clau-dio Abbado riassume il suo atteg-g i a m e n t o rispetto ai giovani e alla d i d a t t i c a , vista soprat-tutto come esper ienza gioiosa di s c a m b i o r ec ip roco. Il grande direttore in tutta la sua lunga e for-tunata carriera si è sempre impegnato sul fronte della formazione di orchestre giovanili: per il maestro, infat-ti, la spinta all’insegnamento si lega anche al fattore di aggregazione tra i ragazzi, come testimonia il suo lavo-ro a più tappe con i giovani musicisti del Sud America, dove anche nel gennaio 2005 si è recato per dirigere la Orquesta Juvenil Latinoamericana in un travolgente spettacolo all’Avana. La sua vocazione pedagogica ha

Claudio Abbado e la gioia di suonare insiemeClaudio Abbadoand the joy of playing togetherIl grande maestro dirige l’Orchestra Mozart,destinata a giovani musicisti italiani ed europeiMaestro Abbado directs the Orchestra Mozart,for young Italian and European musicians

Claudio Abbado alle prove con l’Orchestra Mozart. Claudio Abbado rehearsing with the Mozart Orchestra.

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radici antiche, nasce già nel 1978, quando fonda la European Community Youth Orchestra, per passare poi tre anni dopo a dirigere la Chamber Orchestra of Europe, e successivamente, nel 1986, la Gustav Mahler Jugendorchester, da cui sorgerà poco dopo la famosis-sima Mahler Chamber Orchestra, che ha girato tutto il mondo in un susseguirsi continuo di successi. Sostegno ai giovani dunque come obiettivo prioritario, come elemento che accom-pagna la vita e l’attività di Abbado, con l’obiettivo di costruire una comunanza tra musicisti affermati e aspiranti tali, spronati a condividere non soltanto le esperienze dei grandi en-semble ma anche le esecu-zioni cameristiche, i duetti, terzetti, quartetti dove più forti si stabiliscono i legami all’interno del gruppo. E in questa prospettiva si inse-risce l’appoggio totale che il maestro ha offerto a José Antonio Abreu nella sua grandiosa opera di reclutamento di giovani promesse dell’America Latina all’interno della già citata Orquesta Juvenil: «Abreu – afferma infatti – ha incominciato un lavoro titanico trent’anni fa, creando questo formidabi-le progetto, selezionando circa duecentoquarantamila giovani e dando a tutti la possibilità di studiare, avere strumenti, ricevere un’educazione, avere dove vivere e crescere in un ambiente sociale di grande valore spiri-tuale e umano». Date queste premesse, non sorprende l’ultima, ulterio-re tappa di questo generoso percorso didattico-peda-gogico, cioè l’assunzione della direzione della neona-ta Orchestra Mozart, creata dall’Accademia Filarmoni-ca di Bologna, dove il quattordicenne Wolfgang Ama-deus cominciò secoli fa lo studio della composizione. E in sintonia con lo spirito delle iniziative precedenti, tutte giunte ad un livello di affermazione internaziona-le, il maestro milanese, in collaborazione con Claire Gi-bault, sua direttrice musicale assistente, ha selezionato una quarantina di ragazzi tra i 17 e i 25 anni, ventiquat-tro dei quali italiani, per metterli in contatto con stru-

1986, the Gustav Mahler Jugendorchester, which would in turn lead to the internationally renowned Mahler Chamber Orchestra that toured the world and wowed the critics and public alike. Working with youngsters is one of his main aims, and is a constant in his activities. His goal is to build a sense of com-munity between affirmed and aspiring musicians, spurred on to share not only the experiences of a great ensemble but also those of chamber orchestras, duets, trios and quartets, where the sense of belonging to a group is even stronger. This is why he has given his full backing to people such as José Antonio Abreu in his great attempt to recruit young Latin American hopefuls to the Orquesta Juvenil. «Abreu,» says Abbado, «embarked on a massive undertaking thirty years ago when he devised this incred-ible project. He selected about 240,000 youngsters and gave each of them the chance to study, have their own instruments, receive an education, have a place to live and grow in a social context full of spiritual and human values.» Given these premises, we can hardly be surprised by the lat-est phase in this generous path to learning and enlightenment. Abbado has accepted to direct the nascent Orchestra Mozart, created by the Accademia Filarmonica in Bologna, where the 14-year-old Wolfgang Amadeus Mozart began studying composition centuries ago. And in keeping with the spirit of his preceding,

internationally acclaimed initia-tives, Abbado, in collaboration with Claire Gibault, his assist-ant musical director, has selected about forty youngsters aged be-tween 17 and 25, twenty-four of whom are Italian, and put them in contact with famous in-strumentalists such as Giuliano Carmignola, Daniel Gaede, Danush Waskiewicz, Enrico Bronzi, Mario Brunello, Aolis Posch, Jacques Zoon, Andrea Oliva, Alessandro Carborare, Fabrizio Meloni and Alessio Allegrini. This unusual struc-ture has now been booked for of-ficial events in many European cities (Salzburg, where Mozart

was born, Vienna, Prague, Zurich, Canterbury, Rome, Milan, Mantua, Modena and Verona) where, in 2006, they will be celebrating the 250th anniversary of Mozart’s birth under the general title of «European Mozart Ways». «As part of the celebrations for the 250th anniversary of Mozart’s birth,» says

«Su un milione di musicisti ci sarà un solo Heifez, un

Rubinstein, un Pollini... Per cui è giusto abituarli a suonare

insieme in un collettivo, senza frustrazioni eccessive e in funzione dell’orchestra

sinfonica»

«Out of a million musiciansthere will only be one Heifez,

Rubinstein or Pollini...So it’s only right they should get used to playing together as part of a collective, without any sense of

future frustration and as part of the symphonic orchestra»

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Focus Onmentisti di fa-ma interna-zionale quali Giuliano Car-mignola, Da-niel Gaede, Danusha Wa-skiewicz, En-rico Bronzi, Mario Bru-nello, Jacques Zoon, Andrea Oliva, Ales-sandro Car-borare, Aolis Posch, Fabri-zio Meloni e Alessio Alle-grini. L’inso-lita compagi-ne si inserisce nelle manife-stazioni che molte città europee – oltre a Salisburgo, dove il gran-de compositore nacque, Vienna, Praga, Zurigo, Can-terbury, Roma, Milano, Mantova, Modena e Verona – stanno preparando in vista del 2006, anno del duecen-tocinquantesimo anniversario della nascita di Mozart, e che si raccolgono nel titolo complessivo di «European Mozart Ways».«In vista delle celebrazioni del 250° anniversario del-la nascita di Mozart – dichiara Abbado – le Città eu-ropee che sono legate alla sua vita gli tributeranno un omaggio, e quello di Bologna e della sua Accademia Fi-larmonica si concretizzerà nell’Orchestra che, in quel-l’anno, porteremo in tournée nei principali centri mo-zartiani d’Europa. Nella nostra programmazione, che prevedrà sempre anche una nutrita serie di concerti da camera, troveranno spazio naturalmente anche molti altri autori, e al repertorio consolidato, mozartiano e non, affiancheremo pagine classiche non troppo ese-guite (penso a certo Schubert, ad esempio), musica del Novecento e anche prime esecuzioni italiane di grandi compositori contemporanei.»La formazione, che ha debuttato il 4 novembre del 2004 e sarà «residente» nel capoluogo emiliano per quattro periodi l’anno della durata di due settimane, è attesa alle più importanti manifestazioni dell’estate, tra cui il Bologna Festival, il Maggio Musicale fiorentino e Ferrara Musica. (l. m.)

Abbado, «Euro-pean cities in some way linked to the life of Mozart will be offering him a tribute, and in Bologna, with its Accademica Filarmonica, we will be working with an orchestra that will be touring the main Mozart centres in Europe in 2006. Our programme, which also includes a wide range of chamber concerts, will perform many other authors, and the usual Mozart and non-Mozart

repertoire will be enhanced with other, lesser-known works (by composers such as Schubert, for example), 20th-century music and will also be introducing some great contemporary composers to Italian audiences.»The orchestra, which débuted on November 4th, 2004, and will be resident in Bologna for four two-week periods each year, will be performing at the more important summer festivals this year, including the Bologna Festival, Florence’s Maggio Musicale and Ferrara Musica. (l. m.)

Claire Gibault, assistente di Claudio Abbado nella direzione dell’Orchestra Mozart, aveva già in precedenza lavorato con il maestro, oltre a vantare una invidiabile carriera di direttrice d’orchestra di livello internazionale. Ma forse l’esperienza più significativa, almeno per quanto riguarda il lavoro con i gio-vani, l’ha provata a Lione, dove ha guidato l’Atelier Lyrique, vero e proprio laboratorio-fucina di talenti, fino al 1998.

Claire Gibault, Abbado’s assistant director for the Orchestra Mozart, has already worked with the Maestro and has an enviable career in her own right as an international orchestra director. But perhaps her most significant experience, at least in terms of working with youngsters, came when she directed Lyon’s Atelier Lyrique, a veritable treasure trove of young talents, up to 1998.

La Mahler Chamber Orchestra è stata fondata nel 1997 da Claudio Abbado e altri membri della Gustav Mahler Jugendorchester. Da allora non si contano i concerti, i progetti operistici, le serate di musica da camera e le incisioni di cd. Formata da 48 membri di 17 naziona-lità diverse, ha residenza in cinque città europee: Fer-rara (all’interno di «Ferrara Musica»), Aix-en-Provence (festival international d’art lyrique d’aix-en-provence), Toblach (Gustav Mahler Musikwochen), Lucerna (Lu-cerne Festival) e Salisburgo (Mozartwochen). Il reper-torio dell’ensemble, come sempre quando è presente Claudio Abbado, è assolutamente eterogeneo, e va dal-la musica barocca alla contemporanea. L’Orchestra si mantiene senza contributi statali e soltanto attraverso donazioni e sponsor.

The Mahler Chamber Orchestra was founded in 1997 by Claudio Abbado and other members of the Gustav Mahler Ju-gendorchester. Since then they have performed countless concerts, operas and chamber music performances, and have also recorded many records. The orchestra has 48 members from 17 different countries, and is resident in five different European cities: Fer-rara (as part of the Ferrara Musica festival), Aix-en-Provence (Festival International d’Art Lyrique d’Aix-en-Provence), Toblach (Gustav Mahler Musikwochen), Lucerne (Lucerne Festival) and Salzburg (Mozartwochen). The ensemble’s re-pertoire, as is always the case when Abbado is involved, is as eclectic as they come, and spans from Baroque to contemporary music. The Orchestra survives thanks to private donations and sponsorships, and receives no state funds.

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Luca Ronconi, il più importante regista teatrale

italiano, che alla prosa spesso sperimentale – dal-l’Orlando Furioso a Lolita, dalle Baccanti euripidee per la sola Marisa Fabbri all’ultimo Professor Bernhardi di Schnitzler – ha alternato i grandi successi delle sue di-rezioni liriche, ha sempre dedicato moltissime energie e tempo all’insegnamento. Dall’Accademia d’Arte Drammatica alla scuola di Torino agli allievi del milanese Piccolo Teatro sono tantissimi gli attori che sono divenuti celebri grazie alla sua attività didattica.Premetto che quest’attività non l’ho svolta in maniera continuativa, perché se diventa un impegno obbligato-rio, una routine, non mi piace più. Se si fa per abitudine va a finire che si comunicano sempre le stesse cose. Se lo fai invece periodicamente, in qualche modo ti co-stringi a cambiare sempre e a trovare di volta in volta, di momento in momento, delle modalità diverse. Qual è il suo approccio con gli aspiranti attori?Ho sempre diffidato molto dei metodi e anche delle ideologie troppo restrittive. Un gruppo di allievi è for-mato da persone ciascuna diversa dall’altra, qualcuna simpatica, qualcuna odiosa, qualcuna entusiasmante. Non me la sentirei mai di comunicare un’ideologia di teatro, cerco invece di stabilire una serie di rapporti tra me e loro, tra loro e tutte le possibilità di teatro che ci sono. È un po’ quello che faccio anche nell’ambiente professionale. Non si può dire che il mio teatro vada sempre in un’unica direzione, mi piace anche saltabec-care da una parte all’altra, non per eclettismo, ma per curio-sità, per interesse. Prendiamo il caso del corso che si diplo-ma fra poco, che per motivi di vicinanza ricordo ovviamente meglio. Il percorso è questo: dopo l’esame di ammissione ne abbiamo scelti circa venti-cinque. Chi sono? Non lo so. Allora il primo anno abbiamo cominciato a prendere tre,

Luca Ronconi, the most im-portant Italian

theatre director, who has alternated his fre-quently experimental prose – from Orlando Furioso to Lolita, from the Euripidean Bac-canti for the soloist Marisa Fabbri to his last Professor Bernhardi by Schnitzler – with the great successes of his lyrical director-ship, and has always dedicated considerable

time and energy to teaching. Countless actors from the Academy of Dramatic Art to the Turin School and the Milanese pupils of the Piccolo Teatro have become famous thanks to his teaching.First of all, I would like to point out that I haven’t carried out this activity non-stop, because if it becomes obligatory, routine, I no longer like it. If it becomes a habit, you end up teaching the same things. But if you do it periodically, somehow it makes you change and each time, from one moment to another, you have to find different ways and approaches.What is your approach with aspiring actors?I have never had great trust in methods or ideologies that are too restrictive. A group of pupils is made up of people who are all different from one another, some are nice, others unpleasant, and others again are exciting. I could never transmit an ideology of theatre, so I try to create a series of relationships between them and myself, amongst them and all the possibilities the theatre offers. It’s a little similar to what I do in professional circles. You can’t say my theatre always goes in just one direction, I also like to skip from one part to another, not to be eclectic, but out

of curiosity, interest. Let’s take the example of the course that is about to get their diploma, which I obvi-ously remember best since it’s not long ago. The course was this: after the entrance test we chose around twenty-five. Who are they? I don’t know. Then the first year we began to take three, four completely dif-ferent texts such as Euripides’s Ione, one by Schnitzler’s Reigen (known in English as Round-

Luca Ronconi,maestro senza metodi e ideologieLuca Ronconi, a maestro without methods and ideologyIl grande regista descrive la sua via all'insegnamentoThe great director describes how he began teaching

«Cerco di stabilire una serie di rapporti tra me e

gli allievi, tra loro e tutte le possibilità di teatro»

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Focus Onquattro testi, scompagnati, come Ione di Euripide, Giroton-do di Schnitzler e un elisabet-tiano. Secondo me la tecnica – che è fondamentale – è una cosa che si impara facendo, sono sempre stato empirico. Quello che io cerco di fare è indirizzare i ragazzi verso un teatro di interpretazione. E lo faccio proprio perché per quel tipo di teatro questo è un periodo di vacche magre, è una cosa che comunque sia va in controtendenza. Ma l’esperienza ci insegna che le controtendenze diventano poi tendenze nei decenni suc-cessivi, ed è inutile spingere la gente a fare ciò che tutti fanno. Lavorando su questi testi si vede che qualche cosa riescono a fare, qualcos’altro no. Capendo per esempio che non riuscivano a cavare un ragno dal buco facendo un testo di Schnitzler, mi sono voluto vendicare tirando fuori il Professor Bernhardi che invece è andato benissimo. La verità è che serve parecchio anche a me, non direttamente, ma indirettamente sì. Alla fine del mese va in scena il loro saggio finale, che ho curato io, sono I soldati di Lenz. Si è lavorato per due anni su questo testo, cambiando tutte le parti.Durante l’esperienza didattica mette il contatto gli allievi con attori già affermati?Intanto quand’è che si finisce di imparare? Non è come fare una facoltà universitaria. Nel nostro lavoro finisci di apprendere quando vai in pensione, oppure quando nella fossa ci metti tutti e due i piedi. Quindi un conto è la didattica legata a un periodo e che si conclude con un diploma, ma in realtà la possibilità di continuare a studiare e ad imparare non finisce mai. Indubbiamente interpreti come Remo Girone, per citarne solo uno, hanno recitato con attori di generazioni precedenti. In anni come i nostri è forte l’impulso ad attenersi a un’idea di cultura generazionale. Questa tendenza ha due aspetti: da una parte c’è una non so fino a che pun-to consapevole richiesta di protezione e rassicurazione, dall’altra la tipica protervia giovanile che tutti abbiamo a ventiquattro anni. Però per la mia esperienza so quan-to è utile nel nostro lavoro sviluppare un percorso che non sia limitato a una specie di autoreferenzialità genera-zionale, perché l’esperienza ci insegna che la pluralità di lin-guaggi e di rapporti ti abitua a un’economia comunicativa. Ci sono differenze nell’approccio al teatro tra le varie generazioni che lei ha incontrato?Certo che sì. Un giovane che

elay) and an Elizabethan one. In my opinion technique, which is fundamental, is something you learn by doing it, I’ve always been empirical. What I try and do is to guide the kids towards a theatre of interpretation. And I do it precisely because this is a lean period for that type of theatre, and it’s something that is always bucking the trend. But experi-ence has taught us that things that are against the trend now, become trends in the decades that follow and it has no sense making people do something that everyone is doing. By working with these texts you can see that some things they are able to do, and others they aren’t. For example, when I understood that they weren’t mak-ing any progress when we were doing one of Schnitzler’s works, I wanted to get my own back and used Professor Bernhardi, which was a great success. The truth is that this is extremely use-ful for me too, not directly, but in-directly. At the end of the month they are going to put on their final play, which I am directing, The

Soldiers by Lenz. We’ve worked on this piece for two years, exchanging all the roles.While teaching do you put your pupils in touch with actors who are already successful?First of all, when do you stop learning? It’s not like being at university. In this job you stop learning when you retire, or when you’re in your grave. So, the teaching that is linked to a period that finishes with a diploma is one thing, but in reality the pos-sibility to carry on studying and learning never ends. There is no doubt that actors such as Remo Girone, to name just one, performed with previous generations. At the moment the impulse to stick to an idea of generational culture is extremely strong. There are two sides to this trend: on the one hand, there is a more or less conscious request for protection and reassurance, on the other the typical obstinacy of the young which we all had when we were twenty-four. However, from experience I know how useful it is in our work to develop a path that is not limited to a sort of generational auto-referentiality, because experience teaches us that the plurality of languages and relationships makes you used to communicative economy.Are there any differences in the approach to theatre in

the various generations you have met?Of course. A youngster who de-cides to become an actor does so because he has the current model before him. Let me give you an ex-ample from the eighties. I’ve always been a great admirer of an artist such as Carmelo [Bene, ndr], but if someone said to me: «We want to become just like Carmelo» I’d reply: «Remember that Carmelo

«I try to create a series of rela-tionships between myself and my pupils, between them and all the possibilities the theater offers»

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decide di fare l’attore lo fa perché ha negli occhi il mo-dello del momento. Faccio un esempio che risale agli anni ottanta: io sono sempre stato un grandissimo esti-matore di un artista come Carmelo [Bene, ndr], però a chi mi diceva: «Noi vogliamo diventare come Car-melo» rispondevo: «Guardate che Carmelo ha iniziato vent’anni prima di voi e non è che si è formato ieri, quindi per arrivare a essere come lui bisognerebbe ave-re quel background, quello sfondo che ha avuto lui». Va bene prenderlo a modello, ma sapendo che cosa bisogna sviluppare, non che cosa bisogna imitare di lui. Le generazioni cambiano, ovviamente. Adesso si pre-sentano o con un modello tutto sommato televisivo o riferendosi a un modello come dire «terzoteatrale». Nel momento in cui cominciamo a lavorare su un testo, sui rapporti di spazio, la maggior parte scopre un mondo. Invece di fornire loro delle norme (perché sia da una parte che dall’altra esiste un rassicurante universo tea-trale normativo: «si fa così!»), quello che tento di fare e darci una reciproca dimostrazione di quanta libertà ci può essere. Non per il gusto di scompigliare, ma per andare alla ricerca di un’oggettività vera, che non faccia male, che non derivi da mode o da frustrazioni o da false aspirazioni.A proposito di una scuola per aspiranti registi da lei diretta in Umbria, ha affermato che insegnare regia è molto difficile. C’è un rapporto diverso tra maestro e attore e maestro e aspirante regista?In realtà l’insegnamento della regia non è praticabile da noi. Nei paesi anglosassoni è una professione ben pre-cisa, con delle regole. Quando delle regole non ci sono, devi per forza andare a lume di naso. Quindi quella del regista da noi sembra che sia più un’attività che una professione, e molto spesso più un atteggiamento che un’attività. Quando un termine come regista occupa uno spazio che va da professione ad attività ad atteg-giamento come si può costruire un insegnamento? Se costruisci una didattica un po’ «da bottega», c’è poi il rischio dell’imitazione. Che non è né utile per chi ti

began twenty years before you and not yesterday, so if you want to be like him, you’ll need the background he had». It’s fine to have a model, but you also need to know what needs to be de-veloped and what shouldn’t be copied. It’s obvious that generations change. Now they present themselves with a model that is basically from the TV or one that refers to a sort of «third-party theatre». The minute we start work-ing on a text, on the relationships of space, most of them discover a world. Instead of giving them norms (because on both sides there is the universal reassuring theatre normative: «that’s the way it’s done»), what I try and do is to give us the reciprocal demonstra-tion of how much freedom there can be. Not because I want to shake them up, but to search for true objectiveness, one that doesn’t hurt and that isn’t the result of any fashions, frustrations or false hopes.In a school for aspiring directors

that you are running in Umbria, you said that teaching direction is really difficult. Is the relationship between maestro and actor different to that between maestro and aspiring director?Actually, it isn’t possible to teach direction in this country. In Anglo-Saxon countries it’s a specific profession with rules. If there aren’t any rules, it’s obvious you have to go by intuition. So here, the director seems to be more an activity than a profession, and very often it’s more an attitude than an activity. When a

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Focus Onimita né piacevole per chi viene imitato. Quello che ho cercato di fare è mettere i ragazzi in condizione di fare qualche cosa, non tanto di dire come va fatta. E cercare di portarli a riconoscere in quello che hanno realizzato cosa funzionava e cosa no, e il perché. Secondo me è più un atteggiamento di esercizio della critica che non l’indicazione di come procedere per operare. È molto complesso entrare nel processo inventivo o nelle scelte. Una cosa importante nella regia ad esempio è la scelta del cast, ma questa è una cosa assolutamente personale e soggettiva.Una domanda conclusiva e piuttosto scontata: com’è la situazio-ne delle scuole di teatro italiane?Di quali scuole stiamo parlando? Perché c’è l’Acca-demia di Arte Drammatica, ci sono le scuole legate ai teatri pubblici, Milano, Torino, Genova. E poi c’è un’infinità di scuole e di corsi che servono soprattutto a chi li tiene. Dal momento che il problema generale è come accedere ai finanziamenti questa è una delle strade. Parlare dello stato di salute delle scuole teatrali italiane vuol dire parlare dello stato di salute del teatro italiano, che non è buono. Ed è un peccato, perché ci sono tantissimi talenti, che però durano lo spazio di un mattino. Questo perché da una parte sono talenti fragi-li, e ciò dipende anche da quello che hanno alle spalle, dall’altra le condizioni generali non permettono loro di arrivare alla maturità. Uno dei veri problemi della scuola, come anche dei vestiti o delle scarpe, è porsi la domanda: quanto tempo devono durare? Se dobbia-mo essere consumati come un paio di scarpe da poco prezzo oppure se dobbiamo durare nel tempo, come oggetti ben rifiniti. Oggi moltissimi giovani vivono nel-la speranza che loro, chissà perché, non saranno ridotti a ciabatte, ed è proprio un peccato. (l. m.)

word such as director means not only profession but also an activ-ity or attitude, how can it be taught? If you create a teaching that is a little «run-of-the-mill», you run the risk of imitation. And that is neither useful for those copying you, nor for those being copied. What I’ve tried to do is put the kids in the condition to do something, not so much to say how it should be done. And try and lead them to recognise what worked and what didn’t work in what they produced and why. I think it’s more an attitude of critical exercising than an indication of how to work. It’s really complicated entering in the inventive process or in choices. For example, one important aspect of direction is the cast selection, but this is completely personal and subjective.One final and really predictable question: how do you see the situation of Italian theatre schools?Which schools are we talking about? Because there’s the Acad-emy of Dramatic art, and there are the schools linked to public theatres, Milan, Turin, Genoa. And then there are countless schools and courses that are mainly only for those teaching them. Since the general problem is how to gain financing, this is one of the ways. Talking about the conditions of Italian theatre schools means talking about the conditions of Italian theatre and they aren’t good. It’s a shame because there is a lot of talent, but it only lasts a day. This is because, on the one hand, these talents are fragile and that also depends on what they’ve been through. On the other, the general conditions don’t allow them to reach maturity. One of the real problems of the schools, and the same applies for clothes and shoes, is the question: how long do they have to last? If we have to be consumed like a pair of cheap shoes or if we have to last, like perfectly finished objects. Today, many young people live in the hope, don’t ask me why, that they won’t end up as a worn out object, and it’s a real shame. (l. m.)

Marisa Fabbri nelle Baccanti di Euripide al Laboratorio di Prato, 1977Marisa Fabbri in the Euripidean Baccanti at the Prato Laboratory, 1977

Calderón di Pasolini ancora a Prato.Calderón by Pasolini, again at the Prato.